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r^m'

(BASTALO/

EDITORE

N/LANO

ANGIOLO BIANCOTTI

''di
DI

tempi ADDIO GIOVINEZZA,,


E

CRONACHE

PROFILI DELLA "BELLE EPOQUE,,


Gli autori e
il

mondo

di

"Addio

Giovinezza,,
ta

Giovanni Cena, poedel dolore che ascende - Erne-

sto Ragazzoni,
- Il cavaliere

bevitore di stelle

zano,
- Il

Gozdolcemente amaro Guido poeta delle giovinezze perdute


senza camicia
il -

e redente

Thovez o

dell'inespres-

so inesprimibile del

Il

vero poeta

Piemonte e quello delle "sartoirette,, - Augusto Franzo], l'e- Arturo Fo, pensiero - Il pittore del fasto e del colore - Pastonchi, il poeta della solitudine - Bi-

sploratore solitario
l'arte raggio del

stolfi, la

trasfigurazione dell'ideale.

mAttcdno Mif.

PROPRIET' LETTERARIA RISERVATA

^i

654813
Z9.
3.

S7

SOPRA UN RITRATTO DELLA

BELLE EPOQUE

Ho

rivisto

il

ritratto,

Dama

in giallo

(1)

pinta da Grosso cinquant'anni fa;

occhi di giada, labbra di corallo, Io sguardo acceso: angoscia? volutt?

Mi
cara

rifaccio

il

pensiero e
belle

il

cuore ad hoc,

Torino della
di

epoque

Una

pace
alitava

sogni sonnolenti
tuoi
colli!...

sull'arco dei

Ragazzini
dai

eravamo
stimati

impertinenti
rompicolli;

civici

nemici di lampioni e campanelli e dei violini troppo saputelli!

2)

Le domeniche

mamma

ci

portava

a vedere il ritorno dalle corse! Oh gran cappelli in cui si radunava tutto l'orto botanico! e le borse
ricamate d'argento a
filigrane!

gran pompa
(1) Si tratta

d'anelli

e di collane!

del

ritratto
al

di

Virginia
e

Reiter,

dipinto

da

Giacomo Grosso intorno


(2)

Violini
studenti

tora,

gli
i

sono

vigili

erano troppo sgobboni urbani di Torino.

1890. chiamati,

penso che lo siano tuttroppo zelanti; civici

Passavano
cavalli;

gli gli

stetch's
ufficiali

quattro e a sei

(3)

gallonati,

tra squillare di trombe e i ricchi e bei valletti imparruccati! landeaux con La duchessa d'Aosta bionda e fina... L'Isabella (4) e talvolta la Regina!
i

Bellissima,
col

soave, sorridente

cappello piumato e l'onda d'oro

delle

chiome!

Passava altosplendente

tra gli applausi e gli squiHi; lieto coro

che accompagnava Lei, pi che regale in un coro di gioia, trionfale!


Poi,

a vent'anni l'epoca dei


della
allo

balli,

Vedova Allegra
Si

e dei veglioni

Scribe.

lasciava

gravi
le

stalli

dello studio di

Graf per
al

canzoni
al

che all'Emilia,
la

Romano ed
in

Maffei,
rei!...

(5)

Di Landa cantava

versi

(6)

Oh

tirate di Maggi, nel Cyrano! Al Valentino noi si ripeteva

all'amore

di

turno,

piano piano

Stetch era una grande, pittoresca e mscchicarrozza, che arieggiava la diligenza e portava suirimperiale fino a ventiquattro persone. I clubs ippici, i reggimenti delle armi a cavallo, cavalleria e artiglieria, ne avevano due o tre o quattro per reggimento.
(3) L'j

nosa

(4) Isabella

bavarese
era
la
(

Savoia-Genova, di aveva sposato il duca Regina Margherita.


che

la

bellissima

principessa
e
la

di

Genova;

Regina

(6)

dalla

Celebri Variets del tempo. Anita Di Landa, una delle canzonettiste pi amate giovent studentesca della prima met del secolo.
5)

la

la sera,

canzone del bacio e si correva sulle panche del loggione


la

a riudir
L'esposizione

ballata

la

tenzone!

dell'Anniversario.

Il

mondo che
in

sul

Po

lieto

s'affaccia

un tumulto fantasioso e vario. La Gloria imprime un attimo la traccia


nel
tuo

momento
il

fuor dell'ordinario.
tuo, Torino.

dall'Alpe alla punta di Pachino

vola sui venti

nome

Oh

serate del Regio appollaiati

a tifar per Sigfrido e per Tristano! Battaglie per Pehzza e per Previati, per Zarathustra e il vento oltramontano! Primi versi a gran voce declamati
nelle

(7)

tampe

degli

osti

scamiciati,

primi tentativi a Mirafiori


di

quello che
secolo.

il

trionfo poi sar


i

del

L'angoscia stringe

cuori:

Delagrange voler,

non

voler??...

la

FIAT
tre

con

che i bolidi suoi lancia, nomi: Nazaro, Cagno, e Lancia!

II

tuo Studio viveva

d piii belli

con saggi insigni e grandi innovatori, Carle, Lombroso, Graf e Schiaparelli!


accenna qui alla ventata nietzchiana e shopenastimeriana che piomb sulla nostra giovinezza, che giurava sopra i tre modelli.
(7) Si

uriana

Mentre
la ai

in un gioco d'impeti e d'ardori giovent lanciava evviva e squilli


voli

del

Centauro

di

Caprilli!

(8)

Nino

Oxilia, Camasio e il dolce Guido L'Amalia con le vergini sue folli; D'Annunzio al Regio e il cigno alto di Cnido. Le domeniche in corsa sopra i colli! Il primo odore delle rotative,
i

(9)

primi reportages,

le

fedi

vive;

Addio giovinezza
d'applausi e poi

in

un fragore
il

reiterati appelli

agli esami, la fiamma,

primo amore...

Lo
_^

sferragliare, all'alba, dei duelli!

Ibsen,

Gli occhi tuoi,

tormento dei cervelli accesi! Mimmi, fiamme di turchesi

Parigi, Londra, fantasmagoria


di corse in su in gi, di

qua e

di

l...

Tripoli,
la

un vento eroico

di follia...

Ed un

prima giovinezza se ne va... mattino ad un risveglio atroce


crudele ansia feroce!...

la guerra... e la

Tutto

si

spento in quell'agosto cupo,


rest che la cenere brillante.

non

fu il pi grande cavaliere italiano, e certi ( 8) Caprilli suoi records di salto in alto e di stile non furono superati di poi e non lo sono tuttora. fu chiamata da Domenico alto di Cnido (9) Cigno

Eleonora Duse nell'interpretaOliva, illustre critico romano, zione della Citt Morta , che D'Annunzio scrisse appositamente per lei!

L'amico cadder rimase

si

cangi tosto
fedi in

le

in un lupo, un balen crosciante;

in

un

sorriso e

un pulviscolo fangoso un singulto doloroso.


o

Ho

rivisto

il

ritratto,

dama

in

giallo,

un po'
Sorridi
le

triste

nel

volto

pi

recline!

del

tuo riso di corallo,

tue pupille abbassi su

me

chine!

Piangi sopra i miei versi fatti ad hoc Vecchio poeta della belle epoque .

GLI

AUTORI E IL MONDO ADDIO GIOVINEZZA

DI

la

Torino grave

1910.
crisi

La

citt

aveva
il

superato
della

da

tempo

che.

dopo

trasporto

Capitale

(prima a Firenze poi a Roma), l'aveva portata al rango poco invidiabile, se pur molto onorifico, di Museo del Risorgimento e di ville du hon tepos per
i

pensionati,

soprattutto

militari.

La sua borghesia, il suo artigianato, non si erano accontentati di un rango di secondo e terz'ordine.
di quel ventennio, succeduto al 1864, la piemontese si era scossa con uno strattone violento: poich non poteva competere coi commerci con l'eterna rivale, Milano, si era buttata a capofitto nell'industria e gi le Mostre nazionali ed internazionah del 1888 e del 1898 avevano veduto un risveglio attivo di laboriosit e d'iniziative energiche ottimistiche che, nel decennio successivo doveva sfociare nella creazione di organismi potenti di valore mondiale. In quell'anno che preludeva alla grande Mostra, l'ultima, del 1911, in cui Torino tocc suo apogeo, essa era salita al primo posto tra le Citt industriah italiane ed europee. La FIAT non conosceva pi rivah nelle corse su strada e su pista; accanto ad Essa sorgevano complessi industriali automobilistici con tutte le promesse del pii grande

Dall'apatia

capitale

il-

avvenire, la

LANCIA,

la

SPA.
10

\ ITALA.

In campo dolciario chi osava contestare a Talmone, a Venchi, a Moriondo e Ganglio, a Baratti, un primato largamente affermatosi? L'industria cinematografica con l'Itala Film, con la famosa Am" brosio, con la Pasquali, con l'Aquila Film, conferiva alla citt di Gariazzo e di Pastrone un primato assoluto che nessun'altra osava contrapporgli, A Torino erano gli unici stabilimenti di caratteri e macchine tipografiche, a Torino una delle pi grandi case editrici europee, l'UTET (e la piii grande

casa

Editrice

in

materia

di

scolastica

di

attrezzi

scolastici,

La Paravia); a Torino la Moda era gi nomi dell'/snarc/on, di Rosa e diventata industria e


i

Patriarca,
speri

della

Capriolo,
nobilt
attrici

di

Bellom e della
tra
le

De Ga^
citt

non erano pi
Corte,
le la

ristretti

mura

della

ma

la

romana, partenopea e venee


le

celebri portaqueste celebri case come un segno inequivocabile di gusto e di aristocrazia senza paragoni. Citt favorevole ai piaceri l'aveva chiamata, un po' troppo superficial-

ziana,

grandi

mondane
da

vano

l'etichetta

dei

vestiti

usciti

mente Guido Gozzano, dimenticando che era, invece, citt eminentemente favorevole al lavoro. Essa era stata, verso il 1880, quasi senza volerlo, il centro di attrazione di un gruppo di artisti e di scrittori che avevano controbilanciato la Bologna carducciana e la Milano romantica, con un'accolta di
uomini saliti rapidamente in primissimo piano. Leopoldo Marenco e Giuseppe Giacosa. Il Camerana e il De Amicis, Michele Lessona e il Molineri, Angelo Mosso e il Lombroso, il D'Andrade e il Fontanesi, Edoardo Calandra. Arturo Graf, il Corradino e poi il gruppo dei grandi scultori e pittori Grosso,
Calderini,
il

Pascal.
e,

Cavallero,

il

Tabacchi,
vivente
il

il

Bistolfi,

Calandra,

ultimo

ancora

Canonica.

11

Dopo
Poi,

questi,

dal

1890
tra
il

al

1910

un
dei

po'

di

silenzio.

d'improvviso,
le

rombo

e le strade grandi prodotti dolciari ed alla conquista dei mercati enologici di lusso da parte dei Martini e Rossi e dei Cinzano, dei Cora e dei Carpano, ecco imporsi all'attenzione d'Italia un gruppetto di scapi-

canti

piste

motori sold'Europa e d'America, di


suoi

fianco

ai

gliati

scrittori
il

che volevano, e riuscivano a cammi-

nare con
lismo.

loro passo calmo, sicuro ed eguale.

Erano cresciuti quasi tutti all'ombra del giornaQuel giornalismo piemontese che, confinato ad una funzione di pettegolezzo provinciale dal
giornalismo
dalla
lo

della

capitale,

(che
in

bassa tiratura

ma

che erano
si

aveva giornali a genere gli unici citati


di

stampa internazionale e quindi


era
rivelato

un

alto livel-

pubblicistico),

d'un

tratto

con
e

il

Frassati

l'Orsi,

direttori

della

Stampa

della

Gazzetta

derno

del Popolo . giornalismo nettamente momodernizzatore, con nuovi impianti a grandi

tirature,

con dovizia e variet

di

servizi

d'infor-

mazioni, con mobilit di penetrazione pubblicitaria; // solo giornalismo (con il Corriere della Sera di Milano), che fosse capace di affrontare le grandi tirature dei centomila lettori; quoziente che dava ai giornali oltrech un'importanza straordinaria dal punto
di vista politico, una forza senza paragoni nel campo dell'indipendenza finanziaria, arra sicura dell'indipendenza morale e politica. In questo giornahsmo serio, contegnoso, che filava dritto su linee prestabilite senza badare a nulla e a nessuno, i giornalisti acquistavano uno spirito ed una seriet d'intenti e di lavoro che non esisteva in

altre

citt.

Rammento

un
di

gagno

come
si

Torino

che

entrato a diciotto anni, direbbe ora, alla Gazzetta stampava in corso Vittorio ang.
che,
si

12

via

S.

Anselmo,
al

vedere
vetrina
suoi

(ed era l'unico giornale che facesse pubblico le sue macchine che apparivano in
in

Corso Vittorio Emanuele con i che battevano sui tasti) il direttore, che non era certo un ortodosso in materia di morale, uno stinco di santo od un codino, mi ammon molto semplicemente Se t veule f el giornalista, mia cara masn, a bsogna che it tene le orie bin dri-' te, scut futi, f finta ed deje rason al prim che a
proprio
sei
linotipisti
:

parla,
ti,

ma quand
servel,

che

te

scrive

ricordte

che

it

l'ass

un

custi...

per poch che a sia, e un cheur scota cha sia d'acordi ben inteis, con el cheur e el

soggiungeva con sorridente maliNaturalmente era un giornalismo, e me ne fan che pretendeva fede quei colleghi che mi leggeranno molto e che non lanciava che tardi. Infatti io rammento che, entrato appunto nel giornalismo il 1911 ebbi l'onore di vedermi siglato con un a. b. in mi1914, nuscolo, il primo trafiletto nel gennaio del tre anni e mezzo dopo, eppure firmavo in altri giorla firma si concedeva ai direttori dopo un naletti: sicuro tirocinio. Per me giunse con la laurea e su E da cost scit quest'esclamazione di mio padre moment a comenso per ti i pastiss accompagnato da un viatico di... cinquanta lire. nostri nomi afEntrare in giornalismo, vedere fiancati a quelli di uomini come Enrico Thovez, Ernesto Ragazzoni, Giuseppe Bevione, G. A. Borgese, Dino Mantovani, Michele Lessona, Luigi Villanis, senza contare i grossi calibri direttoriali, era una cosa che dava un poco le vertigini. Perch noi si aveva il senso del hmite e si dava peso al valore indiservel del diretor
zia.

viduale.

Perch
gli

il

rispetto per chi era pi di noi in l ne-

anni e nel mestiere,

per chi
13

ci

poteva insegnare

qualcosa
tutti
i

nel

giorni
il

tivamo Maestri
di

era profondamente sentito e noi senDirettore, come avevamo sentiti i nostri

ed

il

giornalismo

apprendimento di

Liceo
di

nell'Universit.

Una

paternale

Frassati,

Scarfoglio o di
tori

una caratteristica volata di Vincenzo Morello parlo dei diretOrsi,

che ho conosciuti ci servivano a lungo per la vita. E qualcuna di quelle intemerate le ricordo ancora e mi regolo giornalisticamente parlando

su di loro.

meno
di

Torino dunque ospitava una sua scapigliatura seria di quella lombarda, famosa per nomi
i

Praga, di Tarchetti, e di Boito; quella che si scapigliava all'ombra della Mole era pi libera, pi scanzonata, pi parigina o torinese. In genere si raccoglieva al Molinari di Torino; il celebre Moli di spensierata memoria. Questo restaurant di Piazza
Solferino

aveva

sostituito

la

famosa

Meridiana

di

Amicis, di Fontanesi e di Galileo Ferraris; mentre al Cambio si era molto collef monte e i prezzi erano alti e le sale, che puzzavano di Risorgimento e di conservatorismo, eran frequentate da
principi

De

duchi,

dalla

nobilt pi ligia e pi stretta.


di

Al Molinari,
accoglimento
si

ristorante

lusso,

ma

di

pi libero

centrava il mondo caratteristico della bohme dorata... o argentata, secondo le borse. Attorno a Metzger, birraio svizzero molto colto e dalla larga ospitalit, si raccoglieva quel che di meglio Torino vantava nella giovane scuola. In una saletta verso Piazza Solferino, o nella sala ai piani superiori, (ove l'inarrivabil Blanchette o Mary Cleo, o Mary Curioni a certe ore si slanciavano nel pi compromettente cake Walck o in altre danze di un certo pregio orgiastico), potevi incontrare quello che
di

meglio

offriva

la

giovane

Torino.

Brillanti

uffi-

14

ciali
i

come

i i

Garetti,

volentieri

la

Fossati-Rayneri; gli Scarampi del Cairo, Villanova; gentiluomini che lasciavano morgue ufficiale per partecipare alle

coi matt come i Biscaratti di Ruffia, Monasterolo, i Chiesa d'Istria; rappresentanti della giovane borghesia di alto stile come i Sineo, i RemSimeon, i Talmomerti Chiantore; industriali come Koelliker, gli Ostorero, i Ceirano e poi tutta ne,

bacanade d'

una schiera

di

artisti,

di

scrittori,

di

giornalisti,

da

Bosia a Serralunga, da Onetti a Cavaliere, da Canonica a Rubino, da Reduzzi a Calderini; e poi Bevione e Mario Bassi, Pastonchi e Ragazzoni, Sobrero e Corvetto, Giovanni Croce e Gozzano, Vallini e Nino Berrini, Emilio Zanzi e Federico Chiaves, Ni-

no Oxilia e Sandro Camasio. Poco o niente


tica
ria

di
la

poli-

in

questi
il

luoghi:
caff

c'erano per

politici

birre-

Cerri o
attrici

Mogna, o

Le

invece venivano in

caff del Municipio. il gran numero e vi ap-

zioni.

parivano talvolta in fugaci ma brillantissime appariLa Garisenda, la Silvia Cordini Marchetti, la


la

Donnaruma, Marinella Bragaglia,


renzo
pre
e
la

Borelli, la

Di Lo-

Dina, patrona di tutte le nostre scapestrerie carnevalesche perch essa fu semGalli;

quella

la

nahstici

presidentessa onoraria di fino al 1922.

tutti

veglioni gior-

letteratura valeva realmente qualche cosa pi mediocrit in cui certa storia letteraria dell'ultimo Ottocento e del Novecento ci confina,, noi a Torino. Moriva il Graf ma lo studio si vantava
della

La

pure ancora dei nomi del Renir, di Italo Pizzi, del Farina l'incomparabile allievo dello Schiaparelli, di Arturo Farinelli, soprattutto, che conquistava il primato d'ispanologo e di germanista insigne e creava una scuola dalla quale uscirono tutti, dico tutti i maestri di letterature straniere, a cominciare dal Bor-

15

gese;
tivit

Guido Gozzano era


di poeta,

te

ignoti

massimo della sua atnomi di immeritamencome Luigi Vallini ed Arturo Fo, il mio
nel e accanto a lui

indimenticabile

Arturo
e

dall'alta

vita
di

profondo,

austero
di

ingegno;

nomi
per

scrittori

morale e dal che si

devono

ricordare

rivalutare

una giusta
si

com-

affiancavano a Francesco Pastonchi, ad Enrico Chiaves, a Cosimo Giorgieri Contri. Sdegnoso e in dispitto Enrico
quel
letterario,

prensione

momento

Thovez (senza tava una critica


arti

forse)

il

pii

grande
in

di

tutti,

eserci-

coltissima
quali

e profondissima

che riguarda imperava il dilettantesimo orecchiante e la critica Yau peu pres sconcertante e irresoluto. E intanto nascostamente poemi che sdegnosamente, scriveva dopo le cattive accoglienze al suo Poema dell'Adolescenza, metteva da parte. E sorgevano due poetesse, Aleramo e Amalia Guglielminetti; l'una a Sibilla Roma iniziava la sua collaborazione a rivistine di seconda mano con liriche di un acceso sensuahsmo,
figurative

nelle

di

quelle

quel

seconda si slanciava nell'arengo letterario con due volumi di versi Le seduzioni e le Vergini, in cui
la la

perizia

della

tecnica

superata

soltanto
di

da una
aridit

accesa

passionalit

chiusa,

(da

un senso

morale che l'esplosione di un'aridit sessuale) che formava il substrato lirico di quella sua poetica che veramente dest in Borgese critico non facile, l'affermazione per cui la Guglielminetti and celebre per alcuni anni: Saffo dalla chioma di viola. Lasciamo stare quello che di lei e degli amori veri od immaginari che siano stati, con Guido Gozzano si disse e si scrisse. Pii che amore fu cameratismo spinto: buona e cordialissima fraternit letteraria accompagnata da qualche favore sentimentale che non an Amor non lega troppo eguali d troppo lontano
:

\6

NINO

OXILIA

Sandro Camasio e Nino


Oxil
ia

ai

giorni della
loro
for-

"prima,, della
tunata

commedia.

SANDRO CAMASIO

V.

ARMANDO FALCONI
Sfupendo primo inferprefe con indimenficabile Tina di Lorenzo di "Addio Giovinezza,,
1'

disse Gozzano alludendo a Lei. E fu vero. La Guglielminetti appariva di rado in mezzo ai giovani letterati e giornalisti che nelle varie tampe conducevano vita scanzonata. Di tanto in tanto invece da Boves o da Milano ci capitava Nino Berrini che aveva finalmente trovato la via del successo non

tempre

quell'Avvocato Goldoni da cui si era ripromesso chiss mai quale gloria, ma dal Tramonto del Re con cui affront e vinse la sua prima vera battaglia teatrale che, pi tardi con il Beffardo lo consacr autore fra pi noti ed acclamati d'Italia. Ma sull'agitate onde del successo teatrale ecco apparire i due Discuri di quell'annata fortunosa, i due autori della commedia forse pi rappresentata in
tanto in
i

Italia.

tre

atti

che

polarizzarono

d'un

tratto

l'at-

tenzione del pubbhco, per la freschezza del dialogo, l'immediatezza della battuta, la verit delle situazioni.

Vogliamo parlare di Addio Giovinezza e dei due autori; Nino Oxilia e Sandro Camasio. Come tante opere d'arte non studiate, non volute, questa commedia nacque per caso. Dalla compagnia dei Grandi Spettacoli di cui era direttore Gualtiero
suoi

Tumiati che aveva drea Maggi, si era Heidelberga mia!


in

sostituito

l'indimenticabile

An-

rappresentata
di

una

commedia:
situata

soggetto
il

studentesco,

quella

Norimberga che fu
germanica.
della
studi.
il

centro

ideale
di

della

vita
di

studentesca

La commedia
vita

autori

cui ignoro

nome, era una romantica ricostruzioriuscita

ne molto
capitale
torinesi

ben

universitaria

nella

tedesca

degli

pens

di

gruppo di studenti rappresentare una vicenda analoga


nostra citt e nella nostra societ

Un

collocandola
studentesca.

nella

Camasio e Oxilia avevano vinto da po-

co un concorso teatrale bandito dal giornale milane-

17

se

lo

Spettacolo,

con una commedia

La Zingara

rappresentata dalla compagnia Dondini aveva avuto un caldo successo al Manzoni a Milano. i due autori, Oxilia laureando e cronista al Momento e Camasio, laureando egli pure ed impiegato di una piccola azienda, avevano raccolto un po'
che,

ben

Ma

di

gloria

si

eran fregiati di quel lauro che, con

il

fulgore del successo conferisce pure un quasi diritto alla personalit distaccata e superbiosetta. Gli studenti
no,
torinesi
i

si

rivolsero
della

ad

essi

per una commedia

San Marticasa abitata dal Camasio, cominciarono a pensarla e a stenderla cos per puro
d'ambiente e
sotto
le

due, sulle panche di corso

finestre

gioco.

Gli amici studenti suggerivano le battute, i tipi balzavano fuori dalle descrizioni che Torero, o Aluff, o Borghesio, o Vallauri, facevano di questa o quella loro scapolatura, di questa- o quella burla giocata, complice Talpon, il vecchio bidello della Facolt di legge, a questo o a quel compagno di scuola, a questa o a quella rara studentessa. Un po' falsa usciva fuori la figura di Dorina, e allora Leo, con quella sua anima sbarazzina, che non mut mai fino
all'ultimo, usciva fuori in certe definizioni escatologiche che scandalizzavano Nino, aristocratico nel pensiero e nella forma, o suscitava la reazione fredda di Camasio che diceva sdegnato e sdegnoso chi sono gli autori? Noi o voi? Gh autori sono la facolt di legge della R. Universit di Torino tuonava Aluffi con quella sua voce baritonale che faceva tremare le volte della terza aula allorch si trattava di nominare il pontefice alla festa delle matri:

Ma

cole.

Ma
a

intanto

si

avvicinava
finiva

il

giorno della recita

e la
stretti

commedia non

mai,
i

finch una sera co-

salire in casa

Camasio

due

autori,

complice

18

la

sorella

di

Sandro,

vennero chiusi

in

camera con

due

bottiglie di

caff due pacchetti di

Macedonia da

cinque soldi l'uno e della carta. Da l i seurte nen se i l've nen mariaie . Infatti Mario e Dorina, nella prima stesura della commedia si sposavano e la

commedia recitata piuttosto maluccio fece un mezzo fiasco. Nino Oxilia, nella sua funzione di critico drammatico del Momento ebbe modo di parlare della cosa a Tina di Lorenzo, una sera al Carignano. Datemi il copione fece la bellissima Tina; e. lettolo disse: buona la commedia, orribile il finale... anche perch questi amori non finiscono, non sono mai finiti cos. Infatti hai tu sposata la sartinella che hai lasciata l'altro mese o tre mesi fa? No,

e allora?

Armando
patto
autori
:

Falconi a sua volta lesse la commedia,

convenne che se ne poteva fare qualcosa


di
finire

diversamente

la

di buono a vicenda e disse agli

Fra due mesi torno all'Alfieri. Fatemi tenere il copione corretto cos e cos... I due autori presero a rifare la commedia. Lavoravano come due congiurati. Di Addio Giovinezza non ne parlavano pii; invece lanciavano notizie di altre commedie, di altri drammi, addirittura, fino a che un mattino il corrispondente della Stampa da Milano annunci che una sera del prossimo carnevale al Manzoni sarebbe andata in scena una commedia di due giovani autori Torinesi: Nino Oxilia e Sandro Camasio: Il titolo: Addio Giovinezza. Il mondo universitario si lev a rumore, quello dei giovani letterati crep d'invidia e di bile. Tutti presagirono un fiasco senza precedenti... gli autori furon
bersagliati
di
satire,

di

richieste
al

di

prestiti

riavano

dalla

magica

lira

biglietto

da

dieci,

che vache

19

entrambi non possedevano perch le spese del viaggio a Milano le fecero due pap: gli autori dileguarono. Se fa fiasco mi disse Oxilia di sfuggita in un breve appuntamento avuto sotto le amiche ombre degli alberi del Parco Michelotti se si fa fiasco vado a fare l'emigrante in Argentina... ma a Torino non mi ci vedono pii. Invece la sera della prima il pubblico del Manzoni insolitamente numeroso ad una prima di giovani fu colpito dalla fresca
i

vena

dei

due

ragazzi,

soprattutto
di

recitazione della

Di Lorenzo e

dall'incomparabile Palmarini e di Fal-

coni e decret
esaurito
alla

il successo pieno, totale assoluto, successo confermato da una piena la sera dopo, da un

Domenica
o

sera.

Il

ritorno
alla

fu

trionfale,

ma

senza

carri

cavalh

distaccati

stazione

banchetti.

Entrando nella saletta del Mohnari, Oxilia, rispondendo al nostro applauso, comand senza scomporsi: Giacolin, un latte corretto con 4 fur! E fu
tutto
il

gran
gloria

festino!
recite
citt

La

po Milano
sent assai,

venne dopo, le fu Bologna altra

s'infittirono.

Doche

universitaria

Addio Giovinezza ; poi Firenze e infine Torino. Poi la commedia non sub pi arresti. Tutte le compagnie la vollero nel loro repertorio, venne tradotta in Piemontese e Dante Testa fu un magnifico Leone cos come la Simoni fu una stupenda Dorina e due giovani commecome quelli che avevano mags'imposero diografi gior numero di repliche sui palcoscenici italiani. Ma quell'Addio Giovinezza fu proprio un verace Addio alla scapigliatura, Camasio mor di l a poco; la guerra port via tutti in un ciclo d'oblio e di morte. Mor il dolce Guido premendosi il rosain

modo

particolare

20

Signore movalorosamente in guerra; Metzger si spense in modo drammatico proprio il giorno prima che fosse dichiarata la guerra franco-tedesca; ed un fiacre trascin il suo cadaverio

sopra

la

bocca

in

nome

del

rirono

Vallini

prima,

Oxilia

poi

re in
pitale

mezzo

alla

folla

urlante per le strade della ca-

francese.

Guglielminetti dopo alcuni anni di notoriet fama, sopravvisse a s triste e sola per essere ingiuriata e vilipesa fino a che chiuse gli occhi nella desolata solitudine del suo abbandono, rimpianta da chi ne aveva conosciuto l'ingegno ed il cuore. La Scapigliatura si disperse, guizz ancora un poco attorno ad Ernesto Ragazzoni, retour de Pae
di
ris

La

et

de Londre, dopo
di
stelle

il

1919,

poi,

morto

il

poeta

anche questo ultimo riflesso si spense. Se noi siamo restati gli etemi boemi della vita e dell'arte, se abbiamo conservato in fondo al nostro spirito lo spregiudicato allegro ottimidel
Bevitori

smo
il

di

quegli

anni
al

fulcro attorno
la
si

splendidi di povert e d'ideale, quale tutto questo movimento adi


vita,
si

git

sua fiamma
riaccese mai

estinse con

il

1915, e

non

pi.

2'1

GIOVANNI CENA POETA DEL DOLORE CHE ASCENDE

Quando una Casa torinese L'Impronta secondando con ardore profondo il desiderio di tre grandi amici di Giovanni Cena (Leonardo Bistolfi, Eu:

genia Balegno, Annibale Pastore) deliber la pubblicazione di tutta l'opera di Lui, qualcuno si chiese meravigliato: L'Opera Omnia di Cena? E che ha
scritto Egli oltre

Madre? A parte che sarebbe piij che sufficiente un poemetto come Madre per assicurare lunga e durevole fama ad un Poeta, non bisogna dimenticare che vi sono negli Ammonitori pagine d'una bellezza a d'una verit tali che han Ho letto teno fatto scrivere a Massimo Gorki st il Vostro libro con rapimento. Mi piace per la sua sincerit e mi ha profondamente commosso per
:

la

sua drammaticit. Quel punto del romanzo in cui


:

dite

La vita dura degli uomini pesa sulla mia per un pesante giogo: io non mi sento pi la libert d'essere solo , mi sembra particolarmente grave e giusto. Per me da quel pensiero scaturiscono in tutte le direzioni i brillanti raggi che illuminano, con una chia-

rezza

impressionante,

la

tragedia

della

personalit

nella societ

contemporanea, maledetta dalla maledizio-

ne

dell'avidit; dell'invidia e della malvagit.

do

di pensare mi affine, l'ho

Quel motrovato famigliare al mio

22

ed ho compreso in esso la vostra sete ed amore per la libert . Vi sono in Homo ed in Umbra
riche d'un'evidenza
e d'una concettosit rare,

il

vostro

delle

li-

ed una

che non incontri spesso in altri dalla fama che sanciscono le belle signore, o da quella che fa portare dal volgo, su gli scudi, grandi vitelli d'oro dell'arte e delaltezza
poeti
di

pensiero

pi

prediletti

la

politica.

scaturita da quel pensiero che afNostro al Poeta dei Piccoli Borghesi e deir Albergo dei Poveri , la sua grande opera di Apostolo per le scuole dell'Agro; un'opera meravigliosa, pensata in silenzio, compiuta in silenzio, e consegnata in silenzio allo Stato e all'Ente contro l'analfabetismo da quell'uomo piccolo, dolorante, ma-

V'

soprattutto,
il

fratellava

di perdute nostalgie, inguaribilmente poeta che esclamava Ma ribellarsi troppo poco. Fino a qualche tempo fa mi tentava. Ora non pi. Bisogna costruire. Crear degli uomini buoni perch si facciano buona compagnia, formino una buona societ. Perci chiamo in aiuto l'Arte, affinch mi aiuti a

lato

creare, insieme ai tipi di incoscienza e di dissoluzione

che mi purtroppo cos


degli esemplari di
zi

agli

occhi dei

facile desumere dalla vita, una buona umanit da mettere dinanvecchi che non sono troppo incipri-

gniti nell'egoismo e dei belli, cari ragazzi d'Italia .

Unit
perfetta

di

concetto,

dunque,

tra

Arte e Vita.

interdipendenza. Nessun Artista, meno puro, in questo senso, di Giovanni Cena, e nessuno pii anti-crociano di Lui. La sua posizione di fronte all'Arte non quella dell'intuitivo, o dell'esteta puro; Odio il verso che suona e che non crea poteva ben dire di s il Cena, e questa sua preoccupazione ha certo nuociuto in

23

qualche momento
pensiero.

derante,

alla plastica espressione del fresco l'uomo, l'uomo che fu in Lui preponimperioso, predominante, l'uomo ci appare

Ma

oggi, tanti anni


sul
tutte

dopo che
della
di

il

suo stanco sorriso

si

spense

Mistero
le

Vita

caratteristiche

non risolto in Lui, con una personalit quadrata e

rilevata,

manitario,

di rugiadoso idealismo ubalzata fuori dal travaglio dell'umano dolore per dire a questo piagato cuore umano paro-

non

gi

soffusa

ma

le alte di conforto, di

speranza, di poesia.

un umile ed un sincero: annunzio che sono senza soldi, spiantato come un poeta gueux . E' un grido che gli ritorna spesso al labbro. Avrei bisogno che un amico mi imprestasse una quarantina di lire, che io renderci in diverse rate scrive al pittore Mucchi. L'idea buona non ti pare? Quell'uomo potresti essere tu: se quello che temo, il trovarti in famigha, non ti porta di conseguenza un vuoto nelle tasche con il pretesto che non abbisogni di nulla. Intanto penso che se la presente cadesse nelle mani di alcuno in casa tua potrebbe dar luogo a molte cose buone o cattive che non desidero punto . Presto detto. Sembra una fatalit: Lavorare? quando i poeti sono disposti a fare persino i calzolai pur di toghersi la fame... la gente va senza scarpe... Tanto sono prediletti dagh umani questi diletti del Signore . E poi contro la furia del lavoro si leva il temperamento. Cena un inerte, in quanto a creazione d'Arte. Egli stesso dice di s: // fondo del mio temperamento l'inerzia assoluta a cui mi abbando" nerei con devozione se ne avessi i mezzi: l'unico la' voro che non mi rompa i codini il far versi... ma non ho ispirazione .

Innanzi

tutto

Egh

Ti

24

Ed
le la

delizie

eccovi una toccante e gustosa descrizione delmontanaresi punto fatte per favorire quel-

indispensabile ispirazione: Il paesaggio piatto. Gli abitanti volgari (qui avverto, ma per conto mio, che il poeta ha esagerato), le belle ragazze sono oche, qualche signorina pretensiosa af[ettata. Studiano le parole e fanno le sentimentali quando parlano con

mio di stare su di un piedestallo non muovere un piede perch altrimenti faccio ai loro occhi un capitombolo: non si persuadono che io possa essere come un altro... le signorine intendo, non i signorini per cui sono uno che scrive . Perfetto, no? E soffuso di quell'umor compatente, che non una delle meno efficaci attrattive di
e l'obbligo
strettissimo,

me

Giovanni Cena epistolografo e prosatore.

Ka

viva

forte

la

coscienza

la

della

sua

Arte e

sua cosa pi bella e vitale. E' bello, sr bello. Non ho mai provato quello che provo, rileggendolo. Sono preso da un'emozione cos intensa e diversa da tutto quello che si pu provare, ch'io non posso descriverla. Io rimango per ore intere con gli occhi sognanti. E' impossibile che mi si comprenda, impossibile. Tutto qui dentro mio,
soggettivo:
sciare

capisce che

Madre

pu

far
gli

vibrare
altri.

me

stesso
il

forse

la-

indifferente

Ma

godimento

ch'io

provo
e

tale che mi compensa di quella indifferenza che potr incontrare. Che importai Io lo feci per me,

investe... mi fa vivere!! capisce che in queste condizioni spirituali, allorch si trova con amici alle solite chiacchierate di

mi riempie, mi
Si

caff,

che lasciano
disagio.

un certo
la

mia,

se

non

proprie opinioni, senta nota che faccia con l'unissono almeno un accordo di tertutti

nelle

Non

trovo

la

za o di sesta . scorato i\

Ma

Cena

lo

vidi

di

rado.

Lavora, la-

25

vora

Il

venire.

Evviva! revano al Poeta, per vivere... Un puro come Cena, allorquando si trova, per esempio davanti a D'Annunzio anticipa dei giudizi cos impensati ma precisi che r Appello della posterit non pu non confermare. Leggi le Vergini
delle Rocce . Quel mago di D'Annunzio un Listz, un Rubinstein, un Paganini della penna, un virtuoso. Ma non il Poeta nato. E' il grandissimo artista, non il genio... Non fui commosso mai. La commozione viene dalla semplicit, dalla semplicit in Arte, ottenuta magari con intenso artificio, ma senza di essa non opera d'Arte, non commozione. L'opera di Lui non rester. Io che ho pianto leg" gendo Cuore a ventanni non ho sentito moto alcuno per tutte le finzioni d'annunziane. E' falso, falso, falso. Falso Hermil nell' Innocente ,, falso Aurispa nel Trionfo , falso Cantelmo in questa. Insomma gran delusione, caduta vera. E' un grande artista,

Ci darem la mano nell'avsuo grido tempo nostro e il vigore va crescendo. E questo, quando quaranta lirette occoril
.

o meglio, un

artefice:

ha

tratti

d'impostazione
lirica,

stupenda,

ma

poesia,
la

brani di poesia
vita,

staccati.

In tuttoci non

non

il

soffio .

Questo grido comprensibile in un uomo che csclama: Il grande Poeta la voce di una minoranza, e tardi, nella sua vita o dopo la sua morte si
meglio delle aspirazioni di Lui. Io non dir al tale a al tal' altro poeta: Sii la voce della Nazione, sii la voce dell'Umanit liberata! Affermo che il grande Poeta questa voce: Egli il

giunge a riconoscere

il

Vate:

mistica parola che ha del veggente e del pro-

feta: che sa e sente

ed esprime:

il

cui cuore batte al rit-

26

mo

dei cuori pi

vivi

del suo tempo, la cui coscien"

in za immersa gli embrioni del futuro . sare

nel presente

modo da

sentirvi pul-

che di s e del nascere della sua poesia, pro Come nasce in me la clamava ben alto e forte Poesia! Nascono in me le cose belle: belle d'amore
:

e di dolore,

ed

io

ho bisogno di compormele

in

rit-

mo

per potermele ricantare.


.

Non

altro.

Cantando
con-

non sono pi solo


tinuamente
del
degli

Questa sua posizione ardente


amici.
l'arte

lo

fa

sollecito

S'irrita

per

l'incomprensione

pubblico per
visto

di

Bistolfi.

Che

vuoil

Non

un uomo cos amato e stimato in tutto e cos mal compreso nell'Arte sua. Ma che vuoil Cos va il mondo . S'inquieta continuamente per Pelizza da Volpedo, la cui amicizia una luce che si ho mai
riflette

nel

suo spirito per ritornare a raggiare nella


del

buia
to
:

vita

grandissimo pittore del


alla

Quarto Stainfelicis-

Gli

acquisti

Promotrice furono
Artisti.

simi,

indegni d'una

Commissione di

critici

quest'anno sono semplicemente stupidi, retrogradi,

feor-

ghesL volgari. Sono nauseato di


:

tutti questi

giornali .

Di s brutalmente dice Io sono un primitivo (vero) quasi un barbaro (questo mi par meno vero) perci le convenienze appunto mi riescono sconvenienti. Sicch io vivo di continue violazioni . Ed in una
altra

confessione
in

Io

fui

che troppo
io

avvenire.
certo

Malamente

molto amato: lo sar anper. L'amore che

desidero
io

fuori

dell'umanit.

Forse nean-

che

sarei capace di averlo, di sentirlo a quel

mo.

do: forse non che una creazione del mio cervello

Udite come,

parlando

di

Segantini

di

Pelizza,

27

predice un'Arte nuova che non abbiamo nemmeno ancora intravveduta noi con tutto il nostro novecen-

tismo

futurismo
vogliono
(Pelizza).

Ci
te

dei
//

vergini

come Segantini

codi

me

Sartorio

troppo

infarcito

La Gorgone non fa pi per noi. Bisogna stringere la natura da presso, abbracciarla e domarla con la forza dei muscoli, non con la mitologia greca o versi di Omero. Noi, vecchi latini, dobclassicismo.
i

biamo buttar via ci gravano sulle

Pur troppo
possibile

in

peso di tutti questi antenati che Bisogna staccarci dai Padri. Poesia, in Arte letteraria: quasi imil

spalle.

per ora. le parole che pesa:


poetiche,
in

Abbiamo
io

sopratutto
le

l'eredit

del-

ho abolito
quelle
I

parole cos dette


anzi:

rinnego
chi

tutte

che
pi,

prosa:
le

se

n'accorgel
.

non potrei usare tutti vanno


l'Arte

per

vecchie strade...

Io
gi,

predico l'Arte Nuova...


dei popoli

Ma

Nuova

c'

all'insaputa

artisti,

dei

latini,

che fu-

rono finora gli artisti. Essa se ne viene tranquillamente da s... Bisogna buttar via la vecchia scorza classica. Noi scimmiottiamo le vecchie forme di civik, mentre viene avanti una terribile e trionfale civilt nuova .

E cos via. La sua vita trascorre tutta in un ardore di ricerca, in fervore d'idee, in preparazione per grande evento futuro. Quando lo vollero far deil putato di Montanaro rispose: Non ancor tempo

quattro
sento

questa risposta o cinque volte


sociale

ripet

invariabilmente
d'anni,

altre

distanza
in

Non

ancor tempo:

non sono preparato. Ci vuol


altro

altro.

Io

l'apostolato
infatti,

modo

a coronamento del

suo pensiero politico

28

venne un'opera
l'Agro
tai .

di

poesia
morire,

attuata

Le scuole

del-

un giorno che io lo visiPoeta a Roma e parlammo d'Arte e di Poesia, Egli mi disse: Forse non scriver pi versi. Non posso pi. Io vivo il mio sogno. Soffrire per il popolo! Aiutarlo che diventi popolo e non sia pi plebe... questa la mia lirica . Per questo aveva scritto Gli Ammonitori , un

Poco prima

di

nella sua aerea casa di

libro

che amava, in segreto, fra


individualista,

tutti

Lo

si

trover

Esso non che mio... Per chi lo capir una parola di rinnovamento, per gli amatori di lettere amene un romanzo
socialista,

anarchico...

sbagliato.

Si

condanni

il

romanzo,
basta
.

se

si

vuole.

Ma
ri-

se ne

adottino le idee.

Mi

Quand'Egh queste
tenne pago.
fondit.

idee

pot

attuarle,

se

ne
in

con esse e per esse, denaro? Che importa? C' da dirozzare? E avanti, per una plaga analfabeta Dio, in bicicletta, a piedi, a dorso di mulo. Avanti con quel suo cuore ansante e triste che scoppi per aver troppo amato anche chi, sopratutto chi, non ne era degno.
lavor
Fatiche,
salute,

pro-

quando un po' di fastigio si fece atnome, tornatosene a Montanaro venne torno al suo Ebin, Gianin, adess che it richiesto dal cognato lass un nom, it farass de dn pa vera? (Ebbene Giovannino? Adesso che hai un nome, ti farai una fortuna,
volta
:

Una

vero?).

Alla
occhi

qual

domanda Cena, trasecolando

nei
it

suoi
fol,

vivi,

rispose spallucciando:

Ma
Il

ti

ses

me

car!

(Tu
via,

sei

pazzo, mio caro!).


fino alla
fine.

tir

cos;

denaro era per

29

fratelli? Quali? Tutti quelPer morivano di stenti e di dolore. li che Perch nella visione della mente del Poeta non un'ora sola si era spenta la scena di quello stanzone di Montanaro dove sua madre, logorandosi la vita in un disperato lavoro, era morta per dare ai figli il pane, ed a Lui, il suo Giovanni, al nostro poeta, il divino dono della poesia. Poich ho parlato dell'Uomo-Cena or dovrei dirgli altri,

non per

s.

soffrivano

vi

del Poeta.

Ma, come ho notato


le

in

principio,

essendovi

fra

un perfetto unissono, dovrei esimermene. Pure mi morde un pensiero E' la poesia di Cena nota abbastanza? e se nota, in quale forma lo
entit
:

due

Per rispondere molto indirettamente a queste do>mande, vi parler brevemente della poesia di Lui.
*

Un
tico

giorno un critico

che il al Poeta perch sciorinasse al pubblico ed il suo dolore. Risponde Cena:

Poeta chiam

o sedicente tale, un crichiese conservatore

suoi

cenci

Mentre

ne'

campi suoi
gigli
i

tollera

il

mite

sole vicino a' perch'io l'angustia de' miei cenci ostenti accanto agli ori vostri, abbrividite?
rei

fermenti

O
della
la

figli,

che a

le

poppe

inaridite

Turba gran madre l'ugne

denti

figgete ingordi,

perch s'alimenti
vite!

pingue gioia delle vostre

30

Or
i

questo seno apersi


io

io,

cui

non turba
Turba.

orror del sangue; e in alto umili scossi

brani del mio cuore:

son

la

E
ecco,

questi cenci miei sopra le braccia


vi

porto.

