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Cernobbio, 16 ottobre 2010 X Forum internazionale dell'agricoltura e dell'alimentazione Intervento di Corrado Passera Buongiorno a tutti e grazie di cuore per

averci invitato, per aver invitato la banca, per aver invitato me a partecipare a questo incontro e per averci inserito in questa sessione, perch avete proposto un titolo caldo, un titolo positivo, un titolo che condivido fortemente e che vorrei provare a commentare con locchio nostro e con locchio mio personale. Vorrei in particolare affrontare il tema delle forze vive, anche un po alla luce delle mie esperienze di vita e delle sfide che noi abbiamo davanti come Paese per ricominciare a crescere, per creare occupazione, Per fare queste cose occorre mettersi insieme, che uno dei grandi temi, una delle nostre grandi debolezze che dobbiamo superare per far lavorare insieme le tante forze vive che animano e trainano questo Paese. Questo un punto di partenza fondamentale: il nostro Paese ha tante forze vive, perch se non ne avesse non sarebbe la terza o quarta economia europea, non sarebbe la sesta o la settima economia mondiale. Noi ce lo dimentichiamo, in molti se lo dimenticano. Se si tenesse in conto, fino in fondo, di che cosa noi rappresentiamo nel panorama economico mondiale, forse si realizzerebbe meglio il ruolo che potremmo giocare come sistema Paese. Se tutto questo vero, se vero che le nostre imprese, di tutti i settori, sono riuscite in questi anni difficilissimi a difendere piuttosto egregiamente le quote di mercato nel mondo del commercio internazionale, sebbene a costo di una fortissima riduzione di margini e sebbene sotto pressioni competitive molto, molto forti, noi siamo riusciti, malgrado leuro forte, la concorrenza dei paesi emergenti e tutta una serie di punti deboli, a difendere egregiamente la nostra posizione nel commercio internazionale. Devono esserci, allora, forze vitali nel nostro Paese, se siamo cos poco indebitati come famiglie e se anche le imprese, in fondo, sono cos poco indebitate e cos solide. E dobbiamo andarle a cercare perch evidentemente, lo sappiamo tutti, il nostro Paese non pu utilizzare le medie; voglio dire che quando si usano le medie statistiche non lo si comprende in maniera adeguata. Il nostro Paese fatto di opposti, fatto di estremi, e questo, lasciatemi dire, una grande fortuna perch vuol dire che noi abbiamo gi dimostrato a noi stessi che possiamo essere eccellenti, e lo siamo in alcuni ambiti di praticamente tutti i comparti. Abbiamo delle forze uniche nel campo dellindustria, dei servizi, dellagricoltura, delluniversit, del non-profit, perfino della pubblica amministrazione, dal sistema sanitario fino ad alcuni tribunali,. Ecco, poi abbiamo la componente di segno opposto che, mischiata con le eccellenze, ci porta a delle medie generalmente di modesto interesse. Ma le medie non esistono! Esistono delle cose fortissime ed esistono delle cose debolissime per cui le politiche che dobbiamo prendere in tutti i campi non sono e non devono essere orientate ad alzare la media. Devono, al contrario, essere orientate a valorizzare quelle grandi forze, le famose forze vive che trainano il Paese di cui parlate nel vostro titolo, che devono permettere di andare ad aggiustare quelle enormi debolezze che invece zavorrano il Paese. Questo

