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Progetto di un sistema integrato di digestione anaerobica e compostaggio per la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU) per

una piccola comunit: sfide, benefici, problematiche


Stefania Marini stefania.marini5@unibo.it stefania.marini@unibg.it - Alma Mater Studiorum, Universit di Bologna - CSGI e Dipartimento di progettazione e tecnologie, Universit degli Studi di Bergamo Mario Berrettoni - Dipartimento di Chimica Fisica ed Inorganica, Facolt di Chimica Industriale, Alma Mater Studiorum,Universit di Bologna Marco Villa - CSGI e Dipartimento di progettazione e tecnologie, Universit degli Studi di Bergamo Yohannes Kyros - KTH, Royal Institute of Technology, Department of Chemical Engineering and Technology, Division of Chemical Technology, Stockholm, Sweden

Riassunto La produzione di biogas inquadrata allinterno delle problematiche di sostenibilit e di adeguamento alle normative nazionali e internazionali. Si argomenta a favore di impianti di piccola taglia che trattano le frazione organica dei rifiuti solidi urbani e scarti agro-forestali senza ricorrere a colture dedicate. Si presenta uno schema di massima per un tale impianto con indicazione dei previsti flussi di materia-energia. 1. Introduzione La Commissione Europea stima che per ridurre le emissioni di gas serra del 90% entro il 2050 occorra usare in modo molto pi efficiente una energia che provenga per i due terzi da fonti rinnovabili [1]. Anche le pi illuminate politiche incentivanti non porteranno a tale obbiettivo se tra i cittadini non si diffonder un senso di urgenza e di responsabilit accompagnato da una presa di coscienza delle vulnerabilit dellambiente in cui viviamo e degli strumenti che la natura ci mette a disposizione per affrontare il problema. In questo quadro stanno assumendo sempre pi rilevanza gli utilizzi in chiave moderna delle filiere basate su biomasse che comprendono sia prodotti sia sottoprodotti (scarti) di agricoltura, silvicoltura, zootecnia. In assenza daria, la materia organica si decompone parzialmente attraverso un processo batterico naturale, messo a punto dallevoluzione miliardi di anni fa, la digestione anaerobica. I prodotti della digestione sono una miscela di metano ( 60% in volume) e anidride carbonica ( 40% in volume) chiamata biogas (resa: circa 500 Nm3 per tonnellata di materia organica) e un fango, chiamato digestato, che solitamente mantenuto in vasche sino al momento dello spandimento sulle colture. Una grande opportunit in relazione alle esigenze di smaltimento e produzione di energia da fonti rinnovabili la frazione organica dei rifiuti solidi urbani (FORSU), che fermentescibile e idonea per l'avvio a digestione anaerobica con rese elevate in biogas soprattutto se integrata con altri tipi di biomasse (fanghi da impianti di depurazione, letame, sottoprodotti agricoli). 2. Relazione Il gas prodotto dalla digestione della sostanza organica ad opera di microrganismi (batteri ed archeobatteri) in condizioni anaerobiche (assenza di ossigeno) prende il nome di biogas; oltre a CH4 e CO2 , pu contenere piccole quantit di solfuro di idrogeno (H2S) e ammoniaca (NH3) con tracce di idrogeno (H2), azoto (N2), monossido di carbonio (CO), composti alogenati. Il tutto saturato con vapore acqueo e silossani (combinazioni di silicio, ossigeno e alcani).

