a.a. 2008-09
Lezione 10 marzo 2009
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Le leggi sui poveri
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Misurare la povertà (assoluta)
A fine Ottocento, J. Rowntree (1836-1925) fu uno dei primi a
richiamare l’attenzione al compito di definire, misurare e
contrastare la povertà, proponendo i livelli minimi di spesa (per
cibo, combustibile, vestiario, abitazione) necessari per una “vita
salubre”.
Dal suo studio emerse che un terzo della popolazione aveva un
reddito inferiore al minimo necessario.
Nel 1936 tale quota di poveri “assoluti” era scesa al 18%, nel 1950
all’1,5%.
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Privazione relativa
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Povertà
> povertà estrema, di disaffiliazione/esclusione sociale, non solo di consumo
(senza fissa dimora, stati di totale abbandono ecc.)
La soglia è pari al 70% della linea di povertà Ispl
> povertà assoluta (grave): incapacità monetaria di acquisire un paniere di
beni e servizi essenziali, per la sussistenza. A fine ‘800, in GB, Joseph Rowntree
sollevò il problema di contrastare e misurare la povertà, fissando i livelli minimi di
spesa per una vita “salubre”: spesa per cibo, combustibile, vestiario, abitazione.
> povertà relativa: mancanza delle risorse di vita, materiali, sociali e culturali,
tipiche e ritenute “normali”secondo gli standard accettati dalla comunità di
riferimento.
Per misurarla, come soglia si usa l’indice della linea di povertà, Ispl
(international standard of poverty line): spesa pro capite per consumi di una
data popolazione nazionale. Tale criterio di misurazione viene adottato dalla metà
degli anni ’70, quando su sollecitazione dell’UE si conducono studi comparati sulla
povertà nei diversi paesi europei.
> livello di quasi povertà: una situazione di ristrettezza economica che rischia
di cadere in povertà effettiva (vulnerabilità, povertà oscillante).
La soglia è pari al 120% della linea di povertà Ispl
Si dice povera….
S’intende povera (in senso relativo) la famiglia di 2
persone, del paese considerato, la cui spesa per
consumi non supera la soglia della linea della
povertà.
Per adattare tale soglia a famiglie di numerosità
diverse, si utilizza una scala di equivalenza (F2=1,
F1=0.6, F3=1.33, F4=1.66)
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Povertà da consumi
Numerosità e composizione della quota povera della popolazione:
con Ispl pari a 970,34 euro/mese (2006) => povere 11,1%
delle famiglie italiane, i due terzi delle quali concentrate al
Sud e nelle Isole.
2.263.000 famiglie, 7.537.000 individui
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Sviluppo e libertà
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Tendenze e scenari…nel XXI sec.
• se le politiche hanno a che fare con libertà, scelta, responsabilità, gli
individui si attivano ‘per aiutare se stessi’, venendo aiutati a farlo:
“welfare positivo,” proprio di una società del benessere post-industriale
(Giddens)
• nella società del rischio, una rete di sicurezza elastica e flessibile deve
consentire di trasformare il bisogno di assumersi dei rischi ‘a qualunque
costo’, in quello di potere/dovere rischiare in condizione di relativa
protezione (Beck)
• la “società pluriattiva” è fondata su nuovi equilibri fra sicurezza a base
collettiva e autonomia degli individui nelle loro scelte di vita (Paci)
• il “welfare promozionale” prevede l’avvicinamento tra politiche
socioassistenziali (dell’emergenza) e politiche di empowerment ,rivolte a
fronteggiare compiti ordinari di protezione e sviluppo (bambini e
famiglie), di inserimento lavorativo degli adulti, giovani e immigrati, di
anzianità attiva, per costruire capacità che consentono inclusione e scelta,
entro un processo mobile senza sbocchi predeterminati.