Sei sulla pagina 1di 15

Direttore Luca Beltrami Gadola

Numero 28 Anno II
27 luglio 2010

edizione stampabile

www.arcipelagomilano.org

Editoriale LBG - UNIT DITALIA. LA MORATTI PERDE TRE A ZERO Approfondimenti Walter Marossi - AI PRIMORDI DEL CENTROSINSTRA: IL 1900 Economia Giuseppe Ucciero - LAFFAIRE POMIGLIANO O DELLARTE DI FARSI DIRE DI NO. Ambiente e scienza Mario De Gaspari - SANTA GIULIA. PAGARE E MORIRE AVVELENATI Urbanistica Giorgio Goggi - MORATTI LA SMEMORATA DI PIAZZA MEDA Architettura Filippo Beltrami Gadola - LUTOPIA E LA DENSIT INFINITA DallArcipelago Giulio Rubinelli - AHMADINEJAD E IL POLIPO PAUL Primo Piano Carlo Dalla Chiesa - LA NDRANGHETA E A MILANO Citt Giovanni Zanchi - LA MORATTI SPEGNE MILANO Mobilit Luca Carra - IL CASO SANT'AMBROGIO

Video Pierfrancesco Majorino: IL PGT DI L DA VENIRE

Musica Jacques Brel Les Bourgeois

Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit in ARTE & SPETTACOLI MUSICA a cura di Paolo Viola CINEMA- a cura di Giulio Rubinelli TEATRO a cura di Guendalina Murroni

Editoriale UNIT DITALIA. LA MORATTI PERDE TRE A ZERO L.B.G.


Il Comune di Milano si muove con poco entusiasmo verso la celebrazione del 150 anniversario dellUnit dItalia: tre piccole serate di musica al Museo del Risorgimento promosse dallineffabile assessore alla cultura Massimiliano Finazzer Flory.Poi si vedr, a condizione di non urtare troppo la sensibilit della Lega che su questo tema fa di tutto per prendere le distanze: per lei lUnit dItalia una specie di oltraggio alla fiera razza padana, indifferente per al fatto di essersi stabilmente insediata a Roma capitale dItalia - a sorreggere le vacillanti sorti del governo Berlusconi. Ma chi arriver in pole position alla fatidica data del 18 febbraio 2011, a centocinquanta anni dalla prima riunione del Parlamento dellItalia unita? La Moratti ormai la gara lha persa e i veri simboli dellUnit dItalia li conosciamo tutti e sono tre: mafia, camorra e ndrangheta. Mentre lei, in compagnia del prefetto e di altre anime candide negava levidenza, la criminalit organizzata si impossessata dellintero Paese: una vera conquista partendo dal sud, la nuova questione meridionale. Chi pi colpevole? Chi era distratto? Chi magari ci ha messo del suo? E pensare che allorigine del tutto probabilmente ci sono quegli sciagurati domicili coatti ai quali la magistratura meridionale ha condannato molti mafiosi, pensando forse che la societ del nord, per definizione allora sana, avrebbe impedito il propagarsi della malattia. Cos non stato. La societ del nord, quella lombarda in particolare, si mostrata molto permeabile anche se non sono del tutto chiare le ragioni di tanta debolezza. Al fondo di tutto, in tempi abbastanza recenti, lamore e lattac-camento lombardi e milanesi al lavoro si sono tramutati in desiderio puro di denaro, non come premio e riconoscimento della propria laboriosit in maniera un po calvinista ma come puro status simbol. Dunque anche le scorciatoie per arrivarci sono diventate attraenti. Non passa giorno senza che i giornali ci informino che la malavita si impossessata di ristoranti, aziende, fattorie agricole; non passa giorno che qualcuno non lamenti che il mondo della finanza diventato il loro regno; non passa giorno che si scoprano nuove bande di estorsori in allegra combutta con la gente del posto: le cronache non parlano solo di nomi dorigine calabrese, siciliana o gi di l ma troviamo anche i Brambilla. Ormai in certi ambienti ci si augura di trovare un Mangano da ospitare nelle proprie scuderie e ci si guarda attorno. Che cosa venuto a mancare? E il crollo delle ideologie? Non facciamo ridere, mancato solo il buon esempio e sono proliferati i cattivi esempi seguendo il vecchio adagio che il pesce puzza dalla testa. Personalmente devo dire che rimpiango i tempi della Balena bianca, quando come altrettanti sepolcri imbiancati molti politici non facevano nulla di diverso da quello che alcuni loro eredi fanno ora, ma sulle piazze e nella vecchia televisione in bianco e nero, in giacca e cravatta, predicavano bene, invitavano allonest e alla parsimonia, al rispetto per gli altri e allamore del prossimo. Oggi ne fanno di tutti i colori e se ne vantano, e se proprio non possibile vantarsene non se ne vergognano. Viva lipocrisia! Fa meno danni.

Approfondimenti AI PRIMORDI DEL CENTROSINSTRA: IL 1900 Walter Marossi


La prima giunta di centro sinistra a Milano si insedia nel gennaio del 1900 e si dimette nel 1904. La vicenda, che evidenzia il ruolo nazionale di apripista politico della citt, si dipana tra scissioni socialiste, rotture tra estremisti e riformisti, laici e cattolici, preparazione dellexpo, influenze massoniche, conflitti dinteressi, contrasti sul ruolo del pubblico nellerogazione dellenergia e dellacqua, scontri con i proprietari di terreni e i costruttori, proteste operaie e rigurgiti polizieschi, etc. Con leccezione del ruolo del re, quasi nulla che non ci tocchi ancoroggi. Le elezioni amministrative erano convocate per il dicembre 1899. Dopo lo stato dassedio invocato dalle autorit cittadine e messo in atto dal commissario regio generale Bava Beccaris, dopo gli arresti e le condanne dei socialisti e dei repubblicani (a Turati e Chiesa furono comminati 12 anni), dopo che Pelloux aveva presentato in Parlamento una serie di progetti gravemente lesivi delle principali libert previste dallo Statuto, i conservatori milanesi pensavano di vincere senza problemi. Invece il 1898 era stato vissuto dalla citt come una rottura dello spirito risorgimentale. Non si era trattato soltanto della morte di cittadini innocenti, n solo della chiusura di alcuni circoli e dellarresto di alcuni dirigenti (in fondo Crispi laveva gi fatto nel 1894). Per la prima volta venivano in nome di unemergenza del tutto fittizia travolte le regole costituzionali. Lo stato dassedio diede limpressione che la monarchia e il governo stavano prendendo una strada reazionaria, un ritorno a un clima austriacante. Al contrario di quanto previsto dai conservatori la repressione aveva quindi generato uno spirito di rassemblement tra partiti popolari, in particolare i socialisti avevano abbandonato la loro tradizionale ostilit e intransigenza nei confronti dei repubblicani e dei democratici, auspicando anzi alleanze le pi larghe possibili per il ripristino delle libert. Le elezioni amministrative, si votava con un sistema di liste maggioritario, furono cos vinte dalla coalizione popolare (diciamo il centrosinistra): quarantuno gli eletti i radicali (tra cui Mussi, De Cristoforis, Marcora, Missori, Salmoiraghi), dodici i socialisti (Luigi Majno, Gnocchi Viani, Emilio Caldara, Angelo Filippetti, Filippo Turati), dieci i repubblicani. La vittoria social-radicale a Palazzo Marino fu cos commentata dal quotidiano conservatore La Perseveranza: con le leggi elettorali come la nostra, quando in una citt eminentemente industriale e dove limmi-

grazione imponente e continua, anche quelli che si possono dire gli ultimissimi venuti hanno diritto al voto, o le prove dintelligenza e le ragioni di censo per il corpo elettorale sono mantenute nei limiti irrisori, quando qualche ragione deconomico malessere, affatto indipendente dalle amministrazioni civiche, grava su di un paese, ben si comprende come le masse sobillate da pochi o col verbo socialista o col verbo repubblicano, si buttino nel fallace sogno di un migliore avvenire [...] inoltre vi un generale abbassamento del livello distruzione invano coperto dallorpello di unistruzione impartita al proletariato in modo tanto deficiente da renderla assai pi pericolosa che utile. Insomma era colpa degli immigrati, dellignoranza e del governo nazionale che non sapeva gestire bene la crisi economica. Bossiani ante litteram?) Sindaco viene eletto Giuseppe Mussi, il pi vecchio e autorevole leader del radicalismo milanese. I socialisti i repubblicani non entrarono In giunta, ma danno lappoggio esterno: laccordo con i democratici era infatti tuttaltro che organico. Gli esordi non furono entusiasmanti: nata pi che altro come un blocco antireazione, la nuova maggioranza non aveva preparato un programma di governo cittadino e aveva eletti privi di esperienza amministrativa. Solo dopo qualche mese si trovarono gli accordi su alcuni punti qualificanti: la questione della costruzione di alloggi popolari, la refezione scolastica Ma persisteva il dissenso sul ruolo economico gestionale del municipio. Repubblicani e socialisti erano infatti favorevoli a una campagna di intensa ed estesa municipalizzazione. Eugenio Chiesa chiese alla giunta di sciogliere il contratto con lUnion des gaz, unimpresa a prevalenza di capitale francese, che forniva lilluminazione pubblica al Comune e successivamente propose la municipalizzazione dellenergia idrica gestita dalla Edison. La parte moderata della Giunta Mussi era per contraria alla municipalizzazione, e il sindaco

