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Torino, terza serie, anno XVI

Luglio

2010

In esame al Senato . una legge attesa da tempo . Cagliari e i suoi cimiteri . I cimiteri storici negli Stati Uniti . Le molte facce del ricordo . Il nuovo rito cattolico delle esequie .

TEMI E VOCI DAL MONDO DELLA CREMAZIONE

Sommario
Per una nuova cultura cimiteriale
Attenzione a garantire rispetto e dignit!
di Fabrizio Gombia
Semestrale realizzato a cura della Fondazione A. Fabretti

Fondatore: Luciano Scagliarini Editore: Fondazione A. Fabretti Via E. De Sonnaz 13, 10121 Torino

Cagliari e i suoi cimiteri tra storia e futuro


di Luca Prestia

Presidente: Sergio Roda Direttore: Luciano Scagliarini

I cimiteri storici negli Stati Uniti


di Marina Sozzi

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Vicedirettore: Marina Sozzi Caporedattore: Gisella Gramaglia Comitato di redazione: Oddone Camerana, Stefania Chiodino, Giovanni De Luna, Adriano Favole, Fabrizio Gombia, Gisella Gramaglia, Marco Novarino, Luca Prestia, Ezio Quarantelli, Luciano Scagliarini, Vera Schiavazzi, Marina Sozzi Direttore responsabile: Ezio Quarantelli

Temi di discussione

Le molte facce del ricordo


di Vera Schiavazzi

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Il nuovo rito cattolico delle esequie


di Marina Sozzi

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Segretaria di redazione: Maria Vittoria Foghino Hanno collaborato a questo numero: Maria Vittoria Foghino, Fabio Fuolega, Fabrizio Gombia, Gisella Gramaglia, Marco Novarino, Luca Prestia, Luciano Scagliarini, Vera Schiavazzi, Marina Sozzi

LIBRI

Il cimitero ebraico di Acqui Terme


di Luca Prestia

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Impaginazione: Dada Effe - Torino Redazione: Via E. De Sonnaz 13, 10121 Torino, tel. 011/547.005, fax 547.019 Aut. Trib. To n 4541 del 11/12/92 Terza serie, a. XVI, luglio 2010

Segnalazioni

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NOTIZIARI

Attivit della Fondazione Fabretti Federazione Italiana per la Cremazione

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Corrispondenza, manoscritti e pubblicazioni devono essere indirizzati alla direzione. Gli articoli rispecchiano soltanto il pensiero dellautore e non impegnano la direzione. vietata la riproduzione anche parziale di articoli e immagini. Gli articoli, anche se non pubblicati, non si restituiscono. Pubblicazione non in vendita, destinata a Istituzioni, Enti Culturali e di Volontariato e ai loro Associati.

RIFLESSIONI

La sacralit delle spoglie


di Gisella Gramaglia

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on questo numero, Confini ormai giunta al sedicesimo anno di pubblicazione conclude la sua terza serie e si prepara a un futuro completamente diverso. Posso dire con orgoglio che la rivista ha raggiunto gli obiettivi per cui era stata concepita e quelli che in corso dopera le sono stati fissati. Innanzitutto riuscita a proporre un discorso sulla morte a una platea vasta e qualificata, rompendo un tab secolare. Oggi, a risultato acquisito, pu sembrare qualcosa di ovvio e comunque di non particolarmente difficile. In effetti, si trattato di un lavoro pionieristico e molto impegnativo. Contro una aperta e serena riflessione sulla morte e su quanto laccompagna giocavano secoli di interdetti e diffidenze, di pregiudizi, intolleranze, incomprensioni. In pari tempo Confini ha promosso e accompagnato lo sviluppo della pratica cremazionista, che ormai diventata prevalente in alcune regioni italiane. Lo ha fatto mettendo al centro della propria azione il valore imprescindibile della dignit del defunto e quello altrettanto importante del culto della memoria. I cremazionisti sono sensibili anche ai temi della difesa dellambiente, della qualit e della efficienza delle procedure, ma ritengono che in primo piano debba restare lessere umano, quello che ha concluso la propria parabola esistenziale e quello che gli sopravvive, lo piange e lo ricorda. In questottica negli ultimi anni Confini ha proposto con forza temi inerenti al senso comunitario del ricordo e al dolore della perdita nel contesto specifico di una riscoperta della cultura funeraria e cimiteriale. Levoluzione normativa, la crescita delle esigenze degli utenti, la complessit sempre maggiore delle nostre societ (ormai multietniche e multireligiose),

Editoriale
Questo numero di Confini pubblicato esclusivamente in formato elettronico. Sar perci disponibile solo per coloro che ne hanno fatto o ne faranno richiesta sul sito www.rivistaconfini.it. Siamo stati costretti ad abbandonare la forma cartacea a causa dellassurdo aumento, di oltre il 400%, delle tariffe postali, ormai non pi sostenibili dalle associazioni di volontariato e di promozione sociale come la nostra. Di fatto questo aumento un grave danno alla libert di stampa e di informazione.

Dante Gabriel Rossetti, Beata Beatrix, 1863, Tate Gallery, Londra.

richiedono agli amministratori e agli operatori una preparazione sempre pi articolata, capace di unire sensibilit, competenze e capacit molto variegate. La posta in gioco alta, la sfida molto impegnativa e riguarda sia il pubblico, sia il privato. Proprio in tale direzione Confini continuer il suo cammino. Dal prossimo gennaio ci proponiamo infatti di rinnovare ed arrichire il nostro sito che sar soprattutto dedicato ai professionisti del settore, ma a cui potr accedere chiunque lo desideri: baster registrare la propria e-mail nel sito www.rivistaconfini.it. Siamo infatti convinti che questo rappresenti il mezzo pi attuale in coerenza alle nuove frontiere della comunicazione. I cremazionisti da sempre vanno incontro al futuro! Non posso per concludere questo editoriale senza ringraziare chi ci ha permesso di fare quanto abbiamo fatto. Tra i tanti che vorrei e dovrei ricordare, richiamo per tutti il nome di Giovanni De Luna, prezioso consulente fin dalla prima ora, quello di Marco Novarino, valente e attento collaboratore da sempre, e quello di Marina Sozzi, Direttore Scientifico della Fondazione Ariodante Fabretti, il contributo dei quali stato per molti versi essenziale. A loro, ma anche a tutti gli altri che per brevit non posso nominare, un grazie sentito. Naturalmente, Confini anche figlia del suo pubblico, che ci ha seguiti, incoraggiati, stimolati. Anche a questo nutrito gruppo di amici va il mio grazie e, naturalmente, un arrivederci a presto. Luciano Scagliarini

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Per una nuova cultura cimiteriale

AL SENATO UNA LEGGE ATTESA DA MOLTO TEMPO

Attenzione a garantire rispetto e dignit!


Sono molte le sfide che attendono i servizi funerari e cimiteriali, un settore anche in Italia in rapida evoluzione. Ma, proprio per questo, necessario che venga approvata al pi presto una disciplina nazionale in grado di garantire luniformit delle norme sul territorio italiano, a tutela dei diritti dei cittadini e della dignit dei defunti.

di Fabrizio Gombia

Una legge specifica dal titolo Disciplina delle attivit nel settore funerario e norme in materia di dispersione e conservazione delle ceneri, attualmente in fase di esame da parte della XII Commissione del Senato (Igiene e Sanit) presieduta dal sen. Antonio Tomassini. Si tratta infatti di un settore che in Italia da molto tempo carente di una normativa organica soprattutto attuale, di cui sempre pi si avverte necessit. Basti pensare che il settore ancora regolamentato dal Regio Decreto n. 1265 risalente addirittura al lontano 1934. Il pi recente provvedimento adottato in materia il Regolamento di Polizia Mortuaria approvato nel 1990. Del 2001 invece la legge 130 in materia di cremazione e dispersione delle ceneri, che non fu mai resa operante poich prima dellapprovazione del necessario regolamento attuativo entr in vigore il titolo V della Costituzione che, attribuendo alle Regioni il potere di regolamentazione in materia sanitaria, vi comprendeva anche la cremazione e la dispersione delle ceneri. In questi anni le diverse Regioni hanno legiferato in maniera assai diversificata, pertanto rimaneva viva lesigenza di una normativa di riferimento nazionale. Con questo testo si intende colmare tale carenza. Esprimiamo un giudizio positivo sulla necessit di disciplinare un settore in rapida evoluzione. Unevoluzione che investe la sfera degli assetti economici (produttivi e gestionali), ma che segnata anche dai vistosi cambiamenti che hanno interessato il costume e la cultura del nostro Paese, sia sul piano delle scelte individuali che su quello dei comportamenti collettivi. Il provvedimento prevede una serie di misure che opportunamente tendono a garantire rispetto e dignit in un momento molto delicato e intimo della vita di ciascun individuo. Lispirazione complessiva del provvedimento legislativo non si traduce per in una configurazione unitaria, in cui sia facile riconoscere alcuni principi ispiratori che ne sostengono larchitettura concettuale. Confini

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Per una nuova cultura cimiteriale


l settore funerario e cimiteriale in questi ultimi anni stato oggetto di numerose iniziative legislative, alcune portate a compimento (per esempio le numerose leggi regionali promulgate sulla cremazione e dispersione delle ceneri a seguito della legge 130), altre invece non realizzate. Un nuovo progetto di legge in discussione in questi primi mesi dellanno e riguarda la Disciplina delle attivit del settore funerario e norme in materia di dispersione e conservazione delle ceneri. Mi sembra prematuro analizzare nel dettaglio le principali novit previste da questo progetto. Credo per sia interessante analizzare alcuni aspetti, emersi anche nel recente passato in altre iniziative legislative e in parte riproposti in questultimo progetto di legge, che rappresentano evidentemente tendenze ed esigenze del settore sulle quali opportuno fare una riflessione. Innanzitutto, per, deve essere evidenziato come il settore funerario e cimiteriale necessiti da tempo di una disciplina nazionale che garantisca ununiformit delle norme sul territorio italiano a tutela dei diritti essenziali dei cittadini nei servizi attinenti alla materia funeraria e cimiteriale. Un primo spunto di riflessione riguarda il settore della cremazione dove risulta ormai urgente la necessit di prevedere, attraverso la spinta di una legge nazionale, dei piani regionali per regolamentare lo sviluppo e la diffusione dei crematori. Piani che in alcune leggi regionali sono gi previsti, ma che non hanno poi trovato un riscontro nella pratica fatta eccezione per la Lombardia. La regolamentazione indispensabile per due motivi: in primo luogo per evitare che si verifichino situazioni come quella lombarda (creata-

si prima dellemanazione dellottimo D.g.r. 4 maggio 2007 n. 8/4642 della Regione Lombardia), piemontese e veneta dove si assiste a una concentrazione di crematori in alcune aree mentre capoluoghi di provincia di una certa importanza continuano a esserne sprovvisti; in secondo luogo, affinch siano previste delle norme per promuovere linstallazione di crematori anche nelle regioni del Sud Italia. Gli obiettivi dovrebbero essere, da una parte, quello di garantire a ogni cittadino la possibilit di poter scegliere tra le forme di sepoltura o la cremazione senza essere costretto, nel caso della cremazione, a lunghi e onerosi spostamenti; dallaltra, il fatto che la diffusione dei crematori si accompagni a un miglioramento del servizio reso e che si eviti la creazione di una concorrenza selvaggia in un settore cos delicato, con la conseguente ricerca di contenimento dei costi e la riduzione dei servizi resi oltre che della loro qualit, intervenendo in tal modo per evitare la concentrazione di molti crematori in uno stesso bacino di popolazione di riferimento. La regolamentazione regionale dovrebbe prevedere criteri di efficienza a garanzia della bont del servizio indispensabili per poter ottenere lautorizzazione allinstallazione di nuovi impianti, che tengano naturalmente in considerazione gli impianti esistenti, come ad esempio: stabilire un bacino di riferimento minimo di popolazione residente per ciascun polo crematorio, fissare una distanza minima da un crematorio gi esistente prima di procedere a una nuova installazione, utilizzare la miglior tecnologia disponibile, possedere una Carta dei Servizi, certificare la qualit del processo di lavoro, ecc. Per consentire il rispetto del diritto di ciascuno di

commemorare il proprio congiunto deceduto, ogni crematorio dovrebbe avere una sala attigua dove sia possibile effettuare un rito civile o religioso e il personale idoneo per offrire un rito di accoglimento e di dignitoso commiato. Un secondo elemento di riflessione riguarda la trasformazione delle ceneri. In vari Paesi esiste la possibilit di trasformare le ceneri o i capelli del proprio congiunto deceduto in qualcosa daltro, ma quando si parla di trasformazione verrebbe da domandarsi che cosa significa trasformare le ceneri, quali possibili alternative di trasformazione vi sono e soprattutto come esse possono conciliarsi con la normativa italiana. Largomento complesso e non pu essere risolto in poche righe. Non credo sia tanto importante e neanche nostro compito esprimere giudizi su questa pratica, ma sicuramente si pone la necessit di fare una riflessione: possibile coniugare limmaterialit del ricordo con la sua riduzione a un oggetto? conciliabile questa pratica con la tradizione culturale del nostro Paese? Si pone poi un problema legislativo, a mio avviso, in quanto mi pare francamente complesso armonizzare la nostra normativa penale e qualunque tipo di trasformazione delle ceneri: mi sembra infatti evidente che vi sia un contrasto tra la trasformazione delle ceneri e la natura delle stesse, che in Italia soggetta a tutela del Codice Penale, ex art. 411. Sarebbe poi da valutare lopportunit di limitare questa pratica a coloro che in maniera esplicita la scelgono in vita, come avviene per la dispersione delle ceneri. Altro spunto di riflessione su cui necessario soffermarci quello che riguarda la possibilit di tumulare

