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23-CA01 Ripristino
23-CA01 Ripristino
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Difetti originari del calcestruzzo
• Diminuzione della resistenza del calcestruzzo per quantità
eccessiva di acqua d’impasto
• Calcestruzzo poroso per insufficiente compattazione
vespai:
vespai riducono localmente la resistenza del cls,
espongono le armature alla corrosione
• Micro- e macrofessurazioni prodotte da inadeguati
provvedimenti di stagionatura: favoriscono la
penetrazione degli agenti aggressivi
• Spessore del copriferro minore di quello richiesto dalle
condizioni ambientali
• Posizione delle barre di armatura diversa da quella di
progetto
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vespaio
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Degrado del calcestruzzo armato
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Il degrado del calcestruzzo è favorito e reso più rapido in
presenza di difetti originari
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Corrosione delle armature:
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degrado del corrosione delle
calcestruzzo armature
H2O, NaOH
CO2 + Ca(OH)2 CaCO3 + H2O
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Velocità di carbonatazione
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La carbonatazione di per sé non provoca alcun danno al cls;
anzi, ne riduce la porosità, aumenta la durezza e porta a una
maggiore resistenza meccanica.
Ha invece importanti conseguenze sulle armature perché il
pH, da valori iniziali di 13-14, passa a valori vicini alla
neutralità, cioè al di sotto del valore 11,5, necessario per
assicurare, in assenza di cloruri, le condizioni di passività.
Una seconda conseguenza è la liberazione di cloruri
nell'acqua dei pori, che così diventa più aggressiva.
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CORROSIONE DA CLORURI
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INDIVIDUAZIONE DELLE ZONE DEGRADATE
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La profondità di carbonatazione si può determinare mediante
la prova alla fenolftaleina (UNI 9944):
Sulla superficie del campione, subito dopo l'estrazione, si
spruzza un velo di soluzione alcolica di fenolftaleina:
il calcestruzzo carbonatato non modifica il suo colore,
il calcestruzzo non ancora carbonatato assume il colore rosa
della fenolftaleina in ambiente alcalino.
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La prova deve essere effettuata su una superficie fresca di
rottura, perpendicolare alla superficie esterna del calcestruzzo.
Sulla base di una campionatura sufficientemente estesa, è
possibile stimare la penetrazione della carbonatazione nelle
varie parti della struttura (dove possono variare le condizioni di
esposizione e quindi la velocità di penetrazione).
Confrontando la profondità della carbonatazione con lo
spessore di copriferro effettivo, misurato sulla struttura, è
possibile individuare le zone in cui la carbonatazione ha
raggiunto le armature e prevedere i tempi in cui questo si
verificherà.
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Analisi del contenuto di cloruri:
analisi chimiche su campioni rappresentativi di diverse
profondità per determinare dei profili di contenuto totale di
cloruri.
Si possono utilizzare carote che vengono tagliate in fette
oppure campioni ottenuti raccogliendo la polvere prelevata a
diverse profondità con un trapano.
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Normativa di riferimento
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Fasi del restauro
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Restauro delle armature: quando le armature si presentano
corrose e ridotte di diametro in misura apprezzabile, occorre
sostituirle o integrarle.
In dipendenza della quantità di armatura che occorre sostituire,
le operazioni sono:
• ripristino delle armature e delle staffe tramite saldatura di
nuovi ferri sulla parte sana di quelli deteriorati
• ricostituzione di nuova gabbia di armatura costituita da rete
elettrosaldata collegata alla preesistente armatura
• cerchiatura con profilati metallici.
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Protezione dei ferri d'armatura contro l'ossidazione,
mediante l'applicazione di sostanze alcaline stabili:
convertitori di ruggine
protettivi a base di resine sintetiche
I protettivi, una volta induriti, non permettono una buona
adesione delle malte; è opportuno spolverare con sabbia di
quarzo o sabbiare la resina indurita.
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Applicazione di primers: sostanze (sintetiche o boiacche
additivate) che si applicano a pennello a spruzzo e che
permettono l'adesione delle malte di ripristino.
Malte da ripristino: devono possedere le seguenti
caratteristiche:
elevata tixotropia per consentire l'adesione su superficie
inclinate
buona lavorabilità, per evitare l'uso di casseri
basso rapporto acqua/cemento per avere basso ritiro.
Di solito si utilizzano malte preconfezionate:
malte di resina
malte cementizie
malte cementizie rinforzate con fibre
E' opportuno, nell'impiego dei vari prodotti, scegliere sistemi
completi, che garantiscono la compatibilità fra i componenti. 30
Protezione con prodotti impermeabilizzanti:
• rivestimenti organici (acrilici, poliuretanici, epossidici):
film continuo che blocca la penetrazione dell’anidride
carbonica
• trattamenti idrorepellenti:
idrorepellenti riducono l’assorbimento
d’acqua e delle sostanze aggressive in essa disciolte, non
ostacolano la penetrazione dell’anidride carbonica e
quindi della carbonatazione
• trattamenti che portano alla chiusura dei pori (silicati,
silicofluoruri: penetrano nei pori e reagiscono con il cls
dando luogo a prodotti di reazione che ostruiscono i pori
• rivestimenti cementizi a bassa permeabilità e di elevato
spessore: essendo molto deformabili, hanno anche il
vantaggio di chiudere le fessure
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Efficienza dei trattamenti superficiali
L’azione dei trattamenti superficiali si esplica nel rallentare la
penetrazione delle specie aggressive; porta a un allungamento del
periodo di innesco, soprattutto nel caso di corrosione da cloruri.
Una volta che la corrosione è innescata, solo i trattamenti che
ostacolano la penetrazione dell’acqua riducono sensibilmente la
velocità di corrosione e solo nel caso in cui sia indotta dalla
carbonatazione.
Occorre usare i protettivi specifici per ogni agente aggressivo.
Occorre curare l’applicazione: si avranno risultati disastrosi se
l’applicazione è effettuata in modo non corretto, su supporto non
adeguatamente preparato o non sufficientemente secco.
I trattamenti rimangono efficaci in genere per 10-15 anni.
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Riferimenti bibliografici
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