2.1 Utilizzi dal biogas Il biogas pu essere utilizzato: A. per combustione diretta in caldaia, con produzione di sola energia termica. Per questo utilizzo il biogas non deve essere di qualit eccellente. Si richiede che la concentrazione di H2S sia inferiore a 1000 ppm, il che consente di mantenere il punto di rugiada intorno ai 150C in quanto lacido solfidrico pu risultare altamente corrosivo. anche necessario condensare il vapore acqueo perch questo risulterebbe corrosivo per gli ugelli. La rimozione del vapore acqueo porta anche ad una riduzione di H2S; B. per combustione in motori azionanti gruppi elettrogeni per la produzione di energia elettrica; C. per combustione in cogeneratori per la produzione combinata di energia elettrica e di energia termica (CHP = Combined Heat and Power). Con 1 m3 di biogas possibile produrre mediamente 1,82 kWh di energia elettrica e 23 kWh di energia termica; questo utilizzo del biogas attualmente il pi sviluppato e il pi incentivato (con 0.28 /kWh per lenergia elettrica conferita in rete). Attualmente, lItalia sta adeguandosi alle direttive europee in materia di cogenerazione tramite modifiche al DM 5/09/2011 che definisce il regime di sostegno alla CAR (certificati bianchi per la Cogenerazione ad Alto Rendimento). D. per autotrazione. Il biogas va trattato rimuovendo CO2, H2S, NH3, vapore acqueo e giungendo a un tenore di metano compreso tra il 95 e il 98% in volume; E. per la distribuzione in rete come biometano (dopo purificazione), privilegiata secondo leggi recenti (DLgs 28/2011) che attendono per le disposizioni attuative. 2.2 La situazione del biogas in Italia ed Europa Nellultimo decennio, la produzione di biogas da matrici agricolo-zootecniche in Europa cresciuta in modo esponenziale. In Italia a fine 2011 vi erano circa 400 impianti in funzione con altri 300 in fase di completamento. Agli impianti che entreranno in funzione dopo il 2012 non si dovrebbe pi applicare la tariffa incentivante, valida per 15 anni, di 0.28/kWh per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili quali biogas e syngas (prodotto per combustione parziale di composti cellulosici). In Germania gli impianti sono oltre 7000 e raddoppieranno in pochi anni grazie a una stabile politica di incentivi, contribuendo in modo decisivo a fare della Germania un leader nelle energie rinnovabili. Tuttavia, in Germania la produzione di biogas mira esclusivamente allaumento della percentuale di energia rinnovabile, senza preoccuparsi degli aspetti di sostenibilit. I problemi di questo sviluppo drogato dagli incentivi (quelli italiani e tedeschi sono al momento comparabili) sono i seguenti: a. la maggior parte degli impianti hanno una taglia prossima al MWel e occupano vaste superfici agricole lontane da unutenza in grado di assorbire il surplus termico dellimpianto (che non prevede solitamente il compostaggio accelerato ad alta temperatura); b. quasi tutti gli impianti, sia italiani sia tedeschi, utilizzano in misura circa uguale reflui zootecnici e biomassa da colture dedicate (principalmente insilato di mais). Questo mette in competizione le esigenze alimentari e quelle agro-energetiche nellaccaparramento di risorse sempre pi scarse (di terreni, acqua) o costose/inquinanti (fertilizzanti) in un momento in cui, a livello mondiale, la produttivit agricola media per ettaro si arrestata dopo i grandi progressi degli anni 90;

