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Massimiliano Caserta

Topografie politiche dello spazio costituente: Midan al Tahrir, la piazza araba.

Col termine piazza araba si era soliti definire un immaginario politico mediatico di masse aizzate allinterno del dar-Islam, il territorio islamico contrapposto al mondo occidentale; la primavera araba ha rappresentato linsorgere di una nuova spazialit1: una piazza araba nel senso geofilosofico del termine. Al Cairo come a Tunisi, i poteri costituitisi dopo lindipendenza hanno insediato i propri stati di sovranit su un tessuto urbano in cui la pianificazione coloniale di stampo europeo si innervata sul modello fondativo arabo-islamico. Nella citt islamica non ci sono spazi aperti progettati che potrebbero assimilarsi alla piazza della citt occidentale, il luogo dincontro pubblico dato dalla moschea che domina sulla citt oltre che per la posizione, anche per la dimensione della sua architettura, in netto distacco rispetto alla trama abitativa. La diffusione dei nuovi media sociali della Rete ha creato le premesse per uno scisma tra cultura araba e islamica ricomponendo la potenza del sociale con la razionalit del politico: la piazza ha superato il sahn della Moschea congregazionale, vero centro del dar-Islam. Come lagor greca o il foro romano, il sahn, il grande cortile, era luogo dassemblea pubblica, serviva come tribunale e come aula per udienze, ma ci che pi importante, << era il luogo dove il califfo o il suo governatore erano acclamati e accettati dalla comunit >>.2 Le premesse tipologiche perch si possa parlare di spazio costituente affondano indubbiamente le proprie radici in questo spazio nodale situato tra gli Stati (con la loro sovranit) e i cittadini (con la loro nuda vita), lascito della civilt greco-romana. Il vuoto della piazza raduna il pieno dei significati, la sua conquista il preludio alla rappresentazione dei poteri costituenti.

Storia politica di piazza Tahrir

Midan al Tahrir, arabo per P iazza della Liberazione, porta entro i sui confini i segni urbanistici della transizione attraverso tre significativi periodi della storia dellEgitto moderno: il periodo coloniale, post-coloniale e post-post coloniale.3

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K. Varnelis, Lo spazio dopo la casbah, Domus, n.946, Aprile 2011 J.D.Hoag, Architettura Islamica, Milano, Electa, 1978, p. 8

La storia di questo spazio ha inizio nel 1867 quando sotto limpulso modernizzatore del Khedive Ismail viene pianificato un intero nuovo distretto: il quartiere europeo del Cairo, odierno downtown Cairo, a ovest del nucleo storico della citt.4 Al centro del distretto, con funzione di connessione secondo il modello haussmaniano dei boulevards, progettata una grande piazza che prender il nome di Piazza Ismail. Gli ingenti debiti contratti nellopera di modernizzazione del paese obbligheranno Ismail nel 1882 a lasciare il governo del paese nelle mani delle potenze straniere, prima fra tutti lInghilterra; la piazza sar testimone di questo passaggio di poteri allocando la caserma delle forze di occupazione britanniche nel suo lato ovest sulla sponda del Nilo. La piazza inizia a prendere una forma definita nel 1902 con la realizzazione su progetto neoclassico dellarchitetto francese Marcel Dourgnon del Museo Egizio sul lato nord, cui faranno seguito degli edifici per abitazioni sul lato nord-est.(fig.1) Nella prima met del 900 la piazza viene ridisegnata per canalizzare il flusso veicolare attraverso una rotatoria a verde nella parte sud dellarea. Nel 1951 la parte sud dellarea trova il suo fondale urbano con la costruzione del Mogamma, grande edificio amministrativo donato dallUnione Sovietica e realizzato su progetto dellarchitetto Kamal Ismail che subisce fortemente linfluenza degli edifici del modello tipologico sovietico. Al centro della rotatoria il re Farouk far collocare un piedistallo che avrebbe dovuto sorreggere la statua di Khedive Ismail, cosa che non accadr mai per il sopraggiunto colpo di stato dellesercito nel 1952. Il nuovo regime sotto la guida di Nasser inaugura lera post coloniale dellEgitto cambiando la denominazione di piazza Ismail in Piazza Tahrir, ovvero piazza della Liberazione e completando il lato ovest dellarea con tre edifici: il Nile Hilton sul sito della British Barraks, il palazzo della Lega Araba e la sede del partito dellUnione Socialista Araba che poi diventer National Democratic Party, partito unico dellera di Mubarak che sar dato alle fiamme durante le dimostrazioni del febbraio 2011.(fig.2) Dal suo insediamento nel 1981, Mubarak estende una serie di politiche avviate da Anwar Sadat istituendo leggi che hanno limitato fortemente l'accesso degli egiziani allo spazio pubblico. La pianificazione urbana stata filtrata attraverso gli apparati di sicurezza dello Stato: Piazza Tahrir, luogo dove i cittadini potevano riunirsi e organizzare manifestazioni politiche, stata sistematicamente suddivisa, recintata e destinata al traffico veicolare. A queste misure va aggiunto un decennio di politiche urbanistiche che ha portato llite a trasferirsi nelle citt satelite del deserto allinterno di gated communities rifiutando la citt e abbandonandola al degrado urbano e sociale.5 Quando il 25 gennaio 2011 scoppiano le proteste contro il regime di Mubarak, la popolazione decide di occupare piazza Tahrir riaffermando la vitalit urbana della megalopoli cairota: la piazza diventa un enorme magnete grazie alla sua posizione centrale e alla possibilit di accedervi da 23 strade differenti. (fig.3) Le forze di sicurezza del Ministero dellInterno hanno riconosciuto immediatamente il simbolismo crescente del luogo e hanno preso misure vigorose per bonificare l'area con idranti, gas lacrimogeni, proiettili di gomma. Lazione repressiva ha fatto di piazza Tahrir un simbolo ancora pi potente, le comunicazioni che viaggiavano attraverso i nuovi media sociali della Rete hanno chiamano a raccolta un numero crescente di persone sino a raggiungere le 30.000 unit. La battaglia per ottenere il controllo dello

