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Cronache e Profili Della Belle Epoque
Cronache e Profili Della Belle Epoque
(BASTALO/
EDITORE
N/LANO
ANGIOLO BIANCOTTI
''di
DI
CRONACHE
mondo
di
"Addio
Giovinezza,,
ta
sto Ragazzoni,
- Il cavaliere
bevitore di stelle
zano,
- Il
e redente
Thovez o
dell'inespres-
so inesprimibile del
Il
vero poeta
Piemonte e quello delle "sartoirette,, - Augusto Franzo], l'e- Arturo Fo, pensiero - Il pittore del fasto e del colore - Pastonchi, il poeta della solitudine - Bi-
sploratore solitario
l'arte raggio del
stolfi, la
trasfigurazione dell'ideale.
mAttcdno Mif.
^i
654813
Z9.
3.
S7
BELLE EPOQUE
Ho
rivisto
il
ritratto,
Dama
in giallo
(1)
Mi
cara
rifaccio
il
pensiero e
belle
il
cuore ad hoc,
Torino della
di
epoque
Una
pace
alitava
sogni sonnolenti
tuoi
colli!...
sull'arco dei
Ragazzini
dai
eravamo
stimati
impertinenti
rompicolli;
civici
2)
Le domeniche
mamma
ci
portava
a vedere il ritorno dalle corse! Oh gran cappelli in cui si radunava tutto l'orto botanico! e le borse
ricamate d'argento a
filigrane!
gran pompa
(1) Si tratta
d'anelli
e di collane!
del
ritratto
al
di
Virginia
e
Reiter,
dipinto
da
Violini
studenti
tora,
gli
i
sono
vigili
1890. chiamati,
Passavano
cavalli;
gli gli
stetch's
ufficiali
quattro e a sei
(3)
gallonati,
tra squillare di trombe e i ricchi e bei valletti imparruccati! landeaux con La duchessa d'Aosta bionda e fina... L'Isabella (4) e talvolta la Regina!
i
Bellissima,
col
soave, sorridente
delle
chiome!
Passava altosplendente
balli,
Vedova Allegra
Si
e dei veglioni
Scribe.
lasciava
gravi
le
stalli
dello studio di
Graf per
al
canzoni
al
che all'Emilia,
la
Romano ed
in
Maffei,
rei!...
(5)
Di Landa cantava
versi
(6)
Oh
all'amore
di
turno,
piano piano
Stetch era una grande, pittoresca e mscchicarrozza, che arieggiava la diligenza e portava suirimperiale fino a ventiquattro persone. I clubs ippici, i reggimenti delle armi a cavallo, cavalleria e artiglieria, ne avevano due o tre o quattro per reggimento.
(3) L'j
nosa
(4) Isabella
bavarese
era
la
(
la
bellissima
principessa
e
la
di
Genova;
Regina
(6)
dalla
Celebri Variets del tempo. Anita Di Landa, una delle canzonettiste pi amate giovent studentesca della prima met del secolo.
5)
la
la sera,
a riudir
L'esposizione
ballata
la
tenzone!
dell'Anniversario.
Il
mondo che
in
sul
Po
lieto
s'affaccia
momento
il
fuor dell'ordinario.
tuo, Torino.
nome
Oh
a tifar per Sigfrido e per Tristano! Battaglie per Pehzza e per Previati, per Zarathustra e il vento oltramontano! Primi versi a gran voce declamati
nelle
(7)
tampe
degli
osti
scamiciati,
quello che
secolo.
il
del
L'angoscia stringe
cuori:
Delagrange voler,
non
voler??...
la
FIAT
tre
con
II
d piii belli
uriana
Mentre
la ai
del
Centauro
di
Caprilli!
(8)
Nino
Oxilia, Camasio e il dolce Guido L'Amalia con le vergini sue folli; D'Annunzio al Regio e il cigno alto di Cnido. Le domeniche in corsa sopra i colli! Il primo odore delle rotative,
i
(9)
primi reportages,
le
fedi
vive;
Addio giovinezza
d'applausi e poi
in
un fragore
il
reiterati appelli
primo amore...
Lo
_^
Ibsen,
qua e
di
l...
Tripoli,
la
un vento eroico
di follia...
Ed un
la guerra... e la
Tutto
si
non
fu il pi grande cavaliere italiano, e certi ( 8) Caprilli suoi records di salto in alto e di stile non furono superati di poi e non lo sono tuttora. fu chiamata da Domenico alto di Cnido (9) Cigno
Eleonora Duse nell'interpretaOliva, illustre critico romano, zione della Citt Morta , che D'Annunzio scrisse appositamente per lei!
si
cangi tosto
fedi in
le
in
un
sorriso e
Ho
rivisto
il
ritratto,
dama
in
giallo,
un po'
Sorridi
le
triste
nel
volto
pi
recline!
del
me
chine!
Piangi sopra i miei versi fatti ad hoc Vecchio poeta della belle epoque .
GLI
DI
la
Torino grave
1910.
crisi
La
citt
aveva
il
superato
della
da
tempo
che.
dopo
trasporto
Capitale
(prima a Firenze poi a Roma), l'aveva portata al rango poco invidiabile, se pur molto onorifico, di Museo del Risorgimento e di ville du hon tepos per
i
pensionati,
soprattutto
militari.
La sua borghesia, il suo artigianato, non si erano accontentati di un rango di secondo e terz'ordine.
di quel ventennio, succeduto al 1864, la piemontese si era scossa con uno strattone violento: poich non poteva competere coi commerci con l'eterna rivale, Milano, si era buttata a capofitto nell'industria e gi le Mostre nazionali ed internazionah del 1888 e del 1898 avevano veduto un risveglio attivo di laboriosit e d'iniziative energiche ottimistiche che, nel decennio successivo doveva sfociare nella creazione di organismi potenti di valore mondiale. In quell'anno che preludeva alla grande Mostra, l'ultima, del 1911, in cui Torino tocc suo apogeo, essa era salita al primo posto tra le Citt industriah italiane ed europee. La FIAT non conosceva pi rivah nelle corse su strada e su pista; accanto ad Essa sorgevano complessi industriali automobilistici con tutte le promesse del pii grande
Dall'apatia
capitale
il-
avvenire, la
LANCIA,
la
SPA.
10
\ ITALA.
In campo dolciario chi osava contestare a Talmone, a Venchi, a Moriondo e Ganglio, a Baratti, un primato largamente affermatosi? L'industria cinematografica con l'Itala Film, con la famosa Am" brosio, con la Pasquali, con l'Aquila Film, conferiva alla citt di Gariazzo e di Pastrone un primato assoluto che nessun'altra osava contrapporgli, A Torino erano gli unici stabilimenti di caratteri e macchine tipografiche, a Torino una delle pi grandi case editrici europee, l'UTET (e la piii grande
casa
Editrice
in
materia
di
scolastica
di
attrezzi
scolastici,
Patriarca,
speri
della
Capriolo,
nobilt
attrici
di
Bellom e della
tra
le
De Ga^
citt
non erano pi
Corte,
le la
ristretti
mura
della
ma
la
celebri portaqueste celebri case come un segno inequivocabile di gusto e di aristocrazia senza paragoni. Citt favorevole ai piaceri l'aveva chiamata, un po' troppo superficial-
ziana,
grandi
mondane
da
vano
l'etichetta
dei
vestiti
usciti
mente Guido Gozzano, dimenticando che era, invece, citt eminentemente favorevole al lavoro. Essa era stata, verso il 1880, quasi senza volerlo, il centro di attrazione di un gruppo di artisti e di scrittori che avevano controbilanciato la Bologna carducciana e la Milano romantica, con un'accolta di
uomini saliti rapidamente in primissimo piano. Leopoldo Marenco e Giuseppe Giacosa. Il Camerana e il De Amicis, Michele Lessona e il Molineri, Angelo Mosso e il Lombroso, il D'Andrade e il Fontanesi, Edoardo Calandra. Arturo Graf, il Corradino e poi il gruppo dei grandi scultori e pittori Grosso,
Calderini,
il
Pascal.
e,
Cavallero,
il
Tabacchi,
vivente
il
il
Bistolfi,
Calandra,
ultimo
ancora
Canonica.
11
Dopo
Poi,
questi,
dal
1890
tra
il
al
1910
un
dei
po'
di
silenzio.
d'improvviso,
le
rombo
e le strade grandi prodotti dolciari ed alla conquista dei mercati enologici di lusso da parte dei Martini e Rossi e dei Cinzano, dei Cora e dei Carpano, ecco imporsi all'attenzione d'Italia un gruppetto di scapi-
canti
piste
fianco
ai
gliati
scrittori
il
nare con
lismo.
Erano cresciuti quasi tutti all'ombra del giornaQuel giornalismo piemontese che, confinato ad una funzione di pettegolezzo provinciale dal
giornalismo
dalla
lo
della
capitale,
(che
in
bassa tiratura
ma
che erano
si
un
alto livel-
pubblicistico),
d'un
tratto
con
e
il
Frassati
l'Orsi,
direttori
della
Stampa
della
Gazzetta
derno
tirature,
di
servizi
d'infor-
mazioni, con mobilit di penetrazione pubblicitaria; // solo giornalismo (con il Corriere della Sera di Milano), che fosse capace di affrontare le grandi tirature dei centomila lettori; quoziente che dava ai giornali oltrech un'importanza straordinaria dal punto
di vista politico, una forza senza paragoni nel campo dell'indipendenza finanziaria, arra sicura dell'indipendenza morale e politica. In questo giornahsmo serio, contegnoso, che filava dritto su linee prestabilite senza badare a nulla e a nessuno, i giornalisti acquistavano uno spirito ed una seriet d'intenti e di lavoro che non esisteva in
altre
citt.
Rammento
un
di
gagno
come
si
Torino
che
entrato a diciotto anni, direbbe ora, alla Gazzetta stampava in corso Vittorio ang.
che,
si
12
via
S.
Anselmo,
al
vedere
vetrina
suoi
(ed era l'unico giornale che facesse pubblico le sue macchine che apparivano in
in
Corso Vittorio Emanuele con i che battevano sui tasti) il direttore, che non era certo un ortodosso in materia di morale, uno stinco di santo od un codino, mi ammon molto semplicemente Se t veule f el giornalista, mia cara masn, a bsogna che it tene le orie bin dri-' te, scut futi, f finta ed deje rason al prim che a
proprio
sei
linotipisti
:
parla,
ti,
ma quand
servel,
che
te
scrive
ricordte
che
it
l'ass
un
custi...
per poch che a sia, e un cheur scota cha sia d'acordi ben inteis, con el cheur e el
soggiungeva con sorridente maliNaturalmente era un giornalismo, e me ne fan che pretendeva fede quei colleghi che mi leggeranno molto e che non lanciava che tardi. Infatti io rammento che, entrato appunto nel giornalismo il 1911 ebbi l'onore di vedermi siglato con un a. b. in mi1914, nuscolo, il primo trafiletto nel gennaio del tre anni e mezzo dopo, eppure firmavo in altri giorla firma si concedeva ai direttori dopo un naletti: sicuro tirocinio. Per me giunse con la laurea e su E da cost scit quest'esclamazione di mio padre moment a comenso per ti i pastiss accompagnato da un viatico di... cinquanta lire. nostri nomi afEntrare in giornalismo, vedere fiancati a quelli di uomini come Enrico Thovez, Ernesto Ragazzoni, Giuseppe Bevione, G. A. Borgese, Dino Mantovani, Michele Lessona, Luigi Villanis, senza contare i grossi calibri direttoriali, era una cosa che dava un poco le vertigini. Perch noi si aveva il senso del hmite e si dava peso al valore indiservel del diretor
zia.
viduale.
Perch
gli
il
per chi
13
ci
poteva insegnare
qualcosa
tutti
i
nel
giorni
il
tivamo Maestri
di
ed
il
giornalismo
apprendimento di
Liceo
di
nell'Universit.
Una
paternale
Frassati,
Scarfoglio o di
tori
che ho conosciuti ci servivano a lungo per la vita. E qualcuna di quelle intemerate le ricordo ancora e mi regolo giornalisticamente parlando
su di loro.
meno
di
Torino dunque ospitava una sua scapigliatura seria di quella lombarda, famosa per nomi
i
Praga, di Tarchetti, e di Boito; quella che si scapigliava all'ombra della Mole era pi libera, pi scanzonata, pi parigina o torinese. In genere si raccoglieva al Molinari di Torino; il celebre Moli di spensierata memoria. Questo restaurant di Piazza
Solferino
aveva
sostituito
la
famosa
Meridiana
di
Amicis, di Fontanesi e di Galileo Ferraris; mentre al Cambio si era molto collef monte e i prezzi erano alti e le sale, che puzzavano di Risorgimento e di conservatorismo, eran frequentate da
principi
De
duchi,
dalla
Al Molinari,
accoglimento
si
ristorante
lusso,
ma
di
pi libero
centrava il mondo caratteristico della bohme dorata... o argentata, secondo le borse. Attorno a Metzger, birraio svizzero molto colto e dalla larga ospitalit, si raccoglieva quel che di meglio Torino vantava nella giovane scuola. In una saletta verso Piazza Solferino, o nella sala ai piani superiori, (ove l'inarrivabil Blanchette o Mary Cleo, o Mary Curioni a certe ore si slanciavano nel pi compromettente cake Walck o in altre danze di un certo pregio orgiastico), potevi incontrare quello che
di
meglio
offriva
la
giovane
Torino.
Brillanti
uffi-
14
ciali
i
come
i i
Garetti,
volentieri
la
Fossati-Rayneri; gli Scarampi del Cairo, Villanova; gentiluomini che lasciavano morgue ufficiale per partecipare alle
coi matt come i Biscaratti di Ruffia, Monasterolo, i Chiesa d'Istria; rappresentanti della giovane borghesia di alto stile come i Sineo, i RemSimeon, i Talmomerti Chiantore; industriali come Koelliker, gli Ostorero, i Ceirano e poi tutta ne,
bacanade d'
una schiera
di
artisti,
di
scrittori,
di
giornalisti,
da
Bosia a Serralunga, da Onetti a Cavaliere, da Canonica a Rubino, da Reduzzi a Calderini; e poi Bevione e Mario Bassi, Pastonchi e Ragazzoni, Sobrero e Corvetto, Giovanni Croce e Gozzano, Vallini e Nino Berrini, Emilio Zanzi e Federico Chiaves, Ni-
di
la
poli-
in
questi
il
luoghi:
caff
c'erano per
politici
birre-
Cerri o
attrici
Mogna, o
Le
invece venivano in
zioni.
Borelli, la
Di Lo-
quella
la
nahstici
tutti
veglioni gior-
letteratura valeva realmente qualche cosa pi mediocrit in cui certa storia letteraria dell'ultimo Ottocento e del Novecento ci confina,, noi a Torino. Moriva il Graf ma lo studio si vantava
della
La
pure ancora dei nomi del Renir, di Italo Pizzi, del Farina l'incomparabile allievo dello Schiaparelli, di Arturo Farinelli, soprattutto, che conquistava il primato d'ispanologo e di germanista insigne e creava una scuola dalla quale uscirono tutti, dico tutti i maestri di letterature straniere, a cominciare dal Bor-
15
gese;
tivit
te
ignoti
massimo della sua atnomi di immeritamencome Luigi Vallini ed Arturo Fo, il mio
nel e accanto a lui
indimenticabile
Arturo
e
dall'alta
vita
di
profondo,
austero
di
ingegno;
nomi
per
scrittori
devono
ricordare
rivalutare
una giusta
si
com-
affiancavano a Francesco Pastonchi, ad Enrico Chiaves, a Cosimo Giorgieri Contri. Sdegnoso e in dispitto Enrico
quel
letterario,
prensione
momento
forse)
il
pii
grande
in
di
tutti,
eserci-
coltissima
quali
e profondissima
che riguarda imperava il dilettantesimo orecchiante e la critica Yau peu pres sconcertante e irresoluto. E intanto nascostamente poemi che sdegnosamente, scriveva dopo le cattive accoglienze al suo Poema dell'Adolescenza, metteva da parte. E sorgevano due poetesse, Aleramo e Amalia Guglielminetti; l'una a Sibilla Roma iniziava la sua collaborazione a rivistine di seconda mano con liriche di un acceso sensuahsmo,
figurative
nelle
di
quelle
quel
seconda si slanciava nell'arengo letterario con due volumi di versi Le seduzioni e le Vergini, in cui
la la
perizia
della
tecnica
superata
soltanto
di
da una
aridit
accesa
passionalit
chiusa,
(da
un senso
morale che l'esplosione di un'aridit sessuale) che formava il substrato lirico di quella sua poetica che veramente dest in Borgese critico non facile, l'affermazione per cui la Guglielminetti and celebre per alcuni anni: Saffo dalla chioma di viola. Lasciamo stare quello che di lei e degli amori veri od immaginari che siano stati, con Guido Gozzano si disse e si scrisse. Pii che amore fu cameratismo spinto: buona e cordialissima fraternit letteraria accompagnata da qualche favore sentimentale che non an Amor non lega troppo eguali d troppo lontano
:
\6
NINO
OXILIA
ai
giorni della
loro
for-
"prima,, della
tunata
commedia.
SANDRO CAMASIO
V.
ARMANDO FALCONI
Sfupendo primo inferprefe con indimenficabile Tina di Lorenzo di "Addio Giovinezza,,
1'
disse Gozzano alludendo a Lei. E fu vero. La Guglielminetti appariva di rado in mezzo ai giovani letterati e giornalisti che nelle varie tampe conducevano vita scanzonata. Di tanto in tanto invece da Boves o da Milano ci capitava Nino Berrini che aveva finalmente trovato la via del successo non
tempre
quell'Avvocato Goldoni da cui si era ripromesso chiss mai quale gloria, ma dal Tramonto del Re con cui affront e vinse la sua prima vera battaglia teatrale che, pi tardi con il Beffardo lo consacr autore fra pi noti ed acclamati d'Italia. Ma sull'agitate onde del successo teatrale ecco apparire i due Discuri di quell'annata fortunosa, i due autori della commedia forse pi rappresentata in
tanto in
i
Italia.
tre
atti
che
polarizzarono
d'un
tratto
l'at-
tenzione del pubbhco, per la freschezza del dialogo, l'immediatezza della battuta, la verit delle situazioni.
Vogliamo parlare di Addio Giovinezza e dei due autori; Nino Oxilia e Sandro Camasio. Come tante opere d'arte non studiate, non volute, questa commedia nacque per caso. Dalla compagnia dei Grandi Spettacoli di cui era direttore Gualtiero
suoi
sostituito
l'indimenticabile
An-
rappresentata
di
una
commedia:
situata
soggetto
il
studentesco,
quella
Norimberga che fu
germanica.
della
studi.
il
centro
ideale
di
della
vita
di
studentesca
La commedia
vita
autori
cui ignoro
ne molto
capitale
torinesi
ben
universitaria
nella
tedesca
degli
pens
di
Un
collocandola
studentesca.
nella
17
se
lo
Spettacolo,
La Zingara
rappresentata dalla compagnia Dondini aveva avuto un caldo successo al Manzoni a Milano. i due autori, Oxilia laureando e cronista al Momento e Camasio, laureando egli pure ed impiegato di una piccola azienda, avevano raccolto un po'
che,
ben
Ma
di
gloria
si
il
fulgore del successo conferisce pure un quasi diritto alla personalit distaccata e superbiosetta. Gli studenti
no,
torinesi
i
si
rivolsero
della
ad
essi
San Marticasa abitata dal Camasio, cominciarono a pensarla e a stenderla cos per puro
d'ambiente e
sotto
le
finestre
gioco.
Gli amici studenti suggerivano le battute, i tipi balzavano fuori dalle descrizioni che Torero, o Aluff, o Borghesio, o Vallauri, facevano di questa o quella loro scapolatura, di questa- o quella burla giocata, complice Talpon, il vecchio bidello della Facolt di legge, a questo o a quel compagno di scuola, a questa o a quella rara studentessa. Un po' falsa usciva fuori la figura di Dorina, e allora Leo, con quella sua anima sbarazzina, che non mut mai fino
all'ultimo, usciva fuori in certe definizioni escatologiche che scandalizzavano Nino, aristocratico nel pensiero e nella forma, o suscitava la reazione fredda di Camasio che diceva sdegnato e sdegnoso chi sono gli autori? Noi o voi? Gh autori sono la facolt di legge della R. Universit di Torino tuonava Aluffi con quella sua voce baritonale che faceva tremare le volte della terza aula allorch si trattava di nominare il pontefice alla festa delle matri:
Ma
cole.
Ma
a
intanto
si
avvicinava
finiva
il
e la
stretti
commedia non
mai,
i
salire in casa
Camasio
due
autori,
complice
18
la
sorella
di
Sandro,
vennero chiusi
in
camera con
due
bottiglie di
Macedonia da
cinque soldi l'uno e della carta. Da l i seurte nen se i l've nen mariaie . Infatti Mario e Dorina, nella prima stesura della commedia si sposavano e la
commedia recitata piuttosto maluccio fece un mezzo fiasco. Nino Oxilia, nella sua funzione di critico drammatico del Momento ebbe modo di parlare della cosa a Tina di Lorenzo, una sera al Carignano. Datemi il copione fece la bellissima Tina; e. lettolo disse: buona la commedia, orribile il finale... anche perch questi amori non finiscono, non sono mai finiti cos. Infatti hai tu sposata la sartinella che hai lasciata l'altro mese o tre mesi fa? No,
e allora?
Armando
patto
autori
:
diversamente
la
Fra due mesi torno all'Alfieri. Fatemi tenere il copione corretto cos e cos... I due autori presero a rifare la commedia. Lavoravano come due congiurati. Di Addio Giovinezza non ne parlavano pii; invece lanciavano notizie di altre commedie, di altri drammi, addirittura, fino a che un mattino il corrispondente della Stampa da Milano annunci che una sera del prossimo carnevale al Manzoni sarebbe andata in scena una commedia di due giovani autori Torinesi: Nino Oxilia e Sandro Camasio: Il titolo: Addio Giovinezza. Il mondo universitario si lev a rumore, quello dei giovani letterati crep d'invidia e di bile. Tutti presagirono un fiasco senza precedenti... gli autori furon
bersagliati
di
satire,
di
richieste
al
di
prestiti
riavano
dalla
magica
lira
biglietto
da
dieci,
che vache
19
entrambi non possedevano perch le spese del viaggio a Milano le fecero due pap: gli autori dileguarono. Se fa fiasco mi disse Oxilia di sfuggita in un breve appuntamento avuto sotto le amiche ombre degli alberi del Parco Michelotti se si fa fiasco vado a fare l'emigrante in Argentina... ma a Torino non mi ci vedono pii. Invece la sera della prima il pubblico del Manzoni insolitamente numeroso ad una prima di giovani fu colpito dalla fresca
i
vena
dei
due
ragazzi,
soprattutto
di
recitazione della
Di Lorenzo e
coni e decret
esaurito
alla
il successo pieno, totale assoluto, successo confermato da una piena la sera dopo, da un
Domenica
o
sera.
Il
ritorno
alla
fu
trionfale,
ma
senza
carri
cavalh
distaccati
stazione
banchetti.
Entrando nella saletta del Mohnari, Oxilia, rispondendo al nostro applauso, comand senza scomporsi: Giacolin, un latte corretto con 4 fur! E fu
tutto
il
gran
gloria
festino!
recite
citt
La
po Milano
sent assai,
s'infittirono.
Doche
universitaria
Addio Giovinezza ; poi Firenze e infine Torino. Poi la commedia non sub pi arresti. Tutte le compagnie la vollero nel loro repertorio, venne tradotta in Piemontese e Dante Testa fu un magnifico Leone cos come la Simoni fu una stupenda Dorina e due giovani commecome quelli che avevano mags'imposero diografi gior numero di repliche sui palcoscenici italiani. Ma quell'Addio Giovinezza fu proprio un verace Addio alla scapigliatura, Camasio mor di l a poco; la guerra port via tutti in un ciclo d'oblio e di morte. Mor il dolce Guido premendosi il rosain
modo
particolare
20
Signore movalorosamente in guerra; Metzger si spense in modo drammatico proprio il giorno prima che fosse dichiarata la guerra franco-tedesca; ed un fiacre trascin il suo cadaverio
sopra
la
bocca
in
nome
del
rirono
Vallini
prima,
Oxilia
poi
re in
pitale
mezzo
alla
folla
francese.
Guglielminetti dopo alcuni anni di notoriet fama, sopravvisse a s triste e sola per essere ingiuriata e vilipesa fino a che chiuse gli occhi nella desolata solitudine del suo abbandono, rimpianta da chi ne aveva conosciuto l'ingegno ed il cuore. La Scapigliatura si disperse, guizz ancora un poco attorno ad Ernesto Ragazzoni, retour de Pae
di
ris
La
et
de Londre, dopo
di
stelle
il
1919,
poi,
morto
il
poeta
anche questo ultimo riflesso si spense. Se noi siamo restati gli etemi boemi della vita e dell'arte, se abbiamo conservato in fondo al nostro spirito lo spregiudicato allegro ottimidel
Bevitori
smo
il
di
quegli
anni
al
fulcro attorno
la
si
git
sua fiamma
riaccese mai
estinse con
il
1915, e
non
pi.
2'1
Quando una Casa torinese L'Impronta secondando con ardore profondo il desiderio di tre grandi amici di Giovanni Cena (Leonardo Bistolfi, Eu:
genia Balegno, Annibale Pastore) deliber la pubblicazione di tutta l'opera di Lui, qualcuno si chiese meravigliato: L'Opera Omnia di Cena? E che ha
scritto Egli oltre
Madre? A parte che sarebbe piij che sufficiente un poemetto come Madre per assicurare lunga e durevole fama ad un Poeta, non bisogna dimenticare che vi sono negli Ammonitori pagine d'una bellezza a d'una verit tali che han Ho letto teno fatto scrivere a Massimo Gorki st il Vostro libro con rapimento. Mi piace per la sua sincerit e mi ha profondamente commosso per
:
la
dite
La vita dura degli uomini pesa sulla mia per un pesante giogo: io non mi sento pi la libert d'essere solo , mi sembra particolarmente grave e giusto. Per me da quel pensiero scaturiscono in tutte le direzioni i brillanti raggi che illuminano, con una chia-
rezza
impressionante,
la
tragedia
della
personalit
nella societ
ne
do
22
ed ho compreso in esso la vostra sete ed amore per la libert . Vi sono in Homo ed in Umbra
riche d'un'evidenza
e d'una concettosit rare,
il
vostro
delle
li-
ed una
che non incontri spesso in altri dalla fama che sanciscono le belle signore, o da quella che fa portare dal volgo, su gli scudi, grandi vitelli d'oro dell'arte e delaltezza
poeti
di
pensiero
pi
prediletti
la
politica.
scaturita da quel pensiero che afNostro al Poeta dei Piccoli Borghesi e deir Albergo dei Poveri , la sua grande opera di Apostolo per le scuole dell'Agro; un'opera meravigliosa, pensata in silenzio, compiuta in silenzio, e consegnata in silenzio allo Stato e all'Ente contro l'analfabetismo da quell'uomo piccolo, dolorante, ma-
V'
soprattutto,
il
fratellava
di perdute nostalgie, inguaribilmente poeta che esclamava Ma ribellarsi troppo poco. Fino a qualche tempo fa mi tentava. Ora non pi. Bisogna costruire. Crear degli uomini buoni perch si facciano buona compagnia, formino una buona societ. Perci chiamo in aiuto l'Arte, affinch mi aiuti a
lato
agli
occhi dei
facile desumere dalla vita, una buona umanit da mettere dinanvecchi che non sono troppo incipri-
Unit
perfetta
di
concetto,
dunque,
tra
Arte e Vita.
interdipendenza. Nessun Artista, meno puro, in questo senso, di Giovanni Cena, e nessuno pii anti-crociano di Lui. La sua posizione di fronte all'Arte non quella dell'intuitivo, o dell'esteta puro; Odio il verso che suona e che non crea poteva ben dire di s il Cena, e questa sua preoccupazione ha certo nuociuto in
23
qualche momento
pensiero.
derante,
alla plastica espressione del fresco l'uomo, l'uomo che fu in Lui preponimperioso, predominante, l'uomo ci appare
Ma
dopo che
della
di
il
si
spense
Mistero
le
Vita
caratteristiche
rilevata,
manitario,
di rugiadoso idealismo ubalzata fuori dal travaglio dell'umano dolore per dire a questo piagato cuore umano paro-
non
gi
soffusa
ma
le alte di conforto, di
speranza, di poesia.
un umile ed un sincero: annunzio che sono senza soldi, spiantato come un poeta gueux . E' un grido che gli ritorna spesso al labbro. Avrei bisogno che un amico mi imprestasse una quarantina di lire, che io renderci in diverse rate scrive al pittore Mucchi. L'idea buona non ti pare? Quell'uomo potresti essere tu: se quello che temo, il trovarti in famigha, non ti porta di conseguenza un vuoto nelle tasche con il pretesto che non abbisogni di nulla. Intanto penso che se la presente cadesse nelle mani di alcuno in casa tua potrebbe dar luogo a molte cose buone o cattive che non desidero punto . Presto detto. Sembra una fatalit: Lavorare? quando i poeti sono disposti a fare persino i calzolai pur di toghersi la fame... la gente va senza scarpe... Tanto sono prediletti dagh umani questi diletti del Signore . E poi contro la furia del lavoro si leva il temperamento. Cena un inerte, in quanto a creazione d'Arte. Egli stesso dice di s: // fondo del mio temperamento l'inerzia assoluta a cui mi abbando" nerei con devozione se ne avessi i mezzi: l'unico la' voro che non mi rompa i codini il far versi... ma non ho ispirazione .
Innanzi
tutto
Egh
Ti
24
Ed
le la
delizie
eccovi una toccante e gustosa descrizione delmontanaresi punto fatte per favorire quel-
indispensabile ispirazione: Il paesaggio piatto. Gli abitanti volgari (qui avverto, ma per conto mio, che il poeta ha esagerato), le belle ragazze sono oche, qualche signorina pretensiosa af[ettata. Studiano le parole e fanno le sentimentali quando parlano con
mio di stare su di un piedestallo non muovere un piede perch altrimenti faccio ai loro occhi un capitombolo: non si persuadono che io possa essere come un altro... le signorine intendo, non i signorini per cui sono uno che scrive . Perfetto, no? E soffuso di quell'umor compatente, che non una delle meno efficaci attrattive di
e l'obbligo
strettissimo,
me
Ka
viva
forte
la
coscienza
la
della
sua
Arte e
sua cosa pi bella e vitale. E' bello, sr bello. Non ho mai provato quello che provo, rileggendolo. Sono preso da un'emozione cos intensa e diversa da tutto quello che si pu provare, ch'io non posso descriverla. Io rimango per ore intere con gli occhi sognanti. E' impossibile che mi si comprenda, impossibile. Tutto qui dentro mio,
soggettivo:
sciare
capisce che
Madre
pu
far
gli
vibrare
altri.
me
stesso
il
forse
la-
indifferente
Ma
godimento
ch'io
provo
e
tale che mi compensa di quella indifferenza che potr incontrare. Che importai Io lo feci per me,
investe... mi fa vivere!! capisce che in queste condizioni spirituali, allorch si trova con amici alle solite chiacchierate di
mi riempie, mi
Si
caff,
che lasciano
disagio.
un certo
la
mia,
se
non
proprie opinioni, senta nota che faccia con l'unissono almeno un accordo di tertutti
nelle
Non
trovo
la
za o di sesta . scorato i\
Ma
Cena
lo
vidi
di
rado.
Lavora, la-
25
vora
Il
venire.
Evviva! revano al Poeta, per vivere... Un puro come Cena, allorquando si trova, per esempio davanti a D'Annunzio anticipa dei giudizi cos impensati ma precisi che r Appello della posterit non pu non confermare. Leggi le Vergini
delle Rocce . Quel mago di D'Annunzio un Listz, un Rubinstein, un Paganini della penna, un virtuoso. Ma non il Poeta nato. E' il grandissimo artista, non il genio... Non fui commosso mai. La commozione viene dalla semplicit, dalla semplicit in Arte, ottenuta magari con intenso artificio, ma senza di essa non opera d'Arte, non commozione. L'opera di Lui non rester. Io che ho pianto leg" gendo Cuore a ventanni non ho sentito moto alcuno per tutte le finzioni d'annunziane. E' falso, falso, falso. Falso Hermil nell' Innocente ,, falso Aurispa nel Trionfo , falso Cantelmo in questa. Insomma gran delusione, caduta vera. E' un grande artista,
Ci darem la mano nell'avsuo grido tempo nostro e il vigore va crescendo. E questo, quando quaranta lirette occoril
.
o meglio, un
artefice:
ha
tratti
d'impostazione
lirica,
stupenda,
ma
poesia,
la
brani di poesia
vita,
staccati.
In tuttoci non
non
il
soffio .
Questo grido comprensibile in un uomo che csclama: Il grande Poeta la voce di una minoranza, e tardi, nella sua vita o dopo la sua morte si
meglio delle aspirazioni di Lui. Io non dir al tale a al tal' altro poeta: Sii la voce della Nazione, sii la voce dell'Umanit liberata! Affermo che il grande Poeta questa voce: Egli il
giunge a riconoscere
il
Vate:
ed esprime:
il
26
mo
dei cuori pi
vivi
nel presente
modo da
sentirvi pul-
che di s e del nascere della sua poesia, pro Come nasce in me la clamava ben alto e forte Poesia! Nascono in me le cose belle: belle d'amore
:
e di dolore,
ed
io
ho bisogno di compormele
in
rit-
mo
Non
altro.
Cantando
con-
lo
fa
sollecito
S'irrita
per
l'incomprensione
pubblico per
visto
di
Bistolfi.
Che
vuoil
Non
un uomo cos amato e stimato in tutto e cos mal compreso nell'Arte sua. Ma che vuoil Cos va il mondo . S'inquieta continuamente per Pelizza da Volpedo, la cui amicizia una luce che si ho mai
riflette
nel
buia
to
:
vita
Quarto Stainfelicis-
Gli
acquisti
Promotrice furono
Artisti.
simi,
indegni d'una
Commissione di
critici
feor-
tutti questi
giornali .
Di s brutalmente dice Io sono un primitivo (vero) quasi un barbaro (questo mi par meno vero) perci le convenienze appunto mi riescono sconvenienti. Sicch io vivo di continue violazioni . Ed in una
altra
confessione
in
Io
fui
che troppo
io
avvenire.
certo
Malamente
desidero
io
fuori
dell'umanit.
Forse nean-
che
mo.
Udite come,
parlando
di
Segantini
di
Pelizza,
27
predice un'Arte nuova che non abbiamo nemmeno ancora intravveduta noi con tutto il nostro novecen-
tismo
futurismo
vogliono
(Pelizza).
Ci
te
dei
//
vergini
come Segantini
codi
me
Sartorio
troppo
infarcito
La Gorgone non fa pi per noi. Bisogna stringere la natura da presso, abbracciarla e domarla con la forza dei muscoli, non con la mitologia greca o versi di Omero. Noi, vecchi latini, dobclassicismo.
i
Pur troppo
possibile
in
peso di tutti questi antenati che Bisogna staccarci dai Padri. Poesia, in Arte letteraria: quasi imil
spalle.
