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Lupinacci Vincenzo

Racconti di Natale
Ogni riferimento a cose, fatti o persone puramente casuale, i racconti di questa raccolta sono di mia creazione. Buona lettura.

2013 Tutti i diritti riservati allautore

Lelemosina La neve spinta dal vento giocava brutti scherzi alla creaturina rannicchiata all'angolo fra via dei tigli e dei ciclamini, stretto, stretto nei suoi vestitini cenciosi dietro la canna fumaria del vecchio palazzo assorbendosi il tenue tepore dei fumi di scarico che salivano dalla caldaia, resistendo al nevischio che gli girava intorno creando artificiosi mulinelli, vicino all'orecchie e al naso rosso semicongelato. La ciotola a terra era semisepolta di fiocchi bianchi e gelidi simili al polistirolo, leggeri e dispettosi gli entravano nelle narici e a volte ne respirava una boccata fredda, elettrica. Un passante fece tintinnare qualche moneta, che lui si sbrig a raccogliere dal piccolo contenitore, un coperchio appartenuto tempo addietro a una meravigliosa scatola di biscotti, e ringraziando il gentile passante con voce flebile; - Grazie gentile signore, che Dio la benedica - una donna di mezza et grassottella e ben trincerata nel cappotto di fustagno beige fece da eco elargendo al piccolo una banconota da cinque euro, - quanto vero, a Natale siamo tutti pi buoni, capirai, ho un nipotino quasi come te. come ti capisco li al freddo, non hai una casa dove andare? - no gentile signora, non ho una casa, potrei venire a giocare col suo nipotino? - la signora affrett il passo senza rispondere, un p imbronciata, mormorava tra se - proprio vero, vai a far del bene a questi straccioni di stranieri. Gli dai una mano e pretendono tutto il braccio -. Per l'avvenire si promise di stare pi attenta a chi faceva l'elemosina, anzi forse era meglio non farne pi - si meglio far finta di non vederli... appena finisce il Natale -.

1979 - Anna ed io Camminavamo uniti sottobraccio nella sera e da un'ombra all'altra dei lampioni scherzavamo e ci raccontavamo storie. Quanto era bella, sedici anni appena. La stavo accompagnando nella sua briosa ricerca di un paio di calze a rete. Eravamo all'antivigilia di capodanno dell'ottantuno. Diceva che voleva far colpo su un tale quella notte; ma ben sapevo io per chi erano quelle calze. Da anni rompeva l'anima col suo

torace piatto come un'asse, senza il minimo abbozzo di quei piccoli seni che invece da qualche tempo si notavano sotto lonnipresente poncho multicolore. Finalmente poteva celebrare la sua femminilit senza pi sentirsi una bambina. Io come un qualunque bulletto di borgata, idealista e anche un p qualunquista, facevo di tutto per declamare le mie idee riguardo al ballo e alla disco di quegli anni, preferendo musiche pi impegnative come i Pink Floyd o qualche canzone di Venditti, per accidenti quando lei entrava in pista i miei convincimenti sparivano tutti e rimaneva solo il rammarico di essere negato nella danza, persino quella del mattone... e a me come incantato non rimaneva altro che guardarla danzare,leggera come una farfalla, sempre ben attento a che qualcuno non allungasse troppo le mani, a turbare la sua gioia, per esser li, a divertirsi, sentendosi al sicuro perch tutti quei ragazzi sconosciuti, a me mi conoscevano bene, e sapevano cosa stringeva la mia mano sempre infilata nella tasca del giubbotto di similpelle nera. Dio come profumavano i suoi capelli lunghi, e la sua voce ancora oggi nel rievocarla, calda e sensuale, un brivido mi sale lungo la schiena. Quella nota di allegria quando mi chiamava per una sigaretta o un sorso del mio whisky and Coca. Oppure se mettevano un lento, lei subito correva a tirarmi in pista, tenendoci teneramente stretti uno all'altro e il ciclopico sforzo che dovevo fare per ignorare i suoi seni che mi pungevano il petto. Si, perch il nostro era un rapporto speciale, eravamo amici. La nostra differenza di sesso era solo un piccolo inconveniente, niente di pi, che ben presto imparammo a tenere a bada, come una bella e selvaggia tigre a suon di frustate. Capirai, c'erano in giro tempeste ormonali tali da far impallidire un Tornado... Quanto tempo trascorso da quella notte? Ventisette anni suonati. Sono quattordici anni che non ho sue notizie. 27 anni Senza averla mai dimenticata. Non si pu dimenticare una donna come lei. Non dopo averla tenuta fra le braccia, lultima volta che ci incontrammo andammo a cena fuori, in un localino tutto chiasso e musica rock in un locale alla periferia di Ciampino. Mangiammo da schifo e pagammo molto per una pizza

grumosa nella citt eterna ma che vuoi eravamo finiti in un locale davvero da schifo. 3

Parlammo per tutta la sera delle nostre disavventure, soprattutto del suo ex marito e del nuovo amico venuto fuori non so come da uno sperduto paesino fuori Roma, vicino di casa di sua sorella. Era molto eccitata nel raccontarmi come la faceva sentire viva e ancora bella nonostante tutte le sofferenze passate. Ne sapevo molto io, infatti, lavevo anche accompagnata con la mia auto a sposarsi appena sei anni prima. Debbo dire che quella serata fin prima di essere iniziata. Al momento e anche nei giorni a venire non ci feci un granch caso perch distratto da tutto ci che mi stava capitando, ma la mia amica, e io in quelloccasione, non ci riconoscemmo, vestivamo infatti panni non nostri. Volevamo fare i vissuti e un po lo eravamo pure, ma invece eravamo solo degli illusi che recitavano una parte, proprio come in un film di terzordine e per giunta dal tema pure squallido. I cocci duna vita frantumata dal divorzio. Ci sarebbero voluti infatti gli anni a venire per capire appieno lentit del danno subito e quella volta fummo proprio vicini a rovinare tutto. Per un attimo corremmo il rischio di finire a letto insieme, non pi attratti dal nostro sentirci belli e puri, ma da una mera necessit di non provare seppur per qualche attimo quel gelo pungente che avevamo nel cuore. Lo capii nellistante in cui scese dallauto e and via piena di stizza trascinandosi per un braccio il figlioletto semiaddormentato. Se avrei fatto il gesto di richiamarla, sarebbe corsa, smarrita e in cerca di comprensione; solo riuscii a mantener fede alla nostra promessa di quella notte di tanti anni prima: - Promettiamo che mai ci approfitteremo della nostra debolezza, che sempre rispetteremo la nostra amicizia .- E quello che feci. Perci se dovremmo rincontrarci ancora, potremmo specchiarci nel candore dei nostri sguardi, Senza arrossire per il ricordo di qualche momento indecente. Noi per potremmo ancora narrarci le nostre storie damore, della vita che male che v, ha ripreso a scorrere. Perch siamo amici per sempre, fin dal lontano 1979.

Distrazione

Di ritorno dalla solita passeggiata mattutina, uno strano presentimento mi spinse ad accelerare il passo, quasi a correre. Lungo il sentiero, grossi alberi facevano da sentinella; querce gigantesche e stormi improvvisi di taccole e gazze ladre al mio passaggio si alzavano in volo dalle fronde ossute, nel freddo di inizio inverno, gracchiando e urlando: - craw,craw,craw. In lugubre segno di sinistro presagio. La casa, un antico casolare romano, dallampio giardino comparve sullo sfondo, dopo lultima curva disegnata nel terreno dalle siepi di bosso. Giunsi col fiato corto al limite del cortile interno, giusto in tempo per veder partire sgommando sulle brecce bianche una rossa autovettura sportiva; forse unalfa. Reggendomi con le mani poggiate sulle ginocchia ossute, coperte di velluto marrone a coste fine, urlai col fiato rotto dalla fatica: - Elsa, fermati! comunque vidi che non era lei alla guida, da quel che potei scorgere di un bel profilo maschio, dai capelli neri e la barba malrasata, nellultimo tornante. caddi allindietro, stramazzando sul gelido capitello di travertino di fine impero, al centro del cortile, ma non era per cio che mi sentivo rabbrividire. Osservai per qualche attimo la facciata della casa, in giallo e la terrazza dalla balaustra in marmo bianco, formata da tante piccole colonne cos amate dalla mia Elsa. Ero ancora nel fiore della vita. Quarantanni appena. Non riuscivo a capire cosa aveva spinto Elsa ad andarsene cos. mi ripresi e lentamente salii i gradini e varcando lantico portone in massello di rovere entrai in casa. Lanziano domestico mi venne incontro nella sala, vicino al fuoco, acceso nel grosso camino in pietra e mi porse come in segno di scusa qualcosa. - la signora ha lasciato questa busta -. La presi con un sospiro, e gli chiesi con voce rotta : - ha detto se torna?- . - Non ha detto nulla, solo quando andata via, rideva -. - Va bene Giorgio, lasciami solo ora per cortesia -. Aprii speranzoso la busta; erano solo dei stupidi versi:

il destino correndo veloce, lontano va. Lamor mio che vale, lontano da qui? Se lardor mio calando sta; giammai la via Perder se, ferma non star. Elsa, agiva cos. Non una parola, un lamento; neanche una parolaccia o qualche accusa giustificatoria di quel gesto insano e immotivato. Niente di tutto questo, solo una semplice splendida, stramaledetta poesia dal significato indecifrabile. E chi era quelluomo dai capelli corvini e la barba di due giorni? La fisionomia era familiare ma proprio non ricordavo dove lo avevo visto. - forse per questo che rideva Elsa, per la mia distrazione cronica-. Mormorai quasi a giustificare quel lato del mio carattere. non riuscivo a credere alla storia dellamante superdotato. Non era tipico di Elsa un comportamento cos basso, carnale. Eravamo assieme da tanti anni solo negli ultimi tempi siniziava a farsi sentire il peso della routine e pi duna volta avevamo disertato i soliti appuntamenti pomeridiani per la passeggiata nel parco dei salici, fra laghetti e cigni reali. Elsa si appassionava molto; saldamente ancorata al mio braccio, lungo i viottoli freschi mentre si discuteva su grandi temi, come leutanasia o la sperimentazione sugli embrioni. Non eravamo mai daccordo, e a volte i toni si facevano alti soprattutto quando mettevo in mostra i modi da bacchettone, dando pi risalto alletica o alla morale invece che ai disagi di talune persone o situazioni, ostentando a volte un credo alquanto bigotto e superficiale, pi di comodo che realmente sentito. - forsePensai, - sto idealizzando anche lei, stramaledettissima puttFinii per mordermi il labbro, no non meritava quellepitaffio. Cercai di far tornare a galla qualche particolare che mi era sfuggito, - aspetta, due settimane fa, quando si erse in difesa delle foche trucidate, io

