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REPERTORIO NORMATIVO SU PROVVEDIMENTI DISCIPLINARI CONTRO GLI STUDENTI, CONFLITTI E RECLAMI

GRADO

NELLA SCUOLA SECONDARIA DI SECONDO

Gennaio 2012

Studenti Attivi
Liceo Marie Curie Meda

REPERTORIO NORMATIVO

Normativa vigente a gennaio 2012. I edizione. Curatore: Comand Fausto Studenti Attivi Liceo statale Marie Curie via Cialdini 181, Meda studentiattivi@hotmail.it

Questa rapida pubblicazione compilativa viene redatta con l'intento di raccogliere le pi importanti fonti vincolanti ed attualmente vigenti in materia di infrazioni disciplinari commesse da parte di studenti della scuola secondaria di secondo grado, delle relative sanzioni, della possibilit di impugnazione e, unitamente a ci, della decisione dei conflitti interni alle istituzioni scolastiche e dei reclami. La raccolta vuole essere una lettura utile a tutti coloro che a vario titolo entrano in contatto con tali procedure, primi fra tutti, da un lato, gli studenti incolpati e, dall'altro, gli operatori appartenenti alle varie componenti scolastiche che si trovino a far parte degli organi di decisione. Riguardo alla sostanziale carenza di normativa specifica sulla decisione dei conflitti all'interno delle scuole e sulla decisione sui reclami, si precisa che tali materie, nella nuova redazione dello statuto delle studentesse e degli studenti, corrono di pari passo con quelle inerenti alla disciplina. La dizione reclami peraltro pi ampia di quella di impugnazioni. Per quanto riguarda invece la soluzione dei conflitti di attribuzioni o competenze fra organi o uffici della scuola, si preferito non riportare le fonti che elencano le funzioni di ognuno di essi, lasciando al lettore la pi ampia ricerca con riferimento ai singoli casi concreti. IL CURATORE 3

REPERTORIO NORMATIVO

INDICE NORMATIVA GENERALE................................................................7 1.1 La scuola aperta a tutti...........................................................9


Costituzione, art. 34

1.2 Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria.....................................................................................10


D.P.R. 24 giugno 1998, n. 249

RESPONSABILIT DISCIPLINARE E SANZIONI......................17 2.1 Regolamento di disciplina......................................................19


D.P.R. 8 marzo 1999, n. 275, art. 14, c. 2 (estratto)

2.2 Adozione dei regolamenti interni dei singoli istituti...............20


D.lgs. 16 aprile 1994, n. 297, art. 10

2.3 Inapplicabilit della normativa sulle sanzioni amministrative ......................................................................................................23


L.n. 24 novembre 1981, n. 689, art. 12

IMPUGNAZIONI.............................................................................25 3.1 Ricorsi amministrativi............................................................27


D.P.R. 24 novembre 1971, n. 1199

3.2 Costituzione dell'organo di garanzia interno componente studenti..........................................................................................34


D.P.R. 10 ottobre 1996, n. 567, art. 4

3.3 Costituzione dell'organo di garanzia regionale componente studenti..........................................................................................37


D.P.R. 10 ottobre 1996, n. 567, art. 6

3.4 Effetti della pubblicazione di provvedimenti non disciplinari. Reclamo in opposizione................................................................39


D.P.R. 8 marzo 1999, n. 275, art. 14, c. 7

3.5 Atto scritto del minorenne......................................................41


D. lgs. 28 dicembre 2000, n. 445, art. 5

3.6 Prolungamento dell'istruttoria.................................................42


L.n. 7 agosto 1990, n. 241, art. 16

REPERTORIO NORMATIVO 3.7 Anticipazione del rigetto.........................................................44


L.n. 7 agosto 1990, n. 241, art. 10-bis

3.8 Ricorso giurisdizionale...........................................................45


D. lgs. 2 luglio 2010, n. 104, art. 7

3.9 Obbligo di motivazione..........................................................47


L.n. 7 agosto 1990, n. 241, art. 3

3.10 Accesso agli atti amministrativi............................................48


L.n. 7 agosto 1990, n. 241, art. 24

3.11 Termini e decadenze.............................................................51


R.D. 16 marzo 1942, n. 262, artt. 2934-2969

3.12 Esenzione dall'imposta di bollo............................................55


D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 642, all. B (estratto)

NORMATIVA GENERALE

REPERTORIO NORMATIVO

NORMATIVA GENERALE

1.1 La scuola aperta a tutti


Costituzione della Repubblica Italiana (G.U.R.I. 27 dicembre 1947, n. 298, edizione straordinaria)
Parte I (Diritti e doveri dei cittadini) Titolo II (Rapporti etico-sociali) (estratto)

La scuola aperta a tutti


Art. 34 1. La scuola aperta a tutti. 2. L'istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, obbligatoria e gratuita. 3. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi pi alti degli studi. 4. La Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per concorso.

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1.2 Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria


D.P.R. 24 giugno 1998, n. 249 (G.U.R.I. 29 luglio 1998, n. 175)
come modificato dal D.P.R. 21 novembre 2007, n. 235 (G.U.R.I. 18 dicembre 2007, n. 293)

Regolamento recante lo statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria
Art. 1 (Vita della comunit scolastica) 1. La scuola luogo di formazione e di educazione mediante lo studio, l'acquisizione delle conoscenze e lo sviluppo della coscienza critica. 2. La scuola una comunit di dialogo, di ricerca, di esperienza sociale, informata ai valori democratici e volta alla crescita della persona in tutte le sue dimensioni. In essa ognuno, con pari dignit e nella diversit dei ruoli, opera per garantire la formazione alla cittadinanza, la realizzazione del diritto allo studio, lo sviluppo delle potenzialit di ciascuno e il recupero delle situazioni di svantaggio, in armonia con i principi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione internazionale sui diritti dell'infanzia fatta a New York il 20 novembre 1989 e con i principi generali dell'ordinamento italiano. 3. La comunit scolastica, interagendo con la pi ampia comunit civile e sociale di cui parte, fonda il suo progetto e la sua azione educativa sulla qualit delle relazioni insegnante-studente, contribuisce allo sviluppo della personalit dei giovani, anche attraverso l'educazione alla consapevolezza e alla valorizzazione dell'identit di genere, del loro senso di responsabilit e della loro autonomia individuale e persegue il raggiungimento di obiettivi culturali e professionali adeguati all'evoluzione delle conoscenze e all'inserimento nella vita attiva. 4. La vita della comunit scolastica si basa sulla libert di espressione, di pensiero, di coscienza e di religione, sul rispetto reciproco di tutte le persone che la compon gono, quale che sia la loro et e condizione, nel ripudio di ogni barriera ideologica,

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NORMATIVA GENERALE
sociale e culturale. Art. 2 (Diritti) 1. Lo studente ha diritto ad una formazione culturale e professionale qualificata che rispetti e valorizzi, anche attraverso l'orientamento, l'identit di ciascuno e sia aperta alla pluralit delle idee. La scuola persegue la continuit dell'apprendimento e valorizza le inclinazioni personali degli studenti, anche attraverso un'adeguata informazione, la possibilit di formulare richieste, di sviluppare temi liberamente scelti e di realizzare iniziative autonome. 2. La comunit scolastica promuove la solidariet tra i suoi componenti e tutela il diritto dello studente alla riservatezza. 3. Lo studente ha diritto di essere informato sulle decisioni e sulle norme che regolano la vita della scuola. 4. Lo studente ha diritto alla partecipazione attiva e responsabile alla vita della scuola. I dirigenti scolastici e i docenti, con le modalit previste dal regolamento di istituto, attivano con gli studenti un dialogo costruttivo sulle scelte di loro compe tenza in tema di programmazione e definizione degli obiettivi didattici, di organizzazione della scuola, di criteri di valutazione, di scelta dei libri e del materiale didattico. Lo studente ha inoltre diritto a una valutazione trasparente e tempestiva, volta ad attivare un processo di autovalutazione che lo conduca a individuare i propri punti di forza e di debolezza e a migliorare il proprio rendimento. 5. Nei casi in cui una decisione influisca in modo rilevante sull'organizzazione della scuola gli studenti della scuola secondaria superiore, anche su loro richiesta, possono essere chiamati ad esprimere la loro opinione mediante una consultazione. Analogamente negli stessi casi e con le stesse modalit possono essere consultati gli studenti della scuola media o i loro genitori. 6. Gli studenti hanno diritto alla libert di apprendimento ed esercitano autonomamente il diritto di scelta tra le attivit curricolari integrative e tra le attivit aggiun tive facoltative offerte dalla scuola. Le attivit didattiche curricolari e le attivit aggiuntive facoltative sono organizzate secondo tempi e modalit che tengono conto dei ritmi di apprendimento e delle esigenze di vita degli studenti. 7. Gli studenti stranieri hanno diritto al rispetto della vita culturale e religiosa della comunit alla quale appartengono. La scuola promuove e favorisce iniziative volte all'accoglienza e alla tutela della loro lingua e cultura e alla realizzazione di attivit interculturali. 8. La scuola si impegna a porre progressivamente in essere le condizioni per assicurare: a) un ambiente favorevole alla crescita integrale della persona e un servizio educativo-didattico di qualit;

