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ASPETTI DELLUTILIZZAZIONE DELLA BIBBIA NEL V SEC. Quadro storico.

Il V sec si presenta dal punto di vista religioso come un sec ormai anche giuridicamente cristiano, come testimoniano le leggi antipagane emanate da Onorio, succeduto a Teodosio nel governo dellimpero dOccidente, tra il 395 e il 415, allorch tali norme furono estese a tutto limpero dOccidente. A questa unit giuridica corrisponde per una notevole diversificazione fra le comunit cristiane sia negli usi liturgici sia a livello disciplinare ed ecclesiastico a seconda dei diversi contesti sociali. Limpero romano intanto si avvicina al suo crollo: nel 401 i Visigoti di Alarico raggiungono e devastano la zona di Aquileia per poi puntare su Roma che saccheggiano nel 410. Dopo la morte di Alarico, spintosi fino a Cosenza, i Visigoti risalgono a nord stabilendosi dapprima nelle Gallie, dove fondano il regno di Tolosa, e poi, sotto Eurico, nella seconda met del sec, si espandono dalla zona di Tarragona in tutta la Spagna. Proprio dalla Spagna prende il via nel 429 la conquista della provincia dAfrica da parte dei Vandali capeggiati da Genserico, precedentemente stanziatisi in Gallia insieme ai Burgundi, che invece vi rimasero occupando Lione e Vienne. In Africa i Vandali furono dapprima riconosciuti come foederati dei Romani, poi, raggiunsero lindipendenza nel 442 e quindi nel 476 il loro regno fu riconosciuto dallimperatore dOriente: esso ormai comprendeva lintera provincia dAfrica, Baleari, Sicilia, Sardegna e Corsica; nel 455 si spinsero fino a Roma con un saccheggio mitigato solo dallintervento di papa Leone I. Il loro regno fu contraddistinto dal violento incontro-scontro tra vinti e vincitori anche dal punto di vista religioso: larianesimo dei vinti infatti - che caratterizzava quasi tutti i popoli germanici and a collidere con il cattolicesimo dei vincitori, dando origine a violenze, confische e devastazioni, dopo un periodo iniziale di tolleranza (sotto Unerico, successo a Genserico, e al successore Gondamondo). La Spagna invece fu divisa, agli inizi del 400, tra Alani, che si stanziarono in Lusitania, Vandali Silingi nella Betica e Vandali Asdingi nella Galizia orientale, mentre gli Svevi si stanziarono nella Galizia occidentale; nel 415 infine i Visigoti si stanziarono nellultima provincia ancora libera: Tarragona. Dal 430 gli Svevi cominciarono da espandersi verso il sud fino a raggiungere, verso la met del V sec, il controllo su un territorio grande come quasi tutta la penisola, che per in breve tempo pass ai Visigoti, che lo mantennero fino allVIII sec. In Britannia le guarnigioni romane si ritirarono intorno al 400

La riflessione sulla storia. Eventi di tale portata non potevano non avere ripercussioni sulla lettura in chiave religiosa della storia. Agli inizi del 400 ad Aquileia Rufino invitato dal vescovo Cromazio a tradurre in latino la Storia ecclesiastica scritta ca mezzo secolo prima di Eusebio e che G prosegue fino allepoca di Teodosio, proponendosi di far dimenticare al lettore la difficile epoca presente col ricordo del tempo felice sotto T. In Africa Agostino, sulla spinta emotiva del sacco di Roma del 410 che aveva riacceso tra i pagani la polemica anticristiana, scrisse il De civitate Dei, che indaga sul senso della storia dal punto di vista teologico. Sempre in Africa lo spagnolo Orosio scrive i 7 Historiarum adversus paganos libri, opera gi dal titolo palesemente storico-apologetica, cos come propriamente storica lopera di Vittore di Vita, Historia persecutionis africanae provinciae1. La complessa situazione della Spagna invece ben documentata dal Chronicon di Idazio, opera storica che ben documenta la difficile situazione di un vescovo alle prese con problemi di eresie (priscillianesimo, arianesimo, manicheismo) e costretto ad intessere non facili rapporti con i romani e i barbari e la chiesa di Roma. Le vicende della Gallia alle prese con le prime incursioni di Vandali e Alani (407) e Goti (415) sono ben descritte da Prospero di Aquitania nellEpitoma Chronicorum, che invece di proseguire lomonima opera di G, a sua volta traduzione e prosecuzione dellomonima opera di Eusebio, va oltre anche a ritroso facendo iniziare la sua storia da Adamo e non, a differenza di E, da Abramo; nella Gallia si colloca anche il De gubernatione Dei di Salviano di Marsiglia