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L.B.G. ELEZIONI. IL RITORNO DEI MILANESI Walter Marossi TUTTI I NUMERI DELLA COMPETIZIONE Guido Martinotti IL VOTO A MILANO: LA RIVOLTA CONTRO LINDECENZA Francesca Zajczyk PISAPIA TRASCINA LA FORZA GENTILE DELLE DONNE Mario De Gaspari MILANO 2011, PROVE DI TERZA REPUBBLICA? Pietro Cafiero AAA. ASSESSORE ALLURBANISTICA OFFRESI Mario Sartori ELEZIONI COMUNALI: INTERNET CRESCE Jacopo Gardella VERZIERE E PIAZZA SANTO STEFANO Marco Ponti ULTIME SULLA MOBILIT Rita Bramante 7 MOSSE PER LITALIA VIDEO STEFANO BOERI: DOPO 12800 PREFERENZE DAVIDE CORRITORE: DA QUI AL 29 AMGGIO MUSICA Helplessunless Blues Fleet Foxes Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Guendalina Murroni CINEMA Paolo Schipani e Marco Santarpia
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zione). E dove li prende? Terzo Polo e Pagliarini, ammesso che glieli diano tutti e che tutti i loro elettori ritornino a votare, arrivano a stento a 40mila. La Lega non sembra in grado di fare molto di pi: il caso Trota ha colpito duro, basta sentire i discorsi della base. Ma sono comunque ipotesi del tutto fittizie, di quei 40mila voti teoricamente disponibili per la destra al ballottaggio non ce ne saranno moltissimi. . Quindi se Pisapia riesce a non fare errori e, com stato clamorosamente finora, li lascia fare agli altri non dovrebbe perdere. Ma attenzione, occorre quadruplicare gli sforzi perch le elezioni non si vincono a tavolino, anche se meglio correre in pianura che in salita. Un risultato grande, per gi stato ottenuto: queste elezioni sono state la sconfitta dellindecenza, dellindecenza delle bugie grandi come una casa fatte passare come annunci, delle promesse fatte con limprontitudine con cui si promettono le caramelle al bambino scemo; della indecenza dei mariuoli che si dicono perseguitati dai giudici, come avviene da che mondo e mondo; dellindecenza delle falsit smascherate senza piet ma ripetute certi che gli ascoltatori e soprattutto i propri sostenitori sono dei decerebrati che tanto votano sempre e comunque, dellindecenza dei colpi sotto la cintura tirati quando il gong gi suonato e poi magari sbagliando anche le carte, e delle tante altre indecenze che i potenti prepotenti sostenuti da mezzale e terzini a stipendio credono di poter praticare allinfinito, tanto il popolo bue, come ripete sempre Berlusconi, ha solo la seconda media. Ma le persone, anche se non sono istruite e, grazie ai ministri berlusconiani, lo saranno sempre meno, se non hanno i mezzi, il naso, le orecchie e gli occhi ce li hanno buoni.
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tecniche se verr nominato. Oddio, nominato fa molto grande fratello, meglio dire scelto. Non vorrei inimicarmi Pisapia usando termini troppo mediaset. Ora cercher di dimostrare che posso andare bene come assessore sia in una giunta Moratti, sia in una giunta Pisapia. Il primo motivo semplice: non andr a votare per nessuno dei due! Metti poi che vince laltro, che figura ci faccio, se mi chiama quello che non ho votato? Certo, potrei sempre dire una balla, ma rischierei di passare per un politico. Il secondo motivo ne la conseguenza: sono un tecnico, non un politico. Pertanto posso lavorare con chiunque. Basta che paghi. C poi il fatto, non trascurabile, che ho amici sia di destra che di sinistra, insomma sono un uomo per tutte le stagioni, un po prt porter, un po paraculo. Ma il vero motivo che mi rende il candidato ideale che, entrambi gli schieramenti nei loro programmi alla voce urbanistica hanno scritto un mare di banalit e fregnacce. Esattamente come quelle test enunciate dal sottoscritto, dimostrando cos una perfetta identit programmatica e ideologica con entrambi gli schieramenti. Un esempio per parte, visto che siamo in regime di par condicio. Pisapia dixit: Le aree storiche e di nuovo impianto delle sedi universitarie dovranno essere organizzate attorno a quartieri urbani multifunzionali in cui le attivit di formazione e di ricerca siano integrate con le residenze dedicate e con servizi aperti ai cittadini residenti. Queste aree in parte gi esistono ma devono essere moltiplicate, valorizzate e integrate con un tessuto urbano in cui la stessa popolazione e la vita civile devono rinnovarsi.. Quartieri urbani multifunzionali? Tralasciamo il fatto che i quartieri sono urbani per definizione e che multifunzionale pi adatto a descrivere un coltellino svizzero, ma come possibile immaginare che le aree universitarie debbano stare attorno ai quartieri? Universit ad anello? O forse il contrario? Saranno gli eventuali quartieri non monotematici a dover sorgere attorno alle aree universitarie. Ma gi cos. E i servizi aperti ai cittadini residenti cosa sono? Il contrario delle case chiuse? Quando poi leggo che serve un tessuto urbano in cui la stessa popolazione e la vita civile devono rinnovarsi., mi chiedo se si alluda agli sfratti e sarei curioso di sapere in che modo la vita civile si rinnova nel tessuto urbano. Mah Moratti dixit: ALCUNI INTERVENTI STRATEGICI PER LA CITT. 1. Completamento dei grandi progetti per la citt e avvio di