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b) offerte formative aggiuntive e integrative, anche mediante il sostegno di iniziative liberamente assunte dagli studenti e dalle loro associazioni; c) iniziative concrete per il recupero di situazioni di ritardo e di svantaggio nonch per la prevenzione e il recupero della dispersione scolastica; d) la salubrit e la sicurezza degli ambienti, che debbono essere adeguati a tutti gli studenti, anche con handicap; e) la disponibilit di un'adeguata strumentazione tecnologica; f) servizi di sostegno e promozione della salute e di assistenza psicologica. 9. La scuola garantisce e disciplina nel proprio regolamento l'esercizio del diritto di riunione e di assemblea degli studenti, a livello di classe, di corso e di istituto. 10. I regolamenti delle singole istituzioni garantiscono e disciplinano l'esercizio del diritto di associazione all'interno della scuola secondaria superiore, del diritto degli studenti singoli e associati a svolgere iniziative all'interno della scuola, nonch l'utilizzo di locali da parte degli studenti e delle associazioni di cui fanno parte. I regolamenti delle scuole favoriscono inoltre la continuit del legame con gli ex studenti e con le loro associazioni. Art. 3 (Doveri) 1. Gli studenti sono tenuti a frequentare regolarmente i corsi e ad assolvere assiduamente agli impegni di studio. 2. Gli studenti sono tenuti ad avere nei confronti del capo d'istituto, dei docenti, del personale tutto della scuola e dei loro compagni lo stesso rispetto, anche formale, che chiedono per se stessi. 3. Nell'esercizio dei loro diritti e nell'adempimento dei loro doveri gli studenti sono tenuti a mantenere un comportamento corretto e coerente con i principi di cui all'art.1. 4. Gli studenti sono tenuti ad osservare le disposizioni organizzative e di sicurezza dettate dai regolamenti dei singoli istituti. 5. Gli studenti sono tenuti a utilizzare correttamente le strutture, i macchinari e i sussidi didattici e a comportarsi nella vita scolastica in modo da non arrecare danni al patrimonio della scuola. 6. Gli studenti condividono la responsabilit di rendere accogliente l'ambiente scolastico e averne cura come importante fattore di qualit della vita della scuola. Art. 4 (Disciplina)[1] 1 Articolo emanato in esecuzione dell'art. 328 del d.lgs. 16 aprile 1994, n. 297, che qui si riporta: Art. 328 (Sanzioni disciplinari)

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NORMATIVA GENERALE
1. I regolamenti delle singole istituzioni scolastiche individuano i comportamenti che configurano mancanze disciplinari con riferimento ai doveri elencati nell'articolo 3, al corretto svolgimento dei rapporti all'interno della comunit scolastica e alle situazioni specifiche di ogni singola scuola, le relative sanzioni, gli organi competenti ad irrogarle e il relativo procedimento, secondo i criteri di seguito indicati. 2. I provvedimenti disciplinari hanno finalit educativa e tendono al rafforzamento del senso di responsabilit ed al ripristino di rapporti corretti all'interno della comunit scolastica, nonch al recupero dello studente attraverso attivit di natura sociale, culturale ed in generale a vantaggio della comunit scolastica. 3. La responsabilit disciplinare personale. Nessuno pu essere sottoposto a sanzioni disciplinari senza essere stato prima invitato ad esporre le proprie ragioni. Nessuna infrazione disciplinare connessa al comportamento pu influire sulla valutazione del profitto. 4. In nessun caso pu essere sanzionata, n direttamente n indirettamente, la libera espressione di opinioni correttamente manifestata e non lesiva dell'altrui personalit. 5. Le sanzioni sono sempre temporanee, proporzionate alla infrazione disciplinare e ispirate al principio di gradualit nonch, per quanto possibile, al principio della riparazione del danno. Esse tengono conto della situazione personale dello studente, della gravit del comportamento e delle conseguenze che da esso derivano. Allo studente sempre offerta la possibilit di convertirle in attivit in favore della comunit scolastica. 6. Le sanzioni e i provvedimenti che comportano allontanamento dalla comunit scolastica sono adottati dal consiglio di classe. Le sanzioni che comportano l'allon1. Le norme disciplinari relative agli alunni delle scuole medie e delle scuole e istituti di istruzione secondaria superiore, ivi compresi gli alunni dei licei artistici e degli istituti d'arte, sono stabilite con regolamento, salvo quanto disposto dai commi seguenti. [Commi dal 2 al 6: abrogati] 7. Le norme disciplinari relative agli alunni delle scuole elementari sono stabilite con regolamento. 8. Le disposizioni degli articoli precedenti si applicano, secondo il relativo ordine di scuola, agli alunni delle scuole annesse ai convitti nazionali e agli educandati femminili dello Stato. 9. Le norme disciplinari relative agli alunni dei convitti nazionali e degli educandati femminili dello Stato, concernenti infrazioni da essi compiute in qualit di convittori o semiconvittori, sono stabilite con regolamento.

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tanamento superiore a quindici giorni e quelle che implicano l'esclusione dallo scrutinio finale o la non ammissione all'esame di Stato conclusivo del corso di studi sono adottate dal consiglio di istituto. 7. Il temporaneo allontanamento dello studente dalla comunit scolastica pu essere disposto solo in caso di gravi o reiterate infrazioni disciplinari, per periodi non superiori ai quindici giorni. 8. Nei periodi di allontanamento non superiori a quindici giorni deve essere previsto un rapporto con lo studente e con i suoi genitori tale da preparare il rientro nella comunit scolastica. Nei periodi di allontanamento superiori ai quindici giorni, in coordinamento con la famiglia e, ove necessario, anche con i servizi sociali e l'autorit giudiziaria, la scuola promuove un percorso di recupero educativo che miri all'inclusione, alla responsabilizzazione e al reintegro, ove possibile, nella comunit scolastica. 9. L'allontanamento dello studente dalla comunit scolastica pu essere disposto anche quando siano stati commessi reati che violano la dignit e il rispetto della persona umana o vi sia pericolo per l'incolumit delle persone. In tale caso, in deroga al limite generale previsto dal comma 7, la durata dell'allontanamento commisurata alla gravit del reato ovvero al permanere della situazione di pericolo. Si applica, per quanto possibile, il disposto del comma 8. 9-bis. Con riferimento alle fattispecie di cui al comma 9, nei casi di recidiva, di atti di violenza grave, o comunque connotati da una particolare gravit tale da ingenerare un elevato allarme sociale, ove non siano esperibili interventi per un reinserimento responsabile e tempestivo dello studente nella comunit durante l'anno scolastico, la sanzione costituita dall'allontanamento dalla comunit scolastica con l'esclusione dallo scrutinio finale o la non ammissione all'esame di Stato conclusivo del corso di studi o, nei casi meno gravi, dal solo allontanamento fino al termine dell'anno scolastico. 9-ter. Le sanzioni disciplinari di cui al comma 6 e seguenti possono essere irrogate soltanto previa verifica della sussistenza di elementi concreti e precisi dai quali si desuma che l'infrazione disciplinare sia stata effettivamente commessa da parte dello studente incolpato. 10. Nei casi in cui l'autorit giudiziaria, i servizi sociali o la situazione obiettiva rappresentata dalla famiglia o dallo stesso studente sconsiglino il rientro nella comunit scolastica di appartenenza, allo studente consentito di iscriversi, anche in corso d'anno, ad altra scuola. 11. Le sanzioni per le mancanze disciplinari commesse durante le sessioni d'esame sono inflitte dalla commissione di esame e sono applicabili anche ai candidati esterni.

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NORMATIVA GENERALE
Art. 5 (Impugnazioni) 1. Contro le sanzioni disciplinari ammesso ricorso, da parte di chiunque vi abbia interesse, entro quindici giorni dalla comunicazione della loro irrogazione [ 2], ad un apposito organo di garanzia interno alla scuola, istituito e disciplinato dai regolamenti delle singole istituzioni scolastiche, del quale fa parte almeno un rappresentante eletto dagli studenti nella scuola secondaria superiore e dai genitori nella scuola media, che decide nel termine di dieci giorni. Tale organo, di norma, composto da un docente designato dal consiglio di istituto e, nella scuola secondaria superiore, da un rappresentante eletto dagli studenti e da un rappresentante eletto dai genitori, ovvero, nella scuola secondaria di primo grado da due rappresentanti eletti dai genitori, ed presieduto dal dirigente scolastico. 2. L'organo di garanzia di cui al comma 1 decide, su richiesta degli studenti della scuola secondaria superiore o di chiunque vi abbia interesse, anche sui conflitti che sorgano all'interno della scuola in merito all'applicazione del presente regolamento. 3. Il Direttore dell'ufficio scolastico regionale, o un dirigente da questi delegato, decide in via definitiva sui reclami proposti dagli studenti della scuola secondaria superiore o da chiunque vi abbia interesse, contro le violazioni del presente regolamento, anche contenute nei regolamenti degli istituti. La decisione assunta previo parere vincolante di un organo di garanzia regionale composto per la scuola secondaria superiore da due studenti designati dal coordinamento regionale delle consulte provinciali degli studenti, da tre docenti e da un genitore designati nell'ambito della comunit scolastica regionale, e presieduto dal Direttore dell'ufficio scolastico regionale o da un suo delegato. Per la scuola media in luogo degli studenti sono designati altri due genitori. 4. L'organo di garanzia regionale, nel verificare la corretta applicazione della normativa e dei regolamenti, svolge la sua attivit istruttoria esclusivamente sulla base dell'esame della documentazione acquisita o di eventuali memorie scritte prodotte da chi propone il reclamo o dall'Amministrazione. 5. Il parere di cui al comma 4 reso entro il termine perentorio di trenta giorni. In caso di decorrenza del termine senza che sia stato comunicato il parere, o senza che l'organo di cui al comma 3 abbia rappresentato esigenze istruttorie, il direttore dell'ufficio scolastico regionale pu decidere indipendentemente dall'acquisizione del parere. Si applica il disposto di cui all'articolo 16, comma 4, della legge 7 agosto 1990, n. 241[3]. 6. Ciascun ufficio scolastico regionale individua, con apposito atto, le modalit pi idonee di designazione delle componenti dei docenti e dei genitori all'interno del2 V. par. 3.11 (pag. 51). 3 V. par. 3.6 (pag. 42).