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Per una nuova cultura cimiteriale


funebri strutturate si sono gi dotate di case funerarie, ma forse necessario un cambio di mentalit per garantirne il successo. Certamente la casa funeraria risponde alla necessit di offrire un luogo dove sia possibile scegliere una cerimonia laica di commiato nei casi di tumulazione o inumazione del defunto (e anche di cremazione nel caso in cui il crematorio sia sprovvisto della sala del commiato), cosa che altrimenti nella maggior parte delle citt italiane molto complicato fare. Correlata alla casa funeraria vi la pratica della tanatoprassi, intesa come processo conservativo del cadavere, e della tanatocosmesi. In questo campo i principali aspetti ancora da chiarire, soprattutto per la tanatoprassi, sono legati allindividuazione dei requisiti necessari per conseguire la qualifica professionale per chi intende operare in questo settore, ma anche delle caratteristiche che devono possedere i locali a essa adibiti. Ovviamente non da sottovalutare limpatto dei prodotti utilizzati per questa pratica rispetto alle forme di sepoltura scelte dai congiunti per i propri parenti deceduti. Sia lutilizzo delle case funerarie che la scelta di procedimenti di tanatoprassi comportano o potrebbero comportare per la famiglia un aumento dei costi del funerale. Questo aspetto potrebbe rappresentare un disincentivo a ricorrere a queste opportunit. In altri Paesi, e mi riferisco per esempio alla Spagna, si ovviato al problema economico attraverso la previdenza funeraria che ha una diffusione importante nella penisola iberica, al punto che al momento del decesso il famigliare si rivolge direttamente allagenzia assicurativa (cosa che non credo sarebbe particolarmente gradita alle imprese di onoranze funebri, ma ho la

Ferdinand Hodler, La verit II, 1903, Kunsthaus, Zurigo.

cassette di ossa e urne cinerarie in edifici preesistenti o nuovi situati allinterno di centri abitati. Questo permetterebbe di avere cimiteri di quartiere, sicuramente pi comodi da raggiungere per i famigliari, ma con alcune controindicazioni. In primo luogo questi edifici diventerebbero dei cimiteri a tutti gli effetti e come tali sarebbero riconducibili a quanto previsto dallarticolo 824 del Codice Civile che li include nel demanio comunale. In secondo luogo la nascita di cimiteri frammentati e dispersi nella citt, anche solo limitatamente alla conservazione delle urne cinerarie o delle cassette di ossa, comporterebbe una privatizzazione della memoria, sottraendo alla comunit uno dei pochi luoghi rimasti in cui ancora possibile riconoscersi nella propria storia, nelle proprie radici e nella propria identit. Il rischio di una diffusione incontrollata di piccoli cimiteri farebbe venir meno

le ragioni stesse che hanno portato le nostre societ a delimitare il territorio dei luoghi del ricordo e del lutto e questo un aspetto che non pu, a mio avviso, essere trascurato. Altro discorso, invece, quello delle case funerarie. Le case funerarie, molto diffuse in vari paesi europei ma non solo, sono luoghi dove possibile trasferire la salma della persona deceduta dallospedale o dallabitazione, consentire alla famiglia una veglia del defunto, effettuare una cerimonia e in futuro, se attrezzate come previsto dalla normativa vigente, eventualmente anche il periodo di osservazione del cadavere, la tanatoprassi. Si tratta di ambienti sicuramente pi confortevoli rispetto alle camere mortuarie degli ospedali, dove sarebbe possibile effettuare anche cerimonie civili e religiose (molto diffuse, ad esempio, in Spagna). Non sostituiscono le sale del commiato dei crematori, ma le precedono, esattamente come la sosta nei luoghi di culto prima dellarrivo in un crematorio (dotato di sala del commiato). In Italia alcune imprese di onoranze

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convinzione che neanche le agenzie assicurative sarebbero cos felici di sostituirsi a esse). Non da trascurare laspetto legato alla formazione del personale operativo sia presso un crematorio, sia allinterno di unagenzia di onoranze funebri o di un cimitero. Intorno alla salma si raccoglie una comunit del lutto che coinvolge parenti e amici del defunto, ma anche tutti coloro che desiderano intervenire offrendo la propria prestazione professionale nelle varie fasi, tutte complesse e delicate, del lutto. Il confronto quotidiano con un evento come quello della morte coinvolge tutti gli operatori che vi partecipano, pur se in modo differente rispetto ai famigliari, sotto laspetto culturale, sociale e psicologico. Per aiutare il personale delle aziende che operano nel settore funerario e cimiteriale ad affrontare le difficolt legate al proprio lavoro e per offrire un servizio che non crei disagi e difficolt ulteriori alle persone colpite da un lutto, necessario prevedere dei corsi di formazione seri e mirati alle diverse situazioni e ai diversi ruoli di ciascuno. Essi devono coinvolgere vari aspetti del lavoro, non solo in rapporto allacquisizione di conoscenze specifiche del settore o riguardo alle innovazioni tecnologiche, ma anche aspetti comportamentali e culturali. La consapevolezza della necessit strategica di una formazione costantemente aggiornata del personale dovrebbe essere una delle caratteristiche di ciascuna azienda del settore che desideri affrontare le sfide del prossimo futuro con consapevolezza e capacit di gestire i cambiamenti che nel nostro settore, a breve, potrebbero essere anche, se mi concesso il termine sicuramente esagerato, rivoluzionari. Sicuramente queste spinte al cambiamento sono sempre pi forti e trovano sempre minori resistenze; per certi aspetti sono anche le benvenute e rispecchiano le esigenze di una imprenditoria quanto mai aperta alle novit e sempre pi oggetto di attenzione di grandi gruppi stranieri. Queste necessit per non possono non tenere conto delle specificit del settore in oggetto, delle caratteristiche storiche, sociali e culturali del nostro Paese, sulle quali non sempre facile innestare delle novit, soprattutto se provenienti da altri nazioni.

Ferdinand Hodler, Lemozione, 1901-1902, Collezione privata, Svizzera.

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Cagliari e i suoi cimiteri tra storia e futuro


Il viaggio attraverso lItalia che abbiamo intrapreso da qualche numero per conoscere la realt cimiteriale delle diverse regioni e citt, ci porta questa volta in Sardegna. La situazione che ci viene descritta caratterizzata da una grande attenzione alle esigenze e ai problemi dellutenza. E anche qui la cremazione in crescita.
di Luca Prestia fondi disagi laddove si prenda in considerazione un comparto per sua natura assai pi delicato di altri, quello funerario-cimiteriale, laddove la soddisfazione delle esigenze della cittadinanza non pu e non deve limitarsi unicamente a una decorosa erogazione del servizio, ma deve necessariamente comportare anche un certo livello di sensibilit da parte della pubblica amministrazione nel riuscire ad andare incontro ai bisogni di chi si trova a vivere un momento di estrema difficolt. Per queste ragioni il tentativo della nostra rivista di fare conoscere in linea generale ai suoi lettori siano essi comuni cittadini od operatori del settore lattuale situazione italiana relativamente a queste tematiche, con la speranza di riuscire a contribuire, seppure in minima parte, allo sforzo attualmente in atto a livello nazionale di un costante miglioramento delle scelte e delle strategie di medio-lungo periodo in grado di perfezionare o, ove sia il caso, di costruire tout court situazioni che possano rispondere adeguatamente ai bisogni di ognuno. Ci detto, bene qui ricordare che non certo nostra intenzione limitarci a rilevare le carenze che connotano ancora alcune aree geografiche della Penisola (uno degli aspetti pi noti e sotto gli occhi di tutti, su cui moltissimo gi stato scritto); al contrario, il nostro scopo tentare di fare conoscere ai lettori, attraverso questo nostro viaggio virtuale cominciato qualche tempo fa e che proseguir toccando in futuro tutte le regioni, le diverse realt dItalia, lasciando la parola a chi funzionari, amministratori si trova ogni giorno ad affrontare situazioni non sempre facilmente superabili. Lambizione infatti quella di fare emergere, attraverso domande mirate, i punti di forza e i problemi che restano da risolvere e che caratterizzano la gestione dei servizi funerari e cimiteriali delle citt di volta in volta visitate, nella convinzione che soltanto un confronto continuo e aperto a tutti rappresenti la chiave di volta per un efficace miglioramento in termini qualitativi dei servizi offerti dalle amministrazioni locali. Il viaggio, dunque, continua, e questa volta ci ha portati in Sardegna (per lesattezza a Cagliari), dove Confini ha avuto la possibilit di conoscere e di intervistare il dottor Roberto Montixi, dirigente del Comune incaricato della gestione dei servizi funerari e cimiteriali, che con gentilezza ed estrema sollecitudine ha accettato di rispondere alle nostre domande.

ome noto il nostro Paese tradizionalmente caratterizzato da profonde differenze non soltanto culturali che ne connotano le diverse aree geografiche e che affondano le radici in una storia plurisecolare. Se tali differenze (ovviamente determinate anche dai singoli assetti legislativi regionali) costituiscono generalmente un arricchimento, in molti casi (ed quello della vicenda italiana) esse possono tuttavia rappresentare un freno o, quanto meno, un ostacolo sulla strada di uno sviluppo del Paese complessivo e omogeneo sotto innumerevoli punti di vista, e in primo luogo sul piano delle strutture e dei servizi offerti ai cittadini. Un qualunque servizio, che dovrebbe in teoria essere il medesimo in termini di qualit ed efficienza su tutto il territorio nazionale, finisce infatti per mostrare fatalmente sostanziali disomogeneit a seconda della regione in cui esso viene erogato, e ci comporta innumerevoli disagi e ritardi che si ripercuotono in ultima istanza sullutenza che ne fruisce. Una siffatta situazione tende a generare maggiori e pi pro-

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Elihu Vedder, La coppa della morte, 1885, Virginia Museum of Fine Arts, Richmond.