K. Adham, Tahrir Square through Two Transitions, <http//:sahcommunities.groupsite.com/post/tahrir-square-from-colonialism-to-postpostcolonialism-khaled-adham> Society of Architectural Historians, 2011 4 M. Elshahed, Tahrir Square, A Collection of Fragments,< http//: archpaper.com/news/articles.asp?id=5201>, 2011 5 E. Denis, Cairo as Neoliberal Capital? From walled City to Gated Communities, in Cairo Cosmopolitan, D. Singerman, P. Hanmar, American University in Cairo Press, 2006, pp.47-71

spazio ha spostato in avanti gli obiettivi della cittadinanza: respingere le forze di sicurezza dello Stato, rovesciare il regime ma sopratutto rivendicare la piazza come luogo nodale degli eventi per trasformarla nel laboratorio spaziale della rivoluzione. Dopo il ritiro delle forze di sicurezza, Mubarak ha inviato squadre di teppisti pagati per attaccare i cittadini con bastoni, coltelli e bombe molotov, lestremo atto di resistenza che ne seguito sancisce la nascita di un nuovo spazio subito ribattezzato "Libera Repubblica di Piazza Tahrir". La piazza ora apparteneva alle persone che avevano sconfitto i tentativi del regime per disperdere e disinnescare la giovane rivoluzione. La folla era cresciuta fino a raggiungere le 400.000 unit, uno straordinario spaccato della societ egiziana, un mix di classe, genere, et, orientamento sessuale, etnia e religione.6 C un immagine che va oltre la narrazione, oltre il mero reportage degli eventi, una fotografia presa dallalto, una mappatura dellorganizzazione logistica della vita quotidiana di piazza Tahrir nelle giornate che hanno preceduto la caduta del regime di Mubarak. Listantanea restituisce efficacemente le linee di un dispositivo spaziale di riconfigurazione del luogo piazza nel dominio di una molteplicit multidirezionale aperta; nella visualizzazione della fase per-formativa di una comunit dinamica, non precostituita, emerge un quadro di dis-unione che rivela la sua potenza creativa proprio nellimpossibilit di con-formare lo spazio ad uno spazio liscio. (fig.4) Ci che avvenuto in piazza Tahrir stata pi che una manifestazione di protesta: un nuovo spazio pubblico si materializzato, se non il suo superamento, uno spazio costituente dove il discorso pubblico deve essere continuamente ri-formato e disseminato, fuori da una cornice curatoriale/politica basata esclusivamente sulla rappresentazione del consenso. Il ruolo dei media sociali della Rete si concretizzato nellintegrazione tra spazio virtuale e spazio fisico, ricomposizione del sociale e politico dove come afferma Jacques Ranciere il politico non il fuori, il reale; lesterno sempre laltro lato di un interno, ci che fa la differenza la topografia nella cui cornice si negozia la relazione.7 Quella spaziale come tutte le rivoluzioni, vere o presunte che siano, contiene per, dentro il tempo dellevento, lurgenza del suo termine. Terminare la rivoluzione la parola dordine. E non basta chiudere lo spazio in cui si determinata, come ha fatto lesercito con enormi blocchi di cemento nei giorni seguenti alla caduta di Mubarak(fig.5). Pi efficace formalizzarne un nuovo assetto statico: nelle commemorazioni svoltesi nella piazza Tahrir ad un anno dagli eventi decisivi, parti non eterogenee del movimento segnano spazialmente il termine della rivoluzione. Come? Innalzando al centro della piazza non uno ma due obelischi con i nomi dei martiri della rivoluzione(fig.6). Architetti e artisti egiziani hanno subito raccolto lindicazione lanciando un concorso per la piazza Tahrir del nuovo corso. Quale il tema? E gia tempo per un monumento. La rivoluzione finita. Citt Generica vs Sfera Pubblica: una questione didentit

