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DIRITTO DELL'ECONOMIA DEL TURISMO

LE FONTI
Il turismo nella Costituzione italiana
Le peculiari caratteristiche territoriali e culturali del nostro Paese conferiscono molta importanza al turismo. L'esercizio dei poteri in merito al settore turistico viene affidato oggi prevalentemente alle Regioni ed enti locali. Prima del 2001, le Regioni potevano legiferare in materia di turismo rispettando per i limiti imposti dalle leggi statali. Oggi queste Regioni possono emanare leggi nel settore turistico anche se in contrasto con le leggi statali. Le Regioni svolgono quindi quattro tipi di funzioni: programmazione indirizzo coordinamento amministrazione

In questo ambito rientrano, ad esempio, il monitoraggio delle tecniche di incentivazione e commercializzazione delle risorse turistiche, la riqualificazione delle infrastrutture, le iniziative per la promozione turistica dell'immagine della Regione, etc. L'importanza che il turismo riveste nell'economia nazionale comporta per che in tale settore permanga una certa influenza statale. Lo Stato, infatti, anche dopo la riforma costituzionale del 2001, ha continuato ad emanare disposizioni di indirizzo e coordinamento delle politiche turistiche regionali e, alle volte, addirittura dei veri e propri regolamenti.

Proprio al fine di verificare la legittimit di questa ingerenza (influenza) statale intervenuta la Corte Costituzionale, autorizzando le Regioni, in seguito alla riforma del 2001, ad esercitare in materia di turismo tutte quelle attribuzioni di cui ritengano di essere titolari. Gli interventi della Corte Costituzionale hanno quindi chiarito i limiti della potest legislativa statale e regionale in materia di turismo. Tuttavia, per quanto il turismo sia ora di competenza legislativa residuale per lo Stato, esso pu comunque porre in essere azioni al fine di rendere unica l'offerta turistica del Paese ed, inoltre, assumere un ruolo di raccordo delle politiche regionali. I limiti alla potest legislativa regionale Bench il turismo sia ormai una materia affidata alla potest legislativa delle Regioni, gli interessi economici dello Stato in questo settore alimentano la tendenza all'accentramento e all'esercizio di poteri di indirizzo pi che di raccordo delle politiche regionali. Tendenza favorita dal fatto che il turismo ha carattere infrasettoriale. Si pensi all'immigrazione, alla tutela della concorrenza, alla salvaguardia dell'ambiente. Tuttavia, restano tuttora affidate alla competenza dello Stato, le funzioni di indirizzo

politico e di alta amministrazione inerenti l'attivit di promozione dell'offerta turistica italiana all'estero, e soprattutto la gestione finanziaria del settore. Infine, resta di competenza dello Stato il diritto privato del turismo (ad esempio contratto di albergo, contratto di viaggio), il diritto penale (ad esempio repressione del turismo sessuale) ed il diritto processuale. Gli ordinamenti regionali. Regioni ed enti locali. Fino alla met degli anni '90 vigeva il cosiddetto principio del parallelismo secondo il quale dipendevano dalle Regioni tutte le strutture per la promozione e l'informazione turistica: enti provinciali del turismo, aziende autonome di cura, soggiorno e turismo. Secondo il principio del parallelismo, dovevano appartenere alle Regioni le funzioni amministrative relative alle materie di competenza legislativa regionale. Nella successiva legislazione statale, tale principio del parallelismo fu sostituito dal principio di sussidariet, secondo il quale le funzioni amministrative avrebbero dovuto essere esercitate dagli enti pi prossimi, cos maggiormente responsabilizzati per i risultati conseguiti. La riforma del 2001 prevede infatti l'assegnazione delle funzioni amministrative ai Comuni. L'attivit di promozione, informazione, accoglienza ed assistenza turistica, non sono dunque pi regolate dalla legislazione regionale, ma risultano oggi delegate alle Provincie e ai Comuni, legittimati ad esercitarle anche in forma associata o avvalendosi di strumenti di cooperazione pubblico-privato. Le Regioni, tuttavia, conservano un importante funzione di indirizzo e coordinamento. Esse possono svolgere, ad esempio, attivit di promozione turistica all'estero. La Costituzione permette infatti a ciascuna Regione di concludere accordi con gli Stati o intese con enti territoriali interni ad un altro Stato, volti a favorire la conoscenza della propria offerta turistica e del proprio patrimonio artistico e culturale (funzione in passato svolta dall'ENIT). Le Regioni, inoltre, godranno (la legge non stata ancora emanata) di autonomia anche in materia di tributi: possono cio stabilire ed applicare tributi ed entrate proprie. Allo stato attuale, dunque, le Regioni a statuto ordinario non possono ancora istituire specifici tributi collegati al turismo. La Sardegna, regione a statuto speciale, invece legittimata e contempla le imposte e tasse sul turismo fra le entrate della Regione. Turismo e principi comunitari. Il Trattato di Lisbona Il turismo rappresenta uno dei principali settori dell'economia europea. Tale incontestabile rilievo socio-economico non poteva essere evidentemente trascurato nelle politiche comunitario. Tuttavia, n il Trattato istitutivo della Comunit Europea, n l'Atto Unico includevano il turismo fra le materie di competenza comunitaria. E' solo con il Trattato di Maastricht che si ricomprende il turismo fra i settori in cui la Comunit pu adottare misure per il raggiungimento delle proprie finalit generali.

Nello scenario normativo descritto non pu meravigliare dunque l'assenza di una politica europea comune in tema di turismo, bench sia innegabile che alcuni interventi comunitari in settori come i trasporti, l'ambiente, le nuove tecnologie dell'informazione e la fiscalit, abbiano interessato direttamente il comparto turistico. La svolta si ha con il Trattato di Lisbona 2007. Il trattato, ratificato in Italia solo nel 2008, menziona esplicitamente il turismo tra i settori nei quali l'Unione Europea ha competenza per svolgere azioni con il fine di sostenere, coordinare o completare l'azione degli Stati membri. L'oggetto principale dell'azione comunitaria in questo settore dunque la promozione della competitivit delle imprese dell'Unione operanti nel campo turistico. Il legislatore comunitario vuole creare un ambiente propizio per lo sviluppo delle imprese turistiche e sostenere la cooperazione tra gli Stati membri. Quest'ultimo punto si pu raggiungere creando un network al fine di scambiare informazioni, esperienze schemi e procedure adottate tra le amministrazioni locali dei singoli Paesi. In sostanza, si vuole sviluppare degli strumenti comuni di classificazione della qualit dei servizi (ad esempio: stelle degli alberghi) e di standard qualitativi minimi delle prestazioni erogate. Il turismo nelle fonti internazionali Il turismo ha finora ricevuto attenzione marginale negli accordi internazionali. In materia turistica si sono avuti solo accordi bilaterali tra Stati. Sono state ben poche le convenzioni multilaterali, fra le quali vanno segnalate per la Convenzione sul contratto di viaggio (CCV) e la Convenzione sulla responsabilit degli albergatori per le cose portate dai clienti in albergo. Fra le fonti internazionali della disciplina del turismo occorre menzionare gli atti non vincolanti emanati dalla Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT), che influenzano notevolmente la politica mondiale del turismo e ispirano le singole legislazioni nazionali. L'OMT (Organizzazione Mondiale del Turismo) nasce nel 1970 mira, in particolare, a favorire lo sviluppo del turismo mondiale, tenendo conto anche delle esigenze dei Paesi emergenti. La sua attivit consiste nel garantire agli Stati l'assistenza tecnica necessaria alla realizzazione di progetti riguardanti la raccolta, elaborazione ed analisi di dati sui flussi turistici e alla formazione del personale addetto al settore turistico. La struttura dell'OMT composta da tre organi: Assemblea generale, il Consiglio esecutivo, il Segretariato.

ISTITUZIONE ED ORGANIZZAZIOEN PUBBLICA DEL TURISMO


Evoluzione storica dell'organizzazione pubblica del turismo Il fenomeno turistico, fino all'inizio del secolo scorso, non aveva assunto proporzioni

e rilievo socio-economico tali da sollecitare l'intervento statale. La promozione turistica, la tutela e valorizzazione del patrimonio artistico erano infatti affidate ad enti di diritto privato (Touring Club Italiano, Automobile Club d'Italia) oppure alle Pro-Loco. L'attenzione statale al settore turistico diventata per pi consistente in seguito alla prima guerra mondiale con l'istituzione dell'ENIT (Ente Nazionale per le industrie turistiche). Le funzioni dell'ENIT consistevano nella vigilanza sull'attivit alberghiera e nella raccolta ed elaborazione dei dati statistico-economici. Venne poi successivamente istituito il Commissariato al Turismo ma, il rilevo socioeconomico che il turismo stava assumendo (anche grazie allo sviluppo e all'incremento dei mezzi di trasporto) resero necessaria l'istituzione dei Ministero del Turismo. La presenza del Ministero del Turismo rendeva tuttavia estremamente rigida la struttura organizzativa del settore ed inoltre generava conflitti istituzionali tra Amministrazione centrale ed ordinamenti regionali. Per questo motivo, nel 1993, il Ministero del Turismo viene soppresso, con la conseguente istituzione di un Dipartimento del Turismo presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri. L'attuale organizzazione statale del turismo Occorre ora soffermarsi sugli strumenti attuali dei quali lo Stato si avvale per l'esercizio dell'intervento residuale in materia turistica che, come visto sopra, deve essere giustificato, proporzionato ed attuato di intesa con le Regioni. Esercita le competenze statali in materia di turismo, dunque, il Dipartimento del Turismo, che appunto un ente legato alla Presidenza del Consiglio. Tra le sue funzioni ricordiamo: Valorizzazione e sviluppo del sistema turistico nazionale Programmazione e gestione dei fondi strutturali comunitari Vigilanza sull'ENIT e sull'ACI Promozione degli investimenti turistici Riconoscimento di titoli di studio ed autorizzazioni all'esercizio delle attivit professionali per i cittadini Cura dei rapporti con le Organizzazioni internazionali Gli strumenti di coordinamento Stato-Regioni La legge di revisione costituzionale del 2001 ha trasferito alle Regioni le funzioni in tema di turismo. Tuttavia, lo Stato ha continuato ad esercitare le competenze strategiche in materia, anche perch le Regioni non hanno dimostrato di possedere una capacit costante coordinamento nelle politiche locali sul turismo. Per supplire a tale carenza viene istituita nel 1988 la Conferenza permanente per i rapporto tra lo Stato, le Regioni e le Province, la quale svolge le sue competenze anche in materia turistica.

La finalit della Conferenza consiste nel promuovere il coordinamento della programmazione statale e regionale, garantendone il raccordo con i soggetti ai quali affidata la gestione dei servizi di servizi di pubblico interesse. La Conferenza assicura inoltre scambi di dati ed informazioni tra Governo e Regioni e deve essere obbligatoriamente sentita sugli schemi dei disegni di legge e decreti legislativi su materie di interesse regionale. Essa determina, infine, i criteri di ripartizione dei finanziamenti assegnati dalla legge alle Regioni. La legge 135/2001, nel riformare la legislazione nazionale del turismo, istituisce la Conferenza nazionale del turismo, indetta ogni due anni dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Si tratta di un organismo puramente consultivo a composizione mista, in cui intervengono rappresentanti di Regioni, enti locali, dell'imprenditoria turistica, dei consumatori, dei sindacati, associazioni ambientaliste, etc. Tale conferenza deputata non al coordinamento tra Stato e Regioni, bens tra Istituzioni e organismi socio-economici, per favorirne il confronto al fine di poter definire politiche strategiche del settore turistico condivise dalle parti sociali. Un passo decisivo per assicurare un coordinamento stabile delle politiche di indirizzo del settore turistico stato fatto con l'istituzione del Comitato nazionale per il turismo che sostituisce l'ENIT. Tale comitato deve dunque svolgere la funzione di complessivo coordinamento delle politiche del settore e, per evitare sovrapposizioni con la Conferenza permanente Stato-Regioni, per il suo funzionamento, non ci si avvale del coinvolgimento delle Regioni ma solo dello Stato. Il Comitato nazionale per il turismo pu essere definito come una sorta di cabina di regia idonea a conferire nuovo impulso al settore che, in seguito al decentramento alle Regioni delle relative competenze, aveva subito una lunga fase di stagnazione per la sostanziale incapacit delle stesse di auto-coordinarsi. Tali buoni propositi hanno per dovuto fare i conti con il nuovo assetto costituzionale scaturito alla revisione del 2001, il quale, come abbiamo visto, ha reso il turismo materia di competenza residuale delle Regioni. La Corte costituzionale, sollecitata dalle regioni, dunque intervenuta dichiarando l'incostituzionalit della disposizione che ha istituito il Comitato Nazionale per il Turismo. L'oggetto della censura non il nuovo organismo in s, bens le modalit della sua costituzione, che non hanno previsto nessuna consultazione con le Regioni. In seguito a questo provvedimento, nel 2006 stato eliminato il Comitato Nazionale per il turismo per essere sostituito dal Comitato delle politiche turistiche, che ha il compito di identificare le singole aree di intervento sulle quali effettuare politiche nazionali e regionali, e singole iniziative oggetto di strategie condivise orientate allo sviluppo del turismo, garantendo maggiore collaborazione con le Regioni. I SISTEMI TURISTICI LOCALI I sistemi turistici locali sono dei contesti turistici omogenei o integrati comprendenti ambiti territoriali appartenenti anche a regioni diverse, caratterizzati dall'offerta integrata di beni culturali, ambientali e di attrazioni turistiche, o dalla presenza diffusa di imprese turistiche singole o associate.

Si pensi, ad esempio ad un'area che si distingue da altre per la particolare concentrazione di produzioni tipiche dell'agricoltura (formaggi, vino, etc). La sua confluenza in un sistema turistico locale consentirebbe di valorizzare tali peculiarit e, allo stesso tempo, di promuoverne la fruizione. I sistemi turistici locali non sono istituzioni in senso proprio: non rappresentano cio n enti pubblici, n organismi intermedi. Si tratta di figure o tecniche di organizzazione turistica che possono rivestire le forme giuridiche pi disparate, anche e soprattutto di partnership pubblico-privato, finalizzate a valorizzare le risorse locali. Con i sistemi turistici locali si intende, in pratica, favorire ed implementare la collaborazione e le sinergie tra enti pubblici ed imprese private. I sistemi turistici locali costituiscono una tecnica che esalta il ruolo delle comunit locali (Province e Comuni) attenuando invece il ruolo delle Regioni. Tuttavia quest'ultime godono, dal canto loro, di massima autonomia sia nell'identificazione di linee di indirizzo alle quali i sistemi dovranno attenersi per svolgere le proprie funzioni, sia per determinare modalit e misura dei finanziamenti ai progetti destinati a quest'ultimi. L'iniziativa per la costituzione dei sistemi turistici locali presa dagli enti locali ovvero da soggetti privati che operano con gli enti e le associazioni di categoria. Alle Regioni compete invece il riconoscimento dei sistemi turistici locali, anche ai fini, come abbiamo gi detto, dell'assegnazione dei finanziamenti per la realizzazione dei progetti di sviluppo. L'ENIT-AGENZIA NAZIONALE DEL TURISMO L'ENIT stato istituito nel 1919 con la denominazione di Ente nazionale per l'incremento delle industrie turistiche con la funzione di svolgere propaganda turistica all'estero. L'ente dotato di personalit giuridica di diritto pubblico ed ha costituito l'organo principale per l'intervento pubblico nel turismo fino all'istituzione del Ministero del Turismo volto a ridimensionarne le funzioni: in seguito, infatti, l'ENIT stato riformato e ridenominato Ente nazionale italiano per il turismo, e ha svolto il compito promuovere ed incrementare il movimento turistico dall'estero verso l'Italia, ma in esecuzione delle direttive elaborate dal Ministero. Verso la met degli anni 90 si assistito ad una riforma dell'aspetto organizzativo dell'ENIT, che ha imposto una composizione prevalentemente tecnica dei suoi componenti, grazie alla quale l'ENIT prende il nome di ENIT-AGENZIA. La funzione dell'Agenzia rimane comunque quella di promozione dell'immagine dell'offerta turistica nazionale all'estero, per favorire la commercializzazione dei prodotti turistici italiani mediante apposite strategie di marketing. Resta comunque fermo che le singole Regioni siano pienamente legittimate a svolgere una propria attivit di promozione e sostegno anche all'estero di iniziative inerenti al turismo. Per lo svolgimento della propria attivit l'ENIT-AGENZIA pu avvalersi di strutture privatistiche e consorzi.

LE ISTITUZIONI PRIVATE La promozione del turismo rientra tra le funzioni di alcuni enti a carattere nazionale, aventi per natura privatistica. Tra questi rientrano le associazioni PRO-LOCO, che sono dunque enti non profit la cui attivit consiste nell'accoglienza, tutela e miglioramento delle risorse turistiche locali, promozione di iniziative e manifestazioni per la conoscenza e valorizzazione del patrimonio storico, culturale e folkloristico delle singole localit in cui sono insediate. Le associazioni pro-loco hanno una struttura organizzativa che consiste nell'assemblea degli associati, che designa il Presidente, l'organo di gestione (consiglio di amministrazione) e di controllo interni (collegio sindacale). Il Touring Club Italiano (TCI) ha lo scopo di sviluppare il turismo in genere e pi particolarmente in Italia, anche attraverso la pubblicazione di riviste, carte, guide e libri in argomento. Fra queste pubblicazioni, particolarmente diffusa la Guida del Touring sugli alberghi ed i ristoranti, che assume un ruolo significativo nell'orientare i turisti nella scelta delle strutture ricettive nelle quali soggiornare. Per ottenere l'inserzione non previsto nessun corrispettivo diretto, ma occorre che l'impresa turistica sia socia del Touring Club pagando una quota associativa annuale. Il TCI, inoltre, offre anche assistenza legale ai soci nella rivendicazione dei loro diritti in qualit di turisti. Il Centro Turistico Studentesco (CTS), fondato nel 1974, un'associazione privata senza scopo di lucro che si propone di favorire gli scambi culturali e mobilit giovanile.

LE IMPRESE TURISTICHE
Impresa pubblica fra diritto pubblico e privato Tradizionalmente si intendeva identificare le imprese turistiche con le strutture ricettive (alberghi, residence, etc) grazie anche alla legge quadro 217/1983. Grazie alla legge 135/2001 tale impostazione smentita, in quanto questa prevede che sono imprese turistiche quelle che esercitano attivit economiche organizzate per la produzione, commercializzazione, intermediazione e gestione di prodotti e di servizi, che concorrono alla formazione dell'offerta turistica. La nozione di imprese turistiche ora riconosciuta non circoscrive dunque la categoria alle strutture ricettive, ma consente di includervi tutte quelle imprese la cui attivit finalizzata a soddisfare i bisogni del turista. Sono quindi imprese turistiche anche le agenzie di viaggi ed i tour operators che, sorprendentemente, non erano considerati imprese turistiche dalla legge quadro 217/1983. L'impresa turistica costituisce un tipico esempio di impresa a statuto speciale ossia destinataria di un particolare tipo di disciplina. E' opportuno dunque fare un confronto tra la disciplina generale che definisce l'imprenditore e la disciplina speciale dell'impresa turistica per poi evidenziarne le differenze. Ai sensi dell'art. 2082 cod. civ. imprenditore chi esercita professionalmente

un'attivit economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni e servizi. I requisiti richiesti dal codice civile per l'acquisto della qualit di imprenditore sono dunque la professionalit, l'organizzazione e la produttivit, nonch la gestione con metodo economico. In particolare, quanto alla professionalit, l'acquisto della qualit di imprenditore presuppone l'esercizio abituale e non occasionale di una certa attivit produttiva. Non cio imprenditore chi predispone un singolo pacchetto di viaggio per soddisfare le particolari esigenze di un amico o di un conoscente, n chi organizza un singolo evento in discoteca. La professionalit non implica per l'esercizio continuato dell'attivit in senso cronologico. Se cos non fosse il numero degli imprenditori turistici per il codice civile, sarebbe molto ridotto, poich la maggior parte di essi esercita attivit stagionali. Sono allora imprenditori turistici coloro che svolgono periodicamente, ma in modo abituale, una certa attivit: ad esempio, chi gestisce uno stabilimento balneare attivo soltanto tre mesi l'anno. Pi delicata l'applicazione del requisito dell'organizzazione all'attivit turistica. In generale l'attivit pu dirsi organizzata quando esercitata con un impiego coordinato di fattori produttivi, cio capitale e lavoro. Non allora imprenditore colui che, sia pure ogni estate, concede in locazione il proprio appartamento in una localit di villeggiatura per ottenere una rendita. E' invece imprenditore turistico chi, in quella stessa localit di villeggiatura, predispone un'articolata organizzazione di mezzi (ufficio) e/o di persone (segretaria, consulente) per locale e vendere una serie di case-vacanze. L'imprenditore turistico di regola, ma non sempre, un imprenditore commerciale. La produzione del servizio turistico potrebbe essere connessa anche alla coltivazione del fondo, alla selvicoltura o all'allevamento di animali. In tali ipotesi chi esercita quest'attivit turistica imprenditore agricolo e non commerciale, essendo cos sottratto alle procedure concorsuali (fallimento) ed all'obbligo di tenuta delle scritture contabili. E' il caso dell'agriturismo. Nozione pubblicistica e disciplina generale dell'impresa turistica SONO IMPRESE TURISTICHE QUELLE CHE ESERCITANO ATTIVITA' ECONOMICHE ORGANIZZATE PER LA PRODUZIONE, COMMERCIALIZZAZIONE, INTERMEDIAZIONE E GESTIONE DEI PRODOTTI, SERVIZI, TRA CUI GLI STABILIMENTI BALNEARI, DI INFRASTRUTTURE E DI ESERCIZI, COMPRESI QUELLI DI SOMMINISTRAZIONE FACENTI PARTE DEI SISTEMI TURISTICI LOCALI, CONCORRENTI ALLA FORMAZIONE DELL'OFFERTA TURISTICA. Salta subito all'occhio nella definizione trascritta, il mancato riferimento al requisito della professionalit. Si deduce che anche chi esercita occasionalmente un'attivit finalizzata alla soddisfazione dei bisogni del turista va considerato impresa turistica. In effetti, l'attivit turistica pu essere esercitata anche da chi non imprenditore ai sensi del codice civile e, pertanto, la natura turistica dell'attivit non basta a qualificare l'impresa come definita dal codice civile.

La nozione di impresa turistica si colloca dunque su un piano totalmente diverso dalla definizione civilistica di imprenditore. Ne consegue che, ad esempio, gli affittacamere che siano organizzati con metodo imprenditoriale, pur se svolgono occasionalmente attivit ricettiva, possono fruire delle agevolazioni, dei contributi e delle sovvenzioni, degli incentivi e dei benefici di qualsiasi genere riservati alle imprese turistiche. L'autorizzazione ad esercitare attivit turistiche pu essere concessa anche ad associazioni senza scopo di lucro operanti per soddisfare finalit ricreative, culturali o religiose esclusivamente dei propri aderenti o di associati appartenenti ad associazioni straniere con analoghe finalit e legate fra di loro da accordi internazionali di cooperazione. A. LE STRUTTURE RICETTIVE I requisiti delle strutture ricettive Fissati i caratteri comuni delle imprese turistiche va ora approfondito lo studio della particolare disciplina delle strutture ricettive. Bisogna da subito porre attenzione agli obblighi di pubblica sicurezza. I gestori di esercizi alberghieri e di altre strutture ricettive possono dare alloggio soltanto a persone munite di carta di identit o documento valido di riconoscimento. Per i cittadini extracomunitari sar sufficiente l'esibizione del passaporto. I soggetti devono prima consegnare ai clienti una scheda di dichiarazione delle generalit, la quale va sottoscritta dal cliente. Dopodich bisogna consegnare copia di questa scheda (entro 24h) all'autorit locale di pubblica sicurezza. L'apertura ed il trasferimento delle strutture ricettive sono soggetti ad autorizzazione amministrativa rilasciata dal Sindaco del Comune nel cui territorio ubicato l'esercizio, al quale va comunicata l'eventuale chiusura del servizio ricettivo per un tempo superiore agli 8 giorni. L'autorizzazione abilita oggi ad effettuare, insieme alla prestazione del servizio ricettivo, la somministrazione di alimenti e bevande alle persone alloggiate, ai loro ospiti ed a coloro che sono ospitati nella struttura ricettiva. Con la stessa autorizzazione (c.d. Autorizzazione unica) possibile anche fornire giornali, riviste, cartoline, francobolli, giri turistici della citt. L'esercizio dell'attivit di ricezione e ospitalit senza autorizzazione comporta l'applicazione di una sanzione amministrativa. Allo stato attuale il sindaco pu revocare l'autorizzazione qualora il titolare non risulti pi iscritto nel Registro delle imprese o non attivi l'esercizio entro 180 giorni dalla data di rilascio della stessa, oppure sospenda l'attivit ricettiva per un periodo superiore a dodici mesi. La revoca pu aversi anche qualora i locali non posseggano pi i requisiti stabiliti (manchino, ad esempio, autorizzazioni in materia edilizia, urbanistica, igienicosanitaria). In questi casi il Sindaco ordina al titolare dell'autorizzazione la sospensione cautelare dell'attivit, concedendogli un termine per mettersi in regola e, nel caso in cui tale termine decorra inutilmente, l'autorizzazione sar revocata.

Tipologie di strutture ricettive Le leggi regionali in ambito turistico dopo il 2001 non hanno modificato le definizioni delle tipologie di strutture ricettive previste dalla legge quadro 217/1983 ed pertanto ancora ad esse che bisogna far riferimento. Tale disposizione definisce per la prima volta gli alberghi. Gli ALBERGHI sono esercizi ricettivi aperti al pubblico, che forniscono alloggio ed eventualmente vitto ed altri servizi accessori in camere ubicate in uno o pi stabili o parti di stabile. Vi sono poi i cosiddetti ESERCIZI PARALBERGHIERI, che si distinguono dagli alberghi grazie a delle peculiarit strutturali e dalla particolarit del servizio offerto. In questa categoria vanno ricompresi:

Motels, caratterizzati dalla particolare attrezzatura per la sosta e l'assistenza delle autovetture; Villaggi albergo, la cui particolarit consiste nella fornitura di servizi (come spettacoli di intrattenimento, attrezzature sportive) in un'unica area, agli utenti di unit abitative situate in pi stabili Residenze turistico-alberghiere: caratterizzate dal servizio autonomo di cucina del quale sono dotate le unit abitative che compongono la struttura ricettiva Alberghi diffusi: forniscono alloggi in stabili separati, ubicati solitamente in centri storici e, comunque, a breve distanza da un edificio centrale nel quale sono offerti i servizi di reception, portineria e gli altri servizi accessori generali.

In una terza categoria possiamo poi distinguere gli ESERCIZI EXTRAALBERGHIERI tra cui troviamo:

Campeggi: intesi come esercizi ricettivi attrezzati su aree recintate per la sosta ed il soggiorno di turisti provvisti di tende o di altri mezzi di pernottamento Villaggi turistici: che si distinguono dai campeggi poich destinati al soggiorno di turisti di norma sprovvisti di mezzi di pernottamento Alloggi Agroturistici: costituiti da locali utilizzati dall'imprenditore agricolo per attivit di ricezione ed ospitalit Case ed appartamenti per vacanze: senza offerta di servizi centralizzati, con contratti aventi validit non superiore ai tre mesi consecutivi Case per ferie: che sono strutture ricettive attrezzate per il soggiorno di persone e gruppi, gestite da enti pubblici, associazioni o enti religiosi senza scopo di lucro

Ostelli della giovent e rifugi alpini In una quarta categoria vanno infine annoverate le strutture ricettive considerate inizialmente atipiche ma poi via via tipizzate e disciplinate dalle leggi regionali. Fra queste spiccano, per la loro attuale diffusione, le cosiddette beauty farms qualificate dalla dotazione di particolari strutture speciali che offrono la possibilit di usufruire di un soggiorno finalizzato a cicli di trattamento terapeutici, estetici o dietetici. Queste strutture devono essere dotate di personale specializzato e figure professionali (medici, istruttori, fisioterapisti) in modo da poter offrire un servizio qualificato. Devono inoltre essere provviste, oltre che della normale autorizzazione dell'esercizio dell'attivit alberghiera, delle ulteriori autorizzazioni ad hoc per ogni attivit praticata nella struttura ricettiva. Non esiste dunque un'unica autorizzazione per l'apertura di una beauty farm. Classificazione delle strutture ricettive La legge quadro 217/1983 affidava alle leggi regionali il compito dei dettare i criteri per la classificazione delle strutture ricettive, attenendosi a tre parametri fondamentali: dimensione della struttura requisiti strutturali dei servizi offerti qualificazione degli addetti Su queste basi le Regioni hanno definito i requisiti necessari per ottenere un certo numero di stelle. In particolare, per gli alberghi vi sono cinque categorie (da una a cinque stelle); per gli alberghi di categoria pi elevata (cinque stelle) stata inoltre prevista la denominazione aggiuntiva di lusso. I parametri generali di classificazione devono essere previsti dalla legge statale, ai quali le Regioni devono adeguarsi, regolando l'attribuzione delle stelle ed i relativi procedimenti per ottenerle. E ci in quanto la classificazione delle strutture ricettive costituisce materia sulla quale incidono interessi generali attinenti soprattutto alla tutela della concorrenza ed alla protezione del turista-consumatore. E' infatti facilmente constatabile che l'eventuale disomogeneit dei parametri di classificazione degli alberghi tra le legislazioni regionali costituirebbe un elemento che minaccerebbe la concorrenza tra le imprese turistiche operanti in diversi ambiti territoriali del Paese. Inoltre, l'assegnazione di un numero maggiore di stelle ad una struttura ricettiva sprovvista di determinati requisiti trarrebbe in inganno il consumatore che aveva ponderato le proprie scelte sulla base di quella classificazione.