che, sulla scia di A, vuole dare una lettura della storia basata sulla fede e la certezza che la Provvidenza divina sia una realt operante. Il primo elemento che emerge da queste opere storiche che la SS talvolta lelemento discriminante tra i barbari e le popolazioni romano-cristiane: Rufino, descrivendo la conversione degli Iberi del Caucaso e sperando in quella del Goti invasori di Aquileia, sostiene che essi hanno stretto un foedus con la parola di Dio e la fede nel regno futuro; e in termini analoghi si esprime anche Salviano, il quale rileva appunto come la parola di Dio (VT ed NT), insieme al battesimo e allunzione, sia lelemento distintivo della religione cristiana, al punto che la non conoscenza della SS rende i barbari pagani meno colpevoli dei cristiani che commettono gli stessi peccati; e lo stesso dicasi per la conoscenza incompleta della SS da parte degli eretici (ariani): Salviano finisce per dare una interpretazione in contro tendenza della lettera ai Romani, collocando sotto la legge non sono pi i giudei ma i cristiani, mentre liberi da essa sono i barbari pagani o ariani. Anche nellopera di Vittore la SS viene introdotta senza sforzo lungo lo svolgimento della narrazione, spesso perch i passi chiamati in causa sono visti come profetici degli eventi narrati. Ma il problema con cui tutti devono fare i conti quello del ruolo provvidenziale di Dio nella storia e dei criteri per discernerlo; sin dagli inizi del cristianesimo, ma soprattutto a partire da Eusebio, si era radicata nella coscienza dei fedeli la convinzione che la storia storia sacra, e si era affermata (con E) la concezione teologico-politica che vedeva in stretto rapporto limpero e il cristianesimo e quindi le loro sorti. Le risposte sono svariate: mentre A ritiene che la Provvidenza agisca nel lungo periodo e quindi, per scorgere lagire di Dio, occorre guardare alla origini della storia e alla meta finale, perch la storia della salvezza non coincide con la storia di Roma, ed scandita dallo schema settenario delle et del mondo mutuate dai sette giorni della creazione 2, per Salviano e Orosio invece la Provvidenza agisce in stretto rapporto di causa effetto con le azioni degli uomini, per cui il presente il luogo dove gi presente e si attua il giudizio di Dio (e non solo qualcosa di provvisorio come per A); O inoltre convinto che lImpero romano sia stato scelto dalla Provvidenza per cristianizzarsi sempre di pi e durare quindi fino alla fine dei tempi. Egli infatti per leggere la storia del mondo utilizza lo schema dei quattro imperi, tratto da Daniele, dispiegando la storia su sette libri, di cui il settimo tratta dei tempora christiana e dellImpero romano, che lultimo e definitivo; i tempora christiana poi sono per O gi maturi e quasi pronti per il giudizio di Dio, Signore della storia, anche se manca ancora qualcosa per i diebus novissimis sub fine saeculi quando verr il giudizio. A differenza di O, che fa ricorso alla SS in modo limitato e come conferma di cose che, anche chi non ha letto, comprende allo stesso modo di chi ha letto, Salviano invece dedica per intero il 2 libro del De gubernatione Dei (in 8 libri) ad elencare le testimonianze scritturistiche che provino la presenza il governo e il giudizio di Dio nella storia, in polemica con quelli, anche cristiani, che ritenevano Dio indifferente alla vicende del mondo; critica inoltre i cristiani del suo tempo, rei di essere a suo avviso rimasti tiepidi rispetto al vero messaggio di Cristo (e cita Apocalisse 3), mentre giudica positivamente i popoli barbari. La riflessione sulla Bibbia. Mentre nelle opere storiche la SS presente in funzione di determinate letture degli eventi, nei commenti essa stessa oggetto di interpretazione. Di commentari ne furono prodotti numerosissimi tra gli ultimi decenni del IV sec e i primi del V, in misura tale da poter competere con loriente; si tratta per in genere
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Che va dal 429 al 484. A privilegia i testi sabbatici con la menzione di quel riposo che solo permette la lode

