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Consiglio Superiore della Magistratura

Nona Commissione - Tirocinio e Formazione Professionale


Incontro di studio sul tema
La prova nel processo civile
Roma, 11-13 giugno 2012
Casistica giurisprudenziale in tema di formazione
e valutazione della prova:
simulazione negoziale
e prova del negozio dissimulato.
Gruppo di lavoro coordinato
da Giuseppe De Gregorio
(Giudice del Tribunale di Palermo)
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
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Sommario:
1 - Premessa: note sulla simulazione in generale.
2 - Questioni processuali: cenni e casistica.
3 - Le prove, e la prova della simulazione.
4 - Altri casi: simulazione relativa e contratti traslativi.
5 - La simulazione relativa parziale (compravendita, locazione).
6 - Simulazione e problematiche in tema di successioni.
7 - La tutela dei terzi, dei creditori e del fallimento.
8 - Linterposizione fittizia.
1 - Premessa: note sulla simulazione in generale.
La simulazione
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il fenomeno dellapparenza contrattuale creata intenzionalmente, che si
ha quando le parti stipulano un contratto con lintesa che esso non corrisponda pienamente alla
realt del loro rapporto (simulazione cd. relativa), ovvero in realt non intendono costituire
alcun rapporto contrattuale (simulazione cd. assoluta). La simulazione relativa pu interessare
uno o pi aspetti del contenuto del contratto, ovvero riguardare i soggetti (cd. interposizione
fittizia).
Elementi principali sono lapparenza contrattuale e laccordo simulatorio. Il codice civile
del 1942 si occupa di disciplinare gli effetti della simulazione, differenziando tra quanto rileva
per le parti del contratto, e quanto attiene le conseguenze per i terzi.
Per i primi, vale il principio che il contratto simulato senza effetto tra le parti; quindi
trattasi di ipotesi di (secondo lopzione interpretativa dellart. 1414 c.c. maggiormente seguita
risultando ormai sostanzialmente superata la indicazione in termini di nullit
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, di cui ad esempio
trovasi traccia in Cassazione civile 23 ottobre 1991 n. 11215 -) inefficacia, in quanto la
simulazione non integra una irregolarit del contratto (violazione di norme imperative,
impossibilit delloggetto, etc.). In altri termini, il contratto simulato inefficace perch questa
la sostanziale volont dei contraenti, nel senso della sua inidoneit a produrre effetti fra le
parti, senza che ci implichi alcuna incompletezza o invalidit della fattispecie posta in essere,
la quale rileva, invece, per i terzi e produce effetti, nei termini specificati dallo stesso

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Questa parte introduttiva riprende C.M. Bianca Diritto Civile, vol. 3, Milano 1987.
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Che si fonda sul disposto di cui allart. 1418 II co. c.c., per cui non c valido contratto senza volont delle parti:
cfr. F. Galgano, in Commentario del codice civile Scialoja-Branca, Milano 1998.
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legislatore
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. Ma a questo aspetto se ne accompagna un altro: lordinamento e non per la
volont dei contraenti impone linopponibilit della simulazione a chi possa riceverne
nocumenti.
Come detto, la mancanza di efficacia dipende dalla volont delle parti: sono queste a
stabilire che il contratto non deve avere effetti, ovvero che deve avere effetti diversi da quelli
apparenti (a meno che le stesse parti non intendano attribuire efficacia al contratto simulato
mediante la revoca dellaccordo simulatorio).
In genere le parti creano tale apparenza negoziale - non corrispondente al reale - col
proposito di eludere diritti o aspettative di terzi. Lintento fraudolento non tuttavia elemento
necessario della simulazione: il codice civile infatti si sofferma sulla tutela dei terzi, sia di quelli
pregiudicati dal contratto simulato sia di quelli che confidano sulla seriet di tale contratto, nei
termini che seguono
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. 1) Ci che simulato non ha effetto tra le parti; tra le parti ha effetto la
situazione realmente voluta (salvi i limiti della prova della simulazione); 2) i terzi pregiudicati
dal contratto simulato possono fare valere la situazione reale; 3) i terzi che hanno confidato in
buona fede nel contratto simulato possono fare valere la situazione apparente.
Regole puntuali sono poi dettate per regolare il conflitto tra diversi terzi, quelli che hanno
confidato nella seriet del contratto e terzi che possano risultare pregiudicati dalla simulazione.
In ordine alla prescrizione dellazione, la distinzione fondamentale non tanto fra
simulazione assoluta e relativa, quanto fra il carattere meramente dichiarativo dellazione, che
induce ad affermarne limprescrittibilit (indipendentemente dalla prospettazione della
domanda di simulazione come assoluta, che importa senzaltro un mero accertamento negativo,
ovvero come relativa) e la natura costitutiva dellazione tendente allaffermazione di un diverso
assetto di rapporti fra le parti rispetto a quello desumibile dal contratto simulato, che sconta
invece la prescrizione decennale, rapportata ai diritti che si intendono affermare in quanto nati
dal negozio dissimulato o pregiudicati da quello simulato. Di seguito, alcuni esempi per meglio
rappresentante quanto sin qui evidenziato.
Quando lazione di simulazione relativa diretta a far emergere il reale mutamento della
realt voluto dalle parti con la stipulazione del negozio simulato, tale azione si prescrive
nell'ordinario termine decennale; quando invece finalizzata ad accertare la nullit tanto del
negozio simulato, quanto di quello dissimulato (per la mancanza dei requisiti di sostanza e di
forma), rilevando l'inesistenza di qualsiasi effetto tra le parti, tale azione non soggetta a

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F. Macario, La simulazione nel negozio giuridico, relazione tenuta in occasione di incontro di studi del C.S.M.,
Roma 2001.
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prescrizione (in particolare, non stata ritenuta soggetta a prescrizione lazione con la quale
lattrice chiede limputazione o il rientro nella massa ereditaria di beni venduti a terzi,
sostenendo che in realt tali compravendite dissimulano una donazione ad un soggetto diverso,
nulla per difetto di forma: cfr. Cassazione civile, 18.8.1997 n. 7682, in Giur. it., 1998, 1342).
Anche lazione di simulazione relativa, come quella di simulazione assoluta,
imprescrittibile, se, anzich tendere ad accertare il negozio dissimulato per farne valere gli
effetti, volta ad accertarne la nullit, come nel caso in cui un legittimario agisca per accertare
lappartenenza al patrimonio ereditario di beni solo apparentemente alienati dal de cuius, ma in
realt donati ad altro legittimario, per interposta persona, con atto nullo per difetto di forma (cfr.
Cass. 7682/1997, gi richiamata).
Si pure sostenuto che lazione di simulazione relativa, in quanto diretta ad accertare la
nullit del negozio simulato, imprescrittibile (al pari dellazione di simulazione assoluta),
potendo il decorso del termine incidere solo indirettamente sulla proponibilit di tale azione, nel
senso che la prescrizione dei diritti che presuppongono lesistenza del negozio dissimulato pu
far venir meno l'interesse all'accertamento della simulazione del negozio apparente (Cassazione
civile 16.1.1997 n. 382, in Foro it., Rep. 1997, voce Simulazione civile, n. 24). E ancora:
lazione di simulazione relativa per interposizione fittizia di persona, in quanto non mira a far
riconoscere gli elementi costitutivi di un negozio diverso da quello voluto, bens a
quell'identificazione del vero contraente celato dallinterposto, che in rapporto di derivazione
immediata dallaccertamento della simulazione, ha carattere dichiarativo e, quindi,
imprescrittibile, al pari della corrispondente eccezione (cfr. Cassazione civile 05.4.1984 n.
2225, in Foro it., Rep. 1984, voce Simulazione civile, n. 8); lazione diretta a far dichiarare la
simulazione soggettiva dellatto costitutivo di spa per interposizione fittizia di persona
imprescrittibile in quanto rivolta a sostituire nella titolarit delle azioni i soggetti reali a quelli
fittizi (cfr. Trib. Napoli, 30-12-1981, in Dir. e giur., 1982, 652).
La simulazione pu avere ad oggetto anche i negozi unilaterali se in quanto sussista
laccordo simulatorio tra lautore del negozio e il destinatario dellatto (art. 1414 c.c.).
Destinatario del negozio colui nella cui sfera si producono gli effetti dellatto. Per destinatario
si pu anche intendere colui al quale latto formalmente indirizzato; se il negozio non ha uno
specifico destinatario i suoi effetti si determinano secondo il suo significato sociale, e lintesa
con un terzo qualsiasi non sufficiente a smentire tale significato. Al partecipe dellintesa pu
tuttavia essere opposto il significato convenuto.

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Ancora C.M. Bianca, op. cit. (precisandosi che dal suo testo tratta ampia parte della presente premessa).
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Alla possibile simulazione di negozi unilaterali fa riscontro la simulazione di contratti
plurilaterali; in tal caso si richiede che laccordo simulatorio intercorra fra tutte le parti. Lintesa
simulatoria, va detto, con alcuni dei compartecipi pu incidere sui loro rapporti reciproci ma
non sul rapporto di partecipazione al gruppo: cos ad es. la costituzione di un rapporto di societ
pu considerarsi fittizia solo se tutte le parti sono daccordo sul significato apparente del
rapporto. Altrimenti, il socio deve considerarsi tale ad ogni effetto, salvo ci che pu essere
convenuto nei rapporti interni con gli autori dellintesa simulatoria.
2 - Questioni processuali : cenni e casistica.
La evoluzione interpretativa giurisprudenziale (nel solco di quella dottrinaria) si mossa
alla ricerca del punto di equilibrio tra apparenza e realt, che si risolve nella scelta fra
linteresse dei contraenti e quello dei terzi e, in ultima analisi, fra giustizia e certezza dei
rapporti giuridici.
E nel tratteggiare questa evoluzione va inserita qualche sintetica notazione anche sui profili
di natura processuale che derivano dalle norme sulla simulazione (artt. 1414/1417 cod. civ.). Si
pensi, ad esempio, al diverso trattamento dellazione di simulazione rispetto a quella per far
accertare la nullit, in relazione alla disciplina della trascrizione ex art. 2652 c.c.
5
. O ancora, in

5
Art. 2652 c.c. Domande riguardanti atti soggetti a trascrizione. Effetti delle relative trascrizioni rispetto ai
terzi.
Si devono trascrivere, qualora si riferiscano ai diritti menzionati nell'art. 2643, le domande giudiziali
indicate dai numeri seguenti, agli effetti per ciascuna di esse previsti:
1) le domande di risoluzione dei contratti e quelle indicate dal secondo comma dell'art. 648 e dall'ultimo comma
dell'art. 793, le domande di rescissione, le domande di revocazione delle donazioni, nonch quelle indicate dall'art.
524.
Le sentenze che accolgono tali domande non pregiudicano i diritti acquistati dai terzi in base a un atto trascritto o
iscritto (2827 2848) anteriormente alla trascrizione della domanda;
2) le domande dirette a ottenere l'esecuzione in forma specifica dell'obbligo a contrarre.
La trascrizione della sentenza che accoglie la domanda prevale sulle trascrizioni e iscrizioni eseguite contro il
convenuto dopo la trascrizione della domanda;
3) le domande dirette a ottenere l'accertamento giudiziale della sottoscrizione di scritture private in cui si contiene
un atto soggetto a trascrizione o a iscrizione.
La trascrizione o l'iscrizione dell'atto contenuto nella scrittura produce effetto dalla data in cui stata trascritta la
domanda;
4) le domande dirette allaccertamento della simulazione di atti soggetti a trascrizione (2690).
La sentenza che accoglie la domanda non pregiudica i diritti acquistati dai terzi di buona fede in base a un atto
trascritto o iscritto (2827, 2848) anteriormente alla trascrizione della domanda;
5) le domande di revoca degli atti soggetti a trascrizione, che siano stati compiuti in pregiudizio dei creditori.
La sentenza che accoglie la domanda non pregiudica i diritti acquistati a titolo oneroso dai terzi di buona fede in
base a un atto trascritto o iscritto anteriormente alla trascrizione della domanda;
6) le domande dirette a far dichiarare la nullit o a far pronunziare l'annullamento di atti soggetti a trascrizione e le
domande dirette a impugnare la validit della trascrizione.
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un caso laffermazione della nullit del negozio affetto da simulazione assoluta aveva
consentito di affermare la rilevabilit dufficio del vizio, nel senso che la simulazione assoluta,
costituendo motivo di nullit del negozio per difetto di causa, era ritenuta rilevabile dufficio ai
sensi dellart. 1421 c.c. (Cassazione civile 14.1.1985 n. 32, in Foro it., Rep. 1985, voce
Simulazione civile, n. 6).
Occorre pure rammentare linterpretazione giurisprudenziale relativa al rapporto tra
dichiarazione di nullit del contratto e principio di corrispondenza tra chiesto e pronunciato: in
tema di simulazione, atteso il principio della corrispondenza tra chiesto e pronunciato, il giudice
non pu ritenere la simulazione se nessuna delle parti ne alleghi lesistenza, incorrendo
altrimenti nella violazione dellart. 112 c.p.c.; tale principio deve essere coordinato con gli
ulteriori limiti stabiliti dalla legge processuale, per effetto dei quali la simulazione, che pu
essere fatta valere sia in via di azione che di eccezione, nel primo caso deve essere proposta nel
giudizio di primo grado, a pena dinammissibilit rilevabile anche dufficio, mentre nel secondo
caso pu essere riproposta anche nel giudizio di appello (cfr. Cass. civile 9.6.2006 n. 13459, in
Foro it., Rep. 2002, voce Simulazione civile, n. 3; nello stesso senso: Cass. civile 20.10.2004 n.
20548; Cass. civile 14.1.2003 n. 435).
Con la sanzione di nullit si soliti spiegare il regime della rilevabilit dufficio della
simulazione ma anche dellimprescrittibilit dellazione per farla valere, a parte lovvia
preclusione alla convalida del contratto simulato.

Se la domanda trascritta dopo cinque anni dalla data della trascrizione dellatto impugnato, la sentenza che
laccoglie non pregiudica i diritti acquistati a qualunque titolo dai terzi di buona fede in base a un atto trascritto o
iscritto anteriormente alla domanda. Se per la domanda diretta a far pronunziare lannullamento per una causa
diversa dallincapacit legale, la sentenza che laccoglie non pregiudica i diritti acquistati dai terzi di buona fede in
base a un atto trascritto o iscritto anteriormente alla trascrizione della domanda, anche se questa stata trascritta
prima che siano decorsi cinque anni dalla data della trascrizione dell'atto impugnato, purch in questo caso i terzi
abbiano acquistato a titolo oneroso;
7) le domande con le quali si contesta il fondamento di un acquisto a causa di morte.
Salvo quanto disposto dal secondo e dal terzo comma dellart. 534, se la trascrizione della domanda eseguita
dopo cinque anni dalla data della trascrizione dell'acquisto, la sentenza che accoglie la domanda non pregiudica i
terzi di buona fede che, in base a un atto trascritto o iscritto anteriormente alla trascrizione della domanda, hanno a
qualunque titolo acquistato diritto da chi appare erede o legatario;
8) le domande di riduzione delle donazioni e delle disposizioni testamentarie per lesione di legittima (554 e
seguenti).
Se la trascrizione eseguita dopo dieci anni dall'apertura della successione, la sentenza che accoglie la domanda
non pregiudica i terzi che hanno acquistato a titolo oneroso diritti in base a un atto trascritto o iscritto
anteriormente alla trascrizione della domanda;
9) le domande di revocazione e quelle di opposizione di terzo contro le sentenze soggette a trascrizione per le
cause previste dai nn. 1, 2, 3 e 6 dell'art. 395 Cod. Proc. Civ. e dal secondo comma dell'art. 404 dello stesso codice.
Se la domanda trascritta dopo cinque anni dalla trascrizione della sentenza impugnata, la sentenza che laccoglie
non pregiudica i diritti acquistati dai terzi di buona fede in base a un atto trascritto o iscritto anteriormente alla
trascrizione della domanda (att. 226 e seguenti).
Alla domanda giudiziale equiparato l'atto notificato con il quale la parte, in presenza di compromesso o
di clausola compromissoria, dichiara all'altra la propria intenzione di promuovere il procedimento arbitrale,
propone la domanda e procede, per quanto le spetta, alla nomina degli arbitri.
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Va ulteriormente evidenziato che, secondo la prevalente giurisprudenza, quando la
simulazione viene fatta valere in via dazione, con domanda principale o riconvenzionale, al
giudizio debbono prendere parte tutte le parti dellaccordo simulatorio e dei rapporti sui quali
esso ha inciso; il litisconsorzio necessario invece non sussiste se la simulazione viene dedotta in
via di eccezione e il relativo accertamento viene sollecitato solo incidenter tantum, al fine di
paralizzare la domanda (cfr. Cassazione civile 17 ottobre 1980 n. 5595, in Foro it, Rep. 1980).
Anche in caso di interposizione fittizia vi necessit che partecipino al giudizio tutti i soggetti
facenti parte dellaccordo simulatorio.
Rimanendo in ambito processuale, e venendo al tema pi specifico, oggetto del presente
lavoro, e cio alla prova della simulazione (o, meglio, del negozio dissimulato), in ordine ai
limiti di tale prova nei rapporti tra le parti va segnalata la non rilevabilit dufficio degli stessi,
operando esclusivamente nellinteresse di parte. In altri termini, detti limiti di prova, non
avendo natura pubblicistica ed essendo diretti esclusivamente alla tutela dellinteresse delle
parti medesime, in caso di loro inosservanza, non sono rilevabili dufficio nel giudizio di
merito, n possono farsi valere, per la prima volta, nel giudizio di legittimit (cfr. Cassazione
civile 18.12.1986, n. 7674, in Foro it., Rep. 1986).
E perci, ad esempio, con riguardo allazione di simulazione di un contratto, che sia
proposta dallerede di un contraente, questi ove agisca quale legittimario per la reintegrazione
della quota di riserva assume la veste di terzo in quanto, pur avendo causa dalla parte che ha
partecipato allaccordo simulatorio fa valere un suo diritto personale; per contro quando abbia
di mira lacquisizione al patrimonio ereditario di un bene che ha formato oggetto di un contratto
simulato, cui ha partecipato il de cuius, soggetto alle limitazioni previste dagli art. 1417 e
2722 c.c., in quanto si vale di un titolo che lo pone nella identica situazione giuridica del suo
dante causa: ma tali limitazioni operano se oggetto di espressa eccezione della controparte.
CASISTICA
> Cassazione civile sez. VI 23 marzo 2011 n. 6703 (Intervento in causa e litisconsorzio -
Giudizio avente ad oggetto azione ex art. 2932 c.c. in relazione a contratto preliminare di
compravendita - Intervento per far valere la simulazione di detto contratto - Ammissibilit
Sussistenza).
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SESTA CIVILE
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
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ha pronunciato la seguente:
ordinanza
avverso la sentenza n. 1298/2009 della CORTE D'APPELLO di VENEZIA del 13.10.08,
depositata il 23/07/2009; udita la relazione della causa, svolta nella Camera di consiglio del
17/12/2010 dal Consigliere Relatore Dott. LUIGI PICCIALLI;