cortesemente le feci notare che avere larmadio pieno di pellicce non era certo un 6

comportamento coerente con i suoi discorsi da ecologista credibile-. Eh si quella volta lavevo fatta proprio infuriare, infatti avevo dimenticato che le pellicce erano della povera mamma mia. Per dopo avevamo fatto pace e non se ne era pi parlato. No non riuscivo a spiegarmi quel comportamento. Rassegnato vagai per le stanze, al piano di sopra aprendo e richiudendo i suoi guardaroba. Non mancava nulla, i vestiti tutti ben allineati alle grucce appese al loro posto; li sul cesto di vimini il suo maglione preferito. Sul com in palissandro cera anche la parure coi rubini sparpagliata sul ripiano donice maculato. Una scarpa elegante, dallalto tacco,indossata la sera prima, faceva capolino da sotto il letto. Mi prese il panico e di getto chiamai la mia amica Piera. Mi ero sempre trattenuto davanti alle sue avance, poich credevo nella fedelt di coppia. Ma quel viso mal rasato non lo avevo per nulla digerito, cos mi tuffai a capofitto nell occasione che mi si offriva e compiangermi un p con la mia amica prima di affogare il dispiacere nellalcol e le sue calde labbra. Finii per comporre il numero quasi eccitato - Sei tu Piera? si sono io,Oreste, coshai ti sento agitato - Elsa se n andata, mi ha lasciato -. Farfugliai incerto e un po esitante. La sentii sospirare - povero caro, hai fatto bene a chiamarmi. Immagino cosa, proviribattei, - avrei dovuto accorgermene prima, se sei daccordo, vorrei vederti questa sera, magari a cena qui da me. - come sei gentile, in un momento cos terribile, pensi a me. Verr volentieri caro-. - benissimo, mando il mio autista a prenderti alle venti -. Scesi di corsa le scale per impartire gli ordini alla servit, quando sulluscio dellampio androne circolare, rivestito in radica di noce sul quale si affacciano le porte delle varie stanze anchesse in noce mi bloccai paralizzato. E ricordai finalmente di chi era il volto malrasato dai capelli corvini, lautista! Ecco con chi era andata via Elsa.

Contemporaneamente fece il suo ingresso Giorgio, col suo incedere lento e composto nella livrea scura,proveniente dalla cucina - Signore, ha appena chiamato vostra moglie, ha detto che far tardi per la cena, per via degli orfanelli sapete, deve attendere larrivo del Cardinale per donazioni a favore dellistituto. 7 poter ufficializzare le

Per poco non caddi svenuto, ma dissimulai dietro un sorriso, arrossendo come un peperone e dandomi una manata sulla natica che aveva iniziato a prudermi. Mi allontanai senza fiatare, grattandomi energicamente il sedere, pieno di imbarazzo e con un unico corruccio nella mente; - devo avvertire Piera! La cena era saltata. +++ Elsa Sal le scale di corsa ,doveva sbrigarsi, era gi tardi per la visita di beneficenza agli orfanelli che si svolgeva presso lIstituto il Sacro cuore. Il vescovo in persona avrebbe presieduto la donazione. - No non posso di certo farlo aspettare,il Cardinale era stato cos gentile ed onorato da quellinvito!Doveva cambiarsi in un baleno. Apr le ante dellarmadio e tir gi un vestitino di jersey nero,molto semplice. Si vest velocemente dando una rapida occhiata allo specchio. Malgrado qualche chilo di troppo,appariva,in forma e ben tonificata. Si spazzol i capelli energicamente e li raccolse in un austero chignon. Il castano dorato che il suo parrucchiere aveva scelto di applicargli come tinta ultimamente,metteva in risalto e donava luce allovale perfetto del suo viso. Compiaciuta della sua immagine, si avvi verso la scarpiera. Scelse una morbida e comoda decollet rossa di pelle di vitello,avrebbe passato tutta la serata in piedi,e non voleva di certo soffrire per le sue caviglie doloranti. Non la slanciavano molto,ma mettevano in risalto le sue belle gambe tornite,fasciate in calze di nylon fum. Sinfil una giacchettina rossa, in tinta con le scarpe. Prese borsetta e guanti in camoscio nero e si avvi veloce verso luscita. Lelegante autista in livrea nera aveva appena varcato luscio confabulando delle scuse e dicendo se poteva aspettare un altro po perch doveva ancora rasarsi la barba. Non c tempo! siamo gi in netto ritardo forza tira fuori la macchina e andiamo.-

Esort Elsa con tono agitato e frettoloso. Ma Signora il Signore andr su tutte le furie quando si accorger che non sono

sbarbato! Conosce anche lei le regole della casa!Esclam lautista preoccupato per la reazione di Oreste. 8

Su forza non farti influenzare dalle stranezze di Oreste e sbrighiamoci,ti

giustificher io se sar necessario.Povero martino, non aveva davvero idea di quanto avrebbe avuto bisogno di quella giustificazione. Oreste era sullorlo di una crisi di nervi. Tutta colpa dellautista che non aveva fatto la barba! << ora chi lo dice a Piera che Elsa non mi ha lasciato?>> Capiva che doveva inventarsi qualcosa per non perdere la faccia con entrambe, << ecco, ci sono!>> Febbrilmente compose il numero sul cellulare, ma come al solito era con la batteria scarica. Corse allapparecchio sullingresso. << Scusami Piera, mia moglie ha voluto farmi uno scherzo e ci sono cascato come un cretino, sono perdonato?>> << Tuu,tuu,tuu >> Prefer pensare che era caduta la linea. La prima parte era risolta, a farsi perdonare da Piera era sempre in tempo, solo doveva prevenire la sua loquacit. Ma aveva gi abbozzato un piano. Prese a ripassarlo a grandi falcate, avanti e indietro per lo studio ove se ne stava rintanato quando era alle prese con qualche problema. Era uno studio molto particolare quello, si trattava infatti di una stanza segreta rinvenuta per caso alla fine di un lungo corridoio sotterraneo dietro una parete

perimetrale, sembrava che era la stanza nuziale di una matrona romana, di nome Luigidia. Tale stanza laveva adibita a suo studio personale sia perch lo affascinavano gli affreschi dipinti sulle pareti raffiguranti scene di caccia e damore con coppie in posizioni erotiche che la sua Elsa non aveva mai voluto emulare e anche perch essendo senza finestre era perfettamente isolata dal resto del mondo, lideale per quando scriveva onde evitare

pericolose distrazioni che lo facevano assentare per ore. Non occorreva molto, anche le sfumature del cielo a volte lo rapivano a tempo

indeterminato. Il piano in se era semplice, se lo raffigur pi volte: <<Elsa amore mio, sai che oggi ho fatto uno stupendo scherzo a Piera? Lei sicuramente gli avrebbe ribattuto: << di ci davvero? E cosa gli hai fatto credere questa volta? Lui avrebbe fatto sfoggio della sua arte oratoria; ma qualera lo scherzo? Doveva rifletterci ancora su. Dei colpi sulla porta lo risvegliarono di colpo facendolo sobbalzare. Si alz e and ad aprire. Rimase con la bocca spalancata, di fronte allo spettacolo che aveva di fronte. 9

La sua amica in giarrettiera rossa e completino di pizzo nero con le calze a rete che serpeggiavano sulle lunghe gambe fino a met coscia. La faccia con lespressione

falsamente innocente. Il seno pesante appena contenuto nella striminzita striscia merlettata. Il tutto celato dalla lunga pelliccia di visone bianco aperta sul davanti come un sipario apposta per lui unico spettatore. La Sabina nuda sulla parete intenta a piluccare da un grappolo duva che le porgeva un satiro sorridente parve fargli locchiolino e precipit nel vortice rosso fuoco delle bollenti labbra di Piera. Il resto si fuse con le antiche

immagini dipinte sui muri dando vita ad unantica leggenda riguardante lo spirito di Luigidia, lantica patrizia proprietaria di quella stanza. Elsa arriv prima del previsto e and subito in cerca di Oreste,non vedeva lora di abbracciarlo. La serata di beneficienza le aveva messo un po di tristezza,tutti quei bambini si

domandava spesso perch non erano riusciti ad averne uno. Erano sempre troppo presi dalla loro indaffarata vita da non sentire affatto lesigenza di avere dei figli? - Ma insomma Oreste dove sei? Disse ad alta voce un po spazientita della vana ricerca. - Sar

sicuramente nello studio Si avvi decisa verso la stanza.la scena di Oreste e Piera insieme le offusc la vista. Si sent improvvisamente raggelare. Il cuore sembrava avesse cessato di battere, era come se le fosse arrivato un pugno allo stomaco. Attimi che sembravano un eternit. Le sembrava di aver perso luso delle gambe, quella scoperta laveva paralizzata. Scapp via senza dire nemmeno una parola o emettere un grido di dolore,si sentiva come un animale ferito. Raggiunse il garage di corsa,con la vista annebbiata dalle lacrime. Prese le chiavi della vecchia utilitaria che si trovavano in un cassetto dellarmadietto dalluminio addossato alla parete,dove erano soliti tutti gli arnesi del mestiere,pinze,chiavi inglesi, martelli e roba varia. Ad Oreste piaceva il fai da te e si era fornito di tutto. Ingoi il nodo che le si era formato in gola al ricordo e senza nemmeno pensarci due volte sinfil in macchina e scapp via sgommando. Oreste si blocc nella sua inutile e affannosa corsa davanti ai monitor della sicurezza. Vide chiaramente il duetto alfa romeo che le aveva regalato per il decimo l'anniversario del matrimonio sparire dalla visuale dell'ultima telecamera lungo la via principale che immetteva sull'Appia Antica. cadde bocconi sulla nuda pietra mormorando: 10