di commenti scritti da autori che avevano iniziato la loro attivit nel IV sec e che sono quindi portatori degli interessi e dei problemi propri di quel periodo. Tra questi spicca su tutti Girolamo, con i suoi commentari ai profeti, che evidenziano spesso la preoccupazione di G di stabilire, nel modo pi corretto possibile, la base testuale degli scritti sacri, come testimonia la giustapposizione costante del lemma tradotto dalla LXX a quello tradotto dallebraico, prima di passare al relativo commento, nonch la sua fedele adesione allinterpretazione allegorica, sempre proposta dopo una iniziale interpretazione letterale. G inizi ad occuparsi dei profeti nel 384 iniziando dal pi breve, Abdia, ma non segu lordine della LXX e del testo ebraico (non prosegu cio con Giona, bens con Michea Naum Abacuc ecc) ma cos come ci stato richiesto. Dal 406, anno i cui conclude la serie dei profeti minori al 419, anno della sua morte, si dedic interamente a terminare i suoi commentari ai libri profetici. Si pensato che G si sia soffermato soprattutto sui testi profetici per dimostrare a quanti osteggiavano la sua traduzione latina dallebraico quanto fosse difficile comprendere i profeti senza far ricorso alloriginale. Quello che notevole di questi commentari che essi non solo furono scritti in oriente, ma risentono pure fortemente dellimpostazione dellesegesi orientale (Origene, Didimo Eusebio), come G stesso a volte dice espressamente citando le fonti; i destinatari per sono tutti occidentali e per lo pi dellambiente ascetico-monastico, alcuni dei quali con interessi biblici particolari: tra questi spiccano Pammachio, senatore romano che, rimasto vedovo, di diede alla vita monastica e al quale G dedica i commenti a Osea Gioele e Amos, il quale si fece portavoce di polemiche e controversie, come quella sulluguale valore di matrimonio e verginit, dottrina diffusa a Roma da Gioviniano e la polemica intorno alla traduzione di Rufino del peri archon di Origene; altro destinatario illustre (Commento a Zaccaria) di G fu Esuperio, vescovo di Tolosa, che aveva preoccupazioni soprattutto in disciplina matrimoniale e penitenziale, ma era interessato anche alla SS e al canone, tant che volle confrontarsi con il vescovo di Roma Innocenzo I, il quale gli invi la lista dei libri canonici accolti dalla tradizione occidentale; sappiamo poi dei vastissimi interessi scritturistici e filologici di Marcella ed Eustochio, cui G dedic rispettivamente il commento a Daniele e i commenti a Isaia ed Ezechiele. I commentari di G riflettono dunque non solo linteresse specifico del loro autore collegato strettamente al suo impegno per una revisione del testo biblico ma anche quelli dei destinatari, specie quando questi ne sono i committenti. Il commento a Daniele per manifesta anche un'altra preoccupazione di G: rispondere alle critiche mosse da Porfirio al libro di Daniele. Secondo P infatti tale libro non poteva essere attribuito al Daniele vissuto al tempo di Nabucdonosor; esso inoltre non era completamente accolto nel canone ebraico, essendo alcune sue sezioni scritte in greco. Per questo motivo G in questo commento non prende in esame tutti i passi del libro profetico, ma solo quelli oscuri saltando da un punto allaltro. Agostino invece allinizio del V sec (401) scrisse il De genesi ad litteram, che concluder nel 416 in 12 libri; come per G anche in questo caso si tratta di unopera che riflette un interesse precedente dellautore3; anche questopera infatti, come le due precedenti, caratterizzata dalla polemica antimanichea, alla quale per affianca quella antiariana, e anche antipagana, evidente nella confutazione (cfr. Girolamo) del pensiero di matrice porfiriana. Vanno segnalati inoltre nel V sec i commenti a Matteo lOpus imperfectum in Mattheum di anonimo autore ariano e il Commento a Matteo di Cromazio di Aquileia, che testimoniano la fortuna che tale vangelo ebbe soprattutto in ambiente giudaico e ariano, per la sua insistenza sul Ges-uomo. Spiccano inoltre i commenti che si collocano intorno alla polemica pelagiana: quelli di Pelagio al corpus paolino e a Giobbe, quelli di Giuliano dEclano a Osea Gioele e Amos, quelli ai Salmi di Prospero di Aquitania e Arnobio il giovane. I commenti di Pelagio e Giuliano si inseriscono nel solco dellinteresse per il corpus paolino, iniziato gi nel sec precedente e riflettono un marcato interesse antropologico e soteriologico coerente con un epoca segnata dallincertezza e dallinstabilit dellimpero romano; linteresse poi di Giuliano per i profeti si spiega bene con i suoi contatti con lambiente orientale, particolarmente interessato a tali scritti; egli era persuaso dellimportanza dei profeti