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y; e l'aveva ferito. Ma il cugino, appena guarito, voleva battersi di nuovo.

Cas sagnac gli rispose: - Vi ho lasciato bucato come un crivello; ma non posso acconsentire ad essere ancora vostro avversario, perch mi ripugna troppo d'esser il vostro saluma io! Voleva dir che gli ripugnava di ridurlo tritato come una salsiccia. (Vita intern azionale, 5 ottobre 1920). 2623. Nel 1889 il focoso Cassagnac fu espulso dalla Camera per aver gridato al m inistro Ferry: Siete l'ultimo dei vili! Poco dopo, appena riammesso, grid allo stesso ministro: Per siete il primo dei mentitori! E fu espulso novamente. (Minerva, 16 giugno 1928). CASSIO (Avidio Pudens) generale dell'imperatore Marco Aurelio; mor nel 175. 2624. Cassio comandava una spedizione contro i Sarmati; accampatosi sulle rive d el Danubio, un giorno alcuni suoi soldati passarono il fiume, sorpresero i nemic i, ne uccisero 3000, e ritornarono carichi di preda. Ma Cassio-li fece uccidere tutti, perch, operando senza averne ricevuto l'ordine, avevano dimostrato poca di sciplina. (CANT, Storia universale). 2625. Una sollevazione era scoppiata nell'esercito di Cassio, per la troppo seve ra disciplina. Allora il generale si present ai rivoltosi, dicendo: Uccidetemi pure, ed alla dimenticanza del dover vostro, aggiungete cos l'assassin io del vostro generale. Il suo coraggio acquet i rivoltosi e... inquiet i nemici, che chiesero pace per ce nto anni. (CANT, Storia universale). CASTELAR Emilio nato a Cadice nel 1832 - morto a Madrid nel 1899; scrittore, uomo politico, ma s oprattutto grande oratore spagnuolo. 2626. Nel 1854, Emilio Castelar, con un discorso pronunziato in un comizio del p artito repubblicano, pass improvvisamente dall'oscurit alla celebrit: aveva appena ventidue anni. Il trionfo fu tale, che la regina Isabella II volle conoscerlo e lo invit alla reggia, offrendogli la sua protezione. Ditemi di che cosa avete bisogno, e sar mia cura farvelo avere. Grazie rispose fieramente Castelar; ma come repubblicano non posso accettar null a da Vostra Maest. E pensare che egli era poverissimo e, per mantenere la madre e la sorella, si ad attava a scrivere prediche religiose a pagamento per i curati. (Russo, Oratori). 2627. Il grande oratore spagnuolo, sebbene ci sembri strano, aveva paura di parla re in pubblico. Diceva: Nulla mi costa tanto sforzo quanto il parlare. Preferirei fare qualunque altra c osa, piuttosto che recitare un discorso in pubblico. Vi assicuro che proprio un' arte difficile. E, se lo diceva lui... (Rivista d'Italia, 1889). 2628. Lo chiamavano l'usignolo dalla voce d'oro . Gladstone, udendolo, disse di l ui: Bello! Pi bello di Milton! Ma, sebbene due volte ministro, sebbene conteso come oratore dai pubblici e come scrittore dai giornali, la sua ricchezza fu sotto alla mediocrit. Quando v enne nominato ministro, la prima volta, si raccomand al giornale Prensa di Buenos Ayres, di cui era redattore, di serbargli il posto: Il ministro disse passer, il giornalista resta. (Rivista d'Italia, 1889). 2629. Una signora, ammiratrice del Castelar, diede un giorno a Parigi un banchet to in suo onore. Dopo il pranzo, la padrona di casa era in un salottino a prepar are il caff, quando entr uno dei convitati, il Duval. Ebbene, che vi pare di Castelar? domand la signora. Ammirabile, ma un po' chiacchierone rispose Duval. In quel mentre, era entrata la sorella di Castelar, e Duval e la signora restaro no male, pensando che avesse inteso quelle ultime parole. Ma la sorella .di Cast elar guard sorridendo Duval e gli disse:

- S, mio fratello veramente un chiacchierone, tanto che io gli ho dato il soprann ome di signor Monologo. (Rivista d'Italia, 1889). 2630. Il giornale Le Matin aveva impegnato il celebre Castelar, l'uomo politico in voga della Spagna, a mandargli un articolo; e l'articolo venne, se non che, u na volta composto, si accorsero in redazione che avrebbe preso tre numeri interi del giornale. Che fare? Tagliarlo non si poteva. Se io mi chiamassi Castelar, so che striglierei a dovere l'insolente che si perm ettesse di tagliarmi un articolo! ammetteva bonariamente il direttore del giorna le. E radun a consiglio tutti i redattori. C'era chi proponeva di darlo a puntate, co me un romanzo d'appendice; e chi invece di far un supplemento al giornale.. E intanto i giorni passavano e il pubblico attendeva l'articolo che era gi stato annunziato. Dopo otto giorni (l'articolo stava per passare d'attualit) il direttore, armato d i un metro, stava ancora misurando quell'inesorabile articolo: non c'era verso. L'articolo formidabile non fu mai pubblicato. (Revue de Paris, 15 agosto 1895). 2631. Un giorno che Castelar discorreva con Gambetta, dopo avergli -fatto a tav ola il pi maraviglioso dei brindisi, il Gambetta, ammirato, gli disse: In verit, Castelar, avete un'eloquenza superba, incomparabile, unica. Il Castelar , che non aveva false modestie e conosceva il proprio valore, gli rispose: Che direste, se mi udiste parlare in spagnuolo! E Gambetta, ridendo di cuore: Dunque imparer lo spagnuolo apposta per sentirvi! (Rivista d'Italia, 1889). 2632. Un italiano suo ammiratore, trovandosi a chiacchierare amichevolmente con lui, gli disse: Io sono forse l'unico italiano che ha avuto la fortuna di ascoltare nel 1854 il vostro primo discorso al Teatro Real di Madrid, quello che pronunciaste -essendo ancora sconosciuto e da cui usciste celebre. Quel vostro discorso fu riprodotto da un giornale; ebbene io l'ho letto e riletto almeno dodici volte. Castelar, manifestamente compiaciuto, rispose: Se voleste, potrei ripetervi tutti i miei discorsi da quel primo sino a quello c he ho pronunciato qui poco fa. Perch io non improvviso. Ed ho una memoria di ferr o. (Rivista d'Italia, 1889). 2633. Parlando con un ministro francese delle gravi condizioni finanziarie della Francia, il ministro spagnuolo Castelar disse: S, la vostra situazione finanziaria veramente grave. Ma sapete perch? Perch voi in Francia avete una sola parola per dir fallimento . Noi in Spagna ne abbiamo venti due: ecco perch abbiamo potuto sormontare tutte le crisi! CASTELIN Martino liutaio della Fiandra del XVI secolo. 2634. Martino Castelin era cieco nato, e tuttavia faceva benissimo i suoi strume nti musicali, e si fabbricava da s persino gli utensili del suo mestiere. Gli dom andarono un giorno che cosa desiderasse di pi di vedere. I colori rispose. Tutto il resto come se lo avessi veduto, e me lo immagino beni ssimo. Come? E non vi piacerebbe, per esempio, di vedere il cielo? No, quello mi piacerebbe pi toccarlo! (Encyclopdie mthodique). CASTELLANE (Vittorio d) n. 1788 - m. 1862; maresciallo di Francia. 2635. Il maresciallo di Castellane comandava la piazzaforte di Perpignano. Sever o come sempre, aveva dato una rigorosa consegna alle sentinelle di non lasciar p assare nessun uomo a cavallo sul ponte levatoio che immetteva nel forte. Un gior no che egli era stato a un'ispezione, volendo rientrare in fretta per la via pi b reve, spron il cavallo sul ponte. La sentinella cerc invano di fermarlo con le gri da: egli passava oltre; allora il soldato gli fu addosso con la baionetta, e fer gravemente il magnifico cavallo del maresciallo. Costui l'indomani fece chiamare davanti a s il soldato e gli domand se avesse niente da rimproverarsi. Niente, maresciallo rispose fieramente il soldato. Ebbene disse il maresciallo, volgendosi al suo ufficiale d'ordinanza ebbene prom ovetemi caporale questo soldato. (E. GUERARD, Dictionnaire d'anecdotes).