FATTO E DIRITTO
Con sentenza del 13/23.7.09 la Corte d'Appello di Venezia, in riforma della decisione di
primo grado, accoglieva la domanda di accertamento della simulazione assoluta di un
contratto preliminare di compravendita (stipulato con scrittura privata del 7.12.90), proposta
dalla banca in epigrafe indicata, con intervento dai giudici qualificato autonomo, a tutela delle
proprie ragioni di credito nei confronti del P., promittente venditore, nel corso del giudizio ex
art. 2932 c.c. nei confronti del medesimo instaurato dalla T..
Detta sentenza veniva impugnata sia dalla T., sia dal P., con distinti ricorsi, cui resisteva
la banca con rispettivi controricorsi, ciascuno contenente ricorso incidentale di identico
contenuto.
All'esito degli esami preliminari, il consigliere relatore formulava, ai sensi dell'art. 380 bis
c.p.c., proposte di reiezione, in data 21.4 e 28.10. c.c., del primo e del secondo ricorso, per
manifesta infondatezza dei rispettivi motivi, proponendo invece l'accoglimento di quelli
incidentali della banca.
Tali le ragioni della ravvisata infondatezza dei motivi del ricorso T.:
"1) il primo, deducente violazione e falsa applicazione dell'art. 105 c.p.c., per aver
qualificato autonomo e non adesivo dipendente l'intervento, non supera la corretta
argomentazione dei giudici di merito, che hanno evidenziato come la domanda
dell'interventrice, finalizzata alla conservazione della garanzia del proprio credito, gravame
sul bene promesso in vendita con il contratto preliminare (donde la connessione con l'oggetto
della causa principale), fosse diretta alla tutela di un proprio diritto, incompatibile con quello
fatto valere dall'attrice;
2) il secondo, deducente la violazione e falsa applicazione dell'art. 268 c.p.c., comma 2 e
art. 184 c.p.c., per aver dato ingresso alla domanda dell'interveniente, si pone in contrasto,
senza addurre nuovi e convincenti argomenti idonei a comportare un mutamento di indirizzo,
con il principio ormai consolidato nella giurisprudenza di questa Corte, secondo cui
l'interveniente autonomo o litisconsortile, anche nei processi soggetti alle modifiche apportati
dalla L. n. 253 del 1990, non incontrammo alla precisazione delle conclusioni, preclusioni
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quanto alla proponibilit delle proprie istanze di merito, costituenti l'essenza stessa
dell'intervento, pur dovendo accettare, quanto all'attivit istruttoria, il processo nello stato in
cui lo stesso si trova (v., tra le altre, n. 2564/08, 20987/07, 17418/07, 2093/07, 3186/06,
17587/05);
3) il terzo, deducente violazione e falsa applicazione dell'art. 2729 c.c., secondo cui gli
elementi presuntivi ritenuti dalla corte territoriale non risponderebbero ai requisiti della
gravit, precisione e concordanza e non avrebbero tenuto conto che il "patrimonio del P. era
immenso", si risolvono in inammissibili censure di merito avverso il convincente-apparato
argomentativo della decisione impugnata (tra l'altro evidenziante il rapporto, prima di
convivenza, poi coniugale, tra il P. e la T., e la strumentalit del giudizio, instaurato alcuni
mesi prima del fallimento delle imprese del promittente venditore, al fine di dare maggior
credibilit all'operazione negoziale, causa nella quale non vi era stato alcun effettivo contrasto
tra le parti); gli altri profili di censura sono comunque privi del requisito dell'autosufficienza
(nella parte in cui rinviano ad assunte risultanze documentali, senza riportarne il preciso
contenuto);
4) anche per il quarto motivo, deducente violazione e falsa applicazione dell'art. 1417 c.c.,
valgono le considerazioni sopra esposte, risultando le argomentazioni esposte dai giudici di
merito idonee, nel loro complesso, ad evidenziare la mera apparenza dell'operazione negoziale
e processuale dei coniugi P. - T., n essendovi, in linea di principio, incompatibilit tra l'azione
di simulazione e l'intento di salvaguardare le garanzie del credito, che solo nella diversa
ipotesi di effettivit dell'alienazione del bene esige l'esperimento dell'azione revocatoria.
Per il resto il ricorso, limitandosi, ai capi 5) e 6), a richiamare genericamente le eccezioni
svolte gradi di merito, non espone effettive e specifiche censure, riferibili al modulo legale di
cui all'art. 360 c.p.c., ma solo inammissibili deduzioni".
Quanto al ricorso P., le ragioni della ravvisata infondatezza erano le seguenti:
"I primi tre motivi, deducenti omessa motivazione su fatti decisivi e controversi, oltre a
risolversi nella proposta di rivalutazione delle risultanze processuali, inammissibile in sede di
legittimit, a fronte della convincente e logica ricostruzione della vicenda esposta nella
sentenza impugnata, incorrono nel palese difetto di autosufficienza, poich deducono il
mancato esame di assunti elementi di prova, in particolare di alti e documenti, che sarebbero
stati prodotti o che si sarebbe voluto produrre, senza tuttavia riportarne, neppure nei passi
salienti e ritenuti decisivi, il relativo contenuto, cos non consentendo al giudice di legittimit di
apprezzarne la rilevanza e decisivit (v. tra le altre, Cass., n. 7767/07, 18505/06, 14973/06).
Analogamente inammissibile la doglianza contenuta nel quarto motivo, non specificandosi il
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contenuto dei documenti dissequestrati dall'autorit giudiziaria tedesca, che si sarebbe voluto
produrre in termini, istanza peraltro che, come risulta dalla stessa esposizione del motivo, era
stata, tardivamente, formulata soltanto nella comparsa conclusionale in secondo grado.
Il quinto motivo, con il quale si lamenta l'omessa pronunzia sulla richiesta di sospensione
del giudizio civile, "in attesa delle decisioni della magistratura tedesca", manifestamente
infondato alla luce del principio costantemente affermato da questa Corte (v. tra le altre Cass.
6478/05, 21477/04, 14875/04), circa l'indipendenza del processo civile da quello penale (a
maggio ragione in relazione a procedimento penale svoltosi all'estero) e, comunque, ove
riferito ad un procedimento civile, in assenza di alcuna pregiudizialit idonea a comportare la
richiesta di sospensione, le cui condizioni avrebbero dovuto individuarsi nell'attinenza della
causa pregiudicante a questioni costituenti antecedenti logico-giuridici necessari di quelle
devolute al giudice italiano. Quanto alla richiesta di sospensione, in attesa della decisione sul
ricorso che si assume presentato, senza meglio specificarne il contenuto (cos incorrendo
nuovamente nel difetto di autosufficienza), alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, la
stessa,avanzata soltanto nella comparsa conclusionale, era tardiva".
Premesso quanto precede, esaminate le memorie depositate per la T. ed il P. e le deduzioni
difensive esposte in udienza dal difensore della prima, preso atto delle adesive conclusioni del
P.G., riuniti ex art. 335 c.p.c., i ricorsi, il collegio ritiene di far proprie le argomentazioni
esposte dal relatore quanto alla palese infondatezza di tutti i motivi esposti nei ricorsi in
questione, ai quali le rispettive memorie non hanno aggiunto ulteriori convincenti elementi, tali
da indurre a diverse conclusioni.
Per quanto attiene, in particolare, al primo motivo del ricorso T., su cui particolarmente si
insiste nella relativa memoria illustrativa, va ribadita la natura autonoma dell'intervento
proposto dalla banca creditrice e, conseguentemente, dell'ammissibilit (non preclusa dalla
non iniziale fase processuale) della domanda di accertamento della simulazione dalla
medesima proposta, nel solco del costante indirizzo della giurisprudenza di legittimit, secondo
cui al fine della relativa qualificazione sufficiente la circostanza che la domanda
dell'interveniente presenti una connessione o un collegamento con quella di altre parti relativa
allo stesso oggetto sostanziatali da giustificare un simultaneo processo, particolarmente
allorch la tutela del diritto vantato dall'interventore sia incompatibile con quella vantata
dall'una o dall'altra parte (v. Cass. 3748/94, 2160/04, 13667/06).
Nel caso di specie la creditrice, intervenuta al fine di far accertare la simulazione assoluta
del contratto preliminare di compravendita, ha esercitato un'azione dichiarativa della nullit,
come tale consentita a qualunque interessato la cui finalit era costituita dalla rimozione di
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quell'apparenza giuridica costituita dal negozio suddetto, la cui eventuale esecuzione in forma
specifica ex art. 2932 c.c., si sarebbe tradotta della sottrazione di un rilevante cespite del
patrimonio del debitore alle garanzie previste dall'art. 2740 c.c..
Il richiamo alla sentenza Cass. n. 21813/06 (che a sua volta richiama la n. 497/92) non
giova alla tesi sostenuta nel ricorso, non attenendo le citate pronunzie all'esperibilit
dell'azione di nullit per simulazione, bens ad ipotesi in cui il creditore aveva ritenuto di agire
in revocatoria avverso sentenze ex art. 2932 c.c., gi emesse, negandosi l'ammissibilit
dell'azione pauliana ex post, sul rilievo che il creditore avrebbe dovuto proporla intervenendo
nel giudizio di esecuzione in forma specifica; ed, a tal riguardosa qualificazione dell'intervento
che avrebbe dovuto in quella sede essere spiegato, quale adesivo dipendente, anzich autonomo
(comunque non decisiva ai fini della decisione assunta), non risultando sorretta da espressa
motivazione ad hoc, non pu essere considerata alla stregua dell'affermazione di un principio
giurisprudenziale.
Per il resto il collegio si riporta alle argomentazioni contenute nella relazione preliminare,
ribadendo in particolare: a) la natura essenzialmente di fatto della maggior parte delle censure
proposte nei due ricorsi, non evidenzianti omissioni o vizi logici nella complessiva valutazione
e collegamento dei vari elementi indiziari operati dai giudici di merito ed quelli riservata; b) il
difetto di autosufficienza di altre, che non pu essere colmato con le memorie (la cui finalit
solo quella di illustrare e non anche quella di integrare, in caso di insufficienza, i mezzi
d'impugnazione); c) la radicale inammissibilit (per mancanza di specifiche censure riferibili
alle previsioni di cui all'art. 360 c.c.) dei "motivi" n. 5 e 6 del ricorso T., alle cui originarie
carenze del pari, non pu supplire la memoria illustrativa; d) la non provata pregiudizialit
logico-giuridica dei giudizi che si assumono ancora pendenti in Germania tra il P. e la banca
creditrice, anche alla luce della giurisprudenza di questa Corte a Sezioni Unite (sent. n.
9440/04, in cui e stato affermato il principio che anche il creditore eventuale, le cui ragioni di
credito siano oggetto di accertamento in altra sede, abilitato a proporre l'azione revocatoria,
senza attendere l'esito di quel giudizio) e tenuto conto peraltro che, come risulta dalla sentenza
impugnata (pag. 10 p.p.), il credito in questione risultava gi da una sentenza del Tribunale di
Monaco, confermata in grado di appello e dichiarata esecutiva in Italia con decreto in data
19.3.98 della Corte d'Appello di Venezia.
I ricorsi della T. e del P. vanno, conclusivamente, respinti.
Quanto al ricorso incidentale della banca, in difformit dalla proposta del relatore, il
collegio ne deve dichiarare l'inammissibilit.
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
12
Se vero che nella sentenza di secondo grado manca alcuna pronunzia in ordine alla
richiesta di cancellazione della trascrizione della domanda giudiziale ex art. 2932 c.c., deve
tuttavia rilevarsi che tale statuizione era gi stata emessa dal giudice di primo grado, in
conseguenza della reiezione della domanda principale. La decisione di secondo grado, che ha
riformato quella del primo giudice soltanto in punto di accoglimento della, pi radicale, azione
di simulazione assoluta, in luogo di quella revocatoria, ha lasciato ferma la reiezione della
domanda principale di esecuzione in forma specifica del contratto preliminare e,
conseguentemente, la statuizione accessoria relativa alla cancellazione de qua: pertanto la
richiesta di un ulteriore provvedimento in tal senso da parte del giudice di appello e,
conseguentemente, la doglianza della relativa omissione di pronunzia, in questa sede proposta,
difettano di interesse.
Le spese del giudizio, infine, vanno poste a carico di ciascuno dei soccombenti, avuto
riguardo alla duplice costituzione e resistenza della controparte, e liquidate come da
dispositivo.
P.Q.M.
La Corte, riuniti i ricorsi, rigetta quelli proposti da T.G. e da P.R.E., dichiara
inammissibile il ricorso incidentale proposto dalla LfA Fordernbank e condanna, in favore di
quest'ultima, ciascuno dei predetti ricorrenti, al pagamento della somma di Euro 3.200,00, di
cui Euro 200,00 per esborsi.
Cos deciso in Roma, il 17 dicembre 2010.
Depositato in Cancelleria il 23 marzo 2011.
3 - Le prove, e la prova della simulazione.
La prova
6
tradizionalmente considerata come una rappresentazione storica dei fatti
affermati quali accadimenti dalle parti. , pi semplicemente, strumento per laccertamento di
quei fatti: la parte, attraverso la prova, tende alla formazione del convincimento del giudice,
mirando a far s che la verit processuale possa coincidere (o quantomeno avvicinarsi il pi
possibile) a quella reale-storica.
Lintera materia delle prove trova il suo snodarsi normativo (il cd. sistema della
bipartizione) tra i due codici civili: quello di diritto sostanziale e quello di diritto processuale.

6
Su questi temi, cfr. M. Suriano, Prova testimoniale e consulenza tecnica di ufficio, relazione tenuta ad incontro di
studio del CSM, Roma 2010; M. Conte, Le prove civili, Milano 2005.
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
13
E mentre questultimo regola lassunzione giudiziaria dei mezzi di prova, il codice civile
configura i tipi normativi di prova, fissando (art. 2697 c.c.) anche le regole riguardanti la
ripartizione, tra i soggetti del processo, dellonere della prova. Per la previsione appena citata,
lattore ha lonere di provare i fatti costitutivi ed il convenuto i fatti estintivi, impeditivi o
modificativi.
La disamina che segue mira ad una sintetica ricognizione, e ad evidenziare in particolare le
soluzioni giurisprudenziali offerte su taluni aspetti dibattuti afferenti la simulazione; non
dimenticando che il nostro sistema processuale civile fondato sul principio dispositivo, per cui
tendenzialmente le prove, o meglio le fonti di prova possono essere indicate solo dalle parti; e
che la prova mero strumento del processo decisionale del Giudice, nel senso che essa ha
rilevanza se finalizzata a dare supporto alle allegazioni delle parti ed funzionale alla
statuizione richiesta.
Intanto, la prova documentale rappresenta la prova precostituita vera e propria. A tal
proposito, va ricordato che la distinzione tra prove precostituite e prova costituende rappresenta
uno dei capisaldi del nostro sistema processuale . Le prime sono quelle prove che preesistono al
processo, e non sono state create per un fine processuale; le seconde, invece, sono le prove
che sorgono nel processo, sono disciplinate da questo, e vengono appositamente create per
comprovare un determinato fatto. Pure la scrittura privata, riconosciuta legalmente o
giudizialmente, fa piena prova, fino a querela di falso, della provenienza delle dichiarazioni da
parte del sottoscrittore, per come prescritto dallart. 2702 c.c.. Riconosciuta legalmente la
scrittura autenticata da notaio o da altro pubblico ufficiale, che, accertando lidentit del
soggetto, attesta che la sottoscrizione stata dal soggetto apposta in sua presenza.
Invece il riconoscimento giudiziale pu essere espresso o tacito. Il primo si ha quando la
parte, costituita in giudizio, comparendo dichiari espressamente di riconoscere la propria
sottoscrizione. Il secondo si ricollega allonere del tempestivo disconoscimento, e nel caso in
cui la parte non dovesse disconoscere la scrittura nella prima udienza, essa si ha come
riconosciuta. Altra ipotesi di riconoscimento tacito si ha allorquando la scrittura stata prodotta
contro la parte contumace, ex art. 215 c.p.c.; ci a condizione che sia stata espressamente
indicata nellatto giudiziario di parte (citazione o comparsa) e sia stata notificata alla parte
contumace.
Il nostro sistema sostanziale pone dei limiti di ammissibilit della prova testimoniale,
costituiti dai divieti sanciti dagli artt. 2721 - 2723 c.c., e dallart. 1417 c.c. appunto in tema di
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
14
simulazione; limiti che trovano, in linea generale, la loro ratio in unottica di sfavore per la
prova orale, e di favore per la prova documentale per la maggiore certezza ed affidabilit di
questultima, e che nellambito della simulazione trovano una disciplina particolare rispetto a
quella generale.
Oltre alla previsione generale di cui allart. 2721 c.c., altro limite alla prova testimoniale
del negozio si rinviene nellart. 2722 c.c. (norma che trova deroga nellart. 1417 c.c. per quanto
attiene la posizione dei terzi), con riferimento allesistenza di patti aggiunti o contrari al
contenuto di un documento; con questa norma il legislatore mostra sfiducia verso lallegazione
di esistenza di accordi contrari e coevi a quelli consacrati in un contratto, che non sia stati a loro
volta racchiusi in atto scritto; in altri termini, non sembra plausibile che contemporaneamente le
parti abbiano inteso adottare verbalmente un accordo complementare volto ad ampliare o
modificare il contenuto della convenzione senza ricorrere allo stesso strumento documentale.
Per costante interpretazione, il divieto opera laddove esiste documento contrattuale, ossia
formato da entrambe le parti e racchiuso in una convenzione, mentre non opera ove si tratti di
scrittura che provenga da un sola parte e contenga una dichiarazione unilaterale, come nel caso
della quietanza o della ricognizione di debito (cfr. Cassazione civile , sez. III, 20 marzo 2006 n
6109). Ancora Cassazione Civile, sezione III 9 marzo 1995 n. 2747 ribadisce che il limite di
ammissibilit della prova testimoniale codificato dallart. 2722 c.c non opera qualora il
documento, dal contenuto confliggente con lipotetico risultato della prova costituenda, sia
costituito da una scrittura privata firmata da una sola parte.
Tra i numerosi casi esaminati dal Supremo Collegio, Cassazione Civile SS.UU. 26 marzo
2007 n 7246, evidenzia che la pattuizione con cui le parti di una compravendita immobiliare
abbiano convenuto un prezzo diverso da quello indicato nellatto scritto, soggiace, tra le stesse
parti, alle limitazioni della prova testimoniale stabilite dallart. 2722 c.c., avendo la prova ad
oggetto un elemento essenziale del contratto che deve risultare per iscritto.
Per lart. 2723 c.c., invece, la prova testimoniale di patti posteriori alla formazione del
documento - cio che apportino aggiunte o modifiche destinate a regolare diversamente il
rapporto nel presupposto della persistenza o prosecuzione del medesimo - pu essere ammessa,
in relazione (pure qui) alla qualit delle parti e/o alla natura del contratto. Non soggiacciono
cio al limite alla prova testimoniale gli accordi diretti ad estinguere il rapporto - accordo
risolutorio, come nel caso della risoluzione consensuale - che pu desumersi implicitamente dal
comportamento concludente delle parti (si pensi al caso di un comodato immobiliare,
documentato per iscritto, in cui si voglia provare per testi la circostanza della restituzione ed
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
15
accettazione delle chiavi del locale senza riserve, quale comportamento sintomatico
dellaccordo risolutorio).
Il divieto di testimonianza, qualora la circostanza sulla quale siano chiamati a deporre i
testi sia rappresentata da un patto orale, aggiunto o contrario a ci che risulta da un atto scritto,
riposa come detto sulla constatazione di comune esperienza che se uno o pi soggetti si sono
determinati a manifestare con atto scritto la loro volont negoziale davvero improbabile che
abbiano accompagnato la redazione del documento con la convenzione di altre clausole
enunciate verbalmente, e nellipotesi di simulazione non riprodotte nella cosiddetta
controdichiarazione scritta. Limprobabilit del fatto si traduce processualmente nel timore
legislativo di lasciare affidata ad una prova tendenzialmente rischiosa, quale la testimonianza,
la dimostrazione di ci che si affermi essere al di fuori della regolarit.
Ai divieti esaminati fanno eccezione le tre ipotesi contemplate dallarticolo 2724 c.c. (1 -
principio di prova scritta, 2 - impossibilit materiale e giuridica di procurarsi una prova scritta
3 - perdita incolpevole del documento che forniva la prova); questa eccezione opera anche con
riferimento allart. 1417 c.c. e alla ipotesi di prova invocata dalle parti del negozio simulato. E
affinch la prova testimoniale sia ammessa in deroga ai limiti sanciti dagli artt. 1417 e 2721-
2723 c.c necessario che la parte richiedente deduca e dimostri la sussistenza di una delle tre
ipotesi previste dallart. 2724 c.c., non potendo il giudice rilevarle dufficio n ravvisarne una
diversa da quella indicata dalla parte.
Esaminandole partitamente, la prima ipotesi ricorre qualora esista un documento
proveniente dalla persona contro cui la prova fatta valere o da un suo rappresentante
(Cassazione civile sez. II, 7 aprile 2006 n 8210), non potendosi ovviamente fare affidamento
su un documento predisposto dallo stesso soggetto che vuole avvalersene; e che esista un nesso
logico tra lo scritto ed il fatto controverso, dal quale scaturisca la verosimiglianza di
questultimo, non essendo sufficiente un vago riferimento ad esso contenuto nel documento, ma
neppure essendo necessario un riferimento preciso (Cassazione civile, sez. III, 26 febbraio 2004
n 3869).
Per Cassazione 23 luglio 1998 n 7209, ai fini dellammissibilit della testimonianza in
esame, la prova, pur incompleta, deve corrispondere al requisito indispensabile della scrittura
privata e perci essere munita della sottoscrizione del soggetto da cui proviene; e cos per
Cassazione 26 gennaio 1987 n 720 non costituisce principio di prova scritta una bozza
contrattuale priva delle sottoscrizioni delle parti.
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
16
Ci ha riflessi pratici anche in tema di simulazione, laddove si cerchi di affiancare la prova
testimoniale ad una prova documentale che potrebbe far superare (per il combinato disposto
degli artt. 1417 e 2724 n c.c.) il relativo limite. Per esempio, Cassazione civile sez. II, 6
settembre 2002 n 12980, ha ribadito che gli estremi richiesti dallart. 2724 n. 1 c.c. perch un
documento possa costituire principio di prova per iscritto non esigono un preciso riferimento al
fatto controverso, ma lesistenza di un nesso logico tra lo scritto e il fatto stesso, da cui
scaturisca la verosimiglianza del secondo, precisando che laccertamento, ai fini
dellammissibilit della prova per testi o per presunzioni della simulazione di un contratto, circa
la sussistenza e lidoneit di un principio di prova scritta a rendere verosimile il fatto allegato
costituisce un apprezzamento di merito insindacabile in sede di legittimit se congruamente e
logicamente motivato. Nel caso di specie, la S.C. ha confermato la decisione del giudice di
merito che aveva ravvisato un principio di prova per iscritto della dedotta simulazione di una
serie di atti di trasferimento di un immobile legato dal "de cuius" a un ente ecclesiastico nella
corrispondenza intercorsa tra gli eredi, i quali vi avevano manifestato la volont di impedire a
tutti i costi lacquisizione del predetto bene da parte del legatario.
La seconda ipotesi di deroga prevista dallart. 2724 c.c. attiene alla impossibilit materiale
o morale di procurarsi la prova scritta; si tratta di una impossibilit assoluta e indipendente dalla
volont del contraente che assume tale circostanza, il quale, ai fini dell'ammissione della prova,
deve specificamente dedurre le ragioni della impossibilit di procurarsi la prova scritta, per cui
il giudice di merito non pu rilevare di ufficio una situazione di impossibilit non dedotta, n
risulta idonea e sufficiente ad integrare una deduzione in tal senso il generico assunto, nellatto
introduttivo del giudizio, della impossibilit morale e materiale di procurarsi un documento,
senza alcun riferimento alle relative specifiche circostanze.
Il Supremo Collegio ha precisato che ai fini della configurabilit della situazione di
impossibilit morale di procurarsi la prova scritta che, ai sensi dellart. 2724, n. 2, c.c., rende
ammissibile il ricorso alla prova testimoniale, non sufficiente la deduzione di una astratta
posizione di preminenza della persona dalla quale la dichiarazione scritta doveva essere pretesa,
o di un vincolo affettivo con la persona stessa. Tuttavia, la relativa valutazione va sempre
riferita al caso concreto, non potendosi pretendere lallegazione di circostanze ostative assolute.
In particolare, ove a generiche deduzioni si accompagni anche quella di altre particolari
circostanze concorrenti a determinare una specifica situazione di oggettivo impedimento
psicologico alla richiesta di una dichiarazione siffatta, il giudice tenuto alla valutazione delle
circostanze dedotte in relazione sia al rapporto "inter partes", sia alla possibile incidenza di
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
17
eventi o situazioni particolari (cfr. Cassazione civile, sez. II, 13 dicembre 2001, n. 15760). In
definitiva, a rilevare sono le specifiche circostanze dedotte dalla parte, che dovranno essere
attentamente ponderate caso per caso.
Lultimo caso quello della perdita incolpevole del documento, che pure lunico che
rileva per la previsione di cui allart. 2725 c.c.; difatti, per i contratti per i quali sia richiesta la
forma scritta ad substantiam ovvero ad probationem lipotesi di cui allart. 2724 n 3 c.c.
lunica nella quale, in deroga allart. 2725 c.c., sia ammessa la prova testimoniale e quindi per
presunzioni ex art. 2729 c.c..
In tutte le altre ipotesi la prova testimoniale non ammessa salvo che non abbia finalit
meramente interpretative del contratto intese a chiarire la volont contrattuale in relazione
allambito soggettivo delle diverse pattuizioni, come ad esempio per la esatta identificazione e
localizzazione dellimmobile oggetto del contratto ovvero qualora il contratto sia invocato solo
come mero fatto storico (ad esempio dal mediatore che afferma la conclusione del contratto di
compravendita immobiliare per ottenere la provvigione in relazione alla conclusione dell'affare)
e non come fonte regolatrice del rapporto controverso.
Il regime probatorio dettato dallart. 2725 c.c. per i contratti per i quali la forma scritta sia
richiesta ad substantiam ovvero ad probationem, pur conformandosi ai comuni limiti sopra
richiamati, si atteggia tuttavia diversamente: per i primi (forma scritta ad substantiam) i limiti
allammissibilit della prova testimoniale sono dettati per ragioni di ordine pubblico per cui la
mancata produzione del documento, unico mezzo di prova - a parte l'eccezionale ipotesi di cui
allart. 2724 c.c. - rilevabile dufficio in qualsiasi grado e stato del processo, anche in sede di
legittimit (Cass. Civ. l0 aprile 1990, n 2988). Per i secondi (forma scritta ad probationem), le
limitazioni probatorie operano solo quando le parti non siano daccordo sullesistenza ed il
contenuto del contratto poich il requisito della forma scritta non concerne lesistenza del
contratto ma solo la prova di questo: non operano quindi quando la conclusione ed il contenuto
del contratto siano pacificamente ammessi.
Passando ad esaminare la prova della simulazione, secondo i principi generali
enucleabili dallart. 2697 c.c., essa incombe su chi lafferma. La specifica disciplina di cui
allart. 1417 c.c., tuttavia pone una significativa differenza tra i soggetti ammessi a provare con
ogni mezzo la simulazione (creditori e terzi), e soggetti (le parti) per i quali la prova libera
solo laddove venga dedotta lilliceit del negozio dissimulato. In dottrina e in giurisprudenza
(cfr. Cassazione civile 1987 n. 5975) stato evidenziato che la norma formulata nella
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
18
prospettiva dellaccordo simulatorio come patto contrario ai sensi dellart. 2722 c.c., e quindi
rappresenta una specificazione di quella regola generale. Per quanto attiene la posizione delle
parti, poi, viene in rilievo lipotesi di cui allart. 2724 n. 1 c.c., e ne rappresenta un
ampliamento; la previsione generale comunque sempre applicabile, nel senso che, oltre alla
ipotesi di illiceit, la prova per testimoni ammissibile laddove sussista un principio di prova
scritta, proveniente dal convenuto, che faccia apparire plausibile la simulazione medesima.
Tale differenziazione comporta che uno stesso negozio potrebbe essere dichiarato simulato
nei confronti dei terzi e non simulato nei confronti di una parte (o dei suoi aventi causa), anche
se tutti agiscano quali litisconsorti facoltativi nel medesimo processo.
CASISTICA
> Cassazione civile sez. II 04 maggio 2007 n. 10240 (Simulazione - Prova - Testimoniale -
Compravendita immobiliare - Simulazione assoluta e simulazione relativa - Prova testimoniale
o per presunzioni Differenze):
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE SECONDA CIVILE
ha pronunciato la seguente:
sentenza