minacci le dimissioni se la municipalizzazione fosse passata in consiglio. Tanto pi che secondo il sindaco la municipalizzazione sarebbe costata troppo per il Comune gi in disavanzo; la questione della contrapposizione tra favorevoli e contrari al deficit spendig fa la sua prima vittima nelle sinistre. Infatti L Avanti critic la giunta provocando la crisi: Lamministrazione democraticissima di Milano ha messo il codino e la parrucca; con tutte le diavolerie della modernit. La municipalizzazione diventata per essa un atto di sovversione; e dire che in Inghilterra la municipalizzazione lhanno fatta i liberali! Nella colta Milano, invece, la democrazia preferisce il contratto privato. Ora la nostra attenzione richiamata dal fatto che qualcuno che dirige la manovra di opposizione alla proposta di municipalizzazione grande azionista della societ cui vantaggio si vuole rinnovare il contratto. Le grandi idealit della democrazia borghese si eclissano davanti al Dio affari. Questa sopraffazione degli interessi privati sul pubblico un vero atto di camorra amministrativa che vale a provare che mentre tutte le accuse di camorrismo si scagliano contro il Mezzogiorno, se Messena piange, Sparta non ride. Le polemiche sul conflitto di interesse di diversi consiglieri, con accuse che si scambiavano maggioranza e opposizione, nonch allinterno della maggioranza e dellopposizione, rendevano il clima incandescente. Mussi stanco e malato si dimette a succedergli viene eletto Giovan Battista Barinetti una figura minore del radicalismo milanese. Nella nuova giunta, fatto di fondamentale importanza nella storia cittadina, entrano i socialisti: Majno assessore anziano, Filippetti allo Stato civile e Arienti ai lavori pubblici. Per la prima volta rappresentanti di un partito non risorgimentale e da molti ritenuto eversivo amministravano la citt. Si trattava di un successo di tutti i socialisti ma in particolare della corrente riformista, impegna-

ta in quegli anni anche nel sostegno al governo Zanardelli Giolitti, forse il pi importante tentativo riformatore del 900. Per la nuova giunta le municipalizzazioni diventano parte del programma. Lingresso dei socialisti in giunta coincise per anche con la sconfitta dei riformisti nel partito tant che in citt esistevano in pratica due PSI: la federazione che era controllata dai sindacalisti rivoluzionari mentre i riformisti si erano organizzati nei Gruppi socialisti: i due gruppi spesso presentavano candidati contrapposti nelle elezioni politiche che si svolgevano sulla base di un sistema maggioritario a collegio. La spaccatura tra i socialisti (come curiosamente avverr anche nel secondo dopoguerra) confermata al congresso nazionale di Bologna, acceler la fine dellesperimento di amministrazione democratico della citt riconsegnando la citt alle destre. Nel settembre 1904 dopo un eccidio di minatori avvenuto a Buggerru in Sardegna proprio lala pi radicale del Psi, proclama il primo sciopero generale nazionale, che tra blocchi stradali, blocco della luce e del gas si protrae per circa una settimana. Milano lepicentro di uno scontro che si conclude con una secca sconfitta dei rivoluzionari. I conservatori della che avevano pensato di sfruttare la paura della piazza dopo il 1898, pensano di ripetere lo schema; ma mentre allora la citt aveva reagito agli eccessi dei militari questa volta reagisce agli eccessi degli scioperanti. Alle elezioni amministrative (parziali) la destra capeggiata dal senatore Ettore Ponti si presenta con la neonata Federazione elettorale milanese, che raccoglieva diverse associazioni: lAssociazione fra commercianti ed esercenti; il Circolo industriale; lAssociazione proprietari di case e di terreni; il Collegio capimastri e imprenditori; la Societ proprietari salumieri; lUnione industriali arti grafiche; la Societ fra albergatori; il Consorzio proprietari macellai; i Comitati elettorali monarchici; il Consiglio federale delle associa-

zioni cattoliche; la giunta sostenuta da una lista comune tra I radicali e i riformisti (che schierano anche Filippo Turati e il banchiere Luigi Della Torre) mentre una terza lista raccoglie i socialisti rivoluzionari. La sconfitta per i riformisti pesante: il 28 novembre Giovanni Battista Barinetti e la sua Giunta si dimettono. Le divisioni in quello che possiamo chiamare il primo centro sinistra erano ormai profonde e nonostante vi

fosse ancora, grazie ai voti di 4 anni prima una maggioranza in consiglio, si va allo scioglimento del consiglio. Il 7 febbraio 1905 venne eletto il nuovo sindaco espressione della nuova maggioranza moderata. Il Corriere della sera a proposito della sconfitta della coalizione riformatrice scrive: E a Milano che la prima unione dei partiti popolari si formata, e da Milano partito il contagio dellesempio per altre coalizio-

ni consimili. La condanna che Milano ieri ha inflitto alla rinnovata unione dei partiti popolari imposto dai radicali de il secolo e dai turatiani de il Tempoavr la sua eco anche altrove. Lestremismo conservatore aveva fatto vincere i riformisti, lestremismo rivoluzionario aveva fatto vincere i conservatori.

Economia LAFFAIRE POMIGLIANO O DELLARTE DI FARSI DIRE DI NO. Giuseppe Ucciero


Man mano che la questione Pomigliano si snoda lungo il suo complesso percorso, il profilo di Marchionne come spregiudicato giocatore di poker diviene sempre pi netto. Apparentemente, la questione appariva molto chiara: cedere qualcosa (molto ?) sui diritti per avere maggiore certezza sulloccupazione e il futuro. In realt, la partita celava una doppia chiave di lettura che il suo per ora parziale e controverso esito contribuisce a rendere pi visibile, sintende a chi vuol effettivamente vedere. Per una Fiat ormai decisamente globalizzata, anzi per essere pi precisi sempre pi americanizzata, gli insediamenti industriali italiani, e in particolare quelli di Termini Imerese e di Pomigliano appaiono poco o nulla redditizi. Marchionne ha ricordato che i livelli di profitto raggiunti con altri stabilimenti (Tichy) sono pressoch irraggiungibili per quelli italiani. La prima conseguenza operativa quindi stata lasciare al suo destino Termini Imerese, colpo riuscito senza suscitare troppe resistenze: troppo lontana la Sicilia, troppo deboli gli economics dello stabilimento, relativamente pochi gli operai colpiti. Altra cosa, Mirafiori, Cassino, Melfi e infine Pomigliano, subito individuato per come il secondo obiettivo della strategia Fiat. Qui si palesa il genio pokeristico del Marchionne. Pomigliano vuol dire Napoli, vuol dire 15.000 lavoratori tra fabbrica e indotto: non si pu tentare il colpo della chiusura dei cancelli come a Termini Imerese. Ci vuole, come si dice di questi tempi, un colpo dala. E colpo dala fu: il Marchionne capisce che, se vuole andarsene, non lo deve dire lui, ma deve farselo dire da altri. Eccolo allora mettere sul piatto un vago piano da 700 milioni di euro (non se ne conoscono le linee guida essenziali), come piatto di una partita il cui corrispettivo dovrebbe essere, nientemeno, che la rivoluzione immediata delle relazioni industriali in Italia. Sa benissimo, ch non uno sprovveduto, che la FIOM dir di no, e sa benissimo che una percentuale non esigua di lavoratori la seguir, cos come sa benissimo che, sic stantibus rebus, stando cos le cose nel nostro ordinamento giuridico, questa situazione non garantir linnovazione delle relazioni industriali (regolazione diritto di sciopero, ecc). Lo sa, ma va avanti lo stesso, da bravo giocatore di poker. Infatti, se il colpo riuscisse (e son ben poche possibilit) resterebbe a Pomigliano ma in condizioni assai pi favorevoli di quelle attuali, se invece il colpo fallisce sar facile dare la colpa a chi gli ha impedito di fare i grandi investimenti, a chi ha negato allItalia linnovazione del lavoro e a Napoli migliaia di posti di lavoro. Corollario della vicenda il coinvolgimento a fianco di Fiat, non solo della Confindustria, non solo del centrodestra compatto, ma anche di larga parte del centrosinistra, tra cui non mancano i supporter della nuova stagione delle relazioni industriali. Ecco allora lucidamente disegnato, e poi sapientemente attuato, nei contenuti e nelle forme, il Piano Marchionne, un Piano di cui si deve dire fin dora che il modello dazione di chi deve farsi dire di no, fingendo di volere il contrario. Dei contenuti si gi sinteticamente detto in tante occasioni, delle forme merita di essere sottolineata qui la coerenza tra lipotetico fine occulto delle mosse marchionniane, e le modalit con cui la proposta stata gettata sul tavolo nellespace dun matin. Un Prendere o Lasciare senza alcuno spazio di trattativa, n nei tempi n sui contenuti, accompagnato da una grevit di toni che pure appare nuova in un manager di cui si era colta qualche tempo fa una pur generica vicinanza al centrosinistra. Nelle trattative, che sono fatte di persone e di prestigio, le forme sono essenziali: se uno degli attori usa parole pesanti, il meno che si pu pensare che sar pure seduto fisicamente al tavolo, ma in realt se n gi andato da un pezzo, o forse non s mai neppure seduto. Levoluzione controversa dellaffaire Pomigliano sembra premiare lipo-

