Sei sulla pagina 1di 2

XXXVI**

Appena svegli il piantone fuori dalla porta ci accompagn alla mensa. Era stupefacente vedere come la struttura fosse stata recuperata dallo stato di abbandono. Il rancio di qualit era abbondante e lambiente piuttosto rilassato. Ci fu detto che nel pomeriggio avremmo avuto un incontro importante ma che ci era concesso di riposarci per tutta la mattinata. Daltronde il Khan teneva a che i suoi ospiti si trovassero a loro agio prima dincontrarlo. Era proprio come avevamo temuto e sperato. Eravamo giunti allalto comando e non poteva essere altrimenti dato il riserbo e le cautele che avevano circondato il nostro trasferimento. La struttura in cui alloggiavamo era particolarmente animata da uomini giovani, intenti nelle occupazioni pi disparate. Al di l della nostra scorta composta da un paio di uomini armati, nessuno faceva caso a noi. Con la luce del giorno mi facevo unidea pi precisa del complesso immerso in una vegetazione selvaggia e rassicurante. Erano anni che non vedevo niente di simile. Sembrava che il luogo fosse stato toccato solo marginalmente dagli sconvolgimenti dellultimo secolo. Solo pochi dettagli lasciavano trasparire labbandono totale attraverso il quale era passato, la ruggine omogenea dei complementi in metallo, le ampie aree in cui il cemento si era sfaldato e sgretolato, il confine labile con la vegetazione aggressiva che aveva intrappolato alcune parti della costruzione che si era deciso di non utilizzare. Per il resto, il lavoro degli uomini dellalto comando era stato attento e perfetto. Era difficile stabilire da quanto tempo larea fosse stata presa in custodia e riattivata. Senza farmi troppi scrupoli mi mescolai, sempre guardato a vista dagli uomini della scorta, a un gruppo di spettatori di una partita di pallacanestro che si svolgeva nel cortile esterno al primo piano e cominciai a fare domande in modo vago ma incalzante. Non ottenni praticamente nulla se non di sapere che si trovavano l da quasi un anno. Messi in allerta da

qualche segnale risposero al resto delle domande con sorrisi evasivi e ostinati fino a quando non mi accorsi che lentamente venivamo isolati da uno spostamento discreto ma continuo. La scorta mi guard con un sorriso di compatimento e mi fece cenno di lasciar perdere. Il mio atteggiamento era stato controproducente e probabilmente avrebbe condizionato i rapporti della squadra con quegli uomini in futuro. Mi muovevo maldestramente in un contesto completamente nuovo dando prova di quanto fossi fuori luogo. I miei uomini non erano da meno, ma probabilmente erano apparsi pi discreti di me. Eravamo come degli alieni in visita a un mondo sconosciuto.

Potrebbero piacerti anche