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO


Con atto di citazione del 17 gennaio 1994 M.S. e C.F. convenivano in giudizio davanti al
Tribunale di Catania L.S. e S.E. esponendo di aver promesso di acquistare dal L., nel novembre
1990, una villetta pagandone l'intero prezzo di L. 210.000.000.
Successivamente avevano concordato di sostituire l'acquisto di detto immobile con altro di
propriet dei convenuti convenendo di versare a saldo L. 110.000.000, in quanto il L. avrebbe
computato a titolo di acconto quanto ricavato dalla villetta precedentemente promessa in
vendita.
Con atto 12 maggio 2002 in notar Sambataro di Belpasso gli attori, ottenuta la
concessione di un mutuo, acquistavano il fabbricato per il prezzo dichiarato di L. 60.000.000.
Il residuo prezzo concordato di L. 110.000.000 veniva versato quanto a L. 60.000.000 alla S.,
proprietaria del rustico compravenduto, e quanto a L. 50.000.000 al L.. Poich alla consegna il
fabbricato presentava difetti, chiedevano la condanna al pagamento della somma occorrente
per eliminare i vizi da determinare con ctu. La parte convenuta, costituitasi, contestava la
domanda e svolgeva riconvenzionale per conseguire la differenza tra la somma spettante per la
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
19
realizzazione dell'immobile pari a L. 454.300.000 e gli acconti ricevuti in L. 191.000.000
Disposta ctu, ammesso interrogatorio formale dei convenuti, espletata prova, il Tribunale di
Catania, sezione stralcio, con sentenza 29 novembre 1999, condannava i convenuti al
pagamento di L. 45.000.000 oltre iva, rivalutazione ed interessi ed, in accoglimento della
ritonvenzionale, gli attori al pagamento di L. 13.624,055 oltre interessi e rivalutazione,
compensando per un terzo le spese e condannando i convenuti al resto.Proposto appello dai L.
- S., si costituivano le controparti svolgendo appello incidentale per sentir dichiarare che
nessuna somma era da loro dovuta e per riconoscere il diritto alla rivalutazione delle somme
spettanti.
La Corte di appello rigettava le domande del M.C. nei confronti della S., condannava L. in
favore degli appellati al pagamento di Euro 31.917,04 con interessi e rivalutazione e questi
ultimi in favore del L. al pagamento di Euro 50.935,07, compensando le spese tra gli appellati
ed il L. e condannando i primi alle spese dei due gradi nei confronti della S..
La Corte affermava che la ricostruzione dei rapporti tra le parti, effettuata dal primo
giudice, non aveva fondamento nelle risultanze processuali, che l'unico elemento acquisito era
l'atto pubblico del 1992 relativo ad un fabbricato di vecchia costruzione, che la tesi degli
appellati, recepita dal primo giudice, per cui la compravendita aveva riguardato la nuova
costruzione in contrada Rua di Pedara per L. 350.000 e che venditori erano stati i coniugi L.
S., postulava la simulazione relativa della compravendita, di cui non vi era cenno nella
sentenza impugnata; che l'unica prova della simulazione avrebbe dovuto essere la
controscrittura, nella specie mancante.
La simulazione relativa era rimasta sfornita di prova.
Ricorrono i M.C. con due motivi, illustrati da memoria; non hanno svolto difese le
controparti.
MOTIVI DELLA DECISIONE
Col primo motivo i ricorrenti lamentano violazione dell'art. 112 c.p.c., dell'art. 1417 c.c.,
dell'art. 157 c.p.c., omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione.
La Corte di appello ha ricostruito i rapporti in maniera opposta rispetto al Tribunale Le
parti non hanno mai parlato di simulazione. La Corte non ha tenuto conto che i limiti stabiliti
dall'art. 1417 c.c., all'ammissibilit delle prove sono diretti ad esclusiva tutela di interessi
privati e non possono essere rilevati d'ufficio.
Col secondo motivo lamentano violazione degli artt. 1350, 1655 e 1362 c.c. ed omessa
motivazione.
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
20
La Corte ha erroneamente configurato l'azione di simulazione, rilevando d'ufficio
l'inammissibilit dei mezzi istruttori raccolti.
Le due censure, per la loro evidente connessione, possono essere esaminate
congiuntamente e respingersi.
I ricorrenti, pur deducendo violazioni di legge e vizi di motivazione, propongono nella
sostanza una diversa ricostruzione dei fatti, sostenendo che la Corte di appello, errando, li ha
ricostruiti in maniera opposta rispetto al Tribunale.
Gi questa prospettazione appare incompatibile con l'oggetto del giudizio di legittimit
che non pu riguardare il fatto nella sua ontologia ma la valutazione delle affermazioni in
diritto, contenute nella sentenza, in contrasto con le norme regolatrici e della coerenza logica
delle argomentazioni proposte.
La Corte di appello ha osservato che la ricostruzione dei rapporti intercorsi tra le parti,
come effettuata dal primo giudice, non aveva fondamento nelle risultanze processuali perch
l'unico elemento acquisito era l'atto pubblico del 12 maggio 1992 in notar Sambataro, con il
quale S.E. vendette ai coniugi M. - C. un fabbricato di vecchia costruzione ... per L. 60.000.000
interamente pagate, per cui la tesi, sostenuta dagli appellati e recepita dal primo giudice, che
la compravendita riguardasse in realt la nuova costruzione per un prezzo di L. 350.000.000,
postulava necessariamente la simulazione relativa del contratto consacrato dal dedotto rogito
(pagine undici e dodici), aggiungendo (pagine tredici e quattordici) che detta simulazione era
rimasta sfornita di prova onde doveva concludersi che la compravendita come consacrata
nell'atto pubblico rispondeva alla realt, con l'ulteriore conseguenza che non risultava che i
coniugi S. L. avessero venduto il villino ricostruito, realizzato dal solo L. su incarico dei
coniugi appellati sul terreno appartenente alla S..
Stando cos le cose le censure relative ad una simulazione rilevata di ufficio ed alla
violazione delle norme sull'ammissibilit della prova non sono pertinenti, dato che la Corte si
limitata ad affermare che la ricostruzione dei fatti operata dal Tribunale presupponeva la
simulazione relativa dell'atto pubblico del 1992, rimasta sfornita di prova.
Questa Corte, peraltro, ha statuito che la prova per testi, tra le parti, della simulazione di
un contratto di trasferimento immobiliare soggiace a limitazioni diverse a seconda che si
tratti di simulazione assoluta o relativa.
Nel primo caso - simulazione assoluta - l'accordo simulatorio, soggetto alla disciplina di
cui all'art. 2722 c.c.
7
, in quanto riconducibile tra le parti ivi previsti, avendo natura ricognitiva

7
Art. 2722 c.c. Patti aggiunti o contrari al contenuto di un documento.
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
21
dell'inesistenza del contratto apparentemente stipulato, non rientra tra gli atti per i quali
richiesta la prova scritta "ad substantiam" o "ad probationem", e quindi non pu essere
compreso tra gli atti indicati dall'art. 2725
8
, sicch la prova testimoniale ammissibile in tutte
e tre le ipotesi contemplate dal precedente art. 2724 c.c.
9
.
Nel secondo caso (simulazione relativa) invece la prova suindicata, essendo diretta a
dimostrare l'esistenza del negozio dissimulato, del quale quello apparente deve rivestire il
necessario requisito di forma, ammessa soltanto nella ipotesi di cui al n. 3 del citato art. 2724
c.c., cio quando il contraente ha senza colpa perduto il documento (Cass. 21 gennaio 2000 n.
642, 6 giugno 1983 n. 3851).
La prova della simulazione si atteggia in modo diverso a seconda che si tratti di rapporti
verso terzi o dei rapporti interni tra le parti; invero, se la domanda di simulazione proposta
da creditori o da terzi che, estranei al rapporto, non sono in grado di procurarsi la prova
scritta, la prova per testi e per presunzioni della simulazione non pu subire alcun limite; per
contro, se la domanda proposta da una delle parti o dagli eredi, la dimostrazione della
simulazione incontra gli stessi limiti della prova testimoniale, per cui se il contratto simulato
stato redatto per iscritto, la prova per testi e per presunzioni non pu esser ammessa contro il
contenuto del documento, perch le parti hanno la possibilit e l'onere di munirsi delle
controdichiarazioni, salve le eccezioni a tale regola espressamente previste dalla legge, e salvo
che la prova sia diretta a far valere l'illiceit del contratto dissimulato (Cass. 23 gennaio 1997
n. 697, 12 febbraio 1986 n. 850).
Tra l'altro, vero che le nullit concernenti l'ammissione della prova restano sanate ed
non sono rilevabili di ufficio, tranne per che la scrittura sia imposta dalla legge a pena di
nullit, cio non per la prova ma per l'esistenza stessa del contratto (Cass. 12 maggio 1999 n.
4690).
Il contratto definitivo consacrato nell'atto pubblico costituisce l'unica fonte dei diritti e
delle obbligazioni inerenti al particolare negozio posto in essere in quanto l'eventuale diverso
preliminare, determinando solo l'obbligo reciproco della stipulazione del definitivo, resta

La prova per testimoni non ammessa se ha per oggetto patti aggiunti o contrari al contenuto di un
documento, per i quali si alleghi che la stipulazione stata anteriore o contemporanea.
8
Art. 2725 c.c. Atti per i quali richiesta la prova per iscritto o la forma scritta.
Quando, secondo la legge o la volont delle parti, un contratto deve essere provato per iscritto, la prova
per testimoni ammessa soltanto nel caso indicato dal n. 3 dell'articolo precedente.
La stessa regola si applica nei casi in cui la forma scritta richiesta sotto pena di nullit
9
Art. 2724 c.c. Eccezioni al divieto della prova testimoniale.
La prova per testimoni ammessa in ogni caso:
1) quando vi un principio di prova per iscritto: questo costituito da qualsiasi scritto, proveniente dalla persona
contro la quale diretta la domanda o dal suo rappresentante, che faccia apparire verosimile il fatto allegato;
2) quando il contraente stato nell'impossibilit morale o materiale di procurarsi una prova scritta;
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
22
superato da quest'ultimo, la cui disciplina pu anche non conformarsi a quello del preliminare.
Questa Corte non ignora il diverso orientamento di parte della dottrina che, sulla scorta della
teoria procedimentale, valorizza il momento del preliminare, in quanto regolativo dei futuri
assetti contrattuali ma rileva che consolidato e condiviso principio giurisprudenziale quello
sopra richiamato in ordine alla prevalenza del contratto definitivo consacrato nell'atto
pubblico.
In sede di interpretazione del contratto definitivo non vi alcuno obbligo del giudice di
valutare il comportamento delle parti ex art. 1362 c.c., comma 2, di prendere in considerazione
il testo del preliminare, (Cass. 18 aprile 2002 n. 5635).
Nella specie, nemmeno si discute di una difformit tra un definitivo ed un preliminare ma
di altri rapporti, ritenuti sforniti di prova, che presupporrebbero la simulazione relativa
dell'atto pubblico.
In realt entrambe le sentenze hanno valutato le rispettive ragioni di credito e debito, con
diverse conclusioni in ordine ai relativi importi e con esclusione in quella di secondo grado di
pretese nei confronti della S..
In definitiva il ricorso va rigettato, mentre la mancata costituzione delle controparti esime
dalla pronuncia sulle spese.
P.Q.M.
La Corte rigetta il ricorso.
Cos deciso in Roma, il 14 febbraio 2007. Depositato in Cancelleria il 4 maggio 2007.
> Tribunale Roma sez. III 27 ottobre 2009 n. 22037 (in Guida al diritto 2010, 4, 44):
ammissibile la deroga al divieto di prova per testi, ai sensi dell'art. 1417 c.c., qualora il
contratto dissimulato sia un contratto che persegua interessi che l'ordinamento reprime e non
quando invece avente un mero scopo contrario alla legge, cio la illiceit deve caratterizzare il
patto occulto e non il fatto in s dell'occultamento
> Cassazione civile sez. III 02 marzo 2010 n. 4933 (Simulazione Prova).
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE
SEZIONE TERZA
ha pronunciato la seguente:

3) quando il contraente ha senza sua colpa perduto il documento che gli forniva la prova
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
23
SENTENZA
..
IN DIRITTO
Con il primo motivo il ricorrente chiede la cassazione della sentenza impugnata per errata
e falsa applicazione degli artt. 1414 e 1417 c.c.. Assume che, nel rapporto processuale dedotto
in giudizio, esso Guidolotti Angelo terzo ed , quindi, legittimato a provare, anche con la
prova testimoniale, la simulazione del contratto d'affitto agrario costituito tra i Radicetti
proprietari del fondo, da una parte, e Guidolotti Gianni suo figlio, dall'altra. Si tratta di motivo
inammissibile.
Esso non ha infatti i caratteri della specificit, ne' della completezza, non consentendo alla
Corte - esaurendosi il motivo in quanto costituisce la sua enunciazione, sopra riferita - di
verificare si vi sia stato, da parte dei giudici di merito, un errore nell'attivit di conduzione del
processo circa la mancata ammissione della prova per " testi, ovvero un errore
nell'applicazione delle norme denunciate.
Il ricorrente non indica le ragioni di diritto volte a criticare la sentenza impugnata, ne'
adduce argomenti idonei a sorreggere la doglianza, limitandosi ad un mero richiamo delle
dette norme denunciate, che assume essere state violate.
Non senza dire, d'altronde, che la Corte d'appello di Roma/Sezione specializzata agraria
ha disatteso l'eccezione di simulazione del rapporto opposta dall'odierno ricorrente, sul rilievo
che, nella specie, si era in presenza di interposizione fittizia di persona e che, pertanto, lo
stesso Guidolotti Angelo doveva essere considerato parte e non terzo perch, pur essendo
estraneo al contratto di affitto stipulato tra la propriet e Guidolotti Gianni figlio, egli
assumeva di essere uno dei soggetti del rapporto giuridico che si volle in realt costituire e di
avere quindi interesse all'accertamento di esso per aver partecipato per interposta persona alla
conclusione del contratto stesso, derivandone, dunque, le conseguenze rappresentate dallo
stesso giudice d'appello in punto di prova.
Tale motivazione si pone invero in linea con il principio di diritto espresso da questa
Corte, secondo cui agli effetti della prova della simulazione deve essere considerata "parte" e
non "terzo" chi, pur essendo in apparenza estraneo al contratto, assuma di essere uno dei
soggetti del rapporto giuridico che si volle in realt costituire e di avere, quindi, interesse
all'accertamento e all'attuazione di esso per avere partecipato per interposta persona alla
conclusione del contratto stesso. In questa ipotesi, pertanto, la dimostrazione della simulazione
incontra gli stessi limiti della prova testimoniale e per presunzioni, con la conseguenza che se il
negozio simulato va redatto per iscritto la prova per testi e per presunzioni non pu essere
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
24
ammessa contro il contenuto di un documento (Cass. n. 2252/1998, richiamata dalla stessa
sentenza impugnata).
Con il secondo motivo, poi, per errore e falsa applicazione degli artt. 112 e 115 c.p.c. e
art. 2726 c.c., il ricorrente lamenta che il giudice d'appello ha negato che la somma di L.
45.000.000, pagata da esso Guidolotti Angelo, costituisce il pagamento del canone dell'affitto
relativo alla prima annata agraria (novembre 1999 novembre 2000). Deduce che, essendo stato
il fondo detenuto fino all'ottobre 1999 da Guidolotti Gianni e avendo esso Angelo iniziato, a
sua volta, la detenzione nell'annata successiva, illogicamente il detto giudice ha affermato che
tale somma stata trattenuta dai Radicetti quale compenso dell'indebita occupazione del
fondo.
Il motivo non pu trovare accoglimento.
Premesso che l'indicazione in sentenza degli assegni dati in pagamento come emessi il
22.12.2002 anzich il 22.12.2000 verosimilmente frutto di un errore materiale (o di stampa),
vero , comunque, che i giudici d'appello hanno fatto riferimento a tale versamento (L. 45
milioni) per derivarne che esso non era "inequivocabilmente prova del consenso del
concedente" alla costituzione di un nuovo rapporto di affitto con esso Guidolotti Angelo,
"potendo ben intendersi da questi concedente ricevuto a compenso dell'indebita occupazione,
considerato che la volont di ottenere il rilascio, manifestata nel ricorso del 15.2.2002, non
risultava seguito da fatti o atti di segno contrario": cio a dire che alla detta data del 15.2.02
Guidolotti Angelo occupava ancora il fondo in oggetto.
La Corte d'appello romana ha dunque dato conto del decisum sul punto con motivazione
adeguata e non inficiata da vizi logici e giuridici. Con il terzo motivo, infine, il ricorrente
denuncia errata e falsa applicazione dell'art. 112 c.p.c., relativamente alla, sua condanna al
risarcimento dei danni per indebita occupazione, nella misura di Euro 51.000, deducendo che
non stato tenuto conto della somma di L. 45.000.000 da lui pagata, che avrebbe dovuto essere
detratta e/o restituita.
Tale motivo, che per un verso carente di motivazione, integra per altro verso una censura
nuova, dato che la doglianza, secondo cui la sentenza d'appello "non ha tenuto conto della
somma di L. 45.000.000 pagata dal Guidolotti ai Radicetti, che avrebbe dovuto essere detratta
e/o restituita", risulta formulata per la prima volta in questa sede, non risultando infatti
formulata in grado d'appello, come si desume dai motivi di appello riportati nella sentenza
impugnata. Sicch non sussiste, ora, violazione della corrispondenza tra il chiesto e il
pronunciato.
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
25
In conclusione, quindi, il ricorso va rigettato. Con condanna del ricorrente, per la
soccombenza, alle spese del presente giudizio, liquidate nel dispositivo.
P.Q.M.
LA CORTE rigetta il ricorso e condanna il ricorrente alle spese del giudizio di Cassazione,
liquidate in Euro 3.200,00, di cui Euro 3.000,00 per onorari, oltre spese generali e accessori di
legge. Cos deciso in Roma, il 19 novembre 2009. Depositato in Cancelleria il 2 marzo 2010
> Cassazione civile sez. II 14 marzo 2008 n. 7048 (Simulazione - Prova - Negozio
dissimulato consistente nella donazione priva dei requisiti di forma - Agevolazioni probatorie di
cui all'art. 1417 c.c. per illiceit del contratto Esclusione):
Agli effetti dell'art. 1417 c.c., l'illiceit del negozio dissimulato configurabile solamente
se il negozio persegua interessi che l'ordinamento reprime. Ne consegue che soggetto alle
limitazioni della prova per testi e per presunzioni il negozio dissimulato consistente nella
donazione priva dei requisiti di forma, in quanto l'interesse perseguito dalle parti, cio
l'arricchimento di un soggetto per lo spirito di liberalit di un altro, non contrario ai principi
fondamentali dell'ordinamento.
+ - Altri casi: simulazione relativa e contratti traslativi.
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
TRIBUNALE DI PALERMO- II sez. civ .
Il Tribunale civile di Palermo, in composizione monocratica, nella persona del Giudice
dott. R.P. Terramagra; ha pronunziato la seguente
SENTENZA
nel procedimento civile iscritto al numero di ruolo generale sopra riportato; promosso con
citazione da
KappaAcca Angela e Caio Francesco Paolo, elettivamente domiciliati in Palermo
attori
contro
Caio Giuseppe e Caio Provvidenza
Convenuti-contumaci
OGGETTO: simulazione
Svolgimento del processo
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
26
Con citazione del 6 aprile 2004, Caia Duilia e Francesco Paolo Caio, convennero in
giudizio Sempronio e Tizia Caio, deducendo che, con atto pubblico di compravendita del 10
dicembre 1990, ai rogiti del Notaio Marino , avevano venduto al figlio Sempronio Caio
lappartamento, sito in Palermo via Misurata n. 15, per il prezzo di lire 45.400.000; che, con
contestuale separata scrittura privata, le parti riconoscevano che il trasferimento immobiliare
cos realizzato, a discapito del nomen juris adottato, simulava una donazione pura e semplice,
dal momento che nessun corrispettivo era stato in concreto corrisposto, nulla per difetto di
forma, sicch chiesero dichiararsi inefficace perch simulato latto pubblico di compravendita
e nulla la donazione; dichiarare che il bene di propriet degli attori; che i convenuti
detengono limmobile sine titulo e pertanto condannarli al rilascio.
I convenuti, bench ritualmente evocati, non si sono costituiti in giudizio.
Senza incombenti istruttori, la causa alludienza del 20 ottobre 2008, sulle conclusioni
delle parti riportate in epigrafe, stata posta in decisione, con assegnazione dei termini di cui
allart. 190 c.p.c., per il deposito di scritti difensivi conclusionali.
Motivi della decisione.
Con latto introduttivo del giudizio, gli attori investono lorgano giudicante invocando,
preliminarmente, laccertamento dellinefficacia per simulazione dellatto di compravendita
inter partes del 10 dicembre 1990, a rogito del notaio Marino, avente ad oggetto
lappartamento sito in Palermo, nelledificio condominiale di via Misurata n. 15 e via Petrulla
e la nullit del sottostante negozio di donazione .
La domanda fondata.
Dal titolo contrattuale, prodotto in giudizio, emerge che i sigg. KappaAcca-Caio hanno
venduto al figlio Giuseppe lappartamento descritto in premessa dietro corrispettivo di lire
45.400.000. Con separata scrittura privata, in pari data e al chiaro fine di ristabilire la
effettiva natura del rapporto giuridico posto in essere, le parti si davano reciprocamente atto
che il contratto pubblico di compravendita era simulato; che per il trasferimento dellimmobile
il simulato acquirente non aveva versato alcun corrispettivo e che gli apparenti acquirenti
avevano inteso donare limmobile al figlio Giuseppe, che aveva accettato latto di liberalit.
Nella sostanza, mediante il documento del 10 dicembre 1990, le parti resero palese che la
volont dei contraenti di trasferire limmobile dietro corrispettivo, secondo la causa negoziale
tipica della compravendita era soltanto fittizia, intendendo in realt gli attori donare lunit
immobiliare di via Misurata al figlio Giuseppe.
Tanto premesso, va brevemente ricordato che la simulazione il fenomeno
dellapparenza contrattuale creata intenzionalmente; essa si ha quando le parti stipulano un
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
27
contratto, con lintesa che esso non corrisponda alla realt del rapporto e pu essere assoluta,
allorch le parti farebbero apparire concluso un contratto, mentre in realt nessun negozio,
neppure diverso stato voluto o relativa, allorch le parti stipulano un contratto mentre ne
vogliono un altro scaturente dallaccordo simulatorio.
Elemento costitutivo della simulazione e comune, sia a quella assoluta che relativa,
proprio laccordo simulatorio, vale a dire la reciproca intesa sul significato in tutto o in parte
apparente del contratto e, in particolare, nella seconda ipotesi, sulla divergenza tra il contratto
stipulato e quello realmente voluto. Secondo univoca giurisprudenza e dottrina, la prova
dellaccordo simulatorio indispensabile e deve avere per oggetto nella simulazione assoluta,
linesistenza del rapporto e nella simulazione relativa la dimostrazione della reciproca intesa
tra le parti che alla volont apparente della dichiarazione corrisponda una diversa volont
nascente dal contratto dissimulato.
Premesso, infatti, che il contratto simulato non produce effetti tra le parti e che la
regolamentazione del rapporto pattizio resta, invece, affidata al negozio dissimulato (sempre
che ne sussistano i requisiti di sostanza e di forma necessari alla sua giuridica validit) osserva
il giudicante che , affinch possa dirsi sussistente la simulazione relativa di un negozio -
situazione alla quale pacificamente da ricondurre secondo la prospettazione attrice la
fattispecie in oggetto - occorre tenere separate le conseguenze meramente negative della
simulazione, le quali restano circoscritte alla non veridicit del negozio simulato e, quindi, alla
inidoneit del medesimo a produrre gli effetti che ad esso sarebbero stati propri, dalle ulteriori
conseguenze positive attraverso le quali, al posto della stipulazione apparente, vengono assunti
e valorizzati gli effetti realmente voluti dalle parti con il negozio dissimulato. Di conseguenza,
dato che allazione di simulazione si ricorre quando si tende a fare dichiarare la sussistenza
del contratto dissimulato per trarne gli effetti che ad esso si riconnettono nel presupposto del
suo riconoscimento, logico ritenere che la domanda di nullit dellatto di donazione per
difetto di forma solenne, ai sensi del combinato disposto degli artt. 48 e 58 della L. 6.2.1913
n.89 e succ mod., ontologicamente contiene la richiesta di mero accertamento dellaccordo
simulatorio, parimenti spiegata dalla parte attrice, perch si possa pervenire alla declaratoria
della sua invalidit.
Ora, in tema di prova della simulazione nei rapporti tra le parti, ai sensi dellart. 1417
c.c., poich il negozio avente ad oggetto il trasferimento della propriet dellimmobile di Via
Misurata n. 15 stato redatto per iscritto, la prova dellaccordo simulatorio e cio del negozio
dissimulato, poteva essere data soltanto dalla controdichiarazione. Pu ritenersi
controdichiarazione solo la smentita espressa del contratto ostensibile proveniente da
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
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entrambe le parti, con la quale esse si danno reciprocamente atto che il contratto simulato e
che in realt vogliono stipulare un negozio giuridico del tutto diverso, in relazione al quale
intendono esprimere una volont comune.
In materia di simulazione relativa, costituisce orientamento del tutto consolidato (Cass.
2906/2001; 6840/02; 471/2003; 2111/2004), che qualora il contratto asseritamente simulato
sia stato concluso per iscritto e tale forma sia richiesta a pena di invalidit, la prova
dellaccordo simulatorio, traducendosi nella dimostrazione del negozio dissimulato, deve
essere fornita con la produzione in giudizio dellatto contenente la controdichiarazione,
sottoscritta dalle parti o comunque dalla parte contro la quale viene esibita. E da ritenere che
lasserzione contenuta nella scrittura privata in atti, configura proprio una
controdichiarazione e rappresenta la ricognizione bilaterale dellavvenuta intesa, conclusa per
iscritto fra tutte le parti del negozio apparente.
Nella fattispecie risulta rispettato il requisito della forma scritta della controdichiarazione,
sicch resta da esaminare qual la sorte dei due contratti, quello simulato e cio la vendita e
quello dissimulato cio la donazione.
Soccorre in proposito lart. 1414 , II comma c.c., in base al quale se le parti hanno voluto
concludere un contratto diverso da quello apparente, ha effetto tra esse il contratto
dissimulato, anche se subordina tale efficacia alla condizione che dellatto realmente voluto
sussistano i requisiti di sostanza e di forma.
Orbene, quanto alla vendita apparente, essa non pu produrre effetti in quanto le parti
erano daccordo nel non volerla. Quanto al negozio dissimulato, poich la vendita dissimula
una donazione, questa sar valida solo se lapparente vendita sia stata stipulata per atto
pubblico e alla presenza di due testimoni, che integrano i requisiti di forma necessari ad
substantiam per la validit di una donazione.
Nella fattispecie, la vendita stata stipulata per atto pubblico, ma senza la presenza
indispensabile dei due testimoni, avendovi i comparenti rinunciato, come attestato dallufficiale
rogante. Ne segue che latto di liberalit deve considerarsi radicalmente nullo, perch in
violazione del disposto di cui allart. 48 della legge notarile, che prescrive, in aggiunta agli
ulteriori requisiti formali previsti dal codice civile, che la donazione debba essere
necessariamente stipulata alla presenza di due testimoni, e ci a pena di nullit dellatto
medesimo.
Essendo latto di compravendita inefficace tra le parti perch simulato e considerata la
radicale nullit dellatto di donazione dissimulato, deve concludersi che lunit immobiliare di
via Misurata n. 15 non mai uscita dalla sfera patrimoniale e giuridica degli apparenti
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
29
venditori. E poich non v prova che i convenuti detengano il bene in forza di altro valido
titolo essi vanno condannati al rilascio dellimmobile in favore degli attori.
Il regime delle spese segue il criterio della soccombenza. Esse, in assenza di notula si
liquidano dufficio in complessivi euro 3355,00, di cui euro 155,00 per spese, euro 1200,00 per
competenze, euro 2000,00 per onorari di avvocato, oltre iva, cpa e rimborso spese generali.
P.Q.M.
Il Tribunale di Palermo, definitivamente pronunciando; nella contumacia di Giuseppe e
Tizia Caio cos provvede:
Accerta e dichiara che il contratto di compravendita stipulato dai sigg. Angela
KappaAcca e Francesco Paolo Caio quali venditori e da Sempronio e Tizia Caio Caio quali
compratori, il 10 dicembre 1990, a rogito del notaio Marino, e avente ad oggetto
lappartamento sito in Palermo nella via Misurata n. 15 e via Petrulla , iscritto in catasto alla
partita 113549, fgl. 48 particella 2498 sub 13 simulato e per leffetto dichiara linefficacia
inter partes del contratto medesimo;
dichiara che limmobile oggetto della compravendita di propriet degli attori; accerta e
dichiara che i convenuti detengono limmobile sine titulo e li condanna a restituire il bene in
favore degli attori;
condanna i convenuti a rivalere gli attori delle spese di lite che liquida dufficio in
complessivi euro 3.355,00, oltre accessori di legge.
Cos deciso in Palermo il 19 dicembre 2008. Il Giudice
5 - La simulazione relativa parziale (compravendita, locazione).
Si ha simulazione relativa parziale quando il contratto conserva inalterati i suoi elementi,
ad eccezione di un aspetto di esso, quello interessato dalla simulazione, con la conseguenza che,
non essendo il contratto n nullo n annullabile, ma soltanto inefficace tra le parti, gli elementi
negoziali interessati dalla simulazione possono essere sostituiti o integrati con quello-i
effettivamente voluti dai contraenti.
In questo ambito, si ritiene ad esempio che la prova per testimoni della simulazione del
prezzo della compravendita non incontra fra le parti i limiti dettati dallart. 1417 c.c. n
contrasta col divieto posto dallart. 2722 c.c., in quanto la pattuizione di celare una parte del
prezzo non pu essere equiparata, per mancanza di una propria autonomia strutturale o
funzionale, all'ipotesi di dissimulazione del contratto, cos che la prova relativa ha scopo e
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
30
natura semplicemente integrativa e pu pertanto risultare anche da deposizioni testimoniali
(Cass., 24-04-1996, 3857/1996, in Vita not., 1996, 1319).
Ove lesigenza sia poi quella di far valere lilliceit del patto commissorio (dissimulato), la
simulazione viene qualificata come mera causa petendi, sempre per superare i limiti probatori
dellart. 1417 c.c.: nel caso in cui venga dedotta la nullit di un contratto preliminare di
compravendita siccome dissimulante un patto commissorio, vietata a norma dell'art. 2744 c.c.
la simulazione costituisce soltanto causa petendi, cio il fatto rivelatore del vietato patto
commissorio, posto a base dellazione di nullit del contratto, sicch il relativo accertamento
non soggetto alle limitazioni ex art. 1417 c.c. quanto alla prova testimoniale, essendo volta a
far valere l'illiceit ex lege del negozio dissimulato (Cassazione civile 16.8.1990, 8325/1990, in
Foro it., Rep. 1990).
Nella materia delle locazioni abitative, invece, si in alcuni arresti fatto coincidere la
simulazione relativa con lilliceit (parziale) del contratto: la nullit delle clausole del contratto
locativo per uso abitativo in contrasto con le disposizioni della legge sullequo canone relative
alla durata ed al canone, essendo espressamente sancita dall'art. 79 legge 392/78, in
considerazione dello scopo di tutela delle primarie esigenze abitative perseguite dalla predetta
legge, configura una ipotesi di illiceit dal contratto; ne consegue che il contratto di locazione
stipulato per eludere tale nullit, con la previsione di durata a misura del canone, diverse, da
quelle legali, realizza una fattispecie negoziale simulata relativamente, che ai sensi dell'art.
1417 c.c., dato alle parti contraenti di provare con testimoni per far valere il contratto
dissimulato, in cui le clausole nulle sono sostituite di diritto da quelle previste dalla legge stessa
(cos Cassazione civile 16.5.1995 n. 5371, in Foro it., Rep. 1995, voce Locazione, n. 203).
CASISTICA
> Cassazione civile sez. III 16 aprile 2009 n. 9012 (trasferimento d'azienda, simulazione,
prova):
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE
ha pronunciato la seguente:
sentenza

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO


CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
31
Con citazione del 27 marzo 2002 la s.r.l. Osai deduceva: 1) gestiva a (OMISSIS) il parco
dei divertimenti denominato (OMISSIS) ed era proprietaria, all'interno del parco, dell'azienda
" (OMISSIS)", concessa in affitto con contratto del (OMISSIS) alla s.r.l. Trenta con decorrenza
dal primo gennaio 1997 al 31 dicembre 2001, senza necessit di disdetta; 2) alla scadenza la
conduttrice non aveva restituito l'azienda nonostante la richiesta dell'11 settembre 2001; 3) per
pattuizione contrattuale dal terzo giorno successivo alla scadenza l'affittuaria doveva pagare
una penale di L. 500 mila per ogni giorno di ritardo, salvo il maggior danno. Pertanto
conveniva dinanzi al Tribunale di Napoli la s.r.l.
Trenta chiedendo di accertare la cessazione della locazione di azienda al (OMISSIS) con
condanna all'immediato rilascio e al pagamento della penale pattuita, a decorrere dal 3
gennaio 2002, oltre al risarcimento dei danni.
La convenuta deduceva che all'atto della stipula del contratto vi erano soltanto locali e
padiglioni e di aver preso in locazione un immobile con pertinenze e non un'azienda; in via
riconvenzionale chiedeva di accertare la simulazione relativa del contratto, voluta dalla
locatrice per sottrarsi alle norme vincolistiche delle locazioni. Chiedeva inoltre la condanna al
rimborso delle somme erogate per manutenzione straordinaria dei locali, da quantificare. In
via subordinata chiedeva la declaratoria di nullit della penale ai sensi della L. n. 392 del
1978, art. 79, o la sua riduzione.
Il Tribunale di Napoli, in accoglimento delle corrispondenti domande dichiarava cessato
al (OMISSIS) l'affitto di azienda e condannava la conduttrice a pagare la penale di Euro
258,23 per ogni giorno di ritardo, dal 3 gennaio 2002 al rilascio. Rigettava le altre domande
hic et inde proposte.
La Corte di appello di Napoli, con sentenza del 14 aprile 2004, accoglieva il gravame
della s.r.l. Trenta affermando che era provata la simulazione del contratto denominato affitto di
azienda per eludere la normativa sulla locazione di bene immobile ad uso commerciale,
realmente voluta, poich: 1) le condizioni ed obblighi contrattuali imposti alla s.r.l. Trenta a
pena di risoluzione del contratto - quali ad esempio l'attivit da svolgere soltanto nel parco
(OMISSIS); il rispetto del regolamento per orari, per disciplina dell'uso dell'ingresso
principale e per il pubblico, per fornitori; il comportamento ed il vestiario del personale; la
durata della locazione e la cessazione senza disdetta; la penale; le spese ordinarie e
straordinarie a carico della conduttrice; l'obbligo di somministrazione di prodotti di qualit
con prezzi idonei; la facolt di controllo della locatrice e di richiesta di modifica di prezzi e
prodotti; il divieto per la conduttrice di pubblicizzare marchi o prodotti all'esterno della
birreria o prodotti concorrenziali alla (OMISSIS), salvo il consenso della locatrice -
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
32
denotavano una locazione di immobile ad uso commerciale per inserire la societ Trenta nel
servizio di ristorazione del parco salvaguardando la posizione di gestore e titolare di esso da
parte della locatrice, escludendo la concorrenza con altre esercizi commerciali nel medesimo
parco; 2) il contratto si limitava a descriver l'immobile senza indicare i beni aziendali, i servizi,
le attrezzature e gli impianti per organizzare un'impresa di ristorazione avente lo scopo di
preparare i cibi - s che doveva disporre di cucine, forni, frigoriferi, congelatori, friggitrici - e
somministrarli - con conseguente necessit di tavoli, sedie, servizi di posateria e piatti,
macchinari per la distribuzione della birra - e perci mancava la prova dell'organizzazione
produttiva e dello svolgimento dell'attivit commerciale; inoltre non era neppure previsto il
subentro dell'affittuario nei rapporti di lavoro e nei contratti con le ditte; 3) la conduttrice,
anzich ricevere dalla locatrice Osai i marchi di birra da somministrare, aveva l'obbligo di
procacciarsi la possibilit dell'utilizzazione del marchio (OMISSIS) per la vendita e questo
significa che non vi era neppure la potenziale produttivit dell'azienda; 4) le fatture emesse
dalla societ AR.GE.MI.DI per il pagamento delle attrezzature ed utilizzo del marchio
(OMISSIS) erano di importo superiore al canone corrisposto all'Osai per il presunto affitto di
azienda;
5) la societ Trenta aveva eseguito lavori di importo rilevante per Euro 191.295,44,
ingiustificabile nel caso di affitto di azienda;
6) l'autorizzazione sindacale del (OMISSIS) e la licenza del (OMISSIS) attengono ad un
locale di 80 mq., mentre l'attuale era di mq. 421,27 e mq. 144,59 scoperti, ed infatti nel
(OMISSIS) alla societ Trenta era stata rilasciata l'autorizzazione alla preparazione e
somministrazione di bevande ed alimenti, diversa da quella per cibi cotti del (OMISSIS),
neppure esibita in giudizio. Pertanto, rigettata la domanda principale di cessazione dell'affitto
dell'azienda e ritenuta assorbita la domanda di riduzione della penale, la Corte rigettava anche
la riconvenzionale della Trenta di rimborso delle somme per i lavori straordinari perch in
primo grado erano state richieste come obbligo del locatore ed in secondo grado per
inadempimento agli obblighi del medesimo di concedere in locazione un bene in buono stato di
manutenzione e idoneo all'uso convenuto, ma tale nuova causa petendi era inammissibile, e
d'altro canto i lavori straordinari per contratto (art. 12) erano a carico della conduttrice, e le
parti ne avevano tenuto conto nella determinazione del canone.
Ricorre per cassazione la s.r.l. Osai, cui resiste la s.r.l. Trenta.
MOTIVI DELLA DECISIONE
1. - Con il primo motivo di ricorso la ricorrente deduce: "Violazione e falsa applicazione
degli artt. 1362 e 1363 c.c.; omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione su di un punto
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
33
decisivo della controversia (art. 360 c.p.c., n. 3)", dolendosi dell'interpretazione del contratto
che i giudici di appello hanno effettuato . OMISSIS.
2.2.- L'esame dei documenti relativi alle circostanze innanzi evidenziate dalla societ
Trenta peraltro rilevante ai fini della prova della preesistenza dell'azienda commerciale al
contratto di locazione, nel (OMISSIS), tra la societ Osai e la societ Trenta, e poich su di
essi la sentenza impugnata non offre motivazione alcuna, dovranno formare oggetto di riesame
dal giudice del rinvio il quale accerter alla luce dei principi innanzi richiamati, se oggetto
della locazione stato un immobile ad uso commerciale o un'azienda.
2.3 - Al riguardo, in relazione alla simulazione relativa del contratto di affitto di azienda,
secondo la prospettazione della societ Trenta, va ribadito (Cass. 17221/2006) che, incidendo
l'accordo simulatorio sulla volont dei contraenti, colui che deduce la simulazione in
violazione di norme imperative, pu avvalersi di testimoni e presunzioni per provare il
contratto dissimulato - nella specie locazione di immobile ad uso commerciale, disciplinata
dalla L. n. 392 del 1978 - ma la prova deve attenere non solo agli elementi caratterizzanti
dell'uno o dell'altro tipo di contratto, ma anche all'accordo simulatorio e quindi deve avere ad
oggetto anche elementi e circostanze idonei a disvelare l'intento negoziale comune simulatorio;
conseguentemente il relativo onere non pu ritenersi assolto in base al mero positivo riscontro
di una sommatoria di dati astrattamente riconducibili ad una diversa fattispecie negoziale.
Pertanto il giudice del rinvio, riesaminati le circostanze ed i documenti innanzi richiamati
dovr valutarli nel rispetto anche di tale principio.
2.4- Quanto infine alla licenza ottenuta dalla societ Trenta nel 1999 e ritenuta dalla
Corte di merito costituente prova per escludere che la predetta abbia preso in locazione
un'azienda perch se cos fosse "avrebbe potuto utilizzare le licenze del (OMISSIS) e del
(OMISSIS)" (pag. 21 della sentenza impugnata), detta motivazione da un lato insufficiente
perch omette di valutare se ancor prima della locazione del (OMISSIS) vi fosse stato un
ampliamento dei locali rispetto alla consistenza originaria di essi e se le predette licenze erano
state ottenute in relazione a questa, nonch se la relativa modifica era stata denunciata
all'autorit sanitaria;
dall'altro di verificare se la societ Trenta, che doveva comunque chiedere
l'aggiornamento della licenza a suo nome, essendo questa strettamente personale - ed infatti la
licenza comunale per la conduzione di un esercizio pubblico concessa intuitu personae e
quindi intrasmissibile, e perci l'obbligo che la parte assume di cedere le licenze commerciali
in caso di affitto, va inteso come obbligo a rinunciare alle licenze intestate e a non opporsi alla
concessione di una nuova licenza in capo al nuovo titolare dell'azienda (Cass. 7860/1994,
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
34
10992/1998) - doveva effettuare la denuncia a detta autorit sanitaria non solo di ampliamento
o innovazione dei locali dalla stessa ulteriormente apportati, nell'esercizio della relativa
facolt concessale dal contratto, rispetto alle dimensioni dichiarate nelle licenze di cui poteva
chiedere l'intestazione, ma anche di variazione dell'attivit svolta rispetto a quella
precedentemente autorizzata, il che comporta comunque il rilascio di una nuova autorizzazione
( D.P.R. n. 327 del 1980, art. 27, applicabile ratione temporis).
Pertanto anche su tali licenze necessaria una nuova valutazione, alla luce di detti
principi, ai fini della individuazione della natura del contratto stipulato. Quindi anche questo
motivo va accolto.
3.- Con il terzo motivo la ricorrente deduce: "Violazione e falsa applicazione degli artt.
1321 e 1322, 1571 e 1590 c.c., e della L. n. 392 del 1978, artt. 27, 28 e 79; omessa,
insufficiente e contraddittoria motivazione su di un punto decisivo della controversia (art. 360
c.p.c., nn. 3 e 5)".
Con questo motivo la ricorrente reitera la doglianza di erronea e contraddittoria
ricostruzione della volont delle parti nella sentenza impugnata avendo i giudici di appello da
un lato ritenuto correttamente che le clausole predisposte erano finalizzate alla migliore
gestione del parco dei divertimenti (OMISSIS) gestito dall'Osai e non per incassare un canone,
e dall'altro non considerato che tali clausole non sono conciliabili con la locazione di immobile
perch non ipotizzabile che la Trenta avesse l'obbligo, quale mera locataria di esso, di
installarvi una birreria, di gestirla nell'interesse del parco e di trasferirla poi all'Osai. Quindi i
giudici di merito hanno omesso di qualificare legalmente la fattispecie quanto meno come
locazione atipica, svincolata dalla L. n. 392 del 1978, e comunque di motivare adeguatamente
sulla ritenuta soggezione ad essa.
Il motivo assorbito dalle considerazioni innanzi svolte.
Concludendo il ricorso va accolto, la sentenza impugnata va cassata e la causa rinviata
per nuovo esame, alla luce dei principi e criteri innanzi richiamati. Il giudice di rinvio
provveder altres a liquidare le spese, anche del giudizio di Cassazione.
P.Q.M.
La Corte accoglie il ricorso; cassa la sentenza impugnata e rinvia alla Corte di appello di
Napoli, altra Sezione, anche per le spese di giudizio di Cassazione.
Cos deciso in Roma, il 21 gennaio 2009. Depositato in Cancelleria il 16 aprile 2009.
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
35
> Cassazione civile sez. III, 13 maggio 2010 n. 11611 (Locazione di cose - Durata della
locazione - Immobili ad uso abitativo - Locazioni per il soddisfacimento di esigenze transitorie
- Accordo simulatorio - Onere della prova):
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE TERZA CIVILE
ha pronunciato la seguente sentenza