Abbiamo
io
sopratutto
le
l'eredit
del-
ho abolito
quelle
I
rinnego
chi
tutte
che
pi,
prosa:
le
se
n'accorgel
.
per
vecchie strade...
Io
gi,
Ma
Nuova
c'
all'insaputa
artisti,
dei
latini,
che fu-
rono finora gli artisti. Essa se ne viene tranquillamente da s... Bisogna buttar via la vecchia scorza classica. Noi scimmiottiamo le vecchie forme di civik, mentre viene avanti una terribile e trionfale civilt nuova .
E cos via. La sua vita trascorre tutta in un ardore di ricerca, in fervore d'idee, in preparazione per grande evento futuro. Quando lo vollero far deil putato di Montanaro rispose: Non ancor tempo
quattro
sento
ripet
invariabilmente
d'anni,
altre
distanza
in
Non
ancor tempo:
altro.
Io
l'apostolato
infatti,
modo
a coronamento del
28
venne un'opera
l'Agro
tai .
di
poesia
morire,
attuata
Le scuole
del-
un giorno che io lo visiPoeta a Roma e parlammo d'Arte e di Poesia, Egli mi disse: Forse non scriver pi versi. Non posso pi. Io vivo il mio sogno. Soffrire per il popolo! Aiutarlo che diventi popolo e non sia pi plebe... questa la mia lirica . Per questo aveva scritto Gli Ammonitori , un
Poco prima
di
libro
tutti
Lo
si
trover
Esso non che mio... Per chi lo capir una parola di rinnovamento, per gli amatori di lettere amene un romanzo
socialista,
anarchico...
sbagliato.
Si
condanni
il
romanzo,
basta
.
se
si
vuole.
Ma
ri-
se ne
adottino le idee.
Mi
Quand'Egh queste
tenne pago.
fondit.
idee
pot
attuarle,
se
ne
in
con esse e per esse, denaro? Che importa? C' da dirozzare? E avanti, per una plaga analfabeta Dio, in bicicletta, a piedi, a dorso di mulo. Avanti con quel suo cuore ansante e triste che scoppi per aver troppo amato anche chi, sopratutto chi, non ne era degno.
lavor
Fatiche,
salute,
pro-
quando un po' di fastigio si fece atnome, tornatosene a Montanaro venne torno al suo Ebin, Gianin, adess che it richiesto dal cognato lass un nom, it farass de dn pa vera? (Ebbene Giovannino? Adesso che hai un nome, ti farai una fortuna,
volta
:
Una
vero?).
Alla
occhi
qual
nei
it
suoi
fol,
vivi,
rispose spallucciando:
Ma
Il
ti
ses
me
car!
(Tu
via,
sei
tir
cos;
29
fratelli? Quali? Tutti quelPer morivano di stenti e di dolore. li che Perch nella visione della mente del Poeta non un'ora sola si era spenta la scena di quello stanzone di Montanaro dove sua madre, logorandosi la vita in un disperato lavoro, era morta per dare ai figli il pane, ed a Lui, il suo Giovanni, al nostro poeta, il divino dono della poesia. Poich ho parlato dell'Uomo-Cena or dovrei dirgli altri,
non per
s.
soffrivano
vi
del Poeta.
in
principio,
essendovi
fra
un perfetto unissono, dovrei esimermene. Pure mi morde un pensiero E' la poesia di Cena nota abbastanza? e se nota, in quale forma lo
entit
:
due
Per rispondere molto indirettamente a queste do>mande, vi parler brevemente della poesia di Lui.
*
Un
tico
giorno un critico
Poeta chiam
suoi
cenci
Mentre
ne'
campi suoi
gigli
i
tollera
il
mite
sole vicino a' perch'io l'angustia de' miei cenci ostenti accanto agli ori vostri, abbrividite?
rei
fermenti
O
della
la
figli,
che a
le
poppe
inaridite
denti
figgete ingordi,
perch s'alimenti
vite!
30
Or
i
io,
cui
non turba
Turba.
son
la
E
ecco,
porto.
Palpitanti e rossi
li
lembi di carne, e ve
getto in faccia.
La
questa
posizione
mentale
ni intellettualistiche,
ma
in-
dimenticabile
dolore
si
umano.
e
Quando apparve
da
scienziati
Ma-
dre
molto
discusse,
da
critici,
su quell'arte sua forte e potente nel sapere esprimere il dolore fisico e molto si disse di Lui; ma i candidi
lettori,
quelli
per
quali
sono ostrogote
le
di-
spute dei letterati e noiose ambizioni illeggibili le tiritere dei critici, ma giudicano secondo quello che
sentono,
Lui,
i
lettori
candidi,
ripeto,
:
quale
qualchecosa
amici,
la
poesia:
requi-
checch se ne dica, per un poeta: qualit nativa che invano cercheresti di definire ma che, precisamente perch indefinibile, si capisce mesito
necessario,
gho.
Chi non
ver
re.
il
l'ha
di
capita
proprio
colui
Cena
sciorinare
suoi cenci e
Oh che doveva dunque mettersi a cantare le ricche strofe e gli spassi degli altri, o le belle signore, loro cani ed i loro profumi, o rifar Zarathustra in i versi ed in prosa quando l'infelicit eragli d'attorno e la disperazione era il pane in cui mordeva ogni
giorno?
31
Ma che tu sii maledetto fin ch'io viva che le spremesti tutto il sangue a stille, che l'uccidesti mille volte e mille con quella mano ch'Ella ben ediva.
Tu
che
ritorni
e ancor m'opprimi:
nelle gravi
tu,
o Taciturno, chiuso
e nera:
tu,
il
le
mie lacrime e
ov'io
tormento
quest'impeto
folle
m'infrango,
che
il
inerte e pi
Parlando di Cena, venuto a taluno spontaneo Gian Giacomo Rousseau. Nome che non gode, oggi, pi le simpatie della gente per bene, che parecchi errori degli Immorvede soltanto in Lui tali Principi e dimentica per es. Le confessioni , dove, assieme a tratti di cinismo, vi sono pagine di stupefacente bellezza, viva ancor oggi e per molto
un nome:
tempo.
E,
tore
forse,
il
pensa-
poeta piemontese l'ha. Sopratutto in quel suo maledire la citt corrotta, la civilt buginevrino
le
giarda,
e
fittizie
espressioni
alla
dell'armonia
sociale,
l'anelito,
:
di
riscontro,
pura
libera
vita
dei
campi
e cinta
il
lombi di seduzioni
lor
sangue
corrompi
di
veleni,
tieni
32
NINO
OXILIA
di
cadere
spento
in
quell'Agosto cupo
non
rest
che
la
cenere brillante
GIOVANNI CENA
assopite
e
le
mie
ribellioni,
i
quando son
tutti
di te;
bieca ripugni e
non
ti
doni;
ecco,
me
pur,
che non
al
ti
nacqui servo,
tuo convito
al
ruggito.
e
lo
sdegna
soffre
di
quel-
altri
Languida giace
la
fascinatrice:
moto
denuda
al
sol
la
sua carne
felice.
santa,
o verginal Natura.
senso tormensoavi e
il
tra
il
bisogno
di
affetti
tu-
multo di
tazioni
ire
cupe.
Ma
descrittive
:
vigliosa
Era un
velati
di di
trasparenze,
33
in
vergini
Mamma,
giornata,
ultima.
questa
gaia
Senti?
di
empiono
oppure
:
bisbigli
grondaia.
Teneva
vasto,
e
il
la
prostrata
velato,
scintillii
nel
gelo,
sol
cielo
metteva
Buono,
al
delicato,
estremamente sensibile
bene ed
da
circostanze nemiche e
di
s stesso
Nemmeno l'amore lo consola, perch anche nella passione vigila implacabile l'ironia e nessuna donna agguaglia l'amorosa idea della sua mente.
Ahi, rosee gote o pallide, occhi azzurri
o tenebrosi, chioma nera o flava
in
molli corpi
anime ignare
i
e false.
i
Tra
virt
baci,
risi,
fremiti,
sussurri,
d'amore ad assopir non valse nel mio cor l'Ironia, che vigilava.
li
Ma una volta s'illuse d'aver costruito un'Acropod'Amore, una religiosa acropoli d'ascensione del
sentimento.
34
lei
giovinetta
vivo d'argilla
trassi
mi
disse.
Or
e
io
la
sulla
vetta
ove
il
tumulto
uman perspicuo
nel
e
brilla
nello spazio
contempla e
dice,
Ed
Io
io,
Palpita
Lei
segu.
Ahim, tiriamo un pietoso velo sul crollo che ne Il cuore del Poeta rimase irrimediabilmente piaun elemento della vita
fatta
in
gato.
Ma
sentirsi
c'
cui
il
Cena pu
la sven-
superiore,
di
rallelo
cui
lotta
dicemmo:
Rousseau...
Ed
con il padre e la prima educazione, la malattia e la morte della madre ch'Egli ha cos lamentevolmente e mirabilmente descritta; non so quanti altri casi, che sarebbe indiscreto ricercare ed inutura.
La
mano
raccontare,
gli
ch tutto ci diventato nei suoi versi poesia vera, poesia schietta, che turba, commuove, piace. Assorto nel suo gran sogno morte lo colse.
di
redenzione umana,
la
35
Alegger
gonfier
i
tra
gli
aspettanti,
le fronti:
quale
aureola di fiamma, su
petti e sciorr
mute bocche.
da le rocche: esclameranno vinto il male, ecco gi grande il Sole, ecco, sui monti .
i
vigili poeti,
Sorgete
Afferrato
dal
me
i
rapito in
tristi,
di tutti
le
buoni,
compagno a
s,
tutte le Sventure,
a tutte
l'ora
Morti, ebbe
pii
belle liriche di
Ma-
dre
dice
il
Poeta
....
Tu
crederai
me? Tu crederai se qui verr? Io, come invaso da follia, gridai: Vieni, mamma!. Rispose Ella: Verr.
a
E
nella
la
promessa fu mantenuta
dell'ignoranza
vinta,
degh
del
infelici
sollevati,
male
consolato,
sorrise il volto della Madre, venuta a sfiorare con il suo soffio divino la stanca carne mortale del Poeta e trarre l'anima immortale verso le sfere ove
non
Dio.
36
ERNESTO RAGAZZONI
BEVITORE DI STELLE
le
gazzette,
spese per tanti anni la sua attivit portando nella professione il contributo vivissimo di un ingegno di pura marca, ne fecero delle stanche necroloegli
gie.
Ne hanno
e
mente assai
fatto
anche
quelli
che non
lo
conobbero af-
credettero
divinarlo
attraverso le affrettate e
l'hanno che pianto tacendo gli amici consuetudine diuturna faceva trascorrere in una profonda sincerit d'affetti, ore, ahim come
quali
la
non
veloci,
di
bellezza
di
amore.
Due
scoperto
esperienza
inesattezze
naio 1920)
levato
La non
messo
in
valore
Stampa
(6
Il
Tempo
di
(7 genrisol-
meno erroneamente,
come rimesso
aver
un Ragazzoni decadente, ed
sua
famiglia,
averlo,
in
accoghen-
dolo nella
possibilit.
una nuova
Nessuno ha pensato all'uomo, nessuno ha commemorato quello che fu per gh altri, Ernesto Ragazzoni, quale e quanta luce di amore e di dolcezza attorno
37
a s avesse saputo irradiare; nessuno ha espresso il sentimento di vuoto che ha fatto provare l'improvvisa
assenza,
per sempre,
di
pu pi ritornare
mossa,
glio proprio
di tanto in tanto
bene
Quando
colpito,
affranto
dalla
notizia
improvvisa,
sono accorso, con qualche altro amico al suo letto di morte, io, che lo avevo lasciato due giorni prima un poco pi triste, vero, ma purtuttavia sereno, lo vidi dolcemente dormire, in mezzo ad una nube di rose bianche con il labbro aperto al solito sorriso luminoso e buono. Aveva detto pochissimi giorni prima ad un comune amico, carissimo: Morire...!!! Che cosa dovr essere mai, se non addormentarsi una sera e non pi svegliarsi il mattino?
Addormentarsi
restar
cos,
la
sera
s'era,
come
per
sempre.
Lo hanno
dipinto
tutti,
come
sandato, con i segni della vecchiezza precoce e della stanchezza sul volto e sulla persona. Non vero. il suo ed il pi spesso lo era Quando era lieto colori della giovinezza e della salute, volto aveva il suo occhio scintillava, la sua persona, di media statura, di giuste forme, aveva resistenze e vigorie di giovine, il suo cuore che la paralisi ferm, batteva re-
golare e forte, lo spirito era in condizioni meravigliose di creazione, d'intuizione, di armonizzazione. Creava
con
facilit,
lavorava con
lievit,
38
volta,
timi
faceva operare in serenit ora come mai. Negli ulnata nel anni, nei quali la nostra fraternit
divenne pi intima, ed egli mi volle compagno spirituale della sua mente illuminata e del suo cuore profondamente buono, Ernesto Ragazzoni, non percorreva la parabola discendente della sua vita: ascendeva. Se gli anni bruciavano, naturalmente, le lor tappe, egli andava incontro agli anni con la giovinezza vigorosa del suo entusiasmo fanciullesco, con la forza dell'intelligenza, con il candore dell'anima. Se quelli che lo conosceranno poeta, dovranno sentirlo
1912 a Parigi
caratteristico,
quelli
che
Io
conobbero amico,
Io
hanno
sentito
in
sopratutto buono.
la
Ed
tempi in cui
segno della gentilezza profonda dell'animo fu culto dell'amicizia. Era in lui l'opposto di quel senil timento non facile e banale, fatto d'occasione il p'
delle volte
vizio sta a
Un
bocca
anche durevole) in cui il reciproco serdi due uomini che si chiamano colla amici ; in Ragazzoni il sentimento aveva le
(se
base
il
cui
tutto
confidava,
da
cui
poco
oggi
divenuto
riceveva
per
ma sempre
del
la
un vero
ire
cuore.
proprio bisogno
la
per
banalit,
per
stupidit,
per
la
credulit
arrogante e per la tirchieria dell'intelletto egli non entrava quasi mai direttamente; ma era l'offesa fatta
ad un amico che
lo assillava,
era
il
ricordo d'un'an-
39
tipatia,
d'uno sgarbo
in
lui
a-
mava
e stimava che lo
allora
Ed
spra,
scattava.
tagliente,
E
la
la
sua
parola
diveniva
ironia
a-
aveva botte e puntate scorticanti la pelle, poi... fulmineamente il suo volto si spianava, diventava sorridente e buono ed era pronto al perdono, immediatamente... Ad un perdono, che saliva dal cuore e vi restava impresso.
secca,
sua
magnifica
Se una nota
questa :
egli
gentile
i
va
il
l'amore per
si
bimbi.
stesso,
era serbato
ciullezza,
aveva dato bimbi suoi egli amava con una curiosa dolce attenziodi nostalgia e di rimpianto. In fondo ai suoi ne fatta occhi, quando parlava di qualche fanciullo, c'era sempre, una dolcezza un po' triste, un bisogno di paternit e di bellezza; perch in questo ardore egli non sviluppava se non tutta l'intima poesia della sua anima, vedendo in tutti bimbi amati da lui, un poco il figlio, e un poco il fratellino minore e sempre, l'aspetto del poeta che ognuno di questi esseri cari porta in s, in quel meravigliato aprir gli occhi ammiranti e incurioPoich
sorte
non
gli
siti
su tutte
le cose.
qualche episodio che rivelava tutsera al Molinari di Torino ci troto vavamo alcuni amici intimissimi di lui: Emilio Zanzi, il pittore Casorati, l'aw. Bortolotti, lo scrivente e qualche altro. Emilio Zanzi ad un tratto prese a dire il tema era naturalmente la poesia e quella sera Pascodi
il
Mi
sovvengo
cuore suo.
Una
faceva le spese del nostro amore con voce commossa ed intensa, calda ed appassionata l'Aquilone. Una grande e dolce tristezza mi era caduta nel
li
40
cuore.
chi
si
guardavo Ragazzoni che, muto, con gli ocpieni di lacrime, non perdeva una sillaba dei verIo
detti...
Meglio venirci con la testa bionda che poi che fredda giacque sul guanciale
ti
onda
farti
tua
Il
male.
Ernesto piangeva come un fanciullo... mi riporta a pensare, quanto amore egli avesCi se per la memoria della madre sua, che fu fino all'ulmi timo alta nel suo ricordo. Alla mamma mia
nostro
disse
un giorno a Parigi
:
sopratutto
di
Ed
Iago
za
novarese,
della
sua
casa
d'Orta
e dei
di
in
riva
al
Tempo
della
sorella
fratelli,
della
di
sua
giovent
romantica
imbevuta
Byron
Hugo,
un gran discorrere di s, ma non per mettere in luce le sue opere ed suoi giorni, sibbene per guardarsi com'era stato e sorriderne, con l'amico pii caro, con
i
che gli narrava le sue varie venper risentirne a sua volta rispondenza infallibile nel cuore fedele.
il
fratello pi giovane,
ture,
A
mente
Novara
si
conobbe: ivi, cominci le sue prime armi di poeta con due volumi che poi ripudi e della cui conoscenza io, cui partecipava ultimamente
41
tutti
sua morte.
dalla
la
Da
fa-
ma
con
si
distacc
ma con
il
ricordo,
la
l'affetto,
con
bont,
fu
sempre con
mamma
fratelli; vi
ritornava di rado,
non
gli
con-
non
al
poco ed
egli
sempre
lo
moglie sua Felicia Rey, donna di grande ed aristocratico gusto, dotata d'un'intelligenza e d'una cultura .rare, anima ardente,
la
i
vibrante, trascendente
del
compale irre-
gno
suo, tutti
quietezze, e
tutti
gH impeti e
la drittura della
sua voi
La conoscenza che
tedesche e spagnole,
telligenza
di
lui,
la
compagna
Ernesto Ragaz-
calcolabili di sapere.
suo discorso toccava gli argomenti. Nel suo pensiero prima, nelle sue parole poi i fatti, prendevano la forma il colore la sostanza che Egli comunicava loro:
Il
sembrava che
le
cose
meno
suscettibili
di
essere pla-
42'
agili, sia
nel
mo-
preciso,
sorrigli
oc-
tenendo nella destra, fra l'indice e il medio l'immancabile toscano . tormento e delizia delle sue ore, secondo che era buono o cattivo, talvolta
il
fingeva di seguirne
alla
fumo
nell'alto,
ma
era presente
conversazione cui partecpava improvvisamente con lo sprazzo dello sp'rito sempre fresco o con la formidabile cultura, di tutto saggia e servita da una me-
la
filosofa
calma e bo-
Nessuno
lo
ha ricordato.
lo
Ma
l'essenza
lirica,
mate-
matica e
so
le
il
filosofica.
La matematica
portava attraver-
il
leggi naturali,
filosofo
si
fondevano
//
sublime. Se
avesse dovuto scrivere un libro del sublime, o un poema come V Eureka (grande cosa egli volgeva negli ultimi tempi in
nei c'eli
del
pensiero.
Ridiscendeva
templazione nel
osservante
allora
saturo
d'immensit
e
e
il
di
con-
basso
mondo
diventava
filosofo
la vita coi suoi grandi occhi e la sua grande anima serenata dall'altitudine intraveduta.
coli
Se giudicava quindi o gli uomini o gli eventi, pico grandi, non portava le preoccupazioni meschine nel giudizio d un'anima imbevuta di preconcet-
43
ti,
lo
avesse impegnato a
di
priori,
vana pompa
alto:
sillogizzatore,
ma con
la
calma sicu-
guardava
la
vita,
piani
altez-
tamente scorgere ma dai primi piani gi tanto lontano, ancora partecipe di loro, ma non come loro inquieto: un poco triste, perch la bont umana della
misura,
la
non uomo
passione.
di parte cieco, se pur grande per Saggio, d'una saggezza che poteva sem-
brare rassegnata,
ma
il
risultato
Voglio
spesso
ricordare
parl,
perch
Ernesto
io,
me ne
memorando
il
Graf e il Farinelli la devota riconoscenza e l'amore che serbava per un grande scrittore scomparso e che sostenne suoi primaestro
spirituale,
anzi due,
mi tentativi e riprese
cui solo certe menti,
buono ed
il-
Ernesto Ragazzoni, p' che l'arte che sentiva innata e la Poesia in cui viveva immerso, apprese il pensiero filosofico, la pratica buona e serena della vita la valutazione dei dolori e dei piaceri, una necessaria ricerca di spiritualit per ripaluminato
giudice,
di
lui
ma
garsi della
una
fidu-
cia intelligente in
ria,
un disinteresse
della glo-
gli altri.
44
le
una
vi-
fenomeno
in
s ed attorno
ritmi
invisibili
delle
forze
ignote
che vivono
curiosit
ed agiscono
in
noi
lo
sopra di noi.
fino alla
Questa
dell'inconoscibile
spinse
consultazione
ed
ma
ferm nell'ambito
dottrina
e
di
non
essenza interiore.
sua fede era superata dalla curiosit. avrebbe potuto diventare tormento, se la morte non avesse chiuso la parentesi della relativa ignoranza per aprirgh quella della verit assoluta.
mente che
Curiosit
la
che
Ho
culta,
detto
filosofo.
Dallo
studio
della
scienza
credo,
oc-
che
rivelare a s
moti occulti,
transubstan-
temproblema della fede della spirituaht si andava precisando in una specie di panteismo cristiano in cui la mente di poeta e di armonizzatore cercava di comporre la suprema armonia.
Tutta
la
sua
filosofia
spiritualistica,
si
pu riassudell'anima,
mere
la
in
due grandi
verit.
L'immortalit
sulla
sopravvivenza
corollario delle
dello
spirito
materia.
Ed
in
principio:
mo
due premesse.
Ma, ripeto, la spirituale disciplina non riusciva che a megHo completare il Ragazzoni preso come filosofo amaro ed osservatore della vita. Egli si conserv fi-
45
no
tivi
all'ultimo
giorno
i
l'uomo
della
che
chiede
all'esteriore
null'altro
che
motivi
eletti
tivi,
che a tutti si delineano incerti ma che solo agli si mostrano nella compiuta armonia. Questi modiscesi nella profondit del suo io, riuscivano fogsua sensibilit.
si
giati dalla
sfac-
cettavano in una miriade di piccoli trascurabili casi. Bisogna ricordare come egli sapesse sorridere di quelle
infinite
gli
in
tutta la sua bonaria ironia, nel sorriso illuminantegli il bel volto, quanta piet per questo uomo che si dibatte,
le
dimensioni che
lo
opprimono
in
che
lo limitano!
La
vita
una prigione
i
uomo ed invano
Sono di l da quelle bei fonti segreti ove tu aneli e dove la pura gioia fusa. Qui solo hai qualche gocciola di ver per le tue
Questo
all'alto,
ti,
seti .
sentimento
del
limite
quest'aspirazione
Egli, infat-
lo
non
sentiva
bruciore
di
questa
sensazione,
del
tutto epidermica
com-
Come
noi,
sorridein
va
come
la
si
chiudeva
per
una
a
irritazione
qualcuno
di
qual-
mattina,
sull'erba
di sciabola.
ridicoli
Ma
e
come
politici
siete
stupidi
ci
diceva
come aveva
motivi
Se poi questo accadeva per sua ironia andava ancor pi oltre. Oltre a sporcarvi con quelle basse faccende voi
ragione!...
la
46
vi
il
vostro scioc-
chezzume
Sei
sole.
Andiamo!
o
di
di
sinistra
destra
subito:
gli
domandarono
un giorno; ed
Sono...
egli rispose
di
sopra... .
Se studiare vogliamo con disinteresse profondo il suo pensiero, la sua forma d'amare, noi dobbiamo onestamente riconoscer che l'elemento passione, preso nel senso pi stretto e pi umano della parola manc totalmente vuoi nelle sue speculazioni, vuoi nelle estrinsecazioni artistiche del pensiero.
della forma musicale, la ricerca curiosa immagine, lo sforzo calmo ma costante nei della strana ricercare non il nuovo, ma il continuamente originale, mi fa l'impressione che esso sia pi frutto di una curiosit che un prepotente bisogno di canto. Belli, armoniosi, audaci, sottilmente magici e poe-
L'amore
tici
suoi versi,
mancano totalmente
di
passione. Passensi,
sione che non solamente pianto o amore dei o fremito, ma anche riso.
di
Ecco perch dunque io non trovo strano l'innesto tanta modernit sul motto antico dell'anima sua. L'amore per Poe per esempio uno dei frutti delcuriosa del suo ingegno. Pi che l'abisil il
la costituzione
sale
meravighoso,
terribile
Poe,
l'affascinava
lo
spirito
matematico di lui. Nella introduzione alle sue versioni del grande lirico americano egli infatti dice: Le matematiche non sono a dir proprio una scienza. Esse non servono di scopo a s stesse, insegnano un procedimento per risolvere un problema che
studi
scientifici
gli
meccanica
altro,
reali
la
fisica,
l'astronomia,
la
non sono
47
re
in
calcoli
dello
spirito
In
una parola
la
realizzazione
si
del
divino
facilmente
pu cadere
e
di di afferrare
indefiniti
rabile.
l'inafferrabile limitandolo,
pure con
confini
Se
egli si
spirito
matematico
Ernesto
Ragazzoni
fu,
se
avviava ad intensificare anzi questa sua concezione in liriche d'una nuova e pura ed indicibile bellezza formale, egli era troppo intelligente artista per non
accorgersi
perdere
il
che insistervi poteva voler significare di sentimento della verit vera. Cio quella
cercava,
umana.
o cerc di confondere le due uscirono liriche armoniose e strane, colorite e vive, la Passione, il fremito, furono costantemente assenti. Costru della meravigliosa musica, bizzarra, strana, lampeggiata di baleni e di squar-
Ed
allora
essenze in una.
Ne
ci
d'ineffabile
manchevole
sione,
che
purezza e melodiosit d'espressione, ma d'una corda vibrante, quella della passolo pu creare attraverso la concezione
il
dolore
Lenau e di Leopardi, la disperazione cupa di Poe il magico dolorosissimo spleen di Baudelaire, il caNulla in
lui
polavoro.
che
lo
scrit-
tori
di
gazzette,
nulla
avvicinasse ai
fulminei
Era uno
scrittore
di
grande
si
era arrestato,
48
colpito ed
dimenticare
scrittore:
essere
innanzi
tutto
artista
il
grande
il
giornale cogior-
il
E l'essere unico che si possa vantare segnato da questa duphce impronta vera costituisce la sua pi bella gloria.
**
Ed
stelle,
Le
le
notti
la luna,
che
col
le
occhiate di
si
stelle!
e le cose
(che troppo
sentono addosso
e,
allora
pianelle,
s'avviano gi
di
le
bevitori
le
stelle stelle
per bere
piovute in
stelle,
riflessi
nell'acqua.
si
Bocconi,
alla
scabra
gittano,
sponda, e
cielo
sott'essi
alle
han liquido un
labbra.
49
E
si
dei
vedono
offerto
fiorire
al
essi
a galla
lor
giubilo
e
le
il
lume
mondi
lontani,
ghiotte
sorsate
s'affannano
bere,
E
derali,
chi
di
manicaretti
e
si-
questi
Pleiadi,
d'Jadi
d'Orse?
che vivon
siderei,
si
di
sogni,
limbi
d'ogni
quei che
le
e le principesse lontane.
ben cauti
impantofolati di mussola,
uno ad uno, da pranzo, sen vanno nel grado opportuno a beversi un po' di romanzo.
cos piano piano,
levatisi
tardi
Non
v'
dubbio che,
tra
quei
ghiottoni
infuso,
gittato
scabra
50
che, sazio,
non
si
volga a chi
lo
guarda esclamando:
testa
Lo
sai?
Nella
ci
ho gi che mi gira
la
luna
giornalista
conferenziere
coltissimo,
scrittore
immaginoso e
si
che non
prose fluencon questo amico dal cuore dolce e buono per il quale la poesia era puro disinteresse pratico, lettori, che lo ricorderete se l'avete conosciuto e l'amerete conoscendolo, sostiamo un momento nei bizzarri sentieri della sua poesia.
lettere,
inviava
**
Mentre
giornali,
gli
articoli
in
cui
fino
scrisse
na fresca
taggio
dei
alle
all'ultimo,
del
pochi,
degl'intimi
sue
unita-
mente
stupende traduzioni di Poe, raccolte dal sottoscritto e dalla vedova, furono pubblicate, Lui morto, da un Editore torinese: il Chiantore, con presentazione di Arrigo Cajumi. Le mie poesie soleva dire sono fatte per me e per voi, gh amici. Che bisogno c' del pubblico? Il gran pubblico se n' sempre strainfischiato della poesia. Il pubblico a cui tengo siete voi... Gli altri?
Ma
esistono degli
altri
interessanti
pii
degli amici? .
Se qualcuno volesse
un
51
bizzarro o nostalgico
modo
pezzerebbe guari,
cadente,
Silenzio
:
di certo.
meglio,
simbolista
canta
l'Isola
del
acque
di
un
triste
oceano
sperduta.
sotto
Non
so pi
che latitudine
od
in
ma
al
Sud, certo
vi
Perch
s'attorcevano
i
come
serpenti
nodi
.
palme sahenti
tessendo
al
ciel
ombre lunghissime
resine e di miei.
s'indugiava a
raccogliere
i
il
profumo
delle
rose
sfogliate o percorreva
viali
irrigiditi
sembran
zucchero candito
estremamente musicale.
Viaggio di Isotta, il Dreamland, il RiNuvole, Purch sia fuori del mondo, lifugio Verde, riche che risentono senza dubbio dell'ambiente poetico caro alla sua anima sognatrice, fino a che nella
Ed
ecco
//
52
poesia ad una vecchia bottiglia ecco prorompere mi cenni del suo humor
:
pri-
Sorgi,
spirito.
tuo letargo
uno
scricchiolo,
il
uno strappo.
scatta
tappo:
Dopo un
sorso,
un
altro.
Esausto
cada Fausto nella polve dei suoi studi; l'inquieto e magro avaro
abbia caro
il
Sogni
e fra
folli
sogni audaci
libertino.
baci,
il
s'addormenti
A me
il
calice!
Ed
un
il
mondo
quanto tondo,
s'aggomitoli
in
tino.
il
come
quello
Baudelaire:
Pour noyer
le rancoeur et bercer l'indolence de tous ces vieux maudits qui meurent en silence, Dieu, touch de remord, avait fait le sommeil:
L'homme
ajouta
le
vin,
flls
sacre du
al
soleil.
Ma
la
gaia
ebbrezza che d,
nostro
Poeta,
il
53
figlio sacro del sole , invece, pi simile a quello che prorompe dal ditirambico vagellamene del Redi. Con i gatti che chiama mistici amici >> e che
Amis de
la science et
\i
de
la volupt,
considerava senz'altro:
humain
So-
con gno:
gatti,
chiede di
ritirarsi
in
un'Acropoli di
lunge
dal clamor vano dei popoli,
qui dov'eco mai
non giunge
una
il
Solo
come un
filtro,
l'ore e l'ore,
L,
lontani,
in
quell'Acropoli,
la sensibilit
sognare
si
pu,
assenti
con
do che altri dica o bofonchi o interroghi paurosamente, come se uno che chiede di essere lasciato solo a numerar le nuvole possa costituire un pericolo sociale:
Sento intorno sussurrarmi che ci son altri mestieri. Bravi... A voi, scolpite marmi, combattete il beri-beri,
54
in
Candenabbia
La fama di Ernesto Ragazzoni poeta fu, per alquanto tempo, affidata alle mirabili traduzioni di Poe, dove raggiunse una perfezione interpretativa rimasta
finora
insuperata.
Ho
satto
slato
il
detto
interpretativa
termine di Versione
testo
in
italiano
di
versificatore
mica giustificherebbe
siderano
i
denominazione;
perpetrati
ma
la
se
dei
si
con-
tradimenti
danno
poveri
scusa di essi
uno che
possibile
la
man-
al
limite
(riuscen-
linea d'origi-
durre fu un termine
al quale Ernesto Ragazzoni non seppe e non volle adire nei confronti di Poe.
un Poe italiano, penetr con con pi raro senso d'introspezione, nell'intima armonia spirituale del grande americano; tutte le sue musiche comprese, tutti suoi ritmi fiss nell'anima; si rese padrone assoluto come nessuno finora delle sfumature di un'Arte cos difficile e persori[ece
Egh
piuttosto
rara
percezione,
nale
come
Annabel Lee.
55
Certe liriche come // corvo. Le Campane, Ad Elena, furono fatte e rifatte, con incontentabilit stilistica suprema, dieci, dodici, fino quindici volte.
Perch queste traduzioni seppe condurre a termine tale da risultare insuperate, taluno volle scorgere ovunque e sempre riflessa, nell'opere originali del
in
modo
Nostro, l'arte di Poe. Egli non nascose certo il suo amore per questo Poeta, pi grande di quel che comunemente si crede e a me. suo intimissimo, lo andava ri-
velando pi che ad
vasta cultura e
si
altri;
il
ma
uno
stile
bisogno di una sempre pi brama molte volte appagata di creartutto proprio, ragazzoniano.
le
Poe?
zoni
Ma
no!
Se mai
portano le tracce di un byronismo diffuso; in qualche lirica giovanile alit in Lui. al momento in aht, cui le pensava, lo spirito dei poeti similari non dico pes ma dopo. Egli riusc ad ottenere,
per
la
sua poesia,
articoli
le
che train
che
sono
dei
veri
poemetti
prosa
si
possano pi rintracciare. E la maniera ch'Egli si cre, mor con Lui. L'arte sua di scrittore, con Lui scomparsa ed inutilmente si cercherebbe di imitarla.
in tempi in cui, essendo vivi ed operanti si? poeti, ognuno che alle Muse sacrificasse si tedei veri neva pi accorto nelle pubbliche manifestazioni?
Quante Anche
suoi ver-
56
Pubblicare
miei
versi?
poi,
perch?
Io
non
a
tro-
verei
un
editore...
lasciamo
andare,
me
Talvolta
zetti,
in
un cerchio d'amici
Bortolotti,
il
Metzger,
Chiesa,
Zanzi,
Caretti,
Corvetto,
rizzo,
sottoscritto
Bassi,
si
RaTa-
levava
una voce:
Ragazzoni,
l'Africa... .
Ed
t
tuati
Egli,
bonarie-
ed ironia erano
si
suoi
:
modi
spirituali
pi
accen-
incominciava
Vi
dir
dunque
di
:
dell'Africa .
sottile
Un
tuale
moto
curiosit e di
godimento
spiri-
faceva
L'ibi,
il
l'Equatore.
l'Amba
di
il
rasa,
sono
con
col
il
come
casa,
ghibli,
Congo. Assab,
il
cammello, con
tanto
dattero
la
celebrata
adansonia digitata
che sarebbe
il
baobab.
tartufolo
Sono
e,
minerale,
c'
la
c'
il
diamante,
pulce penetrante
e la ria
mosca
tz-tz.