Disciplina dei prezzi delle strutture ricettive Prima dell'entrata in vigore della legge quadro 217/1983, le tariffe alberghiere erano sottoposte ad un controllo pubblico particolarmente stringente: in particolare, gli alberghi, le pensioni e le locande erano assoggettati al regime dei prezzi amministrati, consistente in una determinazione autoritativa dello Stato, previa consultazione degli operatori del settore. Il vero cambiamento di rotta avvenuto nel 1991 in cui si passa ad un regime di prezzi liberamente determinati dai singoli operatori turistici, obbligati a comunicare i prezzi praticati alle Regioni, alle Province e ai Comuni per permettere poi la pubblicazione sull'annuario ufficiale degli alberghi tenuto dall'ENIT. Il controllo pubblico oggi non riguarda pi, dunque, la determinazione del prezzo della struttura ricettiva, ma piuttosto la corretta informazione e pubblicit delle tariffe stabilite. Vincolo alberghiero Lo scopo di conservare e tutelare il patrimonio ricettivo esistente giustificava il vincolo di destinazione alberghiero, poi convertito in legge. La legge quadro 217/1983 estendeva il vincolo alle strutture ricettive (oltrech alberghiere) extralberghiere. Il proprietario della struttura ricettiva poteva rimuovere il vincolo di destinazione soltanto se provava la non-convenienza economico-produttiva dell'attivit di ricezione e previa restituzione di contributi ed agevolazioni pubbliche eventualmente percepiti e opportunamente rivalutati nel caso in cui lo svincolo fosse avvenuto prima della scadenza del finanziamento agevolato. B. LE AGENZIE DI VIAGGIO E TURISMO Agenzie di viaggio e tour operators. Fonti e definizioni. Le agenzie di viaggio e turismo costituiscono delle imprese turistiche in quanto esercitano attivit economiche, organizzate per la produzione, commercializzazione, intermediazione e la gestione di prodotti, di servizi, etc. concorrenti alla formazione dell'offerta turistica. Le agenzie di viaggio e turismo sono quindi imprese che esercitano attivit di produzione, organizzazione, presentazione e vendita (a forfait o a provvigione), di elementi isolati o coordinati di viaggi e soggiorni, ovvero attivit di intermediazione dei prodotti turistici. Gi da queste considerazioni iniziali si evince che la disciplina delle agenzie di viaggio e turismo , in buona parte, di diritto privato, in quanto volta a regolare il rapporto giuridico tra l'agente di viaggio e la propria clientela. Tuttavia, lo scopo di assicurare ai consumatori capacit e correttezza professionale degli operatori rappresenta un pubblico interesse e dunque disciplina di diritto pubblico. A questo riguardo va sottolineato innanzitutto che la disciplina pubblicistica delle agenzie di viaggio contenuta nelle leggi regionali, essendo ormai il turismo

materia di esclusiva competenza legislativa regionale. In attuazione del principio di sussidariet, le leggi regionali delegano agli enti locali (Province e Comuni) l'esercizio delle funzioni amministrative relative alle agenzie di viaggio e turismo. Sul piano della responsabilit civile ovviamente doveroso distinguere tra attivit di organizzazione e di intermediazione nella vendita di pacchetti-viaggio. Secondo la Convenzione internazionale sul contratto di viaggio (CCV) l'organizzatore (Tour operator) il soggetto che realizza la combinazione degli elementi dei pacchetti turistici e si obbliga in nome proprio e verso corrispettivo forfettario a procurare a terzi pacchetti turistici. Il venditore (agenzia di viaggio) chi vende o si obbliga a procurare a terzi verso corrispettivo forfettario pacchetti turistici realizzati da altri. L'attivit e l'autorizzazione amministrativa Alcune leggi regionali distinguono tra attivit distintive ed attivit accessorie delle agenzie di viaggio e turismo. Fra le prime rientrano l'attivit di produzione, organizzazione di viaggi e di intermediazione, compresi i compiti di assistenza e di accoglienza ai turisti. Oltre alle attivit distintive, le agenzie di viaggio possono esercitare anche alcune attivit accessorie, quali: la prenotazione, la vendita di biglietti per conto delle imprese di trasporto, l'accoglienza dei clienti nei porti, aeroporti, stazioni ferroviarie, la prenotazione di servizi ricettivi, di ristorazione, etc. L'esercizio delle attivit di agenzia di viaggio e turismo subordinato ad un provvedimenti di autorizzazione amministrativa. Il procedimento per ottenere tale autorizzazione (fase istruttoria), il suo contenuto e gli effetti che produce la stessa sono minuziosamente disciplinati dalle leggi regionali. Ad esempio, l'autorizzazione deve espressamente indicare la denominazione dell'agenzia di viaggio, la generalit del titolare, l'attivit distintiva autorizzata e le eventuali attivit accessorie, il nome del direttore tecnico e l'ubicazione. Le Regioni possono, in base al principio della semplificazione amministrativa, sostituire l'autorizzazione con il silenzio assenso, in base al quale, decorso un certo termine dalla domanda dell'interessato, il silenzio della pubblica amministrazione equivale al provvedimento amministrativo favorevole. Le agenzie di viaggio e turismo autorizzate vengono inserite in un elenco regionale. In passato l'ENIT curava l'aggiornamento di un elenco nazionale delle agenzie di viaggio sulla base delle indicazioni delle Regioni; oggi tale elenco pu ottenersi semplicemente dalla combinazione degli elenchi regionali. Per quanto riguarda la denominazione delle nuove agenzie di viaggio previsto l'obbligo di non adottare denominazioni che possano generare confusione nel consumatore, n nomi che coincidano con la denominazione di Comuni o Regioni italiane. Pi esattamente, le agenzie di viaggio non possono assumere denominazioni identiche ad altre gi operanti, sia pure in diverso ambito territoriale, in quanto la clientela alla quale si rivolgono ed i servizi che offrono non hanno rilievo puramente locale; ci soprattutto in ragione della diffusione dei nuovi canali distributivi, come il commercio elettronico. Pertanto l'identit della ditta sarebbe sempre suscettibile di generare confusione.

Filiali, succursali ed uffici in-plant delle agenzie di viaggio L'obiettivo di pianificare la concessione delle autorizzazioni alle agenzie di viaggio in relazione al movimento turistico, alla ricettivit turistica ed alla popolazione residente in una determinata zona, stato in un primo momento raggiunto tramite il numero chiuso delle licenze per le agenzie di viaggio. Tuttavia ci si resi conto che il numero chiuso delle agenzie di viaggi non consentiva al consumatore di ottenere il servizio migliore al prezzo pi basso. Successivamente, l'esigenza di imporre alle agenzie una limitazione territoriale di attivit, stata perseguita da alcune leggi regionali che subordinavano l'apertura di filiali e succursali a specifiche autorizzazioni che vietavano espressamente la vendita di servizi nella regione da parte di agenzie poste al di fuori del suo territorio. Tale disciplina si per verificata in contrasto con il diritto di libera prestazione dei servizi, caposaldo del Trattato UE. La Corte Costituzionale ha dunque stabilito che le articolazioni territoriali dell'impresa non risultano distinte dall'azienda e, pertanto, non devono essere visti come autonomi centri di imputazione di interessi economici. Dunque, la facolt di mantenere l'attivit di impresa circoscritta in un determinato contesto territoriale, o invece estenderla ed articolarla su ambiti pi vasti, espressione della libert organizzativa dell'imprenditore. Inoltre, il giudice ha escluso che le limitazioni territoriali di impresa siano valide a perseguire utilit sociale (quali la salvaguardia dei consumatori) in quanto tale scopo deve essere perseguito non appesantendo l'apparato burocratico, ma potenziando le garanzie patrimoniali (solidit finanziaria, copertura assicurativa) che le agenzie di viaggio devono offrire in caso di inadempimento. In definitiva, il conseguimento dell'autorizzazione amministrativa abilita l'agenzia di viaggio ad istituire, senza ulteriori autorizzazioni, succursali, filiali, uffici distaccati tanto nella Regione in cui ha sede, quanto in qualsiasi altra area geografica. I requisiti professionali ed il direttore tecnico Il presupposto per la concessione dell'autorizzazione amministrativa all'apertura di un'agenzia di viaggi l'accertamento, da parte dell'ente locale concedente, del possesso dei requisiti professionali. Per l'esercizio della professione di agente di viaggio necessario il superamento di un esame di abilitazione professionale in cui il candidato deve dare prova della conoscenza dell'amministrazione e organizzazione delle agenzie di viaggio, della tecnica, legislazione e geografia turistica e di almeno due lingue straniere. Il titolare dell'autorizzazione tuttavia, di regola ma non necessariamente, soggetto diverso da chi possiede i requisiti professionali, che assume la qualifica di direttore tecnico. Spesso, infatti, il titolare dell'autorizzazione generalmente una societ alle cui dipendenze posto il soggetto abilitato alla professione di agenzie di viaggio (direttore tecnico, appunto) Nel caso di agenzia articolata in pi succursali o filiali, non necessaria la presenza stabile e continuativa di un direttore tecnico per ciascun punto di erogazione del servizio.

I requisiti finanziari a tutela dell'utente La Corte Costituzionale ha, come abbiamo visto, ritenuto che la tutela dei diritti dei consumatori non pu essere ottenuta limitando la libert organizzativa dell'imprenditore turistico, ma deve essere perseguita potenziando le garanzie patrimoniali che le agenzie di viaggio devono offrire in caso di inadempimento. Ci si riferisce in particolar modo al deposito cauzionale. La cauzione, di regola, consente infatti di risarcire i clienti nelle ipotesi di responsabilit dell'agenzia a causa di inadempimento delle obbligazioni assunte. Il deposito cauzionale, inoltre, ha anche la funzione di assicurare all'ente di vigilanza di rifarsi su di esso in caso di mancato pagamento delle sanzioni amministrative. La legislazione moderna, tuttavia, tende a sostituire il deposito cauzionale con l'obbligo di stipulare una polizza assicurativa con un massimale prestabilito. Per le ipotesi pi gravi di insolvenza o fallimento dell'agenzia di viaggi imposto agli organizzatori o ai venditori di pacchetti di viaggio tutto compreso di disporre di garanzie che obbligano agenzie di viaggio e tour operators a stipulare polizze di assicurazione per la responsabilit civile verso il consumatore, istituendo in questo modo il fondo di garanzia, il quale posto a tutela di acquirenti di viaggi organizzati che, a causa della sopravvenuta insolvenza dell'organizzatore del viaggio, non erano pi partiti oppure erano dovuti rimpatriare dal luogo di vacanza a loro spese senza ottenere il rimborso delle somme sborsate. Le attivit svolte al di fuori delle agenzie La disciplina pubblicistica delle agenzie di viaggio e turismo non si applica agli uffici la cui attivit limitata alla vendita dei biglietti delle Ferrovie dello Stato o delle linee di navigazione. Neppure trova applicazione agli uffici delle imprese di trasporto (compagnie aeree o di navigazione), purch la loro attivit consista esclusivamente nella vendita dei biglietti di viaggio della compagnia rappresentata. Le sanzioni L'inosservanza della disciplina pubblicistica espone l'agente di viaggio a sanzioni amministrative, come la sospensione o la revoca dell'autorizzazione. La sospensione dell'autorizzazione avviene nei seguenti casi: I. Sopravvenuta mancanza dei requisiti oggettivi, professionali o strutturali previsti per il rilascio dell'autorizzazione II. Mancato reintegro del deposito cauzionale III. Irregolarit amministrative o gravi e ripetuti inadempimenti verso i clienti IV. Mancata comunicazione dell'apertura di una filiale

V. Mutamento del titolare e trasferimento sede non autorizzati Nei casi pi gravi viene invece disposta la revoca dell'autorizzazione.

La FIAVET L'organismo di categoria pi rappresentativo delle agenzie di viaggio la FIAVET. Si tratta di un'associazione di imprese volta a salvaguardare gli interessi comuni delle agenzie e a rappresentarle nei rapporti con le istituzioni. Fra i suoi compiti rientrano, tra l'altro, la promozione di forme di propaganda e pubblicit commerciale, di opportune iniziative per la formazione professionale, l'instaurazione di rapporti di collaborazione e di intesa con le associazioni nazionali. La FIAVET e le sua articolazioni territoriali hanno in passato elaborato dei tariffari che le agenzie operanti in determinate zone avrebbero dovuto rispettare. Lo scopo era quello di uniformare il comportamento delle agenzie di viaggio. Per questo motivo, tali tabelle, sono state censurate dall'Autorit Garante della concorrenza e del mercato, che le ha correttamente ritenute come intese restrittive della concorrenza.

LE PROFESSIONI TURISTICHE
Le professioni turistiche fra diritto pubblico e privato La legge 135/2001 definisce professioni turistiche tutte quelle che organizzano e forniscono servizi di promozione dell'attivit turistica, nonch servizi di assistenza, accoglienza, accompagnamento e guida dei turisti. Si pone tuttavia il problema di distinguere tra attivit imprenditoriali turistiche ed attivit professionali turistiche. Innanzitutto il primo criterio sulla base del quale poter distinguere le due figure, sta nell'organizzazione. L'organizzazione di cui si avvale il professionista ha funzione ausiliare ed accessoria. L'esercente di una professione turistica pu dunque risultare, sul piani civilistico, un comune prestatore d'opera. E', tuttavia, certamente un imprenditore turistico il maestro di sci gestore di una scuola di sci, che svolge allo stesso tempo un'attivit professionale protetta ed un'attivit imprenditoriale turistica, ma la prima costituisce un elemento della seconda. Le competenze statali e regionali in materia di professioni turistiche L'ambito della competenza regionale in tema di turismo non pu automaticamente estendersi alle professioni turistiche. Lo Stato deve infatti svolgere il compito di dettare principi fondamentali vincolanti per la legislazione regionale al fine di assicurare dei profili nazionali omogenei e uniformi al comparto turistico e la tutela dei consumatori, delle imprese e delle

professioni turistiche. Bisogna inoltre effettuare una distinzione tra professioni turistiche di interesse nazionale e professioni turistiche di interesse puramente locale; tra attivit professionali protette e non protette. Le professioni turistiche protette sono caratterizzate da una normativa che ne prevede l'esercizio solo previa iscrizione in albi o elenchi. Le professioni turistiche di interesse nazionale possono considerarsi oltre che le protette (maestro di sci, guide alpine) anche quelle non protette, in quanto necessitano di una regolamentazione basata su principi uniformi definiti a livello nazionale (esempio: le guide turistiche) Possono, dunque, definirsi professioni turistiche di interesse puramente locale le attivit per le quali non sussistono esigenze di principi uniformi a livello nazionale. Fino alla legge quadro 217/1983 sulle professioni turistiche avevano notevole importanza i profili di pubblica sicurezza, dunque il relativo accesso presupponeva una licenza di pubblica sicurezza da parte del Sindaco. Con il passaggio delle competenze in materia turistica dallo Stato alle Regioni si ha una progressivo cambiamento ed il controllo diventa un controllo di qualificazione volto ad assicurare una garanzia di qualit dei servizi turistici offerti. Successivamente, per semplificare le procedure amministrative, stato eliminato l'obbligo della licenza di pubblica sicurezza e, grazie alle legge 135/2001, viene istituito un'unica struttura organizzativa con la responsabilit del rilascio di tali qualifiche: cosiddetto sportello unico. Professioni turistiche tradizionali: guide ed accompagnatori turistici Nonostante la legge quadro 217/1983 sia da ritenere formalmente abrogata dalla legge 135/2001, la classificazione e le definizioni delle professioni turistiche tradizionali in essa contenute costituiscono tuttora un necessario punto di riferimento. Le professioni possono distinguersi in due gruppi: attivit non sportive attivit sportive Le attivit non sportive sono caratterizzate dalle guide e gli accompagnatori turistici. E' guida turistica chi, per professione, accompagna persone singole o gruppi di persone nelle visite ad opere d'arte, a musei, gallerie, scavi archeologici, illustrando le attrattive storiche, artistiche, monumentali, paesaggistiche e naturali. Lo scopo di tale accompagnamento di consentire al turista l'acquisizione di un'approfondita conoscenza dei valori storici, artistici e culturali dei luoghi oggetto della visita. In queste visite c' quindi un'interesse pubblico del Paese visitato alla tutela e alla valorizzazione del proprio patrimonio artistico-culturale e, perci, deve essere illustrato solo da persone dotate di conoscenze approfondite e specialistiche. Inoltre, l'estrema diversificazione del patrimonio artistico-culturale italiano giustifica

il carattere territoriale e non nazionale all'autorizzazione amministrativa concessa alle guida turistiche. E' accompagnatore turistico chi, per professione, accompagna persone singole o gruppi di persone nei viaggi attraverso il territorio nazionale o all'estero, fornendo elementi significativi o notizie di interesse turistico sulle zone di transito al di fuori dell'ambito di competenza delle guide. Pu subito notarsi che, a differenza delle guide turistiche, il dato qualificante dell'attivit di tale figura professionale consiste proprio nell'accompagnamento e nell'assistenza offerta ai turisti. La somministrazione di notizie di interesse turistico deve, insomma, considerarsi solo eventuale. Professioni turistiche e principi comunitari Il Trattato dell'UE prevede che le restrizioni alla libera prestazione dei servizi all'interno della Comunit Europea siano vietate nei confronti dei cittadini degli Stati membri stabiliti in un Paese della Comunit diverso da quello del destinatario della prestazione. Al fine di offrire una migliore divulgazione delle conoscenze del patrimonio artistico e culturale italiano, il nostro Paese ha in passato introdotto delle restrizioni alla generale libert di prestazione dei servizi turistici. In pratica, l'esercizio della professione di guida turistica che accompagna in Italia un gruppo di turisti provenienti da un altro Stato membro avrebbe dovuto essere subordinato al possesso di una licenza che si ottiene in seguito all'acquisizione di una qualifica mediante il superamento di un esame. La Corte di Giustizia Europea tuttavia intervenuta dichiarando incompatibili con il diritto comunitario tali restrizioni all'accesso all'esercizio della professione di guida turistica. Gli organi comunitari hanno tuttavia concesso agli Stati membri la facolt di individuare particolari contesti riservati alle prestazioni professionali di guide specializzate, dotate di una specifica qualificazione. L'Italia si dovuta quindi adeguare ai principi sanciti dalla Corte di Giustizia con un atto nei confronti delle Regioni che demanda a quest'ultime l'individuazione dei siti che possono essere illustrate ai visitatori esclusivamente da guide specializzate. I siti italiani riservati alle guide specializzate comprendono intere citt (come Verona, Vicenza, Venezia) o centri storici (ad esempio Roma, Firenze, Napoli, Siena). Soltanto al di fuori di essi i turisti provenienti da un altro Stato membro dell'Unione Europea possono usufruire di guide provenienti da altri Stati dell'Unione e non abilitate in Italia. Tuttavia, successivamente la Commissione Europea ha ritenuto sproporzionata una tale restrizione della libera circolazione nel precedente elenco di siti italiani. Secondo la Commissione, tali restrizioni impediscono alle imprese di turismo di fornire la prestazione professionale con il proprio personale ed impediscono ai turisti partecipanti a viaggi organizzati di scegliere la guida anche in base alla familiarit con la loro lingua, ai loro interessi ed alle loro specifiche aspettative. Secondo la Commissione soltanto i musei e specifici monumenti storici richiedono, infatti, spiegazioni molto dettagliate e specialistiche tali da giustificare l'intervento di una guida specializzata.

Nel 2007 si avuta la definitiva liberalizzazione che prevede che i soggetti abilitati allo svolgimento dell'attivit di guida turistica nell'ambito dell'ordinamento giuridico del Paese comunitario di appartenenza operano in regime di libera prestazione di servizi senza necessit di alcuna autorizzazione, n abilitazione, sia essa generale o specifica. Tale disciplina realizza quindi una liberalizzazione che consente alle guide comunitarie di illustrare anche musei e specifici monumenti. Dunque, la salvaguardia dell'interesse generale di valorizzazione del patrimonio storico mediante la migliore divulgazione delle conoscenze del patrimonio artistico e culturale italiano resta oggi affidata all'introduzione, in leggi regionali, di sistemi di accreditamento non vincolanti per le guide turistiche specializzate. Tali sistemi di accreditamento hanno tuttavia la semplice funzione di attribuire una sorta di bollino di qualit alle guide turistiche che posseggono conoscenze specialistiche certificate. Le altre professioni turistiche non sportive La legge 217/1983 aveva definito altre tipologie di professioni turistiche. E', in particolare, interprete turistico chi, per professione, presta la propria opera di traduzione nell'assistenza a turisti stranieri. Altre professioni turistiche tipiche non sportive sono l'organizzatore congressuale che, per professione, svolge la propria opera nell'organizzazione di iniziative, simposi, manifestazioni congressuali. L'animatore turistico che, per professione, organizza il tempo libero di gruppi di turisti con attivit ricreative, sportive e culturali. Alcune leggi regionali hanno poi specificato la figura professionale del direttore di albergo. Il direttore di albergo assume responsabilit gestionali ed operative e costituisce il punto di riferimento nel rapporto tra l'amministrazione alberghiera e la clientela. L'esercizio di questa funzione subordinato al superamento di appositi esami ed all'iscrizione in elenchi regionali. Le professioni turistiche sportive Una trattazione autonoma meritano le professioni sportive, che costituiscono attivit professionali protette la cui regolamentazione affidata alle Federazioni sportive competenti per la singola disciplina. Fra queste vanno ricomprese l'istruttore nautico, il maestro di sci, la guida alpina, la guida speleologica, il maestro di mountain bike e di ciclismo fuoristrada, il maestro di snowboard. Le professioni di maestro di sci e di guida alpina formano inoltre oggetto di due leggi quadro nazionali. I principi contenuti in queste leggi sono volti ad uniformare la preparazione tecnica e didattica degli esercenti di tali attivit. Le due attivit professionali condividono in particolare la necessit che, per il loro svolgimento, si consegua un'abilitazione con il superamento di un esame da sostenersi di fronte ad una commissione di esperti, al termine di corsi teorico-pratici organizzati su base regionale.

LE TIPOLOGIE SPECIALI DI TURISMO


Turismo e tutela dell'ambiente: l'Ecoturismo La linea direttiva della legislazione turistica comunitaria consiste nella promozione di uno sviluppo sostenibile, ossia in armonia con l'obiettivo di preservare le risorse naturali, artistiche e culturali. Al fine di conciliare le esigenze del turismo e la salvaguardia delle risorse naturali sono state emesse delle disposizioni nazionali per quanto riguarda le cosiddette aree naturali protette. Le aree naturali protette sono parchi e riserve naturali nei quali la particolarit della flora, fauna o delle formazioni geologiche impone una certa sensibilit alla protezione dell'ambiente. Fra di esse spiccano in particolar modo le aree protette marine che sono costituite dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa che presentano un certe interesse per le loro caratteristiche naturali geomorfologiche, fisiche o biochimiche. In queste riserve, istituite dal Ministero dell'Ambiente, regolamentata ogni attivit come la pesca, la navigazione, la balneazione, l'asportazione di minerali e reperti archeologici. E' certamente possibile, sia pure con alcune eccezioni, la fruizione turistica delle aree marine protette, ma va associata all'esigenza di salvaguardare il patrimonio naturalistico che esse ricomprendono. La protezione dell'ambiente si realizza anche con l'adozione di provvedimenti che impongono il numero chiuso e controllato in localit in cui l'afflusso di turisti deve essere regolato in base a una certa capacit di ricezione sostenibile della zona (c.d. Capacit turistica). Si tratta dei cosiddetti provvedimenti di ecoturismo adottati in localit di villeggiatura nelle quali ci sono amministrazioni locali che pongono particolare attenzione e sensibilit alla tutela dell'ambiente, anche pagando un prezzo relativo alla riduzione del numero dei visitatori e, dunque, minori introiti turistici (ad esempio si pensi ai limiti di ingresso autoveicoli nei centri storici oppure nelle isole). A. AGRITURISMO Caratteri generali ed evoluzione legislativa Tale speciale tipologia di turismo volta a garantire il sostentamento dell'agricoltura, la creazione di nuove occasioni di reddito in zone rurali in modo tale da combattere l'abbandono delle campagne ed il conseguente impoverimento della produzione agricola. L'attivit turistica ha un contenuto complesso ed articolate che ne rende piuttosto difficile l'inquadramento giuridico. Costituisce, in particolare, un'attivit di produzione di beni e servizi il cui esercizio conferirebbe a chi la esercita, di regola, la qualifica di imprenditore commerciale. In effetti, per, grazie alla connessione all'esercizio di attivit agricole principale, consente invece l'acquisto di imprenditore agricolo, il che si traduce soprattutto nell'esenzione dell'impresa turistica dal fallimento, riservato solo agli imprenditori

commerciali. Rientrano oggi fra le attivit agrituristiche: Attivit di ricezione e ospitalit Somministrazione di pasti e bevande di prod. Propria (o di zona) Degustazioni Attivit ricreative, culturali, didattiche, sportive, escursionistiche