tesi B, di gran lunga preferita da Marchionne: troppo forte la resistenza degli operai, troppo ottusa la FIOM, troppo grandi i rischi di una guerriglia sostenuta dai diritti costituzionali (finch ci sono). Certo chi si esposto a sostegno del grande investimento di Pomigliano, chi ha siglato patti con FIAT, ora chiede a gran voce lo sviluppo dello stabilimento: ma come un bambino che parla forte nel buio per farsi coraggio, ben sapendo che FIAT si astutamente preparata tutte le ragioni per fare il contrario di quanto promesso. Cos si suona la grancassa al grido di la Panda a Pomigliano, ma i dubbi sulla concreta realizzazione della parola dordine restano sul tappeto. Co-

sa ci attende allora in futuro, nei mesi prossimi, e negli anni pi vicini? Lo scenario pi probabile ci parla di una FIAT che agisce su scala mondiale, alla ricerca da brava multinazionale delle condizioni pi efficaci per fare profitto, cosa che faceva anche finora, ma che far con ben altra determinazione e spregiudicatezza. LItalia, e gli stabilimenti FIAT, vedranno una riduzione di investimenti, giustificata dalla presenza di fattori produttivi migliori in altri Paesi: manodopera meno costosa e pi debole, tutele ambientali meno rigide, tassazione pi favorevole, insomma paradisi capitalistici. A chi chieder conto, FIAT indicher pronta con il dito il Capro Espiatorio.

Nel mezzo, un gran dibattito, una gran polemica, se si vuole una contrapposizione feroce tra chi pensa che si deve cedere una parte dei diritti (leggi ridisegno delle relazioni industriali) e chi intende difenderli, ma alla fine non sa bene come. Entrambi con qualche parte di ragione, entrambi effettivamente indifesi davanti alle mosse di un capitalista che intende cogliere, senza porre tempo in mezzo, le grandi opportunit di profitto della deregulation su scala mondiale: del doman non v certezza. Nel frattempo, giganteggia con il suo maglione blu il grande manager, quello che diceva di s, facendo di tutto per farsi dire di no.

Ambiente e scienza SANTA GIULIA. PAGARE E MORIRE AVVELENATI Mario De Gaspari


I nostri commenti sul sistema lombardo delle bonifiche ambientali sono sempre stati improntati alla massima sobriet. Abbiamo sempre cercato di mettere in evidenza i meccanismi urbanistico-finanziari del "rito", considerando gli aspetti delittuosi nient'altro che un residuo. Anche se si tratta di un residuo affatto insignificante ci piacerebbe mantenere questo registro. Non facile. L'ultimo atto dell'inchiesta Grossi, che ha portato addirittura al sequestro dei terreni di Santa Giulia, prova inequivocabilmente che, almeno a Milano, la programmazione urbanistica morta e sepolta e che il principio guida del bene pubblico scomparso con questa. Gli affari immobiliari pi sono voluminosi meglio rivelano la loro intrinseca natura di "macchine per produrre denaro". La casa era una macchina da abitare secondo Le Corbusier, e la citt una macchina per viverci. La casa e la citt si sono ormai tendenzialmente trasformate in macchine per creare moneta: moneta falsa dal punto di vista dell'economia reale, perch priva di sottostante equivalente, moneta reale per i faccendieri, pubblici e privati, indaffarati del "disossare" il territorio. E' un sistema, questo, che non pu vivere senza la complicit e la correit delle istituzioni. Le prove di questaffermazione sono nei fatti e vanno ben oltre le meschine difese degli amministratori che si riparano dietro i pareri dell'Arpa o di altre strutture tecniche. Qualche anno fa Grossi e Zunino vennero anche da me, in quanto sindaco di Pioltello, per sondare la possibilit di mettere assieme l'affare Ortomercato con l'affare Sisas. Un superaffare da qualche miliardo di euro, praticamente a rischio zero. Si trattava di prendersi gratuitamente l'area di Pioltello- Rodano, "bonificare" in qualche maniera, portarci l'ortomercato e nello stesso tempo liberare l'area dei mercati generali, anche qui con poca spesa, e costruirci sopra un quartiere. Un'operazione cos, solo a pensarla, richiede la partecipazione di molto di pi che una semplice "testa di ponte" istituzionale. Richiede una regia complessa capace di assicurare i passaggi delle aree senza fare gare, le nuove destinazioni d'uso dei terreni, compiacenze nei controlli sulle bonifiche, capacit manovriera nell'interagire col mondo della finanza e del credito. Infatti la mia domanda fu: "Ma come potete proporre un'operazione di questo tipo senza essere proprietari di nulla?" Senza contare poi che, nel caso dell'ortomercato, c'era e c' da fare i conti con un terzo incomodo che sar difficile mettere all'angolo. La 'ndrangheta. Un altro episodio significativo della commistione pubblico-privato, a tutti i livelli, riguarda le compensazioni recentemente assicurate ai comuni stessi, Pioltello e Rodano, che, per dirla alla Di Pietro, sono ridotti al ruolo di "prenditori di tangenti". Nel caso di questo sito, infatti, per forzare la mano ai comuni nell'accettare le bonifiche in cambio in cambio del solito centro commerciale, stato e regione si sono impegnate a girare ai comuni somme di una certa consistenza. E i comuni hanno accettato: un po' di soldi da spendere per una facile campagna elettorale in cambio di effetti territoriali devastanti che tanto si vedranno solo dopo un po' di anni. Questa s che lungimiranza! Capito come funziona? Il territorio produce denaro in quantit e tutti sono invitati alla festa. Ovviamente in proporzione al proprio peso. Tutti sapevano di Grossi e Zunino, tutti sapevano da dove provenivano quei

soldi, tutti sapevano che nuovi centri commerciali non servono. E tutti erano davvero poco interessati alle bonifiche. Tanto che il relativo progetto, voluminoso diversi faldoni, fu approvato da tutti pi o meno tra Natale e capodanno. Torniamo un secondo sull'aspetto urbanistico. Santa Giulia: i cittadini che hanno acquistato casa in edilizia convenzionata, hanno risparmiato rispetto ai prezzi dell'edilizia libera.

Per l'edilizia libera non si far pi e quindi quel parametro di riferimento del tutto fasullo. Chi li risarcir della truffa subita? Senza contare poi che la casa che hanno acquistato era in teoria inserita in un contesto progettuale che determinava in buona parte il valore dell'alloggio stesso. Chi compra casa prende in considerazione una molteplicit di fattori, oltre allo specifico manufatto: il contesto appunto, i servizi di vicinato, i

trasporti, la sicurezza del quartiere, eccetera. A Santa Giulia cambiato tutto, ma i prezzi sono rimasti quelli e le banche, che prima hanno foraggiato Grossi e Zunino, pretendono a scadenza le rate dei mutui. A Santa Giulia e sotto i terreni della Sisas c' ancora tanta porcheria, ma nelle istituzioni lombarde e nel mondo della finanza immobiliare ce n' sicuramente di pi.