Palpitanti e rossi
li

lembi di carne, e ve

getto in faccia.

La
questa

verit della poesia di

posizione

mentale

Giovanni Cena sorge da non scaturita da concezioed

ni intellettualistiche,

ma

tratta dal suo pulsante

in-

dimenticabile

dolore
si

umano.
e

Quando apparve
da
scienziati

Ma-

dre

molto

discusse,

da

critici,

su quell'arte sua forte e potente nel sapere esprimere il dolore fisico e molto si disse di Lui; ma i candidi
lettori,

quelli

per

quali

sono ostrogote

le

di-

spute dei letterati e noiose ambizioni illeggibili le tiritere dei critici, ma giudicano secondo quello che
sentono,
Lui,
i

lettori

candidi,

ripeto,
:

e han detto senz'altro ha qualche cosa da dire ,


Il

sono trovati con Costui un uomo che


si

quale

qualchecosa

amici,

la

poesia:

requi-

checch se ne dica, per un poeta: qualit nativa che invano cercheresti di definire ma che, precisamente perch indefinibile, si capisce mesito

necessario,

gho.

Chi non
ver
re.
il

l'ha
di

capita

proprio

colui

Cena

sciorinare

suoi cenci e

che rimproil suo dolo-

Oh che doveva dunque mettersi a cantare le ricche strofe e gli spassi degli altri, o le belle signore, loro cani ed i loro profumi, o rifar Zarathustra in i versi ed in prosa quando l'infelicit eragli d'attorno e la disperazione era il pane in cui mordeva ogni
giorno?

31

Ma che tu sii maledetto fin ch'io viva che le spremesti tutto il sangue a stille, che l'uccidesti mille volte e mille con quella mano ch'Ella ben ediva.
Tu
che
ritorni

e ancor m'opprimi:
nelle gravi

tu,

o Taciturno, chiuso

ombre, che su di noi t'accumulavi

come una nube muta


che sprezzi
e
s

e nera:

tu,
il

le

mie lacrime e
ov'io

tormento

quest'impeto

folle

m'infrango,

che

il

inerte e pi

mio corpo s'accascia, e rimango non soffro e pi non vivo.

Parlando di Cena, venuto a taluno spontaneo Gian Giacomo Rousseau. Nome che non gode, oggi, pi le simpatie della gente per bene, che parecchi errori degli Immorvede soltanto in Lui tali Principi e dimentica per es. Le confessioni , dove, assieme a tratti di cinismo, vi sono pagine di stupefacente bellezza, viva ancor oggi e per molto

un nome:

tempo.
E,
tore
forse,

una certa qual parentela con


il

il

pensa-

poeta piemontese l'ha. Sopratutto in quel suo maledire la citt corrotta, la civilt buginevrino
le

giarda,
e

fittizie

espressioni
alla

dell'armonia

sociale,

l'anelito,
:

di

riscontro,

pura

libera

vita

dei

campi

citt che gli amanti tuoi componi languidamente in maliosi freni

e cinta
il

lombi di seduzioni
lor

sangue

corrompi

di

veleni,
tieni

che fra lusinghe sapienti

32

NINO

OXILIA

Nino Oxilia pochi giorni prima sul Monte Tomba


Tutto
si

di

cadere

spento

in

quell'Agosto cupo

non

rest

che

la

cenere brillante

GIOVANNI CENA

assopite
e

le

mie

ribellioni,
i

quando son

tutti

miei sensi pieni

di te;

bieca ripugni e

non

ti

doni;

ecco,

me

pur,

che non
al

ti

nacqui servo,

invidiando quei che


fatto

tuo convito

schiavo di gelose voglie;

eccomi a mendicar sulle tue soglie


le io

tue carezze, onde al deso mi snervo,

nato alla foresta ed


solitudine
gli
si

al

ruggito.
e

lo

Solo nella che alletta

sdegna

soffre

di

quel-

altri

Languida giace

la

fascinatrice:

a pie' dei colli azzurri e senza

moto

denuda

al

sol

la

sua carne

felice.

Oh naufragar nei flutti del piacere, oh vino, oh rose, oh sangue...


Salvami dalla brama del peccato il mio cuor in odiarlo dura. Riprenditi il mio cuore immacolato
poich
o
E,
sola

santa,

o verginal Natura.

nell'anima sua piena di cose oscure, un disil

sidio continuo fra le idealit serene e

senso tormensoavi e
il

toso del vero,

tra

il

bisogno

di

affetti

tu-

multo di
tazioni

ire

cupe.

Ma

descrittive
:

quando s'indugia in rapide noha versi di una delicatezza mera-

vigliosa

Era un
velati

di di

quei d miti, pallenti


sottili

trasparenze,

33

in

cui tutte le cose

vergini

hanno parvenze ed inusati vibramenti.


d'ottobre
cos

Mamma,
giornata,
ultima.

questa

gaia

sembra d'una primavera


Rondinelle a schiere
la

Senti?
di

empiono
oppure
:

bisbigli

grondaia.

Teneva
vasto,
e
il

la

campagna uno stupore


immobile
saliente
in

prostrata
velato,
scintillii

nel

gelo,

sol

cielo

metteva

per quel candore.


al

Buono,
al

delicato,

estremamente sensibile

bene ed

male. Egli assediato da fantasmi biechi, assalito


incubi,

da

affranto dallo sforzo vano di espandere la


le

pienezza dell'essere suo tra


e

circostanze nemiche e
di

perci soffre del passato e del presente,


della
vita.

s stesso

Nemmeno l'amore lo consola, perch anche nella passione vigila implacabile l'ironia e nessuna donna agguaglia l'amorosa idea della sua mente.
Ahi, rosee gote o pallide, occhi azzurri
o tenebrosi, chioma nera o flava
in

molli corpi

anime ignare
i

e false.
i

Tra
virt

baci,

risi,

fremiti,

sussurri,

d'amore ad assopir non valse nel mio cor l'Ironia, che vigilava.

li

Ma una volta s'illuse d'aver costruito un'Acropod'Amore, una religiosa acropoli d'ascensione del

sentimento.

34

Io la scopersi e la chiamai Sibilla.

Come ognun disam


emerse, quale un
fior

lei

giovinetta

e a secolari tirannie soggetta,

vivo d'argilla
trassi

mi

disse.

Or
e

io

la

sulla

vetta

ove

il

tumulto

uman perspicuo
nel
e

brilla

nello spazio

tempo. Ella tranquilla,


l'Essere le detta.

contempla e

dice,

L'agile capo e la capigliatura


attorta, e tutta la

persona bella vibrano sotto un soffio ignoto e vivo.

Ed
Io

io,

gi dubitante, credo e scrivo.


la sua buona novella. l'Umanit futura.

non sono che


in

Palpita

Lei

segu.

Ahim, tiriamo un pietoso velo sul crollo che ne Il cuore del Poeta rimase irrimediabilmente piaun elemento della vita
fatta
in

gato.

Ma
sentirsi

c'

cui

il

Cena pu
la sven-

superiore,
di

ragion dell'et, al grande pail

rallelo

cui
lotta

dicemmo:

Rousseau...

Ed

con il padre e la prima educazione, la malattia e la morte della madre ch'Egli ha cos lamentevolmente e mirabilmente descritta; non so quanti altri casi, che sarebbe indiscreto ricercare ed inutura.

La

mano

raccontare,

gli

quello ch'Egli stato

danno pieno diritto di essere come Uomo e come Poeta, poi-

ch tutto ci diventato nei suoi versi poesia vera, poesia schietta, che turba, commuove, piace. Assorto nel suo gran sogno morte lo colse.
di

redenzione umana,

la

35

Alegger
gonfier
i

tra

gli

aspettanti,
le fronti:

quale

aureola di fiamma, su

petti e sciorr

mute bocche.

da le rocche: esclameranno vinto il male, ecco gi grande il Sole, ecco, sui monti .
i

vigili poeti,

Sorgete

Afferrato

dal

me
i

rapito in

gran sogno ei vi s'abbandon coun gorgo. Ed il Poeta, fratello di tutti


i

tristi,

di tutti
le

buoni,

compagno a
s,

tutte le Sventure,

a tutte
l'ora

Morti, ebbe

vicino al suo capezzale, nel-

suprema, la Madre. Nella chiusa di una delle


,

pii

belle liriche di

Ma-

dre

dice

il

Poeta

....

Tu

crederai

me? Tu crederai se qui verr? Io, come invaso da follia, gridai: Vieni, mamma!. Rispose Ella: Verr.
a

E
nella

la

promessa fu mantenuta
dell'ignoranza
vinta,

all'ultima ora e, nelle

preghiere dei bimbi beneficati,


luce

degh
del

infelici

sollevati,

male

consolato,

della vita arrisa dal duplice segno della Carit e dell'Arte,

sorrise il volto della Madre, venuta a sfiorare con il suo soffio divino la stanca carne mortale del Poeta e trarre l'anima immortale verso le sfere ove

rifulge per tutti, credenti e


zia di

non

credenti, l'infinita gra-

Dio.

36

ERNESTO RAGAZZONI
BEVITORE DI STELLE

Allorquando Ernesto Ragazzoni mor


in cui

le

gazzette,

spese per tanti anni la sua attivit portando nella professione il contributo vivissimo di un ingegno di pura marca, ne fecero delle stanche necroloegli
gie.

Ne hanno
e

parlato quelli che lo conobbero esterior-

mente assai
fatto

anche

quelli

che non

lo

conobbero af-

credettero

divinarlo

attraverso le affrettate e

disattente letture degli ultimi articoli di cui era stato


l'autore; coi

l'hanno che pianto tacendo gli amici consuetudine diuturna faceva trascorrere in una profonda sincerit d'affetti, ore, ahim come
quali
la

non

veloci,

di

bellezza

di

amore.

Due
scoperto

esperienza

grandi giornali, allorch se ne and da questa terrena, rivendicarono il merito di averlo


e

inesattezze

giornalista e lo scrittore; l'altro

naio 1920)
levato

La non

messo

in

valore

Stampa

(6

non senza parecchie gennaio 1920) il

Il

Tempo
di

(7 genrisol-

meno erroneamente,
come rimesso

aver

un Ragazzoni decadente, ed
sua
famiglia,

averlo,
in

accoghen-

dolo nella
possibilit.

una nuova

Nessuno ha pensato all'uomo, nessuno ha commemorato quello che fu per gh altri, Ernesto Ragazzoni, quale e quanta luce di amore e di dolcezza attorno

37

a s avesse saputo irradiare; nessuno ha espresso il sentimento di vuoto che ha fatto provare l'improvvisa
assenza,

per sempre,

di

questo caro amico,

pu pi ritornare
mossa,
glio proprio

vicino, e udirlo dire,


:

di tanto in tanto

che non con voce comTi voglio bene sai. Ti vo-

bene

E' morto in silenzio ed in bont.

Quando

colpito,

affranto

dalla

notizia

improvvisa,

sono accorso, con qualche altro amico al suo letto di morte, io, che lo avevo lasciato due giorni prima un poco pi triste, vero, ma purtuttavia sereno, lo vidi dolcemente dormire, in mezzo ad una nube di rose bianche con il labbro aperto al solito sorriso luminoso e buono. Aveva detto pochissimi giorni prima ad un comune amico, carissimo: Morire...!!! Che cosa dovr essere mai, se non addormentarsi una sera e non pi svegliarsi il mattino?

cos stato per lui:

Addormentarsi
restar
cos,

la

sera
s'era,

come

per

sempre.

Lo hanno

dipinto

tutti,

come

disfatto, affranto, tra-

sandato, con i segni della vecchiezza precoce e della stanchezza sul volto e sulla persona. Non vero. il suo ed il pi spesso lo era Quando era lieto colori della giovinezza e della salute, volto aveva il suo occhio scintillava, la sua persona, di media statura, di giuste forme, aveva resistenze e vigorie di giovine, il suo cuore che la paralisi ferm, batteva re-

golare e forte, lo spirito era in condizioni meravigliose di creazione, d'intuizione, di armonizzazione. Creava

con

facilit,

lavorava con

lievit,

senza fatica ed ogni

38

volta,

ogni giorno che mi vedeva non aveva che una

sola parola di ringraziamento per la Provvidenza, che


lo

timi

faceva operare in serenit ora come mai. Negli ulnata nel anni, nei quali la nostra fraternit

divenne pi intima, ed egli mi volle compagno spirituale della sua mente illuminata e del suo cuore profondamente buono, Ernesto Ragazzoni, non percorreva la parabola discendente della sua vita: ascendeva. Se gli anni bruciavano, naturalmente, le lor tappe, egli andava incontro agli anni con la giovinezza vigorosa del suo entusiasmo fanciullesco, con la forza dell'intelligenza, con il candore dell'anima. Se quelli che lo conosceranno poeta, dovranno sentirlo

1912 a Parigi

caratteristico,

quelli

che

Io

conobbero amico,

Io

hanno

sentito
in

sopratutto buono.
la

Ed

tempi in cui

bont sembra una debolez-

za ed un difetto, non convenitene, amici, poca cosa.

segno della gentilezza profonda dell'animo fu culto dell'amicizia. Era in lui l'opposto di quel senil timento non facile e banale, fatto d'occasione il p'
delle volte
vizio sta a

Un

bocca

anche durevole) in cui il reciproco serdi due uomini che si chiamano colla amici ; in Ragazzoni il sentimento aveva le
(se

base

proporzioni alte e perfette dell'amore;


chi,

il

culto dei po-

cui

tutto

confidava,

da

cui

poco
oggi

molto loro donare era


lo

era stato acuto

divenuto

riceveva

per

ma sempre
del
la

un vero
ire

cuore.

Nelle sue subite

proprio bisogno
la

per

banalit,

per

stupidit,

per l'ignoranza pretensiosa,

per

la

credulit

arrogante e per la tirchieria dell'intelletto egli non entrava quasi mai direttamente; ma era l'offesa fatta

ad un amico che

lo assillava,

era

il

ricordo d'un'an-

39

tipatia,

d'uno sgarbo

in

danno d'un essere che


ferivano.

lui

a-

mava

e stimava che lo
allora

Ed
spra,

scattava.
tagliente,

E
la

la

sua

parola

diveniva
ironia

a-

aveva botte e puntate scorticanti la pelle, poi... fulmineamente il suo volto si spianava, diventava sorridente e buono ed era pronto al perdono, immediatamente... Ad un perdono, che saliva dal cuore e vi restava impresso.
secca,

sua

magnifica

Se una nota
questa :
egli

gentile
i

va
il

l'amore per
si

bimbi.

stesso,

era serbato

parlando di lui Divinamente fanciullo grande amico della fantoccata

ciullezza,

sempre, puro e fragrante nel cuore.


la

aveva dato bimbi suoi egli amava con una curiosa dolce attenziodi nostalgia e di rimpianto. In fondo ai suoi ne fatta occhi, quando parlava di qualche fanciullo, c'era sempre, una dolcezza un po' triste, un bisogno di paternit e di bellezza; perch in questo ardore egli non sviluppava se non tutta l'intima poesia della sua anima, vedendo in tutti bimbi amati da lui, un poco il figlio, e un poco il fratellino minore e sempre, l'aspetto del poeta che ognuno di questi esseri cari porta in s, in quel meravigliato aprir gli occhi ammiranti e incurioPoich
sorte

non

gli

quelli degli altri

siti

su tutte

le cose.

qualche episodio che rivelava tutsera al Molinari di Torino ci troto vavamo alcuni amici intimissimi di lui: Emilio Zanzi, il pittore Casorati, l'aw. Bortolotti, lo scrivente e qualche altro. Emilio Zanzi ad un tratto prese a dire il tema era naturalmente la poesia e quella sera Pascodi
il

Mi

sovvengo

cuore suo.

Una

faceva le spese del nostro amore con voce commossa ed intensa, calda ed appassionata l'Aquilone. Una grande e dolce tristezza mi era caduta nel
li

40

cuore.
chi
si

guardavo Ragazzoni che, muto, con gli ocpieni di lacrime, non perdeva una sillaba dei verIo

detti...

Meglio venirci con la testa bionda che poi che fredda giacque sul guanciale
ti

pettin coi bei capelli a

onda
farti

tua
Il

madre, adagio, per non

male.

Ernesto piangeva come un fanciullo... mi riporta a pensare, quanto amore egli avesCi se per la memoria della madre sua, che fu fino all'ulmi timo alta nel suo ricordo. Alla mamma mia
nostro
disse

un giorno a Parigi
:

sopratutto

di

vado grato di una cosa avermi ripetuto sempre costantemente


facile,

che l'Arte non era

e che solo a patto di essere

grandi, di essere noi, bisognava saperla servire

Ed
Iago

era allora poi un gran ricordare della sua fanciullez-

za

novarese,

della

sua

casa

d'Orta
e dei
di

in

riva

al

rievocato con tanta poesia in uno degli ultimi articoli


sul

Tempo

della

sorella

fratelli,

della
di

sua

giovent

romantica

imbevuta

Byron

Hugo,

un gran discorrere di s, ma non per mettere in luce le sue opere ed suoi giorni, sibbene per guardarsi com'era stato e sorriderne, con l'amico pii caro, con
i

che gli narrava le sue varie venper risentirne a sua volta rispondenza infallibile nel cuore fedele.
il

fratello pi giovane,

ture,

A
mente

Novara

si

ferm poco: tanto quanto bast per,


facil-

per lasciarvi un'impronta ed una memoria non


delebile, in chi lo

conobbe: ivi, cominci le sue prime armi di poeta con due volumi che poi ripudi e della cui conoscenza io, cui partecipava ultimamente

41

tutti

suoi pensieri e tutti

suoi ricordi, ne fui consala

pevole una diecina di giorni dopo

sua morte.
dalla
la

Da
fa-

Novara, ove diresse pure,


miglia;
egli

ma
con
si

per pochissimo tempo,


si

un quotidiano, pass a Torino,

distacc

ma con

il

ricordo,
la

l'affetto,

con

bont,

fu

sempre con

mamma

fratelli; vi

ritornava di rado,

sua e con il babbo, coi fermava qualche giorno,

saliva fino a Calolzio,


di

ridiscendeva nella vecchia casa

(che lasciavano tracce di commozioni profonde nel suo cuore) perch la


necessit del giornale, la sua inquietudine,

Orta, con apparizioni fugaci

non

gli

con-

sentivano grandi spazi di tempo per riposare.


Sull'orientamento dello spirito del Nostro
influ

non
al

poco ed

egli

sempre

lo

afferm mostrandosi grato

Cielo di tanta fortuna toccata

moglie sua Felicia Rey, donna di grande ed aristocratico gusto, dotata d'un'intelligenza e d'una cultura .rare, anima ardente,
la
i

vibrante, trascendente

hmiti dell'umane esperienze


l'intelletto

che seppe comprendere oltrech

del

compale irre-

gno

suo, tutti

quietezze, e

modi di vita, moderandole con


i

tutti

gH impeti e

la drittura della

sua voi

lont e con la intuizione rapida ed intelligente, visse


giorni mortali del suo caro con
di intelligenza e di cuore.

una perfetta armonia


di

La conoscenza che
tedesche e spagnole,
telligenza
di
lui,

la

compagna

Ernesto Ragaz-

zoni aveva dell'arte e delle letterature inglesi, francesi,


si riflett immediatamente sull'inprofondendovi tesori non facilmente

calcolabili di sapere.

suo discorso toccava gli argomenti. Nel suo pensiero prima, nelle sue parole poi i fatti, prendevano la forma il colore la sostanza che Egli comunicava loro:
Il

sembrava che

le

cose

meno

suscettibili

di

essere pla-

42'

smate, uscissero dalla sua mente fatte


zione dell'arte.
chi

agili, sia

nel

mo-

to dell'ironia e del bon-mot, sia nella grazia della crea-

Egli conversava calmo,

preciso,

sorrigli

dente. Stava spesso ad ascoltare, raccolto e con


semichiusi,

oc-

tenendo nella destra, fra l'indice e il medio l'immancabile toscano . tormento e delizia delle sue ore, secondo che era buono o cattivo, talvolta
il

fingeva di seguirne
alla

fumo

nell'alto,

ma

era presente

conversazione cui partecpava improvvisamente con lo sprazzo dello sp'rito sempre fresco o con la formidabile cultura, di tutto saggia e servita da una me-

moria eccezionale, oppure con naria e saggia di tutto.


Filosofia!...

la

filosofa

calma e bo-

Nessuno

lo

ha ricordato.
lo

Ma

l'essenza

del suo spirito fu pi che poetica, pi che

lirica,

mate-

matica e
so
le
il

filosofica.

La matematica

portava attraver-

il

trascendentale, l'infinitesimale, alla metafisica del-

leggi naturali,
filosofo

umane e sopraumane. L subentrava che fu grande se ignoto. Le sue concezioni


in

si

fondevano

una sola valutazione:

//

sublime. Se

avesse dovuto scrivere un libro del sublime, o un poema come V Eureka (grande cosa egli volgeva negli ultimi tempi in

mente che avrebbe realizzato nel suo soali

gno) egli avrebbe infallantemente saputo rendere, questa

fusione e questo trapasso di due

nei c'eli

del

pensiero.

Ridiscendeva
templazione nel
osservante

allora

saturo

d'immensit
e

e
il

di

con-

basso

mondo

diventava

filosofo

la vita coi suoi grandi occhi e la sua grande anima serenata dall'altitudine intraveduta.

coli

Se giudicava quindi o gli uomini o gli eventi, pico grandi, non portava le preoccupazioni meschine nel giudizio d un'anima imbevuta di preconcet-

43

ti,

o legata strettamente alla logica d'un pensiero che

lo

avesse impegnato a
di

priori,

no. Egli sapeva trascen-

dere dall'umano e dal fallace ed ergersi, non con una

vana pompa
alto:

sillogizzatore,

ma con

la

calma sicu-

rezza del vero saggio, alle serene regioni del giudizio

guardava

la

vita,

non dai quarti

piani

altez-

za che pu deformare la visione o non lasciarla esat-

tamente scorgere ma dai primi piani gi tanto lontano, ancora partecipe di loro, ma non come loro inquieto: un poco triste, perch la bont umana della

dal tormento delle altre anime;

sua anima riceveva offesa e tormento, dall'offesa e ma non turbato oltre

misura,
la

non uomo

passione.

di parte cieco, se pur grande per Saggio, d'una saggezza che poteva sem-

brare rassegnata,

ma

che non era se non

il

risultato

delle ascensioni del pensiero.

Voglio
spesso

ricordare
parl,

perch

Ernesto
io,

me ne

memorando
il

Ragazzoni un mio grande

Graf e il Farinelli la devota riconoscenza e l'amore che serbava per un grande scrittore scomparso e che sostenne suoi primaestro
spirituale,

anzi due,

mi tentativi e riprese
cui solo certe menti,

primi errori con l'interesse di

sono capaci: Emilio De-Marchi.


fu

L'autore del Demetrio Pianelli

buono ed

il-

Ernesto Ragazzoni, p' che l'arte che sentiva innata e la Poesia in cui viveva immerso, apprese il pensiero filosofico, la pratica buona e serena della vita la valutazione dei dolori e dei piaceri, una necessaria ricerca di spiritualit per ripaluminato
giudice,
di
lui

ma

garsi della

materialit brutale dell'esistenza,


s stesso,

una

fidu-

cia intelligente in
ria,

un disinteresse

della glo-

della fama, del

nome. La creazione dell'opera per

s prima che per

gli altri.

44

La passione viva per


tali

le

matematiche trascendenle rive di

e per l'occultismo lo spinsero verso

una
vi-

concezione puramente spiritualistica del


ta

fenomeno

fenomeno morte. Egli ascoltava veramente vibrare


e del s
i

in

s ed attorno

ritmi

invisibili

delle

forze

ignote

che vivono
curiosit

ed agiscono

in

noi
lo

sopra di noi.
fino alla

Questa

dell'inconoscibile

spinse

consultazione

ed

allo studio di Hbri di magia,


si

ma

tale attivit culturale

ferm nell'ambito
dottrina
e

di

non

essenza interiore.

un bisogno di accrescimento molto profondamente la sua Egli fu in fondo un credente, soladi


scalf

sua fede era superata dalla curiosit. avrebbe potuto diventare tormento, se la morte non avesse chiuso la parentesi della relativa ignoranza per aprirgh quella della verit assoluta.

mente che
Curiosit

la

che

Ho
culta,

detto

filosofo.

Dallo

studio

della

scienza
credo,

oc-

non voleva ricavare propriamente,


il

che

quanto valesse a soddisfare


sapere,
di

suo intimo bisogno di


il

rivelare a s

moti occulti,

transubstan-

ziale dell'essere. In fondo, e sopratutto negli ultimi


pi
il

temproblema della fede della spirituaht si andava precisando in una specie di panteismo cristiano in cui la mente di poeta e di armonizzatore cercava di comporre la suprema armonia.

Tutta

la

sua

filosofia

spiritualistica,

si

pu riassudell'anima,

mere
la

in

due grandi

verit.

L'immortalit
sulla

sopravvivenza
corollario delle

dello

spirito

materia.

Ed

in

principio:

Dio, la cui esistenza egli affermava supre-

mo

due premesse.

Ma, ripeto, la spirituale disciplina non riusciva che a megHo completare il Ragazzoni preso come filosofo amaro ed osservatore della vita. Egli si conserv fi-

45

no
tivi

all'ultimo

giorno
i

l'uomo
della

che

chiede

all'esteriore

null'altro

che

motivi

sua sensibilit; quei mo-

eletti
tivi,

che a tutti si delineano incerti ma che solo agli si mostrano nella compiuta armonia. Questi modiscesi nella profondit del suo io, riuscivano fogsua sensibilit.
si

giati dalla

Illuminati gli eventi da questa armonia, essi

sfac-

cettavano in una miriade di piccoli trascurabili casi. Bisogna ricordare come egli sapesse sorridere di quelle
infinite

cose che turbano

gli

uomini comuni! C'era

in

tutta la sua bonaria ironia, nel sorriso illuminantegli il bel volto, quanta piet per questo uomo che si dibatte,

stretto, soffocato tra le chiuse pareti

della vita, tra

le

dimensioni che

lo

opprimono
in

che

lo limitano!

La

vita

una prigione
i

che l'anima hai chiusa

uomo ed invano

brancoli cercando alle pareti.

Sono di l da quelle bei fonti segreti ove tu aneli e dove la pura gioia fusa. Qui solo hai qualche gocciola di ver per le tue
Questo
all'alto,
ti,

seti .

sentimento

del

limite

quest'aspirazione
Egli, infat-

lo

avevano salvato dalla passione.


il
il

non

sentiva

bruciore

di

questa

sensazione,

del

tutto epidermica

pi delle volte, per cui l'uomo

com-

pie tante e cos madornali sciocchezze.

Come
noi,

sorridein

va

delle cotte degli amici e

come
la

si

chiudeva
per

una
a

irritazione

sorda quando che stupida donnetta, andava, sferragliare a colpi di spada o

qualcuno

di

qual-

mattina,

sull'erba

di sciabola.
ridicoli

Ma
e

come
politici

siete

stupidi

ci

diceva

come aveva

motivi

Se poi questo accadeva per sua ironia andava ancor pi oltre. Oltre a sporcarvi con quelle basse faccende voi
ragione!...
la

46

vi

rendete ancor pi scemi sciorinando


al

il

vostro scioc-

chezzume
Sei

sole.

Andiamo!
o
di

di

sinistra

destra
subito:

gli

domandarono

un giorno; ed
Sono...

egli rispose

di

sopra... .

Se studiare vogliamo con disinteresse profondo il suo pensiero, la sua forma d'amare, noi dobbiamo onestamente riconoscer che l'elemento passione, preso nel senso pi stretto e pi umano della parola manc totalmente vuoi nelle sue speculazioni, vuoi nelle estrinsecazioni artistiche del pensiero.
della forma musicale, la ricerca curiosa immagine, lo sforzo calmo ma costante nei della strana ricercare non il nuovo, ma il continuamente originale, mi fa l'impressione che esso sia pi frutto di una curiosit che un prepotente bisogno di canto. Belli, armoniosi, audaci, sottilmente magici e poe-

L'amore

tici

suoi versi,

mancano totalmente

di

passione. Passensi,

sione che non solamente pianto o amore dei o fremito, ma anche riso.

di

Ecco perch dunque io non trovo strano l'innesto tanta modernit sul motto antico dell'anima sua. L'amore per Poe per esempio uno dei frutti delcuriosa del suo ingegno. Pi che l'abisil il

la costituzione

sale

meravighoso,

terribile

Poe,

l'affascinava

lo

spirito

matematico di lui. Nella introduzione alle sue versioni del grande lirico americano egli infatti dice: Le matematiche non sono a dir proprio una scienza. Esse non servono di scopo a s stesse, insegnano un procedimento per risolvere un problema che
studi
scientifici

gli

meccanica
altro,

reali

la

fisica,

l'astronomia,

la

offrono alla nostra curiosit, e

non sono

prese nella loro essenza, che un mezzo di ridur-

47

re

in

calcoli

palpabili le pure concezioni

dello

spirito

e di misurare lo spazio l'una delle due forme sotto cui

noi possiamo intravedere l'infinito


tangibile
sia;

In

una parola

la

realizzazione
si

del

divino

Mistero della Poesia

facilmente

pu cadere
e

nell'errore di credere quin-

di di afferrare
indefiniti
rabile.

l'inafferrabile limitandolo,

pure con

confini

credere di misurare l'incommensu-

Se
egli si

spirito

matematico

Ernesto

Ragazzoni

fu,

se

avviava ad intensificare anzi questa sua concezione in liriche d'una nuova e pura ed indicibile bellezza formale, egli era troppo intelligente artista per non
accorgersi

perdere

il

che insistervi poteva voler significare di sentimento della verit vera. Cio quella
cercava,

umana.
o cerc di confondere le due uscirono liriche armoniose e strane, colorite e vive, la Passione, il fremito, furono costantemente assenti. Costru della meravigliosa musica, bizzarra, strana, lampeggiata di baleni e di squar-

Ed

allora

essenze in una.

Ne

ci

d'ineffabile

manchevole
sione,

che

purezza e melodiosit d'espressione, ma d'una corda vibrante, quella della passolo pu creare attraverso la concezione
il

dantesca, o quella Shakespeariana, attraverso


di

dolore

Lenau e di Leopardi, la disperazione cupa di Poe il magico dolorosissimo spleen di Baudelaire, il caNulla in
lui

polavoro.

che

lo

assembrasse agli antichi


che
lo

scrit-

tori

di

gazzette,

nulla

avvicinasse ai

fulminei

reporters d'impressioni dei giornah inglesi fra cui era,

alquanto tempo, vissuto.

Era uno

scrittore

di

grande

razza, capitato per caso nel giornale.

questa fatica folle ed improba

si

era arrestato,

48

colpito ed

avvinto dal suo fascino, non potendo mai


di

dimenticare
scrittore:

essere

innanzi

tutto

artista
il

grande
il

queste due qualit serb per


il

giornale cogior-

stantemente e forse fu nalismo abbia avuto ed bia avuto la poesia.

pi vero poeta che

il

pi vero giornalista che ab-

E l'essere unico che si possa vantare segnato da questa duphce impronta vera costituisce la sua pi bella gloria.

**

Ed
stelle,

ora parhamo di Ernesto Ragazzoni, bevitore di


arrivate dalle beate rive dell'Eliso:

Le
le

notti

che non c'

la luna,

lucide notti d'estate


il cielo la terra importuna lampo d'innumeri occhiate,

che
col

le

occhiate di
si

stelle!

e le cose

(che troppo

sentono addosso

tante pupille curiose)

mal dormono un Sonno commosso,

e,

allora

che vengono fuori, un fiume che sanno, in


i

pianelle,

s'avviano gi
di
le

bevitori
le

stelle stelle

per bere
piovute in

stelle,

riflessi

nell'acqua.
si

Bocconi,

alla

scabra

gittano,

sponda, e
cielo

sott'essi
alle

han liquido un

labbra.

49

E
si

bevono e bevono e dalla profonda quiete del fiume

dei

vedono
offerto

fiorire
al

essi

a galla

lor

giubilo
e
le

il

lume

mondi

lontani,

ghiotte

sorsate

s'affannano

bere,

nell'acqua ove nuota, la notte


il

fosforo e l'or delle sfere.

E
derali,

chi

sono mai questi ingoiatori


divoratori
di

di

manicaretti
e

si-

questi

Pleiadi,

d'Jadi

d'Orse?

Le turbe beate son esse


di quelli

che vivon
siderei,
si

di

sogni,

d'azzurro, di terre promesse,


di

limbi

d'ogni

dondola in aria, fate morgane, richiaman con nuvola varia


Castel che
di

quei che

le

e le principesse lontane.

Flemmatici Ulissi, argonauti che insegne d'ostiere han per bussola,


o
donchisciottini

ben cauti

impantofolati di mussola,

uno ad uno, da pranzo, sen vanno nel grado opportuno a beversi un po' di romanzo.
cos piano piano,
levatisi

tardi

Non

v'

dubbio che,

tra

quei

ghiottoni

vono a garganelle un cos etereo sto Ragazzoni ci sia, anche Lui

infuso,
gittato

che beanche Ernealla

scabra

sponda, avido di gorgogliante liquido celeste, fino a

50

che, sazio,

non

si

volga a chi

lo

guarda esclamando:
testa

Lo

sai?
Nella
ci

ho gi che mi gira

la

luna

con questo lunatico, che fu come dicemmo sopra,


insigne,

giornalista

conferenziere

coltissimo,

scrittore

immaginoso e
si

ricco, vario e duttile di articoli

che non

dimentican pi, che portavano un'impronta inequiil

vocabile di umorismo spontaneo ed una variet d'impressioni mirabili;


l'Africa
ti,

quale da Londra, da Parigi, dalcorrispondenze,

prose fluencon questo amico dal cuore dolce e buono per il quale la poesia era puro disinteresse pratico, lettori, che lo ricorderete se l'avete conosciuto e l'amerete conoscendolo, sostiamo un momento nei bizzarri sentieri della sua poesia.
lettere,

inviava

ricche di una musicalit colorita;

**
Mentre
giornali,
gli

articoli

in

cui
fino

scrisse

andavano verso il pubblico dei con abbondante facilit e vel'opera


e
le

na fresca
taggio
dei
alle

all'ultimo,

del

poeta rest reliriche,

pochi,

degl'intimi

sue

unita-

mente

stupende traduzioni di Poe, raccolte dal sottoscritto e dalla vedova, furono pubblicate, Lui morto, da un Editore torinese: il Chiantore, con presentazione di Arrigo Cajumi. Le mie poesie soleva dire sono fatte per me e per voi, gh amici. Che bisogno c' del pubblico? Il gran pubblico se n' sempre strainfischiato della poesia. Il pubblico a cui tengo siete voi... Gli altri?

Ma

esistono degli

altri

interessanti

pii

degli amici? .

Se qualcuno volesse

definire o catalogare questo

un

51

bizzarro o nostalgico

modo

pezzerebbe guari,
cadente,
Silenzio
:

di certo.

di poetare non si raccaRomantico a vent'anni e de-

meglio,

simbolista

canta

l'Isola

del

C'era una volta un'isola arcana tra le rosse

acque

di

un

triste

oceano

sperduta.
sotto

Non

so pi

che latitudine

od

in

ma
al

che mar si fosse, credo dovess'essere,


laggiii...

Sud, certo
vi

Perch

s'attorcevano
i

come

serpenti

nodi
.

delle liane e l'agili

palme sahenti
tessendo

al

ciel

ombre lunghissime

pei clivi e per gli approdi,

spargeano attorno un balsamo


di

resine e di miei.

s'indugiava a

raccogliere
i

il

profumo

delle

rose

sfogliate o percorreva

viali

irrigiditi

dalle brine che

sembran

zucchero candito

teriore che gli suggeriva

, con la sua armonia insempre un particolare ritmo,

estremamente musicale.
Viaggio di Isotta, il Dreamland, il RiNuvole, Purch sia fuori del mondo, lifugio Verde, riche che risentono senza dubbio dell'ambiente poetico caro alla sua anima sognatrice, fino a che nella

Ed

ecco

//

52

poesia ad una vecchia bottiglia ecco prorompere mi cenni del suo humor
:

pri-

Sorgi,

spirito.

Prorompi. Sprizza, rompi


finalmente
il

tuo letargo

uno

scricchiolo,
il

uno strappo.

scatta

tappo:

largo, largo, largo, largo.

Dopo un

sorso,

un

altro.

Esausto

cada Fausto nella polve dei suoi studi; l'inquieto e magro avaro
abbia caro
il

suo rotolo di scudi.


di
i

Sogni
e fra

folli

sogni audaci
libertino.

baci,
il

s'addormenti

A me

il

calice!

Ed
un

il

mondo

quanto tondo,
s'aggomitoli
in
tino.

Poeta della dolce ebbrezza


r
di
triste

il

suo vino non pe-

doloroso suscitatore d'incubi

come

quello

Baudelaire:

Pour noyer

le rancoeur et bercer l'indolence de tous ces vieux maudits qui meurent en silence, Dieu, touch de remord, avait fait le sommeil:

L'homme

ajouta

le

vin,

flls

sacre du
al

soleil.

Ma

la

gaia

ebbrezza che d,

nostro

Poeta,

il

53

figlio sacro del sole , invece, pi simile a quello che prorompe dal ditirambico vagellamene del Redi. Con i gatti che chiama mistici amici >> e che

considera come Baudelaire:

Amis de

la science et
\i

de

la volupt,

o come Taine che

considerava senz'altro:

un pont sur l'abime


entre la bete auguste et l'idal

humain
So-

con gno:

gatti,

chiede di

ritirarsi

in

un'Acropoli di

lunge
dal clamor vano dei popoli,
qui dov'eco mai

non giunge

una
il

dolce, intima acropoli.

Solo

pendolo che lascia

cader gocciola su gocciola,


il tempo snocciola ha un po' d'ambascia. Posa il resto. E, poich d'uopo di riposo ho anch'io, pel Ciel, chi di voi mi pigUa il topo che mi rosica il cervel?

come un

filtro,

l'ore e l'ore,

L,
lontani,

in

quell'Acropoli,
la sensibilit

sognare

si

pu,

assenti

con

accesa dei fantasmi, lascian-

do che altri dica o bofonchi o interroghi paurosamente, come se uno che chiede di essere lasciato solo a numerar le nuvole possa costituire un pericolo sociale:
Sento intorno sussurrarmi che ci son altri mestieri. Bravi... A voi, scolpite marmi, combattete il beri-beri,

54

allevate ostriche a Chioggia,


filugelli

in

Candenabbia

Io f buchi nella sabbia.

La fama di Ernesto Ragazzoni poeta fu, per alquanto tempo, affidata alle mirabili traduzioni di Poe, dove raggiunse una perfezione interpretativa rimasta
finora

insuperata.

Ho
satto
slato
il

detto

interpretativa

termine di Versione

perch mi sembra ineparlando del Poe trail

da Ragazzoni nella nostra lingua.


diffi-

E' vero che la fedelt con cui Egli volt


cilissimo
di

testo

in

italiano
di

(valendosi della sua abilit


rit-

versificatore

musico) in inimitabile veste


la

mica giustificherebbe
siderano
i

denominazione;
perpetrati

ma
la

se
dei

si

con-

tradimenti

danno

poveri

grandi dai maniaci delle versioni, con


sere fedeli al testo, nei confronti di

scusa di essi

uno che
possibile
la

man-

tenne fedele soltanto fino


nalit che

al

limite

(riuscen-

do a non spezzare un momento solo


si

linea d'origi-

era imposta), bisogna convenire che tra-

durre fu un termine

al quale Ernesto Ragazzoni non seppe e non volle adire nei confronti di Poe.

un Poe italiano, penetr con con pi raro senso d'introspezione, nell'intima armonia spirituale del grande americano; tutte le sue musiche comprese, tutti suoi ritmi fiss nell'anima; si rese padrone assoluto come nessuno finora delle sfumature di un'Arte cos difficile e persori[ece

Egh

piuttosto

rara

percezione,

nale

come

quella del poeta di

Annabel Lee.

55

Certe liriche come // corvo. Le Campane, Ad Elena, furono fatte e rifatte, con incontentabilit stilistica suprema, dieci, dodici, fino quindici volte.

Perch queste traduzioni seppe condurre a termine tale da risultare insuperate, taluno volle scorgere ovunque e sempre riflessa, nell'opere originali del
in

modo

Nostro, l'arte di Poe. Egli non nascose certo il suo amore per questo Poeta, pi grande di quel che comunemente si crede e a me. suo intimissimo, lo andava ri-

velando pi che ad
vasta cultura e
si

altri;
il

ma

dal pericolo della schia-

vit spirituale lo liber


la
s,

uno

stile

bisogno di una sempre pi brama molte volte appagata di creartutto proprio, ragazzoniano.
le

Poe?
zoni

Ma

no!

Se mai

poesie del primo Ragaz-

portano le tracce di un byronismo diffuso; in qualche lirica giovanile alit in Lui. al momento in aht, cui le pensava, lo spirito dei poeti similari non dico pes ma dopo. Egli riusc ad ottenere,

per

la

sua poesia,
articoli

le

voci unicamente sue

che train

sfuse anche in certi articoli musicali nella forma e nell'idea,

che

sono

dei

veri

poemetti

prosa
si

della pi bella fattura e che

un vero peccato non

possano pi rintracciare. E la maniera ch'Egli si cre, mor con Lui. L'arte sua di scrittore, con Lui scomparsa ed inutilmente si cercherebbe di imitarla.

in tempi in cui, essendo vivi ed operanti si? poeti, ognuno che alle Muse sacrificasse si tedei veri neva pi accorto nelle pubbliche manifestazioni?

Quante Anche

volte avrebbe potuto pubblicare

suoi ver-

56

Pubblicare

miei

versi?
poi,

perch?

Io

non
a

tro-

verei

un

editore...

lasciamo

andare,

me

versi piace cantarmeli e godermeli in segreto!

Talvolta
zetti,

in

un cerchio d'amici
Bortolotti,
il

Metzger,
Chiesa,

Zanzi,
Caretti,

Corvetto,

rizzo,

sottoscritto

Bassi,
si

RaTa-

levava

una voce:

Ragazzoni,

l'Africa... .

Ed
t
tuati

Egli,

sorridendo ironico e bonario


i

bonarie-

ed ironia erano

si

suoi
:

modi

spirituali

pi

accen-

incominciava

Vi

dir

dunque
di
:

dell'Africa .
sottile

Un
tuale

moto

curiosit e di

godimento

spiri-

faceva

L'ibi,

il

tropico del Canchero,

l'Equatore.

l'Amba
di
il

rasa,

sono
con
col
il

come

casa,

ghibli,

Congo. Assab,
il

cammello, con
tanto

dattero

la

celebrata

adansonia digitata
che sarebbe
il

baobab.
tartufolo

Sono

e,

minerale,
c'
la

c'

il

diamante,

pulce penetrante

e la ria

mosca

tz-tz.

Ed
di

l che, a volte, capita

veder tra arbusto e arbusto


pulcino
lo

quel

d'alto

fusto
.

che

struzzo detto ed

57

Egli viveva la frase canora. Elaboratore lento, pa-

diciamo pure insaziabile, la paroverso poi, avevano una vita interiore talora di anni intieri: Facile sembrava la sua strofa:
instancabile,
il

ziente,

la

prima,

nima

mia, rammenti?
ti

Dall'ombre d'oggi

illusa,

questo non

riporta ai raggi dei d lieti?

Oh
ai

che non ci fioriano in cor tutti i roseti tempi in cui a zuffa con l'algebra confusa, sui banchi imparavamo, monelli irrequieti,
che
la
il

quadrato costruito sopra l'ipotenusa


di quelli fatti sui

somma

due

cateti.

Ma
tuto
della

quanto costavano
il

quei

versi!

Poeta
ai

d'anima,

come prosatore abbondante


sembrare che
mente,
fosse

e ricco, ai pix sarebbe po-

dare
Lui

forma
la

scritta
piii

fantasmi

per

cosa

semplice del

mondo. Errore. La sua era una


dell'espressione.

lotta contro la facilit Essere originale non voleva dire sol-

tanto

pensare o
diversa;

comporre
voleva

in

una forma d'eleganza

trarre dal vivo cuore un'essenza armoniosa incomposta ed increata e chiudere nel castone di una strofa purissima una musicale collana di arcane parole

d'arte

dire

"

vorrei

Ai suoi morbidi riccioli biondi cingere un laccio di perle:


al piccolo pie far cadrle

ed

tanti fior

che nei

fior

le si affondi.

E
in

vorrei,

candor
i

le

quanto al mondo pi avanza magnolie ed i gigli,


degli aranci e dei
e
tigli,

tutti

fior

tutta

un'intima

pura fragranza.

58

Perch
abbia
il

Virgo Mirabilis

Ella,

nel superbo avatar d'ogni

cosa,

raggio che manca alla rosa

e l'olezzo che

manca

alla

stella.

s bianca Ella tutta e s lieve che talora mi turbina il folle

desiderio
ai

di

svolgere molle

suoi

passi

un tappeto

di

neve.

Fin qui

la

poesia musica e meraviglia di suoni,

ma

infine,

pur nella

preziosa

bellezza

della

frase

della rima, nulla se

poeta, quale altri

non il commosso desiderio d'un hanno espresso con pari efficacia se


L'originalit

pur

con

minore

musicalit.

bizzarra,

la

trasposizione

improvvisamente l'avvio allo scrittore che, quasi a scusarsi del madrigale troppo compassato, sbotta fuori in uno scherzo lieve:
arguta,

prende

Una

neve che tiepida

sia;

e per Lei la corr sulla falda


dei vulcani...