nuovi, anche attraverso project financing: Garibaldi-Repubblica City Life Rubattino Cittadella della Salute Il programma della Moratti pi sintetico e meno si presta a parafrasi, ma riesce comunque a dire cose che non stanno n in cielo, n in terra. L c scritto, guardate come siamo bravi, prevediamo di completare Garibaldi-Repubblica e City Life. E da quando queste sono opere pubbliche? Sono opere private fatte da privati, quale il merito della Giunta Moratti? Quello di aver subito i progetti senza un minimo di spirito critico? Con che faccia si possono mettere queste cose nel programma? Non servono risposte Se non altro hanno la decenza di non inserire Santa Giulia in questo elenco. Ancora la Moratti: Il piano (PGT) prevede la riqualificazione di 22 grandi aree cittadine: allinterno di queste aree il 35% delle abitazioni saranno destinate ad housing sociale. Peccato che il PGT a pagina 376 del DDP, allart. 5 punto 1.1.2 dica che di quel 35% solo il 10% realmente obbligatorio (5% di edilizia sociale e 5% di edilizia in affitto concordato). Il restante 25% pu essere trasformato in altro se il Consiglio Comunale daccordo. I due paragrafi precedenti, sono evidentemente opera di un sabotatore, che non mi vuole assessore allUrbanistica, non vi pu essere altra spiegazione. Daltra parte se proviamo a valutare le possibili alternative vedremo che non c scelta. Vince la Moratti? Non vorr certo proporci un Masseroli bis? Il nostro immaginifico assessore ha gi dato il meglio di s nel PGT. Difficile ripetersi agli stessi livelli. Meglio cambiare. E se vince Pisapia? Boeri allUrbanistica? Conosco tanti colleghi maligni che ne sparlano in privato, ma che pubblicamente farebbero la fila a congratularsi. Io dico che una delle poche archistar italiane che abbiamo meglio che continui a volare alto e che non si sporchi le mani con le pietanze poco raffinate dellurbanistica meneghina. Pertanto concludo il mio intervento, ribadendo la mia auto-candidatura. Moratti o Piaspia, a prescindere da chi vincer, io sono luomo giusto per voi. Cordialmente vostro
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Ma anche la fatica dei partecipanti allOfficina avrebbe potuto essere meglio valorizzata permettendo agli stessi autori di portare le proposte condivise nel laboratorio nel vivo del dibattito cittadino oltre le paratie delle faticose sintesi programmatiche del candidato del centro sinistra. La possibilit era a portata di mano, bastava sfruttare lopportunit offerta dalla rete e in particolare dalla piattaforma http://www.comunalimilano2011.itdi Fondazione RCM (una Fondazione di partecipazione nata in Universit Statale di cui sono soci anche Provincia, Regione e Camera di Commercio). Nonostante queste disattenzioni, lesperienza di questi ultimi mesi della piattaforma partecipativa stata davvero interessante e credo abbia giocato un ruolo non trascurabile nella campagna elettorale. Prima ancora dei numeri che avvalorano queste considerazioni val la pena di ricordarne alcuni tratti distintivi: Un ambiente aperto a tutte le forze politiche, un robusto supporto di informazioni alle opinioni in gran parte alimentato dagli stessi partecipanti (non a caso parliamo di discussioni informate), unaggiornata agenda delle iniziative elettorali, una struttura di forum che stimola i partecipanti a interagire con le idee altrui prima ancora di avanzare le proprie, uno spazio di nuovissima concezione che permette a cittadini e candidati di evidenziare problemi e di avanzare proposte per risolverli. Ed ecco i numeri: negli ultimi giorni di campagna circa 4.000 utenti unici giornalieri, oltre 320.000 pagine servite dal 15 aprile al 15 maggio, 1.500 messaggi nellintero periodo, 89 problemi e 104 proposte avanzati da cittadini e candidati, 172 discussioni avviate fino al 15 aprile (di cui 134 da cittadini), 90 dal 15 aprile a oggi (di cui ben 72 dai candidati). Infine molto significativa la presenza dei candidati con loro profili e spazi informativi dotati anche di finestre sulle rispettive pagine di Facebook: 8 candidati sindaci (su 9), 164 candidati al consiglio comunale (di tutte le liste), 244 per i Consigli di Zona; una presenza che ha aiutato i cittadini a esercitare, in modo pi informato e consapevole, il diritto di esprimere il voto di preferenza. Da alcuni candidati ci arrivata lidea, che noi stessi abbiamo rilanciato in problemi e proposte di sottoporre ai nuovi amministratori di Milano la proposta di mantenere vivo e attivo, dopo le elezioni, questo ambiente di partecipazione civica per dare continuit al dialogo fruttuoso e civile sulla citt che si avviato in questi mesi. La proposta stata finora sottoscritta da 53 candidati e sostenuta da 41 argomenti a favore tra i quali quello di una candidata che ha scritto: Trasparenza, dialogo, cittadinanza attiva e partecipata. Verifica e controllo costante dei cittadini sull'operato delle Amministrazioni. Bilancio partecipato, trasparente, leggibile!! Solo la rete pu darci la possibilit pratica di attuare questi fondamentali principi. Contiamo che queste elezioni determino finalmente una svolta in questa direzione.