- amore mio, cosa ti ho fatto?Elsa non riusciva quasi a vedere la strada, i suoi occhi erano inondati di lacrime, che scendevano copiose sul viso. Con il dorso della mano si asciug le goccioline che le colavano insistenti dal naso. Correva cos veloce da accorgersi a malapena in tempo della strana figura tutta infagottata che attraversava la strada. Fece una brusca frenata e scese frettolosamente dalla macchina per vedere cos'era successo. Oh mio Dio!! Lavr uccisa? Si avvicin spaventata alla figura adagiata sullasfalto lurido. La donna si alz lentamente scrollandosi la polvere di dosso Grazie al cielo sei viva! Esclam sollevata aiutandola a rialzarsi,che spinse via Elsa con uno scrollone cos forte da farla barcollare. Mi spiace io non ero in me,sono stata veramente un incosciente,potevo ucciderla! Disse con aria grave. La donna gesticolando le fece capire che non era successo nulla quasi come se fosse abituata a quel tipo dincidenti. La luce fioca dei lampioni illuminava vagamente la scialba figura che le stava di fronte. Aveva un non so che di familiare,ma non riusciva a capire cosa,data la scarsa visibilit. Con molta insistenza invit la donna a salire in macchina per portarla al pronto soccorso. Anche se sembrava che capisse quello che lei le diceva,non spiccicava parola, si esprimeva a gesti e con gorgheggi. Arrivati davanti al pronto soccorso scese dalla macchina e gir dallaltro lato per aiutare la donna a scendere la quale si rifiutava caparbiamente a seguirla ,sembrava incollata sul sedile e ora i suoi gorgheggi erano diventati dei veri e propri grugniti di diniego. Perch non parli accidenti! Almeno riuscirei a capire cosa vuoi dirmi! Sbrait adirata Elsa ormai al culmine della pazienza. La donna per tutta risposta inizi a mugolare ... un pianto senza lacrime,che la fece stare ancora pi male; - Perdonami,ti prego ! non volevo ferirti! stata una brutta serata anche per me ho trovato mio marito tra le braccia di un'altra donna! -

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Il suo tono doveva essere veramente disperato,perch la donna le rivolse un sorriso compassionevole addolcendo,finalmente i tratti del suo viso. La tensione sembrava essersi dissipata e Elsa ne approfitt per chiederle se voleva accompagnarla al bar a bere qualcosa di caldo insieme. Con sua grande sorpresa la donna accett subito,e insieme si avviarono a braccetto come due vecchie amiche verso il bar adiacente allentrata del pronto soccorso. A quellora il locale era semivuoto tranne qualche dottore e infermiera di turno che si concedevano una pausa caff che gli sarebbe servita ad affrontare la lunga notte di lavoro. Si sedettero ad un tavolino vicino al bancone e ordinarono un caff per lei e una cioccolata calda per la donna. - A proposito non conosco ancora il tuo nome io mi chiamo Elsa e tu? La donna imbarazzata cerc di farle capire che era muta. Poi tir fuori dalla borsetta di pelle sdrucita,che sicuramente aveva conosciuto tempi migliori,la sua carta didentit. Gliela mostr abbozzando un timido sorriso. Elsa osserv con attenzione la foto che ritraeva chiaramente la donna e not subito la netta somiglianza con se stessa,sembravano gemelle. Con quel cappotto invecchiato e il cappello sulla testa che le copriva anche una parte del viso non si era resa conto di quanto fossero simili. un rumore le distolse entrambe, una specie di spaventapasseri era entrato nel locale incespicando nel tappeto. Oreste in boxer a pois rosa e le calze marrone scuro in filo di scozia fermati al polpaccio con delle assurde giarrettiere elastiche. sulle spalle portava la pelliccia di Piera. cadde goffamente sulla segatura puzzolente di urina proveniente dai bagni, le mani a stringerla convulso. aveva la voce rotta, impastata di paura abbozz una specie di difesa: Perdonami, ho perso la testa stamani quando ti ho vista andar via con quello

sconosciuto dalla barba lunga.sua moglie lo guardava pietrificata, specie dalle sue parole inutili, stupide. Ridotto ormai come Saul nella bruma, continu a sciorinare parole senza senso: disperato mi sono rifugiato nello studio, e devo essermi ubriacato.-

lei mosse verso di lui, sibilando parole taglienti come spade: - per colpa del vino allora se quel sessantanove ti era venuto cos bene? Porco!12

gli affibbi un violento calcio nel di dietro con la scarpetta a punta e avvert chiaramente l'impatto con le sue parti molli e lo fece volare faccia a terra sul pavimento lercio. prese sottobraccio la sua nuova amica dicendo: - vieni cara, lasciamo solo questo animale che tu hai bisogno di una medicazione. Nella leggenda di Luigidia, si narrava che prima apparisse alla moglie delladultero che aveva commesso lirreparabile nella sua stanza. Lanima tormentata della prostituta romana appariva muta e qualche volta cieca; dal comportamento della moglie tradita dipendeva la durezza della punizione da infliggere al marito infedele e certo Piera non stava eccedendo in complimenti verso il suo ignaro marito dal destino ormai segnato per sempre anche dalla sua mancanza di carit Oreste col naso pieno di segatura respirava male e nonostante il terribile dolore allinguine non pot fare a meno di notare che sua moglie si comportava in modo strano. si sent ancora pi sconsolato. - povera cara, cos scioccata che parla da sola.Il barista corse ad aiutarlo, una volta sinceratosi che quella bellissima furia era davvero andata via. lo guid a sedersi ai tavoli del poker, e gli allung un bicchierino di vecchia romagna. - bevete su che vi far bene.- Oreste la inger di un fiato con lo sguardo fisso, smarrito nel vuoto. questa volta l'ho perduta per sempre...- mormor uscendo dal locale trascinandosi dietro la pelliccia, inequivocabile segno del suo tradimento. Trov la porta della camera da letto chiusa a chiave dallinterno e anche la stanza degli ospiti. Solo qualche ora prima avrebbe fatto il diavolo a quattro e buttato gi dal letto tutta la servit, ma non adesso. Si diresse con passo incerto verso la sala da te. Stanco

stravacc sullampio divano in pelle nera e si avvolse nel rosso foulard che lo ricopriva. -Elsa, Elsa- mormorava convulso nel sonno, risvegliandosi di scatto di tanto in tanto e guardandosi attorno nellirreale luce della luna gli pareva di scorgere una figura diamantina luccicare nellangolo piu remoto della stanza. Il giorno lo sorprese, facendolo sobbalzare nel rumore di persiane che sbattevano. Era Nora, la domestica che arieggiava la stanza e si profuse in mille scuse nel vederlo

acciambellato sul divano. mi scusi, non sapevo fosse qui.-

ignor quelle parole, e si inform con voce piatta, 13

- la signora gi alzata?- si, la signora sta facendo colazione in cucina, come suo solito. Le porto una vestaglia? Oreste fece segno di assenso con la testa ma si era gi avviato verso la cucina della villa, un ampio locale rivestito in legno e sfociante in una veranda anchessa tutta in legno che si affacciava nel cortile interno, adibito ad orto e giardino dalla sua consorte. Bellissima in una vestaglia da camera era intenta sorseggiare il suo latte macchiato senza zucchero. - pensavo di non trovarti pi qui dopo lo squallore che hai visto ieri sera. Quando vidi il tuo sguardo ferito, ebbi un mancamento proprio qui.- disse toccandosi il cuore. lo so che non puoi perdonarmi, e neanche io posso farlo. Assieme alla luce dei tuoi occhi ieri sera si spenta anche una parte di me, ora non mi resta che attendere di morire del tutto. Lei sembrava non vederlo, il suo sguardo era sereno ma lontano, immerso in lidi per lui ormai irraggiungibili. Gli scrisse qualcosa su un foglio. Dal momento che Luigidia decise di intervenire, prese il posto di sua moglie ma non poteva rivolgergli la parola se non nelle sue vere sembianze e ancora non poteva rivelarsi. - vattene Oreste, fa che i miei occhi non ti vedano pi e forse riuscir a perdonarti un giorno o laltroTenendosi la testa fra le mani si ritir in preda alla disperazione con le parole della cameriera ancora che gli rimbombavano nelle orecchie: - la signora sembra che questa mattina non riesce a parlare. Ne sapete nulla voi?- portami al mare- ordin allautista perfettamente sbarbato, in attesa nel cortile. verso lo scoglio pi alto pens rassegnato salendo dietro. - ho capito bene signore, volete andare nella casa al mare?- hai capito bene. Portami sulla scogliera che devo riflettere Finalmente lautista si allontanato. Oreste si arrampica sullo scoglio piatto nel golfo di Anzio e vista la stagione, solo e soffia un ventaccio cane, gelido e carico di salsedine che gli taglia le labbra divenute secche per larsura e il timore di aver perduto Elsa per sempre. Alla sinistra della scogliera si dipana serpeggiando la costa dalla spiaggia sabbiosa che si perde a vista docchio oltre lorizzonte. Una strana figura cammina lentamente sulla sabbia distraendolo per qualche attimo dai suoi pensieri sconnessi. Continuando ad osservarla, nota i particolari: si tratta di una donna alta e bella, gli ricorda vagamente sua moglie. Solo che vestita in modo strano. Porta una lunga tunica color crema che lavvolge tutta stretta attorno al corpo da una specie di grossa corda fatta di stoffa nera. Quasi a formare una rete dalle larghe maglie, 14