2636. Il maresciallo di Castellane aveva l'abitudine di domandare agli ufficiali notizie delle loro famiglie. Una volta gli ufficiali di un reggimento stabiliro no di rispondergli, per fargli uno scherzo, tutti nella stessa maniera, e propri amente cos: Mio padre era calzolaio, mia madre stiratrice, e mia sorella... la poveretta non ha tenuto buona condotta. Dopo aver inteso da due o tre ufficiali ripetere questa stessa storia, il maresc iallo, appena il quarto ufficiale cominci le prime parole, lo interruppe, dicendo : Ho capito, vostro padre era calzolaio, vostra madre stiratrice, vostra sorella f a la p... e voi farete quindici giorni di arresti. (LEON VALLE, La Sarabande). CASTI Giovanni Battista n. 1721 - m. 1803; celebre poeta italiano, autore del poema satirico Gli animali parlanti. 2637. L'abate Casti, autore delle rinomate Novelle, non odoranti di santit, sapev a di avere alle costole uno spione della polizia e volle assicurarsene, giocando gli un tiro. Trovatosi in un caff sotto gli occhi di quel figuro, finse nell'usci re, di dimenticare sul tavolino un foglietto su cui era scritto: Del governo non posso dirne ben Il giorno dopo chiamato alla polizia, e -un funzionario gli mostra il biglietto, domandandogli se lo riconosce per suo. S risponde il Casti; ma faccio osservare che si tratta, come facile comprendere, di un pensiero non finito. E se permette, lo finisco ora. Aggiunse infatti: ... tanto che basti, essendo in sempiterno suo suddito fedel l'abate Casti. E il tunzionario lo mand assolto, ammonendolo di essere pi cauto. (A. PADOVAN, Il libro degli aneddoti). CASTIGLIONE (Virginia Oldoini, contessa di) nata a Firenze il 22 marzo 1835 - morta a Parigi nel 1899; famosa per la sua gra n bellezza e per esser stata l'amante di Napoleone III. 2638. Il conte Waleswki era ambasciatore di Francia a Londra, quando, in un rice vimento in casa della duchessa d'Inverness, vide il conte Castiglione che stava guardando tutte le donne che erano nella sala, con un occhio speciale. Incuriosi to, il Waleswki gli domand che cosa ammirasse tanto. Sapete perch sono qui a Londra? gli rispose l'Italiano. Per cercarmi una moglie. In questo caso rispose l'ambasciatore francese non dovete restare a Londra; torn ate in Italia, a Firenze, e fatevi presentare alla signorina Oldoini: la pi bella donna del mondo. Il conte and a Firenze e s'innamor subito della bella ragazza; ma questa non volev a saperne e sconsigli il giovane dallo sposarla. Io non vi amo disse e non vi amer mai. Deh, non mi sposate! Ma il galante conte d i rimando: Che voi non mi amiate, non m'importa. Vi sposo: cos avr l'orgoglio di aver per mog lie la donna pi bella del mondo. E la spos. (LOLIE, Les femmes du Second Empire). 2639. La Virginia Oldoini, diventata contessa Castiglione, mostr subito al marito tutto il suo dispetto per averla voluta sposare. Inutilmente questi spendeva e spandeva per abbellirle attorno la vita. Non ottenne neppure che la puntigliosa moglie andasse a far visita alla suocera. Invano preg e supplic. Un giorno, che an dava con lei a passeggio in carrozza, sembrandogli che la contessa fosse pi cedev ole e di miglior umore, diede al cocchiere l'indirizzo della madre, sperando che la moglie ci si lascerebbe condurre. Ma la testarda donna finse di accondiscend ere, e passando sopra un ponte, si tolse una scarpina e la gett nell'Arno, dicend o al marito stupito: Spero che non vorrete che io cammini scalza per strada! (LOLIE, Les femmes du Sec ond Empire). 2640. Il marito della Castiglione era un giovane piuttosto simpatico ma cinico, che andava dicendo anche a chi non voleva saperlo:

- Io sono il modello dei mariti: non sento e non vedo mai nulla! (VIEL CASTEL, Commrages). 2641. Nel momento che la Castiglione aveva i favori dell'imperatore, si. diceva a Corte: Non c' che un Imperatore, e la Castiglione il suo profeta! Le donne lo dicevano c on invidia e gelosia; ma gli uomini aggiungevano: Come vorrei essere anch'io al posto dell'imperatore! La fiera contessa non portava busto; e siccome amava andar molto scollata, un uo mo, -additando il suo petto, ebbe a dirle una sera: Ora li conosco i due superbi, ribelli a ogni freno! (VIEL CASTEL, Commrages). 2642. Ella avrebbe voluto essere non l'amante, ma la sposa di Napoleone III. Era infatti troppo orgogliosa e consapevole dei propri meriti e della propria intel ligenza, per non desiderare le altezze sovrane. Mia madre confessava a un'amica stata sciocca a farmi sposare Castiglione. Se mi avesse portato in Francia alcuni anni fa, ora a Parigi non regnerebbe una spagn uola, ma un'italiana! (LOLIE, Les femmes du Second Empire). 2643. Ai balli delle Tuileries, cos sontuosi e magnifici, ella prese subito parte come regina, senza il minimo imbarazzo, senza la minima soggezione. A chi si maravigliava con lei della sua simpatica disinvoltura nel trovarsi in m ezzo alle pi belle e spiritose signore di Parigi, ella rispose candidamente: Di che dovrei aver soggezione? Queste donne io le eguaglio tutte per-nobilt di na scita, le supero in bellezza e col mio ingegno le giudico. (LOLIE, Les femmes du Second Empire). 2644. A un ballo mascherato alle Tuileries, la contessa Castiglione arriv con un vestito da zingara, cosparso di cuori rossi ricamati. Gran profusione di cuori, anche in luoghi dove di solito il cuore non c'entra. L'effetto, fu enorme, data la bellezza della mascherina; ma l'imperatrice, che l'aveva in poca simpatia, vo lle, nel farle un complimento, mortificarla un po', dicendo: Bel costume, bellissimo! Ma mi pare, contessa, che abbiate messo il cuore un po' troppo in basso! (LOLIE, Les femmes du Second Empire). 2645. Secondo un poliziotto corso, certo Griscelli, una sera che l'imperatore si era recato per un convegno amoroso in casa della Castiglione, e il poliziotto e ra restato nascosto al buio nel corridoio, appena Napoleone III entr in una sala col generale di Fleury e con la contessa, la serva della Castiglione usc da una p orticina laterale e, fatto un misterioso segno battendo le mani, si vide compari re un uomo dal fiero aspetto. Griscelli, senza aspettar altro, si scagli addosso all'uomo e lo uccise. Alle grida di spavento della cameriera, venne fuori Fleury , che mand a prendere una carrozza con la quale fu portato via il cadavere. Pi tar di l'imperatore chiam il poliziotto e lo rimprover che avesse ucciso quell'uomo fo rse innocente; ma Griscelli mostr all'imperatore un pugnale avvelenato che aveva trovato addosso al disgraziato. Secondo l'immaginoso poliziotto, si trattava di una congiura, e la bella contessa era d'accordo coi Carbonari per far uccidere N apoleone III. Molto probabilmente il poliziotto non aveva ucciso che l'amante della servetta. (LOLIEE, Les femmes du Second Empire). 2646. Parlando di se col francese Enrico d'Ideville, la bella Castiglione ebbe u na strana immagine, che dipinge assai bene, del resto, la sua straordinaria bell ezza mista a un non so che di incompiuto. Disse: Il Padre Eterno non sapeva cosa si faceva quel giorno che mi mise al mondo; impa st tanto e tanto, e quando mi ebbe fatta, perdette la testa vedendo la sua maravi gliosa opera, e la lasci l in un canto senza metterla a posto. Intanto lo chiamaro no da un'altra parte, e quando torn, la trov fuori posto. (LOLIE, Les femmes du Sec ond Empire). 2647. La contessa Castiglione aveva le sue eccentricit che non guastavano, che an zi la rendevano ben pi interessante. Una volta tappezz il suo salotto di drappo nero da funerale, e vi ricevette i suo i amici e le sue amiche, tutta vestita di bianco, per far figurare di pi la sua s tupenda bellezza. Un'altra volta (era la notte di Natale), volle andar a mezzanotte a sentir il su ono delle campane di Parigi sul tetto del Louvre, e vi and infatti accompagnata g