Urbanistica MORATTI LA SMEMORATA DI PIAZZA MEDA Giorgio Goggi


E stato finalmente ultimato e aperto lautosilo di P.za Meda. Il Sindaco Moratti lha inaugurato in pompa, vantando la riqualificazione di P.za Meda e vantando i risultati della Giunta nella realizzazione del piano parcheggi. Stranamente, nel comunicato ufficiale sono citati 522 posti, senza specificare che i posti a rotazione sono solo 426 e che gli altri 96 sono ceduti al Comune di Milano. Ma c una mancanza pi grave: la pedonalizzazione. Nel progetto originario lapertura del parcheggio avrebbe dovuto coincidere con la pedonalizzazione di tutta larea circostante al fine di riqualificare lambiente di questa parte centrale di Milano, strategica sul piano culturale, turistico e simbolico per i milanesi. In questo modo la Scala, finalmente dotata di un parcheggio adeguato (come tutti i grandi teatri del mondo), avrebbe anche potuto avere una giusta cornice nel paesaggio urbano circostante. I 94 posti sottaciuti avevano uno scopo ben preciso: quello di ospitare le auto di Palazzo Marino facendo cessare il caos delle auto di servizio in Largo Mattioli e la pratica (non consentita dal Codice della Strada) di riservare posti ai Consiglieri Comunali o allAmministrazione nelle strade adiacenti, quindi rendendo effettiva la pedonalizzazione. Il piano esecutivo di traffico per la pedonalizzazione era gi stato predisposto dallAgenzia della Mobilit e dellAmbiente, e approvato. Ricordo che il Piano Particolareggiato di Traffico del centro storico (approvato nel 2005 ma mai attuato) e il Programma Urbano dei Parcheggi (del 2003, con aggiornamenti) prevedevano di non aumentare la capacit di parcamento in Zona 1, ma solo di trasferire i posti dalla superficie alle strutture interrate. Ottomila posti erano previsti nei parcheggi interrati e ottomila posti sono destinati in superficie alla sosta operativa; questi ultimi avrebbero dovuto sparire, sostituiti principalmente con aree pedonali, oltre alle necessarie piazzole di carico e scarico, e posti per disabili. Ma se la pedonalizzazione non sar realizzata, il risultato sar opposto a quello che si prefiggeva il (tanto vituperato, ma spesso senza conoscerlo) piano parcheggi: la capacit di parcamento nellarea sar aumentata di altri 522 posti e tutto rester come (o peggio) di prima. Che faranno tutti quelli che, in questi anni, si sono opposti alla realizzazione dei parcheggi interrati accampando motivi ecologici e di contrasto alluso dellauto? Avranno il coraggio di difendere la pedonalizzazione? Oppure resteranno paghi della cancellazione, da parte della Moratti, di altri interventi finalizzati alla pedonalizzazione dim-portanti e sensibili aree della citt (come la Darsena e molti altri), e lasceranno P.za Meda e la Scala nello stato riqualificato in cui sono?

Architettura LUTOPIA E LA DENSIT INFINITA Filippo Beltrami Gadola


Sorridiamo. I milanesi non smettono mai di voler immaginare la propria personalissima citt ideale. E forse dai tempi di Napoleone che hanno questo vizio, quando una sconfinata rotonda avrebbe dovuto circondare il Castello Sofrzesco per costituire un immenso centro civico e laico da contrapporsi agli spazi formatisi allombra della cattedrale. Una de centralizzazione delle funzioni amministrative per Milano citt capitale della Repubblica Cisalpina. Negli anni a cavallo tra il Diciottesimo e il Diciannovesimo secolo nasce

quindi lidea, poi tradita nelle intenzioni, del Foro Bonaparte: non quel forse banale semicerchio di abitazioni per la ricca borghesia post-unitaria che vediamo oggi, quanto piuttosto un ambiziosissimo progetto che intendeva dotare Milano degli spazi pubblici e delle strutture allaltezza delle proprie aspettative. Da allora, fino a oggi, si sono delineati due percorsi che destinati a divenire sempre pi distanti uno dallaltro: da un lato le sconfinate capacit progettuali e immaginifiche di alcuni milanesi, dallaltro un debolissimo sistema di supporto in grado di portarle effettivamente a compimento. In breve, strutturalmente e storicamente, a Milano tra il dire e il fare non ce di mezzo solo il mare ma piuttosto un oceano infinito e incolmabile. Dai tempi del Foro Bonaparte, tuttavia, Milano cresciuta ed cambiata, seguendo anche in questo caso un processo per molti aspetti dicotomico. Da una parte si assiste allo spettacolo dellintelligentsia dellarchitettura milanese, nomi celebri e ricorrenti ampliamente supportati dai mezzi di informazione impegnati in un dibattito high profile sulle possibili trasformazioni di alcune e sparute aree privilegiate e di rappresentanza della citt. Una per tutte la piazza del Duomo, ridisegnata e riprogettata un numero imprecisato di volte ma che ha poi nei fatti finito col rivelarsi un campo

sterile e improduttivo: spazi pubblici che sono cresciuti e hanno poi trovato una definizione autonoma in assenza di un disegno coerente. Dallaltra si osserva invece il lavoro di una massa di professionisti quasi sconosciuti, che in silenzio ha finito poi col portare dignitosamente a compimento intere parti di Milano, come per esempio Citt Studi. La metropoli tangibile e reale, le strade che oggi percorriamo, sono frutto di un lavorio quasi sotterraneo che si sempre sottratto, o che non ha mai attirato lattenzione dei dibattiti high brow. Forse, per riprendere laforisma gi citato, a Milano chi dice molto, finisce col fare poco e chi dice poco finisce col lavorare parecchio. Nulla o quasi nulla rimane dei grandi progetti ideali tanto cari alla storiografia delle idee, capisaldi della cultura progettuale e urbanistica milanese; una lunga lista costituita da racchette, autostrade urbane, centri direzionali, porti di mare: vicende ed eventi ampliamente riportati nei libri di testo, note ai pi, ma forse poi irrilevanti rispetto ai processi che governano e hanno governato effettivamente la crescita e lo sviluppo di Milano. A Milano esiste indubbiamente una tradizione progettuale dotata di strumenti produttivi non comuni, caratterizzata poi anche da una sconfinata ambizione, regolarmente tradita da unincapacit strutturale di saper o

voler tradurre lidea in fatto concreto e concluso. Ed appunto questo enorme divario tra il saper pensare e il voler concludere che rende il fenomeno ancora pi evidente. Non solo: oggi, molti di noi rimangono oggi ancora irrimediabilmente legati allidea che luoghi come limpluvium del Palazzo della Triennale siano lombelico del mondo e la stanza dei bottoni: unimmagine triste e malinconica. Cos come vuole quindi il copione, la citt continua a produrre visioni gigantesche, fantasmagoriche, immaginifiche, irreali e surreali di se stessa a rappresentare le proprie ambizioni inconfessate, mentre nella realt dei fatti la maggior parte dei laureati negli ultimi ventanni ha vissuto e sopravvive di sparute ristrutturazioni di appartamenti, quando va bene. Forse ci troviamo di fronte al variopinto epilogo della cultura architettonica milanese, confinata ed emarginata in spazi sempre pi angusti: una cultura che ancora non ha imparato davvero a parlare linglese, che non ha studiato allestero, che ama citare soprattutto se stessa piuttosto che accettare un qualsiasi confronto a scala planetaria. Sorridiamo di fronte a questo cortocircuito architettonico bello e colorato, quanto assolutamente effimero, senza direzione e in fondo, tristemente, senza speranza.