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO


Z.A. in proprio e quale legale rappresentante della s.a.s. Servizi Farmaceutici Porzio, con
ricorso al Pretore di Napoli del 15.4.1994 esponeva che agli inizi del 1981 aveva chiesto in
locazione a G.F. un appartamento da adibire a propria abitazione; che il G. si era dichiarato
disposto a locare detto immobile a condizione che il relativo contratto venisse intestato ad una
societa' e quindi destinato ad uso ufficio; che si era proceduto alla stipula del contratto di
locazione inteso ad eludere la normativa della L. n. 392 del 1978.
Tanto premesso, l'attrice chiedeva dichiararsi la nullita' del contratto di locazione per
simulazione e, in ogni caso, L. n. 392 del 1978, ex art. 80, che venisse determinato l'equo
canone, con conseguente condanna del G. alla restituzione di tutte le somme pagate
indebitamente. Quest'ultimo contestava la domanda.
Con sentenza n 9518/04 il Tribunale di Napoli rigettava la domanda attrice.
Avverso detta sentenza proponeva appello dinanzi alla Corte distrettuale di Napoli la Z. in
proprio e nella qualita' di socia accomandataria e legale rappresentante della Servizi
Farmaceutici Porzio s.a.s.. La Corte d'Appello di Napoli rigettava il gravame.
Proponeva ricorso la Z. in proprio e nella dedotta qualita'. Resisteva con controricorso
G.F..
MOTIVI DELLA DECISIONE
Con i primi due connessi motivi del ricorso, Z.A. rispettivamente denuncia: 1) "Violazione
e falsa applicazione degli artt. 115, 116, 246 e 247 c.p.c. in relazione all'art. 360 c.p.c., n. 3 -
Omessa, insufficiente, illogica e contraddittoria motivazione circa fatti controversi e decisivi
per il giudizio, in relazione all'art. 360 c.p.c., n. 5"; 2) "Violazione e falsa applicazione degli
artt. 115, 116 c.p.c. in relazione all'art. 360 c.p.c., n. 3 - Omessa, insufficiente, illogica e
contraddittoria motivazione circa fatti controversi e decisivi per il giudizio in relazione all'art.
360 c.p.c., n. 5".
Sostiene la ricorrente che l'impugnata sentenza e' censurabile sotto vari profili. In primo
luogo perch il giudice a quo, lungi dal decidere sulla base degli atti di causa e della copiosa
documentazione da lei stessa prodotta, ha seguito acriticamente la memoria di costituzione e di
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
36
risposta di controparte, senza effettuare alcuna verifica delle asserzioni e argomentazioni ivi
contenute. In secondo luogo perche' la motivazione e', per un verso, carente, non risultando
precisate le asserite contraddizioni in cui sarebbe incorsa la stessa Z.; per altro verso viziata,
soprattutto in tema di accertamento della dedotta simulazione.
La ricorrente critica in particolare la valutazione delle prove testimoniali effettuata dal
Giudice di merito nonche' il mancato rispetto di risultanze istruttorie ritenute decisive che, se
effettivamente e globalmente valutate, avrebbero a suo avviso condotto ad una decisione
completamente diversa da quella adottata.
Precisa infine la Z. che anche le risultanze documentali sono state del tutto ignorate dal
giudice a quo.
Con il secondo motivo parte ricorrente tenta soprattutto di dimostrare che il Giudice di
merito ha errato nel non ritenere provata la simulazione, intervenuta sia sull'entita' della
pigione che sulla destinazione dell'appartamento. E sottolinea come a suo avviso la
motivazione della sentenza risulti incongrua anche sul punto della confessione stragiudiziale
del locatore.
Entrambi i motivi sono infondati. Come risulta infatti dalla precedente esposizione, essi
vertono su profili di merito - quali la valutazione delle prove, testimoniali e documentali,
l'accertamento della simulazione, il ruolo delle presunzioni - che non sono suscettibili di esame
in sede di legittimita' ove la motivazione del giudice di merito risulti congrua e immune da vizi
logici o giuridici.
A tale giudice infatti, in tema di procedimento civile, sono riservate l'interpretazione e la
valutazione del materiale probatorio, nonche' la scelta delle prove ritenute idonee alla
formazione del proprio convincimento e la stima dell'attendibilita' delle testimonianze. Del pari
insindacabile in sede di legittimita' e' poi il "peso probatorio" di alcune testimonianze rispetto
ad altre ove il giudice di secondo grado sia pervenuto ad un giudizio logicamente motivato
(Cass., 28.1.2004, n. 1554; Cass., 3.10.2007, n. 20731).
Nella specie, l'impugnata sentenza ha svolto un attento esame delle risultanze probatorie,
sia testimoniali che documentali e ne ha formulato una convincente valutazione anche in ordine
al "peso" da attribuire a ciascuna di esse. Parte ricorrente, invece, al di la' di quanto posto in
evidenza nella intitolazione dei motivi e lungi dal formulare critiche alla pronuncia della Corte
D'Appello sotto il profilo della violazione di legge, lamenta una erronea ricognizione della
fattispecie concreta a mezzo delle risultanze di causa, attivita' questa esterna alla esatta
interpretazione delle norme di legge che impinge nella tipica valutazione del giudice di merito.
Del resto la dimostrazione che il locatore era a conoscenza della finalita' locativa
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
37
concretamente perseguita dal conduttore non puo' sostituire il consenso del medesimo alla
stipula del negozio dissimulato, ma costituisce soltanto un elemento utilizzabile dal giudice di
merito allo scopo di accertare, in relazione alle circostanze del caso concreto, la simulazione
del contratto di locazione apparente e la conclusione del contratto dissimulato (Cass.,
17.1.2003, n. 614).
Va peraltro rilevato che, in concreto, la testimonianza del mediatore circa l'incontro di
volonta' conferma la tesi di una locazione per uso ufficio. Ne' la Corte d'Appello ha considerato
inutilizzabili le testimonianze dei parenti perche' ne ha reso una valutazione critica rispetto a
quella del teste terzo e comunque gli stralci testimoniali riportati nel ricorso non sembrano
condurre a una conclusione diversa circa una destinazione abitativa unilateralmente decisa.
Secondo la giurisprudenza d'altra parte, l'onere di provare l'accordo simulatorio grava
sul conduttore, il quale ha la facolt' di ricorrere anche alla prova per testimoni (e quindi
anche a quella per presunzioni) poich la prova tende a far valere l'illiceita' delle clausole
dissimulate contra legem (L. n. 392 del 1978, art. 79, comma 1 e art. 1417 c.c.) salvi gli ampi
poteri istruttori esercitabili d'ufficio dal giudice, a norma dell'art. 447 bis c.p.c., comma 3
introdotto dalla L. n. 353 del 1990 (Cass., 26.5.2000, n. 6971).
Con il terzo motivo la Z. denuncia infine "Violazione e falsa applicazione degli artt. 115,
116, 246 e 247 c.p.c. in relazione all'art. 360 c.p.c., n. 3 - Omessa, insufficiente, illogica e
contraddittoria motivazione su fatti controversi e decisivi per il giudizio, in relazione all'art.
360 c.p.c., n. 5".
Lamenta parte ricorrente che la motivazione dell'impugnata sentenza e' contraddittoria
perche' il giudice a quo prima afferma che la Z. si sarebbe trasferita nella sede della societa'
nel 1985 e poi sostiene che non sarebbe stata data la prova del cambio di destinazione
dell'immobile.
Ugualmente illogica ed immotivata ritiene parte ricorrente che sia l'affermazione del
Giudice di merito circa la carenza di prova in ordine al requisito della "prevalenza" dell'uso
abitativo, non avendo il giudice specificato da quali elementi abbia tratto la tesi di un uso
promiscuo dell'appartamento.
Anche in relazione al terzo motivo valgono le considerazioni svolte in relazione ai primi
due. Gli argomenti utilizzati dalla Z. vertono infatti su profili di merito mentre la motivazione
non presenta le denunciate contraddizioni. Ed infatti i punti di dissenso del ricorso rispetto alla
sentenza riguardano non tanto l'interpretazione o l'applicazione di disposizioni di legge quanto
la ricostruzione della fattispecie concreta, con speciale riguardo: al momento finale della
permanenza della Z. nella sua originaria residenza (ed all'inizio della residenza nella nuova);
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
38
alla prova del cambio di destinazione dell'immobile; alla prevalenza, se rilevante, dell'uso
abitativo rispetto ad altri usi; all'intento simulativo delle parti.
Per quanto riguarda poi la richiesta di integrazione del canone per manutenzione
straordinaria (come se fosse locazione abitativa), ulteriore argomento questo fatto valere da
parte ricorrente, tale censura deve ritenersi inidonea per difetto del requisito di autosufficienza
perche' non si riporta il contenuto del documento che non consente di valutare l'incidenza ai
fini del decidere.
Con il quarto ed ultimo motivo si censura infine la decisione in merito alle "spese
processuali" ritenendosi che una eventuale riforma della impugnata sentenza dovrebbe
comportare una diversa decisione sulle stesse.
A seguito del rigetto di tutti i precedenti motivi anche quest'ultimo deve essere respinto.
In conclusione, per tutte le esposte ragioni, il ricorso deve essere rigettato, con
imputazione delle spese del processo di cassazione a parte ricorrente, nella misura indicata in
dispositivo.
P.Q.M.
LA CORTE Rigetta il ricorso e condanna parte ricorrente alle spese del processo di
cassazione che liquida in complessivi Euro 4.200,00 di cui Euro 4.000,00 per onorario oltre
rimborso forfettario delle spese generali ed accessori come per legge.
Cos deciso in Roma, il 28 aprile 2010. Depositato in Cancelleria il 13 maggio 2010.
5 - Simulazione e contenzioso delle successioni.
Il tema si incentra nellambito della tutela del legittimario, ed in particolare nel problema
del possibile cumulo della qualit di successore universale e di terzo
10
; in questultimo cao
opera un differente regime processuale, e si pu beneficiare delle agevolazioni probatorie. In
sintesi, si ha possibilit di applicare lart. 1417 c.c.: latto lesivo dei diritti dei legittimari s
riducibile e non illecito, ma il legittimario considerato terzo laddove totalmente pretermesso,
o comunque faccia valere la lesione della quota di riserva e limpossibilit di soddisfarsi sul
solo relictum. La mera petizione di eredit, invece, rapporta lerede al suo dante causa, nel
senso che ne riveste la medesima posizione giuridica, e quindi opereranno le limitazioni
probatorie previste per le parti.

10
Cfr. M, CRISCUOLO, Effetti della simulazione nei confronti dei terzi e azioni esperibili: in particolare il
problema della prova, relazione tenuta in occasione di incontro di studi del CSM, Roma febbraio 2010.
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
39
Si pure sostenuto che ipotesi di simulazione assoluta o atto dissimulato nullo, le
agevolazioni probatorie valgono sino alla concorrenza della quota di legittima o avvantaggiano
il legittimario anche su beni che rientrerebbero nella disponibile: Cassazione civile 6 ottobre
2005 n. 19468 sostiene che le agevolazioni operano anche se limpugnazione dellatto
destinata a riflettersi sulla riacquisizione del bene al patrimonio ereditario
In altri termini, nellipotesi di legittimario totalmente pretermesso, si ha radicale assenza
della chiamata alleredit, e lazione di riduzione diviene unico strumento per acquistare
leredit, quale esercizio di un diritto proprio ed autonomo contrapposto alla volont del de
cuius che spesso intende lederlo specie con atti simulati: in questi casi si ha pieno
riconoscimento della qualit di terzo (con impossibilit di pretendere la previa accettazione con
beneficio di inventario ex art. 564 c.c.; esenzione estesa anche allipotesi di esaurimento
dellasse con atti inter vivos, senza la formale pretermissione del legittimario, oppure
nellipotesi di azione di simulazione assoluta ovvero relativa, ma in presenza di atto dissimulato
nullo per carenza dei requisiti formali o sostanziali ex art. 1414 co. 2 c.c.).
Nel diverso caso di legittimario istituito erede ma leso nella quota di riserva, vi invece
necessit dellaccettazione beneficiata se costui intende agire contro soggetti non chiamati
come coeredi; qui ben pu aversi contestuale proposizione di domanda di simulazione e azione
di riduzione. Ma vi esclusione dei benefici probatori quando si agisce in collazione
(Cassazione civile 21 febbraio 2007 n. 4021, secondo cui il coerede agisce in qualit di
successore del de cuius e la prescrizione della domanda di simulazione decorre dal compimento
dellatto).
La nullit del negozio dissimulato per vizio di forma non permette di invocare la previsione
di cui allart. 1417 c.c., in quanto la legge presuppone lilliceit; inoltre la verifica circa il
rispetto delle prescrizioni formali presuppone il previo accertamento della simulazione, la cui
prova, in assenza della spendita della qualit di legittimario, deve essere offerta in maniera
rigorosa (Cassazione civile 14 marzo 2008 n. 7048).
CASISTICA
> Cassazione civile sez. II 19 marzo 2010 n. 6709 (Successione legittima e necessaria -
Riduzione - Asse ereditario - Entit della lesione - Valore dell'integrazione - Determinazione -
Riferimento al tempo dell'apertura della successione Necessit)
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA CIVILE
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
40
ha pronunciato la seguente: sentenza

