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Sta prendendo nuovamente piede in Italia, almeno da un anno a questa parte, un discorso che parla di conflitto generazionale, di promuovere

lo sviluppo attraverso l'occupazione giovanile: con un luogo comune, parla di fare spazio ai giovani togliendo dal loro posto i vecchi. innegabile che si possa parlare di gerontocrazia per quanto riguarda l'Italia, e almeno una buona parte delle tensioni sociali si applica tra una generazione che sta divorando i propri figli e questi ultimi che cercano di costruire spazi di autonomia (anche individuale) per riaprire una prospettiva futura. A leggere solo in questi termini le dinamiche attuali della societ italiana si rischia, per, almeno un'imprecisione. La lettura generazionale dei conflitti sociali non rende conto dei soggetti che questo sistema economico e politico mette a margine: compone le differenze in un conflitto totale, ma gestibile, pacificabile, fondamentalmente attenuato e facilmente riassorbibile nella normalit. La lettura generazionale del conflitto non rende conto della trasversalit di alcune pratiche di esclusione. Il conflitto generazionale va dunque letto, probabilmente, come il dispositivo locale di una pi ampia macchina di esclusione. Accanto e al di sotto del conflitto generazionale sta, per esempio, la complessit non immediatamente evidente delle recenti parole del ministro del Lavoro e del Welfare, Elsa Fornero. Che i giovani non siano troppo esigenti, dice il ministro. Il lavoro dei sogni arriver; intanto, si guardino intorno, si mettano in gioco. Sembrerebbe un buon consiglio, anche piuttosto banale, non fosse che si trova in un rapporto enunciativo complesso. Il ministro si rivolge a una porzione ben determinata di giovani: parla dal palco di Assolombarda a Milano [spiegare cos' Assolombarda] e invita quei giovani a non essere esigenti per il momento. L'amplificazione mediatica falsa in realt un po' la prospettiva: chiaro che per gli altri giovani quelli che non saranno imprenditori, n di s, n di altri anche questo consiglio poco valido. Anche immaginando di cercare un lavoro completamente diverso [chiusura Termini Imerese, Ilva, lavori a nero, call center, precarizzazione]. Non ha pi senso neppure, dunque, farsi useful idiot nel vasto paesaggio dei saperi spezzati, frammentati, divisi. Il bailamme dei saperi ad esempio, a partire dal Processo di Bologna del [1999?], un altro e ben pi formidabile dispositivo di esclusione, che in-forma, ognuno nella tenuta stagna di un compartimento di sapere, lavoratori iperspecializzati con il solo compito di non travalicare la disciplina. Naturalmente, ci sar bisogno di pochi esperti per ogni disciplina, nessuno dei quali deve potersi impossessare di un pi ampio orizzonte di sapere. Un sapere multiforme, ampio, appartiene storicamente alle classe dirigenti. Quelle odierne hanno trovato la propria modalit di detenere il controllo della conoscenza ampliando la produttivit anche nell'ambito della messa al lavoro intellettuale. La catena di montaggio giunta nel mondo della conoscenza. Non si scappa dalla macchina; semmai la macchina a rifiutarti. Non basta pi l'iperspecializzazione: in un mondo di squali si nuota o si muore, al limite si cambia macchina, si va all'estero. Intanto, le macchine educative lavorano a pieno regime.

Appunti sulla fase universit, citt, spazi, mobilitazione, crisi 1) prima parte corposa: non esiste spazio discorsivo per quelle che sono le classi meno privilegiate (i poveri sono scomparsi dal dibattito pubblico). 2) DI QUI, il dibattito pubblico italiano: che parte dal discorso della fornero. Iperspecializzazione come nuova forma di taylorizzazione dei saperi 3) a pisa c' l'universit che sta mutando completamente la sua morfologia, da qui parte il discorso sulla sapienza e la ridislocazione degli spazi produttivi nelle zone periferiche, questo discorso da fare in parallelo con le politiche cittadine (abitative; citt vetrina;

ospedale a cisanello). 4) Gli spazi vanno riaperti non solo a livello fisico e di protesta per la malagestione ma per riaprire una prospettiva comune a tutta la composizione precaria che vive la crisi, luoghi dove la composizione si riconosce e si organizza. Da cosa deriva la arroganza tecnica? Il ministro del Lavoro e del Welfare, Elsa Fornero, recapita con la consueta chiarezza un messaggio ai giovani durante il suo intervento dal palco di Assolombarda a Milano: "Non devono essere troppo choosy (in inglese: esigenti, difficili, ndr) nella scelta del posto di lavoro. Lo dico sempre ai miei studenti: meglio prendere la prima offerta di lavoro che capita e poi, da dentro, guardarsi intorno, non si pu pi aspettare il posto di lavoro ideale, bisogna mettersi in gioco". Parole che hanno come gi in passato suscitato critiche e polemiche. [laRepubblica, 22.10.2012]

Ci auguriamo che parta un percorso sugli spazi dalle realt che vivono la crisi

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