DallArcipelago AHMADINEJAD E IL POLIPO PAUL Giulio Rubinelli


La tensione in casa Medvedev si taglia con il coltello ogni qual volta si avvicina il momento della visita ufficiale in Italia. E da quando il Cav single, la situazione si fa seria. Tu da quello col piffero che ci vai! Ma cara... Niente da fare. La signora Medvedev irremovibile. Senti amore io in Italia ci devo andare, tu per per favore lascia stare i rubinetti del gas... ". Lei sbuffa. E i riflettori di tutto il mondo si accendono sullincontro. Ma anche quello delude. Neuna gaffe, neuno scherzetto. Nemmeno qualche piccolo incidente di percorso. Non toglie la sedia al premier russo mentre si sta per sedere, non lancia gavettoni di urina ai giornalisti, nemmeno a mosca cieca si sente di giocare Berlusconi. Sar perch in calo nei sondaggi. O almeno cosi pare. Non passa un bel periodo il presidente. Come tutti i premier nel mondo si trova a fronteggiare le crisi di fine stagione, arrancando verso il meritato riposo a Villa Certosa. E allora potr finalmente tornare a dirsi: Che bello essere me! Per fortuna qualche soddisfazione qualcuno pensa a dargliela e questa volta arriva da sua figlia Barbara, il cui merito scavalca ogni

barriera di crisi: appena laureata e gi docente. Don Verze non sbaglia un colpo. Avr chiesto consiglio al polipo Paul, consigliere ben pi affidabile e moderno dellormai superato e antiquato Padre Pio. In proposito si pronunciato anche il leader iraniano Ahmadinejad tre giorni fa, lanciando un nuovo agguerrito attacco verbale proprio allindirizzo dellinvertebrato, definendolo lemblema delle superstizioni dellOccidente. Come dargli torto. E anche le vacanze della Merkel, che la bestia lha in casa, sono andate a farsi benedire. Sperando che Zapatero non sia venuto a conoscenza della spaventosa notizia e che non intenda ritirare la sua offerta di acquistare Paul. Magari trascorrendo qualche giorno di agosto in visita al Prado anzich a inzupparsi i piedi nei fanghi dei mari del nord. E cosi ecco che la povera bestiuola diventata una patata bollente passata freneticamente di mano in mano. Magari riaccendendo antiche fiamme risalenti al periodo della Guerra Fredda. E se il motivo dellaccanimento nei suoi confronti da parte di

Teheran fosse il fatto che sia intimamente di fede ebraica? Paul lebreo! Non sono tentacoli, ma treccine! A proposito di Guerra Fredda, continuano gli scambi di agenti segreti tra i due ex blocchi. Come sono cambiati i tempi anche in questo caso! Scontrini da migliaia e migliaia di dollari di lingerie spesi in Times Square. E Putin: "Ma porca puttana! Chi il cretino che le ha dato la carta di credito a quella li? E Berlusconi di fianco che fa lo gnorri... Fatti che ricordano i ritrovamenti di militari giapponesi abbandonati a se stessi su isole del Pacifico a decenni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Con che coraggio glielo spiegano a uno che intanto si messo a parlare con un pallone da calcio? E intanto si scalda anche il piccolo Kim Il Sun, in vista di un nuovo possibile scontro tra le due Koree, mentre scruta col suo binocolo la frontiera e osserva la Clinton che per lo scambia per un nano da giardino del New England al grido eccitato di: "How many dollars? Insomma, i preparativi per una lunga calda estate impaz-

zano a ogni angolo di mondo. Resta solo da sperare che ogni buon capo di stato si protegga bene la testa con una bandana, e non solo per nascondere una galoppante calvizie, ma per ripararsi dai raggi di sole. Tra laltro: esperti dicono che il buco dellozono si sia richiuso. Gli esperti. Me li vedo, rintanati in Baviera ad aspettare il verdetto di Paul. Il giorno che Berlusconi scoprir le sue doti, il polipo avr smesso di vivere. Passer la legge sulle intercettazioni? Fini camper quanto Andreotti? Mi dovr fare ancora a lungo quelle fastidiose iniezioni al pube? E forse chi avr bisogno di vacanze pi di ogni altro sar proprio il povero Paul, stremato da questo estemporaneo coinvolgimento nelle vite di noi esseri umani. Paul guarda Silvio, Silvio guarda Paul, Paul riguarda Silvio e poi Paul si decide a parlare e a svelargli larcano di ogni nostro dubbio: Non sei tu che sei lunto del Signore. Sono gli altri che ti votano a essere imbecilli!.

Primo Piano LA NDRANGHETA E A MILANO Carlo Dalla Chiesa


Nelle ultime settimane la nostra citt si ritrovata al centro di importanti inchieste sulla criminalit organizzata. In particolare, quella denominata "Il crimine", condotta congiuntamente dalla Procura di Milano e dalla Procura di Reggio Calabria, risulta essere la pi imponente operazione di contrasto al fenomeno della 'ndrangheta dal 1994 a oggi. Le indagini hanno permesso l'arresto di oltre 300 persone affiliate alle 'ndrine oltre al sequestro di beni per centinaia di milioni di euro. Durante la successiva conferenza stampa, i Pubblici Ministeri che hanno condotto l'inchiesta, Ilda Bocassini, Edmondo Bruti Liberati e Giuseppe Pignatone, hanno ribadito che la capacit dinfiltrazione negli ambienti pi diversi la cosa che pi preoccupa. Nella sola provincia di Milano, dal primo luglio sono stati effettuati pi di 200 arresti e sono stati posti sotto sequestro beni mobili e immobili per un valore di oltre 300 milioni di euro. Tra le persone coinvolte nelle indagini figurano non solo personaggi appartenenti alle famiglie Oppedisano, Valle, Pelle, Mazzaferro e altri sanguinari e spregiudicati clan. No, tra le persone coinvolte figurano i nomi di almeno 15 tra consiglieri, assessori e dirigenti pubblici. Oltre a questi, decine e decine di soggetti che sguazzano nel sottobosco politico o nell'amministrazione pubblica milanese. In altre parole, nel luglio 2010 a Milano (la citt in cui DellUtri viene eletto senatore in collegio 1) avvenuto qualcosa di particolare. Una parte delle Istituzioni ha denunciato pubblicamente l'esistenza della criminalit organizzata sul nostro territorio. Non l'ha denunciata "per sentito dire". Ha seguito, intercettato, filmato, fotografato boss e semplici affiliati per anni interi. Ha scoperto il loro modus operandi, cristallizzandone le gerarchie e i gruppi egemoni. Ha ricostruito le origini e le destinazioni di inimmaginabili flussi di denaro. Ha individuato i punti di contatto tra i clan e la politica, tra i clan e l'imprenditoria. Tutto questo nel silenzio delle Istituzioni cittadine. Silenzio prima e silenzio dopo. D'altra parte normale. Nella storia repubblicana quali fenomeni criminali sono stati contrastati dall'iniziativa del potere legislativo o esecutivo? Chi ha combattuto contro la criminalit organizzata o il terrorismo (o lotta armata, non importa: la Storia ridimensiona certe inutili e ridicole pretese terminologiche)? Sempre loro: magistrati e forze di polizia.

La politica, quella che fa le leggi e che governa, arriva dopo. O perch non le conviene o, semplicemente, perch sottovaluta. Sottovaluta perch non ha n gli strumenti culturali n le qualit umane per comprendere cosa accade nella comunit che rappresenta. Fino a qualche mese fa, il Sindaco Moratti dichiarava che a Milano la mafia non esisteva. Anche il Prefetto Lombardi affermava la stessa cosa. E il ViceSindaco De Corato, altrettanto: Il problema sono gli immigrati, mafia non ce n', rispondeva alle domande di qualche giornalista libero. Nella migliore delle ipotesi, quindi, hanno sottovalutato il fenomeno. Basti pensare che nel marzo 2009, in Consiglio Comunale era stata istituita la Commissione di Vigilanza Antimafia. A distanza di due mesi, la delibera che l'aveva istituita veniva revocata tra mille polemiche. Dopo le ultime vicende, l'opposizione - soprattutto i capigruppo del PD e della Lista Dario Fo, Pierfrancesco Majorino e Basilio Rizzo - hanno riproposto l'urgenza di tale Commissione in Consiglio Comunale. Niente da fare. Silenzio prima e silenzio dopo. Silenzio anche da parte di un pezzo

della stessa opposizione. D'altronde anche gli assessori Brembilla e Oliverio, entrambi della Giunta di Filippo Penati, sono risultati coinvolti in vicende di 'ndrangheta. Sono anni che gli osservatori sulla legalit, i magistrati ai convegni, le associazioni contro le mafie (Libera su tutti) denunciano la presenza della criminalit organizzata sul nostro territorio. Le indagini per le ultime inchieste sono partite nel 2006 presso la Procura di Monza dopo aver seguito una pista investigativa per un c.d. reato spia (quelli ora interessati dai divieti introdotti dal ddl sulle intercettazioni). I cittadini, almeno quelli ben informati, sapevano. Bastava ascoltare Alberto Nobili o Armando Spataro a un dibattito. Oppure assistere agli innumerevoli incontri che i volontari di molteplici associazioni hanno tenuto e continuano a tenere in tutta la provincia. In citt si sa che determinati ristoranti di bufale, cozze e pomodorini non sono altro che lavanderie di denaro sporco. Eppure ne spuntano di nuovi a ogni angolo e le licenze fioccano. Le Istituzioni cittadine, come si diceva, in silenzio. Prima e dopo. E' un silenzio che la-

scia esterrefatti. Perch di fronte al perpetrarsi del silenzio, avanza un dubbio. Che non si tratti di semplice sottovalutazione. Altrimenti non si spiegherebbe come mai alla commemorazione di Paolo Borsellino, Osnato abbia pubblicamente (e vigliaccamente) attribuito ad Armando Spataro la decisione di non istituire una Commissione di Vigilanza. Non si spiegherebbe neppure perch la Moratti nella stessa occasione abbia affermato che "il Comune di Milano ha fatto della lotta alla mafia, alla corruzione e al malaffare, una priorit" quando, invece, la sua stessa maggioranza ritiene che le ultime vicende non costituiscano altro che una gogna mediatica. E dunque collusione o sottovalutazione? Facciamo che sia semplice sottovalutazione. Con unavvertenza per. Che a sottovalutare le drammatiche conseguenze di un territorio in mano alla criminalit organizzata (dove le vittime hanno pi paura delle ritorsioni piuttosto che subire un procedimento penale per favoreggiamento), non si fa la figura degli sprovveduti o degli irresponsabili. No. Si fa la figura dei farabutti.