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premiato un progetto alquanto timido degli architetti Figini e Pollini, il quale proponeva di trasformare la piazza in un vivaio di molti alberelli, allineati in file regolari e perfettamente ordinate, come se fossero le piante di un frutteto. Il Comune in quella occasione aveva commesso uno sbaglio: non bisognava limitare i confini del concorso alla sola Piazza Fontana; occorreva inglobare in una unica soluzione progettuale tutta larea circostante, da via Larga a Largo Augusto, da piazza Santo Stefano allo stradone del Verziere. Occorreva in conclusione vedere quel pezzo di citt, cos centrale, cos vitale, come una porzione urbana unica e indivisibile, come un settore di citt strettamente unito e legato in tutte le sue parti. Ancora oggi sarebbe entusiasmante bandire un nuovo concorso, e indire una appassionante gara fra progettisti consapevoli e preparati. Ai futuri concorrenti tuttavia (e prima di loro ai responsabili del bando) va dato un consiglio preliminare: non aver paura di progettare, qualora si rivelassero necessari, luoghi urbani generalmente considerati con diffidenza; siano questi o passaggi pedonali di dimensioni ridotte; o percorsi viari ristretti e angusti; o spazi racchiusi fra pareti ravvicinate; o luoghi raccolti e circoscritti; purch tutte queste tipologie siano alternate da frequenti zone di vasto respiro e di larga estensione. Come avviene nei centri storici ancora intatti, dove piccoli vicoli sfociano in grandi piazze; dove percorsi stretti si alternano ad ampi spazi aperti; e il passaggio tra dimensioni tanto diverse genera stimolanti sensazioni di sorpresa e di meraviglia. Si ha paura delle larghezze ridotte? Si temono i tracciati compresi tra muri vicini e contrapposti? Ci aiuti la lezione di coraggio data dai progettisti antichi; ci conforti laudacia con cui essi hanno dato forma a spazi esterni, anche in situazioni ostiche e acrobatiche, come lo spazio compreso tra il fianco della Chiesa di Santo Stefano e il fronte della Cappella alle Ossa; dove il vicolo pedonale, interposto fra i due edifici, di larghezza davvero minima, tanto da obbligare il progettista ad arretrate il portone di ingresso della cappella, onde evitare che, alluscita, i fedeli vadano a urtare contro il muro di fronte. Larretramento tuttavia d origine a due felici dettagli architettonici: una morbida concavit nel muro frontale della cappella e un accogliente slargo nella stretta sezione del vicolo. Due dettagli architettonici di grande bravura che non sarebbero stati concepiti dal progettista se non fosse stato costretto ad agire in una situazione di spazio ridottissimo. La ristrettezza del vicolo ha giovato alla bellezza del luogo. Il coraggio e la forza di non lasciarsi intimorire dalla stretta dimensione del vicolo ha suggerito al progettista unaltra brillante soluzione: il muro frontale della cappella si prolunga alquanto al di l della retrostante sala interna, e si spinge, come una quinta aerea e libera, fin contro laiuola di un vicino spazio pubblico. Nessuna remora, nessun rimorso, da parte del progettista, per aver allungato il vicolo gi molto stretto e fatto sembrare ancora pi lungo un percorso gi molto angusto. Molti infelici angoli di Milano sarebbero da esaminare con attenzione e riprogettare nei dettagli; ma prima i nuovi architetti dovrebbero prendere esempio dai maestri del passato e dalla loro sicura e sapiente capacit inventiva.
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coraggiosa, smentendo clamorosamente, prima con gli annunci e poi con i fatti, le imbarazzanti grida di dolore dei politici lombardi al momento dellabbandono di Alitalia (vi ricordate?): Malpensa deve rimanere un hub (non sapevano di cosa parlavano) il monopolista italico per amor di patria e di Padania deve rimanere a Malpensa a ogni costo e simili amenit. Ma non c nessun regolatore che abbia certificato che quei profitti (per quel esatto ammontare) debbano essere retaggio della propriet, e non passati agli utenti come minori costi. ENAC ha recentemente persino abdicato in modo ufficiale a verificare la congruit delle tariffe aeroportuali, chiedendo aumenti indifferenziati per le tariffe di tutti gli aeroporti italiani, indifferentemente dai loro livelli di efficienza. Forse un atteggiamento pi diffidente verso le rendite monopolistiche (degli aeroporti ma soprattutto delle autostrade), sarebbe da auspicarsi da parte di unamministrazione che si proclama liberale. Ma i segnali sono pessimi: c sul tavolo un progetto di alleanza degli aeroporti padani, che dovrebbe ovviamente coinvolgere SEA con un ruolo dominante. Un monopolio di monopoli! Gli inglesi hanno recentemente costretto il gestore unico dei quattro aeroporti di Londra a venderne due perch non si facevano abbastanza concorrenza, danneggiando cos lutenza. Qui da noi aleggia una cultura un po diversa
www.arcipelagomilano.org RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Ancora sulla musica sacra