Ed
di
quel
d'alto
fusto
.
che
struzzo detto ed
57
diciamo pure insaziabile, la paroverso poi, avevano una vita interiore talora di anni intieri: Facile sembrava la sua strofa:
instancabile,
il
ziente,
la
prima,
nima
mia, rammenti?
ti
Dall'ombre d'oggi
illusa,
questo non
Oh
ai
che non ci fioriano in cor tutti i roseti tempi in cui a zuffa con l'algebra confusa, sui banchi imparavamo, monelli irrequieti,
che
la
il
somma
due
cateti.
Ma
tuto
della
quanto costavano
il
quei
versi!
Poeta
ai
d'anima,
dare
Lui
forma
la
scritta
piii
fantasmi
per
cosa
semplice del
tanto
pensare o
diversa;
comporre
voleva
in
trarre dal vivo cuore un'essenza armoniosa incomposta ed increata e chiudere nel castone di una strofa purissima una musicale collana di arcane parole
d'arte
dire
"
vorrei
ed
tanti fior
che nei
fior
le si affondi.
E
in
vorrei,
candor
i
le
tutti
fior
tutta
un'intima
pura fragranza.
58
Perch
abbia
il
Virgo Mirabilis
Ella,
cosa,
e l'olezzo che
manca
alla
stella.
desiderio
ai
di
svolgere molle
suoi
passi
un tappeto
di
neve.
Fin qui
la
ma
infine,
pur nella
preziosa
bellezza
della
frase
pur
con
minore
musicalit.
bizzarra,
la
trasposizione
improvvisamente l'avvio allo scrittore che, quasi a scusarsi del madrigale troppo compassato, sbotta fuori in uno scherzo lieve:
arguta,
prende
Una
sia;
Oh
E
di
trovarle sapr,
adunarLe
candori pi
beve,
tanto
il
zucchero,
caff ch'Ella
in
Taluno
t,
volle vedere
per
modo
di dire,
no
dall'odio
del
il
borghesume e
mediocre.
La
suo terrore. Egli detestava la mentaht comune e volgare, sopratutto quando s'impanca
mediocrit era
59
sogno.
abilit
Dotato
tamente
fosse.
le
di
una cocente
satirica
beffarda,
e lanciava aper-
posti
di
esempio
come
niente
per alcuni
arti-
mesi
tempo
nella citt di
San Gaudenzio
e lo intitol:
Nelle taglienti colonne erano adombrati gli uomini pi eminenti della citt, satireggiati tutti a cominciar dal proprietario del giornale per finire al sindaco e... al comandante dei pompieri. Dovette subito lasciare
posto e stipendio e a chi
gli
una cosa
seria,
rispose:
seriamente soltanto con la gente seria... siccome non ne trovo mai, cos rido sul muso a tutti... a cominciare da chi mi fa la morale .
Io tratto
ma
Seccato
pi
da
un'elegante
bas-bleu
egli
ad un album
ficaci;
ma
molto ef//
inizio
una
delle
sue liriche
pili
famose:
verme
solitario:
profeta
il
il
solo solo
naso
il
Maometto, in mezzo
soldo
al
viso,
solitario
oh duolo
d'un tapin che ha un soldo solo, ma nessun da polo a polo come me sul globo solo,
60
perch sono
triste
il
verme...
il
verme
verme
bieco verme
tetro
Tempo , quotidiano di Roma, ove eravamo redattori, giunto il 30 del mese, di stipendio non se ne parlava. L'amministratore, fratello del direttore, il noto Filippo Naldi, aveva nome Bertrando; ed ecco Ragazzoni scrivere ed io apvolta, al
io
Una
Ragazzoni ed
nomo
(...molto
economo...)
generale
questa
filippica:
Oh
uom
Bertrando,
nefando...
miserando,
reprobando,
mai.
Passano
l'ombra.
quattro
il
giorni
di
stipendio
nemmeno
ri-
E'
versi,
io
sei
con
la
colla:
Oggi
ch'
il
rigida...
vilipendio,
c'
non
stipendio!...
61
ritorno dalla Tridov'era andato a contraggenio, incontr un signore bennato e ben pasciuto che gettava grandi boccate di fumo da un grosso trabucos . Ragazzoni si
politania,
avvicin
in
cuore e disse a
Signore... ho fame!
A
to
questa
frase,
secca
si
pensante, inviperito,
nel
volse
fucilata,
il
ben-
una
filippica
impediscono alla gente per bene di fare la loro strada ed altre castronerie del genere, concludendo con un: Mi meraviglio di Lei, cos giovane e ben vestito, che chieda l'elemosina!
Alle quali parole Ragazzoni rispose:
Ho
fame,
.
s...
e vorrei l'indirizzo di
un buon
ri-
storante
Non
signore!
facile
immaginare
la
Dalla
costo,
Tripolitania
non scriveva
articoli
nessun
ma
scritti
giornale in cui
il
Ragazzoni
scriveva.
Quando
man-
c di fargli notare, con la solita pipa, lo strano suo contegno. Ed Ernesto imperterrito rispose:
mi aveva mandato in Africa... In Africa dici siano i leoni... a Tripoli non ne ho veduti nemmeno degli impaghati... dunque era un'Africa finta... ed io l'ho contraccambiato .
Lei
cono che
(uno
di
quei
62
la
che duravano ore e si prolungavano a serie, magari per due mesi) prese gli appunti sulla corteccia degli alberi del Parco Michelotti, sede del torneo oratorio. Arrivato calmissimo e grave al giornale
il
vice-direttore
gli
chiese
.
d'urgenza
di
le
cartelle
per
e
di
passarle alla
Linotype
tir
Ragazzoni
foglie:
fuori
un pugno
cortecce
ho
scritto
Siccome erano dei somari che parlavano, cos io qui i loro ragli perch possano rimangiarironizz
perfino
sulla
seli .
Non
funerali?
sua
morte e
sui
suoi
Cento musici gravi come arconti intonino la mia marcia a Plutone, tempestando uragani di polmone
in
cave corna
di rinoceronte.
proclami:
Invitato una volta ad una sbadigliante riunione di signore e signorine letteratoidi a dir qualcosa di suo,
improvvis
lieve lieve
la
cade
63
pi
si
fa
cade
la
breve
non pi
sopra
bens la
neve
Pieve,
Pieve
sotto la neve,
Pieve
breve
di
Pontassieve
il
tetto
che ne riceve
pi che
si
non deve
greve
fa
pi
ahi troppo
greve
e cade in breve
non pi
sibben
la
la
neve
sotto la Pieve
Avvertendo
di
essere
disposto
continuare
cos
Fu
gli
dai
pi
creduto
unicamente un bizzarro,
per
liri-
ma
un'intelligenza
commossa
alla
davanti
al
dolore,
pen-
sosa davanti
Io sono
Morte.
in cerca di
una fede
un Dio
mi diceva
^ 64
11 mondo una prigione in che l'anima hai chiusa uomo, ed invano brancoli tastando alle pareti. Sono di l da quelle bei fonti segreti ove tu aneli e dove la pura gioia fusa:
i
Qui
solo hai
le
tue
seti.
Della vita ebbe un concetto di disincanto assoluto pass in mezzo alle lotte ed al tumulto d'essa con un'anima meravigliata come il suo volto, allorch gli
faceva qualche discorso troppo serio. La morte Io gherm rapida, in una fredda notte di dicembre, vegliato da Colei che era stata la luce pi alta della sua anima. Mor e mi ricordo che, allorch alla mattina accorsi al suo capezzale fra primissimi, forse il primo, con l'amico Pin Bortolotti, notai che un lieve
si
i
sorriso
Qui giace Ernesto Ragazzoni d'Orta: D'esser stato vivo non gl'importa.
NOTA BIOGRAFICA
Ernesto Ragazzoni diceva sempre:
grafia che dicesse grave e solenne: mese dell'anno tale, e mori ecc....
e se aggiungesse poi che Tecnico di Novara e che ebbe il diploma di ragioniere! Pensa quanto sarebbe buffo di far sapere al mondo che quel mattacchione di Ragazzoni era ragioniere! Cos, rispettando le sue volont mai si fecero delle biografie togate. diceva ridendo // mio elogio funebrel Mi farebbero sbeU licare dalle risa anche sotterrai Che diavolo potrebbero dire di
ha studiato
all'Istituto
serio di
mei Comunque
tore che
sar bene dare qualche cenno biografico poco conosce del caro compianto amico.
al
let-
65
Ernesto Ragazzoni nacque in Orta Novarese fra il 1870-72 mai seppe la data precisai). Studi a Novara, si diplom in ragioneria, lece parte dell' Amministrazione delle Ferrovie... e ne usc per entrare nel giornalismo, dove del resto gi militava, collaborando a tutti i giornali... che gli pubblicavano la roba sua con sperticati elogi e punti o pochissimi quattrini. Il perio' do del Ragionat e del ferroviario furono per lui unica' mente dedicati a legger libri, imparare le lingue ed agguerrirsi nel mestiere dello scrittore facendo s che diventasse arte. Fu redattore della Stampa, diresse per breve tempo il Giornale di Novara, torn alla Stampa, indi fondatosi II Tempo di Roma, pass a quella redazione Corrispondente da Parigi, da Londra, da Berlino, ma sopratutto dalle due prime capitali europee cre il tipo della corri' con buospondenza di colore, campo in cui rimase e rimane pressona pace di molti valorosissimi corrispondenti attuali ch insuperato e non raggiunto da molti. Durante le feste delV incoronazione di Re Edoardo a Londra, fu incaricato di scrivere sul Times, a nome di tutti i corri' spondenti stranieri convenuti a Londra, due colonne di impressioni; segno della stima in cui era tenuta la sua opera giornalistica. A Parigi godette dell' amicizia di molti scrittori e letterati del tempo e mand per anni ed anni quotidianamente ai giornaitaliani colonne e colonne di un notiziario scelto, brillantissi,li mo, vivacissimo. Si spense improvvisamente in una notte di gennaio del 1920 nella sua casa di Torino lasciando un grande generale compianto di cui si resero interpreti i giornali di tutta Italia con com(chi
mosse biografie.
66
GIUSEPPE BARATTA
IL
(1]
Giuseppe Baratta, il cavaliere senza camicia, non propriamente un torinese, ma poich parte della vita condusse nella Torino del secolo scorso, ove lavor e mor, assumendone lo spirito, il tipo, costumi, possiamo annoverarlo fra quelle macchiette che forfu
i
marono
tuiscono
il
tuttora
gusto dei nostri nonni e bisnonni e costila cura amorosa e vigile dei vecchi
,
cui
nell'animo la nofascino,
poesia,
non priva
di
di
un certo
delle
cose passate.
Ei fu
li,
uomo
di
vivace intelligenza,
eccessiva
trascura-
Am
in
la vita
avventurosa, intal-
d'imprevidenze e purtroppo,
Aveva
storie,
memorie
in
di
viaggi
il
e via
soltanto e tutto
suo ingegno e
ma
lo
alle scapestrerie Torinesi del Baratta appartiene idealmente a quel torno di anni e venne rivelato e valorizzato appunto nel 12-13 da amici della Bohme t>, di quel tempo, che lo tennero per un loro precur(1)
1910-12-14,
sore.
67
vavano posto
uno) nel
non lauto compenso (cinque ke pt Universale di Davide Bertolotti, in numerose poesiole d'occasione di cui s'era fatta una specialit, in cicalate di programmi per le associazioe
Mondo
ni librarie e negli
Fu
inviti
gli
pranzo.
Ahim con
la
fame non
si
ragiona,
pic-
conveniamone.
Alto, magro, sbarbato, calvo,
coli e vivaci gli occhi;
di naso,
l'allegro
ed
il
malizioso
sta
gli
schiudeva
labbro
sottile;
portava in te-
sciava
un cappello archeologico, un cravattone nero gli fail collo e vestiva un abito di panno nero che mostrava la corda, il verde e la trama. Lo portava
si ha il secondo Baratta, di credere efficace per la pulizia e che volgarmente detto la camicia. Un giorno prima di morire, come un novello Girano, seppe argutamente sorridere della sua disgrazia che pure gli costava la vita:
di quercia
un ramo
desiai, soltanto
ma la Citt, che il toro ha per bandiera, m'incoron con una quercia intera.
Infatti
era
stato
colpito,
un
viali
grossissimo
della
ramo
staccatosi
Cittadella.
Ma
l'epigrammista
vuto interessare non soltanto i ricercatori di memorie e gli studiosi del tipo, perch merita di eccellere fra
68
non molti
scrittori
di
Fu
sit
dell'esistenza
che
am
divertirsi
con
le
gibbol'in-
anzich
scudisciarle
con
il
veleno e
and fuor
dei gangheri,
ma
si
fosse indebitato pi
per amore del gioco e delle donne, prese a vivere a Torino, in un'indipendenza assoluta di vita e di costumi, il che lo condusse spesso a non saper
del
combinare
il
pranzo con
la
cena.
il
Ma
portava
sopratutto
la
da ammirarsi
modo con
cui sop-
Sembra che
micia
di
gli
il
soprannome
di
cavaliere
senza ca-
sia
ed allora si recava al che chiudeva i battenti alle tre di notte e vi si fermava fino alla chiusura, schiacciando un bel sonnellino, indi passeggiava un paio d'ore sotto portici in attesa che si aprisse il caff San Domenico, dove accorreva a finire il sonno interrotto dalle deambulazioni notturne.
Senza casa
egli lo
i
fu spesso
portici di Po,
Migliorarono
dell'editore
le
sue sorti
per
merito
specialmente
gli
Pomba che
il
pro-
ma
tasca
69 -^
grave incidente
Simpatia,
di
cui
ma
motti,
se co-
Era un repertorio
d'inezie.
d'ar-
guzie, di aneddoti,
mondo
si
era
persuaso
stu-
Aveva
aveva conosciuti e li disistimava, satireggiandoli come vedremo. Vale la pena di leggere qualche saggio di questa epigrammatica torinese caustica, sottile e non mai volgare.
Un pittore aveva esposto in Borgonuovo un quadro del Presepio in cui mancava il somaro, ma, in compenso si poteva benissimo ravvisare, in uno dei pastori, l'autore noto a Torino:
Entro
del
il
Presepe esposto
asinel
in
solito
traccia
ma
lo
dell'autore
essendoci
ritratto
spettator
guadagna
di
nel contratto.
la lo
Un
vita
vecchio
musico
nei
suonando
il
funerali.
:
commemor
Baratta
il musico Verrua che a furia di suonar per l'altrui morte rest suonato dalla morte sua.
Un
invitato
altro
il
famoso
a
scombiccheratore
di
tele
aveva
vedere un quadro raffigurante San Giovanni Precursore con a fianco il carnefice, ma cos orridi da meritarsi quanto segue: li aveva dipinti
pubblico
70
il
pittore
il
carnefice accanto
s
Precursore.
santo.
Ma
Un
in
che non
boia e qual'
il
amico suo,
banchetto
dottor Morelli,
un
medesimo inghiottiva
la
balena.
spedito
poetastro del tempo, Castorina, avendo Regina d'Inghilterra una sua opera, ne ricevette una medaglia d'oro che il vanissimo uomo
certo
alla
Un
portava
al
collo.
Il
il
fatto:
Una medagha
spedito
ha d'Inghilterra
il
Regina,
pili
don
vasto,
ta
L'epigrammatica di questo strano e dimenticato poenon ha nessuno dei caratteri peculiari di quella
in voga nelle nostre lettere, che ritrasse quasi pili suoi motivi o dal corrompimento della episempre grammatica greca in quella latina, o dall'innestarsi sul
i
pi
che
altro,
del
verso,
potente di satira
e
rovente,
amara
Di
critica
ed onesto senso
dignit morale.
71
Espressione
te
di
uno
spirito
che
era,
tutte le ostentazioni
e le apparenze,
sano e che osserv la vita non gi come colui che, avido di lei, tutto cerca sottoporre alla sua sfrenata
volutt di egoismo e sferza
il
danno
suo,
credendolo
e
danno
no,
di
tutti,
ma come
l'osservatore pacato
seresui
sottile
spiritoso,
che,
camminando a lungo
margini dell'esistenza, coglie di tanto in tanto, in un movimento, in una parola, in un gesto, il motivo per un sorriso, un poco triste forse in fondo, ma non mai n malevole n doppio.
un vecchietto
i
arzillo
che
avevan
le
tirata la cinghia, venne a morire e lasci tutte sue sostanze a quei poveretti; i quali erano campati nell'unica speranza di quella eredit; e Baratta com-
menta
A
i
Domenico Ozilia
nipoti
di
dolenti...
fu
Bernardo
pel
ritardo.
Nel cimitero
to
so,
Torino,
la
ed ecco
fiorire
ai vivi il passo chiaramente dimostra, a mio parere, che questo ostinatissimo banchiere arrivato quaggi, gioca al ribasso.
Cavour
frizzante and esente il conte di Baratta regal in morte, questo epigramma che sembra esprimesse un'opinione abbastanza diffusa sulla politica delle imposte del grande conte:
:
N,
dal
tocco
cui
il
72 -^
sveglia l'inquilino
prende
le
il
malvezzo
di
ingiuriare
torto
ed a
ragione
osterie:
No, non
reggia
d'intemperanze
l'osteria,
sinceri,
il
Chi osserva per esempio il monumento del Conte in piazza del Municipio a Torino, pu convincersi che, ove il fendente ch'egli minaccia sul guerriero c?.duto, piombasse in linea retta spaccherebbe la testa di qualche passante, non gi quella del vinto
Verde
che
gli
sta sottoposto:
Chi percuota costui non ben chiaro, ma Prence essendo d'intelletto raro, scommetter si pu uno contro dieci
che bastonar intende chi
lo
fece.
cos via.
Lo spigolar
nar d'utile e
di diletto
gono ad una valutazione critica od elencazione, solo pallidamente ci si pu rendere conto del loro sp rito
arguto e
la correttezza,
che l'umore abbella con la grazia e senza mai cadere, com' facile, nelle villanie o nel luogo comune, o nella vieta retorica.
sottile,
i
suoi amici infier per un Contro il Brofferio ed tempo il Baratta, nemico politico implacabile del demagogico focoso avvoe non sempre a torto
certo
73
cato piemontese.
nista
Quando
si
stava discutendo
l'aboli-
ad oltranza.
Un
guto commentatore:
Tizio
la
sostien
ch'infliggere
si
morte non
carit
die'
del
prossimo
o carit di s?
rocemente
in
di epiteti:
Bianchi-Giovin,
si
Compagnia
dan
li
non
vi
so dire:
Che
Nella
deputati
battaglia
seguita
alle
prime
ele-
due
di
Bottone:
sinistra
se avvien che
un'altra
volta
brache.
di
Un
giorno BrofFerio,
stamp su
il
un
lo
gior-
preso a calci
Baratta se
avesse
Dare un
calcio,
BrofFerio,
me
ti
vanti?
tanti!
Che
picciol don,
il
da chi ne ha presi
Un'altra volta
BrofFerio paragon
calvizie
i
il
Baratta
al
viali
Che
74
male gliene
sia
venuto
dalla
malignit
pu dedursi
Non
superbir,
pili
BrofFerio mio,
di
cotanto
se porti
me
la
testa adorna;
che darmi anch'io potrei s facil vanto se avessi, come te, parrucca e corna.
e di rincalzo:
E' vero,
io
non ho
vide mai?
avventure extraconiugah del BroffeBaratta poeta da nozze, il alludendo alla stragrande copia di sonetti per matrimoni che l'arguto poeta componeva, per pochi soldi o per un invito a pranzo
le
rio.
Note sono
Perch
le
nozze canto.
Don
Pagliaccio,
rimprovero mi fai maligno e serio! meritarmi il tuo fraterno abbraccio canter quind'innanzi l'adulterio.
Invece non mantenne mai la parola, la qual conon bast onde la sua fama ne traesse giovamento. conserv sempre scrittore nobile e castigato, rifugdai lenocini dello stile per accattar fama e, pove-
sa
Si
g
ro,
senza camicia, ma ciononostante cavaliere nell'anima, visse per un ideale di vita libera, indipendente,
che
avrebbe potuto essere pi utilmente impiegata, che non fu certo spregevole come quella di tanti arrivati, n vile come quella di certi cavalieri d'indu-
ma
stria
che,
non
la
camicia
ma
il
carattere,
se lo
al
cam-
biavano e se
lo
giorno.
75
IL
Quale
glio
Un
la
ti,
la posizione di un lettore giovane, o meancora recente nei confronti di Guido Gozzano? giovine mi diceva appunto or non molto:
Non
rassegnazione! Noi
pili
mi piace Guido Gozzano, molle poeta deli poeti li vogliamo pi desoladisperati, piij aridi: il nostro poeta Pavese.
i
Per la prima parte della sua affermazione questo giopi, un'immagine di Gozvane seguiva, come fanno zano falsificata da superficiali interpreti. Chi lo ha conosciuto, o chi, pur senz'averlo conosciuto, possa vederne la sua vita attraverso le lettere, nella maggior parte ancora inedite, o accogliere la testimonianza di fedeli amici, o chi anche solo riguardi attentamente la sua opera o sappia intenderla, dovr convenire al contrario di una rara energia che, in lotta continua con il male, sorresse la sua vita martoriata dalla pri-
ma
Certo bisogna superare l'idea di un Gozzano yoluto, imposta per se stesso e per la gente, dal Gozzano verace e profondo. Tutto il suo gioco e il suo studio fu di celarsi, creando cos una doppia figura che pu, sulle prime, talvolta confondere. Egh ebbe supremo il pudore di mostrarsi quale era anche ai pi intimi, fisicamente e
76
moralmente, e come parla con un distacco irridente dei medici che stanno auscultando il suo petto corroso:
E senton chi sa quali che scopo? sorriderei quasi
pagarli... .
tarli
i
vecchi
saputi...
se,
Appena un
e
vicola
con
la
matita ridicola
disegnano un circolo
azzurro!
Oh
Meglio la vita ruvida, concreta del buon mercante intento alla moneta, meglio andare sferzati dal bisogno,
ma
s,
Era da poco scoppiata la prima guerra europea quando un alpino canavesano del battaglione Ivrea aveva mandato la spoglia di un'aquila uccisa con una
fucilata
sull'Altissimo.
Il
si
era of-
ferto per
(dove sta
e che,
per
a rinunciare
al suo voto e a viversene ad Agli nel ricevere quella spoglia mand a Mario Bassi una poesia
perch se
zo
ai
la
Rombon
hanno
in
mez-
suoi alpini
(Mario carissimo,
ti
del tutto
i colleghi perch tu sei morto ufficiale delRepubblica di Sal, per essere stato fedele alla tua parola come noi siamo stati, ma allora i giornalisti combattevano sul fronte mentre al giorno d'oggi!!!);
dimenticato
la
dunque
la
poesia diceva:
Fanciullo
mi chiedi
formidabile,
il
soldato
dell'Alpi
ch'io celebri
trovo rime
di
codi
tu
cos
l'ultima
:
strofa
un singhiozzo
rovello
spasimo
Sarcasmo inconsapevole!
le
tu
mandi
oggi
io
le
spoglie a
me che con
di vita!
bell'arte,
ridoni
immagine
Nessuna
in
sorte triste,
la sorte di colui che assiste... sarcasmo indicibile per noi, scelti ai congegni e alla vettovaglia: tu strappasti gli emblemi degli eroi ed a noi mandi un'aquila di paglia .
fuorch
la
missione
si
era
avviluppato
una finzione di un altro s, da non sapere quale dei due Gozzano fidarsi; come uno che, guardandosi camuffato in uno specchio ovale scambi la maschera posticcia per la sua faccia vera e ne sorrida:
Ed
io
fui
l'uomo
d'altri
tempi, un
buono
.
quanin
cerc
esilio
idillico,
dal
presente,
cos
per
lui
doloroso,
un
poco persuaso infine che, nel rappresentarlo vi diffonde una pacata ironia, senza tuttavia disincantarlo; perch non fu preziosismo
passato
ma
78
letterario
ma
si
rifugio di salvezza.
la
sua
di-
impotenza
sapevole.
Non
potrebbe immaginare
maggiore
spendio di una volont deliberata in tale operazione difensiva contro la curiosit del pubblico e le insidie
male che lo distrusse a trentatr anni. tema dell'impossibilit d'amare se non in sogno, un sogno del passato si mostra in tutte le poesie pi definite ma emerge sopratutto in Paolo e Virdel
Il
ginia .
Ah
se potessi amare,
si
se potessi
amare canterei
novamente!
Ma
l'anima
corrosa
me
e di questa
di
mia
aridit larvata
chimere!
Questa
L'Amica
di
Nonna Speranza
Ma
si
te
non rivedo
Nonna. Ove
sei
ricalca
nel
rimpianto
della
Cocotte
che
lo
Da
forse
ho amato
te te
sola,
o creatura!
Forse ho amato
e
sola!
rifiuto
di
una donna:
Non
posso amare, o
illuso.
Non ho amato
.
79
il
Ma
quasi fosse
Amore
no,
amore
no.
si
Non
seppi
ride e piange:
.
non mi tange
quale verso non del vero Gozzano, ma resta una frase di orgoglio per s. Non poteva amare perch non sapeva e non voleva abbandonarsoltanto
ad un sentimento non padroneggiato; sentiva denmorte e, a rivincita, la vestiva di bellezza, osando dire:
si
tro di s, in agguato, la
gli
Mi
confermino ora,
magnanima
accettazio-
ne che suppone una forza interiore di ben altro grado. No, bisogna capovolgere l'immagine di un Gozzano mite e gemente, in quella di un disfdatore ironico e distaccato. Alla prima possono appartenere, se mai un Corazzini, un Moretti, un Gozzano no. Niente di prometeico in lui, beninteso, niente di goetianamente
prometeico, e niente di barricardiero.
Ed
in questo
lo
sua schietta natura piemontese che gli aveva foggiato quell'anima chiara e buia che egli
sorreggeva
la
ama, come
sti
mette a sicuro vantaggio della nostra indole che non lui non amava gli orizzonti troppo vaper timore di perdere quel misurato senso della
realt illuminata
razza, se
non
80
GUIDO GOZZANO
GIULIO GIANELLI
necessario ad una natura di disfdatore abbiamo immaginato sia quella di Gozzano, creargli un largo petto e quadrate spalle. Affilato era il suo volto come il suo spirito: uno spirito non sottomesso dalla sventura. E bello gli serabrava il mondo e desiderabile, anche se il travaglio
quale
Oh
come, come
il
rimpiansi
Il
mondo
e la
mia dolce
vita .
e
mondo
Tot Merumni
ritratto
di
lui
stesso)
li
vede
illu-
Ma
come
i
le
il
fuoco
esprimono
fiori,
una
fiorita
d'esili
versi consolatori .
il
Esili
chiama
suoi versi,
vibrino
temprati
come verghe
lui!
sottili
Non
sono
il il
Non
sai,
Sotto
arido
verso che
tenero e gaio
Come
Vota
siliqua,
di
semi,
pendula
al
rovaio
Gozzano ha precedenti
ci che egli
nella
lirica
francese,
ma
ha
tolto diventato
completamente suo e
que
de
planter
De Musset:
quelque
d'imiter
un
des
choux
81
Completamente sua
vocaboli,
di
al
la
maniera
di
assaporare
assuefare
comuni, o nuove, con trascuratezze talora ardite. Un realismo preciso e lieve nei lucidi e pastosi endecasillabi,
E
il
rivedo
larga
volto
la
cos
nel
tutto
gli
da sfatare la leggenda che il verso di Gozun'abbandonata musica, quando egli invece l'ha costruito dal di dentro in ogni sua particella con una paziente vigilanza, portandolo ad un'assoluta stabilit e nei momenti pi felici lo ha reso vivo di l della sua stessa significazione verbale, in modo che la parola diventa un complesso di suoni indipendenti con
Qui
zano
sia
effetti
magici
Ho
rivisto
le
il
giardino,
il
giardinetto
contiguo,
la
palme del
viale,
cancellata
la
mi protese
mano ed
il
confetto.
v'accorgete che, in fine del terzo verso il quale ha perduto il suo valore sintattico di correlazione per assurgere ad una funzione armoniosa
Non
dalla
che
suggerendo
il
cUma?
verr superata l'anticaglia di una trasposizione che non solo si giustifica ma diviene cattivante e Queste pensavo cose e non contento il poeta
cos
82
derna di non
facile
uso poetico
bicicletta
Queste pensavo cose guidando nell'ascesa la bicicletta accesa d'un gran mazzo di rose
sentiva
tica;
Guido era canavesano di Agli. Ed il Canavese con una felice trasposizione realistica e poenella sua casa a
Vill'Amarena
Egli sogna di
Dolce
restare.
sua torbida cura quei che ritoma a questa casa pura soltanto per concedersi la tregua.
pel
mondo
nella
Per lungi lungi riposare gli occhi (di che riposi parlano le stelle!!) di tutte quelle sciocche amiche belle
di
tutti
quelli
cari
amici
sciocchi .
offre la
Ed
tificio
crescente
mezzo a tutta quella vanit che gli fama e il primo gioco della gloria, del mondo, ecco tornare il sogno:
in
l'ar-
o in mezzo
ai
Le case
colli
tra
l'agreste
gentilizio,
il
sopratutto tra
Stura.
il
ritratto
si
Nonna Speranza
di
quale
ancora
villette
ritrova in
campagna, o
con l'edera rampicante su per i muri. quale succinto e sicuro quadretto dell'alpe nostra
83
nei
primi
!
sei
versi
della
terza
parte
delle:
Due
strade
Erano
folti
intorno
gli
abeti nell'assalto
lenti beli
il
e mugli
latte ricco
brucavano
al
cespugli di menta
Ecco dunque
nostra
montagna
si
in tutte le
sue
in
di
di
prati
boschi aulenti.
efficacia
.
Udite questo tocco preciso d'icastica possiamo cogliere nel Gioco del Silenzio
tra
i
che
E' un al-
ed armoniosi versi:
cascina rustica sul colle
Poi la
e te giuliva, e l'aurora ed e
il
come una
i
crestaia,
canti in
mezzo
all'aia
ritorno in
un velo
si
di corolle .
Ma
il
suo paesaggio
in
fa
pi
dubbiamente
quel
mirabile
la
idillio
in
Felicit
la
Vill'marena, dolce
veste
tua
casa
una cortina
cimasa
granoturco fino
alla
84
secentista,
invasa
.
da contadina
quei
dodici
per
prorompere
sinfoniale
in
versi
che
negH
ultimi
Allora, quasi a
esplorai
a telaietti
del vetro
fitti,
ove
la
deformava
antico
(e
bello)
il
trama panorama,
in
come un
smalto innaturale.
Non
a
vero
come
il
uno smalto
Ivrea turrita,
la
Serra
il
dritta,
mio sogno
di
protese
.
per quanto Canavese fosse stato Gozzano, per quanto la linea del Canavese, lievi poggi, estese campagne e quella linea dritta come una lama della Serra gli avessero dato l'avvio
Ma
primo
al
suo periodo
rit-
Torino che l'anima sua si sentiva pi attratta. Intanto ne amava oltre alle linee architettoniche cos ampie e pacate, il scriveva egli Oh il mio dolce dialetto dialetto cos vivo tra tante cose morte, adorato pi di quamico,
come
lunqu'e
liano
parlare,
,
pi
dell'italiano
adoratissimo
ita-
preso tardi, con grande amore e grande fatica, come una lingua non mia, il mio dolce parlare torinese,
l'unico nel qual
al
cuo-
85
re suscitandomi schietto
il
riso
ed
il
pianto
Ma
piii
Ogniqualvolta
glia;
nulla
Tu
che teme
gli
orizzonti
troppo vasti
Questa non vastit di orizzonti non devesi segnare a biasimo, un compiacimento contro enfasi di
retorica a richiamo di
un medesimo timore
in s,
un
affermare
la
che mira
ad una concretezza
Donde
zi
d'ideali misurata con riflessione. annulla ogni intenzione maligna e diventa an-
affettuosa la strofa:
notti
d'esilio,
pettegoh, bigotti
come
Re Carlo Alberto
oggi, cercheresti
un esempio
ed un ricordo tranne che in noi gi avviati al tramonto e che li abbiamo conosciuti attraverso le giargiatole dei salotti materni e le descrizioni che esse o le nonne ce ne facevano. Ma esiste e non finir mai di esistere, perch prodotta dalla sua posizione e da! suo clima, quella morbidit di tramonti con le Alpi
86
che po
si
avvicinano e
il
Palazzo
Madama
iscritto in
cu-
prima luce delle lampade e l'intimit salottiera di via Roma, anche ora che non pi quella di Guido Gozzano. Non l'ha potuta perdere anche se allargata e costruita in due fogge, appunto perch su stampo vecchiotto nel primo tratto che finisce in quel meraviglioso salone che Piazza San Carlo, oggi, cosulla
me
tutte le grandi piazze italiane rovinate dai cheggi smisurati e dalle pubblicit luminose.
par-
Ma
quando
si
esce
si
dai
portici
le
in
questo
ali
salone
cavallo,
a foggia di piazza e
scorgon
l
due
il
dei palazzi
questi
Duca
a custodia e a guardia le due chiese laterali appaiono nette senza pi peso di materia, come davvero evocate in una vecchia stampa, viene spontanea
alle labbra la strofa:
antica
bavarese
vedo
tramonto il cielo subalpino. Da Palazzo Madama al Valentino ardono l'Alpi tra le nubi accese.
E' questa l'ora antica di Torino,
questa
l'ora
vera di Torino.
Risorgimento
del
citt
Risorgimento,
Guido
tale so-
Gozzano
il
come
pratutto noi
dobbiamo considerarlo.
87
IL
giorno del 1899 comparve, nella settima aula Facolt di lettere di Torino, la famosa aula di Arturo Graf, un giovane diciottenne stranito, timido,
della
Un
virgineo.
gli
Come apparve tra gli studenti volse in giro occhioni larghi, umidi di pianto trattenuto, suppliLa sua timidit era tanta che qualche stumeno spericolato, gli si avvicin mormorandogli: Che corso? Uditore mormor il ragazzo sbiancando in viprofessore? Mi sopporter Eh va l. ce ne sono tanti...
il
chevoli.
dente
so.
di
fino
.
degli
studenti
medicina...