che separa i seni, si intreccia dietro la schiena e le gambe, costringendo la donna a procedere a piccoli passi come se fosse legata in un sacco. Ai piedi porta calzari in cuoio legati ai polpacci alla maniera degli schiavi. << Ma tu guarda questa, sembra venire dallantica Roma.>> Non resiste oltre e si precipita sulla spiaggia abbandonando la sua postazione di dolore. Man mano che si avvicina si accorge di quanto bella quella donna e come somiglia ad Elsa. Giunto a pochi passi vede chiaramente i capelli avvolti in una rete elegantemente intessuta con fili doro sottilissimi. Decide di presentarsi, a modo suo naturalmente: << Buongiorno signora, venite forse da qualche festa in maschera? >> << siete bello voi>> fa notare la donna accennando alla pelliccia di Piera che ancora indossa sopra il boxer a pallini rosa. Nella fretta ha dimenticato di vestirsi, e la donna ride di gusto nel vedere i suoi polpacci stretti nelle giarrettiere che tengono alte le calze in filo di scozia. << ha ragione, mi scusi ma sono terribilmente maldestro ultimamente. >> Le porge la mano: << Mi chiamo Oreste, e lei?>> La donna guarda e ignora quella mano e sorride: << Mi chiamo Luigidia. Cosa volete da me?>> Oreste scuote la testa, allarmato. << Nulla per carit, mi ha solo incuriosito il vostro vestito.>> << bello vero? Si tratta di un autentico capo molto di moda ai tempi dellimperatore Claudio. Sa io avevo una villa proprio qui vicino. Poi quel porco me lha confiscata.>> Oreste capisce di aver a che fare con una squinternata e cerca di assecondarla. << chi il porco di cui parlate?>> Lei ha una smorfia di disgusto. << mio marito, Auro Procillo, sosteneva che ero unadultera, invece era lui che si era invaghito di una sgualdrina e gli aveva promesso la mia casa. Cos mi ritirai nella residenza di mio padre ove iniziai unattivit di ristorazione e intrattenimento per i ricchi nobili della zona. Il tuo studio era la mia camera da letto ove mi concedevo ai i miei clienti...>> Oreste sbianca in viso e quasi cade in ginocchio. << vuoi dire che sei...>> << si, sono uno spettro e sono qui per vendicare il torto che hai fatto a tua moglie, solo cos potr riposare in pace.>> 15

<< e cosa vuoi farmi?>> balbetta terrorizzato. Lei scioglie la corda che le costringe il vestito addosso e la tunica prende a svolazzarle attorno piena di vento. Improvvisamente con un piede lo colpisce violentemente allinguine facendolo stramazzare a terra boccheggiante. << ecco, ogni volta che cercherai di tradire tua moglie avvertirai un dolore cos e ti ricorderai di me che facevo la prostituta a causa di mio marito e per questo mi sono persa. Anche solo se penserai ad unaltra, il mio piede ti colpir.>> Oreste si tira in ginocchio sulla sabbia gelida e guarda incredulo quella figura che lentamente svanisce nel vento. Prima che lei scompare riesce a chiederle: << come posso liberarmi da questo castigo?>> sente la voce contorta dal vento: << solo Elsa pu rompere la maledizione, se ti perdoner e verr a fare lamore con te nella mia stanza.>> Luigidia scompare e rimane solo la lunga striscia di stoffa scura arrotolata sulla sabbia. Distrattamente la raccoglie e se la avvolge al collo a m di sciarpa e si ritrova avvolto da un intenso profumo di miele e rose selvatiche. Con passo veloce si avvia verso la casa distante qualche centinaio di metri e ogni tanto qualcuno lo osserva divertito barcollare e piegarsi in due come per effetto di una colica intestinale. Nessuno certo pu saperlo ma sono solo dei sprazzi di pensiero della notte trascorsa con Piera che da soli emergono nella mente attivando la maledizione che involontariamente si attirato addosso. << mi aspettano tempi duri>> pensa amareggiato mentre compone il numero di telefono dellautista. << Devo al pi presto parlare con Elsa.>> conclude sedendo in poltrona e tenendo le mani a coppa come a riparare linguine dal prossimo calcio di Luigidia.

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il figlio unico la spiaggia non era lontana, Olga e pino giocavano a rincorrersi fra le basse dune di sabbia ricoperte da arbusti di finocchio di mare e calcatreppolo stracarichi di bianche lumache dal guscio candido con delle leggere striature color crema di svariate misure. Producevano rumore al loro passaggio, sfregando i polpacci nudi e abbronzati, simile a quello delle tende di vetro mosse dal vento. A pochi passi dalla battigia alcuni ombrelloni multicolori e delle sdraio ospitavano il resto della comitiva. Gianni sonnecchiava, Sabrina, la sua ragazza si stava passando la crema solare sulle gambe. Il pi grande degli otto ragazzi compiva i trenta quellestate. Al momento assente perch in immersione con la fiocina in cerca di polipi sul fondo sabbioso. Il mare piatto, la baia deserta, in quella prima domenica di giugno. Da l a poco sarebbe divenuta invivibile, zeppa di bagnanti provenienti da ogni dove. - un vero peccato Disse Gianni a Pino che torn esausto dal rincorrersi con la ragazza. Sedette sulla sabbia sotto lombrellone ansando leggermente, e si attacc con avidit alla bottiglia di minerale. Gianni continu a dire - fra qualche giorno ci sar pi gente qui che termiti in un formicaio, allora addio divertimento.- un vero peccato fece eco Pino, e laltro di rimando; - Dobbiamo inventarci qualcosa Sopraggiunse Olga tutta bagnata, e prese ad asciugarsi i capelli scuri, resi leggermente secchi dalla salsedine era infatti pi di una settimana che dormivano in tenda sulla spiaggia, e il corpo slanciato e ben formato, sotto le sottili strisce di stoffa che la ricoprivano a malapena sui seni prosperosi e il minuscolo tanga verde il cui filo che attraversava i glutei faceva sognare il suo ragazzo che la guardava sempre con un moto di meraviglia. Subito sintromise nel discorso dei due ragazzi: - dai cosa ci inventiamo, mi sto annoiando raga! Emerse anche Fabio dalle acque azzurre e placide, con gli occhialetti sulla fronte e laria tronfia dorgoglio. In effetti, dalla fiocina penzolavano diversi polipi belli grandi. Lara, gli corse incontro - amore, hai mantenuto la promessa. Li facciamo ad insalata eh! Lo informarono dei loro discorsi. Pino in particolare era molto eccitato,

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- ascolta Fa, Domenico dice che un paio di chilometri pi avanti, verso il faro, c un tratto di costa selvaggia e abbandonata, spostiamo li il campo, prima che arrivano i turisti -. Anche Lara si trov daccordo; - partiamo domani allalba, cos potremo lavorare col fresco. Abbiamo tutto? Gianni frug nel suo zaino, e una roncola fece capolino. - e ch problema c? Chiese Domenico, lunico del posto e si notava, dalla carnagione scura, capelli ricci e neri, media statura occhi grigiomare e il naso aquilino. E continu - andiamo a casa mia e prendiamo quello che ci serve -. Pino era daltro avviso; - Noo, cos ci roviniamo tutto il divertimento, ci arrangeremo con quel poco che abbiamo, come dei veri selvaggi-. Ci fu un silenzio imbarazzante, soprattutto per Domenico, che parlava poco e li assecondava in tutte le loro richieste. Nessuno in paese vantava degli amici come i suoi e ne era molto fiero. Ci pens Olga a rimettere equilibrio, da sempre pi generosa degli altri con lamico, - lascialo fare Pino, io non ho voglia di sradicare cespugli con le mani, faccio lestetista non dimenticarlo. Mettiamo ai voti la decisione. Si riunirono tutti, anche Tamara, sorella di Gianni a cui Domenico faceva il filo. Domenico Vinse la proposta di andare a prendere gli attrezzi. Trov sua madre nellorto, intenta a preparar loro una cassetta di ortaggi freschi e pane, vino, salumi fatti in casa. Era andato con la sua ragazza, mano nella mano, lei lo attese al limite del campo, per non tingersi le gambe con il verde dei pomodori. Disse alla madre con dei modi gentili, quasi da bimbo: - senti mamma, io e gli amici andiamo ad accamparci nella macchia, vicino al faro. Avverti pap che se vede fuoco stesse tranquillo. Capito?Aveva capito, suo marito era il capo dei guarda fuoco gestiti dal comune. - state attenti! Gli url dietro, facendosi schermo con la mano per proteggere dai raggi del sole gli occhi tali a quelli del figlio, sul volto ancora piacente nonostante il duro lavoro nei campi; ma il tono della voce era bonario e accondiscendente. Era il loro unico figlio, stravedevano per lui, e mai lo avrebbero contraddetto. Durante il viaggio di ritorno, con la macchina carica di attrezzi e pomodori la ragazza gli chiese arcigna: - perch lo hai detto a tua madre? 18

Il ragazzo arross leggermente,

e disse chinando il capo, evitando di guardarla negli

occhi: - vietato intromettersi nella macchia, di questi periodi, per il pericolo dincendiLa voce di Tamara si fece dura; - quello che hai fatto non far piacere agli altri quando lo sapranno e noi non glie lo diciamo Ribatt Domenico con fare scherzoso. Dandole un leggero bacio sulla guancia che lei subito respinse. Era proprio arrabbiata. I due giovani filavano ma non erano proprio una coppia, e lei da un po di tempo, aveva messo gli occhi addosso a Fabio e iniziava a cercare una scusa per allontanare Domenico che reputava ancora troppo giovane e ingenuo. Cos appena giunti al campo e scaricata la macchina e messi al sicuro ortaggi provviste e attrezzi spiffer tutto agli amici. Il pi duro di tutti fu Pino, - Ci hai proprio deluso Dom! Se hai bisogno di essere protetto da mamm, hai sbagliato compagnia, noi siamo qui per divertirci, senza genitori fra i piedi. Domenico si guard attorno con aria smarrita, e farfugli quasi balbettando: - Ma io lho fatto per evitare che vengono i forestali se vedono fuochi nella pineta.Tutto inutile, anche Fabio e le ragazze sbuffavano scontenti - Puzzi ancora di latte, vai da mammina Tamara diede il colpo di grazia: - Mi hai proprio deluso, vattene via, non ti voglio pi vedere! -

Al ch mesto, mesto con le orecchie basse

e gli occhi pieni di lacrime si allontan,

girovagando sulla spiaggia e nei dintorni nella speranza che Gianni o Pino potevano richiamarlo. Nulla da fare, venne la sera e sorse lalba, e il ragazzo da dietro un pino li osservava smontare il campo e ad avviarsi nella bruma verso il faro, al limitare orientale della baia. Li segu come un cane ferito, tenendosi a debita distanza, quando vide dove avrebbero piantato le tende se ne and finalmente a riposare sotto un grosso arbusto. I sette si trovarono dopo quasi unora di cammino in un ampio spiazzo circondato da cespugli di canne e grosse spine, fra i quali correvano dei piccoli sentieri fino al mare subito sotto gli scogli, senza spiaggia o bagnasciuga, in alcuni punti per era facile il passaggio in acqua, che si faceva subito fonda, azzurra, cristallina. Erano proprio gente di citt e come tali, si limitarono fra sbuffi e scherni a raschiare lerba e qualche arbusto, giusto per poter piazzare le canadesi, ammucchiando la sterpaglia tuttattorno, infine esausti e le mani piene di vescicole doloranti chi and a fare il bagno e chi si mise a dormire allombra delle grosse ombrellifere da pinolo.