Mi scrive Raffaele Valletta A proposito dellarticolo Musica religiosa? (Arcipelagomilano del 27 aprile scorso) volevo insinuare alcuni dubbi che mi pare siano in parte gi percepiti nel punto interrogativo del titolo. Guardando la mia discoteca, mi sono accorto di aver separato e classificato una serie di dischi sotto letichetta di Musica Sacra, che dovrebbe coincidere con Musica religiosa ma, forse, non proprio Nella Musica religiosa (sacra) sicuramente compresa la musica canonica scritta e pensata al servizio delle funzioni religiose di una certa dottrina ecclesiale. Si tratta sicuramente di musica a programma Proporrei di sostituire allaggettivo religioso il termine (e significato) di spirituale e quindi, nel nostro caso, di Musica dello Spirito. Effettivamente Musica Sacra pi appropriato di Musica Religiosa, e infatti questa la definizione pi usuale. Ma la distinzione pi profonda di quanto possa apparire a prima vista perch se religioso attiene alla religione - e quindi facilmente a una determinata religione (come si sente, ad esempio, la differenza fra il luteranesimo della musica di Bach e il cattolicesimo di quella di Hndel!) - il sacro attiene a un atteggiamento filosofico e culturale di carattere universale. Continua Valletta Chi entra in qualsiasi momento in una discoteca viene travolto (e sconvolto) dai bassi dellimpianto di amplificazione della musica rock, che vanno in simpatia con il diaframma del corpo umano. Tutti i corpi dei presenti vengono rapiti in perfetta sincronia e allunisono sussultano. La musica (perch, ci piaccia o no, si tratta di musica) non agisce n viene percepita attraverso la sfera cerebrale, ma attraverso pi elementari fattori di percezione fisica. E questo non un fenomeno solo dei nostri giorni. Pensiamo ai primordi della musica tribale nata come ritmo di percussioni e poi alla musica della danza e del ballo, al valzer e al tango. Abbiamo sicuri capolavori, dal Valzer dei fiori di Tschaikowsky al Bolero di Ravel, fino alla musica di Piazzolla. Sono ritmi irresistibili, trascinanti, travolgenti. La Musica dello Spirito unaltra cosa. E qui Valletta ha ancora ragione, non si tratta dunque di musica religiosa - e forse neppure sacra ma piuttosto di musica spirituale se vogliamo intendere che parla pi allanima che alla pancia delle persone, e alle anime pi inclini alla psiche che alla techne come direbbe Umberto Galimberti (Psiche e techne, luomo nellet della tecnica, Feltrinelli, 2004). E ha ragione anche quando aggiunge: Prendiamo a esempio una musica sublime come lo Stabat Mater di Pergolesi (per quello di Rossini ho meno dubbi). Per me non si tratta di musica spirituale, cos come nulla di religioso ha Il lamento di Jacopone da Todi che lha ispirato: lespressione di uno strazio profondissimo di una madre per la morte del figlio, un dolore umano terribile, materiale, che attanaglia fisicamente dalle viscere, il dolore per una morte innocente, che non pu trovare attenuanti neppure nellidea consolatoria del sacrificio per la salvezza dellumanit. E dice ancora Pensiamo a Mozart, spirito sprezzante, amante della vita e sicuramente non bigotto. Il suo Requiem una scenografica, teatrale messa in scena, coinvolgente e musicalmente strepitosa, ma forse di religioso ha ben poco. O meglio molto meno di alcune arie del Flauto Magico o della Musica funebre Massonica (per definizione atea) dove tocca livelli estremi di abbandono dello spirito di fronte al mistero della vita e della morte. Mozart, sostanzialmente ateo o quantomeno agnostico (pur non dichiarato, in un paese dove lilluminismo veniva giudicato con estremo sospetto), aveva una sensibilit spirituale immensa ed era capace di esprimerla, forse anche contro la sua volont. Concordo pienamente, sia sulla laicit della musica sacra di Mozart, che considero addirittura spesso dissacrante, sia sul giudizio che Valletta esprime a proposito di Vivaldi costretto dalla committenza a produrre una infinit di musica canonica, ma di fatto crea vere e proprie stagioni concertistiche (anche se eseguite in chiesa) a uso della aristocrazia veneziana. Poi ascolto il largo e lallegro dal concerto in si minore op.3 n.6 e sembra rappresentare la storia di unanima persa, disperata, impaurita, abbandonata dal corpo, che cerca e ritrova una pace eterna accolta nella luce illuminante e gioiosa della multitudine dei suoni del concerto grosso. Tutto bene ma ecco che, arrivati a Bach, sono meno daccordo con lui quando aggiunge E sicuramente vero che Bach fosse insofferente nei confronti della committenza ecclesiastica che lo costringeva alla produzione di musica sacra (anche se possiamo essere ben grati a quella committenza!). Ma da qui a dire che il Kantor non fosse religioso e che la musica da lui prodotta non si possa considerare tale ritengo sia fuorviante. Bach immerso e impregnato nella cultura della societ del suo tempo e il suo genio immenso traduce lessere esistenziale nellopera che ne esprime lo spirito; e questo spirito lo percepiamo soprattutto nella musica per tastiera come le Goldberg, il Clavicembalo ben temperato, lArte della Fuga, le Suites per violoncello. Appunto, proprio nella musica non sacra che si manifesta il Bach pi spirituale, quello che raggiunge le vette pi alte di astrazione e di spiritualit, ben pi che nelle Passioni e nelle Cantate le quali bench straordinarie appartengono alla tipologia musicale corrente di quellepoca che precede i Lumi, e sono ancora intrisa di luoghi comuni. Valletta cita anche Paolo Fenoglio (dal Linguaggio e misticismo nel mondo organistico di Bach) Si giunge cos al punto cruciale della questione: in Bach non esiste un divenire spazio temporale, perche non esiste la pulsione divergente fra contenuto e forma bens una pulsione convergente, unilaterale, concentrica. Lassenza di emotivit immediata nella musica per tastiera di Bach determinata dalla sostanziale immobilit del contenuto: manca il senso di caducit della vita, manca lidea di un assoluto irraggiungibile, tutto perfettamente presente e disposto nellesprit de geometrie che domina ovunque. Si pu parlare di onnipotenza dellEssere, di comple-