Cagliari (165.000 abitanti al 2001), vero e proprio balcone affacciato sul Mediterraneo e per questa ragione crocevia di culture e popolazioni che nel corso dei millenni ne hanno caratterizzato il tessuto sociale e culturale , offre al visitatore la possibilit di apprezzare un certo numero di monumenti e musei di estremo interesse. Tra questi va senza dubbio segnalato il cimitero monumentale di Bonaria, collocato a pochi passi dal centro cittadino e dal litorale su un luogo in cui gi anticamente si trovavano delle necropoli romane e paleocristiane. Progettato da Luigi Damiano, capitano del Genio, esso costituisce il primo spazio di sepoltura utilizzato nel capoluogo dellisola. Inaugurato nel 1829, nelle sue vicinanze si trovava la chiesa di San Bardilio (del XII secolo), demolita a inizio Novecento e a sua volta originariamente collocata nellarea sulla quale secondo gli studi pi recenti sorgeva la chiesa pi antica della Sardegna, Sancta Maria in portu Grutt. Sottoposto nel 1858 ad alcuni lavori di ampliamento (condotti a pi riprese anche nei decenni successivi) e ospitante unarea appositamente destinata ad accogliere le sepolture dei non cattolici, nel 1968 il cimitero di Bonaria perse la sua funzione in seguito alla costruzione del nuovo camposanto di San Michele. a partire da quella data, dunque, che il monumentale di Cagliari cominci ad assolvere a una funzione di vero e proprio museo a cielo aperto, la cui struttura architettonica grazie alla presenza di numerose tombe in stile neoclassico e liberty testimonia chiaramente la vivacit culturale della citt tra

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Edward Burne-Jones, La ruota della fortuna, part., 1883, Muse dOrsay, Parigi.

pete in via diretta allamministrazione municipale, la quale ha affidato alla propria societ controllata, la Multiservizi Cagliari Spa, il solo servizio di sepoltura e il servizio di pulizia, di giardinaggio e di gestione dei rifiuti. Tutta lattivit amministrativa, la custodia e il controllo operativo sono invece rimaste di competenza dellamministrazione.
D. In termini numerici, che cosa

pu dirci? Per esempio, qual il numero delle tumulazioni annue effettuate? R. In media effettuiamo circa 1400 sepolture in loculo; le traslazioni si attestano invece sulla cifra annua indicativa di 200, mentre le inumazioni sono unottantina circa.
D. Come ben sa, sono numerose le

Ottocento e Novecento 1. Attualmente Cagliari pu tuttavia contare su altri due cimiteri, che il funzionario del Comune ci illustra nellintervista che segue. I cimiteri cittadini sono tre: quello di San Michele (che lunico a oggi pienamente operativo), quello di Bonaria (inserito nel circuito dellASCE) e quello frazionale della municipalit di Pirri, che tuttavia ha da qualche tempo esaurito la propria capienza e in relazione al quale sono attualmente allo studio alcuni

progetti di ampliamento e per la relativa ripresa delle sepolture. Il cimitero di Bonaria invece oggetto di un complesso processo di valorizzazione e di recupero, grazie a un intervento sinergico che vede impegnata lamministrazione comunale, lUniversit degli Studi di Cagliari e la Soprintendenza ai Beni culturali, artistici e architettonici.
D. Pu dirci a chi affidata la gestio-

ne dei cimiteri della vostra citt? R. Lorganizzazione e il funzionamento dei cimiteri cagliaritani com-

amministrazioni in Italia che, allo scopo di migliorare la gestione dei servizi funerari e cimiteriali, hanno tentato a quanto pare con buoni risultati la strada della formazione periodica da offrire ai propri operatori: una formazione che ha ricadute senza dubbio positive sulla percezione della cittadinanza circa il servizio offerto. La vostra amministrazione ha tentato questa strada in passato? R. Per molto tempo lavorare nei cimiteri stato inteso come una sorta di luogo di espiazione della pena per i dipendenti comunali difficili, e a tale servizio sono state destinate unit lavorative la cui gestione risultava particolarmente complessa. Oggi si registra al contrario una maggiore sensibilit e una presa di coscienza circa limportanza che per la cittadinanza assolve la struttura cimiteriale.

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Personalmente sono del parere che, accanto alla formazione tradizionale delle diverse professionalit che operano allinterno del servizio (e in relazione alla quale a Cagliari vengono periodicamente organizzati specifici percorsi), sia importante una formazione sul campo che si attua attraverso il contatto continuo e sistematico con il personale impiegato, affinch si abbia piena consapevolezza del ruolo e delle peculiarit insite nellattivit lavorativa che viene espletata in un settore ad alto impatto emotivo con unutenza posta in una particolare condizione di debolezza e di stress emotivo.
D. Sempre in questo senso, avete D. Passerei ora a considerare un

altro aspetto strettamente connesso ai servizi di cui lei responsabile. La citt di Cagliari offre ai suoi abitanti la possibilit di optare per la pratica crematoria: da quanto tempo ci possibile e come si presenta la situazione attualmente? R. Cagliari stata per molti anni lunica citt della Sardegna a disporre di un impianto per la cremazione. Tale impianto, operativo fin dal 1987, attualmente in fase di dismissione poich a breve avranno inizio i lavori per la posa in opera di un nuovo impianto allavanguardia sia sotto il profilo tecnico, sia per quanto riguarda gli standard operativi di rispetto dellambiente.
D. Pu fornirci qualche dato nume-

zione di un Rito del Commiato che, in spazi a esso appositamente dedicati, garantisce lestremo saluto da parte dei dolenti secondo modalit tendenzialmente laiche e diverse da quelle tradizionali. La vostra amministrazione prevede iniziative di questo tipo? R. S, la struttura cimiteriale di San Michele dispone di unapposita Sala del Commiato per cerimonie di tipo laico. La Sala attigua allimpianto di cremazione e pu ospitare oltre cento persone al suo interno. Il suo utilizzo non tuttavia molto frequente, anche se si registrata una crescita costante nel corso degli ultimi anni. I dati forniti dal dottor Montixi relativamente allultimo argomento vanno senza dubbio messi in relazione al tradizionale divario in termini di cremazioni effettuate che caratterizza da sempre le regioni settentrionali della Penisola dove si registrano punte percentuali che possono essere accostate a quelle dei Paesi nordeuropei, dove la cremazione rappresenta la scelta principale rispetto a quelle del centrosud Italia, in cui la stessa opzione continua ancora ad attestarsi su livelli numerici non troppo elevati. La pronta disponibilit del funzionario del Comune ci permette quindi di osservare da vicino la situazione attuale vissuta dalla citt di Cagliari in questo specifico settore.
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occasione di monitorare in modo continuativo lapprezzamento o il non apprezzamento (e quindi il conseguente disagio) manifestato dalla cittadinanza nei confronti del servizio nel suo complesso? Molte amministrazioni si sono dotate soprattutto negli ultimi tempi di una Carta dei Servizi attraverso la quale ogni cittadino pu conoscere gli obiettivi di qualit del servizio fornito e valutare, a posteriori, essi vengono di volta in volta centrati: pu dirci qualcosa su questo aspetto? R. Lamministrazione cagliaritana ha recentemente attivato un percorso di certificazione di qualit che ha previsto anche la predisposizione di apposite Carte dei Servizi volte a formalizzare limpegno delle varie strutture comunali in merito al miglioramento continuo della qualit e alla garanzia del mantenimento di standard elevati nellerogazione del servizio. Insieme a ci, lufficio cimiteri mette in atto continui monitoraggi sul grado di soddisfacimento dellutenza per mezzo di questionari e di rilevazioni a campione, oltre naturalmente ai contatti diretti con gli interessati.

rico sulle cremazioni effettuate su base annua? E, poi, possibile sapere qualche cosa circa le scelte operate (ovviamente da chi opta per la cremazione) sulla destinazione delle ceneri soprattutto alla luce dei recenti mutamenti normativi? R. La cremazione in Sardegna ha registrato un costante trend di crescita, bench i numeri, se rapportati alla popolazione complessiva, siano ancora piuttosto esigui. Negli ultimi anni, in ogni caso, si sono registrate circa 200 operazioni di cremazione allanno su base regionale. Le ceneri vengono per lo pi collocate in cellari, mentre solo una piccola percentuale dei congiunti opta per la custodia delle ceneri del proprio caro in abitazione. Infine, in assenza di una regolamentazione regionale non possibile, al momento, la dispersione delle ceneri in luoghi aperti 2.
D. Come sa, in alcune realt italia-

ne (tra cui in particolare Torino) esiste da tempo la possibilit di assicurare, a chi lo desideri, la celebra-

I dati sono tratti dal sito www.imonumenti.it Secondo i dati forniti dallISTAT, al 31 dicembre 2007 i morti in Sardegna sono stati 14.272; nel corso dello stesso anno, le cremazioni effettuate nellisola sono state 213 (dati estratti dal Libro bianco sul settore funerario italiano - Sefit): stando a queste cifre, dunque, nel corso del 2007 (che rappresenta lultimo anno per il quale possediamo dati definitivi) la percentuale dei cremati in Sardegna sul totale della popolazione l deceduta stata dell1,50 circa%.

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I cimiteri storici negli Stati Uniti


interessante studiare la storia e levoluzione dei cimiteri storici americani. Anche se sono il risultato di una cultura e di vicende non paragonabili alle nostre, possono insegnarci molte cose: ad esempio il valore collettivo del culto della memoria e limportanza di integrare il cimitero nel tessuto della societ.
di Marina Sozzi della credenza che sia possibile contribuire alla salvezza dellanima dei morti con le preghiere dei vivi. Nel prosieguo di questa storia del cimitero, i luoghi dei defunti sono divenuti sempre pi simili a periferie urbane. E come nelle citt in espansione sono stati costruiti i quartieri-dormitorio, con alti condominii funzionalisti e privi di bellezza, analogo destino hanno subito i nuovi ampliamenti dei cimiteri, costruiti con palazzi di loculi in cemento armato. Di paesaggio ne resta ben poco, lo spazio verde spesso risicato e poco curato. Ma come andarono le cose nei paesi anglosassoni, a maggioranza protestante, che non furono toccati dalla riforma napoleonica, e in particolare negli Stati Uniti? Allinizio del XIX secolo, nelle zone urbane a maggiore densit di popolazione, i churchyard o graveyard tradizionali, posti intorno alle chiese, si rivelarono spazi troppo esigui per le sepolture, soprattutto in concomitanza con alcune epidemie di colera, ad esempio quella che nel 1849 tocc St. Louis, Chicago e Cincinnati. Cominci dunque a crearsi un movimento a favore del rural cemetery e del garden cemetery, anche sullonda dellammirazione suscitata, nel nuovo mondo, dalla costruzione, a Parigi, del bellissimo cimitero di Pre Lachaise, nel 1804. Lorigine del nuovo cimitero americano si colloca, quindi, come in Europa, nellesigenza di luoghi pi vasti. I rural cemetery non divennero, per, necropoli, ma rimasero grandi distese notevoli soprattutto dal punto di vista paesaggistico, con le tombe immerse nel verde, poste allombra di alberi secolari, costeggianti colline, laghi e corsi dacqua. Il cimitero fu immaginato come un grande parco, destinato ad accogliere tombe, ma anche luogo dove sostare, passeggiare, riflettere, come daltronde avevano auspicato che fosse, anche in Italia, un Pindemonte o un Foscolo. Il primo cimitero-giardino americano stato il Mount Auburn Cemetery, vicino a Boston, nel Massachussets, del 1831. Mount Auburn una sorta di immenso orto botanico, con oltre 5.000 specie di differenti alberi, che accoglie inoltre svariati giardini, testimonianza di stili differenti di disposizione del verde, da quello vittoriano a quello contemporaneo. A Mount Auburn sono seguiti molti altri cimiteri: Spring Grove nel 1845, a Cincinnati; Bellefontaine nel 1849, a St. Louis; Graceland Cemetery a Chicago, nel 1860. Si tratta di cimiteri che ospitano anche opere darte

uando ragioniamo sul cimitero, nellEuropa centro-meridionale, pensiamo al modello napoleonico e al suo sviluppo. Tale modello sorto dalla crisi delle sepolture che si manifestata negli ultimi decenni del Settecento, e che si aggravata durante e verso la fine della Rivoluzione francese risale alleditto di Saint Cloud del 1804, che garant la fossa individuale a tutti i defunti e la possibilit di apporre lapidi e epitaffi sulla tomba dei propri congiunti. Come noto, Napoleone aveva in mente lideale di un cimitero giardino, ma laffollamento delle cappelle familiari borghesi e delle tombe ottocentesche ha dato a questi cimiteri, nella maggior parte dei casi, piuttosto laspetto di necropoli che di paesaggi naturali. I nostri cimiteri monumentali, oggi musei a cielo aperto, sono lesito del desiderio di investire nellarte cimiteriale da parte della classe dirigente del XIX secolo e dei primi decenni del XX. La dimensione monumentale prevalse soprattutto nei paesi cattolici, nei quali maggiore stato linteresse per il post mortem, anche per via