Oh

una neve un po' calda

trover che qualch'Etna mi dia?

E
di

trovarle sapr,

non mai stanco


casti,

adunarLe

candori pi
beve,

tanto
il

zucchero,

tanto che basti


far bianco?

caff ch'Ella
in

Taluno
t,

volle vedere

altro che eccentricit. Errore.

per

modo

di dire,

Ernesto Ragazzoni niente Anche le sue eccentriciavevano una ragione. Derivavadell'arte

no

dall'odio

del
il

borghesume e

mediocre.

La

suo terrore. Egli detestava la mentaht comune e volgare, sopratutto quando s'impanca
mediocrit era

59

a dettar legge in cose che non sono alla sua portata,


cio la bellezza,
il

sogno.
abilit

Dotato
tamente
fosse.
le

di

una cocente

satirica

beffarda,

non risparmiava nessun atteggiamento


sue frecce, giocandosi
Direttore
della

e lanciava aper-

posti

di

esempio

come

niente

per alcuni
arti-

mesi

Gazzetta di Novara pubblic un

colo che rest famoso per molto

tempo

nella citt di

San Gaudenzio

e lo intitol:

Il regno della muffa.

Nelle taglienti colonne erano adombrati gli uomini pi eminenti della citt, satireggiati tutti a cominciar dal proprietario del giornale per finire al sindaco e... al comandante dei pompieri. Dovette subito lasciare
posto e stipendio e a chi
gli

diceva di non aver fatto

una cosa

seria,

rispose:

seriamente soltanto con la gente seria... siccome non ne trovo mai, cos rido sul muso a tutti... a cominciare da chi mi fa la morale .
Io tratto

ma

Seccato
pi

da

un'elegante

bas-bleu

vesse qualche poesia sul suo diario

perch le scrim.oda dei tem-

egli

improv\'is questi versi... certo poco adatti


di di

ad un album
ficaci;

preziosit per signora...

ma

molto ef//

inizio

una

delle

sue liriche

pili

famose:

verme

solitario:

Solo Allah nel paradiso


del

profeta
il
il

solo solo

naso

il

Maometto, in mezzo
soldo

al

viso,

celibe nel letto,

solitario

oh duolo

d'un tapin che ha un soldo solo, ma nessun da polo a polo come me sul globo solo,

60

perch sono
triste

il

verme...

il

verme

verme

bieco verme
tetro

verme cupo verme lungo verme


solitario.

Tempo , quotidiano di Roma, ove eravamo redattori, giunto il 30 del mese, di stipendio non se ne parlava. L'amministratore, fratello del direttore, il noto Filippo Naldi, aveva nome Bertrando; ed ecco Ragazzoni scrivere ed io apvolta, al
io

Una

Ragazzoni ed

piccicare con la colla sulla porta dello studio dell'Eco-

nomo

(...molto

economo...)

generale

questa

filippica:

Oh
uom

Bertrando,
nefando...

miserando,

reprobando,

quando, quando pagherai? E Bertrando dice:

mai.

Passano
l'ombra.

quattro
il

giorni

di

stipendio

nemmeno
ri-

E'

giorno di Santa Brigida. Ragazzoni


i

torna alla carica con

versi,

io
sei

con

la

colla:

Oggi

ch'

il

Dio degh Dei, E' Santa Brigida.


Giornata
e...

rigida...

vilipendio,
c'

non

stipendio!...

61

ritorno dalla Tridov'era andato a contraggenio, incontr un signore bennato e ben pasciuto che gettava grandi boccate di fumo da un grosso trabucos . Ragazzoni si
politania,

Fummo pagati... due mesi dopo. Una volta, sbarcato a Napoli, di

avvicin

umile umile ridendosela

in

cuore e disse a

quella vivente ciminiera:

Signore... ho fame!

A
to

questa

frase,

secca
si

pensante, inviperito,
nel

volse

come una come se

fucilata,

il

ben-

fosse stato pun-

una

filippica

sedere da un aspide e cominci a snocciolare contro l'accattonaggio, i mendicanti che

impediscono alla gente per bene di fare la loro strada ed altre castronerie del genere, concludendo con un: Mi meraviglio di Lei, cos giovane e ben vestito, che chieda l'elemosina!
Alle quali parole Ragazzoni rispose:

Ho

fame,
.

s...

e vorrei l'indirizzo di

un buon

ri-

storante

Non
signore!

facile

immaginare

la

faccia del benpensante

Dalla
costo,

Tripolitania

non scriveva

articoli

nessun

ma

inviava invece lettere piene d'umore e di


al direttore del

brio alla sua signora e agli amici, che mostravano questi

scritti

giornale in cui

il

Ragazzoni

scriveva.

Quando

torn a Torino quest'ultimo non

man-

c di fargli notare, con la solita pipa, lo strano suo contegno. Ed Ernesto imperterrito rispose:

mi aveva mandato in Africa... In Africa dici siano i leoni... a Tripoli non ne ho veduti nemmeno degli impaghati... dunque era un'Africa finta... ed io l'ho contraccambiato .
Lei

cono che

Un'altra volta inviato ad un comizio

(uno

di

quei

62

comizi deliziosissimi che furono


redattori,

la

gioia di noi poveri

che duravano ore e si prolungavano a serie, magari per due mesi) prese gli appunti sulla corteccia degli alberi del Parco Michelotti, sede del torneo oratorio. Arrivato calmissimo e grave al giornale
il

vice-direttore

gli

chiese
.

d'urgenza
di

le

cartelle

per
e
di

passarle alla

Linotype
tir

Ragazzoni
foglie:

fuori

un pugno

cortecce

ho

scritto

Siccome erano dei somari che parlavano, cos io qui i loro ragli perch possano rimangiarironizz
perfino
sulla

seli .

Non
funerali?

sua

morte e

sui

suoi

Cento musici gravi come arconti intonino la mia marcia a Plutone, tempestando uragani di polmone
in

cave corna

di rinoceronte.

Sei porcellini tinti in verde e giallo


trascinino la mia spoglia mortale,
e

proclami:

Francesco Pastonchi alto, a cavallo, Che stupendo funerale!

Invitato una volta ad una sbadigliante riunione di signore e signorine letteratoidi a dir qualcosa di suo,

improvvis

lieve lieve
la

neve Pieve di Pontassieve e il tetto breve che ne riceve


sull'alta

cade

63

pi
si

fa

che non deve, pili greve


in
la

ahi troppo greve,


e

cade
la

breve

non pi
sopra
bens la

neve

Pieve,

Pieve

sotto la neve,

che cade lieve


sull'alta

Pieve
breve

di

Pontassieve
il

tetto

che ne riceve
pi che
si

non deve
greve

fa

pi

ahi troppo

greve

e cade in breve

non pi
sibben
la

la

neve

sotto la Pieve

Pieve neve che cade lieve...


sotto la

Avvertendo

di

essere

disposto

continuare

cos

per almeno un paio d'ore.

Fu
gli

dai

pi

creduto

unicamente un bizzarro,

per
liri-

atteggiamenti formali e paradossali della sua


d'amico,

ca e del suo carattere. E' stato invece una gentile ani-

ma

un cuore facilmente tocco dalla bont,

un'intelligenza

commossa
alla

davanti

al

dolore,

pen-

sosa davanti
Io sono

Morte.
in cerca di

una fede

un Dio

mi diceva

spessissimo e scandiva con voce velata:

^ 64

11 mondo una prigione in che l'anima hai chiusa uomo, ed invano brancoli tastando alle pareti. Sono di l da quelle bei fonti segreti ove tu aneli e dove la pura gioia fusa:
i

Qui

solo hai

qualche gocciola di ver per

le

tue

seti.

Della vita ebbe un concetto di disincanto assoluto pass in mezzo alle lotte ed al tumulto d'essa con un'anima meravigliata come il suo volto, allorch gli
faceva qualche discorso troppo serio. La morte Io gherm rapida, in una fredda notte di dicembre, vegliato da Colei che era stata la luce pi alta della sua anima. Mor e mi ricordo che, allorch alla mattina accorsi al suo capezzale fra primissimi, forse il primo, con l'amico Pin Bortolotti, notai che un lieve
si
i

sorriso

errava sul volto pacato, serenissimo:

Qui giace Ernesto Ragazzoni d'Orta: D'esser stato vivo non gl'importa.

NOTA BIOGRAFICA
Ernesto Ragazzoni diceva sempre:
grafia che dicesse grave e solenne: mese dell'anno tale, e mori ecc....

Io non vorrei una bio^ E. R. nacque ai tanfi del

e se aggiungesse poi che Tecnico di Novara e che ebbe il diploma di ragioniere! Pensa quanto sarebbe buffo di far sapere al mondo che quel mattacchione di Ragazzoni era ragioniere! Cos, rispettando le sue volont mai si fecero delle biografie togate. diceva ridendo // mio elogio funebrel Mi farebbero sbeU licare dalle risa anche sotterrai Che diavolo potrebbero dire di

ha studiato

all'Istituto

serio di

mei Comunque

tore che

sar bene dare qualche cenno biografico poco conosce del caro compianto amico.

al

let-

65

Ernesto Ragazzoni nacque in Orta Novarese fra il 1870-72 mai seppe la data precisai). Studi a Novara, si diplom in ragioneria, lece parte dell' Amministrazione delle Ferrovie... e ne usc per entrare nel giornalismo, dove del resto gi militava, collaborando a tutti i giornali... che gli pubblicavano la roba sua con sperticati elogi e punti o pochissimi quattrini. Il perio' do del Ragionat e del ferroviario furono per lui unica' mente dedicati a legger libri, imparare le lingue ed agguerrirsi nel mestiere dello scrittore facendo s che diventasse arte. Fu redattore della Stampa, diresse per breve tempo il Giornale di Novara, torn alla Stampa, indi fondatosi II Tempo di Roma, pass a quella redazione Corrispondente da Parigi, da Londra, da Berlino, ma sopratutto dalle due prime capitali europee cre il tipo della corri' con buospondenza di colore, campo in cui rimase e rimane pressona pace di molti valorosissimi corrispondenti attuali ch insuperato e non raggiunto da molti. Durante le feste delV incoronazione di Re Edoardo a Londra, fu incaricato di scrivere sul Times, a nome di tutti i corri' spondenti stranieri convenuti a Londra, due colonne di impressioni; segno della stima in cui era tenuta la sua opera giornalistica. A Parigi godette dell' amicizia di molti scrittori e letterati del tempo e mand per anni ed anni quotidianamente ai giornaitaliani colonne e colonne di un notiziario scelto, brillantissi,li mo, vivacissimo. Si spense improvvisamente in una notte di gennaio del 1920 nella sua casa di Torino lasciando un grande generale compianto di cui si resero interpreti i giornali di tutta Italia con com(chi

mosse biografie.

66

GIUSEPPE BARATTA
IL

CAVALIERE SENZA CAMICIA

(1]

Giuseppe Baratta, il cavaliere senza camicia, non propriamente un torinese, ma poich parte della vita condusse nella Torino del secolo scorso, ove lavor e mor, assumendone lo spirito, il tipo, costumi, possiamo annoverarlo fra quelle macchiette che forfu
i

marono
tuiscono

il

tuttora

gusto dei nostri nonni e bisnonni e costila cura amorosa e vigile dei vecchi
,

amanti del colore locale


stalgica

cui

nell'animo la nofascino,

poesia,

non priva
di

di

un certo

delle

cose passate.
Ei fu
li,

uomo

carattere e d'umore affatto originaforse


di

di

vivace intelligenza,

eccessiva

trascura-

tezza del proprio decoro.


tessuta d'impudenze,
volta, di debolezze.

Am
in

la vita

avventurosa, intal-

d'imprevidenze e purtroppo,

Aveva

animo, e diceva, di scripoemi,


dicendo,
la

vere un'infinit di roba:


zi,

storie,

memorie
in

di

viaggi
il

e via

soltanto e tutto

suo ingegno e

lavori notevoli per inutilit,

romanpensava sua attivit consuin articoli che troliriche,

ma

lo

alle scapestrerie Torinesi del Baratta appartiene idealmente a quel torno di anni e venne rivelato e valorizzato appunto nel 12-13 da amici della Bohme t>, di quel tempo, che lo tennero per un loro precur(1)

Per quanto assai anteriore

1910-12-14,

sore.

67

vavano posto
uno) nel

non lauto compenso (cinque ke pt Universale di Davide Bertolotti, in numerose poesiole d'occasione di cui s'era fatta una specialit, in cicalate di programmi per le associazioe

Mondo

ni librarie e negli

epigrammi, nei quali aveva felicissima l'invenzione, l'aggiustezza, la concisa brevit, la


vibrata malizia.

Fu
inviti

giudicato un parassita perch non sdegnava

gli

pranzo.

Ahim con

la

fame non

si

ragiona,
pic-

conveniamone.
Alto, magro, sbarbato, calvo,
coli e vivaci gli occhi;

adunco un sogghigno tra


il

di naso,
l'allegro

ed

il

malizioso
sta

gli

schiudeva

labbro

sottile;

portava in te-

sciava

un cappello archeologico, un cravattone nero gli fail collo e vestiva un abito di panno nero che mostrava la corda, il verde e la trama. Lo portava

si ha il secondo Baratta, di credere efficace per la pulizia e che volgarmente detto la camicia. Un giorno prima di morire, come un novello Girano, seppe argutamente sorridere della sua disgrazia che pure gli costava la vita:

accollato per l'assenza di quell'indumento che


pregiudizio,

heto premio del mio lungo canto

di quercia

un ramo

desiai, soltanto

ma la Citt, che il toro ha per bandiera, m'incoron con una quercia intera.
Infatti

era

stato

colpito,

un
viali

grossissimo
della

ramo

staccatosi

mentre passeggiava, da da una quercia dei

Cittadella.

Ma

l'epigrammista

Giuseppe Baratta avrebbe do-

vuto interessare non soltanto i ricercatori di memorie e gli studiosi del tipo, perch merita di eccellere fra

68

non molti

scrittori

di

punte e botte del secolo XIX,


le carni.

per un'indubbia facolt che possedeva di saper pun-

gere acutamente, senza pur tuttavia straziare

Fu
sit

sopratutto un osservatore saggio


simili,

dell'esistenza

sua e dei suoi


morali,

che

am

divertirsi

con

le

gibbol'in-

anzich

scudisciarle

con

il

veleno e

vidia del cuore, e se talvolta


ci

and fuor

dei gangheri,

accadde quasi sempre a ragione;

ma

intese che dal

suo sfogo fosse lontano l'odio e l'ingiustificato livore.


Uscito dalla carriera consolare, dopo un soggiorno
in

Turchia, nel quale sembra che


lecito,

si

fosse indebitato pi

per amore del gioco e delle donne, prese a vivere a Torino, in un'indipendenza assoluta di vita e di costumi, il che lo condusse spesso a non saper
del

combinare

il

pranzo con

la

cena.
il

Ma
portava

sopratutto
la

da ammirarsi

modo con

cui sop-

sua vita, con stoicismo e con continua serenit d'animo e d'umore.

Sembra che
micia
di
gli

il

soprannome

di

cavaliere

senza ca-

sia

derivato dal fatto di essere stato privo

questa per parecchi mesi.

ed allora si recava al che chiudeva i battenti alle tre di notte e vi si fermava fino alla chiusura, schiacciando un bel sonnellino, indi passeggiava un paio d'ore sotto portici in attesa che si aprisse il caff San Domenico, dove accorreva a finire il sonno interrotto dalle deambulazioni notturne.

Senza casa

egli lo
i

fu spesso

caff Alfieri, sotto

portici di Po,

Migliorarono
dell'editore

le

sue sorti

per

merito

specialmente
gli

Pomba che
il

prese a volergli bene e

pro-

cur lavoro di continuo discretamente rimunerato;


soldi
in

ma

tasca

Baratta non riusciva mai a tenerne,

69 -^

e mor ricoverato all'Ospedale Mauriziano, in seguito


al

grave incidente
Simpatia,

di

cui

abbiamo detto sopra.

a tutta prima non l'ispirava,


inesauribile
di

ma
motti,

se co-

minciava a discorrere, l'interlocutore restava a bocca


aperta.

Era un repertorio
d'inezie.

d'ar-

guzie, di aneddoti,

Assai aveva veduto del


diato gli uomini,

mondo

si

era

persuaso
stu-

che, in esso, impera sopratutto la vanit.


li

Aveva

aveva conosciuti e li disistimava, satireggiandoli come vedremo. Vale la pena di leggere qualche saggio di questa epigrammatica torinese caustica, sottile e non mai volgare.

Un pittore aveva esposto in Borgonuovo un quadro del Presepio in cui mancava il somaro, ma, in compenso si poteva benissimo ravvisare, in uno dei pastori, l'autore noto a Torino:
Entro
del
il

Presepe esposto
asinel

in

solito

traccia

Borgonuovo non trovo,


il

ma
lo

dell'autore

essendoci

ritratto

spettator

guadagna
di

nel contratto.
la lo

Un
vita

vecchio

musico
nei

suonando
il

funerali.
:

nome Verrua campava Venuto a morte cos

commemor

Baratta

E' qui sepolto

il musico Verrua che a furia di suonar per l'altrui morte rest suonato dalla morte sua.

Un
invitato

altro
il

famoso
a

scombiccheratore

di

tele

aveva

vedere un quadro raffigurante San Giovanni Precursore con a fianco il carnefice, ma cos orridi da meritarsi quanto segue: li aveva dipinti
pubblico

70

In questa tela effigio


col

il

pittore
il

carnefice accanto
s

Precursore.
santo.

Ma
Un
in

l'uno che l'altro brutto tanto


sai qual'
il
il

che non

boia e qual'

il

amico suo,
banchetto

dottor Morelli,

aveva divorato un pesce cos grosso che Baratta


sto caff:

un

gran mangiatore, con tanta voracit gli fece tenere que-

Se Giona avesse avuto l'appetito


che dimostr Morelli in quella cena, penso che invece d'essere inghiottito
se

medesimo inghiottiva

la

balena.

spedito

poetastro del tempo, Castorina, avendo Regina d'Inghilterra una sua opera, ne ricevette una medaglia d'oro che il vanissimo uomo
certo
alla

Un

portava

al

collo.

Il

Baratta cos comment


d'oro a Castorina
la

il

fatto:

Una medagha
spedito

ha d'Inghilterra
il

Regina,
pili

con facolt, per fare


di

don

vasto,

poterla portar sospesa al basto.

ta

L'epigrammatica di questo strano e dimenticato poenon ha nessuno dei caratteri peculiari di quella

in voga nelle nostre lettere, che ritrasse quasi pili suoi motivi o dal corrompimento della episempre grammatica greca in quella latina, o dall'innestarsi sul
i

suo tronco dello spirito francese.


E',

pi

che

altro,

desiderio di chiudere nei canali

del

verso,

quasi sempre impeccabile,


e
e
di

potente di satira
e

rovente,

amara

un bisogno prenon spietata maligna, ma pervasa da un alto


d'umore.

Di

critica

ed onesto senso

dignit morale.

71

Espressione
te

di

uno

spirito

che

era,

tutte le ostentazioni

e le apparenze,

non ostante fondamentalmen-

sano e che osserv la vita non gi come colui che, avido di lei, tutto cerca sottoporre alla sua sfrenata
volutt di egoismo e sferza
il

danno

suo,

credendolo
e

danno
no,

di

tutti,

ma come

l'osservatore pacato

seresui

sottile

spiritoso,

che,

camminando a lungo

margini dell'esistenza, coglie di tanto in tanto, in un movimento, in una parola, in un gesto, il motivo per un sorriso, un poco triste forse in fondo, ma non mai n malevole n doppio.

Certo Domenico Ozilia,


si

un vecchietto
i

arzillo

che

era goduta la vita, mentre

suoi nipoti, poverissimi

avevan
le

tirata la cinghia, venne a morire e lasci tutte sue sostanze a quei poveretti; i quali erano campati nell'unica speranza di quella eredit; e Baratta com-

menta

A
i

Domenico Ozilia
nipoti
di
dolenti...

fu

Bernardo

pel

ritardo.

Nel cimitero
to
so,

Torino,
la

pioggia ininterrotta, fran

dopo alquanti giorni di buca di un banchiere no-

per aver sempre

sfrenatamente giocato sul ribas-

ed ecco

fiorire

l'arguzia del Nostro:

La buca che qui ingombra

ai vivi il passo chiaramente dimostra, a mio parere, che questo ostinatissimo banchiere arrivato quaggi, gioca al ribasso.

Cavour

frizzante and esente il conte di Baratta regal in morte, questo epigramma che sembra esprimesse un'opinione abbastanza diffusa sulla politica delle imposte del grande conte:
:

N,

dal

tocco

cui

il

72 -^

Passegger, troppo vicino a quest'urna non ti accosta;


se
si

sveglia l'inquilino

paghi subito un'imposta.


Si

prende
le

il

malvezzo

di

ingiuriare

torto

ed a

ragione

osterie:

No, non
reggia

ver che sia

d'intemperanze

l'osteria,

vogliam chi tempera pi


s'essere

sinceri,
il

vino degli ostieri?

Chi osserva per esempio il monumento del Conte in piazza del Municipio a Torino, pu convincersi che, ove il fendente ch'egli minaccia sul guerriero c?.duto, piombasse in linea retta spaccherebbe la testa di qualche passante, non gi quella del vinto

Verde

che

gli

sta sottoposto:

Chi percuota costui non ben chiaro, ma Prence essendo d'intelletto raro, scommetter si pu uno contro dieci
che bastonar intende chi
lo

fece.

cos via.

Lo spigolar

nar d'utile e

di diletto

fra queste puntate pu torgrande; per molte d'esse sfug-

gono ad una valutazione critica od elencazione, solo pallidamente ci si pu rendere conto del loro sp rito
arguto e
la correttezza,

che l'umore abbella con la grazia e senza mai cadere, com' facile, nelle villanie o nel luogo comune, o nella vieta retorica.
sottile,
i

suoi amici infier per un Contro il Brofferio ed tempo il Baratta, nemico politico implacabile del demagogico focoso avvoe non sempre a torto

certo

73

cato piemontese.
nista

Quando

si

stava discutendo

l'aboli-

zione o no della pena di morte, BrofFerio era abolizio-

ad oltranza.

Un

dubbio sorse nell'animo dell'ar-

guto commentatore:
Tizio
la

sostien

ch'infliggere
si

morte non
carit

die'

del

prossimo

o carit di s?

Bianchi-Giovini e BrofFerio disputarono tra loro fe-

rocemente

in

Parlamento con grande scambio


BrofTerio
e

di epiteti:

Bianchi-Giovin,
si

Compagnia

dan
li

tra lor del ladro e della spia:

altro sul conto lor

non

vi

so dire:

Che
Nella
deputati

credo incapaci di mentire.


elettorale,

battaglia

seguita

alle

prime

ele-

zioni del 1848, l'opposizione costituzionale perdette

due

omonimi dal nome

di

Bottone:

Nell'ultime politiche elezioni


la

sinistra

se avvien che
un'altra

perduto ha due Bottoni; non si moderi e si plache


perder
irritato,
le

volta

brache.
di

Un

giorno BrofFerio,

stamp su
il

un
lo

gior-

nale che avrebbe incontrato, E quest'ultimo di rimando:

preso a calci

Baratta se

avesse

Dare un

calcio,

BrofFerio,

me

ti

vanti?
tanti!

Che

picciol don,
il

da chi ne ha presi

Un'altra volta

BrofFerio paragon

schernendo le sue che venivano tosati sotto

calvizie
i

il

Baratta

al

cranio di quei cani


della Cittadella.

viali

Che

74

male gliene

sia

venuto

dalla

malignit

pu dedursi

dalla risposta del Poeta:

Non

superbir,
pili

BrofFerio mio,
di

cotanto

se porti

me

la

testa adorna;

che darmi anch'io potrei s facil vanto se avessi, come te, parrucca e corna.
e di rincalzo:

E' vero,

io

non ho

peli e tu peli hai;


si

asino senza pel

vide mai?

avventure extraconiugah del BroffeBaratta poeta da nozze, il alludendo alla stragrande copia di sonetti per matrimoni che l'arguto poeta componeva, per pochi soldi o per un invito a pranzo
le
rio.

Note sono

Egli defin un giorno

Perch

le

nozze canto.

Don

Pagliaccio,

rimprovero mi fai maligno e serio! meritarmi il tuo fraterno abbraccio canter quind'innanzi l'adulterio.
Invece non mantenne mai la parola, la qual conon bast onde la sua fama ne traesse giovamento. conserv sempre scrittore nobile e castigato, rifugdai lenocini dello stile per accattar fama e, pove-

sa
Si
g
ro,

senza camicia, ma ciononostante cavaliere nell'anima, visse per un ideale di vita libera, indipendente,

che

avrebbe potuto essere pi utilmente impiegata, che non fu certo spregevole come quella di tanti arrivati, n vile come quella di certi cavalieri d'indu-

ma

stria

che,

non

la

camicia

ma

il

carattere,

se lo
al

cam-

biavano e se

lo

cambiano parecchie volte

giorno.

75

IL

GOZZANO DOLCEMENTE AMARO GUIDO

Quale
glio

Un

la
ti,

la posizione di un lettore giovane, o meancora recente nei confronti di Guido Gozzano? giovine mi diceva appunto or non molto:

Non

rassegnazione! Noi
pili

mi piace Guido Gozzano, molle poeta deli poeti li vogliamo pi desoladisperati, piij aridi: il nostro poeta Pavese.
i

Per la prima parte della sua affermazione questo giopi, un'immagine di Gozvane seguiva, come fanno zano falsificata da superficiali interpreti. Chi lo ha conosciuto, o chi, pur senz'averlo conosciuto, possa vederne la sua vita attraverso le lettere, nella maggior parte ancora inedite, o accogliere la testimonianza di fedeli amici, o chi anche solo riguardi attentamente la sua opera o sappia intenderla, dovr convenire al contrario di una rara energia che, in lotta continua con il male, sorresse la sua vita martoriata dalla pri-

ma

giovinezza fino all'ultimo respiro.

Certo bisogna superare l'idea di un Gozzano yoluto, imposta per se stesso e per la gente, dal Gozzano verace e profondo. Tutto il suo gioco e il suo studio fu di celarsi, creando cos una doppia figura che pu, sulle prime, talvolta confondere. Egh ebbe supremo il pudore di mostrarsi quale era anche ai pi intimi, fisicamente e

76

moralmente, e come parla con un distacco irridente dei medici che stanno auscultando il suo petto corroso:
E senton chi sa quali che scopo? sorriderei quasi
pagarli... .
tarli
i

vecchi

saputi...

se,

dopo, non mi toccasse

Appena un
e

lieve sussurro all'apice... qui... la cla-

vicola

con

la

matita ridicola

disegnano un circolo

azzurro!

Cos finge di sconoscersi poeta:

Oh

questa vita sterile di sogno!

Meglio la vita ruvida, concreta del buon mercante intento alla moneta, meglio andare sferzati dal bisogno,

ma
s,

vivere la vita! Io mi vergogno... mi vergogno d'essere poeta! .

Era da poco scoppiata la prima guerra europea quando un alpino canavesano del battaglione Ivrea aveva mandato la spoglia di un'aquila uccisa con una
fucilata

sull'Altissimo.

Il

poeta, che invano

si

era of-

ferto per

venire arruolato in un reparto combattente


di casa
la
il poeta rassegnato e rinunciatario?) sua grave infermit era stato costretto

(dove sta
e che,

per

a rinunciare

al suo voto e a viversene ad Agli nel ricevere quella spoglia mand a Mario Bassi una poesia

perch se
zo
ai

la

leggesse mentre era sul

Rombon
hanno

in

mez-

suoi alpini

(Mario carissimo,

ti

del tutto

i colleghi perch tu sei morto ufficiale delRepubblica di Sal, per essere stato fedele alla tua parola come noi siamo stati, ma allora i giornalisti combattevano sul fronte mentre al giorno d'oggi!!!);

dimenticato

la

dunque

la

poesia diceva:

Fanciullo

mi chiedi

formidabile,
il

soldato

dell'Alpi

ch'io celebri

tuo gesto in versi miei.

Non trovo ritmi, ahim non me vorrei! .

trovo rime
di

codi

tu

cos

l'ultima
:

strofa

un singhiozzo

rovello

spasimo

Sarcasmo inconsapevole!
le

tu

mandi

oggi
io
le

spoglie a

me che con
di vita!

bell'arte,

ridoni

immagine

Nessuna
in

sorte triste,

questi rossi giorni di battaglia,

la sorte di colui che assiste... sarcasmo indicibile per noi, scelti ai congegni e alla vettovaglia: tu strappasti gli emblemi degli eroi ed a noi mandi un'aquila di paglia .

fuorch

Sincero tanto nei versi che negavano

la

missione

del poeta quanto in questi nei quali irrideva, singhioz-

zando, alla sua impotenza. Tanto


in

si

era

avviluppato

una finzione di un altro s, da non sapere quale dei due Gozzano fidarsi; come uno che, guardandosi camuffato in uno specchio ovale scambi la maschera posticcia per la sua faccia vera e ne sorrida:

Ed

io

fui

l'uomo

d'altri

tempi, un

buono
.

sentimentale giovane romantico


quello

che fingo d'essere e non sono

Romantico era nel senso


to

lato della parola in

quanin

cerc

esilio
idillico,

dal

presente,
cos

per

lui

doloroso,

un

poco persuaso infine che, nel rappresentarlo vi diffonde una pacata ironia, senza tuttavia disincantarlo; perch non fu preziosismo
passato

ma

78

letterario

ma
si

rifugio di salvezza.

Per modo che

la

sua
di-

impotenza
sapevole.

convertiva in una potenza d'illusione consi

Non

potrebbe immaginare

maggiore

spendio di una volont deliberata in tale operazione difensiva contro la curiosit del pubblico e le insidie

male che lo distrusse a trentatr anni. tema dell'impossibilit d'amare se non in sogno, un sogno del passato si mostra in tutte le poesie pi definite ma emerge sopratutto in Paolo e Virdel
Il

ginia .

Ah

se potessi amare,
si

se potessi

amare canterei

novamente!

Ma

l'anima

corrosa

sogghigna nelle sue gelide sere:


Amanti, miserere,
miserere di

me

e di questa
di

mia

aridit larvata

chimere!

Questa

nuda confessione conclude

L'Amica

di

Nonna Speranza

Ma
si

te

non rivedo

nel fiore, amica di

Nonna. Ove

sei

o sola che forse potrei amare, amare d'amore!

ricalca

nel

rimpianto

della

Cocotte

che

lo

baci quattrenne un mattino:

Da

quel mattino dell'infanzia pura

forse

ho amato

te te

sola,

o creatura!

Forse ho amato
e

sola!
rifiuto

prorompe tragico nell'onesto

di

una donna:

Non

posso amare, o

illuso.

Non ho amato
.

mai! Questa la sciagura che nascondo!

79

talvolta egli si erger fieramente, avvolto in un manto d'impenetrabilit:

il

Ma

quasi fosse

Amore

no,

amore

no.
si

Non

seppi

vero amor, per cui


e

ride e piange:
.

amore non mi tanse


Il

non mi tange

quale verso non del vero Gozzano, ma resta una frase di orgoglio per s. Non poteva amare perch non sapeva e non voleva abbandonarsoltanto

ad un sentimento non padroneggiato; sentiva denmorte e, a rivincita, la vestiva di bellezza, osando dire:
si

tro di s, in agguato, la

gli

Reduce dall'Amore e dalla Morte hanno mentito le due cose belle

e poneva questi due versi a epigrafe dichiarativa dei


Colloqui .

Mi

confermino ora,

giovani d'oggi se tuttoci sia

mollezza o non piuttosto una

magnanima

accettazio-

ne che suppone una forza interiore di ben altro grado. No, bisogna capovolgere l'immagine di un Gozzano mite e gemente, in quella di un disfdatore ironico e distaccato. Alla prima possono appartenere, se mai un Corazzini, un Moretti, un Gozzano no. Niente di prometeico in lui, beninteso, niente di goetianamente
prometeico, e niente di barricardiero.

Ed

in questo

lo

sua schietta natura piemontese che gli aveva foggiato quell'anima chiara e buia che egli

sorreggeva

la

ama, come
sti

mette a sicuro vantaggio della nostra indole che non lui non amava gli orizzonti troppo vaper timore di perdere quel misurato senso della

realt illuminata

da una sana e forte fede che della

razza, se

non

del suo poeta, propria.

80

GUIDO GOZZANO

GIULIO GIANELLI

necessario ad una natura di disfdatore abbiamo immaginato sia quella di Gozzano, creargli un largo petto e quadrate spalle. Affilato era il suo volto come il suo spirito: uno spirito non sottomesso dalla sventura. E bello gli serabrava il mondo e desiderabile, anche se il travaglio

quale

tormentava la sua vita, ed pronto a riconoscerlo in un pericolo e proclamarlo:

Oh

come, come
il

rimpiansi
Il

mondo

e la

mia dolce

vita .
e

mondo

e la vita risplendono sopra ogni cosa


(il

Tot Merumni

ritratto

di

lui

stesso)

li

vede

illu-

minati e consolati dalla poesia:

Ma

come
i

le

ruine che gi seppero

il

fuoco

esprimono

giaggioli dai bei vividi

fiori,

quell'anima riarsa esprime a poco a poco

una

fiorita

d'esili

versi consolatori .
il

Esili

chiama

suoi versi,

che non toglie che


d'acciaio:

vibrino

temprati

come verghe
lui!

sottili

Non

sono
il il

Non
sai,

quello che t'appaio

quello che sogni, spirito fraterno.

Sotto
arido

verso che

tenero e gaio

cuore, stridulo Io scherno.


stridula d'inverno.

Come
Vota

siliqua,

di

semi,

pendula

al

rovaio

Gozzano ha precedenti
ci che egli

nella

lirica

francese,

ma

ha

tolto diventato

completamente suo e
que
de
planter

del resto dice bene


C'est

De Musset:
quelque

d'imiter

un

des

choux

81

Completamente sua
vocaboli,
di

al

la

maniera

di

assaporare

assuefare

canto parole semplici e non

comuni, o nuove, con trascuratezze talora ardite. Un realismo preciso e lieve nei lucidi e pastosi endecasillabi,

un'intima forza tutta nostrana:

E
il

rivedo
larga
volto

la

tua bocca vermiglia


ridere
e nel
bere,

cos

nel

quadro, senza sopracciglia


l'iridi

tutto

sparso d'efelidi leggere.


occhi fermi,
sincere

gli

azzurre d'un azzurro di stoviglia.

da sfatare la leggenda che il verso di Gozun'abbandonata musica, quando egli invece l'ha costruito dal di dentro in ogni sua particella con una paziente vigilanza, portandolo ad un'assoluta stabilit e nei momenti pi felici lo ha reso vivo di l della sua stessa significazione verbale, in modo che la parola diventa un complesso di suoni indipendenti con

Qui

zano

sia

effetti

magici

Ho

rivisto
le

il

giardino,

il

giardinetto

contiguo,
la

palme del

viale,

cancellata
la

rozza dalla quale

mi protese

mano ed

il

confetto.

v'accorgete che, in fine del terzo verso il quale ha perduto il suo valore sintattico di correlazione per assurgere ad una funzione armoniosa

Non

dalla

che

lo trasporta di l del concetto,

suggerendo

il

cUma?

verr superata l'anticaglia di una trasposizione che non solo si giustifica ma diviene cattivante e Queste pensavo cose e non contento il poeta

cos

82

v'imbriglia a lato, nel verso che segue,

una parola mo:

derna di non

facile

uso poetico

bicicletta

Queste pensavo cose guidando nell'ascesa la bicicletta accesa d'un gran mazzo di rose

sentiva
tica;

Guido era canavesano di Agli. Ed il Canavese con una felice trasposizione realistica e poenella sua casa a

Vill'Amarena

Egli sogna di

ritornare per restarvi:

Dolce

restare.

forza che prosegua

sua torbida cura quei che ritoma a questa casa pura soltanto per concedersi la tregua.
pel

mondo

nella

Per lungi lungi riposare gli occhi (di che riposi parlano le stelle!!) di tutte quelle sciocche amiche belle
di
tutti

quelli

cari

amici

sciocchi .
offre la

Ed
tificio

crescente

mezzo a tutta quella vanit che gli fama e il primo gioco della gloria, del mondo, ecco tornare il sogno:
in

l'ar-

Oh casa tra l'agreste e il gentilizio coronata da glicini leggiadre

o in mezzo

ai

campi dolce romitaggio


e
il

Le case
colli

tra

l'agreste

gentilizio,
il

quelle che sorgono

sopratutto tra

sono appunto verde dei nostri

Stura.
il

o nelle solatie pianure tra il Po, la Dora e la E perfettamente piemontese ancien-rgime


del salotto di

ritratto
si

Nonna Speranza
di

quale

ancora
villette

ritrova in

non poche case

campagna, o

con l'edera rampicante su per i muri. quale succinto e sicuro quadretto dell'alpe nostra

83

nei

primi
!

sei

versi

della

terza

parte

delle:

Due

strade

Erano

folti

intorno

gli

abeti nell'assalto

dai greppi fino all'alto nevaio disadorno.


I

greggi sparsi a picco in


ai

lenti beli
il

e mugli
latte ricco

brucavano
al

cespugli di menta

e prossimi e lontani tinnivan sonnolenti

ritmo dei torrenti un ritmo di campani


la

Ecco dunque

nostra

montagna
si

in tutte le

sue
in

propaggini e nelle vallette che scendimenti e diventano dolci


fiore e di

dipartono dagli scoclivi

di

di

prati

boschi aulenti.
efficacia
.

Udite questo tocco preciso d'icastica possiamo cogliere nel Gioco del Silenzio
tra
i

che

E' un al-

tro aspetto della nostra vita agreste quella che traspare


lucidi

ed armoniosi versi:
cascina rustica sul colle

Poi la

e le corse e le grida e la massaia e


il

rifugio notturno e l'ora folle

e te giuliva, e l'aurora ed e
il

come una
i

crestaia,

canti in

mezzo

all'aia

ritorno in

un velo
si

di corolle .

Ma

il

suo paesaggio
in

fa

pi

dubbiamente

quel

mirabile
la

idillio

fermo e nitido inche La Si:

gnorina Felicita, ovvero

in

Felicit
la

Vill'marena, dolce
veste

tua

casa

quella grande pace settembrina.

La tua casa che


di

una cortina
cimasa

granoturco fino

alla

84

come una dama

secentista,

invasa
.

dal tempo, che vest

da contadina
quei
dodici

per

prorompere

sinfoniale

in

versi

che

sono tra i quarant'anni da poeti

pi belh che siano stati scritti


italiani
:

negH

ultimi

Allora, quasi a

esplorai

voce che richiama pianura autunnale dall'abbaino secentista, ovale


la

a telaietti
del vetro

fitti,

ove

la

deformava
antico
(e
bello)

il

trama panorama,
in

come un

smalto innaturale.

Non
a

vero

come
il

uno smalto

zone quadre apparve


il

Ivrea turrita,
la

Serra
il

dritta,

Canavese. colle di Montalto gli alberi, le Chiese


pace
si

mio sogno

di

protese
.

da quel rifugio luminoso ed alto

per quanto Canavese fosse stato Gozzano, per quanto la linea del Canavese, lievi poggi, estese campagne e quella linea dritta come una lama della Serra gli avessero dato l'avvio

Ma

primo

al

suo periodo

rit-

Torino che l'anima sua si sentiva pi attratta. Intanto ne amava oltre alle linee architettoniche cos ampie e pacate, il scriveva egli Oh il mio dolce dialetto dialetto cos vivo tra tante cose morte, adorato pi di quamico,

come

d'ogni vero artista, fu verso

lunqu'e

liano

parlare,
,

pi

dell'italiano

adoratissimo

ita-

estraneo alla mia sostanza di subalpino, ap-

preso tardi, con grande amore e grande fatica, come una lingua non mia, il mio dolce parlare torinese,
l'unico nel qual

penso e l'unico che mi giunge

al

cuo-

85

re suscitandomi schietto

il

riso

ed

il

pianto

Ma

piii

sente l'indole del popolo di Torino,

eguale alla sua,

come mi diceva sempre:


io sono a Torino sono in famimi estraneo qui, niente mi lontano . Apertamente lo riconosce poi nelle sestine dedicate a Torino

Ogniqualvolta

glia;

nulla

Tu

mi consoli, tu che mi foggiasti

quest'anima borghese, chiara e buia dove ride e singhiozza il tuo Gianduja

che teme

gli

orizzonti

troppo vasti

Questa non vastit di orizzonti non devesi segnare a biasimo, un compiacimento contro enfasi di
retorica a richiamo di

un medesimo timore

in s,

un

affermare

la

seriet del carattere piemontese

che mira

ad una concretezza

Donde
zi

d'ideali misurata con riflessione. annulla ogni intenzione maligna e diventa an-

affettuosa la strofa:

quante volte gi nelle mie

notti

d'esilio,

resupino, a cielo aperto,

sognavo sere torinesi, certo ambiente caro a me, certi salotti


beoti
assai,
ai

pettegoh, bigotti

come

tempi del buon

Re Carlo Alberto

Salotti di cui invano,

oggi, cercheresti

un esempio

ed un ricordo tranne che in noi gi avviati al tramonto e che li abbiamo conosciuti attraverso le giargiatole dei salotti materni e le descrizioni che esse o le nonne ce ne facevano. Ma esiste e non finir mai di esistere, perch prodotta dalla sua posizione e da! suo clima, quella morbidit di tramonti con le Alpi

86

che po

si

avvicinano e

il

Palazzo

Madama

iscritto in

cu-

prima luce delle lampade e l'intimit salottiera di via Roma, anche ora che non pi quella di Guido Gozzano. Non l'ha potuta perdere anche se allargata e costruita in due fogge, appunto perch su stampo vecchiotto nel primo tratto che finisce in quel meraviglioso salone che Piazza San Carlo, oggi, cosulla

me

tutte le grandi piazze italiane rovinate dai cheggi smisurati e dalle pubblicit luminose.

par-

Ma

quando

si

esce
si

dai

portici
le

in

questo
ali

salone
cavallo,

a foggia di piazza e

scorgon
l

due
il

dei palazzi

quietamente signorili e tra che rinfodera la spada, e


tratto

questi

Duca

sull'imbocco del secondo

a custodia e a guardia le due chiese laterali appaiono nette senza pi peso di materia, come davvero evocate in una vecchia stampa, viene spontanea
alle labbra la strofa:

Come una stampa


al

antica

bavarese

vedo

tramonto il cielo subalpino. Da Palazzo Madama al Valentino ardono l'Alpi tra le nubi accese.
E' questa l'ora antica di Torino,
questa
l'ora

vera di Torino.

L'ora che dissi del

Risorgimento
del

Per questo, o cara

citt

Risorgimento,

Guido
tale so-

Gozzano

il

tuo vero autentico poeta e

come

pratutto noi

dobbiamo considerarlo.

87

IL

POETA DELLE GIOVINEZZE PERDUTE E REDENTE

giorno del 1899 comparve, nella settima aula Facolt di lettere di Torino, la famosa aula di Arturo Graf, un giovane diciottenne stranito, timido,
della

Un

virgineo.
gli

Come apparve tra gli studenti volse in giro occhioni larghi, umidi di pianto trattenuto, suppliLa sua timidit era tanta che qualche stumeno spericolato, gli si avvicin mormorandogli: Che corso? Uditore mormor il ragazzo sbiancando in viprofessore? Mi sopporter Eh va l. ce ne sono tanti...
il

chevoli.

dente

so.

di

fino
.

degli

studenti

medicina...

uno pi uno meno...