Una prima disciplina organica dell'agriturismo si avuta con la legge quadro del 1985. Tale legge prevedeva la necessaria stagionalit dell'offerta di ospitalit, che doveva svolgersi nei locali siti nell'abitazione dell'imprenditore agricolo, che la somministrazione di pasti e bevande doveva essere costituita prevalentemente da prodotti propri, da consumarsi sul posto e che l'offerta di attivit ricreative e culturali poteva avvenire esclusivamente nell'ambito dell'azienda agricola. Tali disposizioni sono per poi state adeguate al nuovo quadro normativo del 2001 il quale allarga la nozione di attivit agrituristiche fino a ricomprendere l'organizzazione di attivit ricreative, culturali e didattiche purch siano finalizzate a una migliore fruizione e conoscenza del territorio. Pubblico e privato nella nuova disciplina dell'agriturismo Grazie alla nuova legge del 2006 in tema di agriturismo, l'impresa agrituristica assume un rilievo pubblicistico per le sue finalit di valorizzazione e tutela. Accanto alle tradizionali finalit dell'agriturismo sopra illustrate, infatti, vengono menzionate nella legge anche il sostegno e l'incentivazione alle produzioni tipiche, alle produzioni di qualit. Del resto, si sa, che la promozione di un'alimentazione basata sui prodotti tipici del territorio contribuisce alla salvaguardia dell'ambiente, riducendo l'inquinamento connesso al trasporto di generi alimentari ed al loro imballaggio. Peraltro, sempre grazie alla legge 2006, l'attivit agrituristica pu essere esercitata oggi sia da un imprenditore agricolo individuale, sia da societ di persone, di capitali o cooperative delle quali sia socio l'imprenditore agricolo. Ed anche consentito all'imprenditore (o alla societ) svolgere attivit agrituristica avvalendosi della prestazione di lavorati dipendenti. In passato, invece, la legge del 1985 ne permetteva l'esercizio soltanto all'imprenditore individuale con l'eventuale ausilio prestato dai propri familiari. L'area delle attivit agrituristiche delimitata dalla nuova legge del 2006 si presenta per certi aspetti pi ampia, per altri pi ristretta. Da un lato, l'imprenditore agrituristico oggi pu somministrare pasti e bevande che non siano esclusivamente propri, ma anche prodotti di aziende agricole della zona. Dall'altro lato, si profila pi restrittiva l'organizzazione dell'attivit di ricezione ed ospitalit nonch di organizzazione di degustazione dei prodotti aziendali: la legge precedente consentiva queste attivit anche al di fuori del fondo, mentre la norma attuale non permette che siano svolte al di fuori dei beni fondiari. Tuttavia rimangono sempre delle eccezioni: al di fuori dei beni fondiari tuttavia permesso svolgere le attivit ricreative, culturali, didattiche, di pratica sportiva. Ci per a condizione che tali attivit siano obiettivamente connesse con l'attivit e le

risorse agricole aziendali: non potrebbe qualificarsi imprenditore turistico, quindi, chi gestisce una pista di go-kart o motocross, poich queste attivit non rispondono alle finalit di tutela ambientale che la nuova legge in materia di agriturismo mira a realizzare. Infine, il tratto qualificante dell'impresa turistica tradizionale previsto dalla precedente legge sull'agriturismo era la necessaria stagionalit dell'offerta di ospitalit. La legge 2006, tuttavia, elimina definitivamente il requisito della stagionalit dell'impresa agrituristica. I locali per le attivit turistiche e gli altri aspetti della disciplina La legge 2006 si interessata anche di aspetti legati all'edilizia degli agriturismo. Gli interventi edilizi in ambito di imprese agrituristiche vanno sottoposti a limiti e controlli, finalizzati ad evitare che gli imprenditori agricoli, attratti dai guadagni connessi allo svolgimento dell'attivit ricettiva, procedano ad una edificazione selvaggia dei propri terreni. La legge 2006, infatti, consente l'utilizzazione per attivit agrituristiche ai soli edifici o parti di essi gi esistenti nel fondo. Per la verit, la legislazione regionale permette la edificazione di nuovi edifici, ma sottoposta a rigide condizioni (materiali tradizionali, rispetto delle tipologie edilizie tradizionali e tipiche della zona). Il legislatore nazionale ha poi affidato alle Regioni la definizione dei requisiti igienico-sanitari degli immobili e delle attrezzature da utilizzare per attivit agrituristiche. Tuttavia, la produzione, preparazione, confezionamento e somministrazione di alimenti e bevande sono soggette in via di principio alla normativa comunitaria sull'igiene degli alimenti. Anche gli agriturismi, come gli alberghi, sono soggetti ad una classificazione in base ai servizi offerti (spighe), secondo criteri omogenei per l'intero territorio nazionale e pertanto rimessi alla competenza statale. Le attivit assimilate all'agriturismo: il pescaturismo e l'ittiturismo Fino alle soglie del nuovo millennio l'attivit di pesca stata tradizionalmente ricompresa tra le attivit di trasporto nautico e scarsa considerazione era riservata alla figura dell'imprenditore ittico ed alla rilevanza economica dei beni prodotti. Un potente stimolo al cambiamento di rotta stato dato dall'Unione Europea, la quale ha specificato che per prodotti agricoli si intendono sia i prodotti del suolo, che dell'allevamento e della pesca. E cos si definisce per la prima volta, equiparandolo all'imprenditore agricolo, l'imprenditore ittico, il quale esercita l'attivit di pesca professionale diretta alla cattura o alla raccolta di organismi acquatici in ambienti marini, salmastri o dolci e le attivit connesse. Si considerano connesse all'attivit di pesca, la specifica attivit di pescaturismo e di ittiturismo. L'attivit di pescaturismo consiste nell'imbarco di persone non facenti parti dell'equipaggio a scopo turistico-ricreativo. La pi generale attivit di ittiturismo

consiste invece nell'attivit di ospitalit, ricreazione e culturale. La differenza fra queste due attivit risiede nel fatto che il pescaturismo si svolge in mare, l'ittiturismo a terra: il primo consiste dunque nel rendere partecipe il turista della pratica e delle modalit di pesca, anche somministrandogli pasti a bordo che consistano prevalentemente nel pescato del giorno. L'ittliturismo invece un'attivit maggiormente affine all'agriturismo, poich si fonda sulla fornitura di alloggio ai turisti nell'abitazione del pescatore o in edifici a disposizione dello stesso. Si deve puntualizzare per che queste attivit possono conferire a chi le esercita la qualifica di imprenditore ittico equiparata all'imprenditore agricolo, soltanto a condizione che siano effettuate mediante l'utilizzo di prodotti proveniente in prevalenza dalla propria attivit di pesca, ovvero di attrezzature o risorse dell'azienda normalmente impiegate nell'impresa ittica. Ne consegue dunque l'estensione all'ittiturismo e al pescaturismo della disciplina dell'agriturismo, tuttavia con qualche problema di adattamento generato dalla diversa natura delle attivit. Per stabilire un criterio di connessione con l'agriturismo bisogna anzitutto chiarire che pescaturismo e ittiturismo mirano a valorizzare l'attivit produttiva principale dell'imprenditore ittico: si intende, con queste attivit, allargare le sue fonti di reddito in modo da rendere l'attivit di pesca economicamente vantaggiosa, cos favorendo il mantenimento delle risorse umane del settore e, di riflesso, il sostegno e il recupero delle tradizioni enogastronomiche del mare. Dunque, come per l'agriturismo, ne consegue che l'attivit di pescaturismo ed ittiturismo non possono risultare prevalenti rispetto all'attivit principale di pesca. Ad esempio, se una societ di armamento ospita decine di turisti su varie imbarcazioni per organizzare giri turistici finalizzati alla conoscenza dell'ambiente marino certamente considerata una societ commerciale e non agricola. B. TURISMO CULTURALE Turismo e tutela dei beni culturali tra Stato e Regioni Il rapporto tra turismo e beni culturali , nel nostro Paese, particolarmente stretto anche in considerazione della naturale attrattivit del patrimonio storico-artistico italiano. Si definisce turismo culturale quel segmento del settore che ruota attorno alla conoscenza del patrimonio storico-artistico e delle tradizioni culturali delle diverse parti del territorio nazionale. Nel momento in cui il turismo viene ad intrecciarsi con la materia dei beni culturali c' una problematica ripartizione di competenze fra Stato e Regioni. La materia dei beni culturali oggetto di una assai incerta ripartizione di competenze tra Stato e Regioni. La Costituzione assegna alla Repubblica il fondamentale compito di tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico. Tuttavia, fra le materie di legislazione concorrente (Stato-Regioni) espressamente menzionata la valorizzazione dei beni culturali e ambientali e promozione e organizzazione di attivit culturali. Un contributo importante, ma non certo risolutivo, proviene oggi dalle prescrizioni

del codice dei beni culturali che assegna il compito di tutela dei beni culturali alla legislazione esclusiva Statale. E' esclusiva competenza statale: Individuare i beni culturali Regolare, limitare, vietare o conformare l'intervento fisico dell'uomo sul patrimonio culturale Limitare i diritti di disposizione di tale patrimonio Lo stesso codice definisce i contenuti del compito di valorizzazione nell'esercizio delle funzioni volte sia a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione della fruizione pubblica del patrimonio stesso, sia alla conservazione del patrimonio culturale. Tuttavia non si pu trascurare il fatto che la Costituzione sancisce i principi di sussidariet, che impongono che lo Stato si occupi delle sole funzioni che richiedano un esercizio unitario e che non siano esercitabili adeguatamente dalle autonomie territoriali. Per le funzioni di valorizzazione, il codice dei beni culturali impone una distinzione tra beni culturali di propriet pubblica e privata. Rispetto ai primi, Stato e Regioni ed enti locali sono competenti con riguardo alla gestione. Rispetto ai beni culturali di propriet privata (fra cui rientrano i beni della Chiesa e di enti privati), si esclude invece qualsiasi forma di intervento autoritativo. Tuttavia si prevede che tali beni possano essere inclusi in accordi di valorizzazione riguardanti beni pubblici fruendo in questo caso del sostegno pubblico (consistente essenzialmente in agevolazioni fiscali). Il contributo dei privati nella valorizzazione dei beni culturali Un prezioso contributo per il recupero e la valorizzazione dei beni culturali apportato da enti privati. Il Fondo per l'ambiente italiano (FAI) una fondazione riconosciuta, senza scopo di lucro, che ha come oggetto la contribuzione alla tutela, conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico e ambientale italiano. Il FAI acquista (mediante donazioni, eredit, comodato) beni immobili di valore storico, artistico e naturalistico (residenze, dimore, castelli, monasteri, aree naturali), provvede alle necessarie opere di restauro e li apre successivamente al pubblico. In modo da consentirne la fruizione. Ci sono poi le Fondazioni bancarie alle quali oggi possibile affidare in concessione servizi inerenti a musei, scavi archeologici, gallerie, archivi di stato e biblioteche. Il Ministero dei beni culturali, le Regioni e gli altri enti locali stipulano cos degli specifici accordi di coordinamento con le fondazioni bancarie. Si tratta di accordi di mecenatismo culturale finalizzati, da un lato, a coordinare gli interventi di valorizzazione sul patrimonio culturale in modo da garantire un impiego equilibrato e proficuo delle risorse finanziarie messe a disposizione e, talora a cooperare al potenziamento dell'attrattivit e della ricettivit turistica. Un'ulteriore fonte di risorse economiche a sostegno del patrimonio culturale la

sponsorizzazione. Si definisce sponsorizzazione di beni culturali qualsiasi forma di contributo in beni o servizi da parte di soggetti privati alla progettazione o attuazione di iniziative in materia di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale con lo scopo di promuovere il nome, il marchio, l'immagine, l'attivit o il prodotto dell'attivit degli sponsor. La sponsorizzazione consiste dunque in un contratto che comporta un ritorno di immagine per l'azienda o particolari sgravi fiscali. Turismo religioso Il turismo religioso costituisce una tipologia di turismo connessa al viaggio o alla permanenza in luoghi diversi da quello di residenza motivati da un fine religioso (turismo religioso oggettivo) oppure, in assenza di una simile finalit, riguardante soggetti religiosi (turismo religioso soggettivo). La legge 135/2001 concede alle associazioni senza scopo di lucro che operano per finalit religiose (fra le quali rientrano le parrocchie) l'autorizzazione ad organizzare direttamente viaggi (ad esempio pellegrinaggi) cui partecipano esclusivamente i propri aderenti o fedeli. Tale viaggio pu essere organizzato anche a scopo non esclusivamente religioso, ma anche culturale o ricreativo. La disciplina del turismo religioso deve oggi riferirsi alla competenza delle Regioni. La legge regionale della Campania, ad esempio, offre una definizione delle case di ospitalit, che sono strutture ricettive extralberghiere di propriet di enti ecclesiastici, che hanno il fine di offrire ospitalit a pagamento a chiunque lo richieda, ma nel rispetto del carattere religioso dell'ospitalit stessa. In altre leggi regionali le definizioni della stessa struttura ricettiva possono essere diverse: nella legge regionale veneta non si identificano, ad esempio, i soggetti gestori negli enti ecclesiastici; in quella piemontese si prevede la figura della casavacanza; in Friuli si classificano le case per ferie. Anche la disciplina delle professioni turistiche pu talora presentare qualche particolarit se interferisce con la connotazione religiosa del viaggio o del soggiorno. La Regione Lombardia, ad esempio, prevede l'esenzione dall'obbligo di munirsi di licenza per chi svolge non professionalmente l'attivit di accompagnatore e assistente in pellegrinaggi. Turismo sportivo Con il turismo sportivo si raggruppano due tipologie di turismo: il turismo sportivo partecipativo, che consiste nell'effettuare viaggi allo scopo di partecipare direttamente alle attivit sportive, praticando uno sport (anche estremo o di avventura); il turismo sportivo di spettacolo, nel quale il viaggio ha invece lo scopo di assistere ad una manifestazione sportiva (mondiali di calcio, giochi olimpici, partita di campionato, ecc). Il turismo sportivo non costituisce, allo stato attuale, una tipologia speciale dotata di autonoma regolamentazione rispetto alla legislazione turistica generale. C' necessit solo di osservare le regole dettate dalle organizzazioni e federazioni in relazione alle relative attivit sportive di riferimento. Unica eccezione possono considerarsi le professioni turistiche sportive, alcune delle quali (maestro di sci, guida alpina) godono di una autonoma disciplina.

C. TURISMO TERMALE Il fenomeno e gli interessi coinvolti Le ragioni dell'importanza strategica del turismo termale sono collegate all'evoluzione del termalismo che, da fenomeno di elite, ha progressivamente assunto una dimensione sociale, favorita dalla riconosciuta efficacia terapeutica delle acque termali. Si aggiunga anche che ormai la domanda di questo tipo di turismo si evoluta coinvolgendo non pi una clientela esclusivamente anziana. L'emersione dell'interesse per un turismo del benessere ha indotto i grandi gruppi alberghieri ad offrire ai turisti servizi complementari legati alla cura del benessere fisico attraverso centri fitness e beauty farms che, per, non hanno niente a che vedere con il turismo termale. Il legislatore ha avuto quindi il duro compito di evitare l'uso abusivo della qualificazione termale. La disciplina Il tentativo di coniugare il tradizionale e fondamentale profilo sanitario del termalismo con la crescente espansione della domanda di turismo del benessere ha ispirato l'intervento legislativo di riordino nel settore termale. Il legislatore nazionale ha infatti riconosciuto la centralit del contenuto sanitario delle prestazioni termali. La centralit del contenuto sanitario della prestazione termale ha una duplice conseguenza: da un lato, la necessit di assicurare unitariet al sistema termale nazionale; dall'altro lato, l'esigenza di limitare l'utilizzo dei riferimenti alle terme alle sole fattispecie aventi comprovata efficacia terapeutica. La legge 323/2000 ha instaurato uno stretto nesso tra termalismo e sviluppo turistico, in quanto ha investito l'ENIT del compito di promuovere il termalismo come parte integrante dell'offerta turistica italiana. L'erogazione di cure termali sottoposta dalla legge al possesso di determinati requisiti amministrativi. Innanzitutto, sono abilitati ad erogare cure termali gli stabilimenti delle aziende termali che risultino in regola con l'atto di concessione mineraria o con altro titolo per lo sfruttamento delle acque minerali utilizzate. E' possibile assegnare pi concessioni in relazione allo stesso bacino idrico, se possibile e compatibile. Al fine di scongiurare l'uso abusivo della qualificazione termale, con gli inconvenienti e le distorsioni varie, stato istituito il marchio di qualit termale riservato ai titolari di concessione mineraria per le attivit termali. Tale marchio assegnato con decreto del Ministero dell'Ambiente solo se siano stati adottati gli strumenti di tutela e di salvaguardia urbanistica. La realizzazione delle finalit terapeutiche delle cure termali esige una certa formazione professionale degli operatori. In particolare definito operatore di assistenza termale chi svolge un'attivit indirizzata a promuovere e conservare la funzionalit e il benessere fisico della

persona attraverso l'uso di tecniche applicative e mezzi di cura naturali termali e, inoltre, ad assistere e collaborare alla prevenzione, cura e riabilitazione delle affezioni che hanno attinenza con le cure termali.

L'USO TURISTICO DEL DEMANIO MARITTIMO


I beni del demanio marittimo e il loro regime giuridico I beni che appartengono allo Stato o ad altri enti pubblici si definiscono beni pubblici e sono classificati dal codice civile in due categorie: beni demaniali e beni patrimoniali, quest'ultimi a loro volta distinti in disponibili ed indisponibili. I beni demaniali si caratterizzano per la loro assoluta incommerciabilit: essi sono inalienabili, ma possono formare oggetto di diritti di godimento a favore di terzi solo attraverso lo strumento della concessione amministrativa. I beni patrimoniali indisponibili possono, a differenza dei demaniali, essere oggetto di contratto, bench nel rispetto del limite della compatibilit di tali atti con la destinazione dei beni stessi a fini di utilit generale. I beni patrimoniali disponibili sono invece trattati dal legislatore al pari di beni dei privati. Fra i beni demaniali possiamo facilmente ricomprendere le seguenti categorie, che rappresentano il demanio marittimo: Lido del mare Spiaggia Porti Lagune, foci, paludi Canali

La Costituzione attribuisce alle Regioni la potest legislativa esclusiva in materia di demanio marittimo. Ed in virt del principio di sussidariet le relative funzioni sono assegnate ai Comuni. L'ampiezza delle funzioni regionali (e comunali) sul demanio marittimo caratterizzata da due importanti limiti: il potere statale di indirizzo e coordinamento e la titolarit dominicale dei beni, i quali restano entrambi allo Stato. Questa scissione comporta, ad esempio, che il rilascio della concessione di competenza del Comune, mentre la fissazione e riscossione dei canoni spettano allo Stato (il che tuttavia forma fonte di dubbi costituzionali). La concessione d'uso dei beni demaniali marittimi a fini turistici Si detto che i beni demaniali possono essere concessi in godimento a determinati soggetti mediante concessione o licenza. La concessione d'uso tuttavia possibile soltanto se idonea a garantire il miglior soddisfacimento dell'interesse collettivo. Non invece consentita al fine di realizzare un esclusivo interesse privato del concessionario. Le concessioni d'uso di beni demaniali marittimi per finalit turistico-ricreative sono

sottoposte ad un particolare regime. L'interesse al libero accesso della spiaggia ha ceduto sempre il passo all'intenzione del turista medio di godere dei servizi offerti da uno stabilimento balneare sulla spiaggia. La spiaggia cos diventata strumento per l'esercizio di attivit imprenditoriali (in quanto pu includere esercizi di ristorazione e somministrazione di bevande, generi di monopolio, noleggio di imbarcazioni e natanti). Tuttavia rimane l'obbligo per i titolari delle concessioni per fini turistici di consentire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l'area ricompresa nella concessione, anche al fine della balneazione. L'inosservanza di questo obbligo comporta l'applicazione al concessionario di sanzioni amministrative e penali: in particolare, sul piano amministrativo, l'inottemperanza pu comportare la decadenza della concessione. Ulteriori deroghe rispetto alla disciplina generale del codice della navigazione sono previste in tema di durata della concessione e si spiegano perch il soddisfacimento dei sopra accennati interessi del turista medio presuppone per il gestore di uno stabilimento balneare concessionario, notevoli investimenti che non sarebbe conveniente operare per un arco limitato di tempo. La concessione oggi pu avere durata superiore a sei anni fino ad un massimo di venti anni. Gli obblighi del concessionario Le imprese turistiche che producono servizi servendosi della spiaggia (come gli stabilimenti balneari) devono corrispondere un canone di concessione allo Stato, che ha la titolarit dominicale del bene demaniale. L'importo del canone viene calcolato in base alla valutazione del tipo e delle caratteristiche dell'attivit imprenditoriale programmata con l'utilizzo del bene demaniale e dei profitti che il richiedente la concessione pu obiettivamente ricavare. Va per tenuto presente anche l'interesse pubblicistico, ossia la migliore fruizione della spiaggia e del mare ai turisti. Questo interesse implica che dalla concessione scaturiscono una serie di obblighi per il concessionario. Il concessionario tuttavia si obbliga a garantire, in particolare, il mantenimento della pulizia delle aree in concessione e degli spazi limitrofi, i servizi minimi igienicosanitari, il salvataggio, il transito libero e gratuito per l'accesso alla battigia e al mare. La fissazione del canone deve tenere conto anche i costi per l'adempimento degli obblighi appena detti. In definitiva, affidata alle Regioni o ai Comuni la politica di gestione e l'esercizio di funzioni amministrative sulle aree demaniali marittime. Tuttavia, si visto per che l'ampiezza delle funzioni regionali e comunali sul demanio marittimo incontra un limite sulla titolarit dominicale dei beni; ci comporta che lo Stato poi applichi e percepisca i proventi dei canoni ricavati dalla loro utilizzazione a fini turistico-ricreativi, determinati in base a variabili definite dalle Regioni.

L'estinzione del rapporto La disciplina delle cause di estinzione del rapporto della concessione data dal Codice della Navigazione. Il rapporto di concessione si estingua innanzitutto per scadenza del termine previsto nel contratto senza rinnovazione della concessione. Il codice distingue poi a seconda che la modifica o estinzione della concessione siano dipendenti da cause naturali o da fatto dell'amministrazione. Per cause naturali potrebbe darsi che i beni demaniali in concessione subiscano per eventi naturali (ad esempio, erosione) modificazioni tali da restringerne la possibilit di utilizzo o da renderlo addirittura impossibile. Nel primo caso il concessionario ha diritto ad una riduzione del canone, nel secondo la concessione si estingue. Riguardo invece fatti di amministrazione, dobbiamo distinguere la revoca e la decadenza. La revoca un atto amministrativo emanato dalla stessa autorit che ha disposto la concessione, che si giustifica allorch si verifichino modificazioni sopravvenute per effetto delle quali viene meno l'interesse collettivo inizialmente correlato all'oggetto della concessione o alle sue modalit di esercizio. E' un provvedimento che non d diritto a nessun indennizzo del concessionario, a meno che la concessione non abbia dato luogo alla costruzione di opere stabili. La decadenza costituisce invece un provvedimento della pubblica amministrazione che ha rilasciato la concessione a carattere sanzionatorio pronunciato in determinati casi di inadempimento del concessionario agli obblighi sanciti nella concessione, oppure di utilizzazione del bene demaniale con modalit non pi conformi alla realizzazione dell'interesse pubblico. Diversamente dalla revoca, il concessionario decaduto non pu mai essere rimborsato per le opere eseguite o per le spese sostenute sul bene demaniale oggetto di concessione. Le vicende del rapporto concessorio. Il Subingresso. Il Codice della Navigazione prescrive l'obbligo del concessionario di esercitare direttamente la concessione, senza cio sostituire altri a s nel godimento della stessa. Tuttavia prevista la disciplina del subingresso, che pu avvenire per atto fra vivi o mortis causa. Per quanto riguarda il subingresso per atto fra vivi, il concessionario che intenda sostituire altri a s nel godimento della concessione deve ottenere l'autorizzazione dell'autorit amministrativa concedente. In particolare, le operazioni da compiere per il subingresso per atto fra vivi deve avvenire in questo modo: Il concessionario inoltra all'autorit concedente la richiesta di sostituzione dalla quale risultano specificate l'identit e qualit personali dell'imprenditore che subentrer. Tale richiesta apre quindi una fase istruttoria che ha il fine di consentire alla pubblica amministrazione di valutare l'idoneit di quest'ultimo a soddisfare le esigenze di pubblico interesse derivanti dalla concessione.

Il procedimento del subingresso mortis causa simile. Tuttavia gli eredi devono per chiederne la conferma all'amministrazione concedente entro sei mesi a pena di decadenza. Questa richiesta di conferma consente all'amministrazione di valutare l'idoneit degli eredi a realizzare l'interesse pubblico. Tuttavia, il progressivo sviluppo del turismo ha reso tuttavia tale regolamentazione un po' troppo rigida e, dunque, inadeguata poich non soddisfa i requisiti di flessibilit richiesti dal mondo attuale. La subconcessione Gli ostacoli sopra elencati alla cessione della concessione (subingresso fra vivi) hanno indotto le imprese balneari a ricorrere, anzich alla sostituzione nella titolarit soggettiva della concessione, a contratti di diritto privato che hanno ad oggetto il semplice trasferimento dei diritti derivanti dalla concessione. Si tratta della cosiddetta subconcessione ad imprenditore diverso dal concessionario della gestione di una o pi attivit che rientrano nell'ambito della concessione demaniale. Grazie ad una legge emanata nel 1993 oggi esplicitamente ammesso l'affidamento a terzi della gestione di attivit secondarie (accessorie) nell'ambito della concessione demaniale, a condizione che sia preventivamente autorizzato dall'amministrazione concedente. Tuttavia, grazie ad una legge del 2001, oggi consentito anche l'affidamento a terzi, a tempo indeterminato, di attivit principali della concessione. E' per richiesta la preventiva autorizzazione dell'amministrazione concedente per l'affidamento a terzi sia dell'attivit principale che delle attivit accessorie. In caso di mancata autorizzazione si avr la decadenza del concessionario per abusiva sostituzione di altri nel godimento della concessione. In definitiva, seppure nella suboconcessione, a differenza che nel subingresso, non cambia la persona del concessionario, ma solo chi gestisce l'impresa, resta comunque la necessit di preventiva autorizzazione della pubblica amministrazione concedente. I porti turistici ed il turismo nautico Il particolare sviluppo del diportismo nautico degli ultimi decenni ha fatto s che le esistenti strutture portuali per soddisfare le esigenze dei diportisti risultassero inadeguate, come d'altronde anche il relativo regime giuridico. I porti costituiscono parte integrante del demanio marittimo e ci comporta che il porto turistico, seppure costruito da privati, diventa demaniale alla scadenza della concessione amministrativa. Un simile regime, dovuto ad una concezione del demanio marittimo in funzione essenzialmente militare e volto a soddisfare le esigenze della navigazione tradizionale, rappresenta un grosso ostacolo per gli investimenti privati. In materia, il legislatore stato per lungo tempo insensibile. Tuttavia, il primo passo viene fatto nel 1997 in quanto viene data una nozione giuridica che distingue il porto turistico dall'approdo turistico e punto di ormeggio.

Il primo la porzione dei porti polifunzionali destinati a servire il diportista nautico anche con la fornitura di servizi complementari, mentre il secondo caratterizzato dalla presenza di strutture destinate all'ormeggio, alaggio, varo e rimessaggio di piccole imbarcazioni e natanti. Realizzare un porto tuttavia cosa ben diversa dall'attrezzare una spiaggia. Comporta cio oneri notevolmente maggiori che disposto a sostenere solo un imprenditore al quale gli sia data la certezza di poter gestire in modo redditizio e per un ragionevole periodo di tempo, la struttura realizzata. Inoltre, i porti turistici di nuova concezione sono spesso organismi complessi costituiti anche da opere complementari (negozi, ristoranti, bar). Per tali ragioni si ipotizzata una propriet privata del porto turistico durante il periodo della concessione. Tale ipotesi non per confermata dalla legislazione attuale che definisce chiaramente pubblica la propriet dei porti marittimi. E nemmeno si potrebbe ipotizzare la sussistenza di una propriet privata sulle costruzioni eseguite sul porto dato che il Codice della Navigazione le considera pertinenze del demanio marittimo (anche se tali possono reputarsi solo le opere connesse alla struttura del porto turistico, non anche le opere complementari come ristoranti, bar, negozi, le quali sono senz'altro oggetto di propriet privata). Infine bisogna definire chi competente a rilasciare la concessione per la realizzazione e gestione di porti turistici: se il porto ha rilevanza nazionale ed internazionale, la sua competenza dello Stato; nel caso il porto abbia rilevanza regionale e interregionale, la competenza delle Regioni.