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO


1. - S.J. convenne in giudizio i propri fratelli R.j. e O., esponendo che il (OMISSIS) era
deceduto il padre Ro., lasciando quali eredi i figli J., E., A., R.j., O. e S.; che il padre stesso in
vita aveva donato alla figlia O., con atto pubblico del (OMISSIS), un edificio e un terreno in
(OMISSIS), e, con atto pubblico del (OMISSIS), due terreni al figlio R.j., a nome del quale, con
scrittura privata autenticata di pari data, fittiziamente qualificata come compravendita, aveva
intestato i residui beni, un edificio ed alcuni terreni, in (OMISSIS), cos disponendo di tutto il
proprio patrimonio immobiliare, sicch, al momento del decesso, erano residuati solo valori
mobiliari, dei quali presumibilmente i convenuti erano entrati in possesso. Pertanto, l'attore
chiese, a reintegrazione della propria quota di riserva, la riduzione dei richiamati atti di
donazione, l'accertamento della simulazione assoluta, o, in subordine, relativa, dell'atto di
compravendita del (OMISSIS), della nullit della donazione dissimulata per difetto di forma, e
l'inclusione dei beni oggetto di tale contratto nella massa ereditaria, e, in subordine,
l'accertamento della natura di negotium mixtum cura donatione del contratto in questione e la
riduzione entro i limiti del valore donato, quindi la formazione della massa ereditaria e la
liquidazione della quota spettantegli, nonch l'accertamento dei debiti del convenuto R.j. nei
confronti della massa in conseguenza del godimento degli immobili oggetto del contratto
simulato.
La convenuta S.O., costituitasi in giudizio, dedusse che gli immobili da lei ricevuti in
donazione erano di modesto valore, e aggiunse di aver accudito il padre dal (OMISSIS) e di
avere poi sostenuto le spese per il ricovero dello stesso in una casa per anziani dal (OMISSIS).
Afferm di non sapere nulla del danaro o di altri beni lasciati dal padre, e chiese il rigetto
della domanda proposta nei suoi confronti, associandosi, in via riconvenzionale, a quella
dell'attore per la inclusione nella massa ereditaria dei beni oggetto della vendita simulata.
Si costitu anche S.R.j., deducendo che l'attore aveva lasciato la casa paterna nel
(OMISSIS) dopo aver contratto debiti per L. 180.000, pagati dal padre con l'aiuto dei fratelli.
Dichiar che la compravendita del (OMISSIS) era effettiva, e che il valore dei beni donati non
incideva sulla quota di legittima. Sostenne inoltre di avere lavorato sui fondi del padre, il
quale, per questa ragione, gli aveva donato i terreni. Infine, eccep che il danaro lasciato dal
padre era stato impiegato nelle spese funerarie.
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
41
Integrato il contraddittorio nei confronti dei fratelli A., E. e S., i primi due, costituitisi in
giudizio, aderirono alle difese del fratello R.j., mentre il terzo chiese la tutela della propria
posizione ereditaria, svolgendo domande di simulazione, divisione, riduzione e reintegra.
Con sentenza depositata il 28 agosto 2003, il Tribunale di Bolzano ritenne provato che la
vendita a R.j. dissimulava una donazione, nulla per difetto di forma, ma escluse il rientro degli
immobili oggetto della stessa nella massa ereditaria perch ormai usucapiti, tenendone poi
conto in sede di riunione fittizia. Afferm la natura modale della donazione in favore di O.,
giudicando accertato l'adempimento dell'onere. Ritenne, invece non provato il pagamento del
debito di L. 180.000 che sarebbe stato a suo tempo assunto da J.; quantific, sulla base delle
stime del c.t.u., il valore della massa, risolventesi nel donatum, al momento dell'apertura della
successione, in L. 477.000.000, ritenendo la inesistenza di relictum per essere stato il danaro
contante lasciato dal defunto utilizzato per le spese funerarie e pratiche successorie. Determin
in L. 53.000.000 il valore della quota di riserva (un nono) spettante a ciascuno degli eredi.
Quindi, determin il valore dei beni oggetto del simulato contratto di vendita nell'importo di L.
337.000.000, ritenuto sufficiente a reintegrare i legittimari J. e S. nella quota di riserva
reclamata, condannando,pertanto, R.j. a pagare a ciascuno dei due fratelli l'importo di L.
53.000.000, oltre agli interessi legali dalla domanda.
Infine, condann lo stesso R. e A. e E. a rifondere a J. e S. le spese di causa e Johann a
rifonderle ad O..
Avverso la sentenza proposero appello S.R.j., S.E. e S.A., mentre Johann, costituitosi in
giudizio, propose appello incidentale. Anche S.O. si costitu, proponendo appello incidentale
condizionato all'accoglimento di quello principale e degli altri appelli incidentali. Si costitu
infine anche S.S., proponendo, a sua volta, appello incidentale condizionato per il caso di
accoglimento del motivo di gravame avverso l'accertamento della nullit del contratto
dissimulato di donazione.
2. - Con sentenza depositata il 1 settembre 2004, la Corte d'appello di Trento, sez.
distaccata di Bolzano, rigett il gravame principale. Per quanto ancora rileva nella presente
sede, la Corte territoriale osserv che il primo giudice aveva accertato correttamente la
dissimulazione, con il contratto di compravendita del 1 febbraio 1977, di una donazione nulla
per difetto di forma. La veridicit della dichiarazione di quietanza contenuta nel citato
contratto, attestante l'avvenuto pagamento dell'intero prezzo della compravendita entro la data
della stipula doveva, infatti, ritenersi smentita sulla base di una serie di indizi concordanti,
quali la copia del libretto di risparmio intestato al de cuius, nel quale non risultavano rimesse
corrispondenti al prezzo concordato; la circostanza che lo stesso de cuius, all'epoca gi
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
42
ultraottantenne, e poi ricoverato in una casa per anziani, la cui retta di ricovero veniva
corrisposta dalla figlia O., non potesse ragionevolmente disporre di una consistente somma di
danaro, di cui non esistesse traccia; il fatto che i bonifici bancari relativi al pagamento di una
parte del prezzo (dieci milioni di lire), oltre ad essere stati espressamente disconosciuti,
portassero somme non coincidenti col prezzo pattuito, e che due di essi fossero datati ad epoca
successiva alla stipula del contratto; ed ancora il fatto che l'assegno bancario portante la
somma di L. 5 milioni - che, secondo le successive dichiarazioni di R.j., aveva costituito il saldo
del prezzo dell'acquisto - fosse stato prodotto in copia incompleta, da cui non era evincibile
l'eventuale incasso.
Cos accertata la simulazione della vendita, dissimulante in realt una donazione stipulata
per scrittura privata autenticata anzich per atto pubblico, ne derivava la nullit del contratto
in esame per difetto della prescritta forma dell'atto pubblico.
Correttamente, poi, erano stati attratti nella sfera dell'azione di riduzione gli immobili
oggetto di donazione indiretta in seguito all'usucapione maturata in favore di R.j.. Ne derivava
la inconsistenza della pretesa degli appellanti principali di limitare il donatimi al valore degli
immobili oggetto delle due donazioni valide disposte in favore dello stesso R. e di O..
Infondato era anche, secondo la Corte di merito, il motivo di gravame fondato sulla
ritenuta sussistenza della dimostrazione dell'intervento della famiglia S. nel pagamento di un
debito di L. 180.000 assunto da J. nel (OMISSIS) per l'acquisto di un'autovettura. Il giudice di
secondo grado rilev che nessuna prova documentale era stata acquisita al riguardo, e che
nessuno dei testimoni escussi aveva potuto riferire per scienza diretta sulle relative circostanze.
Legittimamente, poi, S.A. ed S.E. erano stati condannati alle spese di causa in favore dei
legittimari lesi, avendo aderito alle posizioni difensive di R..
La Corte territoriale accolse invece l'appello incidentale di S.J. nella parte relativa al
mancato riconoscimento dei frutti e della rivalutazione monetaria sull'equivalente monetario
della quota del compendio immobiliare oggetto di riduzione e di reintegra nel periodo
intercorrente tra il momento dell'apertura della successione e quello della decisione. Al
riguardo, essendosi l'appellante incidentale limitato a chiedere la rivalutazione sulla quota di
immobile riconosciutagli e non gi la rivalutazione della quota sulla base dei prezzi del
mercato immobiliare, e considerato che la perdita del valore d'acquisto della moneta dal 21
gennaio 1988 era notoriamente inferiore alla lievitazione dei prezzi degli immobili in
(OMISSIS), fu accolta la domanda di consistenza economica minore, proposta dall'appellante
incidentale. Il valore della quota da reintegrare in favore di J. sulle donazioni di cui aveva
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
43
beneficiato R.j. fu stimato in L. 107.590.000, pari ad Euro 55.565,59, importo sul quale erano
dovuti gli interessi in misura legale dalla domanda.
Fu accolto l'appello incidentale altres nella parte relativa alle spese di causa sostenute da
O., che furono poste a carico solidale di J. e di R.j..
Infine, gli appellanti principali furono condannati in solido a rifondere le spese del
giudizio ai fratelli J. e S., e R.j. e J. alle spese in favore di O..
Furono, poi, dichiarati assorbiti gli appelli incidentali condizionati proposti da S.O. e da
S.S..
3. - Per la cassazione di tale sentenza propongono ricorso S.R.j. e S.E., sulla base di sei
motivi. Resistono con controricorso sia Siegfried, sia O., sia J.: gli ultimi due propongono
altres ricorso incidentale condizionato. Hanno depositato memorie S.R.j. ed S.E. nonch S.S.,
S.O. e S.J..
MOTIVI DELLA DECISIONE
1. - Deve, preliminarmente, disporsi, ex art. 335 c.p.c., la riunione del ricorso principale e
di quelli incidentali, in quanto proposti nei confronti della medesima sentenza.
2. - La prima, articolata censura di cui al ricorso principale denuncia la violazione o falsa
applicazione di norme di diritto ex art. 360 c.p.c., comma 1, n. 3, con particolare riguardo agli
artt. 2697 e 1417 c.c.. Contestano i ricorrenti il convincimento espresso dalla Corte di merito
in ordine alla esattezza della ricostruzione operata dal giudice di primo grado secondo la quale
il contratto di compravendita del (OMISSIS), stipulato per scrittura privata autenticata, e
relativo al trasferimento di immobili da St.Ro. al figlio R.j., avrebbe dissimulato una donazione
nulla perch priva della necessaria forma dell'atto pubblico. La simulazione era stata
erroneamente ritenuta dimostrata sulla base di meri indizi, in assenza di prove scritte o
testimoniali. Al contrario, l'avvenuto pagamento del prezzo della compravendita risultava -
sostengono i ricorrenti - dalla stessa formulazione adottata nel rogito notarile, in cui si
dichiarava espressamente che "il prezzo della compravendita stato tra le parti di comune
accordo convenuto in complessive L. 16.000,000, che sono state dall'acquirente pagate al
debitore, il quale dichiara di averle ricevute e ne rilascia ampia e definitiva quietanza a saldo".
Inoltre, R.j. aveva prodotto due bonifici bancari di L. 5.000.000 ciascuno all'ordine del padre,
effettuati il giorno stesso della stipulazione del contratto in questione. A fronte di tali
circostanze, il principale argomento alla stregua del quale la sentenza impugnata aveva
ritenuto la simulazione del contratto de quo, relativo al mancato reperimento della somma che
sarebbe stata versata a St.Ro., viene contestato sul rilievo che quest'ultimo non possedeva un
solo libretto a risparmio, e che comunque avrebbe potuto versare gli importi conseguiti a
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
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favore di altri eredi; che, inoltre, posto che egli era completamente capace di intendere e di
volere, e che esisteva agli atti la prova della effettuazione dei bonifici e del ritiro del danaro da
parte dello St., il mancato reperimento dello stesso non poteva valere a dimostrare la
simulazione della compravendita. N alcuna valenza poteva attribuirsi, a tale scopo, alla
circostanza che i bonifici bancari prodotti in giudizio non coincidessero con il prezzo indicato
nel contratto, essendo limitati all'importo di L. 10.000.000, a fronte della considerazione che
tale cifra rappresentava una parte del prezzo, che R.j., in adempimento dell'impegno assunto
con il padre, aveva saldato nel (OMISSIS) con assegno bancario portante la somma di lire
cinque milioni, parimenti prodotto in giudizio. Quanto, poi, al disconoscimento dei predetti
bonifici, valorizzato nella sentenza impugnata, avrebbero dovuto essere al riguardo applicati
principi attinenti all'onere della prova.
3.1. - La doglianza non meritevole di accoglimento.
3.2. - Essa sostanzialmente diretta a rimettere in discussione il tema della prova della
simulazione della compravendita del (OMISSIS) con la quale il de cuius aveva trasferito
alcuni beni immobili al figlio R.j..
Deve, al riguardo, sottolinearsi che l'accertamento della simulazione (relativa) costituisce
indagine di fatto riservata al giudice del merito il quale deve stabilire, attraverso una corretta
interpretazione del contratto condotta alla stregua dei criteri ermeneutici dettati dal codice
civile e con motivazione immune da vizi logici e giuridici, se, in contrasto con la volont di
costituire un determinato rapporto espressa nell'atto negoziale, esista una concorde volont
delle parti tendente a porre in essere un diverso negozio vero e reale, destinato a rimanere
occulto (v., tra le altre, Cass., sentenze n. 4865 del 2001, n. 10089 del 1993).
Detta indagine non pu essere effettuata analizzando il contenuto del contratto simulato,
giacch l'accordo simulatorio non fa parte del contratto apparentemente posto in essere dalle
parti: sicch la prova della simulazione non pu che fondarsi su elementi estranei al detto
contenuto, che possono concretarsi in una prova meramente presuntiva (v., al riguardo,
Cass., sentenze n. 11372 del 2005, n. 17858 del 2003), quando l'azione sia proposta da terzi o
da creditori delle parti, ipotesi nella quale l'accertamento della simulazione non soggetto ai
limiti alla prova ex art. 1417 c.c..
3.3. - Nella specie, la Corte territoriale, confermando sul punto le conclusioni del giudice
di primo grado, aveva ritenuto raggiunta la prova della simulazione sulla base di un
dettagliato esame di una serie di elementi acquisiti al giudizio, muovendo dalla comprovata
esclusione della veridicit della dichiarazione di quietanza inserita nel contratto simulato,
attestante il pagamento dell'intero prezzo della compravendita entro la data della stipula del
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
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contratto, laddove due dei bonifici bancar prodotti in giudizio - peraltro disconosciuti -
recavano una data successiva ad essa.
Il giudice di secondo grado aveva, quindi, valorizzato, da un lato, la mancanza nel libretto
di risparmio intestato al de cuius di rimesse corrispondenti al prezzo dichiarato della
compravendita; dall'altro, la improbabilit della disponibilit, da parte dello stesso de cuius -
tra l'altro, ricoverato dal 1981, in una casa di riposo la cui retta veniva corrisposta dalla figlia
O. - di una consistente somma di danaro di cui non vi fosse traccia.
Cos ricostruito il percorso argomentativo attraverso il quale la Corte territoriale aveva
raggiunto il proprio convincimento in ordine alla simulazione del contratto di compravendita
di cui si tratta, deve escludersi che sia in esso riscontrabile alcun vizio logico od errore
giuridico.
4. - Le esposte ragioni danno, altres, conto della infondatezza della seconda doglianza,
con la quale ricorrenti principali lamentano la omessa, insufficiente o contraddittoria
motivazione in ordine ad un punto decisivo della controversia per la contraddizione tra le
prove offerte da S.R.j. circa l'avvenuto pagamento del prezzo della compravendita di cui al
motivo di ricorso dianzi illustrato e le conclusioni cui era pervenuto il giudice di secondo
grado sulla base di semplici indizi di natura soggettiva. Caduta, per effetto della validit ed
efficacia della vendita, l'ipotesi della collazione dei beni che ne erano stati oggetto, questa -
secondo i ricorrenti - era limitata ai beni donati in vita dal de cuius ai figli O. e R.j., sui quali
entrambi avevano, peraltro, effettuato opere che ne avevano determinato un notevole
incremento di valore. Ne conseguiva che, nella ripartizione tra gli eredi della (sola) quota
indisponibile, si sarebbe dovuto tener conto del valore che avevano detti beni prima dei lavori
di miglioria.
Il motivo si fonda, invero, sulla efficacia del contratto di compravendita tra il de cuius e il
figlio R.j., fondatamente - per quanto dianzi chiarito - esclusa dalla Corte di merito.
5. - Con il terzo motivo del ricorso principale, si deduce ancora omessa ed insufficiente
motivazione in merito alla circostanza del presunto debito di S.J. pagato dalla famiglia,
circostanza ritenuta dalla Corte territoriale sfornita di dimostrazione, e in ordine alla quale i
ricorrenti, al contrario, sostengono raggiunta la prova attraverso le deposizioni dei testimoni,
pur in assenza di scienza diretta. Del resto, deporrebbe in favore della tesi dell'avvenuto
pagamento del debito di cui si tratta da parte della famiglia S. l'improvviso allontanamento di
J. dall'abitazione familiare e la partenza per la (OMISSIS), dopo che lo stesso - secondo la
ricostruzione operata dai ricorrenti - si sarebbe reso conto di avere arrecato un grave
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
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pregiudizio ai familiari sottoscrivendo decine di effetti cambiari, pur di possedere
un'automobile di lusso.
6. - La censura non risulta meritevole di ingresso nel giudizio di legittimit, incentrata,
com', su questioni di merito, il cui esame inibito nella presente sede.
7. - Con il quarto motivo si deduce violazione dell'art. 1277 c.c., e in ogni caso omessa,
insufficiente e contraddittoria motivazione in merito al riconoscimento della natura di debito di
valore della debenza della integrazione della quota al legittimario S.J.. La Corte di merito, una
volta accertata l'usucapione dei beni oggetto della donazione dichiarata nulla, avrebbe errato
nell'affermare il diritto di J. a conseguire in natura l'integrazione della sua quota, non potendo
il bene essere sottratto alla propriet usucapita dagli attuali possessori: sicch il predetto
legittimario aveva diritto alla quota in danaro, suscettibile di interessi legali, ma non di
rivalutazione monetaria.
8.1. - La censura infondata.
8.2. - Nel procedimento per la reintegrazione della quota di eredit riservata al
legittimario, si deve avere riguardo al momento di apertura della successione per calcolare il
valore dell'asse ereditario - mediante la cosiddetta riunione fittizia -, stabilire l'esistenza e
l'entit della lesione della legittima, nonch determinare il valore dell'integrazione spettante al
legittimario leso. Peraltro, qualora tale integrazione venga effettuata mediante conguaglio in
denaro, nonostante l'esistenza, nell'asse, di beni in natura, trattandosi di credito di valore e non
gi di valuta, essa deve essere adeguata al mutato valore -al momento della decisione
giudiziale - del bene cui il legittimario avrebbe diritto, affinch ne costituisca l'esatto
equivalente, dovendo pertanto procedersi alla relativa rivalutazione (v. Cass., sent. n. 10564
del 2005).
8.3. - Nella specie, una volta riconosciuto che il credito del legittimario che aveva agito in
riduzione era da considerare debito di valore, la Corte di merito aveva correttamente
ammesso, secondo i principi generali, la rivalutazione della somma.
9. - La quinta doglianza ha ad oggetto la lamentata violazione degli artt. 91 e 92 c.p.c., e
in ogni caso la omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione in merito all'accollo a R.j.
delle spese processuali della sorella O., accollo che sarebbe stato privo di fondamento, per
essersi trovato il primo nelle stesse condizioni di O. nel doversi difendere dalle pretese
ereditarie del fratello J..
10.1. - La censura non coglie nel segno.
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
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10.2. - In realt R.j. era risultato soccombente in relazione alle domande da lui proposte
nei confronti della sorella O., ed in relazione a tale soccombenza era stato condannato al
pagamento delle spese del giudizio.
Ci posto, va ribadito il consolidato orientamento giurisprudenziale secondo il quale, con
riferimento al regolamento delle spese, il sindacato di legittimit limitato ad accertare che
non risulti violato il principio secondo il quale le spese non possono essere poste a carico della
parte vittoriosa, con la conseguenza che esula da tale sindacato e rientra nel potere
discrezionale del giudice di merito la valutazione dell'opportunit di compensare in tutto o in
parte le spese di lite (v., tra le altre, Cass., sentt. 25270 e n. 17145 del 2009, n. 406 del 2008).
11. - Con il sesto motivo i ricorrenti principali denunciano la violazione degli artt. 91 e 92
c.p.c., e in ogni caso la omessa, insufficiente e contraddittoria motivazione in ordine alla
condanna di S.E. (oltre che di A.) alle spese. Costoro, chiamati in causa, si erano costituiti in
giudizio confermando la versione della vicenda resa dal fratello R.j.: per questo solo erano
stati condannati al pagamento delle spese per la soccombenza di quest'ultimo.
12. - Anche tale censura infondata, alla luce della medesima considerazione svolta con
riguardo alla doglianza dianzi esaminata, attinente alla sussistenza del presupposto della
soccombenza per E.. Quanto alla posizione di S.A., la censura si rivela inammissibile per
carenza di interesse, non figurando quest'ultimo tra i ricorrenti.
13. - Restano assorbiti dal rigetto del ricorso principale i ricorsi incidentali condizionati
proposti da O. e da S.J..
14. - Avuto riguardo alla peculiarit della vicenda ed alle alterne sorti del processo,
sussistono giusti motivi per la compensazione tra le parti delle spese del presente giudizio.
P.Q.M.
La Corte, riuniti i ricorsi, rigetta il ricorso principale, assorbiti quelli incidentali.
Compensa tra le parti le spese del giudizio.
Cos deciso in Roma, nella Camera di consiglio della Sezione Seconda Civile, il 3 giugno
2009.
Depositato in Cancelleria il 19 marzo 2010
> Cassazione Civile Sez. II 25 giugno 2010 n. 15346 (Azione di riduzione - Compravendita
immobiliare compiuta dal "de cuius" - Impugnazione relativa in quanto dissimulante una
donazione - Qualit di terzo dell'attore - Sussistenza - Conseguenze - Dichiarazione di
versamento del prezzo contenuta nel rogito notarile - Inopponibilit al legittimario - Mancata
prova del pagamento del prezzo da parte dell'acquirente - Valutabilit Fattispecie)
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
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LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SECONDA
ha pronunciato la seguente: SENTENZA