E
lettali,

quel
e

giovane studente che divent poi profes-

sore a sua volta ed applaudito autore di


critico

commedie

dia-

provveduto ed intelligente. Onorato Castellino, gli mostr l'uno dopo l'altro i maggiorenti del corso; Cena scapigliato e brutto, appassionato e fervido che gi aveva letto, tra i plausi del Maestro e l'accoglimento commosso dei compagni il suo poemetto Madre ; Francesco Pastonchi, olimpico e sdegnoso, Balbino Giuliano, sottile e caustico. Bertoni, signorile e finissimo nel suo studiare e nel suo esporre, veramente, in questo il pi vicino a Graf, Neri il prediletto di Renier, Bontempelli strano e raccolto,

88

Bignone
cone,

il

prediletto, a sua volta, di Fraccaroli, di


solitario

Tacnel

Santone Debenedetti,

ed

elevato

pensoso e signorile, poi Guido Volante un poeta che doveva morire eroicamente sul Pasubio, e Arturo Fo poeta dal pensiero raccolto e audace, morto ad Auscvitz nell'ultima guerra, e Giuseppe Goggi, catechizzante in Facolt di lettere, un suo cristianesimo che esplodeva certe
pensiero e nel
di vivere

modo

volte in

domande

imperiose:

Perch non credi in Dio? Non hai tu, per caso, qualche ragione vergognosa per non credere in Dio? .
che disse da una soffitta chiamarsi Giuho o agonizzava per fadi via Garibaldi dove viveva me, accanto ad uno scultore, che divenne poi celebre in America, Sandro Chiapasco; un'anima di ribelle che faceva il marmista al Ponte delle Benne doAll'Universit

questo

ragazzo

timido

Gianelli

era

disceso

ve stuccava e scolpiva steh funerarie e croci. Suo padre l'aveva messo a bottega perch non poteva mantenerlo senza far niente,

ma

lui

si

era iscritto all'Ac-

cademia senza frequentarla e, di nascosto, lavorava alla creta secondando un grande ingegno spontaneo, che Io avrebbe portato poi a guadagnarsi una posizione di primo piano in Argentina, dove, tra altri monumenti degni di ogni attenzione ce n' uno all'A/mirante Brown, che degno di ogni pi alta considerazione. Chiapasco leggeva alla rinfusa Poe, Dostojewski, Poliziano, i Fioretti di San Francesco e passava poi
i

libri

a Gianelli che, povero in canna,

ac-

cattava qua e l volumi da divorare

come

il

pane, per

saziarsene avidamente e nutrirsene davvero,

come san-

no

farlo soltanto

veramente poveri.
di

Gianelli,

figlio

un ingegnere che se n'era poi

89

andato
Italia

in America dimentico di aver abbandonato in una donna tradita e un figliuolo, visse fino a

cinque anni con la madre, poi questa mor lasciando a lui un tenerissimo ricordo della sua dolce e dolorosa bellezza e della sua bont.

so

Aveva legato un piccolo peculio ad un tipo curiomezzo affittacamere mezzo maestro che si vant tusoldi e che, dopo tore di Gianelli finch ci furono
i

che

a sfruttare

riguardo, cominci povero figliuolo in modo indegno. Poich il ragazzo era molto sveglio ed intelligente il tutore tornato che era da scuola lo faceva sgobbare a

erano

andati

divorati

senza

il

fare

il

ripetitore fino a notte tarda, e

non bastandogli

quanto guadagnava da quelle ripetizioni, l'orco andava nelle case dei signori a sollecitare elemosine per mantenimento del ragazzo della Provvidenza... coil me chiamava Giulio Gianelli.

A
stellino

16 anni

come
di

scrive

appunto Onorato Cae

che

fu

del

Gianelli
casa,
di

l'appassionato

fervido
ac-

biografo
ta
in

scapp

err qualche giorno,


liceo,
si

cost qualche
via

compagno

trov una
gli

soffit-

Garibaldi dove una donna pietosa

port

un

lettuccio di ferro.

Pochi i libri che gli prestava il Chiapasco e che poteva comprarsi da Borgnin , un venditore monocolo di via Po, che a furia di libri vecchi venduti e comprati a prezzi irrisori si cre una bottega di antiquariato librario tra le prime di Torino, che lasci poi a due dei suoi commessi, i fratelli Pregliasco che
la

gestiscono tuttora. Borgnin!

Chi della generazione studentesca tra il '90 e il 915 non l'ha conosciuto? Abbiamo venduto e comprato tanti di quei libri a lui e da lui!

90

Dalla soffitta il primo pellegrinaggio di Gianelli fu verso l'Universit; per lui e per i non studenti, per i
molti uditori
di

tutte

le

facolt

di

tutte

le

culture

l'Universit era allora la

VII aula

di lettere

dove Ar-

turo Graf teneva magistero di poesia e di vita; felice incontro per molti con la letteratura e la poesia.

ed aristocratico ( uno degli alunni di Graf che parla) che negli ultimi anni ruppe volontariamente il silenzio e il gelo che circondava l'altezza dei suoi sogni, e mostr il gran cuore che sotto pulsava, aveva creato un'atmosfera di signorile malinconia, che era dolce respirare, che era un farmaco confortevole fra l'universale decadenza politica e artistica; reazione contro il dannunzianesimo fastoso,

Quello

spirito

solitario

ribellione contro

il

porta aperta verso

verismo, un alito di spiritualit, una la fede ed il mistero .

Giulio Gianelli, in quell'atmosfera magica e


ta,

maga-

s'immerse gioiosamente; scriveva poesie, molte, di nascosto e provando una sensazione di disagio
luttante

ma
ri-

leggerle;

del

Maestro rest certo qualche

traccia nelle liriche di Gianelli, scritte in quel periodo,

ma

la testimonianza vera dell'affetto del poeta giovanissimo per l'anziano Poeta di Medusa rappre-

sentata
il

dalla

devozione ardente del

giovinetto
le

verso
parole

docente; dal rapimento con cui beveva


il

delle dotte ed eleganti lezioni in cui

sacerdote della

bellezza profondeva tesori inestimabili di cultura e di

saggezza, scaturita da una spietata indagine di se stesso nel

romanzo
la

// riscatto e in

'

Per una fede


soffitta,

ha

avuto

sua documentazione letteraria.


visse
cos
tra
la

Gianelli

sua

la

compal'Uni-

gnia di Chiapasco e quella di alcuni amici che ne ave-

vano indovinata l'anima ardente

sognatrice,

91

versila e le lezioni che gli procuravano

uno

scarsissi-

mo
co
ta

pane.

Un
dei

giorno che cadde gravemente malato


poveri,
sei

il

medii

quello

municipale che

sal

gratis
il

cinque o

piani dello stabile in


simile

cui...

viveva

poe-

una

vita

polmonite
di

ad una lenta agonia, diagnostic non grave in s ma grave per lo stato


in

di

denutrizione

cui

il

giovane

si

trovava.

poeti

muoiono

fame mentre gli ignoranti furbi e snza luce interiore sgavazzano e vorrebbero avere tre stomaci per ingoiare i cibi che avidamente si procurano con le loro ladre mani! E' sempre stato cos, sar sempre
cos,

ma

ai

giorni di Gianelli

poeti erano vera-

mente

nostri; non per non guadagnavano perch anche ai nostri tempi, come a quelli d'Orazio, Carmina non dant panem , ma perch, allora veramente l'intercain

condizioni

peggiori

dei

quello che

pedine fra

la

poesia e

il

resto dell'umanit era

pili

fon-

da e pi oscura.
Sorse, ad aiutare una creatura di bont
lato,

Gianelli,

un

angelo

biondo
il

e di dedizione che allevi

ma-

lo

fece trasportare a sue spese e con l'aiuto dei


e amici, all'ospedale e allorch usc dal

fratelli

comio guarito

ma

irrimediabilmente tarato

Nosol'ac-

colse nella sua famiglia.

Scrive
glia di
lei

il

gi citato biografo del poeta:


dieci tra

La

fami-

monicamente
della

viventi

figli

e fighe, alacri tutti e arin

adott

solido
il

l'iniziativa

primogenita,

cosicch appena
fino

giovane malato
alla

entr in convalescenza,
patriarcale
alle
letture,

a primavera,
di
piii,

tavola
giochi

vi

fu

un

convitato

ai

alle

biricchinate,

un nuovo compagno ed

92

alleato.

Fu uno
cordialit

dei

periodi
le

pii

sereni

per Giulio che

finalmente
ca.

conobbe

dolcezze

dell'intimit

domesti-

un gran balsamo; i pranzi allegri e succulenti ne sono una non spregevole testimonianza . Si rec poi ad abitare ad Orbassano, un comune in piena pianura vicino a Torino, donde arrivava a portar ai suoi amici Bolognino e ai suoi compagni di fede e di poesia delicate liriche sempre nuove e sempre colme di sentimenti profondi e soavissimi.
Poi,
vita
di

La

scomparve e cominci quella sua vagabondaggio che rest nel fondo della sua
d'un
tratto,
pii

anima come l'aspirazione

viva.

Questa vita vagabonda e selvaggia scrive Giuseppe Bevione, il biografo di lui, con il Castellino, pii vicino alla sua anima questo dormire nel cuore

dei
carsi

boschi,
di

alle

stelle

alla

rugiada,
c'era,
gli

questo

nutri-

puro pane,
la

quando
fiumi,

sul

margine delle
l'anima

foreste e sulle rive dei


gli

purific

ma

rovin

salute.

Era gi delicato

di complessione;

divent malato di petto.


dersi dalla natura,
la
citt.

Fu

allora

che dovette divial-

la

sua dolce madre, e tornare

Lo
i

ricevette

un ospedale grande e

indicibil-

mente triste, donde i malati escono di solito nella bamesi pii orrendi della sua desolata vita. ra. Furono Non lo consol che un affetto; l'immenso amore per un bambino che trov nella sua camerata, in uno stato gi gravissimo, solo come lui al mondo, come lui non visitato mai da sorelle o da mamma .
Gli fu sorella e
te

mamma;
coi
lo lo

lo

vegli giorno e not-

nella

lunga

agonia;

suoi

pochi

quattrini

gli

compr

dolci e trastulli;
la

divag con mille fantasie.


port via; egli accompa-

Un

giorno

morte

glie

93

salma fino al cimitero, e piant sulla che pot comperare con gli ultimi danari. Poi ritorn all'ospedale con l'anima secca per il gran piangere, a desiderare e ad aspettare la morpiccola
i

gn la tomba

tutti

fiori

te .

la

La morte non venne. Per


dei boschi che

un'ironia

della

sorte

aveva fatto fiorire il suo spirito come una siepe a primavera l'aveva reso malato; la vita straziante dell'ospedale, dove la sua anima agonizzava nell'assenza di tutte le creature e
vita randagia
di tutte le cose dilette,
lo salv.

Usc guarito

ma

ba-

cato per sempre

Ma
ni

l'ospedale aveva raccolto attorno al poeta

un

pi gran

numero

di

amici.

Questi l'aiutarono a supegli

rare le prime difficolt della vita,


e

trovarono lezioal

lavoro;

cominci a collaborare anche


cattolico
di

Modal

mento
Mauri,

quotidiano

Torino

diretto

una delle menti pii illuminate e liberafi del giornahsmo cattolico. Al Momento l'accoglieva la rumorosa giovialit di Emilio Zanzi e la bont serena
di Gigi Michelotti esordiente in giornalismo.

Tra le lezioni, gli articoli del giornale e qualche altro guadagno veniva su quel primo libro di versi Mentre l'esilio dura che usc esiguo e luminoso con
i

tipi

dello Streglio e con

una prefazione

di

Giuseppe
ita-

Bevione,
liano con

che stava affermandosi nel giornalismo

un chiaro nome:

un giovane che ha ancora nelle pupille tanta freschezza da poter contemplare un'alba e trasalire come davanti ad un miracolo, che conserva nel suo
Esiste
spirito tanta virt di umilt e tanta

potenza di adorae

zione,

da

sentirsi

piegare

le

ginocchia

bagnar

gli

94

occhi

di pianto, trovandosi solo, a errare nella campagna, nel silenzio di una notte estiva, che possiede una cos angelica bont, da aver sofferto e soffrire

benedirli,

molto per colpa degli uomini eppure non odiarli ma e possiede tale forza d'amore da sentire, passando accanto alle creature che penano, la necessit prepotente di soffermarsi a confortarle e chiamar-

che reca finalmente in s cos grandi tesori da indursi qualche volta quando il cuore glie lo grida a far versi di un suo sogno e di un rimpianto, ma con parole oneste, misurate esattamente nel sentimento interiore, senza esagerare mai, senza desiderare mai di mostrarsi di pi di quel che , senza mai
le

sorelle;

di

sincerit

sforzarsi di piacere al pubblico, con ra ed affettuosa, che stupisce e

ni...

una semplicit pu.

commuove

Tuttoci sembra appena credibile in questi giorMa pi incredibile che questa rara tempra di
al

poeta abbia licenziato

pubblico da oltre un anno un

oro e gemme, odoroso di freschezza e di sincerit da cima a fondo, riempito di gemiti, di gridi e di lacrime, verace espressione di un

volumetto

di liriche, tutto

cuore che ha

la

dolorosa prerogativa di saper contem-

plare e soffrire, e che nessuno se ne sia accorto; che la critica, che si occupa in Italia di tante insipide gelatine di sillabe,

non abbia degnato


il

di

uno sguardo

l'u-

mile e prezioso libro, e che


tre,

pubblico sia passato ol-

senza badare al povero poeta oscuro, che gli tendeva, in uno slancio d'amore, la sua anima innocente

ed appassionata. Ha 23 o 24 anni,

Il

poeta

si

chiama Giulio Gianelli.


il

ma

conserva
.

volto di

un

fanciullo.

La sua

vita fu

un calvario

Di quel suo tempo di vagabondaggio, e di quello che immediatamente segu ce ne lascia una descrizione

95

breve ed eloquente
rivista

il

poeta stesso in un articolo sulla

Campo

d'anni.

di libert fui vagabondo per un paio Correvo il Piemonte a piedi in ogni stagione cantando i versi (a voce bassa quando incontravo i

Inebriato

reali

carabinieri)

seriamente e devotamente,
dalle praterie pensose,
pascoli.

ascoltato
dai cimi-

dagli alberi
teri

fraterni,
i

sperduti tra
di

Fra
e

me

e la natura c'era

uno
di

scambio
so
di

poemi. Dormivo nei boschi.

Mi

cibai spes-

nocciole selvatiche,

una volta mi appagai

sole foglie.

Erano buone.

Io serbo gratitudine a quella

pianta che, gi sprovvista di frutti mi aiut senza umiliarmi. Poi mutarono i tempi; bisogn scegliere tra la

campagna o

la citt.

Scelsi questa e fui a volta

pedain-

gogo... scrivano segretario e

mezzo avvocato. Ora

segno greco, latino e letteratura . Dimenticava di dire che si era fatto amico
ragazzi di strada.

di tutti

scrive di Quanti angoli di Torino non visit educazione: lui Francesca Fiorentino nel suo libro di e quasi sempre nelle ore not Cercando la via turne! I parapetti dei ponti sulla Dora, i prati di Valdocco, la regione della Ceronda, i viadotti della li-

nea ferroviaria
te

oltre la barriera di

Lanzo
o

e le scarpaallo

vicine;

poi al Tiro

segno,

al

Campidoglio,
alle

due dostradale di Francia; finch al tocco Garibaldi dove incopo mezzanotte arrivava in via
minciava un'altra inchiesta e continuava l'impressione
di

dolore e di vergogna
Egli

aveva un'arte, o per meglio dire una dote

speciahssima.

C'era in lui l'anima dell'apostolo disinteressato e saggio, ingenuo e penetrante. La prontezza della sua intuizione si rivolgeva verso la miseria,

96

ENRICO THO VEZ


"AUTORITRATTO

NINO COSTA

misteriosamente

ne scopriva
se

gli

angoli

pi

oscuri,
Il

senza che

la

miseria

n'offendesse o

ribellasse.

suo gesto era una carezza, la una preghiera. A lui dicevano tutto

sua voce un lamento ed


.

Aveva

nata della

trovato uno di quei disgraziati sulla scaliChiesa dei Santi Martiri, dissimulato fra

due scalini d'angolo, abballinato come un fagotto. dormiva e non moveva gli occhi: unico segno di
lo

Non
vita

sbattere dei denti e l'arrotare delle mascelle.

Ave-

va quattordici anni ed era stato dodici volte incarcerato per vagabondaggio, sapeva che sua madre era in prigione da sette anni, e del padre sapeva nulla di nulla. Aveva fame, naturalmente e non conosceva nessun mestiere; non aveva neanche tentato di entrare in una bottega e offrirsi come facchino od apprendista. Ignorava un qualunque cominciamento di vita diversa da quella che conduceva, e non voleva saperne di chiedere l'elemosina. Faceva l'unico pasto quotidiano alle undici alla porta della caserma di via del

Carmine, nella gavetta


pi e

di

un

soldato, tra vecchi stor-

donnacce

Tre

li

trov sotto
libro

gli archi di

Ponte Mosca
quel
triste

C'

(il

del

1913) in

rifugio

una ben strana miseria. L'inclinazione del terreno serve da letto, fa da soffitta la volta del cielo, non sempre stellata, e non ci sono cuscini e non ci sono sedie. I disgraziati dormono vestiti e, a vederli, la parola vestito sembra un'ironia feroce. Sono abiti e scarpe e cappelli di origini diverse di strane fogge e dimensioni varie, gi rattoppati e sbrindellati. Il fiume
scorre loro vicino,

ma essi ben difficilmente conoscono Trepidano a ogni passo che scende dalla scarpata, pu essere il pattughone di ronda, e il baFacqua.

97

rabba che viene a cercare un gregario per un'impresa notturna! Poveretti. Cominciano tutti cos; prima a far la campana, cio a far da palo, e poi a prendere parte direttamente a un furto o a una grassazione. Chi dice loro il bene ed il male? Quale curiosit possono essi avere, se non dal male? Quali discorsi fare? Sembravano bruti e non pur uomini!
Egli
li

ostiht, poi

faceva parlare, vincendone la diffidente dava convegno per il giorno dopo e li ac-

compagnava
in
l'affitto;

all'asilo notturno, o in casa propria, o casa di conoscenti, o in soffitte di cui egli pagava

e dopo aver acquistato dei diritti alla riconoscenza di quegli infelici, offriva d'insegnare a loro a

leggere o cercava un'occupazione e andava a trovarli nella bottega dove li aveva messi a lavorare, fa-

modo, sopratutto che non rivedessero pi gli non fossero ripresi dal ricordo della malintesa libert e dal vagabondaggio! Santit intesa come da noi, in Piemonte, s'intende! Carit che dono ed azione, cosicch i nostri mistici
cendo
in

antichi colleghi e

creano l'opera Salesiana, o


le

il

Cottolengo, o l'opera del-

di un alone di grandezza e di bont umana senza limiti, sono quelli di Giulia Balletti di Barolo, di Giovanni Bosco, di Giu-

Carceri ed

nomi circonfusi

seppe Cottolengo,
noi

del

azione.

Giulio

Beato Cafasso. La santit da Gianelh che creava una poesia

di santit di
la

non comune grandezza non s'isteriliva nelconquista intellettuale di un primato letterario che

lo faceva sorridere;

scriveva poesie tra le pi belle e pure che la nostra letteratura abbia, ed una ristampa di queste liriche doverosa, necessaria, ma opera-

va

in

modo anche

superiore alla sua arte,


la

questa

poesia nell'opera

sua verace grandezza.

98

Cantava
Missione
:

di

quei

tempi

in

una

lirica

intitolata:

Ciascuno che amai


che fu dissetato come ape ad un
part,
al

mio cuore,

fiore

Ma

n lo vidi pi mai! sempre novelh approdano a me come a


attratti

lido,

dal

grido

ch'io

mando:

Venite,

fratelh .

In un'altra lirica dedicata appunto Ai Fratelli accentua ancor pi questo sentimento di carit attiva che ne contraddistingue il pensiero e l'azione e, isolandolo in una societ che la negazione dei suoi altissi-

mi ideali. Io rende fraterno che piange prega e spera.

vicino

tutto

quello

Non

la

piccola nube, tra

monti, incalzata
requie,

dai venti,

invano supplice
nell'opera
l'ora,

di

lacerata
fatica

fin

tanto che in bioccoli sfuma, la mia

eguaglia
il

d'amore!
gli

L'attimo,

la

giorno,

angioli della terra

sguardi
di

fugaci di bimbi

l'eco

una parola;

tutto che pulsa in febbre e di vita molteplice, l'aria


terra,
il

sacro fuoco dei firmamenti


entra con
spirito

fattosi

spirito,

in

me

conquistatore
cos
il

Ama!

gridando:

Vuole
io

Signore.

Datemi amore,

fratelli,

per quanto

ne

diedi,

creando

prodigi ai quali lacrime corrisposero.

Quante volte, deluso, amandovi caddi dal cielo! Quante ricaddi dopo novella ascesa! Chiamatemi fratello, con tutte le voci del cuore;
ditemi;
il

nostro cuore, fratello, tuo!

99

Giovanni Pola, un magistrato torinese che s'ispirava al Cottolengo e a don Bosco, fond in quel tempo il Comitato di difesa dei fanciulli. Nobile scopo quello che si prefiggeva e che consisteva in una severa e buona bonifica di tutti i fanciulli nati da genitori tarati dal baco roditore del delitto. Gianelli gli fu subito al fianco e lavor con lui, con un'abnegazione che avrebbe dovuto vincere il gelo che attorno all'iniziativa si fece.

Torino
che,

gelida

per istinto e per abitudine. Stupiil

sce ed aggiunge veramente un grande pregio


istituzioni
simili

fatto

a quelle sorte dalla iniziativa di

Giulia di Barolo, del Cottolengo e di

Don Bosco

ab-

biano potuto allignare qui da noi, ove ogni iniziativa


porta
della

marchio inconfondibile del misconoscimento e A lo fa per ambisSion (Lo fa per ambizione). Si parla naturalmente della Torino ufficiale; quella nascosta un'altra coil

frase triste e deprimente:

sa;

d generosamente, senza discussioni, d sempre e con gioia e non vuole apparire.


della

fanno gli ignoti oblatori della Piccola Casa Divina Provvidenza che offrono quotidianamente anche somme vistose senza che un cenno appaia o s'indovini intorno all'ignoto oblatore.

Come

Questa
egli

vita

operosa,

questa carit eroica di GiaSi

nelh era ignorata da


fosse
lire

tutti.

credeva unicamente che

un eccellente
all'ora

ripetitore

difatti

lezioni

a due
gare)

(e per niente a chi

non poteva pa-

non gli mancarono mai e, talvolta sovrabbondavano persino. Ma Gianelh era sempre al verde pii... ramarro del mondo perch dava via ogni cosa.

Buon

ripetitore

era

dunque per

pi

delicato

poeta, null'altro.

100

Di quei tempi

si

trovava spesso con Guido Gozzai

no. S'incontravano sotto

portici di Po, in
si

genere da-

vanti al caff dell'Universit,


cio e

pigliavano sotto brac-

andavano lungo
si

Gianelli

il Po verso il Valentino, oppure recava a prendere Gozzano in via Davide

Bertolotti e per corso


lileo

Oporto corso Siccardi (ora Ga-

Ferraris)

corso

Duca
la

di

Genova

Stati

Uniti) raggiungevano

vecchia
i

(ora corso Piazza d'Armi.


di

Parlavano d'arte, si recitavano versi, discutevano amici comuni, si smarrivano nel sogno.

Nel
vecchio

1908 usc presso Renzo Streglio, auspice un


professore
cui
il
il

Prof.
il

Arr

del

liceo

Cavour
le

un ignoto amico
iniziali di

libro dedicato

con

semplici
.

R. S.
in

bel

volume degh
le

Intimi

Vangeli
d'amore

Vi sono
Gianelli.

quelle liriche

sole poesie

di

Poesia in cui arde un estro appassionato

ma

va e
ora,

non mai sensuale, in cui l'amore quello che si amasi sognava noi a venti, a venticinque anni e che
nell'et del sexy una giovent scontenta
,

farebbe ridere a crepapelle


tutto
e
di
tutti

di

ma

prima

d'ogni altra cosa disamorata di se stessa. Cos s'idea-

lizzavano da noi
Sai

le

donne amate:

che non

amo applauso

loquace,

ma

di vita domestica gli allori,


fiori,

e tu m'accogli tra sorrisi e

lodandomi

col

puro inno che

tace.

Sai che negli occhi porti la mia pace,

dentro

le

mani
i

tutti

miei tesori,

e mi consacri
serbi per

piccoli lavori,

me

lo

sguardo pi vivace.

101

Sai quanto insidii la citt che

aduna

fosche agonie di spirito e tu stai vigile anche a la notte pi profonda,


ti vedo emergere alla luna soave come non m'appari mai,

ond'io

modellata nei
e cos
si

veli,

angiola bionda!

si coglievano, nella creatura che passava e non fermava, un fugace volo d'amore e un'ansia senza appagamento che non fosse stata l'intima poesia che

in

un poeta destava

Oh come

ride nel soave aspetto


I

sua grazia giovanili


spirano
Pari
le

luminosi

tra la seta dei cigli occhi pensosi

amore,

castit,

diletto.
fiori

labbra a due gemelli

innamorati,

odorano
sui
tiepidi

freschezza;

passa
delle

la

nostalgia d'una carezza

mani
le

candori.

Tra
stella

pi

belle
l

vergini

somiglia

che d'ai di

timida arriva,

ignara di dar ansia o meraviglia

a un'anima
oh!

gentil,

contemplativa.

gridaglielo alfine:

Ferma
il

il

passo!

Sappi, ora mia tu sei nel mio destino!

non glie lo grido, mesto quand ella pi mi palpita

capo abbasso,

vicino.

Passa; mi vede e non si volge Vuol restare cos la fuggitiva. Oh amore che respingi, e non

mai!

lo

sai,

un'anima, per

te.

sol

per te viva!

ia2

Del successo che ebbe


Bevione.

il

libro

gi disse

Giuseppe
amici;

Suscit amore e gioia nei non molti


pii.

venne ignorato dai

Nocquero

poeti

come

Ciancili

Corazzini

gran fama di D'Annunzio e di Pascoli e il subito successo di Gozzano. Ma Ciancili fu quello tra i due, (Corazzini e Lui) che meno se ne dolse. Il suo sogno era altro che far versi. Il canto era una necessit esplodente dell'anima

Campana

la

non una meta.

Morir?

Presto!
del

tra le

vampe

mio sogno;

cuore ed anima inesausti,


dar,

ma
del

subito,
.

pura essenza d'olocausti

Con
di

l'uscita

libro

finisce

il

periodo

torinese

Giulio Gianelli.

Va
ni

Roma, dopo
egli
i

il

periodo di Messina. Nei giorprestare


l'opera,

del

terremoto

accorre a

ac-

cettato fu tra

primi soccorritori.

E lavor come un negro in tutte le umili bisogne, non chiedendo altro che di donarsi per un pezzo di pane e un poco di minestra, senza compensi. Quelle
poche lire di premio che gli furon date servirono per i due primi mesi di Roma. Arriv infatti alla Capitale con un solo, anzi due indirizzi. Quello di Cena e quello del generale Bompiani. Dal secondo si rec subito e vi fu accolto fraternamente. Divenne il ripetitore dei figli e cos pot assicurarsi il tetto, il pane e la minestra; tutte le volte che la signora Bompiani o il generale lo lasciavano uscire di casa a mezzogiorno!

103

Da Cena
tro

si

rec un mattino; ed egli narra l'incon-

due poeti piemontesi con vivaci tocprosa che non vogliamo sciupare intercalandola con la nostra:
dei
chi
colorita

romano di una

dunque via Flaminia e su tra quartieri pogiungo al numero 45. Chiedo ad un carbonaio del piano terreno: Sta qui Cena? S, al secondo piano Salgo, premo il bottoncino; ma s, il cam Infilo
i

polari

panello rotto.

Busso.

Chi ?

Gianelli

La

porta
stita

s'apre

ed ecco

Sibilla.

Bella,

molto bella.

Ve-

come una massaia. Mi fa entrare nello studio. due passi, vedo la cucina, dove il poeta mangiava, da buon operaio, in un padellino. Dopo due minuti egli venne a ricevermi e fu uno scambio di tenerezza e di notizie; quindi mi offr il caff che Sibilla rec, soavemente. Per quattro ore non ci lasciammo pi. Con la sua rude sincerit, gettando le sue parole

rade e scultorie, mi parl


bolgia

di

Roma
di

dei letterati,

della

che l'Aragno,
.

d'arte,

poesia

del

Pie-

monte

L'impressione
stellino

degli

amici torinesi

scrive

Ca-

fu

subito

che

Roma
la

avesse per
sensibiht

Gianelli
affinata,

un magico

effetto

rinnovatore;

allargata la cerchia dei pensieri,

apparsi heti auspici.

Intanto ebbe la sorpresa di essere conosciuto in taluni

ambienti e di sapersi apprezzato.

Un

articolo

di

Sa
l'in-

verio Fino sulle sue poesie comparso in

Atheneum

non

era stato dimenticato; la vicinanza di Cena,

contro di

mane, e
sto, la

di

Sergio Corazzini, anche se di poche settiFausto Maria Martini, il chma storico vafecero
resto
.

gente invitante, una pi disinvolta autonomia


il

nei confronti degli immediati bisogni

Gianelli e Cena!

Felice incontro di due anime,

di

104

due entusiasmi,
le

di

due

disinteressi,

assoluti.

Le scuo

contro l'analfabetismo nell'Agro e la stupenda crodal poeta piemontese di


di
Intimi

ciata iniziata

Madre

tro-

varono nel poeta


tore

Vangeli

un collaboradisinteressato.

non
la

si

sa se pi entusiasta o

pi
la

Roma
Giulio,

poi,

trasform
rese
pi

letteralmente
pi

malinconia
e

di

diafana,

sottile

meno

ro-

dente:

Oggi
il

il

sole

ferrai
solatio,

cappellaccio

ha vinto, mi slegai dal tavolino, afe fuori. Un 28 Novembre cos


e
di

cos pieno di voli

colori

e di

suo-

nanti veramente all'italiana, solo a

Roma,

e a Pisa

e a Napoli che si pu godere. Me ne andai, quindi, non senza portare meco una copia inglese di Dombey e Son del buon Dickens per gettarvi su gli occhi di quando in quando, al Pincio. L trovai un lembo di Paradiso: su uno dei tanti piazzah la musica municipale suonava ottimamente, e intorno cocchi, cavalli

da

sella,

belle

signore,

uomini di

tutti

paesi,

preti

neri, rossi, verdi,

bianchi e bimbi, bimbi, bimbi, piovuti

il mio cuore caarrende alla vita al cospetto dell'infanzia, si apre tutto, ne esce un fumo acre, si purifica e poi brilla, batte, canta, rispecchia sguardi di occhi ove

dal cielo.
pitola

Pur dopo tante sofferenze

si

hanno convegno fiori pi belli, pupille ignare e profonde che un giorno si volgeranno a noi vecchi e moi

ribondi

Scendendo incontra Cena che lo invita a nozze, cio ad una gita con lui nell'Agro. Ha una camera presso il Colosseo che paga 20 hre al mese, piccola, pulita, con una gran vista su verdi orti e molto cielo. Ma alla mattina presto si parte con Cena: M'alzo alle sei e via alla stazione. La giornata

105

greca,
zillo

orientale,

pensala come vuoi.


l,

Cena

corre ar-

in

tiva.

qua e in (Siamo in
e

radunando
io,
pii

membri
e

della comil'on.

10;

Cena,

Sibilla

Aleramo,

Celli

sua

moglie,

un

pittore

un

giornalista

con

la

sua famiglia).
di

Un'ora e mezzo
entra nel cuore e
sposti a
ci

treno verso Napoli;

il

sole ci
divi-

riesce dagli occhi;

scendiamo
la
i

due ore
di

di
i

cammino. Ahim, comincia


villaggi
di
i

sione dolente; ecco


teri,

capanne, ecco
fanciulli

but-

mandre
che
ci

agnelli,

ecco

miseri e bel-

lissimi

vengono incontro gi conoscendo la brigata dove io sono nuovo. Quanta povert e quanta verginit. E* un popolo appartato dal mondo, analfaintelligentissimo,

beta,

che

principi

romani

calpe-

stano e sfruttano da secoli.

Cena
queste
deste!
stri
I

tribii.

capo del movimento per l'istruzione di Gi sorgono le capanne scuola. Se vefanciulli fanno chilometri per incontrare i mae a

ai quali

offrono

fiori,

sorrisi di gratitudine e

il

so-

marello per far meglio

la

strada. Poi

li

riaccompagna-

no ringraziando contenti come nessun allievo fa in centri civili... Ci viene incontro un padre di famiglia, cui l'incendio ha distrutto la capanna; quasi impazzito, e va randagio con la famiglia. Un altro, il Nestore, c'invita ad entrare. E* fortunato questo, ha in nipoti. Siede nel centro dove figli le nuore ed casa altare e non vi manca il cane il fuoco somiglia a un
i i

a compire

il

quadro. Ci vuole offrire


il

la

polenta.

frugale. mezzogiorno ridiscendiamo pili bel sorriso di Cena va in visibilio e sorride il suo poeta della natura, davanti ad una fetta di salame esclaE' una delizia! che odora forte d'aglio. Visitato un paese dove il vero Gianelli? ma

pranzo

106

Sindaco ci offre il caff nella sala del Consiglio, data presenza dell'onorevole, Cena mi porta in giro a prendere fotografe. Cala la sera. Felici e commossi torniamo a Roma, matrigna a 50.000 dei suoi pi schietla
ti

figli .

Per

la

morte
sonetto

di

bellissimo
dipartita;

Sergio presago

Corazzini
di

scrisse

questo

una

sua

non

lontana

Dolcissima nei
ospite d'ai
tutta
la

veli
l,

e sconosciuta

di

perch mentr'ardi

d'avermi docile, riguardi mia soglia e sorridi irresoluta?

Ti rammarichi d'essere venuta


e
ti

consigli a rivenir

pii

tardi?

Pur leggo,

a fiore dei velati sguardi,

cenni d'invito e sulla bocca muta.

Entra, sorella, prendimi per mano;


io

chiudo

gli

occhi...

Sovra questo bimbo


materna.

orfano compi

l'opera

Dalla terra accompagnami lontano, in cielo o nel crepuscolo d'un hmbo! dove tu vuoi, ma nella vita etema.

Roma
s'immerge

conquister
in

Gianelli

in

pieno,

perch

egH

che sola veramente bella, quella lontana dall'incanagliamento della politica e dei
quella

Roma

hanno fatta, che ne fanno tuttavia una grande, rumorosa antipatica e squallida Bisanzio. Ti mando la mia voce, accogli come se contenesse in fluido anche il mio sembiante. Chiss quanto tempo ha da volgere prima che ci vediamo. Si la' lonbassi affari che ne

107

tananza dal Piemonte e dalla citt pettegola dove soffrii a dismisura mi ha rinverginato l'anima riportandola al suo perno nel bel centro della poesia. Tu mi
esorti a levare alta la voce;

far del rumore.

No. No.

Mi

sarebbe facile qui da questa stupida sala dell'Aragno, ospizio d'imbecilli dove ti scrivo; no, no, rumore.
Pace,

pace e miseria,

ma

poesia;
e

voglio

sfruttare
fa

il

nuovo periodo
za di Spagna e

d'ispirazione

cantare.

Roma

di

questi miracoli negli spiriti che la sanno vivere; Piazla

Trinit dei

Monti
gli

(solo a scrivere

questo bel
si

nome mi

s'imperlano

occhi di lacrime)

risvegliano fantasmi d'infinito, costringono il poeta a giurarsi fedele per sempre, fin oltre la vita all'unica verit che la bellezza... Cantare, morire, presto .

Era un presagio questa lettera del 1909. Pure la morte non venne cos presto come Gianelli si aspettava:

Mon

travail est fait d'amour,

mon amour
Per questo amore
vere alcuni anni
tra

d'une chimre
fatto
di

chimere continu a
Gianellino,
cos

vi-

brevi

canti,

lo

chiamavano a Roma, conducendo un'esistenza di rapimento dedito a sorvegliare la vita di piccoli orfani cari bambini sentendosi semal suo cuore. Lavorare per scriveva ad un alpre pili debole: Sono malato e devo nascontro caro amico, Riccardo ArtufFo
i

che vorrebbero cacciarmi in riposo, cio in rovina, senza lavoro . Cena, Sibilla Aleramo, barone e la baronessa Ferrer, il pittore Carena, il

dermi

ai

medici

la

Signorina

Lcmaire,

sono

suoi

amici

pili

intimi

e anche Eleonora Duse. Ai primi di giugno del

1914

108 -^

entr in agonia dopo una malattia risoltasi

momenta-

neamente per una paurosa ricaduta.


Il

suo canto era del 18 Aprile intitolato


diceva:

Conva-

lescenza

Primavera

t'offro in

cuore

imminente ancor velata la mia convalescenza.

Mi

sento chiuso

come

fiori

in boccio

che domani apriranno

le corolle,

Ma

spero nel sole anch'io come le aiuole. sono triste e la mattina triste.
Perch?...

Che

uno stormo

vedo! I tronco d'una palma di rose rampicanti

splendono, aperte gi come fiammelle color di sangue! Ed io credevo assente


la

Primavera!
fiori

La credevo ancora

Invece brilla sono gi sbocciati; da certi alberi piovono ghirlande che il vento sparge sul terreno, tanto rami sono carichi di fiori! i Io m'ingannavo dunque! E' forse tardi. Fra tanta vita che rinacque io sono
timida sulle soghe!
i

e tutti

l'unico

ramo a cui ritarda il fiore. Ben m'ingannavo. Primavera entr


durante
il

mio soggiorno all'ospedale,


vidi

onde non

questa rinascenza...
triste.

Perci son triste e la mattina

O
se

vita

floreale,

non

troppo tardi
in porto la

guida

mia convalescenza.
di

Era

tardi.

In

una calda mattina

Giugno, dopo

109

aver subito una grave costeotomia mor all'Ospedale della Consolazione; al suo capezzale c'erano Padre

Genocchi, Felice Carena, Cristia, Raimondo, rina Lemaire.


In portieria Eleonora Duse, che aveva
ta di

la

signo-

accompagnafiori

quest'ultima,

attendeva con un gran fascio di


Sal

campo,
quei

azzurri.

nella

stanza

di

lui

appena

spirato e ricoperse quel cadavere ancor caldo di tutti

fiori.
:

Come

d'agonia

Che una

aveva sognato un lontano giorno pia mano di donna sparga su

me
ti

fiori

azzurri che pi

ho amato

pili

amo

non

scordar di me!
Gii

nella strada gli strilloni gridavano a squarcia-

gola

la

notizia

dell'assassinio

di

Serajevo.

Comincia-

va la mente

fine di

un mondo

a cui Gianelli aveva dolorosa-

ma

intensamente appartenuto.

110

THOVEZ
O DELL'INESPRESSO INESPRIMIBILE

Non un nuovo

poeta,

di

quelli

che sorgono tra

noi tutte le mattine per tramontare nell'oblio tutte le sere; ma un poeta nuovo di sostanza e di forma, d'a-

nima e d'intendimento, libro che, pubblicato da

si

rivela

oltre

d'improvviso in un un mese, strano non


il

abbia gi fatto chiasso, ancorch

nome

dell'autore,
le

Enrico Thovez, sia avvezzo da tempo a sonare tra polemiche e susciti sempre un'idea di battaglia.
Nella critica letteraria coi suoi
fieri

assalti a

D'Ana-

nunzio;
spri

nella

critica

d'arte

coi

suoi

giudizi

talora

sdegnosi

sempre improntati ad una selvatica

indipendenza di gusto e di pensiero; perfino nella critica musicale, e da ultimo nella pittura, il Thovez non ha mai lavorato senza suscitare a furia intorno a s il biasimo un p sbalordito di chi va per la maggiore,
e la lode guerriera di chi spregia quella che
ci

chiama
s,

la

maggioranza
si

vile .

E'

il Carducuno che sta

che non

lascia

persuadere dalle persuasioni

esterne,

ma

in

tutto
la

vuole e pu formarsi un'opinio-

ne propria, e
spirito

irrequieto

contrappone volentieri all'altrui; uno ed aggressivo, parrebbe, che cerca


in

fama sollevando contrasti


affatto cos.
la

pili

ardenti. Parrebbe, ma non genere l'apparenza inganna nulingannevole delle apparenze critiche.
Se,

Ili


tario,

Non

di

l'ardito

rado il frequentatore di battaglie un solipromotore di contrasti un timido, il


il

creduto cercatore di singolarit sbalorditorie un sincero,

un ingenuo,

quale dice la sua idea, senza penil

sare a dissimularla o a castigarla per

quieto vivere.

Tale appunto
stra

il

Thovez;

solitario,

sincero fino al-

l'ingenuit, timido fino alla selvatichezza.

Tale

si

mo-

nel

Poema

dell'adolescenza

opera di cando-

fede che tanto pix vale quanto pi sola ed ignuda si offre ai facili colpi della critica letteraria . Cos nel Luglio del 1901 Dino Mantovani, (uno
re e di
degli
critica
spiriti

pi

singolarmente acuti e signorili della


del secolo,

italiana

nei primordi

uno

degli

in-

gegni pi vivi della Torino dei Calandra, dei


micis,

De dei

dei

Graf, dei Renier. dei Camerana, dei Carle,


dei
Ruffini,

dei

Chironi
dei

dei

Cena,
giudicava

dei
il

Bistolfi,

un Tabacchi etc.) anni il batuomo che aveva atteso fino ai .trentadue tesimo di un volume di versi incominciato e finito almeno dodici anni prima e poi sempre limato e rifatto due o tre volte con un'inesausta lima e con una scarGrosso,

hbro di

nificazione
la

persino eccessiva, se in arte fosse eccesso


piccola borgata collinare

sobriet stringata e la perspicuit totale.

A
tutto

Testona,
allora

la

sopra-

cos

ridente
prati,

dei

boschi

e dei

nella

conca quieta e verde sul dorso del colle della

Maddalena, la villa di mia madre (franata nel polverio di una fortuna che ci ha lasciati, per grazia di Dio, nudi come vermi) confinava con la villa dei Thovez, da una parte e con la villa di una zia di Giovanni Agnelli,
Talvolta
io,
il

creatore della

FIAT

dall'altra.

mocciosetto di otto o nove anni vedecosi

vo

due uomini,

singolarmente

diversamente

-^ 112

insigni
ferenti.

della

mia

citt,

quasi coetanei o di poco dif-

Colui che
del

sar

uno

dei

pi

grandi
alto

capitani
si-

d'industria

mondo moderno

era

distinto,

gnorile e distaccato,

vagheggiava, avendo lasciato da

poco l'elmo
sereno tra

di

presa in altro
viti

modo

Nizza Cavalleria , una nuova imguerriera, e passeggiava calmo e solchi e frutteti valutando e soppesangli

do calmo e paziente;
bionda
il

era

spesso
della

accanto

l'esile,

e
il

delicatissima
critico, lo

figura

consorte.

L'altro

poeta,

coglievo sdraiato su di un amp'o

prato che confinava con una nostra vigna, riverso con


gli

occhi al cielo o curvo su di un libro, oppure inten-

camminare senza apparente scopo lungo la strada detta di San Michele su, verso un collicello chiamato il Rocciamelone. Era magro, un po' curvo. I contadini parlavano con rispetto del primo che chiamavano l'angign l'ingegnere e con una certa diffidente bonariet del secondo che chiamavano, con un piccolo sorriso di commiserazione: El professor.
to a

di

che frequentavano cadi molto pi anziana di me, invidiavano la ex signorina Boselli, moglie di Giovanni Agnelli, l'angign , ma non provavano nessun gusto per colui che pure aveva scritto uno
le

Rammento che

signorinelle

sa nostra,

amiche

mia

sorella,

dei

pi

originali

sinceri

libri

di

poesia,

colui,

cio

che nella pittura, nella scultura, nella musica, in tutte le arti cercava e voleva la poesia. Enrico Thovez, diventato poi mio collega in giornalismo,

ma un

collega verso

il

quale io non ho mai


(stavo per
di

cessato di dimostrare devozione e rispetto


scrivere

riverenza,

se

la

cortigianeria

chi

usa tale

parola in senso strettamente chiesastico e clericale non

l'ammantasse

di

una

falsa

ed ipocrita untuosit) sor-

113

rideva

allorquando,
io

io

venticinquenne
d'albaga

lui

taseienne,

pivello

pieno

e idee di

quarangran-

sdegnoso e grande per davvero, gli ricoruna sua liridavo anzi un passo di quella lirica intitolata appunto ca,
dezza e
lui

quei giorni e mi ripeteva volontieri

alla

Casa degli Avi

Anche una
ritorno

volta

te

con l'autunno,

casa degli avi,


solitaria

fra

il

sul poggio pioppo gigante

e l'umile orto;

ancora una volta ne turbo la pace serena.


Percorro
ridesto
le

vuote stanze,
echi
claustrale

gli

dell'ombra
delle

bianche pareti,

negli
le

dove fanciullo cercavo armadi polverosi


spoglie dell'avo
frotte

e ne uscivano a
i

fantasmi del passato.


vita

La

scorse.

Mi guardo
corrosi

con grigi capelli


negli

specchi

che mi videro infante. Spalanco stridule imposte


a l'aria dolce.

Vigilo cauto

mia madre curva che varca


a passi tardi
le

soglie.

114

Nato a Torino
ventisette

nel

1869

si

era laureato in lettere


i

anni

dopo.

Studi lenti

suoi,

interrotti

da

lunghe e fastidiose malattie di sensibilit, da pause che mettevano continuamente in forse la prosecuzione degli studi, roso da una morbidit di sentire che gli
faceva scrivere a diciotto anni, nell'et in cui la letizia, soprattutto ai suoi tempi, e la spensieratezza sono ed

erano

di casa

Non

studio,
in

il

tempo mi passa con rapidit


alternativa
di

spaventevole

questa continua

dolori

momento di gioia, senza nessuna speranza... Qui a Torino mi guardo di uscire per non irritarmi con lo spettacolo della beatitudine della gente volgarissima che vi rimane. Perch, vedi, io che cominciai ragazzo con idee schiettamente democratiche, vado giorno per giorno allontanandomene. Tutte le mie idee; tutti i miei ideali non si confanno assolutamente all'ambiente in cui mi toccherebbe vivere secondo la mia condizione. Ed certo che finch vivr sar sempre poverissimo, oscuro e triste, ma volgare e beato non mai .
e di atonie, senza mai un
l'arte formava per il substrato di quepensosa ed isolata dalle sofferenze fsiche e dall'aristocratico distacco di una sensibilit che gli anni affinavano e rendevano pi arrotata e vibrante: Non chiedo altro scriveva a diciannove anni alla fortuna se non che mi duri questo ardente amore dell'arte, questa febbre di lottare e studiare per l'ideale; so che questo che sento non vero vigore,

L'amore per

sta giovinezza

che non che forza effimera ed eccitazione nervosa

115

da

cui

ricadr pi affranto nel consueto torpore:

ma

compiere quanto ho in animo, se per essa posso illudermi, sia pure per poco di vivere e di creare, benedetta anche se fuoco che mi consuma e mi abbrevia la vita .
se essa mi
di

d modo

Anche
diocrit

che
tutti
i

nella

scelta
in

delle

amicizie

femminili la

me-

gonnelle stata sempre molta e difle

fusa in

tempi e in tutte

stagioni

lo infa-

stidiva fino alla nausea:


O marchese o pastorelle; da abborrirsi per il mio gusto

ci che sta in
.

mezzo

Egli

come

rapito dalla visione artistica e dall'inl'arte

canto

melodioso che

sprigiona:

Lohengrin al Regio. L'incanto della bellezza troppo forte per me. Sento che il mio corpo non regge alla gioia pi che al dolore. Non posso desiderare l'amore, certo che mi ucciderebbe. Ho una pena al cuore, un affanno chi mi tengono in sospeso non debba io
schiantarmi di ora in ora
.

