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In tribunale tariffe ancora valide

La Giustizia alla Camera: riferimento per i giudici in attesa dei nuovi parametri
Giovanni Negri MILANO Per dirla con Nietzsche, l'eterno ritorno delle tariffe. Che cacciate dalla porta rie ntrano dalla finestra. E a sancirlo lo stesso ministero della Giustizia in risposta a un'interrogazione parlamentare incommssione Giustizia alla Camera. All'attenzione del ministero era stata posta una questione cruciale per tutta l'avvocatura: le conseguenze del vuoto no rmativo venutosi a creare per effetto della soppressione delle tariffe, anche ai fini della liquidazione giudiziale, e dell'assenza dei parametri, di provenienza ministeriale, che dovranno costituire il punto di riferimento per l'attivit dei giudice. Cos, sottolineava il quesito alla Giustizia, si realizzata l'impossibilit peri giudici di liquidare le spese nei casi di soccombenza, e quella per gli avvocati di redigere gli atti di precetto. Ci comporta che il cittadino, dopo aver atteso molti anni per ottenere una sentenza, non pu procedere a esecuzione forzata e che ai gi noti ritardi della giustizia civile si assommano altri ritardi provocati dall'impossibilit per il giudice di pronunciare nella sentenza la condanna alle spese. Il ministero della Giustizia adesso corre ai ripari e, in attesa di un emendamento al decreto legge liberalizzazioni che dovrebbe disciplinare almeno lafase transitoria, fornisce le prime indicazioni per un'emergenza che, negata a parole, non si venuto a creare alcun vuoto normativo pure ha messo in forte difficolt avvocati e magistrati Il rinvio viene cos fatto al Codice civile, dove si stabilisce che il compenso se non pattuito trale parti e non pu essere precisato sulla base delle tariffe, viene determinato in base agli usi e, in mancanza di questi, in misura adeguata all'importanza dell'opera

e al decoro della professione. La leva degli usi cos determinante visto che si ammette tranquillamente, sia pure attraverso una perifrasi, la possibilit di fare ancora riferimento alle "vecchie" tariffe come punto di riferimento consolidato dalla prassi. Ci sarebbe, cio, la diffusa convinzione di una loro sopravvivenza per effetto del radicamento nelle abitudini. In mancanza di questi usi, comunque, il giudice potrebbe liquidare il compenso sulla base del criterio rimasto, consolidato nell'articolo del Codice civile. Anche in questo caso si andrebbe a cadere sulle tariffe abrogate di fatto dal decreto legge che verrebbero utilizzate come criterio di equit per valutare l'adeguatezza del compenso in rapporto ai due elementi dell'importanza

dell'operaedel decoro. Lungavta alle tariffe, pertanto, in attesa almeno di un quadro preciso per la fase transitoria che il Governo promette, appunto, a breve. Luned,poi, il minsitro della Giustizia, Paola Severino, ricever i presidenti degli Ordini per avviare la preparazione dei decreti attuativi della riforma.
Intanto per, nei vari tribunali, magistrati e avvocati si erano mossi in ordine sparso, ma per arrivare a conclusioni non troppo diverse. A Milano, per esempio, si tenuto ieri mattina un vertice tra il presidente dell'Ordine forense, Paolo Giuggioli, e i dirigenti di palazzo di giustizia. La soluzione trovata stata quella dell'emanazione di una circolare interna all'ufficio giudiziario per chiarire ai magistrati che, nella latitanza dei parametri ministeriali, il riferimento doveva essere sempre quello alle tariffe. Una conclusione identica a quella raggiunta a Genova. In Veneto, a Verona, Vicenza e Padova si continuano ad applicare le intese raggiunte in passato tra magistrati e avvocati per la liquidazione delle spese, basati sulle tariffe. Sui precetti restava una grande confusione. Gli Ordini del Triveneto si erano incontrati ieri per cercare di definire una via d'uscita, senza trovare una soluzione. A pagare il conto, alla fine, era sempre il ricorrente che non poteva rientrare delle spese legali. A Venezia, il giudice ha deciso che in mancanza di parametri non liquida le spese e rimanda le parti. Mentre a Pordenone, dove gli avvocati presentano le loro note regolarmente, il giudice sta liquidando una somma equivalente, senzadistinzione tra diritti e onorari. Ma difficolt erano segnalate anche a Roma,Bari, Cosenza,con rallentamenti sui decreti ingiuntivi e blocco dei precetti.
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Sul Sole 24 Ore di ieri sono stati segnalati i problemi dei tribunali, alle prese con l'incertezza sui parametri da adottare per liquidare le parcelle degli avvocati. A Verona i l presidente del Tri bu nate aveva inviato una circolare indicando come parametro l'importo pagato i n casi analoghi; a Cosenza la norma stata invece rinviata alla Corte costituzionale mentre a Roma- neldubbio-sono state utilizzate le vecchie tariffe

Il regime transitorio e le indicazioni del ministero


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Pubblichiamo il testo della rispostafonvita dal Governo alla Camera a un'interrogazione in materia di ap plicazione delle ta riffe in caso di provvedimenti giurisdizionali.
In risposta alle problematiche segnalate dall'On. Capano nell'atto di sndacato ispettivo oggi in discussione tengo n na nz t u tto a precisare che a seguito dell'entrata in vigore dell'articolo 9, comma 1, del decreto-legge 24 gennaio 2012, n. 1, che ha determinato l'abrogazione immediata delle tariffe per la liquidazione del compenso dei professionisti nel sistema ordinistico, non si venuta a creare alcun vuoto normativo nei casi segnalati nell'atto di sindacato ispettivo. L'articolo 2233 del codice civile stabilisce, infatti, che il compenso, se non convenuto dalle parti e non pu essere determinato secondo le tariffe: a) viene determinato n base agli usi; b) in mancanza di usi determinato dal giudice sentito il parere dell'associazione professionale a cui il professionista appartiene- in misura adeguata all'importanza dell'opera e al decoro della professione. In base a tali disposizioni, si potrebbe quindi formare, in ambito nazionale, un uso normativo fondato sulla spontanea applicazione dei criteri di liquidazione del compenso gi previsti dalle tariffe

abrogate, nella convinzione dalla loro persistente vincolativit fino a quando non saranno adottati i decreti ministeriali previsti dal l 'articolo 9, comma 2, del decreto-legge. In mancanza di usi normativi , ilgiudice potr comunque liquidare il compenso in base al criterio residuale previsto dall 'articolo 2233 del codice civile e, in tal caso , le tariffe abrogate dal decreto-legge n.1 del 2012 potrebbero venire in ri lievo come criterio equitativo per valutare l'adeguatezza del com penso a I l 'i mporta nza dell'opera eal decoro della professione. Ci chiarito, voglio in ogni caso segnalare che al fine di ovvia re alle difficolt interpretative insorte in sede di applicazione della disposizione normativa citata, attualmente allo studio dell' Ufficio Legislativo del Ministero uri potesi di intervento normativo, da realizzare att raverso la presentazione di un emenda mento al disegno di legge di conversione del decreto -legge n. 1 de12012, volta ad introdurre una disciplina transitoria, in attesa dell'adozione dei decreti ministeriali che - ai sensi dell' articolo 9, comma 2, del decreto- legge dov ra n no sta bi li re i parametri perla determinazione del compenso da parte degli organi giurisdizionalichiamati a liquidare l compenso del professionista.

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