E
lettali,
quel
e
commedie
dia-
provveduto ed intelligente. Onorato Castellino, gli mostr l'uno dopo l'altro i maggiorenti del corso; Cena scapigliato e brutto, appassionato e fervido che gi aveva letto, tra i plausi del Maestro e l'accoglimento commosso dei compagni il suo poemetto Madre ; Francesco Pastonchi, olimpico e sdegnoso, Balbino Giuliano, sottile e caustico. Bertoni, signorile e finissimo nel suo studiare e nel suo esporre, veramente, in questo il pi vicino a Graf, Neri il prediletto di Renier, Bontempelli strano e raccolto,
88
Bignone
cone,
il
Tacnel
Santone Debenedetti,
ed
elevato
pensoso e signorile, poi Guido Volante un poeta che doveva morire eroicamente sul Pasubio, e Arturo Fo poeta dal pensiero raccolto e audace, morto ad Auscvitz nell'ultima guerra, e Giuseppe Goggi, catechizzante in Facolt di lettere, un suo cristianesimo che esplodeva certe
pensiero e nel
di vivere
modo
volte in
domande
imperiose:
Perch non credi in Dio? Non hai tu, per caso, qualche ragione vergognosa per non credere in Dio? .
che disse da una soffitta chiamarsi Giuho o agonizzava per fadi via Garibaldi dove viveva me, accanto ad uno scultore, che divenne poi celebre in America, Sandro Chiapasco; un'anima di ribelle che faceva il marmista al Ponte delle Benne doAll'Universit
questo
ragazzo
timido
Gianelli
era
disceso
ve stuccava e scolpiva steh funerarie e croci. Suo padre l'aveva messo a bottega perch non poteva mantenerlo senza far niente,
ma
lui
si
cademia senza frequentarla e, di nascosto, lavorava alla creta secondando un grande ingegno spontaneo, che Io avrebbe portato poi a guadagnarsi una posizione di primo piano in Argentina, dove, tra altri monumenti degni di ogni attenzione ce n' uno all'A/mirante Brown, che degno di ogni pi alta considerazione. Chiapasco leggeva alla rinfusa Poe, Dostojewski, Poliziano, i Fioretti di San Francesco e passava poi
i
libri
ac-
come
il
pane, per
come san-
no
farlo soltanto
veramente poveri.
di
Gianelli,
figlio
89
andato
Italia
in America dimentico di aver abbandonato in una donna tradita e un figliuolo, visse fino a
cinque anni con la madre, poi questa mor lasciando a lui un tenerissimo ricordo della sua dolce e dolorosa bellezza e della sua bont.
so
Aveva legato un piccolo peculio ad un tipo curiomezzo affittacamere mezzo maestro che si vant tusoldi e che, dopo tore di Gianelli finch ci furono
i
che
a sfruttare
riguardo, cominci povero figliuolo in modo indegno. Poich il ragazzo era molto sveglio ed intelligente il tutore tornato che era da scuola lo faceva sgobbare a
erano
andati
divorati
senza
il
fare
il
non bastandogli
quanto guadagnava da quelle ripetizioni, l'orco andava nelle case dei signori a sollecitare elemosine per mantenimento del ragazzo della Provvidenza... coil me chiamava Giulio Gianelli.
A
stellino
16 anni
come
di
scrive
che
fu
del
Gianelli
casa,
di
l'appassionato
fervido
ac-
biografo
ta
in
scapp
cost qualche
via
compagno
trov una
gli
soffit-
port
un
lettuccio di ferro.
Pochi i libri che gli prestava il Chiapasco e che poteva comprarsi da Borgnin , un venditore monocolo di via Po, che a furia di libri vecchi venduti e comprati a prezzi irrisori si cre una bottega di antiquariato librario tra le prime di Torino, che lasci poi a due dei suoi commessi, i fratelli Pregliasco che
la
Chi della generazione studentesca tra il '90 e il 915 non l'ha conosciuto? Abbiamo venduto e comprato tanti di quei libri a lui e da lui!
90
Dalla soffitta il primo pellegrinaggio di Gianelli fu verso l'Universit; per lui e per i non studenti, per i
molti uditori
di
tutte
le
facolt
di
tutte
le
culture
VII aula
di lettere
dove Ar-
turo Graf teneva magistero di poesia e di vita; felice incontro per molti con la letteratura e la poesia.
ed aristocratico ( uno degli alunni di Graf che parla) che negli ultimi anni ruppe volontariamente il silenzio e il gelo che circondava l'altezza dei suoi sogni, e mostr il gran cuore che sotto pulsava, aveva creato un'atmosfera di signorile malinconia, che era dolce respirare, che era un farmaco confortevole fra l'universale decadenza politica e artistica; reazione contro il dannunzianesimo fastoso,
Quello
spirito
solitario
ribellione contro
il
maga-
s'immerse gioiosamente; scriveva poesie, molte, di nascosto e provando una sensazione di disagio
luttante
ma
ri-
leggerle;
del
ma
la testimonianza vera dell'affetto del poeta giovanissimo per l'anziano Poeta di Medusa rappre-
sentata
il
dalla
giovinetto
le
verso
parole
sacerdote della
romanzo
la
// riscatto e in
'
ha
avuto
Gianelli
sua
la
compal'Uni-
sognatrice,
91
uno
scarsissi-
mo
co
ta
pane.
Un
dei
il
medii
quello
municipale che
sal
gratis
il
cinque o
cui...
viveva
poe-
una
vita
polmonite
di
di
denutrizione
cui
il
giovane
si
trovava.
poeti
muoiono
fame mentre gli ignoranti furbi e snza luce interiore sgavazzano e vorrebbero avere tre stomaci per ingoiare i cibi che avidamente si procurano con le loro ladre mani! E' sempre stato cos, sar sempre
cos,
ma
ai
giorni di Gianelli
mente
nostri; non per non guadagnavano perch anche ai nostri tempi, come a quelli d'Orazio, Carmina non dant panem , ma perch, allora veramente l'intercain
condizioni
peggiori
dei
quello che
pedine fra
la
poesia e
il
pili
fon-
da e pi oscura.
Sorse, ad aiutare una creatura di bont
lato,
Gianelli,
un
angelo
biondo
il
ma-
lo
fratelli
comio guarito
ma
irrimediabilmente tarato
Nosol'ac-
Scrive
glia di
lei
il
La
fami-
monicamente
della
viventi
figli
adott
solido
il
l'iniziativa
primogenita,
cosicch appena
fino
giovane malato
alla
entr in convalescenza,
patriarcale
alle
letture,
a primavera,
di
piii,
tavola
giochi
vi
fu
un
convitato
ai
alle
biricchinate,
un nuovo compagno ed
92
alleato.
Fu uno
cordialit
dei
periodi
le
pii
sereni
finalmente
ca.
conobbe
dolcezze
dell'intimit
domesti-
un gran balsamo; i pranzi allegri e succulenti ne sono una non spregevole testimonianza . Si rec poi ad abitare ad Orbassano, un comune in piena pianura vicino a Torino, donde arrivava a portar ai suoi amici Bolognino e ai suoi compagni di fede e di poesia delicate liriche sempre nuove e sempre colme di sentimenti profondi e soavissimi.
Poi,
vita
di
La
scomparve e cominci quella sua vagabondaggio che rest nel fondo della sua
d'un
tratto,
pii
viva.
Questa vita vagabonda e selvaggia scrive Giuseppe Bevione, il biografo di lui, con il Castellino, pii vicino alla sua anima questo dormire nel cuore
dei
carsi
boschi,
di
alle
stelle
alla
rugiada,
c'era,
gli
questo
nutri-
puro pane,
la
quando
fiumi,
sul
margine delle
l'anima
purific
ma
rovin
salute.
Era gi delicato
di complessione;
Fu
allora
la
Lo
i
ricevette
un ospedale grande e
indicibil-
mente triste, donde i malati escono di solito nella bamesi pii orrendi della sua desolata vita. ra. Furono Non lo consol che un affetto; l'immenso amore per un bambino che trov nella sua camerata, in uno stato gi gravissimo, solo come lui al mondo, come lui non visitato mai da sorelle o da mamma .
Gli fu sorella e
te
mamma;
coi
lo lo
lo
nella
lunga
agonia;
suoi
pochi
quattrini
gli
compr
dolci e trastulli;
la
Un
giorno
morte
glie
93
salma fino al cimitero, e piant sulla che pot comperare con gli ultimi danari. Poi ritorn all'ospedale con l'anima secca per il gran piangere, a desiderare e ad aspettare la morpiccola
i
gn la tomba
tutti
fiori
te .
la
un'ironia
della
sorte
aveva fatto fiorire il suo spirito come una siepe a primavera l'aveva reso malato; la vita straziante dell'ospedale, dove la sua anima agonizzava nell'assenza di tutte le creature e
vita randagia
di tutte le cose dilette,
lo salv.
Usc guarito
ma
ba-
Ma
ni
un
pi gran
numero
di
amici.
trovarono lezioal
lavoro;
Modal
mento
Mauri,
quotidiano
Torino
diretto
una delle menti pii illuminate e liberafi del giornahsmo cattolico. Al Momento l'accoglieva la rumorosa giovialit di Emilio Zanzi e la bont serena
di Gigi Michelotti esordiente in giornalismo.
Tra le lezioni, gli articoli del giornale e qualche altro guadagno veniva su quel primo libro di versi Mentre l'esilio dura che usc esiguo e luminoso con
i
tipi
una prefazione
di
Giuseppe
ita-
Bevione,
liano con
un chiaro nome:
un giovane che ha ancora nelle pupille tanta freschezza da poter contemplare un'alba e trasalire come davanti ad un miracolo, che conserva nel suo
Esiste
spirito tanta virt di umilt e tanta
potenza di adorae
zione,
da
sentirsi
piegare
le
ginocchia
bagnar
gli
94
occhi
di pianto, trovandosi solo, a errare nella campagna, nel silenzio di una notte estiva, che possiede una cos angelica bont, da aver sofferto e soffrire
benedirli,
molto per colpa degli uomini eppure non odiarli ma e possiede tale forza d'amore da sentire, passando accanto alle creature che penano, la necessit prepotente di soffermarsi a confortarle e chiamar-
che reca finalmente in s cos grandi tesori da indursi qualche volta quando il cuore glie lo grida a far versi di un suo sogno e di un rimpianto, ma con parole oneste, misurate esattamente nel sentimento interiore, senza esagerare mai, senza desiderare mai di mostrarsi di pi di quel che , senza mai
le
sorelle;
di
sincerit
ni...
commuove
Tuttoci sembra appena credibile in questi giorMa pi incredibile che questa rara tempra di
al
oro e gemme, odoroso di freschezza e di sincerit da cima a fondo, riempito di gemiti, di gridi e di lacrime, verace espressione di un
volumetto
di liriche, tutto
cuore che ha
la
plare e soffrire, e che nessuno se ne sia accorto; che la critica, che si occupa in Italia di tante insipide gelatine di sillabe,
di
uno sguardo
l'u-
senza badare al povero poeta oscuro, che gli tendeva, in uno slancio d'amore, la sua anima innocente
ed appassionata. Ha 23 o 24 anni,
Il
poeta
si
ma
conserva
.
volto di
un
fanciullo.
La sua
vita fu
un calvario
Di quel suo tempo di vagabondaggio, e di quello che immediatamente segu ce ne lascia una descrizione
95
breve ed eloquente
rivista
il
Campo
d'anni.
di libert fui vagabondo per un paio Correvo il Piemonte a piedi in ogni stagione cantando i versi (a voce bassa quando incontravo i
Inebriato
reali
carabinieri)
seriamente e devotamente,
dalle praterie pensose,
pascoli.
ascoltato
dai cimi-
dagli alberi
teri
fraterni,
i
sperduti tra
di
Fra
e
me
e la natura c'era
uno
di
scambio
so
di
Mi
cibai spes-
nocciole selvatiche,
sole foglie.
Erano buone.
pianta che, gi sprovvista di frutti mi aiut senza umiliarmi. Poi mutarono i tempi; bisogn scegliere tra la
campagna o
la citt.
pedain-
segno greco, latino e letteratura . Dimenticava di dire che si era fatto amico
ragazzi di strada.
di tutti
scrive di Quanti angoli di Torino non visit educazione: lui Francesca Fiorentino nel suo libro di e quasi sempre nelle ore not Cercando la via turne! I parapetti dei ponti sulla Dora, i prati di Valdocco, la regione della Ceronda, i viadotti della li-
nea ferroviaria
te
oltre la barriera di
Lanzo
o
e le scarpaallo
vicine;
poi al Tiro
segno,
al
Campidoglio,
alle
due dostradale di Francia; finch al tocco Garibaldi dove incopo mezzanotte arrivava in via
minciava un'altra inchiesta e continuava l'impressione
di
dolore e di vergogna
Egli
speciahssima.
C'era in lui l'anima dell'apostolo disinteressato e saggio, ingenuo e penetrante. La prontezza della sua intuizione si rivolgeva verso la miseria,
96
NINO COSTA
misteriosamente
ne scopriva
se
gli
angoli
pi
oscuri,
Il
senza che
la
miseria
n'offendesse o
ribellasse.
suo gesto era una carezza, la una preghiera. A lui dicevano tutto
Aveva
nata della
trovato uno di quei disgraziati sulla scaliChiesa dei Santi Martiri, dissimulato fra
due scalini d'angolo, abballinato come un fagotto. dormiva e non moveva gli occhi: unico segno di
lo
Non
vita
Ave-
va quattordici anni ed era stato dodici volte incarcerato per vagabondaggio, sapeva che sua madre era in prigione da sette anni, e del padre sapeva nulla di nulla. Aveva fame, naturalmente e non conosceva nessun mestiere; non aveva neanche tentato di entrare in una bottega e offrirsi come facchino od apprendista. Ignorava un qualunque cominciamento di vita diversa da quella che conduceva, e non voleva saperne di chiedere l'elemosina. Faceva l'unico pasto quotidiano alle undici alla porta della caserma di via del
di
un
donnacce
Tre
li
trov sotto
libro
gli archi di
Ponte Mosca
quel
triste
C'
(il
del
1913) in
rifugio
una ben strana miseria. L'inclinazione del terreno serve da letto, fa da soffitta la volta del cielo, non sempre stellata, e non ci sono cuscini e non ci sono sedie. I disgraziati dormono vestiti e, a vederli, la parola vestito sembra un'ironia feroce. Sono abiti e scarpe e cappelli di origini diverse di strane fogge e dimensioni varie, gi rattoppati e sbrindellati. Il fiume
scorre loro vicino,
ma essi ben difficilmente conoscono Trepidano a ogni passo che scende dalla scarpata, pu essere il pattughone di ronda, e il baFacqua.
97
rabba che viene a cercare un gregario per un'impresa notturna! Poveretti. Cominciano tutti cos; prima a far la campana, cio a far da palo, e poi a prendere parte direttamente a un furto o a una grassazione. Chi dice loro il bene ed il male? Quale curiosit possono essi avere, se non dal male? Quali discorsi fare? Sembravano bruti e non pur uomini!
Egli
li
ostiht, poi
faceva parlare, vincendone la diffidente dava convegno per il giorno dopo e li ac-
compagnava
in
l'affitto;
all'asilo notturno, o in casa propria, o casa di conoscenti, o in soffitte di cui egli pagava
e dopo aver acquistato dei diritti alla riconoscenza di quegli infelici, offriva d'insegnare a loro a
leggere o cercava un'occupazione e andava a trovarli nella bottega dove li aveva messi a lavorare, fa-
modo, sopratutto che non rivedessero pi gli non fossero ripresi dal ricordo della malintesa libert e dal vagabondaggio! Santit intesa come da noi, in Piemonte, s'intende! Carit che dono ed azione, cosicch i nostri mistici
cendo
in
antichi colleghi e
il
di un alone di grandezza e di bont umana senza limiti, sono quelli di Giulia Balletti di Barolo, di Giovanni Bosco, di Giu-
Carceri ed
nomi circonfusi
seppe Cottolengo,
noi
del
azione.
Giulio
di santit di
la
non comune grandezza non s'isteriliva nelconquista intellettuale di un primato letterario che
lo faceva sorridere;
scriveva poesie tra le pi belle e pure che la nostra letteratura abbia, ed una ristampa di queste liriche doverosa, necessaria, ma opera-
va
in
modo anche
questa
poesia nell'opera
98
Cantava
Missione
:
di
quei
tempi
in
una
lirica
intitolata:
mio cuore,
fiore
Ma
lido,
dal
grido
ch'io
mando:
Venite,
fratelh .
In un'altra lirica dedicata appunto Ai Fratelli accentua ancor pi questo sentimento di carit attiva che ne contraddistingue il pensiero e l'azione e, isolandolo in una societ che la negazione dei suoi altissi-
vicino
tutto
quello
Non
la
monti, incalzata
requie,
dai venti,
invano supplice
nell'opera
l'ora,
di
lacerata
fatica
fin
eguaglia
il
d'amore!
gli
L'attimo,
la
giorno,
sguardi
di
fugaci di bimbi
l'eco
una parola;
fattosi
spirito,
in
me
conquistatore
cos
il
Ama!
gridando:
Vuole
io
Signore.
Datemi amore,
fratelli,
per quanto
ne
diedi,
creando
Quante volte, deluso, amandovi caddi dal cielo! Quante ricaddi dopo novella ascesa! Chiamatemi fratello, con tutte le voci del cuore;
ditemi;
il
99
Giovanni Pola, un magistrato torinese che s'ispirava al Cottolengo e a don Bosco, fond in quel tempo il Comitato di difesa dei fanciulli. Nobile scopo quello che si prefiggeva e che consisteva in una severa e buona bonifica di tutti i fanciulli nati da genitori tarati dal baco roditore del delitto. Gianelli gli fu subito al fianco e lavor con lui, con un'abnegazione che avrebbe dovuto vincere il gelo che attorno all'iniziativa si fece.
Torino
che,
gelida
fatto
Don Bosco
ab-
marchio inconfondibile del misconoscimento e A lo fa per ambisSion (Lo fa per ambizione). Si parla naturalmente della Torino ufficiale; quella nascosta un'altra coil
sa;
fanno gli ignoti oblatori della Piccola Casa Divina Provvidenza che offrono quotidianamente anche somme vistose senza che un cenno appaia o s'indovini intorno all'ignoto oblatore.
Come
Questa
egli
vita
operosa,
tutti.
un eccellente
all'ora
ripetitore
difatti
lezioni
a due
gare)
non gli mancarono mai e, talvolta sovrabbondavano persino. Ma Gianelh era sempre al verde pii... ramarro del mondo perch dava via ogni cosa.
Buon
ripetitore
era
dunque per
pi
delicato
poeta, null'altro.
100
Di quei tempi
si
portici di Po, in
si
genere da-
andavano lungo
si
Gianelli
Ferraris)
corso
Duca
la
di
Genova
Stati
Uniti) raggiungevano
vecchia
i
Parlavano d'arte, si recitavano versi, discutevano amici comuni, si smarrivano nel sogno.
Nel
vecchio
Prof.
il
Arr
del
liceo
Cavour
le
un ignoto amico
iniziali di
libro dedicato
con
semplici
.
R. S.
in
bel
volume degh
le
Intimi
Vangeli
d'amore
Vi sono
Gianelli.
quelle liriche
sole poesie
di
ma
va e
ora,
non mai sensuale, in cui l'amore quello che si amasi sognava noi a venti, a venticinque anni e che
nell'et del sexy una giovent scontenta
,
di
ma
prima
lizzavano da noi
Sai
le
donne amate:
che non
amo applauso
loquace,
ma
lodandomi
col
tace.
dentro
le
mani
i
tutti
miei tesori,
e mi consacri
serbi per
piccoli lavori,
me
lo
sguardo pi vivace.
101
aduna
ond'io
modellata nei
e cos
si
veli,
angiola bionda!
si coglievano, nella creatura che passava e non fermava, un fugace volo d'amore e un'ansia senza appagamento che non fosse stata l'intima poesia che
in
un poeta destava
Oh come
luminosi
amore,
castit,
diletto.
fiori
innamorati,
odorano
sui
tiepidi
freschezza;
passa
delle
la
mani
le
candori.
Tra
stella
pi
belle
l
vergini
somiglia
che d'ai di
timida arriva,
a un'anima
oh!
gentil,
contemplativa.
gridaglielo alfine:
Ferma
il
il
passo!
capo abbasso,
vicino.
Passa; mi vede e non si volge Vuol restare cos la fuggitiva. Oh amore che respingi, e non
mai!
lo
sai,
un'anima, per
te.
sol
per te viva!
ia2
il
libro
gi disse
Giuseppe
amici;
Nocquero
poeti
come
Ciancili
Corazzini
gran fama di D'Annunzio e di Pascoli e il subito successo di Gozzano. Ma Ciancili fu quello tra i due, (Corazzini e Lui) che meno se ne dolse. Il suo sogno era altro che far versi. Il canto era una necessit esplodente dell'anima
Campana
la
Morir?
Presto!
del
tra le
vampe
mio sogno;
ma
del
subito,
.
Con
di
l'uscita
libro
finisce
il
periodo
torinese
Giulio Gianelli.
Va
ni
Roma, dopo
egli
i
il
del
terremoto
accorre a
ac-
cettato fu tra
primi soccorritori.
E lavor come un negro in tutte le umili bisogne, non chiedendo altro che di donarsi per un pezzo di pane e un poco di minestra, senza compensi. Quelle
poche lire di premio che gli furon date servirono per i due primi mesi di Roma. Arriv infatti alla Capitale con un solo, anzi due indirizzi. Quello di Cena e quello del generale Bompiani. Dal secondo si rec subito e vi fu accolto fraternamente. Divenne il ripetitore dei figli e cos pot assicurarsi il tetto, il pane e la minestra; tutte le volte che la signora Bompiani o il generale lo lasciavano uscire di casa a mezzogiorno!
103
Da Cena
tro
si
due poeti piemontesi con vivaci tocprosa che non vogliamo sciupare intercalandola con la nostra:
dei
chi
colorita
romano di una
dunque via Flaminia e su tra quartieri pogiungo al numero 45. Chiedo ad un carbonaio del piano terreno: Sta qui Cena? S, al secondo piano Salgo, premo il bottoncino; ma s, il cam Infilo
i
polari
panello rotto.
Busso.
Chi ?
Gianelli
La
porta
stita
s'apre
ed ecco
Sibilla.
Bella,
molto bella.
Ve-
come una massaia. Mi fa entrare nello studio. due passi, vedo la cucina, dove il poeta mangiava, da buon operaio, in un padellino. Dopo due minuti egli venne a ricevermi e fu uno scambio di tenerezza e di notizie; quindi mi offr il caff che Sibilla rec, soavemente. Per quattro ore non ci lasciammo pi. Con la sua rude sincerit, gettando le sue parole
di
Roma
di
dei letterati,
della
che l'Aragno,
.
d'arte,
poesia
del
Pie-
monte
L'impressione
stellino
degli
amici torinesi
scrive
Ca-
fu
subito
che
Roma
la
avesse per
sensibiht
Gianelli
affinata,
un magico
effetto
rinnovatore;
Un
articolo
di
Sa
l'in-
Atheneum
non
contro di
mane, e
sto, la
di
Sergio Corazzini, anche se di poche settiFausto Maria Martini, il chma storico vafecero
resto
.
Gianelli e Cena!
di
104
due entusiasmi,
le
di
due
disinteressi,
assoluti.
Le scuo
ciata iniziata
Madre
tro-
Vangeli
un collaboradisinteressato.
non
la
si
sa se pi entusiasta o
pi
la
Roma
Giulio,
poi,
trasform
rese
pi
letteralmente
pi
malinconia
e
di
diafana,
sottile
meno
ro-
dente:
Oggi
il
il
sole
ferrai
solatio,
cappellaccio
colori
e di
suo-
Roma,
e a Pisa
e a Napoli che si pu godere. Me ne andai, quindi, non senza portare meco una copia inglese di Dombey e Son del buon Dickens per gettarvi su gli occhi di quando in quando, al Pincio. L trovai un lembo di Paradiso: su uno dei tanti piazzah la musica municipale suonava ottimamente, e intorno cocchi, cavalli
da
sella,
belle
signore,
uomini di
tutti
paesi,
preti
il mio cuore caarrende alla vita al cospetto dell'infanzia, si apre tutto, ne esce un fumo acre, si purifica e poi brilla, batte, canta, rispecchia sguardi di occhi ove
dal cielo.
pitola
si
hanno convegno fiori pi belli, pupille ignare e profonde che un giorno si volgeranno a noi vecchi e moi
ribondi
Scendendo incontra Cena che lo invita a nozze, cio ad una gita con lui nell'Agro. Ha una camera presso il Colosseo che paga 20 hre al mese, piccola, pulita, con una gran vista su verdi orti e molto cielo. Ma alla mattina presto si parte con Cena: M'alzo alle sei e via alla stazione. La giornata
105
greca,
zillo
orientale,
Cena
corre ar-
in
tiva.
qua e in (Siamo in
e
radunando
io,
pii
membri
e
della comil'on.
10;
Cena,
Sibilla
Aleramo,
Celli
sua
moglie,
un
pittore
un
giornalista
con
la
sua famiglia).
di
Un'ora e mezzo
entra nel cuore e
sposti a
ci
il
sole ci
divi-
scendiamo
la
i
due ore
di
di
i
capanne, ecco
fanciulli
but-
mandre
che
ci
agnelli,
ecco
miseri e bel-
lissimi
vengono incontro gi conoscendo la brigata dove io sono nuovo. Quanta povert e quanta verginit. E* un popolo appartato dal mondo, analfaintelligentissimo,
beta,
che
principi
romani
calpe-
Cena
queste
deste!
stri
I
tribii.
capo del movimento per l'istruzione di Gi sorgono le capanne scuola. Se vefanciulli fanno chilometri per incontrare i mae a
ai quali
offrono
fiori,
sorrisi di gratitudine e
il
so-
la
strada. Poi
li
riaccompagna-
no ringraziando contenti come nessun allievo fa in centri civili... Ci viene incontro un padre di famiglia, cui l'incendio ha distrutto la capanna; quasi impazzito, e va randagio con la famiglia. Un altro, il Nestore, c'invita ad entrare. E* fortunato questo, ha in nipoti. Siede nel centro dove figli le nuore ed casa altare e non vi manca il cane il fuoco somiglia a un
i i
a compire
il
la
polenta.
frugale. mezzogiorno ridiscendiamo pili bel sorriso di Cena va in visibilio e sorride il suo poeta della natura, davanti ad una fetta di salame esclaE' una delizia! che odora forte d'aglio. Visitato un paese dove il vero Gianelli? ma
pranzo
106
Sindaco ci offre il caff nella sala del Consiglio, data presenza dell'onorevole, Cena mi porta in giro a prendere fotografe. Cala la sera. Felici e commossi torniamo a Roma, matrigna a 50.000 dei suoi pi schietla
ti
figli .
Per
la
morte
sonetto
di
bellissimo
dipartita;
Sergio presago
Corazzini
di
scrisse
questo
una
sua
non
lontana
Dolcissima nei
ospite d'ai
tutta
la
veli
l,
e sconosciuta
di
perch mentr'ardi
consigli a rivenir
pii
tardi?
Pur leggo,
chiudo
gli
occhi...
orfano compi
l'opera
Dalla terra accompagnami lontano, in cielo o nel crepuscolo d'un hmbo! dove tu vuoi, ma nella vita etema.
Roma
s'immerge
conquister
in
Gianelli
in
pieno,
perch
egH
che sola veramente bella, quella lontana dall'incanagliamento della politica e dei
quella
Roma
hanno fatta, che ne fanno tuttavia una grande, rumorosa antipatica e squallida Bisanzio. Ti mando la mia voce, accogli come se contenesse in fluido anche il mio sembiante. Chiss quanto tempo ha da volgere prima che ci vediamo. Si la' lonbassi affari che ne
107
tananza dal Piemonte e dalla citt pettegola dove soffrii a dismisura mi ha rinverginato l'anima riportandola al suo perno nel bel centro della poesia. Tu mi
esorti a levare alta la voce;
No. No.
Mi
sarebbe facile qui da questa stupida sala dell'Aragno, ospizio d'imbecilli dove ti scrivo; no, no, rumore.
Pace,
pace e miseria,
ma
poesia;
e
voglio
sfruttare
fa
il
nuovo periodo
za di Spagna e
d'ispirazione
cantare.
Roma
di
Trinit dei
Monti
gli
(solo a scrivere
questo bel
si
nome mi
s'imperlano
occhi di lacrime)
risvegliano fantasmi d'infinito, costringono il poeta a giurarsi fedele per sempre, fin oltre la vita all'unica verit che la bellezza... Cantare, morire, presto .
Era un presagio questa lettera del 1909. Pure la morte non venne cos presto come Gianelli si aspettava:
Mon
mon amour
Per questo amore
vere alcuni anni
tra
d'une chimre
fatto
di
chimere continu a
Gianellino,
cos
vi-
brevi
canti,
lo
chiamavano a Roma, conducendo un'esistenza di rapimento dedito a sorvegliare la vita di piccoli orfani cari bambini sentendosi semal suo cuore. Lavorare per scriveva ad un alpre pili debole: Sono malato e devo nascontro caro amico, Riccardo ArtufFo
i
che vorrebbero cacciarmi in riposo, cio in rovina, senza lavoro . Cena, Sibilla Aleramo, barone e la baronessa Ferrer, il pittore Carena, il
dermi
ai
medici
la
Signorina
Lcmaire,
sono
suoi
amici
pili
intimi
1914
108 -^
momenta-
Conva-
lescenza
Primavera
t'offro in
cuore
Mi
sento chiuso
come
fiori
in boccio
le corolle,
Ma
spero nel sole anch'io come le aiuole. sono triste e la mattina triste.
Perch?...
Che
uno stormo
Primavera!
fiori
La credevo ancora
Invece brilla sono gi sbocciati; da certi alberi piovono ghirlande che il vento sparge sul terreno, tanto rami sono carichi di fiori! i Io m'ingannavo dunque! E' forse tardi. Fra tanta vita che rinacque io sono
timida sulle soghe!
i
e tutti
l'unico
onde non
questa rinascenza...
triste.
O
se
vita
floreale,
non
troppo tardi
in porto la
guida
mia convalescenza.
di
Era
tardi.
In
Giugno, dopo
109
aver subito una grave costeotomia mor all'Ospedale della Consolazione; al suo capezzale c'erano Padre
la
signo-
accompagnafiori
quest'ultima,
campo,
quei
azzurri.
nella
stanza
di
lui
appena
fiori.
:
Come
d'agonia
Che una
me
ti
fiori
azzurri che pi
ho amato
pili
amo
non
scordar di me!
Gii
gola
la
notizia
dell'assassinio
di
Serajevo.
Comincia-
va la mente
fine di
un mondo
ma
intensamente appartenuto.
110
THOVEZ
O DELL'INESPRESSO INESPRIMIBILE
Non un nuovo
poeta,
di
quelli
noi tutte le mattine per tramontare nell'oblio tutte le sere; ma un poeta nuovo di sostanza e di forma, d'a-
si
rivela
oltre
nome
dell'autore,
le
Enrico Thovez, sia avvezzo da tempo a sonare tra polemiche e susciti sempre un'idea di battaglia.
Nella critica letteraria coi suoi
fieri
assalti a
D'Ana-
nunzio;
spri
nella
critica
d'arte
coi
suoi
giudizi
talora
sdegnosi
indipendenza di gusto e di pensiero; perfino nella critica musicale, e da ultimo nella pittura, il Thovez non ha mai lavorato senza suscitare a furia intorno a s il biasimo un p sbalordito di chi va per la maggiore,
e la lode guerriera di chi spregia quella che
ci
chiama
s,
la
maggioranza
si
vile .
E'
che non
lascia
esterne,
ma
in
tutto
la
ne propria, e
spirito
irrequieto
pili
ardenti. Parrebbe, ma non genere l'apparenza inganna nulingannevole delle apparenze critiche.
Se,
Ili
tario,
Non
di
l'ardito
un ingenuo,
quieto vivere.
Tale appunto
stra
il
Thovez;
solitario,
Tale
si
mo-
nel
Poema
dell'adolescenza
opera di cando-
fede che tanto pix vale quanto pi sola ed ignuda si offre ai facili colpi della critica letteraria . Cos nel Luglio del 1901 Dino Mantovani, (uno
re e di
degli
critica
spiriti
pi
italiana
nei primordi
uno
degli
in-
De dei
dei
dei
Chironi
dei
dei
Cena,
giudicava
dei
il
Bistolfi,
un Tabacchi etc.) anni il batuomo che aveva atteso fino ai .trentadue tesimo di un volume di versi incominciato e finito almeno dodici anni prima e poi sempre limato e rifatto due o tre volte con un'inesausta lima e con una scarGrosso,
hbro di
nificazione
la
A
tutto
Testona,
allora
la
sopra-
cos
ridente
prati,
dei
boschi
e dei
nella
Maddalena, la villa di mia madre (franata nel polverio di una fortuna che ci ha lasciati, per grazia di Dio, nudi come vermi) confinava con la villa dei Thovez, da una parte e con la villa di una zia di Giovanni Agnelli,
Talvolta
io,
il
creatore della
FIAT
dall'altra.
vo
due uomini,
singolarmente
diversamente
-^ 112
insigni
ferenti.
della
mia
citt,
Colui che
del
sar
uno
dei
pi
grandi
alto
capitani
si-
d'industria
mondo moderno
era
distinto,
gnorile e distaccato,
poco l'elmo
sereno tra
di
presa in altro
viti
modo
Nizza Cavalleria , una nuova imguerriera, e passeggiava calmo e solchi e frutteti valutando e soppesangli
do calmo e paziente;
bionda
il
era
spesso
della
accanto
l'esile,
e
il
delicatissima
critico, lo
figura
consorte.
L'altro
poeta,
camminare senza apparente scopo lungo la strada detta di San Michele su, verso un collicello chiamato il Rocciamelone. Era magro, un po' curvo. I contadini parlavano con rispetto del primo che chiamavano l'angign l'ingegnere e con una certa diffidente bonariet del secondo che chiamavano, con un piccolo sorriso di commiserazione: El professor.
to a
di
che frequentavano cadi molto pi anziana di me, invidiavano la ex signorina Boselli, moglie di Giovanni Agnelli, l'angign , ma non provavano nessun gusto per colui che pure aveva scritto uno
le
Rammento che
signorinelle
sa nostra,
amiche
mia
sorella,
dei
pi
originali
sinceri
libri
di
poesia,
colui,
cio
che nella pittura, nella scultura, nella musica, in tutte le arti cercava e voleva la poesia. Enrico Thovez, diventato poi mio collega in giornalismo,
ma un
collega verso
il
riverenza,
se
la
cortigianeria
chi
usa tale
l'ammantasse
di
una
falsa
113
rideva
allorquando,
io
io
venticinquenne
d'albaga
lui
taseienne,
pivello
pieno
e idee di
quarangran-
sdegnoso e grande per davvero, gli ricoruna sua liridavo anzi un passo di quella lirica intitolata appunto ca,
dezza e
lui
alla
Anche una
ritorno
volta
te
con l'autunno,
fra
il
e l'umile orto;
vuote stanze,
echi
claustrale
gli
dell'ombra
delle
bianche pareti,
negli
le
e ne uscivano a
i
La
scorse.
Mi guardo
corrosi
specchi
Vigilo cauto
soglie.
114
Nato a Torino
ventisette
nel
1869
si
anni
dopo.