ravemente dal Sopraintendente delle Belle Arti di Sua Maest. (LoLIEE, Les femmes du Second Empire). 2648. Amava presentarsi anche ai pi intimi sempre inappuntabile e in tutto lo spl endore della sua toletta. Una volta, trovandosi all'Havre, cadde malata. Fece ve nir da Parigi il dottor Arnald, il medico di Corte, il quale, sebbene occupatiss imo per la sua scelta e numerosa clientela, fu puntualissimo a trovarsi all'Havr e alle nove del mattino. Ma quale fu la sua sorpresa, sentendosi dire che la con tessa non poteva riceverlo subito, dovendo far toletta! Aspett... aspett... e solt anto alle due del pomeriggio fu ammesso nella stanza della malata, che trov trema nte di febbre in mezzo a fiori sparsi a profusione nella camera, tutta scintilla nte di gioielli., su un letto coperto di pellicce e di merletti. E si noti che l 'et grave del medico escludeva ogni idea nella contessa di volerlo sedurre. Aveva voluto semplicemente, anche in mezzo alle sofferenze della malattia, far figura re in pieno la sua bellezza. (LoLIEE, Les femmes du Second Empire). 2649. S'era fatta fare un ritratto dal celebre pittore Baudry, e aveva posato nu da, per essere ritratta come la duchessa spagnola del Goya. Il pittore aveva sup erato se stesso, e ne era venuto fuori un ritratto di una stupenda bellezza, e l a contessa, entusiasta, non si stancava mai di ammirarlo. Se non che, a poco a poco, le venne il dubbio che il ritratto superasse in belle zza l'originale, e fu gelosa del ritratto come di una rivale. Inquietudini e sos petti le toglievano ogni pace, ormai; fin che, esasperandosi, un giorno, in un a ccesso di gelosia, tagli la tela a colpi di forbici e ne gett i lembi sul fuoco. I l capolavoro del Baudry fu in tal modo distrutto. (LOLIEE, Les femmes du Second Empire). 2650. In tutte le cose, ella amava il mistero e il romanzesco. Durante la guerra franco-prussiana, aveva nascosto in una cittadina della Calabria i suoi prezios i gioielli, tra cui era una famosa e fastosa collana di perle nere e bianche, di valore inestimabile. Un contadino calabrese era stato messo a guardia del tesor o, e non doveva consegnarlo se non al latore di un pezzo di carta che combaciasse perfettamente con un altro pezzo che tra stato dato al gua rdiano. Molti anni dopo infatti si present un avvocato, che disse d'esser l'uomo di fiducia della contessa, venuto per ritirare il tesoro. Diffidenza del custode . Solo quando l'avvocato ebbe presentato il famoso . pezzo di carta e fu constat ato che veramente combaciava a perfezione col lembo rimasto in mano del custode, il tesoro fu consegnato. (LOLIEE, Les femmes du Second Empire). 2651. Caduto l'Impero, nella societ democratica che ne prese il posto la galanter ia e la vita mondana erano finite. La Castiglione non aveva pi nulla da fare in q uel nuovo ambiente di gente nuova e indaffarata. Di pi, molte delusioni avevano f atto diventar acre e malinconico il suo carattere. Intanto gli anni passavano, e la sua bellezza andava lentamente in rovina. Non r eggendole l'animo -di veder sul viso della gente l'espressione dell'ironia o peg gio della piet per la sua decadenza fisica, la Castiglione si ritir a una stretta clausura. Non usciva pi di casa e non riceveva se non pochi intimi amici, i quali , per entrare a casa sua, dovevano assoggettarsi a misteriosi segnali da cospira tori: non dovevano sonare alla porta, ma fischiare in un dato modo, e la porta v eniva aperta misteriosamente. Sotto una fotografia che regal al suo amico Estance lin, ella scrisse: Al vecchio amico, in ricordo di venticinque anni di fischi . ( LOLIEE, Les femmes du Second Empire). 2652. Pochi giorni prima della volontaria reclusione della Castiglione, alcuni e leganti signori e signore dell'aristocrazia parigina si trovavano a pranzo al Ca ff inglese, uno dei ritrovi famosi di allora. Un vecchio parigino domand ai suoi a mici: Indovinate un po' chi in questo momento l'amante della contessa Castiglione? poi che nessuno indovinava, prosegu. Ernesto! Ernesto era il capo dei camerieri del Caff inglese. Tutti gli uomini protestarono: Impossibile! Ti pare? Ernesto? Ma non verosimile! Ma le signore asserirono: E perch no? Dopo tutto, Ernesto un bel giovanotto.