LE PRENOTAZIONI
Le prenotazioni fra tipologia e realt dei dati normativi Il termine prenotazione indica nella lingua italiana la pattuizione preliminare e accessoria con la quale ci si garantisce la stipulazione di un contratto finale. Dal punto di vista del turista, ovvio che la prenotazione gli assicura la futura soddisfazione del bisogno di svago. Nell'ottica dell'imprenditore turistico, invece, la prenotazione consente di pianificare molti aspetti della propria attivit: calibrare l'offerta di servizi in relazione all'effettiva richiesta, con i conseguenti risvolti in termini di personale, quantificazione delle forniture da ordinare, etc. E' allo stesso modo evidente che l'estrema variet dedotte nei contratti finali (vendita di biglietto teatrale, ospitalit in albergo, trasporto) rende assai vario il contenuto di tali pattuizioni preliminari. Contenuto che si profila tanto pi semplice, quanto minore il valore della prestazione che si intende prenotare. Grazie all'avvento di Internet, inoltre, si giunti a nuove modalit di prenotazione. Internet consente una rapida comparazione delle diverse offerte e ci consente di poter valutare quale sia la migliore tra queste per quanto riguarda il rapporto qualit-prezzo; inoltre non da sottovalutare la comodit di poter prenotare il servizio turistico che si vuole in qualunque momento ed in qualsiasi luogo. Da tutto ci si pu capire la ragione dell'assenza di una nozione giuridica di prenotazione. Non si tratta di una lacuna: l'eterogeneit dei modelli di prenotazione costringe a dover valutare il contenuto delle dichiarazioni negoziali rese dalle parti

che intendono prenotare. Solo all'esito della quale possibile qualificare giuridicamente il negozio che le stesse abbiano voluto concludere. In sostanza, si vuole dire che non si pu riassumere la prenotazione in una categoria giuridica unitaria. La prenotazione alberghiera pura e semplice Motivazioni di natura economica spingono gli imprenditori turistici ad adottare una pluralit di modalit di prenotazioni di una camera d'albergo. Un albergatore di una grande metropoli pu attirare la clientela offrendo la comodit di prenotare una stanza con la possibilit di effettuare la disdetta senza spese fino al giorno dell'arrivo. Il continuo movimento di turisti in quella citt gli garantisce infatti la possibilit di rimpiazzare agevolmente, senza oneri particolarmente gravosi ed anche all'ultimo momento, la camera disdetta. L'albergatore, in questo caso, accetta una prenotazione pura e semplice per telefono, senza versamento di un acconto. Un altro albergatore, in virt di una serie di fattori (numero limitato di camere, periodo stagionale e ristretto di esercizio dell'attivit) non pu adottare la stessa strategia, poich gli risulterebbe particolarmente grave il danno di un annullamento in extremis. In questo caso, la prenotazione solitamente accompagnata al versamento di un acconto sul prezzo della camera, ed essa rappresenta la vera e propria stipulazione del contratto definitivo. Una vecchia dottrina, ormai eliminata dalla Cassazione, riteneva che la prenotazione costituisce un atto unilaterale di accettazione di un'offerta al pubblico effettuata dall'albergatore con l'esposizione di insegne o con la diffusione di messaggi pubblicitari. In questi termini, l'offerta al pubblico varrebbe come proposta. Ci comporterebbe che la prenotazione costituisce l'accettazione dell'altra parte (turista), il che comporterebbe la conclusione del contratto definitivo. Le conseguenze di questa impostazione sono favorevoli all'albergatore ed assai gravose per il cliente. In particolare, se questa tesi fosse valida, la disdetta da parte del cliente risulterebbe come un recesso unilaterale dal contratto. Sarebbe cio indifferente che il cliente comunichi o meno all'albergatore il suo mancato arrivo: in tutti i casi egli dovrebbe indennizzare l'albergatore del danno subito. Da questa tesi scaturiscono quindi una serie di obblighi troppo gravosi per il cliente prenotante. Di qui l'esigenza di distinguere una semplice richiesta di informazioni all'albergatore ( disponibile una stanza dal giorno x al giorno y?) dall'effettiva intenzione del cliente di stipulare un contratto di albergo. Proprio in virt della natura interlocutoria del contratto telefonico, la pi recente giurisprudenza della Cassazione ha ammesso che una semplice conversazione telefonica, in assenza di altri elementi (come ad esempio il versamento di un acconto) non si pu definire prenotazione. Ne discende la prassi degli albergatori di vincolare i clienti con una conferma scritta della prenotazione, da inviarsi tramite fax, telex o e-mail, alla quale si richiedono spesso anche i dati di una carta di credito.

Secondo l'impostazione descritta si darebbe alla prenotazione la definizione di rapporto giuridico preliminare Si discute quindi se la prenotazione debba essere interpretata come un contratto preliminare unilaterale oppure come opzione. La prenotazione come opzione prevederebbe che, una volta effettuata la prenotazione, il cliente avr il potere di decidere se concludere o meno il contratto. L'albergatore, dal canto suo, non sarebbe obbligato alla stipula del contratto definitivo (come invece nel caso del preliminare unilaterale). Secondo tale idea, la prenotazione non varrebbe a concludere il contratto d'albergo, in quanto sarebbe necessaria un'ulteriore dichiarazione. Tuttavia, la prenotazione vuole costituire un impegno obbligatorio dell'albergatore accettante e, dunque, questa tesi nemmeno risulta completa. Si deve, in definitiva, aderire alla tesi che la prenotazione pura e semplice corrisponde ad un contratto atipico, consensuale, tendenzialmente gratuito e con prestazioni a carico di una sola parte. In effetti, se analizziamo i vari punti, ci accorgiamo che la prenotazione:

un contratto atipico perch, come si visto, non riconducibile a nessuna figura tipica prevista dal codice civile un contratto consensuale perch si perfeziona con l'accettazione (seppure implicita) dell'albergatore un contratto tendenzialmente gratuito anche se pu diventare oneroso nel caso in cui sia prevista una penale in caso di disdetta tardiva un contratto con prestazioni a carico di una sola parte, ossia dell'albergatore

Gli obblighi dell'albergatore ricevente la prenotazione: l'OVERBOOKING alberghiero Innanzitutto, non si pu dubitare che la prenotazione alberghiera, in quanto effettuata via telefono, fax, e-mail, vada ricompresa fra i contratti a distanza. Tali contratti hanno per oggetto beni o servizi stipulati tra un professionista e un consumatore nell'ambito di un sistema di vendita di servizi a distanza organizzato dal professionista che, per tale contratto, impiega esclusivamente una o pi tecniche di comunicazione. Rientra sicuramente fra gli obblighi dell'albergatore, in particolare, confermare per iscritto al consumatore la disponibilit di alloggio per le date indicate, il prezzo del soggiorno e la durata della validit dell'offerta. Nelle strutture ricettive di medio-grandi dimensioni prassi degli albergatori accettare un numero di prenotazioni (pure e semplici) superiori all'effettiva disponibilit di posti letto, per il fatto che sia statisticamente provato che in genere ci sia una certa percentuale di disdette all'ultimo momento e per tutelarsi quindi dal rischio di ritrovarsi con un numero di clienti modesto rispetto alle potenzialit della struttura. Pu verificarsi per il caso che i clienti prenotati si presentino tutti, sicch l'albergatore sia impossibilitato ad adempiere all'obbligo assunto con la

prenotazione (c.d. Overbooking alberghiero). In tale ipotesi l'albergatore deve immediatamente attivarsi a trovare al cliente una sistemazione vicina, di categoria equivalente o superiore, senza nessun aggravio di spesa. Prenotazione e contratti di turismo organizzato Il fatto che spesso, all'atto della prenotazione, vada corrisposto un acconto, trova ragione nel fatto che il pacchetto turistico un prodotto complesso nel quale l'organizzatore deve riservare servizi di varia natura (trasporto, vitto, intrattenimento) presso imprese terze. Dunque il danno economico di un eventuale annullamento del viaggio risulterebbe tanto grave da rendere vistosamente antieconomico per l'organizzatore accettare prenotazioni pure e semplici. L'importo versato al momento della prenotazione pu essere definito come caparra penitenziale, ed informa indirettamente il cliente circa il costo di recesso dal pacchetto turistico (pari appunto alla caparra corrisposta). La prenotazione alberghiera garantita o confermata come contratto definitivo d'albergo Accade ormai frequentemente che gli albergatori non si accontentino di una prenotazione telefonica pura e semplice, chiedendo al turista consumatore conferma scritta della prenotazione, garantita dall'indicazione degli estremi della propria carta di credito o, comunque, dal versamento di un acconto sul prezzo della camera. In particolare, l'albergatore concede al cliente un termine entro il quale poter disdire la prenotazione senza l'applicazione di alcuna penalit. Se la disdetta sia successiva per a tale data, l'albergatore legittimato a ritenere l'acconto, prelevandolo dalla carta di credito. Pu inoltre utilizzarsi una diversa formula di contratto d'albergo che prevede l'immediato addebito della caparra su carta di credito. Tale prassi si affermata poich gli albergatori hanno interesse ad esercitare una certa pressione psicologica sui clienti (cos indotti a non effettuare prenotazioni alle quali non siano effettivamente interessati). Tuttavia, se tale pratica ha incontrato diversi ostacoli giuridici importanti, oggi non pi possibile dubitare della legittimit di quest'ultima, soprattutto quando l'albergatore riceva da un cliente un fax di autorizzazione, con la firma del cliente. La prenotazione telematica L'avvento di internet e la diffusione del commercio elettronico hanno fortemente condizionato la distribuzione dei servizi turistici. Molte sono le ragioni del successo delle prenotazioni telematiche nel settore turistico. Per un verso, il turista-consumatore ha la possibilit di accedere direttamente e senza vincoli di orario alla offerta dei servizi turistici. Dall'altro lato,

Internet favorisce la diffusione delle informazioni necessarie ad una scelta pienamente consapevole e soddisfacente: ad esempio data dalla possibilit di visitare il sito virtuale dell'albergo, di vedere le fotografie delle diverse tipologie di camera, etc. Lo schema per la prenotazione telematica predisposto dalle imprese alberghiere sostanzialmente il seguente: l'albergatore organizza il proprio sito Internet in modo da offrire ai potenziali clienti tutte le informazioni circa l'offerta; il turista consumatore, inserendo i propri dati ed il servizio desiderato in un form predisposto dall'albergatore, gli invia la propria proposta, che il server dell'albergo confermer o rifiuter. La conferma equivale alla conclusione di un contratto definitivo di albergo (c.d. Contratto point and click). Nelle strutture ricettive di minore dimensione pi frequente che il computer venga utilizzato non come mezzo per formare la volont negoziale, bens come semplice strumento di trasmissione di dichiarazioni negoziali contenute in e-mail volte a definire il contenuto dell'accordo: il contratto non cio concluso dal computer ma a mezzo del computer. C' da spendere due parole riguardo i cosiddetti contratto last minute. Quanto al diritto di recesso in tali contratti, esso sicuramente inapplicabile poich qui il turista-consumatore, in ragione del minor prezzo pagato, consente che l'esecuzione del contratto inizi prima del termine di 10 giorni dalla conclusione dell'accordo (ed proprio entro 10 giorni che di solito il recesso pu essere esercitato). Dunque, le prenotazioni last minute devono essere contestualmente accompagnate dal pagamento dell'intero prezzo del servizio turistico, all'esito del quale l'organizzatore provveder con i mezzi pi rapidi (fax, emali) all'invio al turista di un voucher. Non ci sono in questi casi problemi di inadempimento contrattuale perch il pagamento integrale della prenotazione deve effettuarsi a mezzo di carta di credito entro 60 minuti dalla prenotazione on line (dopo dei quali il servizio turistico pu essere rimesso a disposizione di altri eventuali interessati). La prenotazione nei contratti di trasporto aereo e ferroviario Esempio emblematico della pluralit di significati giuridici che il termine prenotazione pu assumere il contratto di trasporto aereo. Innanzitutto prassi consolidata dei vettori aerei concedere ai passeggeri di prenotare il posto con la facolt di confermare tale prenotazione entro un certo limite di tempo (definito ticket time limit). In caso di mancata conferma, il prenotante decadr dalla prenotazione e la compagnia aerea sar libera di collocare quei posti presso altri utenti. Tale forma di prenotazione costituisce dunque un rapporto giuridico preparatorio alla stipulazione del contratto di trasporto definitivo, che produce effetti vincolanti per il solo vettore aereo, visto che il passeggero che non conferma non tenuto a pagare nessuna penale alla compagnia e ci ci fa capire che la prenotazione in esame assimilabile alla prenotazione alberghiera pura e semplice. Diversa natura ha invece la prenotazione confermata. In questo caso il passeggero, all'atto della prenotazione, gi in possesso del suo biglietto aereo.

Dunque la prenotazione coincide con la stipulazione del contratto definitivo di trasporto aereo.. Il regolamento comunitario non vieta affatto alle compagnie aeree l'accettazione di prenotazioni in sovrannumero rispetto ai posti disponibili (cosiddetto overbooking). L'overbooking non solo fonte di pregiudizio per gli utenti che si vedono negato l'imbarco, ma consente anche di ottenere alcuni vantaggi ai consumatori come l'acquisto di biglietti di viaggio a prezzi estremamente ridotti (Ryanair, Easyjet), anche se tale pratica deve essere accompagnata a specifiche misure assistenziali, riprenotazione su voli successivi, etc. Almeno un cenno merita, per le sue peculiarit, la prenotazione ferroviaria. Le condizioni e tariffe per i trasporti sulle Ferrovie dello Stato prevedono una prenotazione facoltativa od obbligatoria a seconda della tipologia di treno e di percorso. Qui la prenotazione costituisce contratto accessorio. E' onerosa, perch comporta anche il pagamento di una tassa aggiuntiva al prezzo del biglietto di viaggio, non rimborsabile nel caso di rinuncia o di modifica di orario. L'allotment L'allotment un accordo tra gestori di strutture ricettive e tour operator, in base al quale quest'ultimo prenota in blocco anticipatamente (di solito un anno prima) ed a condizioni pi favorevoli rispetto ai prezzi generalmente praticati, la disponibilit della capacit ricettiva di talune strutture di soggiorno in determinate localit in determinati periodi. Il Tour operator, in questo arco temporale, tenter di collocare le camere o i posti riservati presso la clientela. Il tour operator non assume per nessun obbligo verso i fornitori in caso di mancata vendita dei servizi. Il prezzo degli stessi va corrisposto ai fornitori soltanto se le camere riservate sono effettivamente vendute alla clientela. Sono allora evidenti le analogie di questo contratto atipico con la prenotazione pura e semplice. Si pattuisce dunque che il tour operator confermi entro il termine stabilito (release) le camere riservate, corrispondendo ai gestori delle strutture ricettive il prezzo accordato. L'accordo in questione presenta vantaggi per ambedue le parti: offre l'opportunit al tour operator di vendere pacchetti turistici a prezzi anche molto competitivi e, agli albergatori, di disporre di pi efficienti canali distributivi della propria offerta di servizi. E' tuttavia possibile che le parti prevedano, nel contratto di allotment, la clausola di vuoto per pieno. Tale clausola rende l'accordo obbligatorio e vincolante anche per il tour operator. Il tour operator, anche quando non riesca a collocare presso la clientela una sola stanza, deve comunque corrispondere all'albergatore l'importo pattuito.

I CONTRATTI DI OSPITALITA'
Le fonti Si definisce ospitalit la possibilit offerta a qualcuno di alloggiare temporaneamente in un luogo diverso dalla propria casa. L'ospitalit pu trovare la propria giustificazione in un rapporto di cortesia, privo di carattere patrimoniale, oppure in un accordo che ha per oggetto un rapporto suscettibile di valutazione economica. In quest'ultimo caso si parla di contratto di ospitalit. Contratto di albergo Il contratto di albergo non trova una esplicita disciplina nel Codice civile. Al suo interno solamente presente una specifica disciplina della responsabilit degli albergatori per le cose portate in albergo. Il nucleo del contratto di albergo consiste nell'obbligo dell'albergatore di fornire al cliente, dietro corrispettivo, un alloggio ed eventualmente altri servizi, che rendono possibile un soggiorno pi o meno confortevole in locali destinati a tale scopo. La denominazione contratto di albergo comprende, dunque, una molteplicit di prestazioni di dare e fare che, se considerate isolatamente, sono sicuramente inquadrabili in singoli contratti tipici. E' pertanto comprensibile come la difficolt di inquadramento del contratto di albergo discendano dalla problematica di giudicarlo un negozio unico (dunque misto) oppure una pluralit di negozi collegati. La prassi ci dimostra che l'alloggio, nonostante costituisca la prestazione principale, non di per s sufficiente a delineare l'essenza del contratto di albergo. Gli altri servizi alle volte sono solo eventuali (lavanderia, stiratura, ristorante, bar) lasciando il cliente libero di avvalersene; altre volte servono a distinguere la figura in questione rispetto ad altri tipi di contratto (locazione) che non includono un'organizzazione imprenditoriale necessaria per fornirli: il caso della pulizia dei locali e del cambio biancheria, immancabili in qualsiasi esercizio alberghiero. Il fatto, dunque, che il contratto di albergo sia caratterizzato da una serie di prestazioni eterogenee di dare e fare vale a qualificarlo come un contratto atipico e misto. E' atipico, perch il suo oggetto non corrisponde a quello dei contratti nominati, espressamente previsti e regolati dal codice civile. E' misto, poich rappresenta il frutto di una pluralit di prestazioni riferibili a diversi contratto codificati. La differenza tra contratto di albergo e contratto di locazione notevole. Come notevole la differenza tra posizione del cliente dell'albergo rispetto a quella di un locatario. Il locatario ha un diritto stabile all'esclusiva detenzione della cosa e, dunque, pu reprimere qualsiasi ingerenza o molestia da parte di chiunque, compreso il locatore. Allo stesso tempo, il locatario assume un preciso obbligo di manutenzione della cosa concessa in godimento. Inoltre il locatario libero di consentire l'accesso ad ospiti e visitatori. Al contrario, il cliente di un albergo ha un diritto di godimento precario e provvisorio.

Non detiene affatto il locale assegnatogli, che non resta assolutamente nella sua sfera esclusiva. L'albergatore dispone infatti delle chiavi e pu accedervi per completare il servizio di riassetto e pulizia. L'accesso di ospiti e visitatori subordinato all'autorizzazione dell'albergatore. E' pi complessa la differenza tra contratto di albergo e contratto di multipropriet alberghiera. L'elemento distintivo tra multipropriet alberghiera ed albergo consiste essenzialmente nella titolarit della propriet. Il multiproprietario titolare di una quota di compropriet dell'intera struttura il cui contenuto per solitamente consiste nel godimento a turno di una determinata unit abitativa e dei servizi comuni della struttura turistica. L'esigenza di gestione unitaria dell'immobile alberghiero comporta tuttavia la previsione di un obbligo della comunione indivisa dei titolari di diritti di multipropriet di affittare l'azienda alberghiera ad un imprenditore turistico (albergatore). I multiproprietari, dal canto loro, dispongono di un buono che consente di godere per un periodo prestabilito, di una certa unit immobiliare del complesso alberghiero e dei servizi relativi. Inoltre possono cedere il godimento a terzi, sia a titolo gratuito che oneroso. Il contratto di albergo non pu paragonarsi nemmeno a quello di somministrazione in quanto nell'albergo la prestazione di alloggio unitaria ed in parte indivisibile. Occorre piuttosto sottolineare che alla fattispecie complessa della prestazione dell'albergatore concorrono elementi della somministrazione, nel momento in cui, ad esempio si preveda la fornitura periodica di cibi e bevande. Nemmeno possibile paragonare il contratto di albergo al contratto di appalto. L'oggetto dell'appalto un preciso risultato che il committente obbligato ad acquistare. Nel contratto di albergo, invece, l'obbligo dell'albergatore consiste soltanto nel predisporre un'organizzazione di mezzi tale da consentire al cliente l'acquisizione del risultato, ossia il miglior godimento possibile dell'alloggio e dei servizi connessi. Si conferma, dunque, l'atipicit del contratto di albergo. Va per tenuta presente l'attuale variet dell'offerta di servizi alberghieri che tende a soddisfare le pi diverse esigenze. Si pensi ad un grande albergo che dispone di sale per conferenze con centinaia di posti e dotate dei pi innovativi apparecchi audio-visivi; probabile che una nota casa farmaceutica si avvalga di queste sofisticate tecnologie nell'organizzazione di un importante convegno medico nelle sale di questo albergo, riservando per i partecipanti all'evento un certo numero di stanze. Cosa accade allora se gli apparecchi audio-visivi all'ultimo momento non funzionano? Il rapporto giuridico intercorso tra la casa farmaceutica (cliente) e l'esercizio alberghiero non pu risolversi in un semplice contratto di albergo. In altri termini, si esula dal contratto di albergo. Il che rende possibile, in caso di inadempimento delle prestazioni connesse all'appalto di servizi, di invocare nei confronti dell'albergatore (pur quando il malfunzionamento delle strutture dipenda, ad esempio, da responsabilit dell'impresa di assistenza tecnica) i rimedi tipici dell'appalto, ossia la riduzione del prezzo.

Le parti Uno dei connotati del contratto di albergo sicuramente la qualit di imprenditore commerciale turistico dell'albergatore. Bisogna innanzitutto distinguere tra albergatore e locatore: il primo dotato di un'organizzazione di mezzi idonea a fornire al cliente i servizi tipicamente alberghieri (pulizia locali, cambio biancheria, reception, vigilanza); il secondo si limita a concedere in godimento un bene di sua propriet. La qualifica imprenditoriale dell'albergatore comporta che il contratto di albergo possa assimilarsi ad un contratto di impresa, dal quale discende una serie di norme specifiche del codice civile, in particolare inerenti al verificarsi di vicende soggettive (morte, incapacit) dell'imprenditore nella fase di formazione del contratto ed alla sua interpretazione. Il cliente, seppur sia a sua volta un imprenditore o un professionista che si avvalga del contratto di albergo per ragioni inerenti alla propria attivit lavorativa, deve comunque qualificarsi come consumatore o utente, in quanto, relativamente a questo rapporto la parte debole rispetto al professionista (albergatore). La nozione di cliente presenta inoltre, nel contratto di albergo, alcune importanti peculiarit. E' infatti ormai consolidato l'orientamento della giurisprudenza secondo cui si identifica come tale non soltanto chi paga il conto, ma anche qualsiasi beneficiario delle prestazioni dell'albergatore: ossia i familiari e gli ospiti del contraente nei confronti del quale l'albergatore responsabile. Si pensi che il contratto di albergo spesso stipulato a favore di terzi che beneficiano degli effetti di un rapporto gi validamente costituito ed operante (ad esempio la societ che, per fidelizzare i propri dipendenti ed incentivarne il rendimento, acquista un soggiorno-premio in loro favore). La conclusione e i caratteri del contratto Come anticipato in tema di prenotazione, la dottrina pi antica riteneva che il contratto di albergo si perfezionava con la prenotazione, che costituirebbe un atto unilaterale di accettazione di un'offerta permanente al pubblico. Si gi spiegato che tale impostazione va respinta. L'impostazione della Cassazione prevede dunque che sia sempre il cliente ad assumere sempre la veste di proponente e l'albergatore quella di accettante. Ne risulta che il contratto di albergo deve intendersi perfezionato nel momento in cui l'albergatore conferma al cliente la disponibilit dell'alloggio. Il contratto di albergo non un contratto formale. Pu quindi concludersi, oltrech per iscritto (ad esempio mediante fax), anche verbalmente (per telefono) o per fatti concludenti (consegna delle chiavi della camera). E' oggi frequente la conclusione per via telematica se la struttura ricettiva dispone di un proprio sito internet. La forma non richiesta nemmeno a fini probatori, in quanto il contratto di albergo pu essere provato per testimoni anche se, per evitare problemi, si preferisce ormai concluderlo per iscritto. Il contratto d'albergo deve presumersi oneroso e la misura del prezzo del servizio determinata oggi liberamente dall'albergatore, a seguito della liberalizzazione delle

tariffe. Il contratto di albergo rientra poi fra i contratti commutativi, intendendosi per tali quegli accordi in cui le prestazioni sono stabilite in precedenza come esito delle trattative, in modo che ciascun contraente consapevole, fin dal momento della conclusione del contratto, dei sacrifici e dei risultati vantaggiosi che la sua stipulazione implica. E', infine, un classico contratto di durata. Le obbligazioni delle parti Su entrambe le parti del contratto di albergo grava il dovere di informazione: il cliente deve rendere note all'albergatore tutte quelle circostanza attinenti alla propria persona (et avanzata, presenza di bambini, di persone disabili) che possano consentirgli di predisporre le misure adeguate per un soggiorno confortevole. Dal canto suo, l'albergatore deve fornire al cliente tutte le informazioni utili a far formare al cliente un'idea sulle caratteristiche dell'alloggio e dei servizi comuni: ad esempio, l'assenza di un'ascensore o di facilitazioni per persone disabili. Il principale obbligo del cliente consiste nel pagamento del prezzo del soggiorno. Il credito dell'albergatore relativo al prezzo del soggiorno si prescrive nel termine di sei mesi. Secondo gli usi tale pagamento viene effettuato posticipatamente (alla partenza) e, per questa ragione i crediti dell'albergatore godono del privilegio sule cose portate dal cliente in albergo (bagaglio, gioielli, accessori, veicoli). Se ne deduce che, se il cliente si presenta privo di bagaglio, l'albergatore pu esigere anticipatamente il pagamento del prezzo del soggiorno. Il cliente inoltre tenuto a lasciare i locali liberi da persone o cose al termine del periodo del soggiorno. Gli obblighi dell'albergatore consistono in obbligazioni di dare e fare. Fra gli obblighi convenzionali di dare si pu includere la consegna della camera con gli oggetti indispensabili per il soggiorno (letto, lampade, armadi); il contenuto minimo dell'obbligazione di fare il servizio di pulizia e di riassetto della camera. Va poi sottolineato che il cliente si trova in uno stato di dipendenza dall'albergatore poich la sua incolumit dipende dal gestore dell'albergo. L'albergatore deve assumere quindi l'obbligo di protezione nei confronti del suo cliente. Tale obbligo si traduce nell'osservanza delle regole di sicurezza, di igiene e di sanit ambientale. L'estinzione del rapporto E' tradizionale consuetudine che il contratto di albergo scada nelle prime ore del mattino. E' tuttavia necessario stabilire con precisione il momento di estinzione del rapporto di albergo, soprattutto per definire i limiti della responsabilit dell'albergatore per le cose portate in albergo. A questo fine il Codice Civile considera cose portate in albergo quelle di cui l'albergatore assume la custodia sia nell'albergo che fuori l'albergo, durante un

periodo di tempo ragionevole, precedente o successivo a quello in cui il cliente dispone dell'alloggio. Da ci si deduce che la tutela del cliente si estende anche oltre l'arco temporale di disponibilit dell'alloggio. In altri termini, le reciproche obbligazioni delle parti cessano non con i semplice rilascio dell'alloggio, ma con l'esaurimento di tutte le prestazioni accessorie (caricamento del bagaglio, trasporto alla stazione o all'aeroporto). Contratto di residence Con il contratto di residence il cliente mira ad usufruire di una serie di servizi in parte tipici di una struttura alberghiera, in parte propri di un'abitazione privata. I servizi tipici alberghieri presenti nei residence consistono, ad esempio, nella reception, il cambio di biancherie e la pulizia. Le comodit proprie di un'abitazione privata consistono invece nella disponibilit di una cucina autonoma e nella libert di ospitare persone. La peculiarit dei servizi tipici dei contratti di residence non determina differenze significative, sul piano giuridico, rispetto al contratto di albergo. Si tratta allora, anche in questo caso, di un contratto atipico misto, in cui concorrono elementi di diversi contratti tipici (locazione, somministrazione, vendita, etc). Contratto di campeggio Anche il contratto di campeggio di distingue dal contratto di albergo, ma non tanto per la natura giuridica, quanto per la peculiare tipologia di servizi offerti al campeggiatore. In particolare, il gestore di un campeggio si obbliga a fornire al cliente una serie di servizi turistici consistenti nella concessione in godimento di un'area (c.d. Piazzola) nella quale il campeggiatore pu accamparsi con la propria tenda, roulotte o caravan, e dei connessi servizi igienici imposti per legge. La peculiarit del contratto di campeggio consiste nel limitato coinvolgimento del gestore del godimento delle prestazioni che formano oggetto del rapporto: godendosi di una piazzola e non di una stanza, non vi sar ad esempio una chiave da restituire all'albergatore. Il che potrebbe imporre al campeggiatore di pagare in anticipo per le prestazioni. Il gestore del campeggio, inoltre, non assimilabile al gestore dell'albergo per quanto riguarda la responsabilit delle cose portate in campeggio: una cosa un furto di gioielli in una stanza di albergo, un'altra la loro sparizione in una roulotte.