lo dico perch poi ci servir come inquadramento ad altre considerazioni che faremo successivamente. Parlando di forze vive non c dubbio, e ne ho accennato, ma bene ripeterlo, che il mondo delle imprese ne esprime tante. Questo incontro di cui, vi ripeto, sono ancora molto grato, fa seguito ad incontri simili con altri settori. Abbiamo appena incontrato il mondo di Confindustria - stamattina ero al convegno delle imprese del turismo - e si nota come in tutti i settori italiani vi sia questa forte divaricazione, con la presenza di grandi forze e, al contempo di grandi debolezze. In tutti i settori troviamo problemi anche abbastanza simili da andare ad affrontare, perch, sia parlando con la piccola e media impresa industriale che commerciale che, appunto, agricola, agro-alimentare o turistica, troviamo gli stessi problemi di frammentazione, di insufficiente dimensione, di insufficiente forza patrimoniale. Quindi, questi sono i temi che insieme bisogna andare a risolvere: difficolt nel fare innovazione, difficolt nellaccrescere la proiezione internazionale, difficolt nellinvestire in maniera sufficiente lungo queste direzioni, sapendo che quando parliamo del campo specifico dellagro-alimentare, non stiamo parlando di uno settore qualunque. Lagro-alimentare da solo conta come una buona parte di tutta la manifattura, conta un pezzo, che difficile stimare fino in fondo, ma comunque a due cifre in termini di incidenza sul PIL. E il settore, o uno dei settori, pi importanti, uno dei pilastri della nostra economia, che trae la sua forza anche da una equilibrata diversificazione nei settori di specializzazione. Con una serie di vantaggi tutti da sfruttare. Pensiamo ad esempio al turismo, che anche strettamente legato al settore agro-alimentare, dove abbiamo un valore di marchio, un valore di Paese, un valore di ambiente, un valore di tradizione accumulata, di cultura e saperi che altri non hanno. In questi due giorni so che avete affrontato con grande efficacia molti dei problemi della catena, della filiera del mondo agro-alimentare. E un mondo a noi conosciuto, forse non sufficientemente, ma certamente dove ci stiamo impegnando. Ieri abbiamo avuto lonore di poter firmare un altro accordo insieme a Coldiretti che mette a disposizione un miliardo e mezzo di euro per tutto ci che non solo gestione dellemergenza, ma anche gestione dello sviluppo delle imprese agricole. Per, non ho difficolt a dirvi che un miliardo e mezzo sarebbe bellissimo poterlo superare; labbiamo fatto per dare lidea che non stiamo parlando di una piccola cosa, stiamo parlando di tutto ci che serve per favorire quelle cose che dicevamo prima e sulle quali, peraltro, torner pi avanti. Tutto questo lavoro inquadrato, lasciatemi dire, in una filosofia che abbiamo cercato anche di comprendere in questi anni, che condivisa con Coldiretti, che certamente economica ed imprenditoriale, ma che anche qualcosa di pi. E di valore della alimentazione, di presenza sul territorio, di recupero dellambiente, di partecipazione e di rappresentanza anche sociale e di comunit, che non tante associazioni, in tutti i settori, si pu esprimere. Perch pensiamo che lagro-alimentare sia una delle forze vive? E un settore che ha tenuto e che, lo ha dimostrato, continua a tenere, sia pure a costo di una grandissima pressione sui margini. Anche se, parlandone prima, ho avuto la percezione che negli ultimissimi mesi questa grande pressione dolorosa, che fino alla primavera sicuramente anche noi percepivamo nei rapporti con i nostri colleghi, coi nostri clienti, si

sia leggermente, in taluni settori, allentata. Certamente, quei problemi di cui parlavamo prima, dimensionali, di qualit, di presenza internazionale, di passaggio generazionale, di formazione delle persone, sono tutti problemi che sono l, ma c un grande impegno ad affrontarli sia da parte della vostra associazione sia da parte nostra,. Certamente uno dei temi, uno dei filoni di maggiore importanza, quello di aggregare, di mettere a fattor comune, senza necessariamente perdere la capacit di indirizzo imprenditoriale di una impresa, cio di creare quelle dimensioni e quelle forze negoziali, o in acquisti o in presenza sui mercati, che permettano in ogni caso allazienda di trovare delle soluzioni, anche quando gli imprenditori - e questo bello - non sono disponibili a cedere. E quindi filiere, reti, consorzi, consolidamenti che permettano la coesistenza di quelli che si mettono insieme. In questo senso, alcune esperienze di buon successo stanno maturando. E poi quando si parla di forza viva lo so, sono cose banali, dette a voi - quanti altri settori come quello agro-alimentare hanno acquisito anche a livello geopolitico limportanza propria di settori in cui si misurano veri e propri rapporti di forza. Oggi il tema della disponibilit, della sicurezza in termini di approvvigionamento, dei beni alimentari, fa del vostro settore uno snodo strategico su cui indirizzare vere e proprie politiche di sicurezza nazionale. Poi c tutto il tema della sicurezza in termini di qualit della alimentazione, che rappresenta il futuro del settore agro-alimentare. Insomma, per tutte queste ragioni io credo - o meglio io so - che il mondo dellagro-alimentare vada considerato tra le principali forze vitali di questo Paese. Probabilmente, ne parlavamo anche prima, tanto pi potr esprimere il peso, il valore che ha dentro, tanto pi potr avere di fronte a s un piano di medio - lungo periodo integrato con altri settori. La parte agricola che giustamente voi enfatizzate di pi - pu avere vantaggio se integrata nella filiera distributiva che poi arriva fino alla fine del mercato, sia domestico che internazionale, sia dal punto di vista dellintegrazione con la parte produttiva, sia per quanto riguarda a monte tutto ci che serve per fare, dallenergia, ai fattori di produzione. Ma queste sono cose che voi ben sapete e sarebbe assurdo che venissi io a raccontarle a voi. Il settore bancario, secondo noi, anchesso una delle forze vitali di questo Paese. Oggettivamente, perch poi bisogna sempre partire dai fatti e dai risultati oggettivi, il nostro Paese passato come sistema bancario attraverso la crisi come pochi altri. Si cita il Canada, lAustralia e lItalia, quando si deve parlare di esempi di sistemi bancari che ce lhanno fatta. Perch questo successo? Allora, secondo me questo successo per delle scelte di politica e, quindi, per delle leggi sagge che il nostro Paese ha saputo prendere. Il fatto di avere saputo liberalizzare con regole, di aver saputo privatizzare e mettere in moto imprenditorialit, attraverso liberalizzazioni, concorrenza e privatizzazione, ha messo in moto un meccanismo che ha portato a ristrutturazioni, consolidamenti, innovazione e alla creazione di un certo numero di banche solide. Ma questo non sarebbe stato sufficiente perch anche altri Paesi, pur avendo banche solide, sono comunque andati sottacqua durante la crisi. Ci sono stati alcuni altri fattori che hanno contribuito a renderci pi solidi. Prima di tutto, probabilmente, la saggezza degli italiani, la saggezza delle famiglie e delle