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l'organo di garanzia regionale al fine di garantire un funzionamento costante ed efficiente dello stesso. 7. L'organo di garanzia di cui al comma 3 resta in carica per due anni scolastici. Art. 5-bis (Patto educativo di corresponsabilit) 1. Contestualmente all'iscrizione alla singola istituzione scolastica, richiesta la sottoscrizione da parte dei genitori e degli studenti di un Patto educativo di corresponsabilit, finalizzato a definire in maniera dettagliata e condivisa diritti e doveri nel rapporto tra istituzione scolastica autonoma, studenti e famiglie. 2. I singoli regolamenti di istituto disciplinano le procedure di sottoscrizione nonch di elaborazione e revisione condivisa, del patto di cui al comma 1. 3. Nell'ambito delle prime due settimane di inizio delle attivit didattiche, ciascuna istituzione scolastica pone in essere le iniziative pi idonee per le opportune attivit di accoglienza dei nuovi studenti, per la presentazione e la condivisione dello statuto delle studentesse e degli studenti, del piano dell'offerta formativa, dei regolamenti di istituto e del patto educativo di corresponsabilit. Art. 6 (Disposizioni finali) 1. I regolamenti delle scuole e la carta dei servizi previsti dalle disposizioni vigenti in materia sono adottati o modificati previa consultazione degli studenti nella scuola secondaria superiore e dei genitori nella scuola media. 2. Del presente regolamento e dei documenti fondamentali di ogni singola istituzione scolastica fornita copia agli studenti all'atto dell'iscrizione. 3. abrogato il capo III del R.D. 4 maggio 1925, n. 653.

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RESPONSABILIT DISCIPLINARE E SANZIONI

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RESPONSABILIT DISCIPLINARE E SANZIONI

2.1 Regolamento di disciplina


D.P.R. 8 marzo 1999, n. 275 (G.U.R.I. 10 agosto 1999, n. 186, supplemento ordinario)
come modificato dal D.P.R. 4 agosto 2001, n. 352 (G.U.R.I. 26 settembre 2001, n.224) Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell'art. 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59 (estratto)

Attribuzione di funzioni alle istituzioni scolastiche


Art. 14 (Attribuzione di funzioni alle istituzioni scolastiche) [] A norma dell'articolo 4 del regolamento recante lo Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998, n. 249[ 4], le istituzioni scolastiche adottano il regolamento di disciplina degli alunni. [...]

4 V. par. 1.2 (pag. 10).

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2.2 Adozione dei regolamenti interni dei singoli istituti


D.lgs. 16 aprile 1994, n. 297 (G.U.R.I. 19 maggio 1994, n. 115, supplemento ordinario)
avvisi di rettifica in G.U.R.I. 6 luglio 1994, n. 156 e 21 novembre 1994, n. 272 Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione Parte I (Norme generali) Titolo I (Organi collegiali della scuola e assemblee degli studenti e dei genitori) Capo I (Organi collegiali a livello di circolo e di istituto e assemblee degli studenti e dei genitori) Sezione I (Organi collegiali a livello di circolo e di istituto) (estratto)

Attribuzioni del consiglio di circolo o di istituto e della giunta esecutiva


Articolo 10 (Attribuzioni del consiglio di circolo o di istituto e della giunta esecutiva) 1. Il consiglio di circolo o di istituto elabora e adotta gli indirizzi generali e determina le forme di autofinanziamento. 2. Esso delibera il bilancio preventivo e il conto consuntivo e dispone in ordine all'impiego dei mezzi finanziari per quanto concerne il funzionamento amministrativo e didattico del circolo o dell'istituto. 3. Il consiglio di circolo o di istituto, fatte salve le competenze del collegio dei do centi e dei consigli di intersezione, di interclasse, e di classe, ha potere deliberante, su proposta della giunta, per quanto concerne l'organizzazione e la programmazione della vita e dell'attivit della scuola, nei limiti delle disponibilit di bilancio, nelle seguenti materie: a) adozione del regolamento interno del circolo o dell'istituto che deve fra l'altro, stabilire le modalit per il funzionamento della biblioteca e per l'uso delle attrezzature culturali, didattiche e sportive, per la vigilanza degli alunni durante l'ingresso e la permanenza nella scuola nonch durante l'u-

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RESPONSABILIT DISCIPLINARE E SANZIONI


scita dalla medesima, per la partecipazione del pubblico alle sedute del consiglio ai sensi dell'articolo 42; b) acquisto, rinnovo e conservazione delle attrezzature tecnico-scientifiche e dei sussidi didattici, compresi quelli audio-televisivi e le dotazioni librarie, e acquisto dei materiali di consumo occorrenti per le esercitazioni; c) adattamento del calendario scolastico alle specifiche esigenze ambientali; d) criteri generali per la programmazione educativa; e) criteri per la programmazione e l'attuazione delle attivit parascolastiche, interscolastiche, extrascolastiche, con particolare riguardo ai corsi di recupero e di sostegno, alle libere attivit complementari, alle visite guidate e ai viaggi di istruzione; f) promozione di contatti con altre scuole o istituti al fine di realizzare scambi di informazioni e di esperienze e di intraprendere eventuali iniziative di collaborazione; g) partecipazione del circolo o dell'istituto ad attivit culturali, sportive e ricreative di particolare interesse educativo; h) forme e modalit per lo svolgimento di iniziative assistenziali che possono essere assunte dal circolo o dall'istituto. 4. Il consiglio di circolo o di istituto indica, altres, i criteri generali relativi alla formazione delle classi, all'assegnazione ad esse dei singoli docenti, all'adattamento dell'orario delle lezioni e delle altre attivit scolastiche alle condizioni ambientali e al coordinamento organizzativo dei consigli di intersezione, di interclasse o di classe; esprime parere sull'andamento generale, didattico ed amministrativo, del circolo o dell'istituto, e stabilisce i criteri per l'espletamento dei servizi amministrativi. 5. Esercita le funzioni in materia di sperimentazione ed aggiornamento previste dagli articoli 276 e seguenti. 6. Esercita le competenze in materia di uso delle attrezzature e degli edifici scolastici ai sensi dell'articolo 94. 7. Delibera, sentito per gli aspetti didattici il collegio dei docenti, le iniziative dirette alla educazione della salute e alla prevenzione delle tossicodipendenze previste dall'articolo 106 del testo unico approvato con decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990 n. 309. 8. Si pronuncia su ogni altro argomento attribuito dal testo unico, dalle leggi e dai regolamenti, alla sua competenza. 9. Sulle materie devolute alla sua competenza, esso invia annualmente una relazione al provveditore agli studi e al consiglio scolastico provinciale. 10. La giunta esecutiva predispone il bilancio preventivo e il conto consuntivo; prepara i lavori del consiglio di circolo o di istituto, fermo restando il diritto di iniziativa del consiglio stesso, e cura l'esecuzione delle relative delibere.

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11. La giunta esecutiva ha altres competenza per i provvedimenti disciplinari a carico degli alunni, di cui all'ultimo comma dell'articolo 5[ 5]. Le deliberazioni sono adottate su proposta del rispettivo consiglio di classe. 12. Contro le decisioni in materia disciplinare della giunta esecutiva ammesso ricorso al provveditore agli studi che decide in via definitiva sentita la sezione del consiglio scolastico provinciale avente competenza per il grado di scuola a cui appartiene l'alunno.[5]

5 In seguito all'abrogazione degli ultimi 3 commi dell'art. 5 del testo unico, i commi 11 e 12 qui riportati devono ritenersi inapplicabili.

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RESPONSABILIT DISCIPLINARE E SANZIONI

2.3 Inapplicabilit della normativa sulle sanzioni amministrative


Legge nazionale 24 novembre 1981, n. 689 (G.U.R.I. 30 novembre 1981, n. 329, supplemento ordinario)
Modifiche al sistema penale Capo I (Le sanzioni amministrative) Sezione I (Principi generali) (estratto)

Ambito di applicazione
Art. 12 (Ambito di applicazione) Le disposizioni di questo Capo si osservano, in quanto applicabili e salvo che non sia diversamente stabilito, per tutte le violazioni per le quali prevista la sanzione amministrativa del pagamento di una somma di denaro, anche quando questa sanzione non prevista in sostituzione di una sanzione penale. Non si applicano alle violazioni disciplinari.