c. nonostante la convenienza logistica, gli impianti di biogas di piccola taglia (potenza inferiore a 300kW) sono quasi inesistenti in Europa [2]. Per questi impianti lenergy return potrebbe essere molto superiore allenergy investment ma la loro diffusione scoraggiata da considerazioni economiche: i sistemi di pre e post trattamento delle matrici, di abbattimento di zolfo-ammoniaca e quello per la cogenerazione sono componenti, presenti nei reattori europei, dove le economie di scala sono particolarmente importanti. Daltra parte, nelle comunit rurali di India e Cina vi sono milioni di bioreattori di piccolissima taglia destinati a produrre un combustibile non raffinato per usi domestici in sostituzione del legno; d. regole farraginose, normative contraddittorie, paure immotivate e invidie a volte non permettono in Italia di completare il processo di autorizzazione dei bioreattori, particolarmente se prossimi ad aree urbanizzate; a Casnigo in Val Gandino (BG) stato bloccato il progetto di un bioreattore per letame su terreni offerti dal comune e parzialmente finanziato dalla Regione Lombardia (con oltre 600k). 2.3 Vantaggi della digestione anaerobica: il problema dellazoto, il problema delleffetto serra, il recupero energetico, la valorizzazione dei rifiuti, la sostenibilit. Il processo di digestione anaerobica permette di chiudere in modo ottimale alcune filiere di biomassa contribuendo sia alla produzione di energia da fonti rinnovabili sia alla soluzione del problema dellazoto. Mentre i flussi antropici di carbonio sono ancora modesti rispetto a quelli naturali (7Gt C/anno vs 120 Gt C/anno), lazoto attivo (ossia diverso da N2, azoto atmosferico) immesso dalluomo nellambiente aumentato in modo esponenziale dopo la scoperta della sintesi dellammoniaca e ora supera loutput dei processi naturali. Accanto agli indubbi benefici (maggior produttivit agricola nel breve periodo) si registrano sostanziali effetti negativi (inquinamento da nitrati della falda, desertificazione di terreni agricoli, immissione di gas serra in atmosfera). In particolare, il trasferimento al terreno di composti azotati da reflui di allevamento e concimi naturali o chimici non viene di fatto limitato al periodo della crescita vegetativa durante il quale gran parte dellazoto attivo assorbito dalle colture: purtroppo, tutto ci che non viene assorbito dalle colture conferisce nitrati alla falda acquifera, e diventa una fonte perniciosa di composti organici facilmente decomponibili che rilasciano ammoniaca e ossidi di azoto in atmosfera. Mediante la digestione anaerobica si raccolgono e in parte neutralizzano i composti azotati volatili ottenendo un digestato stabile che, raccolto in vasche opportune, emette verso latmosfera e lacquifero solo una frazione del suo contenuto di azoto. Facendo seguire allo stadio anaerobico uno stadio ossidativo di compostaggio, si riduce a N2 circa il 50% dellazoto attivo presente (stadio di denitrificazione). In alternativa, se le condizioni del digestato rendono il processo conveniente, si pu neutralizzare lammoniaca con acido solforico ottenendo per via naturale un fertilizzante pregiato, il solfato di ammonio. In ambedue i casi il prodotto finale un compost stabile ad alto valore, utilizzabile come concime-fertilizzante-ammendante, ottenuto mediante processi naturali anzich mediante sintesi industriale ad alte pressioni e temperature dallelevato costo energetico. Laspetto fondamentale del processo il controllo delle emissioni di azoto attivo in atmosfera e verso il suolo. Il protocollo di Kyto un trattato internazionale in materia ambientale riguardante il riscaldamento globale sottoscritto nel 1997 da pi di 160 nazioni ed entrato in vigore nel 2005. Il trattato prevede l'obbligo per i paesi industrializzati firmatari di ridurre entro il 2012 le emissioni dei principali gas serra - CO2, CH4, SF6, idrofluorocarburi (HFCs) e perfluorocarburi(PFCs) - almeno del 5% rispetto alle emissioni registrate del 1990. Con molta probabilit il nostro Paese non riuscir ad adeguarsi considerando che nel 2004 le emissioni di gas serra erano aumentate del 9% rispetto al 1990.

Un impianto di digestione anaerobica e compostaggio per trattamento della FORSU presenta numerosi vantaggi, sia a livello di sostenibilit, sia a livello di opportunit di adeguamento alle regole nazionali-internazionali: 1. Limpianto serve per smaltire la frazione organica dei rifiuti solidi urbani che costituisce mediamente circa il 30% in peso del rifiuto. Esso riveste quindi un ruolo di fondamentale importanza nella filiera del ciclo industriale dei rifiuti. La normativa prevede che le Pubbliche Amministrazioni adottino misure e azioni intese a ottenere dai rifiuti urbani materie prime, materie secondarie ed energia. 2. Dallimpianto si ottiene un prodotto stabile (digestato e/o compostato) con contenuto di azoto ottimale che pu essere sparso quando le colture sono in grado di assorbire i nutrienti, riducendo cos il ricorso ai fertilizzanti di sintesi e contribuendo alla salvaguardia dei terreni e della falda acquifera. 3. Parte dellenergia chimica immagazzinata nel materiale dingresso si ritrova nel biogas che utilizzabile direttamente in motori/bruciatori per (co)generazione di energia elettrica/termica. 4. Dal biogas si estrae facilmente sia metano puro, potenzialmente adatto per limmissione nella rete gas, sia anidride carbonica [3] che potrebbe essere sequestrata nella forma di (bi)carbonati o utilizzata per produrre composti utili allindustria chimica (es. acido acetico) [4] contribuendo al raggiungimento degli obbiettivi di Kyoto. 5. Rispetto al processo di decomposizione spontanea della materia organica, si hanno ridotte emissioni in atmosfera di metano, di composti a base di zolfo (responsabili delle piogge acide), di ossidi-idruri di azoto (efficientissimi gas serra e altamente dannosi per la salute), di odori-miasmi. 6. Rispetto al processo di decomposizione spontanea della materia organica, gli agenti patogeni vengono soppressi molto pi efficientemente. 2.4 Progetto di sistema integrato per trattamento della FORSU e compostaggio del digestato per una piccola comunit. La dimensione minima di un digestore quella per cui il calore estraibile dai processi biologici e biochimici che vi avvengono serva per mantenere lomeostasi termica del reattore stesso. La scelta di un impianto di trattamento FORSU per una piccola comunit va fatta in base a criteri e parametri molteplici, che prendano in primis in considerazione le potenzialit del prodotto in condizioni di mercato variabili nel tempo, di incentivi (pi o meno aleatori), di side benefits rispetto alla situazione di partenza. Per fissare le idee, faremo riferimento a una comunit residenziale di 10000 abitanti, con raccolta differenziata e produzione di umido in ragione di 250 g/abitante die che consente di conseguire il pareggio termico. Si dovrebbe prevedere anche il conferimento di residui organici agro-industriali, deiezioni zootecniche, reflui e residui agricoli di piccoli allevatori o agricoltori geograficamente contigui al reattore, che qui conferiscono direttamente gli scarti in modo da non comportare, rispetto ai trattamenti in atto, costi aggiuntivi di trasporto. Queste matrici aggiuntive non verranno per al momento prese in considerazione.