Il che prova che le donne sono, in fatto d'amore, sempre meno esigenti degli .uo mini. (JOLLIVET, Souvenirs). 2653. Sulla clausura della bella Castiglione sono stati scritti dei volumi; quel lo che certo che nella casa furono aboliti gli specchi, perch niente richiamasse la proprietaria all'idea malinconica della sua decadenza fisica. Le imposte dell e finestre erano chiuse ermeticamente, tanto di giorno quanto di notte; e un ing egnoso sistema di chiusura e la mancanza di ogni campanello alla porta garantiva no da ogni visita inopportuna. La Castiglione aveva inoltre la carrozza sempre p ronta ad esser attaccata; pronto era anche il cocchiere e pronti i cavalli, ma n on fu mai usata. Solo di nottetempo, in perfetta oscurit, la Castiglione osava us cire qualche volta, con uno spesso velo sul viso, sola, taciturna, sgattaiolando per le viuzze pi oscure e meno frequentate di Parigi. (LOLIEE, Les femmes du Sec ond Empire). 2654. Una quindicina d'anni dopo la caduta dell'Impero, la signora Walewska, che era diventata adesso, per un secondo matrimonio, la signora J3J _ _ ~ I. D'Alessandro, dava una serata nel spio appartamento. Mentre il salotto rigurgita va di gente, vennero a dirle che una signora velata, che non aveva voluto dare i l suo nome, era in anticamera e voleva parlarle. Incuriosita, la signora esce da l salone e si trova in faccia a una donna che non riconosce. Come? Non mi riconosci? dice la straniera. , Io sono Nicchia, la Castiglione, e siccome oggi la tua festa, ho voluto portarti dei fiori. E, date alla signora delle bellissime rose, stava per andarsene. La padrona di c asa l'abbracci e la baci affettuosamente e cerc di trattenerla. No, il tempo delle follie passato, e io non sono pi altro che l'ombra della Casti glione. (LOLIEE, Les femmes du Second Empire). CASTIGLIONI LITTA Paola nata a Milano 1'8 settembre 1751 - morta nel 1846; gentildonna, protettrice del Parini, nota per il suo spirito arguto e per la sua straordinaria coltura. 2655. Il marchese suo marito seguiva la moda del cavalier servente, e si consacr ava perci a una dama che gli faceva perdere la testa coi suoi capricci, specialme nte per gli stivaletti che voleva adatti al suo piedino, unica sua bellezza; e i l marchese doveva correre qua e l tutte le ore a comperarglieli. Un giorno, che l a dea capricciosa non li volle perch poco eleganti, il marchese li port, con aria rassegnata e dolorosa, alla moglie dicendole: Prendili tu, ella non li ha voluti. Immaginate le risate della gaia marchesa. (BARBIERA, Immortali e dimenticati). 2656. Un giorno il marchese ordina al cuoco un pranzo sontuoso; ma all'ora del b anchetto non arriva nessun commensale. Il padrone si era dimenticato di diramare gl'inviti. Per non aver vuota la tavola, il bizzarro marchese ordin allora ai se rvi di correre per Milano, conducendo tutti coloro che trovavano. La marchesa Pa ola vide quel giorno la sua mensa popolata da facce ignote e poco raccomandabili . La spiritosa signora raccontava questa scena con irresistibile comicit. (BARBIE RA, Immortali e dimenticati). 2657. Un conoscente della marchesa Paola- Castiglione Letta, tutte le volte che l'incontrava sulla via, per non salutarla, tirava fuori l'orologio. La marchesa un giorno gli disse: Ma mi prendete forse per la vostra meridiana? (BARBIERA, Immortali e dimenticati ). 2658. Sempre allegra e di umore gioviale, spandeva intorno a s la serenit e la gra zia. Tra le sue preghiere c'era anche questa: Dio mio, non mandatemi la morte in tempo di carnevale . (BARBIERA, Immortali e di menticati). 2659. Il dottor Locatelli dopo una grave malattia le disse: Signora marchesa, anche questa volta vi abbiamo messa una pezza. E la marchesa pronta: Caro dottore, a furia di pezze mi manderete all'altro mondo come un arlecchino! (BARBIERA, Immortali e dimenticati). 2660. Ella aveva spesso allucinazioni acustiche, per cui sentiva musiche belliss