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ta rivelazione dellequilibrio divino, affermazioni che sembrano essere comprovate dalla persistente densit della pagina bachiana: non vi sono, come noto, spazi vuoti, le stesse pause sembrano piene e suonano, il congegno infinitesimale. Siamo in tal modo pervenuti a unarte che non produce un divenire spirituale, ma una stasi. Da qui ha lorigine la sua caratteristica teocentrica Siamo finalmente arrivati al dunque. Bach, lautore supremo di musica sacra, esprime la massima spiritualit non nelle opere dichiaratamente religiose ma in quelle per tastiera e cio nelle Toccate, nelle Fughe, nei Concerti, e cio nelle musiche scritte per il diletto dei suoi committenti o desiderati tali, soprattutto per il piacere del proprio intelletto, senza altro materiale che non quello materico delle note, utilizzando e reinventando rigorosamente le complesse regole dellarmonia e del contrappunto. Lo stesso Valletta dice Lidea (spirituale) si traduce in suono; si realizza ci che oggi appare inconcepibile, ma il razionalismo metafisico di Spinoza e di Leibniz e cita ancora Fenoglio Lidea primaria che alimentava questa fede razionale - si ricordi lamor Dei intellectualis di Spinoza - era necessariamente di carattere metafisico: il mondo non era che un riflesso dellordine cosmico, ogni sfumatura qualitativa si riduceva in una precisa dimensione geometrica oggettiva. Allora posso forse ripetere la mia conclusione: La musica solo musica, fatta esclusivamente di suoni, ritmi, timbri, accenti, coloriture, ed bello goderla in libert, senza condizionamenti o suggestioni, o interpretazioni estranee alla sua intrinseca essenza. Musica per una settimana * gioved 19, venerd 20 e domenica 22, allAuditorium, lorchestra Verdi diretta da Christian Zacharias eseguir il Concerto in si bemolle maggiore K. 595 di Mozart per pianoforte e orchestra al pianoforte lo stesso direttore e la terza Sinfonia di Bruckner in re minore * gioved 19 e sabato 21, al teatro Dal Verme, lorchestra dei Pomeriggi Musicali diretta da Trisdee Na Patalung eseguir la Serenata op. 20 di Elgar, il Concerto per violino, violoncello e orchestra op. 102 di Brahms (con il duo Mari Samuelsen e Hakon Samuelsen) e la Sinfonia n. 103 di Haydn * domenica 22, ore 10.30 alla Palazzina Liberty, il Quintetto Liberty (Carlo De Martini, Laura Cavazzuti, Alice Bisanti e Claudia Poz, con Francesco Biraghi alla chitarra) esegue due Quintetti di Boccherini (il terzo e il settimo) e uno di Schnabel * domenica 22, ore 11 allAuditorium, per il ciclo dedicato a Nino Rota la leggerezza dellascolto, Sonata per orchestra da camera, Concerto per corno e orchestra di Mozart completato dallo stesso Rota, Fantasia sopra 12 note del Don Giovanni, e Suite dal film Romeo e Giulietta: Sandro Ceccarelli corno e Simone Pedroni al pianoforte * luned 23, al Conservatorio per le Serate Musicali, concerto della pianista Sofia Gulyak con un programma non ancora definito * marted 24, ancora al Conservatorio, la Societ del Quartetto conclude la sua stagione con un concerto di Andrs Schiff che - con la moglie Yuuko Shiokawa e il Quartetto Panocha - eseguir tre Quintetti di Dvorak, due per pianoforte e archi (opere 5 e 81) e uno per soli archi (opera 97) * marted 24, nellAula Magna dellUniversit Statale in via Festa del Perdono alle ore 21, i Cameristi dellOrchestra dellUniversit eseguono il Quartetto per archi di Nino Rota, il Klavierquartettsatz di Mahler e il Quintetto con pianoforte opera 57 di ostakovi? * mercoled 25, sempre al Conservatorio ma per la Societ dei Concerti, il pianista Grigory Sokolov esegue musiche di Johann Sebastian Bach (il Concerto nach Italienischen Gusto BWV 971 e lOuverture nach Franzsischer Art BWV831) e di Robert Schumann (Humoreske in si bemolle maggiore, op.20, e Scherzo, Gigue, Romanza e Fughetta op.32)
ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Lanello debole che spezza la catena
Termina con la mostra L'anello pi debole della catena anche il pi forte perch pu romperla, lultimo quarto di Terre Vulnerabili, progetto curato da Chiara Bertola presso lHangarBicocca, contrassegnato dal tema della vulnerabilit. Quattro le mostre che si sono succedute e integrate luna allaltra, per un totale di nove mesi, divise in quattro fasi come quelle lunari, e che hanno raccolto ben trentuno artisti internazionali e altrettante opere che sono via via cresciute, evolute, cambiate, modificate e si sono adattate agli spazi dellHangar. Lultima mostra, inaugurata il 5 maggio, vede la presenza di quattro nuovi artisti, gli ultimi in ordine cronologico che sono stati inseriti nel progetto: Roman Ondk, Pascale Marthine Tayou, Nari Ward e litaliano Alberto Tadiello. Il titolo della quarta fase, L'anello pi debole della catena anche il pi forte perch pu romperla, forse la dichiarazione pi significativa rispetto allo scopo del progetto. La vulnerabilit anche forza. Bisogna assecondarla e accettarla, farla diventare il punto di forza. Le catene rappresentano anche una struttura dinamica - dice Chiara Bertola - che conduce alla produzione di forme e di lavoro; allinterno del ciclo (o del processo) rappresentato da una catena, esiste sempre un anello debole (non allineato) che alla fine pu rivelarsi come il pi forte perch rompe uno schema di comportamenti prevedibili diventando cos il pi creativo. Lanello "difettoso" interrompe un ingranaggio e rompe dunque la normale successione delle azioni. Ecco il significato di questa nuova fase, tutta in divenire, che presenta quattro nuovi interessanti lavori. Lartista slovacco Ondk, presenta Resistance, un video nel quale a un gruppo di persone stato chiesto di recarsi a un evento pubblico presso il quale essi si mescolano nella folla con i lacci delle proprie scarpe slacciati. In questa opera lartista da una parte lavora sul rituale dellopening, dallaltro crea una condizione straniante in chi guarda il video, abbandonato e incerto sulla corretta interpretazione.