LA RESPONSABILITA' DELL'ALBERGATORE
Fondamento ed evoluzione normativa Il cliente che va in albergo, trovandosi fuori dalla sua abituale dimora, non ha la possibilit di valutare i pericoli ai quali sono esposti i propri beni, n pu utilizzare le normali cautele e forme di controllo sugli stesi. L'albergatore, dal canto suo, dispone invece di un'organizzazione imprenditoriale che dovrebbe consentirgli un'adeguata prevenzione delle potenziali fonti di danno alle cose dei clienti. Sennonch, l'eventuale fatto dannoso a scapito del cliente, si presume dipenda da un difetto di quell'organizzazione imprenditoriale, dovendosi imputare pertanto al suo titolare (albergatore). Tuttavia l'albergatore potrebbe anche reputare pi conveniente stipulare un contratto di assicurazione piuttosto che mettere su un apparato organizzativo idoneo. In quanto imprenditore, l'albergatore dunque destinatario di una particolare forma di responsabilit ex recepto in relazione al deposito in albergo. Essa una sorta di responsabilit oggettiva che sorge per il solo fatto che il cliente introduce cose nell'albergo e che obbliga all'albergatore un elemento accessorio al contratto di albergo, consistente nel dare garanzia sulla sicurezza delle cose portate in albergo. Tuttavia bisogna dare attenzione all'evoluzione normativa della disciplina della responsabilit degli albergatori. Originariamente c'era una sorta di diffidenza nei confronti degli albergatori, che aveva spinto il codice civile del 1865 a prevedere una responsabilit pi rigorosa: l'albergatore, in quel sistema, rispondeva del danno arrecato alla cosa del cliente e del furto di essa, eccezion fatta per quello commesso a mano armata. Il successivo sviluppo del turismo ha fatto si che il codice civile del 1942 assegnasse all'albergatore una responsabilit illimitata per le cose consegnategli e responsabilit limitata per le cose semplicemente introdotte in albergo. Rimaneva quindi l'accostamento della figura dell'albergatore al depositario. Tale disciplina ha per subito ulteriori modificazioni che l'hanno riscritta completamente. In linea generale, seppure rimane la distinzione tra cose consegnate e non, scomparso ogni accostamento, con riferimento alle prima, dell'albergatore al depositario. Ci significa che il rilievo giuridico della distinzione tra cose consegnate e semplicemente introdotte in albergo utile per la misura del risarcimento ma in entrambi i casi l'albergatore rimane sempre la figura a cui imputare la colpa. Responsabilit limitata Approfondiamo ora la disciplina delle due ipotesi di responsabilit limitata e illimitata. Partendo dalla prima il codice civile sancisce che: Gli albergatori sono responsabili di ogni deterioramento, distruzione o sottrazione delle cose portate dal cliente in albergo. Si considerano in particolare cose portate in albergo:

Cose che si trovano in albergo nonch il locali adiacenti (piscina, palestra) durante il tempo nel quale il cliente dispone dell'alloggio Cose di cui l'albergatore assume la custodia fuori dall'albergo Cose di cui l'albergatore assume la custodia sia nell'albergo che fuori durante un periodo di tempo ragionevole, precedente o successivo a quello in cui il cliente dispone dell'alloggio La responsabilit dell'albergatore per le cose portate in albergo limitata al valore di quanto sia deteriorato, distrutto o sottratto, fino all'equivalente di 100 volte il prezzo di locazione dell'alloggio per giornata. Il risarcimento, inoltre, oltre al danno emergente da riferirsi anche al lucro cessante, sia pure entro il massimale indicato. Ad esempio, un fotografo al quale sottratta, nella propria camera d'albergo, la macchina fotografica contenente un servizio fotografico destinato alla pronta rivendita ad un settimanale. In questo caso si rivelerebbe assai iniquo il risarcimento del semplice valore di mercato della macchina fotografica. L'albergatore non pu fare nulla per riconoscere il proprio limite di responsabilit quando il cliente riesca a provare la colpa anche lieve dell'esercente nel deterioramento, distruzione o sottrazione delle cose introdotte in albergo. Tuttavia, qualora l'evento sia imputabile anche al comportamento del cliente (ad esempio, ha dimenticato di chiudere la finestra di una camera) deve ridursi il risarcimento del danno a favore di questi. Responsabilit illimitata Il Codice Civile obbliga l'albergatore a rispondere illimitatamente per il deterioramento, la distruzione o la sottrazione delle cose che gli sono state consegnate in custodia e di quelle che ha rifiutato di ricevere in custodia, pur sussistendo l'obbligo di accettarle. Il cliente assolutamente libero di decidere se consegnare queste cose, e poter conseguentemente approfittare in caso di loro deterioramento, sottrazione o distruzione, del regime di responsabilit illimitata dell'albergatore, oppure di trattenerle con s, operando in questo caso la normale regola della responsabilit limitata dell'albergatore. Si puntualizza per che l'albergatore pu rifiutarsi di ricevere (oltrech oggetti pericolosi ed ingombranti) quantit di denaro ed oggetti di valore eccessivo rispetto all'importanza dell'albergo. Se in un albergo a 5 stelle gli albergatori sono tenuti a ricevere in custodia anche gioielli di ingente valore, il piccolo esercizio a carattere familiare, sprovvisto di particolari misure di sicurezza, potrebbe permettersi di rifiutare di custodire anche gioielli di valore molto modesto. E' ormai prassi che anche le grandi strutture alberghiere di lusso, piuttosto che ricevere in custodia denaro o carte di credito, dotano le proprie camere di cassette di sicurezza. Da qui il problema di stabilire se per la sottrazione dei valori dalla cassetta l'albergatore risponda illimitatamente o limitatamente, poich in effetti manca una vera e propria consegna in custodia all'albergatore di quei valori. L'albergatore pu esigere che la cosa consegnata sia contenuta in un involucro chiuso o sigillato ed in tal caso il cliente non potr rifiutarsi, altrimenti legittimer il rifiuto dell'albergatore di ricevere in custodia le cose di suo valore.

Le esimenti Il codice civile prevede tre ipotesi tassative nelle quali l'albergatore non responsabile del deterioramento, della distruzione o della sottrazione delle cose dei clienti, vuoi se consegnate all'esercente vuoi se semplicemente introdotte in albergo. In primo luogo, l'albergatore esente da responsabilit se prova che il fatto dannoso dipende esclusivamente da colpa anche lieve del cliente (ad esempio, per il furto subito da un cliente nella propria camera lasciata con la porta o la finestra aperta, se situata a piano terra). Qualche parola in pi necessario spenderla in riferimento alla forza maggiore. E' forza maggiore la vicenda che, pur se prevista, non pu fronteggiarsi. Ad esempio rientrano nelle cause di forza maggiore i terremoti, le alluvioni, le catastrofi naturali o, anche, una rapina a mano armata (semprech non favorita dalla negligenza dell'albergatore). La responsabilit dell'albergatore infine esclusa quando il fatto dannoso dipenda dalla natura della cosa, ossia nelle sue qualit estrinseche e spetter all'albergatore provare l'inevitabilit dell'evento che ha comportato la perdita. Inapplicabilit della responsabilit agli autoveicoli e contratto di posteggio La disciplina della responsabilit degli albergatori ai veicoli inapplicabile alle cose lasciate negli stessi e agli animali vivi. La responsabilit contrattuale dell'albergatore per il furto dei veicoli e delle cose in essi lasciate pu soltanto invocarsi se intervenuta con il cliente una specifica pattuizione avente ad oggetto la custodia degli stessi ed stata chiaramente definita dal contratto di posteggio. Dunque in nessun caso l'autoveicolo pu considerarsi cosa portata in albergo e, di conseguenza, invocarsi il regime di responsabilit oggettiva dell'albergatore. E' per a carico del cliente provare la sussistenza di questa specifica pattuizione (contratto di posteggio) e sembra alquanto difficile assolvere a tale onere nel caso in cui non stabilito un compenso specifico per il servizio. La gratuit del parcheggio si rivela infatti solo in apparenza favorevole al cliente perch l'albergatore pu, in questo modo, sostenere che la custodia del veicolo ha costituito un servizio accessorio all'alloggio e, come tale, rientrante nel contratto di albergo e, come tale, rientrante nel contratto di albergo: cos si rientrerebbe a pieno titolo nell'ipotesi di esonero da responsabilit. Gli oneri del cliente per l'esercizio dell'azione risarcitoria Il cliente pu invocare l'applicazione del regime di responsabilit dell'albergatore soltanto se, dopo aver constatato il deterioramento, la distruzione o la sottrazione, gli abbia denunciato il fatto senza un ingiustificato ritardo. Non , tuttavia, previsto un termine perentorio entro il quale tale denuncia va effettuata.

L'estensione della disciplina alle attivit assimilate agli alberghi: Il contratto di rimessaggio Il particolare regime di responsabilit degli albergatori qui analizzato deve applicarsi anche agli imprenditori di case di cura, stabilimenti di pubblici spettacoli, stabilimenti balneari, trattorie, carrozze letto e simili. Tra tali figure elencate ci sono diversi legami di similarit. Prima di tutto nell'esplicita qualificazione di imprenditori dei soggetti elencati. Tuttavia, ai fini dell'assimilazione in oggetto, non bisogna enfatizzare la qualifica soggettiva di imprenditore, ma pi che altro il carattere oggettivo di attivit economica organizzata ad impresa dall'esercente. Il secondo collegamento dato dal criterio di assimilazione che non pu che riguardare la particolare natura delle prestazioni offerte al cliente: risultano allora assimilabili tutte le attivit nelle quali le prestazioni erogate, per poter essere godute, necessitano che il cliente si liberi dei propri beni. Naturalmente, pressoch tutte le imprese assimilate (case di cura, stabilimenti di pubblici spettacoli, stabilimenti balneari, pensioni, trattorie, carrozze letto) si differenziano dagli alberghi sia per le dimensioni che per i caratteri della relativa organizzazione imprenditoriale. L'interprete dunque chiamato al delicato compito di definire i limiti dell'estensione. In giurisprudenza la questione emersa con riguardo alla responsabilit ex-recepto del ristoratore per le cose portate dai clienti nel ristorante. Le notevoli differenze strutturali tra l'albergo e il ristorante comportano che l'obbligo di sorveglianza dell'albergatore sia ben pi esteso rispetto a quello del ristoratore. Sul piano normativo, questa puntualizzazione determina alcuni importanti adattamenti. Se, infatti, l'albergatore risponde per tutte le cose introdotte dal cliente in albergo, la responsabilit del ristoratore deve invece ritenersi circoscritta agli oggetti che opportuno che il cliente si liberi per il migliore godimento della prestazione (cappotto, ombrello, cappello) restando quindi sotto la sua diretta sorveglianza le cose che non costituiscono intralcio per il godimento del pasto (portafoglio, telefono cellulare, accendino, chiavi, orologio). E' poi da aggiungere che, in riferimento alla responsabilit del ristoratore, fissato un tetto massimo di risarcimento di cento volte il prezzo della prestazione: posto un costo medio di un pasto di 50 euro, la responsabilit del ristoratore per cose introdotte nel ristorante sar limitata a 5000 euro (che grosso modo corrisponde al valore di un cappotto o di una pelliccia di pregio). La giurisprudenza, infine, concorde nell'estendere la responsabilit ex-recepto degli albergatori ai gestori dei campeggi. Tuttavia, anche in questo caso, l'applicazione della disciplina non pu essere automatica ma deve subire degli adattamenti. Il campeggiatore, diversamente dal cliente di un albergo, ha esclusivo accesso a tende, roulottes e camper. Ne consegue, ad esempio, che il gestore del camping non pu ritenersi responsabile del furto degli oggetti contenuti in roulotte e camper. Mentre invece responsabile, diversamente dall'albergatore, per il furto della roulotte e del camper parcheggiati all'interno del campeggio, non potendo trovare applicazione l'esonero da responsabilit ex recepto dell'albergatore ai veicoli, i quali sono strumentali allo stesso godimento della prestazione dedotta nel contratto di

campeggio.

I CONTRATTI DI RISTORAZIONE
L'evoluzione del settore della ristorazione Il settore della ristorazione ha conosciuto, soprattutto nell'ultimo decennio, un importante processo evolutivo. Da un lato, il crescente successo di pubblicazioni specializzate (si pensi alla Guida Michelin) ha incentivato la domanda di turismo enogastronomico, caratterizzato dal costituire la scoperta e la degustazione di piatti tipici di un certo luogo. Dall'altro lato, ha assunto un rilevo economico e commerciale sempre pi consistente la cosiddetta ristorazione collettiva. Il contratto di ristorante Con il contratto di ristorante un imprenditore turistico (ristoratore) si obbliga, verso corrispettivo in denaro, a fornire ad un cliente pasto e bevande da consumarsi in un locale arredate ed attrezzato nel quale il ristoratore svolge la propria attivit, aiutato da personale qualificato. Le obbligazioni del ristoratore consistono quindi in una serie di prestazioni di dare e di fare. L'obbligo del cliente consiste nel pagamento del prezzo dei servizi offerti dal ristoratore. Il contratto di ristorante dunque oneroso. Il contratto di ristorante inoltre atipico, in quanto non espressamente regolato dal codice civile, oltrech misto, poich risultante dalla combinazione da pi contratti tipici. In particolare, il contratto di ristorazione pu inquadrarsi nel contratto d'opera nel caso in cui il ristoratore sia un artigiano che agisce con una organizzazione imprenditoriale incentrata sul lavoro prevalentemente proprio, requisito esplicitamente richiesto dalla nozione di contratto d'opera. Nel caso in cui l'organizzazione si profila pi complessa ed assume dimensioni pi consistenti si profila invece lo schema del contratto di appalto. Tuttavia, le differenze tra le due ipotesi si rivelano tutto sommato marginali, dato che la disciplina del contratto d'opera ricalca le regole in materia di appalto. Non pu sicuramente definirsi contratto di ristorante la semplice operazione di acquisto di cibi e bevande da asporto (self service e fast food) che deve ricondursi allo schema del contratto di compravendita. Il contratto di ristorazione a forma libera e consensuale. Generalmente si conclude per fatti concludenti con l'accesso del cliente al ristorante, la sua richiesta di un tavolo e la conseguente ordinazione del pasto. E' molto frequente la prenotazione telefonica; qui, per, a differenza che nel contratto di albergo, si tratta quasi sempre di prenotazione pura e semplice. Resta fermo per che pu comportare la sua esposizione al risarcimento del danno emergente e del lucro cessante nei confronti del ristoratore che riesca a provare la mancata utilizzazione dei tavoli riservati e la presenza di pi prenotazioni presso i

locali della stessa zona. Su entrambi i contraenti grava l'obbligo di informazione della controparte in relazione a determinati elementi suscettibile di minare la corretta esecuzione della prestazione. Ad esempio, il ristoratore tenuto ad avvisare il cliente circa il tempo particolarmente lungo che la preparazione di una certa pietanza richiede. Il cliente, dal canto suo, deve preventivamente informare il ristoratore circa l'eventuale sua allergia o intolleranza alimentare a determinati cibi, non potendo, in caso contrario, rifiutare di pagare cibi che contengano ingredienti ai quali allergico. Mentre l'albergatore risponde per tutte le cose introdotte dal cliente in albergo, la responsabilit del ristoratore deve invece ritenersi circoscritta agli oggetti che, per quanto non consegnatigli in custodia, opportuno che il cliente si liberi per il migliore godimento della prestazione (cappotto, ombrello, cappello) restando quindi sotto la sua diretta sorveglianza le cose che non costituiscono intralcio per il godimento del pasto (portafoglio, telefono, accendino, orologio). Vale inoltre ribadire che degli adattamenti si impongono anche con riferimento alla base di calcolo in relazione alla quale calcolare il limite di responsabilit previsto, qui costituito dal costo medio di un pasto. Il ristoratore deve comunque salvaguardare l'incolumit del cliente mediante l'osservanza delle regole di sicurezza, di igiene e di sanit ambientale, anche rispetto agli impianti di dotazione delle strutture per il godimento delle prestazioni accessorie. La ristorazione collettiva: il contratto di catering Con il termine inglese catering si designa l'intero fenomeno della ristorazione collettiva che nato in relazione alle necessit di approvvigionamento di viveri degli equipaggi e dei passeggeri delle navi in considerazione della lunghezza dei viaggi. Oggi il catering volto a soddisfare le esigenze alimentari di un numero crescente di persone che trascorrono per lavoro l'intera giornata in luoghi comuni. Sul piano giuridico occorre prima di tutto avvertire che a tale fenomeno non corrisponde una unica tipologia contrattuale, poich estremamente varie e diversificate sono gli scopi che esso mira a realizzare. Il catering nella ristorazione turistico-commerciale I contratti di catering diffusi nella ristorazione turistico-commerciale possono sostanzialmente ricondursi a due schemi: Catering che comprende la gestione diretta del servizio di ristorazione e che si avvale di una cucina e di una sala ristorante in loco Catering che presuppone il confezionamento esterno del cibo Tali diverse modalit di espletamento del servizio assumono notevole importanza ai fini della qualificazione giuridica del contratto. Lo schema contrattuale del catering con gestione diretta del servizio di

ristorazione prevede prestazioni di diversa natura disseminate in tutte le fasi di svolgimento del servizio. In particolare, il cliente si limita a mettere a disposizione i locali con un contratto di comodato gratuito e la societ di catering assume l'obbligo di preparare lo svolgimento del servizio, di somministrare il pasto e, alla fine, di riordinare e pulire i locali. Si evince chiaramente la prevalenza delle prestazioni di fare rispetto a quelle di dare. Tale contratto si pu assimilare ad un particolare tipo di contratto di appalto volto al compimento di un servizio complesso: contratto di appalto di servizi. Per quanto riguarda invece il catering con confezionamento esterno di cibo, il servizio reso dall'impresa di catering si esaurisce in una prestazione di dare, ossia nella semplice somministrazione di pasti preparati altrove verso corrispettivo di un prezzo. Deve allora attingersi al contratto di somministrazione. Catering navale ed aeronautico Il catering navale consiste generalmente in una ristorazione collettiva con cucina e sala ristorante in loco: la societ di catering offre infatti una serie di prestazioni di fare (allestimento, riordino, pulizia della sala ristorante, etc) che assorbono quelle di dare (somministrazione di basti e bevande), sicch il rapporto contrattuale con l'armatore deve ricondursi allo schema dell'appalto dei servizi. Va tuttavia sottolineata la particolarit che nel catering navale, il personale di cucina, pur prestando servizio alle dipendenze dell'armatore, deve conformarsi alle direttive della societ di catering nella preparazione dei pasti e nelle altre fasi accessorie di ristorazione. Ci rende il personale di cucina allo stesso tempo prestatore di lavoro subordinato dell'armatore e ausiliario dell'impresa di catering, alla quale vincolato da un contratto d'opera. Minore complessit denota il catering aeronautico. In questo caso il contratto prevede una semplice prestazione di dare, in quanto la societ di catering si limita a fornire pasti preconfezionati alla compagnia aerea. Trattasi pertanto di un classico esempio di somministrazione. Il catering navale ed aereo possono accomunarsi in relazione al profilo dei rapporti tra l'armatore e gli utenti finali del servizio, ossia i passeggeri. In entrambi i casi il pasto costituisce una prestazione accessoria al contratto di trasporto. Ne consegue, ad esempio, che i passeggeri intossicati da cibi somministrati nel corso di un viaggio aereo possono agire in via contrattuale nei confronti della compagnia aerea o di navigazione, che risponde per fatto dell'impresa di catering (verso la quale poi l'armatore potr rivalersi).

Il banqueting Accade sempre pi frequentemente che l'organizzazione di un evento, quale una fiera, una festa, un convegno sia affidata ad imprese specializzate nell'offerta di un prodotto complesso, comprendente il reperimento dei locali, il loro allestimento ed addobbo, la locazione di attrezzatura e predisposizione del personale qualificato. E' evidente come questo rapporto contrattuale si caratterizzi in virt di una netta prevalenza delle prestazioni di fare rispetto a quelle di dare. Pi precisamente si tratta di una particolare tipologia di appalto in cui l'appaltatore assume l'obbligo di compiere un complesso servizio verso un corrispettivo in denaro. Poich il servizio svolto sempre in funzione di una particolare occasione (fiera, congresso, matrimonio), il contratto non di durata, non avendo per oggetto, diversamente dal catering, prestazioni continuative e periodiche, e ci si traduce nella necessit di applicare al banqueting la sola disciplina del contratto di appalto, non integrata dalle regole in tema di somministrazione. Il contratto di banqueting non un contratto formale, anche se le parti spesso preferiscono pattuizioni scritte. Particolarmente delicato il profilo dell'inadempimento dell'appaltatore, poich il contratto di banqueting solitamente stipulato per eventi irripetibili ed unici. In caso di inadempimento, dunque, il committente pu richiedere l'eliminazione dei vizi oppure una proporzionale riduzione del prezzo, oltre al risarcimento del danno in caso di colpa dell'appaltatore. Danno che deve tenere conto anche della lesione all'immagine del committente (danni morali), che agli occhi dei suoi invitati apparso incapace di organizzare un evento unico ed irripetibile come un matrimonio od una laurea.

LE LOCAZIONI TURISTICHE
Le locazioni di interesse turistico ed alberghiere La disciplina civilistica speciale delle locazioni turistiche costituisce indubbiamente una delle manifestazioni dell'intervento pubblico nel settore del turismo. La legge del 1978 stabilisce che la durata delle locazioni e sublocazioni di immobili non pu essere inferiore a 6 anni se gli immobili sono adibiti ad attivit di interesse turistico. Per gli immobili adibiti specificamente ad attivit alberghiere invece prevista una pi lunga durata di 9 anni (anzich sei) del contratto di locazione, al fine di salvaguardare gli ingenti investimenti che presuppone l'esercizio di una simile attivit. Costituisce facolt delle parti stabilire termini di durata pi lunghi dei minimi inderogabili, nel limite dei 30 anni: se stipulata per un periodo eccedente la locazione ridotta automaticamente a 30 anni. Resta tuttavia ferma la possibilit di stipulare contratto di locazione per periodi pi brevi qualora l'attivit esercitata o da esercitarsi nell'immobile abbia per sua natura carattere transitorio (fiere, meetings, convegni, banchetti). Le locazioni di interesse turistico ed alberghiere hanno spesso carattere stagionale.

Se la locazione ha carattere stagionale, sussiste l'obbligo del locatore di rinnovare il contratto di locazione allo stesso conduttore che gliene abbia fatto richiesta, anche per la stessa stagione dell'anno successivo. E tale obbligo ha la durata massima di sei anni oppure di nove anni in caso di alberghi. Il contratto di locazione relativo ad immobili utilizzati per attivit di interesse turistico si rinnova tacitamente di sei anni in sei anni e, se trattasi di attivit alberghiera, di nove in nove. La rinnovazione non ha luogo se arriva la disdetta da comunicarsi all'altra parte, rispettivamente almeno 12 o 18 mesi prima della scadenza del contratto. Il locatore pu decidere di negare la rinnovazione del contratto in tre ipotesi: intende adibire l'immobile ad abitazione propria, del coniuge o dei parenti intende adibire l'immobile all'esercizio di attivit industriali, commerciali e artigianali intende demolire l'immobile per ricostruirlo o procedere alla sua integrale ristrutturazione Al fine di salvaguardare il valore dell'avviamento commerciale, si impone al locatore, nel caso di cessazione del rapporto di locazione non dovuta a risoluzione per inadempimento, disdetta o recesso del conduttore, di corrispondere a quest'ultimo un'indennit per la perdita dell'avviamento pari a 18 mensilit per le locazioni di interesse turistico e ventuno per quelle alberghiere. In un altro caso, potrebbe verificarsi il cosiddetto recesso anticipato del conduttore. Se il contratto di locazione lo prevede, il conduttore pu recedere in qualsiasi momento, dandone avviso al locatore almeno sei mesi prima della data in cui il recesso deve avere esecuzione. E' tuttavia facolt del conduttore sublocare l'immobile o cedere il contratto di locazione anche senza il consenso del locatore. Per far ci per necessario che insieme alla cessione del contratto, sia trasferita anche o locata l'azienda. Il locatore non mai senza tutela: la legge gli concedere la facolt di opporsi, per gravi motivi, entro trenta giorni dal ricevimento della comunicazione. Infine bisogna spendere delle parole in merito al diritto di prelazione del conduttore nel caso di trasferimento dell'immobile locato da parte del locatore. Quest'ultimo ha infatti l'obbligo di comunicare al conduttore l'intenzione di trasferire l'immobile locato, indicando nella comunicazione il corrispettivo, altre condizioni ed invito ad esercitare la prelazione. Affitto di azienda alberghiera La locazione alberghiera il contratto che ha ad oggetto l'immobile destinato ad albergo in quanto tale. Oggetto del contratto di affitto d'azienda invece un complesso di beni organizzati per l'esercizio dell'impresa. La disciplina della locazione alberghiera illustrata nel paragrafo precedente non si applica sull'affitto d'azienda. Nell'affitto d'azienda assume rilievo centrale la salvaguardia del valore aggiunto dato dall'avviamento che si riflette nella possibilit di una libera pattuizione tra le parti circa la durata del vincolo e l'importo dei canoni.

Va peraltro notato che il concedente pu essere non solo il proprietario dell'immobile, ma anche il conduttore che ne ha acquisito la disponibilit mediante un contratto di locazione alberghiera. Ai fini della distinzione tra locazione ed affitto assume dunque rilievo decisivo l'aspetto dinamico dell'attivit di impresa e, in particolare, la sussistenza di un valore aggiunto dato dall'avviamento. In pratica si in presenza di locazione se l'immobile, seppur gi completamente attrezzato, non risulta ancora effettivamente gestito dal concedente. Si ha affitto di azienda alberghiera se la sua gestione invece gi cominciata. Locazioni ad uso abitativo Le locazioni di immobili per finalit turistiche (case ed appartamenti per vacanze) costituiscono dunque una nuova tipologia contrattuale (da non confondere con le locazioni transitorie) connotata dalla particolare ed esclusiva destinazione d'uso dell'immobile al soddisfacimento di esigenze di svago, riposo e villeggiatura. Sul piano normativo, assolutamente libera la durata del contratto che pu prestarsi a soddisfare esigenze di soggiorno tanto di brevissima durata (week end) quanto pluriennali (casa di villeggiatura utilizzata per pi anni, o per pi stagioni estive, dalla stessa famiglia). Contratti di locazione per finalit turistiche possono essere stipulati occasionalmente da proprietari di immobili che non esercitano in tal modo attivit imprenditoriale, ma anche da imprese turistiche la cui attivit consiste appunto nel concedere in godimento a terzi case ed appartamenti per vacanze. Non si tratta per di contratti di albergo, in quanto l'imprenditore-locatore non fornisce al conduttore i servizi tipici di una struttura alberghiera (pulizia quotidiana dell'alloggio, vigilanza). Le locazioni di beni mobili connesse a finalit turistiche Diviene sempre pi frequente, nel corso di un soggiorno o di una vacanza, noleggiare beni mobili per soddisfare finalit turistiche e, in particolare, esigenze di svago e divertimento. Il termine noleggio, utilizzato nel linguaggio comune, tuttavia non vale ad indicare la categoria giuridica delle locazioni di beni mobili di cui si vuole parlare. Il noleggio infatti un contratto tipico, disciplinato dal codice della navigazione, con il quale il noleggiante assume l'obbligo di compiere con una determinata nave uno o pi viaggi prestabiliti ovvero i viaggi ordinati dal noleggiatore entro un periodo di tempo predefinito verso corrispettivo di un prezzo, chiamato nolo. Nel noleggio, insomma, il noleggiante conserva la disponibilit della cosa noleggiata e si obbliga a compiere una determinata attivit in favore del noleggiatore. Nel caso in cui si intenda godere esclusivamente di in bene per un determinato periodo di tempo (sci, scarponi, barca, auto) si deve parlare di contratto di locazione di cose. La durata della locazione, se non stabilita, corrisponde all'unit di tempo cui commisurato il corrispettivo.

Le obbligazioni principali del locatore consistono, in particolare, nel consegnare la cosa locata in buono stato di manutenzione e nel mantenerla in condizioni da servire all'uso pattuito. Dal canto suo, il conduttore deve prendere in consegna la cosa e servirsene per l'uso convenuto secondo la diligenza del buon padre di famiglia e pagare il corrispettivo nei termini convenuti. Nello schema della locazione di cose va quindi inquadrato anche il cosiddetto autonoleggio. Le condizioni generali del contratto di autonoleggio puntualizzano le obbligazioni del locatore previste in via generale aggiungendovi in particolare l'obbligo di fornire al conduttore un veicolo provvisto di copertura assicurativa per la responsabilit civile auto e con il pieno di carburante. L'impresa di autonoleggio si impegna inoltre a fornire al conduttore il servizio di assistenza tecnica e di soccorso stradale in caso di guasti. Il conduttore assume invece l'obbligo di condurre e custodire il veicolo diligentemente e di riconsegnare il veicolo nelle condizioni e con le dotazioni presenti ad inizio noleggio. Risponde della circolazione del veicolo (ed in particolare delle violazioni al codice della strada e dei sinistri occorsi al medesimo) nonch della sua custodia. Sono tuttavia diffuse clausole generali del contratto che prevedono polizze assicurative con un costo aggiuntivo che limitano la responsabilit del conduttore. La diversa ipotesi di autonoleggio con conducente si qualifica in maniera diversa giuridicamente. Sembra corretto assegnare rilievo decisivo non tanto alla presenza di personale necessario all'esecuzione del viaggio, quanto al fatto che il conducente riceva o no la consegna del veicolo dal locatore. Se infatti il cliente dell'autonoleggio immesso nella diretta disponibilit del veicolo senza alcuna ingerenza in relazione all'esecuzione del viaggio, si rimane nello schema della locazione. Nell'ipotesi in cui il veicolo resta nella esclusiva disponibilit del noleggiante tramite il suo personale, la fattispecie deve inquadrarsi come contratto di trasporto persone.