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IMPUGNAZIONI

IMPUGNAZIONI

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IMPUGNAZIONI

3.1 Ricorsi amministrativi


D.P.R. 24 novembre 1971, n. 1199 (G.U.R.I. 17 gennaio 1972, n. 13)
come modificato dalla sentenza della corte costituzionale 29 luglio 1982, n. 148 (G.U.R.I. 4 agosto 1982, n. 213) e dall'art. 69 della legge nazionale 18 giugno 2009, n. 69 (G.U.R.I. 19 giugno 2009, n. 140, supplemento ordinario)

Semplificazione dei procedimenti in materia di ricorsi amministrativi


Capo I (Ricorso gerarchico) Art. 1 (Ricorso) 1. Contro gli atti amministrativi non definitivi ammesso ricorso in unica istanza all'organo sovraordinato, per motivi di legittimit e di merito; da parte di chi vi abbia interesse. 2. Contro gli atti amministrativi dei Ministri, di enti pubblici o di organi collegiali ammesso ricorso da parte di chi vi abbia interesse nei casi, nei limiti e con le mo dalit previsti dalla legge o dagli ordinamenti dei singoli enti. 3. La comunicazione degli atti soggetti a ricorso ai sensi del presente articolo deve recare l'indicazione del termine e dell'organo cui il ricorso deve essere presentato. Art. 2 (Termine Presentazione) 1. Il ricorso deve essere proposto nel termine di trenta giorni dalla data della notificazione o della comunicazione in via amministrativa dell'atto impugnato o da quando l'interessato ne abbia avuto piena conoscenza. [6] 2. Il ricorso presentato all'organo indicato nella comunicazione o a quello che ha emanato l'atto impugnato, direttamente o mediante notificazione o mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento. Nel primo caso, l'ufficio ne rilascia rice6 V. par. 3.11 (pag. 51).

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REPERTORIO NORMATIVO
vuta. Quando il ricorso inviato a mezzo posta, la data di spedizione vale quale data di presentazione. 3. I ricorsi rivolti, nel termine prescritto, a organi diversi da quello competente, ma appartenenti alla medesima amministrazione, non sono soggetti a dichiarazione di irricevibilit e i ricorsi stessi sono trasmessi d'ufficio all'organo competente. Art. 3 (Sospensione dell'esecuzione) D'ufficio o su domanda del ricorrente, proposta nello stesso ricorso o in successiva istanza da presentarsi nei modi previsti dall'art. 2, secondo comma, l'organo decidente pu sospendere per gravi motivi l'esecuzione dell'atto impugnato. Art. 4 (Istruttoria) 1. L'organo decidente, qualora non vi abbia gi provveduto il ricorrente, comunica il ricorso agli altri soggetti direttamente interessati ed individuabili sulla base dell'atto impugnato. 2. Entro venti giorni dalla comunicazione del ricorso gli interessati possono presentare all'organo cui diretto deduzioni e documenti. 3. L'organo decidente pu disporre gli accertamenti che ritiene utili ai fini della decisione del ricorso. Art. 5 (Decisione) 1. L'organo decidente, se riconosce che il ricorso non poteva essere proposto, lo dichiara inammissibile. Se ravvisa una irregolarit sanabile, assegna al ricorrente un termine per la regolarizzazione e, se questi non vi provvede, dichiara il ricorso improcedibile. Se riconosce infondato il ricorso, lo respinge. Se lo accoglie per incompetenza, annulla l'atto e rimette l'affare all'organo competente. Se lo accoglie per altri motivi di legittimit o per motivi di merito, annulla o riforma l'atto salvo, ove occorra, il rinvio dell'affare all'organo che lo ha emanato. 2. La decisione deve essere motivata e deve essere emessa e comunicata all'organo o all'ente che ha emanato l'atto impugnato, al ricorrente e agli altri interessati, ai quali sia stato comunicato il ricorso, in via amministrativa o mediante notificazione o mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento. Art. 6 (Silenzio) Decorso il termine di novanta giorni dalla data di presentazione del ricorso senza che l'organo adito abbia comunicato la decisione, il ricorso si intende respinto a tutti gli effetti, e contro il provvedimento impugnato esperibile il ricorso all'autorit

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IMPUGNAZIONI
giurisdizionale competente[7], o quello straordinario al Presidente della Repubblica. Capo II (Ricorso in opposizione) Art. 7 (Procedimento) 1. Nei casi previsti dalla legge, il ricorso in opposizione presentato all'organo che ha emanato l'atto impugnato. 2. Per quanto non espressamente previsto dalla legge valgono, in quanto applicabili, le norme contenute nel capo I del presente decreto. Capo III (Ricorso straordinario al presidente della repubblica) Art. 8 (Ricorso) Contro gli atti amministrativi definitivi ammesso ricorso straordinario al Presi dente della Repubblica per motivi di legittimit da parte di chi vi abbia interesse. Quando l'atto sia stato impugnato con ricorso giurisdizionale, non ammesso il ricorso straordinario da parte dello stesso interessato. Art. 9 (Termine Presentazione) 1. Il ricorso deve essere proposto nel termine di centoventi giorni dalla data della notificazione o della comunicazione dell'atto impugnato o da quando l'interessato ne abbia avuto piena conoscenza. 2. Nel detto termine, il ricorso deve essere notificato nei modi e con le forme pre scritti per i ricorsi giurisdizionali ad uno almeno dei controinteressati e presentato con la prova dell'eseguita notificazione all'organo che ha emanato l'atto o al Ministero competente, direttamente o mediante notificazione o mediante lettera raccomandata con avviso di ricevimento. Nel primo caso l'ufficio ne rilascia ricevuta. Quando il ricorso inviato a mezzo posta, la data di spedizione vale quale data di presentazione. 3. L'organo, che ha ricevuto il ricorso, lo trasmette immediatamente al Ministero competente, al quale riferisce. 4. Ai controinteressati assegnato un termine di sessanta giorni dalla notificazione del ricorso per presentare al Ministero che istruisce l'affare deduzioni e documenti ed eventualmente per proporre ricorso incidentale. 5. Quando il ricorso sia stato notificato ad alcuni soltanto dei controinteressati, il Ministero ordina l'integrazione del procedimento, determinando i soggetti cui il ri7 V. par. 3.8 (pag. 45).

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REPERTORIO NORMATIVO
corso stesso deve essere notificato e le modalit e i termini entro i quali il ricorrente deve provvedere all'integrazione. Art. 10 (Opposizione dei controinteressati) 1. I controinteressati, entro il termine di sessanta giorni dalla notificazione del ricorso, possono richiedere, con atto notificato al ricorrente e all'organo che ha emanato l'atto impugnato, che il ricorso sia deciso in sede giurisdizionale. In tal caso, il ricorrente, qualora intenda insistere nel ricorso, deve depositare nella segreteria del giudice amministrativo competente, nel termine di sessanta giorni dal ricevimento dell'atto di opposizione, l'atto di costituzione in giudizio, dandone avviso mediante notificazione all'organo che ha emanato l'atto impugnato ed ai controinteressati e il giudizio segue in sede giurisdizionale secondo le norme del titolo III del testo unico delle leggi sul Consiglio di Stato, approvato con regio decreto 26 giugno 1924, n. 1054, e del regolamento di procedura, approvato con regio decreto 17 agosto 1907, n. 642.[8] 2. Il collegio giudicante, qualora riconosca che il ricorso inammissibile in sede giurisdizionale, ma pu essere deciso in sede straordinaria dispone la rimessione degli atti al Ministero competente per l'istruzione dell'affare. 3. Il mancato esercizio della facolt di scelta, prevista dal primo comma del presente articolo, preclude ai controinteressati, ai quali sia stato notificato il ricorso straordinario, l'impugnazione dinanzi al Consiglio di Stato in sede giurisdizionale della decisione di accoglimento del Presidente della Repubblica, salvo che per vizi di forma o di procedimento propri del medesimo. [8]

8 La sentenza della corte costituzionale 29 luglio 1982, n. 148, ha dichiarata la illegittimit costituzionale del primo comma dell'art. 10 del d.P.R. 24 novembre 1971, n. 1199 (Semplificazione dei procedimenti in materia di ricorsi amministrativi), nella parte in cui, ai fini dell'esercizio della facolt di scelta ivi previ sta, non equipara ai controinteressati l'ente pubblico, diverso dallo Stato, che ha emanato l'atto impugnato con ricorso straordinario al Presidente della Repubblica e la illegittimit costituzionale dell'ultimo comma dell'art. 10 del d.P.R. 24 novembre 1971, n.1199 (Semplificazione dei procedimenti in materia di ricorsi amministrativi), nella parte in cui, ai fini della preclusione dell'impugnazione contro la decisione di accoglimento del ricorso straordinario, per effetto del mancato esercizio della facolt di scelta, prevista dal primo comma dello stesso articolo non equipara ai controinteressati l'ente pubblico, diverso dallo stato, che ha emanato l'atto impugnato, al quale sia stato notificato il ricorso medesimo.

