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Legge Acerbo

La legge elettorale italiana del 1923 fu


adottata dal Regno d'Italia nelle
elezioni del 1924. Essa usualmente
indicata come legge Acerbo dal nome
dell'omonimo deputato che ne redasse
il testo

Il disegno di legge; il 9 giugnovenne presentato alla


Camera dei Deputatie sottoposto allesame di una
commissione detta dei diciotto nominata dal
presidenteEnrico De Nicola, secondo il criterio della
rappresentanza dei gruppi.
La commissione fu composta daGiovanni Giolitticon funzioni
di presidente, daVittorio Emanuele Orlandoper il gruppo della
"Democrazia" e daAntonio Salandraper i liberali di destra
(entrambi con funzioni di vicepresidente), Alcide De Gasperie
Giuseppe Micheliper ipopolari,Giuseppe Chiesaper i
repubblicani,Costantino Lazzariper isocialisti,Filippo Turati
per isocialisti unitari,Antonio Graziadeiper icomunisti,
Raffaele PaoluccieMichele Terzaghiper i fascisti.

Tale

legge prevedeva l'adozione di un


sistema proporzionale con premio di
maggioranza, all'interno di uncollegio unico
nazionale suddiviso in 16circoscrizioni
elettorali. A livello circoscrizionale ogni lista
poteva presentare un numero di candidati
che oscillava da un minimo di 3 a un
massimo dei due terzi di quelli eleggibili
(non pi di 356 su 535, quindi); oltre al voto
di lista era ammesso ilvoto di preferenza.

La legge fu voluta da Benito Mussolini allo scopo di


assicurare al Partito Nazionale Fascista una solida
maggioranza parlamentare.
Tale legge prevedeva l'adozione di un sistema
proporzionale con premio di maggioranza.
Nel caso in cui la lista pi votata a livello
nazionale avesse superato il 25% dei voti validi,
avrebbe automaticamente ottenuto i 2/3 dei
seggi della Camera dei Deputati, eleggendo in
blocco tutti i suoi candidati; in questo caso tutte
le altre liste si sarebbero divise il restante terzo
dei seggi.

Alle elezioni del 6 aprile 1924 il Listone Mussolini


ottenne il 64,9 % dei voti, guadagnandosi il premio
di maggioranza che gli valse il totale controllo sul
Parlamento con 375 seggi, contro i 161 ottenuti dalle
opposizioni di centro-sinistra che, paradossalmente,
erano risultate maggioranza nel nord del Paese.
Attraverso la legge Acerbo il neonato esecutivo
fascista si assicur il controllo della maggioranza
parlamentare, che gli avrebbe permesso di introdurre
in modo formalmente legittimo tutti gli interventi pi
incisivi e lesivi della legalit statuaria sostanziale

LEGGE TRUFFA
Correva lanno 1953. La prima legislatura della
Repubblica italiana volgeva al termine. Il governo
De Gasperi godeva di una robusta maggioranza
parlamentare e le elezioni incombenti si
presentavano molto meno rischiose di quelle del
1948, quando il popolo italiano aveva salvato la
libert, facendo prevalere la democrazia
(cristiana) sui comunisti.
Tuttavia il governo era inquieto: lopposizione,
anche se sconfitta, per dare fastidio si appellava
strumentalmente alla Costituzione.

Il

nuovo Presidente della Camera alta,Meuccio


Ruini, approfitt della sospensione domenicale
dei lavori per la domenica delle Palme del 1953
per riaprire la seduta e votare l'articolo unico
della legge: ne scatur un tumulto d'aula.
Il gruppo delPCIcontest la regolarit della
seduta, preannunciando che non avrebbe mai
votato a favore del processo verbale di quella
seduta: non ve ne fu bisogno, perch il giorno
dopo il Capo dello Stato firm il decreto di
scioglimento delle Camere ed il Senato si
riconvoc solo nella nuova legislatura

La legge elettorale del 1953, che i suoi


oppositori definirono "Legge truffa", fu una
modifica in senso maggioritario della legge
proporzionale vigente all'epoca dal 1946.
Promulgata il 31 marzo 1953 , la legge, composta
da un singolo articolo, introdusse un premio di
maggioranza consistente nell'assegnazione del
65% dei seggi della Camera dei deputati alla
lista o al gruppo di liste collegate che avesse
raggiunto il 50% pi uno dei voti validi
Voluta dal governo di Alcide De Gasperi, venne
proposta al Parlamento dal ministro dell'Interno
Mario Scelba e fu approvata solo con i voti della
maggioranza, nonostante i forti dissensi
manifestati dalle altre formazioni politiche di
destra e sinistra.

Nel

tentativo di ottenere il premio di maggioranza, per le


elezioni politiche di giugno, effettuarono fra loro
l'apparentamento la Democrazia Cristiana, il Partito
Socialista Democratico Italiano, il Partito Liberale Italiano, il
Partito Repubblicano Italiano, la Sdtiroler Volkspartei e il
Partito Sardo d'Azione.
Le forze apparentate ottennero il 49,8% dei voti: per circa
54.000 voti il meccanismo previsto dalla legge non scatt.
Unit Popolare e Alleanza Democratica Nazionale raggiunsero
l'1% dei voti riuscendo entrambe nel loro principale proposito.
Rispetto alle elezioni del 1948 si constata una riduzione dei
voti verso i partiti che avevano voluto e approvato la legge.
Il 31 luglio dell'anno successivo la legge fu abrogata.

LEGGE CALDEROLI
La

legge n. 270 del 21 dicembre


2005 la legge che ha modificato il
sistema elettorale italiano,
delineando la disciplina attualmente
in vigore. stata ideata
principalmente dal ministro Roberto
Calderoli, ma poi definita dallo
stesso in un'intervista una
porcata.

Voluta

daSilvio Berlusconi, che il 4 ottobre 2005


"minaccia la crisi di governo nel caso in cui non
venisse approvata la riforma elettorale
proporzionale",[3]la legge fu approvata a pochi mesi
dalle elezioni politiche con i voti della maggioranza
parlamentare dellaCasa delle
Libert(principalmenteForza Italia,Alleanza
Nazionale,Unione dei Democratici Cristiani,Lega
Nord), senza il consenso dell'opposizione
(principalmenteItalia dei Valori,Democratici di
Sinistra,Margherita,Partito della Rifondazione
Comunista), che l'ha duramente criticata e
contrastata.

Punti salienti della legge


sono:
premio

di maggioranza per la
Camera e il Senato
Abolizione dei collegi uninominali
Liste bloccate
Programma elettorale e capo della
forza politica
Coalizioni
Soglie di sbarramento
Minoranze linguistiche

Il

vizio fondamentale della legge elettorale


ora in vigore di costituire ci che
potremmo definire un ossimoro giuridico: un
sistema proporzionale, che dovrebbe
garantire una sostanziale corrispondenza tra
voti e seggi, viene corretto artificiosamente
per garantire la formazione di una solida
maggioranza almeno alla Camera,
generando effetti di distorsione della volont
elettorale pi forti di quelli normalmente
riscontrati nei sistemi maggioritari.

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