L'odierna
sorride

giovent
gli

del

sexy

dello

sport

quando
di

e non avevamo certo la morbidiThovez ed eravamo allora degli sport vi d'avanguardia dopo aver ascoltato il Tristano o la Nona diretta da Toscanini. Comprendiamo dunque il tormento di un Thovez che vibrava di una

notte in tormento
fsica

si

dice che noi stavamo tutta una

sensibilit

molto pi malata e tesa:

Ho

vent'anni e mi sento cos calmo, cos severo

e disilluso sulla bont umana, sulla giustizia della na-

tura e degli uomini, che


gloria
di

quando ho da combattere

le

Surra che pure assai pi vecillusioni di non posso tenermi dal sorridere a tanta chio di me, ingenuit. Sorrido, ma poi fra me e me piango se pen-

116

so a questa sapienza immatura che mi isterilisce e mi fa comparire inutile la vita. Mi persuado sempre pi che l'et pi veramente fantastica e poetica la fanciullezza che volge all'adolescenza. E sento che non torner mai pi . Perch la fanciullezza della generazione che precedette la mia e quella della mia generazione era veramente sognante e fresca. Con pochi giocattoli ma tanta gioia di possederli e di usarli e di amarh; con anche se pochi hbri illustrati e pieni di fantasia

non
zioni

c'era

tutta

moderne

la

pomposa coreografia

delle

illustra-

ma

con molta serenit e molto gar-

rulo distacco nel cuore.


I

vent'anni di

Thovez
sono

quelli

in

cui scrisse

Il

Poema
dici

dell'adolescenza stampato,

anni dopo

la

come dicemmo do-

stati,

forse quelli pi formativi

del suo carattere:

Quando

canto quattro note di


pelle e

Wagner

mi senci

to

accapponare

un gelo

nelle midolla, e pen-

so

tristemente che noi

consumiamo tanto ingegno,

straziamo per mettere insieme parole e versi che, per

quanto sublimi e vibranti di realt e di passione, non giungeranno ad un centesimo dell'intensit poet'ca raggiunta da un musico d'ingegno non superiore. Ma la poesia l'arte della miseria. Per divenire pittore, e ne ebbi per molto tempo l'idea, occorrevano danari per tele, colori, maestri; per far lo scultore peggio che mai; per riuscire musico lezioni e strumenti e spese
a
iosa.

Invece

la

poesia

non mi cost danari, cost

ingegno, salute,
rei

felicit,

ma non

danari.

Io la

piante-

su

due piedi se domani potessi studiare musica,

da tanto l'amo e la sento incredibilmente pi alta e possente a rendere l'emozione poetica .

117

Eppure

egli

scriveva di quei tempi:


libero

Oh

un canto, un inno pi vasto! Pi vasto e

[e forte!

un ampio canto che accolga


questo divino tumulto! Le vostre strofe mi soffocano; l'anima mia si divincola
fuor dei legami nel sole!
Splendili o
sole

nel

cuore.

Oh

non mi uccida
in pi libere

la

gioia;

stamente

io getto un grido nel tempo; forme le cose eterne e il mio palpito che le rinnova negli anni. Questi distici di ottonari doppi alternati a settenari sono veramente un grido d'avasione dalle vecchie forme metriche, dalle tradizionali forme chiuse. Si pensa all'Orsini (A noi giovani, apriamo vetri rinnoviamo l'aria chiusa ). Il Thovez definir giu-

oggi percosso di luce,

fondo

letteraria

gran parte

della poesia itahana,

entro schemi scolastici

la massima parte ammalata d'erudizione, chiusa da cui soltanto dopo il futuri-

smo

riuscita a svincolarsi sopratutto nel pensiero.

Ma
Mi

questo bisogno della musica l'ossessiona:

Come

mai

incomprensibile.

Mendelsshon pot essere un ebreo? Questa razza senza idealit, sen-

za serenit ed ampiezza d'ingegno, senza slanci e senza entusiasmi, mediocre, meschina e cupida, calcolatrice non ha tempre artistiche.
tivo ebreo per essere

Heine. Certo fu un cat-

un gran poeta.
n
le

Ma

Nulla, n

la

poesia,

arti

figurative

Mendelsshon! mi ispirano,

mi danno l'eccitazione poetica come queste frasi alate del suo stupendo concerto in mi minore che io canto scrivendo nella mia stanzetta solitaria e fredda. Mi hanno accompagnato da anni attraverso le lunghe sofferenze, le ho evocate in montagna, sulla neve, sul-

118

mare in primavera, nelle meste giornate d'ausempre commuovendomi sino alle lacrime, godendo ed assaporando tutto il lamento dolce, tutto lo schianto, la rassegnazione. Per la grande dolcezza mi
la riva del

tunno,

ricorda

Mimnermo! Vogliamo qui trascrivere


suo
diario
il

un'altra
scritta

del

di

gioventi

pagina stupenda a 22 anni in cui

Thovez critico d'arte di tale altezza d'ingegno che non fu tanto facilmente raggiunto dopo di
c' gi tutto

Lui.
Io

comprendo

il

realismo

come una necessaria

rea-

zione contro la maniera che non altro che ideali-

smo

irrancidito,
la

ma
le

valore,

piacevolezza,
pi

credo anche che qualunque sia il la luce d'ingegno di un'opera


alte

d'arte

realista,

espressioni

artistiche

sono

riservate alla sentimentalit ed alla potenza fantastica.


Il

realismo servir a fornirci di buoni procedimenti, a

informarci di spirito umano,


ritti;

ma

la

essa non pu rinunciare a creare


visibile,

mente ha suoi mondi pi


i

dialti

di

quello

n ammettere che

le

elocubrazioni

cronaca della realt. Cos che io, con perfetta sicurezza, preferisco per es. il ricordo alla cosa stessa. Perch nel ricordo una
della
purificazione,
un'idealit,

fantastiche siano da

meno

un

profumo

di

poesia,

un

senso
sta

che nella cosa non . Noi la sentiamo quesuperiorit morale che fa vibrare le pi alte e
lirico

nostri sensi; sentiamo che non ne come un'emanazione poetica che ne riassume le idealit nascoste; una commozione che ci fa vivere per un istante in un mondo pi squisite
sensitivit

dei

della vita reale,

ma

alto,

dove

l'aria

pi leggera e pi dolce e gli spigoli

pi acuti .
Perci

spesso alzando

la

penna da questo arido

119

catalogo di nomi e di luoghi, da questo fedele inventario di soli e di cieli, io penetrato improvvisamente da

un'immagine fantastica da un suono, da un verso, da un ricordo di lettura, dalla visione di qualche vecchio disegno o incisione inglese, da un odore improvviso, dall'ombra di una nube, da una particolare luce del sole, da un modo di ondeggiare di tendina, intuisco, vedo riconosco fulmineamente il mondo fantastico dell'arte e anelo ad esso con tutte le mie forze, con tutta l'avidit del mio petto inaridito dalla vita vera, assetato di bellezza, di bont e di amore, ma di quella

bont,

di

quella

bellezza,

di

quell'amore che
tutti,

par

vero nell'arte perch nel desiderio di

ma

che

non

si

trova nella vita

Mi vergogno amaramente

della

mia vergogna gio-

vanile, di

immaginare cose non vere. Le creature fanSe


in-

tastiche

paiono nelle creazioni artistiche vere e vive


sul vero, riescono

e diventano insensibilmente fantastiche e letterarie.

non che plasmate


feriori

sempre troppo
.

a quelle create nell'immaginazione

Certo se l'astrazione dal consorzio dei

simili

non

portasse diritto all'annientamento dell'individuo, sareb-

be assai megho vivere dei fantasmi della propria mente o di quelli altrui, che immiserire mente e cuore adattandoli alla meschinit della realt

La nostra
sette

sincera ammirazione odierna per certe


ci

bellezze femminili che

avrebbero fatto torcere

il

vi-

so sei o

anni fa

mossa da diverse cause. In


ci

parte adattamento alla realt della vita. In parte rea-

zione o rabbia contro l'ideahsmo che


se disillusioni .

cre cos gros-

Invidia della contentabilit altrui .

120

Ipocrisia utilitaria di fondere le esigenze estetiche

con

le.

la materialit

sessuale

Ma io non parlo soltanto della bellezza femminiQualunque ne possano essere le conseguenze, io


vi

sostengo che

molta pi poesia nella convenzione

che

Posso logico quanto triste che


nella
realt.

dolermene ma
sia

cos

ed

cos .
:

Ed
ti

in un altro brano afferma fondo d'idealit. Noi oscuri

Noi siamo malascettici

precursori,

sulla

scienza,

vanto del
noi

mondo moderno,
che
ridiamo
dei

noi

che

ci

beffammo
e

del progresso, del realismo, del naturalismo,

dell'impressionismo,

parnassiani

non stim-amo che l'un per mille abbiamo collocata tutta la nostra
la

della poesia antica,

sete di idealit nel-

bellezza femminile

e,

se dagli occhi
eletta,

non esce

la

lu-

ce
il

che
fuoco

rivela

un'anima
le

un'intelligenza

rapida,

dell'ingegno,
il

belle

forme sono impotenti


nelle sue

muovermi
Il

cuore!

mondo

poetico del
anelito,

Thovez

pii

felici

espressioni,

sospiro,

invocazione.
infinita.

La neve
e
di

scese,

si

stende attorno eguale,

Mi
un

siedo qui, tutto tace.

E' tutto gelo, candore

intatto
fil

puro

silenzio.
si

gi

dal

fondo del piano

fumo

leva, in lente spire per l'aria

perde nel vuoto immenso. E' la pace, pure l'immensit chiama a s. Sono venuto, son solo, qui, a te, per te sono fuggito. La casa chiusa, nessuno. Nessuno va tra le aiuole,
vanisce in alto,
l'infinito;
si

me

tra

tronchi
sei?
gli

neri;

la
il

neve pende dagli alberi morti.


capo, tendo l'orecchio,
le

Tu

dove

Chino
I

lacrime
sei?

mi velan

occhi; tormento, sospiro, o


tuoi
fini

amore ove

Non

torni

pi?

capelli

biondi

mi sfiorano

121

la fronte,

bevo un profumo
te;

di giovent; tra le lacr


Il

me
il

mi avvento a

tu

non

torni?

mondo

un

gelo,

[mio

fiato

vapora pigro

nell'aria

rigida.

Nulla risponde
dei

E
ta,

tu
Il

dilegui

dagli

occhi,

ombra

giorni

sereni .

Thovez un poeta vero. Non altro che un poetroppo schietto, troppo ebbro del sogno che porta in s, per accettare quell'arida disciplina tradizionale dell'arte di cui
gli

ripugna l'elemento di finzione.


giunta all'estremo del-

Ed
la

oggi che

l'arte

letteraria

sua raffinatezza, di contro ai vanti di coloro che, o rifacendo le forme poetiche di altri tempi o tormentando con incontentabile industria le pi elette forme moderne, cercano le squisitezze rare della parola e dello
il

stile,

il

gioco sapiente di ritmi e di rime,

pregio delle supreme eleganze ottenute e delle sotdifficolt superate,


ai

tili

che

con un libro di versi con un poema lirico che sembr materia poetica greggia, senza adeguata elaborazione letteraria.
egli si lev,

pi

non parevan

versi,

La sua vita fu tutto un dramma interiore, alla cui costruzione egli credette, non sempre giustamente che
contribuissero le consuete forze esterne, quali sono l'incomprensione, l'invidia e la gelosia altrui. Certo i suoi esordi letterari, improntati alla pi inesorabile iconoclastia, gli scatenarono contro polemiche e derisioni

su
la

tutti

toni.

laurea,

Ancor prima di possedere il crisma delche in quei tempi assai pi che oggi dava

122

un tono all'individuo culto, perch di letteratura avevano quasi diritto di parlarne soltanto professori di lettere, ebbe il coraggio di scrivere le Armonie del
i

dice con l'amache come ben disse il Chiurlo tutto un sarcasmo contro le disarmonie della natura e della vita e per tutto amaro di un ateismo nudo, ragionato, doloroso .
libro

creato

disegnato,

come

egli

rezza

geometrica

di

Leopardi

Io sono fatto cos. Ho come una timidezza che mi assale sul punto di godere delle cose agognate. Andr lontano amareggiando ogni godimento con quel pensiero continuo di aver mancato una gioia quasi non osata desiderare anche nella libert della fantasia. Tut-

quanto lo spirito beffardo e indomabile che abita mia anima mi avverte di non fidarmi delle apparenze benigne e mi rappresenta tutti gli ostacoli e
to

nella

le

impossibilit

dolorose
l'arte

Ma
samente
Io

l'arte,

il

tasto

sul

quale batte doloro-

di

continuo.
visioni
di

ho talvolta

quadri

da

schiacciare,

per

la

sola trovata, tutte le gallerie moderne.

La

pit-

tura ha bisogno di un Wagner, di un


genialit
tale
i

uomo di una da schiacciare tutti tecnici puri, usufruendone il lavoro... Vi sono intere classi di sensazioni, di mosse che non hanno mai avuta un'espressione classica
.

Verit solare, questa che


dalla
fine

del
il

secolo scorso.

ha avuto
in

suo

Wagner
si

Thovez affermava sin La pittura moderna non non sono sorti dei geni
il

senso assoluto quali Leonardo e Michelangiolo

ai

quali tenza.

anche

pi ribelli
pi
di

pieghino vinti dalla loro poaltra


attivit

L'arte

ogni

umana

vive

123

di

dittature,

sotto

la

fattispecie

di

una

libert

perso-

nale che non altro che mera apparenza.

Ma
stro
luto

sempre, di tratto in
il

tratto,

ritorna
in

per

il

no-

poeta

tema dell'amore inteso

senso

asso-

La

volutt
di

speranza
plice

pura non mi basta, e come non ho avere un amore, desidero anche la sem-

mediocri che incon una ragazza, sedersi sull'erba, baciare i capelli, stringere il seno tra le mani, tuffare il viso nel viluppo odoroso delle pieghe di queste vesti leggere d'estate. E' meschino, volgare. Ma io ho un concetto troppo alto dell'amore per associarlo a certi compiacimenti sensuali, e d'altra parte ho troppo bisogno della donna, della femminilit
intimit
delle

amorosa

coppie

contro in collina.

Andare

pei boschi

impersonale, della semplice poesia della carne, dell'intimit fisica .

Temperamenti come queUi di Enrico Thovez vivono male nel mondo, ne sono stranieri, nemici quasi: E come fa male vedere che il mondo sempre lo stesso: che la folla sempre stupida e feroce, che cervelli vuoti, le stesse utopie affascinano sempre che la gente di senno sempre infima, impotente minoranza, che l'arte una cosa universalmente non cui

rata

gli artisti eternamente sconosciuti ed infelici. sono stupidamente puerili a guardarli un poco dal di sopra tutti questi movimenti di popoli che futuri storici dimostreranno logici, sacrosanti, nobilissimi! Vedo sempre piti netta la separazione tra la vita

Come

della

massa

incolta,

utihtaria,

antiestetica
ciarlatani

di

quegh

imbecilli

birbanti,

intriganti

che
libro,

s'incarica-

no

di dirigerla e la vita degli artisti veri.

Nella storia

ideale dell'umanit ha pi valore

un

una musi-

124

ca un'idea una forma che


verno, le leggi,
te
le

tutti
gli

cambiamenti

di

go-

tendenze

entusiasmi di una gen-

infer'ore

Scriveva di mini hanno la


le

lui

Dino Mantovani:
estrema,
la

Se pochi uopittrice

sensibilit

visione

delle cose e l'elevatezza morale di questo poeta,

qua-

poeta contemporaneo ha la profonda, virginea, candida sincerit della sua parola? Leggendo le sue pagine si dimentica che esse sono state scritte da un
per non vedere,
fratello

artista,
il

per non

sentire

che l'uomo,
le

simile

nostro,
le

a cui la vita ha mostrato

cose dure e gravi, mostrato a noi .

cose belle e

fuggitive

che ha

ufficio

lo

Quello di toccare il cuore lo sappiamo un che sdegnano i moderni sapientissimi poeti. Non sdegna il Thovez che un umile, un modesto,
della
vita.
Il

un fedele interprete
terario
bilit

suo carattere
sua

nella

let-

del

l'ingenuit.

L'originalit

sensi-

suo temperamento, nella solitudine del suo


il

spirito,

nel tormentoso conflitto tra


egli

reale e l'ideale;
altri,

cose tutte che


veri

ha

in

comune con
somiglianza

coi

pi

nobili

poeti,

ma

per

nativa,

non

per studio o per imitazione voluta. Cos non per so-

miglianza di forme tutt'altro

ma

per affinit di senti-

mento,
tico

suoi versi fanno tornare a

greco,

Catullo,
quelli
le

Shelley,
tra
i

Heine, Leopardi,
massimi,

mente qualche anMusset, Witman, grandi lirici che sono

De

perch

loro

pagine

pii

belle

potrebbero

essere state scritte anche se prima non fosse mai stata


scritta

alcuna poesia
di

Falce

luna d'estate che splendi d'oro fra


lucciole

tigli;

sciami

di

erranti

sui

fieni

sparsi,

profumi,

125

notte d'amore e tu vento, che cos tepido

spiri;

come passano rapidi gli anni, e mi presso Me non ventenne gi opprime la sconsolata

la

tomba!

vecchiaia.
la

Mi
i

si

confondono

gli

anni,

torpida

e
il

fatta

mente

giorni miei

come un'ombra passano;


i

dio che m'uccide

d'orrendi sogni mi popola

sonni brevi; all'orrore

stanca la mente gi cede!

Oh state qui accanto a me. morte uccidimi! Toglimi da quest'orrenda agonia. Mamma, neppure per te posso pi reggere al male!
Tutto
trent'anni

Thovez
di
vita.

artista

per

noi

nei

suoi

primi

Gli anni del


gnifico

Poema
il

dell'Adolescenza
dei
principali
:

del

mail

diario

epistolare,

scritti

critici

che poi formeranno

celebre volume
. Il

Il

pastore,

Gregge

e la

Zampogna

grande
pili

critico d'arte, l'uo-

mo

di elevata e vasta cultura, l'esegeta

ranno poi e si affermeranno non avesse sperato; l'artista


ti

di

ammirabile verquello che egli


in

tutto

quegli

scrit-

giovanili,

pi puri,

pi originali e pi veri.

Pure
1895,

nel

Nuovo Faust
in

poema drammatico

abbozzato intorno prosa, sono raffigurate

il

al
le

varie fasi del suo io di fronte alle reazioni proprie


e dell'ambiente contemporaneo

poema deve
intellettuali,

essere
la lot-

me
ta

stesso,

la

storia delle

mie

crisi

del

mio

spirito
la

con

l'insufficienza
.
il

del

corpo,

del-

l'idealit

contro

sensualit
elevatezza,

Lo spasimo
mento,
la

di

fervore

di

rinnova-

vana dell'amore, i dubbi sul progresso umano. Sogno di una mente universale. Una tragedia sua personale, in cui un amore colpevole e mal posto trionfa di tutte le sue idealit di
ricerca

purezza e di sincerit e nel subcosciente resiste an-

126

che

ai

soavi allettamenti d'un successivo

amore
sua

incolvita
sic-

pevole,

accresce

il

tono

iconoclastico
il

della

intima e dei suoi rapporti con

mondo

esterno;

ch egh riversa le angoscie e i deliri in molti degh inediti che, oggi pubblicati a tanta distanza chiariscono a fondo quello che fu chiamato ai suoi tempi il caso Thovez . Questi inediti con altri frammenti di
pensieri e SoUloqui

(cio sue lettere del

1905) so
il

no la Trilogia di Tristano che rifonde il vo Faust ed stato elaborato tra il 1903 e

Nuo1905,

compiuta. Di questa iconoclastia, resa pi amara dalle vicende della vita, il Thovez dette pubblico sfogo sia come poeta che come critico dimentico

ma non

ormai della immaterialit e dei sogni e della purezza della prima et, che pure aveva manifestato nel suo saggio giovanile Il Boiardo lirico sconosciuto . Come critico ecco le battaglie flerissime de Il Pastore, il Gregge e la Zampogna dall'Inno a Satana alle Laus vitae poi L'Arco d'Ulisse prose di combattimento, poi // Viandante e la sua orma che , in parte, una sua autodifesa, infine II Velo d'Arianna ultima opera sua.

Thovez
che
te,

si

gett

decisamente contro corrente,

ci

gli

procur da certo
il

mondo

letterario

insufficien-

incolto e becero,

titolo di

guastafeste .

Le acdi

cuse di plagio da poeti stranieri e nostrani,


poeticit, di

anti-

immoralismo od insincerit artistica da lui lanciate a piene mani su Carducci, D'Annunzio, Pascoli ed altri minori, se pur noti e famosi, risentono troppo del temperamento acre e bilioso di chi li emetteva ed enumerava per essere accettati senza beneficio d'inventario ma non si pu negarne per certuni d'essi

un fondamento

effettivo.

127

Le accuse di errori critici lanciati contro il Croce, che poco cap di poesia sono confortati dal consenso di molti che giudicano non secondo le fame fatte ma
secondo
il

proprio intrinseco criterio personale.

Cos non solo gh va data lode di coerenza mai vacillante per tutta l'ampiezza della sua attivit critica e di sincerit egualmente completa, ma bisogna oggi riconoscere che egli si reso, sia pure drasticamente interprete di quel malcontento spirituale che cominciava
a manifestarsi agh albori del Novecento contro
aspirare cose nuove.
i

Nu-

mi della poesia d'allora e concretarsi nel tentare ed

Ma

egli

aveva netta

la

sensazione di un altro alo

spetto del suo intimo

dramma, che

portava a va-

gheggiare una nuova forma d'arte senz'avere la possibiht di estrinsecarla, pur dopo aver demolita quella vecchia e passatista. Come avrebbe voluto purificare l'amore da ogni bassa e materiale carnalit, cos avrebbe voluto volatizzare la forma artistica, e invece quando
tazione di
strali
si

poneva
grandi
faretra.

al

cimento ricadeva nell'imigli

quei

contro cui aveva lanciato

della sua

di morire a me che gli mostravo cercose mie dalle quali avevo voluto bandire ogni novit formale riservandola tutta quanta al pensiero, incurante perfino della bella forma purch fosse reso

Poco prima

te

con evidenza quello che pensavo, diceva amaramente: troppo tardi, che per dire Mi sono convinto, delle cose bisogna prima di tutto dirle; in terzine o in settenari, in esametri o in prosa, ma bisogna che siano nuove le cose , nuovi i pensieri... tutto resto poco o nulla conta... Dovevo pensare e fare il
cos...

Ora

tardi... .

128

E
nio
colt

poich

io

gli

facevo notare che, in fondo

il

gear-

consiste

nel prevalere
in

potenzialmente di una facreare la


propria

sull'altra

modo da
dare

monia e che bisogna


do che
nio.
si

ordine

al

proprio

chaos

per creare un'armonia discordans; egli annuiva dicensentiva troppo armonico per essere

un ge-

E si Come

dichiarava sconfitto.
genio,
s.

sto senso

un vinto?
Sconfitta
il

E chi di noi non si sente, in queCome altissimo ingegno, come uno


non
ci
:

dei pochi veri e grandi critici d'arte che l'Italia abbia

avuto, no.
lo

fu

ed

egli

resta

quale ce

Queste intime contraddizioni, che egli non riusciva a dominare e a nascondere, fanno di lui uno dei rappresentanti pi caratteristici
definisce

Calacaterra

della crisi spirituale di cui sofferse la generazione affacciatasi


alla

vita

all'arte

tra
.

il

finire

dell'Ottocento

il

principio del

Novecento

129

NINO COSTA, POETA DEL PIEMONTE

la

Mario ngeloni nelvolume di liriche scelte del Costa e curate da lui e da Pinin Pacot) in cui, sparite le fame di cartapesta, la figura di Nino Costa

Giorno verr
bella

(scrive

Italo

sua

prefazione

al

avr culto perenne accanto agli aedi della sua stirpe, da Isler a Calvo, da Rosa a Brofferio, a Fulberto Alami, agli altri che seguiranno .
Perch,
la,

noi

lo

fedele

alla

mentre da queste pagine il Poeta ci parsentiamo immortale? Perch seppe essere sostanza del suo dialetto, pura voce del

popolo, ricca di eterni fermenti, d'imponderabili com-

mossi valori, specchio dell'anima universale da Omero a Dante. E questa universalit lirica il dono divino di Costa .

L'amico ngeloni, nel suo calore affettuoso, traun poco quello che il Costa fu e volle essere. Per me, e non per me soltanto intendiamoci, (che, in lettere, l'Io, pur sempre la vacca di Giove di
valica

Giove,

si,

ma

vacca)

Costa stato e resta grande

perch fu quello che voleva essere e non altro, niente di pi e niente di meno. E scusatemi se questo poco.

A
tici

pensarmelo vicino
si

in

una
'32,

delle
'33,

frequenti
sotto

paspor-

seggiate che
di

faceva nel
tipografa,

'34

Po,

in

al

Nazionale

giornale

130

non caff, intento a correggere le bozze di qualche sua poesia o di qualche articolo nel giornale di cui ero redattore capo, penso che annuirebbe semplice e cortese, buono e delicatissimo, a quel che sto dicendo.
e

Perch ad un mio articolo su di lui poi comparso in un volume di profili piemontesi egli aveva proprio detto: N, caro amis comensa nen a puss (N, amico caro, non incominciare a spingere). Pur sapendo che io sono sempre stato in apprezzamenti critici un
letterato sincero.

Pur troppo!
che
di

In

lui

lo

sforzo
di

tanti

scrittori

di

al-

quanti

poeti

far

sopratutto

della

letteratura,

allo

scopo evidente di crearsi una personalit fittizia, non era tra quelli pensabili. Sin dalle prime poesie, apparse quasi furtive, senza pretese sulla Gazzetta del Popolo della Domenica , padrino compiacente E. A. Berta che di tutti i nostri primi scritti fu il sostenitore paterno e disinteressato, egli tenne fede ad un principio che lo accompagn durante un venticinquennio di vita letteraria manifesta. Egli non fu mai uno di quei poeti che avevano furia di pubblicare per pubblicare. Perch nato a Torino il 29 Giugno 1886, il suo primo volume amina del 1922, quando gi toccava i trentasei anni e le prime sue poesie pubblicate, appunto sulla su citata Gazzetta domenicale sono del '13 e del '14,

La laurea in lettere non l'aveva portato alla scuola, come avrebbe desiderato ardentemente. Entr invece nella Cassa di Risparmio di Torino dove svolse la sua attivit calmo, sereno, senza far drammi per la vocazione mancata, ma compiendo tutto il suo dovere con un sereno distacco e con una diligenza curiosa in chi era nato sopratutto per essere un poeta

131

e vivere

della

vita

Ma
zionario
velli

se

durante
e

il

che alla poesia meglio si conf. giorno egli era il solerte funil

bancario
vestiva

valente
la

stimato

un'importante

succursale,
abiti

sera
e

direttore

di

come Machiaquello
spiri-

curuli

diventava
vita

che

era
Il

tuale:

veramente e solamente nella sua Poeta! E il poeta del Piemonte:

Chi a
l'

l'

l'anima storta,
ses morta

chi a

col subrichet,
ti it

che a diss che

poesia del dialet?

Fin ch'ai sar na spluva

dare
fin

'd

le

nostre front,

ch'ai sar

un gich d'uva

sle

vigne del Piemont,

fntant

violetta

ti te sponte an mes d j'ortie, Finch dare d'ii Monti

che

ai fiorir
fin

d'

gasie,
'd

ch'ai sar
j'ateli

morflette

ant

'd

Turin

fin ch'ai

sar d cobiette
al

la

seira

Valentin

e fin che el

Po

a blimblana
riva,

passand da riva an
o poesia nostrana ti sar sempre viva
{

Trad.

cialtroncello

Quale l'anima che afferma che

132

falsa

chi

quel

<

tu

sei

morta,

poesia
j

del

dialetto?

Fino a che ci sar un guizzo nei nostri cervelli fino a che ci sar uno spicchio d'uva nelle vigne del Piemonte fino a tanto che tu spunti violetta tra le ortiche e fino a quanto dietro il Monte verdeggeranno le gaggie fino a quando ci saranno delle smorfiosette negli ateliers di Torino e ci saranno le coppiette la sera al Valentino
e fino a

quando

il

Po

scorrer placido di riva in riva,

o poesia nostrana, tu sarai sempre viva).


Il

pleto fu

primo volume che apparve consistente e comamina e venne edito dal Lattes nel 1922.

L'intimit
cit

raccolta

dell'ispirazione,

la

serena

sempli-

dell'eloquio poetico, la dolcezza raccolta delle im-

Geraldy alla Verlaine ma sopratutto alla Costa che non venne poi mai meno, allorquando il poeta nostro fu pi veramente lui e che ne costitu la caratteristica essenziale, convinsero tutti che ci si trovava davanti ad una voce nuova
magini,

quel

tono

alla

originale

nel

campo

della

nostra

poesia

vernacola

che,
ni,

non ostante i nobili sforzi di alcuni egregi uomistava decadendo e scivolando nel grottesco, nel bacanzone
il

nale e nel volgare.


Dall'antica
di

autore ignoto sulla resa di

Pancalieri che resta


sia

pi vecchio

documento

di

poe-

vernacola esistente:

que
alla

Nota que le Castel de Panchaler tuit temp era fronter...

che del

Lamentazione metrica su N. S. Ges Cristo 1517 attraverso ad una serie di poeti caratteristici e vivacissimi, Padre Ignazio Isler, ritenu-

133

to

il

capostipite,

Toni

Silvio Balbis, Vittorio

Al-

fieri,

Calvo, Carlo Casalis, il Pansoya, il Peyron, l'Eremita Canavesano, Norberto Rosa, si era giunti a BrofFerio che aveva portato la lirica piemontese all'altezza dei Porta, dei Meli, dei Belli, pur re-

Edoardo

secondo nella potenza lirica ed Pietracqua aveva popolarizzato un po' troppo il suo canto. Alami l'aveva al contrario aristocratizzato, e Viriglio aveva dato alla lirica del Piemonte un'andatura vittorughiana, altosonante, vigorosissima, ma un poco di maniera, pur serbando vivo il tipo caratteristico delle origini e riportando qualche volta il dialetto ad una dignit
tutti

stando a

tre,

artistica

vera e propria.

d'ordine superiore.
Vita

Ma

dopo, ad imitazione della sua

un autentico capolavoro, quante imitazioni e quante vite sciupate di seconda mano. Virigho fu poeta piemontese veramente e
sgair

che

resta

schiettamente; nei suoi versi


no,

il

dialetto puro, italiane

genui-

non ancora inquinato da parole


torinesi.

volgariz-

zate e le sue espressioni

sono caratteristiche e pret-

tamente

Dopo
solo
riliva

di lui, se si eccettuano il Solferini, il FaPaggio Fernando, la poesia piemontese s'istee assumeva un volto volgaruccio e trasandato

Gastaldi,

chansonnier fa un'eccezione.

Allorch
quale non

le
la

Nino
si

Costa

apparve
certo

sull'orizzonte,

la

poesia nostrana

era fissata su di
i

un

tipo unico dal

smuovevano
d'ij

pochi tentativi corag soffietta

giosi dei tre succitati epigoni del Viriglio.

La bagna

cianfrusagUe

del

povron Balon

la
,

il

tacon,

erano

come

il

ritmo

obbligato

cantato

sulla

fria

(chitarra)

con

una
lirica

voce

monocorde che rendeva stucchevole una

134

che aveva avuto tanta grazia in Alami e tanta forza in Calvo e in Rosa e tanta arguzia e vigore di satira

in

BrofFerio.

Nino Costa
L,
drita

arriv

come una voce nuova:


con n'aria d'ambaras

s'I'uss,

a s'arsiga p 'ncora a 'ncaminesse e am goarda... con so dil fic'nt el nas

come am
Dop, per

ciameisa,
la

a mi,

s'a

peul fidesse.

veuja ch'a

l'
ij

gi 'd bogesse

a ciapa l'andi, a tenta


e peui a va,

primi pass,

sensa podei fermesse...


ij

e a casca, termoland, ant

me

brasa.

Ma

quand

ch'a

Ve sicur tac sua

mama

as tira su gloriosa
t'I'ass vistme.

come

a d
i

mi,

lon che

son bon a f?

Me
che
ij

bel
it

tesor,

ch'a vena tard col di

trovras pi nen, per l'ora grama,

me

doi brass ch'at lasso

nen casch
L,
ritta

{Trad.

CAMMINA
imbarazzato,

sull'uscio,

con

non osa ancora d'incammiun aspetto mi osserva con i suoi ditini nel nasino, come narsi e Dopo, per la smami domandasse se pu fidarsi.
prende l'avvo e tenta primi passi, e poi cammina senza potersi fermare e cade, tremando, nelle mie braccia. Ma allorch al
nia

che ha

di

muoversi

si

sicuro vicino a sua


visto
bello,

madre

erge come per dirmi: Hai


di

che cosa sono capace

venga

tardi quel giorno in cui


le

per

l'ora

cattiva,

Tesoro mio non troverai pi. mie due braccia che non ti lafare?

scieranno

cadere).

135

voce simile nella poesia vernacola piemontese eccettui quella veneta in nessuna altra poesia dialettale) non si era ancora udita, naturale quindi
(e se
si

Una

che, attorno alla personalit del Costa, sorgessero voci

discordi, prevenzioni e negazioni.

In un primo tempo anch'io era del parer di molti che attendevano prima di giudicare Nino Costa come poeta vernacolo. E questa mia incertezza a classificarlo, io ghe la dicevo con la cordiale franchezza che presiedette sempre ai nostri rapporti d'amicizia.
Tu ma non
fai

della

poesia,

senza

dubbio,

in

dialetto

Naturalmente, per carit, niente soffitte, cenci del Balon o bagna caoda . E lui mi diceva: con la sua voce che non era quella di un dicitore, ma quella di un poeta Ma sent,
:

della

poesia caratteristica.

me

car,

ma

sent

It veddo gi come it saras ancora bela d'anima e 'd corp, fin-na ma forta,

con

j'euj

duvert e

fier

contra l'avn;

e se l'amor a tambussr a la porta

chiss che
le

l'abio
i

da canteje ancora
cantava a
ti

nine-nane che
io

Naturalmente
sia

mi arrendevo,

come mi arrendo

ora pi di quei tempi alla bont intrinseca della poesenz'aggettivi o qualificazioni, e convenivo con lui che era un poeta sul serio che cantava in dialetto perch sapeva e poteva esprimere meglio quel che dentro gli dittava .

Ma se le critiche s'infittivano consensi non mancavano e venivano sempre maggiori e pi evidenti, confini del Piemonte e si affermavano; superavano
i

136

del resto la sua arte si affinava e si sveltiva forma sempre pi aggraziata e aristocratica:

in

una

Sia sima
sutila,

pi

aota

tajenta

parei

d'una lama
fiama.

s'anvisca na

L' l'alba

ca

sponta.

Legera,
legera

sia

punta

d'na rama

na rondola a biata.
Giojosa lusenta
sia

reusa

fioria
l'avija.

ciausiona
Lontan...
sle nebie,
l'

trasparenta
la

lun-na

quasi svania.

Da' ndrinta la cuna con n'aria rienta

me

cit

as

desvija.
strofe,

La traduzione stessa poesia non


la

di

queste

dell'altre

della

riuscir a rendere la e armoniosa di uno stile poetico agilissimo e musicalissimo, che fa dello strumento in cui il poeta si esprime, duro ed articolato, un qualcosa di freschissimo, docile ad una armonia che soltanto la

musicalit

scioltezza

sinuosit
francese,

della

lingua

italiana,

di

quella

greca

sembrerebbero

poter

rendere.

Le nivole brune comenso el so viagi.

137

Pi cotia che n'ala


la neuit

as na cala.

Tra
ij

j 'ombre ch'a s'aosso seugn as descaosso per nen f d'tapage

d'antorn a

le

cune.

Le

steile

un

po' raire

peui sempre pi ciaire

son tute presente.

Tra

fior
cit

e lamente dia nana!

me
l'

a s'afana;

l'ora

No, effettivamente, come


sta

intraducibile,

tutte le liriche pure, queperch vera e schietta e genui-

na espressione

di poesia!

Dopo

questo primo
si

volume

di

canti

Nino Costa

continu l'ascesa e s'impose alla riconoscimento che

critica.

meritava

lui

vivo,

Non ebbe ma apparve,


pi

il

senza temi
e

di

contrasti,

come l'esponente
del

chiaro

pi

alto

della lirica vernacola

Piemonte, anche

da noi, per quel nostro caratteraccio che ci fa gens subalpina inimica suis si stentava parecchio a riconoscerne la superiorit e la genuinit. Di questo il Poeta di Mamina non s'inquietava punto. Come ogni artista vero continuava il suo lavoro poco curante delle chiacchiere a basso livello: attento invece a quei suggerimenti e a quelle critiche che potevano risultare per lui costruttive. Rammento quanto amasse e cercasse il giudizio di due miei maestri unise

versitari,
il

Bartoli
la

glottologo

insigne
vigile

il

FarinelH;

del

primo amava

compagnia,

e discreto

da-

138

vanti

alla

rumorosa espansivit

di

lui

sopratutto

per

consigli in materia di fonetica e di linguistica,

sapendo

quale e quanta competenza egli avesse, autore come era, fra l'altro, dell'Atlante Glottologico del Piemonte,

in

materia di glottologia dialettale.


quelle
correnti,

Ma

le

critiche
scalfi-

superficiali,

giornalistiche,

non

vano l'intelligenza e l'anima del nostro poeta con l'amarezza di un qualche rancore. Sei anni dopo il primo volume ecco il secondo:

BRASSA BOSCH.

Na

fior

ch'a s-cioda,

l'acqua ch'a ciancia,

un marajot ch'a rija, un passarot ch'a vola,

un

bel pens ch'a treuva soa parola

basto per contente l'anima mia.

quand che im fermo con na


el
ciel,

facia drola

na steila o na furmia, s'aij fioriss drinta mi quaich'armonia son pi giojos che un cit seurt da scola.
Peni
s'i

a goard

treuvo ant

el

mond

quaich lenga grama,


sfita,

se tropo sovens im sento

an cheur na

mi son pa
i

Tom che

as buta a f d'iamente,

prego mach che ant ij maleur dia vita fin che Nossgnor am ciama, sta mia richessa che a le faita d'niente .
as perda mai,

{Trad.
si

LA MIA RICCHEZZA
rida
vola,

schiuda,

un bel pensiero che ha trovato la sua parola bastano ad accontentare l'anima mia. E quando m.i fermo con la faccia stupita a guardare il cielo, una stella o una formica, se dencanticchia,

un ragazzetto che un passerotto che

Un un'acqua

fiore

che che

139

me fanno fiorire qualche armonia, sono pi felice che un bimbo quando esce di scuola Poi se trovo nel mondo qualche lingua cattiva se troppo spesso sento una ftta in cuore, non sono l'uomo che si perda in lamentele; prego soltanto che nelle sventure della vita non si perda mai, fino a che il Signore non mi chiami a s, questa mia ricchezza che non fatta
tro

di niente).

Come
letti,

possono convenire coloro che seguono

diasi

sopratutto quelli dell'Italia settentrionale, non

trovano spesso poeti che vadano in profondit nell'ispirazione come il Nostro. Ce ne sono di quelli che l'agguagliano nella caratteristica particolare del folklore, altri che lo superano nella punta arguta e nella
monelleria sbarazzina,

Testoni per es. e il Trilussa, il senza scomodare l'ombre grandissime di Porta o di


Belli;

talaltro gli superiore nella trasfigurazione

del-

la

realt veduta e vissuta

come

il

Pascarella,

ma

chi

mai disceso nell'intimo del suo sentimento per renderlo cos vivo ed evidente? Neanche il Barbarani che pure ha delle intimit poetiche come pochi. Poi eccolo salire con dei colpi d'ala addirittura magistrali
:

Nivole grande, nivole lontane


feje

disperse an
d'fioca,

serca

montagne bambasine
mentre
i

frange d'or,
tapiss

d'un pastor, fontane

d'pisset,

ed

fior,

m'ancanto e l'anima legera se slansa ant l'aria, an su sempre pi an su... me smia che torna brav come che 'i j'era che treuva ancora el cheur che i l'hai perdii
i

HO

Quand che ai am ciamram

rivr l'ora di

lon che

l'hai

granda fait ed
le

l'ultima
bel;

mi rispondrai che l'ai goard le nivole ch'a van travers el


.

nivole

ciel .

{Trad.

LE
di

vole lontane,

greggi

montagne

Nuvole grandi, nudi un pastore neve, ricami d'oro, fontane, bambadispersi


in

NUVOLE
fiori;

cerca

gia di pizzi, tappeti di

nima leggera in su, mi par

mentre m'incantate e l'ain su sempre pii di tornare buono come io ero e che io Quando .... ritrovi il cuore che avevo perduto e mi domandegiunger l'ora pii alta, l'ultima ranno che cosa ho fatto di bello, risponder che ho cieli). guardate le nuvole, le nuvole che attraversano
si

slancia

nell'aria,

Ormai

la

strada di Costa era segnata:


sii

Portela an su, pi an

ch'as peull, sle ponte

brus dal sol nostra malinconia...

Camp an

sei

vent che a ne sgiafela e cria


le

na volta tant

debolesse e j'onte.
la

quand che ass torna con

ment ancora

quasi ancant

nt cole superbe aotesse,

mentre s'arciapo ij bast e le cavesse met d'nostr cheur a l' resta la 's zora.

sulle

Portatela pu, su che pi arse dal sole nostra malinconia... schiaffeggia e grida una vento che Buttate onte. E quando debolezze e volta tanto
{Trad. punte
al

in

su,

in

si

la

ci

le

le

si

le

torna con la mente ancora, quasi incantati in quelsuperbe altezze, allorch si riprendono il basto e
cavezza,

la

met del nostro cuore rimasto

lass).

HI

Nel '29 Costa tenta il teatro con Testa d'Fer , una ricostruzione in piemontese delle vicende di Emanuele
Filiberto, il Restauratore e per qualche tempo egli preso dal teatro vernacolo al quale da: Tera Monftina., Le Doe Cloche, La Dota d'Mara e in collaborazione con Onorato Castellino, un gustoso e delicato rondel drammatico, intercalato di mu Rondolina Personra . Altre siche leggiadrissime composizioni drammatiche restarono inedite: Coi ch'a Torno, amari Perdon e Martin e Martinetta.
:

Ma

la lirica
:

lo riprese

bentosto ed ecco

Ftuta Mei-

dura nel 1931

Dzora

del

mond,

pi su

d lon che s'sciaroma

se spantia el son lontan d' na cioca granda;

rOm
ma

che a

la scota a

prega e a s'arcomanda

la cioca aj

rispond: L' l'ora e

andoma

E
a

a bsogna andessne...
tuti
i]

Un
el

a l'ha bel tachesse

branch, ciam

respir d'un ora.

Quand
col ch'a

che

la

cioca a l'ha sona de dzora


pi

dev parte a peul

nen fermesse.

a s'ancamina ma d'antorn a sent mentre pian pian tuti ij pens as destisso creature sue che a sangiutisso: le Mach pi n'ora Nossgnor, mach pi un moment...

ma come un
L'Angel dia
l'angel dia

long arciam che mai ass chieta


vita adasi a se slontana,

lass an ciel la gran cioca a dandana...

mort da para

l'uss,

aspeta...

D'an tans an tans


e quaichedun
d'ij

la

cioca granda a sona

nostri a

n'abandona

142

(Trad.
si

LA

CAMPANA GRANDE
in

Al

di

sopra del mondo, pi

su

di

quello che scorgiamo

L'uomo spande il suono di una grande campana raccomanda, ma la campana che l'ascolta prega e si E bisogna andarrisponde: E' l'ora, andiamo.

sene...
il

Si ha un bel attaccarsi a

tutti

rami, invocare

respiro

d'un'ora;

quando

la

campana ha suonato

che deve partire non pu pi fermarsi. mentre si spenma sente intorno a s le sue creature gono piano piano tutti i pensieri che singhiozzano. Un'ora sola. Signore, soltanto un momento. Ma come un lungo richiamo che mai

lass

quegli

si

avvia

si

acqueta,

lass

in
si

cielo

la

gran campana risuona.

L'angelo della vita


la

allontana adagio, e l'angelo del-

Di tanto in tanto morte attende dietro l'uscio. suona la gran campana e qualcuno dei nostri ci abbandona).