Studi lenti
suoi,
interrotti
da
lunghe e fastidiose malattie di sensibilit, da pause che mettevano continuamente in forse la prosecuzione degli studi, roso da una morbidit di sentire che gli
faceva scrivere a diciotto anni, nell'et in cui la letizia, soprattutto ai suoi tempi, e la spensieratezza sono ed
erano
di casa
Non
studio,
in
il
spaventevole
questa continua
dolori
momento di gioia, senza nessuna speranza... Qui a Torino mi guardo di uscire per non irritarmi con lo spettacolo della beatitudine della gente volgarissima che vi rimane. Perch, vedi, io che cominciai ragazzo con idee schiettamente democratiche, vado giorno per giorno allontanandomene. Tutte le mie idee; tutti i miei ideali non si confanno assolutamente all'ambiente in cui mi toccherebbe vivere secondo la mia condizione. Ed certo che finch vivr sar sempre poverissimo, oscuro e triste, ma volgare e beato non mai .
e di atonie, senza mai un
l'arte formava per il substrato di quepensosa ed isolata dalle sofferenze fsiche e dall'aristocratico distacco di una sensibilit che gli anni affinavano e rendevano pi arrotata e vibrante: Non chiedo altro scriveva a diciannove anni alla fortuna se non che mi duri questo ardente amore dell'arte, questa febbre di lottare e studiare per l'ideale; so che questo che sento non vero vigore,
L'amore per
sta giovinezza
115
da
cui
ma
compiere quanto ho in animo, se per essa posso illudermi, sia pure per poco di vivere e di creare, benedetta anche se fuoco che mi consuma e mi abbrevia la vita .
se essa mi
di
d modo
Anche
diocrit
che
tutti
i
nella
scelta
in
delle
amicizie
femminili la
me-
fusa in
tempi e in tutte
stagioni
lo infa-
ci che sta in
.
mezzo
Egli
come
canto
melodioso che
sprigiona:
Lohengrin al Regio. L'incanto della bellezza troppo forte per me. Sento che il mio corpo non regge alla gioia pi che al dolore. Non posso desiderare l'amore, certo che mi ucciderebbe. Ho una pena al cuore, un affanno chi mi tengono in sospeso non debba io
schiantarmi di ora in ora
.
L'odierna
sorride
giovent
gli
del
sexy
dello
sport
quando
di
e non avevamo certo la morbidiThovez ed eravamo allora degli sport vi d'avanguardia dopo aver ascoltato il Tristano o la Nona diretta da Toscanini. Comprendiamo dunque il tormento di un Thovez che vibrava di una
notte in tormento
fsica
si
sensibilit
Ho
quando ho da combattere
le
Surra che pure assai pi vecillusioni di non posso tenermi dal sorridere a tanta chio di me, ingenuit. Sorrido, ma poi fra me e me piango se pen-
116
so a questa sapienza immatura che mi isterilisce e mi fa comparire inutile la vita. Mi persuado sempre pi che l'et pi veramente fantastica e poetica la fanciullezza che volge all'adolescenza. E sento che non torner mai pi . Perch la fanciullezza della generazione che precedette la mia e quella della mia generazione era veramente sognante e fresca. Con pochi giocattoli ma tanta gioia di possederli e di usarli e di amarh; con anche se pochi hbri illustrati e pieni di fantasia
non
zioni
c'era
tutta
moderne
la
pomposa coreografia
delle
illustra-
ma
vent'anni di
Thovez
sono
quelli
in
cui scrisse
Il
Poema
dici
dell'adolescenza stampato,
anni dopo
la
stati,
Quando
Wagner
mi senci
to
accapponare
un gelo
so
quanto sublimi e vibranti di realt e di passione, non giungeranno ad un centesimo dell'intensit poet'ca raggiunta da un musico d'ingegno non superiore. Ma la poesia l'arte della miseria. Per divenire pittore, e ne ebbi per molto tempo l'idea, occorrevano danari per tele, colori, maestri; per far lo scultore peggio che mai; per riuscire musico lezioni e strumenti e spese
a
iosa.
Invece
la
poesia
ingegno, salute,
rei
felicit,
ma non
danari.
Io la
piante-
su
117
Eppure
egli
Oh
[e forte!
nel
cuore.
Oh
non mi uccida
in pi libere
la
gioia;
stamente
io getto un grido nel tempo; forme le cose eterne e il mio palpito che le rinnova negli anni. Questi distici di ottonari doppi alternati a settenari sono veramente un grido d'avasione dalle vecchie forme metriche, dalle tradizionali forme chiuse. Si pensa all'Orsini (A noi giovani, apriamo vetri rinnoviamo l'aria chiusa ). Il Thovez definir giu-
fondo
letteraria
gran parte
smo
Ma
Mi
Come
mai
incomprensibile.
za serenit ed ampiezza d'ingegno, senza slanci e senza entusiasmi, mediocre, meschina e cupida, calcolatrice non ha tempre artistiche.
tivo ebreo per essere
un gran poeta.
n
le
Ma
Nulla, n
la
poesia,
arti
figurative
Mendelsshon! mi ispirano,
mi danno l'eccitazione poetica come queste frasi alate del suo stupendo concerto in mi minore che io canto scrivendo nella mia stanzetta solitaria e fredda. Mi hanno accompagnato da anni attraverso le lunghe sofferenze, le ho evocate in montagna, sulla neve, sul-
118
mare in primavera, nelle meste giornate d'ausempre commuovendomi sino alle lacrime, godendo ed assaporando tutto il lamento dolce, tutto lo schianto, la rassegnazione. Per la grande dolcezza mi
la riva del
tunno,
ricorda
un'altra
scritta
del
di
gioventi
Thovez critico d'arte di tale altezza d'ingegno che non fu tanto facilmente raggiunto dopo di
c' gi tutto
Lui.
Io
comprendo
il
realismo
rea-
smo
irrancidito,
la
ma
le
valore,
piacevolezza,
pi
d'arte
realista,
espressioni
artistiche
sono
ma
la
dialti
di
quello
n ammettere che
le
elocubrazioni
cronaca della realt. Cos che io, con perfetta sicurezza, preferisco per es. il ricordo alla cosa stessa. Perch nel ricordo una
della
purificazione,
un'idealit,
fantastiche siano da
meno
un
profumo
di
poesia,
un
senso
sta
che nella cosa non . Noi la sentiamo quesuperiorit morale che fa vibrare le pi alte e
lirico
nostri sensi; sentiamo che non ne come un'emanazione poetica che ne riassume le idealit nascoste; una commozione che ci fa vivere per un istante in un mondo pi squisite
sensitivit
dei
ma
alto,
dove
l'aria
pi acuti .
Perci
spesso alzando
la
119
catalogo di nomi e di luoghi, da questo fedele inventario di soli e di cieli, io penetrato improvvisamente da
un'immagine fantastica da un suono, da un verso, da un ricordo di lettura, dalla visione di qualche vecchio disegno o incisione inglese, da un odore improvviso, dall'ombra di una nube, da una particolare luce del sole, da un modo di ondeggiare di tendina, intuisco, vedo riconosco fulmineamente il mondo fantastico dell'arte e anelo ad esso con tutte le mie forze, con tutta l'avidit del mio petto inaridito dalla vita vera, assetato di bellezza, di bont e di amore, ma di quella
bont,
di
quella
bellezza,
di
quell'amore che
tutti,
par
ma
che
non
si
Mi vergogno amaramente
della
vanile, di
tastiche
sempre troppo
.
simili
non
be assai megho vivere dei fantasmi della propria mente o di quelli altrui, che immiserire mente e cuore adattandoli alla meschinit della realt
La nostra
sette
il
vi-
so sei o
anni fa
120
con
le.
la materialit
sessuale
sostengo che
che
dolermene ma
sia
cos
ed
cos .
:
Ed
ti
precursori,
sulla
scienza,
vanto del
noi
mondo moderno,
che
ridiamo
dei
noi
che
ci
beffammo
e
dell'impressionismo,
parnassiani
non stim-amo che l'un per mille abbiamo collocata tutta la nostra
la
bellezza femminile
e,
se dagli occhi
eletta,
non esce
la
lu-
ce
il
che
fuoco
rivela
un'anima
le
un'intelligenza
rapida,
dell'ingegno,
il
belle
muovermi
Il
cuore!
mondo
poetico del
anelito,
Thovez
pii
felici
espressioni,
sospiro,
invocazione.
infinita.
La neve
e
di
scese,
si
Mi
un
intatto
fil
puro
silenzio.
si
gi
dal
fumo
perde nel vuoto immenso. E' la pace, pure l'immensit chiama a s. Sono venuto, son solo, qui, a te, per te sono fuggito. La casa chiusa, nessuno. Nessuno va tra le aiuole,
vanisce in alto,
l'infinito;
si
me
tra
tronchi
sei?
gli
neri;
la
il
Tu
dove
Chino
I
lacrime
sei?
mi velan
amore ove
Non
torni
pi?
capelli
biondi
mi sfiorano
121
la fronte,
bevo un profumo
te;
me
il
mi avvento a
tu
non
torni?
mondo
un
gelo,
[mio
fiato
vapora pigro
nell'aria
rigida.
Nulla risponde
dei
E
ta,
tu
Il
dilegui
dagli
occhi,
ombra
giorni
sereni .
Thovez un poeta vero. Non altro che un poetroppo schietto, troppo ebbro del sogno che porta in s, per accettare quell'arida disciplina tradizionale dell'arte di cui
gli
Ed
la
oggi che
l'arte
letteraria
sua raffinatezza, di contro ai vanti di coloro che, o rifacendo le forme poetiche di altri tempi o tormentando con incontentabile industria le pi elette forme moderne, cercano le squisitezze rare della parola e dello
il
stile,
il
tili
che
con un libro di versi con un poema lirico che sembr materia poetica greggia, senza adeguata elaborazione letteraria.
egli si lev,
pi
non parevan
versi,
La sua vita fu tutto un dramma interiore, alla cui costruzione egli credette, non sempre giustamente che
contribuissero le consuete forze esterne, quali sono l'incomprensione, l'invidia e la gelosia altrui. Certo i suoi esordi letterari, improntati alla pi inesorabile iconoclastia, gli scatenarono contro polemiche e derisioni
su
la
tutti
toni.
laurea,
Ancor prima di possedere il crisma delche in quei tempi assai pi che oggi dava
122
un tono all'individuo culto, perch di letteratura avevano quasi diritto di parlarne soltanto professori di lettere, ebbe il coraggio di scrivere le Armonie del
i
dice con l'amache come ben disse il Chiurlo tutto un sarcasmo contro le disarmonie della natura e della vita e per tutto amaro di un ateismo nudo, ragionato, doloroso .
libro
creato
disegnato,
come
egli
rezza
geometrica
di
Leopardi
Io sono fatto cos. Ho come una timidezza che mi assale sul punto di godere delle cose agognate. Andr lontano amareggiando ogni godimento con quel pensiero continuo di aver mancato una gioia quasi non osata desiderare anche nella libert della fantasia. Tut-
quanto lo spirito beffardo e indomabile che abita mia anima mi avverte di non fidarmi delle apparenze benigne e mi rappresenta tutti gli ostacoli e
to
nella
le
impossibilit
dolorose
l'arte
Ma
samente
Io
l'arte,
il
tasto
sul
di
continuo.
visioni
di
ho talvolta
quadri
da
schiacciare,
per
la
La
pit-
uomo di una da schiacciare tutti tecnici puri, usufruendone il lavoro... Vi sono intere classi di sensazioni, di mosse che non hanno mai avuta un'espressione classica
.
del
il
secolo scorso.
ha avuto
in
suo
Wagner
si
Thovez affermava sin La pittura moderna non non sono sorti dei geni
il
ai
quali tenza.
anche
pi ribelli
pi
di
L'arte
ogni
umana
vive
123
di
dittature,
sotto
la
fattispecie
di
una
libert
perso-
Ma
stro
luto
sempre, di tratto in
il
tratto,
ritorna
in
per
il
no-
poeta
senso
asso-
La
volutt
di
speranza
plice
pura non mi basta, e come non ho avere un amore, desidero anche la sem-
mediocri che incon una ragazza, sedersi sull'erba, baciare i capelli, stringere il seno tra le mani, tuffare il viso nel viluppo odoroso delle pieghe di queste vesti leggere d'estate. E' meschino, volgare. Ma io ho un concetto troppo alto dell'amore per associarlo a certi compiacimenti sensuali, e d'altra parte ho troppo bisogno della donna, della femminilit
intimit
delle
amorosa
coppie
contro in collina.
Andare
pei boschi
Temperamenti come queUi di Enrico Thovez vivono male nel mondo, ne sono stranieri, nemici quasi: E come fa male vedere che il mondo sempre lo stesso: che la folla sempre stupida e feroce, che cervelli vuoti, le stesse utopie affascinano sempre che la gente di senno sempre infima, impotente minoranza, che l'arte una cosa universalmente non cui
rata
gli artisti eternamente sconosciuti ed infelici. sono stupidamente puerili a guardarli un poco dal di sopra tutti questi movimenti di popoli che futuri storici dimostreranno logici, sacrosanti, nobilissimi! Vedo sempre piti netta la separazione tra la vita
Come
della
massa
incolta,
utihtaria,
antiestetica
ciarlatani
di
quegh
imbecilli
birbanti,
intriganti
che
libro,
s'incarica-
no
Nella storia
un
una musi-
124
tutti
gli
cambiamenti
di
go-
tendenze
infer'ore
lui
Dino Mantovani:
estrema,
la
Se pochi uopittrice
sensibilit
visione
qua-
poeta contemporaneo ha la profonda, virginea, candida sincerit della sua parola? Leggendo le sue pagine si dimentica che esse sono state scritte da un
per non vedere,
fratello
artista,
il
per non
sentire
che l'uomo,
le
simile
nostro,
le
cose belle e
fuggitive
che ha
ufficio
lo
Quello di toccare il cuore lo sappiamo un che sdegnano i moderni sapientissimi poeti. Non sdegna il Thovez che un umile, un modesto,
della
vita.
Il
un fedele interprete
terario
bilit
suo carattere
sua
nella
let-
del
l'ingenuit.
L'originalit
sensi-
spirito,
reale e l'ideale;
altri,
ha
in
comune con
somiglianza
coi
pi
nobili
poeti,
ma
per
nativa,
non
ma
mento,
tico
greco,
Catullo,
quelli
le
Shelley,
tra
i
Heine, Leopardi,
massimi,
De
perch
loro
pagine
pii
belle
potrebbero
alcuna poesia
di
Falce
tigli;
sciami
di
erranti
sui
fieni
sparsi,
profumi,
125
spiri;
come passano rapidi gli anni, e mi presso Me non ventenne gi opprime la sconsolata
la
tomba!
vecchiaia.
la
Mi
i
si
confondono
gli
anni,
torpida
e
il
fatta
mente
giorni miei
Oh state qui accanto a me. morte uccidimi! Toglimi da quest'orrenda agonia. Mamma, neppure per te posso pi reggere al male!
Tutto
trent'anni
Thovez
di
vita.
artista
per
noi
nei
suoi
primi
Poema
il
dell'Adolescenza
dei
principali
:
del
diario
epistolare,
scritti
critici
celebre volume
. Il
Il
pastore,
Gregge
e la
Zampogna
grande
pili
mo
di
tutto
quegli
scrit-
giovanili,
pi puri,
pi originali e pi veri.
Pure
1895,
nel
Nuovo Faust
in
poema drammatico
il
al
le
poema deve
intellettuali,
essere
la lot-
me
ta
stesso,
la
storia delle
mie
crisi
del
mio
spirito
la
con
l'insufficienza
.
il
del
corpo,
del-
l'idealit
contro
sensualit
elevatezza,
Lo spasimo
mento,
la
di
fervore
di
rinnova-
vana dell'amore, i dubbi sul progresso umano. Sogno di una mente universale. Una tragedia sua personale, in cui un amore colpevole e mal posto trionfa di tutte le sue idealit di
ricerca
126
che
ai
amore
sua
incolvita
sic-
pevole,
accresce
il
tono
iconoclastico
il
della
mondo
esterno;
ch egh riversa le angoscie e i deliri in molti degh inediti che, oggi pubblicati a tanta distanza chiariscono a fondo quello che fu chiamato ai suoi tempi il caso Thovez . Questi inediti con altri frammenti di
pensieri e SoUloqui
1905) so
il
Nuo1905,
compiuta. Di questa iconoclastia, resa pi amara dalle vicende della vita, il Thovez dette pubblico sfogo sia come poeta che come critico dimentico
ma non
ormai della immaterialit e dei sogni e della purezza della prima et, che pure aveva manifestato nel suo saggio giovanile Il Boiardo lirico sconosciuto . Come critico ecco le battaglie flerissime de Il Pastore, il Gregge e la Zampogna dall'Inno a Satana alle Laus vitae poi L'Arco d'Ulisse prose di combattimento, poi // Viandante e la sua orma che , in parte, una sua autodifesa, infine II Velo d'Arianna ultima opera sua.
Thovez
che
te,
si
gett
ci
gli
procur da certo
il
mondo
letterario
insufficien-
incolto e becero,
titolo di
guastafeste .
Le acdi
anti-
immoralismo od insincerit artistica da lui lanciate a piene mani su Carducci, D'Annunzio, Pascoli ed altri minori, se pur noti e famosi, risentono troppo del temperamento acre e bilioso di chi li emetteva ed enumerava per essere accettati senza beneficio d'inventario ma non si pu negarne per certuni d'essi
un fondamento
effettivo.
127
Le accuse di errori critici lanciati contro il Croce, che poco cap di poesia sono confortati dal consenso di molti che giudicano non secondo le fame fatte ma
secondo
il
Cos non solo gh va data lode di coerenza mai vacillante per tutta l'ampiezza della sua attivit critica e di sincerit egualmente completa, ma bisogna oggi riconoscere che egli si reso, sia pure drasticamente interprete di quel malcontento spirituale che cominciava
a manifestarsi agh albori del Novecento contro
aspirare cose nuove.
i
Nu-
Ma
egli
aveva netta
la
dramma, che
portava a va-
gheggiare una nuova forma d'arte senz'avere la possibiht di estrinsecarla, pur dopo aver demolita quella vecchia e passatista. Come avrebbe voluto purificare l'amore da ogni bassa e materiale carnalit, cos avrebbe voluto volatizzare la forma artistica, e invece quando
tazione di
strali
si
poneva
grandi
faretra.
al
quei
della sua
di morire a me che gli mostravo cercose mie dalle quali avevo voluto bandire ogni novit formale riservandola tutta quanta al pensiero, incurante perfino della bella forma purch fosse reso
Poco prima
te
con evidenza quello che pensavo, diceva amaramente: troppo tardi, che per dire Mi sono convinto, delle cose bisogna prima di tutto dirle; in terzine o in settenari, in esametri o in prosa, ma bisogna che siano nuove le cose , nuovi i pensieri... tutto resto poco o nulla conta... Dovevo pensare e fare il
cos...
Ora
tardi... .
128
E
nio
colt
poich
io
gli
il
gear-
consiste
nel prevalere
in
sull'altra
modo da
dare
ordine
al
proprio
chaos
per creare un'armonia discordans; egli annuiva dicensentiva troppo armonico per essere
un ge-
E si Come
dichiarava sconfitto.
genio,
s.
sto senso
un vinto?
Sconfitta
il
avuto, no.
lo
fu
ed
egli
resta
quale ce
Queste intime contraddizioni, che egli non riusciva a dominare e a nascondere, fanno di lui uno dei rappresentanti pi caratteristici
definisce
Calacaterra
vita
all'arte
tra
.
il
finire
dell'Ottocento
il
principio del
Novecento
129
la
Mario ngeloni nelvolume di liriche scelte del Costa e curate da lui e da Pinin Pacot) in cui, sparite le fame di cartapesta, la figura di Nino Costa
Giorno verr
bella
(scrive
Italo
sua
prefazione
al
avr culto perenne accanto agli aedi della sua stirpe, da Isler a Calvo, da Rosa a Brofferio, a Fulberto Alami, agli altri che seguiranno .
Perch,
la,
noi
lo
fedele
alla
mentre da queste pagine il Poeta ci parsentiamo immortale? Perch seppe essere sostanza del suo dialetto, pura voce del
mossi valori, specchio dell'anima universale da Omero a Dante. E questa universalit lirica il dono divino di Costa .
L'amico ngeloni, nel suo calore affettuoso, traun poco quello che il Costa fu e volle essere. Per me, e non per me soltanto intendiamoci, (che, in lettere, l'Io, pur sempre la vacca di Giove di
valica
Giove,
si,
ma
vacca)
perch fu quello che voleva essere e non altro, niente di pi e niente di meno. E scusatemi se questo poco.
A
tici
pensarmelo vicino
si
in
una
'32,
delle
'33,
frequenti
sotto
paspor-
seggiate che
di
faceva nel
tipografa,
'34
Po,
in
al
Nazionale
giornale
130
non caff, intento a correggere le bozze di qualche sua poesia o di qualche articolo nel giornale di cui ero redattore capo, penso che annuirebbe semplice e cortese, buono e delicatissimo, a quel che sto dicendo.
e
Perch ad un mio articolo su di lui poi comparso in un volume di profili piemontesi egli aveva proprio detto: N, caro amis comensa nen a puss (N, amico caro, non incominciare a spingere). Pur sapendo che io sono sempre stato in apprezzamenti critici un
letterato sincero.
Pur troppo!
che
di
In
lui
lo
sforzo
di
tanti
scrittori
di
al-
quanti
poeti
far
sopratutto
della
letteratura,
allo
scopo evidente di crearsi una personalit fittizia, non era tra quelli pensabili. Sin dalle prime poesie, apparse quasi furtive, senza pretese sulla Gazzetta del Popolo della Domenica , padrino compiacente E. A. Berta che di tutti i nostri primi scritti fu il sostenitore paterno e disinteressato, egli tenne fede ad un principio che lo accompagn durante un venticinquennio di vita letteraria manifesta. Egli non fu mai uno di quei poeti che avevano furia di pubblicare per pubblicare. Perch nato a Torino il 29 Giugno 1886, il suo primo volume amina del 1922, quando gi toccava i trentasei anni e le prime sue poesie pubblicate, appunto sulla su citata Gazzetta domenicale sono del '13 e del '14,
La laurea in lettere non l'aveva portato alla scuola, come avrebbe desiderato ardentemente. Entr invece nella Cassa di Risparmio di Torino dove svolse la sua attivit calmo, sereno, senza far drammi per la vocazione mancata, ma compiendo tutto il suo dovere con un sereno distacco e con una diligenza curiosa in chi era nato sopratutto per essere un poeta
131
e vivere
della
vita
Ma
zionario
velli
se
durante
e
il
che alla poesia meglio si conf. giorno egli era il solerte funil
bancario
vestiva
valente
la
stimato
un'importante
succursale,
abiti
sera
e
direttore
di
come Machiaquello
spiri-
curuli
diventava
vita
che
era
Il
tuale:
Chi a
l'
l'
l'anima storta,
ses morta
chi a
col subrichet,
ti it
dare
fin
'd
le
nostre front,
ch'ai sar
un gich d'uva
sle
fntant
violetta
che
ai fiorir
fin
d'
gasie,
'd
ch'ai sar
j'ateli
morflette
ant
'd
Turin
fin ch'ai
sar d cobiette
al
la
seira
Valentin
e fin che el
Po
a blimblana
riva,
passand da riva an
o poesia nostrana ti sar sempre viva
{
Trad.
cialtroncello
132
falsa
chi
quel
<
tu
sei
morta,
poesia
j
del
dialetto?
Fino a che ci sar un guizzo nei nostri cervelli fino a che ci sar uno spicchio d'uva nelle vigne del Piemonte fino a tanto che tu spunti violetta tra le ortiche e fino a quanto dietro il Monte verdeggeranno le gaggie fino a quando ci saranno delle smorfiosette negli ateliers di Torino e ci saranno le coppiette la sera al Valentino
e fino a
quando
il
Po
pleto fu
primo volume che apparve consistente e comamina e venne edito dal Lattes nel 1922.
L'intimit
cit
raccolta
dell'ispirazione,
la
serena
sempli-
Geraldy alla Verlaine ma sopratutto alla Costa che non venne poi mai meno, allorquando il poeta nostro fu pi veramente lui e che ne costitu la caratteristica essenziale, convinsero tutti che ci si trovava davanti ad una voce nuova
magini,
quel
tono
alla
originale
nel
campo
della
nostra
poesia
vernacola
che,
ni,
non ostante i nobili sforzi di alcuni egregi uomistava decadendo e scivolando nel grottesco, nel bacanzone
il
pi vecchio
documento
di
poe-
vernacola esistente:
que
alla
che del
Lamentazione metrica su N. S. Ges Cristo 1517 attraverso ad una serie di poeti caratteristici e vivacissimi, Padre Ignazio Isler, ritenu-
133
to
il
capostipite,
Toni
Al-
fieri,
Calvo, Carlo Casalis, il Pansoya, il Peyron, l'Eremita Canavesano, Norberto Rosa, si era giunti a BrofFerio che aveva portato la lirica piemontese all'altezza dei Porta, dei Meli, dei Belli, pur re-
Edoardo
secondo nella potenza lirica ed Pietracqua aveva popolarizzato un po' troppo il suo canto. Alami l'aveva al contrario aristocratizzato, e Viriglio aveva dato alla lirica del Piemonte un'andatura vittorughiana, altosonante, vigorosissima, ma un poco di maniera, pur serbando vivo il tipo caratteristico delle origini e riportando qualche volta il dialetto ad una dignit
tutti
stando a
tre,
artistica
vera e propria.
d'ordine superiore.
Vita
Ma
un autentico capolavoro, quante imitazioni e quante vite sciupate di seconda mano. Virigho fu poeta piemontese veramente e
sgair
che
resta
il
genui-
volgariz-
tamente
Dopo
solo
riliva
di lui, se si eccettuano il Solferini, il FaPaggio Fernando, la poesia piemontese s'istee assumeva un volto volgaruccio e trasandato
Gastaldi,
chansonnier fa un'eccezione.
Allorch
quale non
le
la
Nino
si
Costa
apparve
certo
sull'orizzonte,
la
poesia nostrana
era fissata su di
i
un
smuovevano
d'ij
La bagna
cianfrusagUe
del
povron Balon
la
,
il
tacon,
erano
come
il
ritmo
obbligato
cantato
sulla
fria
(chitarra)
con
una
lirica
voce
134
che aveva avuto tanta grazia in Alami e tanta forza in Calvo e in Rosa e tanta arguzia e vigore di satira
in
BrofFerio.
Nino Costa
L,
drita
arriv
s'I'uss,
come am
Dop, per
ciameisa,
la
a mi,
s'a
peul fidesse.
veuja ch'a
l'
ij
gi 'd bogesse
primi pass,
me
brasa.
Ma
quand
ch'a
mama
as tira su gloriosa
t'I'ass vistme.
come
a d
i
mi,
lon che
son bon a f?
Me
che
ij
bel
it
tesor,
me
nen casch
L,
ritta
{Trad.
CAMMINA
imbarazzato,
sull'uscio,
con
non osa ancora d'incammiun aspetto mi osserva con i suoi ditini nel nasino, come narsi e Dopo, per la smami domandasse se pu fidarsi.
prende l'avvo e tenta primi passi, e poi cammina senza potersi fermare e cade, tremando, nelle mie braccia. Ma allorch al
nia
che ha
di
muoversi
si
madre
venga
per
l'ora
cattiva,
Tesoro mio non troverai pi. mie due braccia che non ti lafare?
scieranno
cadere).
135
voce simile nella poesia vernacola piemontese eccettui quella veneta in nessuna altra poesia dialettale) non si era ancora udita, naturale quindi
(e se
si
Una
In un primo tempo anch'io era del parer di molti che attendevano prima di giudicare Nino Costa come poeta vernacolo. E questa mia incertezza a classificarlo, io ghe la dicevo con la cordiale franchezza che presiedette sempre ai nostri rapporti d'amicizia.
Tu ma non
fai
della
poesia,
senza
dubbio,
in
dialetto
Naturalmente, per carit, niente soffitte, cenci del Balon o bagna caoda . E lui mi diceva: con la sua voce che non era quella di un dicitore, ma quella di un poeta Ma sent,
:
della
poesia caratteristica.
me
car,
ma
sent
It veddo gi come it saras ancora bela d'anima e 'd corp, fin-na ma forta,
con
j'euj
duvert e
fier
contra l'avn;
chiss che
le
l'abio
i
da canteje ancora
cantava a
ti
nine-nane che
io
Naturalmente
sia
mi arrendevo,
come mi arrendo
ora pi di quei tempi alla bont intrinseca della poesenz'aggettivi o qualificazioni, e convenivo con lui che era un poeta sul serio che cantava in dialetto perch sapeva e poteva esprimere meglio quel che dentro gli dittava .
Ma se le critiche s'infittivano consensi non mancavano e venivano sempre maggiori e pi evidenti, confini del Piemonte e si affermavano; superavano
i
136
del resto la sua arte si affinava e si sveltiva forma sempre pi aggraziata e aristocratica:
in
una
Sia sima
sutila,
pi
aota
tajenta
parei
d'una lama
fiama.
s'anvisca na
L' l'alba
ca
sponta.
Legera,
legera
sia
punta
d'na rama
na rondola a biata.
Giojosa lusenta
sia
reusa
fioria
l'avija.
ciausiona
Lontan...
sle nebie,
l'
trasparenta
la
lun-na
quasi svania.
me
cit
as
desvija.
strofe,
di
queste
dell'altre
della
riuscir a rendere la e armoniosa di uno stile poetico agilissimo e musicalissimo, che fa dello strumento in cui il poeta si esprime, duro ed articolato, un qualcosa di freschissimo, docile ad una armonia che soltanto la
musicalit
scioltezza
sinuosit
francese,
della
lingua
italiana,
di
quella
greca
sembrerebbero
poter
rendere.
137
as na cala.
Tra
ij
d'antorn a
le
cune.
Le
steile
un
po' raire
Tra
fior
cit
me
l'
a s'afana;
l'ora
intraducibile,
na espressione
di poesia!
Dopo
questo primo
si
volume
di
canti
Nino Costa
critica.
meritava
lui
vivo,
il
senza temi
e
di
contrasti,
come l'esponente
del
chiaro
pi
alto
Piemonte, anche
da noi, per quel nostro caratteraccio che ci fa gens subalpina inimica suis si stentava parecchio a riconoscerne la superiorit e la genuinit. Di questo il Poeta di Mamina non s'inquietava punto. Come ogni artista vero continuava il suo lavoro poco curante delle chiacchiere a basso livello: attento invece a quei suggerimenti e a quelle critiche che potevano risultare per lui costruttive. Rammento quanto amasse e cercasse il giudizio di due miei maestri unise
versitari,
il
Bartoli
la
glottologo
insigne
vigile
il
FarinelH;
del
primo amava
compagnia,
e discreto
da-
138
vanti
alla
rumorosa espansivit
di
lui
sopratutto
per
sapendo
quale e quanta competenza egli avesse, autore come era, fra l'altro, dell'Atlante Glottologico del Piemonte,
in
Ma
le
critiche
scalfi-
superficiali,
giornalistiche,
non
vano l'intelligenza e l'anima del nostro poeta con l'amarezza di un qualche rancore. Sei anni dopo il primo volume ecco il secondo:
BRASSA BOSCH.
Na
fior
ch'a s-cioda,
un
facia drola
na steila o na furmia, s'aij fioriss drinta mi quaich'armonia son pi giojos che un cit seurt da scola.
Peni
s'i
a goard
treuvo ant
el
mond
an cheur na
mi son pa
i
Tom che
as buta a f d'iamente,
prego mach che ant ij maleur dia vita fin che Nossgnor am ciama, sta mia richessa che a le faita d'niente .
as perda mai,
{Trad.
si
LA MIA RICCHEZZA
rida
vola,
schiuda,
un bel pensiero che ha trovato la sua parola bastano ad accontentare l'anima mia. E quando m.i fermo con la faccia stupita a guardare il cielo, una stella o una formica, se dencanticchia,
Un un'acqua
fiore
che che
139
me fanno fiorire qualche armonia, sono pi felice che un bimbo quando esce di scuola Poi se trovo nel mondo qualche lingua cattiva se troppo spesso sento una ftta in cuore, non sono l'uomo che si perda in lamentele; prego soltanto che nelle sventure della vita non si perda mai, fino a che il Signore non mi chiami a s, questa mia ricchezza che non fatta
tro
di niente).
Come
letti,
diasi
trovano spesso poeti che vadano in profondit nell'ispirazione come il Nostro. Ce ne sono di quelli che l'agguagliano nella caratteristica particolare del folklore, altri che lo superano nella punta arguta e nella
monelleria sbarazzina,
del-
la
come
il
Pascarella,
ma
chi
mai disceso nell'intimo del suo sentimento per renderlo cos vivo ed evidente? Neanche il Barbarani che pure ha delle intimit poetiche come pochi. Poi eccolo salire con dei colpi d'ala addirittura magistrali
:
disperse an
d'fioca,
serca
montagne bambasine
mentre
i
frange d'or,
tapiss
d'pisset,
ed
fior,
m'ancanto e l'anima legera se slansa ant l'aria, an su sempre pi an su... me smia che torna brav come che 'i j'era che treuva ancora el cheur che i l'hai perdii
i
HO
rivr l'ora di
lon che
l'hai
granda fait ed
le
l'ultima
bel;
nivole
ciel .
{Trad.
LE
di
vole lontane,
greggi
montagne
NUVOLE
fiori;
cerca
mentre m'incantate e l'ain su sempre pii di tornare buono come io ero e che io Quando .... ritrovi il cuore che avevo perduto e mi domandegiunger l'ora pii alta, l'ultima ranno che cosa ho fatto di bello, risponder che ho cieli). guardate le nuvole, le nuvole che attraversano
si
slancia
nell'aria,
Ormai
la
Portela an su, pi an
Camp an
sei
na volta tant
debolesse e j'onte.
la
ment ancora
quasi ancant
mentre s'arciapo ij bast e le cavesse met d'nostr cheur a l' resta la 's zora.
sulle
Portatela pu, su che pi arse dal sole nostra malinconia... schiaffeggia e grida una vento che Buttate onte. E quando debolezze e volta tanto
{Trad. punte
al
in
su,
in
si
la
ci
le
le
si
le
torna con la mente ancora, quasi incantati in quelsuperbe altezze, allorch si riprendono il basto e
cavezza,
la
lass).
HI
Nel '29 Costa tenta il teatro con Testa d'Fer , una ricostruzione in piemontese delle vicende di Emanuele
Filiberto, il Restauratore e per qualche tempo egli preso dal teatro vernacolo al quale da: Tera Monftina., Le Doe Cloche, La Dota d'Mara e in collaborazione con Onorato Castellino, un gustoso e delicato rondel drammatico, intercalato di mu Rondolina Personra . Altre siche leggiadrissime composizioni drammatiche restarono inedite: Coi ch'a Torno, amari Perdon e Martin e Martinetta.
:
Ma
la lirica
:
lo riprese
bentosto ed ecco
Ftuta Mei-
Dzora
del
mond,
pi su
rOm
ma
che a
la scota a
prega e a s'arcomanda
la cioca aj
andoma
E
a
a bsogna andessne...
tuti
i]
Un
el
branch, ciam
Quand
col ch'a
che
la
nen fermesse.
a s'ancamina ma d'antorn a sent mentre pian pian tuti ij pens as destisso creature sue che a sangiutisso: le Mach pi n'ora Nossgnor, mach pi un moment...
ma come un
L'Angel dia
l'angel dia
mort da para
l'uss,
aspeta...
la
nostri a
n'abandona
142
(Trad.
si
LA
CAMPANA GRANDE
in
Al
di
su
di
L'uomo spande il suono di una grande campana raccomanda, ma la campana che l'ascolta prega e si E bisogna andarrisponde: E' l'ora, andiamo.
sene...
il
Si ha un bel attaccarsi a
tutti
rami, invocare
respiro
d'un'ora;
quando
la
campana ha suonato
che deve partire non pu pi fermarsi. mentre si spenma sente intorno a s le sue creature gono piano piano tutti i pensieri che singhiozzano. Un'ora sola. Signore, soltanto un momento. Ma come un lungo richiamo che mai
lass
quegli
si
avvia
si
acqueta,
lass
in
si
cielo
la
Di tanto in tanto morte attende dietro l'uscio. suona la gran campana e qualcuno dei nostri ci abbandona).