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO


La controversia concerne l'ingente patrimonio ereditario relitto agli inizi del 1991 da
Attilio Reale, il quale negli ultimi anni di vita aveva alienato preziosi immobili e aveva redatto
pi di una scheda testamentaria, destinando quasi tutti i suoi beni all'odierna ricorrente
signora M. Uberta Casillo, senza nominare, nell'ultimo atto, ne' la moglie separata ne' i tre
figli. Accogliendo l'azione di riduzione avviata da costoro nel 1991, il tribunale di Roma nel
2004 e la Corte di appello capitolina nel 2008 hanno quantificato la quota di riserva spettante
agli eredi legittimi e la quota disponibile destinata alla Casillo. Le sentenze hanno individuato i
beni immobili che quest'ultima dovrebbe restituire agli attori, confermato l'assegnazione di
altri immobili all'erede testamentaria, regolato frutti, interessi e conguagli conseguenti alle
assegnazioni. Per quanto ancora interessa, la Corte d'appello ha confermato la qualificazione
della Casilio come erede e non mera legataria del Reale; ha ribadito la nullit delle donazioni
immobiliari dissimulate con atti di vendita in favore della suddetta; ha ridotto da quattro a due
le donazioni di valori immobiliari ritenute nulle dal tribunale, perch motivate dal solo intento
di sottrarre danaro dalle pretese dei legittimari; ha ricostruito l'asse ereditario, valutato i
cespiti immobiliari e ripartito gli stessi tenendo conto del disposto degli artt. 549, 558, 733 e
734 c.c..
M. Uberta Casillo ha proposto ricorso per cassazione notificato il 17 febbraio 2009,
affidandosi a undici motivi. Reale Egidio, Reale Paola e Maria Luisa Conti Vecchi hanno
congiuntamente resistito con controricorso e ricorso incidentale condizionato, articolato su
cinque censure. Giuseppina Reale si costituita resistendo e svolgendo quattro motivi di
ricorso incidentale. La ricorrente ha depositato controricorso in risposta al ricorso incidentale.
Sono state depositate memorie.
MOTIVI DELLA DECISIONE
Preliminarmente va disposta ex art. 335 c.p.c. la riunione dei ricorsi.
1) I primi tre motivi di ricorso riguardano gli atti di compravendita stipulati il 10 maggio e
11 luglio 1990 tra il Reale e la Casillo, ritenuti simulati dai giudici di merito. Parte ricorrente,
nel denunciare violazione degli artt. 1414, 2700 e 2727 c.c., sostiene che, avendo il notaio
attestato il pagamento del prezzo con assegno bancario, la sentenza d'appello avrebbe dovuto
raggiungere diverse conclusioni. In particolare il primo quesito mira a far stabilire che la
attestazione in ordine alla dazione di assegno bancario non vale solo a certificare una
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
49
dichiarazione delle parti, ma fa prova fino a querela di falso dell'avvenuto pagamento del
prezzo da parte dell'acquirente. Il quesito posto alla Suprema Corte incongruo e tradisce la
fattispecie concreta, risultando inammissibile. Esso omette infatti di riferire ci che
correttamente emerge dall'esposizione del motivo (pag. 9 in fine), cio che il titolo di credito
venne consegnato "salvo buon fine dell'assegno stesso", formula decisiva ai fini che interessano
alla ricorrente, giacch valeva ad escludere che l'atto contenesse gi al momento il
riconoscimento dell'estinzione dell'obbligazione. In ogni caso l'argomento svolto privo di
pregio. Va infatti applicato alla fattispecie il seguente principio: "in tema di azione diretta a far
valere la simulazione di una compravendita che sia proposta dal creditore di una delle parti
del contratto stesso, alla dichiarazione relativa al versamento del prezzo, pur contenuta in un
rogito notarile di una compravendita immobiliare, non pu attribuirsi valore vincolante nei
confronti del creditore, atteso che questi terzo rispetto ai soggetti che hanno posto in essere il
contratto, e che possono trarsi elementi di valutazione circa il carattere fittizio del contratto
dalla circostanza che il compratore, su cui grava l'onere di provare il pagamento del prezzo,
non abbia fornito la relativa dimostrazione (Cass. 11372/05). Ci vale anche in relazione
all'azione di riduzione promossa dal legittimario preferito, che deve considerarsi terzo rispetto
alle parti contraenti (Cass. 20868/04; n. 6632/06; n. 7834/08), di talch ben possono trarsi
elementi di valutazione circa il carattere apparente del contratto dalla mancata dimostrazione
da parte del compratore del relativo pagamento (Cass. 1413/06).
Restano in tal modo privi di fondamento anche il secondo e il terzo motivo: l'uno volto a
sostenere 7 che la mancata prova del pagamento da parte dell'acquirente potrebbe valere a
documentare "un eventuale inadempimento" di quest'ultimo e non la sussistenza della
simulazione. L'altro che denuncia violazione degli artt. 1414 e 2697 c.c. assumendo che non si
pu far carico all'acquirente dell'onere di provare l'avvenuto pagamento. Il quesito, che muove
sempre dal presupposto errato circa il valore probatorio assoluto della attestazione notarile,
risulta ancora una volta inconferente e teso comunque a un'affermazione di principio non
condivisi bile. 2) Il quarto motivo lamenta l'insufficienza della motivazione in ordine agli
elementi presuntivi utilizzati per dichiarare la simulazione degli atti di compravendita.
Parte ricorrente analizza frammentariamente i fatti che indica come rilevanti (la possibile
influenza del rapporto more uxorio Casillo- Reale nella determinazione del prezzo e nel fatto
che il venditore avesse continuato a riscuotere personalmente i canoni di locazione degli
immobili venduti alla ricorrente; le incongruenze nella testimonianza resa dalla portiera del
palazzo; la impossibilit per la Casillo di disporre della documentazione di un conto corrente -
quello del convivente - non a lei intestato e che inizialmente era stato ritenuto irrilevante dal
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
50
giudice istruttore). I rilievi non colgono nel segno. In primo luogo va rilevato che con
riferimento alla deposizione testimoniale di cui viene reclamata una errata valutazione, il
ricorso carente quanto al requisito dell'autosufficienza, giacch non stata riportata per
intero e testualmente la dichiarazione resa. Ci impedisce di valutare la decisivit della
deposizione.
In secondo luogo va negato che il fatto che parte degli, appartamenti posseduti dal de
cuius nello stabile sito nel centro storico di Roma fosse stata alienata a soggetti diversi dalla
Casillo tolga "concordanza" alla presunzione tratta dal rilievo che il donante avesse continuato
a comportarsi da proprietario anche dopo le vendite per cui causa. La presunzione tratta da
questa circostanza resta pienamente concordante con le altre circostanze valorizzate dai
giudici di merito; perde soltanto, ma in modo trascurabile, una parte del carattere di
precisione, perch il comportamento addebitato - ugualmente grave e concordante con altri - si
riferirebbe a un numero inferiore di appartamenti, senza riverberarsi tuttavia sulla credibilit
della testimone. infatti evidente che la portiera di un palazzo, che veda un proprietario di
appartamenti recarvisi per riscuotere i canoni, non pu conoscere distintamente i singoli
passaggi di propriet relativi a tutti gli alloggi dello stabile. N sono concludenti le
considerazioni relative alla disponibilit dei conti correnti: se la Casillo avesse pagato con
assegni tratti da proprio conto corrente, avrebbe potuto dimostrare le vicende dei pagamenti
bancari; l'uscita delle somme in pagamento, l'afflusso di esse su conti riservati del convivente.
In quanto erede testamentaria di quest'ultimo, era abilitata a pretendere dalle banche con cui il
Reale intratteneva rapporti la documentazione relativa al tempo in cui erano eventualmente
affluiti i versamenti. Sono queste le omissioni specifiche, rimaste inspiegate, che i giudici di
merito hanno ritenuto rilevanti e che il motivo non scalfisce in alcun modo, soprattutto non
riuscendo a infrangere la ricostruzione complessiva e coerente che stata tratta, ai fini
ereditari dall'insieme della vicenda.
3) Quinto e sesto motivo concernono la divisione immobiliare e in particolare i terreni siti
in San Marco Cellino in un complesso (opifici e accessori) sito in S. Pietro Vernotico. Anch'essi
non meritano accoglimento. Anche in questo caso si deve rilevare la grave carenza delle
doglianze sotto il profilo dell'autosufficienza, posto che il quinto motivo fa leva sul contenuto di
una consulenza tecnica di cui omette di riportare integralmente ogni parte che riguarda i beni
de quibus, omettendo di far conoscere alla Corte l'intero testo, in guisa da rendere impossibile
la valutazione di decisivit della censura. Resta perci incensurabile l'affermazione di pag. 16
della sentenza impugnata circa la congruit della valutazione data dal consulente all'azienda
agricola, la cui ampiezza ben si prestava alla divisione, senza pregiudizio per il valore della
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
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quota indivisa, che anzi, per la situazione dei luoghi e le condizioni del mercato avrebbe potuto
essere addirittura pi appetibile dell'intero compendio. Trattasi di valutazione congrua e
appropriata, che il giudice di legittimit non pu sindacare, in mancanza di conoscenza
adeguata ed evidente di decisive risultanze di segno contrario a quanto ritenuto in sede di
merito.
N in contraddizione con questa valutazione la affermazione, censurata con il sesto
motivo, secondo cui l'ulteriore parcellizzazione sarebbe invece dannosa ai fini di una comoda
divisione. infatti intuitivo che uno il giudizio di funzionalit su un'azienda agricola ove la si
divida in tre parti, altro e ben diverso pu essere ove si spezzetti un terzo di essa in ulteriori
frammenti. L'assunto della sentenza impugnata, logico e coerente, non inciso dalla censura.
4) Inammissibile la censura di omessa pronuncia formulata con il settimo motivo, in
relazione alla mancata ammissione dell'autorizzazione a produrre tardivamente documenti in
forza dell'art. 345 c.p.c., comma 3. Invero da ritenere che la Corte d'appello abbia esaminato
l'istanza, sia pure implicitamente; essa si riferiva a ricevute di pagamento, a matrici di assegni,
ad altri pagamenti e a un atto di compravendita, che dovevano essere illustrati da prove
testimoniali. Dette prove sono state ritenute inammissibili per pi motivi (mancata indicazione
dei testimoni, genericit, etc.), ditalch risultava superflua la produzione documentale ad esse
funzionale o comunque connessa ed era irrilevante la espressa reiezione anche del relativo
profilo. Inoltre nel riproporre l'istanza in questa sede, parte ricorrente non ha evidenziato
l'autonomia dei singoli mezzi, cos impedendo alla Corte, ove fosse configurabile la violazione
dell'art. 112 c.p.c. come ritiene una corrente giurisprudenziale minoritaria, di valutarne la
congruit.
Va per ricordato che questa Corte ha in proposito ritenuto che il collegio tenuto a
motivare esclusivamente l'indispensabilit che giustifica l'ammissione di nuove prove nel
giudizio d'appello, in deroga alla regola generale che invece ne prevede il divieto, ma non
anche la mancata ammissione delle prove ritenute non indispensabili, che si conforma alla
predetta regola generale (Cass. 16971/09). infatti prevalente l'opinione che il giudizio di
indispensabilit' della prova nuova in appello implica la valutazione sull'attitudine della stessa
a dissipare un perdurante stato di incertezza sui fatti controversi riservata al giudice di merito,
a cui non pu sostituirsi la Corte di cassazione (Cass. 14133/06). 5) L'ottava censura espone
violazione degli artt. 1282, 561 e 535 cod. civ. per mancato computo, "a partire dalla data
della domanda giudiziale di riduzione", degli interessi legali sul conguaglio riconosciuto
all'erede per testamento. La ricorrente lamenta una disparit di trattamento con i legittimari,
che sulle somme loro attribuite hanno ottenuto la liquidazione degli interessi. Il motivo
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
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infondato per due ragioni. La prima, evidenziata in controricorso, la diversit dei titoli che
sta alla base delle attribuzioni in danaro alle parti. Nel caso dei legittimari, il conguaglio
ricostituisce la parte di legittima inizialmente sottratta e di cui non hanno goduto i frutti; nel
caso della Casillo si tratta di conseguenza della assegnazione a lei fatta per dar corso alla
operazione divisionale voluta con le contrapposte domande (si veda a pag. 4 quanto riferisce la
sentenza in ordine alle conclusioni della Casillo e in particolare alla comoda divisibilit dei
beni), con la conseguenza che gli interessi sulle somme dovute decorrono dal momento in cui
l'altro assegnatario tenuto al versamento (Cass. 5606/01; 6653/03; 2483/04).
Sotto altro aspetto va rilevato che parte ricorrente, nel dolersi della omessa attribuzione,
non ha per allegato, riproducendo in parte qua gli atti di causa, di aver chiesto
tempestivamente e reiterato in sede d'appello la liquidazione degli interessi legali ora
domandati.
6) Il nono motivo, che lamenta violazione degli artt. 81, 99, 100 e 112 c.p.c. si riferisce alle
somme che la ricorrente stata condannata a consegnare agli eredi e che si trovano depositate
in libretti di risparmio vincolati all'ordine del giudice, nell'ambito della procedura di
accettazione beneficiata. Il quesito formulato ex art. 366 c.p.c. intende negare che sia
ammissibile detta condanna, trattandosi di somme sottratte alla disponibilit dell'erede che ha
acceso i libretti e rimesse invece alla disponibilit del magistrato. Anche questo motivo
infondato: le azioni di accertamento e di condanna non possono che essere proposte nei
confronti dell'erede che abbia accettato l'eredit con beneficio di inventario e le pronunce
giudiziali vanno rese contro di lui. La doglianza esposta attiene alla impossibilit di dare
esecuzione alla sentenza, in considerazione del vincolo giudiziario con finalit conservative
imposto dalla legge e dal giudice: ma priva di senso sarebbe la prospettiva di convenire in
giudizio il magistrato che ha disposto la custodia dei beni mobili ereditari, dovendo l'ordine di
restituzione conseguente alle attribuzioni reintegratorie rivolgersi contro l'erede che era nel
possesso dei beni (arg. ex Cass. 9690/94). Mette conto aggiungere che non stato formulato
quesito ex art. 366 bis c.p.c. per denunciare l'ultrapetizione implicitamente affacciata da un
inciso del quesito soprariassunto, ove si puntualizza che mancava "specifica domanda sul
punto". L'enucleazione autonoma sarebbe stata indispensabile, perch la sentenza d'appello
"accoglie un capo di impugnazione riguardante la considerazione nell'asse ereditario del
valore dei beni inventariati, tra i quali vi l'importo dei libretti in esame, di guisa che per
denunciare l'eventuale ultrapetizione sarebbe stato necessario formulare altra doglianza,
esponendo i termini sostanziali e processuali della questione.
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
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7) Con il decimo motivo, sempre relativo ai beni inventariati, denunciata violazione
dell'art. 948 c.c.. La ricorrente sostiene che, in assenza di prova del perimento di detti beni,
non poteva essere condannata a restituire il controvalore economico di essi, ma solo i beni
inventariati in natura. Precisa che in primo grado il giudice non aveva tenuto conto dei beni
inventariati e che erano stati presi in considerazione dalla Corte d'appello, a seguito del rilievo
della stessa Casillo circa l'incompletezza dell'asse ereditario. Anche questa censura non pu
essere accolta. Nel controricorso di Giuseppina Reale viene fatto rilevare che nell'atto di
appello, nel quale aveva posto la tematica dei beni inventariati, la ricorrente non ha per
svolto alcuna elencazione dei beni inventariati, "riferendosi invece ai soli valori dati in sede di
inventario, importo che, si ripete, su richiesta della Casillo stato incluso nell'asse ereditario".
La circostanza non smentita dalla memoria della ricorrente ed avvalorata dalla sentenza
impugnata, nella quale si legge (pag. 16) che la Casillo aveva criticato "l'operato del
tribunale" perch non aveva considerato nell'asse "il valore dei beni inventariati". La Corte
d'appello doveva pertanto fare riferimento all'unico elemento disponibile che era oggetto, non
controverso, dell'istanza, cio il valore dei beni e non la loro consistenza. Sotto questo profilo
la doglianza quindi nuova e inammissibile. N la Corte poteva tralasciare di considerare
questo elemento patrimoniale: giova infatti ricordare che nel giudizio di reintegra nella quota
di riserva e di divisione dell'asse ereditario, la richiesta diretta a ricomprendere nel "relictum"
determinati beni questione da risolvere incidentalmente e anche d'ufficio ai soli fini
dell'esatta ricostruzione del "relictum"; la richiesta, che integra una mera sollecitazione del
potere - dovere del giudice di decidere, implicitamente contenuta nella domanda introduttiva,
non amplia il "thema decidendum" e non soggiace pertanto alle preclusioni previste per le
domande nuove (Cass. 4698/99).
8) L'ultimo motivo denuncia violazione degli artt. 535, 1148, 1149, 1150, 1151 e 1152 cod.
civ. ed relativo "alla restituzione dei frutti civili degli immobili da restituire". La ricorrente si
duole (punto 11.5 del ricorso) che la sentenza abbia stabilito da un lato che in astratto ella sia
tenuta a restituire i frutti civili che sarebbero da liquidare in separato giudizio, ma nel
contempo abbia omesso di stabilire che ella ha diritto a spese, miglioramenti e indennit tutte
previste dalla legge, senza pregiudizio per le un eventuale successivo accertamento.
Prontamente il controricorso ha rilevato (pag. 45) che tale questione non era stata posta in
precedenza ed quindi inammissibile in questa sede. In ogni caso la domanda sarebbe stata
superflua. Ai sensi del combinato disposto di cui all'art. 821 c.c., comma 2, e art. 1129 cod.
civ., il diritto alla restituzione dei frutti nasce limitato dalle spese sostenute per la relativa
produzione, sicch il restituente pu dedurle senza necessit di proporre apposita domanda
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
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giudiziale (Cass. 19349/05). Ne consegue che nel separato giudizio previsto per la liquidazione
dei frutti da restituire, potranno trovare acconcio ingresso le istanze indennitarie oggetto della
censura.
Il rigetto del ricorso principale comporta l'assorbimento dei ricorsi incidentali,
espressamente condizionati all'accoglimento di quello della Casillo.
Segue da quanto esposto la condanna di parte soccombente alla refusione delle spese di
lite, liquidate, come in dispositivo, in favore separatamente di ciascun gruppo dei resistenti
costituiti. P.Q.M.
La Corte rigetta il ricorso principale, assorbiti gli incidentali. Condanna parte ricorrente
alla refusione delle spese di lite liquidate: in Euro quindicimila per onorari, 200 per esborsi,
oltre accessori di legge in favore di Giuseppina Reale; in identici importi in favore degli altri
resistenti Reale - Conti Vecchi. Cos deciso in Roma, nella CAMERA di consiglio della seconda
sezione civile, il 11 marzo 2010. Depositato in Cancelleria il 25 giugno 2010
7 - La tutela dei terzi, dei creditori e del fallimento.
Come gi evidenziato, la disciplina della simulazione si caratterizza per il differente
trattamento dei terzi rispetto alle parti del contratto.
Per lindividuazione di chi possa considerarsi terzo
11
devesi aver riguardo ad una posizione
di estraneit del soggetto rispetto allaccordo simulatorio (mentre resta parte chi vi ha
partecipato anche se a mezzo di rappresentante), e che come tale non in grado di procurarsi la
prova scritta. Non pu qualificarsi terzo, invece, linterponente nellinterposizione fittizia di
persona (trattasi, come detto, di accordo trilaterale).
Nella disciplina codicistica, i terzi acquirenti in buona fede dal simulato acquirente (art.
1415 c.c.) prevalgono sempre rispetto alle parti, ai creditori ed agli aventi causa del simulato
alienante. Ci a tutela dellapparenza giuridica, e con soccombenza delle parti in quanto artefici
della simulazione; nel contrasto con i creditori del simulato alienante prevalgono in quanto si
tutela la sicurezza degli acquisti per il buon funzionamento della circolazione dei beni rispetto a
chi ha nutrito un mero affidamento statico sulla consistenza di un patrimonio.
Nel contrasto con gli aventi causa dal simulato alienante si hanno due protagonisti di una
vicenda dinamica, ma si preferiscono i primi in quanto, in via empirica, il legislatore presume

11
Tratti da M. CRISCUOLO, op. cit.
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
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che i secondi quasi sempre siano a conoscenza del fatto che la realt su cui fonda il loro
acquisto contraddetta da unapparenza idonea ad ingannare altri terzi.
Venendo ai terzi pregiudicati dalla simulazione, qui emerge linteresse a far prevalere la
realt rispetto alle parti, ma con soccombenza rispetto agli aventi causa dal titolare apparente.
Per la Suprema Corte (tra le tante, Cassazione civile 11 gennaio 2001 n. 338) si ha un
pregiudizio di tipo qualitativo o quantitativo che incide su di una situazione giuridica connessa
o indipendente suscettibile di essere influenzata dalla simulazione. La stessa Cassazione ha
inteso precisare che lart. 1415 II co. c.c., legittimando i terzi a far valere la simulazione del
contratto rispetto alle parti quando pregiudichi i loro diritti, non consente di ravvisare un
interesse indistinto e generalizzato di qualsiasi terzo ad ottenere il rispristino della situazione
reale, essendo la relativa legittimazione indissolubilmente legata al pregiudizio di un diritto
conseguente alla simulazione. In assenza di tale pregiudizio si ha per un difetto di interesse a
far valere la simulazione (cfr. Cassazione civile sez. II 21 febbraio 2007 n. 4023; sez. II 30
marzo 2005 n. 6651; 13 febbraio 2002 n. 2085).
Ad esempio, stato considerato terzo, al fine dellaccertamento delle condizioni
economiche dellobbligato, il coniuge istante per lassegno di divorzio, che potr invocare la
simulazione, ex art. 1415 c.c., di atti compiuti dallaltro coniuge implicanti occultamento
delleffettiva consistenza di dette condizioni, s da pregiudicare il riconoscimento e la
quantificazione di quellassegno (Cassazione civile sez. I 5 luglio 1982 n. 3993).
Va poi esaminata la posizione del curatore fallimentare in relazione alla prova della
simulazione
12
. La figura giuridica del curatore da un lato riconducibile alla funzione di
rappresentanza del fallito, dallaltro di tutela del ceto creditorio; e in questo senso egli vanta la
legittimazione che la legge attribuisce ai creditori del simulato alienante ex 1416 , II comma ,
cod.civ.. Quindi, pu dirsi che terzo per le azioni che nascono dal fallimento (come lazione
revocatoria), e per le quali agisce quale rappresentante della massa dei creditori; parte per
quelle azioni che trova nel patrimonio del fallito, e per le quali agisce quale rappresentante o
sostituto processuale di questi (come quando promuove azione per il recupero di un credito del
fallito, o intende far valere la nullit di un contratto di costui concluso).
Per quanto attiene agli atti di alienazione di beni compiuti dal fallito, si ritiene che il
curatore possa agire nei confronti dellacquirente come terzo
13
. Egli pertanto ha la possibilit di
fornire la prova della simulazione (es.: della quietanza, allegando il mancato pagamento del

12
Cfr. D. MINUSSI, Fallimento e prova della simulazione, in E-Glossa.it, 2010
13
Ancora C.M. Bianca, op. cit.
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
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prezzo oppure della pattuizione di un prezzo di maggiore entit) senza limite alcuno (Cass. Civ.
Sez. I, 9835/94; Cass. Civ. Sez. I, 3824/91). Se invece leccezione di simulazione proposta
dallacquirente in relazione al maggior prezzo sborsato per lacquisto, a fronte dellazione
svolta dal curatore che insti perch latto sia dichiarato inefficace, il primo dovr dar conto del
predetto versamento in forza di documenti aventi data certa antecedente alla dichiarazione di
fallimento (Cass. Civ. Sez. I, 1759/08).
Viceversa, ove sia il fallito ad aver acquistato un bene, il curatore pu addurre al venditore
la propria qualit di terzo ai fini dell'inopponibilit al fallimento della simulazione fatta valere
dallaltra parte. Ci sia in relazione alla pattuizione di un maggiore prezzo, sia addirittura con
riferimento alla simulazione assoluta dell'atto. A tal scopo il curatore far valere la propria veste
di rappresentante dei creditori del titolare apparente ex art. 1416 I comma cod. civ. (Cass. Civ.
Sez. I, 1382/87). Occorrer pertanto che il simulato alienante dia conto del fenomeno
simulatorio per il tramite di una controdichiarazione avente data certa antecedente alla
pronunzia dichiarativa di fallimento (cfr. Cass. Civ. Sez. II, 18131/06: la simulazione di una
vendita immobiliare opponibile al fallimento in quanto sia provata per mezzo di
controdichiarazione recante data certa anteriore alla dichiarazione del fallimento; tale
peraltro non pu essere considerato il testamento, sia perch negozio unilaterale, sia perch
atto "mortis causa", ontologicamente diverso dall'atto "inter vivos" richiesto nella specie).
Occorre rilevare infine che risulta in concreto possibile dedurre cumulativamente, sia pure
subordinatamente al mancato accoglimento di una delle due prospettazioni, lazione di
simulazione e lazione revocatoria ex 67 l.f..
CASISTICA
> Cassazione civile sez. I 25 maggio 2005 n. 11017 (Azione revocatoria fallimentare in
genere condizioni prova testimoniale simulazione domanda diretta a far valere l'illiceit
dell'accordo simulatorio - Ammissibilit).
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE PRIMA SEZIONE CIVILE
ha pronunciato la seguente SENTENZA

