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Full Download X Y Un Manifesto Matematico Per Ripensare La Questione Di Genere Italian Edition Eugenia Cheng Online Full Chapter PDF
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Eugenia Cheng insegna presso la School of the Art Institute of
Chicago ed è «Fellow» Onorario dell’Università di Sheffield. Su
YouTube potete trovare le sue lezioni di cucina e matematica. Suona
il pianoforte come una concertista e ha inventato The Liederstube,
incontri mensili tra musicisti non professionisti che suonano insieme
per godere della musica classica in modo informale. Parla francese,
inglese e cantonese e la sua missione nella vita è liberare il mondo
dalla paura della matematica. Con Ponte alle Grazie ha pubblicato
Biscotti e radici quadrate (2016), La matematica dell'infinito (2018) e
L'arte della logica (2019). Vive a Chicago.
www.ponteallegrazie.it
facebook.com/PonteAlleGrazie
@ponteallegrazie
www.illibraio.it
Titolo originale:
x + y. A Mathematician’s Manifesto for Rethinking Gender
ISBN 978-88-3331-671-0
Cos’è la matematica?
La maggior parte di quello che si legge sul gender è scritto dal punto
di vista della sociologia, dell’antropologia, della biologia, della
psicologia o direttamente della teoria femminista (o anti-
femminista). Spesso vengono citate statistiche, nel bene e nel male:
statistiche sul rapporto fra uomini e donne in diverse situazioni,
statistiche su presunte differenze di genere (o sulla loro mancanza)
in test randomici, statistiche sui diversi livelli di successo in differenti
culture.
Come si inserisce la matematica pura in queste discussioni?
La matematica non è solo numeri ed equazioni. Ne ho già scritto
ampiamente in passato. La matematica inizia con numeri ed
equazioni, sia storicamente che nella maggior parte dei sistemi
educativi, ma si espande fino a comprendere molto altro, come lo
studio di forme, pattern, strutture, interazioni e relazioni.
Il cuore pulsante di tutto questo, che pompa la linfa vitale della
matematica, è la parte della disciplina che definisce una struttura per
creare argomentazioni. È questo che tiene insieme il tutto.
Una struttura è composta di due elementi: astrazione e logica.
L’astrazione è il processo che consente di guardare oltre i dettagli
superficiali di una situazione per individuarne l’essenza. È un punto
di partenza per costruire argomentazioni logiche, dal momento che
queste ultime devono funzionare al livello dell’essenza più che a
quello dei dettagli superficiali.
La matematica utilizza questi due strumenti per fare molto più di
calcolare risultati e risolvere problemi. Per esempio, è in grado di far
emergere strutture profonde basate su idee e spesso nascoste dalla
loro complessità. Credo che sia questo l’aspetto della matematica
che può offrire un contributo nell’affrontare le questioni spinose
relative al genere, un insieme di idee complesso e nebuloso che
nasconde molte cose.
Qual è il problema?
In questo libro affronterò il problema dei discorsi sull’uguaglianza di
genere, molti dei quali, anche se non tutti, sono divisivi, alimentano
divisione. In alcuni casi è il modo in cui parliamo del genere a
polarizzare le opinioni, in altri i confronti sono sterili perché non c’è
chiarezza su ciò di cui si sta discutendo. Prendiamo il termine
«femminismo», ad esempio. Un primo problema è che ne esistono
tante definizioni: è una parola che significa cose diverse per persone
diverse. Il risultato è che si finisce per parlare senza capirsi. Alcuni
danno al femminismo la definizione più ristretta possibile per poter
giustificare il fatto di denigrarlo. Per esempio:
Un approccio matematico
In matematica proponiamo una teoria dando una definizione di base,
che viene illustrata esplorando alcuni esempi chiave. Giustifichiamo
poi la teoria dimostrando che è onnipresente e utile. Può essere utile
perché ci permette di risolvere particolari problemi, oppure perché ci
mette in condizione di pensare più chiaramente. Quella che
propongo qui fa entrambe le cose.
L’importante, ad ogni modo, è che le teorie siano abbastanza
onnipresenti e abbastanza utili. Non è necessario che siano utili in
ogni situazione possibile, è sufficiente che lo siano in un solo caso,
ma è sempre fondamentale mettere sul piatto della bilancia vantaggi
e svantaggi. Una teoria matematica non è un’ipotesi fondata su
prove empiriche, la sua efficacia non si può giudicare in base alle
statistiche dei risultati ottenuti su un campione ampio e randomico.