Man mano
la
che
il
poeta realizza
affetti,
il
suo
mondo
lirica
si
del-
allora
il
re
e tanto conosciuto
il
scorribande sue,
le
il
Mon-
ferrato,
in
Canavese,
di
Langhe,
risaie
lo
ispirano
canti
pieni
nostalgia e di amore.
Aria
aria
fina
polida
it
che
e la
d montagna, aria legera del me bel Monfr, l'ass an ti l'odor dia Primavera
dij
fragransa
maseng
l'aria
taj
torestera
sita,
*d
143
ch'aj
It
it
it
beivo fresca per le neuit serene, sento cotia e tebbia al dop mesd,
i
spero tut da
e,
ti
sangh a
contra
ij
le
vene,
destin.
fine
ripos al cheur
la
despias,
'1
foTsa
d'
vive e d'acet
ARIA DI CAMPAGNA Aria montagna, aria leggera aria pulita del mio bel l'odore della primavera Monferrato che hai fragranza del maggengo tagliato Io giungo
{Trad.
di in
te
la
adesso
della
colma di polvere, di fumo sono come una bestia prigioniera che abbia finalmente la sua Hbert. Ti respiro sottile alla mattina, ti bevo fresca durante le notti serene, ti sento fine e tepida al pomeriggio e spero tutto da te sangue nelle vene, riposo al cuore e, contro dolori, la forza di vivere ed accettare il destino).
dall'aria
forestiera,
grande
citt,
tipi
costumi
appaiono allora
di lui
un'icastica
potenza che fa
un
cesellatore e nel
(La madia)
la
E' il sigillo della casa colonica, il ceppo sul quale generazione dei contadini si costruita la dura vita. Ma oggi diventata una cosa inutile perch
144
lo
Ades el pan ch'a serv per la famija compro bele fait dal panate;
i
peccato perch
pi
triste
sorte se
non gustano
O
to
i)
pan
it
fait
che
j'ere
crocant e savori
mai
pi.
Ma
in
se
amano
il
casa,
salato
saporitissimo,
quello
che
da mangiare col il buon salame di famiglia, e grandolo con il vinetto delle colline o la Freisa
zante
Mare Granda
di
ne ed all'amore
pi
tutti
membri
della casata:
Mare granda
de stanta carlev, ma le redne dia cassina l'ha pa ancor lassaje and; T ancor chila ca comanda;
Mare Granda
(
Trad.
schiena
La Nonna
di
le
pi
settanta carnevali
Mare granda ha ma le
sulla
redini
della cascina
no
non
lei
ha ancora
lasciate cader di
E' ancora
la
che comanda
ma-
Mare Granda).
vecchia
e
comanda
c'
nel
fienile,
nell'aia,
nella
cucina,
contrattare
la
barbera ,
baffi
non
di
nuora o
figliuolo
con tanto di
che osi
contraddirla.
IO.
145
Bianca,
drita,
secca,
ardia
ma
Mare
granda.
to
(Trad. Bianca, dritta, secca, ardita, con il menad uncino e magari assai rugosa, ma ha un par e non vuole esser messa in un d'occhi da faina
canto.
Mare
e
Granda).
noiosa
pronta a dar sulla voce un po' a tutta suocera e madre poco comoda, ma...
...a
famiglia...
la
quand
l'ha
La sera nella sua stanza, quando pre( Trad. ga in ginocchio, tutta quanta la figliuolanza ha il suo posto nelle orazioni, uno dopo l'altro li raccomanda Mare Granda ).
Con
to
di
La Topia
montesit
capolavori
YErca
del
dal pun-
vista
:
colore
nostrana tre
quand che as
146
con
le
la
bonora
file
tajarin.
Varie marende ad dop disn dia festa, tra le partie d'ij amis o d'ij parent, alegria da paisan rustica, onesta con le facie serene e ij cheur content .
Quante tavolate che ancora ricorda ( Ttad. quando si trebbiava o svinava, con la tavola pronta di buon mattino e le file delle bottiglie e i tacchini e le tagliatelle. Quante merende nei pomeriggi festivi, tra le partite degh amici e dei parenti, allegria
dei
contadini,
rustica,
).
onesta con
volti
sereni
ed
il
cuore contento
in
Naturalmente la poesia finisce in un rimpianto ed una garbata ma pungente ironia proprio di Costa:
na
La
andaita a f d'sarmenta,
un garage
La gente moderna raccoglie come si preuna vita senza pause e senza pace. La vite recisa and a far legna da ardere e al posto del pergolato hanno costruito un garage).
(
Trad.
senta
con l'ncherna (la ruga) e con El Cotolengo e La Consola so" no le tipiche poesie piemontesi di Nino Costa, quelle che vanno per le antologie e nelle scuole, che segnano con un punto fermo la sua importanza nella
Queste
tre
poesie,
Don Bosch
storia
letteraria
al
capitolo
.
Poesia
vernacola
e al
paragrafo Piemonte
147
Ma
forti
se
sono
il
le
liriche
pi
rappresentative
p'
nel senso
della
icastica, in altre
ba Nostrana
tocca
lirismo
espressivo
ri-
levati e salienti.
Ascoltate
per
tutte
questa
Fnestra anlumin
come
n'euj
j'
lagii,
na fnestra anlumin.
Chi ch'a sar col 'anima che vija mentre tuta la gent a l' cogi.
Forse un povr 'ovri caria d'famia, mama al let d'una masn... Saralo un ciiar d'amor o d'agonia? Quaidun che a nass, quaidun che a meur? Chiss!
forse na
Fnestra lontana, fnestra luminosa che it vive an mess al'oinbra che at ambrassa
la
toa
vita
profonda e misteriosa,
i
penso a testa bassa mentre cheit goardo... e de dsora a mi per l'aria silensiosa destin che a passa . i sento l'ala del
(Trad.
come un occhio
ros-
i
;
so che spia c' laggi una finestruccia illuminata... Chi sar mai quell'anima che veglia mentre tutta la gente coricata?
Forse un povero operaio onusto di famiglia, forse una mamma al letto d'un bambino? Sar una luce d'amore o d'agonia? Qualcuno che finestra lonnasce? Qualcuno che muore? Chiss?
finestra
ti
tana,
bra che
mentre
ti
che vivi in mezzo all'om- i luminosa abbraccia la tua vita profonda e misteriosa, guardo io penso a testa bassa, sopra di me^'
148
nell'aria
silenziosa...
sento
l'ala
del
destino
che
passa).
al lo
cuore.
incontrai
suo volto portava segni del martirio interiore. La sua spontanea gaiezza, il suo senso umoristico e quella buona sopportazione di tutto e di tutti che ce lo rendeva cos simnei
separ
i
per
sempre.
Il
patico,
cos caro
linconia
profonda.
fin mal, mal, motobin mia rassegnata serenit diceva: Gi, pro rason dc ti... ma ti it l'ass nsune ma(Gi anche tu hai ragione... Ma tu non hai
mal
it
Ed
alla
l'ass
.
sn
figli).
Il
la
finire
guerra.
suo
C' un sonetto che mostra tutta l'accoratezza del cuore profondamente umano, sensibile e buono;
:
s'intitola
La Goera
na
davanti
e
J'era
mama
al feu,
dia gioia
la
seira silensiosa e
mola
erbo
l'avio,
d'antorn
la
la cassina,
col'aria
come quand
Na smana
mach
pi
le
dop a
post a j'era
149
tut el rest
fracassa...
ij
fin...
la
goera!
Fognand ant
C'era una mamma che La guerra {Trad. davanti al fuoco, contro i riflespreparava la cena e in piedi vicino alla tavola, una si della fiammata bambina che ricopiava il suo dovere di scuola. gli alberi aveFuori nella sera molle e silenziosa vano attorno alla cascina quell'aspetto profondo e
strano
quattro
finito,
la
pioggia
si
avvicina.
Una
soltanto
Tutto il resto distrutto, Rimestando negli avanzi due o tre soldati hanno trovata una cartella di scolara e un povero quaderno stropicciato per terra).
guerra!
minea
Nella grande tragedia s'innest improvvisa e fulla sua. Il fgho ucciso nella guerra fratricida; Nino Costa non si rialz pi. Pure ebbe la forza di
una poesia di perdono e di fraternit che dovrebbe essere intesa e compresa da tutti:
scrivere
Veuj che
in
poso un bochet
ch'a l'han
sle
tombe sante
pera,
sk provre tombe
sle
mach na
distante.
fosse sensa
d'ij
nom, sperse,
nstri...
Nen mach
Oh
ansima a
la sporcissia
la gent che ass vend, che a compra e ch'ambarona, bsogna quaidun che ass drissa e ch'a perdona per na piet pi granda dia giustissia,
el
cheur
150
che an
tuti
ij
a piora per so
j'
i
l'Italia
con tute
le
soe colpe e
so maleur...
E
l'
una parola, un consei, n'avertiment... sai pa... un sospir surt dal gran misteri...
ch'a sia stavolta per
i
giovo e
vej
Voglio che deponiamo Crisantemi {Trad. un mazzo sulle tombe sante che hanno una croce, un segno, una bandiera, sulle povere tombe che altro non hanno se non una povera pietra, sulle fosse senza nome, sperdute e distanti e non soltanto quelle
dei nostri...
te
Oh
al
di
che si vende, che si compra e che accumula, bisogna bene che qualcuno si drizzi in piedi e perdoni, per una piet superiore alla giustizia. Bisogna scolpirlo e radicarlo in cuore che in tutti posti dove una madre pallida piange per suo figlio, ivi l'Italia
con tutte
dalla
le
sue colpe e
del
le
sue sciagure.
strada
cimitero
della gente, una parola, un consiglio, un'avvertenza, non so un sospiro uscito dal grande mistero, sia questa volta per giovani e per vecchi, una parola d'amore umana e onesta, che ci aiuti a vincere quest'uli i
tima
tempesta
che c'insegni a
diventare di
nuovo
fratelli).
fu
udita
da una povera
Italia
151
immiserita
alti
nelle
lotte
di
magnanimi
e delle
suo
nome
mondo anche
Ma
che
il
grande cuore
l'abbia
un poeta a noi
questo
e
particolaralto
mente caro
fraterno,
sta
formulato
augurio
la
a dimostrarne l'elevatezza e
quell'intelletto
luce che
promanava da
per
la
da
quell'anima
la
nata
bilitata
poesia diventa
emanazione
bellezza divina.
152
IL
POETA DELLE
SARTOIRETTE
Ricordo: una sera di dicembre del 1913. Nello stanzone di redazione della Gazzetta di Torino in via Pio quello stanzone lo descriver un gioreravamo rimasti in due: il no, ne vale la pena
compianto collega Carlo Borio, intento a stillare, per l'ingordo pubblico popolare che leggeva di preferenza la Gazzetta , la sua ennesima puntata di un romanzo russo... dovuta alla penna d'un... Cas'miro Orloschi qualunque, ed io, occupato a redigere la relazione di qualche assemblea di panettieri, o di qualche comizio di cui avevo l'obbligatoriet e triste specialit.
groom
(allora
conoscevano soltanto quelh della pretura e della conciliatura) un omino entr garbato e gentile che rivolto a Borio prese a dirgli sorrii
giornali di uscieri...
Oh
un
l'ha
quanta
fioca
che a
j'
campagna
e la
sita...
Il
collega,
te
scartoffie e
mano
Oh
153
me
car Fascio
poi rivoltosi a
.
me:
It
presento
el
Orbene ecco
che,
dopo molti anni, Oreste Fasolo un bel libro che la S.E.L.P. gli ha
il
figlio
con
inteUigente
discernimento.
in vita
dunque (in una veste editoriale che, fornon avrebbe mai immaginato di avere per
i suoi libri) il Poeta che la sartina torinese genere ormai tramontato per sempre cant con versi facili, arguti, canori, simpatici, in una canzone tutta brio, spirito, scioltezza d'immagini e di ritmi. Chi la ricorda?
Dei giovanissimi pochi; ma dei giovani che frequentarono l'Universit ed balh tra studenti e sartine,
i
poi, tutti:
Na
vestina
d'percalina
na facina
birichina
Nella schiera dei poeti piemontesi, tra i molti mesenza parlar di diocri ed i pochi veramente bravi come furono l'Alami, V'Padre Jsler, Calvo ecc. riglio, il Gastaldi, il Solferini e come sono Costa, e
solo
Paggio Fernando tra i viventi certamente Oreste Fatiene un posto onorevolissimo. Egh scrive semcome nota molto bene Furio Fasolo pre ispirato da un senso di umanit tutto animato di intensa simpatia per gli umili ed verissimo che a questa sostanza di cui permeata l'Arte del Poeta di Un elession a San Patriss bisogna aggiungere il bona-
154
umorismo, che non trascende mai in ironia e la capacit di vedere con occhi nuovi natura . Pi che nuovi, suoi .
rio
in
la
sarcasmo, e
sue poesie, in prepur nelle note malinconiche, mai desolate e desolanti, si respira un'atmosfera che non comune alla lirica vernacola nostra. Una atmosfera di serenit raccolta e buona; e non
Sopratutto,
leggere
queste
e,
valenza gaie,
facili,
argute,
gi
quella
tetra
plumbea
di
disperazione
dal
di
tra-
sembrano
seredati
e
non
dal
sapersi
sollevare
mondo
dei
di-
cumulo del ciarpame nel quale hanno trovato l'unica loro originalit... discutibile molto. Per questo contrasto mi piace sopratutto il Fasolo; come mi piacciono la elegante compostezza di Paggio Fernando e la tenerezza, l'estremo buon gusto e la finezza di Nino Costa. Il Fasolo ha fatto dell'Arte non uno scopo dilettantistico, un otium d'impiegato che
dedichi
qualche
decina
di
minuti
alla
faciloneria
di
Nemico, ed a ragione, del dilettantismo, si invece avvicinato all'Arte con la devozione profonda, il cappello in mano ed il cuore entusiasta, d'un sereno amatore della Bellezza.
schizzar versi sulla carta.
N volle di proposito strafare. Assumere pose di vate in prolisse chiome o di rigeneratore della poesia piemontese. I nomi di BrofiFerio, di Calvo, di Rosa, di
Porta non come per
te
la bocca ad ogni pie sospinto, modernissimi accade. Egli solamenquello che e quello che vuole essere. Bada a non
gli
ricolman
altri
imitar nessuno,
non
il
invidia la glo-
od
il
successo degli
il
altri,
anzi
si
plaudire ed
primissimo che
155
E sempre, fino al55 anni, una forza di lavoro ed una coscienza scrupolosa da additare ad esempio.
un
artista
l'ultimo
Questi meriti di bont, di galantomismo son tanto grandi quanto quello dell'intelligenza; perch una
vecchia verit non mai abbastanza ripetuta che se
facile
usare
il
talento
molto
pi
difficile
usare
il
sentimento,
pii
quando si una cosa e l'altra si come per Oreste Fasolo accaduto, di venire ricordati con simpatia, con bont ed onore. Come la S.E.L.P. ha fatto, in mezzo al plauso di tutti
che
l'esser
ha
il
diritto,
noi che meriti di questa casa editrice, nobilissima, seguiamo con tanta amichevole simpatia.
i
poi ritorna
e che
,
un mondo
ora, sepolto.
in
cui
vedemmo
le
ultime
Ultime faville che hanno per illuminata l'adolescenza e la prima giovinezza di tutti noi che stiamo tra i cinquanta e i sessanta anni. Brigate gaie di sartinette acconciate graziosamente con pochi soldi di percallina e di tulle, modistine che giravano con scatoloni enormi per la quieta citt tutta assorta in un beato sonno d'agi e di quiete economica; merende in collina con Piera, con Gina, con piccoh drammi di abbandoni diGhitin, o Lussiota sperati... per tre giorni, qualche dramma vero e qualche morte prematura, un'allegria un poco romantica e la naturale prevdenza di donnettine cui bastavano bafaville,
:
ci
e canzoni,
bicicletta
una
gita in barca
una
bottiglia)
cine alla
films...
ma
anche meno.
156
Figure femminili
e maschili
scomparse.
noi,
Non
ne
fa-
remo
il
lacrimoso elogio.
Anche
solo, non siamo dei piagnoni che lamentano il passato con debite riad ogni pie sospinto. La vita presente
serve
in
pur
bello...
complesso migliore... Ma quel mondo era anche perch quel mondo per moltissimi si
chiamava
gioventi .
Oreste Fasolo ne stato, con qualche altro, il sereno poeta; lode dunque a chi lo riporta in mezzo a noi in un libro che incontrer, che deve incontrare.
ivi
All'opera
il
avrebbe potuto nuocere senz'algiudizio e del lavoro. Invece niente di tutto questo (grazie alla probit e all'intelligenza di Colui che vi si accinse con illuminato amore) accaduto.
all'obbiettivit
di
essere cio
del
Furio Fasolo scrive nella prefazione al volume Il figlio che parla del Caresse e Sgrafgnon proprio padre scrittore tende naturalmente a scambiare impressioni soggettive per realt oggettive. Sar
immune da
reste
tale tendenza. Trattegger la figura di OFasolo valendomi dei suoi scritti, citando quanto pi mi sar possibile. Mi varr pure di impressioni e di giudizi suoi, espressioni durante conversazioni il cui ricordo ben vivo nella mia memoria in par:
ticolar
modo
le
do
lava non
aveva oltrepassato l'adolescenza, ed egli mi parcome un padre al figlio, ma come un framaggiore ad un fratello minore, come un amico tello ad un amico. Ma muovendomi in questo mondo che
io
ai
157
il sopravvento. Dir di Oreste Fascio scrittore che necessario per la piena valutazione della sua opera letteraria. Mi rendo conto che quanto pi misurata ed oggettiva riuscir la natia trattazione, tan-
dere
ci
to
pili
evidente risulter
eccellenti
la
personalit dell'Artista
che,
Promesse
ma
pi delle volte
la
non
si
lasciato
smuovere da
che incontrerebbe, prima di tutti, la piena approvazione di quell'onesto e simpatico galantuomo che era suo padre: il suo fratello maggiore, il migliore amico dei suoi figli. E lode ampia senza riserve ghe ne va data, estensibile al modo con cui procedette nella scelta di poesie argute e briose, sottilmente malinconiche e maliosamente nostalgiche, rivelatrice di una bella tempra d'artista senza dubbio ma anche di un gran bel cuore.
una linea
dritta
lineare
? Poeta di un caro e Di cose buone e gentili che si ricordano con una punta di sottile tenerezza... S, e cantiamo ancora sempre ricordandovi o Ghite, o Piere, o Gine, o Pinete, o Lussiote:
Poeta
delle
Sartoirette
fu?...
vivido
mondo che
L'hai pa trop
Ma
sust... s!
Signor
lon
l'
giust
fa
pa pec.
158
AUGUSTO FRANZO]
L'ESPLORATORE SOLITARIO
primi
atti
della vita di
Augusto Franzoj,
gli
pronoil
Dopo
'66
compagni che eran con lui nell'esercito pensavano che la fine del pazzo Barsanti sarebbe toccata pure al piemontese mazziniano insofferente e ribelle. Ma come i professori di Woolwich-Cassandre miopi e incartapccoriti avevano pronosticato la forca per il fondatore
dell'imperialismo
Gordon,
nulla
cos
pavidi
dell'intrepida
anima
di
di
pioniere che
ribolliva
in
quelle tempre
talvolta
forti,
indomabiche
occu-
piene
di
energia
le
d'improntitudine,
le
non soddisfano
cre in genere,
faccenduole e
minuziose
come
ta o cinquant'anni
tentennamento un audace, in ore di morta gora un torrente impetuoso gonfio di acque gagliarde e di gorghi travolgenti. Dotato di un temperamento saturo di vitalit non poteva adattarsi a battere la strada di tutti gli altri, n lasciarsi trascinare dall'onda amorfa del numero.
ni
di
159
la
Vivente protesta di una concezione energetica delgenerosa nel pensiero e nell'azione contro un molle riflusso di esistenza pigra, in pensieri, in opevita,
re,
in volont,
ebbe
il
cursore
le
poeta
vedeva,
marcia
italiana
verso
conquiste
al
potenza
cate
di
le
erano
di
sacrifi-
esistenze
di
di
Cecchi,
di
Federico Piano,
Ugo
Ferrandi,
Giacomo
Bove,
Giovanni
Chiarini.
si
ai
ma anche con
generazioni
alle
il
richiamare
e
mente
delle
giovani
fatiche
sacrifici
dei
precursori.
E non
l'inizio
della nostra
fastidiosi
espansione africana
che comandano vita e coscienze degli italiani d'oggi che devono a tutti costi diventare europei dimenticando a favore degli
altri
la
propria nazionalit)
fin
si
deve
all'iniziativa di privati e
che
dal 1851
il
Mas-
saia penetrava
i
da solo nei paesi dei Sodo-Galla e che risalgono ad epoca anteriore alla noRoma. Se si rammentano le ripetute stra entrata in delusioni dovute in gran parte alla rivalit delle naprimi tentativi
zioni concorrenti, alla scarsa iniziativa e all'insufficien-
za
diplomatica
di
ai
molti
d
uomini
pervenuti
al
impreparase
si
tissimi
le
come
nostri
potere;
rieillu-
vocano
ma sempre
160
ORESTE FASOLO
ARTURO FOA
di generosi episodi di eroismo, appare evidente l'opportunit di riesumare avvenimenti e uomini ignorati o misconosciuti delle nostre spedizioni afri-
minate
cane.
eroi solitari
Del resto certi nomi di esploratori, di soldati, di sono stati la fiamma nel grigiore della nostra giovinezza, la fiamma che ci ha illuminata l'anima con baleni del passato. In questi giorni, in cui segno di amor di pai
tria
predicare tutte le rinuncie e mortificare tutte le grandezze, e che per una ridotta Europa federata ceritahani sogghignano dell'Italia,
ti
torcono
il
naso
alla
ardimento per
duti
come
,
sono nei
giochetti
sexy
o nei pro-
meno
acquistarsi
i
una
vesi
spa
tempo uomini
quali
sono votati
disperate imprese
con un senso
da laboratorio,
ma
che sono
stati
umana
realizzazione di
un grande
ideale.
il
Uno
lese
di questi
vercel-
Augusto Franzoj.
grandi
italiani
lo
Due
Il
spronarono all'azione:
Ce-
primo assunse su
di s
il
carico di presiedere
il
tut-
161
condo
corata
ma con
quell'ac-
nostalgia
di
tempi
altri
migliori
che finiva
come
di patriota e di poeta.
Carducci al Nostro: Caro Franzo), il tuo libro mi ha raggiunto e per esser terminato di leggere mi seguir nella Carnia per
notte.
ma
la
un sollievo. Noi scribacchiatori di mestiere, razza vile, non avendo nulla di vero, di buono, di grande da dire sola ragione per me di scrivere un libro gonfiamo le parole, abbiamo trovato la grande formula dell'* ARTE PURA . Chi ha, come te, da raccontare fatti veri e nuovi
lettura del tuo libro
lievo
o mirabili basta che li racconti con intenzione o rid'uomo onesto e di osservatore sperimentato e fa
libro che si legge da capo a fondo con allettamento, con piacere, con vantaggio grande. La forma vien da s ad una materia ben compresa e ben maneggiata. Molte cose vorrei e potrei augurarmi dal tuo ingegno e dal tuo cuore ma purtroppo l'Italia ha cos poca fortuna e, se non paio superbo, cos poco senno che io non mi rallegro quando alcuno dei suoi animosi
figli,
i
un
pochi che
gli
non
comune.
Il
Addio
di cuore .
qualcosa di non
Incuria
dizione africana di
mo
desiderio.
uomini,
freddezza di goveril
ni, vilt di
finanziatori che
non avevano
coraggio di
162
arrischiare
un soldo che non fosse ben garantito daled utiliario, tutta una
di vilt,
di
d'inciampi,
il
no che
sogno del grande e solitario e generoso viaggiatore diventasse una realt dalla quale sarebbe derivata all'Italia una gloria sicura e... a buon mercato. Del resto ad un altro esploratore torinese morto una trentina d'anni fa in povert assoluta nella citt natale, il Bandi di Vesme, ufficiale che, in licenza ordinaria e a spese proprie aveva percorso 400 Km nell'interno della Somalia portando al Governo la domanda di protettorato di venti capi somali, non accadde di sentirsi rispondere da un quasi usciere del marchese di Rudiny che di colonie l'Italia ne aveva pi del bisogno. Risposta degna dei governanti d'oggi.
Augusto Franzo)
nel
nato a S.
Germano Vercellese
uno sco-
1849.
Comp
Non appena
gli
gna del
animosi.
Malcontento della vita militare, deluso nelle spenegh ideah, il Franzoj, irritato, si diede ai repubblicani sperando salute alla patria dall'ideologia mazziniana e, abbracciata la nuova fede con quell'ardore che lo contraddistinse sempre in tutte le vie che prese a battere, si abbandon ad un'accesa
ranze, dis'ngannato
163
propaganda
nelle
file
dell'esercito!
Ma
l'insurrezione
Mazzini egli propugnava in un con molti altri sottufficiali, fin con i moti disgraziati ed inconsulti di Pavia, con l'arresto di alcune diecine di sottufficiali e con la fucilazione del caporalmagmilitare che, nel
di
nome
giore Barsanti.
seguirono
poi
il
moto,
in
assolto
istruttoria
grado,
degradato e venne mandato all'S"^ Compagnia di disciplina al Forte di Fenestrelle. Tralascio di accennare alle altre venture di Franzoj, alla sua fuga dal forte allorch sent la notizia della Comune
non
fu
di
Parigi,
alla
prigionia
nella
fortezza
di
Lido
che
Venne
licenziato
dall'esercito
in
cui
era un elemento
dipendente che indisciplinato. E poi un'altra doveva essere la milizia del giornahsta battagliero, del viaggiatore intrepido.
Svestita
e
si
la al
divisa
il
Franzoj
la
si
stabil
Torino
dedic
l'esercito
giornalismo
a giornali radicali.
Ma
do
pa.
La sua vera
di
Gilga e di Gondar o nei cupi burroni che vanno da Galabat a Vohini, e di questi ne sent la per-
nura
duta
nostalgia
fino
alla
fine.
Nel
giornahsmo
sop-
port polemiche e condanne per reati di stampa e dii duello che troppo audacemente, troppo frequentemente
lo infastid
ben pree
sto.
Svizzera,
desiderio,
Francia,
l'anelito
Belgio
di
Spa-
gna poi
l'afferr
qualche im-j
164
presa
superiore
il
audace
in
cui
ci
fosse
da sfidare
il
tutto per
tutto.
L'Africa
gli tese le
braccia misteriose.
gli bast essere il padrino di Rochefort in un duelche ebbe con Paul di Cassagnac. Miserie quelle in confronto al grande duello che voleva avere con il proprio destino senz'altri padrini che Dio e il suo cuore.
Non
lo
Cuore che sapeva coltivare gli affetti amava le fanciullezze bionde e garrule
lui
il
gentili,
che
la
diventare,
ribelle
indomito,
gli
il
duellatore
avversari,
che ignorava
paura e terrorizzava
tutti
i
un cuore
docile a
capricci
veva
,
un amico di Ginevra Franzo; un tipo riuscitissimo della razza tenace e perseverante del Piemonte che fornisce all'Itadi lui
i
lia
suoi
migliori
vi
soldati,
lui
all'Europa
di
ratori;
ma
in
un temperamento
ferro
.
un cuore
d'oro,
lo
un'anima
conobbi
Allorch
Ginevra
aveva
ventitr
anni.
Un
bel
con
gli
questa
presentazione:
strinsi
Eccomi,
del
sono
Augusto Franzo)!
l'abbraccio
Lo
fra
le
dell'amico,
del
fratello,
:
Non
il
toccar-
effettivamente
suo cor-
po era coperto di ferite buscate in un duello, per cui aveva dovuto espatriare, ed appariva bendato come quello di una mummia. Ma Egli non si era ancora rimesso che, insalutato ospite disparve. Dove poteva
essersi cacciato?
li
Pochi giorni
di
italiani
che
egli
aveva rivarcato
tersi
con uno
L'Ae
frica
indirizzo
alle
questa
natura
esuberante
d'energia,
ribelle
necessit
165
alle
desiderosa
di
spazio e di luce.
civile
ed schiava
cetti
di
mille
lacciuoli
e di
mille tur-
bolenti
degli
spiriti
irrequieti
apparenze un curioso sistema di mezze bugie e d'ingegnose vilt. Tale fu un giorno il generale Gordon che divenne in seguito una delle pii schiette glorie della moderna Inghilterra, tale fra noi apparve nella sua vita vagabonda e tempestosa di soldato e di scrittore Aue
pi
gusto Franzo).
L'Africa ha deciso ad un tratto della loro via. L'Africa ha chiamato sempre a s i coraggiosi ed i forti offrendo loro in mezzo ai pericoli che sono le
volutt degli audaci e le difficolt, che sono le prove
maggiori della costanza, un campo perennemente rinnovantesi e sterminato di lotte magnifiche e feconde.
Nei primi giorni del 1882, a trentatr anni, Augusto Franzoj con pochi soldi in tasca faceva vela, proprio su di un veliero, per la terra dei Faraoni. Nel Marzo di quell'anno egli era al Cairo donde mandava
ai
e considerazioni ol-
tremodo pittoresche sull'Egitto e sugli Egiziani. Ma ferma poco. Nel Maggio egli sbarca a Massaua. si
Sentite
come descrive
quella
Massaua
d'allora:
166
so.
Massaua
di
il
pi
sgradito
porto
il
del
Mar Rosprediletto
Ai tempi
Mos
questo era
mare
da Dio. Ora Dio l'ha dimenticato. Tutte le 10 piaghe d'Egitto sono venute qui a lasciare parte delle loro
miserie
zare,
.
Caldo
acrobatico...
di case in riva ad un ben diversa da quella Massaua che l'Italia cre in cinquant'anni di una intelligentissima colonizzazione, che non ebbe mai niente a che fare con bestiali sistemi coloniali dell'Inghilterra e pi ancora della Francia.
Un
lurido
lercio
ammasso
sole,
Le
pradetta
lungaggini
dell'amministrazione
egiziana
so-
fermarono il viaggiatore impaziente, pi assai di quello che non fosse stato stabilito dal suo programma. Finalmente pot iniziare la sua marcia verso l'interno, cio Monkullo,
Sulla strada da
fatto
Monkullo a Kalameda
suo avere e
lo
egli
venne
alleg-
prigioniero da
spogliarono
d'ogni
mandarono
la
gerito di bagagli e di
fortuna per
strada maestra.
Un
altro sarebbe
dietro
prime avarie
di
un viaggio cominciato sotto cos brillanti auspici. Ma Franzo] non era uomo da certi ritorni; avanz verso Kalameda come un povero pellegrino del Medioevo sperando nella fortuna e affidando questa al Dio degli
audaci.
di
lasci
suo viaggio:
167
Strade
difficili,
torrenti
impetuosi,
storie
vegetazione
soli
superba,
fauna
svariatissima,
sventurate,
acqua fredda come il ghiaccio, fame inesauribile come la bont di Dio, profumi inebrianti, bazi-buzuck manigoldi idem, idem come da Kalameda . Se si vuole aggiungere ad ogni costo qualche cosa si dice che gh abiti degli indigeni andavansi, mentre mi inoltravo, semplificando a vista d'occhio, tanto che qui a Keren vi sono uomini e donne, ridotti a mostrare ci che il buon Dio nostro, ma sopratutto le nostre questure, vogliono assolutamente si tenga
splendidi, e miti, notti andalusiane,
celato .
solo per modo di dire Le ragazze si coprono da un mezzo palmo sopra l'ombelico fino a mezza coscia con tante piccole striscie di pelle cucite o legate ad un cordone di lana. Movendosi restano co
lasciano questa spemarito indossano una pelle piccola e intera che dura dai fianchi fino ai ginocchi ma che resta camsempre aperta sui fianchi . minando GH uomini vanno attorno con certe brachette che noi non useremmo nemmeno per il bagno, tanto
cie di cinto e
ci
sembrano
inutili .
si
se poi
Beleni,
desidera finire
a
dire
de
di
vale
capitolo delle moil degh indigeni del Bogos, ragazze portano le nuca rasa e che
della testa
capelli
no
le
Giunge a Kassala
d'imbattersi
in
lungo
di
il
cammino gh
arabi
dei
capita
quali
certe
trib
zingari
168
l'immagine che traduce nelle sue impressioni di viaggio con felici trapassi e tocchi indovinatissimi. Eccolo trascorrere lungo quel paesaggio
gli
resta
viva
dirupato
traverso
getazioni
alpestre
fra
torrenti
gole
profonde,
e
ridenti
rigogliose
deserti
arrostiti
tropi-
cah. Poi lo ritroviamo fermo a sognare in mezzo alle rovine mahnconiche dei castelli portoghesi, mentre lon-
tane scintillano
il
le
Nilo azzurro e sul limite dello Scioa eserciti disordinati e bizzarri si urtano in guerre fantastiche e spic-
cano
nell'immenso
della
quadro
apocahttico
di
le
figure
di
dei
ras
di
Menelick,
ras
terribile
regina
e generoso
Abba Dulia acclamato re per il suo valoodono, recati dalla leggenda, sull'ala calda dei venti della sera e gli acri profumi delle ambe desoi
late,
nomi
il
Ora
l'umanit
tipi pi grotteschi che Franzo) incontra possa produrre, che insieme all'istinto di
una bestia selvaggia hanno strane illuminazioni che danno ragione alla teoria delle rinascite... Lo Sciun di Fencia, lo strano Mackaral, uno straccione pohglotta di Debra Tabor; il ministro Lauti e il vescovo copto di Gondar che interroga Franzoj sulla natura di Ges Cristo dopo avergli rubato l'orologio. Egli suoi bainganna i soldati della scorta, onde riavere gagli, fingendosi l'inviato dell'Imperatore. Le difficolt del cammino sono molte, non vi una meta da raggiungere dove si trovi, ad attendere il viaggiatore, la
i
Gloria
soffr
la
fortuna,
queste
instabili
si
da che uomo
vi
uomo
Non
silenzio,
169
l'isolamento, e nel cuore una perduta nostalgia. E' questa che faceva camminare Franzo] verso l'ignorato chi sa dove con la sfinge misteriosa che lo sor-
resse allorch la
fame
lo straziava e la
febbre lo con-
sumava.
tutto
Perch,
diciamolo
francamente,
poeti.
la
re le grandi imprese di
follia
peregrinazione assume uno scopo definito; alla poesia del cammino se ne unisce un altro, quello che detta l'umana piet.