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e tombe di personaggi importanti per la storia locale o nazionale; luoghi che si ingrandirono a pi riprese, ma che non rinunciarono mai alla dimensione prevalentemente naturalistica. Sono, inoltre, cimiteri che hanno riflettuto sulla dimensione della memoria. Bellefontaine, ad esempio (ma certo non lunico), ospita un archivio ben organizzato e aperto al pubblico sulla storia delle vite dei defunti qui sepolti, che raccoglie ritagli di giornali, fotografie, diari, brochures e altre testimonianze. Al Graceland Cemetery di Chicago esiste perfino un servizio per le ricerche genealogiche. Unaltra caratteristica, facilmente riscontrabile dando unocchiata ai bellissimi siti internet che consentono una visita virtuale di questi cimiteri, la presenza di un calendario di eventi culturali: presentazioni di libri, spettacoli teatrali, conferenze sul paesaggio, lezioni sulla vita degli uccelli migratori e passeggiate di istruzione botanica; ma anche riflessioni sulla pratica della cremazione (a Mount Auburn, ad esempio) o riunioni dedicate alle persone in lutto (a Spring Grove). Questi cimiteri fanno parte, inoltre, di un National Register of Historic Places, che comprende circa 1.700 cimiteri negli Stati Uniti, che si sono iscritti a questo registro tra il 1966 e oggi. I criteri in base ai quali possibile entrare a farne parte sono chiariti in alcune Guidelines for evaluating and registering Cemeteries and Burial places, disponibili on line su un sito governativo (www.nps.gov). Val la pena tradurre la prima frase delle Guidelines, che conferiscono ai luoghi funebri unimportanza culturale senza pari: I luoghi di sepoltura individuali e collettivi riflettono e rappresentano in modo rilevante i valori culturali e le pratiche del passato, che contribuiscono a farci capire che popolo siamo. A partire dai tumuli delle popolazioni preistoriche della Mississippi River Valley ai cimiteri affollati del periodo coloniale, dai cimiteri rurali della prima met del XIX secolo ai mausolei Art Dco, fino ai crematori della moderna et industriale, i cimiteri americani sono, per le guidelines governative, luoghi culturali. Luoghi, cio, capaci ciascuno in modo diverso di dare informazioni sui valori delle generazioni precedenti, di cui, pertanto, importante conoscere la storia, la collocazione geografica, le funzioni rituali, i valori estetici. Non a caso

Gustave Moreau, Galatea, 1896 c., Collezione Thyssen-Bornemisza, Lugano.

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divenuta importante, negli Stati Uniti, la protezione di luoghi funebri, oggetti funerari e sacri e resti dei nativi americani, per i quali stato approvato nel 1990, con un serrato dibattito a cui hanno partecipato molti antropologi, il Native American Graves Protection and Repatriation Act. E non a caso un analogo percorso stato avviato per i cimiteri afro-americani. In Europa, un ruolo analogo a tale registro dei cimiteri storici svolto da unassociazione no profit, lASCE (Association of Significant Cemeteries in Europe), che senzaltro meritevole e che svolge un ottimo lavoro da vari anni, ma senza alcun appoggio governativo. Unultima considerazione: i cimiteri americani sono pubblici o privati (e spesso appartenenti ad associazioni prive di scopo di lucro), e ogni Stato si comporta in modo autonomo e differente nello stabilire norme e regolamenti. A prescindere dal loro statuto, coloro che possono vantare una dimensione storica paiono tenervi molto, e volere per suo tramite incentivare la crescita di una cultura funeraria e il culto delle sepolture (inumazioni, tumulazioni o cremazioni che siano), anche grazie alla trasparenza dei prezzi e dei servizi corrispondenti (che la legge americana, peraltro, impone). Indipendentemente dalle differenze tra gli Stati Uniti e lEuropa, e in particolare lItalia (dove sarebbe difficile e controproducente abbandonare il modello della demanialit del cimitero), molti sono gli spunti di riflessione che possibile trarre dallesame dei cimiteri statunitensi. Ci limitiamo a mettere in luce due aspetti, che paiono rilevanti. Non sarebbe forse il momento di studiare lesempio del cimitero paesaggistico, immerso nella natura, e di arrestare la costruzione dei condomini di loculi? Non si potrebbe, come in rari casi accade anche in Italia, pensare al cimitero come a un luogo culturale? Potrebbe esserlo almeno da due punti di vista: innanzitutto da un punto di vista antropologico, in quanto manifestazione storica dei significati attribuiti a un determinato spazio da una comunit, e quindi patrimonio di tutti i cittadini; e inoltre in quanto luogo dove si fa cultura, proponendo eventi e incontri, ed evitando cos di nascondere, di marginalizzare il luogo dei morti rispetto ai vivi e ai loro interessi.

Xavier Mellery, Autunno, 1893, Muses Royaux des Beaux-Arts de Belgique, Bruxelles.

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Le molte facce del ricordo


Latteggiamento che ciascuno di noi coltiva a proposito dei luoghi e dei percorsi della memoria complesso e spesso contraddittorio. Muta in relazione alle caratteristiche delle persone che ricordiamo, alla loro vita e al ruolo che hanno avuto nella nostra. E cambia naturalmente anche in rapporto alla nostra maturazione personale.
di Vera Schiavazzi nonna paterna) perch mi piace latmosfera rarefatta e in qualche modo consunta che si trova in quel luogo, e faccio lo stesso quando mi trovo in una citt dove esiste un cimitero ebraico, che in genere tra le prime cose che vado a visitare. Ci sono familiari, com il caso di Luigi, fratello di mia nonna, la morte dei quali rappresenta levento che maggiormente pervenuto fino a noi: non ho mai conosciuto quel prozio, ma so bene che morto di tifo in un ospedale da campo sovietico dopo essere stato liberato da Auschwitz. Personalmente sono valdese, e per quanto mi riguarda orientata alla cremazione e a un funerale religioso, bench fatichi a immaginare chi potrebbe celebrarlo. Ma mio marito arriva dal cattolicesimo e bench non credente tiene ad una destinazione finale collegata alla sua infanzia e alla sua famiglia dorigine, sul Lago Maggiore. Da ultimo, mi auguro che non suoni irrispettoso per nessuno se dico che sto iniziando a occuparmi di ci che accadr alle spoglie mortali del cane col quale vivo da sedici anni: in questo caso, terrei a conservare in casa nostra le ceneri, perch mi addolora lidea che il corpo di un animale sia trattato al pari di un rifiuto, e al tempo stesso trovo pomposi, antropocentrici e in definitiva un po ridicoli, bench rispettabili, i cimiteri per animali. Ho incoraggiato, per non dire garbatamente costretto, mio figlio quattordicenne a partecipare al funerale cattolico del marito di mia madre, che per lui era una sorta di nonno, e anche a visitarlo in casa prima della cerimonia funebre. Ne abbiamo parlato insieme e con grande franchezza, lui mi ha detto di essere impaurito allidea di vedere una persona morta, e di temere la tristezza connessa a un funerale: spero di averlo convinto che entrambi i problemi erano comprensibili ma superabili, del resto di sua iniziativa aveva gi partecipato al funerale del nonno di un amico. Mia figlia di dieci anni, invece, era in quel momento lontana da Torino e tutti insieme abbiamo deciso di aspettare il suo ritorno per comunicarle la scomparsa del nonno. Come molti bambini, la sua prima domanda non stata come? ma perch?. Quando siamo in campagna, gi da alcuni anni, trascina le amichette in visita nel piccolo cimitero del paese e mostra con compunzione la tomba del nostro vicino di casa: per lei quel cimitero suggestivo e un po pauroso in-

l mio amatissimo padre riposa dal 1983 in una celletta nel Tempio della Cremazione. Sulla lapide c il suo nome, le date e una piccola falce e martello. In ventisette anni, non sono mai andata a trovarlo: preferisco rileggere le sue lettere o guardare delle foto, e tutto mi fa pensare che in quella celletta ci sia solo un pochino di cenere e che se, come spero, posso ancora contare sulla sua protezione, questa arrivi seguendo sentieri inspiegabili quanto immateriali. Ma quando mi capita di andare al Tempio per il funerale di qualcun altro, allora passo a salutarlo, e non manco mai di sorridere vedendo quel simbolo (che non stato deciso da me) che certamente gli corrisponde e gli avrebbe fatto piacere. Entrambe le mie nonne sono state cremate e le loro ceneri disperse nello stesso cimitero. Penso molto spesso a loro, due figure importanti nella mia infanzia e adolescenza, ma mi interesso poco ai loro resti mortali. Il mio , tuttavia, un atteggiamento contradditorio: vado volentieri nella parte ebraica del Cimitero (dov sepolta la mia bis-

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sieme, e andarci da sola la fa sentire coraggiosa. Mia madre, per parte sua, mi ha raccontato di scrivere ogni giorno una lettera al marito scomparso, ma non pare sentire la necessit di visitarne la tomba. Ho raccontato tutto questo per esprimere, attraverso lesperienza personale, la complessit e la contraddittoriet dellatteggiamento che ciascuno di noi coltiva a proposito dei luoghi e dei percorsi della memoria. Paradossalmente, ma non troppo, spesso pi importante per noi visitare le tombe, o quanto meno visualizzarne il luogo, delle persone alle quali eravamo legati da rapporti diversi dalla parentela. Il luogo, in questo caso, diventa la prova di realt, ci che ancora possiamo condividere con gli altri, in pubblico o in privato, cos come la partecipazione a un funerale ha spesso un valore sociale e solidale che va molto al di l della persona scomparsa. Insomma, io non amo i cimiteri, forse perch essi rappresentano a causa della composizione demografica del nostro paese una religione maggioritaria che io non conosco e alla quale non ho mai appartenuto. Non amo neppure partecipare alle esequie cattoliche quanMikolajus Ciurlionis, Sonata alle stelle. Allegro, 1908, Museo Ciurlionis, Kaunas.

do, come avviene in molti casi, esse vengono celebrate da un sacerdote che ha conosciuto poco o per nulla il defunto, e che quindi deve limitarsi a pronunciare parole rituali e per chi non crede vuote di significato. E, per contro, rimpiango di non essere cattolica le rare volte che mi capita di partecipare a quella sorta di mantra che il Rosario, del quale percepisco tutta la forza simbolica e consolatoria. Ma non amo nemmeno i tentativi che vengono volonterosamente compiuti in nome di una presunta laicit che vorrebbe trasformare il rito di passaggio che la sepoltura o la cremazione rappresentano in un momento del tutto privato. Provo un disagio irrazionale di fronte a proposte come quella di ricordare i defunti su internet o a iniziative liberali, che in quanto tali condivido e che pure mi appaiono eccentriche come la dispersione delle ceneri da un aereo o sulla vetta di una montagna. Comprendo come un simile rituale possa fornire conforto a una persona sopravvissuta o a unintera famiglia, ma ritengo che la dimensione sociale e soprattutto pubblica di un funerale non debba essere perduta in una societ che si sta trasformando e che tuttora fa fatica a trovare le parole giuste per regolare ci che accade tra i vivi le famiglie di fatto, ladozione, i legami di solidariet nelle coppie etero e omosessuali non sanciti da un matrimonio, il testamento biologico.

Antoine Wiertz, La bella Rosina, part., 1847, Muse Wiertz, Bruxelles.