Svolgimento del processo


Con la sentenza impugnata la Corte d'appello di Milano conferm la dichiarazione
d'inefficacia sia del contratto con il quale la Immobiliare Piemonte s.r.l., successivamente
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
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dichiarata fallita, aveva venduto cinque alloggi a G.C.M., sia del contratto con il quale costui
aveva poi venduto uno degli immobili a M.C..
Nel disattendere l'appello di M.C., i giudici del merito rilevarono:
a) secondo la corretta qualificazione giuridica ritenuta dal tribunale, la curatela
fallimentare, in conformit all'esplicita autorizzazione del giudice delegato, aveva agito a
norma dell'art. 64 legge fall. per la dichiarazione d'inefficacia del trasferimento immobiliare in
favore di M., in quanto del tutto privo di corrispettivo, e a norma dell'art. 2901 c.c., con azione
revocatoria ordinaria, per la dichiarazione d'inefficacia del successivo trasferimento di un
alloggio da M. a M.C., acquirente in mala fede;
b)accertato che nessun prezzo aveva versato M. per il trasferimento immobiliare in suo
favore, risultava altres che l'intera operazione immobiliare era stata organizzata nello studio
di commercialista del padre di M.C., allo scopo di fare recuperare a tali C. e B. i crediti vantati
nei confronti della societ poi fallita, sicch il secondo acquirente era di certo in mala fede,
perch, consapevole delle ragioni e del contesto dell'operazione, aveva in realt versato il
corrispettivo della compravendita ai suddetti creditori anzich al suo dante causa M.;
c) l'azione proposta in via subordinata da M.C. nei confronti di M., per esserne garantito
per l'evizione subita, infondata, perch risulta che il prezzo non fu versato da M.C. in favore
di M. n l'appellante ha provato il contrario.
Contro questa decisione ricorre ora per cassazione M.C., che propone tre motivi
d'impugnazione, cui resiste con controricorso il Fallimento Immobiliare Piemonte s.r.l., mentre
nessuna difesa ha spiegato G.C.M.,
Motivi della decisione
1. Con il primo motivo il ricorrente deduce violazione degli art. 67 legge fall. e 2901 c.c.,
nullit e vizi di motivazione della sentenza impugnata. Lamenta che i giudici del merito
abbiano accolto una domanda di revocatoria ordinaria mai proposta in realt dal fallimento,
che aveva invece agito in revocatoria fallimentare, a norma degli art. 64 o 67 legge fall., sulla
base di presupposti di fatto e di diritto del tutto diversi da quelli dell'azione revocatoria
ordinaria. Sicch la sentenza impugnata nulla per extrapetizione.
Il motivo infondato. Non v' dubbio, infatti, che l'azione revocatoria ordinaria e l'azione
revocatoria fallimentare hanno presupposti oggettivi e soggettivi diversi, come sostiene il
ricorrente in conformit alla giurisprudenza di questa Corte (Cass., sez. I, 3 settembre 1999, n.
9271, m. 529597, Cass., sez. I, 21 marzo 1996, n. 2423, m. 496473). Ma altrettanto certo che
ricorre vizio di ultrapetizione solo quando la pronuncia giudiziale trascende i limiti oggettivi
della controversia, quali risultano dalle contrapposte domande ed eccezioni delle parti, mentre
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
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siffatto vizio non configurabile rispetto alla configurazione giuridica dei termini della
controversia ed alla identificazione delle norme di diritto in base alle quali la lite deve essere
decisa, rientrando nel potere - dovere del giudice il compito di inquadrare nella esatta
categoria giuridica i fatti dedotti ed acquisiti al giudizio e di applicare le relative norme di
legge (Cass., sez. un., 5 luglio 1971, n. 2082, m. 352765). E nel caso in esame i giudici del
merito hanno correttamente individuato nella dedotta gratuit della prima alienazione e nella
mala fede del secondo acquirente i fatti cui riferire la qualificazione rispettivamente come
domanda d'inefficacia ex art. 64 legge fall. dell'azione proposta dal fallimento nei confronti di
M. e come azione revocatoria ordinaria della domanda proposta dallo stesso curatore
fallimentare nei confronti di M.C.. N ha rilevo che ancora nella conclusioni definitive l'attore
avesse qualificato anche questa seconda domanda come azione revocatoria fallimentare,
perch il giudice di merito, nell'indagine diretta all'individuazione del contenuto e della
portata delle domande sottoposte alla sua cognizione, non tenuto ad uniformarsi al tenore
meramente letterale degli atti nei quali le domande medesime risultino contenute, dovendo, per
converso, aver riguardo al contenuto sostanziale della pretesa fatta valere, s come desumibile
dalla natura delle vicende dedotte e rappresentate dalla parte istante (Cass., sez. III, 2
dicembre 2004, n. 22665, m. 578312).
2. Con il secondo motivo il ricorrente deduce violazione o falsa applicazione degli art.
2697, 2729, 2733, 2901 c.c. e vizi di motivazione della sentenza impugnata, lamentando che i
giudici del merito abbiano omesso di accertare se la seconda vendita avesse effettivamente
pregiudicato i diritti dei creditori insinuati nel fallimento; abbiano fondato sulle dichiarazioni
di M., inattendibili e inutilizzabili perch provenienti da un giudizio penale cui egli era rimasto
estraneo, il convincimento della sua mala fede al momento dell'acquisto; abbiano
contraddittoriamente prima negato e poi affermato il pagamento da parte sua di un prezzo di
acquisto dell'immobile.
Il motivo infondato. Secondo quanto si desume dagli art. 2901 camma 1 n. 1) c.c. e 66
legge fall., invero, il curatore del fallimento che esperisca l'azione revocatoria ordinaria non
tenuto a provare che il credito dei creditori ammessi o di alcuni dei creditori ammessi al
passivo era gi sorto al momento del compimento dell'atto che si assume pregiudizievole,
quando deduca una dolosa preordinazione dell'atto dispositivo al fine di pregiudicare il
soddisfacimento dei creditori (Cass., sez. I, 12 settembre 1998, n. 9092, m. 518866). E nel caso
in esame i giudici del merito hanno appunto accertato una dolosa preordinazione
dell'operazione immobiliare organizzata mediante l'interposizione reale di G.C.M.
nell'alienazione intesa a soddisfare i creditori C. e B. con preferenza sugli altri creditori.
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
59
Il ricorrente censura tale accertamento perch sarebbe contraddittorio e basato su prove
inattendibili e inutilizzabili.
Sennonch non v' la dedotta contraddittoriet nella motivazione della sentenza
impugnata, perch i giudici del merito hanno incensurabilmente ritenuto che M.C. pag
direttamente a C. e B., anzich a G.C.M. il prezzo dell'immobile acquistato. Non v' quindi
contraddizione tra la negazione del pagamento all'uno e l'affermazione del pagamento agli
altri.
D'altro canto, nella giurisprudenza di questa Corte indiscusso che il giudice civile, in
mancanza di alcun divieto, pu liberamente utilizzare le prove raccolte in un diverso giudizio
tra le stesse o tra altre parti, e pu anche avvalersi delle risultanze derivanti dagli atti delle
indagini preliminari svolte in sede penale, le quali possono anche essere sufficienti a formare il
convincimento del giudice, la cui motivazione non sindacabile in sede di legittimit quando la
valutazione compiuta sia stata estesa anche a tutte le successive risultanze probatorie e non si
sia limitata ad un apprezzamento della sola prova formatasi nel procedimento penale (Cass.,
sez. III, 15 ottobre 2004, n. 20335, m. 577730, Cass., sez. III, 20 febbraio 1979, n. 1098, m.
397303).
Nel caso in esame dunque il giudizio in fatto della sentenza impugnata stato
correttamente fondato su una valutazione complessiva di prove documentali e di dichiarazioni
rilasciate dalle parti anche nel processo penale. E questa interpretazione dei fatti attiene al
merito della decisione, sicch incensurabile nel giudizio di legittimit, perch, secondo
un'indiscussa giurisprudenza di questa Corte, la deduzione di un vizio di motivazione della
sentenza impugnata con ricorso per cassazione conferisce al giudice di legittimit non il potere
di riesaminare il merito della intera vicenda processuale sottoposta al suo vaglio, bens la sola
facolt di controllo, sotto il profilo della correttezza giuridica e della coerenza logico -
formale, delle argomentazioni svolte dal giudice del merito, al quale spetta, in via esclusiva, il
compito di individuare le fonti del proprio convincimento, di assumere e valutare le prove, di
controllarne l'attendibilit e la concludenza, di scegliere, tra le complessive risultanze del
processo, quelle ritenute maggiormente idonee a dimostrare la veridicit dei fatti ad esse
sottesi, dando, cos, liberamente prevalenza all'uno o all'altro dei mezzi di prova acquisiti
(salvo i casi tassativamente previsti dalla legge) (Cass., sez. un., 27 dicembre 1997, n. 13045,
m. 511208). In particolare il vizio di insufficiente motivazione, denunciabile con ricorso per
cassazione ex art. 360, n. 5, c.p.c., si configura nella ipotesi di carenza di elementi, nello
sviluppo logico del provvedimento, idonei a consentire la identificazione del criterio posto a
base della decisione, ma non anche quando vi sia difformit tra il significato ed il valore
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
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attribuito dal giudice di merito agli elementi delibati, e le attese e deduzioni della parte al
riguardo (Cass., sez. L, 24 giugno 2000, n. 8629, m. 538004).
3. Con il terzo motivo il ricorrente deduce, in via subordinata, violazione o falsa
applicazione degli art. 1483, 2697, 2702, 2703 c.c., vizi di motivazione della sentenza
impugnata, lamentando che i giudici del merito abbiano apoditticamente disatteso la domanda
di garanzia per evizione dal lui proposta nei confronti di M.. I giudici d'appello, sostiene il
ricorrente, hanno laconicamente affermato che egli non poteva vantare ragioni di credito nei
confronti di M., cui non aveva pagato alcun prezzo. Sennonch dalla scrittura privata di
compravendita risulta al contrario il pagamento a M. del prezzo di trentotto milioni di lire; e
tale scrittura fa piena prova nei rapporti tra le parti del contratto.
Anche questo motivo infondato.
Come s' detto, secondo la ricostruzione dei fatti operata dai giudici del merito, invero,
l'operazione immobiliare organizzata per favorire taluni creditori della societ poi fallita diede
luogo a un'interposizione reale di G.C.M. nell'acquisto di un immobile da parte di M.C., che
era in mala fede, perch consapevole dello scopo e del contesto dell'operazione e non pag il
prezzo al suo dante causa bens direttamente ai creditori favoriti.
Il credito di M.C. per la restituzione del prezzo, che pure sarebbe derivato dall'evizione
della cosa (art. 1483, in relazione all'art. 1479, e art. 2902 comma 2 c.c.), stato quindi
correttamente escluso dai giudici del merito, perch il ricorrente non poteva pretendere la
restituzione del prezzo da chi, come M., il prezzo non l'aveva ricevuto.
Quanto alla scrittura privata di compravendita, nella quale si d effettivamente atto del
pagamento del prezzo da M.C. a M., essa ha efficacia di fede privilegiata solo della
provenienza delle dichiarazioni da chi l'ha sottoscritta (art. 2702 e 2703 c.c.), ma non della
veridicit di tali dichiarazioni.
Vero che la scrittura privata in questione documenta una quietanza e che, secondo
quanto prevedono gli art. 2726 e 2729 c.c., non di regola ammissibile la prova per testi o per
presunzioni dell'esistenza di un accordo simulatorio concluso allo specifico fine di negare
l'esistenza giuridica della quietanza (Cass., sez. un., 13 maggio 2002, n. 6877, m. 554362,
Cass., sez. I, 28 luglio 1997, n. 7021, m. 506291). Tuttavia, per il combinato disposto degli art.
1417 e 2729 c.c., la prova per testimoni e la prova presuntiva in ordine alla simulazione di una
quietanza di pagamento sono ammissibili qualora la domanda sia diretta a far valere l'illiceit
dell'accordo simulatorio (Cass., sez. I, 12 settembre 1998, n. 9092, m. 518866). E nel caso in
esame i giudici del merito del merito hanno appunto ritenuto che sia l'interposizione reale di
M. sia la simulata quietanza del pagamento a sue mani del prezzo della compravendita
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avessero l'illecito scopo di favorire taluni creditori a danni di altri nell'imminenza del
fallimento della Immobiliare Piemonte s.r.l.
Sicch, cos interpretata la motivazione della sentenza impugnata, il ricorso va rigettato.
P.Q.M.
La Corte rigetta il ricorso e condanna il ricorrente al rimborso delle spese in favore della
curatela resistente, liquidandole in complessivi . 2.100, di cui . 2000 per onorari oltre spese
generali e accessori come per legge.
Roma, 21 marzo 2005 DEPOSITATA IN CANCELLERIA IL 25 MAG. 2005
> Corte appello Milano 04 dicembre 2008 (Fallimento Curatore poteri).
Dopo la dichiarazione di fallimento, lazione di simulazione di atti posti in essere dal
debitore fallito e diretta a ricostituire il suo patrimonio spetta esclusivamente al Curatore. La
perdita di legittimazione opera sia dal lato attivo, in relazione all'azione spettante alla parte
poi fallita (art. 1414 c.c., comma 1) sia dal lato passivo, in relazione all'azione spettante ai
creditori (art. 1416 c.c. comma 2). Il creditore perde il diritto di far valere la simulazione di
atti del debitore, poich il carattere esclusivo del compito affidato al curatore stesso di
ricostituzione di quella garanzia patrimoniale su cui i creditori faranno valere esecutivamente,
in concorso, i loro diritti, discende dai principi fondamentali della procedura fallimentare,
quali, da un canto, quello per cui nelle controversie in corso relative a rapporti di diritto
patrimoniale del fallito compresi nel fallimento sta in giudizio il curatore (art. 43 L.F.) e
dall'altro quello del divieto di imporre o proseguire sui beni compresi nel fallimento qualsiasi
azione individuale esecutiva (art. 51 L.F.), nel quale ricadono anche le azioni funzionalmente
preordinate ad assicurare l'utile risultato della stessa azione esecutiva.
> Cassazione civile sez. I 28 gennaio 2008 n. 1759 (Fallimento - Azione revocatoria
fallimentare - Atti a titolo oneroso - Compravendita immobiliare - Revocatoria fallimentare nei
confronti dell'acquirente - Deduzione da parte del convenuto della simulazione del prezzo -
Onere della prova - Spettanza - Mezzi - Pluralit di documenti - Certezza della data con
riguardo a ciascuno - Necessit - Sussistenza Fattispecie).
In tema di eccezione di simulazione di prezzo opposta dall'acquirente di bene immobile al
curatore del fallimento del venditore che agisce, ai sensi dell'art. 67, n. 1, l. fall., per la
dichiarazione di inefficacia dell'atto, spetta al convenuto l'onere di provare, sulla base di un
documento di data certa anteriore al fallimento ex art. 2704 c.c., il versamento del maggior
prezzo dissimulato e poi il collegamento di tale versamento con il contratto revocabile; ne
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consegue, per il caso in cui la prova documentale della simulazione relativa sia data da una
serie di documenti tra loro ricollegabili, che ciascuno di essi, secondo il regime probatorio suo
proprio, deve avere data certa anteriore al fallimento . (Applicando tale principio, la S.C. ha
parzialmente riformato la sentenza di merito, che aveva ritenuto provata la simulazione di una
parte del prezzo dalla prova per testi, ammessa oltre i limiti dell'art. 2722 c.c. ed al fine di
dimostrare la causale del rilascio di cambiali, cui era stato per negato il predetto requisito
della data certa).
> Cassazione civile sez. I 27 aprile 2011 n. 9385 (Fallimento - Azione revocatoria ordinaria
- Scrittura privata di allegata autenticazione da parte di funzionario pubblico di fatto o
apparente - Utilizzabilit nel giudizio - Condizioni - Ricorrenza di effetti favorevoli in capo al
privato e nel solo rapporto con la P.A. - Difetto - Conseguenze Fattispecie).
In tema di azione revocatoria ordinaria, esercitata dal curatore fallimentare ai sensi
dell'art. 66 l. fall., e nella specie avente ad oggetto la vendita di un immobile da parte del
fallito, la prova, invocata dall'acquirente e relativa alla simulazione del prezzo, non pu
fondarsi su scrittura privata, asseritamente redatta tra le parti originarie del contratto ed
autenticata da un funzionario di fatto o apparente, nella specie un impiegato pubblico
comunale gi in pensione all'epoca indicata come data dell'atto. L'esigenza di tutela del
legittimo affidamento del privato che in buona fede abbia avuto rapporti con il predetto
funzionario, in realt privo del potere esercitato in nome e per conto dell'ente pubblico,
permette, infatti, la salvezza in via eccezionale degli atti da questi computi solo allorch
l'investitura del funzionario si sia palesata ex post irregolare od inefficace e, in ogni caso,
unicamente con riguardo agli effetti favorevoli dell'attivit posta in essere che il privato
invochi a proprio vantaggio nei confronti della p.a. stessa; ne consegue che, operando l'attivit
di autenticazione delle firme apposte su scritture private su di un piano totalmente diverso e
non derivando da essa alcun effetto favorevole al privato sottoscrittore nei confronti della p.a.,
non si pu prescindere dal rispetto delle forme richieste dalla scrittura, destinata ad attribuire
valore di prova documentale, anche verso i terzi, dell'atto, e dunque dalla effettiva qualit di
pubblico ufficiale, a ci espressamente autorizzato, del soggetto che la compie.
> Cassazione civile sez. I 13 maggio 2009 n. 11144 (Fallimento - Effetti sui rapporti
preesistenti - Quietanza - Azione di simulazione del curatore - Prova per presunzioni della
mancanza del pagamento Condizioni).
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Il curatore fallimentare che agisca per la dichiarazione di simulazione di una quietanza di
pagamento, al fine di recuperare il relativo importo al fallimento , pu validamente dimostrare
l'assenza dell'effettivo versamento della somma in contanti attraverso il collegamento tra
presunzioni concordanti, quali l'assoluta mancanza di plausibilit dell'allegazione, in quanto
riferita ad un importo assoggettato per la sua ingente entit ai divieti della normativa
antiriciclaggio e alla conseguente necessit di una traccia documentale dell'effettivo
versamento.
8 - L'interposizione fittizia.
Una delle pi rilevanti fattispecie in tema di simulazione relativa, a motivo della particolare
struttura soggettiva, la cosiddetta interposizione fittizia di persona, che soprattutto pone
problemi di differenziazione con i casi in cui linterposizione reale (come nel mandato senza
rappresentanza). Quella che rileva per la presente trattazione per essenzialmente quella
fittizia, con la quale si attua un meccanismo o di simulazione assoluta (cd. interposizione fittizia
statica, ad esempio alienazione totalmente simulata al fine di sottrarre un bene ai creditori) o di
simulazione relativa (cd. interposizione fittizia dinamica: ad esempio, acquisto di un bene a
nome altrui, al fine di occultare lacquisto ai terzi).
Ora, lintestazione di beni a persona diversa dalleffettivo titolare non importa
necessariamente simulazione soggettiva, giacch la differenza tra interposizione fittizia e reale
di persona poggia sul fatto che in questultima si ha un trasferimento valido ed efficace a favore
dellinterposto, che a sua volta obbligato allulteriore trasferimento; nella interposizione
fittizia, invece, vi divergenza tra situazione reale e situazione apparente, sicch in base ad una
intesa fra tutte le parti - interponente, interposto e terzo - figura come contraente un soggetto in
realt estraneo alla pattuizione (cfr. Cassazione civile, sez. I, 6 dicembre 1984 n 6423).
Ancora, linterposizione fittizia di persona postula la imprescindibile partecipazione
allaccordo simulatorio non solo del soggetto interponente e di quello interposto, ma anche del
terzo contraente, chiamato ad esprimere la propria adesione allintesa raggiunta dai primi due
(contestualmente od anche successivamente alla formazione dellaccordo simulatorio) onde
manifestare la volont di assumere diritti ed obblighi contrattuali direttamente nei confronti
dellinterponente, secondo un meccanismo effettuale analogo a quello previsto per la
rappresentanza diretta; mentre la mancata conoscenza, da parte di detto terzo, degli accordi
intercorsi tra interponente ed interposto (ovvero la mancata adesione ad essi, pur se da lui
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conosciuti) integrerebbe gli estremi della (diversa) ipotesi dellinterposizione reale di persona,
secondo il meccanismo effettuale tipico della rappresentanza indiretta (Cassazione civile sez.
II, 15 maggio 1998, n 4911).
In ordine allessenzialit della partecipazione del terzo allaccordo simulatorio, va ricordato
che la Suprema Corte ha precisato con la pronuncia da ultimo citata - che la prova di tale
partecipazione rileva tanto nelle controversie tra linterponente e/o linterposto ed il terzo,
quanto nelle controversie che vedano i primi tra loro stessi ad essere contrapposti : ci in
quanto lintero assetto di rapporti discendente dal contratto principale risente certamente della
diversa composizione delle parti, in particolare nellipotesi del contratto di societ di persone,
dove la qualit soggettiva dei partecipanti certamente rilevante, potendosi dire perci qualsiasi
delle (tre) parti legittimata alla proposizione dellazione per laccertamento della simulazione.
Diversi sono i presupposti per l'azione volta ad accertare l'interposizione reale e quella
fittizia
14
. Ne segue da un lato che, a livello processuale, il giudicato formatosi su una delle
domande non preclude la proposizione dell'altra e che, sotto il profilo sostanziale, la
proposizione dell'una non interrompe il termine prescrizionale per far valere l'altra (Cass. Civ.
Sez. II, 8616/94). Nellinterposizione reale una delle parti dellatto negoziale inoltre del tutto
estranea agli accordi tra il soggetto interposto ed il destinatario finale degli effetti dellatto.
Tizio che vende un immobile a Caio, persona interposta, ordinariamente sar alloscuro di
questa qualit di Caio. Al contrario, nellinterposizione fittizia laccordo simulatorio
addirittura trilatere, coinvolgendo tutte le parti interessate, come gi evidenziato.
CASISTICA
Tribunale Milano sez. II 01 giugno 2007 n. 6903 (Simulazione Rapporti con i
creditori).
In ordine alla richiesta di accertamento di una interposizione fittizia posta in essere al
momento dellacquisto del veicolo, il Tribunale rileva che in virt della disposizione dettata
dallart. 1416 comma 1 c.c., tale simulazione relativa non opponibile al curatore del
fallimento , la cui situazione legittimante si identifica con quella dei creditori del titolare
apparente, ai quali non pu essere opposta una titolarit del bene acquisito allattivo per
effetto del pignoramento ex lege connesso alla dichiarazione di fallimento diversa da
quella apparente, salvo che la domanda giudiziale diretta a far accertare linterposizione
fittizia posta in essere in occasione del trasferimento non sia stata trascritta in data anteriore

14
Ancora D. MINUSSI, op. cit.
CSM corso 5925 (La prova nel processo civile) - Simulazione negoziale e prova del negozio dissimulato.
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alla dichiarazione di fallimento , in base al combinato disposto degli art. 2652 n. 4 e 2690 n. 1
c.c. (cfr. Cass., 22 agosto 1997 n. 7865).
Cassazione civile sez. II 19 febbraio 2008 n. 4071 (Simulazione prova)
Nelle controversie che hanno per oggetto laccertamento di una simulazione relativa per
interposizione fittizia di persona riguardante un contratto per il quale sia necessaria la forma
scritta ad substantiam, nessun valido elemento di prova del contratto dissimulato pu essere
tratto dalla confessione o dal giuramento del venditore sulla persona del reale acquirente del
bene o da documenti che attestano il pagamento del prezzo da parte del presunto reale
acquirente.
> Cassazione civile sez. II 12 ottobre 2009 n. 21637 (Simulazione prova).
Nel caso di allegazione della simulazione relativa per interposizione fittizia di persona di
un contratto necessitante la forma scritta "ad substantiam" la dimostrazione della volont delle
parti di concludere un contratto diverso da quello apparente incontra non solo le normali
limitazioni legali all'ammissibilit della prova testimoniale e per presunzioni, ma anche quella,
pi rigorosa, derivante dal disposto degli art. 1414, comma 2, e 2725 c.c., di provare la
sussistenza dei requisiti di sostanza e forma del contratto diverso da quello apparentemente
voluto e l'esistenza, quindi, di una controdichiarazione, dalla quale risulti l'intento comune dei
contraenti di dare vita ad un contratto soggettivamente diverso da quello apparente. Di
conseguenza, e con riferimento alla compravendita immobiliare, la controversia tra il preteso
acquirente effettivo e l'apparente compratore non pu essere risolta, fatta salva l'ipotesi di
smarrimento incolpevole del relativo documento (art. 2724, n. 3, c.c.), con l'interrogatorio
formale, non potendo la mancata comparizione della parte all'interrogatorio deferitole supplire
alla mancanza dell'atto scritto.
> Cassazione civile sez. VI, ordinanza 18 agosto 2011 n. 17389 (Simulazione relativa sotto
il profilo soggettivo - Accordo tra interponente, interposto e terzo - Adesione formale del terzo -
Trasferimenti immobiliari - Forma scritta - Necessit).
LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA
ha pronunciato la seguente: ORDINANZA

RITENUTO IN FATTO E DIRITTO


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che: - si proceduto nelle forme di cui all'art. 380-bis c.p.c.; - la relazione depositata in
cancelleria del seguente tenore: "Con sentenza n. 441/2004 il Tribuna di Latina - adito da
Luigi De Caprio nei confronti di Laura D'Andre - respinse la domanda dell'attore, diretta ad
ottenere l'accertamento e la dichiarazione della sua qualit di comproprietario di un
appartamento, acquistato a suo dire apparentemente dalla sola convenuta, ma in realt da
entrambi; accolse la riconvenzionale, condannando Luigi De Caprio alla restituzione di l.
23.500.000, che aveva ricevuto in mutuo da Laura D'Andre.
Impugnata dal soccombente, la decisione stata confermata dalla Corte d'appello di
Roma, che con sentenza n. 280/2010 ha rigettato il gravame.
Contro tale sentenza ha proposto ricorso per cassazione De Caprio Luigi, in base a
quattro motivi. Laura D'Andre si costituita con controricorso.
Con i primi due motivi di ricorso Luigi De Caprio lamenta che erroneamente la Corte
d'appello ha escluso che egli avesse prospettato un'ipotesi di interposizione fittizia di persona:
ipotesi che invece era stata non solo dedotta ma anche pienamente provata mediante le
deposizioni testimoniali assunte, dalle quali era risultata "l'esistenza di un altro atto scritto e
cio la controscrittura intervenuta tra il De Caprio e la D'Andre, che dimostrava in modo
inconfutabile che l'atto pubblico era un atto simulato".
La doglianza appare manifestamente infondata.
Correttamente con la sentenza impugnata si ritenuto che nella vicenda, come delineata
dall'appellante, non fosse ravvisabile l'elemento essenziale costituente requisito indispensabile
per la configurabilit di una simulazione relativa sotto il profilo soggettivo: questa implica un
accordo non solo tra l'interponente e l'interposto, ma anche con il terzo, il quale deve
consentirvi, esprimendo la propria adesione nella debita forma, che per i trasferimenti
immobiliari quella scritta (cfr. Cass. 4 agosto 1997 n. 7187, 23 gennaio 1998 n. 672, 15
maggio 1998 n. 4911, 18 maggio 2000 n. 6451, 13 ottobre 2004 n. 20774/2010 20198, 14
marzo 2006 n. 5457). Che ci nella specie non sia avvenuto risulta proprio dalle affermazioni
del ricorrente.
Disattesi i primi due motivi di ricorso, perdono consistenza anche gli altri, che si
riferiscono a considerazioni svolte ad abundantiam dal giudice di secondo grado, a proposito
sia dell'irrilevanza della stipulazione del contratto preliminare da parte di Luigi De Caprio, sia
dell'ammontare delle somme da lui pagate per l'acquisto, la ristrutturazione e l'arredamento
dell'immobile in questione. Si ritiene quindi possibile definire il giudizio ai sensi dell'art. 375
c.p.c., n. 5 , seconda ipotesi - il difensore del ricorrente ha presentato una memoria ed stato
sentito in camera di consiglio; - il collegio concorda con le argomentazioni esposte nella
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relazione e le fa proprie, osservando che non sono efficacemente contrastate dalle deduzioni
svolte nella memoria dal ricorrente, il quale insiste nel prospettare una ipotesi di interposizione
fittizia di persona nell'acquisto di un immobile, riconoscendo per che i venditori non avevano
prestato la loro adesione all'accordo simulatorio nella forma scritta richiesta dalla
giurisprudenza sopra richiamata; - il ricorso viene pertanto rigettato, con conseguente
condanna del ricorrente a rimborsare alla resistente le spese del giudizio di cassazione, che si
liquidano in 200,00 Euro, oltre a 2.500,00 Euro per onorari, con gli accessori di legge.
P.Q.M.
rigetta il ricorso; condanna il ricorrente a rimborsare alla resistente le spese del giudizio
di cassazione, liquidate in 200,00 Euro, oltre a 2.500,00 Euro per onorari, con gli accessori di
legge. Cos deciso in Roma, il 15 luglio 2011. Depositato in Cancelleria il 18 agosto 2011.
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