Citt LA MORATTI SPEGNE MILANO Giovanni Zanchi


La campagna elettorale di Letizia Moratti iniziata ormai da tempo. Non un mistero. Dal canale televisivo al finanziamento del restauro della Madonnina chiaro anche che non risparmier nulla, nemmeno i soldi del marito. Dopo cinque anni di distanza abissale dai propri cittadini ed elettori, qualche sognatore poteva immaginare le classiche comparse dell'ultimo minuto in mezzo alla popolazione milanese, per far credere di essere una sindaca pop. Dalle prime mosse di lady Letizia sembra che non sar cos. Gli anni d'oro di Carlo Tognoli sono distanti e sbiaditi, ma tutt'ora chi incrocia l'ex primo cittadino socialista, lo saluta rivolgendogli un caloroso Buongiorno signor Sindaco. Aveva l'abitudine di vivere la citt che amministrava stando tra i propri concittadini. Il quinquennio Moratti non presenta analogie di sorta con il suo illustre predecessore. Oggi la Sindaca, per visitare i quartieri di Milano, costretta a visitarli di notte, travestita per non essere riconosciuta e protetta da una scorta. in questo modo singolare che la prima cittadina ha pensato di informarsi sui problemi e le dinamiche della sua citt. Problemi e dinamiche che vengono affrontate con una sistematica repressione. Dopo via Paolo Sarpi e via Padova arriva l'ordinanza anti-degrado per il Corvetto. Questo provvedimento rester in vigore fino al 16 ottobre e impone la chiusura dei bar a mezzanotte e dei centri massaggi alle 20 (non avevano vincoli di orario). L'ordinanza comunale colpisce anche i take away, le pizzerie al taglio, i kebab, che oltre a dover anticipare di un'ora la chiusura, hanno il divieto di vendere bevande da asporto dopo le 20, se non in contenitori di plastica o di carta. A Palazzo Marino, evidentemente, pensano che il deserto sia la migliore risposta allesigenza di sicurezza dei cittadini. Di questo provvedimento non tutto da buttare: l'obbligo di depositare presso il comando dei vigili urbani i contratti d'affitto, e per gli occupanti degli alloggi la scheda entro 15 giorni, uno strumento efficace nella lotta all'abusivismo. il costante ricorso a misure repressive che non pu essere accettato

come unica soluzione al degrado. necessario diversificare, creare pi occasioni di aggregazione sociale, occasioni che devono essere create soprattutto nei quartieri periferici. Come spesso accade nel periodo estivo che l'estro della giunta di centro destra si manifesta in tutto il suo splendore. Fortunatamente ci stato risparmiato lo scempio della cancellata attorno al sagrato della basilica di San Lorenzo, che comunque dovrebbe arrivare in ottobre. I poveri turisti che sceglieranno Milano come

meta avranno a disposizione un'enorme citt fantasma. Negozi chiusi, locali chiusi, poche e scomode iniziative, sono l'offerta milanese ad agosto. Sono troppi passi indietro per una citt con l'ambizione di essere protagonista a livello internazionale. Per riuscire ad aprirsi al mondo, bisogna cominciare a tenerne il passo. L'Expo si avvicina e suona sempre pi come l'ultima chance. anche l'esempio migliore dellincapacit di Letizia Moratti: dopo averne cavalcato il

successo, fregiandosene come se fosse solo merito suo, ignorando quanto il governo Prodi lavor per ottenerla, la sta umiliando regalandoci l'immagine della pi becera lite da cortile. Alla faccia della gloria internazionale. Senza dimenticare che il provincialismo di questa giunta ha portato a considerare l'evento come una questione del tutto locale, trascurando l'importanza che l'Esposizione rappresenta per l'Europa. Milano deve riaccendersi, Milano merita di pi. Molto di pi.

Mobilit IL CASO SANT'AMBROGIO Luca Carra


La recente decisione della Giunta del Comune di Milano di partire con i lavori del parcheggio di Sant'Ambrogio segna da un lato la debolezza degli organi preposti alla tutela, dall'altra la sordit delle nostre istituzioni. Sant'Ambrogio. Stiamo parlando di un luogo importante per Milano, a cui la legge (il Codice dei beni culturali e del paesaggio) assegna una speciale protezione. In teoria, secondo l'articolo 20 del Codice, le piazze di centri storici delle nostre citt, cui riconosciamo un particolare volere storico, non possono essere oggetto dinterventi che ne alterino dignit e natura. Sulla base di questa disposizione, il Soprintendente per i beni architettonici aveva dato parere negativo. A questo aveva fatto seguito la perplessit dell'allora direttore regionale dei beni culturali Carla Di Francesco, che aveva rimandato la palla a un apposito comitato ministeriale, il quale alla fine aveva dato il via libera. Procedura contorta, che rivela quante e quali pressioni dovevano aver subito i nostri organi di tutela. Fu in effetti la stessa Di Francesco a riconoscere in un'intervista la sua personale contrariet all'opera, evidentemente messa a dura prova da una straordinaria pressione ambientale. L'argine della tutela, insomma, a cui l'articolo 9 della Costituzione garantisce primariet rispetto alle altre ragioni in campo, non ha tenuto. Per questo Italia Nostra ha preso la difficile decisione di procedere con esposto alla Magistratura (ora archiviata). Il caso di Sant'Ambrogio ci sembrava richiamasse il caso del parcheggio sotto il Pincio a Roma, bloccato dal ministro Bondi, che non si curato invece nemmeno di rispondere ai numerosi nostri appelli su sant'Ambrogio. Due casi simili, due risposte diverse. La ragione duole dirlo va cercata nel diverso colore politico delle due amministrazioni. Nell un caso si trattava di stoppare un progetto del sindaco Veltroni, nell'altro si sarebbe trattato di mettersi di traverso al Sindaco Moratti, collega di partito. C' da notare che Bondi avrebbe potuto trovare il coraggio di far valere le ragioni della tutela considerando che lo stesso Sindaco di Milano ha sempre dichiarato la propria contrariet al parcheggio. La cosa insomma pare faccia orrore a tutti, ma nessuno si preso la responsabilit di fermarla. Le ragioni che militavano contro l'idea di scavare cinque piani di autosilos a fianco della Basilica milanese non sono per solo legali, storicoartistiche e archeologiche. Sono anche urbanistiche: serve portare altre macchine nel cuore della citt quando si potevano meglio impiegare altri parcheggi vicini? Non abbiamo istituito l'Ecopass a Milano proprio per ridurre il traffico privato in centro? Non sta la Regione Lombardia incentivando la rottamazione senza sostituzione dell'auto proprio per ridimensionare l'insensato parco macchine dei milanesi, pari a quello di Los Angeles? E' vero come scrive ha scritto recentemente una lettrice al Corriere della Sera che in altre citt europee ci sono parcheggi sotterranei nelle piazze centrali, come davanti a Notre Dame. Ma in che anni sono stati realizzati? Oggi Parigi - che punta tutto sui vel le auto a nolo e altre misure di mobilit dolce - lo rifarebbe? E ancora: vi piace l'anonima spianata davanti alla cattedrale della capitale francese? A tutti capita di sbagliare, e noi ci stiamo specializzando nel copiare gli errori evitando accuratamente le buone pratiche. Non vi dubbio che lo stradone di Sant'Ambrogio - assediato dalle auto in sosta non sia un bel vedere. Non si poteva operare un riassetto della piazza con alcuni ragionevoli dissuasori alla sosta, magari anche con una semi-pedonalizzazione, senza prevedere un parcheggio? Costava cos tanto da dover ricorrere ancora e sempre alla mano privata per rimettere a posto la citt? E soprattutto: chi decide su Milano e il suo futuro? La societ civile e i suoi rappresentanti o gli operatori economici?