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Il nuovo rito cattolico delle esequie


Approvato recentemente dalla CEI, il Nuovo Rito delle esequie fa tesoro di tanti studi e scritti, spesso di area laica, che hanno analizzato il rapporto delluomo contemporaneo con la morte. Prevede una specifica liturgia per la cremazione, che dopo secoli di esclusione e oltre un quarantennio di tolleranza viene completamente integrata fra le normali pratiche funerarie.
di Marina Sozzi senti la speranza, di ravvivarne la fede nel mistero pasquale e nella risurrezione dei morti; lo facciano per con delicatezza, in modo che nellesprimere la comprensione materna della Chiesa e nel recare il conforto della fede, le loro parole siano di sollievo al cristiano che crede, senza urtare luomo che piange. Per quanto riguarda il rito delle esequie, la Chiesa ha condotto, anche negli ultimi anni, unattenta riflessione su un certo numero di esigenze della comunit dei fedeli non pi ignorabili n rinviabili. Il rinnovamento era stato avviato con il Sussidio pastorale in occasione della celebrazione delle esequie, elaborato, gi nel 2007, dalla Commissione episcopale per la liturgia. Il Nuovo Rito delle esequie aggiorna ledizione del 1974 e rende normative le indicazioni contenute nel Sussidio. Quali sono le pi importanti novit rispetto al 1974? Nella presentazione del Sussidio si dice che lobiettivo offrire un aiuto per quelle situazioni non contemplate dal libro liturgico, ma nelle quali, il ministro ordinato o il laico, sono di fatto invitati ad esprimere la sollecitudine della comunit cristiana verso la famiglia colpita dal lutto. Il primo aspetto rilevante , dunque, che il volume fa tesoro di studi e scritti, spesso di area laica, e provenienti in modo precipuo dalla disciplina psicologica, sulle difficolt incontrate anche dagli individui della nostra societ (credenti o meno) nellaffrontare la perdita; sulla solitudine del dolente; sul suo bisogno di supporto, soprattutto in determinati momenti del rito funebre sperimentati come ardui. Per rispondere a queste complesse esigenze, originate da molti fattori caratteristici della nostra organizzazione sociale, la Commissione che ha stilato il Sussidio cerca un equilibrio tra vecchio e nuovo, tra tradizione e invenzione. Da un lato riscopre le orazioni da pronunciare subito dopo la morte, tipiche dellet moderna, e la veglia cristiana di preghiera, consuetudine sedimentatasi a partire dal XIX secolo. Usanze oggi desuete, per via di quell80% dei defunti che muoiono in ospedale, non sempre circondati dai congiunti; e dove la veglia raramente praticabile, per mancanza di spazi nei reparti e per carenza di personale e di orari adeguati (oltre che di luoghi consoni) nelle camere mortuarie.

a Chiesa cattolica, nella sua storia millenaria, sempre stata particolarmente efficace nel cogliere i mutamenti sociali e culturali. Anche la liturgia funebre molto cambiata nel corso dei secoli: se in epoca medievale e nella prima et moderna poneva laccento su quella che stata definita la pastorale del terrore, successivamente, con sempre maggior decisione ha virato verso la consolazione dei dolenti. In particolare, questo vero in seguito alle prospettive aperte dal Concilio Vaticano II, che ha optato per una visione della morte incentrata sulla fede nella resurrezione per tutti i credenti, non sul timore del giudizio e sul memento mori. Si prestata maggiore attenzione al sentimento umano, alla consapevolezza della dimensione individuale nella societ contemporanea e allesigenza di coniugare un intenso messaggio di speranza con il dolore della perdita. Recita infatti il Rito delle esequie, pubblicato dalla Conferenza Episcopale Italiana nel 1974: Ricordino poi tutti, e specialmente i sacerdoti, che quando nella liturgia esequiale raccomandano a Dio i defunti, hanno anche il dovere di animare nei pre-

Carlos Schwabe, Il dolore, 1893, Muse dArt et Histoire, Ginevra.

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Dallaltro lato, i vescovi incentivano la preghiera in quelle fasi descritte dagli psicologi come traumatiche. Si pensi al momento della chiusura della bara, cos ben narrato nel film di Moretti La stanza del figlio; o a quello della tumulazione, che si svolge oggi spesso in un clima di afasia, e senza un autentico contenuto di commiato. Non solo, ma le preghiere sono proposte e differenziate anche in base al tipo di morte, pi o meno inattesa o pi o meno tragica: per un giovane o un vecchio, per un religioso o una religiosa si diranno determinate preghiere, diverse da quelle pronunciate per una persona che ha vissuto una lunga sofferenza con fede, oppure per una persona deceduta improvvisamente o ancora per un defunto morto tragicamente o per incidente, di fronte al quale si prega anche di non perdere la fede: Non permettere che il dolore per la sua morte indebolisca la nostra fede in te e ladesione a quella promessa di vita che tu ci hai fatto, risuscitando da morte il tuo Figlio. Che cosa significa tutto questo? In primo luogo, il principio della personalizzazione del rito, nato in ambito laico e protestante, fa la sua comparsa anche nella liturgia cattolica, a dimostrazione del valore precipuo, ormai ampiamente condiviso, attribuito alla vita terrena e al lascito umano di ciascuno. Inoltre, si pu rilevare che il divieto del pianto caratteristico del Cristianesimo, che interpreta la morte come inizio della vita eterna comincia ad addolcirsi, nel rispetto del dolore di chi resta. Al pianto sommesso di Maria, cos come ne aveva parlato De Martino, consentito farsi maggiormente sentire, nel singhiozzo e nella disperazione. Compito delle Chiesa anche consolare. Interessante, inoltre, che la consapevolezza della crisi delle vocazioni allinterno della Chiesa determini la possibilit per i laici di accompagnare i riti, di guidare la preghiera: tale scelta, da un certo punto di vista, attenua ulteriormente il controllo ecclesiastico sulla morte, che stato storicamente un monopolio fino al XVIII secolo inoltrato (fino alla municipalizzazione dei cimiteri, con la Rivoluzione francese prima, e con leditto napoleonico del 1804 poi). Da un altro punto di vista, si configura come tentativo di connotare in senso cristiano uno spazio quello del Commiato che stato elaborato e proposto in unarea culturale ampiamente secolarizzata. E infine (e si tratta della novit pi rilevante) il nuovo Rito delle esequie, come il Sussidio, articola, come era stato da tempo annunciato, una liturgia della cremazione, accogliendo cos completamente questo rito allinterno della propria cultura, dopo secoli di piena esclusione (IXXX secolo) e quarantasette anni di distaccata tolleranza (1963-2010). Purch la scelta della cremazione non rinneghi la fede nella resurrezione dei corpi, purch non esprima un antagonismo nei confronti della Chiesa, questultima non vi si oppone, anzi la fa sua. E pur preferendo che la liturgia esequiale in chiesa si svolga prima della cremazione (dunque in presenza della salma), non impossibile, in alcune circostanze, celebrare il funerale alla presenza dellurna (non solo nel caso di una morte allestero, ad esempio, ma anche nel caso di esigenze che abbiano a che fare con la programmazione municipale dei flussi crematori: cio, si pu desumere, sempre.) Lurna viene appoggiata su un tavolo coperto da un drappo viola nella zona antistante laltare, e contornata da ceri ed eventualmente dalla croce astile. Non solo, ma il nuovo rito prevede che i parenti siano accompagnati se possibile da un sacerdote, oppure da un laico, a deporre lurna cineraria nei cimiteri, passando eventualmente anche dal crematorio, finora pensato come luogo laico per eccellenza. Le preghiere che fanno troppo diretto riferimento alla sepoltura devono essere sostituite da altre: La fede nella risurrezione d certezza che Dio far sorgere i morti dalla polvere della terra () Noi siamo come polvere () O Dio in te vivono i nostri morti e per te il nostro corpo non distrutto, ma trasformato in una condizione migliore. Viceversa, la Chiesa resta fortemente contraria alla dispersione delle ceneri in natura (interpretata come scelta panteistica) e ad ogni altra forma di conservazione che non sia quella cimiteriale, nellottica della promozione di un culto della memoria dei defunti (anche questo, senzaltro, da reinventare). Nel Sussidio del 2007 sono accolte ancora una volta le pi diffuse perplessit laiche sul tema della dispersione, espresse in ambito storico, antropologico e psicologico, e spesso riprese anche su questo giornale. Il testo recita: Soprattutto nel caso di spargimento delle ceneri o di sepolture anonime si impedisce la possibilit di esprimere con riferimento a un luogo preciso il dolore personale e comunitario. Inoltre si rende pi difficile il ricordo dei morti, estinguendolo anzitempo. Per le generazioni successive la vita di coloro che le hanno precedute resta anonima, e si fa strada una crescente assenza di storia. Sar certo interessante verificare se questa liturgia prender piede o rester lettera morta: sar un importante segnale per comprendere in che direzione muove la societ italiana.

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LIBRI

LUISA RAPETTI

Il cimitero ebraico di Acqui Terme


Editrice Impressioni Grafiche, Acqui Terme (Alessandria) 2009, pp. 336, euro 20
Il volume di Luisa Rapetti bello. Bello e utile. Bello perch, in un formato editoriale elegante e di grandi dimensioni, risulta corredato da numerose immagini fotografiche che accompagnano piacevolmente il lettore nel lungo viaggio a ritroso che lautrice compie in pi di 300 pagine; utile perch, come chiarisce nelle righe introduttive Tullio Levi (presidente della Comunit ebraica di Torino), il volume costituisce unulteriore importante tessera di quel mosaico dellebraismo piemontese che, grazie alla fatica di tanti studiosi, si va sempre pi definendo in tutta la sua rilevanza. Suddiviso in due sezioni principali, il lavoro di Luisa Rapetti tratta approfonditamente e in tutte le sue parti (origini storiche, aspetto architettonico-artistico del luogo, iconografia e scultura delle lapidi) il cimitero di Acqui, enucleando e analizzando, con una scrittura a tratti un po troppo specialistica per i non addetti ai lavori, molti dei tesori in tanti casi piccoli o piccolissimi che fanno di questo luogo il simbolo pregnante e ancor vivo (in ebraico il cimitero chiamato non a caso bet chajjim, ossia casa dei viventi) di una presenza quella della comunit acquese che affonda le sue radici in un passato ormai lontano. Prendendo le mosse dal momento della fondazione dellattuale cimitero, avvenuta in seguito allacquisto 9 maggio 1836 di una porzione di terreno da parte della Confraternita di Misericordia e Beneficenza Ebraica rappresentata dai signori rabbino Bonajut Abram Ottolenghi, Aronne Debenedetti, Giuseppe Salvador Ottolenghi e Salom Levi, lautrice ripercorre le vicende che caratterizzarono la comunit ebraica di Acqui Terme, la cui origine risale al 1478. Come nel caso di tutte le altre comunit presenti sul territorio del ducato (e successivamente regno) sabaudo, anche quella acquese visse in epoca moderna gli alti e i bassi imposti dalla secolare intolleranza cattolica, capace di tenere ai margini e in condizioni non raramente disumane i membri di una popolazione che nel corso dei decenni accrebbe comunque il proprio numero (500 individui nei primi anni dellOttocento). Il cimitero che oggi possibile visitare distribuito su unarea quadrilatera di circa 3.460 mq ed circondato da un muro perimetrale alto costituito di pietra intonacata. La sua disposizione interna, regolare e ordinata, custodisce sepolture che datano a partire dal 1837; un vialetto centrale attraversa tutta larea e termina nei pressi della neogotica cappella Ottolenghi. Dopo la breve introduzione storica, necessaria a inquadrare anche solo sommariamente le vicende passate della comunit acquese, lautrice prende accuratamente in esame le forme tipologiche dei sepolcri e le epigrafi del cimitero che, afferma Rapetti, in alcuni casi risultano di difficile decifrazione a causa delle distruzioni operate dal tempo: le epigrafi pi antiche sono perlopi redatte in caratteri ebraici, mentre quelle pi recenti sono scritte in italiano, non rare infine sono quelle bilingui; ognuna di esse rappresenta un unicum e numerosi sono i testi che declinano in struttura complessa i topoi paradigmatici di un singolare racconto di vita: il nome, lo status socio-familiare, leulogia inerente la statura etica e culturale del sepolto. Ben lungi dal rappresentare una mera esemplificazione descrittiva, la sezione dedicata alle epigrafi seguita da quasi 200 pagine in cui sono interamente riprodotti gli epitaffi presenti sulle sepolture, attraverso le quali il lettore pu farsi unidea ben precisa di quanto scrive lautrice. Non meno approfondita risulta essere anche la sezione dedicata alliconografia delle tombe, in cui al simbolismo zoomorfo (il serpente o la civetta), segue la disamina di quello fitomorfo (la quercia, il salice, la palma, il papavero, il giglio, il frumento, la melagrana) e di quello delle res (lanfora, il drappo, il manto, la fiamma, le torce, lancora, il Libro, lArca, la Torah, la stella a sei punte o le mani), variamente riprodotti sulle tombe del cimitero. A tutto ci stata aggiunto assai utilmente un capitolo incentrato sullidea di morte e sulla ritualit funebre della tradizione religiosa ebraica: esso finisce per assicurare al lavoro nel suo complesso unulteriore chiave di lettura necessaria per chiunque sia interessato ai risultati della

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LIBRI
ricerca compendiati nel volume, ma, ancor pi ed merito di non poca importanza , per quanti siano alle prese (come nel caso di chi scrive) con ricerche inerenti la storia e la cultura cimiteriale ebraica della nostra regione. Da esso apprendiamo per esempio che le usanze e i riti, connessi a questo evento [il decesso], fissati nelle linee fondamentali dellepoca talmudica, sono sobri e improntati alla solidariet e al conforto verso i parenti, alla prospettiva storica di speranza per la riparazione di tutti i mali, al rispetto del decoro dei vivi e dei defunti di cui si onora la memoria. Oppure che al defunto viene coperto il volto perch sia ricordato da vivo; rivestito di telo bianco, in segno di rispetto e di uguaglianza di fronte al Signore, deposto in terra; un lume, simbolo della vita, rester acceso per sette giorni. Inoltre, poich la salma percepita come portatrice di impurit i parenti dispongono laccompagnamento dalla casa al cimitero, se possibile, entro le ventiquattro ore ma non di sabato. Concludono il volume due altri piccoli capitoli, rispettivamente dedicati agli stranieri sepolti nel cimitero ebraico di Acqui (34 fosse di individui inumati tra il 1890 e il 1914) e ai perseguitati e deportati (sepolti nel quadrante del cimitero che ospita i defunti del Novecento), pi un terzo, decisamente pi corposo, che raccoglie le biografie di una quindicina di personaggi della comunit le cui vicende danno la possibilit al lettore di apprezzare un efficace affresco della vita familiare di una parte dellebraismo piemontese. Di notevole utilit, infine, il puntuale apparato bibliografico, strumento utile per ogni ulteriore ricerca da parte di futuri studiosi che intenderanno proseguire il lavoro cominciato per Acqui Terme da Luisa Rapetti. Luca Prestia

Gustave Moreau, Lapparizione, part., 1874-1876 c., Muse Gustave Moreau, Parigi.

