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Università “G.

d’Annunzio” - Chieti-Pescara
Dipartimento di Economia (DEc)

Fabrizio Ferrari
Geografia della popolazione (III)
I movimenti migratori influiscono sulla consistenza
numerica e sulla distribuzione territoriale dei gruppi
umani.
Li si potrebbe classificare in base all’entità:
emigrazioni di massa;
emigrazioni per infiltrazione.
Un’altra possibile classificazione riguarda i moventi:

migrazione spontanea;
migrazioni organizzate;
migrazioni coatte.
Infine, un’altra classificazione attiene alla durata:

migrazioni permanenti;
migrazioni temporanee;
spostamenti pendolari residenza-luogo di studio o di
lavoro.
Migrazioni di popoli

Agli spostamenti di gruppi umani più o meno


compatti, o addirittura di interi popoli, si devono
imputare i grandi incroci, le sovrapposizioni e
interposizioni di gruppi etnici in tutti i continenti e
particolarmente nell’Eurasia in epoca remota.

Migrazione degli Indoeuropei o Ariani dall’altopiano


iranico.
Colonizzazione dei Greci e dei Romani.
Migrazioni germaniche e celtiche.
Conquista araba.
Invasione dei “popoli cavalieri” uralo-altaici.
Nell’età moderna dopo la scoperta dell’America e
dell’Australia, le grandi migrazioni avvennero per via
di mare e iniziò, con l’estendersi dello sfruttamento
coloniale, anche la migrazione coatta di popolazione
africana (in particolare dal Golfo di Guinea fino
all’Angola), ossia la tratta degli schiavi.
Essa fu avviata dai Portoghesi fin dalla metà del
Quattrocento per fornire manodopera alla
madrepatria, mai poi assunse proporzioni enormi,
trasferendo forzatamente nelle colonie americane,
prevalentemente giovani uomini da adibire nelle
piantagioni.
Vi sono molti esodi forzati causati da motivazioni di
ordine politico, etnico e religioso.
La “geografia dello sradicamento” include soprattutto
i rifugiati, ossia coloro che abbandonano il proprio
luogo di origine per situazioni problematiche.
L’UNHCR e altre agenzie distinguono tra rifugiati
internazionali, che hanno attraversato uno o più
confini nel corso del viaggio e si sono accampati in un
Paese diverso dal proprio, e rifugiati intranazionali,
che hanno abbandonato la propria casa, ma non il
proprio Paese. Inoltre, si possono avere rifugiati
permanenti e rifugiati temporanei.
I rifugiati presentano almeno tre caratteristiche, che si
trovano singolarmente o insieme:

la maggioranza si sposta senza avere alcuna proprietà


tangibile oltre a quella che è in grado di portare con sé;

la maggioranza percorre il primo tratto con mezzi di


trasporto non tecnologici (a piedi, con carri, ecc.);

i rifugiati si spostano senza documenti ufficiali che


accompagnano le migrazioni regolari.
I profughi ambientali

Lo spostamento delle comunità come risultato dei cambiamenti ambientali


non è un fenomeno nuovo. Nella storia della vita umana, le persone si sono
da sempre spostate per andare alla ricerca di un luogo più adatto alla vita. A
differenza del passato, però, la continua crescita dell’impatto dei
cambiamenti climatici, sta costringendo intere popolazioni ad abbandonare
le proprie case, per non farne più ritorno. Questi prendono il nome di
migranti ambientali. Termini e concetti inerenti questo tema sono stati
ripresi dalla letteratura, ma cercando di dare una definizione, possiamo dire
secondo l’OIM (Organizzazione internazionale delle migrazioni) che i
migranti ambientali sono:
persone o gruppi di persone che, per pressanti ragioni di un cambiamento
ambientale improvviso o graduale che influisce negativamente sulle loro vite
o sulle loro condizioni di vita, sono costretti a lasciare le loro dimore abituali
o scelgono di farlo, temporaneamente o per sempre, e che si spostano sia
all’interno del loro paese che oltre confine
I profughi ambientali / 2

i cambiamenti climatici contribuiscono senz’altro alla crescita sempre


maggiore delle migrazioni; ma per poter parlare di questo tema, bisogna
innanzitutto fare una distinzione tra eventi a rapida e lenta insorgenza, e
soprattutto evidenziare i fattori critici che li caratterizzano quali: la natura
del pericolo in questione, gli effetti del disastro, la percezione delle persone
riguardo il cambiamento e la capacità di adattamento e la mitigazione del
rischio.
I pericoli che si presentano all’improvviso o la cui presenza non può essere
facilmente prevista in anticipo, come terremoti, cicloni, tempeste, frane,
valanghe, incendi, inondazioni ed eruzioni vulcaniche sono solitamente
classificati come “rapid-onset disaster” o disastri a rapida insorgenza.
Altri cambiamenti ambientali invece i cui risultati catastrofici si evincono
dopo mesi e a volte anni, come la siccità, la deforestazione, le carestie e
l’inquinamento, vengono classificati come “slow-onset disaster” o disastri a
lenta insorgenza
I profughi ambientali / 3