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IMPUGNAZIONI
Art. 11 (Istruttoria del ricorso Richiesta di parere) 1. Entro centoventi giorni dalla scadenza del termine previsto dall'art. 9, quarto comma, il ricorso, istruito dal Ministero competente, trasmesso, insieme con gli atti e i documenti che vi si riferiscono, al Consiglio di Stato per il parere. 2. Trascorso il detto termine, il ricorrente pu richiedere, con atto notificato al Ministero competente, se il ricorso sia stato trasmesso al Consiglio di Stato. In caso di risposta negativa o di mancata risposta entro trenta giorni, lo stesso ricorrente pu depositare direttamente copia del ricorso presso il Consiglio di Stato. 3. I ricorsi con i quali si impugnano atti di enti pubblici in materie per le quali manchi uno specifico collegamento con le competenze di un determinato Ministero devono essere presentati alla Presidenza del Consiglio dei Ministri che ne cura la relativa istruttoria. Art. 12 (Organo competente ad esprimere il parere sul ricorso straordinario) 1. Il parere sul ricorso straordinario espresso dalla sezione o dalla commissione speciale, alla quale il ricorso assegnato. 2. La sezione o la commissione speciale, se rileva che il punto di diritto sottoposto al loro esame ha dato luogo o possa dar luogo a contrasti giurisprudenziali, pu ri mettere il ricorso all'Adunanza generale. 3. Prima dell'espressione del parere, il presidente del Consiglio di Stato pu deferire all'Adunanza generale qualunque ricorso che renda necessaria la risoluzione di questioni di massima di particolare importanza. 4. Nei casi previsti nei due commi precedenti l'Adunanza generale esprime il parere su preavviso della sezione o della commissione speciale, alla quale il ricorso assegnato. Art. 13 (Parere su ricorso straordinario) L'organo al quale assegnato il ricorso, se riconosce che l'istruttoria incompleta o che i fatti affermati nell'atto impugnato sono in contraddizione con i documenti, pu richiedere al Ministero competente nuovi chiarimenti o documenti ovvero ordinare al Ministero medesimo di disporre nuove verificazioni, autorizzando le parti ad assistervi ed a produrre nuovi documenti. Se il ricorso sia stato notificato ad al cuni soltanto dei controinteressati, manda allo stesso Ministero di ordinare l'integrazione del contraddittorio nei confronti degli altri secondo le modalit previste nell'art. 9, quinto comma. Se ritiene che il ricorso non possa essere deciso indipendentemente dalla risoluzione di una questione di legittimit costituzionale che non risulti manifestamente infondata, sospende l'espressione del parere e, riferendo i termini e i motivi della questione, ordina alla segreteria l'immediata trasmissione degli atti alla Corte costituzionale, ai sensi e per gli effetti di cui agli articoli 23 e

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REPERTORIO NORMATIVO
seguenti della legge 11 marzo 1953, n. 87, nonch la notifica del provvedimento ai soggetti ivi indicati. Se l'istruttoria completa e il contraddittorio regolare, espri me parere: a) per la dichiarazione di inammissibilit, se riconosce che il ricorso non poteva essere proposto, salva la facolt dell'assegnazione di un breve termine per presentare all'organo competente il ricorso proposto, per errore ritenuto scusabile, contro atti non definitivi; b) per l'assegnazione al ricorrente di un termine per la regolarizzazione, se ravvisa una irregolarit sanabile, e, se questi non vi provvede, per la dichiarazione di improcedibilit del ricorso; c) per la reiezione, se riconosce infondato il ricorso; d) per accoglimento e la rimessione degli atti allo organo competente, se riconosce fondato il ricorso per il motivo di incompetenza; e) per l'accoglimento, salvo gli ulteriori provvedimenti dell'amministrazione, se riconosce fondato il ricorso per altri motivi di legittimit. Art. 14 (Decisione del ricorso straordinario) 1. La decisione del ricorso straordinario adottata con decreto del Presidente della Repubblica su proposta del Ministero competente , conforme al parere del Consiglio di Stato. 2. [abrogato] 3. Qualora il decreto di decisione del ricorso straordinario pronunci l'annullamento di atti amministrativi generali a contenuto normativo, del decreto stesso deve essere data, a cura dell'Amministrazione interessata, nel termine di trenta giorni dalla emanazione, pubblicit nelle medesime forme di pubblicazione degli atti annullati. Nel caso di omissione da parte dell'amministrazione, pu provvedervi la parte interessata, ma le spese sono a carico dell'amministrazione stessa. Art. 15 (Revocazione) 1. I decreti del Presidente della Repubblica che decidono i ricorsi straordinari possono essere impugnati per revocazione nei casi previsti dall'art. 395 del codice di procedura civile. 2. Nei casi previsti nei numeri 4 e 5 dell'art. 395 del codice di procedura civile il ricorso per revocazione deve essere proposto nel termine di sessanta giorni dalla data della notificazione o della comunicazione in via amministrativa o della pubblicazione del decreto impugnato nei modi stabiliti dai regolamenti particolari delle singole amministrazioni; negli altri casi il termine di sessanta giorni decorre dal giorno della scoperta o dell'accertamento del dolo o della falsit o del recupero dei documenti.

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IMPUGNAZIONI
3. Al ricorso per revocazione sono applicabili le norme contenute nel presente capo. Capo IV (Disposizioni finali e transitorie) Art. 16 (Norme transitorie) 1. I ricorsi previsti dall'art. 1, primo comma, gi esperibili in pi gradi, continuano ad essere ammessi secondo le norme anteriori, qualora siano stati proposti o il relativo termine di proposizione sia ancora in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto. 2. I termini per la proposizione dei ricorsi previsti nei capi I e II, in corso alla data di entrata in vigore del presente decreto, continuano a decorrere fino alla scadenza originariamente prevista, se superiori ai trenta giorni sono prorogati fino ai trenta giorni se inferiori. 3. La norma dell'art. 12, primo comma, si applica ai ricorsi straordinari trasmessi al Consiglio di Stato e sui quali l'Adunanza generale non abbia ancora espresso il parere alla data di entrata in vigore del presente decreto. Art. 17 (Norma finale) Sono abrogate tutte le disposizioni contrarie al presente decreto o con esso incompatibili.

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REPERTORIO NORMATIVO

3.2 Costituzione dell'organo di garanzia interno componente studenti


D.P.R. 10 ottobre 1996, n. 567 (G.U.R.I. 5 novembre 1996, n. 259)
come modificato dal D.P.R. 9 aprile 1999, n.156 (G.U.R.I. 3 giugno 1999, n. 128), dal D.P.R. 13 febbraio 2001, n.105 (G.U.R.I. 10 aprile 2001, n. 84), dal D.P.R. 23 dicembre 2005, n. 301 (G.U.R.I. 23 febbraio 2006, n. 45) e dal D.P.R. 29 novembre 2007, n. 268 (G.U.R.I. 29 gennaio 2008, n. 24) Disciplina delle iniziative complementari e delle attivit integrative nelle istituzioni scolastiche (estratto)

Organizzazione e gestione
Art. 4 (Organizzazione e gestione) 1. Le iniziative di cui al presente regolamento sono deliberate dal consiglio di circolo o di istituto che ne valuta la compatibilit finanziaria e, sentito il collegio dei docenti, la coerenza con le finalit formative dell'istituzione scolastica. 2. Le iniziative complementari dell'iter formativo, che negli istituti o scuole di istruzione secondaria superiore possono essere proposte anche da gruppi di almeno 20 studenti e da associazioni studentesche, sono sottoposte al previo esame del collegio dei docenti per il necessario coordinamento con le attivit curricolari e per l'eventuale adattamento della programmazione didattico-educativa, con conseguente inserimento nel piano dell'offerta formativa di cui all'articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275. Qualora ci non fosse deliberato, le proposte sono soggette alle valutazioni di fattibilit del consiglio di circolo o di istituto ai sensi del precedente comma 1. 3. Tutte le proposte, complementari o integrative, debbono indicare le risorse finanziarie e il personale eventualmente necessario per la loro realizzazione. Alle iniziative possono essere destinate risorse disponibili nel bilancio delle istituzioni scolastiche, anche provenienti da contributi volontari e finalizzati delle famiglie. Questi

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IMPUGNAZIONI
ultimi sono iscritti nel bilancio dell'istituto, con vincolo di destinazione. 4. Negli istituti e scuole di istruzione secondaria superiore il comitato studentesco di cui all'art. 13, comma 4, del decreto legislativo 16 febbraio 1994, n. 297[ 9], integrato con i rappresentanti degli studenti nel consiglio di istituto, e nella consulta provinciale, formula proposte ed esprime pareri per tutte le attivit disciplinate dal presente regolamento. Il comitato altres designa i rappresentanti degli studenti nell'organo di garanzia interno previsto dall'articolo 5, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998, n. 249[10]. 5. Il comitato di cui al comma 4 adotta un regolamento interno di organizzazione dei propri lavori, anche per commissioni e gruppi, ed esprime un gruppo di gestione, coordinato da uno studente maggiorenne, che pu assumere la responsabilit della realizzazione e del regolare svolgimento di talune iniziative. 6. Le iniziative di cui al presente regolamento, da realizzare o direttamente dalla scuola o mediante convenzioni con associazioni di studenti, devono favorire la familiarizzazione operativa dei giovani nei procedimenti relativi alla gestione e al controllo delle attivit. 7. Nelle iniziative gestite direttamente dalla scuola il comitato studentesco elabora un piano di realizzazione e gestione delle attivit, con preventivo di spesa da determinare nei limiti delle disponibilit indicate dal consiglio di istituto e delle somme eventualmente raccolte con destinazione e con indicazione degli interventi necessari per l'attuazione del piano. 8. Per la realizzazione delle iniziative il comitato studentesco pu anche realizzare, previa autorizzazione del consiglio di istituto, attivit di autofinanziamento, consistenti nella promozione di iniziative che non contrastino con le finalit formative della scuola e non determinino inopportune forme di commercializzazione. Le somme ricavate da tali attivit sono iscritte nel bilancio dell'istituto, con vincolo di destinazione. 9. Alla eventuale partecipazione dei docenti e del personale A.T.A. alle iniziative di cui al presente regolamento si applicano rispettivamente le disposizioni di cui agli articoli 43 e 54 del CCNL del comparto scuola, secondo quanto previsto dal progetto dell'iniziativa, ovvero dalla convenzione. 9-bis. Nei limiti consentiti dalla disponibilit di personale in esubero e secondo i criteri e le modalit concordate nei contratti collettivi decentrati, potranno essere 9 Oggi art. 13, comma 4, del d.lgs. 16 aprile 1994, n. 297, che qui di seguito si riporta: 4. I rappresentanti degli studenti nei consigli di classe possono esprimere un comitato studentesco di istituto. 10 V. par. 1.2 (pag. 15).