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LIBRI

RUSSEL SHORTO

Le ossa di Cartesio
traduzione di Irene Abigail Piccinini
Longanesi, Milano 2009, pp. 291, euro 17,60
Durante linverno pi gelido che la Svezia ricordi, quello del 1650, un uomo sta morendo a Stoccolma nel cuore della notte. Ha cinquantaquattro anni. Nei suoi occhi erratici si coglie unostinata volont di vivere e continuare la sua partita a scacchi con la morte. Al capezzale siede lambasciatore di Francia. Da corte arriva il medico personale della regina Cristina. Lora per ormai giunta, e gli occhi di Cartesio si chiudono per sempre. La mente del padre della modernit smette di pensare. Ma per il suo corpo non c pace. Dopo una frettolosa sepoltura in un piccolo cimitero cattolico a nord della citt, i resti saranno riesumati nel 1666 per essere traslati in patria, a Parigi, dove infuria la battaglia culturale tra i custodi della fede e i seguaci della ragione e del dubbio. Qui, nella chiesa di SainteGenevive-du-Mont, le spoglie trovano una seconda tumulazione, tra grandi festeggiamenti. Poi, nel 1819, presenti i luminari dellAccademia delle scienze, avviene una terza cerimonia. Ma allapertura della bara qualcosa non va. Manca un pezzo, precisamente il cranio, separato dal resto delle membra per una beffarda ironia delle vanit mondane, visto che a Cartesio la tradizione ascriver il dualismo mente-corpo. Nasce cos lenigma delle sue ossa, magistralmente ricostruito e svelato da Russel Shorto, che prende spunto da questa vicenda per delineare uno straordinario affresco storico, ricco di colpi di scena, popolato di grandi personaggi e delle loro idee destinate a segnare il nostro presente. Unindagine alla radici stesse del progetto moderno.

ANTONIO CASTRONUOVO

La vedova allegra. Storia della ghigliottina


Stampa Alternativa Nuovi Equilibri, Viterbo 2009, pp. 248, euro 14
La vedova come i francesi chiamarono la ghigliottina durante il Terrore fu davvero allegra. A partire dal 25 aprile 1792, giorno in cui il ladruncolo Pelletier fu usato come cavia, lo strumento lavor senza sosta. Le teste da mozzare erano tante: quelle dei nemici del popolo e dei sospetti, ma anche dei recalcitranti, che in ogni dittatura disturbano. Nel giro di pochi anni, la Rivoluzione mand sul patibolo almeno ventimila persone. E non era finita. Caduta la testa di Robespierre la ghigliottina continu a funzionare, nella Francia repubblicana, fino al 1977. Il libro narra le vicende di questa macchina spietata e svela gli espedienti del potere per imporre la propria autorit perfino sul corpo del condannato.

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Attivit della Fondazione A. Fabretti


a cura di Maria Vittoria Foghino e Luca Prestia

Sia fatta la mia volont


Gioved 11 febbraio al Circolo dei Lettori stato presentato in anteprima nazionale il documentario sul funerale laico Sia fatta la mia volont. Il filmato, nato da unidea di Emanuele di Giacomo e Ottavia Leoni, con Paola Bordi, Elisa Capo e Ottavia Leoni, racconta in maniera seria ma non priva di ironia il tema della ritualit funebre laica e, pi generale, quello della libert di scelta: lobiettivo quello di spiegare cos un funerale civile e quali difficolt incontrano oggi in Italia le persone che vogliono organizzare un rito di questo tipo. Nel corso della serata, organizzata dalla Federazione Italiana per la Cremazione e dalla Fondazione Fabretti, sono intervenuti Elisa Capo, dellAssociazione culturale Schegge di cotone, Marco Novarino, segretario generale della Fabretti, e il Presidente della F.I.C. Guido Peagno. Il video stato girato in varie citt italiane, tra cui Torino, e ha visto la partecipazione di molti volti noti della cultura e dello spettacolo quali Ignazio Marino, Ascanio Celestini, Michele Serra, Alessandro Bergonzoni, Jacopo Fo. Il documentario, che stato proiettato a Mestre il 16 aprile in occasione di un evento della Federazione, stato poi presentato all'Universit La Sapienza di Roma il 31 maggio in un incontro a cui hanno partecipato come relatori Ignazio Marino, Marina Sozzi, Giuseppe Civati e don Alessandro Santoro. Prossimamente inizier un breve giro che toccher diverse citt.

religioni monoteistiche, la morte e la ritualit funebre. I primi due incontri sono stati dedicati al Buddhismo e allEbraismo: nel corso del primo di essi il Lama Rabsel ha parlato delle pratiche spirituali con cui i buddhisti tibetani si preparano, nel corso della vita, alla morte; mentre nel secondo incontro, in cui intervenuto il rabbino capo della Comunit Ebraica di Torino Alberto Somekh, stato affrontato il tema del rapporto tra Ebraismo e pratiche crematorie in relazione allattuale dibattito in materia di cremazione e di destinazione delle ceneri. Pubblichiamo di seguito il calendario delle prossime conferenze, aperte a tutti e gratuite. 24 maggio, ore 18, Biblioteca Civica Italo Calvino Lungo Dora Agrigento 94, Torino Morte nellIslam: aspetti socio-antropologici e giuridici Interverranno la professoressa Claudia Tresso, docente di Linguistica araba presso lUniversit degli Studi di Torino, e la professoressa Roberta Aluffi, docente di Diritto islamico presso la Facolt di Giurisprudenza dello stesso ateneo. 1 giugno, ore 18, Biblioteca Civica Villa Amoretti Corso Orbassano 200, Parco Rignon, Torino Rimozione della morte ed eclissi della fede Interverranno il professor Marco Marzano, docente di Metodologia della ricerca sociale allUniversit degli Studi di Bergamo e don Roberto Repole, docente della Facolt Teologica di Torino. 13 settembre, ore 18, Biblioteca Civica Villa Amoretti La morte nella concezione protestante: da dove proviene lapertura bioetica dei protestanti sulla fine della vita? Interverr il pastore valdese di Torino Paolo Ribet e il dott. Luca Savarino, coordinatore della Commissione bioetica della Tavola valdese Ottobre, ore 18, Biblioteca Civica Villa Amoretti Rimozione della morte ed eclissi della fede cattolica? Interverranno il professor Marco Marzano, docente di Metodologia della ricerca sociale allUniversit degli

La morte nelle religioni del mondo


La Fondazione Fabretti e le Biblioteche Civiche Torinesi, dando seguito alla collaborazione avviata qualche mese fa e finalizzata alla presentazione ai cittadini del servizio di sostegno al lutto, hanno organizzato un ciclo di incontri con cadenza mensile sul tema La morte nelle religioni del mondo. Il proposito quello di illustrare il rapporto tra le grandi

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Fondazione Ariodante Fabretti


Studi di Bergamo, e Don Roberto Repole, docente della Facolt Teologica di Torino. Seguiranno altri due incontri dedicati al tema della ritualit funebre e della concezione della morte nella religione induista e in quella cristiano-ortodossa che si terranno presumibilmente nei mesi di gennaio e febbraio 2011. rio serale e uno condotto dedicato esclusivamente ai ragazzi dai 14 ai 18 anni. Per maggiori informazioni possibile contattare la responsabile del Progetto di sostegno al lutto per il Piemonte, Arianna Garrone, chiamando il numero 348-7254468. Lo scorso 17 marzo stato inaugurato il primo intergruppo bimestrale tenuto presso la Fondazione Fabretti: incontrare e dialogare con tutte le persone che fanno parte dei vari gruppi AMA stata una piacevole occasione di arricchimento umano e professionale che lo staff della Fabretti si augura di ripetere nei mesi a venire.

Ricerca sui cimiteri piemontesi


in fase di conclusione la ricerca su sette cimiteri piemontesi (Cimitero Parco di Torino, Ivrea, Cuneo, Fossano, Torre Pellice, Novara, Trino Vercellese) finanziata dalla Fondazione CRT nellambito del Progetto Alfieri e condotta da due antropologi dellUniversit di Torino, Cristina Vargas e Alessandro Gusman, dallo storico Luca Prestia e dalla storica dellarte Maria Vittoria Foghino.

Congresso internazionale
La Fondazione Fabretti, in collaborazione con lUniversit di Alba Iulia e il Centre for Thanatology della Radboud University di Nijmegen, organizza la terza edizione del Congresso Internazionale dedicato allo studio del morire e della morte dal XVIII al XXI secolo che si terr in Romania dal 3 al 5 settembre 2010. Il tema di questanno sar Ripensare i riti funebri in Europa. Durante i tre giorni del convegno storici, antropologi, psicologi, filosofi e bioeticisti di fama internazionale presenteranno i risultati delle loro ricerche sulla storia, le ritualizzazioni e gli spazi della morte, la cultura del lutto, le ultime disposizioni in ambito bioetico per quel che riguarda il fine vita e le cure palliative.

Per una umanizzazione delle strutture ospedaliere


in fase conclusiva la ricerca finanziata dallARESS, volta a una maggiore umanizzazione delle Strutture ospedaliere piemontesi. La ricerca stata realizzata da alcuni medici e studiosi esperti di queste tematiche in collaborazione con la Fondazione Fabretti, la Fondazione FARO, la Scuola di Umanizzazione della Medicina e il Teatro Popolare Europeo. Gli interessanti risultati di questultima analisi, coordinata dalla dottoressa Rossana Becarelli, sono confluiti in un cd rom dal titolo I luoghi del commiato. Fenomenologia della morte e del morire nelle Strutture Sanitarie piemontesi che verr distribuito ai medici di base della Regione Piemonte.

La biblioteca della Fabretti


La Fondazione Fabretti possiede una biblioteca specializzata sui temi del lutto, dei riti funebri, della cremazione e delle cure palliative: il catalogo di oltre 2500 titoli presente nel Sistema Bibliotecario Nazionale (SBN) e quindi comodamente consultabile in rete. La biblioteca, che effettua il servizio di prestito, anche interbibliotecario, viene continuamente arricchita con le ultime pubblicazioni ed a disposizione del pubblico per sei ore al giorno: dal luned al gioved dalle ore 9,30 alle ore 12,30 e dalle 14,30 alle 17,30 e il venerd dalle ore 9,30 alle 12,30 e dalle 14,30 alle 15,30. Presso la sede della Fondazione consultabile anche unemeroteca, che consta di oltre 70 riviste internazionali specializzate; una videoteca, al cui interno possibile reperire film che trattano da diversi punti di vista il tema della morte e del morire; e un rilevante archivio storico il cui ambito cronologico va dalla Rivoluzione Francese ai giorni nostri.