I rapid-onset disaster sono spesso il prodotto dei slow-onset disaster e


dell’attività umana. La presenza di tali disastri ambientali, è dovuta
principalmente alla cattiva gestione delle risorse naturali e alla distruzione
dell’ecosistema da parte dell’uomo. Basti pensare ad esempio, alla rimozione
di alberi o vegetazione in generale (al fine di cementificazione o altre attività
commerciali), che può creare condizioni nella quale l’acqua non più
trattenuta nel terreno, può provocare inondazioni e frane.
Sia in caso di disastri a rapida insorgenza che di disastri a lenta insorgenza
gli effetti possono essere tragici, a partire dalla distruzione di beni e mezzi di
sussistenza, perdite economiche, agli scompensi sociali e psicologici e alla
perdita di vite umane. Naturalmente sia gli eventi improvvisi, sia i processi
graduali, possono spingere le persone a migrare.
I profughi ambientali / 4

Nel 1985 il ricercatore egiziano Essam El-Hinnawi, autore di vari rapporti


UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente), ha fornito per la
prima volta dei criteri distintivi per i rifugiati ambienti, distinguendone tre
tipi:

1. Gli individui che si spostano temporaneamente a causa di stress


ambientali, ma successivamente fanno ritorno nei luoghi di provenienza per
iniziarvi la ricostruzione;

2. Gli individui che si spostano in maniera permanente e vengono ricollocati


in altre aree. Questi tipi di rifugiati subiscono l’effetto dei grandi progetti di
sviluppo (come le grandi dighe) e dei disastri naturali;

3. Gli individui che si spostano permanentemente perché non possono essere


sostenuti dalle risorse delle loro terre a causa del degrado ambientale.
I profughi ambientali secondo la classificazione di Bates
Le guerre e le modificazioni di confini politici hanno
sempre portato, come immediata conseguenza, esodi e
trasferimenti tumultuosi di gruppi umani.

Importante fu la nuova definizione dei confini dopo la


Seconda Guerra Mondiale.
Altri esempi: la guerra greco-turca; la scissione
dell’India e del Pakistan; la costituzione dello Stato di
Israele.
Se le migrazioni di popoli e gli esodi coatti hanno avuto
un’importanza notevole nelle variazioni del mosaico
etnico di vasti territori, i movimenti di colonizzazione
hanno contribuito all’espansione umana sulla Terra.
Nell’età moderna l’Europa avvia un processo di
progressiva “europeizzazione” dell’America e
dell’Australia.
Le cause che spingevano gli emigrati non erano sempre
le stesse. Nella maggior parte vi era un eccesso di
popolazione nel Paese natale; a ciò si aggiunga
l’aleatorietà dell’economia agricola con ricorrenti
carestie; infine, molti gruppi erano spinti da motivi
religiosi o ideologici, vedendo il Nuovo Mondo come un
luogo dove poter realizzare le proprie concezioni
spesso utopiche.
Fattore importante per la migrazione negli Stati Uniti
fu per esempio l’abolizione della schiavitù, con
l’impiego progressivo di manodopera europea.
Anche il miglioramento dei trasporti marittimi (navi a
vapore) contribuì notevolmente all’immigrazione nel
Nord America.
Si può distinguere una vecchia emigrazione
dall’Europa del Nord e dell’Ovest, con una nuova
emigrazione (a cavallo dell’inizio del Novecento) con
protagonisti Europei del Sud e dell’Est.
La prima guerra mondiale pose fine alla emigrazione
di massa nordatlantica.
Migrazioni interne
La mobilità della popolazione all’interno di un
territorio nazionale è quasi sempre connessa a
incentivi di ordine economico e sociale.
Le migrazioni interne rispondono ai bisogni
dell’organizzazione del territorio nazionale. A seconda
dello stadio di evoluzione demografica ed economica
delle diverse parti del Paese, la ricerca di un equilibrio
può comportare lo spostamento di famiglie da aree
sovrapopolate verso zone da bonificare e colonizzare,
l’abbandono delle montagne povere e delle campagne
arretrate per aree più progredite; il fenomeno
dell’inurbamento,…
Migrazioni temporanee

Nomadismo, transumanza, alpeggio.

Migrazioni stagionali;

Pendolarismo.

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