Fig. 1 Schema a blocchi del reattore Come universit di Bergamo, siamo partner - assieme a un gruppo di industriali - in un progetto da 800k per realizzare il prototipo di questo reattore con un cofinanziamento di 400k della Regione Lombardia. In caso di successo, la produzione in piccola e media serie del reattore per piccole comunit potr essere avviata generando un giro d affari (formazione, occupazione, guadagni economici, benefici energetici, sostenibilit come concetto multifattoriale) per la sola provincia di Bergamo, dellordine di alcune decine di milioni di euro. 3. Conclusioni La produzione di biogas e fertilizzanti naturali da residui organici una scelta obbligata per una societ consapevole delle problematiche ambientali d eticamente obbligata a contribuire alla sostenibilit sia su scala locale sia su scala planetaria (Protocollo di Kyoto). Con un gruppo di industriali stiamo sviluppando un prototipo di bioreattore di piccola taglia per rifiuti organici a basso impatto ambientale, per soddisfare le esigenze di smaltimento di aree geograficamente ristrette, anche densamente popolate, con costi logistici ridotti al minimo. I risvolti socio- economici del progetto sono in sintesi: i. possibilit, per i Comuni del distretto- ed auspicabilmente limitrofi - di smaltire la frazione organica dei rifiuti solidi urbani a costi inferiori rispetto a quelli attualmente sostenuti per conferimento allinceneritore, considerando anche la notevole incidenza attuale di raccolta-trasporto a carico del comune. ii. facilit/utilit di smaltimento dei fanghi da depurazione (da immettere nel bioreattore) e dei residui vegetali da potatura (da triturare e mandare al compostore) con produzione di energia, materiale utile e abbattimento delle tariffe di conferimento a discarica-inceneritore;

iii. iv. v.

produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, con risparmio di combustibile fossile e riduzioni delle emissioni di gas serra in atmosfera; incremento delloccupazione in unarea (la bergamasca) dove il tasso di disoccupazione in crescita dopo decenni di permanenza sotto il livello fisiologico; produzione di concime/ammendante organico prezioso per produzioni agricole, fruibile in loco o commerciabile sul mercato, con possibilit di impiego nelle filiere dellagricoltura biologica.

Bibliografia [1] European Commission, Energy Roadmap 2050, Luxemburg 2012, doi:10.2833/10759) [2] H. Insam, I. Franke-Whittle, M. Goberna eds. Microbes at Work Springer- Berlin, 2010. [3] S. Baccaro, C. Amelio, E. Ghisolfi, Analisi dello stato dei processi di rimozione della CO2 dal biogas Report ENEA RdS 2011/97. [4] Y. Kiros, G. Zangari, M. Berrettoni, S. Marini, P. Nelli, R. Pesenti, P. Salvi e M. Villa, Electrochemical processes to mitigate the effects of CO2 emissions Contributo orale ed extended abstract al 220th Meeting della Electrochemical Society, Boston (MA), Oct 9-14, 2011.

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