Poi,
Perch il fatto pi saliente di quella singolare odisrimane pur sempre l'esumazione ed il trasporto dei resti mortali di Giovanni Chiarini che era stato prigioniero della regina di Ghera insieme col Cecchi; dove era morto, ed era stato sepolto, ad Afallo insieme al missionario ed esploratore savoiardo Leon
sea
de Avanchres. In quest'opera squisitamente umana Augusto Franzoj ag da solo senza l'aiuto di un soldo da parte del governo e senza l'assistenza di un compagno. scrive da Galabut Varcher questa frontiera
il
sendo
relazione ed
in
mente con quello di Gilga, paese che trovasi a poche ore da Gondar, potr darmi qualche raccomandazione per lui e quel ras, alla sua volta, spero che potr darmene qualche altra per alcuno fra i governatori delle trenta province che dovr toccare nel mio viaggio .
mio piccolo bagaglio presto assestato . Essendo in Abissinia pressoch inutile il danaro ho avuto cura di comprare per una trentina delle no
Il
170
stre
lire
italiane,
aghi,
zolfanelli,
piccole
croci,
spec-
chietti microscopici,
terie,
fazzolettini,
nastri,
Per
il
resto
ho molta fede
sulla
in
Dio e
nella
fer-
Una
grossa
babilit
di
croce
essere
che porto
al
collo
e
Tolto questo pericolo chi bader a me, chi tenter alla mia vita, chi insidier la mia libert, a chi potranno fare invidia quei pochi fagotti che io porto su qualche mula di affitto? Cacciato dal negus Giovanni senz'abiti, solo, in
mezzo a genti
simo tipo
tro
di
lui
ostili,
un pes-
di
tedesco
dott. Stecker,
gli
abissini,
scrive:
Dio mi ha dunque abbandonato? No, Dio non abbandona alcuno di coloro che hanno fede in Lui.
semplicemente alla prova la costanza, la mia anima. E resisto senza che il cuore pensi alla bestemmia. Sento, vedo che questo viaggio, che queste miserie, che questi pericoli, che quest'abbandono di tutti mi fanno buono .
Egli mette
forza
della
Dai regni Oromoni, raggiunti compiendo sforzi nei non una ma dieci pazienze ben temprate si sarebbero spezzate. Egli ritorna ad Assab compiendo il cammino inverso di quello percorso dal conte Antonelli; via difficilissima per tutti ma ancor pii ardua
quali
per chi
ricco
si
nostro
eroe,
solo
171
certo e qual modo dal fatto che altri vi era passato prima profondendo danaro con il lauto patrimonio di Governi e di Societ Geografiche potenti.
Che
cosa
poteva
fare
lui
mai
di
questo
tapino
delle
Ambe
come piace a
ironicamente
definirsi?
Andare avanti sempre dappoich la via del ritorno vuol dire la fine. Andare avanti come Un Don Chisciotte
dell'avventura africana
autodefinisce
:
gina
mia
to
si
per
e
caso
come in un'altra paLa mula che cavalco e che non dester, lo posso giurare,
e
lenta
magra
pietosamente
in
vacillante
sulle
gambe
un revolver compema sempre celato ed in uno spadone sudanese che, quando il sole muore e le ombre si allungano sulla mula alta e smilza mi fa prendere l'aria, dir, giacch ho ricordato Sancio Pancia, di un don Chisciotte .
rato qui che terr a portata di mano,
**
Non appena
teggia la
Non
Ghera,
feroce regina
di
moti di audacia che hanno del leggendario; la umiHa e le strappa il desiderato assenso con un tratto d'improntitudine
geniale.
si
trovava
solo
in
mezzo
una turba
gente che, ad un cenno dell'implacabile regina, l'avrebbe potuto fare in tanti pezzi. Non esit, gioc il tutto per tutto e pieg la selvaggia con
di
la
172
A fallo
e
lui
povero
diavolo che piega all'obbedienza una potente e grande regina che aveva fronteggiato le colonne sudanesi
ed
egiziane
fortemente armate
ben comandate da
costituita da una
fallo
di
scrive
il
Franzo
dozzina
capanne
Da un lato, chiusa da una siepe sta la pi grande che la chiesa, vicino alla quale, quasi coperte da un boschetto di banane selvatiche e pure chiuse nel
recinto,
di
missionario
morto
verso
sei
mesi prima di
lui .
Mi
dirigo
quella
per svuotare
Attraverso
l'erba
una specie
Segno che nessuno viene mai a pregare su questa tomba . Dentro la capanna non penetra goccia d'acqua; la terra gi battuta vi asciutta e biancastra. La capanna ha il diametro di poco pii di 2 metri. Nel mezzo sta un rialzo di pietre. Alla testa del rialzo piantata una croce grossolanamente fatta. La porter
do aperto alcun
sentiero.
in
Italia .
qui
di
tutto
per
gh
occhi.
Per l'anima un
mondo
tristezza .
il
Ed
ecco
fratello
di
comporre
i
canne, ascoltare
Giovanni Chiarini l'indimenticabile ricordo; eccolo iniil viaggio di ritorno, sempre solo, senz'armi, povero, spesso senza un portatore, frequentemente a picziare
173
di,
e privo
spesso affamato, senza guide, con carte insufficienti d'ogni bussola; eccolo varcare con quel caro
sulle
fardello
spalle
centinaia
dei
centinaia
di
Km
di
da
vo-
subiti
vacillamenti
di
da improvvisi
sussulti
energia,
da
giunge Antoto dove viene accolto come un redivivo. E percorrendo le strade selvagge, toccando paesi sconosciuti, parlando con uomini e con capi si fa la convinzione che quella la zona ideale di sfruttamento dell'Africa e ammonisce:
Dal
e
lato
pratico
poi
e per
interessanti
osserva-
ho inoltre constatato per ogni dove che, se non si pu utilizzare la via dell'Assab si potr almeno mettere in buone comunicazioni queste regioni con Assab e la costa . La ricchezza dell'Africa centrale, esportata con relativamente poca fatica e nessun pericolo da negozioni
studi
zianti italiani,
porterebbe un incredibile incremento ai mercati delle nostre colonie che diverrebbero in breve un gran centro
commerciale
Finora
nessun commerciante qui venuto. Nessuno. L'Italia non lasci cadere i miei voti e venga la prima .
Le armi specialmente,
di
le
sete,
filati
colorati,
le
quisquiglie
le
maggiori
il
caf-
f e le pelli di fiere .
poco aperta
r
la
a mostrarsi.
Ma
non importa.
di
L'Italia
sar
stata
prima ad approfittare
174
si
per
la
negozianti eu-
ropei di
regioni
saranno
costretti
a tenere sem-
pre
niale.
Qui sta l'avvenire della nostra espansione coloLo ripeto; l'Italia faccia presto . Era il gran momento dell'Italia. Cavour l'avreb
be capito; Rattazzi l'avrebbe osato e quasi certamente anche Giolitti; non parliamo di CHI venne dopo, che
tutto
di
repressi
seppe osare e non fu seguito da un'Italia livida personali rancori. Depretis non comprese.
Del resto era il destino del solitario esploratore quello di non essere mai ascoltato. Un mese prima della battaglia di Adua Franzoj espresse al prefetto di Novara Anarratone il suo dubbio sulla nostra campagna documentandolo con ragioni molto ovvie. Non solo, ma dimostr possibile una vittoria abissina qualora si fosse corsa l'alea di una grande offensiva. La lunga pratica delle regioni e del terreno, la chiara coscienza della scarsit numerica
del
nostro
svizzero
Zurigo con
lo
gli
zione e di saggezza.
Il
prefetto
si
il
affrett
del
Consiglio
desiderio
del
comunicare Franzoj
al al
Presidente
Crispi ben
noto,
motivando le ragioni dell'urgenza. Non si tenne conto di nulla. Intrighi di ambienti colonialisti primitivi impedirono che il Crispi ascoltasse i consigli
dei veri competenti.
175
note e
Franzo) affid a due libri ormai introvabili le sue le sue impressioni africane. Chiam il primo Aure africane e il secondo Continente Nero . In questi libri interessante osservare come il
Franzo]
nelick
tutto, al
profetizzasse
fin
dal
di
1883
cui
la
salita
di
Me-
trono d'Etiopia
il
poteva,
non ostante
considerarsi
Annamut, re del Goggiam, il Gustavo Bianchi. Assist con un altro italiano, il dott. Alfieri alla spedizione di Menelick fra Galla-Ittus. Le grandi foreste di liane, torrenti impetuosi, i guadi delle moltitudini armate semitravolte
Adal
di
i i
dalle ondate
le
saccheggi dei
vil-
laggi
modo
di
guerreggiare di allora,
vicino
e
che
nell'Etiopia
sembra
cos
che appartiene gi
scientifica
let-
Ogni cosa trova il suo posto pur non interrompendo mai il racconto, che prosegue, animato e
pittoresco;
la
religione,
i
le
leggi,
le
armi,
la
costitu-
veri caratteri di
i
un feudalesiove
tutti
mo
selvaggio, le decorazioni,
tribunali
gri-
dano
insieme
l'accattonaggio
solo dei piccoli
insistente
ingegnoso
dei grandi
e soffocante
non
ma anche
no
al
motivo
toccanti
vive e
Le note di viaggio di Augusto Franzoj si arrestarono ad Antoto all'ingresso della Scioa dalla parte
dei
Soddo-Galla, mentre
il
nostro viaggiatore
si
tro-
176
^w^KT*
LEONARDO
BISTOLFI
GIACOMO GROSSO
vava ancora nell'interno del Continente ad una distanza di 500 o 600 Km da Assab. I due taccuini, ridotti poi in volume, senza togliere nulla alla loro spontaneit originaria, sono una fonte inesauribile di episodi e di giudizi. Naturalmente egli descrive e giudica di tutto a modo suo: Alessandria con la colonna di
e di
Pompeo
e le
memorie
di
Ales-
Napoleone; il Cairo, la citt araba. Di fronte sandro ricordi di Menf e alle Piramidi luminose ed eterne ai ha delle osservazioni acute e profonde, se paragona la maest che sfida i secoh alla miseria umana che
vive ai suoi piedi.
poi ecco
Mehmet
Ali,
l'energi-
gl'inglesi
che s'im-
padroniscono dell'Egitto e tutto assorbono; i Beduini che rappresentano la civilt primitiva, fieri e snelli,
taciturni
serto;
le
come
figure
d'altri
tempi,
veri
citt
figli
del
de-
con gh ha-
rems misteriosi e
metto
tura
tario
donne
velate; idealizzate
da Maoiniziatilet-
nella
loro
sensuale
immobilit,
senza
vivide
note
dell'originale
viaggiatore
riflesso
solirie-
o di
vocazione,
ma
le
di
primo piano.
e di
soldati,
Ma
tipi
tra
figure di viaggiatori
fra
caratteristici
che
sfilano
davanti in
ci
quel
grande
fs-
caleidoscopio
africano,
uno sopratutto
il
rimane
so ed insistente nell'anima;
selvaggio;
tipo pi singolare e pi
fanciullo,
nelle sue
di
imbetut-
strana
mescolanza
ne e
di
male,
sempre
attivo,
sempre capace
di
to osare, in piena e
177
ternano
E'
lui
ribelle;
lo
stesso
nella
pratica
nella
continuit
del
vivere
giudizi
pi
che emerge potentemente e sempre quella di una volont di ferro, di una volont organizzata e lanciata dalla fortissima molla dell'ideale. Un grande coraggio morale illumina le ore spessissimo buie del nostro viaggiatore, tanto ardito quanstrani
disparati.
Ma
la
virt
to
solitario
questa
illuminazione
lo
interiore
si
ri-
flette
nelle
sue
specchio
fedele
dell'anima sua.
Franzoj non scrittore nel senso tecnico della come non letterato nel senso volgare che noi attribuiamo alla quaht e alla definizione dell'indole. Non scrive per scrivere, non bada troppo allo stile, non tornisce il periodo fino all'esagerazione, non
Il
parola,
si
gingilla
con
le
frasi,
il
non
Ei narra
trovati
te
fatti
nel
suo taccuino.
Non bada
riorganizzarli;
H presenta alla belle megho, sotto l'impulso degli eventi che incalzano, in uno stile piano, rilevato, evidente.
dovevano avere la prefazione del Carducci; senonch ad un certo punto il Poeta scrisse al viaggiatore una di quelle sue lettere vive e bizzarre che vale la pena di ricopiare:
I
libri
del Franzoj
178
ficio
Caro Franzo],
Ebbi
la
tua carta a
Roma, occupatissimo
esami.
in
uf-
d'istruzione.
ho
scritto
che non
entrare
di filologia
darebbero del ciarlatano. Io tra la ciurma* degli scrittori o scrivani in Italia mi sono salvato un po' alla meglio appunto per non essere uscito mai dal mio ristrettissimo territorio; se pur si pu dire territorio o non piuttosto terreno roccioso. Addio di cuore .
Mi
Il
il
Bertacchi,
non fu un
lui
viaggiatore scienziato.
del
Non
es.
ci
fu
mai
in
l'uzzolo
la noed alta passione dello zoologo come stato del marchese Antinori, non la profondit del geologo come il Nintingale. Non ha compiuto nulla che si avvicini alle spedizioni del Rolfs attraverso il Sahara, o ai lavori geografici del Diveyrir o del D'Abbadie, che fissarono punti geodetici o diedero importanti triangolazioni. N ovvio che, date le condizioni del suo viaggio avrebbe mai potuto tentare alcunch di simile. Caso mai sarebbe paragonabile al francese Caill che, sul principio del secolo comp un'escursione nell'Africa Occidentale con mezzi assolutamente inadeguati allo scopo, come accadde al Nostro; senonch il viaggio del Franzoj stato ancor pi ammirabile lo
botanico come ad
Sweinfurth, non
bile
179
per
le
innumerevoli
difficolt
tutti
raggiunto
che
da
gl'intenditori
cose afri-
cane era ritenuta una vera follia... Tali difficolt avevano servito benissimo a mettere in evidenza la percezione pronta, il coraggio, l'astuzia,
la
forte
fibra
tutte
insomma
le
non comuni
qualit
i
di
la
le
maggiori scoperte, quelle che poi a tavohno, i geografi hanno determinato e fissato secondo il loro intrinseco valore.
Augusto Franzo) appartenne alla schiera operosa come Gustavo Bianchi, Ro' molo Gessi, Giambattista Belzoni, Antinori, Cecchi e Chiarini, come il Baudi di Vesme e il Bottego.
dei pionieri dell'africanismo
Ora
ti,
fu
mendicante fuggiasco
in
lotta
contro
di
tut-
nome
di
Mcne-
lick.
Fece
va farmaceutica abissina.
Non
e,
mai
e
perdette d'anigli
mo
nei
pili
terribili
frangenti
tre,
come
antichi viag-
giatori
italiani
del
quattro
di
cinquecento
trov
ine-
nuove e potenti ed
Egli ha saputo fare da solo, senza bussola, quasenza carte, in un territorio gi di per s difficilissi simo un viaggio sbalorditivo di ben 3000 Km nell'interno dell'Africa.
Varc
che
si
la
linea
di
spartiacque tra
tratto
il
Somali ed
Galla, percorse
un lungo
delle zo-
ne
di
transizione
estende tra
bacino dello
Uasch
il
versante dello
180
leki
nel
1888,
si
affacci
ai
confini
al
del
paese ancor
E per un uomo che aveva alle spalle nessuno e davanti all'orizzonte poco pi che nulla, che si avanzava nel mistero armato di un pistolone fragoroso ma che non sparava mai a tempo e di uno spadone donchisciottesco l'aver compito quello che comp credo
con me sia per lo onoranze basate sulla sparatoria della gloria postuma; inutile riconoscimento da parte della vilt dei vivi, della grandezza di coloro che non sono pii, con le vestigia umane,
che,
lettori
carissimi,
converrete
meno degno
di ricordo se
non
di
fra di
noi.
Senonch
ultimo. E' la
ta
vi
ancora un aspetto della vita e deltutti e che ricorder per parte viva ardente, quasi assillante avu
da
lui
dopo
la
battaglia di
italiani
Abba Garima,
al
per
lo
il Franzoj fosse indubbiamente il pi indicato per portarla a termine venne affidata al Nerazzini. Per ragioni di economia; in democrazia si economizza sull'agonia delle madri!... Ma le trattative tra il marchese di Rudiny, allora presidente del Consiglio e il Franzoj attraverso l'interposta persona dell'on. Sineo, durarono a lungo, dando luogo anche a polemiche epistolari che non sempre tornano ad onore dei governanti d'allora.
181
Franzoj era amicissimo dell'Illg (quest'ultimo, rappresentante di Menelick telegrafa per primo al Franzoj da Gibuti che aveva avuto l'onore, il 26 Ottobre 1896, di mettere il suggello imperiale al trattato di pace tra Italia e Abissinia) e come tale aveva avuto
Il
il
mo
con
adatto
utili
condurre
a
trattative
negoziazioni
se
tutto
nostro vantaggio.
si
Non
dizione
il
ne fece nulla e
nel
precipit
in
crisi
pii
Benadir
vita
fra
nell'oltre
Giuba.
Era
e a
gli
quest'impresa lo spronail
altri
il
scriveva non sono, grazie a Dio un bardo Bologna non risparmiando una puntata s un semplice citcontro il tonitruante Cavallotti
Poeta da
poetica e prosastica
ti
Per
in
mando
senz'altro
che,
ogni modo,
dal
l'Italia
e vantaggio all'umanit .
il
Poi
grafia
Cairoh tra
gli
il
altri
Bottero,
Sineo,
l'Antinori
Nulla
si
fece,
nulla
si
da ci ne ven-
ne ad Augusto Franzoj un'amarezza senza fine. Si pu ben dire che, troncato il sogno bello, la speranza audace,
duellatore intrepido, il combattente sicuil ro di cento battaglie, l'uomo che era uscito dalle imboscate della solitudine, della fame e della sete, si
182
lasciasse morire vinto dalla vita che aveva sempre audacemente, sprezzantemente sfidato. Spesso negli ultimi anni dovettero gli amici, per aiutarlo, ricorrere alla bont di qualche amico generoso.
Un giorno un povero travet ferroviario, che aveva avuto un tozzo di pane per merito suo e che egli am come un figlio, dovette correre per tutta Torino alla ricerca di 100 lire per pagargli l'affitto z si sent rifiutare l'obolo di Belisario da parte di tante personalit insigni o pseudo insigni. E chi aveva speso
in
tempi, circa
il
100.000
si
lire
per
servire
suo
paese,
vide
E
di
la
la
rivoltellata
che spezz
la
fierissima
esistenza
nel-
sua Patria
183
ARTURO FOA
L'ARTE RAGGIO DEL PENSIERO
Il poeta ha cominciato il suo primo volume di versi Vie dell'anima che aveva ottenuto l'approvazione incondizionata del suo Maestro Arturo Graf, con una domanda angosciosa. Diremo anzi che questa sua domanda alla base di tutta la sua poesia:
sul
al
fidente cuore?
E
libro
:
pieno di
aneliti
domande oscure
e
di
e di angoscie e di sotall'infinito
terranei
aspirazioni
questo
Quando m'abbranchi e m'artigli, sempre pi in fondo colpendo, sai con qual grido m'arrendo
ai
ferocissimi
artigli.
184
Ma
un
poi esclamer,
:
guardando
le
stelle
che
sono
riso d cielo
Non
so nel
mondo
pi divina cosa
inviti
nel
pace
umano
nel canto:
gli
abeti;
il
cielo
piano e in fondo
In questo
profondo d'ogni cosa voi voi soli nel mio cuor, astri, vivete!
Leggiamo quella
cui
il
Trasfigurazione della
notte
in
poeta ha veramente trasfigurato la realt in un incanto di sogno e di fantasia armoniosa. Sul vecchio cortile dove, nella poca
ombra
ai
cancelli,
segreti
fa-
brillano
stelle
dalla
volta
azzurra del
cielo;
ra
ala
rono, durante
il
giorno,
ne
il
miracolo:
L'albero
che solleva
il
mormorio
i
di
un fonte
cullante tra
sotto
il
roseti
Ma
za,
via
via
si
canto
procede
il
sentimento
dell'umano
esalta
in
per quanto
il
corrente sot-
come
me
pare,
movendo
un lucido mondo
che palpita e sorride in un pi roseo giorno; cammino per contrade folte d'uomini ma a tratti per dolcezza, per un'insostenibile dolcezza sento il cuore lento sciogliersi in me e sull'ebro mio cuore vive azzurre sfavillano come grandi pupille stelle d'un altro cielo .
Le Vie dell'anima si presentarono come disse Graf ^ con pagine piene di molto domani. Il canil zoniere del Fo , a prima vista, un'opera sfuggente.
186
ha neppure una di quelle virt d'apparenza che fecero la rapida e caduca fama di poeti sopravvissuti a se medesimi. E' da cima a fondo un sol palpito ardente; poich il martro di Fo il mistero dell'anima. Oltre a ci il Poeta vincitore di una ben aspra
battaglia
tica;
Non
come innovatore
ardito
dell'espressione poe-
egli
riuscito a dare in
Vie dell'Anima
con
parola la sensazione del moderno e vi riuscito a mezzo di una chiaroveggenza che di pochi poeti.
la
della
Altro genere di poesia La Favola dell'Amore e Morte . Intermezzo tra la spiritualit di Vie dell'Anima gli ardri patriottici dei Canti Civili
na
di
La
FiumaPer me e per Voi e di Antichi e Moderni . Favola dell'Amore e della Morte una diIl
in
si
un albergo
uccider.
mare,
la
propria
in
Perci
confessione
punto
di
morte,
ed anime messi spietatamente a nudo; aboliti fini tra il bene ed il male; l'istinto, la forza elementare
travolgente
Corpi coni
l
come un vento
terribile
le
creature di
d'ogni legge:
Domani questo
il
cielo
e queste rive
mio cuore e il volto chiome sotto la mia stretta convulsa e tutto il bene che sognai, che cantai e tutto il male
ed
terrore del
riverso tra le sciolte
artigli
saranno
senza
giti
cielo,
vivi .
187
la
arida
disperata
del
protagonista
le
quindi
del
conclusioni senza
luce di Dio) deve essere a lungo esaminato per l'oridella concezione e perch tra le opere del poeta piemontese che pi contano, sopratutto per la
ginalit
tecnica
del verso
che
in
molti
punti
sorprendente.
Ricordiamo
che Silvio Benco, scrivendo della metrica di questo poemetto su di un grande quotidiano L'endecasillabo del Fo, che la triestino disse grande misura ritmica di questa storia di sconvolgen:
te
t,
passione,
di
lirico
una bellezza
di
snodatura, di versatiliicastica
sprigionamento,
di
precisione,
di
nervosa
lettore
flessibilit .
Ma
non
alla
nel
si
ed
il
critico
casi,
svolgimento dei
vi-
dei
personaggi;
la
lettori
ertici
dentro
corrente
inafferrabilmente occulti.
vi
Bisogner giungere a Fiumana a Eterni Vi a Per me e per Voi per risentire quella micorrente che affiora dalle profondit dell'aniechi e richiami di altri
steriosa
ma come
mondi, di altre
tra
i
vite. d'
Un
lirica
vari
volumi
di
pura costituito dai canti di guerra. La lirica guerra di Arturo Fo, nel maggior numero delle
mosse
felici.
Questo perch
discordano
della
vita.
suoi
canti
guerrieri
civih
non
per
nulla
fu
dalla
sua
personale concezione
la
Come
bene osservato
prima guerra
del
in
diritto
nostra
del
1915-18 stata
l'affermazione
fra
le
itahco a diffondere di
nuovo
genti,
pienezza
188
e potenza
di
la
vita,
le
il
virt
superiori
della
stirpe.
Ed
esaltando
celebrato
quista,
guerra
le forze della Patria; ha vaticinato la sua connon solo nazionale, ma mondiale di una nuova armonia dell'azione con il pensiero.
Io to
di
ho nel cuore
tutte
le
le
parole di
tutti
secoli e l'igno-
Cos concludeva Arturo Fo il suo pi bel libro di prose IL VORTICE . Il libro indubbiamente pi bello del nostro Poeta prima che segna su Vortice , su della Vie dell'Anima suir Arco di Fuoco e su Per me e per Voi un balzo in avanti. E con tre versi
solitudini .
FIUMANA
che si ricollegano sostanzialmente a quel pensiero di compenetrazione dell'universale coscienza operante e vivente con cui si accomiatava da Vortice accompagna il nostro Poeta questo suo fragore di fiumana
:
bevi ad ogni fonte Dio che sogni e che non vedi, anche se l'adorare un vaneggiare .
dico
Anima
e adora
il
Continuit di
vare
la
pensiero
tro-
sua soluzione.
poeta di continuo a scrutare gh abissi delposizione
Verit
di
la
che porta
le
il
umane
in
il
solitudini;
mentale
sola
esilio.
che
gli
fece
dire
Vortice
sei
nel
gridare.
un
Non
189
l'origine. E la mia vita pu essere veramente una vita che debba superare se stessa, per risalire consapevole a chi la cre di s e per s? non vi che la soli-
tudine?
gli
fa ripetere in
Fiumana
E
in
Il
non
cui
Fo
Una
spessissimo
incompresa
ed
incom-
L'Uomo. Che procede in mezzo a due tremendi misteri: La nascita e la morte. Una solitudine che batte una via colma di agguati: La Vita. Fissati questi principii dobbiamo dir subito che non anima il poeta la fede profonda di Dante e di Michelangiolo e di noi, umih fedeli di una rehgione che vele cose e tutte le cose emanazioni dubbio cocente che fa esclamare al Nostro in Vortice , il libro della confessione totale: Chi ci avvolge? Chi ci guarda? Chi ci tenta? Immenso silenzio sidereo o una virti eterna per cui siamo, in cui siamo e in cui saremo nelle forme successive di un'essenza immortale? Io ignoro, tu ignori, i secoli hanno ignorato ed ignoreranno .
il
de
divino in tutte
del Divino,
ma un
Un
gna
giare
.
e che
Un
non vede, anche se l'adorare un vaneg" dubbio quindi che ben lunge dall'es-
190
sere fede,
ma non
di
di pes-
simismo e
scetticismo...
FIUMANA
indubbiamente un'efficace
testi-
monianza d'arte
to
in
italiana.
mutamenunitaria
ma saldamente
possente e mo-
nolitica
nella
terzina di
me
nella libera canzone leopardiana, nella maschia ode barbara carducciana come nel volo icaresco di D'Annunzio, o nella pensosa inquietudine pascoliana, nel duro marmo scisso di Michelangiolo, il pi italico di tutti i nostri creatori, come nell'ermetico splendore dei
volti
vinciani.
pazienza d'arte.
tale
dal
segno inconfondibile di una lunga, sagace, tormentata meditazione sulla grande poesia italiana. Meditazione, intendiamoci, e non altro. Che la ravvisi
per
es.
in
In
quel
noso.
sapiente
trascegliere
in
quella bron-
terzetto zine:
di
questo
ter-
libere
Titano
tu
quello che in
fondo smaglia
191
unica
alzi
sul
od
puri
il
tremore argenteo
come
il
trineggiare
della
spuma
colmo
di
un
di
e la classica perspicuit,
la
larga
forza armoniosa
Che
solo
amor
di s
Versi martellati e rifatti le venti volte, versi che il cuore e te lo torcono in un affanno senza soste; versi che, per chiudere in s tutte l'espressioni del Poeta, hanno prima questo poeta torturato e reso macro, inghirlandandolo di martro. Perch le rose che offrite, o belle, ai poeti sono s aulenti di perdute fragranze ma non leniscono sempre le piaghe; perch una corona di spine ha la tredicesima fata posto sul capo di noi poveri disperati
ti
artigliano
sognatori,
perduti
dietro
riflessi
di
misteriose inaffer-
rabih Morgane.
**
La non
tici
il
FIUMANA
Vortice
filosofici.
L'architettura
dell'ultima
del
Poeta qua-
192
drata
piero;
monolitica;
consubstanziata
tra
forma
pen-
possente.
volume di liriche in s e per s rappresensempre da una variet di atteggiamenti e di ritmi che tendono ad esprimere pohedricit di atteggiaLieders di Goementi e di pensieri. Tali sono per es.
tato
i
Un
the, le
Romanze
e Ballate di Schiller, le
le
ni di
Lamartine,
Poesie
di
De
MeditazioMusset, Rime e
Ma
mente
il
i
il
poema
lirico,
bene aderente
canti .
Cos
per
es.
le
Elegie
Romane
di
i
Goethe,
Poemes Barbares di Lecomte de l'Isle, Ritratti d'Uomo di Browning, la Casa di Vita di Dante GaRossetti, i Poemetti di Pascoli, le Laudi d'Annunziane e quest'ultima: Fiumana .
briele
ro:
Vediamone Car la
.
la
costruzione.
e est le
Innanzi tutto
et
le
vie
nombre
il numenombre cesi
Dieu
Cento quadernari di terzetti. Ciascun quadernario composto di quattro terzetti; le cento Uriche rispondono esattamente a milleduecento endecasillabi, perfettamente composti su di un'unica cadenza ritmica. Di qui unit armonica e metrica, come una sonata tripartita o un poema sinfonico a tempi chiusi ma
determinati.
Secondo:
Vortice
il
il
Ripartizione
spirituale.
Come
gi
in
Poeta s'immerge nella vita per fissare suo pensiero e trarre per s le sue deduzioni dai
193
vari moti
vita
d'essa, cos in
Fiumana
palpito
l'ala
batte sulla
degli
uomini con un
:
possente.
Ed
ecco
Tempi ed uomini
liriche
afferrare in
Mief-
Storie
delle sintesi
la
di
una forza ed
ficacia
profonde, come
Sodoma
patra
e Gomorra Gerusalemme
nei
Profeti
Ecco Dante:
giganteggiare
Chi fu tra noi voce d'eterno il seme che Dio pose nel centro della vita luce a s tra il buio inferno e il Cielo?
Immensit dove
infinita
come
in
le
tu,
chiome delle favolose Iddie Paradisi che creano con gli occhi
i
Nell'onda dei giorni dedicata tutta alla fremente e pulsante vita e Nel dolce e triste amore i quadernari hanno morbidez-
La seconda
parte:
ze
lievi
menzogne
194
della
bella
favola
due anime
Poi
le
e all'ombra di
in
il
Immagini
il
visioni
che
misteri
dell'infinita
pongono
le
Supreme Gerarchie
uniche
E qui ritoma e si fa luogo quel senso oscuro del Mistero incombente dal quale il poeta non sa liberarsi e che non la tiepida ansia, qualche volta fino pavida e tremebonda del Pascoli, ma la tragica virile inconsapevolezza della Coscienza davanti al buio che ne circonda:
Uomo, ogni
il
senti
e sta
Il
Ecco laggi la morte. non lo so ma dico che ogni fiume spandesi nel mare .
nostro fiume?
Io
lo
so,
Io
del
non
questa l'affermazione
nella
lirica
il
:
pii
precisa
la
poeta.
Che
Stelle
forse
pi
lume,
gli
fa
sconfinati abissi:
Ignoti a lor,
ignoti a me.
i
Parvenze
cieli .
mondi
195
L'operosissima
lavori
'19
vita
del
poeta
che aveva,
dopo
giovanili pubblicato nel 19 Vortice e poi dal al '20 Andrea Sartori, dramma, Favola dell'A-
more e
Pascoli,
della
Morte
studi critici, Nell'Arco di fuoco e poi dal '30 al '40 Uomini in piedi , Eterni vivi. Sette giore per Voi, oltre alla Figlia e a Foscolo , si chiuse in modo tragico in un campo d'annientamento ad Auschvitz. Egli fu la vittima pi innocente di una guerra che aveva temuta, pur avendo compreso e celebrato, del momento di grandezza che l'Italia aveva passato, gh Uomini e le Cose. La sua morte fu un tradimento ed una beffa atroce. Ma io lo ricordo sempre, amico incomparabile e non mai pi sostituito perch insostituibile, io lo ricordo ancora con la sua amicizia calda ed immutabile, con la sua generosit pronta e gentile, con la sua signorilit ed il suo disinteresse di vero poeta. Nella vita pass ingenuamente teso verso un sogno di arte che non ebbe compimento perch l'inedito di Arturo Fo giace negletto in mano, penso, di chi nulla fa perch il meglio di lui sia pubblicato. Da queste pagine rinnoviamo l'invito tante volte fatto invano. Ascolteranno le nostre parole i famigliari di Arturo
ni di
uno e Per me
Ugo
Fo?
Ce l'auguriamo e ci parr di rivederlo ancora nelsua casa di via ssietta sollecito e buono ripetere d'un tratto illuminandosi in viso S, hai ragione tu? Che vale altro pensare? Ben diceva Leonardo! Tutto per l'arte e per la vita... il resto ,
la
196
IL
Quando annunciarono
gli
il
re
aveva concesso il laticlavio, il pittore, allora settantenne, che informato dell'onore concessogli durante i giorni precedenti aveva scosso il capo incredulo con un ma feme un poch nen rie (ma non fatemi ridere), con gli occhi pieni di lacrime esclam: Oh diau, e cosa i l'hai fait mi de straordinari? I l'eu mach sempre pitur!!!... (Oh diavolo! E che cosa ho fatto io di straordinario? Ho sempre soltanto dipinto!) Mach pitur! In queste due parole compreso la semplicit estrema di un penil carattere dell'uomo, siero che accetta la gloria ed il premio con la serenit
un poco
scettica
di
quell'ufficiale
di
decorato sul
inchiodando,
campo
fra
dall'Imperatore,
di Austerlitz in cui
una carica furiosa gli artiglieri di un'intera batteria nemica sui loro pezzi, Sire, ma io non ho che si dice abbia esclamato compiuto il mio stretto dovere. Se avessi agito diversamente sarei stato un codardo e avreste dovuto ful'altro,
:
cilarmi!
fame
e sul-
beghe
che
da
queste
ne
derivano,
sulle
critiche
troppo togate, sulla fama sancita dagli uomini il grande pittore di Cambiano Piemonte lo fu sempre; pago
unicamente, come era, della soddisfazione che glie ne
-^ 197
veniva dal dipingere, dal creare cio le fantasie colorate che, a turbini, gli folleggiavano nella mente. Ebbe inizi poverissimi; soffr la fame, non quella metaforica che, qualche volta costituisce la placca d'onore di certi artisti che hanno saltato due o tre volte il pasto come a tutti avviene, ma la vera fame, la privazione assoluta del pane o quasi; il freddo, la desolazione, lo squallore della vera miseria che non
proprio pittoresca e desiderabile!
fuori raggiungendo l'agiacon il consolidarsi della fama, la ricchezza era bello domandarlo a lui, perch disegnando nell'aria un gran gesto, come di chi avesse voluto tracciare grandi pennellate, vi rispondeva co-
Come
se
ne
sia
tirato
tezza
comoda prima
e,
me
fosse stata la cosa pii naturale del mondo: Mah? Piturand (Mah? Pitturando). Ma dimenticava che, con la sua maniera vivida, fascinosa, ammaliante aveva
salito
i
gradini
della
gloria
di
e la
gloria nelle
arti
figurative
scia
non
lo
solo
vuoto
egli
stomaco e deserto
giunto a
forza
focolare
la-
e che
dove
altri
opere e di
rest
sacrifcio,
disposto
come
della
lui
perch privo
luce
perenne-
mente a scombiccherare
di sciupar colori.
senz'altro
risultato
che
Invece
l'immaginoso
colorista,
il
pittore
perfetto
Pazze non ha certo dato una sopennellata a vuoto e passando di vittoria in Vittola
ria
ha raggiunto il dominio della sua arte e dronanza perfetta del suo mondo.
pa-
198
Qualcuno
so,
la
Giacomo Grosqualche
chi
al-
tro troppo
giudica
inespressiva
senz'anima.