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Pascale Marthine Tayou, camerunese, costruisce nel CUBO Plastic bag una spettacolare installazione con un grande cono rovesciato interamente costituito da diecimila sacchetti di plastica biodegradabili di cinque tonalit diverse. Una prima versione dellopera era gi stata esposta nel 2010 in Australia, in questa sede stata appositamente rivisitata e viene presentata per la prima volta in Italia. Gi dal titolo si pu intuire il materiale favorito di Tayou, il sacchetto di plastica, un oggetto assolutamente banale e anonimo, accessorio della quotidianit, che diventa simbolo della crescente globalizzazione, del consumismo, ma anche simbolo del nomadismo che sempre pi caratterizza luomo moderno, una sorta di vagabondo che trascina nei sacchetti i pezzi importanti della sua vita. Con un risvolto assolutamente nuovo: oggi che i sacchetti di plastica sono banditi dal commercio, entrano di diritto a far parte dei materiali usati per larte. E presente anche Nari Ward, giamaicano ma newyorkese di adozione, artista che usa come veicolo darte i materiali di riciclo della vita moderna e industriale, spesso raccolti direttamente nel suo quartiere, Harlem, ai quali d nuova funzione e significato, usandoli per affrontare temi sociali come la povert, limmigrazione e la questione razziale. Per Terre Vulnerabili ha realizzato Soul soil, un grande contenitore ovale dove sono intrappolati e dal quale fuoriescono resti di oggetti abbandonati, materiali di recupero, parti in ceramica di sanitari e alcuni dei vestiti usati provenienti dalla installazione di Christian Boltanski, Personnes, esposta allHan-gar lo scorso anno, sfuggiti allo smantellamento di fine settembre 2010, interpretando cos, in linea anche con la sua poetica, uno dei temi portanti di Terre Vulnerabili. Lultimo artista presente litaliano Alberto Tadiello, con il suo Senza titolo (Adunchi), una installazione di tubi di ferro, lamiere, dadi e bulloni su una colonna aggettante e spigolosa. Il significato pi che mai legato al tema della vulnerabilit e della precariet. Cos lartista stesso, spiega la sua opera: Un grumo di forze. Di aggettanza, di torsione, di urto, di trazione, di spinta. Di isolamento, di deformazione, di dissipazione, di accoppiamento, di riunione, di separazione. solo metallo, ferro. Tagliato, smussato, graffiato, bucato, piegato, imbullonato. Si affaccia. Pesa, pende, gravita. E il momento di tirare le somme e vedere queste quattro fasi al completo, per comprendere a pieno cosa sia oggi la vulnerabilit secondo questi artisti ma soprattutto per vedere quanto questi progetti siano davvero definitivi. Lo sono? Terre Vulnerabili 4/4 L'anello pi debole della catena anche il pi forte perch pu romperla Hangar Bicocca Fino al 17 luglio. Orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00, gioved dalle 14.30 fino alle 22.00, luned chiuso Ingresso: intero 8 euro, ridotto 6 euro
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nienti dalla collezione di Casa Boschi-Di Stefano. Per concludere, nellultima vetrata dello spazio mostre stato allestito un white cube, dove dal 15 aprile al 30 giugno sar esposta Nice ball, opera di Paola Pivi. Una composizione fatta di sedie di design in miniatura che, illuminate dallinterno, proiettano sulle pareti giochi di ombra. Seguiranno poi a rotazione anche unopera darte, un oggetto di design e una fotografia. Fuori! Arte e spazio urbano 19681976 - Museo del Novecento - fino al 4 settembre. Lun 14.30-19.30; mar, mer, ven e dom 9.30-19.30; giov e sab 9.30-22.30 Biglietto intero 5 euro, ridotto 3 euro.