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Verso sera Fabio super se stesso, arpionando col fucile diversi cefali, e un sarago grosso cos. Fecero tutto alla brace, mangiando e bevendo allegramente, a grandi sorsate il vino gentilmente offerto con gli ortaggi dalla madre di Domenico il giorno prima. Solo Olga aveva qualche scrupolo; - Non avremo esagerato con Domenico? Macch ribatte Pino - meglio cos, un fifone e poi non lo sopporto, solo perch ci ha ospitato a casa sua, non significa che pu fare come gli pare mi sembra giusto ribatt lei poco convinta. Si era fatto tardi, la ragazza di Fabio russava, gi nella tenda ubriaca fradicia. Tamara si dava da fare con Fabio anche lui alticcio e ben disponibile alle novit. Gianni e Sabrina erano chiusi nella tenda e non si sentiva nessun rumore. Domenico era sul punto di andar via, stanco deluso, solo che per un attimo la figura nuda di Tamara si stagli al chiaro di luna, cavalcioni a Fabio si dimenava, urlando alla notte tutto il suo piacere. Qualcosa cedette nella testa del ragazzo e inizi a martellarsi le tempie coi pugni, attraversando di corsa il tratto di macchia che lo separava dalla statale; parti come un razzo nella notte, a bordo della sua vecchia Ford fiesta. Pino e Olga, sul tardi, crollarono collassati dallultimo amplesso dai movimenti disarmonici e impastati dallalcool. A notte fonda, quando anche le ultime braci erano ormai spente, unombra furtiva entr nel campo, e prese a girare in tondo, e a passare varie volte fra le tende ormai tutte chiuse dallinterno e nellaria inizi greve a farsi sentire lodore pungente della benzina. Lesile figura si distinse un attimo al riflesso latteo della luna nel mare, giusto il tempo di forare con un chiodo il fondo della tanica di plastica e si allontan nella notte. Il piccolo rivolo lo seguiva colando ininterrotto dal recipiente. Stimata la distanza di sicurezza si gir e gett la tanica ormai vuota nellerba alta, e si accese una sigaretta facendo cadere il cerino sullerba scintillante al riverbero della fiammella. Domenico gett via la camicia e in costume corse verso il mare lungo il sentiero fra le fiamme divampate rapide, alimentate da un lieve venticello proveniente dai vicini monti, in modo da bruciacchiarsi i capelli e anche un piede. Al sicuro nelle acque della baia, stette in attesa dei soccorsi, e fra le urla dalcune povere torce umane che si dimenavano fra le fiamme, distingueva pure il lontano miagolio delle sirene dei pompieri e del pap. E pens; - Qui amici miei, il C.S.I. Miami non esiste - .

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La tela del ragno

Fabio e Luana erano sposi da poche settimane. Tornati dal viaggio di nozze a Parigi, gentilmente offerto dai nonni di lei; poich i genitori della ragazza si erano tirati indietro reclinando qualunque tipo di responsabilit per la scelta cretina della loro figlia, di sposare uno scansafatiche squattrinato e senza una valida istruzione. La casetta ove abitavano invece era lunica cosa che rimaneva al giovane sposo dei suoi genitori morti in malo modo sotto ad un autoarticolato di ritorno dal lavoro sullautostrada un giorno nevoso di quattro anni prima. Fabio si mordicchiava nervosamente le unghie, e lei era girata di spalle, verso la finestra e guardava con ostinazione calcolata fuori nel cortile, pieno derbacce e cespugli disordinati di roselline rampicanti dai fiori ormai secchi, attraverso le tendine gialle a fiorellini bianchi. Ancora in pigiama, ostentava indifferenza, cercando invano di rimandare indietro una lacrima traditrice. Non voleva essere vista piangere, non per quello che aveva da dirgli: - sei proprio uno sciocco Fabio! Perch non vuoi trovarti un lavoro stabile? Come credi che faremo a portare avanti questa casa? Con i quattrocento euro che guadagno io o quelli che mia madre mi passa di nascosto da pap? - s era proprio furibonda. Fabio sospir, al limite della pazienza;

- Senti Luana, ne abbiamo gi parlato, non intendo lasciarmi sfruttare da Scolletti o da qualunque altra sanguisuga. Non se ne parla proprio, fino, quando non trovo quello che dico io ci arrangeremo -. La giovane sposa si decise finalmente a guardarlo, col volto rigato dalle lacrime e le labbra scosse da fremiti di rabbia, - allora dimmi perch di tutto questo, la casa, il matrimonio, le rate del fottuto stereo- non la lasci terminare, corse via inviperito, sbattendosi la porta alle spalle. Percorse il viale alberato in fretta, e raggiunse ben presto la statale, a piedi lungo la riga gialla verso la periferia. Le mani in tasca e lonnipresente borsello a tracolla che gli rimbalzava sulle natiche, a ogni passo, nei jeans stretti e logori dallusura. A poca distanza dallabitato, sui lati della strada statale sette cerano degli ampi spazi verdi in gran parte coltivati con semine di grano, segale e orzo. Un sentiero portava fra un campo di grano ancora verdeoro e una piantagione sconfinata di gialli fiori di rapa a una collinetta, specie di promontorio alberato da un paio di conifere marittime dal caratteristico ombrello piatto in cima e alberelli di acacia a formare un gradevole boschetto frammisto a biancospini e larghi ginestri in piena fioritura, qui e l degli alchechengi dalle grosse bacche rosso scarlatto vagamente simili al frutto della passione. Proprio verso il centro, fra una ginestra e un basso ramo secco di unacacia, un 21

ragno Epeira diademata la faceva da padrone col suo dorso crociato su e gi per lenorme tela. Fabio entr nella radura sfinito, svuotato dogni energia, stremato fin nelle ossa, con ancora le parole della moglie che riecheggiavano simili a tuoni nel cervello, fin in profondit, fra le pieghe dellanima, << trovati un lavoro! >> Senza rendersene realmente conto aveva corso nellultimo tratto, che lo separava dallunico posto al mondo ove trovare pace. A ogni respiro percepiva gli odori, i profumi del posto, lerba umida, gli arbusti in fiore, una veloce e fugace occhiata tuttattorno lo calm. Era tutto in ordine, l la lattea ragnatela dai riflessi scintillanti di rugiada, testimoniava che il suo amico a sei zampe era ancora in salute. - altro che lavorare mormor a fil di labbra, quasi in un sussurro per evitare di disturbare la quiete del posto. nessuno pu privarmi di queste gioie, dellarte di questo piccolo essere infaticabile. - Il suolo erboso, piacevolmente soffice, per le recenti piogge lo accolse ristoratore nella gi avanzata calura di maggio. che arte, e che maestria andava ripetendosi vagheggiando nella fantasia, mentre lo sguardo sognante si perdeva nei movimenti veloci del crociato sulla tela intento nella riparazione dei settori danneggiati dal vento e dalle prede. Eccolo l a rinforzare un tirante. Sentiva in cuor suo di invidiare quella creaturina cos astuta e meticolosa, non perdeva certo il suo tempo in fatiche inutili lui.

Sarebbe stato tutto il giorno ad ammirare i riflessi del sole sui fili dargento. Infine gust lo spettacolo dellignara mosca che rimase intrappolata nelle terribili maglie della magica rete, e la terribile fine che ne segu, mentre laracnide si portava dietro nel nido al sicuro al centro della sua terribile corazzata lennesima vittima racchiusa nel bozzolo predigerita dal suo letale veleno. Si era proprio ammaliato dalla bellezza della natura. Non amava molto luomo, e detestava come molti giovani lorganizzazione della societ. Lui aveva, per un motivo in pi per rifiutare una vita come glie la prospettava sua moglie; il ricordo dei genitori morti sul colpo mentre esausti tornavano a casa da una fiera regionale, col loro furgoncino carico di casalinghi e ancor di pi come amava dire il suo pap, quando parlava con orgoglio del suo lavoro. Letteralmente schiacciati dal rimorchio in volo di un tir che si stava capovolgendo, lo tormentava ancora, giorno e notte, senza tregua. Per non parlare poi dello stabilimento di tostapane ove aveva lavorato alla catena di montaggio, a provare una resistenza dietro laltra, ininterrottamente per otto ore tutti i giorni, secondo i turni, di notte, il pomeriggio. Quando gli andava bene, il capo reparto lo spostava a accatastare i tostapane confezionati sui bancali, pronti a partire per i rivenditori di tutta Italia. - E pensare che ci sono andato pure a scuola, cinque anni allistituto tecnico 22

mormor dun tratto, ripensando al diploma di perito elettronico e tutto perch a suo padre era sempre piaciuto trafficare con lelettronica e la casa era sempre piena di apparecchi rotti e mai completamente funzionanti. Una coppia di passeri ciarloni, stavano nidificando proprio sopra la sua testa, in una palla di vischio su un alto ramo frondoso della giovane quercia alla quale era appoggiato. Basto questo per fargli dimenticare i tostapane. Sent in cuore stritolarsi come in una morsa ripensando alla sua sposa, a come laveva trattata. Amava molta Luana, solo che lei non riusciva a capirlo, e le lacrime di quella mattina lo dimostravano. Il passerotto maschio, incurante della sua presenza, tutto impettito saltellava nellerba, imbecc al volo un grillo e subito risal fra i rami, porgendo la preda alla sua compagna. Quella scena sintrufol nei suoi pensieri e fecce breccia nello scudo di difesa, come un giavellotto scagliato da mano esperta e una sola parola inizi a rimbombargli nel cervello - egoista! Egoista.Luana si era vestita con calma, dopo una doccia liberatrice, come sempre aveva perdonato il comportamento del suo giovane uomo. Proveniva da una famiglia numerosa, sei sorelle e un fratello ancora alle medie. Se voleva mangiare doveva sbrigarsi in fretta a prender posto a tavola, la domenica o quando erano tutti a casa.