su cui si fonda (cita Efesini 2,20-21) la dottrina della chiesa (oltre che sugli apostoli) e che anche i minori erano tali non pro meritis, ma per la lunghezza. Dalla seconda met del V sec alla 2a met del VI con Gregorio Magno non si hanno quasi pi notizie di commenti interi a singoli libri biblici, sia per i drammatici fatti storici che caratterizzano questa epoca sia perch allinizio del V sec la SS era stata ormai commentata in toto e anche i commenti del padri orientali erano ormai conosciuti grazie alle numerose traduzioni (su tutte quelle di Girolamo e Rufino). Ai commenti a singoli libri biblici si sostituisce un nuovo modo di presentare la storia sacra in forma letteraria, in genere poetica ad un pubblico colto ed esigente: il primo a tentare una operazione di tal genere era stato nel IV sec Giovenco, seguito da Proba e Paolino, ma con il V sec i componimenti poetici basati sulla SS con interesse esegetico e catechetico si moltiplicano. Tra le opere di Prudenzio, un aristocratico tarragonese, spicca il Dittochaeon, dove viene descritta la storia della salvezza in due serie di 24 tetrastici, una tratta dal VT e una dal NT cui fa seguito un ultimo capitolo che parafrasa Ap 4,4; in questo passo viene fatta menzione di 24 anziani che simboleggerebbero, secondo una consolidata tradizione, i 24 libri del canone del VT: lintento di P sembrerebbe dunque quello di mostrare come tutte le tappe della economia del VT si troverebbero ricapitolate alla fine della storia, grazie a quelle ricapitolazioni parziali che si sono verificate e si verificano nel tempo di Cristo e in quello della Chiesa. Nella prima met del V sec Sedulio, prete di origine italica, scrisse una mirabile sintesi in versi della storia sacra nellottica dei mirabilia Dei, il Pascale Carmen; i prodigi del Signore vanno dallascensione di Enoch, alla maternit di Sara, al sacrificio di Isacco, alla trasformazione della moglie di Lot in colonna di sale, al
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sul libro della Genesi A aveva gi scritto il De genesi adversus manichaeos libri duo nel 389 e De genesi ad litteram liber imperfectus del 393.

roveto ardente di Mos, a Giosu che ferma il sole, Giona nel ventre del pesce, i 3 fanciulli nella fornace ecc. Linterpretazione tutta cristologica in chiave antiariana ma anche antiidolatrica e con uno scopo manifestamente catechetico, come testimoniano gli ultimi versi del II dei 5 libri nei quali la narrazione prosegue con le meraviglie di Dio del NT: in tali versi infatti spiegata in dettaglio la preghiera del PN, cosa che costituiva uno dei momenti culminanti delliniziazione cristiana. Sempre nella prima met del V sec troviamo il Commonitorium di Orienzio in due libri, in cui spicca la sintesi scritturistica che occupa gran parte del I libro; nel C, in cui evidente leco della drammatica situazione delle Gallie sconvolte dalle scorrerie dei popoli germanici, Orienzio si prefigge un intento didascalico-morale: ovvere guidare i lettori a vivere rettamente in attesa del giudizio finale; per questo passa in rassegna i vari vizi esemplificandoli con episodi biblici (per linvidia cita Giuseppe, Caino ecc). Il taglio moralistico gli impedisce di cogliere la radicale differenza tra letica del VT e quella del NT, per cui secondo O non enorme la differenza tra la legge del taglione, legittima a suo dire, e il porgi laltra guancia, anche se ritiene migliore chi si contenta di lasciare a Dio il giudizio. Nellultima decade del V sec troviamo il De laudibus Dei in due libri dellafricano Draconzio, che abbraccia lintera SS, affrontando i temi della creazione, della redenzione e del giudizio; tali temi nel I libro sono affrontati con riferimento ai sei giorni, al peccato di Adamo e alla successiva promessa della resurrezione4; i tre temi sono poi ripresi nel II libro con pi estesi richiami al NT: lautore parla ora di una creazione nuova con lincarnazione del Verbo e i miracoli da lui compiuti, passa poi a descrivere i peccati degli uomini parlando di Adamo, Sodoma e Gomorra ecc per giungere a parlare della redenzione, non pi promessa, ma attuata nella passione, morte e resurrezione di C; passa infine a parlare della misericordia e del giudizio divino, soffermandosi sullimportanza della preghiera. Lopera si conclude con un ritorno al VT con gli episodi del roveto ardente e del passaggio del mar