Man mano
la

che

il

poeta realizza
affetti,

il

suo

mondo
lirica

si

avvicina di pi oltre che all'interpretazione

del-

sua anima e dei suoi

della vita della sua terra pi


ve.

allora

il

anche a quelle parti vivamente rappresentatipaesaggio del Piemonte tanto famiglianelle


le

re

e tanto conosciuto
il

scorribande sue,
le

il

Mon-

ferrato,
in

Canavese,
di

Langhe,

risaie

lo

ispirano

canti

pieni

nostalgia e di amore.

Aria
aria

fina

polida
it

che
e la

d montagna, aria legera del me bel Monfr, l'ass an ti l'odor dia Primavera
dij

fragransa

maseng
l'aria

taj

mi rivo adess da piena d' pover e

torestera
sita,

*d

fum dia gran

143

ch'aj
It
it
it

son parei d'na bestia perzonera dago finalmente soa libert.

respiro sutila a la matina

beivo fresca per le neuit serene, sento cotia e tebbia al dop mesd,
i

spero tut da
e,

ti

sangh a
contra
ij

le

vene,
destin.
fine

ripos al cheur
la

despias,
'1

foTsa

d'

vive e d'acet

ARIA DI CAMPAGNA Aria montagna, aria leggera aria pulita del mio bel l'odore della primavera Monferrato che hai fragranza del maggengo tagliato Io giungo
{Trad.
di in
te
la

adesso
della

colma di polvere, di fumo sono come una bestia prigioniera che abbia finalmente la sua Hbert. Ti respiro sottile alla mattina, ti bevo fresca durante le notti serene, ti sento fine e tepida al pomeriggio e spero tutto da te sangue nelle vene, riposo al cuore e, contro dolori, la forza di vivere ed accettare il destino).
dall'aria

forestiera,

grande

citt,

tipi

e le figure della sua terra, gli usi ed


rilevati in

costumi

appaiono allora
di lui

un'icastica

potenza che fa

un

cesellatore e nel

eminentemente poetico. la grande casa rurale:

tempo stesso un ritrattista Ecco stagliarsi nell'ombra del L'erca

(La madia)

regina dia cusina


taj ant la

seppa d'un more nostran.

la

E' il sigillo della casa colonica, il ceppo sul quale generazione dei contadini si costruita la dura vita. Ma oggi diventata una cosa inutile perch

144

lo

Ades el pan ch'a serv per la famija compro bele fait dal panate;
i

peccato perch
pi

nuovi hanno una ben


il

triste

sorte se

non gustano

buon pane campagnolo:

O
to
i)

pan
it

fait

ant-e c, gloria paisana


scur,

che

j'ere

crocant e savori

gust ed vita primitiva e sana


nostri fieui lo sentiran
i

mai

pi.

Ma
in

se

giovani d'oggi pi non


e

amano

il

casa,

salato

saporitissimo,

quello

che

pane fatto si andava


fuori porrallefriz-

talvolta cercando insieme in certe osteriole


ta

da mangiare col il buon salame di famiglia, e grandolo con il vinetto delle colline o la Freisa
zante

Mare Granda
di

s'impone tuttavia all'attenzioi

ne ed all'amore

pi

tutti

membri

della casata:

Mare granda

a l'ha sia schina

de stanta carlev, ma le redne dia cassina l'ha pa ancor lassaje and; T ancor chila ca comanda;

Mare Granda
(

Trad.

schiena

La Nonna
di
le

pi

settanta carnevali

Mare granda ha ma le

sulla

redini

della cascina

no

non
lei

ha ancora

lasciate cader di

E' ancora
la

che comanda

ma-

Mare Granda).

vecchia
e

comanda
c'

e la vedi diritta nella stalla

nel

fienile,

nell'aia,

nella

cucina,

contrattare

la

barbera ,
baffi

non
di

nuora o

figliuolo

con tanto di

che osi

contraddirla.

IO.

145

Bianca,

drita,

secca,

ardia

con la bessola a rampin,


T magara un poch rupia

ma

a l'ha d'euj parei del foin,

veul pa ancora st da banda,

Mare

granda.

to

(Trad. Bianca, dritta, secca, ardita, con il menad uncino e magari assai rugosa, ma ha un par e non vuole esser messa in un d'occhi da faina

canto.

Mare
e

Granda).

E' l'anima della casa, un poco tirannica, borbottona,

noiosa

non ammette contraddizioni cosicch


la

pronta a dar sulla voce un po' a tutta suocera e madre poco comoda, ma...
...a

famiglia...

la

seira ant la soa stansa

quand
l'ha

ch'a prega an ginojon

tuta quanta la folansa

so post ant j'orassion

un dopo l'aotr a j'arcomanda Mare Granda;

La sera nella sua stanza, quando pre( Trad. ga in ginocchio, tutta quanta la figliuolanza ha il suo posto nelle orazioni, uno dopo l'altro li raccomanda Mare Granda ).

Con
to
di

La Topia

questa terza poesia piena di piela

montesit
capolavori

YErca
del

Mare Granda, sono


e
dell'ispirazione

dal pun-

vista
:

colore

nostrana tre

Vaire taolade che as ricorda ancora


batia, o che ass tirava el vin,

quand che as

146

con
le

la

taola pronta 'd matin


d'bote'el pito e
ij

bonora

file

tajarin.

Varie marende ad dop disn dia festa, tra le partie d'ij amis o d'ij parent, alegria da paisan rustica, onesta con le facie serene e ij cheur content .

Quante tavolate che ancora ricorda ( Ttad. quando si trebbiava o svinava, con la tavola pronta di buon mattino e le file delle bottiglie e i tacchini e le tagliatelle. Quante merende nei pomeriggi festivi, tra le partite degh amici e dei parenti, allegria

dei

contadini,

rustica,
).

onesta con

volti

sereni

ed

il

cuore contento

in

Naturalmente la poesia finisce in un rimpianto ed una garbata ma pungente ironia proprio di Costa:

La gent moderna a cheuj com' as presenta


vita
viss,

na

sensa paose e sensa pass...


taj,
l'

La

andaita a f d'sarmenta,

e al post dia topia a l'han but

un garage

La gente moderna raccoglie come si preuna vita senza pause e senza pace. La vite recisa and a far legna da ardere e al posto del pergolato hanno costruito un garage).
(

Trad.

senta

con l'ncherna (la ruga) e con El Cotolengo e La Consola so" no le tipiche poesie piemontesi di Nino Costa, quelle che vanno per le antologie e nelle scuole, che segnano con un punto fermo la sua importanza nella

Queste

tre

poesie,

Don Bosch

storia

letteraria

al

capitolo
.

Poesia

vernacola

e al

paragrafo Piemonte

147

Ma
forti

se

sono
il

le

liriche

pi

rappresentative

p'

nel senso

della

espressione e della realizzazione


vertici

icastica, in altre

poeta di Sai e peiver e di Rodi

ba Nostrana

tocca

lirismo

espressivo

ri-

levati e salienti.

Ascoltate

per

tutte

questa

Fnestra anlumin

Sola ant la neuit,

come

n'euj

ross che a spia

j'

lagii,

na fnestra anlumin.

Chi ch'a sar col 'anima che vija mentre tuta la gent a l' cogi.
Forse un povr 'ovri caria d'famia, mama al let d'una masn... Saralo un ciiar d'amor o d'agonia? Quaidun che a nass, quaidun che a meur? Chiss!
forse na

Fnestra lontana, fnestra luminosa che it vive an mess al'oinbra che at ambrassa
la

toa

vita

profonda e misteriosa,
i

penso a testa bassa mentre cheit goardo... e de dsora a mi per l'aria silensiosa destin che a passa . i sento l'ala del
(Trad.

Sola nella notte,

come un occhio

ros-

i
;

so che spia c' laggi una finestruccia illuminata... Chi sar mai quell'anima che veglia mentre tutta la gente coricata?

Forse un povero operaio onusto di famiglia, forse una mamma al letto d'un bambino? Sar una luce d'amore o d'agonia? Qualcuno che finestra lonnasce? Qualcuno che muore? Chiss?
finestra
ti

tana,

bra che

mentre

ti

che vivi in mezzo all'om- i luminosa abbraccia la tua vita profonda e misteriosa, guardo io penso a testa bassa, sopra di me^'

148

nell'aria

silenziosa...

sento

l'ala

del

destino

che

passa).

La guerra colp Nino Costa Reggio, dove era stato mandato


ta

al lo

cuore.

incontrai

Tornato da una volci

suo volto portava segni del martirio interiore. La sua spontanea gaiezza, il suo senso umoristico e quella buona sopportazione di tutto e di tutti che ce lo rendeva cos simnei

o due, prima della guerra fratricida che


corpi

separ
i

per

sempre.

Il

patico,

cos caro

ed umano, erano velati da una ma-

linconia

profonda.
fin mal, mal, motobin mia rassegnata serenit diceva: Gi, pro rason dc ti... ma ti it l'ass nsune ma(Gi anche tu hai ragione... Ma tu non hai

sento che tut sos a va

mal
it

Ed

alla

l'ass
.

sn

figli).
Il

suo cuore presagiva


della

la

tragedia che lo colse sul

finire

guerra.

suo

C' un sonetto che mostra tutta l'accoratezza del cuore profondamente umano, sensibile e buono;
:

s'intitola

La Goera
na

davanti
e

J'era

mama
al feu,

che a fasia da sina


centra
el rifless

dia gioia

an p taca la taola, la gognina cha tracopiava so travaj de scola.


Fora, ant
j'

la

seira silensiosa e

mola

erbo

l'avio,

d'antorn
la

la cassina,

col'aria

d'atension profonda e drola,


j'

come quand

pieuva che a s'avsina.


l'istess

Na smana
mach
pi
le

dop a

post a j'era

quatr muraje brusat...

149

tut el rest

fracassa...
ij

fin...

la

goera!

Fognand ant

vansoj dontr sold


.

l'han trova na cartela de scolera, e ne scartari stra fogna per tera

C'era una mamma che La guerra {Trad. davanti al fuoco, contro i riflespreparava la cena e in piedi vicino alla tavola, una si della fiammata bambina che ricopiava il suo dovere di scuola. gli alberi aveFuori nella sera molle e silenziosa vano attorno alla cascina quell'aspetto profondo e

strano
quattro
finito,

come quando mura

la

pioggia

si

avvicina.

settimana dopo, allo stesso posto c'erano


bruciacchiate...
la

Una

soltanto

Tutto il resto distrutto, Rimestando negli avanzi due o tre soldati hanno trovata una cartella di scolara e un povero quaderno stropicciato per terra).
guerra!

minea

Nella grande tragedia s'innest improvvisa e fulla sua. Il fgho ucciso nella guerra fratricida; Nino Costa non si rialz pi. Pure ebbe la forza di

una poesia di perdono e di fraternit che dovrebbe essere intesa e compresa da tutti:
scrivere

Veuj che

in

poso un bochet
ch'a l'han

sle

tombe sante
pera,

ch'a l'han na Crosn, na marca, na bandiera,

sk provre tombe
sle

mach na
distante.

fosse sensa
d'ij

nom, sperse,
nstri...

Nen mach

Oh

ansima a

la sporcissia

la gent che ass vend, che a compra e ch'ambarona, bsogna quaidun che ass drissa e ch'a perdona per na piet pi granda dia giustissia,

bsogna scurpilo e anradis ant

el

cheur

150

che an

tuti

ij

post andoa na marna spalia,


fieull...

a piora per so

j'
i

l'Italia

con tute

le

soe colpe e

so maleur...

E
l'

se mai da la str dij simiteri

venuie ancontra a l'anima dia gent

una parola, un consei, n'avertiment... sai pa... un sospir surt dal gran misteri...
ch'a sia stavolta per
i

giovo e

vej

na parola d'amor uman-a, onesta,


ch'an giuta a vince st'ultima tempesta,
ch'an mostra torna a divent fratei
.

Voglio che deponiamo Crisantemi {Trad. un mazzo sulle tombe sante che hanno una croce, un segno, una bandiera, sulle povere tombe che altro non hanno se non una povera pietra, sulle fosse senza nome, sperdute e distanti e non soltanto quelle

dei nostri...
te

Oh

al

di

sopra della sporcizia della gen-

che si vende, che si compra e che accumula, bisogna bene che qualcuno si drizzi in piedi e perdoni, per una piet superiore alla giustizia. Bisogna scolpirlo e radicarlo in cuore che in tutti posti dove una madre pallida piange per suo figlio, ivi l'Italia

con tutte
dalla

le

sue colpe e
del

le

sue sciagure.

strada

cimitero

E se mai venuta incontro all'anima

della gente, una parola, un consiglio, un'avvertenza, non so un sospiro uscito dal grande mistero, sia questa volta per giovani e per vecchi, una parola d'amore umana e onesta, che ci aiuti a vincere quest'uli i

tima

tempesta

che c'insegni a

diventare di

nuovo

fratelli).

Questa parola non

fu

udita

da una povera

Italia

151

immiserita
alti

nelle

lotte

di

magnanimi

e delle

parte e incapace dei gesti comprensioni per cui un poil

polo ha diritto di scrivere

suo

nome

nella storia del

mondo anche

se la sventura e la disfatta l'ha colpito...


di

Ma

che

il

grande cuore
l'abbia

un poeta a noi
questo
e

particolaralto

mente caro
fraterno,
sta

formulato

augurio
la

a dimostrarne l'elevatezza e
quell'intelletto

luce che

promanava da
per
la

da

quell'anima
la

nata

poesia e dalla poesia fino all'ultimo giorno nonel

bilitata

senso religioso, per cui


diretta
della

poesia diventa

emanazione

bellezza divina.

152

IL

POETA DELLE

SARTOIRETTE

Ricordo: una sera di dicembre del 1913. Nello stanzone di redazione della Gazzetta di Torino in via Pio quello stanzone lo descriver un gioreravamo rimasti in due: il no, ne vale la pena

compianto collega Carlo Borio, intento a stillare, per l'ingordo pubblico popolare che leggeva di preferenza la Gazzetta , la sua ennesima puntata di un romanzo russo... dovuta alla penna d'un... Cas'miro Orloschi qualunque, ed io, occupato a redigere la relazione di qualche assemblea di panettieri, o di qualche comizio di cui avevo l'obbligatoriet e triste specialit.

D'un tratto la porta si spalanc e nunziato da alcun usciere in divisa


-

senza essere andi

groom

(allora

conoscevano soltanto quelh della pretura e della conciliatura) un omino entr garbato e gentile che rivolto a Borio prese a dirgli sorrii

giornali di uscieri...

dendogli amico, simpaticamente:

Oh
un
l'ha

quanta

fioca

che a

j'

vnuie sta neuit

bel linseul, bel cand e brilant,

posandse adasi adasi, con bel deuit


cuvert
a
le la

campagna

e la

sita...

Il

collega,

quel saluto, trasse


cartelle

te

scartoffie e

il capo curvo suled esclam salutando il so-

praveniente con un cenno cordiale della

mano

Oh

153

me

car Fascio

poi rivoltosi a
.

me:

It

presento

el

poeta die sartoirette

Orbene ecco

che,

ritorn a noi con

dopo molti anni, Oreste Fasolo un bel libro che la S.E.L.P. gli ha
il

dedicato ed al quale prefazione


l'edizione

figlio

con

inteUigente

discernimento.

che ne cur Dell'amore

posto nell'opera, trattandosi del padre, inutile parlarne. Ritorna


se,

in vita

dunque (in una veste editoriale che, fornon avrebbe mai immaginato di avere per

i suoi libri) il Poeta che la sartina torinese genere ormai tramontato per sempre cant con versi facili, arguti, canori, simpatici, in una canzone tutta brio, spirito, scioltezza d'immagini e di ritmi. Chi la ricorda?

Dei giovanissimi pochi; ma dei giovani che frequentarono l'Universit ed balh tra studenti e sartine,
i

giovani baccellieri e crestaine, moltissimi; degli anziani,

poi, tutti:

Na

vestina

d'percalina

e 'n caplt guern de vlu,

na facina

birichina

e 'n nasin vira a l'ans.

Nella schiera dei poeti piemontesi, tra i molti mesenza parlar di diocri ed i pochi veramente bravi come furono l'Alami, V'Padre Jsler, Calvo ecc. riglio, il Gastaldi, il Solferini e come sono Costa, e

solo

Paggio Fernando tra i viventi certamente Oreste Fatiene un posto onorevolissimo. Egh scrive semcome nota molto bene Furio Fasolo pre ispirato da un senso di umanit tutto animato di intensa simpatia per gli umili ed verissimo che a questa sostanza di cui permeata l'Arte del Poeta di Un elession a San Patriss bisogna aggiungere il bona-

154

umorismo, che non trascende mai in ironia e la capacit di vedere con occhi nuovi natura . Pi che nuovi, suoi .
rio

in
la

sarcasmo, e

sue poesie, in prepur nelle note malinconiche, mai desolate e desolanti, si respira un'atmosfera che non comune alla lirica vernacola nostra. Una atmosfera di serenit raccolta e buona; e non
Sopratutto,

leggere

queste
e,

valenza gaie,

facili,

argute,

gi

quella

tetra

plumbea

di

disperazione
dal

di

tra-

gica contrazione che pesa su tanti poeti piemontesi che

sembrano
seredati
e

non
dal

sapersi

sollevare

mondo

dei

di-

cumulo del ciarpame nel quale hanno trovato l'unica loro originalit... discutibile molto. Per questo contrasto mi piace sopratutto il Fasolo; come mi piacciono la elegante compostezza di Paggio Fernando e la tenerezza, l'estremo buon gusto e la finezza di Nino Costa. Il Fasolo ha fatto dell'Arte non uno scopo dilettantistico, un otium d'impiegato che
dedichi

qualche

decina

di

minuti

alla

faciloneria

di

Nemico, ed a ragione, del dilettantismo, si invece avvicinato all'Arte con la devozione profonda, il cappello in mano ed il cuore entusiasta, d'un sereno amatore della Bellezza.
schizzar versi sulla carta.

N volle di proposito strafare. Assumere pose di vate in prolisse chiome o di rigeneratore della poesia piemontese. I nomi di BrofiFerio, di Calvo, di Rosa, di
Porta non come per
te
la bocca ad ogni pie sospinto, modernissimi accade. Egli solamenquello che e quello che vuole essere. Bada a non
gli

ricolman

altri

imitar nessuno,

esprime con vero e raro buon gusto

quello che sa di poter esprimere,


ria

non
il

invidia la glo-

od

il

successo degli
il

altri,

anzi
si

plaudire ed

primissimo che

primo ad apmette a far largo ad

155

E sempre, fino al55 anni, una forza di lavoro ed una coscienza scrupolosa da additare ad esempio.
un
artista

perch passi e proceda.


vita,

l'ultimo

giorno della sua

Questi meriti di bont, di galantomismo son tanto grandi quanto quello dell'intelligenza; perch una
vecchia verit non mai abbastanza ripetuta che se
facile

usare

il

talento

molto

pi

difficile

usare

il

sentimento,

dato che l'esser buoni costa assai di


bravi e

pii

quando si una cosa e l'altra si come per Oreste Fasolo accaduto, di venire ricordati con simpatia, con bont ed onore. Come la S.E.L.P. ha fatto, in mezzo al plauso di tutti
che
l'esser

ha

il

diritto,

noi che meriti di questa casa editrice, nobilissima, seguiamo con tanta amichevole simpatia.
i

poi ritorna
e che
,

un mondo
ora, sepolto.

in

cui

vedemmo

le

ultime

Ultime faville che hanno per illuminata l'adolescenza e la prima giovinezza di tutti noi che stiamo tra i cinquanta e i sessanta anni. Brigate gaie di sartinette acconciate graziosamente con pochi soldi di percallina e di tulle, modistine che giravano con scatoloni enormi per la quieta citt tutta assorta in un beato sonno d'agi e di quiete economica; merende in collina con Piera, con Gina, con piccoh drammi di abbandoni diGhitin, o Lussiota sperati... per tre giorni, qualche dramma vero e qualche morte prematura, un'allegria un poco romantica e la naturale prevdenza di donnettine cui bastavano bafaville,
:

ci

e canzoni,
bicicletta

una

gita in barca

(quattro soldi, allora),


e
il

una

(due soldi per


la cui

bottiglia)

cine alla

Borsa o all'Odeon con dei


ro morire,
dini...

films...

che adesso farebbe-

ma

visione costava allora quattro sol-

anche meno.

156

Figure femminili

e maschili

scomparse.
noi,

Non

ne

fa-

remo

il

lacrimoso elogio.

Anche

come Oreste Fa-

solo, non siamo dei piagnoni che lamentano il passato con debite riad ogni pie sospinto. La vita presente

serve

in

pur

bello...

complesso migliore... Ma quel mondo era anche perch quel mondo per moltissimi si

chiamava

gioventi .

Oreste Fasolo ne stato, con qualche altro, il sereno poeta; lode dunque a chi lo riporta in mezzo a noi in un libro che incontrer, che deve incontrare.

ivi

All'opera
il

Nessuno compreso l'altro


figlio.

lo dicemmo paterna ha prefazionato si nasconde che questo fatto

scrittore anch'esso tro

avrebbe potuto nuocere senz'algiudizio e del lavoro. Invece niente di tutto questo (grazie alla probit e all'intelligenza di Colui che vi si accinse con illuminato amore) accaduto.
all'obbiettivit

di

essere cio

Furio Fasolo uno

del

Furio Fasolo scrive nella prefazione al volume Il figlio che parla del Caresse e Sgrafgnon proprio padre scrittore tende naturalmente a scambiare impressioni soggettive per realt oggettive. Sar

immune da
reste

tale tendenza. Trattegger la figura di OFasolo valendomi dei suoi scritti, citando quanto pi mi sar possibile. Mi varr pure di impressioni e di giudizi suoi, espressioni durante conversazioni il cui ricordo ben vivo nella mia memoria in par:

ticolar

modo

le

conversazioni degli ultimi anni, quan-

do

lava non

aveva oltrepassato l'adolescenza, ed egli mi parcome un padre al figlio, ma come un framaggiore ad un fratello minore, come un amico tello ad un amico. Ma muovendomi in questo mondo che
io

mi caro non consentir

ai

miei sentimenti di pren-

157

il sopravvento. Dir di Oreste Fascio scrittore che necessario per la piena valutazione della sua opera letteraria. Mi rendo conto che quanto pi misurata ed oggettiva riuscir la natia trattazione, tan-

dere

ci

to

pili

evidente risulter
eccellenti

la

personalit dell'Artista
che,

Promesse

ma

anche nostro malgrail

do, trattandosi di nostro padre,

pi delle volte
la

non

riusciamo a mantenere con tutta


lont.

nostra buona vo-

Invece Furio Fasolo non

si

lasciato

smuovere da

che incontrerebbe, prima di tutti, la piena approvazione di quell'onesto e simpatico galantuomo che era suo padre: il suo fratello maggiore, il migliore amico dei suoi figli. E lode ampia senza riserve ghe ne va data, estensibile al modo con cui procedette nella scelta di poesie argute e briose, sottilmente malinconiche e maliosamente nostalgiche, rivelatrice di una bella tempra d'artista senza dubbio ma anche di un gran bel cuore.

una linea

dritta

lineare

? Poeta di un caro e Di cose buone e gentili che si ricordano con una punta di sottile tenerezza... S, e cantiamo ancora sempre ricordandovi o Ghite, o Piere, o Gine, o Pinete, o Lussiote:

Poeta

delle

Sartoirette
fu?...

vivido

mondo che

L'hai pa trop

Ma

sust... s!

Signor

lon

l'

giust

son giovo e bela

e f 'n poch la barivela


tralalal

fa

pa pec.

158

AUGUSTO FRANZO]
L'ESPLORATORE SOLITARIO

Gli amici pi intimi, e quanti seguivano da vicino


i

primi

atti

della vita di

Augusto Franzoj,

gli

pronoil

sticarono senz'altro un brutto avvenire.

Dopo

'66

compagni che eran con lui nell'esercito pensavano che la fine del pazzo Barsanti sarebbe toccata pure al piemontese mazziniano insofferente e ribelle. Ma come i professori di Woolwich-Cassandre miopi e incartapccoriti avevano pronosticato la forca per il fondatore

dell'imperialismo

Gordon,
nulla

cos

pavidi

anglo-egiziano-sudanese il generale amici non compresero un bel

dell'intrepida

anima
di

di

pioniere che

ribolliva

in

Augusto Franzoj. Il quale era una


li,

quelle tempre
talvolta

forti,

indomabiche
occu-

piene

di

energia
le

d'improntitudine,
le

non soddisfano
cre in genere,

faccenduole e

minuziose

pazioni d'una vita tranquilla, senza mutamenti, medio-

come

era quella degli italiani di quaranfa.

ta o cinquant'anni

Egli era in un'epoca di stasi un dinamico, in gior-

tentennamento un audace, in ore di morta gora un torrente impetuoso gonfio di acque gagliarde e di gorghi travolgenti. Dotato di un temperamento saturo di vitalit non poteva adattarsi a battere la strada di tutti gli altri, n lasciarsi trascinare dall'onda amorfa del numero.
ni

di

159

la

Vivente protesta di una concezione energetica delgenerosa nel pensiero e nell'azione contro un molle riflusso di esistenza pigra, in pensieri, in opevita,

re,

in volont,

ebbe

il

dacia che non discute, l'idea per cui

coraggio sprezzante di s, l'auci s'immola; prenella

cursore
le

poeta

vedeva,

marcia

italiana

verso

conquiste
al

potenza
cate
di
le

un segno di grandezza e di quale l'Italia non poteva restare seconda


coloniali,
si

a nessun'altra nazione e per cui gi


belle

erano
di

sacrifi-

esistenze
di

di

Cecchi,

di

Federico Piano,

Ugo

Ferrandi,

Giacomo

Bove,

Giovanni

Chiarini.

poi la coscienza coloniale di

formando non solo con


la

si

veniva per meglio

un popolo si viene dire, formando

ai

l'esporre gli sviluppi, le possibilit, l'av-

venire delle sue colonie,

ma anche con
generazioni
alle

il

richiamare
e

mente

delle

giovani

fatiche

sacrifici

dei

precursori.

E non

male rammentare che


(si

l'inizio

della nostra
fastidiosi

espansione africana

parla ora di ricordi

alle menti pantofolaie e rinunciatarie dei signori pi

che comandano vita e coscienze degli italiani d'oggi che devono a tutti costi diventare europei dimenticando a favore degli
altri

la

propria nazionalit)
fin

si

deve

all'iniziativa di privati e

che

dal 1851

il

Mas-

saia penetrava
i

da solo nei paesi dei Sodo-Galla e che risalgono ad epoca anteriore alla noRoma. Se si rammentano le ripetute stra entrata in delusioni dovute in gran parte alla rivalit delle naprimi tentativi
zioni concorrenti, alla scarsa iniziativa e all'insufficien-

za

diplomatica

di
ai

molti
d

uomini

pervenuti
al

impreparase
si

tissimi

le

come

nostri

potere;

rieillu-

vocano

vicende fauste ed infauste,

ma sempre

160

ORESTE FASOLO

ARTURO FOA

di generosi episodi di eroismo, appare evidente l'opportunit di riesumare avvenimenti e uomini ignorati o misconosciuti delle nostre spedizioni afri-

minate

cane.

eroi solitari

Del resto certi nomi di esploratori, di soldati, di sono stati la fiamma nel grigiore della nostra giovinezza, la fiamma che ci ha illuminata l'anima con baleni del passato. In questi giorni, in cui segno di amor di pai

tria

predicare tutte le rinuncie e mortificare tutte le grandezze, e che per una ridotta Europa federata ceritahani sogghignano dell'Italia,

ti

giovani, che di nazione


lare
e

vorremmo ricordare ai non vogliono pi sentire parparola


del

torcono

il

naso

alla

ardimento per

duti

come
,

sono nei

giochetti

sexy

o nei pro-

blemi scaturiti dal poter o

meno

acquistarsi
i

una

vesi

spa

che sono vissuti un


alle
piii

tempo uomini

quali

sono votati

disperate imprese

con un senso

donchisciottesco che pu anche far sorridere chi alle


spedizioni ardite ora
tifica
si

prepara con una minuzia scien-

da laboratorio,

ma

che sono

stati

pur tuttavia indi fronte alla

comparabili esempi di disprezzo del pericolo e di quella trascurabile

cosa che la vita

umana

realizzazione di

un grande

ideale.
il

Uno
lese

di questi

uomini stato certamente

vercel-

Augusto Franzoj.
grandi
italiani
lo

Due
Il

spronarono all'azione:

Ce-

sare Correnti e Giosu Carducci.

primo assunse su

di s

il

carico di presiedere

il

comitato che avrebbe dovuto preparare una nuova e


pi

grande spedizione comandata dal Nostro, e

tut-

to se stesso diede per la raccolta delle adesioni. Il sc-

161

condo
corata

lo incitava alla nobile impresa,

ma con

quell'ac-

nostalgia

di

tempi

altri

migliori

che finiva

spesso nello sconforto e nel corruccio; desolato


era di vedere cos piccola
l'Italia nei

come

confronti del suo

grande sogno profetico


Scriveva dunque
il

di patriota e di poeta.

Carducci al Nostro: Caro Franzo), il tuo libro mi ha raggiunto e per esser terminato di leggere mi seguir nella Carnia per

dove parto questa

notte.

medici mi proibiscono ogni applicazione,

ma

la

un sollievo. Noi scribacchiatori di mestiere, razza vile, non avendo nulla di vero, di buono, di grande da dire sola ragione per me di scrivere un libro gonfiamo le parole, abbiamo trovato la grande formula dell'* ARTE PURA . Chi ha, come te, da raccontare fatti veri e nuovi
lettura del tuo libro

lievo

o mirabili basta che li racconti con intenzione o rid'uomo onesto e di osservatore sperimentato e fa

libro che si legge da capo a fondo con allettamento, con piacere, con vantaggio grande. La forma vien da s ad una materia ben compresa e ben maneggiata. Molte cose vorrei e potrei augurarmi dal tuo ingegno e dal tuo cuore ma purtroppo l'Italia ha cos poca fortuna e, se non paio superbo, cos poco senno che io non mi rallegro quando alcuno dei suoi animosi
figli,
i

un

pochi che

gli

restano, tenta qualcosa di

non

comune.

Il

Addio

di cuore .

qualcosa di non
Incuria

dizione africana di

comune, cio la seconda speAugusto Franzoj rest un piissidi

mo

desiderio.

uomini,

freddezza di goveril

ni, vilt di

finanziatori che

non avevano

coraggio di

162

arrischiare

l'ipoteca dell'investimento sicuro


serie

un soldo che non fosse ben garantito daled utiliario, tutta una
di vilt,
di

d'inciampi,
il

miserie morali, impediro-

no che

sogno del grande e solitario e generoso viaggiatore diventasse una realt dalla quale sarebbe derivata all'Italia una gloria sicura e... a buon mercato. Del resto ad un altro esploratore torinese morto una trentina d'anni fa in povert assoluta nella citt natale, il Bandi di Vesme, ufficiale che, in licenza ordinaria e a spese proprie aveva percorso 400 Km nell'interno della Somalia portando al Governo la domanda di protettorato di venti capi somali, non accadde di sentirsi rispondere da un quasi usciere del marchese di Rudiny che di colonie l'Italia ne aveva pi del bisogno. Risposta degna dei governanti d'oggi.

Augusto Franzo)
nel

nato a S.

Germano Vercellese
uno sco-

1849.

Comp

suoi studi a Vercelli e fu


il

laro indisciphnato, irrequieto,


ni primi della classe. In

contrario degli sgobbo-

naturale studi bene.


si

Non appena
gli

compenso, aiutato dall'ingegno diciottenne Franzoj


entusiasti e scorati gli

arruol nell'esercito e partecip all'infausta campa'66

gna del
animosi.

che lasci freddi

Malcontento della vita militare, deluso nelle spenegh ideah, il Franzoj, irritato, si diede ai repubblicani sperando salute alla patria dall'ideologia mazziniana e, abbracciata la nuova fede con quell'ardore che lo contraddistinse sempre in tutte le vie che prese a battere, si abbandon ad un'accesa
ranze, dis'ngannato

163

propaganda

nelle

file

dell'esercito!

Ma

l'insurrezione

Mazzini egli propugnava in un con molti altri sottufficiali, fin con i moti disgraziati ed inconsulti di Pavia, con l'arresto di alcune diecine di sottufficiali e con la fucilazione del caporalmagmilitare che, nel
di

nome

giore Barsanti.

Implicato nei procedimenti penali che


il

seguirono
poi

il

moto,
in

assolto

istruttoria

Franzoj fu prima imprigionato e dai tribunali militari; ma.


il

sottoposto a consiglio di disciplina, perdette


se pure

grado,

degradato e venne mandato all'S"^ Compagnia di disciplina al Forte di Fenestrelle. Tralascio di accennare alle altre venture di Franzoj, alla sua fuga dal forte allorch sent la notizia della Comune

non

fu

di

Parigi,

alla

prigionia

nella

fortezza

di

Lido

che

tent di troncare sparandosi una rivoltellata al petto.

Venne

licenziato

dall'esercito

in

cui

era un elemento

senza dubbio pi incompreso che turbolento, pi in-

dipendente che indisciplinato. E poi un'altra doveva essere la milizia del giornahsta battagliero, del viaggiatore intrepido.
Svestita
e
si

la al

divisa

il

Franzoj
la

si

stabil

Torino

dedic
l'esercito

giornalismo

a giornali radicali.

Ma

collaborando specialmente libert conquistata lasciangodette soltanto nella pia-

do
pa.

perdette subito nell'esercizio della stamlibert


la

La sua vera
di

Gilga e di Gondar o nei cupi burroni che vanno da Galabat a Vohini, e di questi ne sent la per-

nura
duta

nostalgia

fino

alla

fine.

Nel

giornahsmo

sop-

port polemiche e condanne per reati di stampa e dii duello che troppo audacemente, troppo frequentemente

commetteva. La nuova carriera


Esul e
visit
il

lo infastid

ben pree

sto.

Svizzera,
desiderio,

Francia,
l'anelito

Belgio
di

Spa-

gna poi

l'afferr

qualche im-j

164

presa

superiore
il

audace

in

cui

ci

fosse

da sfidare

il

tutto per

tutto.

L'Africa

gli tese le

braccia misteriose.

gli bast essere il padrino di Rochefort in un duelche ebbe con Paul di Cassagnac. Miserie quelle in confronto al grande duello che voleva avere con il proprio destino senz'altri padrini che Dio e il suo cuore.

Non

lo

Cuore che sapeva coltivare gli affetti amava le fanciullezze bionde e garrule
lui
il

gentili,

che
la

diventare,

ribelle

indomito,
gli

il

duellatore
avversari,

che ignorava

paura e terrorizzava
tutti
i

un cuore

docile a

capricci

delle sue nipotine.


:

In quei tempi scri-

veva
,

un amico di Ginevra Franzo; un tipo riuscitissimo della razza tenace e perseverante del Piemonte che fornisce all'Itadi lui
i

lia

suoi

migliori
vi

soldati,
lui

all'Europa
di

pi rudi lavodi meridionale,

ratori;

ma

in

un temperamento
ferro
.

un cuore

d'oro,
lo

un'anima
conobbi

Allorch

Ginevra

aveva

ventitr

anni.

Un

bel

giorno lo vidi giungere in questa citt


semplice

con
gli

questa

presentazione:
strinsi

Eccomi,
del

sono

Augusto Franzo)!
l'abbraccio

Lo

fra

le

braccia per darcorreligio-

dell'amico,

del

fratello,
:

nario politico. Egli diede in un grido


mi, se

Non
il

toccar-

non vuoi rompermi

effettivamente

suo cor-

po era coperto di ferite buscate in un duello, per cui aveva dovuto espatriare, ed appariva bendato come quello di una mummia. Ma Egli non si era ancora rimesso che, insalutato ospite disparve. Dove poteva
essersi cacciato?
li

Pochi giorni

di

poi seppi dai giornail

italiani

che

egli

aveva rivarcato

confine per bat-

tersi

con uno

di quei tanti insultatori d'assenti .

L'Ae

frica

finalmente diede un nuovo

indirizzo
alle

questa

natura

esuberante

d'energia,

ribelle

necessit

165

alle

consuetudini della vita quotidiana,

desiderosa

di

spazio e di luce.

Nella societ moderna e

civile

ed schiava
cetti

di

mille

lacciuoli

e di

che chiamasi libera diecimila preconi

morali e sociali sorgono talvolta, fra


spostati,

mille tur-

bolenti

degli

spiriti

irrequieti

acconciarsi alle piccole miserie di


bilt che,
tesi

che non sanno questa creduta nobrillanti

spesso non altro che un tessuto di sottinle

apparenze un curioso sistema di mezze bugie e d'ingegnose vilt. Tale fu un giorno il generale Gordon che divenne in seguito una delle pii schiette glorie della moderna Inghilterra, tale fra noi apparve nella sua vita vagabonda e tempestosa di soldato e di scrittore Aue

che nasconde sotto

pi

gusto Franzo).
L'Africa ha deciso ad un tratto della loro via. L'Africa ha chiamato sempre a s i coraggiosi ed i forti offrendo loro in mezzo ai pericoli che sono le
volutt degli audaci e le difficolt, che sono le prove

maggiori della costanza, un campo perennemente rinnovantesi e sterminato di lotte magnifiche e feconde.

Nei primi giorni del 1882, a trentatr anni, Augusto Franzoj con pochi soldi in tasca faceva vela, proprio su di un veliero, per la terra dei Faraoni. Nel Marzo di quell'anno egli era al Cairo donde mandava
ai

giornali d'Italia impressioni

e considerazioni ol-

tremodo pittoresche sull'Egitto e sugli Egiziani. Ma ferma poco. Nel Maggio egli sbarca a Massaua. si
Sentite

come descrive

quella

Massaua

d'allora:

166


so.

Massaua

di

il

pi

sgradito

porto
il

del

Mar Rosprediletto

Ai tempi

Mos

questo era

mare

da Dio. Ora Dio l'ha dimenticato. Tutte le 10 piaghe d'Egitto sono venute qui a lasciare parte delle loro
miserie
zare,
.

Caldo

acrobatico...

40 gradi all'ombra. Afa, zanpi

vento e noia, e l'amministrazione egiziana fastidiosa del vento Kamassin!

di case in riva ad un ben diversa da quella Massaua che l'Italia cre in cinquant'anni di una intelligentissima colonizzazione, che non ebbe mai niente a che fare con bestiali sistemi coloniali dell'Inghilterra e pi ancora della Francia.

Un

lurido

lercio

ammasso

mare folgorato dal

sole,

Le
pradetta

lungaggini

dell'amministrazione

egiziana

so-

fermarono il viaggiatore impaziente, pi assai di quello che non fosse stato stabilito dal suo programma. Finalmente pot iniziare la sua marcia verso l'interno, cio Monkullo,
Sulla strada da
fatto

Monkullo a Kalameda
suo avere e
lo

egli

venne
alleg-

prigioniero da

quattro ladroni manigoldi che Io

spogliarono

d'ogni

mandarono
la

gerito di bagagli e di

fortuna per

strada maestra.

Un

altro sarebbe

forse tornato a cercare giustizia indi riparare le

dietro

anche per veder

prime avarie

di

un viaggio cominciato sotto cos brillanti auspici. Ma Franzo] non era uomo da certi ritorni; avanz verso Kalameda come un povero pellegrino del Medioevo sperando nella fortuna e affidando questa al Dio degli

audaci.

Eccolo quindi a Keren e


semplice cammino
pleta,

di

questo tutt'altro che

lasci

una descrizione sobria e comil

che serve ad illuminare l'uomo e

suo viaggio:

167

Strade

difficili,

torrenti

impetuosi,
storie

vegetazione
soli

superba,

fauna

svariatissima,

sventurate,

acqua fredda come il ghiaccio, fame inesauribile come la bont di Dio, profumi inebrianti, bazi-buzuck manigoldi idem, idem come da Kalameda . Se si vuole aggiungere ad ogni costo qualche cosa si dice che gh abiti degli indigeni andavansi, mentre mi inoltravo, semplificando a vista d'occhio, tanto che qui a Keren vi sono uomini e donne, ridotti a mostrare ci che il buon Dio nostro, ma sopratutto le nostre questure, vogliono assolutamente si tenga
splendidi, e miti, notti andalusiane,

celato .

solo per modo di dire Le ragazze si coprono da un mezzo palmo sopra l'ombelico fino a mezza coscia con tante piccole striscie di pelle cucite o legate ad un cordone di lana. Movendosi restano co

lasciano questa spemarito indossano una pelle piccola e intera che dura dai fianchi fino ai ginocchi ma che resta camsempre aperta sui fianchi . minando GH uomini vanno attorno con certe brachette che noi non useremmo nemmeno per il bagno, tanto
cie di cinto e

me nude . Quando prendono

ci

sembrano

inutili .
si

se poi
Beleni,

desidera finire
a
dire

de

di

vale

dir ancora che le


sul resto

capitolo delle moil degh indigeni del Bogos, ragazze portano le nuca rasa e che

della testa

dividono artisticamente in centii

naia di piccole treccinole

capelli

che loro incoronaalle spalle .

no

le

guancie e pendono quasi fino


e

Giunge a Kassala
d'imbattersi
in

lungo
di

il

cammino gh
arabi
dei

capita
quali

certe

trib

zingari

168

l'immagine che traduce nelle sue impressioni di viaggio con felici trapassi e tocchi indovinatissimi. Eccolo trascorrere lungo quel paesaggio
gli

resta

viva

dirupato
traverso
getazioni

alpestre

fra

torrenti

gole

profonde,
e

ridenti

che precipitano atpianure ricche di vedai


soli

rigogliose

deserti

arrostiti

tropi-

cah. Poi lo ritroviamo fermo a sognare in mezzo alle rovine mahnconiche dei castelli portoghesi, mentre lon-

tane scintillano
il

le

acque del lago Tsana, donde esce

Nilo azzurro e sul limite dello Scioa eserciti disordinati e bizzarri si urtano in guerre fantastiche e spic-

cano

nell'immenso
della

quadro

apocahttico
di

le

figure
di

dei

Negus Negeschi Giovanni,


Gobon,
re e
si

ras
di

Menelick,

ras

terribile

regina

Ghera, del giovane

e generoso

Abba Dulia acclamato re per il suo valoodono, recati dalla leggenda, sull'ala calda dei venti della sera e gli acri profumi delle ambe desoi

late,

nomi
il

gloriosi di Chiarini e di Antinori.


i

Ora

l'umanit

tipi pi grotteschi che Franzo) incontra possa produrre, che insieme all'istinto di

una bestia selvaggia hanno strane illuminazioni che danno ragione alla teoria delle rinascite... Lo Sciun di Fencia, lo strano Mackaral, uno straccione pohglotta di Debra Tabor; il ministro Lauti e il vescovo copto di Gondar che interroga Franzoj sulla natura di Ges Cristo dopo avergli rubato l'orologio. Egli suoi bainganna i soldati della scorta, onde riavere gagli, fingendosi l'inviato dell'Imperatore. Le difficolt del cammino sono molte, non vi una meta da raggiungere dove si trovi, ad attendere il viaggiatore, la
i

Gloria
soffr

la

fortuna,

queste

instabili

dee per cui

si

da che uomo
vi

uomo

e per cui bello morire.


il

Non

erano che l'incertezza del domani,

silenzio,

169

l'isolamento, e nel cuore una perduta nostalgia. E' questa che faceva camminare Franzo] verso l'ignorato chi sa dove con la sfinge misteriosa che lo sor-

resse allorch la

fame

lo straziava e la

febbre lo con-

sumava.
tutto

Perch,

diciamolo

francamente,
poeti.
la

re le grandi imprese di

follia

per compiebisogna essere prima di

peregrinazione assume uno scopo definito; alla poesia del cammino se ne unisce un altro, quello che detta l'umana piet.
Poi,

ed essenzialmente dei improvvisamente,

Perch il fatto pi saliente di quella singolare odisrimane pur sempre l'esumazione ed il trasporto dei resti mortali di Giovanni Chiarini che era stato prigioniero della regina di Ghera insieme col Cecchi; dove era morto, ed era stato sepolto, ad Afallo insieme al missionario ed esploratore savoiardo Leon
sea

de Avanchres. In quest'opera squisitamente umana Augusto Franzoj ag da solo senza l'aiuto di un soldo da parte del governo e senza l'assistenza di un compagno. scrive da Galabut Varcher questa frontiera

sotto la protezione del bej di Galabut,


in

il

quale ese special-

sendo

relazione ed

in

amicizia con vari ras, specie

di principi vassalli o di governatori abissini,

mente con quello di Gilga, paese che trovasi a poche ore da Gondar, potr darmi qualche raccomandazione per lui e quel ras, alla sua volta, spero che potr darmene qualche altra per alcuno fra i governatori delle trenta province che dovr toccare nel mio viaggio .

mio piccolo bagaglio presto assestato . Essendo in Abissinia pressoch inutile il danaro ho avuto cura di comprare per una trentina delle no
Il

170

stre

lire

italiane,

aghi,

zolfanelli,

piccole

croci,

spec-

chietti microscopici,
terie,

fazzolettini,

tabacco da naso, con.

nastri,

oggetti tutti che dar in cambio del pas-

so e del pane che mi saranno necessari

Per

il

resto

ho molta fede
sulla

in

Dio e

nella

fer-

mezza del mio proposito . Conto poi moltissimo

mia povert che mi


.

permetter di viaggiare inosservato

Una

grossa
babilit

di

croce
essere

che porto

al

collo
e

mostra che sono cristiano

e abbastanza mi evita la pro.

ammazzato come un turco

Tolto questo pericolo chi bader a me, chi tenter alla mia vita, chi insidier la mia libert, a chi potranno fare invidia quei pochi fagotti che io porto su qualche mula di affitto? Cacciato dal negus Giovanni senz'abiti, solo, in

mezzo a genti
simo tipo
tro
di
lui

ostili,

odiato perch italiano da


il

un pes-

di

tedesco

dott. Stecker,

che sobillava con-

gli

abissini,

scrive:

Dio mi ha dunque abbandonato? No, Dio non abbandona alcuno di coloro che hanno fede in Lui.

semplicemente alla prova la costanza, la mia anima. E resisto senza che il cuore pensi alla bestemmia. Sento, vedo che questo viaggio, che queste miserie, che questi pericoli, che quest'abbandono di tutti mi fanno buono .
Egli mette
forza
della

Dai regni Oromoni, raggiunti compiendo sforzi nei non una ma dieci pazienze ben temprate si sarebbero spezzate. Egli ritorna ad Assab compiendo il cammino inverso di quello percorso dal conte Antonelli; via difficilissima per tutti ma ancor pii ardua
quali

per chi
ricco

si

trovava nella condizione del


di

nostro

eroe,

solo

coraggio e di speranza e ostacolato in

171

certo e qual modo dal fatto che altri vi era passato prima profondendo danaro con il lauto patrimonio di Governi e di Societ Geografiche potenti.