Ci sono altre piazze Tahrir disseminate nel mondo globalizzato. Lanno 2011 ci ha mostrato il loro potente manifestarsi. Se la piazza araba si manifestata come spazio costituente, nellOccidente dei sistemi democatici la piazza ha invece assolto ad una funzione essenzialmente destituente. E il caso di piazza Syntagma ad Atene e piazza

M. Elshahed, Public Space, Social Media, < http//:designobserver.com/feature/tahrirsquare-social-media-public-space/25108/>, 2011 7 cfr. J. Ranciere, Artists and Cultural Producers as Political Subjects Opposition, Intervention, Participation, Emancipation in Times of Neo-Liberal Globalisation, in Muhtelif Contemporary art publication, n. 2, ed. Ahmet .gt, Pelin Tan, Adnan Yildiz, Istanbul, 2007

S. Giovanni a Roma dove rompere per rompere stata la risposta allacutizzarsi della crisi economica (fig.7). Diverso il caso della Puerta del Sol a Madrid dove lacampada degli indignados sembra levidente ricaduta di un sistema spaziale politico dove loikonomia, per lappunto, ha il completo controllo a discapito della sfera pubblica. Lo stesso dicasi per New York, dove il parco urbano sostituisce la piazza, quasi inesistente nella citt americana; nel cuore di Wall Street a Zuccotti Park si concentrata la massa critica in opposizione al dominio della finanziarizzazione dei mercati, rendendo emblematico il conflitto in atto tra citt generica e sfera pubblica. Nelle parole del suo lucido teorizzatore, a paragone della citt classica, la Citt Generica sedata, si compie tramite l evacuazione della sfera pubblica, dove il foro romano sta allagor greca come il mall commerciale sta alla strada principale.8 In una parola, nella Citt Generica, la sfera pubblica residuale. Come precondizione alla Citt Generica, ll suo lucido teorizzatore, che adesso possiamo dirlo senza paura di essere scambiati per oppositori passatisti ne tantomeno per acritici suggestionati Rem Koolhas, pone la liberazione dalla camicia di forza dellidentit. Questo passaggio il centro della questione perch ne definisce la discriminante tra una teoria, per cos dire, buona ed una cattiva: lidentit una trappola in cui un numero sempre maggiore di topi deve dividersi lesca originaria e che, osservata da vicino, forse vuota da secoli. Pi forte lidentit, pi vincolante, pi recalcitra di fronte allespansione, allinterpretazione, al rinnovamento, alla contraddizione. Lidentita diventa un faro, fisso, inflessibile: pu cambiare la sua posizione o il segnale che emette solo a prezzo di destabilizzare la navigazione.9 E proprio linterpretazione dellidentit, la sua rideclinazione, che ne determina la sua espansivit e quindi il suo rinnovamento. Lidentit non una camicia di forza ma un faro, questo si fisso, di civilt. Piazza del Campo a Siena, divisa in nove settori a rappresentare il governo dei Nove, scende ripida verso il palazzo pubblico, la forma a conchiglia invita le genti a raccogliersi in dialogo: un ordinamento spaziale che esprime laspirazione alla concordia civile dentro una societ in mutazione, attraversata da tumulti, quale fu quella della Siena del Trecento.(fig8) Prima che il progetto di piazze e dello spazio cosdetto pubblico diventasse mero disegno dellarredo urbano, nemmeno troppo fantasioso catalogo di panchine e patterns di pavimetazione, stato progetto costituente di forme politiche di sovranit; beninteso che anche dalla neutralizzazione dello spazio agita per mano degli specialisti del design urbano emerge un quadro indiscutibile dintenti politici prefigurati. Non crediamo ad una ipotetica neutralit del tecnico. Tecnopolitche della progettazione devono avvenire: tempo ormai per architetti e urbanisti di pensare alla progettazione di piazze performative per le arti politiche, integrate con le tecnologie della comunicazione in rete, spazi costituenti, condensatori sociali per nuove forme di democrazia.(fig 9). Architettura o rivoluzione o per meglio dire Architettura e rivoluzione.

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R. Koolhaas, Junkspace, trad It. Quodlibet, Macerata, 2006 ibidem

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