- Povero Fabio pens divertita, al ricordo di quante volte era rimasto senza il secondo, con quellaria sognante - s a casa mia dovevi vivere per imparare qualcosa. Altro che frinir di cicale -. Non lo avrebbe mai ammesso, ma di nascosto aveva letto tutti gli scritti del suo compagno. Non sapeva decifrare bene fra il senso di tenerezza e pena che le torturava il petto nel veder Fabio ridotto a quello straccio duomo, che fuggiva la realt vagheggiando leroismo puro del genere animale, non riuscendo a decifrarne il messaggio per niente romantico delle leggi della sopravvivenza. Gi se lo vedeva da li a qualche anno, a trascinarsi per le strade come un barbone, a elemosinare un po di compagnia in qualche sudicio bar raccontando frottole a qualche avvinazzato. Istintivamente acceler premendo sul pedale, della piccola utilitaria. Se voleva aiutarlo, il suo Fabio, doveva fare in fretta a trovargli un lavoro. - nei giorni di lavoro in fabbrica, si era sentito derubato della sua vita, interamente sacrificata secondo lui a permettere a un sistema cannibale di nutrirsi del sangue degli innocenti. Solo che ora un barlume s affacciava tra le convinzioni radicate nellavversione per un lavoro che non lo aveva per nulla gratificato. Lo sguardo correva veloce dalla coppia di uccelli al ragno indaffarato a gustarsi la preda appena catturata. Mise mano al borsello che aveva sempre dietro, e ne tir fuori delle schede bianche e una biro. 23

Freneticamente inizi a scrivere dei pensieri,balenanti, come raggi di luci dalle nuvole, tutta la vita del ragno ruota attorno alla sua tela, senza un attimo di distrazione, nellattesa come nella velocit con cui immobilizza le sue prede, con molta pazienza e indicibile sforzo egli non labbandona mai, anche quando il vento o qualche grosso animale glie la distruggono, in breve la ricostruisce. Cos gli uccelli, e qualunque altro animale, tutto il giorno razzolano, scavano, fiutano, si appostano, diventando a volte uno cibo per un altro, e tutto questo accade nella pi totale armonia di gesti e intenti. Naturale nacque una considerazione; - Io non ho bisogno di consumare lesistenza a ricucire gli strappi nella mia tela, posso fare anche unaltra cosa. Posso mettermi alla prova!

Qualche momento dopo era per strada,sulla via del ritorno, come se qualcuno gli aveva tolto il velo,e ora vedeva tutto pi chiaro. Leggeva e rileggeva le schede scritte e cercava di riordinarle, camminando a testa bassa, lungo la provinciale, che quasi assorto come era, and a sbattere alla grossa auto ferma e un uomo alto e benvestito di quella categoria che tanto aveva detestato gli mosse qualche passo incontro tutto concitato: - per cortesia, pu aiutarmi a sostituire la ruota, purtroppo ho forato e vado molto di fretta. Ho un appuntamento importante e non posso proprio sporcarmi. concluse in fretta, quasi a scusarsi vedendo lo sguardo divertito di Fabio, che gi il giorno prima lo avrebbe mandato volentieri al diavolo, ma ora era diverso. per cos poco, dove sono gli attrezzi? fece per riporre i fogli nella tracolla, ma gli caddero a terra, cos lautista si chin velocemente a raccoglierli, prima che una folata di vento causata dal veloce passaggio di una vettura li sparpagliasse sulla strada. Fabio intanto stava riponendo la ruota sgonfia nel bagagliaio, con il cric. Non cera voluto poi molto a sostituirla. E aveva anche lasciato che il viandante leggesse i suoi scritti. Questo lo riempiva sempre un po di orgoglio. mi piace quello che ha scritto concluse questi. ne ha degli altri oppure lo fa solo per passatempo? ne ho due scatole di scarpe piene. Perch le interessa? laltro sorrise rassicurante ha

talento, ho riconosciuto subito lartista che in lei. Sar un onore per me leggere ci che a scritto, e magari tirarci fuori un bel libro. cos dicendo estrasse il portafoglio e gli mise in mano un biglietto da visita e una banconota da cento. mi scusi, come ho gi detto vado di fretta. La ringrazio infinitamente, lei oggi mi ha proprio salvato. Mi raccomando, ci conto di rivederla al pi presto. non gli diede tempo di ribattere, che gi lautomobile era sfrecciata via. Silvio Bertuelli Editore recitava il bigliettino da visita. Sorridendo ripose con cura i soldi nel portafoglio vuoto, e si diresse verso un vicino negozio di fiori voleva farsi perdonare dalla sua sposa. 24

La trov sulla porta di casa, che stava ruotando la chiave nella toppa, in mano reggeva una scatola di pizza. Le tolse tutto di mano, compresa la borsetta e le diede il mazzo fiori stampandole un grosso bacio schioccante: -sapessi cosa mi successo questa mattina me lo dirai mangiando, grazie dei fiori, sono bellissimi. Scusa ma sai che devo andare al lavoro.- era fatta cos, veloce e concisa sono andata a parlare con Tonio, il sindacalista gli espose mentre addentava un trancio di margherita mi ha dato dei fogli da compilare, cos potrai andare a lavorare con lui - il tono era sereno ma non ammetteva repliche o un no come risposta. Fabio le porse il biglietto da visita: quando si dice il caso, aveva una gomma a terra, glie la cambio e lui mi da questo, perch mi sono caduti a terra i miei foglietti e cento euro per il disturbo. A detto che vuole scrivere un libro con i miei foglietti. Che ha visto lartista in me e via dicendo . fece una pausa, fin la sua pizza e apr una birra in cucina. La voce di lei lo raggiunse, e percep subito la nota di gioia in quelle parole;

- sono davvero contenta amore mio, anche io sono convinta che sei un artista. le porse il boccale con la birra fresca, e si guardarono negli occhi, giovani e belli, carichi di sogni e tante promesse. Infine si abbracciarono in silenzio, finalmente consci che lincubo era finito. Luana fra le irrefrenabili lacrime di gioia, disse in un sussurro, quasi spaventata dalle sue stesse parole: - lo sapevo che ci saresti riuscito a venirne fuori gi fece eco lui, asciugandole le gote bagnate con fare delicato Grazie alla tua insistenza, e a un paio di amici li nella radura. Fuori dalla finestra, dietro le tendine gialle un passerotto becchettava sul davanzale e la sua compagna stava nidificando sotto una tegola del garage, e un bel crociato color ruggine aveva appena iniziato a tesser la tela fra le rose di lontano si sentiva forte leco delle ruspe e impietoso lurlo duna motosega provenire dalla statale sette.

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LA DONNA DAI CAPELLI DORO

Un lampo argenteo travers il cielo notturno, simile al balenare di una falena. Il barbone si distrasse un attimo con locchio rapito dal guizzo luminoso e torn subito a, rovistare fra i bidoni della spazzatura del ristorante cinese allangolo fra la N9 th e winter St a Levintown, NJ. Unico avventore quella notte, non cera da spartire neanche con i gatti randagi, il suo bottino. Qualcosa simile al tuono lo fece sobbalzare; nei dintorni vide diverse luci accendersi nelle basse costruzioni unifamiliari. Una voce inve nella notte fonda: << maledetti spaziali, voglio dormire! >> Lo spazioporto era proprio li, a due passi nella vicina Trenton, un miglio quadrato di cemento e asfalto, sorto al posto del vecchio stadio locale. Le piste erano quasi tutte sgombre, tranne un paio dincrociatori di seconda classe provenienti dai pozzi minerari di venere, neri scafi simili ad enormi sigari. Laereauto degli sbirri attravers a sirene spiegate le piste volando bassa, diretta verso il cargo appena atterrato. Era diversa dalle solite astronavi; profilo liquido, studiato con estrema cura e ispirato alle forme dacqua della venerata Architetto dinizio ventunesimo secolo Zaha Hadid. non molto grande, appena un po pi lunga della mitica Arca di No; con tre livelli. Stive, motori, comando. longilinea, piuttosto bombata al centro ove da una paratia allaltra distava circa trenta metri. Sulla fiancata di prua, solo su un lato spiccava la scritta in lettere vermiglie su sfondo cromato Venus, e sotto in piccolo: oro & gemme. Stava ad indicare la professione del proprietario, esperto ricercatore del settore preziosi. Lastronave, un superbo esempio della tecnologia cibernetica; una delle poche in circolazione capace di viaggiare ad ultraluce, e quasi a tempo zero, copriva distanze intergalattiche in pochi giorni standard terrestri. Tutto a bordo era governato da un complicato computer, e da Alan Slater, unico membro dellequipaggio, anchesso un singolare individuo. Scaltro e senza scrupoli, in affari, sensibile e onesto nella vita nel pensare a se, lultimo dei romantici amava definirsi. Dal fondo dello scafo comparve una ripida e corta rampa mobile, che si abbass con un sibilo di gas compressi e linconfondibile tanfo dellatmosfera interna, la cui zaffata calda e viziata fece compiere un passo indietro allo sbirro in divisa con i gradi di maggiore. Nellaria si form una nuvoletta di vapor acqueo, (effetto dei dieci gradi di differenza fra le due atmosfere) che copr simile ad un velo pietoso lessere informe dellumanoide comparso sulla passerella. Il maggiore url: 26

