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Iconografia della morte:

l’influenza della peste nera


“Trionfo della morte”, Palazzo Abetellis Palermo
Mitologia greca e romana
Nella mitologia greca, 

Thanatos (Θανατος)
è la personificazione della morte.
È figlio di Nyx (Νυξ) (la Notte),
che l'aveva concepito
per partenogenesi, nonché
fratello gemello di Hypnos (il
Sonno).
Per i romani era Mors.
Il cratere di Euphronios (515 a.C. Circa): Ipno e suo fratello Tanato si portano via il cadavere di
Sarpodonte, sotto direzione di Ermes.
Morte nel Cristianesimo
Con lo sviluppo del cristianesimo le persone si
concentrano più sulla vita vera, quella alla
presenza di Dio. La vita terrena viene vista solo
come un periodo di passaggio e di conseguenza la
morte assume i tratti di una presenza che,
serenamente, accompagna i fedeli ad un mondo
migliore. La morte, dal punto di vista artistico, si
trova ad essere marginale lasciando spazio a
soggetti di carattere simbolico e religioso e
trattato solo in ambito funerario.
Autunno del medioevo
Negli anni del XIV secolo tutti i valori e gli
ideali che caratterizzavano il mondo
cristiano del medioevo si vanno ad
affievolire. Si diffondono valori diversi
generati dalla nuova considerazione della
vita terrena, non solo periodo di passaggio,
ma pienamente degna di essere vissuta.
Sulla credenza che la fine del mondo stava arrivando, si sviluppano iconografie
che rappresentano la lotta tra il bene e il male che alludono al Giudizio Universale

L'affresco di Buonamico Buffalmacco raffigurante il Trionfo della Morte fu eseguito tra il 1336 e il 1341, precede
quindi l’arrivo della peste.
L'affresco di Buonamico Buffalmacco raffigurante il Trionfo della Morte fu
eseguito tra il 1336 e il 1341, precede quindi l’arrivo della peste.
Trionfi della morte
Nei Trionfi vi è rappresentata solitamente la morte, come
uno scheletro armato di falce che colpisce diverse categorie di persone
e viene talvolta aiutata da altri scheletri o da demoni.
Trionfo della morte, oratorio dei Disciplini (1484-1485)
“Trionfo della Morte” conservato nel Museo del Prado di Madrid.
Danza macabra
Nella Danza Macabra vengono rappresentati degli scheletri e degli
uomini
  Gli scheletri sono una personificazione della morte, mentre gli
uomini sono solitamente abbigliati in modo da rappresentare le diverse
categorie della società dell'epoca, dai personaggi più umili, come
contadini e artigiani, ai più potenti, come l'imperatore, il papa,
principi e prelati.

Frammento della Danza macabra di Bernt Notke conservata presso la Chiesa di San Nicolò a Tallinn.
Frammento dell'affresco della Danse macabre (XV secolo) sito su una parete interna
dell'Abbazia di Chaise-Dieu in Alvernia (Francia).
Incontro dei tre vivi e tre morti
Il tema, che presenta spesso numerose varianti
locali, rappresentava tre giovani cavalieri in
abiti signorili che, nel corso di una cavalcata
per la caccia, incontravano tre cadaveri quasi
ridotti a scheletri, che li ammonivano dicendo:
«Ciò che sarete voi, noi siamo adesso. Chi si
scorda di noi, scorda se stesso». (è una specie
di MEMENTO MORI)
Buonamico Buffalmacco, L'incontro tra vivi e
morti, dettaglio del Trionfo della
Morte, Pisa, Camposanto Monumentale
Tutt’oggi la morte viene rappresentata come una spietata
mietitrice di uomini, personificata da uno scheletro con una
falce in mano.

“La morte e il taglialegna”, Jean-François Millet, ispirato a una favola di La Fontaine (1859).

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