I CONTRATTI DI ACQUISTO DI DIRITTI DI GODIMENTO RIPARTITO DI BENI IMMOBILI


La multipropriet immobiliare Dal punto di vista socio-economico, il godimento turnario di una stessa unit abitativa idoneo a conseguire una serie di vantaggi: consente, da un lato, un accesso alle vacanze estive ed invernali alle classi meno abbienti, che sarebbero impossibilitate ad acquistare la propriet esclusiva di immobili o a pagare le usuali tariffe alberghiere per godere delle bellezze di determinate localit turistiche. Dall'altro lato, si favorisce una pi razionale utilizzazione del territorio e del patrimonio edilizio esistente, riducendo la domanda di alloggi e quindi scongiurando eccessive cementificazioni proprio nei siti di maggiore pregio naturale e paesaggistico. Le operazioni pi diffuse sono i contratto aventi ad oggetto i diritti reali di godimento

di un immobile per un determinato periodo dell'anno. Stiamo parlando della multipropriet immobiliare che consiste nell'acquisto di una quota di compropriet della singola unit immobiliare o dell'intera struttura residenziale. Il valore della quota varia a secondo del periodo acquistato ed determinato da un regolamento approvato dai multiproprietari all'atto dell'acquisto. La multipropriet immobiliare sicuramente la tipologia maggiormente garantistica per l'acquirente. Il relativo contratto ha ad oggetto un diritto reale, il che rende necessario l'atto notarile per la sua stipulazione con i correlativi controlli di legalit. Il multiproprietario ha poi la facolt di disporre liberamente della propria quota sia tra vivi (vendita, donazione, permuta, locazione, comodato) sia a causa di morte. Pu costituire su di essa diritti personali di godimento (usufrutto) o concedere sulla stessa un'ipoteca. Tuttavia l'esercizio del diritto di godimento del multiproprietario pu divenire talora assai oneroso, poich il gestore pu stabilire spese condominiali particolarmente ingenti per la manutenzione o il rinnovo degli impianti. Il che rende la multipropriet una forma di investimento non sempre vantaggioso: il partecipante, pur di non continuare a pagare oneri condominiali elevati decide di smobilizzare la propria quota spuntando un prezzo di mercato molto pi basso di quello inizialmente pagato. Insomma, se gli immobili normalmente aumentano di valore nel tempo, le quote di multipropriet spesso si svalutano. La multipropriet azionaria Minore diffusione rispetto alla tipologia appena illustrata ha avuto nel nostro Paese, la cosiddetta multipropriet azionaria. In questa configurazione la propriet del complesso immobiliare non spetta ai multiproprietari in regime di comunione, ma di una societ per azioni, ai cui soci spetta pertanto un diritto personale di godimento turnario delle singole unit immobiliari. Questo diritto personale di godimento turnario pu essere assegnato dal contratto mediante due tecniche:

Multipropriet diretta: il capitale sociale della societ per azioni proprietaria del complesso turistico-residenziale suddiviso in azioni ordinarie e privilegiate. Il diritto di godimento turnario costituisce il privilegio incorporato nei titoli di categoria speciale, sicch l'acquisto di un'azione privilegiata d diritto al socio di godere a turno di una certa unit nel complesso immobiliare. Multipropriet indiretta: una tecnica pi diffusa che si caratterizza nella seguente modalit: oggetto del privilegio attribuito alle azioni speciali il diritto di partecipazione ad un'associazione non riconosciuta del quale proprietaria la societ per azioni. L'associazione concede in subcomodato le singole unit immobiliari ai singoli associati per un periodo di tempo predefinito.

Entrambe le tecniche non consentono tuttavia l'acquisto di un diritto reale, opponibile erga omnes (nei confronti di tutti). Il diritto di godimento ripartito opponibile solo nei confronti della societ per azioni proprietaria dell'immobile. Da ci deriva una minore tutela dell'acquirente del diritto di godimento il quale, vantando un semplice diritto di credito nei confronti della SPA proprietaria del complesso, rischia di perdere il proprio investimento in caso di fallimento della stessa o di vendita forzata dell'immobile. La multipropriet azionaria presenta una serie di vantaggi. Il diritto di godimento viene trasferito al partecipante mediante la cessione delle azioni privilegiate. Di qui il consistente vantaggio fiscale, poich la circolazione del diritto di godimento, incorporato nelle azioni, non realizza una cessione di beni o di servizi soggetti ad IVA. Merita infine un cenno la cosiddetta multipropriet cooperativa, nella quale il diritto personale di godimento del socio deriva non da una convenzione collegata ad una SPA, ma alla partecipazione ad una societ cooperativa che costruisce (o acquista) e successivamente gestisce il complesso turistico-residenziale. La multipropriet alberghiera Molto diffusa nella prassi la cosiddetta multipropriet alberghiera. Tale formula non costituisce, sul piano giuridico, una terza categoria di multipropriet. A seconda delle configurazioni adottate nei contratti di acquisto dei relativi diritti, assumer le vesti di una multipropriet immobiliare o una multipropriet azionaria. La multipropriet alberghiera si caratterizza per la presenza di un'azienda alberghiera, appartenente alla societ proprietaria del complesso turistico, che eroga i tradizionali servizi di ospitalit ai titolari di diritti di godimento turnario. I tratti essenziali di questa multipropriet sono dunque il diritto di prenotazione del titolare del diritto di godimento avente ad oggetto l'unit immobiliare prescelta per il periodo dell'anno acquistato; il diritto di sconto sulle ordinarie tariffe alberghiere per le prestazioni erogate a terzi estranei alla comunione. Il frazionamento di alberghi in multipropriet assume rilievo soprattutto sul piano della destinazione degli edifici ad uso alberghiero, in quanto risponde alle finalit di pubblico interesse e di utilit sociale. La disciplina a tutela dell'acquirente nel codice del consumo La grande diffusione dello schema giuridico della multipropriet negli anni 80 aveva fatto nascere l'esigenza di sviluppare la salvaguardia degli acquirenti, soprattutto per quanto riguarda le pubblicit ingannevoli che confondevano circa la reale natura del diritto (reale o di credito). Frequenti erano poi i casi in cui i contratti avevano ad oggetto diritti reali su immobili ancora in costruzione o addirittura semplicemente progettati. In questo scenario si reso quindi necessario l'intervento del legislatore comunitario. La disciplina del codice del consumo cerca di offrire una tutela minima in termini di trasparenza e informazione al consumatore-acquirente di diritto di godimento a

tempo parziale su beni immobili. Va innanzitutto ricordato l'obbligo del venditore di consegnare, ad ogni persona che richiede informazioni sul bene immobile, un documento informativo nel quale devono essere puntualmente indicati: diritto oggetto del contratto, condizioni per il suo esercizio, identit e domicilio del venditore. Se l'immobile gi costruito, occorre poi descriverne l'ubicazione; se invece non ancora costruito, occorre pubblicizzare gli estremi della concessione edilizia e delle ulteriori autorizzazioni richieste dalla legge, lo stato di avanzamento dei lavori e la data della loro prevedibile ultimazione. Il contratto di acquisto del diritto di godimento ripartito dei beni immobili deve essere redatto per iscritto a pena di nullit. La legge impone anche la sua redazione in lingua italiana e la traduzione nella lingua dell'acquirente. Il contenuto del contratto integrato, oltre che dagli elementi indicati nel documento informativo, delle seguenti indicazioni: a) dati identificativi dell'acquirente b) periodo di tempo nel quale pu esercitarsi il godimento c) clausola in cui si sancisce che l'acquisto non comporta per l'acquirente obblighi, oneri o spese ulteriori rispetto a quelli previsti dal contratto d) data e luogo di sottoscrizione del contratto L'incompletezza del contratto determina, oltre al risarcimento degli eventuali danni patiti dall'acquirente ed alle sanzioni amministrative e penali, il diritto dell'acquirente di recedere entro tre mesi senza penalit n obblighi di rimborso spese. Diversamente, se il venditore ha ottemperato agli obblighi informativi previsti, l'acquirente pu recedere senza specificarne il motivo entro soli 10 giorni lavorativi dalla conclusione del contratto. Al fine di rendere effettiva la tutela dell'acquirente consistente nell'esercizio dello ius poenidendi sancito un esplicito divieto del venditore di esigere o ricevere dal consumatore il versamento di somme di denaro a titolo di anticipo, di acconto o di caparra, fino alla scadenza del termine stabilito per recedere. Ed ulteriore importante presidio a tutela dell'acquirente consiste nella previsione di un obbligo di prestare idonea fideiussione (bancaria o assicurativa) a garanzia della corretta esecuzione del contratto.

I CONTRATTI DI TURISMO ORGANIZZATO


Il fenomeno dei viaggi organizzati e l'evoluzione della disciplina Un tempo il turismo era un fenomeno di lite: i rapporti tra turisti ed operatori professionali erano sporadici e limitati a singole operazioni. Negli anni 40 cominciarono a diffondersi le crociere turistiche: l'organizzatore assume la veste di vettore e conclude con i turisti un contratto nel quale si prevede anche la prestazione di servizi accessori. Divenuto poi il turismo fenomeno di massa, emersa la figura di un organizzatore professionale specializzato nella produzione di un servizio consistente nel confezionamento di una serie di viaggi organizzati progettati in modo

standardizzato in relazione a predefinite tipologie di turisti. Questa tecnica favorisce il conseguimento di economie di scala, in quanto l'organizzatore pu distribuire il rischio fra una molteplicit di affari. Ci consente di offrire il pacchetto di viaggio a prezzi forfettari pi vantaggioso del costo dei singoli servizi. La conseguenza di tale evoluzione la netta distinzione tra ramo industriale di produzione del pacchetto turistico e ramo commerciale di distribuzione del pacchetto stesso. Mutata la fisionomia della relazione tra turista ed operatore professionale cambia evidentemente anche la natura dei rapporto giuridici. Chi predispone un pacchetto di viaggio tutto compreso si obbliga a rispondere nei confronti del turista anche per l'esecuzione delle prestazioni degli imprenditori suoi ausiliari di cui composto il pacchetto: trattasi, insomma, di un appalto di servizi. La Convenzione Internazionale sul Contratto di Viaggio (CCV) di Bruxelles del 23 aprile del 1970 distingue tra contratto di organizzazione di viaggio e contratto di intermediazione di viaggio. Il contratto di organizzazione di viaggio, inquadrabile nell'appalto di servizi, ha ad oggetto l'ideazione e la realizzazione del viaggio tutto compreso, che costituiscono le tipiche attivit svolte dal tour operator. Il contratto di intermediazione di viaggio, assimilabile al contratto di mandato, invece volta a procurare al turista un pacchetto di viaggio organizzato o singole prestazioni (biglietto aereo, prenotazione alberghiera, posto al teatro o al ristorante) e costituisce la tipica attivit svolta dalle agenzie di viaggio e turismo. Il pacchetto turistico e l'ambito di applicazione della disciplina consumeristica dei servizi turistici La definizione di pacchetti turistici recata dal Codice del Consumo la seguente: si intendono pacchetti turistici i viaggi, le vacanze e i circuiti tutto compreso, risultanti dalla prefissata combinazione di almeno due elementi tra trasporto, alloggio, e servizi turistici non accessori al trasporto o all'alloggio. Ulteriori requisiti per poter essere definiti pacchetti turistici sono poi la loro vendita ad un prezzo forfettario e la durata del soggiorno che dev'essere superiore alle 24 ore ovvero comprendere almeno una notte. Dal confronto tra questa nozione di pacchetti del Codice del Consumo e la corrispondente definizione della Convenzione di Bruxelles del 1970, ci si accorge subito che il campo di applicazione della prima ben pi esteso di quello della CCV. Secondo la Convenzione, infatti, pu configurarsi un pacchetto soltanto se nella combinazione di servizi turistici incluso il trasporto; per converso, la disciplina comunitaria e dunque il Codice del Consumo, consente di identificare un pacchetto anche in presenza del solo soggiorno e della fruizione del solo soggiorno e di servizi particolarmente significativi connessi ad attivit sportive. L'intitolazione SERVIZI TURISTICI del codice del consumo induce a circoscriverne l'applicazione ai soli viaggi tutto compreso con finalit turistica e ricreativa. Restano cos esclusi dalle relative tutele i viaggi finalizzati a scopo lavorativo.

E' tuttavia da osservare che il settore turistico, ed in particolare, le modalit di acquisto dei viaggi hanno subto una notevole evoluzione con la progressiva diffusione di Internet. Accade sempre pi spesso che il vettore aereo, ad esempio, invoglia il consumatore ad avvalersi di offerte promozionali per l'acquisto, congiuntamente al biglietto aereo, di un certo numero di notti in albergo o del servizio di noleggio auto (Easyjet). In questi casi, la compagnia aerea non pu considerarsi organizzatore di viaggio poich la combinazione degli elementi del pacchetto realizzata dal consumatore sulla base delle offerte promozionali presenti sul sito. Il contratto di crociera L'interesse principale del moderno crocierista non pi identificabile nella semplice prestazione di trasporto, ma diviene il perseguimento di una finalit turistica di vacanza, svago e divertimento, pressoch corrispondente a quella sottostante ad un qualsiasi contratto di vendita di pacchetti turistici. Se poi si considera che il viaggio ha normalmente carattere circolare (la nave ritorna nello stesso luogo di partenza) emerge inequivocabilmente lo scopo di piacere perseguito dal turista. La direttiva 90/314/CEE prevede che qualsiasi crociera, anche se solo con soggiorno a bordo (come tra l'altro nella maggior parte dei casi), idonea ad essere ricompresa nella definizione di pacchetto turistico, dato che il trasporto e l'alloggio, nonostante siano elementi qui non tecnicamente distinti, sono sempre accompagnati dalla prestazione di ulteriori servizi, non accessori e certamente significativi, di intrattenimento e svago a bordo. L'inclusione del contratto di crociera tra i servizi turistici rende possibile una equiparazione della tutela del crocierista a quella di un qualsiasi altro turista acquirente di pacchetti. Le peculiarit della prestazione di trasporto marittimo comportano tuttavia alcuni adattamenti nell'applicazione della disciplina al contratto di crociera. In particolare, ad esempio, il cambiamento di itinerario della nave, disposto dal comandante per cause di forza maggiore (cattive condizioni metereologiche) non coincide necessariamente con l'impossibilit di fornire una parte dei servizi essenziali dei servizi turistici. I rapporti tra organizzatore e venditore del viaggio L'organizzatore (tour operator) realizza la combinazione degli elementi del pacchetto turistico e si obbliga in nome proprio e verso corrispettivo a procurare al consumatore pacchetti turistici. Tra l'organizzatore e il consumatore intercorre, dunque, un contratto di organizzazione di viaggio. Il venditore (agenzia di viaggio) invece un intermediario tra organizzatore e turista: vende o si obbliga a procurare a terzi pacchetti turistici predisposti dall'organizzatore; tra venditore e consumatore vi quindi un contratto di intermediazione di viaggio. Un contratto di intermediazione di viaggio rappresenta un classico contratto di

mandato con rappresentanza conferito dal turista all'agenzia di viaggi. Ne discende l'obbligo del turista (mandante) di somministrare all'agenzia (mandataria) i mezzi necessari per l'esecuzione del mandato e per l'adempimento delle obbligazioni che a tal fine l'agenzia ha contratto a proprio nome. Dal canto suo, l'agenzia di viaggi, nella sua qualit di mandataria, ha l'obbligo di espletare l'incarico con la diligenza professionale. Resta tuttavia fermo che l'agenzia assume, verso i suoi clienti, pur sempre un'obbligazione di mezzi e non di risultato: tenuta ad informare il viaggiatore su tutte le caratteristiche del viaggio e deve inoltre scegliere il tour operator in grado di offrire il miglior servizio al cliente per l'itinerario prescelto. L'agenzia, pertanto, risponde solo per l'inadempimento o l'inesatto adempimento (ad esempio, errori nella prenotazione) di questi obblighi, non anche per i disagi subiti dal turista nel corso del viaggio invece imputabili a difetto di organizzazione del tour operator. Ben pi complessa invece la qualificazione giuridica del contratto di organizzazione di viaggio, intercorrente tra tour operator e turista. Il tour operator non svolte una semplice attivit di cooperazione esterna tra turista e prestatore di servizi, ma si obbliga ad eseguire al turista una serie di prestazioni di natura eterogenea. Nel pacchetto turistico la sintesi della complessa attivit che si impegna ad assumere il tour operator, fa si che si possa assimilare la sua figura a quella dell'appaltatore. Di qui il prevalente e corretto inquadramento del contratto di organizzazione di viaggio nello schema dell'appalto di servizi da cui consegue che il tour operator assume, nei confronti del turista, anche un'obbligazione di risultato. Risponde cio per la difettosa esecuzione dei servizi turistici previsti dal pacchetto, quand'anche prestati da terzi fornitori. Resta da esaminare il rapporto giuridico intercorrente tra tour operator e agenzia di viaggio. Nel caso di rapporto occasionale, ricorrono gli estremi della mediazione, che si caratterizza proprio per la funzione del mediatore di mettere in relazione due o pi parti per la conclusione di un singolo affare, senza essere legato ad alcuna di esse da rapporti di collaborazione, di dipendenza e di rappresentanza. Nell'ipotesi di rapporti stabili di collaborazione, si invece in presenza di un contratto di agenzia, dato che il travel agent assume stabilmente l'incarico di promuovere, per conto del tour operator, verso retribuzione, la conclusione di contratti di organizzazione di viaggio in una zona determinata. Informazione e pubblicit dei servizi turistici: l'opuscolo informativo L'opuscolo informativo costituisce una forma di comunicazione commerciale con la quale il tour operator illustra i propri prodotti al fine di orientare le scelte del pubblico. Tale catalogo rappresenta una pratica commerciale tra tour operator e consumatore nella quale presente un invito all'acquisto di un servizio turistico. L'opuscolo informativo pu risultare punto di riferimento per l'applicazione del divieto di pratiche commerciali scorrette: le informazioni contenute in esso dovranno reputarsi ingannevoli ove siano potenzialmente idonee a indurre il

consumatore medio in errore. Il consumatore, indotto in errore da informazioni ingannevoli contenute in un opuscolo informativo, destinatario di una tutela amministrativa e una tutela giudiziaria. La tutela amministrativa pu essere attivata anche dal potenziale consumatore, denunciando la pubblicit ingannevole illecita, effettuata dal tour operator tramite l'opuscolo informativo, all'Autorit Garante della concorrenza e del mercato. L'Autorit Garante della concorrenza e del mercato sanziona l'ingannevolezza del messaggio pubblicitario, diffuso tramite l'opuscolo informativo, con l'inibitoria all'ulteriore divulgazione del messaggio e, nelle ipotesi di violazioni pi gravi, con l'ordine di pubblicazione, a spese del tour operator, della pronuncia, nonch di un'apposita dichiarazione rettificativa. E' altres applicabile una sanzione amministrativa pecuniaria variabile tra i 5000 e i 500000 euro in relazione alla durata ed alla gravit della violazione. L'opuscolo deve indicare in modo chiaro e preciso le seguenti informazioni: Destinazione, mezzo, tipo e categoria del trasporto utilizzato Tipo di sistemazione Pasti forniti Itinerario Informazioni in materia di passaporto, visto

Il consumatore inoltre destinatario di una tutela giudiziaria ed in particolare legittimato a chiedere all'autorit competente l'azione di risoluzione del contratto per inadempimento e di risarcimento del danno conseguente. Ricorrono talune particolarit se il pacchetto turistico prevede la cosiddetta formula roulette: a fronte di un risparmio sul prezzo per il consumatore, il tour operator comunica al turista solo la categoria di appartenenza e l'area turistica in cui si trova l'albergo, riservandosi di individuarlo a pochi giorni (o ore) prima della partenza. Dunque deve escludersi una sua responsabilit per la mancata corrispondenza tra le strutture indicate nell'opuscolo informativo e quella in cui il consumatore viene poi effettivamente ospitato, salvoch la struttura ricettiva assegnata sia di categoria inferiore. La conclusione del contratto. Forma e contenuto. L'organizzatore o venditore del pacchetto turistico offre sul mercato i propri servizi mediante la diffusione dell'opuscolo informativo che ne illustra caratteristiche e contenuti. E' dunque l'organizzatore che predispone il contratto e che dovrebbe conseguentemente assumere le vesti di proponente. Cos invece non . Il contratto di viaggio organizzato concluso soltanto quando l'organizzatore d conferma al consumatore della disponibilit dei posti. Il contratto di vendita di pacchetti turistici redatto in forma scritta in termini chiari e precisi. Al consumatore deve essere rilasciata una copia del contratto stipulato, sottoscritto o timbrato dall'organizzatore o venditore. L'intangibilit del bene vacanza (oggetto del contratto di viaggio) non esiste gi al

momento della stipulazione del contratto, ma in formazione. Ci impone, a tutela del turista, che il contenuto del contratto di viaggio sia puntualmente definito. Alcuni elementi del contratto costituiscono il contenuto necessario ai fini informativi e sono in particolare i dati necessari per l'individuazione delle parti, per la determinabilit delle prestazioni racchiuse nel pacchetto turistico e degli oneri del consumatore (prezzo del pacchetto ed oneri supplementari quali diritti e tasse). Eventuali omissioni di altri elementi non influenti sulla determinabilit dell'oggetto del complessivo pacchetto (quali itinerario, visite, escursioni) in quanto lesive del diritto del turista ad una completa informazione, espongono l'organizzatore al risarcimento del danno. Le modificazioni del contratto. La cessione del contratto di viaggio. Occorre ora soffermarsi sulla peculiare disciplina delle modificazioni soggettive ed oggettive dei contratto di viaggio organizzato. La persona del viaggiatore non riveste una specifica rilevanza nel contratto di organizzazione di viaggio e non incide, in particolare, sulla realizzazione dell'interesse del tour operator. Ci spiega l'importante facolt riconosciuta al consumatore di sostituire a s un terzo che soddisfi tutte le condizioni per la fruizione del servizio turistico, nei rapporti derivanti dal contratto. E' questa una vistosa eccezione alla disciplina generale della cessione del contratto, che presuppone, in particolare, il consenso del terzo contraente. Insomma, in assenza della deroga del codice del consumo ed in applicazione dei principi generali del codice civile, il consumatore non avrebbe potuto sostituire altri a s nella sua posizione contrattuale senza il consenso dell'organizzatore di viaggio (tour operator). L'esercizio della facolt di sostituzione per subordinato a due condizioni: il consumatore deve comunicare per iscritto all'organizzazione o al venditore, entro e nono oltre il termine di 4 giorni lavorativi prima della partenza, di trovarsi impossibilitato di usufruire del pacchetto turistico e le generalit del nuovo viaggiatore. Quest'ultimo deve soddisfare tutte le condizioni richieste per la fruizione del servizio. Se sussistono tali condizioni, l'organizzatore deve effettuare in favore del nuovo viaggiatore tutti i servizi inizialmente promessi al precedente viaggiatore. Il precedente viaggiatore non comunque liberato dalle sue obbligazioni verso il contraente ceduto dal momento in cui la cessione diviene efficace nei confronti di questo, ma continua a rispondere, in solido con il cessionario, nei confronti dell'organizzatore o venditore, del pagamento del prezzo. L'esigenza del tour operator di operare una revisione del prezzo del pacchetto in conseguenza di sopravvenuti ed imprevedibili aumenti del costo del trasporto, del carburante o dei diritti e tasse portuali o aeroportuali, che renderebbero per l'operatore eccessivamente oneroso offrire il pacchetto al prezzo inizialmente pattuito, ha portato a consentire all'organizzatore una revisione del prezzo forfettario del pacchetto, ma soltanto nel limite del 10% del prezzo del suo originale ammontare e semprech ricorrano determinate condizioni: la revisione deve essere stata espressamente prevista nel contratto di

viaggio la revisione deve essere giustificata da una delle cause sopra indicate il prezzo non pu in ogni caso essere precedono la partenza aumentato nei venti giorni che

Qualora le tre indicate condizioni non sussistono, la revisione del prezzo non pu essere operata dal tour operator. Il recesso e la risoluzione del contratto di viaggio Il codice del consumo riconosce all'acquirente dei pacchetti turistici un inderogabile diritto di recesso in alcune ipotesi, le quali possono racchiudersi in due gruppi. Il primo gruppo rappresentato dal recesso per mutamento dei presupposti, ossia:

Revisione del prezzo del pacchetto superiore al 10% Altre modifiche importanti delle condizioni contrattuali Cancellazione del pacchetto turistico In tali ipotesi, l'acquirente del pacchetto turistico ha diritto di recedere dal contratto previo rimborso delle somme gi versate e senza il pagamento di penali. In alternativa, il consumatore ha diritto di usufruire di un altro pacchetto turistico di qualit equivalente o superiore senza supplemento di prezzo, o di un pacchetto qualitativamente inferiore previa restituzione della differenza di prezzo. Ben pi problematica la ricostruzione della disciplina del recesso per giusta causa, per tale intendendosi da un lato, il diritto di recedere del consumatore dal contratto turistico nel caso in cui sopravvenga un fatto a lui non imputabile che gli renda impossibile la partenza, come una malattia o un infortunio. Dall'altro lato, il diritto dell'organizzatore di recedere senza indennit qualora si manifestino circostanze di carattere eccezionale che il tour operator non poteva conoscere al momento della stipulazione del contratto (ad esempio attentato terroristico, terremoto, altra calamit naturale). Proprio al fine di recuperare le spese sostenute nell'organizzazione del viaggio, prassi costante dei tour operators e delle agenzie di viaggio inserire nelle condizioni generali di vendita dei pacchetti turistici clausole di recesso connesse all'applicazione di caparre penitenziali di importo progressivamente pi elevato all'approssimarsi della data di partenza. Le clausole penali devono per essere approvate specificamente per iscritto dal turista. Il Codice del Consumo impone all'organizzatore ed al venditore di comunicare per iscritto all'acquirente dei pacchetti turistici informazioni circa la sottoscrizione facoltativa di un contratto di assicurazione a copertura delle spese per l'annullamento del contratto. Il diritto di recesso deve applicarsi nei termini suddetti anche ai pacchetti turistici acquistati attraverso Internet.

Il diritto di recesso esposto invece inefficace per pacchetti turistici last-minute acquistati on line, perch qui il turista-consumatore si sottintende che consenta che l'esecuzione del contratto inizi prima del termine di 10 giorni dalla conclusione dell'accordo entro il quale il recesso pu in genere essere esercitato. La responsabilit dell'organizzatore e dell'intermediario di viaggi In caso di mancato o inesatto adempimento delle obbligazioni assunte con la vendita del pacchetto turistico, il Codice Consumatori obbliga l'organizzatore e il venditore a risarcire il danno al cliente secondo le rispettive responsabilit. Per quanto riguarda la responsabilit del venditore, egli non risponde delle obbligazioni nascenti dall'organizzazione del viaggio a meno che, nell'espletamento del mandato, non gli si possa imputare colpa per la scelta del tour operator non compiuta con la diligenza professionale richiesta ad un operatore specializzato. L'agenzia di viaggio responsabile soltanto per l'inadempimento delle obbligazioni derivanti dal contratto di mandato, consistenti in particolare in errore nella prenotazione dei servizi richiesti, nell'inesatta consegna o compilazione dei documenti di viaggio e nell'omessa informazione al turista circa passaporti, visti, etc. Ha portata ben diversa invece la responsabilit dell'organizzatore che assume una obbligazione di risultato e gli dunque imputabile qualsiasi danno subito dal viaggiatore derivante da inadempimento degli obblighi di organizzazione del viaggio o dall'inesatta esecuzione dei servizi turistici previsti nel pacchetto. Si pu pensare, ad esempio, a prestazioni alberghiere erogate non corrispondenti a quelle dedotte in contratto, albergo di categoria inferiore a quella pattuita, cancellazione di un'escursione prevista nel pacchetto, vendita ad un soggetto diversamente abile di un soggiorno in un villaggio turistico che presenti barriere architettoniche e cos via. L'organizzatore (o il venditore) che si avvale di terzi prestatori di servizi comunque tenuto a risarcire il danno sofferto dal consumatore, salvo il diritto di rivalsa nei loro confronti. E' questa una disposizione a tutela del turista-consumatore il quale, specialmente in viaggi in luoghi lontani, incontrerebbe serie difficolt ad agire in via giudiziale contro il singolo sub-organizzatore o prestatore di servizio. L'organizzatore (o il venditore) che hanno risarcito il turista sono surrogati in tutti i diritti e le azioni di quest'ultimo verso i terzi responsabili (diritto di surrogazione). E, al fine di salvaguardare le ragioni di credito di una controparte diligente abilitandola ad agire contro il vero responsabile del disservizio, il consumatore tenuto a fornire all'organizzatore (o al venditore) tutti i documenti, le informazioni e gli elementi in suo possesso utili per l'esercizio di questo diritto di surrogazione. Le cause di esonero da responsabilit L'organizzazione e l'intermediario possono liberarsi dalla loro responsabilit contrattuale provando che il mancato o inesatto adempimento stato determinato da causa a loro non imputabile. Tra le specifiche cause di esonero da responsabilit si prevedono i casi in cui la

mancata o inesatta esecuzione del contratto siano imputabili al consumatore (che, ad esempio, non si presenta in tempo per la partenza), dipendano dal fatto di un terzo avente carattere imprevedibile o inevitabile (atto terroristico, ad esempio) oppure da caso fortuito o di forza maggiore (uragano, terremoto). Assicurazioni obbligatorie e Fondo di garanzia A tutela del consumatore in ipotesi di insolvenza o fallimento di un organizzatore o un intermediario, al quale il turista ha gi corrisposto il prezzo della vacanza, viene in soccorso la previsione di assicurazioni obbligatorie e fondo di garanzia. Innanzitutto, per i tour operator e agenzie di viaggio previsto l'obbligo di avere assicurazioni obbligatorie. Essa serve per risarcire il consumatore dei danni alla persona patiti durante il viaggio, entro i massimali previsti. In caso in cui tale obbligatoria non sia presente, si incorre in diverse situazioni. Nel caso in cui il consumatore si accorga preventivamente, ossia prima della stipula del contratto, della mancanza dell'assicurazione obbligatoria, il consumatore pu recedere per giusta causa dalle trattative. Nel caso, invece, il consumatore si accorga della mancanza dell'assicurazione solo dopo aver concluso il contratto, esso pu richiedere la risoluzione del contratto con rimborso del prezzo pagato ed il risarcimento dei danni. L'assicurazione costituisce un elemento essenziale del contratto che, se non presente, costituisce un grave inadempimento da parte dell'organizzatore-venditore. A ci si aggiungono poi le sanzioni amministrative che consistono nella mancata concessione dell'autorizzazione amministrativa all'esercizio dell'attivit al tour operator o all'agenzia di viaggio oppure nella revoca della licenza all'organizzazione o all'intermediario che ne risultino sprovvisti durante l'esercizio dell'attivit. Il Fondo Nazionale di Garanzia istituito presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed deputato ad intervenire in occasione di eventi per i quali non risponde l'impresa di assicurazione. In particolare, in caso di insolvenza o di fallimento del tour operator o dell'agenzia di viaggi, dovrebbe rimborsare il prezzo versato o consentire il rimpatrio del consumatore in ipotesi di viaggi all'estero. Assicurazione facoltativa: il contratto di assistenza turistica Nel corso di un viaggio possono verificarsi inconvenienti pi o meno rilevanti la cui gravit, per il turista, accentuata dalla lontananza dall'abituale dimora: si pensi ad una malattia per curare la quale necessaria l'immediata assistenza di un medico specialista e di farmaci introvabili in quel luogo. E' perci estremamente diffusa la stipulazione di polizze assicurative di assistenza al turista. L'assicurazione di assistenza definita come un contratto con il quale l'impresa di assicurazione, dietro il pagamento di un premio, si impegna a fornire all'assicurato una prestazione di immediato aiuto entro i limiti contenuti nel contratto. Tali prestazioni possono consistere in un dare (fornitura di farmaci, denaro contante, biglietto aereo di rientro, etc) o in un fare (prestazioni mediche, assistenza di un interprete, di un meccanico, etc).