10

Scrive Marco Ponti


Dissento radicalmente dalle opinioni espresse dallopinione espressa da Massimo Ferrari: non mi dilungher, come buona norma per i commenti agli articoli; procedo per punti, e lascio i dettagli tecnici agli eventuali interessati. 1. Sono stato tra gli autori iniziali della legge di finanziamento dei sistemi a guida vincolata, voluta fortemente dai costruttori di tram: io avevo proposto la finanziabilit anche dei sistemi ecologici su gomma (ne esistono nel mondo uninfinit). Ma i costruttori vinsero a mani basse. 2. Molti enti locali amano il tram perch, dopo quella sciagurata legge, pi facile aver soldi da Roma (per gli autobus pi difficile); recentemente, anche come compensazione (?!) per lAlta Velocit. 3. Gli autobus ecologici costano una frazione dei tram (anche tenendo conto della maggior durata), e soprattutto sono un sistema completo: possono viaggiare in sede riservata dove serve, e poi portare a casa la gente in periferia. I tram richiedono un sistema di autobus che li alimenti, il che anche scomodo per gli utenti (cambio di mezzo). 4. Gli autobus sono flessibili nello spazio e nel tempo, i tram no, e la domanda cambia, eccome. 5. Tutte le analisi comparative dei costi e dei benefici sociali (ambiente compreso) da me fatte vedono il tram nettamente soccombere. 6. Se i tram sono frequenti, creano una barriera urbana notevole (Firenze ci rinuncia per questo). Se passano di rado, servono poco. 7. I minibus, per definizione, per garantire la stessa offerta devono essere molto numerosi e frequenti, e dati gli alti costi del lavoro nel settore in Italia, il costo complessivo risulta in genere proibitivo, purtroppo. Se ci potessero lavorare extracomunitari, come in tutti gli altri settori, il quadro cambierebbe. La frequenza e la capillarit del servizio sono fattori essenziale per attirare la gente sui mezzi pubblici. 8. Mi risulta davvero che molte citt hanno scelto il tram, ma date le sue caratteristiche economiche, dubito che queste amministrazioni avessero scarsit di risorse quando li decisero. 9. Gli autobus sono molto pi apribili alla concorrenza per il mercato (quella, per intenderci, che si pu fare anche per servizi gratuiti). Non cos i tram, date le barriere allingresso. 10. Infine, muoio dalla voglia di sapere chi il professore thatcheriano

.Marco Ponti

Scrive Cesare Serratto


Sono un ciclista abituale, uso normalmente la bici come mezzo di trasporto a Milano. di questi giorni un pensiero che mi venuto in sella: la bicicletta non usa pi, non interessa, uno stile di vita fatto di rispetto dell'ambiente, mitezza e austerit, valori distanti dai modelli correnti. Per rispondere alla domanda se la bicicletta a Milano possa essere considerata "una componente della mobilit quotidiana" basta vedere lo stato delle strade, in particolare di quelle a lastroni di pietra o percorse da binari del tram, senza nessuna eccezione, da via Torino, a corso di Porta Romana, a via Broletto, corso Genova, via Pontaccio, ecc., strade davvero pericolose. Anche piazza Duomo dissestata: rifatta da pochi anni, molte lastre della pavimentazione sono rotte, mobili o sconnesse; quando mai si troveranno i soldi e il tempo per rimettere a posto tutto? Oppure i citati "incomprensibili" interventi tipo tunnel di Porta Nuova o le fermate dei tram in via Cesare Correnti, per esempio, che riducono lo spazio tra la banchina e il temuto binario a pochi dissestati centimetri, o ancora la mancanza pressoch totale di parcheggi per biciclette, per cui si va alla ricerca e ci si contende un palo. Credo che le politiche delle piste ciclabili siano fallite, e forse gi l'idea di pista ciclabile non regge pi. Bisogna difendere la transitabilit delle strade in bicicletta, battersi per la manutenzione, per la rimozione dei pericoli, per le aree di parcheggio, contro quei progetti, tipo il tunnel o le fermate del tram, che rendono ancora pi pericoloso l'uso della bicicletta a Milano; ricorrendo ad azioni legali, denunce, e con un accurato, puntuale censimento delle situazioni di maggior pericolo. Si pu fare.

Cesare Serratto

11

RUBRICHE
MUSICA
Questa rubrica curata da Paolo Viola rubriche@arcipelagomilano.org

Buona estate
Cari lettori, in una lettera indirizzata a Goethe, parlando dei critici teatrali che gi allora imperversavano, Schiller scriveva ... si tratta di coloro i quali, in una rappresentazione, cercano soltanto le loro idee ed elogiano ci che dovrebbe essere altrettanto elevato: quindi una questione di princpi e sarebbe impossibile venire a patti con loro e pi avanti ... appena mi accorgo che qualcuno, in procinto di giudicare una rappresentazione poetica, considera qualsiasi cosa pi importante dellintima Necessit e della Verit, non ho pi nulla da dirgli. Prima di congedarci per lestate, nel vuoto fra le programmazioni invernali e i festival estivi, mi permetto una digressione personale sul senso di questa rubrica, che ho tenuto con sincera passione, ininterrottamente, dal primo numero del giornale. Le parole di Schiller sono stati i moli guardiani di questo modesto ma intenso lavoro; ho cercato di tenere lontano da me, appunto, ogni genere di princpi, ritenendo che questi debbano trovare spazio solo quando si tratti di ben altri argomenti che non il nostro egoistico diletto di ascoltatori; e, ancor pi, credo di non aver considerato mai nulla, di ogni esecuzione musicale di cui vi ho riferito, pi importante della necessit e della verit che potessero riscattarlo dalla banalit della routine. Se questi sono stati i rischi da cui ho cercato di star lontano, quali sono stati invece i fari che hanno guidato la rotta? Sono partito da unosservazione: tutte le volte che durante lintervallo, o alla fine di un concerto, ci scambiamo le impressioni sulla qualit della musica appena ascoltata e della sua esecuzione, ci accorgiamo di alcune cose: che abbiamo unintima necessit di confrontare i nostri giudizi con quelli di chi riteniamo essere pi competenti di noi; che i pareri che raccogliamo sono quasi sempre molto discordi, talvolta inspiegabilmente opposti; che non sempre il giudizio che alla fine esprimiamo coincide con il livello di godimento che ci ha accompagnato; che i programmi di sala raramente ci forniscono strumenti adeguati per la comprensione di ci che abbiamo ascoltato; che spesso non riusciamo a trarre dallascolto tutto il godimento che avremmo provato se avessimo avuto pi informazioni o pi conoscenze sulla struttura musicale e sulle prassi esecutive. Mettendo insieme queste sensazioni, anche contraddittorie, e osservando come le reazioni e le riflessioni degli ascoltatori siano sempre tanto diverse fra loro, sono pervenuto a una curiosa ipotesi, che cio esista una professione dellascoltatore, quella di coloro che nellascolto della musica pongono un impegno in qualche misura paragonabile a quello del musicista, pur senza esserlo e pur non avendo adeguata preparazione. In altre parole che esistano tanti modi di ascoltare musica, con maggiore o minore consapevolezza, con diversi livelli di competenza, dominati pi dalla passione o pi dalla logica, con una partecipazione pi emotiva o pi razionale; ma che vi sia spesso un impegno che rasenta la professionalit (ad esempio quella professionalit con la quale facendolo anche solo per hobby - possiamo collezionare francobolli o andare in barca a vela). Acquisendo un minimo di competenza.Daltronde si scrive e si esegue musica al di l della necessit e della ricerca della verit perch qualcuno la ascolti, ed quantomeno logico che esita una sorta di simmetria fra questi tre mestieri: scrivere, eseguire (interpretare), ascoltare. Fino a ieri il terzo mestiere veniva in qualche modo monopolizzato dal critico, una curiosa figura di giudice dei musicisti e dinterprete delle reazioni del pubblico: ascoltava per noi. Questo ruolo andato un po fuori corso, forse perch sono cambiati i supporti (i media) sui quali operava, forse pi semplicemente perch il pubblico non ha pi bisogno di un interprete dellinterpretazione, pi preparato e preferisce esprimere i propri giudizi in autonomia. Uscito di scena (quasi) il critico musicale, lascoltatore cos rientrato a pieno titolo nel ruolo di autentico partecipe del rito triangolare musicista-interprete-fruitore con una sua propria professionalit. Saper ascoltare non unattivit di rango inferiore rispetto a quelle dello scrivere o delleseguire; daltronde, rovesciando il tema, che senso avrebbe scrivere musica ed eseguirla se nessuno lascoltasse? O peggio se lo ascoltassero solo i critici e cio altri addetti ai lavori, portatori di loro princpi e di proprie necessit e verit? Credo che esista una capacit e una qualit dellascoltare che possono dare grande dignit al ruolo del pubblico. Ecco dunque i fari che hanno suggerito la mia rotta. La ricerca della qualit dellascolto e laffinamento della capacit di ascoltare, senza la minima pretesa di essere musicisti, con la consapevolezza dellessenzialit, intrinseca alla musica, di questa funzione. Se fossi riuscito solo a incoraggiare i miei pochi e coraggiosi lettori ad ascoltare la musica con questattenzione e questo impegno, mi sentirei pi che pago del mio modesto lavoro. Grazie dellascolto e buona estate a tutti.