Insomma
pi
ne ha pi ne metta.
di
so
delle
carni,
l'espressione,
il
no quello che sono senza nulla aggiungervi o mutarvi; provate a guardare un quadro di Giacomo Grosso, un'impressione di realt viva e profonda, un moto istintivo che vi porta a considerare la natura dipinta, come vera; manto di bellezze, spiegato da una mano saggia, che obbedisce ad un occhio infallibile.
Una
poeticissima
cui
leggenda
orientale
fatto
racconta
di
dono, allorch nacque, di una bella facolt; quella di poter scorgere tutto in una variopinta luce di colori dominati dalla
poi
un principe
cosicch quando il principe divent bimbo ragazzo ed infine uomo visse come in un'estasi attonita di baleni, di fulgri, di chiaroscuri; procedette per lunghi anni della sua esistenza accompagnato sempre da crome di colori, che la sua mente dirigeva, adunava, scioglieva come un pohcromo gioco di luci gettato da un accorto macchinista sulle cose.
volont,
i
A
dono.
II
essere stato
fatto questo
lori,
te,
la
suo lavoro di tavolozza, impasto perfetto dei cominuzia che poneva nel graduarli minutamentogliere
nel
e nell'aggiungere,
nello
nello impastare,
una
di quelle particolarit
199
no
prezzo,
fanno sorridere i novatori a buon che sdegnano colori o quelli che dipingono mettendo dei panni o delle suole colorate al posto di disegni o di figure, di paesaggi o di fantasie abilmente realizzate.
fatto sorridere e
i
pittori di scatto
la
sfumatura perfetta;
al
pensavano
l'arte,
il
disegno.
Saper disegnare ha sempre dato ai pi i brividi; eppure quale superba virt questa, nella quale si
affinano l'equilibrio, la misura, la pazienza, tutte splen-
modernissimi mancano
in
modo
assoluto
dubbio l'incertezza la falsa luce, la fretta. il gnare con sicurezza, lavorare con cautela, tratteggiare con misura. Di tanto in tanto riposa l'occhio e fa bene al cuore. Purch, naturalmente, non dia nel manierato e nel falso.
ed creano Dise-
dipingeva un ritratto
gli
La sua
gli
espres-
occhi cor-
con
tratti
ceva corrugare le sopraciglia in un'espressione d'intensit profonda. A volte dava l'impressione che cercasse di lacerare la pelle per vedere ci che nascon-
deva dietro
voluttuosi
alle
i
lo
guardo.
Voluttose sono
le
carni
dei
donne
dannate,
qualche
grande
ottocentista
francese.
200
senza influenze, senza procedimenti speciali, e la cui forte personalit sfuggiva al servilismo.
La
ta!
le linee, un roscompaiano dalla memoria a lettura finita, un dramma che non sopravviva che per il suo titolo, sono opere nettamente mancate.
Un
quadro
cui
di
cui
si
dimentichino
manzo
personaggi
vi
dri
Ebbene lo confessino denigratori postumi: quadi Giacomo Grosso sono di un genere che non evapora certo come l'ala di un profumo di bazar.
i
fiori che sono stati dipinti; o quella fanciulla che vi offre la sua carne morbida e calda, e quella dama suntuosamente vestita che vi guarda nello sfondo di un prestigioso salone con gli occhi cupi e profondi! La linfa scorre sotto la corteccia e il sangue trema a fior di pelle.
Chiudete
gli
occhi
voi
rivedrete
quei
sembrano
recisi
nel
momento
stesso in tui
li
Se questi quadri vivono negli spiriti di quelli che guardano, gli che l'artista ha, sulla sua tavolozza, impastato con i colori la vita. Egli non stupisce e non vuol stupire. Tende a conquistare sempre e ci riesce.
Ma
perficiali
contrariamente a
quello
egli,
che molti
spiriti
su-
credevano
di
lui,
un parassita dell'oggetto o del colore, ricreava incessantemente quello che aveva veduto e, padrone degli
elementi
peravano
t.
essenziali, la luce ed il colore susensazione diretta e trasfiguravano la realPoche opere sono cos abbondanti come le sue.
pittorici
la
Il
pii
la
salute
morale;
tristezze,
tutte
le
im
critiche,
tutti
mali
in
lavorare,
di
i
dipingere.
ni
ripetizione,
dubbi peren-
Ecco perch Giacomo Grosso ha vinto nella vita e nell'arte la sua battaglia! Perch ha con diritta e
sicura
-- 202 --
IL
Quando Francesco
ni or
sono e molti di noi non erano puranco nati esord con un'esigua raccolta dal od erano in fasce Giostra d'amore il suo Maestro severissititolo mo, e di ben altra tempra e pensiero, Arturo Graf, Io ammon a smetterla con il virtuosismo eccessivo 2 suoi versi erano pieni. Il diquasi esclusivo di cui ciottenne poeta di Riva Ligure, trapiantatosi a Torino con tutta la sua vivacit e pretensiosit naturali in un giovanotto di belle speranze, per quanto ribelle e recalcitrante al monito del Maestro insigne, tenne buon conto dell'ammonimento ed in Italiche e Belfonte , venuti fuori pochi anni dopo, suggell la sua prima giovinezza ed inizi quella sua maturit esperta e consapevole tramutando in Arte Vartilicio per quanto gli era possibile. Con un mero proposito d'arte si apre infatti Belfonte uno dei libri pii belli di lui, che voleva essere una rivendicazione della metrica so-
lida
severa
contro
metri
languidi
nei
quali
nel
Poema
neir Isaotta
indulgeva.
Il
Guttadauro
soprattutto,
D'Annunzio
matico e si picc di essere pi di tutto un linguista ed un metrologo persino un po' pedante; ma sent senza dubbio che la Poesia non soltanto arte perch
203
non abbia saputo, neanche nefuori del tutto da certi sfoggi di tecnicismo, attinse per ad una piii ricca sostanza poetica tutta sua e non derivata dai libri, ma
pi che arte e bench
gli
ultimi
Versetti
uscir
Fu certamente
ti
argomenal-
comune
l'altezza
di
preferenza
al
dei
grandi
problemi;
ricca
piti
Varia
quella dei colori e delle forme; sempre su sfondo classico egli ora d'annunziano, ora versilibrista, ora de-
cadente, ora, e
pii
spesso,
schiettamente
lui.
La sua
solo
il
che vorrebbe animarsi autobiografiche. D'annunzieggia nelle prime lidi note Saffiche ( 1 892) e Gioriche secondo la moda stra d'amore (1896). Seguono poi Italiche (1903) Belfonte (1903) ricca messe di armoniosi sonetti e, come dicemmo, senza forse il libro mighore di lui. Seguirono Il pilota dorme e Sul limite dell'ombra , varie per note idilliche ed agresti e nostalgie accorate. Concluse con // randagio ed i Versetti ultimo suo libro di versi del 1931 ch'Egh ha definiti casti di suono, misurati, netti, incisi dentro il mio tormento . Il Don Giovanni sono brevi schizzi di vita mondana. Maschi di accenti patrii e civili sono parecchi canin
frammentaria.
sonetti
Unitario
ti
raccolti
i
in
Nuove
e le
Italiche .
Troppo
letterari
il
in-
vece, per
fanciulli cui
poe-
metto
Ritit
Tre
(1920).
Restarono
unicamente promesse
sue
prose:
:
il
//
inte-
pi
alla
lettura
che
alla
ribalta
suoi lavori
204
teatrali:
di
nel
sente,
sici
nella
forma,
del
clas-
e nel contenuto del pi alto mistero della vita. del /. Libro di Orazio
sono improntate a rara fedelt e a scaltrita eleganza e nel proemio e nelle note il Pastonchi ha dimostrato di aver compreso la sempre vibrante romanit e la squisita sensibilit metrica e verbale del poeta romano. Notevohssimi i suoi articoli di critica letteraria, specialmente quelli comparsi sul Corriere della Sera e dedicati alla metrica d'annunziana.
In uno studio su di lui, comparso nel 1934, E. M. Fusco scriveva Se si dovesse fissare, in rapida sintesi, il tema dominante della poesia di Pastonchi bisognerebbe dire che questo poeta ha trovato i pi personali accenti, quando ha cantato la sua solitudine
:
intima,
della
l'incomunicabilit
in
le
della
alla
sua
folla
arte,
l'isolamento
sua anima
per
tutte
.
mezzo
creature
e la simpatia di
isolate
esso
tra
le
che
appariscono
cose
Nel volumetto
lota
Sul limite
dell'ombra in
(si
//
pi-
dorme
la
il
in
//
randagio
notino
titoli
gi
significativi)
lato
solitudine;
il
per epigrafe
in
motto
.
Stetti,
come
triste
amico, solo
disparte
Il
sia
cavallo
Ma
questa
solitudine
in
cui
si
trova
immerso
il
205
poeta,
l'uomo
rifuggiva;
anche
se,
sdegnato
e
si
sde-
appartava nelle ville amiche di Grugliasco, d'Ivrea o di Cant. Ritornava a Milano, a Roma, a Torino citt che nell'intimo pii di tutte amava, cos da stabilirvisi
gnoso,
ma
allorquando fu chiamato alla cattedra di Arturo Graf, non per titoli accademici o di studio, ma per chiara fama dove si ferm. Di lui poeta, di questo soltanto si vuol parlare ora che ha concluso la sua esperienza terrena, non si pu e si deve censurare l'amore per la parola eletta, il verso industrioso, la stanza composta con la pi rispettosa osservanza per le tradizioni pi
nobih.
come nostri, nei quali una vera gloria male e sgrammaticato, una poesia colta e raffinata come quella di Pastonchi male s'intende e peggio si giudica. Forse egli riesce persino monotono per l'eccessiva compostezza in cui si desidera qualche scatto. Molta galanteria ma pochissimo amore nei suoi versi, e punto passione. Il poeta sempre sereno, composto e castigato anche nella malinconia e tutta la sua poesia rende l'immagine di un'architettura ariosa e maestosa nella regolarit degli stipiti lisci e degli
In tempi
i
lo
scrivere
archi aperti.
Diceva
di
gi riportato
Egli
ha
in
tempi
come
di
nostri
versi di
Dante e di insigni moderni senza passare per istrione. Al suo atteggiamento personale corrispose in un certo senso la sua poesia, pi formosa che commossa. Ma cos armoniosamente concepita da piacere ancora pi
letta
che udita
206
Il
clusione
goli
sui
re-
d'una troppo rigida compostezza etica. Per aver amata la accurata reclame di s venne definito un vanaglorioso e un vanesio. Noi lo abbiamo sempre difeso in certi atteggiamenti antipatici
ai
ai
pi, riportandolo
ed a certo esempio illustre quello del D'Annunzio, su cui si modell senza riuscire a raggiungere l'originale, veramente unico nel genere. Ma tutto quello che fu la sua effimera personalit
tempi in cui
visse,
come
scomparve davanti all'amore altissimo e sempre nobilissimo che ebbe per la Poesia. Tanto che volle sempre e solamente essere chiamato poeta anche sul marmo tombale ritenendolo come il pi alto segno della nobilt umana. Per questo si pieghino lauri dei boschi Parrasii su di lui che ha chiesto di vivere la prima esperienza della sua oltrevita davanti al mare, nella luce mera-
vane
Come
si
conviene.
207
LEONARDO
BISTOLFI
LA TRASFIGURAZIONE DELL'IDEALE
In uno dei suoi Dialogues Philosophiques Renan esprime questo concetto: Che la scultura sia stata irrevocabilmente
il
giorno in cui
gli
uomini
E' noto che solo i greci compresero ed espressero tutta la grazia, tutta la forza,
un diaframma che, La Croce. Fra l'et pagana ed tempi nostri la storia registra una rivoluzione morale e sociale che da venti secoli domina il mondo e lo dominer per innumeri secoli anfra
i
Ma
Greci e noi
si
alza
cora:
//
mondo Occidentale
riflessi
ri-
verbera naturalmente
Cristo
della vita ;
suoi
sull'arte.
ha mutato, per l'Occidente tutti i valori con il Figlio di Dio il giudizio del bene e del male venne capovolto. Gli occidentali hanno chiuso gli occhi sul mondo e li hanno aperti sulla coscienza o almeno dovrebbero averli aperti o aprirli. Hanno innalzato il dolore s.ul piacere, hanno im-
208
parato
te,
Questo,
naturalmen-
l.
nessuno pu prescindere dall'ai di Croce si allunga su tutte le anime. Sotto il peso della Croce tutte le arti, tutti gli istituti, tutti gli ordinamenti dell'antichit europea si soCristo
Dopo
L'ombra
della
no
del
nuove
speci.
risent
Unica
la
scultura
per
lunghi
secoh,
Il
non
Cristianesimo,
in
meraviglioso Rinascimen-
e bisogna convenire con Peladan quando dice che tempo moderno soltanto ha veramente visto degli scultori cristiani . Orbene io ritengo che fra questi ultimi tenga uno dei primissimi posti Leonardo Bistolfl.
scultori
o cattolici
la
ma
allo
<<.
cristiani
spirito,
cio artisti
che subordinano
lezza
sione,
forma
che
alla
belvi-
della
linea
si
preferiscono
la
profondit
della
che
ga,
ni
irraggiungibili
d'inesprimibili
i
sogni;
scultura
che
pagano pi
Un'arte
scolpiti in
i
vieto,
siffatta,
ma
intesa
come
trasfigurazione.
in
che
contenga
intimamente
la
trovate
Bistolfi.
In Lui Cristo vi sorge innanzi transumanato come sorge dall'Evangelo secondo S. Giovanni. Ed stato
indubbiamente
vedersi che,
lui
uno
tra
al
marmo ed
bronzo,
restava ancora
209
qualche cosa da dire che i Greci non avevano espresso; lui che, per primo da noi affront il problema, ed in
parte lo risolse, di dare questa nuova sensibilit sottile alla materia bruta.
Leonardo
ferrato.
Bistolf
fu lui a raccontarmi
nacque nel 1859 a Casale Monun giorno nel suo stuil cavallo di Garibaldi e un gruppo
i
monumento
a Carducci,
gno mio padre ed un'umile maestra elementare mia madre, che visse lavorando come una negra per aprir
le vie del
mondo a me,
unico suo
figlio .
Ho
un sussidio
mio paese
casa.
Il
e,
a 19 anni
venni a Torino
L'Arte per
in legno
Bistolf
era
di
padre scultore
come abbiamo
fu
lo
pittore
ornatista
giorno Bistolf mi fece vedere alla Loggia la camera da letto scolpita dal padre ed il meraviglioso letto in cui lo baciammo sulla fronte inanimata l'ul-
Un
tima volta.
ceva:
Ma
mi
di-
Vieni a veder l'opera di mio padre, un grande, un grande ignorato . Quando io ho scoperto una piccola parte dell'opera sua piansi di gioia e di rammarico per non aver potuto raccogliere tutto quello che ha fatto nella sua breve, dolorosissima vita. Ma guarda dunque come tut-
210
toci
bello...
Altro
che
miei
quattro
babacio
(burattini)!
in legno del padre di Leonardo Bistol veramente pregevole in massimo grado. La finitez-
La scultura
fl
za dell'intaglio, la precisione dello sbalzo, la fastosit e perizia della decorazione, la variet del motivo, quel
una
trina
leggera,
in parola; si
intrichi
sottili
potenza e
e si snodano in volute, in aerei e pensi al Cellini e all'arte sua fatta di di grazia, di robustezza plasmatrice e di
annodano
fascino trascendente.
Milano pi che dai modelli di scuola si lasci attrarre dalla pittura idealista di Tranquillo Cremona.
anni di noviziato trascorsi a Milano, in mezzo lombarda che aveva i suoi massimi rappresentanti in Iginio Ugo Tarchetti, in Arrigo Boialla
Gh
scapigliatura
Dante. Tabacchi lo ebbe allievo a Torino, ma un bel giorno lo conged dicendogli che non aveva pi nulla da
Il
to, in Ferdinando Fontana e, maggiore di tutti, Emilio Praga non hanno lasciato una grande traccia nello spinto del Nostro che, spesso, con mia grande meraviglia e anche un po' di disappunto da parte mia, mi diceva di non capire Baudelaire e i simbolisti e di preferirgli sempre Leopardi e Foscolo e, pi di tutti.
insegnargh.
nardo
In un poverissimo studiolo di via Bava inizi LeoBistolfi i suoi primi colloqui con l'ispirazione
violino
che
lo
scultore
suo-
fervore.
la
significazione
211
zia
d'esecuzione:
NI
sono aneddoti non pezzi di vero ma barcome dice il Cena zellette e, quel che era notevole parecchio dopo, non sorpassavano le dimensioni adeguate alla loro impor-
AL SOLE
LAVANDAIE TERZETTO
CON TABU
tanza:
di
Roma
il
Bistolfi
anche la Galleria d'Arte moderna di Torino dove am, lavor e lott per l'Arte e per tutte le tendenze oneste e disinteressate non ha che una copia della testa del monumento di Garibaldi a Savona, due disegni e una copia del Cristo per la tomba Braida. Dopo questi gruppi di verismo ecco l'evoluzione prodursi con celerit di sviluppo.
del resto
Piove
Crepuscoli
Amanti
dove
ancoe
Cremona
in-
La Sfinge
Sfinge
La
lirismo.
il
Leonardo
Bistolfi
momento
ligione;
l'Arte
via.
Da
questo
re-
ufficio
della
partecipare
religiosit
Havvi un'assoluta
ed per
identit
tra
la
me
che non comprende il capolavoro, come non nobile artista chi il Divino non intenda, almenocch non viva in una spasimante ricerca di Dio. Hawi una gerarchia di opere che possono proporzionare i loro meriti alla maggiore o minore somma di rehgiosit che esprimono. Sar innegabile sempre che la Discesa
212
dalla
Croce
mag-
que ova sode o una testa di cavolo dipinte, che un Tizio proclama natura morta dimenticandosi di firmarlo:
Autoritratto .
Tutto il segreto della bellezza , in fondo, contenuto in quest'antitesi La base non pu valere il vertice; il volgare e lo sgargiante sono in perfetta contraddizione con la nobilt e la severit; sollevare le gambe in una qualunque danza e adergere le mani in una plastica offerta simile ad un Ave sono incolmabili contraddizioni anche se il primo gesto e non il secondo ieratico atteggiamento possa venire definita interiezione mistica da chi con il misticismo non ha proprio ma proprio nulla da spartire. Leonardo Bistolfi inizi quindi dalla Sfinge che
:
ritta
sulle
soghe
dove s'apre
guarda.
raccoglie
uni versai
mistero...
Leonardo
i
Bistolfi
ritmi
eterni
trasfigurazione
ideale
della
le
sono trasfigurazioni purissime di sentimento e procedono nello spirito. Forme dietro forme sollevano il velo che nasconde l'essenza delle cose. Per elevare le fronde nell'aria la pianta ha le sue
213
tragedia del
realt?
di
fiore.
lo
slancio
della
idealistico
sia
Leonardo
come vedemmo,
i
un esordio
spettabili
realismo cos
dell'Arte
esuberante che
pi
ri-
onagri
accademica
gli
decretaro-
no l'ostracismo. Le lavandaie alla Promotrice del 1882 furono rifiutate come indecenti. Quali circostanze mutarono l'indirizzo del giovane scultore? Spiegare la nascita
ra, si
dell'ispirazione
impossibile.
Traluce,
si
oscuStu-
di sole.
Ma
se
il
granito
la
cadere tutta
dell'Arte
scoria?
Quest'astrazione
Se l'opera d'Arte
grande esige
pii
il
sacrificio
Il
della
di tutto.
suo canone
per rea-
la realt
Meravigliosa fu la rapidit con cui Leonardo Bistolfi si rese conto di quest'esigenza. Non passa un anno di veloce corsa all'aria aperta che gi l'anima, a poco a poco svegliandosi alla vera vita e non piti paga della superficie delle cose, comincia a tradire
la
sua presenza prima nella psicologia episodica delcampestre, poi nel patetico impressionismo dei paesaggi soffusi di virgiliana dolcezza, quindi nella concentrazione pii vibrante dell'Amore, precorsa dalla
vita
Ecco il gruppo dei motivi campestri poi r Angelo della Morte , ecco gli Amanti nell'intensissimo ar-
214
ma
l'uomo,
fatto
pensoso dell'avvenire
.
si
rivela
nella
creazione
giante
sta
della
Sfinge
la
fatale
figura
simboleg-
problema dell'infinito. L'arte funeraria acquiil con quest'opera un capolavoro. Il tema la mel;
ditazione sull'ai di
al
mistero
del
sovrasensibile.
in
La
vittoria
piii
signi-
ficativa
dell'artista
quest'opera la trasformazione
della pietra in
forma
jeratica
che rivela
splicabile
la
Con
gura e
elevano
ste
alla
si
la
comincia
mente,
bellezza.
lo
l'arte
nuova. Tutta
Bistolfi
si
la
per Leonardo
gli
trasfisi
visione
cielo
della
effetti,
le
cose,
al
della
Le
al
aspirazioni
oppo-
fondono.
Dalla
Cede
spettro
cripta.
simbolo,
l'ombra
luce.
funerea
Psiche,
l'immortale
Fenice, risorge.
Ma
no
sto
lo
questi
sogni,
per quanto
belli
le
non sopprimoil
Oh
lacrime dell'ineso-
rabile addio!
La
po-
per
sempre vuoto
mezzo a
noi.
Bistolfi
non
giunge ancora a fissare questo dolore in un semplice temporaneo distacco cui fa luogo un radioso arrivederci, cosicch piti che un Congedo la Morte altro non che un mutamento di stato! Per lui la Morte resta quello che per la maggior parte degli uomini. Nelle ore taciturne, quando il cuore angosciato rimpiange mille cose che non sono
pi
silente
del
Cimitero, tutta la
folla
incantatrice
delle
rimembranze ripassa, lieve, serena, illusiva. Nel Dolore confortato dalla memoria la nobilt del-
215
purezza delle forme espresse con tanta poemi commuovono a tal segno che quasi sono indotto a sperare per la mia anima, al di l del velo, un prolungamento senza fine della visione.
l'Idea, la
sia
Il
Cristo esce
timento
tista
pervenuto a fissarne in
il
modo
unico
pii
il
modello.
Qui abbiamo
dell'idea.
Cristo
nell'esaltazione
dinamica
Quest'ora
importa.
meno apparente
ci
nell'Evangelo;
ma non
Questo Cristo
la
il
circonda di silen-
zio e di adorazione.
di
rose.
Il
rapisce;
in
immagine
Il
dell'amore
il
ritornante
seno
presti
Natura.
poeta abbellisce
rapimento
ma come
ci
il
destino.
Nel Funerale d'una vergine lo scultore si abbandona alla deriva della melanconia. Una vergine morta. La giovinezza che scompare partecipa in qualche guisa dell'eternit, ma non men triste la fine.
Sopra una grande porta in bronzo novissime Parche avvolte nei foschi veli della notte portano la salma della vergine in un letto di fiori all'eterna dimora; in
basso due donne accasciate dal dolore, piangono disperatamente.
Ma
la
avvampa che
Tale
il
216
l'anime
nostre
quando volgiamo
gli
occhi
al
gruppo
della Resurrezione.
Nel
le
Cristo
sue
forze
immanenti e
isolata
la
rappresentazione essen-
all'ombra
fatidica
della
Croce,
e
dall'infanzia
nella
alla
giovinezza,
nella
speranza e
maturit,
forza
nel
pensiero.
Ma
nel
Que-
sto
le figure laterali,
Il
tema
dalla
fetta
nella
che nell'Arte discende perNatura, trova un'affascinante realizzazione Statua a Segantini . E' la visione della beldella bellezza,
lezza
ideale
invocata con
la
la
pi
ardente brama
al
dal
sognatore.
E'
bellezza
che,
cedendo
disperato
grido, esce gradatamente dalla materia e si rivela scendendo nel gorgo della vita. Fiore d'un istante fissato dall'Arte per l'eternit. Le parole sono impotenti a dare un'idea esatta di questa Creazione che. nella scultura funeraria una delle piii belle usciate dallo scalpello di Bistolfl, ed una delle pi riuscite
tra le sculture funerarie italiane.
Un
la
nuovo elemento
la
di
Quando
libert
fantasia
dell'artista
pu erompere con
l'opera grandeggia in tutta la sintesi della sua azione, in tutta la possanza della sua idealit. Come per esempio nei due monumenti a Garibaldi a Savona e a S. Remo
nell'imponenza
del
movimento,
217
rio e la gloria
o nell'epico e santo soldato di Casale dove il martisi compongono in quel bacio che il sol-
dato d alla sua baionetta diventata croce. Le donne di Casale vanno a pregare su questo monumento co-
me
Ma
tere di
tico dei
dove
il
Bistolfi
dramma-
due
Natura
nel gruppo:
La Morte
In
quella
distinto
e la Vita .
solitudine
dove il sogno non due bellissime donne camminano l'una dietro l'altra: L'ai di l e Val d qua del velo, l'ignoto e il noto, la ragione ed il cuore, il
arcana
piti
dalla
realt
flusso
ed
il
il
rivelazione
sulla sua arte non si quasi mai Lui creatore e affermatore, dalla maniera che non stata sua ma dei suoi imitatori. non Si fatta cio colpa a lui se degli scultori gi i suoi allievi migliori che si sono liberati dall'imihanno esagetazione ed hanno trovata la loro via
Nel giudizio
isolato
rato
un'attitudine
spirituale,
deformandola con
l'esa-
sperazione dell'imitazione. Bistolfi va giudicato per quel che, nel tempo, rester di lui e non per quello che non ha fatto o avreb-
be secondo i suoi critici, dovuto fare. Di buone intenzioni dicono che sia strada che conduce all'Inferno, certo
fabbricata
le
la
strade
che
218
conducono ai Paradisi dell'Arte sono echeggianti di buone intenzioni realizzate. Nelle opere che durano bisogna unicamente ricercare l'originalit dell'artista.
Naturalmente
per ogni grande
anche
artista,
per
le
Leonardo
Bistolf,
come
molto pi imponenti anche se poche di numero delle critiche che gli sono state mosse. E poi dura un andazzo nella critica odierna che fa rimanere di sale.
si
Non
pu esaltare uno senza demolire un altro. Un grande artista deve essere scalzato alle basi per far luogo ad un altro. Pera Michelangiolo purch Bramante viva.
Non
delle
il
lato
eter-
no
creazioni.
Non
si
pu appro-
l'altro.
dell'Arte
di
Leonardo
nel
delirio,
Bistolf
non
nello
spasimo dei
volti,
folle
talvolta,
delle
se fossero strette da
catene
esse
s'irradia.
razioni chi
magica che attorno ad pu avvicinare alle sue figunon sente in s lo stato lirico profondo e
dall'aura
si
ma Non
ardente pronto a vibrare per qualcosa d'inafferrabile che passa tra te e quello che contempH. Quegli che
ricerca
unicamente
sviato
la
bellezza
plastica,
la
forma mo-
pu essere
del
turbato,
allontanato
addirittura
dall'arte
Maestro
il
casalese.
Si prova anche per un altro grande scultore itahano, Wiidt, questo stato d'animo. Perch ove non si rieil
vi-
219
goroso lirismo
si
costretti, davanti
ad un'opera
estre-
di confessare
fumisteria
Leonardo Bistolf volle deliberatamente che qualcosa profondo balzasse fuori dal suo tormento, soffondendo le materie di un'aura spirituale che aleggia intorno alle sue figure, che si sprigiona anzi da esse e ne soffonde le immagini ed i volti, le membra di un colore speciale, di una luce misteriosa inafferrabile,
vaporosa.
Una
religiosit
la sua scultura cos da dare ragione a Gaetano Previati quando afferma che L'espressione dell'arte deve essere nient'altro che la pre-
Ecco dunque
l'arte bistolfina;
tutto
il
segreto,
tutta l'ermetica
del-
mirare
all'alto.
Colui che guarda in basso non sapr mai vedere che cose basse, si trovasse pure sul pi eccelso trono del mondo o sulla vetta estrema dell'Imalaya. Una sola visione confonde insieme l'artista e lo spettatore. Non gi che lo scopo dell'arte sia la morale; l'opera d'arte morale in conseguenza della sua bellezza, non havvi intenzione aprioristica ma coincidenza che appare necessaria. L'opera che includer in una bella forma un'idea perversa o meglio ancora una bella idea inclusa in una forma laida o perversa non sono, per me, arte. L'opera di carattere idcahstico, o mistico, vale, per
220
me, pi di ogni
nalit
altra,
perch,
realizzando
la
la
conce-
nostra perso-
spirituale. Colui che non conosce n la forza n il talento di creare secondo la formula sublime, dovrebbe avere la forza di rinunciare ad un tentativo banale e dannoso.
Il
dilettante
infierisce
i
che
sotto
di
pi
nostri
ma
ca che non vuole se non uomini della sua statura e gli abilissimi tecnici che vilmente accettarono e accettano
di
porgere
le
.
mani
alle
catene
possono
recitare
il
mea culpa
Bistolfi ha affermato pi di ogni altro con il suo esempio che l'artista non soltanto colui che crea;
offrire
ai
le
comporre un'armoil
sacro
lignaggio,
segno
alla
del
precorritore.
sua fresca passione, che ad ogni alba luminosa sembrava rinnovarsi come se traesse dal-
Davanti
le
mattutine
rugiade
tutto
il
vigore
novello,
restavi
commosso
le,
e meravigliato.
Consideravi
quella
piccola
creatura
debole,
fragi-
bruciata da un
il
immenso ardore
era
alle
creativo,
sulla
cui
ai
persona
travaglio
cos
evidente
pensavi
cavalli giganteschi,
mani erano uscite, e non potevi non prorompeun inno alla sovrumana potenza dello spirito
221
re e
Per questo Leonardo Bistolfi stato degno d'amodegno della pi alta memoria.
le
conquistato e conquisteranno,
le
generose.
no dalla terra e
gni e
gli
so-
dell'umana coscienza.
in
lui,
La sensazione
massima parte
sentimento .
dell'arte,
prima
di
essere vi-
pii
que-
prima
di
sono state
in
me Canto
Si
fuso in tutte
musica
e,
meno
ad
musica,
la
parola,
riescono
fu sopratutto poeta.
sull'arte
sua
questo non
Che
Che
questa poe-
222
Oh mi diceva un giorno. abbia amato ed ami i poeti! Sono stati e sono la gioia della mia vita, la consolazione del tormento che mi dava quella roba U (e mi accennava l'alta figura ariostesca e messianica di Garibaldi
Poesia,
sai
poesia
io
tu
non
come
Mito contro
liberi
cieli
del-
Patria).
Musica, Armonia, Bellezza e sopratutto... Poesia furono l'ultime parole che mi disse due giorni prima di perdere conoscenza e di entrare nella lunga
ma
quieta agonia.
E' stato
coloro
artisti
sono
il suo viatico per me; il viatico per tutti che l'hanno sinceramente amato, per tutti gh che, davanti a lui ed al suo esempio, non pose devono pensare che alla eterna potenza e
bellezza dell'ideale.
tale sia
il
ricordo di
lui
in noi, per
sempre.
223
INDICE
Sopra un
Epoque
Pag.
Gli autori e
mondo
di
Addio giovinezza
Giuseppe Baratta,
Gozzano,
Il
il
il
Thovez o
del
Piemonte
,
Poeta delle
sartoirette
Augusto
Franzo),
l'arte
l'esploratore
solitario
.
Arturo Fo,
Il
pittore
del
della
fasto
Il
poeta
solitudine
Leonardo
Bistolfi, la
trasfigurazione dell'ideale
AUTORE
STORIA E BIOGRAFIA
EMANUELE
DI
FILIBERTO,
TESTA
-
(esaurito)
-
Oberdan
saurito)
Zucchi
(e-
LE CAMPAGNE NAin
POLEONICHE
ITALIA
'
-
GOETHE
LA REGINA MARGHERITA SHAKESPEARE (imminente pubblic.)
DI
Edizione
S.E.I.
Superga
PROSSIMA PUBBLICAZIONE
-
CLOTILDE DI SAVOIA
S.E.I.
IN
PREPARAZIONE
-
S.E.I.
POESIA
I
SELP
zione
nelli e
(con prefazio-
di
UNA STAGIONE
GLI EROI IN
I
IN
PARADISO
PANTOFOLE
-
Gastaldi
saurito)
(Milano)
(Torino)
(e-
CANTI DI MARILENA
Viglongo
saurito)
(e-
LE POESIE RELIGIOSE
Gerii
di
(con
prefazione
Arturo
Farinelli)
227
IN
e CAMMEI ADONHIRAM TUTTA LA LYRA
PREPARAZIONE
-
SMALTI
Ed.
del
Cenacolo
ROMANZI E NOVELLE
IL
I
CONTINENTE SCOMPARSO RACCONTI DELLE DUE RIVE IL CROCEFISSO DELL'ISOLA VENTURIERI DEL SIGNORE I
(3=1
Formica
(esaurito) (esaurito)
Montes
Paravia Ceschina
Ediz.)
L'INFERRIATA D'AMORE
(esaurito)
Bocca
Soc. Subalpina Editrice Torino (esaurito)
Gastaldi
IN
IL
I
CORSO
DI
STAMPA
-
GLI ITALIANI
ROMANZO
Paravia
ROTONDA
IN
IL
S.E.I.
PREPARAZIONE
-
LIBRO DEI RE
S.E.I.
TEATRO
L'IDOLO DAI
Teatro
di
PIEDI
D'ARGILLA
Edizione
Augusta
To-
rino esaurito)
Poesia: 1 Voi.
Edizione Chiantore
saurito)
(e-
228
IN
2 Voi.
PREPARAZIONE
BUON RE
FIGLIO
L'ADDIO
COMMENTI
IPPOLITO NIEVO POETI DI PIEMONTE
CRITICI
'
Paravia
Montes
Paravia
Lattes
(esaurito)
IL
-
(esaurito)
LIRICHE SCELTE
Ceschina
(esaurito)
TRADUZIONI
Virgilio
-
Le Georgiche,
la
Copa ed
il
Moretum
Paravia
(e-
saurito).
Goethe - Pagine scelte - Paravia. Carlyle - Pagine scelte - Paravia. RusKiN - La corona d'Ulivo selvatico
Paravia.
-
GuYAU
Poe
-
Saggio
di
Paravia.
Gordon
-
Pym
Paravia.
-
Hautpmann
neo
La Campana sommersa
Torino
(esaurito).
Ed.
del
Contempora-
Buchan - Il profeta dal mantello verde - Agnelli. Emerson - Gli Uomini rappresentativi - Utet. De Musset - Commedie scelte - Utet. Tirso da Molina e Zorilla - Don Giovanni La Fontaine
glongo.
-
Utet.
-
Le
Favole
(in
corso
-
di
pubblicazione)
Vi-
Olcott
Il
Viglongo.
229
Questo volume
a
cura
dell'Editore
Mario Gastaldi
il
Milano
stato finito di
stampare
31
dicembre 1954
con
tipi
della
-
Monza
Via Magenta, 2
University of Toronto
Library
DONOT
REMOVE
THE
CARD
FROM
THIS
Acme