TRASPORTI E TURISMO
Turismo e diritto dei trasporti E' considerazione facile e banale che la finalit turistica normalmente si realizza attraverso la mobilit. Questa circostanza si traduce in una stretta interferenza tra legislazione del turismo e diritto dei trasporti. Il diritto dei trasporti non trova tuttavia applicazione nelle ipotesi in cui la prestazione di trasporto costituisce un servizio ricompreso in pacchetti turistici, in quanto qui sostituita dalle norme della legislazione speciale nel settore turistico. Opera quindi soltanto in quei casi in cui il turista abbia acquistato non un pacchetto turistico, ma la sola prestazione di trasporto. Il contratto di trasporto di persone Con il contratto di trasporto il vettore si obbliga, dietro corrispettivo, a trasferire persone o cose da un luogo ad un altro. Poich il turista necessariamente un soggetto di diritti (una persona) possiamo delimitare la nostra analisi alla sottocategoria del trasporto di persone. Da un lato il vettore, di regola imprenditore, si impegna a trasferire indenne il viaggiatore da un luogo ad un altro rispondendo in via contrattuale per il ritardo o la mancata esecuzione della prestazione di trasporto, oltrech per eventuali sinistri. Dal canto suo, il viaggiatore si obbliga a pagare il corrispettivo della prestazione ed a quest'ultimo proposito si rende subito necessaria una puntualizzazione. Il trasporto di persone un contratto solo tendenzialmente oneroso. Il codice civile contempla espressamente, infatti, i contratti di trasporto gratuito. La responsabilit del vettore in questi casi da valutarsi con lo stesso rigore rispetto al contratto di trasporto oneroso in quanto permane l'interesse del vettore ad eseguire la prestazione, anche se gratuitamente, di trasferimento in favore del viaggiatore: ad esempio si pensi al servizio di navetta gratuita posta a disposizione dei clienti di un albergo molto distante dal centro citt. Diverso invece il caso di trasporto di persone effettuato per spirito di amicizia o liberalit (trasporto amichevole). La diversit che in questa ipotesi non sorge alcun vincolo contrattuale tra viaggiatore e vettore: ne consegue che quest'ultimo pu rispondere in via solamente extracontrattuale dei sinistri subiti dal viaggiatore. La distinzione tra trasporto gratuito e amichevole, netta in teoria, pu rivelarsi difficile nella pratica. Tuttavia la sua rilevanza ormai modesta poich ormai la legge prevede che il terzo trasportato abbia il diritto di richiedere il risarcimento dei danni all'impresa di assicurazione del veicolo sul quale era a bordo, a prescindere dal titolo del trasporto e dalla responsabilit del conducente.

La conclusione del contratto. Le obbligazioni delle parti Il contratto di trasporto di persone non esige per la sua conclusione forme particolari. Nei servizi di trasporto di linea il rapporto contrattuale normalmente rappresentato dal biglietto di viaggio. Tuttavia, per quanto riguarda il trasporto terrestre, il contratto pu perfezionarsi con il semplice consenso delle parti, manifestato dal semplice contatto fisico del viaggiatore con il veicolo (salita in autobus, taxi, treno). Qui l'emissione del biglietto di viaggio pu non avvenire affatto (taxi). Il vettore un imprenditore che, con gestione a proprio rischio dell'attivit di trasporto, si obbliga a trasferire il viaggiatore da un luogo ad un alto, assumendo la direzione tecnica con ampia autonomia. L'acquisto della qualifica di vettore presuppone, dunque, l'assunzione del rischio economico e della responsabilit del trasporto; non anche la materiale esecuzione della prestazione di trasporto, che ben pu essere delegata dal vettore, sotto la propria responsabilit a terzi (cosiddetti vettori di fatto). Alla prestazione principale di trasferimento di persone da un luogo ad un altro strutturalmente connesso un obbligo di protezione e vigilanza che grava sul vettore e si specifica nell'adozione di tutte le misure e gli accorgimenti idonei a far giungere a destinazione il passeggero incolume e le cose da questo consegnategli (bagagli). L'obbligazione principale del passeggero il pagamento del prezzo. La responsabilit del vettore Il vettore risponde in via contrattuale sia per i danni subiti dal viaggiatore in conseguenza del ritardo o inadempimento nell'esecuzione della prestazione di trasporto, sia per i sinistri che colpiscano la persona del viaggiatore durante il viaggio nonch la perdita o il danneggiamento delle cose che il trasportato porta con s. Il vettore che non esegue, dunque, esattamente la prestazione dovuta tenuto a risarcire il danno subito dal viaggiatore se non prova che l'inadempimento o il ritardo stato determinato da impossibilit sopravvenute derivanti da cause a lui non imputabili (ossia un caso di forza maggiore, caso fortuito, o fatto di un terzo). I caratteri peculiari della prestazione di trasporto giustificano la specifica responsabilit del vettore per i sinistri occorsi alla persona del viaggiatore durante il viaggio e per la perdita o l'avaria delle cose che il viaggiatore porta con s. E' questa, in sostanza, la responsabilit per rischio di impresa che si traduce in un aggravamento della posizione del vettore, il quale, per liberarsi, deve fornire la prova positiva di avere adottato tutte le misure idonee a evitare il danno. Tuttavia, anche in caso di eventi come il caso fortuito o la forza maggiore gli elementi possono rilevarsi insufficienti per esonerare il vettore da responsabilit poich il Codice Civile richiede al vettore la dimostrazione di aver adottato nell'organizzazione e nell'esecuzione del trasporto tutte le misure idonee ad evitare che lo specifico danno occorso al passeggero e/o ai suoi bagagli si producesse. Poich il trasporto di persone consiste nel trasferire una persona fisica dotata di

intelligenza e volont, dalla quale il vettore ha ragione di attendersi una cooperazione nell'adempimento della prestazione richiesta, il regime di responsabilit del vettore meno rigoroso di quello previsto per il trasporto di cose. Tuttavia, l'inottemperanza dell'onere di cooperazione da parte del viaggiatore che abbia contribuito al verificarsi dell'evento dannoso non vale di per s ad esonerare il vettore da ogni responsabilit. Quest'ultimo deve pur sempre dimostrare di aver adottato tutte le misure idonee ad evitare il danno. Si pensi ad un passeggero di un autobus turistico che, durante la marcia del veicolo, cada in seguito ad una sua improvvisa frenata in quanto, anzich restare seduto con le cinture di sicurezza allacciate, si trovava in piedi a parlare con i suoi compagni di viaggio: in tal caso al vettore, per esonerarsi da responsabilit, baster dimostrare di aver invitato, mediante apposito avviso scritto o verbale, i passeggeri dell'autobus a restare seduti durante l'intero viaggio con le cinture di sicurezza allacciate. Particolarit del trasporto marittimo Il trasporto marittimo oggetto, come anticipato, di una disciplina specifica dettata dal codice della navigazione. Per potersi imbarcare sulla nave ed usufruire della prestazione di trasporto, il passeggero tenuto a presentarsi al momento ed al luogo previsto sul biglietto di viaggio. La mancata presentazione all'imbarco libera quest'ultimo, di regola, dalla prestazione di trasporto. Il passeggero resta comunque obbligato a pagare il corrispettivo previsto, detratto per il costo del vitto eventualmente incluso nel prezzo. In caso di morte del passeggero prima della partenza o di altro impedimento a lui non imputabile, il contratto di trasporto marittimo si risolve di diritto. Al vettore per compete un corrispettivo pari ad un quarto del prezzo previsto. Qualche puntualizzazione richiede poi il bagaglio. Esso consiste nelle cose che il viaggiatore porta con s per le esigenze del viaggio e, come tale, il suo trasporto da parte del vettore costituisce una prestazione accessoria al trasferimento della persona. Sicch il biglietto di viaggio generalmente comprende il trasporto del bagaglio, sempre che contenuto nei limiti di peso e volume prestabiliti dal vettore. Se per il bagaglio eccede tali limiti, il passeggero pu richiederne al vettore, nel proprio interesse, la registrazione. E' evidente che, definito il bagaglio come l'insieme delle cose che il trasportato porta con s per le esigenze del viaggio, tale non pu ritenersi l'auto al seguito del passeggero imbarcata sulle navi traghetto, il cui trasferimento configurato come autonomo contratto di trasporto marittimo di cose. Il codice della navigazione prevede una disciplina pi rigorosa di quella civilistica applicabile al trasporto terrestre per quanto riguarda la responsabilit del vettore per i sinistri del passeggero. Mentre il vettore, nel trasporto terrestre, pu essere esente da responsabilit ove dimostri di aver adottato tutte le misure idonee a salvaguardare l'incolumit del trasportato, nel trasporto marittimo, invece, la colpa del vettore si presume e quest'ultimo ha l'onere di provare che l'evento derivato da causa estranea alla propria sfera di attivit e di controllo e, perci, imprevedibile o, se prevedibile, inevitabile. Il vettore ha cio l'obbligo di individuare lo specifico fatto che ha causato

l'inadempimento e, dunque, il danno al passeggero, ed in relazione a tale fatto il vettore deve poi provare la sua non imputabilit. La responsabilit del vettore per i danni occorsi al bagaglio del passeggero regolata diversamente a seconda che il bagaglio sia stato consegnato al vettore o no: nel primo caso, il vettore risponde per la sua perdita o avaria. Tuttavia la responsabilit limitata alla modica cifra di 6,20 euro al kg (fissata ormai nel lontanissimo 1954 e mai adeguata). Nel secondo caso (bagaglio non consegnato) invece il passeggero a dover dimostrare che il danno al bagaglio imputabile al vettore. Particolarit del trasporto aereo Al pari del trasporto marittimo, il biglietto di passaggio prova la conclusione del contratto di trasporto aereo e deve necessariamente contenere il luogo di partenza e di destinazione. L'avvento delle nuove tecnologie ha reso possibile l'introduzione del biglietto elettronico. In questo caso l'individuazione del legittimato a fruire della prestazione di trasporto resa possibile attraverso il numero di conferma della prenotazione, gli estremi della carta di credito ed un documento di riconoscimento del passeggero. Le compagnie aeree consentono ad ogni interessato di effettuare la prenotazione di un posto su un determinato volo, che si impegnano a mantenere disponibile entro un certo limite di tempo (c.d. Time limit), scaduto il quale, in assenza dell'acquisto del biglietto, sono libero di offrire il posto ad altri clienti. Natura diversa ha invece la cosiddetta lista di attesa, poich in tal caso il passeggero sprovvisto di prenotazione e pu essere imbarcato soltanto se la mancata presentazione di un soggetto dovesse rendere disponibile un posto. Pi rigorosa rispetto al trasporto marittimo la nuova disciplina della responsabilit del vettore aereo per i bagagli dei passeggeri. Il vettore risponde per la perdita o l'avaria del bagaglio consegnato (o registrato) secondo un regime simile, ma ancora pi stringente, di quello previsto per il trasporto di merce, in quanto pu liberarsi soltanto con la prova che il danno discende dal vizio proprio del bagaglio stesso. Nel trasporto aereo viene inoltre in considerazione la responsabilit del vettore per i danni derivanti da ritardo nella riconsegna del bagaglio, per liberarsi della quale il vettore tenuto a fornire la prova dell'avvenuta adozione di tutte le misure previste per evitare il danno. Inadempimento del vettore aereo e la tutela dei passeggeri E' molto frequente nel trasporto aereo l'inadempimento del vettore derivante da mancata esecuzione del trasporto. Il vettore aereo risponde secondo principi diversi rispetto a quelli applicabili al vettore marittimo: se quest'ultimo infatti tenuto ad individuare la specifica causa dell'inadempimento ed, in relazione ad essa, a provare la sua non imputabilit, il vettore aereo pu liberarsi soltanto dimostrando di aver adottato tutte le misure necessarie e possibile per evitare il danno, secondo l'ordinaria diligenza, o l'impossibilit di adottarle.

In caso di negato imbarco, cancellazione del volo, ritardo della partenza, interruzione del viaggio, ai passeggeri devono riconoscersi i diritti sanciti dalla normativa comunitaria che prevede regole comuni in tema di compensazione ed assistenza ai passeggeri. Nell'ambito di applicazione di questa normativa comunitaria deve ricomprendersi il fenomeno del negato imbarco per overbooking. L'applicazione dell'overbooking deve essere accompagnata ad adeguate misure di tutela dei passeggeri costretti a subirne i possibili effetti negativi, in quanto impossibilitati a partire. Bisogna puntualizzare che il vettore che nega l'imbarco ad alcuni passeggeri prenotati su un certo volo in sovrannumero rispetto alla capacit dell'aeromobile comunque inadempiente all'obbligazione di trasferimento assunta. La nuova disciplina comunitaria introdotta nel 2004 prevede che, in ipotesi di negato imbarco, il vettore possa anzitutto fare appello ai volontari che, in cambio di benefici ed assistenza, rinuncino alla prenotazione. Se il vettore non ne dovesse trovare, ove costretto a negare l'imbarco a passeggeri non consenzienti, il vettore tenuto ad un obbligo di compensazione consistente nell'immediato versamento della somma: 250,00 per tratte inferiori o pari a 1500km, oppure 400,00 per tratte intracomunitarie superiori a 1500km: 600,00 per tutte le altre tratte. Oltre all'obbligo di compensazione, il vettore aereo tenuto a fornire ai passeggeri le forme di assistenza da loro scelte in via alternative fra le seguenti: Rimborso entro 7gg del prezzo di acquisto del biglietto Imbarco, appena possibile su un volo di ritorno verso il punto di partenza iniziale Imbarco, appena possibile, su un volo alternativo per la destinazione finale con il rimborso della met del prezzo del biglietto Imbarco, appena possibile, su un volo alternativo per la destinazione finale, in condizioni di trasporto comparabili, ad una data successiva Pi stringenti sono gli obblighi incombenti sul vettore aereo in caso di cancellazione del volo, intendendosi per tale la mancata effettuazione di un volo originariamente previsto sul quale risulti prenotato almeno un posto. Il passeggero ha diritto, oltre alla compensazione pecuniaria sopra illustrata, di usufruire gratuitamente, nell'attesa, di pasti e bevande e di una adeguata sistemazione alberghiera. Se invece il volo cancellato a causa di circostanze eccezionali (avverse condizioni metereologiche, instabilit politica, scioperi vari) non sussiste l'obbligo di compensazione in denaro dei passeggeri ed il vettore tenuto soltanto al rimborso al passeggero del costo del biglietto. Il vettore ha precisi obblighi di assistenza dei passeggeri anche nelle ipotesi di significativo ritardo del volo rispetto all'orario di partenza inizialmente stabilito. In questi casi i passeggeri hanno diritto a ricevere, a titolo gratuito, pasti e bevande e, nel caso in cui l'orario di partenza sia rinviato di almeno un giorno, la sistemazione gratuita in albergo.

Nelle ipotesi di ritardi superiori alle 5 ore i passeggeri hanno diritto ad essere compensati con il rimborso del prezzo pieno del biglietto. Il trasporto ferroviario Il trasporto ferroviario oggetto, in Italia, di una disciplina speciale. Le ragioni di tale specialit storicamente dipendono anche dalla particolare natura di impresa pubblica dell'Ente attraverso il quale lo Stato esercitava l'attivit di trasporto ferroviario: l'Ente Ferrovie dello Stato. Il processo di privatizzazione ha poi trasformato tale Ente in societ per azioni, chiamata Trenitalia SPA. Nella trasformazione dell'ente pubblico economico in societ per azioni sono rimaste tuttavia in vigore le disposizioni di legge concernenti in generale il trasporto per ferrovia. Trenitalia SPA ha, in pratica, il potere di stabilire le condizioni generali di trasporto, compresa la facolt di determinare i prezzi dei servizi offerti alla clientela. Ne consegue che le disposizioni contenute nelle Condizioni di Trasporto non sono soggette a controllo di vessatoriet ed abusivit, il che pu rivelarsi penalizzante per il viaggiatore in treno. Qualche piccolo passo in avanti stato compiuto sul piano della responsabilit del vettore ferroviario per danni ai passeggeri ed ai loro bagagli. Fino al 1977 tale responsabilit era strutturalmente collegata all'anormalit del servizio, dispondendosi infatti che se il viaggiatore subiva un danno nella persone in conseguenza all'anormalit verificatasi nell'esercizio ferroviario, l'Amministrazione ne risponde, a meno che provi che l'anormalit avvenuta per caso fortuito o forza maggiore. Con la legge del 1977, dunque, il riferimento all'anormalit del servizio venuto meno, prevedendosi ora che se il viaggiatore durante la sua permanenza sui veicoli ferroviari subisce un danno alla persona in conseguenza di un incidente che sia in relazione con l'esercizio ferroviario, l'amministrazione ne risponde a meno che prvi essere l'incidente avvenuto per causa ad essa non imputabile. Si tratta per di piccoli passi. Molto resta ancora da fare per garantire ai passeggeri dei treni un'effettiva salvaguardia nei confronti degli abusi di posizione dominante posti in essere da Trenitalia, che continua a gestire, in regime di monopolio, l'attivit di trasporto ferroviario nel nostro Paese. Qualche speranza giusto nutrire in vista dell'ormai prossima (dicembre 2009) entrata in vigore di un nuovo Regolamento CE in tema di diritti ed obblighi dei passeggeri nel trasporto ferroviario. Tale regolamento contiene un'articolata disciplina in materia di informazioni che le imprese ferroviarie sono tenute a fornire: obblighi nei confronti dei viaggiatori in caso di ritardo, prestazioni a favore dei disabili, trattamento dei reclami. Ma a be riflettere, finch persister il monopolio e non si realizzer un'effettiva concorrenza tra vettori ferroviari sulla rete nazionale, molto probabile che le speranze restino nuovamente deluse e che lievi miglioramenti qualitativi del servizi siano accompagnati da significativi incrementi dei costi.

Il trasporto a fune Il trasporto a fune presenta alcune particolarit che riguardano anzitutto la responsabilit del vettore per i sinistri subiti dal viaggiatore durante il trasferimento. Ai fini della responsabilit del vettore per i sinistri che colpiscano il viaggiatore, devono considerarsi avvenuto durante il viaggio anche i sinistri capitati nel corso delle operazioni preparatorie o accessorie al trasferimento. Dunque, il viaggio si ritiene cominciato con il seguente sorgere della presunzione di responsabilit del vettore, qualche momento prima che il passeggero si sia insediato stabilmente sul veicolo: vale a dire quando il passeggero si accinge a prendere posto sul seggiolino in moto, dato che il vettore tenuto a mettergli a disposizione non soltanto il posto sul seggiolino stesso, ma anche l'opera dei suoi dipendenti specificamente incaricati dalla sorveglianza sul regolare accesso al veicolo e deputati ad agevolare, eventualmente, i passeggeri a prendere posto sui seggiolini in moto. Anche l'individuazione del momento terminale del viaggio presenta, nel trasporto in seggiovia, qualche particolarit: esso deve individuarsi non nella semplice discesa del passeggero dal veicolo, ma nell'avvenuto compimento dei pochi passi necessari per neutralizzare la spinta nella corsa. Se cos non fosse, per intenderci, il gestore di un impianto di risalita non risponderebbe dei danni subiti da uno sciatore che, liberatori del seggiolino, cada rovinosamente in conseguenza del ghiaccio presente nel tratti di pista, non adeguatamente pulito. Particolarit pi accentuate presenta il trasporto in sciovia o mezzi simili, il cosiddetto skilift. In tal caso, il gestore dell'impianto di risalita si limita a fornire la pista di risalita e l'energia di trazione e l'ausilio di suoi dipendenti per l'aggancio, nonch la sorveglianza al momento dello sgancio. E' per lo sciatore a dover provvedere a tutto il resto, tenendosi in equilibrio su s stesso e sul mezzo, operando le correzioni di rotta rese necessarie dalle inevitabili irregolarit del percorso (obbligo di collaborazione). Responsabilit del gestore di impianti di risalita e contratto di skipass Chi si avvale di un impianto di risalita sulle piste da sci non ha interessa nella semplice prestazione di trasferimento, ma intende realizzare, attraverso il trasporto, una pi ampia finalit turistico-ricreativa consistente nella pratica degli sport invernali. Ed altrettanto semplice osservare che la maggior parte dei sinistri si verifichino non gi durante le fasi di salita e discesa dal mezzo di trasporto a fune, bens nel corso della discesa sulle piste da sci servite dagli impianti di risalita. E' evidente che l'eventuale configurazione di un vincolo giuridico del gestore degli impianti di risalita ad apprestare le idonee condizioni, tecniche e di sicurezza, per la fase di discesa si traduce in un obbligo di protezione a suo carico di portata ben pi ampia rispetto a quello incombente sul comune vettore. A tale fine possiamo ricordare il cosiddetto contratto di skipass, caratterizzato in virt della maggior ampiezza delle obbligazioni assunte dal gestore di impianti di risalita, che consistono non solo nell'assicurare le prestazioni di trasferimento agli utenti (trasporto), ma nel consentire loro la normale esplicazione dell'attivit

sciatoria da monte a valle, attraverso la fornitura di una serie di servizi, consistenti ad esempio in un'adeguata manutenzione delle piste, nella loro idonea segnaletica, nella rimozione di ostacoli pericolosi, nella predisposizione di efficienti attivit di soccorso e cos via. Il vettore, dunque, potr liberarsi della responsabilit dimostrando di aver adottato tutte le misure prescritte volte ad assicurare all'utente il normale svolgimento dell'attivit sciatoria sulle piste e, quindi, con la prova del caso fortuito, della forza maggiore, del fatto colposo del terzo o dello sciatore stesso.

TURISMO E DIPORTO NAUTICO


La nautica da diporto La navigazione effettuata in acque marittime ed interne a scopi sportivi e ricreativi e senza fine di lucro definita giuridicamente come nautica da diporto. Il fine sportivo e ricreativo ed il carattere non lucrativo dell'attivit valgono dunque a giustificare una disciplina speciale della navigazione da diporto, rispetto a quella generale del codice della navigazione. La principale fonte di questa regolamentazione specifica oggi costituita, dunque, dal codice della nautica da diporto. Per le situazioni, invece, non previste dal codice della nautica da diporto trova applicazione la disciplina generale del codice della navigazione. L'unit di diporto si qualifica:

Nave da diporto: con scafo > 24m Imbarcazione da diporto: con scafo compreso tra 10m e 24m Natante da diporto: con scafo < 10m

Il codice assicurativo sancisce poi il divieto di porre in navigazione in acque ad uso pubblico unit di diporto (con l'eccezione di quelle non dotate di motore) non coperte da assicurazione obbligatoria della responsabilit civile verso terzi. Nell'ipotesi assai frequente nella nautica da diporto il trasporto di persone effettuate per spirito di amicizia, cio senza un interesse economico (c.d. Trasporto amichevole). In tale fattispecie non sorge alcun vincolo contrattuale tra viaggiatore e proprietario dell'unit da diporto, dunque quest'ultimo pu rispondere degli eventuali sinistri subiti dai trasportati soltanto in via extracontrattuale. L'utilizzazione commerciale di unit da diporto L'unit da diporto pu consentire il soddisfacimento della finalit turistico-ricreativa quando utilizzata a fini commerciali. L'uso commerciale va anzitutto annotato nei registri di iscrizione delle unit da diporto, con l'indicazione delle attivit commerciali svolte e dei proprietari o armatori delle unit. Inoltre, se le attivit commerciali sono svolte con unit da diporto battenti bandiera

di uno dei Paesi dell'UE, l'imprenditore deve presentare all'autorit marittima del luogo in cui si trova abitualmente l'unit da diporto una dichiarazione contenente una serie di elementi quali: Caratteristiche dell'unit Il titolo (propriet, leasing) dell'unit da diporto Estremi della polizza assicurativa Chi esercita attivit commerciali di utilizzazione di unit da diporto in assenza di tali condizioni di regolarit soggetto a sanzioni amministrative pecuniarie. La locazione di unit da diporto La locazione di unit da diporto il contratto con il quale il locatore si obbliga, verso corrispettivo, a cedere ad altri (conduttore) il godimento dell'unit da diporto per un periodo di tempo determinato. Nella locazione il conduttore ad esercitare la navigazione assumendone la responsabilit e i rischi. Se l'oggetto di locazione una nave o un'imbarcazione da diporto, il contratto di locazione redatto per iscritto a pena di nullit ed tenuto a bordo in originale o copia conforme. Il locatore tenuto a consegnare l'unit da diporto, con le relative pertinenze, in perfetta efficienza, completa di tutte le dotazioni di sicurezza e munita dei documenti necessari per la navigazione e coperta dall'assicurazione obbligatoria. Dal canto suo, il conduttore, oltre a pagare il corrispettivo pattuito, tenuto ad utilizzare l'unit da diporto in conformit alle finalit del diporto. Il contratto di locazione non si rinnova automaticamente alla scadenza, andando dunque in direzione opposta alla regola secondo la quale si ha rinnovo tacito della locazione. Regole particolari sono poi previste per la consegna in ritardo dell'unit da diporto rispetto al termine stabilito. Se il bene riconsegnato dal conduttore con un ritardo non eccedente la decima parte del periodo di durata del contratto (ad esempio, in una locazione di dieci giorni, il ritardo non ecceda un giorno) non dovuto risarcimento danni al locatore, ma per il periodo eccedente la durata del contratto (il giorno di ritardo) il conduttore tenuto a pagare un corrispettivo doppio rispetto a quello pattuito nel contratto. Il noleggio (o charter) di unit da diporto Il noleggio di unit da diporto (o charter) il contratto con cui una delle parti (noleggiante), verso un determinato corrispettivo (nolo) si obbliga a mettere a disposizione dell'altra (noleggiatore) l'unit da diporto per un determinato periodo da trascorrere a scopo ricreativo in zone marine o in acque interne di sua scelta, in navigazione o anche da fermo. Netta la distinzione tra noleggio e locazione di unit da diporto. Il noleggio si caratterizza, infatti, in virt della permanenza dell'unit stessa nella disponibilit del noleggiante, alle cui dipendenze resta anche l'equipaggio. Il noleggiatore non ha alcuna ingerenza nell'esercizio dell'attivit nautica, ma ha

solo il potere di impartire al noleggiante indicazioni circa l'impiego dell'unit da diporto per la durata del noleggio. Il noleggiante, come il locatore, tenuto a mettere a disposizione l'unit da diporto in condizioni di navigabilit ed in perfetta efficienza e soprattutto completa di tutte le dotazioni di sicurezza, tra cui spicca l'assicurazione obbligazione della responsabilit civile. La radicale differenza tra locazione e noleggio si riflette dunque sugli obblighi del noleggiatore, meno stringenti in questo caso. Il noleggiatore, infatti, oltre che all'obbligo di pagare il corrispettivo previsto per il noleggio, tenuto soltanto a provvedere, per la durata del contratto, al combustibile, all'acqua e ai lubrificanti necessari. Il contratto di ormeggio Presenta particolare interesse il contratto di ormeggio, con il quale il diportista ottiene da un concessionario di un'area demaniale, dietro un determinato corrispettivo, la possibilit di sostare con un'unit da diporto per un tempo determinato in un approdo turistico, oltre a determinati servizi aggiuntivi (alcuni dei quali essenziali in relazione alla causa del contratto, come la manutenzione delle banchine). Il contratto di ormeggio atipico poich non risulta contemplato n nel codice civile, n nei codici della navigazione. Non per questo, tuttavia, bisogna avere dubbi sulla sua legittimit, in quanto senza dubbio realizza interessi meritevoli di tutela. E' inoltre un contratto misto, poich costituisce la sintesi unitaria di una serie di prestazioni diverse tra di loro. Al pari del contratto di albergo, il contratto di ormeggio pone il problema di distinguere tra prestazioni qualificanti la fattispecie atipica e prestazioni semplicemente accessorie. Il contratto di ormeggio, dunque, caratterizzato da una struttura minima essenziale, ossia da prestazioni essenziali per far si che questo si possa definire tale. Stiamo parlando della semplice messa a disposizione ed utilizzazione delle strutture portuali con la conseguente assegnazione di un protetto e delimitato spazio acqueo (c.d. Posto barca). Tale struttura minima essenziale non ricomprenderebbe altre prestazioni, fra le quali ad esempio la custodia del natante. Ci comporta che il diportista ha l'onere di provare l'esplicita previsione di tale prestazione accessoria nell'oggetto del contratto di ormeggio. Tuttavia, nella prassi, il contratto di ormeggio solitamente concluso verbalmente e raramente si riesce a disporre di elementi che provino lo specifico obbligo di custodia che il gestore ha assunto nei confronti del diportista. In questo modo il gestore dell'approdo andr quasi sempre esente da ogni responsabilit per furti, danni a costosi natanti ed oggetti lasciati negli stessi. Tuttavia, alla luce dello sviluppo del turismo nautico, sembrerebbe pi conveniente ritenere la custodia del natante normalmente inclusa nel nucleo essenziale del contratto di ormeggio (e non come prestazione accessoria da poi dover provare), salvo la facolt del gestore dell'approdo di provarne l'assenza nel singolo caso. Il contratto di ormeggio prevede particolari obblighi a carico delle parti.