12

TEATRO
Questa rubrica curata da Guendalina Murroni rubriche@arcipelagomilano.org

Dal vivo
Chiusura estiva per molti teatri come gi sappiamo, ma non per questo mancano appuntamenti da ricordare che abbiano tutte le sembianze di uno spettacolo dal vivo, forse sono semplicemente un po spostati dal calore del centro citt, oppure hanno preso altre forme. Come gi citato a breve si terr il Granara Festival vicino a Parma - e dunque vicino a Milano dal 5 all8 agosto. Laboratori, teatro ragazzi e spettacoli nel villaggio ecologico con le sue numerose attivit. Laltro post-it per ricordare il Summer Jamboree di Senigallia (citato per la terza volta), con il suo inizio il 31 luglio e la sua triste fine l8 agosto. Ma per quanto riguarda la citt di Milano sarebbe da correre a godersi qualche appuntamento di cinema dal vivo, ovvero il cinema allaperto che si messo col suo schermo nel mezzo dei giardini di Porta Venezia, nel Chiostro dei Glicini dellUmanitaria e al Conservatorio, tre arene per i cittadini rimasti a lottare il caldo e le zanzare. Le proiezioni sono iniziate il 30 giugno e continueranno fino ai primi di settembre. Ottima idea, ottima atmosfera ma anche molti film, tra i quali Le quattro volte di M. Frammartino, o altri gi usciti nelle sale pronti per i ritardatari come Invictus e Soul Kitchen. Da non perdere, se viene nuovamente proiettato, Racconti dellet delloro, bizzarre storie e leggende urbane della Romania sotto Ceausescu di H. Hofer. Comunque, per controllare il calendario basta andare sul sito http://www.spaziocinema.info/. Dal vivo sono ovviamente anche tanti concerti in questo periodo. Come tutti gli anni, il Milano Jazzin Festival propone ospiti da tutto il mondo che si esibiscono allArena Civica di Milano, lultima settimana di festival vede sul palco Gary Moore, Dirty Dozen Brass Band e Sa Ding Ding e ha visto passare altri artisti quali Mike Patton, Paolo Nutini, Pink Martini, Dulce Pontes e Norah Jones. Il circolo Magnolia invece incastra i suoi appuntamenti con la solitudine estiva-luglina-agostina di cui si pu soffrire a Milano in questo periodo, Magnolia Estate, ovvero Happy hour che durano molto pi di unora accompagnati da dj set, CHIC-A-GO-GO! Dubai, Surf and lo-fi Hippies il 29 luglio Dorian from London loves (dj set), e il 30 luglio il Reggae Station Night con entrata gratuita. Il tutto continua con Spazio Petardo ad agosto, il continuo dj set di Magnolia Estate, Anguria Gelata Party, e una Ukelele Night. Per consultare il programma basta andare sul sito: http://www.circolomagnolia.it/programma. Ma cosa c di pi spettacolare di una sagra? Ebbene, questo il vero spettacolo e il vero teatro la sagra. Inutile cercarne una che sia ad hoc/vicina abbastanza in macchina da/con il vino che/ma sono intollerante a/ dimentichiamoci la serata media che si vive durante lanno. Basta andare in una qualsiasi sagra che tutto il resto si dimentica. La Lombardia ha lAdda e il Ticino; la Liguria ha pure davanti il mare, scatta la sagra della focaccia zona Recco Pieve Ligure giusto attorno al 30 luglio; sempre tra i vicini si hanno Piemonte ed Emilia. Imbarazzo della scelta, insomma, e comunque sempre una scelta attenta alleconomia, specialmente se si ha giusto quel sabato e quella domenica liberi, quando la voglia di vacanza a mille ma lufficio o il computer o il cuscino appiccicoso e il ventilatore rotto sono ancora i migliori compagni. Forse non il consiglio culturale migliore secondo gli standard Yuppie Milanesi, forse non il miglior consiglio per una rubrica di teatro per il bello, e uno degli elementi pi interessanti, quel retrogusto di Festa dellUnit che anche chi ha vissuto la fine degli anni Ottanta si pu ricordare: le tovaglione a quadri, i cantanti tutti con lo stesso cognome, tutti cugini, il vino rosso che non finisce mai. Non sembra un film, ormai? Non sembra linizio di uno spettacolo da mettere in scena? Non d lidea di poter voler dire altro un minuto dopo? Un po di malinconia? Forse. Ma sicuramente nelle Marche e nella Romagna, in qualche angolino, ancora ci sono. E qui torniamo allinizio. Summer Jamboree di Senigallia. Andate.

13

CINEMA Questa rubrica curata da Giulio Rubinelli Parigi


Difficile descrivere la vita in una grande metropoli. In un groviglio di storie, emozioni, passioni e drammi dai quali non ci si riesce a districare. Prenderne alcuni, uno alla volta, e stenderli in tutta la loro lunghezza per regalare loro una coerenza, un carattere e una particolarit. E la scelta pu rivelarsi insopportabile. Ma come spesso accade, la semplicit pu essere la risposta alle grandi decisioni e anche una citt della grandezza di Parigi pu mostrarsi in sole quattro o cinque esistenze distinte. Basta avere un filo comune che le leghi. Di nuovo lessenzialit: la vita. O la morte, dipendentemente dai punti di vista. Unassistente sociale, la venditrice di baguettes allangolo, un immigrato, un professore universitario snob in piena crisi di mezza et, qualche venditore del mercato e un enorme vuoto da colmare per Pierre, interpretato a regola darte dal giovane Romain Duris, al quale viene diagnosticata una disfunzione cardiaca e non rimane pi molto da vivere. In attesa di notizie riguardo a un possibile trapianto, il ragazzo passa il suo tempo affacciato al balcone di casa a guardare i passanti e a immaginare le loro storie. In suo soccorso arriva la sorella Elise, alias Juliette Binoche, indurita dalla solitudine e da mille amori infranti, con due figli piccoli da gestire. Semplice. Come la vita vera. Quella di tutti i giorni. E questo lingrediente principale del film Parigi (2008) di Cdric Klapisch che intelligentemente concilia un modo di vivere frenetico, come quello delle grandi citt, con parentesi di calma e riflessione. Dotato di una perfetta armonia tra immagini e colonna sonora, questo film, nonostante sia in tutto e per tutto un dramma, non lascia spazio a commozione e tristezza, ma restituisce un quadro di serenit e autoironia da parte degli sfortunati protagonisti, tra i quali non vige gerarchia alcuna. Formidabile prova di recitazione per Fabrice Luchini, nei panni del professore, che ci regala una splendida immagine delluomo cinquantenne di oggi allapice della sua confusione e della nostalgia dei suoi anni migliori. Un film assolutamente da non perdere ed eventualmente da rivedere pi di una volta per assaporarne meglio gli aspetti nascosti di una veridicit disarmante. Soprattutto per noi, che come i protagonisti della vicenda francese, viviamo un contesto urbano travagliato e uneterna corsa alla ricerca della felicit, che troppo spesso tarda ad arrivare. E magari scoprire che si tratta di un film damore. Loro non sanno quanto sono fortunati. Camminano, respirano, corrono. Spensierati. A Parigi. Io gli invidio la vita.

14

Gallery

YOUTUBE DEGLI ESPOSTI: MASSEROLI E LA DENSIT INFINITA http://www.youtube.com/watch?v=mkGW1QApIPY

15

Potrebbero piacerti anche