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REPERTORIO NORMATIVO
disposte utilizzazioni di docenti delle scuole di ogni ordine e grado, senza oneri per lo Stato, per finalit di sostegno delle iniziative previste dal presente regolamento e delle iniziative ad esse collegate di orientamento, educazione motoria, fisica e sportiva, incremento del successo scolastico, nonch per il recupero delle scolarit. 10. Le iniziative di cui al presente regolamento possono sempre essere sospese, in caso di urgenza, dal dirigente scolastico, salva tempestiva ratifica del consiglio di circolo o d'istituto.

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IMPUGNAZIONI

3.3 Costituzione dell'organo di garanzia regionale componente studenti


D.P.R. 10 ottobre 1996, n. 567 (G.U.R.I. 5 novembre 1996, n. 259)
come modificato dal D.P.R. 9 aprile 1999, n.156 (G.U.R.I. 3 giugno 1999, n. 128), dal D.P.R. 13 febbraio 2001, n.105 (G.U.R.I. 10 aprile 2001, n. 84), dal D.P.R. 23 dicembre 2005, n. 301 (G.U.R.I. 23 febbraio 2006, n. 45) e dal D.P.R. 29 novembre 2007, n. 268 (G.U.R.I. 29 gennaio 2008, n. 24) Disciplina delle iniziative complementari e delle attivit integrative nelle istituzioni scolastiche (estratto)

Consulta provinciale
Art. 6 (Consulta provinciale) 1. Due rappresentanti degli studenti per ciascun istituto o scuola di istruzione secondaria superiore si riuniscono in consulta provinciale in una sede appositamente attrezzata e messa a disposizione all'ufficio scolastico locale a livello provinciale che assicura alla consulta il supporto organizzativo e la consulenza tecnico-scientifica. La durata in carica dei predetti rappresentanti di due anni. L'elezione di tali rappresentanti avviene entro il 31 ottobre dell'anno di scadenza dell'organismo con le stesse modalit della elezione dei rappresentanti degli studenti nel consiglio di istituto. Per la sostituzione degli eletti venuti a cessare per qualsiasi causa, o che abbiano perso i requisiti di eleggibilit, anche per aver conseguito il diploma, si procede alla nomina di coloro che, in possesso dei detti requisiti, risultino i primi fra i non eletti delle rispettive liste. In caso di esaurimento delle liste si procede ad elezioni suppletive. La prima riunione della consulta convocata dal dirigente dell'ufficio scolastico locale a livello provinciale entro quindici giorni dal completamento delle operazioni elettorali. 2. La consulta provinciale degli studenti ha il compito di: a) assicurare il pi ampio confronto fra gli studenti di tutte le istituzioni di

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REPERTORIO NORMATIVO
istruzione secondaria superiore della provincia, anche al fine di ottimizzare ed integrare in rete le iniziative di cui al presente regolamento e di formulare proposte di intervento che superino la dimensione del singolo istituto, anche sulla base di accordi di rete previsti dall'articolo 7, del decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, nonch di accordi quadro da stipularsi tra la competente autorit scolastica periferica, gli enti locali, la regione, le associazioni degli studenti e degli ex studenti, dell'utenza e del volontariato, le organizzazioni del mondo del lavoro e della produzione; b) formulare proposte ed esprimere pareri agli uffici scolastici, agli enti locali competenti e agli organi collegiali territoriali; b-bis) collaborare con gli organi dell'amministrazione scolastica e con i centri di informazione e consulenza di cui all'articolo 326, commi 17 e 18, del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, per la realizzazione di progetti di attivit informativa e di consulenza intesi alla prevenzione e cura delle tossicodipendenze, nonch alla lotta contro l'abuso di farmaci e di sostanze per l'incremento artificiale delle prestazioni sportive. Le relative iniziative previste dai commi 19, 20 e 21 del citato articolo 326, sono disciplinate dal presente regolamento; c) istituire, in collaborazione con l'ufficio scolastico locale, uno sportello informativo per gli studenti con particolare riferimento all'attuazione del presente regolamento e dello statuto delle studentesse e degli studenti e alle attivit di orientamento; d) promuovere iniziative di carattere trasnazionale; d-bis) designare i rappresentanti degli studenti nei consigli scolastici locali; e) designare i rappresentanti degli studenti nell'organo di garanzia previsto dall'articolo 5, comma 4, del decreto del Presidente della Repubblica 24 giugno 1998, n. 249[11] [12]. 3. La consulta si dota di un proprio regolamento, a norma del quale elegge un presidente ed un consiglio di presidenza e pu articolarsi in commissioni di lavoro, territoriali e/o tematiche. 4. Al fine di assicurare continuit di indirizzo nella gestione e favorire il pieno in11 V. par. 1.2 (pag. 15). 12 Al riguardo, la nota ministeriale 31 luglio 2008 n. 3602, specifica che l'organo di garanzia regionale composto, di norma, per la scuola secondaria di II grado, da due studenti designati dal coordinamento regionale delle consulte provinciali degli studenti, da tre docenti e da un genitore designati nell'ambito della comunit scolastica regionale.

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IMPUGNAZIONI
serimento dei neo eletti, i componenti del consiglio di presidenza della consulta che hanno terminato il curriculo scolastico o non sono stati rieletti dal proprio istituto, possono, a richiesta e a titolo gratuito, essere nominati dalla consulta consulenti per non pi di un anno scolastico. Per quel periodo transitorio ad essi si applica il trattamento previsto per i membri della consulta. 5. Le consulte appartenenti ad una stessa regione danno vita ad un coordinamento regionale rappresentativo, il quale viene insediato dal dirigente del competente ufficio scolastico regionale. Detto ufficio assicura al coordinamento il supporto tecnico-organizzativo. Il coordinamento regionale adotta un proprio regolamento interno con il quale sono disciplinate la composizione e le modalit organizzative. 6. Con decreto del Ministro della pubblica istruzione individuata una sede di coordinamento e di rappresentanza delle consulte a livello nazionale.

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REPERTORIO NORMATIVO

3.4 Effetti della pubblicazione di provvedimenti non disciplinari. Reclamo in opposizione


D.P.R. 8 marzo 1999, n. 275 (G.U.R.I. 10 agosto 1999, n. 186, supplemento ordinario)
come modificato dal D.P.R. 4 agosto 2001, n. 352 (G.U.R.I. 26 settembre 2001, n.224) Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, ai sensi dell'art. 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59 (estratto)

Attribuzione di funzioni alle istituzioni scolastiche


Art. 14 (Attribuzione di funzioni alle istituzioni scolastiche) 7. I provvedimenti adottati dalle istituzioni scolastiche, fatte salve le specifiche disposizioni in materia di disciplina del personale e degli studenti, divengono definitivi il quindicesimo giorno dalla data della loro pubblicazione nell'albo della scuola. Entro tale termine, chiunque abbia interesse pu proporre reclamo all'organo che ha adottato l'atto, che deve pronunciarsi sul reclamo stesso nel termine di trenta giorni, decorso il quale l'atto diviene definitivo. Gli atti divengono altres definitivi a seguito della decisione sul reclamo.

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IMPUGNAZIONI

3.5 Atto scritto del minorenne


D.lgs. 28 dicembre 2000 n. 445 (G.U.R.I. 20 febbraio 2001, n. 42, supplemento ordinario)
Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di documentazione amministrativa Capo I (Definizioni e ambito di applicazione) (estratto)

Rappresentanza legale
Art. 5 (L) (Rappresentanza legale) 1. Se l'interessato soggetto alla potest dei genitori, a tutela, o a curatela, le dichiarazioni e i documenti previsti dal presente testo unico sono sottoscritti rispettivamente dal genitore esercente la potest, dal tutore, o dall'interessato stesso con l'assistenza del curatore.