rosso visti come profetici del giudizio finale. Sempre di autore africano (forse il Quodvultdeus vescovo di Cartagine per il quale Agostino compose il De haeresibus) e parimenti propone una panoramica della storia sacra, sia pure in prosa, il Liber promissionum et praedictorum Dei, Tale opera una sorta di commentario sintetico5 delle pagine essenziali della SS basato su una esegesi per lo pi tipologica, con lo scopo di raccogliere quei passi che possano essere letti come figurativi di Cristo e della Chiesa (quindi in genere passi del VT) o come dimostrativi dellavvenuto compimento (quindi passi del NT). Il numero delle promesse e predizioni gi avveratesi (pi di ottanta) circa il quadruplo di quelle che ancora si devono avverare, questo perch lautore vuole dimostrare con intento didascalico e consolatorio che nella storia della salvezza il numero delle profezie avveratesi supera di gran lunga quello delle profezie ancora da compiersi: lopera quindi vuole favorire nei lettori la crescita delle virt della fede, della speranza e della carit. Lesposizione si divide in tre libri perch tre sono i tempi del progetto divino: quello che va dalla creazione a Mos ovvero il tempo prima della legge poi quello che va dal dono della legge alla venuta di Cristo ovvero il tempo sotto la legge quello infine che va dallincarnazione alla fine del mondo ovvero il tempo della grazia. Seguono poi due appendici: il dimidium temporis e la gloria regnumque sanctorum; la prima espressione, che ricalca il linguaggio apocalittico di Dn e Ap, lautore indica quel breve periodo caratterizzato dalla venuta dellAnticristo e dagli ultimi assalti del demonio contro i santi; la seconda espressione sta ad indicare il conseguimento definito della beatitudine da parte degli eletti secondo gli scritti di Paolo e lApocalisse; in particolare questappendice sembra un vero e proprio commento allAp, che viene citata abbondantemente. Altra opera che tratta in una prospettiva universalistica la storia della salvezza il De vocatione omnium gentium, che la critica recente tende ad attribuire a Prospero dAquitania, lautore del Chronicon, opera intermedia tra quelle di genere storico e quelle esegetico-dottrinali (con taglio letterale); esegetico-dottrinale infatti il nucleo centrale dellopera, basato su due passi paolini6, dai quali lautore fa scaturire i tre principi che regolano la vita umana: Dio vuole tutti salvi; tale salvezza dono di grazia e non frutto di meriti; il giudizio di Dio e deve rimanere imperscrutabile. Tutte le opere citate, pi che ricercare i molteplici sensi dei vari passi biblici, cercano dei percorsi biblici che evidenzino la fedelt di Dio nella storia (richiamo necessario in unepoca di grande precariet) e la necessit di una rigorosa condotta morale. Anche in questepoca per non mancarono gli esegeti in senso stretto, anche se a volte anchessi ricorsero alla forma poetica. Proprio a cavallo tra IV e V sec un certo Cipriano, forse presbitero dellarea lombardo-veneta, compose una parafrasi in versi dellEttateuco7, assai fedele al testo biblico, anche se con alcune omissioni. Claudio Mario Vittore, retore di Marsiglia attivo nella prima met del V sec, nei 3 libri della Aletheia si sofferma invece sulla Genesi e in particolare sugli episodi della creazione, del peccato, del diluvio e della storia di Abramo fino allepisodio di Sodoma e Gomorra, per evidenziare una costante della storia sacra: le colpe suscitano i castighi divini, ma questi sono sempre dettati da giustizia e misericordia; in tale opera si nota pure una finalit catechetica laddove lautore si sofferma sugli elementi della tipologia battesimale. Anche nellopera di Avito, il De spiritalis historiae gestis in 5 libri, scritta a cavallo tra V e VI sec, mentre cresceva la tensione tra Burgundi ariani e Franchi cattolici, si nota un interesse per i temi battesimali; agli episodi della Genesi scelti da Vittore A aggiunge anche il passaggio del Mar Rosso, con riferimento alla tipologia battesimale.

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che viene inserita in un lungo inno allo SS e allonnipotenza di Dio, vista come volont di misericordia.

Si pu anche classificare come raccolta di Testimonia. 1Tm 2,4 e Rm 11,33 7 anche Agostino aveva composto le Questionum in Heptateucum libri VII (iniziati nel 419)

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