Tra gli obblighi del diportista ritroviamo l'utilizzazione del posto barca solo per imbarcazioni rientranti nei limiti di misura ed, inoltre, nel mantenimento dell'imbarcazione in stato di decoro o di buona conservazione. Il diportista inoltre obbligato a non cedere a terzi l'utilizzazione del posto barca senza il gradimento del gestore e ad attenersi alle istruzione di sicurezza impartite dal gestore. Gli obblighi del gestore sono invece di assumere l'impegno di mantenere libero il posto barca in assenza del titolare, ad effettuare tutte le operazioni opportune per la sicurezza dell'approdo e delle imbarcazioni, nonch ad effettuare un'adeguata manutenzione delle strutture portuali (corpi morti, catenarie, pontili). Si sta sviluppando recentemente la cosiddetta intestazione azionaria dei posti barca. Si tratta di una particolare forma di gestione dei posti di ormeggio cos strutturata: il socio (diportista) conferisce una certa somma di denaro alla societ per azioni concessionaria del porto turistico, ricevendo in corrispettivo azioni con prestazioni accessorie consistenti nell'attribuzione al titolare del diritto di godimento di un determinato posto barca e le prestazioni tipiche di un contratto di ormeggio. Questa formula consente tuttavia il finanziamento di importanti infrastrutture portuali, destinate alla nautica da diporto, che altrimenti non potrebbero realizzarsi.

DISTRIBUZIONE E PUBBLICITA' DEI SERVIZI TURISTICI


La distribuzione integrata dei servizi turistici La continua evoluzione del settore turistico e l'agguerrita concorrenza tra le imprese produttrici di servizi in esso operanti (strutture ricettive, tour operators, agenzie di viaggio) hanno favorito la diffusione di sofisticati sistemi di distribuzione integrata dei servizi turistici. Avvalendosi di sistemi di distribuzione integrata, l'impresa produttrice dei servizi turistici (albergo, ristorante, tour operator) pu interessarsi alla loro commercializzazione risparmiando in questo modo risorse economiche che, il diretto espletamento di questa fase implicherebbe, e che invece cos vengono investite in pubblicit del marchio e potenziamento dello standard qualitativo del servizio. I vantaggi offerti dai sistemi di distribuzione integrata interessano anche l'impresa rivenditrice dello stesso alla clientela, alla quale si offre cos l'opportunit di entrare sul mercato di quel servizio in posizione privilegiata, evitando i rischi tipici di un'impresa sconosciuta ed autonoma nella fase di avviamento e le spese che essa normalmente comporta. Al rivenditore infatti concesso lo sfruttamento delle conoscenze tecniche, del know how, della notoriet commerciale gi acquisita in quel campo dall'impresa produttrice, mediante il potere-dovere di avvalersi dei relativi segni distintivi (marchio, insegna) concessi in licenza. Il sistema distributivo integrato delle agenzie di viaggio si caratterizza perch ciascuna impresa affiliata conserva la propria indipendenza economica e dispone di un sensibile potere contrattuale nei confronti dei tour operators che producono i pacchetti turistici che le agenzie rivendono lucrando una commissione sull'operazione. Lo schema contrattuale utilizzato in proposito il contratto di affiliazione commerciale (franchising), in cui l'affiliante (titolare del brand) concede

all'agenzia di viaggio affiliata l'utilizzo di segni distintivi, arredi, attrezzature, accesso a banche dati e sistemi software particolari. Il sistema distributivo integrato delle imprese alberghiere e di ristorazione solitamente pi rigido (Holiday Inn, Rosso Pomodoro, Mc Donald's, Best Western). Il produttore del servizio (franchisor) acquista infatti il potere contrattuale di gestire l'impresa alberghiera o di ristorazione di propriet del rivenditore (franchisee). Dunque il contratto di distribuzione integrata genera un gruppo di imprese fondato su un vincolo di subordinazione dei rivenditori alle direttive del produttore-gestore. Contratto di affiliazione commerciale L'affiliazione commerciale (franchising) il contratto fra due imprese, economicamente e giuridicamente indipendenti, in base al quale l'affiliante (franchisor) concede la disponibilit all'affiliato (franchisee), dietro corrispettivo, di un insieme di diritti di propriet industriale o intellettuale relativi a marchi, denominazioni commerciali, insegne, disegni, diritti di autore, know how, brevetti, assistenza e consulenza tecnica e commerciale, inserendo l'affiliato in una serie di network costituito da una pluralit di affiliati distribuiti sul territorio, allo scopo di commercializzare determinati beni e servizi. Nel settore turistico, dunque, l'oggetto del franchising la distribuzione dei servizi. L'adozione di questo sistema di distribuzione ha l'effetto di indurre il pubblico dei consumatori ad identificare produttore e distributore dei servizi nello stesso soggetto. In realt, le imprese che svolgono le due fasi di attivit sono e restano economicamente e giuridicamente distinte. L'affiliazione commerciale, per quanto oggi tipizzata dal legislatore, resta un contratto misto, in cui concorrono le prestazioni tipiche di diversi contratti tipici (somministrazione, licenza d'uso dei segni distintivi, appalto di servizi). Il contratto di affiliazione deve essere obbligatoriamente redatto in forma scritta, e deve contenere: Ammontare degli investimenti e delle spese di ingresso per l'affiliato Modalit di calcolo delle royalties Ambito di esclusivit territoriale Segreto di impresa trasferito Assistenza, consulenza, etc

Al fine di consentire all'affiliato il recupero degli investimenti effettuati in relazione all'ingresso nel network prevista una durata minima del rapporto contrattuale in modo tale da garantire all'affiliato una durata minima sufficiente all'ammortamento dell'investimento. Durata che dev'essere almeno di 3 anni. L'affiliato deve osservare le modalit operative (standard qualitativi, prezzo dei servizi) di svolgimento dell'attivit stabiliti dall'affiliante. Inoltre, per salvaguardare il valore dei segreti di impresa trasferiti, previsto per l'affiliato lo specifico obbligo di osservare e far osservare ai propri dipendenti, anche in seguito allo scioglimento del contratto di franchising, la massima riservatezza in merito al contenuto dell'attivit dedotta dal contratto. Dal punto di vista della concorrenza, i contratti di affiliazione commerciale

costituiscono tipici esempi di intese restrittive della concorrenza. Sennonch, a rigore di logica, tali contratti dovrebbero essere vietati in quanto hanno per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare il gioco della concorrenza all'interno del mercato comune. Invece, poich espressamente prevista nel diritto antitrust sia comunitario che interno la possibilit che l'Autorit competente dichiari inapplicabile il divieto di intese restrittive qualora l'accordo contribuisca a migliorare la produzione o la distribuzione della produzione in termini di efficienza economica e riduzione dei prezzi al dettaglio, i contratti di affiliazione commerciale possono definirsi legittimi al 100%. I contratti di gestione alberghiera Le strutture ricettive sono coinvolte spesso in legami denominati catene alberghiere (Holiday Inn, Best Western, Hilton) che si caratterizzano per contratti il cui oggetto consiste non nella semplice affiliazione commerciale (franchising) bens in una pi ampia delega di gestione dell'impresa (management contracts). Si prevede in particolare che la catena alberghiera provveda alla gestione della struttura ricettiva in nome e per conto del suo proprietario, attenendosi alle istruzioni di quest'ultimo, ma adoperando tecniche di promozione, realizzazione e distribuzione del servizio, know how e segni distintivi propri. L'impresa titolare della catena deve conseguentemente rendere al proprietario il conto della gestione oltre ad informazioni periodiche sui risultati ottenuti. La catena alberghiera conta quindi sull'opportunit di estendere la propria attivit in luoghi in cui assente senza dover sborsare i costi necessari per l'acquisto e la ristrutturazione di interi stabili. Dal canto suo, il proprietario della struttura ricettiva affiliata resta titolare dell'impresa alberghiera che continua ad esercitare a proprio rischio. Possiamo dunque cogliere la differenza tra contratto di gestione e contratto di affitto d'azienda alberghiera: in quest'ultimo caso, a differenza del primo, il rischio di impresa assunto dall'affittuario dell'azienda. Il proprietario della struttura ricettiva, con la stipulazione del contratto di gestione, pu quindi beneficiare dell'avviamento e del know how di una catena ormai affermata sul mercato. Il contratto di gestione alberghiera hanno sollevato qualche dubbio di compatibilit con il diritto societario vigente, poich, delegando la gestione alla societ di management proprietaria della catena alberghiera, prospettano di privare di potere gli organi amministrativi delle imprese alberghiere gestite. Tuttavia sembrerebbe sufficiente a dileguare queste perplessit il fatto che il titolare dell'impresa alberghiera gestita normalmente si riserva il potere di impartire istruzioni vincolanti alla societ di management titolare della catena. La pubblicit dei servizi turistici Merita una specifica attenzione l'applicazione della nuova disciplina della pubblicit commerciale al settore dei servizi turistici.

Si tratta di una regolamentazione finalizzata a salvaguardare turisti consumatori ed imprenditori concorrenti dai pregiudizi economici conseguenti a messaggi pubblicitari ingannevoli. Le disposizioni a tutela dei consumatori stabiliscono, innanzitutto, un divieto di pratiche commerciali scorrette, ossia tutte le pratiche contrarie alla diligenza professionale e false e che possano falsare il comportamento economico del turista medio. Le pratiche commerciali possono essere ingannevoli o aggressive. Le pratiche ingannevoli sono le pratiche commerciali che non rispondono al vero, oppure che, seppur corretta, induce ad errore il turista consumatore medio. Esse sono idonee a far prendere una decisione di natura commerciale ad un turista che altrimenti non avrebbe preso. Le pratiche ingannevoli in genere riguardano destinazione, prezzo, modalit di servizio offerto, itinerario, mezzo e categoria di trasporto. Nell'ipotesi di viaggi organizzati tali informazioni devono essere indicate, in modo chiaro preciso e veritiero, nell'opuscolo informativo. Ne consegue, dunque, che lo strumento per attestare l'ingannevolezza di una pratica commerciale l'opuscolo informativo. Sono, inoltre, vietate le pratiche aggressive, idonee cio a limitare considerevolmente la libert di scelta o di comportamento del turista medio in relazione al servizio turistico e, dunque, ad indurlo ad assumere una decisione di natura commerciale che non avrebbe altrimenti preso. Esempio di tali pratiche sono le ripetute e non richieste sollecitazioni telefoniche, via fax, via email, o mediante altro mezzo di comunicazione a distanza. L'Autorit Garante della concorrenza e del mercato sanzione l'ingannevolezza del messaggio pubblicitario, diffuso tramite l'opuscolo informativo, con l'inibitoria all'ulteriore divulgazione e, nelle ipotesi pi gravi, con l'ordine di pubblicazione, a spese dell'imprenditore turistico, della dichiarazione rettificativa. E' inoltre applicabile una sanzione amministrativa pecuniaria variabile tra i 5.000 e i 500.000 euro. Un'ultima analisi merita la pubblicit comparativa, ossia il confronto con servizi turistici offerti da imprenditori concorrenti. Essa lecita a patto che: riguardi beni e servizi idonei a soddisfare gli stessi bisogni riguardi caratteristiche essenziali e verificabili dei beni e servizi in esame non faccia confusione con i servizi offerti dai concorrenti non provochi discredito e denigrazione a segni distintivi del concorrente non tragga indebito vantaggio dalla notoriet connessa ai segni distintivi del concorrente

IL CONTRATTO DI LAVORO NEL TURISMO


Turismo e diritto del lavoro Il rapporto di lavoro nel settore del turismo regolato, in via generale, dalle regole di diritto del lavoro. Bisogna per aggiungere che l'offerta di lavoro nel settore turistico si caratterizza in

virt di accentuate esigenze di flessibilit del rapporto di lavoro: le imprese turistiche necessitano infatti di prestazioni lavorative a carattere discontinuo e prevalentemente svolte in periodi di ferie. Il bisogno di flessibilit del rapporto di lavoro nel settore turistico non poteva essere ignorato dal legislatore. Il lavoro intermittente nel turismo Il lavoro intermittente (o a chiamata) prevede che il lavoratore si ponga a disposizione di un datore di lavoro, restando pronto a rispondere all'eventuale chiamata di quest'ultimo, che pu avvalersene per svolgere prestazioni lavorative a carattere discontinuo o intermittente, ogni volta che insorgano necessit organizzative. Si tratta, insomma, di una particolare tipologia di contratto di lavoro subordinato caratterizzata anche dall'assenza di un prestabilito orario di lavoro, fisso o variabile. Al fine di scongiurare le conseguenze negative della precariet del rapporto di lavoro, era stata soppressa la tipologia del lavoro intermittente, con eccezione per i soli settori del turismo e dello spettacolo, dove continuava a vigere. Tuttavia, il lavoro intermittente presenta notevoli vantaggi sia per il lavoratore che per l'impresa turistica. I vantaggi per il lavoratore sono dati dall'opportunit di una parziale stabilizzazione del rapporto di lavoro, con le prospettive di una maggiore tutela assistenziale e di un percorso di carriera. I vantaggi per l'impresa turistica sono dati dalla facolt di quest'ultima di potersi liberare del lavoratore non pi utile semplicemente non effettuando la chiamata e non andando incontro, quindi, alle rigorose regole in materia di licenziamento. In virt di questi vantaggi la figura del lavoro intermittente stata ripristinata in via generale e, quindi, non pi limitatamente ai settori del turismo e dello spettacolo Per fronteggiare i picchi di attivit che si verificano durante i fine settimana sono stati previste particolari tipologie di contratti di lavoro a tempo parziale: i contratti week end che si caratterizzano in virt della durata della prestazione lavorativa inferiore al limite minimo previsto la generalit dei casi (15 ore settimanali) e pari ad almeno 8 ore settimanali. La stipulazione di questi contratti per sottoposta ad alcuni vincoli relativi alle categorie di lavoratori interessati, che possono essere soltanto studenti (che abbiano compiuto 16 anni), ed ai periodi nei quali la prestazione deve rendersi, che devono coincidere con i giorni di sabato e domenica.

TURISMO E RESPONSABILITA' CIVILE


Il danno da vacanza rovinata La massificazione del turismo rende pressoch inevitabile una certa standardizzazione dei servizi offerti al turista e dunque alto, specialmente in periodi di alta stagione, il rischio di inadempimenti pi o meno gravi nella loro esecuzione. Il turista non quasi mai attrezzato a risolvere i problemi che si pongono nel corso della vacanza in un luogo lontano dalla propria abituale residenza ed inoltre preferisce quasi sempre subire pur di non perdere il poco tempo a disposizione per rilassarsi Il tour operator, inoltre, non risulta mai incentivato ad attivarsi, specialmente se gli interventi risultano onerosi e, soprattutto, se il prezzo dei servizi rimasti inadempiuti gi stato corrisposto dallo sfortunato turista. Tuttavia, fermo restando che il turista deve comunque presentare un minimo di spirito di adattamento, va introdotto il concetto del danno da vacanza rovinata. Se, infatti, il danno subito dal cliente specifico e provato e, soprattutto, rilevante in relazione alla tipologia di prestazione turistica acquistata, il rimborso della semplice differenza di prezzo tra quanto promesso e quanto effettivamente ottenuto non risulta una compensazione adeguata. Ad esempio, Tizio spende 2000 euro per recarsi alle Maldive in occasione del periodo di Natale per godersi l'unico periodo delle ferie lavorative di cui dispone nel corso dell'anno ed un improvviso overbooking aereo gli impedisce di partire. E' normale che in una simile situazione sarebbe alquanto insufficiente rimborsare a Tizio i soli 2000 euro spesi per il viaggio, non tenendo conto che Tizio si visto sfumare l'unica occasione dell'anno per rilassarsi al mare evadendo dai propri impegni di lavoro. Il concetto di danno da vacanza rovinata dunque la lesione dell'interesse del turista al pieno godimento del proprio tempo libero. Tuttavia, a differenza dell'ordinamento tedesco, dove il danno da vacanza rovinata previsto dal lontano 1979, il nostro codice civile non prevede alcunch al riguardo. L'evoluzione giurisprudenziale Basandosi sul fatto che il danno derivante dalla minore piacevolezza e dal pi basso comfort dei luoghi di soggiorno dovesse qualificarsi come un danno morale, la giurisprudenza pi antica non giudicava giusta la risarcibilit di quest'ultimo, poich prevedeva la risarcibilit solo per i danni morali conseguenza di illeciti penali. La svolta si ha grazie alla Corte di Giustizia delle Comunit Europee che, con una sentenza del 2002, ha riconosciuto al consumatore il diritto al risarcimento del danno morale derivante dall'inadempimento o dalla cattiva esecuzione delle prestazioni previste nel contratto di vendita di pacchetti turistici. Si arrivati a tale conclusione ragionando sul fatto che, poich tale diritto esplicitamente sancito dalla legislazione di alcuni Stati membri (come la Germania), il suo eventuale disconoscimento in altri Paesi europei genererebbe distorsioni di concorrenza tra gli operatori stabiliti nei diversi Stati membri.

Il danno da vacanza rovinata atipico La corte di Giustizia assume una precisa posizione anche in relazione all'inquadramento giuridico del danno da vacanza rovinata, che viene considerato come un danno morale da inadempimento contrattuale. Deve ritenersi cos definitivamente superato l'orientamento dottrinale che proponeva di configurare la fattispecie in questione in termini di danno patrimoniale, qualificando la vacanza come bene giuridico suscettibile di autonoma valutazione economica in base ai profitti che il lavoratore non ha realizzato durante il periodo di ferie non godute. Resta da verificare la possibilit di riconoscere la risarcibilit del danno da vacanza rovinata anche in ipotesi di acquisto, da parte del turista, di singoli servizi turistici disaggregati (volo aereo, alloggio in albergo, passaggio nave) che, nel caso in cui non formano un pacchetto, non sono regolati dal codice del consumo. Meritevole di considerazione allora il tentativo di valorizzare l'idoneit del contratto alla realizzazione anche di interessi non patrimoniali e conseguentemente adeguando il sistema della responsabilit contrattuale disegnato dal nostro codice civile. In questa chiave, posto che l'interesse del creditore (turista) all'adempimento dell'obbligazione (dedotta dal contratto di viaggio) pu anche non essere patrimoniale, la sua perdita consiste oltrech nel valore patrimoniale oggettivo della vacanza (prezzo pagato per il servizio turistico), in quel valore soggettivo ed individuale (recupero delle energie profuse in un intenso anno di lavoro) che assume rilievo giuridico sebbene privo dei connotati dell'economicit. Aderendo a quest'ultima ricostruzione, la risarcibilit del danno da vacanza rovinata in ipotesi di acquisto di servizi turistici disaggregati sarebbe dunque possibile (cosiddetto danno da vacanza rovinata atipico). Danno da vacanza rovinata e cumulo di responsabilit contrattuale ed extracontrattuale La causa concreta di svago e di vacanza quella che il turista vuole perseguire con la stipulazione del contratto. Questa impostazione sicuramente agevola il riconoscimento di una tutela contrattuale al consumatore le cui aspettative di riposo e di relax siano state frustrate da inadempimenti. In questi casi, pur configurandosi il danno da vacanza rovinata come danno non patrimoniale da inadempimento contrattuale, si invoca spesso la categoria del danno esistenziale. Esso classificato come un disagio psicofisico avvertito dal turista in conseguenza della mancata realizzazione di un programma di vita ed in particolare la definitiva privazione del godimento del diritto alle ferie, costituzionalmente garantito. Un danno esistenziale potrebbe, occorre puntualizzare, configurarsi nel caso in cui la lesione genera una reale e permanente alterazione delle abitudini e degli interessi relazionali. Dunque, il danno esistenziale potrebbe supporsi solo in ipotesi del tutto particolari di vacanza rovinata, programmata ad esempio per celebrare un avvenimento irripetibile (nozze, laurea). Va sicuramente esclusa la sussistenza del danno esistenziale in quei casi

(cancellazione del volo, perdita di bagagli, etc) in cui la lesione, pur riguardando un diritto costituzionale garantito risulti temporanea e comunque non significativa. Qualche giudice ha infine ipotizzato che il danno da vacanza rovinata debba configurarsi come un danno biologico causato dal pregiudizio subito dalla salute dell'individuo, in termini di proiezione negativa nel suo futuro esistenziale delle conseguenze dell'evento dannoso. E' da precisare al riguardo, tuttavia, che il danno biologico pu essere oggetto di valutazione giudiziale nel caso in cui esistano anche le prove medico-legali con le quali quantificare la lesione psico-fisica. La quantificazione del risarcimento e la prescrizione E' ormai idea risalente che il vero problema del danno da vacanza rovinata non consista tanto nell'individuazione, quanto nella sua quantificazione. Al fine di quantificare il danno da vacanza rovinata ci si avvale di criteri di liquidazione equitativa che fanno riferimento alle Tabelle di Francoforte elaborate dal Tribunale di Francoforte e che riportano analiticamente le singole voci di danno da vacanza rovinata. Tuttavia, la stessa giurisprudenza tedesca ha chiarito che le Tabelle non costituiscono un vincolo per il giudice n possono essere meccanicamente applicate senza una doverosa constatazione del caso concreto. C' insomma una certa esigenza di flessibilit dei criteri di liquidazione del danno da vacanza rovinata, che prevede che ogni caso concreto sia idoneamente esaminato, in particolare per quanto riguarda la tipologia di viaggio e le motivazioni dello spostamento. La monetizzazione del danno viene condotta tenendo conto dei parametri soggettivi del danneggiato (condizione personale, attivit lavorativa, et) e criteri oggettivi.

LA TUTELA DEI DIRITTI DEL TURISTA


La tutela del turista tra diritto interno e comunitario La Carta dei diritti del turista il documento pi significativo in materia di diritti del turista. E' questo un documento redatto dal Ministero dell'Industria in almeno 4 lingue che contiene informazioni sui diritti del turista ed, in particolare, sulle procedure di ricorso, sulle forme di arbitrato e di conciliazione utilizzabili in caso di inadempienza contrattuale dei fornitori dell'offerta turistica. Tuttavia, Il diritto comunitario prevede metodi alternativi di risoluzione extragiudiziale delle controversie. Una direttiva del Parlamento Europeo del 2008 ha previsto una serie di norme che disciplinano la mediazione, per tale intendendosi qualsiasi procedimento dove due o pi parti di una controversia tentanto di raggiungere un accordo grazie all'aiuto di un mediatore. Tuttavia tale direttiva si applica solamente alle controversie che prevedono che almeno una delle due parti sia domiciliata o risieda in uno Stato membro diverso da quello dell'altra parte.

La conciliazione nel settore turistico Ad alcuni anni di distanza, la legge quadro sul turismo assegna alle Camere di Commercio un ruolo centrale in ambito di conciliazione nel settore turistico. Le Camere di Commercio hanno infatti oggi la facolt di costituire commissioni arbitrali e conciliative per la risoluzione di controversie tra imprese e tra imprese e consumatori ed utenti inerenti la fornitura dei servizi turistici. Questa cosa trova ragione di esistere per realizzare un effetto deflattivo del contenzioso, ossia per agevolare allo stesso tempo l'accesso alla giustizia da parte di soggetti deboli, come in consumatori-turisti e le piccole imprese, in considerazione della lunghezza e del costo del giudizio ordinario vistosamente sproporzionati rispetto al valore medio delle controversie in materia turistica. La legge quadro sul turismo del 2001 menziona dunque sia modelli processuali alternativi come l'arbitrato, sia modelli alternativi di processo, come le procedure di conciliazione. L'eventuale attivazione della procedura di conciliazione richiede la previsione di una specifica clausola nel contratto turistico. I conciliatori vengono scelti in base alle singole procedure previste della Camere di Commercio. I turisti hanno tuttavia la facolt di avvalersi di procedure di conciliazione, dell'assistenza di consulenti e legali delle associazioni di consumatori. Sono questi i cosiddetti rappresentanti del turista, il cui compenso a carico della Camera di Commercio. Se viene raggiunto un accordo, questo deve formare oggetto di un verbale di conciliazione sottoscritto dalle parti in lite, con il quale le parti, facendosi reciproche concessioni, pongono fine ad una lite gi incominciata oppure prevengono una lite che pu sorgere tra di loro. Le azioni collettive risarcitorie (class actions) Nei frequenti casi in cui risultino lesi i diritti di una pluralit di consumatori o di utenti (e quindi anche di turisti), l'azione collettiva risarcitoria consiste ad alcuni soggetti qualificati, quali le associazioni dei consumatori, di agire in giudizio per l'accertamento del diritto al risarcimento del danno o alla restituzione delle somme spettante ai singoli consumatori in caso di illeciti extracontrattuali o di pratiche commerciali scorrette. Il beneficio cosi offerto al turista-consumatore evidente: costui non deve farsi pi carico del costo processuale in quanto non tenuto a costituirsi in giudizio ma solo a comunicare all'associazione dei consumatori la propria adesione ad una class action gi intrapresa. E' l'associazione dei consumatori che, in rappresentanza di un'intera classe di utenti, pu chiedere di ottenere la tutela giurisdizionale per una massa di diritti identici. Il costo processuale, gravante solo sull'utente, perci notevolmente ridotto, in quanto affrontato una sola volta per tutte le liti omogenee coinvolgenti i membri della classe.

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