ime e gaie. Ne raccontava poi agli amici le soavi impressioni. Quando sorpass i n ovanta anni, diceva argutamente: - La mia et non si pu mettere al lotto. Quando si sent prossima alla morte, chiam un servo e gli ordin di andare a chiudere il suo palco a teatro come si usava nei lutti. In quel palco la marchesa aveva ricevuto Alessandro Manzoni, lord Byron e un'infinit di personaggi illustri che s i onoravano di essere suoi amici. Parini le dedic due sue poesie; altre poesie in suo onore scrissero Vittorio Alfieri e Vincenzo Monti. (BARBIERA, Immortali e d imenticati). CATALANI Alfredo nato nel 1854, a Livorno - morto a Milano nel 1893; insigne musicista, autore de lla Loreley e della Wally. 2661. Si eseguiva il Concerto per tre pianoforti e archi di Bach. Due dei pianof orti venivano sonati dai famosi concertisti Andreoli e Frugatta; i quali affidar ono la parte di terzo pianoforte al Catalani che era allora un ragazzo e studiav a al Conservatorio. Come fu, come non fu, il giovanetto, che era molto timido, i ntimorito di sonare insieme con quei due colossi del pianoforte, rimase indietro di una battuta. Quando il concerto fin, il Catalani, avvilitissimo, si aspettava una tremenda sfuriata; invece l'Andreoli si limit a dirgli: Ragazzo, non ci sei nato, per fare il concertista. (GARA, Corriere della Sera). 2662. Era un pallido maestrine di ventiquattro anni, quando si present a Torino a l maestro Pedrotti, con una lettera di raccomandazione. Voleva che il maestro gl i facesse rappresentare al Teatro Regio la sua opera, una delle sue prime opere, l'Elda. Il Pedrotti l'accolse benevolmente, e l'opera merc i -suoi buoni uffici fu infatti rappresentata. Catalani era gi malato. - Tiene l'anima coi denti diceva di lui, impietosita, la moglie del custode del teatro Regio. 2663. La prima rappresentazione dell'Elda ebbe una sorte molto'contrastata, a To rino. Prima si ammal la soprano che faceva la parte della protagonista; poi, quan do questa si rimise, sopraggiunse la malattia del tenore Barbicini; e finalmente , ristabilito anche questo, la sera stessa della rappresentazione si sent male l' arpista, certo Pinto. Il Depanis, impresario e amico del Catalani, racconta che, per riconfortare gli animi, si fece portare una bottiglia di vino generoso nell a sala attigua al palcoscenico, e l tutta la sera fu occupato a dar un sorso di q uel vino al Pinto, un altro sorso al tenore Barbicini ancora convalescente, e fi nalmente qualche altro sorso al Catalani, pallido ed emozionatissimo. (GARA, Cor riere della Sera). 2664. Protettrice e ammiratrice affettuosa del Catalani fu la signora Giovannina Lucca, la famosa editrice di musica. Essa gli aveva assegnato duecento lire men sili (e a quel tempo era una sommetta discreta) perch potesse pensare senza imbar azzi finanziari e con agio alle sue composizioni. Quando si doveva rappresentare la Wally, la buona donna, commossa? al pensiero c he la povera vita del Catalani era minata dalla tisi, apparve sul palcoscenico e dopo essersi accertata che il Catalani non c'era, disse ai cantanti e all'orche stra: Vi raccomando: eseguite quest'opera con amore. Lo raccomando col cuore al vostro cuore, perch questa l'ultima opera di lui. 2665. Era affezionatissimo alla madre e la port con se a Milano. Quando, poco dop o, la mamma mor, si accasci, non voleva pi compor musica, si disinteressava dell'op era propria. Un amico, per confortarlo, gli faceva sapere che proprio in quei gi orni parecchi quotidiani parlavano con interesse e benevolenza delle opere sue. Che importa rispose che i giornali parlino di me, se mia madre non li legge pi? ( PARDINi, A. Catalani). 2666. Quando fu nominato professore al Conservatorio, al posto chb era stato ten uto dal Ponchielli, si dedic all'insegnamento con tutta l'anima. Voleva molto ben e ai suoi allievi e diceva: Guai a chi me li tocca. Una volta letic con un altro professore che aveva fatto una prepotenza in danno d i un suo alunno, e si riscald tanto inveendo contro di lui, che gli venne uno sbo cco di sangue e dovettero soccorrerlo.

Non comprimeva mai lo slancio e le tendenze degli scolari; e- affermava: Se quel tale mio allievo sente cos, perch dovrei deviarlo? Tutti i generi di music a sono buoni, pur che sGSPLIT:uPalazzi-Zanichelli 1.txtArchivio GSplit&{5F9160D1-6 8ED-4692-9DC5-DA0556BA26AC}smz}7

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