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e circondata tutto intorno da scarpe di bronzo appese al muro, sostenute da piccoli passerotti. Quasi fossero dei voti fatti al santo. Uno dei pezzi forti dellesposizione quello che allora fu il rivoluzionario Silenzioso mi ritiro a dipingere un quadro, 1977, una stanza bianca decorata con segni dipinti di nero, croci, teste e numeri. Unici oggetti di arredamento una sedia di legno e un quadro figurativo appeso alla parete. Fra le sale pi affascinanti senza dubbio quella dedicata alla installazione dei Dormienti, trentadue sculture rannicchiate a terra, in posizione fetale, immerse nella penombra e circondate dalle musiche di David Monacchi, il giovane compositore marchigiano che Paladino ha voluto coinvolgere per questa collaborazione artistica. Le musiche, intitolate Notte in mutazione, ricordano i rumori della foresta, grilli, animali
sibilanti, voli di uccelli notturni, che accompagnano il sonno di questi inquietanti dormienti fatti di legno, pietra e altri materiali poveri. Sporchi e rovinati, coperti da pezzi di vasi e tegole, polverosi e ruvidi, mantengono unespressione serena durante il loro sonno eterno, cos somiglianti ai corpi pietrificati di Pompei, ma anche cos lontani, come tiene a precisare lartista, che smentisce in modo assoluto ogni riferimento o affinit. La mostra non si esaurisce per allinterno di Palazzo Reale, ma inizia, anzi, dalla piazzetta, con la monumentale Montagna di sale, dalla quale fuoriescono venti cavalli (riprendendo integralmente o per sezione la statua di un cavallo di quasi 4 metri di altezza), riedizione di unaltra Montagna di sale, esposta a Napoli in piazza del Plebiscito nel 1985. Unistallazione che ben si adatta a dialogare con unaltra opera
fondamentale, il Neon di Fontana che troneggia dallalto del Museo del Novecento. Ma non finisce qui. Nel cortile interno di Palazzo Reale sono posizionati quattro scudi di cinque metri di diametro ciascuno in terracotta, incisi con i segni e i simboli tipici di Paladino ma in versione tridimensionale. Il percorso si conclude idealmente nellOttagono della Galleria Vittorio Emanuele, in cui esposto un aeroplano a grandezza naturale della Piaggio Aero, la cui livrea stata dipinta dallartista campano ma milanese di adozione. Mimmo Paladino Palazzo Reale 7 aprile 10 luglio 2011; orari: marted, mercoled, venerd, domenica h 9.30 19.30. luned h 14.30 19.30. Gioved e sabato h 9.30 22.30; costi: 9,00 intero, 7,50 ridotto
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Gli occhi di Caravaggio. Gli anni della formazione tra Venezia e Milano. Museo Diocesano. Dal 10 marzo al 3 luglio. Orari: 10-18. Chiuso luned. Intero: euro 12. Ridotto: euro 10.
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Isole dei giocattoli, mausolei riferiti a un tempo e a un periodo scomparsi per sempre; i miti greci, la letteratura, con omaggi allamico Apollinaire; lossessione per le aperture, finestre che mettono in scena, teatralmente, potremmo dire, i soggetti dipinti; e ancora donne e uomini in abiti e interni borghesi, omaggio ai suoi familiari, ma con la faccia di galli, pellicani, struzzi e anatre, creature mutanti di un altro mondo. Concludono questo surreale percorso oggetti, abiti, mosaici e decorazioni create da Savinio nelle sue sperimentazioni, per terminare con la bellissima sezione teatrale in cui sono esposti disegni, bozzetti e maquette dei suoi spettacoli, di cui fu spesso regista e drammaturgo. Io sono un pittore oltre la pittura, disse. Oggi non possiamo che dargli ragione. Alberto Savinio. La commedia dellarte Palazzo Reale. Fino al 12 giugno. Orari: 9.30-19.30; lun. 14.30-19.30; giov. e sab. 9.3022.30. Biglietti: intero 9 euro, ridotto 7,5 euro.
solo, divise in cinque sezioni tematiche: mito, letteratura, architettura, oggetti e scenografie. S, perch Savinio fu un artista a tutto tondo, di quelli eclettici che forse al giorno doggi non esistono pi. Scrittore, pittore, compositore, drammaturgo, scenografo e regista teatrale. Scopo della mostra proprio il ripercorrere tutte le attivit a cui si interess nel corso della vita, analizzando temi e modi del suo linguaggio. La mostra, curata da Vincenzo Trione (lo stesso curatore dellepica mostra di Dal chiusa un mese fa), propone un incipit e una fine di percorso molto particolari. La voce di Toni Servillo, infatti, accoglie il visitatore nella prima e nellultima sala, declamando a gran voce testi e pensieri di Savinio. Perch solo con le parole di Savinio si pu capire larte e il Savinio-pensiero. Non sproloqui di critici, esperti ecc., ma parole vere, autentiche del maestro, che tanto lasci scritto e che tanto si prodig affinch la sua arte fosse spiegata per ci che era veramente. Difficile inquadrare Savinio a priori, in qualche corrente artistica predefi-
nita. Certo, conobbe i Surrealisti, certo suo fratello fu esponente di spicco della Metafisica. Ma Savinio elabor una poetica tutta sua, non convenzionale neanche per queste correnti di rottura. Apollinaire, amico dei De Chirico ed estimatore dellopera di Savinio, disse di lui che era grande come i geni del Rinascimento toscano. Nato in Grecia, rimase profondamente influenzato dalla cultura classica di quella terra, tanto che dipinse a pi riprese miti classici ed eroi, fino a identificarsi con Hermes, il pi misterioso e ambiguo dio dellOlimpo. Per Savinio la pittura deve essere antinaturalistica, non deve mai assomigliare alla realt, deve essere un mezzo per guardare oltre. E operazione mentale, concettuale, esercizio della mente. Limportante lidea, ed per questo che ogni medium pu essere valido: pittura, disegni, teatro, parole. I riferimenti culturali sono tanti, dalla monumentalit della pittura italiana degli anni 20 e 30, alla rivista Valori Plastici, allarchitettura razionalista, ma presente anche il mondo dellinfanzia, con le famose
CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org A QUALCUNO PIACE CALDO
di Billy Wilder [Some Like It Hot, USA, 1959, 120'] con: Marilyn Monroe, Jack Lemmon, Tony Curtis
Nessuno perfetto. Con questa indimenticabile battuta di Osgood (Joe E. Brown) a Jerry/Daphne (Jack Lemmon) si chiude A qualcuno piace caldo [Some Like It Hot, USA, 1959, 120'] di Billy Wilder. Tre parole spiazzanti rimaste nell'immaginario popolare, coronamento di un film sempre contemporaneo, tra le perle della storia del cinema. La sceneggiatura di Wilder e I. A. L. Diamond fa iniziare la storia a Chicago, negli anni '20, in pieno proibizionismo; l'atmosfera richiama i film noir degli anni '40: sparatorie, marciapiedi bagnati e gangster inseguiti da poliziotti. Giusto il tempo di rendere involontari testimoni Jerry e Joe (Tony Curtis) due musicisti della storica strage di San Valentino, avvenuta realmente il 14 febbraio del 1929, quando gli uomini di Al Capone uccidono sei banditi di una famiglia concorrente. Da qui in poi, Wilder ci tira fuori dal gangster-movie per portarci in una commedia brillante. Jerry e Joe, per sfuggire dagli uomini di Al Capone, si travestono da donna mischiandosi all'interno di un'orchestra femminile dove canta anche la sensuale Sugar (Marilyn Monroe). I due protagonisti si mascherano, Wilder no: con eccezionale semplicit ripropone i canoni classici della comicit (l'inseguimento, la maschera...). Il tutto giocato su tempi e ritmi perfetti, capaci di trasformare la sceneggiatura in una commedia a distanza di oltre cinquant'anni a cui la banalit comica di alcuni film moderni dovrebbe togliersi il cappello. Come se tutto ci non bastasse, il regista si affida a Jack Lemmon, Tony Curtis e Marilyn Monroe. Un tridente inestimabile su cui sarebbe stupido e irrispettoso cercare aggettivi degni di descriverlo. Irresistibili alcune gag e botta-e-risposta tra i tre, specie quando Jerry e Joe, innamorati di Sugar, si trattengono dal rivelarsi uomini per evitare di rovinare la loro copertura. Oppure, quando Sugar in modo innocente si presenta come un po' stupida, credo. Rimane nella memoria (e nella storia) l'interpretazione che Sugar fa nel film di I Wanna Be Loved by You [Herbert Stothart, Harry Ruby, 1928], composta in origine per il musical Good Boy, ma principalmente conosciuta grazie a Marilyn. Mi ripeto, non semplice trovare le parole per descrivere le emozioni che Wilder riesce a trasmettere attraverso il grande schermo. Penso a La fiamma del peccato [1944], Viale del tramonto [1950], L'asso nella manica [1951], Sabrina [1954], L'appartamento [1960], e potrei andare avanti a elencare film fino ad arrivare al 1981 con l'ultimo Buddy Buddy. E, pensando a questi film, la tentazione di contraddire Osgood sono tante: forse, qualcuno perfetto! Paolo Schipani In sala: Legend Film Festival Cinema Odeon 19 maggio 2011
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MACHETE
di Robert Rodrguez ed Ethan Maniquis [USA, 2010, 105'] con Danny Trejo, Robert De Niro, Jessica Alba, Steven Seagal, Michelle Rodriguez
Vendetta. Non poteva che essere questo il sentimento alla base di Machete, lultimo film di Robert Rodriguez, discepolo prediletto di Quentin Tarantino. La storia di Machete (Danny Trejo), ex federale messicano fuggito negli Stati Uniti, ricorda molto quella di Beatrix Kiddo, eroina di Kill Bill. Accomunati dalla brutale e sanguinosa perdita delle persone pi care e da una sopravvivenza miracolosa non troveranno pace finch non riusciranno a trafiggere ogni persona che si frapponga alla loro sete di rivalsa. Il senatore McLoughlin (Robert De Niro) il bersaglio dellattentato per cui viene erroneamente assoldato Machete. Il politico ha scelto il razzismo e la ri-americanizzazione del Texas come capisaldi della propria campagna elettorale per la rielezione. Quindi nulla di meglio di un immigrato messicano per insinuare odio e paura nella popolazione locale. Visto il culto di Rodriguez per i BMovie italiani, chiss se ogni riferimento a partiti nostrani dallabbigliamento verde sia puramente casuale. Violento, crudo, sanguinario, Machete non scende a compromessi nel proprio personale percorso di giustizia. Rodriguez, da fedele seguace del tarantinismo, ci offre azione e ritmo tambureggianti. Il ricorso alle armi da fuoco esiguo e larma prediletta, che ha fornito il soprannome al protagonista, ci lascia presupporre che nulla verr lasciato alla nostra immaginazione. Il cast per un film di questo genere eccezionale. Steven Seagal e Don Johnson sono stati riportati, dopo un lungo letargo, al loro ambiente naturale mentre Danny Trejo, al primo ruolo da protagonista a 66 anni, una scoperta pi che sorprendente. Lincontro con Machete quindi, sia in sala che nella pellicola, non pu lasciare indifferenti: lo si ama o lo si vorrebbe eliminare. Marco Santarpia In sala a Milano: Colosseo, The Space Milano, UCI Cinemas Certosa, UCI Cinemas Bicocca.
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