<< Slater non maltratti il prigioniero! >> Troppo tardi, il mezzo uomo ruzzol, Spinto da un calcione gi per la ruvida stuoia fin sul lurido asfalto. Una voce alta e squillante, che non ammetteva repliche ribatt urlando: << attenti alla testa! >> Fecero appena in tempo a scansarsi che dal portello sfrecci ununit da sbarco individuale e si allontan nella notte. Il portello si autorichiuse, e una voce metallica, enunci delle parole davvertimento: << decollate da qui, dieci secondi allinserimento dello storditore automatico modulare, ogni bersaglio entro il limite del boccaporto sar messo fuori combattimento >>. Lufficiale abbai verso i suoi uomini che di corsa prelevarono il prigioniero e lo sbatterono senza tanti complimenti sul sedile posteriore dellauto. Uno di loro imprec: << puzzi come un maiale!>> e svanirono nella notte fredda. Il comandante Alan Slater, da quattro settimane nello spazio scuro di Plutone a dar la caccia al mezzo uomo e mezzo cinghiale, fuggito alla nave scuola addetta al loro addestramento come fiutatori dei rarissimi tartufi marziani; specie di gemme lattee molto richieste come gioielli di finissima fattura. Il cinghialom era solo uno dei portenti dellingegneria genetica; un po restio ad ubbidire e necessitava di un lungo addestramento. Non parlavano, intelligenti abbastanza da pilotare una navetta, anche meglio di un qualunque operaio delle colonie. Era circa mezzogiorno, quando lunit da sbarco del comandante Slater volteggi nellaria un paio di volte e plan in una radura erbosa, sulla sponda orientale del Lake Cuschetunk. andando a posarsi sotto lombra di una grande quercia, al limite del fitto bosco, vicino la riva ghiaiosa delle placide acque. Scese e and a posizionarsi al centro dello spiazzo erboso, e con lindice puntato a terra disse: << Qui >> landroide gli arrivava al ginocchio, bipede, testa tonda molto schiacciata ai poli e sul meridiano centrale molte spie lampeggiavano ammiccando. Slater disse: << kit da campo numero uno, barbecue, bistecche vegetali, pane di segale, e Cir ghiacciato in caraffa di cristallo tartufato marziano. >> Allinizio sembrava la proiezione tridimensionale di una tenda da campeggio e tutto il necessario per il pic-nic, finch laria tuttintorno divenne lattiginosa e parve cagliare. Qualche attimo dopo lo spaziale stava straiato nella comoda sdraio a sorseggiare il vino da una ricca coppa in tartufo giallo intarsiata a motivi cachemire. La carne sfrigolava sulla 27

brace, e il profumo avrebbe ingannato anche il miglior estimatore della vecchia fiorentina; per sicurezza tuttintorno, un campo denergia antintruso si spingeva per una ventina di metri nel lago, per non essere disturbato. Al contrario dei suoi colleghi che passavano il tempo libero nei bar e bordelli di tutto il pianeta, lui preferiva stare almeno i primi giorni allaria aperta. Finito di sorseggiare il vino si alz per fare due passi e sgranchirsi le gambe, camminando nellerba umida, era alto e dal fisico asciutto atletico, la pelle del viso leggermente scura, bruciacchiata dalle radiazioni lambda di mille soli ove risaltavano gli occhi chiari, verdi di sua madre. Non si accorse dellombra furtiva alle sue spalle, passare accanto alla griglia e scomparire fulmineamente nel boschetto, tra fitti cespugli di salice e piccole querce. Il mistero sinfittiva, il segnalatore non aveva registrato alcuna forma di vita superiore al topo, eppure era sparito il pranzo, rubato sotto il naso. Improvviso, uno ondeggiare fra i cespugli e un urlo inconfondibile, lo rassicur; << Hai! >> E poi << Xstrbpii >> Lo spaziale non aveva mai udito quella lingua, anche se era sicuro che si trattava di una donna. Raccolse un sasso da terra e lo tir nei cespugli urlando: <<Ti ho scoperta, vieni fuori! >> Una donna, bellissima, sbuc dai cespugli, nuda, con i seni piccoli e ben fatti, un corpo scultoreo color miele, senza pudore sincammin verso di lui che con la bocca aperta per la sorpresa non pot fare a meno di guardare incantato lelegante incedere sulle punte dei piedi sul terreno ghiaioso per non ferirsi. I capelli, sembravano doro. Riavutosi dalla sorpresa, fece qualche passo nella sua direzione, tenendo un plaid in mano e porgendoglielo con cautela disse: << da dove sbuchi? Avrei potuto ucciderti sai >> E con fare amichevole diede qualche pacca con la mano alla corta fondina che portava alla cintura. La donna gli sforn un timido sorriso e lo lasci di stucco per la seconda volta; << balfgt arfugkol >> fu il suo dire. Non era certo stupido, e si rivolse allandroide: <<identificazione idioma, analisi spettrografica del DNA. Traduzione simultanea >> Quindi torn a rivolgersi alla donna che nel frattempo si era avvolta nella coperta, indicando se stesso con la mano 28

<< mi chiamo Alan, e tu? >> Fece indicandola col dito << scorfxx sul ulg bug >> Fu la risposta e giunse forte e chiara la traduzione dellandroide. << Mi chiamo zx127a, piacere Alan >>. In breve lautoma simpadron della lingua della donna, grazie alle sue capacit semitelepatiche, che lo mettevano direttamente in contatto con il centro di sviluppo della parola, nella mente. Da l a poco altre due bistecche presero il volo, e lo spaziale dovette accontentarsi du un uovo fritto e una fetta di pane nero mezzo bruciato che lei aveva schifato. Piluccando chicchi di melograno pensava a un nome da darle, alla fine si decise, <<ti ho trovata nuda nellerba, ti chiamer Terry >> << Bello Terry, al mio mondo macchina cattiva ci chiama con numero >>. Luomo moriva dalla voglia di chiederle da dove veniva nel sistema solare, ma poich la vedeva traumatizzata decise di attendere che fosse lei stessa a dirglielo. E cera il mistero del segnalatore di vita che non laveva rilevata. deve essere un altro ritrovato dei laboratori criogenetici di luna sette pens, perdendo cos di colpo ogni interesse sessuale per la creatura. Allung una mano e le carezz i capelli prendendone una ciocca fra le dita. erano soffici e caldi al tatto, stranamente metallici. Oro vivo che gli si stava dolcemente attorcigliando al pollice. In cuor suo sentiva di odiare dal profondo dellanima gli ingegneri genetici. La donna sorrideva pi sicura, erano ormai al chiaro di luna e faceva freddo. La accompagn nella tenda, e vedendola molto stanca e provata la lasci riposare, avvolta stretta nel plaid e infilata nel sacco a pelo. Non gli rimase che ordinare allandroide unaltra canadese e loccorrente per la notte. Al mattino Terry, trov nella tenda un completino casual color crema, molto caldo e confortevole. Il profumo di bacon e uova, la attirarono fuori, sotto la quercia secolare, ove luomo si stava servendo un caff nero bollente. Fu un sollievo per lo spaziale vederla vestita. << buongiorno Terry, vedo che il vestito ti va a pennello >> << si grazie perfetto >> Ribatt chinandosi sulla riva del lago, e si aggiust alla meglio i capelli specchiandosi nellacqua cristallina, infine con le mani a coppa raccolse un po del gelido liquido e si sciacqu il viso delicato, dalla pelle color miele e gli occhi chiari, che si fondevano col cielo azzurro. Lui era la a porgerle un asciugamano e una spazzola. 29

<< con questa farai prima >>. << grazie ma va bene cos, ho fame ora. Posso mangiare? >> Proprio un bel tipo. Le chiese a bruciapelo: << da quale laboratorio sei scappata? Da luna sette forse? >> Si trattava di un laboratorio costruito nel cratere Copernico dellomonimo satellite terrestre, ove erano clonate copie da compagnia, per donne e uomini soli, vedovi, proprietari di bordelli e via discorrendo. Lei sorrise con aria timida, facendogli rizzare i peli sulla schiena, e la voce, sembrava di udire le melodiose note di una canzone, quando parlava; << non so cosa sia luna sette, io non sono del tuo mondo, di nessuno dei tuoi mondi. Come lo chiamate? Stella della sera? Vieni ti faccio vedere >> . Lo prese per mano e lo port dietro i cespugli, sul bordo di un piccolo crepaccio, s e no quattro metri di profondit, occupato da uno strano oggetto oblungo che lo riempiva quasi fino al livello del terreno. Lo spaziale si chin sullo strano velivolo pieno di curiosit, sfior il bordo con la mano, era caldo al tatto. Sbirci dentro dal portello aperto, una cuccetta anatomica circondata da uninfinit dapparati elettronici dalle caratteristiche sconosciute. Sembrava una palla da rugby. Si gir a guardarla; << vieni davvero da Sirio? Quanto hai impiegato ad arrivare? >> La risposta lo sconcert: << sette anni, terrestri, circa dieci dei miei, in ibernazione >>. Alan emise un lungo fischio dammirazione; << una bellissima creatura Aliena. Sono venti anni che viaggio nello spazio, e non ho mai incontrato unaltra forma di vita. Come mai il mio rivelatore non ha registrato il tuo impulso vitale, sei forse un cyborg? Ho visto che i tuoi capelli sono metallici. >> << i miei capelli sono doro, come tutti i peli del mio corpo, anche le unghie, guarda >> Cos dicendo le mostr la mano ben fatta e delicata, e continu; << il mio cuore simile al tuo, ma con una differenza sostanziale, non pulsa, in pratica i muscoli che lo compongono non si contraggono, ma si flettono dolcemente, Il risultato un muscolo che si allunga e accorcia continuamente, gonfiandosi e sgonfiandosi prima da un lato e poi dallaltro, senza fare alcun rumore >>. Alan fece qualche passo indietro e prese di nuovo ad ammirarla, incredulo, <<cosa ti a spinta a fare questo viaggio cos lungo e pericoloso?>> lei gli and incontro, assunse unaria sconsolata, quasi spaventata:

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<< al momento della partenza, appartenevo allunica nazione rimasta libera sul pianeta, dopo la decisione di affidare il governo mondiale a 00021, un mega cervello elettronico che doveva governare con giustizia ed equit dopo trenta anni di guerra e invece finimmo per peggiorare le cose, infatti, ridusse in schiavit quasi tutto il pianeta in pochissimo tempo>> << vuoi dire che sei stata mandata a chiedere aiuto? >> << si, voi terrestri siete un popolo di chiacchieroni, da quando avete scoperto le telecomunicazioni, state bombardando luniverso. >> Lo spaziale divenne sospettoso, << allora dobbiamo attenderci qualche visita del vostro cervellone? >> << non credo, troppo occupato a sottomettere il mio popolo.>> <<Ma sono trascorsi sette anni dalla tua partenza, non puoi essere sicura che nel frattempo non ti ha seguita? Devo avvertire il centro spaziale>> lei quasi url: << Non farlo ti scongiuro. Ho appreso dal tuo androide che voi umani siete sempre a caccia di oro e metalli preziosi. Se mi scoprono per me sar la fine. >> La guard incuriosito, chin la testa di lato e disse: << sei strana, come credi di aiutare la tua gente se non vuoi mostrarti alle autorit terrestri?>> << il gran sacerdote di Uno, al consiglio degli anziani mi disse poco prima della partenza: troverai un uomo su Gaia, un solitario delle stelle, sar lui il nostro liberatore. Non ti mostrerai ad altri che a lui. >> Rise forte Alan Slater, facendo volar via delle cinciarelle da un vicino cespuglio: << Aspetta, ho capito, questo Uno che tu nomini forse il tuo Dio? >> Si pieg in due dalle risate, tenendosi la pancia con le mani. Lei si turb nel profondo dellanimo, si sent ferita, al punto di scoppiare in lacrime fuggendo via, lungo la riva del lago. Ci fece rinvenire lo spaziale, che le corse dietro, e la afferr alle spalle, con dolcezza la gir e le deterse le gote luccicanti di strane lacrime simili a succo darancia. << non intendevo offenderti, stavo ridendo per le ultime decisioni del governo mondiale; hanno definitivamente bandito ogni forma di religione, asserendo che solo superstizione e inganno della mente per giustificare il dolore e la paura della morte. >> Terry si rifugi fra le braccia delluomo, e si strinse al suo petto, coperto da una leggera camicia termica, in grado di proteggerlo anche sotto zero. Non pot proprio fare a meno di notare i piccoli capezzoli che gli perforavano il torace, quasi fossero metallo fuso, tanto 31

erano caldi e duri. Le carezz i capelli, e le diede un leggero bacio sulla fronte. La voce melodiosa dellaliena gli echeggi nel cervello. << non tradirmi solitario delle stelle >>. Era simile ad una supplica quella richiesta. Rimase cos per molto tempo, tenendola stretta fra le braccia, ascoltando quel respiro lento, armonioso, che lo cullava, facendolo sognare. Infine le sussurr allorecchio: << benvenuta Terry di Sirio, figlia di Uno del pianeta Loon. Sar il tuo liberatore.. Tu sarai per me la nuova dimora? Lultima casa? >> << sia cos Alan, sarai il mio liberatore, lultimo mio compagno. Ti seguir per sempre >>. Lo spaziale, come un antico guerriero sfoder lindice nodoso e lungo, da pianista e lo punt verso la navetta della siriana; esclamando con aria solenne: << operazione Moon, droide, partiamo a breve! >> Laria sopra il crepaccio parve solidificarsi, e presero forma i contorni del Moon, navetta, ideata a percorrere brevi tragitti allinterno della fascia degli asteroidi, e negli anelli di Saturno per la sua eccezionale manovrabilit e capacit di carico. . Terry osserv meravigliata lapparizione della scialuppa, e non pot fare a meno di chiedere al nuovo compagno: << com possibile questa meraviglia? Chi ubbidisce ai tuoi ordini? >> << nessuno mia cara, il piccolo androide ha incorporato un trasmutatore di energia; simile al teletrasportatore di particelle. >> la successiva domanda fu conseguenza diretta della risposta ricevuta, << come funziona Alan? >> Cerc in qualche modo di spiegarsi, senza entrare in particolari in parte incomprensibili anche per lui; << Diciamo che il droide, teletrasporta dalla nave madre alcune parti della navetta, e ne completa la realizzazione dalla materia circostante, grazie al trasmutatore di energia. In questo modo risparmiamo materiali e peso da trasportare dalla terra allo spazio. >> Erano a bordo della Venus, e precisamente in sala comando, ad accoglierli ci fu il vocione baritonale del computer di bordo : << bentornato solitario, in buona compagnia vedo >>. Cos Alan fece da anfitrione; << Terry ti presento Lattina, il cervellone che mi guida nello spazio >> << e non solo >> Aggiunse sarcastico costui da un audioparlante sul soffitto viola della sala comando; 32

<< d piuttosto vecchio caprone che senza di me non riesci neanche a indossare i calzini >>. Li guard spaventata, e and a rannicchiarsi dietro la poltrona della consolle. Alan si rese conto della gaffe. Singinocchi al suo fianco e la risollev piano, tenendola stretta a se. << Non temere, qui comando io, lui per quanto potente pu solo ubbidire. Gli uomini non si fanno comandare da una macchina, per quanto intelligente >>. Lei si rilass un po e si strinse a sua volta allo spaziale. Lui pens che aveva trascorso sette anni in ibernazione e doveva avere certamente dei desideri impellenti. Cerc di essere uno di quei desideri. Prov a baciarla, sfiorandole appena le labbra carnose. Lei non si tir indietro e vide che aveva gli occhi socchiusi, ritent un po pi deciso e ricord che non aveva chiesto al droide i risultati delle analisi e del DNA il resto della giornata trascorse cos, fra le lenzuola e il droide che preparava cocktail in grossi bicchieri tartufati, bistecche vegetali e gamberetti di scoglio marziano. Ogni tanto lattina si intrometteva; << ho appena visionato i documenti di bordo della navetta di Terry, ci sono i progetti di quel criminale, 00021. Sar un gioco da ragazzi eliminarlo. >> Alan sollev il capo dal cuscino, << ne sei sicuro? >> << Certo, dagli schemi risulta che appena superiore al vecchio Personal Computer. Non c traccia di componenti organici e vitali, per cui non pu essere molto intelligente. >> Lo spaziale emise un sospiro di sollievo, guard la donna che dormiva beata, con la lunga chioma dorata sparsa sul cuscino. << di lei che mi dici? >> Giunse pronta la risposta << se vorrete, potrete procreare sar curioso vedere il legame ferro/oro.>> Era stato bello, a livello fisico non cerano grosse differenze dalle donne umane e il corpo emanava un profumo piacevole, privo di acidi. Il sudore, di colore arancio come le lacrime, gli macchi tutto il letto, e pi tardi una volta asciutto, scopr che le lenzuola erano piene di una sottilissima impalpabile polvere doro. E quegli strani capelli che come li toccava reagivano carezzandolo. Si sentiva al settimo cielo, non pot trattenersi, e le baci un orecchio facendola svegliare; << sai cosa ti dico Terry di Sirio? Ti dico che vale la pena lottare per te >>. Poi url a Lattina: << appronta il decollo ammasso di ferraglia, staremo via per un po!>> e in tutta risposta 33

<< c il Capo in persona che ti vuole parlare, cosa faccio? >> << passalo al videofon >> Un uomo sulla quarantina, apparve nello schermo. Aveva i capelli radi prossimo alla calvizie, la voce era un po rauca, da fumatore; << Salve, Slater, sei in buona compagnia vedo >> Terry a seno nudo si era sollevata sul busto per guardarlo << bada ai fatti tuoi Jim, perch scocci a questora? >> << niente, volevo sapere se gli strumenti della Venus hanno registrato qualcosa la notte scorsa, una meteora o che so io. >> Jim Totter, era il capo dellagenzia per lo spazio e sovente gli passava dei lavori. Intervenne Lattina; << si capo, alle 02,38 ora locale, un meteorite ha attraversato il cielo; ma si disintegrato poco prima dellimpatto. Volete una mail- file con le coordinate? >> Alan fece alluomo un gesto deloquenza, allargando la mano destra. << ah, Jim mi assento per un breve periodo, ho deciso di prendermi una vacanza.>> Laltro guard con desiderio la donna nel letto e disse con una punta dinvidia, << non mi mancherai di certo >>. Lo spaziale, si alz e corse in bagno, appena lasciato libero da Terry; forse avevano esagerato coi gamberetti. infine Terry parl, di uno strano mondo, fatto perlopi doro volatile a livello molecolare, di cui era ricca latmosfera del pianeta Loon, cos come i frutti e le verdure di cui si nutrivano, e anche nella carne abbondava sottoforma di sale minerale. Questo in parte spiegava la massiccia presenza nei capelli e nelle unghie. Anche lo scheletro era composto per il sessanta percento del nobile metallo. E il sangue non faceva eccezione. Il quadro

illustrato dalla donna aliena e la prima sommaria analisi globale del suo corpo fatta dal computer lattina, posero lo spaziale davanti a ben venticinque chili doro puro subito estraibile da quella creatura. Comprese che cera poco da stare allegri, non poteva certo divulgare quella notizia. Il problema non era Terry in se ma ben comprese che quello straordinario mondo dal quale proveniva sarebbe stato in serio pericolo vista la gena umana circolante nello spazio. Cos un lampo nella notte e qualche insulto salutarono la Venus, gi oltre lorizzonte.

Fine

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