imprese italiane che non hanno mai ecceduto sotto il profilo dellindebitamento. Le regole. Se noi avessimo avuto, lho detto anche recentemente in un altro luogo, se il mondo anglosassone avesse avuto le regole italiane, non avremmo avuto la crisi. E quando dico regole parlo anche di controlli su livelli di capitale, sulla liquidit, sullindebitamento complessivo, sulluso dei derivati, eccetera. LItalia ha avuto dei buoni controlli, migliori di quelli di altri Paesi. Anche di questo dobbiamo prendere atto, cio che il controllo pervasivo della autorit centrale, della Banca centrale, stato sicuramente un elemento di grande forza del sistema. Come ultimo elemento, ci metterei le politiche gestionali seguite nel nostro Paese da gran parte delle banche: noi abbiamo voluto rimanere banche delleconomia reale. Il nostro bilancio fatto di crediti alleconomia produttiva e alle famiglie, non fatto di attivit finanziarie fini a se stesse. Il focus delle nostre attivit sempre rimasto sulla raccolta e sulla gestione dei depositi e sullinvestimento creditizio nelle famiglie ed nelle imprese. Questo non comune in altri Paesi, mentre nel nostro caso evidente e i nostri bilanci, che si nutrono di credito alleconomia reale, sono l a dimostrarlo. Noi ci sentiamo molto impegnati, e non sono solo parole, su tutti i motori della crescita perch la nostra responsabilit non solo quella di essere banche che abbiano un rendimento adeguato, cosa che in questo periodo oggettivamente non facile - per prima o poi questo periodo passer - ma di lavorare e di contribuire allalimentazione di tutti i motori della crescita nel nostro Paese, che sono: la competitivit delle imprese; il funzionamento efficiente del Sistema Paese, pensate alle infrastrutture ed allimpegno che la nostra banca mette in questo campo; la coesione e il dinamismo sociale, dove il Terzo Settore ha unenorme importanza e anche l ci siamo dotati di una banca specializzata per seguire, sviluppare, far nascere, far crescere imprese sociali e iniziative di nonprofit in generale; e poi, il tema della Banca Ponte. Il nostro un Paese che ha enorme difficolt a lavorare insieme, in cui pubblico e privato, imprese e pubblica amministrazione, universit e piccole imprese, hanno enorme difficolt a lavorare insieme. E allora, come spirito, che si traduce in impegno concreto, noi cerchiamo di realizzare un po questa finalit. Cosa vuole dire essere Banca Ponte? Vuol dire innanzitutto essere ponte fra il mondo del credito e quello delle imprese, ma questo ovvio. Essere Banca Ponte vuole dire anche essere ponte tra imprese: per esempio, il fondo che abbiamo creato insieme al Ministero dellEconomia e delle Finanze per favorire linvestimento in aziende che si mettono insieme, fa parte di questa cosa. Come banca ci siamo attrezzati per mettere non solo credito ma anche capitale. Lo dico perch, in taluni casi, su progetti di vostro interesse, sappiate che c chi guarda al credito mettendoci anche la componente del capitale, che certe volte non cos facile da trovare. Lo abbiamo fatto in pi di cento casi e con lidea di non rimanere a lungo, ma al tempo stesso di rendere possibile progetti che senn non sarebbero realizzabili. Ponte tra i mercati nazionali e quelli internazionali. Noi abbiamo 30.000 persone che lavorano per il Gruppo fuori dallItalia. Cerchiamo di aiutare in talune parti del mondo, anche se non in tutte, le imprese italiane a spostarsi e dove non ci siamo direttamente ci mettiamo degli accordi, delle alleanze con banche locali o