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REPERTORIO NORMATIVO

3.6 Prolungamento dell'istruttoria


Legge nazionale 7 agosto 1990, n. 241 (G.U.R.I. 18 agosto 1990, n. 192)
come modificata dall'art. 17 della legge nazionale 15 maggio 1997, n. 127 (G.U.R.I. 17 maggio 1997, n. 113, supplemento ordinario), dall'art. 21 della legge nazionale 11 febbraio 2005, n. 15 (G.U.R.I. 21 febbraio 2005, n. 42) e dall'art. 8 della legge nazionale 18 giugno 2009, n. 69 (G.U.R.I. 19 giugno 2009, n. 140, supplemento ordinario) Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi Capo IV (Semplificazione dell'azione amministrativa) (estratto)

Attivit consultiva
Art. 16 (Attivit consultiva) 1. Gli organi consultivi delle pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 3 febbraio 1993, n. 29[ 13], sono tenuti a rendere i pareri ad essi obbligatoriamente richiesti entro venti giorni dal ricevimento della richiesta. Qualora siano richiesti di pareri facoltativi, sono tenuti a dare immediata comunicazione alle amministrazioni richiedenti del termine entro il quale il parere sar reso, che comunque non pu superare i venti giorni dal ricevimento della richiesta. 2. In caso di decorrenza del termine senza che sia stato comunicato il parere obbligatorio o senza che l'organo adito abbia rappresentato esigenze istruttorie, in facolt dell'amministrazione richiedente di procedere indipendentemente dall'espressione del parere. In caso di decorrenza del termine senza che sia stato comunicato il parere facoltativo o senza che l'organo adito abbia rappresentato esigenze istruttorie, l'amministrazione richiedente procede indipendentemente dall'espressione del 13 Il d.lgs. 3 febbraio 1993, n. 29, stato abrogato dal d.lgs. 30 marzo 2001, n. 165.

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IMPUGNAZIONI
parere. Salvo il caso di omessa richiesta del parere, il responsabile del procedimento non pu essere chiamato a rispondere degli eventuali danni derivanti dalla mancata espressione dei pareri di cui al presente comma. 3. Le disposizioni di cui ai commi 1 e 2 non si applicano in caso di pareri che debbano essere rilasciati da amministrazioni preposte alla tutela ambientale, paesaggistica, territoriale e della salute dei cittadini. 4. Nel caso in cui l'organo adito abbia rappresentato esigenze istruttorie , i termini di cui al comma 1 possono essere interrotti per una sola volta e il parere deve essere reso definitivamente entro quindici giorni dalla ricezione degli elementi istruttori da parte delle amministrazioni interessate. 5. I pareri di cui al comma 1 sono trasmessi con mezzi telematici. 6. Gli organi consultivi dello Stato predispongono procedure di particolare urgenza per l'adozione dei pareri loro richiesti. 6-bis. Resta fermo quanto previsto dall'articolo 127 del codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, e successive modificazioni.

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REPERTORIO NORMATIVO

3.7 Anticipazione del rigetto


Legge nazionale 7 agosto 1990, n. 241 (G.U.R.I. 18 agosto 1990, n. 192)
come modificata dall'art. 6 della legge nazionale 11 febbraio 2005, n. 15 (G.U.R.I. 21 febbraio 2005, n. 42) e dall'art. 9 della legge nazionale 11 novembre 2011, n. 180 (G.U.R.I. 14 novembre 2011, n.265) Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi Capo III (Partecipazione al procedimento amministrativo) (estratto)

Comunicazione dei motivi ostativi all'accoglimento dell'istanza


Art. 10-bis (Comunicazione dei motivi ostativi all'accoglimento dell'istanza) 1. Nei procedimenti ad istanza di parte il responsabile del procedimento o l'autorit competente, prima della formale adozione di un provvedimento negativo, comunica tempestivamente agli istanti i motivi che ostano all'accoglimento della domanda. Entro il termine di dieci giorni dal ricevimento della comunicazione, gli istanti hanno il diritto di presentare per iscritto le loro osservazioni, eventualmente corredate da documenti. La comunicazione di cui al primo periodo interrompe i termini per concludere il procedimento che iniziano nuovamente a decorrere dalla data di presentazione delle osservazioni o, in mancanza, dalla scadenza del termine di cui al secondo periodo. Dell'eventuale mancato accoglimento di tali osservazioni e' data ragione nella motivazione del provvedimento finale. Le disposizioni di cui al presente articolo non si applicano alle procedure concorsuali e ai procedimenti in materia previdenziale e assistenziale sorti a seguito di istanza di parte e gestiti dagli enti previdenziali. Non possono essere addotti tra i motivi che ostano all'accoglimento della domanda inadempienze o ritardi attribuibili all'amministrazione.

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IMPUGNAZIONI

3.8 Ricorso giurisdizionale


D.lgs. 2 luglio 2010, n. 104 (G.U.R.I. 7 luglio 2010, n. 156, supplemento ordinario)
Attuazione dell'articolo 44 della legge 18 giugno 2009, n. 69, recante delega al governo per il riordino del processo amministrativo Allegato 1 (Codice del processo amministrativo) Libro primo (Disposizioni generali) Titolo I (Principi e organi della giurisdizione amministrativa) Capo I (Principi generali) (estratto)

Giurisdizione amministrativa
Art. 7 (Giurisdizione amministrativa) 1. Sono devolute alla giurisdizione amministrativa le controversie, nelle quali si faccia questione di interessi legittimi e, nelle particolari materie indicate dalla legge, di diritti soggettivi, concernenti l'esercizio o il mancato esercizio del potere amministrativo, riguardanti provvedimenti, atti, accordi o comportamenti riconducibili anche mediatamente all'esercizio di tale potere, posti in essere da pubbliche amministrazioni. Non sono impugnabili gli atti o provvedimenti emanati dal Governo nell'esercizio del potere politico. 2. Per pubbliche amministrazioni, ai fini del presente codice, si intendono anche i soggetti ad esse equiparati o comunque tenuti al rispetto dei principi del procedimento amministrativo. 3. La giurisdizione amministrativa si articola in giurisdizione generale di legittimit, esclusiva ed estesa al merito. 4. Sono attribuite alla giurisdizione generale di legittimit del giudice amministrativo le controversie relative ad atti, provvedimenti o omissioni delle pubbliche amministrazioni, comprese quelle relative al risarcimento del danno per lesione di interessi legittimi e agli altri diritti patrimoniali consequenziali, pure se introdotte in via autonoma. 5. Nelle materie di giurisdizione esclusiva, indicate dalla legge e dall'articolo 133,

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il giudice amministrativo conosce, pure ai fini risarcitori, anche delle controversie nelle quali si faccia questione di diritti soggettivi. 6. Il giudice amministrativo esercita giurisdizione con cognizione estesa al merito nelle controversie indicate dalla legge e dall'articolo 134. Nell'esercizio di tale giurisdizione il giudice amministrativo pu sostituirsi all'amministrazione. 7. Il principio di effettivit realizzato attraverso la concentrazione davanti al giudice amministrativo di ogni forma di tutela degli interessi legittimi e, nelle particolari materie indicate dalla legge, dei diritti soggettivi. 8. Il ricorso straordinario ammesso unicamente per le controversie devolute alla giurisdizione amministrativa.

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IMPUGNAZIONI

3.9 Obbligo di motivazione


Legge nazionale 7 agosto 1990, n. 241 (G.U.R.I. 18 agosto 1990, n. 192)
come modificata dall'art. 21 della legge nazionale 11 febbraio 2005, n. 15 (G.U.R.I. 21 febbraio 2005, n. 42) Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi Capo I (Principi) (estratto)

Motivazione del provvedimento


Art. 3 (Motivazione del provvedimento) 1. Ogni provvedimento amministrativo, compresi quelli concernenti l'organizzazione amministrativa, lo svolgimento dei pubblici concorsi ed il personale, deve essere motivato, salvo che nelle ipotesi previste dal comma 2. La motivazione deve indicare i presupposti di fatto e le ragioni giuridiche che hanno determinato la decisione alle risultanze dell'istruttoria. 2. La motivazione non richiesta per gli atti normativi e per quelli a contenuto generale. 3. Se le ragioni della decisione risultano da altro atto dell'amministrazione richiamato dalla decisione stessa, insieme alla comunicazione di quest'ultima deve essere indicato e reso disponibile, a norma della presente legge, anche l'atto cui essa si richiama. 4. In ogni atto notificato al destinatario devono essere indicati il termine e l'autorit cui possibile ricorrere.

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REPERTORIO NORMATIVO

3.10 Accesso agli atti amministrativi


Legge nazionale 7 agosto 1990, n. 241 (G.U.R.I. 18 agosto 1990, n. 192)
come modificata dall'art. 21 della legge nazionale 11 febbraio 2005, n. 15 (G.U.R.I. 21 febbraio 2005, n. 42) Nuove norme in materia di procedimento amministrativo e di diritto di accesso ai documenti amministrativi Capo V (Accesso ai documenti amministrativi) (estratto)

Esclusione dal diritto di accesso


Art. 24 (Esclusione dal diritto di accesso) 1. Il diritto di accesso escluso: a) per i documenti coperti da segreto di Stato ai sensi della legge 24 ottobre 1977, n. 801, e successive modificazioni, e nei casi di segreto o di divieto di divulgazione espressamente previsti dalla legge, dal regolamento governativo di cui al comma 6 e dalle pubbliche amministrazioni ai sensi del comma 2 del presente articolo; b) nei procedimenti tributari, per i quali restano ferme le particolari norme che li regolano; c) nei confronti dell'attivit della pubblica amministrazione diretta all'emanazione di atti normativi, amministrativi generali, di pianificazione e di programmazione, per i quali restano ferme le particolari norme che ne regolano la formazione; d) nei procedimenti selettivi, nei confronti dei documenti amministrativi contenenti informazioni di carattere psicoattitudinale relativi a terzi. 2. Le singole pubbliche amministrazioni individuano le categorie di documenti da esse formati o comunque rientranti nella loro disponibilit sottratti all'accesso ai sensi del comma 1. 3. Non sono ammissibili istanze di accesso preordinate ad un controllo generalizza-