Che

cosa

poteva

fare
lui

mai
di

questo

tapino

delle

Ambe

come piace a

ironicamente

definirsi?

Andare avanti sempre dappoich la via del ritorno vuol dire la fine. Andare avanti come Un Don Chisciotte

dell'avventura africana
autodefinisce
:

gina

mia
to

si

per
e

caso

come in un'altra paLa mula che cavalco e che non dester, lo posso giurare,
e

cupidigia alcuna. Sancio Pancia l'avrebbe rifiutata tan

lenta

magra

pietosamente
in

vacillante

sulle

gambe

un revolver compema sempre celato ed in uno spadone sudanese che, quando il sole muore e le ombre si allungano sulla mula alta e smilza mi fa prendere l'aria, dir, giacch ho ricordato Sancio Pancia, di un don Chisciotte .
rato qui che terr a portata di mano,

Le mie armi consistono

**

Non appena
teggia la

giunto a Ghera viene a sapere dove

sepolto Giovanni Chiarini!

Non
Ghera,

feroce regina

di

ha pi pace. Fronle tiene testa con

moti di audacia che hanno del leggendario; la umiHa e le strappa il desiderato assenso con un tratto d'improntitudine
geniale.

si

trovava

solo

in

mezzo

una turba

gente che, ad un cenno dell'implacabile regina, l'avrebbe potuto fare in tanti pezzi. Non esit, gioc il tutto per tutto e pieg la selvaggia con
di
la

sua indomita audacia.

172

Riesce dunque a recarsi ad

A fallo
e

lui

povero

diavolo che piega all'obbedienza una potente e grande regina che aveva fronteggiato le colonne sudanesi

ed

egiziane

fortemente armate

ben comandate da
costituita da una

esperti ufficiali inglesi.

fallo
di

scrive

il

Franzo

dozzina

capanne

Da un lato, chiusa da una siepe sta la pi grande che la chiesa, vicino alla quale, quasi coperte da un boschetto di banane selvatiche e pure chiuse nel

recinto,
di

vedo due piccole capanne, due tombe l'una


savoiardo
subito
.

Chiarini e l'altra del padre Leone de Avancheres,

missionario

morto
verso

sei

mesi prima di

lui .

Mi

dirigo

quella

che sono venuto


di

per svuotare

Attraverso

l'erba

una specie

rosissima che cresce intorno folta ed alta

menta odonon ve-

Segno che nessuno viene mai a pregare su questa tomba . Dentro la capanna non penetra goccia d'acqua; la terra gi battuta vi asciutta e biancastra. La capanna ha il diametro di poco pii di 2 metri. Nel mezzo sta un rialzo di pietre. Alla testa del rialzo piantata una croce grossolanamente fatta. La porter

do aperto alcun

sentiero.

in

Italia .

qui
di

tutto

per

gh

occhi.

Per l'anima un

mondo

tristezza .
il

Ed

ecco

fratello

di

ardimenti e di prodigi piei

garsi sulla bara,

comporre
i

poveri resti nella cassa di

canne, ascoltare

rimpianti dei pochi che serbano di

Giovanni Chiarini l'indimenticabile ricordo; eccolo iniil viaggio di ritorno, sempre solo, senz'armi, povero, spesso senza un portatore, frequentemente a picziare

173

di,

e privo

spesso affamato, senza guide, con carte insufficienti d'ogni bussola; eccolo varcare con quel caro
sulle

fardello

spalle

centinaia
dei

centinaia

di

Km
di

da
vo-

Ghera ad ntoto, con


lont,
frustati

subiti

vacillamenti
di

da improvvisi

sussulti

energia,

da

violente reazioni e da impeti di fiero coraggio, cos rag-

giunge Antoto dove viene accolto come un redivivo. E percorrendo le strade selvagge, toccando paesi sconosciuti, parlando con uomini e con capi si fa la convinzione che quella la zona ideale di sfruttamento dell'Africa e ammonisce:

Dal
e

lato

pratico

poi

e per

interessanti

osserva-

ho inoltre constatato per ogni dove che, se non si pu utilizzare la via dell'Assab si potr almeno mettere in buone comunicazioni queste regioni con Assab e la costa . La ricchezza dell'Africa centrale, esportata con relativamente poca fatica e nessun pericolo da negozioni

studi

zianti italiani,

quali farebbero presto la loro fortuna,

porterebbe un incredibile incremento ai mercati delle nostre colonie che diverrebbero in breve un gran centro

commerciale
Finora

nessun commerciante qui venuto. Nessuno. L'Italia non lasci cadere i miei voti e venga la prima .

Le armi specialmente,
di

le

sete,

filati

colorati,

le

quisquiglie
le

lusso grossolano otterrebbero in cambio


l'oro,

maggiori

punte d'avorio e muschio,

il

caf-

f e le pelli di fiere .

poco aperta
r
la

Naturalmente, come succede in ogni regione da al commercio, la concorrenza non tarde-

a mostrarsi.

Ma

non importa.
di

L'Italia

sar

stata

prima ad approfittare

queste ricchezze; ne avr

174

perci avuta la miglior parte e

si

sar inoltre aperta


i

per

la

casa propria una via che anche


altre

negozianti eu-

ropei di

regioni

saranno

costretti

a tenere sem-

pre

niale.

Qui sta l'avvenire della nostra espansione coloLo ripeto; l'Italia faccia presto . Era il gran momento dell'Italia. Cavour l'avreb

be capito; Rattazzi l'avrebbe osato e quasi certamente anche Giolitti; non parliamo di CHI venne dopo, che
tutto
di

repressi

seppe osare e non fu seguito da un'Italia livida personali rancori. Depretis non comprese.

Del resto era il destino del solitario esploratore quello di non essere mai ascoltato. Un mese prima della battaglia di Adua Franzoj espresse al prefetto di Novara Anarratone il suo dubbio sulla nostra campagna documentandolo con ragioni molto ovvie. Non solo, ma dimostr possibile una vittoria abissina qualora si fosse corsa l'alea di una grande offensiva. La lunga pratica delle regioni e del terreno, la chiara coscienza della scarsit numerica
del

nostro
svizzero

Zurigo con
lo

corpo d'occupazione, i colloqui avuti a il rappresentante di Menelick in Europa,


Illg,

gli

suggerivano consigli di moderadi

zione e di saggezza.
Il

prefetto

si
il

affrett

del

Consiglio

desiderio

del

comunicare Franzoj

al al

Presidente
Crispi ben

noto,

motivando le ragioni dell'urgenza. Non si tenne conto di nulla. Intrighi di ambienti colonialisti primitivi impedirono che il Crispi ascoltasse i consigli
dei veri competenti.

175

note e

Franzo) affid a due libri ormai introvabili le sue le sue impressioni africane. Chiam il primo Aure africane e il secondo Continente Nero . In questi libri interessante osservare come il

Franzo]
nelick
tutto, al

profetizzasse

fin

dal
di

1883
cui

la

salita

di

Me-

trono d'Etiopia
il

poteva,

non ostante

considerarsi

legittimo erede. Descrive la guer-

ra tra Menelick e Tecla


ras

Annamut, re del Goggiam, il Gustavo Bianchi. Assist con un altro italiano, il dott. Alfieri alla spedizione di Menelick fra Galla-Ittus. Le grandi foreste di liane, torrenti impetuosi, i guadi delle moltitudini armate semitravolte
Adal
di
i i

dalle ondate
le

impetuose dei fiumi vasti come laghetti,


i

marcie faticose e disordinate,


gallas,
il

saccheggi dei

vil-

laggi

modo

di

guerreggiare di allora,
vicino
e

che

nell'Etiopia

sembra

cos

che appartiene gi

alla storia, tutto egli ritrae

con percezione sicura e con

rapidi tocchi senz'alcuna pretesa


teraria.

scientifica

let-

Ogni cosa trova il suo posto pur non interrompendo mai il racconto, che prosegue, animato e
pittoresco;
la

religione,
i

le

leggi,

le

armi,

la

costitu-

zione politica che ha

veri caratteri di
i

un feudalesiove
tutti

mo

selvaggio, le decorazioni,

tribunali

gri-

dano

insieme

l'accattonaggio
solo dei piccoli

insistente

ingegnoso
dei grandi

e soffocante

non

ma anche

che consideravano ogni europeo come un uomo pie-

no
al

di tutte le ricchezze immaginabili, offrivano

motivo
toccanti

geniale viaggiatore per descrizioni

vive e

e schizzi di tipi riusciti e vigorosi.

Le note di viaggio di Augusto Franzoj si arrestarono ad Antoto all'ingresso della Scioa dalla parte
dei

Soddo-Galla, mentre

il

nostro viaggiatore

si

tro-

176

^w^KT*

LEONARDO

BISTOLFI

GIACOMO GROSSO

vava ancora nell'interno del Continente ad una distanza di 500 o 600 Km da Assab. I due taccuini, ridotti poi in volume, senza togliere nulla alla loro spontaneit originaria, sono una fonte inesauribile di episodi e di giudizi. Naturalmente egli descrive e giudica di tutto a modo suo: Alessandria con la colonna di
e di

Pompeo

e le

memorie

di

Ales-

Napoleone; il Cairo, la citt araba. Di fronte sandro ricordi di Menf e alle Piramidi luminose ed eterne ai ha delle osservazioni acute e profonde, se paragona la maest che sfida i secoh alla miseria umana che
vive ai suoi piedi.

poi ecco

Mehmet

Ali,

l'energi-

co sterminatore dei Mammelucchi,

gl'inglesi

che s'im-

padroniscono dell'Egitto e tutto assorbono; i Beduini che rappresentano la civilt primitiva, fieri e snelli,
taciturni
serto;
le

come

figure

d'altri

tempi,

veri
citt

figli

del

de-

famighe mussulmane delle


le

con gh ha-

rems misteriosi e
metto
tura
tario

donne

velate; idealizzate

da Maoiniziatilet-

nella

loro

sensuale

immobilit,

senza

va propria, senza responsabilit morale, tutto alla


delle
si

vivide

note

dell'originale

viaggiatore
riflesso

solirie-

anima, vive una vita non di

o di

vocazione,

ma
le

di

primo piano.
e di
soldati,

Ma
tipi

tra

figure di viaggiatori

fra

caratteristici

che

sfilano

davanti in
ci

quel

grande
fs-

caleidoscopio

africano,

uno sopratutto
il

rimane

so ed insistente nell'anima;
selvaggio;

tipo pi singolare e pi
fanciullo,

vivo nelle sue dehcatezze di


prontitudini
di

nelle sue
di

imbetut-

strana

mescolanza

ne e

di

male,

sempre

attivo,

sempre capace

di

to osare, in piena e

continua buona fede, fra una pre-

ghiera da missionario ispirato e una bestemmia da vol"

177

ternano
E'
lui

ribelle;

lo

stesso

Franzo j, anima del quadro,

autore e personaggio del suo dramma.


rito pi
il tipo pili interessante delle sue note; lo spicomplesso e meno classificabile, in tutto degno di studio da parte dello psicologo. A seconda dei momenti e delle circostanze si trasforma e assume nuovi aspetti che fanno dare di lui

nella

pratica

nella

continuit

del

vivere

giudizi

pi

che emerge potentemente e sempre quella di una volont di ferro, di una volont organizzata e lanciata dalla fortissima molla dell'ideale. Un grande coraggio morale illumina le ore spessissimo buie del nostro viaggiatore, tanto ardito quanstrani

disparati.

Ma

la

virt

to

solitario

questa

illuminazione
lo

interiore

si

ri-

flette

nelle

sue

pagine che sono

specchio

fedele

dell'anima sua.

Franzoj non scrittore nel senso tecnico della come non letterato nel senso volgare che noi attribuiamo alla quaht e alla definizione dell'indole. Non scrive per scrivere, non bada troppo allo stile, non tornisce il periodo fino all'esagerazione, non
Il

parola,

si

gingilla

con

le

frasi,
il

non

lecca sopratutto la forma.

Glielo fece intendere

Ei narra
trovati
te

fatti

Carducci nella lettera su citata. come sono avvenuti e come li ha

nel

suo taccuino.

Non bada

riorganizzarli;

H presenta alla belle megho, sotto l'impulso degli eventi che incalzano, in uno stile piano, rilevato, evidente.

dovevano avere la prefazione del Carducci; senonch ad un certo punto il Poeta scrisse al viaggiatore una di quelle sue lettere vive e bizzarre che vale la pena di ricopiare:
I

libri

del Franzoj

178


ficio

Caro Franzo],
Ebbi
la

tua carta a

Roma, occupatissimo
esami.

in

uf-

d'istruzione.

poi avr gli

molto piacere il libro. tro par di maniche .


Io

Legger con In quanto a prefazioni un ald'Italia

ho

scritto

che non sono uscito mai mai che di letteratura e

che non
entrare

di filologia

darebbero del ciarlatano. Io tra la ciurma* degli scrittori o scrivani in Italia mi sono salvato un po' alla meglio appunto per non essere uscito mai dal mio ristrettissimo territorio; se pur si pu dire territorio o non piuttosto terreno roccioso. Addio di cuore .

a prefazionare un libro di viaggi?

Mi

Il

Franzo j, come ben not

il

Bertacchi,

non fu un
lui

viaggiatore scienziato.
del

Non
es.

ci

fu

mai

in

l'uzzolo

la noed alta passione dello zoologo come stato del marchese Antinori, non la profondit del geologo come il Nintingale. Non ha compiuto nulla che si avvicini alle spedizioni del Rolfs attraverso il Sahara, o ai lavori geografici del Diveyrir o del D'Abbadie, che fissarono punti geodetici o diedero importanti triangolazioni. N ovvio che, date le condizioni del suo viaggio avrebbe mai potuto tentare alcunch di simile. Caso mai sarebbe paragonabile al francese Caill che, sul principio del secolo comp un'escursione nell'Africa Occidentale con mezzi assolutamente inadeguati allo scopo, come accadde al Nostro; senonch il viaggio del Franzoj stato ancor pi ammirabile lo

botanico come ad

Sweinfurth, non

bile

179

per

le

innumerevoli

difficolt
tutti

superate e per lo scopo


delle

raggiunto

che

da

gl'intenditori

cose afri-

cane era ritenuta una vera follia... Tali difficolt avevano servito benissimo a mettere in evidenza la percezione pronta, il coraggio, l'astuzia,
la

forte

fibra

tutte

insomma

le

non comuni

qualit
i

di

questo italiano che aveva

la

vera attitudine per

viaggi arditi a cui sono e saranno sempre dovute

le

maggiori scoperte, quelle che poi a tavohno, i geografi hanno determinato e fissato secondo il loro intrinseco valore.

Augusto Franzo) appartenne alla schiera operosa come Gustavo Bianchi, Ro' molo Gessi, Giambattista Belzoni, Antinori, Cecchi e Chiarini, come il Baudi di Vesme e il Bottego.
dei pionieri dell'africanismo

Ora
ti,

fu

mendicante fuggiasco

in

lotta

contro
di

tut-

ora fu protettore di piccoli re nei paesi dei Galla

nome

di

un temuto governatore suddito


l'armaiuolo,
l'ostetrico,
il

Mcne-

lick.

Fece

pol medicinali di sua invenzione,

manisecondo una nuodentista,


si

va farmaceutica abissina.

Non
e,

mai
e

perdette d'anigli

mo

nei

pili

terribili

frangenti
tre,

come

antichi viag-

giatori

italiani

del

quattro
di

cinquecento

trov
ine-

sempre soltanto dentro


sauribili

nuove e potenti ed

risorse di astuzia e di audacia.

Egli ha saputo fare da solo, senza bussola, quasenza carte, in un territorio gi di per s difficilissi simo un viaggio sbalorditivo di ben 3000 Km nell'interno dell'Africa.

Varc
che
si

la

linea

di

spartiacque tra
tratto
il

Somali ed

Galla, percorse

un lungo

delle zo-

ne

di

transizione

estende tra

bacino dello

Uasch

il

versante dello

e pi lungi del lago Rodolfo, scoperto dal conte

Uebi Scebeh e del Giuba Te-

180

leki

nel

1888,

si

affacci

ai

confini
al

del

paese ancor

poco conosciuto che apparteneva


gentifero del Nilo.

vasto bacino sor-

E per un uomo che aveva alle spalle nessuno e davanti all'orizzonte poco pi che nulla, che si avanzava nel mistero armato di un pistolone fragoroso ma che non sparava mai a tempo e di uno spadone donchisciottesco l'aver compito quello che comp credo

con me sia per lo onoranze basate sulla sparatoria della gloria postuma; inutile riconoscimento da parte della vilt dei vivi, della grandezza di coloro che non sono pii, con le vestigia umane,
che,
lettori

carissimi,

converrete

meno degno

di ricordo se

non

di

fra di

noi.

Senonch
ultimo. E' la
ta

vi

l'anima del Franzo] ignoto a

ancora un aspetto della vita e deltutti e che ricorder per parte viva ardente, quasi assillante avu

da

lui

nelle trattative svoltesi

dopo

la

battaglia di
italiani

Abba Garima,
al

per

lo

scambio dei prigionieri

il Franzoj fosse indubbiamente il pi indicato per portarla a termine venne affidata al Nerazzini. Per ragioni di economia; in democrazia si economizza sull'agonia delle madri!... Ma le trattative tra il marchese di Rudiny, allora presidente del Consiglio e il Franzoj attraverso l'interposta persona dell'on. Sineo, durarono a lungo, dando luogo anche a polemiche epistolari che non sempre tornano ad onore dei governanti d'allora.

campo di Menelick. La missione ufficiale, bench

181

Franzoj era amicissimo dell'Illg (quest'ultimo, rappresentante di Menelick telegrafa per primo al Franzoj da Gibuti che aveva avuto l'onore, il 26 Ottobre 1896, di mettere il suggello imperiale al trattato di pace tra Italia e Abissinia) e come tale aveva avuto
Il

frequenti missioni presso

il

sagace svizzero. Era l'uogiovevoli


e
sicure,

mo
con

adatto
utili

condurre
a

trattative

negoziazioni
se

tutto

nostro vantaggio.
si

Non
dizione
il

ne fece nulla e
nel

precipit

in

crisi

pii

gravi e pi dolorose. Franzoj pens invece ad una speitaliana

Benadir
vita
fra

nell'oltre

Giuba.

Era

sogno della sua vano tutti; primo


Io

e a
gli

quest'impresa lo spronail

altri

Carducci con una

terza lettera inedita:

il

scriveva non sono, grazie a Dio un bardo Bologna non risparmiando una puntata s un semplice citcontro il tonitruante Cavallotti

Poeta da

tadino che lavora da mattina a sera e odia la retorica


italiana

poetica e prosastica
ti

Per
in

mando

senz'altro

auguri cordiali fidente

che,

ogni modo,

dal

tuo cimento verr onore al-

l'Italia

e vantaggio all'umanit .
il

Poi
grafia

Cairoh tra

gli
il

altri

che gl'inviava una fotoil

con dedica, e tuttoci che l'Italia aveva


poi

Bottero,

Sineo,

l'Antinori

di audace, di forte, di spi-

ritualmente alto e teso verso una mta di grandezza


e di dignit nazionale.
ottenne.

Nulla

si

fece,

nulla

si

da ci ne ven-

ne ad Augusto Franzoj un'amarezza senza fine. Si pu ben dire che, troncato il sogno bello, la speranza audace,
duellatore intrepido, il combattente sicuil ro di cento battaglie, l'uomo che era uscito dalle imboscate della solitudine, della fame e della sete, si

182

lasciasse morire vinto dalla vita che aveva sempre audacemente, sprezzantemente sfidato. Spesso negli ultimi anni dovettero gli amici, per aiutarlo, ricorrere alla bont di qualche amico generoso.

Un giorno un povero travet ferroviario, che aveva avuto un tozzo di pane per merito suo e che egli am come un figlio, dovette correre per tutta Torino alla ricerca di 100 lire per pagargli l'affitto z si sent rifiutare l'obolo di Belisario da parte di tante personalit insigni o pseudo insigni. E chi aveva speso
in

una fortuna enorme per


viaggi
africani

tempi, circa
il

100.000
si

lire

per

servire

suo

paese,

vide

costretto alla miseria pi nera.

E
di
la

la

rivoltellata

che spezz

la

fierissima

esistenza
nel-

Giacomo Bove rintron un giorno sinistramente


il

squallida derelitta casa di chi aveva sognato per la

sua Patria

luminoso sogno dell'Impero Africano.

183

ARTURO FOA
L'ARTE RAGGIO DEL PENSIERO

Il poeta ha cominciato il suo primo volume di versi Vie dell'anima che aveva ottenuto l'approvazione incondizionata del suo Maestro Arturo Graf, con una domanda angosciosa. Diremo anzi che questa sua domanda alla base di tutta la sua poesia:

Grigia nube che pendi non pu mentir la vita

sul
al

mio capo, chi dice


pii

fidente cuore?

E
libro
:

pieno di
aneliti

domande oscure
e
di

e di angoscie e di sotall'infinito

terranei

aspirazioni

questo

Queste cose tremende


che stanno chiuse nel cuore,
tu le conosci, o dolore,

queste cose tremende.

Quando m'abbranchi e m'artigli, sempre pi in fondo colpendo, sai con qual grido m'arrendo
ai

ferocissimi

artigli.

Queste cose tremende


che stanno chiuse nel cuore, quanto orrore e terrore,
o dolore, o dolore.

184

Ma
un

poi esclamer,
:

guardando

le

stelle

che

sono

riso d cielo

Non

so nel

mondo

pi divina cosa
inviti

e par che lunghi e maliosi


facciate agli

occhi di smarrire in voi

ogni lor pena.


Io

nel

mirarvi sento un'aura arcana


l'infinita

alzarmi a voi per


palpito
Il

pace

e parmi dileguare in un raggiante


d'ali .

poeta s'innalza dal dolore e dal tormento di un

pensiero che partito da un senso disperato del vi-

vere verso altitudini che sono vere e proprie liberazioni dell'essere

umano

nel canto:
gli

Sera d'agosto tra


il

abeti;

il

cielo

cos vasto sopra

piano e in fondo

ad occidente presso l'alte cime biancheggia un mite arco di luna; e quante


vivide stelle nel silenzio!
oblio

In questo

profondo d'ogni cosa voi voi soli nel mio cuor, astri, vivete!

Leggiamo quella
cui
il

Trasfigurazione della

notte

in

poeta ha veramente trasfigurato la realt in un incanto di sogno e di fantasia armoniosa. Sul vecchio cortile dove, nella poca

ombra
ai

del giorno, le fani

tesche rimestano, appoggiate


migliari,

cancelli,

segreti

fa-

brillano

stelle

dalla

volta

azzurra del

cielo;

allora l'etereo spirito che

ra

come una magica

ala

adoriamo nei nostri sogni sfiole umile forme che sembra185

rono, durante

il

giorno,

gravi e sonnolenti; ed avvie-

ne

il

miracolo:
L'albero

che solleva

dal nerastro selciato

magri rami come una palma fantastica


i

di Hebrn e la voce lunga e roca dell'acqua nella vasca servile

il

mormorio
i

di

un fonte

cullante tra
sotto
il

roseti

un bacio lunare sonno di Miriam .


che
il

Ma
za,

via

via
si

canto

procede

il

sentimento

dell'umano

esalta

in

un pi vasto senso cosmico,


la

quasi in un presagio del divino. Presagio, mai certez-

per quanto

il

presagio del divino,


tutti
i

corrente sot-

terranea ripeto, sia in


nella
In

canti del Poeta,


.

come

sostanza del suo ego cogitans

me

pare,

che s'apra un velario incantato


via sorvoli

una musica ignota

movendo

larghi echi innumerevoli verso

un lucido mondo

che palpita e sorride in un pi roseo giorno; cammino per contrade folte d'uomini ma a tratti per dolcezza, per un'insostenibile dolcezza sento il cuore lento sciogliersi in me e sull'ebro mio cuore vive azzurre sfavillano come grandi pupille stelle d'un altro cielo .

Le Vie dell'anima si presentarono come disse Graf ^ con pagine piene di molto domani. Il canil zoniere del Fo , a prima vista, un'opera sfuggente.

186

ha neppure una di quelle virt d'apparenza che fecero la rapida e caduca fama di poeti sopravvissuti a se medesimi. E' da cima a fondo un sol palpito ardente; poich il martro di Fo il mistero dell'anima. Oltre a ci il Poeta vincitore di una ben aspra
battaglia
tica;

Non

come innovatore

ardito

dell'espressione poe-

egli

riuscito a dare in

Vie dell'Anima

con

parola la sensazione del moderno e vi riuscito a mezzo di una chiaroveggenza che di pochi poeti.
la

della

Altro genere di poesia La Favola dell'Amore e Morte . Intermezzo tra la spiritualit di Vie dell'Anima gli ardri patriottici dei Canti Civili

e le strofe ondeggianti di vita e di mistero di

na

di

La

FiumaPer me e per Voi e di Antichi e Moderni . Favola dell'Amore e della Morte una diIl

sperata tragedia d'amore.

protagonista di essa racdi

conta una notte,


vicenda.
All'alba

in
si

un albergo
uccider.

mare,

la

propria
in

Perci

confessione

punto

di

morte,

senza reticenze ed ambiguit.

ed anime messi spietatamente a nudo; aboliti fini tra il bene ed il male; l'istinto, la forza elementare
travolgente

Corpi coni
l

come un vento

terribile

le

creature di

d'ogni legge:

Domani questo
il

cielo

e queste rive

mio cuore e il volto chiome sotto la mia stretta convulsa e tutto il bene che sognai, che cantai e tutto il male
ed
terrore del
riverso tra le sciolte

che mi scav coi denti e cogli

artigli

saranno
senza

giti

per sempre, gi nel buio


nel

cielo,

cupo oceano muto


i

del nulla ove precipitano

vivi .

187

Questo poemetto (anche se non conveniamo ccn


filosofa

la

arida

disperata

del

protagonista
le

quindi

del

poeta e non ne ammettiamo

conclusioni senza

luce di Dio) deve essere a lungo esaminato per l'oridella concezione e perch tra le opere del poeta piemontese che pi contano, sopratutto per la
ginalit

tecnica

del verso

che

in

molti

punti

sorprendente.

Ricordiamo

che Silvio Benco, scrivendo della metrica di questo poemetto su di un grande quotidiano L'endecasillabo del Fo, che la triestino disse grande misura ritmica di questa storia di sconvolgen:

te
t,

passione,
di
lirico

una bellezza

di

snodatura, di versatiliicastica

sprigionamento,

di

precisione,

di

nervosa
lettore

flessibilit .

Ma
non
alla

nel
si

ed

il

critico
casi,

poemetto armonioso il arrestano solamente allo


alla

svolgimento dei

bellezza del verso,

vi-

cendevole posizione sentono e discernono colare di un'oscura gica, piena di ritmi

dei

personaggi;
la

lettori

ertici

dentro
corrente

bellezza formale il cirche crea l'armonia tra-

inafferrabilmente occulti.

vi

Bisogner giungere a Fiumana a Eterni Vi a Per me e per Voi per risentire quella micorrente che affiora dalle profondit dell'aniechi e richiami di altri

steriosa

ma come

mondi, di altre
tra
i

vite. d'

Un
lirica

intermezzo epico, eroico,

vari

volumi

di

pura costituito dai canti di guerra. La lirica guerra di Arturo Fo, nel maggior numero delle

poesie, piena di estro e ricca di

mosse

felici.

Questo perch
discordano
della
vita.

suoi

canti

guerrieri

civih

non

per

nulla
fu

dalla

sua

personale concezione
la

Come

bene osservato

prima guerra
del
in
diritto

nostra

del

1915-18 stata

l'affermazione
fra
le

itahco a diffondere di

nuovo

genti,

pienezza

188

e potenza

di
la

vita,

le
il

virt

superiori

della

stirpe.

Ed

esaltando
celebrato
quista,

guerra

poeta piemontese ha liricamente

le forze della Patria; ha vaticinato la sua connon solo nazionale, ma mondiale di una nuova armonia dell'azione con il pensiero.

Io to
di

ho nel cuore
tutte
le

le

parole di

tutti

secoli e l'igno-

Cos concludeva Arturo Fo il suo pi bel libro di prose IL VORTICE . Il libro indubbiamente pi bello del nostro Poeta prima che segna su Vortice , su della Vie dell'Anima suir Arco di Fuoco e su Per me e per Voi un balzo in avanti. E con tre versi
solitudini .

FIUMANA

che si ricollegano sostanzialmente a quel pensiero di compenetrazione dell'universale coscienza operante e vivente con cui si accomiatava da Vortice accompagna il nostro Poeta questo suo fragore di fiumana
:

bevi ad ogni fonte Dio che sogni e che non vedi, anche se l'adorare un vaneggiare .

dico

Anima

e adora

il

Continuit di
vare
la

pensiero

dunque che non pot

tro-

sua soluzione.
poeta di continuo a scrutare gh abissi delposizione
Verit
di
la

Logica sempre dritta e precisa di armonia interiore

che porta
le

il

umane
in
il

solitudini;

mentale
sola
esilio.

che

gli

fece

dire

Vortice

sei

nel

gridare.

mio grido il grido Il mio grido ha

un

Non

mio grido! potrei non


al-

sua origine e muove

189

l'origine. E la mia vita pu essere veramente una vita che debba superare se stessa, per risalire consapevole a chi la cre di s e per s? non vi che la soli-

tudine?

gli

fa ripetere in

Fiumana

Solo sei con la forza che rampolla

se tu la chiami dagli alvi profondi

nell'anima ove Dio spira nell'uomo.

E
in
Il

impari che nel turbine dei mondi


ci

non

sono che umane solitudini


principia e termina la Vita .

cui

pensiero animatore di tutta l'opera di Arturo


infinita

Fo

stata dunque questa e non pot essere altra.


solitudine
prensibile:

Una

spessissimo

incompresa

ed

incom-

L'Uomo. Che procede in mezzo a due tremendi misteri: La nascita e la morte. Una solitudine che batte una via colma di agguati: La Vita. Fissati questi principii dobbiamo dir subito che non anima il poeta la fede profonda di Dante e di Michelangiolo e di noi, umih fedeli di una rehgione che vele cose e tutte le cose emanazioni dubbio cocente che fa esclamare al Nostro in Vortice , il libro della confessione totale: Chi ci avvolge? Chi ci guarda? Chi ci tenta? Immenso silenzio sidereo o una virti eterna per cui siamo, in cui siamo e in cui saremo nelle forme successive di un'essenza immortale? Io ignoro, tu ignori, i secoli hanno ignorato ed ignoreranno .
il

de

divino in tutte

del Divino,

ma un

Un
gna
giare
.

dubbio, ripeto che ha per Dio quello che so^

e che

Un

non vede, anche se l'adorare un vaneg" dubbio quindi che ben lunge dall'es-

190

sere fede,

ma non
di

una posizione preconcetta

di pes-

simismo e

scetticismo...

FIUMANA

indubbiamente un'efficace

testi-

monianza d'arte
to
in

italiana.

Quell'arte superba di trasformazione e di


poliedrica
nell'espressione,

mutamenunitaria

ma saldamente

quelle che sono le leggi spirituali,


cos

possente e mo-

nolitica

nella

terzina di

Dante come nel sonetto

di Petrarca, nel martellato endecasillabo foscoliano co-

me

nella libera canzone leopardiana, nella maschia ode barbara carducciana come nel volo icaresco di D'Annunzio, o nella pensosa inquietudine pascoliana, nel duro marmo scisso di Michelangiolo, il pi italico di tutti i nostri creatori, come nell'ermetico splendore dei
volti

vinciani.

pazienza d'arte.
tale

Perch se una luce spirituale emerge da un


libro di mirabile interiorit questo rappresentato

dal

segno inconfondibile di una lunga, sagace, tormentata meditazione sulla grande poesia italiana. Meditazione, intendiamoci, e non altro. Che la ravvisi

per

es.

in

quel conciso martellare del verso.


l'aggettivo,
i

In

quel
noso.

sapiente

trascegliere

in

quella bron-

zea colata delle parole entro

canali del ritmo lumi-

Prendiamo qualche verso a caso:


Sei tu, sei tu che veemente sali, o vita, dalla tua cupa fiumana pur se non sai con largo impeto d'ali

terzetto zine:

Ammirate la scienza metrica perfetta come chiamava il Fo le sue

di

questo
ter-

libere

Titano

tu

quello che in

fondo smaglia

191

unica
alzi

sul

gemma, l'immortal speranza, monte e illumini la terra


di

od
puri

il

tremore argenteo

questi altri versi ondanti e

come

il

trineggiare

della

spuma

colmo

di

un

gelido rivo azzurro:


Endimione dorme del suo sonno ventenne in una soffice verzura le chiome effuse nel nitor d'un rio

di

e la classica perspicuit,

la

larga

forza armoniosa

quest'altro cupreo endecasillabo:

Che

solo

amor

di s

mai sazio amore

Versi martellati e rifatti le venti volte, versi che il cuore e te lo torcono in un affanno senza soste; versi che, per chiudere in s tutte l'espressioni del Poeta, hanno prima questo poeta torturato e reso macro, inghirlandandolo di martro. Perch le rose che offrite, o belle, ai poeti sono s aulenti di perdute fragranze ma non leniscono sempre le piaghe; perch una corona di spine ha la tredicesima fata posto sul capo di noi poveri disperati
ti

artigliano

sognatori,

perduti

dietro

riflessi

di

misteriose inaffer-

rabih Morgane.

**
La non
tici

il

FIUMANA
Vortice

non un libro di liriche come uno sparso volume di scritti crifatica

filosofici.

L'architettura

dell'ultima

del

Poeta qua-

192

drata
piero;

monolitica;

consubstanziata

tra

forma

pen-

possente.

volume di liriche in s e per s rappresensempre da una variet di atteggiamenti e di ritmi che tendono ad esprimere pohedricit di atteggiaLieders di Goementi e di pensieri. Tali sono per es.
tato
i

Un

the, le

Romanze

e Ballate di Schiller, le
le

ni di

Lamartine,

Poesie

di

De

MeditazioMusset, Rime e

Ritmi di Carducci, Miricae di Pascoli.

Ma
mente
il
i

il

poema

lirico,

che ha per tipico esempio Les

Fleurs du mal sorretto da un'unit organica, una


spina dorsale dritta e robusta,
costruita,

una nervatura sohdaal

tronco che come perno attorno a cui girano possenti e melodiosi

bene aderente

canti .

Cos

per

es.

le

Elegie

Romane

di
i

Goethe,

Poemes Barbares di Lecomte de l'Isle, Ritratti d'Uomo di Browning, la Casa di Vita di Dante GaRossetti, i Poemetti di Pascoli, le Laudi d'Annunziane e quest'ultima: Fiumana .
briele

ro:

Vediamone Car la
.

la

costruzione.
e est le

Innanzi tutto
et
le

vie

nombre

il numenombre cesi

Dieu

Cento quadernari di terzetti. Ciascun quadernario composto di quattro terzetti; le cento Uriche rispondono esattamente a milleduecento endecasillabi, perfettamente composti su di un'unica cadenza ritmica. Di qui unit armonica e metrica, come una sonata tripartita o un poema sinfonico a tempi chiusi ma
determinati.

Secondo:
Vortice
il
il

Ripartizione

spirituale.

Come

gi

in

Poeta s'immerge nella vita per fissare suo pensiero e trarre per s le sue deduzioni dai

193

vari moti
vita

d'essa, cos in

Fiumana
palpito

l'ala

batte sulla

degli

uomini con un
:

possente.

Ed

ecco

nella prima parte


ti

Tempi ed uomini
liriche

afferrare in

Mief-

Storie

delle sintesi
la

di

una forza ed

ficacia

profonde, come

Sodoma

patra

e Gomorra Gerusalemme
nei
Profeti

Morte di Pan Ulisse Salomone Cesare e Cleo Atene e Roma .


dello
spirito

Ecco Dante:

giganteggiare

Chi fu tra noi voce d'eterno il seme che Dio pose nel centro della vita luce a s tra il buio inferno e il Cielo?

o balenare cupo e possente signore dei domini oscuri Behethovcn:

Immensit dove

fiumi del vero

e del sogno confusi in

un occaso fremente par che sciolgano nell'onda


il

infinita

bagliore delle stelle


le

o pulsare in tutte Shakespeare:

vite nella possente vita

come

in

Cieco fiume, o eterna anima umana

o veleggiar verso misteriose Golconde con Baudelaire:

le

tu,

vascello azzurro a cui son vela

chiome delle favolose Iddie Paradisi che creano con gli occhi
i

Nell'onda dei giorni dedicata tutta alla fremente e pulsante vita e Nel dolce e triste amore i quadernari hanno morbidez-

La seconda

parte:

ze

lievi

di boschi sussurranti, le lusingatrici

menzogne

194

della

bella

favola

folle ed adorabile che per

eternamente fiorita; quella lusinga il poeta altro non che:

arcano spirito che prende


in

due anime
Poi
le

e all'ombra di
in

un volo fuggitivo due croci le abbandona

il

Immagini
il

visioni

che

suo spirito creante


solitudine o
la

poeta sosta a contemplare gli suscita entro i


quella che la vita
gli

misteri

dell'infinita

aderge innanzi con

forza imperiosa che ad Essa imarmonizzatrici,

pongono

le

Supreme Gerarchie

uniche

conscie della nostra inconscia ora vivente.

E qui ritoma e si fa luogo quel senso oscuro del Mistero incombente dal quale il poeta non sa liberarsi e che non la tiepida ansia, qualche volta fino pavida e tremebonda del Pascoli, ma la tragica virile inconsapevolezza della Coscienza davanti al buio che ne circonda:

Uomo, ogni
il

senti

giorno, mentre vivi ed ami gran vento dell'Oceano d'ombra


volo.

e sta

un attimo chiuso nel suo

Il

Verso qual mare?


Si

Ecco laggi la morte. non lo so ma dico che ogni fiume spandesi nel mare .
nostro fiume?
Io
lo
so,

Io
del

non

questa l'affermazione
nella
lirica
il
:

pii

precisa
la

poeta.

Che

Stelle

forse

pi

chiusa e definitiva di tutto

pur chiuso e definitivo vogli

lume,

gli

fa

gridare alle collane siderali popolanti

sconfinati abissi:
Ignoti a lor,

ignoti a me.
i

Parvenze
cieli .

dell'ermetico spirito che

mondi

travolge in fughe argentee nei

195

L'operosissima
lavori
'19

vita

del

poeta

che aveva,

dopo

giovanili pubblicato nel 19 Vortice e poi dal al '20 Andrea Sartori, dramma, Favola dell'A-

more e
Pascoli,

della

Morte

Lauri, Arturo Graf e Giovanni

studi critici, Nell'Arco di fuoco e poi dal '30 al '40 Uomini in piedi , Eterni vivi. Sette giore per Voi, oltre alla Figlia e a Foscolo , si chiuse in modo tragico in un campo d'annientamento ad Auschvitz. Egli fu la vittima pi innocente di una guerra che aveva temuta, pur avendo compreso e celebrato, del momento di grandezza che l'Italia aveva passato, gh Uomini e le Cose. La sua morte fu un tradimento ed una beffa atroce. Ma io lo ricordo sempre, amico incomparabile e non mai pi sostituito perch insostituibile, io lo ricordo ancora con la sua amicizia calda ed immutabile, con la sua generosit pronta e gentile, con la sua signorilit ed il suo disinteresse di vero poeta. Nella vita pass ingenuamente teso verso un sogno di arte che non ebbe compimento perch l'inedito di Arturo Fo giace negletto in mano, penso, di chi nulla fa perch il meglio di lui sia pubblicato. Da queste pagine rinnoviamo l'invito tante volte fatto invano. Ascolteranno le nostre parole i famigliari di Arturo

ni di

uno e Per me

Ugo

Fo?

Ce l'auguriamo e ci parr di rivederlo ancora nelsua casa di via ssietta sollecito e buono ripetere d'un tratto illuminandosi in viso S, hai ragione tu? Che vale altro pensare? Ben diceva Leonardo! Tutto per l'arte e per la vita... il resto ,
la

196

IL

PITTORE DEL FASTO E DEL COLORE

Quando annunciarono
gli

Giacomo Grosso che

il

re

aveva concesso il laticlavio, il pittore, allora settantenne, che informato dell'onore concessogli durante i giorni precedenti aveva scosso il capo incredulo con un ma feme un poch nen rie (ma non fatemi ridere), con gli occhi pieni di lacrime esclam: Oh diau, e cosa i l'hai fait mi de straordinari? I l'eu mach sempre pitur!!!... (Oh diavolo! E che cosa ho fatto io di straordinario? Ho sempre soltanto dipinto!) Mach pitur! In queste due parole compreso la semplicit estrema di un penil carattere dell'uomo, siero che accetta la gloria ed il premio con la serenit

un poco

scettica

di

quell'ufficiale

di

decorato sul
inchiodando,

campo
fra

dall'Imperatore,

Napoleone che, dopo la battagha


di valore,

di Austerlitz in cui

aveva compiuto prodigi


in

una carica furiosa gli artiglieri di un'intera batteria nemica sui loro pezzi, Sire, ma io non ho che si dice abbia esclamato compiuto il mio stretto dovere. Se avessi agito diversamente sarei stato un codardo e avreste dovuto ful'altro,
:

cilarmi!

Scettico sugli onori, sugli uomini, sulle


le

fame

e sul-

beghe

che

da

queste

ne

derivano,

sulle

critiche

troppo togate, sulla fama sancita dagli uomini il grande pittore di Cambiano Piemonte lo fu sempre; pago
unicamente, come era, della soddisfazione che glie ne

-^ 197

veniva dal dipingere, dal creare cio le fantasie colorate che, a turbini, gli folleggiavano nella mente. Ebbe inizi poverissimi; soffr la fame, non quella metaforica che, qualche volta costituisce la placca d'onore di certi artisti che hanno saltato due o tre volte il pasto come a tutti avviene, ma la vera fame, la privazione assoluta del pane o quasi; il freddo, la desolazione, lo squallore della vera miseria che non
proprio pittoresca e desiderabile!
fuori raggiungendo l'agiacon il consolidarsi della fama, la ricchezza era bello domandarlo a lui, perch disegnando nell'aria un gran gesto, come di chi avesse voluto tracciare grandi pennellate, vi rispondeva co-

Come

se

ne

sia

tirato

tezza

comoda prima

e,

me

fosse stata la cosa pii naturale del mondo: Mah? Piturand (Mah? Pitturando). Ma dimenticava che, con la sua maniera vivida, fascinosa, ammaliante aveva
salito
i

gradini

della

gloria

di

e la

gloria nelle

arti

figurative
scia

non
lo

solo

un'abbaghante metafora che


il

vuoto
egli

stomaco e deserto
giunto a
forza

focolare

la-

e che

dove
altri

opere e di
rest

sacrifcio,

disposto

come
della

lui

a lavorare di testa e di gomito,


dell'ingegno,
tele,

perch privo

luce

perenne-

mente a scombiccherare
di sciupar colori.

senz'altro

risultato

che

Invece

l'immaginoso

colorista,

il

pittore

perfetto

della Signora in giallo e della Signora in rosa ,


della Cella delle
la

Pazze non ha certo dato una sopennellata a vuoto e passando di vittoria in Vittola

ria

ha raggiunto il dominio della sua arte e dronanza perfetta del suo mondo.

pa-

198

Qualcuno
so,
la

nel giudicare la pittura di

Giacomo Grosqualche
chi
al-

definiva e la definisce troppo abile,

tro troppo

fredda, altri la vuole facile altri ancora la


e

giudica

inespressiva

senz'anima.

Insomma

pi

ne ha pi ne metta.

Per certo nulla

di

trascendente nella magnifica fa-

stosa arte dell'autore di tanti e cos doviziosi ritratti;


l'oro che traluce nelle sue tele veramente oro, la porpora porpora senza tema di smentite, il rifles-

so

delle

carni,

l'espressione,

il

colore degli occhi so-

no quello che sono senza nulla aggiungervi o mutarvi; provate a guardare un quadro di Giacomo Grosso, un'impressione di realt viva e profonda, un moto istintivo che vi porta a considerare la natura dipinta, come vera; manto di bellezze, spiegato da una mano saggia, che obbedisce ad un occhio infallibile.