Elaborazione del lutto


Proseguono gli incontri dei gruppi AMA dedicati allelaborazione del lutto presso la sala che la Socrem di Torino mette cortesemente a disposizione a titolo gratuito da diversi mesi. I gruppi, che si trovano al settimo piano del palazzo di corso Turati 11/c, sono ormai tre e a breve avverr la gemmazione di quelli pi numerosi. Attualmente i gruppi si riuniscono il luned, il mercoled e il gioved dalle ore 17 alle ore 18,30. Vi in programma di attivarne al pi presto uno in ora-

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Fondazione Ariodante Fabretti


suicidio venne ampiamente trattato, con grande plurivocit di posizioni e soprattutto dal rservoir classico, greco e latino, ma anche biblico. Per comprendere la genesi e levoluzione della modernit, il suicidio forse la migliore cartina di tornasole tra reticenze e provocazioni, interpretazioni fantastiche di miti classici e orientalismo nascente, tra evoluzione della teologia e del diritto e genesi delle codificazioni moderne. La morte volontaria porta con s una messe di riflessioni che ci permette di osservare le dinamiche nascoste della modernit e i suoi legami fondanti con il passato classico, ebraico e cristiano. possibile acquistare il volume a un prezzo di 20 euro presso la sede della Fondazione Fabretti; effettuando un versamento su c/c postale n. 68850627 (ABI 07601, CAB 01000) intestato a Fondazione Ariodante Fabretti ONLUS o con bonifico bancario su Banca INTESASANPAOLO - Ag. Torino 24, corso Turati 18 (IBAN: IT74 L030 6901 0241 0000 0019 852, CIN L, ABI 03069, CAB 01024, c/c n. 100000019852): in entrambi i casi necessario specificare la causale, riportando il nome dellautore o il titolo del testo acquistato, oltre a tutti i dati relativi allacquirente, lindirizzo di residenza presso il quale sar spedito il volume, e inviare per fax o posta elettronica la ricevuta che certifichi il pagamento effettuato.

Novit editoriali
Le rive fatali di Keos
Il suicidio nella storia intellettuale europea da Montaigne a Kant stato pubblicato il volume del filosofo Paolo L. Bernardini dal titolo Le rive fatali di Keos. Il suicidio nella storia intellettuale europea da Montaigne a Kant: il testo affronta il tema del suicidio nella filosofia europea. Riportiamo qui di seguito la quarta di copertina. Il tema del suicidio, largomento centrale di tutta la filosofia secondo la celebre formulazione di Albert Camus, attraversa lintera storia intellettuale europea e non solo europea, dalle origini della civilt umana. Nella prima et moderna da Montaigne nella Francia devastata dalle guerre di religione, fino a Kant ai tempi altrettanto tormentati della Rivoluzione Francese, il suicidio diviene oggetto di un incessante, quanto talvolta esoterico e spesso scandaloso, dibattito intellettuale: tra chi ne difende la liceit e chi lo condanna in modo reciso, fra chi lo osserva dal punto di vista storico e chi ne fa oggetto di romanzi di immenso successo, da Goethe a Foscolo, che segnano la nascita del best seller e anche la fine del suicidio come argomento tab, da trattare con infinite cautele. In questo dibattito intervengono cattolici, protestanti, atei e libertini, sovrani e abati, casuisti e cronisti, ne scrivono Casanova e Kant, Hume e Voltaire, con argomenti tratti dal vasto arsenale concettuale medioevale dove il Charles Maurin, Maternit, 1893, Muse Crozatier, Le Puy.

Gli altri addii


Per il mese di giugno invece prevista luscita del volume Gli altri addii, esito della ricerca condotta da alcune studiose provenienti dal dipartimento di Antropologia culturale della Facolt di Lettere e Filosofia dellUniversit degli Studi di Torino e coordinata dalla professoressa Marina Sozzi e dal dottor Alessandro Gusman. Il volume, finanziato dalla Regione Piemonte e dalla ditta L.T. Centro Servizi del dottor Lorenzo Toselli, che ha in gestione le camere mortuarie di alcuni ospedali torinesi, si propone di analizzare la concezione della morte e dei riti funebri allinterno delle numerose comunit etniche e religiose presenti in Piemonte. Lobiettivo delineare una panoramica generale delle usanze e dei problemi inerenti le pratiche funebri e i rituali degli immigrati presenti nella nostra regione, soprattutto nelle situazioni in cui si renda necessario organizzare un rito e, magari, rimpatriare una salma nel Paese di origine. Il testo, corredato di schede analitiche dedicate ai gruppi religiosi presi in esame, verr distribuito a tutte le amministrazioni comunali e alcune copie saranno reperibili in Fondazione per chiunque ne faccia richiesta.

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a cura dellUfficio di Presidenza della FIC

NOTIZIE

dalla Federazione Italiana per la Cremazione

SIA FATTA LA MIA VOLONT


Un documentario sui funerali civili e sulle decisioni di fine vita dal tocco lieve
In questi ultimi anni, parallelamente all'evoluzione dell'Ordinamento Giuridico, si sono affermate le istanze dei cittadini tendenti ad un sempre maggiore governo individuale di quelli che con una locuzione onnicomprensiva vengono definiti "eventi di fine vita". Si tratta di un vero e proprio movimento culturale, con una forte caratterizzazione etica, che pur partendo da soggettivit molto diverse tra loro esprime l'esigenza di dare una risposta anche normativa ai bisogni inerenti la pluralit di atteggiamenti nei confronti della malattia grave, della morte, del rito di addio alla vita, della destinazione dei propri resti mortali. L'esperienza personale , da questo punto di vista, elemento fondante di fenomeni di condivisione e nuova socialit molto profondi, perch muovono dai sentimenti pi veri e autentici. Riconoscerli e rendere possibile la libert di scelta una questione di civilt.

Un fotogramma tratto dal documentario Sia Fatta la mia volont realizzato dal Collettivo teatrale Schegge di Cotone
u questi temi insiste un documentario realizzato dal Collettivo romano Schegge di Cotone. Si tratta di un vero e proprio viaggio in un mondo poco conosciuto e per molti versi occultato: quello dei funerali civili. Le protagoniste cominciano il loro percorso alla ricerca delle modalit per poter realizzare un rito laico sulla spinta della richiesta di una nonna razionale e sensibile. La strada intrapresa le porter ad incontrare persone famose e non, giungendo ben presto a comprendere che quello che

in gioco in realt la libert di scelta. Assistendo alla proiezione si ride di fronte allignoranza di molti, ci si commuove nellascoltare altrettante storie individuali, ci si indigna nelludire il suono filtrato della voce di Paolo Ravasin. Il tocco lieve. Il Collettivo Schegge di Cotone si avvicina a questo universo di esperienze con profondo rispetto delle diverse avventure esistenziali e di chi rimane e racconta. Senza alcuna pretesa di esaustivit. Ci che resta, dopo che la marea emozionale si ritirata, la consapevo-

lezza di una grande verit: un funerale civile o altre decisioni di fine vita non sono generalmente scelte contro il pensiero o il credo di qualcun altro, ma sono il frutto di unintima coerenza tra la propria vita e la sua conclusione. Un ottimo lavoro quindi, pensato e filmato con una prospettiva aperta sui difficili temi affrontati. Il documentario Sia fatta la mia volont nato da unidea di Emanuele di Giacomo e Ottavia Leoni. Le tre principali protagoniste sono Paola Bordi, Elisa Capo e Ottavia Leoni.

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NOTIZIE FIC

Fabrizio De Andr: un pensatore anarchico che scelse la cremazione


Federico Premi
Il 14 gennaio 1999, presso il cimitero monumentale di Staglieno a Genova veniva cremato il cadavere di Fabrizio De Andr. I funerali si erano svolti il giorno precedente presso la Basilica di Carignano alla presenza di oltre diecimila persone, secondo i resoconti dei maggiori quotidiani. La cerimonia e quella folla accorsa nello spazio antistante la chiesa creavano un effetto distorsivo e surreale: le bandiere rossonere con la A cerchiata degli anarchici, i tifosi del Genoa, gli ultimi, le prostitute, i transessuali, i musicisti, i colleghi cantautori ed il rito religioso officiato da un sacerdote atipico, Don Gallo. Quel corteo multicolore aveva poi accompagnato la bara al cimitero, quasi emulando immagini presenti nei testi del grande cantautore genovese. Dopo la cremazione lurna contenente le ceneri era stata tumulata nella cappella di famiglia. Queste brevi notazioni estratte dal Corriere della Sera del 15 gennaio 1999 (articolo a firma di Mario Luzzatto Fegiz) ci trasmettono le sensazioni di quellevento. Ma perch De Andr era cos amato? Una risposta a questa domanda pu essere ricercata in un libro pubblicato alla fine dellanno scorso: Federico Premi, Fabrizio De Andr, unombra inquieta. Ritratto di un pensatore anarchico (Casa Editrice Il Margine, Trento). Su questa base possiamo infatti rispondere: Fabrizio era ed cos amato perch ci ricorda lidea stessa della libert. Una bella recensione di Laura Tussi, ci spiega il perch di questa affermazione: Fabrizio De Andr ha sempre praticato consapevolmente lesercizio del pensiero e la sua opera politica e musicale rappresenta una sapiente e radicale critica alla concezione borghese dellesistenza. Federico Premi avvalora questa ipotesi tramite lanalisi dei manoscritti inediti di De Andr, disponibili presso il Centro studi Fabrizio De Andr dellUniversit di Siena, dove appaiono ricorrenti i riferimenti alla tematica anarchica e alla critica della societ borghese. tempo di tornare nomadi. Siamo stati sedentari per troppo tempo. Bisogna rimettersi in cammino. Fabrizio De Andr continua a ripetere questo concetto nelle sue canzoni e nei moltissimi appunti manoscritti. La vita infatti un continuo processo di metamorfosi, di cambiamento, di ricerca nella costante resistenziale e febbrile dellerranza. Secondo De Andr, lanarchia, oltre che forma di autogoverno alternativa allattuale sistema di potere, rappresenta il solo antidoto contro lomologazione sociale e culturale, contro la pianificazione categorica e larbitrio imperante. Tra gli aspetti pi inquietanti dellimmobilismo della societ contemporanea lassuefazione universale alla logica capitalista. Il verbo del fondamentalismo capitalista si imposto ovunque, operando una drastica reductio ad unum, uninaudita uniformit forzata, una pianificazione, una normalizzazione del sistema e unomologazione culturale. Lumanit dovr attuare presto un nuovo sistema politico ed economico e una diversa e pi virtuosa cultura del confronto e dello scambio, non pi fondate esclusivamente sul torvo e bieco valore del profitto e del tornaconto, nella realizzazione di unutopia sommessa e confessata in versi, allinterno di un discorso cifrato ed elusivo nelle canzoni di De Andr, che canta una critica serrata al mondo borghese del conformismo allineato. Infatti, borghese , in ogni tempo, linvincibile inerzia dello spirito, lossessione per lagio e la stabilit, matrice di ogni idolatria, che costituisce il momento statico immortale dellesistenza del singolo e della societ. La morale borghese mortifera, in quanto vuole bloccare il divenire, nella pretesa di uniformare, omologare, conformare e rendere tutti gli uomini simili fra loro, equivalenti, intercambiabili, perch il borghese si preoccupa di essere integrato, allineato e leale con il sistema. Unautentica rivolta esistenziale consiste nel riconoscere il proprio stato di uomini colonizzati e allineati, per liberarsi dagli ingranaggi del sistema e divenire Anime Salve, riappropriandosi di se stessi e della propria vita in modo unico e originale. Il potere persuasivo di ogni sistema, fondato su valori fissi e indiscutibili, provoca paura e disorientamento per ogni diversit e alterit anarchica, opposta allingranaggio del quotidiano. Il borghese non sa riconoscere il proprio intimo essere, lombra inquieta che si muove nelle pieghe dellanima e della storia. Il Faber pensatore affronta dunque i temi della borghesia e dellanarchia come categorie dello spirito, del potere e della costante resistenziale, tra morte, solitudine e natura, tra follia e diversit, per cui lartista diviene anticorpo del sistema vigente e cantore di bellezza e utopia (fonte: Peacelink) . In particolare il dualismo morte-libert ben presente nei brani musicali e negli scritti di Fabrizio De Andr. Lesempio pi evidente forse rappresentato dalla traduzione di alcuni testi dellAntologia di Spoon River di Edgar Lee Masters inserita nellalbum Non al denaro, non all'amore n al cielo del 1971. In questopera egli ci ricorda: Libert lho vista dormire nei campi coltivati a cielo e denaro, a cielo ed amore, protetta da un filo spinato (Il Suonatore Jones) Mentre il giovane Federico Premi afferma nelle pagine di A Rivista Anarchica (anno 40, n. 1): E la libert diventa una parola tra le tante, che si consuma e si vomita fuori, perch non sentiamo pi la necessit di realizzarci, cio di produrre noi stessi nella realt. Ecco perch Fabrizio De Andr cos amato. Egli fa riaffiorare in noi unidea esagerata di libert, qualcosa che in questepoca cos triste e opaca dominata dalla videocrazia forse non riusciamo pi nemmeno ad immaginare, ma che cova silente nella profondit del nostro animo. Libert di scelta e rispetto di noi stessi e degli altri. Ecco!