comunque con reti di banche che possono svolgere questo ruolo. Poi c il tema del ponte tra ricerca e piccole imprese. La ricerca nel nostro Paese uno dei temi pi seri e pi importanti nello stesso tempo. E ovvio, che altri Paesi che hanno una dotazione di grandi imprese molto pi forte, possono pi facilmente programmare anche investimenti di ricerca. Nel mondo delle piccole imprese molto pi difficile e allora bisogna trovare il modo di usare le universit, i laboratori, i centri di ricerca e fare ponte. Faccio tutti questi esempi della banca non per fare adesso spot della banca, ma perch voi sappiate che si pu, in taluni casi, risolvere problemi che sembrano un po irrisolvibili. Si dice la piccola e media impresa non pu fare ricerca. No! Noi abbiamo toccato con mano che finanziando piccole imprese, alcune delle quali danno commesse di ricerca alle universit, si pu supplire ad una dimensione dimpresa oggettivamente inadeguata per spingere sullinvestimento in ricerca. E questo supporto pu funzionare. C naturalmente il ruolo di ponte tra il breve e il lungo termine. Questo uno dei temi delicati nella gestione bancaria. E' una delle cose che ha messo in crisi moltissime banche nel mondo perch si raccolgono depositi a breve termine e poi devono fare i finanziamenti a 5-10 anni. Ecco, questo mismatch, questa differenza della durata dei prestiti rispetto alla durata dei depositi, uno dei lavori fondamentali della banca. Bisogna avere forza, spalle larghe per poterlo fare. Bisogna avere, secondo noi, anche una grande prudenza nellalimentare il proprio bilancio dal punto di vista delle passivit con raccolta di lungo periodo, che costa e quindi rende i risultati a breve pi bassi, ma che d serenit, solidit e ci ha permesso di non dover mai interrompere il lavoro e la relazione con i nostri clienti. C poi il tema del ponte tra pubblico e privato: molte infrastrutture non si riescono a fare se non si mettono insieme linvestitore pubblico con quello privato. E questo un tema chiave, che potrebbe permetterci di accelerare un lavoro fondamentale di infrastrutturazione del nostro Paese, dove abbiamo accumulato un enorme ritardo e dove, secondo noi, le risorse per fare un progetto di recupero del tempo perso ci potrebbero essere. Qui si vede il ruolo della Banca Ponte tra pubblico e privato, anche se in taluni casi il privato addirittura pu farcela da solo, non senza, per, una commessa definita chiaramente da parte del pubblico. Il ruolo di ponte tra pubblico e privato allora molto importante. C poi il ponte tra profit e non-profit: in molti casi, molte iniziative del non-profit, molte imprese sociali, riescono a funzionare solo se c la banca privata, o comunque i contributori privati, che, attraverso la banca, portano risorse a progetti che per loro natura sono non-profit. Ecco, cito questa filosofia perch altrimenti si avrebbe la sensazione di un Paese che non riesce mai a collaborare. Ecco, e mi sento di dirlo con forza, questo non vero! In tanti casi si riesce. Certe volte ci vuole un catalizzatore di collaborazione e certe volte ci vogliono anche un po di calci e pugni per persuadere e facilitare. Per, alla fine, in molte circostanze, il nostro Paese ci riuscito e in tanti casi, facevo prima lesempio sia del sistema agro-alimentare che del sistema bancario, reagisce meglio o cade meno in errori di quanto abbiano fatto altri Paesi.

Quindi, assolutamente apprezzabile lidea di Coldiretti di andare a cercare di individuare le forze vive che stimolano il nostro Paese, perch ce ne sono e perch possono effettivamente trainare tutto il resto, anche se sulle zavorre dobbiamo agire con grande determinazione. Oggi il nostro Paese non cresce abbastanza. Non crea occupazione. Noi dobbiamo mettere questo come obiettivo prioritario di tutta la classe dirigente. Certe volte quando parlo di classe dirigente sembra di accusare questo o quellaltro. No! Chiarisco: ieri parlavo di evasione insieme ai direttori amministrativi che si riunivano a Roma, ma oggi parlando di crescita e occupazione la stessa cosa. Non c in nessun modo polemica con nessuno. Per, non c dubbio: come classe dirigente noi abbiamo una priorit e tutte le politiche per rafforzare le forze vive e per eliminare le zavorre devono essere orientate a questo. Con questo livello di crescita il nostro Paese non ce la fa, o per lo meno non crea occupazione, ed questa lurgenza e la priorit numero uno. Da parte nostra, come banca, con tutti i nostri limiti e sapendo che su tante cose dobbiamo migliorare noi in prima persona, abbiamo messo la prua in questa direzione e il nostro impegno totale. Con il settore che voi rappresentate cos degnamente, noi vorremmo proprio poterci dire, quando ci vediamo ogni tanto che Intesa San Paolo ce lha messa tutta e ce lha messa alla grande. Grazie mille.

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