Una

poeticissima
cui

leggenda

orientale
fatto

racconta

di

dono, allorch nacque, di una bella facolt; quella di poter scorgere tutto in una variopinta luce di colori dominati dalla
poi

un principe

una fata aveva

cosicch quando il principe divent bimbo ragazzo ed infine uomo visse come in un'estasi attonita di baleni, di fulgri, di chiaroscuri; procedette per lunghi anni della sua esistenza accompagnato sempre da crome di colori, che la sua mente dirigeva, adunava, scioglieva come un pohcromo gioco di luci gettato da un accorto macchinista sulle cose.
volont,
i

A
dono.
II

Giacomo Grosso deve

essere stato

fatto questo

lori,
te,

la

suo lavoro di tavolozza, impasto perfetto dei cominuzia che poneva nel graduarli minutamentogliere

nel

e nell'aggiungere,

nello

nello impastare,

una

di quelle particolarit

stemperare e che han-

199

no

prezzo,

fanno sorridere i novatori a buon che sdegnano colori o quelli che dipingono mettendo dei panni o delle suole colorate al posto di disegni o di figure, di paesaggi o di fantasie abilmente realizzate.
fatto sorridere e
i

pittori di scatto

Questo saper comporre


quasi pi di nessuno dava

la

tavolozza, che ormai

aver sottomano, al occorrente, il tono


resto
ci

modo a Giacomo Grosso di momento opportuno, la pennellata


giusto,
la

sfumatura perfetta;

al

pensavano

l'arte,

il

disegno.

Saper disegnare ha sempre dato ai pi i brividi; eppure quale superba virt questa, nella quale si
affinano l'equilibrio, la misura, la pazienza, tutte splen-

didissime qualit che, ove manchino al pittore


ai

modernissimi mancano

in

modo

assoluto

dubbio l'incertezza la falsa luce, la fretta. il gnare con sicurezza, lavorare con cautela, tratteggiare con misura. Di tanto in tanto riposa l'occhio e fa bene al cuore. Purch, naturalmente, non dia nel manierato e nel falso.

ed creano Dise-

Quando Giacomo Grosso


sione

dipingeva un ritratto

gli

leggevi in volto la volutt del dipingere.

La sua
gli

espres-

non restava impenetrabile, assente;


alla tela
tutti
i

occhi cor-

revano dal soggetto


attenzione tesa
di

con

tratti

lampi con una del volto che gli fasubiti

ceva corrugare le sopraciglia in un'espressione d'intensit profonda. A volte dava l'impressione che cercasse di lacerare la pelle per vedere ci che nascon-

deva dietro
voluttuosi
alle
i

lo

guardo.

Voluttose sono

le

carni

dei

suoi quadri, carni che vivevano sotto l'abile pennello,


fiori,
i

nudi che facevano spesso pensare


di

donne

dannate,

qualche

grande

ottocentista

francese.

200

Egli era un grande pittore che dipingeva d'impeto,

senza influenze, senza procedimenti speciali, e la cui forte personalit sfuggiva al servilismo.

La
ta!

pi rude prova dell'opera d'arte la sua dura-

le linee, un roscompaiano dalla memoria a lettura finita, un dramma che non sopravviva che per il suo titolo, sono opere nettamente mancate.

Un

quadro
cui

di

cui

si

dimentichino

manzo

personaggi

vi

dri

Ebbene lo confessino denigratori postumi: quadi Giacomo Grosso sono di un genere che non evapora certo come l'ala di un profumo di bazar.
i

fiori che sono stati dipinti; o quella fanciulla che vi offre la sua carne morbida e calda, e quella dama suntuosamente vestita che vi guarda nello sfondo di un prestigioso salone con gli occhi cupi e profondi! La linfa scorre sotto la corteccia e il sangue trema a fior di pelle.

Chiudete

gli

occhi

voi

rivedrete

quei

sembrano

recisi

nel

momento

stesso in tui

li

Se questi quadri vivono negli spiriti di quelli che guardano, gli che l'artista ha, sulla sua tavolozza, impastato con i colori la vita. Egli non stupisce e non vuol stupire. Tende a conquistare sempre e ci riesce.

Ma
perficiali

contrariamente a

quello
egli,

che molti

spiriti

su-

credevano

di

lui,

ben lungi dall'essere

un parassita dell'oggetto o del colore, ricreava incessantemente quello che aveva veduto e, padrone degli
elementi

peravano
t.

essenziali, la luce ed il colore susensazione diretta e trasfiguravano la realPoche opere sono cos abbondanti come le sue.
pittorici
la

Il

lavoro uno dei


fisica

pii

meravigliosi regolatori deltutte


le

la

salute

morale;

tristezze,

tutte

le

im

critiche,

tutti

mali

Giacomo Grosso dimenticava


di

in

quella sua gran voglia

lavorare,

di
i

dipingere.

ni

Le sofferenze, le crisi a non hanno presa che sui

ripetizione,

dubbi peren-

poltroni e sui deboli...

Ecco perch Giacomo Grosso ha vinto nella vita e nell'arte la sua battaglia! Perch ha con diritta e
sicura

fede semplicemente lavorato.

-- 202 --

IL

POETA DELLA SOLITUDINE

Quando Francesco
ni or

sono e molti di noi non erano puranco nati esord con un'esigua raccolta dal od erano in fasce Giostra d'amore il suo Maestro severissititolo mo, e di ben altra tempra e pensiero, Arturo Graf, Io ammon a smetterla con il virtuosismo eccessivo 2 suoi versi erano pieni. Il diquasi esclusivo di cui ciottenne poeta di Riva Ligure, trapiantatosi a Torino con tutta la sua vivacit e pretensiosit naturali in un giovanotto di belle speranze, per quanto ribelle e recalcitrante al monito del Maestro insigne, tenne buon conto dell'ammonimento ed in Italiche e Belfonte , venuti fuori pochi anni dopo, suggell la sua prima giovinezza ed inizi quella sua maturit esperta e consapevole tramutando in Arte Vartilicio per quanto gli era possibile. Con un mero proposito d'arte si apre infatti Belfonte uno dei libri pii belli di lui, che voleva essere una rivendicazione della metrica so-

Pastonchi, una sessantina d'an-

lida

severa

contro

metri

languidi

nei

quali

nel

Poema

Paradisiaco neir Isotteo e la Chimera e

neir Isaotta
indulgeva.
Il

Guttadauro

soprattutto,

D'Annunzio

Pastonchi fu sempre, per sua natura un gram-

matico e si picc di essere pi di tutto un linguista ed un metrologo persino un po' pedante; ma sent senza dubbio che la Poesia non soltanto arte perch

203

non abbia saputo, neanche nefuori del tutto da certi sfoggi di tecnicismo, attinse per ad una piii ricca sostanza poetica tutta sua e non derivata dai libri, ma
pi che arte e bench
gli

ultimi

Versetti

uscir

sibbene dal m.ondo esteriore o dalla sua propria vita.

Fu certamente
ti

ricca la tavolozza dei suoi

argomenal-

poetici, piuttosto attinta alla vita ed alla psicologia

comune
l'altezza

di

preferenza

al

mondo femminile che


pii

dei

grandi

problemi;

ricca

piti

Varia

quella dei colori e delle forme; sempre su sfondo classico egli ora d'annunziano, ora versilibrista, ora de-

cadente, ora, e

pii

spesso,

schiettamente

lui.

La sua
solo
il

che vorrebbe animarsi autobiografiche. D'annunzieggia nelle prime lidi note Saffiche ( 1 892) e Gioriche secondo la moda stra d'amore (1896). Seguono poi Italiche (1903) Belfonte (1903) ricca messe di armoniosi sonetti e, come dicemmo, senza forse il libro mighore di lui. Seguirono Il pilota dorme e Sul limite dell'ombra , varie per note idilliche ed agresti e nostalgie accorate. Concluse con // randagio ed i Versetti ultimo suo libro di versi del 1931 ch'Egh ha definiti casti di suono, misurati, netti, incisi dentro il mio tormento . Il Don Giovanni sono brevi schizzi di vita mondana. Maschi di accenti patrii e civili sono parecchi canin

Arte in genere Randagio poema

frammentaria.
sonetti

Unitario

ti

raccolti
i

in

Nuove
e le

Italiche .

Troppo

letterari
il

in-

vece, per

fanciulli cui

furono destinati, sono


favole belle
le

poe-

metto

Ritit

Tre

(1920).

Restarono

unicamente promesse

sue

prose:
:

il

romanzo // violinista e la raccolta di novelle campo di grano e // mazzo di gelsomini ; e


ressanti

//

inte-

pi

alla

lettura

che

alla

ribalta

suoi lavori

204

teatrali:

La sorte Simma scritti


specialmente

di

Cherubino (1912) Fiamma


1912. 1913, 1935. L'ultimo
ritorno
ai
ri-

nel

sente,
sici

nella

forma,

del

clas-

Le sue traduzioni metriche

e nel contenuto del pi alto mistero della vita. del /. Libro di Orazio

sono improntate a rara fedelt e a scaltrita eleganza e nel proemio e nelle note il Pastonchi ha dimostrato di aver compreso la sempre vibrante romanit e la squisita sensibilit metrica e verbale del poeta romano. Notevohssimi i suoi articoli di critica letteraria, specialmente quelli comparsi sul Corriere della Sera e dedicati alla metrica d'annunziana.

In uno studio su di lui, comparso nel 1934, E. M. Fusco scriveva Se si dovesse fissare, in rapida sintesi, il tema dominante della poesia di Pastonchi bisognerebbe dire che questo poeta ha trovato i pi personali accenti, quando ha cantato la sua solitudine
:

intima,
della

l'incomunicabilit
in
le

della
alla

sua
folla

arte,

l'isolamento

sua anima
per
tutte
.

mezzo
creature

e la simpatia di
isolate

esso
tra
le

che

appariscono

cose

Nel volumetto
lota

Sul limite

dell'ombra in

(si

//

pi-

dorme

la

il

in

//

randagio

notino

titoli

gi

significativi)

lato

solitudine;
il

motivo ritornante, modulato e rimodupotrebbero avere le Italiche

per epigrafe
in

motto
.

Stetti,

come

triste

amico, solo

disparte
Il

espressione della terza strofa della poe-

sia

cavallo

Ma

questa

solitudine

in

cui

si

trova

immerso

il

205

poeta,

l'uomo

rifuggiva;

anche

se,

sdegnato

e
si

sde-

appartava nelle ville amiche di Grugliasco, d'Ivrea o di Cant. Ritornava a Milano, a Roma, a Torino citt che nell'intimo pii di tutte amava, cos da stabilirvisi

gnoso,

ma

pi formalmente che intrinsecamente,

allorquando fu chiamato alla cattedra di Arturo Graf, non per titoli accademici o di studio, ma per chiara fama dove si ferm. Di lui poeta, di questo soltanto si vuol parlare ora che ha concluso la sua esperienza terrena, non si pu e si deve censurare l'amore per la parola eletta, il verso industrioso, la stanza composta con la pi rispettosa osservanza per le tradizioni pi
nobih.

come nostri, nei quali una vera gloria male e sgrammaticato, una poesia colta e raffinata come quella di Pastonchi male s'intende e peggio si giudica. Forse egli riesce persino monotono per l'eccessiva compostezza in cui si desidera qualche scatto. Molta galanteria ma pochissimo amore nei suoi versi, e punto passione. Il poeta sempre sereno, composto e castigato anche nella malinconia e tutta la sua poesia rende l'immagine di un'architettura ariosa e maestosa nella regolarit degli stipiti lisci e degli
In tempi
i

lo

scrivere

archi aperti.

Diceva

di

gi riportato

lui, un tempo, il Mantovani una curiosa vittoria, riuscendo


:

Egli

ha

in

tempi

come
di

nostri

a costituirsi ufficialmente in condizione


i

poeta e traendone autorit di declamare

versi di

Dante e di insigni moderni senza passare per istrione. Al suo atteggiamento personale corrispose in un certo senso la sua poesia, pi formosa che commossa. Ma cos armoniosamente concepita da piacere ancora pi
letta

che udita

206

Il

sereno tramonto della sua vita fu l'operosa condi

clusione
goli

una esistenza non sempre tenuta

sui

re-

d'una troppo rigida compostezza etica. Per aver amata la accurata reclame di s venne definito un vanaglorioso e un vanesio. Noi lo abbiamo sempre difeso in certi atteggiamenti antipatici
ai

ai

pi, riportandolo

ed a certo esempio illustre quello del D'Annunzio, su cui si modell senza riuscire a raggiungere l'originale, veramente unico nel genere. Ma tutto quello che fu la sua effimera personalit
tempi in cui
visse,

come

scomparve davanti all'amore altissimo e sempre nobilissimo che ebbe per la Poesia. Tanto che volle sempre e solamente essere chiamato poeta anche sul marmo tombale ritenendolo come il pi alto segno della nobilt umana. Per questo si pieghino lauri dei boschi Parrasii su di lui che ha chiesto di vivere la prima esperienza della sua oltrevita davanti al mare, nella luce mera-

vane

tutte le personalit fatte di cose transeunti e

vigliosa del sole.

Come

a vita immortale di poeta

si

conviene.

207

LEONARDO

BISTOLFI

LA TRASFIGURAZIONE DELL'IDEALE

In uno dei suoi Dialogues Philosophiques Renan esprime questo concetto: Che la scultura sia stata irrevocabilmente

perduta cessarono di andar nudi ,


E'

il

giorno in cui

gli

uomini

forse un'idea giusta se vien ristretta alla scul"

tura della pura forma.

E' noto che solo i greci compresero ed espressero tutta la grazia, tutta la forza,

umano: il Ce[iso del Partenone, la Nike di Peonio, l'Ermete di Prassitele hanno


tutta l'armonia del corpo

veramente dato fondo a questa prima stupenda fase


della statuaria.

per nessun verso, lecito trascurare:


i

un diaframma che, La Croce. Fra l'et pagana ed tempi nostri la storia registra una rivoluzione morale e sociale che da venti secoli domina il mondo e lo dominer per innumeri secoli anfra
i

Ma

Greci e noi

si

alza

cora:

//

Cristianesimo che, nel


tutti
i

mondo Occidentale
riflessi

ri-

verbera naturalmente
Cristo
della vita ;

suoi

sull'arte.

ha mutato, per l'Occidente tutti i valori con il Figlio di Dio il giudizio del bene e del male venne capovolto. Gli occidentali hanno chiuso gli occhi sul mondo e li hanno aperti sulla coscienza o almeno dovrebbero averli aperti o aprirli. Hanno innalzato il dolore s.ul piacere, hanno im-

208

parato
te,

a meditare sulla Morte. detto in senso filosofico.

Questo,

naturalmen-

l.

nessuno pu prescindere dall'ai di Croce si allunga su tutte le anime. Sotto il peso della Croce tutte le arti, tutti gli istituti, tutti gli ordinamenti dell'antichit europea si soCristo

Dopo

L'ombra

della

no
del

dissolti per rinascere inconoscibili sotto

nuove

speci.
risent

Unica

la

scultura

per

lunghi

secoh,
Il

non

vasto movimento riformatore.


il

Cristianesimo,

in

fondo, non ha che scalfito


to
il

meraviglioso Rinascimen-

e bisogna convenire con Peladan quando dice che tempo moderno soltanto ha veramente visto degli scultori cristiani . Orbene io ritengo che fra questi ultimi tenga uno dei primissimi posti Leonardo Bistolfl.

intendiamoci bene sulla parola: Io non ho detto


religiosi

scultori

o cattolici
la

ma
allo

<<.

cristiani
spirito,

cio artisti

che subordinano
lezza
sione,

forma

che

alla

belvi-

della

linea
si

preferiscono

la

profondit

della

che

soffondono di una poesia dolorosa e vae

ga,
ni

fatta di presentimenti e di rimpianti, di aspirazio-

irraggiungibili

d'inesprimibili
i

sogni;

scultura

che

reca in ogni sua parte


cabile divinit:

segni d'impero dell'indepre-

La Morte. Intesa per non come ansi

nientamento, che allora

cadrebbe nel decadentismo

pagano pi
Un'arte
scolpiti in
i

vieto,
siffatta,

ma

intesa

come

trasfigurazione.
in

che

contenga

intimamente
la

caratteri spirituali della cristianit,

trovate

pochi scultori prima di Leonardo

Bistolfi.

In Lui Cristo vi sorge innanzi transumanato come sorge dall'Evangelo secondo S. Giovanni. Ed stato

indubbiamente
vedersi che,

lui

uno

tra

primi contemporanei ad aval

al

marmo ed

bronzo,

restava ancora

209

qualche cosa da dire che i Greci non avevano espresso; lui che, per primo da noi affront il problema, ed in
parte lo risolse, di dare questa nuova sensibilit sottile alla materia bruta.

Leonardo
ferrato.

Bistolf

fu lui a raccontarmi

dio alla Loggia, tra


del

nacque nel 1859 a Casale Monun giorno nel suo stuil cavallo di Garibaldi e un gruppo
i

monumento

a Carducci,

suoi primi anni:

miei genitori sono stati un geniale scultore in le-

gno mio padre ed un'umile maestra elementare mia madre, che visse lavorando come una negra per aprir
le vie del

mondo a me,

unico suo

figlio .

Ho

studiato a Milano, a Brera, quattro anni con


del Municipio del
.

un sussidio

mio paese
casa.
Il

e,

a 19 anni

venni a Torino

L'Arte per
in legno

Bistolf

era

di

padre scultore

come abbiamo
fu
lo

detto e pieno di fantasia, buon


zio.

pittore

ornatista

giorno Bistolf mi fece vedere alla Loggia la camera da letto scolpita dal padre ed il meraviglioso letto in cui lo baciammo sulla fronte inanimata l'ul-

Un

tima volta.
ceva:

Ma

allora pieno di vita e di gioia

mi

di-

Vieni a veder l'opera di mio padre, un grande, un grande ignorato . Quando io ho scoperto una piccola parte dell'opera sua piansi di gioia e di rammarico per non aver potuto raccogliere tutto quello che ha fatto nella sua breve, dolorosissima vita. Ma guarda dunque come tut-

210

toci

bello...

Altro

che

miei

quattro

babacio

(burattini)!
in legno del padre di Leonardo Bistol veramente pregevole in massimo grado. La finitez-

La scultura

fl

za dell'intaglio, la precisione dello sbalzo, la fastosit e perizia della decorazione, la variet del motivo, quel

senso di libert propria di chi tratta


fosse

una

trina

leggera,

il legno come se sono presenti nella scultura

in parola; si
intrichi

sottili

potenza e

e si snodano in volute, in aerei e pensi al Cellini e all'arte sua fatta di di grazia, di robustezza plasmatrice e di

annodano

fascino trascendente.

Milano pi che dai modelli di scuola si lasci attrarre dalla pittura idealista di Tranquillo Cremona.
anni di noviziato trascorsi a Milano, in mezzo lombarda che aveva i suoi massimi rappresentanti in Iginio Ugo Tarchetti, in Arrigo Boialla

Gh

scapigliatura

Dante. Tabacchi lo ebbe allievo a Torino, ma un bel giorno lo conged dicendogli che non aveva pi nulla da
Il

to, in Ferdinando Fontana e, maggiore di tutti, Emilio Praga non hanno lasciato una grande traccia nello spinto del Nostro che, spesso, con mia grande meraviglia e anche un po' di disappunto da parte mia, mi diceva di non capire Baudelaire e i simbolisti e di preferirgli sempre Leopardi e Foscolo e, pi di tutti.

insegnargh.

nardo

In un poverissimo studiolo di via Bava inizi LeoBistolfi i suoi primi colloqui con l'ispirazione
violino

Armonioso mediatore il nava con tanto amoroso


E' di quel tempo
acquista
listici

che

lo

scultore

suo-

fervore.

la

reazione al temperamento, che

d'opere in alcuni gruppi reazoliani, fortemente segnati da una grande peri-

significazione

211

zia

d'esecuzione:

NI

sono aneddoti non pezzi di vero ma barcome dice il Cena zellette e, quel che era notevole parecchio dopo, non sorpassavano le dimensioni adeguate alla loro impor-

AL SOLE

LAVANDAIE TERZETTO

CON TABU

tanza:

pochi pollici. Nella Galleria Nazionale

di

Roma

il

Bistolfi

rappresentato soltanto da un gruppo di quel periodo,

anche la Galleria d'Arte moderna di Torino dove am, lavor e lott per l'Arte e per tutte le tendenze oneste e disinteressate non ha che una copia della testa del monumento di Garibaldi a Savona, due disegni e una copia del Cristo per la tomba Braida. Dopo questi gruppi di verismo ecco l'evoluzione prodursi con celerit di sviluppo.
del resto

Piove

Crepuscoli

Amanti

dove

ancoe

ra manifesto lo spirituale influsso del


fine:

Cremona

in-

La Sfinge
Sfinge

La
lirismo.

il

segno del trapasso dalla psicodalla novella anedottica al

logia alla filosofia, meglio;

Leonardo

Bistolfi

momento
ligione;

l'Arte

aveva trovata la ha per lui lo stesso

via.

Da

questo
re-

ufficio

della

magnifica l'elemento divino nelle cose e vi fa


l'uomo.
e l'Arte,

partecipare
religiosit

Havvi un'assoluta
ed per

identit

tra

la

me

pessimo prete quello

che non comprende il capolavoro, come non nobile artista chi il Divino non intenda, almenocch non viva in una spasimante ricerca di Dio. Hawi una gerarchia di opere che possono proporzionare i loro meriti alla maggiore o minore somma di rehgiosit che esprimono. Sar innegabile sempre che la Discesa

212

dalla

Croce

del primitivo esprime e trasfonde

mag-

giore entusiasmo lirico di quel che lo possano fare cin-

que ova sode o una testa di cavolo dipinte, che un Tizio proclama natura morta dimenticandosi di firmarlo:

Autoritratto .

Tutto il segreto della bellezza , in fondo, contenuto in quest'antitesi La base non pu valere il vertice; il volgare e lo sgargiante sono in perfetta contraddizione con la nobilt e la severit; sollevare le gambe in una qualunque danza e adergere le mani in una plastica offerta simile ad un Ave sono incolmabili contraddizioni anche se il primo gesto e non il secondo ieratico atteggiamento possa venire definita interiezione mistica da chi con il misticismo non ha proprio ma proprio nulla da spartire. Leonardo Bistolfi inizi quindi dalla Sfinge che
:

ritta

sulle

soghe

oscure della vita e della morte


l

dove s'apre

guarda.

l'increato impero Nelle pupille immote, assorte


si

della terra e del cielo


l'inviolato
il

raccoglie

uni versai

mistero...

suo nuovo periodo.


S' detto che l'arte di

Leonardo
i

Bistolfi

esca daldella bel-

l'anima e vi ritorni rivelando


lezza
nella
Il

ritmi

eterni

trasfigurazione

ideale

della

l'Amore. ci; che


sualit,

fascino delle sue opere

Morte e delemana proprio da

le

sue figurazioni, sciolte dai vincoli della sen-

sono trasfigurazioni purissime di sentimento e procedono nello spirito. Forme dietro forme sollevano il velo che nasconde l'essenza delle cose. Per elevare le fronde nell'aria la pianta ha le sue

213

radici nel suolo; gravezza di fango, avidit di cielo. E'


la

tragedia del
realt?
di

fiore.

Quale meraviglia dunque che


Bistolfi

lo

slancio
della

idealistico

sia

preceduto dalle esigenze rapaci


ebbe,

Leonardo

come vedemmo,
i

un esordio
spettabili

realismo cos
dell'Arte

esuberante che

pi

ri-

onagri

accademica

gli

decretaro-

no l'ostracismo. Le lavandaie alla Promotrice del 1882 furono rifiutate come indecenti. Quali circostanze mutarono l'indirizzo del giovane scultore? Spiegare la nascita
ra, si

dell'ispirazione

impossibile.

Traluce,

si

oscuStu-

accende d'un tratto come un raggio pisce la sua inesplicabilit.

di sole.

Ma

se

il

granito
la

deve avere un cuore non deve

cadere tutta
dell'Arte

scoria?

Quest'astrazione

che il dovere ed il martirio immortalata nei capolavori della scultura.

Se l'opera d'Arte

grande esige
pii

il

sacrificio
Il

della

volgarit e l'opera scultoria


lizzare Videa.

di tutto.

suo canone
per rea-

fondamentale uno solo: idealizzare

la realt

Meravigliosa fu la rapidit con cui Leonardo Bistolfi si rese conto di quest'esigenza. Non passa un anno di veloce corsa all'aria aperta che gi l'anima, a poco a poco svegliandosi alla vera vita e non piti paga della superficie delle cose, comincia a tradire
la

sua presenza prima nella psicologia episodica delcampestre, poi nel patetico impressionismo dei paesaggi soffusi di virgiliana dolcezza, quindi nella concentrazione pii vibrante dell'Amore, precorsa dalla

vita

l'annunzio della Morte.

Ecco il gruppo dei motivi campestri poi r Angelo della Morte , ecco gli Amanti nell'intensissimo ar-

214

dor della passione; ma, come abbiamo accennato pri-

ma

l'uomo,

fatto

pensoso dell'avvenire
.

si

rivela

nella

creazione
giante
sta

della

Sfinge

la

fatale

figura

simboleg-

problema dell'infinito. L'arte funeraria acquiil con quest'opera un capolavoro. Il tema la mel;

ditazione sull'ai di
al

l'anima sola nella notte davanti

mistero

del

sovrasensibile.
in

La

vittoria

piii

signi-

ficativa

dell'artista

quest'opera la trasformazione

della pietra in

pensieri per virtii d'una

forma

jeratica

che rivela
splicabile

la

pressione della vita interiore ed ha l'ine-

forza d'un presentimento.


Sfinge

Con
gura e
elevano
ste
alla
si

la

comincia
mente,
bellezza.
lo

l'arte

nuova. Tutta
Bistolfi
si

la

concezione della vita


la

per Leonardo
gli

trasfisi

visione
cielo

della

effetti,

le

cose,

al

della

Le
al

aspirazioni

oppo-

fondono.
Dalla

Cede

spettro
cripta.

simbolo,

l'ombra

luce.

funerea

Psiche,

l'immortale

Fenice, risorge.

Ma
no
sto
lo

questi

sogni,

per quanto

belli
le

non sopprimoil

schianto del cimitero.

Oh

lacrime dell'ineso-

rabile addio!

La

solitudine fredda della casa e


in

po-

per

sempre vuoto

mezzo a

noi.

Bistolfi

non

giunge ancora a fissare questo dolore in un semplice temporaneo distacco cui fa luogo un radioso arrivederci, cosicch piti che un Congedo la Morte altro non che un mutamento di stato! Per lui la Morte resta quello che per la maggior parte degli uomini. Nelle ore taciturne, quando il cuore angosciato rimpiange mille cose che non sono

pi di fianco a noi, sullo sfondo del muro, nell'angolo

pi

silente

del

Cimitero, tutta la

folla

incantatrice

delle

rimembranze ripassa, lieve, serena, illusiva. Nel Dolore confortato dalla memoria la nobilt del-

215

purezza delle forme espresse con tanta poemi commuovono a tal segno che quasi sono indotto a sperare per la mia anima, al di l del velo, un prolungamento senza fine della visione.
l'Idea, la

sia

Il

Cristo esce

vit in cui queste opere

completamente dal cerchio di soachiudono la nostra coscienza.

Gli aspetti del Cristo nella storia dell'Arte e del sen-

timento
tista

sono sicuramente innumerevoli e nessun ar-

pervenuto a fissarne in
il

modo

unico
pii

il

modello.

Qui abbiamo
dell'idea.

Cristo

nell'esaltazione

dinamica

Quest'ora
importa.

meno apparente
ci

nell'Evangelo;

ma non

Questo Cristo
la
il

circonda di silen-

zio e di adorazione.

Nel SOGNO vane donna, nudo


ghirlanda
tenerissima
alla

vereconda figura di una giogrembo materno fecondo, in una


vento
dell'invisibile
la

di

rose.

Il

rapisce;
in

immagine
Il

dell'amore
il

ritornante

seno
presti

Natura.

poeta abbellisce

rapimento

ma come
ci

triste la rottura della vita, anche se l'Arte


la

sua forza contro

il

destino.

Nel Funerale d'una vergine lo scultore si abbandona alla deriva della melanconia. Una vergine morta. La giovinezza che scompare partecipa in qualche guisa dell'eternit, ma non men triste la fine.
Sopra una grande porta in bronzo novissime Parche avvolte nei foschi veli della notte portano la salma della vergine in un letto di fiori all'eterna dimora; in
basso due donne accasciate dal dolore, piangono disperatamente.

Ma

la

passione della vita cos

avvampa che

gi lo spirito riarde nel desiderio di veder l'aspetto della

morte vanire nell'immortale fiamma d'amore.

Tale

il

pensiero animoso e soave che sorge nel-

216

l'anime

nostre

quando volgiamo

gli

occhi

al

gruppo

della Resurrezione.

Nel
le

Cristo

l'umanit appare nella pienezza della

sue

forze

immanenti e
isolata
la

rappresentazione essen-

ziale cos vicina alla vita di questa terra

emerge nuova, teriore. Ancora


ta

che l'opera sfondo della visione infamiglia degli uomini raggruppasullo

all'ombra

fatidica

della

Croce,
e

dall'infanzia
nella

alla

giovinezza,
nella

nell'amore e nel dolore,


nella

speranza e

maturit,

forza

nel

pensiero.

Ma

nel

polso vitale di quest'armoniosa sintesi, senti che l'artista


si

svincola tutto dalla tirannia del passato.

Que-

sto

potente altorilievo, nella grandiosa veemenza del-

le figure laterali,
Il

ha veramente del michelangiolesco.

tema
dalla

fetta

nella

che nell'Arte discende perNatura, trova un'affascinante realizzazione Statua a Segantini . E' la visione della beldella bellezza,

lezza

ideale

invocata con
la

la

pi

ardente brama
al

dal

sognatore.

E'

bellezza

che,

cedendo

disperato

grido, esce gradatamente dalla materia e si rivela scendendo nel gorgo della vita. Fiore d'un istante fissato dall'Arte per l'eternit. Le parole sono impotenti a dare un'idea esatta di questa Creazione che. nella scultura funeraria una delle piii belle usciate dallo scalpello di Bistolfl, ed una delle pi riuscite
tra le sculture funerarie italiane.

Un
la

nuovo elemento
la

di

grandezza apportato dal-

personificazione degli eroi.

Quando
libert

fantasia

dell'artista

pu erompere con

l'opera grandeggia in tutta la sintesi della sua azione, in tutta la possanza della sua idealit. Come per esempio nei due monumenti a Garibaldi a Savona e a S. Remo

nell'imponenza

del

movimento,

217

rio e la gloria

o nell'epico e santo soldato di Casale dove il martisi compongono in quel bacio che il sol-

dato d alla sua baionetta diventata croce. Le donne di Casale vanno a pregare su questo monumento co-

me

su di un altare. Ed altare veramente di poesia e di ricordo eroico ed ammonitore.

Ma
tere di
tico dei

dove

il

Bistolfi

raggiunge quel massimo po-

suggestione che deriva dall'intreccio

dramma-

due

ritmi opposti della

Natura

nel gruppo:

La Morte
In
quella
distinto

e la Vita .
solitudine

dove il sogno non due bellissime donne camminano l'una dietro l'altra: L'ai di l e Val d qua del velo, l'ignoto e il noto, la ragione ed il cuore, il
arcana
piti

dalla

realt

flusso

ed

il

riflusso degli esseri,


alla

il

na cura dei mortali


saggezza.

rivelazione

passaggio dalla vaimmortale della

sulla sua arte non si quasi mai Lui creatore e affermatore, dalla maniera che non stata sua ma dei suoi imitatori. non Si fatta cio colpa a lui se degli scultori gi i suoi allievi migliori che si sono liberati dall'imihanno esagetazione ed hanno trovata la loro via

Nel giudizio

isolato

rato

un'attitudine

spirituale,

deformandola con

l'esa-

sperazione dell'imitazione. Bistolfi va giudicato per quel che, nel tempo, rester di lui e non per quello che non ha fatto o avreb-

be secondo i suoi critici, dovuto fare. Di buone intenzioni dicono che sia strada che conduce all'Inferno, certo

fabbricata
le

la

strade

che

218

conducono ai Paradisi dell'Arte sono echeggianti di buone intenzioni realizzate. Nelle opere che durano bisogna unicamente ricercare l'originalit dell'artista.

Naturalmente
per ogni grande

anche
artista,

per
le

Leonardo

Bistolf,

come

opere che dureranno sono

molto pi imponenti anche se poche di numero delle critiche che gli sono state mosse. E poi dura un andazzo nella critica odierna che fa rimanere di sale.
si

Non

pu esaltare uno senza demolire un altro. Un grande artista deve essere scalzato alle basi per far luogo ad un altro. Pera Michelangiolo purch Bramante viva.

Non
delle

ammirarli entrambi e studiarne


loro
mirabili

il

lato

eter-

no

creazioni.

Non

si

pu appro-

fondire l'uno senza abbattere

l'altro.

cos delle epoche.

L'ottocento tutta roba da

buttar via e viceversa etc. etc.


L'interiorit

dell'Arte

di

Leonardo
nel
delirio,

Bistolf

non

soltanto ravvisabile in quel tormento plasticamente reso;

nello

spasimo dei

volti,

folle

talvolta,

delle

membra che fremono come


invisibili,

se fossero strette da

catene
esse

s'irradia.

razioni chi

magica che attorno ad pu avvicinare alle sue figunon sente in s lo stato lirico profondo e
dall'aura
si

ma Non

ardente pronto a vibrare per qualcosa d'inafferrabile che passa tra te e quello che contempH. Quegli che
ricerca

unicamente
sviato

la

bellezza

plastica,

la

forma mo-

dellata con sapienza di polhce e di stecca,

pu essere
del

turbato,

allontanato

addirittura

dall'arte

Maestro
il

casalese.

Si prova anche per un altro grande scultore itahano, Wiidt, questo stato d'animo. Perch ove non si rieil

sca a penetrare l'alta intenzionalit spirituale e

vi-

219

goroso lirismo

si

costretti, davanti

ad un'opera

estre-

mamente concettosa, sintetica, vigorosa o di non capire o di scambiare tutto per


di pili

di confessare

fumisteria

Leonardo Bistolf volle deliberatamente che qualcosa profondo balzasse fuori dal suo tormento, soffondendo le materie di un'aura spirituale che aleggia intorno alle sue figure, che si sprigiona anzi da esse e ne soffonde le immagini ed i volti, le membra di un colore speciale, di una luce misteriosa inafferrabile,

vaporosa.

Una

religiosit

tanto pi ermetica quanto pi ap-

la sua scultura cos da dare ragione a Gaetano Previati quando afferma che L'espressione dell'arte deve essere nient'altro che la pre-

pare elevata circon fonde

ghiera concreta che l'Artista innalza a Dio

Ecco dunque
l'arte bistolfina;

tutto

il

segreto,

tutta l'ermetica

del-

mirare

all'alto.

Colui che guarda in basso non sapr mai vedere che cose basse, si trovasse pure sul pi eccelso trono del mondo o sulla vetta estrema dell'Imalaya. Una sola visione confonde insieme l'artista e lo spettatore. Non gi che lo scopo dell'arte sia la morale; l'opera d'arte morale in conseguenza della sua bellezza, non havvi intenzione aprioristica ma coincidenza che appare necessaria. L'opera che includer in una bella forma un'idea perversa o meglio ancora una bella idea inclusa in una forma laida o perversa non sono, per me, arte. L'opera di carattere idcahstico, o mistico, vale, per

220

me, pi di ogni
nalit

altra,

perch,

realizzando
la

la

conce-

zione pi alta e pi pura perfeziona

nostra perso-

spirituale. Colui che non conosce n la forza n il talento di creare secondo la formula sublime, dovrebbe avere la forza di rinunciare ad un tentativo banale e dannoso.
Il

dilettante
infierisce
i

peste perversa di tutti


ai

che
sotto

di

pi

nostri

tempi ma i cade per primo


l'opera artisti-

colpi di questa maledizione,

ma

ca che non vuole se non uomini della sua statura e gli abilissimi tecnici che vilmente accettarono e accettano
di

porgere

le
.

mani

alle

catene

possono

recitare

il

mea culpa

Bistolfi ha affermato pi di ogni altro con il suo esempio che l'artista non soltanto colui che crea;

offrire

ai

maestri la propria devozione, vivere per

le

sole ed uniche emozioni superiori,

comporre un'armoil

niosa atmosfera che non attraversi l'impuro soffio degli

avvilenti pensieri questo prova l'alta virt,


il

sacro

lignaggio,

segno
alla

del

precorritore.

sua fresca passione, che ad ogni alba luminosa sembrava rinnovarsi come se traesse dal-

Davanti

le

mattutine

rugiade

tutto

il

vigore

novello,

restavi

commosso
le,

e meravigliato.

Consideravi

quella

piccola

creatura

debole,

fragi-

bruciata da un
il

immenso ardore
era
alle

creativo,

sulla

cui
ai

persona

travaglio

cos

evidente

pensavi

cavalli giganteschi,

figure alate, alla potente rap-

presentazione plastica del Dolore e della Vita che da


quelle
re
in

mani erano uscite, e non potevi non prorompeun inno alla sovrumana potenza dello spirito

trionfatore della materia.

221

re e

Per questo Leonardo Bistolfi stato degno d'amodegno della pi alta memoria.
le

Tali quali sono

sue opere costituiscono una pro-

testa dell'ideale contro la realt, dell'arte contro l'istrio-

nismo, della bont contro l'egoismo.


Scultore neo-cristiano, egli e
l'affrmazione
contrarie e
di
le

sue creazioni sono


principi

conquistato e conquisteranno,
le

che hanno malgrado le apparenze deviazioni momentanee, tutte le anime


sentimenti
e
di

generose.

Aperta, viva e sincera davanti a noi l'anima sua


in

quel tumulto mirabile di sensazioni che la liberavala

no dalla terra e
gni e
gli

trasportavano lontano, tra

so-

ideali pii alti

dell'umana coscienza.
in
lui,

La sensazione
massima parte
sentimento .

dell'arte,

prima

di

essere vi-

siva e formale, cio di peso


degli
scultori

pii

volume come della anche insigni, stato:


S,

Rammento che una


ste figure che tu vedi, ne, eroi,

volta egli mi disse:

que-

prima

di

diventare angeli, done Poesia .


il

sono state

in

me Canto

Si

comprende quindi facilmente


le

suo lirismo difli-

fuso in tutte

creazioni e lo sforzo di rendere in


la

nee e figure quello che soltanto


frequentemente
della

musica

e,

meno
ad

musica,

la

parola,

riescono

evocare con la loro energia.


Egli
sa
dire
egli

fu sopratutto poeta.
sull'arte

sua

questo non

Qualunque cosa si posgli si pu negare.

Che

persegu sempre nella profondit dell'anima

creante un pensiero di pura poesia.


sia trasfuse

Che

questa poe-

spesso totalmente nei marmi e nei bronzi

e nei rari dipinti; che gli turbin sempre nella mente

222

e nel cuore, accendendogli fiaccole di passione proiettanti nelle tenebre


il

Oh mi diceva un giorno. abbia amato ed ami i poeti! Sono stati e sono la gioia della mia vita, la consolazione del tormento che mi dava quella roba U (e mi accennava l'alta figura ariostesca e messianica di Garibaldi
Poesia,
sai

poesia
io

loro incerto chiarore.

tu

non

come

lanciato sul cavallo del


la

Mito contro

liberi

cieli

del-

Patria).

Musica, Armonia, Bellezza e sopratutto... Poesia furono l'ultime parole che mi disse due giorni prima di perdere conoscenza e di entrare nella lunga

ma

quieta agonia.

E' stato
coloro
artisti

sono

il suo viatico per me; il viatico per tutti che l'hanno sinceramente amato, per tutti gh che, davanti a lui ed al suo esempio, non pose devono pensare che alla eterna potenza e

bellezza dell'ideale.

tale sia

il

ricordo di

lui

in noi, per

sempre.

223

INDICE

Sopra un

ritratto della Belle


il

Epoque

Pag.

Gli autori e

mondo

di

Addio giovinezza

Giovanni Cena, poeta del dolore che ascende


Ernesto Ragazzoni, bevitore
di stelle

Giuseppe Baratta,
Gozzano,
Il
il

il

cavaliere senza camicia

dolcemente amaro Guido


.

poeta delle giovinezze perdute e redente


dell'inespresso inesprimibile

Thovez o

Nino Costa, poeta


Il

del

Piemonte
,

Poeta delle

sartoirette

Augusto

Franzo),
l'arte

l'esploratore

solitario
.

Arturo Fo,
Il

raggio del pensiero


e del colore

pittore

del
della

fasto

Il

poeta

solitudine

Leonardo

Bistolfi, la

trasfigurazione dell'ideale

ALTRE PUBBLICAZIONI DEL MEDESIMO

AUTORE
STORIA E BIOGRAFIA
EMANUELE
DI

FILIBERTO,

TESTA
-

FERRO ANDREA DORIA SKANDERBEG FRANCESCO CRISPI SANTORRE SANTAROSA

Paravia Paravia Paravia Chiantore

(esaurito)
-

Oberdan
saurito)

Zucchi

(e-

ALFREDO ORIANI PAOLO BOSELLI


COSSERIA
e

Lattes (esaurito) Lattes


Soc. Subalpina Editrice
S.E.I.

LE CAMPAGNE NAin

POLEONICHE

ITALIA

'
-

GOETHE
LA REGINA MARGHERITA SHAKESPEARE (imminente pubblic.)
DI

Edizione
S.E.I.

Superga

PROSSIMA PUBBLICAZIONE
-

CLOTILDE DI SAVOIA

S.E.I.

IN

PREPARAZIONE
-

LA STORIA DEL GIORNALISMO

S.E.I.

POESIA
I

POEMI DELLA BEATITUDINE


SPIRITUALE
-

SELP
zione
nelli e

(con prefazio-

di

Arturo Faricopertina di Leo(e-

UNA STAGIONE
GLI EROI IN
I

IN

PARADISO

nardo Bistolfi) Ceschina (Milano)


saurito)

PANTOFOLE
-

Gastaldi
saurito)

(Milano)
(Torino)

(e-

CANTI DI MARILENA

Viglongo
saurito)

(e-

LE POESIE RELIGIOSE

Gerii
di

(con

prefazione

Arturo

Farinelli)

227

IN
e CAMMEI ADONHIRAM TUTTA LA LYRA

PREPARAZIONE
-

SMALTI

Ed.

del

Cenacolo

ROMANZI E NOVELLE
IL
I

CONTINENTE SCOMPARSO RACCONTI DELLE DUE RIVE IL CROCEFISSO DELL'ISOLA VENTURIERI DEL SIGNORE I
(3=1

Formica

(esaurito) (esaurito)

Montes
Paravia Ceschina

Ediz.)

L'INFERRIATA D'AMORE

(esaurito)

ROMANZO SENZA PAROLE LA REGINA DI UN RE


FACCIA E VOLTAFACCIA

Bocca
Soc. Subalpina Editrice Torino (esaurito)

Gastaldi

IN
IL
I

CORSO

DI

STAMPA
-

GLI ITALIANI

PAGANINI DEL 1814 CAVALIERI DELLA TAVOLA


DI

ROMANZO

Paravia

ROTONDA
IN
IL

S.E.I.

PREPARAZIONE
-

LIBRO DEI RE

S.E.I.

TEATRO
L'IDOLO DAI
Teatro
di

PIEDI

D'ARGILLA

Edizione

Augusta

To-

rino esaurito)

Poesia: 1 Voi.

QUESTA SERA DA DON


GIOVANNI LA BEFFA AL DIAVOLO NAPOLEONE E CLEOPATRA IL VOLO SULLA BUFERA

Edizione Chiantore
saurito)

(e-

228

IN
2 Voi.

PREPARAZIONE
BUON RE

LE CRONACHE DEL RIDIGRASSO


IL

FIGLIO

CHE NON NACQUE

L'ADDIO

AL DI SOPRA DELLA MISCHIA SAN SEBASTIANO

COMMENTI
IPPOLITO NIEVO POETI DI PIEMONTE

CRITICI
'

Paravia

Montes
Paravia
Lattes

(esaurito)

ETTORE FIERAMOSCA Arturo Eoa' - L'UOMO E POETA


Arturo Eoa'
-

IL
-

(esaurito)

LIRICHE SCELTE

Ceschina

(esaurito)

TRADUZIONI
Virgilio
-

Le Georgiche,

la

Copa ed

il

Moretum

Paravia

(e-

saurito).

Goethe - Pagine scelte - Paravia. Carlyle - Pagine scelte - Paravia. RusKiN - La corona d'Ulivo selvatico

Paravia.
-

GuYAU
Poe
-

Saggio

di

una morale senz'obbligo n sanzione


-

Paravia.

Gordon
-

Pym

Paravia.
-

Hautpmann
neo

La Campana sommersa
Torino
(esaurito).

Ed.

del

Contempora-

Buchan - Il profeta dal mantello verde - Agnelli. Emerson - Gli Uomini rappresentativi - Utet. De Musset - Commedie scelte - Utet. Tirso da Molina e Zorilla - Don Giovanni La Fontaine
glongo.
-

Utet.
-

Le

Favole

(in

corso
-

di

pubblicazione)

Vi-

Olcott

Il

catechismo del Buddismo

Viglongo.

229

Questo volume
a

della Collana Narratori

cura

dell'Editore

Mario Gastaldi
il

Milano

stato finito di

stampare

31

dicembre 1954

con

tipi

della
-

Scuola Tip. Artigianelli

Monza

Via Magenta, 2

University of Toronto

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