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NOTIZIE FIC

Animali e cremazione
Molti degli iscritti alle Societ per la Cremazione possiedono animali. Alcuni tra questi vorrebbero riflettere quellamore incondizionato che questi compagni di vita ci regalano anche nel momento della loro morte, proprio attraverso la cremazione dellanimale e la conservazione delle sue ceneri nella propria abitazione. Altri vorrebbero che le ceneri dellanimale accompagnassero la dispersione delle proprie in unideale ricongiunzione con gli elementi naturali. Ma gli animali (generalmente, cani o gatti) ci aiutano anche in condizioni di sofferenza e di lutto. Spesso il cane si lascia morire dopo la morte della persona con cui ha condiviso larga parte della propria esistenza. Di questi temi si parlato in occasione dellincontro pubblico che ha anticipato lAssemblea della Federazione Italiana per la Cremazione del 17 aprile scorso, dopo la proiezione del documentario Sia fatta la mia volont. La relazione stata pronunciata da Cinzia Barillaro, naturalista-etologa, esperta di didattica ambientale, nonch componente dellAssociazione Artena che ha sede a Dolo (VE). La studiosa ha avuto modo di evidenziare come la zooantropologia non consideri il pet (animale domestico) come uno strumento per il benessere umano, quasi un farmaco vivente. Lanimale che entra nel sistema riabilitativo o educativo un soggetto referente, un interlocutore capace di apportare cambiamenti, in una relazione dove si abbia cura che il beneficio arrivi a tutte le parti coinvolte nel processo. Il processo relazionale con unalterit come un cane, un cavallo, un maiale, un coniglio, un gatto o unoca per noi talmente ricco di fascino e di difficolt da essere in s stimolante e terapeutico. Unampia letteratura supporta lipotesi che linterazione con gli animali possa migliorare la qualit della vita delle persone di qualsiasi et. Tuttavia, particolarmente indicata nel caso di individui soli e anziani. I benefici sono

Alcuni dei cani dellAssociazione Artena di Dolo (VE) per la Pet Therapy

molteplici, si tratta di miglioramenti sul versante sia fisico che psicologico. Lintervento pu essere offerto ad anziani istituzionalizzati e non, anche in presenza di quadri patologici (es. demenza, depressione senile...). Sul fronte delle situazioni di lutto non vi sono ancora molte evidenze scientifiche. Ci nonostante, lesperienza di tutti noi ci dice che si tratta di un terreno da esplorare. I cremazionisti sapranno sicuramente prestarvi attenzione.

17 aprile 2010

ASSEMBLEA DELLA FEDERAZIONE ITALIANA PER LA CREMAZIONE


Il 17 aprile u.s. si riunita lAssemblea della Federazione Italiana per la Cremazione a Preganziol tra Venezia e Treviso. I convenuti hanno eletto i componenti degli organi statutari. Per lUfficio di Presidenza sono stati eletti: Guido Peagno (Presidente), Giovanni Bossi (Vicepresidente), Giovanni Pollini (Tesoriere), Fabio Fuolega (Segretario). Al Collegio dei Revisori dei Conti vanno: Augusto Bricola, Massimo Marchetti, Lara Nappini, Carlo Cristellotti e Marco Leuzzi. Al Collegio dei Probiviri sono stati nominati: Bruno Massimo Albarelli, Piero Ruspini, Antonella Russo, Cinzia Gori, Laura Bandini. I partecipanti allassemblea hanno inoltre indicato i coordinatori dei Tavoli tematici definiti nel precedente Consiglio Direttivo di Siena. Il Tavolo sulla gestione degli impianti per la cremazione sar coordinato da Franco Lapini, Presidente della Societ per la Cremazione di Firenze. Il Tavolo sulla formazione sar coordinato da Laura Bandini della Societ per la Cremazione di Livorno. Infine, il Tavolo sulla gestione degli archivi sar coordinato da Ezio Ferraris della Societ per la Cremazione di Novara. Nelloccasione si provveduto anche al rinnovo degli incarichi presso il Consiglio Direttivo della F.I.C.. LAs-

semblea stata preceduta, il 16 aprile u.s., da un incontro pubblico a Venezia Mestre, nellAuditorium ex Plip, nel corso del quale stato proiettato il documentario Sia fatta la mia volont e sono state presentate le relazioni di Gianfranco Miatto dellAssociazione La Ginestra di Treviso e di Cinzia Barillaro dellAssociazione Artena di Dolo (VE). stata anche proiettata unintervista video a Federico Premi.

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NOTIZIE FIC

La barca dei morti


La barca funebre tradizionale portava i veneziani nel loro ultimo viaggio verso il cimitero di San Michele. Il cimitero stesso composto in origine da due isole (San Michele di Murano e San Cristoforo della Pace) unite con linterramento di un canale che le separava. Il progettista che allora realizz lopera disegnando un giardino per i defunti veneziani era un ingegnere:

Annibale Forcellini, nel lontano 1882 uno dei fondatori dellAssociazione Veneziana per la Cremazione. Un tempo la bara faceva un viaggio silenzioso, fatto con la sola propulsione dei remi, rispettoso del momento luttuoso e della tradizione lagunare veneziana. Lultima barca dei morti stata dismessa nei primi anni 70. Da allora solo sporadicamente i veneziani hanno potuto essere sepolti da veneziani. Negli ultimi mesi, stata avviata una sottoscrizione in citt per la sua ricostruzione.

FINE 2009 - INIZIO 2010

Un periodo di lutti per i cremazionisti


Purtroppo molti amici cremazionisti ci hanno lasciato recentemente, dopo che per tutta la vita hanno combattuto per laffermazione della libert di scelta. Ecco il triste elenco: Roberto Torriti (Societ per la Cremazione di Piombino), Vanni Gentilini (Societ per la Cremazione di Cremona), Giovanni Martini (Societ per la Cremazione di Firenze), Luciano Carlini (Associazione Tridentina

per la Cremazione - Socrem Trento), Antonino Frattagli (Societ per la Cremazione di Trapani), Emilio Scioldo (Societ per la Cremazione di Torino). Ultimo in ordine di tempo Fabrizio Pitigliani, gi Presidente della Societ per la Cremazione di Prato, deceduto nel primo pomeriggio del 10 marzo 2010, in auto, davanti alla porta di ingresso della sua azienda in viale Marconi, stroncato da un malore improvviso. Un ultimo abbraccio fraterno a chi stato per lunghi anni al nostro fianco.

UNION CRMATISTE EUROPENNE

Limpegno dellUCE
LUnion Crmatiste Europenne (UCE) si fatta promotrice delladozione di una Direttiva Europea finalizzata allarmonizzazione delle norme in materia di decisioni di fine vita e di destinazione delle proprie spoglie mortali. Essa in linea con le risultanze dello studio di Diritto comparato realizzato dallUCE con lUniversit francese di Nancy sulle varie leggi in materia esistenti in Europa. Limpegno del delegato italiano, Luciano Scagliarini, Past President FIC e Vicepresidente UCE, ha consentito la presentazione della proposta di lavoro in materia, in un contesto in cui altri Paesi hanno normative certo pi avanzate delle nostre ed in cui le associazioni cremazioniste hanno ottenuto risultati molto maggiori di quelli finora conseguiti in Italia. Scagliarini ha inoltre proposto ladozione della tessera europea per la cremazione. I componenti dellUnion Crmatiste Europenne (UCE), riunitisi a Torino lo scorso 10 ottobre 2009, hanno preso alcune decisioni importanti. Tra queste vi la realizzazione di un Annuario di tutte le Associazioni cremazioniste, non lucrative, operanti in Belgio, Francia, Italia e Lussemburgo. Lannuario sar propedeutico alla realizzazione di un Passaporto cremazionista, auspicato da tempo anche dalle associazioni affiliate alla Federazione Italiana per la Cremazione. Da segnalare infine la discussione in corso presso il Senato della Repubblica Italiana, sul Testo unificato proposto dal relatore per i disegni di legge n. 56, 511, 95 recante: Disciplina delle attivit nel settore funerario e norme in materia di dispersione e conservazione delle ceneri e lapprovazione della Legge regionale 4 marzo 2010, n. 18 della Regione del Veneto, recante: Norme in materia funeraria.

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RIFLESSIONI

La sacralit delle spoglie


di Gisella Gramaglia

n Italia il settore funerario, e cos quello della cremazione, da molto tempo carente di una normativa organica e soprattutto attuale, della quale sempre pi si avverte la necessit. Al momento in fase di esame da parte della XII Commissione del Senato (Igiene e Sanit), presieduta dal sen. Antonio Tomassini, una legge dal titolo Disciplina delle attivit nel settore funerario e norme in materia di dispersione e conservazione delle ceneri. Il testo di legge include anche i Principi fondamentali in materia di cremazione e di trattamento delle ceneri e allude alla possibilit di operare sulle ceneri non meglio specificati interventi di trasformazione. Non sapendo con precisione che cosa sintenda per trattamento delle ceneri, il pensiero corre fatalmente a certi usi del tutto estranei alla nostra cultura e a forme di manipolazione delle ceneri lesive della dignit umana che appartengono alla sfera puramente commerciale. In altri Paesi gi da molti anni consentito, per esempio, trasformare le ceneri del proprio caro in un diamante. Dopo di che, tale diamante pu essere conservato in una teca oppure montato su oro e portato al collo, al polso o al dito come un qualsiasi altro gioiello. Strano modo di conser-

vare il ricordo per sempre, ma paese che vai usanza che trovi. Senza contare che, volendo, ci si pu fare un diamante non soltanto con le ceneri dellamato defunto ma anche con quelle delladorato gatto passato a miglior vita: non ci sono discriminazioni in termini di affettivit. Ora necessario spiegare sinteticamente questo procedimento di trasformazione non tanto per descriverne la tecnica, perch non questa la sede, ma per fare una doverosa osservazione. Un diamante artificiale si ottiene in laboratorio attraverso lelaborazione di un elemento chimico, il carbonio, e le ceneri derivanti dalla cremazione sono appunto costituite principalmente da carbonio. Se, come pare, per realizzare un diamante bastano appena 500 grammi di ceneri e la quantit di ceneri che deriva dalla cremazione di un corpo umano di circa tre chili,

che ne delle ceneri non utilizzate? Quel che si fa allestero non ci riguarda, in Italia la normativa vigente considera le ceneri a tutti gli effetti salma e pertanto ne decreta lindivisibilit. Le ceneri umane sono infatti equiparate alle salme e come tali investite della medesima devozione e dignit di memoria. Ma, qui da noi, non la sola osservanza delle norme a fissare i limiti della cremazione: per quanto sia effettuata con moderne tecnologie, questa una pratica antica, rispettosa delle spoglie umane e trasformativa gi in s attraverso un processo completo e definitivo. Ulteriori interventi trasformativi sulle ceneri umane, tipo la produzione di monili e di oggettistica varia, che contrastano con il rispetto della sacralit dei resti umani, sarebbero impensabili. E, non bastasse questo, ci salvi almeno il buon gusto.

Kosma Petrov-Vodkin, Riva, 1908, Museo Russo, San Pietroburgo.

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