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IMPUGNAZIONI
to dell'operato delle pubbliche amministrazioni. 4. L'accesso ai documenti amministrativi non pu essere negato ove sia sufficiente fare ricorso al potere di differimento. 5. I documenti contenenti informazioni connesse agli interessi di cui al comma 1 sono considerati segreti solo nell'ambito e nei limiti di tale connessione. A tale fine le pubbliche amministrazioni fissano, per ogni categoria di documenti, anche l'eventuale periodo di tempo per il quale essi sono sottratti all'accesso. 6. Con regolamento, adottato ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, il Governo pu prevedere casi di sottrazione all'accesso di documenti amministrativi: a) quando, al di fuori delle ipotesi disciplinate dall'articolo 12 della legge 24 ottobre 1977, n. 801, dalla loro divulgazione possa derivare una lesione, specifica e individuata, alla sicurezza e alla difesa nazionale, all'esercizio della sovranit nazionale e alla continuit e alla correttezza delle relazioni internazionali, con particolare riferimento alle ipotesi previste dai trattati e dalle relative leggi di attuazione; b) quando l'accesso possa arrecare pregiudizio ai processi di formazione, di determinazione e di attuazione della politica monetaria e valutaria; c) quando i documenti riguardino le strutture, i mezzi, le dotazioni, il personale e le azioni strettamente strumentali alla tutela dell'ordine pubblico, alla prevenzione e alla repressione della criminalit con particolare riferimento alle tecniche investigative, alla identit delle fonti di informazione e alla sicurezza dei beni e delle persone coinvolte, all'attivit di polizia giudiziaria e di conduzione delle indagini; d) quando i documenti riguardino la vita privata o la riservatezza di persone fisiche, persone giuridiche, gruppi, imprese e associazioni, con particolare riferimento agli interessi epistolare, sanitario, professionale, finanziario, industriale e commerciale di cui siano in concreto titolari, ancorch i relativi dati siano forniti all'amministrazione dagli stessi soggetti cui si riferiscono; e) quando i documenti riguardino l'attivit in corso di contrattazione collettiva nazionale di lavoro e gli atti interni connessi all'espletamento del relativo mandato. 7. Deve comunque essere garantito ai richiedenti l'accesso ai documenti amministrativi la cui conoscenza sia necessaria per curare o per difendere i propri interessi giuridici. Nel caso di documenti contenenti dati sensibili e giudiziari, l'accesso consentito nei limiti in cui sia strettamente indispensabile e nei termini previsti dal-

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REPERTORIO NORMATIVO
l'articolo 60 del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196[14], in caso di dati idonei a rivelare lo stato di salute e la vita sessuale.

14 Codice in materia di protezione dei dati personali.

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IMPUGNAZIONI

3.11 Termini e decadenze


R.D. 16 marzo 1942, n. 262 (codice civile)
Libro sesto (della tutela dei diritti) Titolo V (della prescrizione e della deca denza)

Della prescrizione e della decadenza


Capo I (della prescrizione) Sezione I (Disposizioni generali) Art. 2934 (Estinzione dei diritti) 1. Ogni diritto si estingue per prescrizione, quando il titolare non lo esercita per il tempo determinato dalla legge. 2. Non sono soggetti alla prescrizione i diritti indisponibili e gli altri diritti indicati dalla legge. Art. 2935 (Decorrenza della prescrizione) La prescrizione comincia a decorrere dal giorno in cui il diritto pu essere fatto valere. Art. 2936 (Inderogabilit delle norme sulla prescrizione) nullo ogni patto diretto a modificare la disciplina legale della prescrizione. Art. 2937 (Rinunzia alla prescrizione) 1. Non pu rinunziare alla prescrizione chi non pu disporre validamente del diritto. 2. Si pu rinunziare alla prescrizione solo quando questa compiuta. 3. La rinunzia pu risultare da un fatto incompatibile con la volont di valersi della prescrizione.

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REPERTORIO NORMATIVO
Art. 2938 (Non rilevabilit d'ufficio) Il giudice non pu rilevare d'ufficio la prescrizione non opposta. Art. 2939 (Opponibilit della prescrizione da parte dei terzi) La prescrizione pu essere opposta dai creditori e da chiunque vi ha interesse, qualora la parte non la faccia valere. Pu essere opposta anche se la parte vi ha rinun ziato. Art. 2940 (Pagamento del debito prescritto) [omesso] Sezione II (della sospensione della prescrizione) Art. 2941 (Sospensione per rapporti tra le parti) [omesso] Art. 2942 (Sospensione per la condizione del titolare) La prescrizione rimane sospesa: 1) contro i minori non emancipati e gli interdetti per infermit di mente, per il tempo in cui non hanno rappresentante legale e per sei mesi successivi alla nomina del medesimo o alla cessazione dell'incapacit; 2) in tempo di guerra, contro i militari in servizio e gli appartenenti alle forze armate dello Stato e contro coloro che si trovano per ragioni di servizio al seguito delle forze stesse, per il tempo indicato dalle disposizioni delle leggi di guerra. Sezione III (dell'interruzione della prescrizione) [omessa] Sezione IV (del termine della prescrizione) 1 (della prescrizione ordinaria) Art. 2946 (Prescrizione ordinaria) Salvi i casi in cui la legge dispone diversamente, i diritti si estinguono per prescrizioni con il decorso di dieci anni. 2 (delle prescrizioni brevi) [omesso]

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3 (delle prescrizioni presuntive) [omesso] 4 (del computo dei termini) Art. 2962 (Compimento della prescrizione) In tutti i casi contemplati dal presente codice e dalle altre leggi, la prescrizione si verifica quando compiuto l'ultimo giorno del termine. Art. 2963 (Computo dei termini di prescrizione) 1. I termini di prescrizioni contemplati dal presente codice e dalle altre leggi si computano secondo il calendario comune. 2. Non si computa il giorno nel corso del quale cade il momento iniziale del termi ne e la prescrizione si verifica con lo spirare dell'ultimo istante del giorno finale. 3. Se il termine scade in giorno festivo, prorogato di diritto al giorno seguente non festivo. 4. La prescrizione a mesi si verifica nel mese di scadenza e nel giorno di questo corrispondente al giorno del mese iniziale. 5. Se nel mese di scadenza manca tale giorno, il termine si compie con l'ultimo giorno dello stesso mese. Capo II (della decadenza) Art. 2964 (Inapplicabilit di regole della prescrizione) Quando un diritto deve esercitarsi entro un dato termine sotto pena di decadenza, non si applicano le norme relative all'interruzione della prescrizione. Del pari non si applicano le norme che si riferiscono alla sospensione, salvo che sia disposto altrimenti. Art. 2965 (Decadenze stabilite contrattualmente) nullo il patto con cui si stabiliscono termini di decadenza che rendono eccessivamente difficile a una delle parti l'esercizio del diritto. Art. 2966 (Cause che impediscono la decadenza) La decadenza non impedita se non dal compimento dell'atto previsto dalla legge o dal contratto. Tuttavia, se si tratta di un termine stabilito dal contratto o da una norma di legge relativa a diritti disponibili, la decadenza pu essere anche impedita dal riconoscimento del diritto proveniente dalla persona contro la quale si deve far

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valere il diritto soggetto a decadenza. Art. 2967 (Effetto dell'impedimento della decadenza) Nei casi in cui la decadenza impedita, il diritto rimane soggetto alle disposizioni che regolano la prescrizione. Art. 2968 (Diritti indisponibili) Le parti non possono modificare la disciplina legale della decadenza n possono rinunziare alla decadenza medesima, se questa stabilita dalla legge in materia sottratta alla disponibilit delle parti. Art. 2969 (Rilievo d'ufficio) La decadenza non pu essere rilevata d'ufficio dal giudice, salvo che, trattandosi di materia sottratta alla disponibilit delle parti, il giudice debba rilevare le cause d'improponibilit dell'azione.

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IMPUGNAZIONI

3.12 Esenzione dall'imposta di bollo


D.P.R. 26 ottobre 1972, n. 642 (G.U.R.I. 11 novembre 1972, n. 292, supplemento ordinario)
Disciplina dell'imposta di bollo Allegato B (Atti, documenti e registri esenti dall'imposta di bollo in modo assoluto) (estratto)

Atti, documenti e registri esenti dall'imposta di bollo in modo assoluto


Atti, documenti e registri esenti dall'imposta di bollo in modo assoluto: [...] 3. Atti, documenti e provvedimenti dei procedimenti in materia penale, di pubblica sicurezza e disciplinare, esclusi gli atti di cui agli articoli 34 e 36 della tariffa[ 15] e comprese le istanze e denunce di parte dirette a promuovere l'esercizio dell'azione penale e relative certificazioni. Documenti prodotti nei medesimi procedimenti dal pubblico ministero e dall'imputato o incolpato.

15 Atti e processi verbali in materia penale: cauzioni, costituzioni di parte civile; sentenze e decreti penali di condanna, sentenze penali della Cassazione e del Tribunale supremo militare che rigettano o dichiarano inammissibile il ricorso di parte, sentenze di non doversi procedere per remissione anche tacita di querela.

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