In genere quando lavoriamo con le prove empiriche testiamo
qualcosa su larga scala e verifichiamo se ha effetti statisticamente
rilevanti. In media, è stato meglio di non fare niente? Nel caso di un
farmaco, in media è meglio di un placebo? E nel caso delle differenze
tra uomini e donne, si può dire che in media i comportamenti degli
uni e degli altri differiscono?
Le deduzioni matematiche funzionano in un altro modo. Prima di
tutto procedono secondo logica e non sulla base di prove empiriche.
E poi rispondono a una domanda diversa, ovvero: a quali condizioni
una certa ipotesi fa la differenza? O addirittura: a quali condizioni
potrebbe fare la differenza? È tutta un’altra storia rispetto a chiedersi
se qualcosa fa la differenza «in media». È importante ricordare,
infatti, che il valore medio non si applica agli individui, che si tratti di
media aritmetica, moda o mediana. «L’individuo medio» non è una
persona vera, e dire che «l’individuo medio» fa questa o quest’altra
cosa non significa che la maggior parte delle persone adottano un
dato comportamento.
Tante conclusioni basate su prove empiriche potrebbero essere
applicabili, in media, a un campione significativo di persone, ma non
a singoli individui. I risultati medi ottenuti su un campione esteso
non ci dicono nulla di concreto sulla persona che abbiamo davanti.
Questo vale per le ore di sonno di cui abbiamo bisogno (per alcuni
sono molto poche), le calorie da assumere per mantenere il peso
forma (alcuni devono limitarsi a dosi giornaliere molto inferiori a
quelle raccomandate), per gli effetti benefici dell’esercizio fisico
(secondo le statistiche fa bene, ma non vale per tutti), per le
possibilità di vincere alla lotteria (è così improbabile da sfiorare
l’impossibile, eppure quasi tutte le settimane qualcuno vince).
Si sente spesso dire che le esperienze individuali non si possono
generalizzare, ma è vero anche il contrario: l’esperienza media di un
gruppo non si può individualizzare. Ma allora come dobbiamo
pensare alle persone?
La deduzione matematica spesso opera attraverso casi studio.
Qualcosa ha funzionato in una data situazione: cosa l’ha fatta
funzionare? Possiamo scoprire come replicare quelle condizioni o fare
in modo che funzionino su scala più ampia? È questo il tipo di
approccio che adotterò nel libro.
Una precisazione importante. In un caso studio è ammesso
prendere in considerazione esperienze personali, a patto che non le
si consideri universalmente valide, statisticamente rilevanti o tipiche.
Diventa un caso studio, per l’appunto, un contesto in cui ci si può
chiedere, come fanno i matematici: qual è stato l’elemento decisivo?
Cosa può insegnarci?
Nel libro userò tanti casi studio per mettere in luce aspetti che
trovo significativi delle esperienze di persone brillanti e di successo.
Molte di queste sono donne che hanno ottenuto risultati a modo
loro, senza emulare l’eroismo, il coraggio, l’audacia, la fissazione per
i record o l’atletismo degli uomini. Per alcune di loro questo ha
significato essere state sottovalutate dalla società, e tratterò anche
di questo. Parlerò del lavoro della matematica Emmy Noether, delle
scienziate Jocelyn Bell Burnell e Rosalind Franklin, dell’attivista Susan
Burton e della sua battaglia per un sistema giudiziario più umano e
meno punitivo, delle conquiste più o meno note di Florence
Nightingale, delle idee di Dame Stephanie Shirley su come dovrebbe
funzionare un’azienda, di Mary Portas, della carriera di Michelle
Obama, delle esperienze della professoressa Deirdre McCloskey nel
suo «attraversamento» (come lo definisce lei) da uomo a donna.
È più che evidente che non sono una biologa, né una psicologa,
filosofa, storica, sociologa, teorica del gender, biografa o
neuroscienziata. Sono una matematica, e come tale scriverò questo
libro, formulando teorie da matematica ed esplorandole da
matematica.
Proporrò una riformulazione del discorso sul gender che consiste
nel focalizzarsi sui tratti caratteriali invece che sul genere,
introducendo una terminologia che può aiutarci a entrare in questa
nuova dimensione. Vedremo i molti modi in cui tutto ciò può farci
progredire, indipendentemente dal fatto di essere o meno donne.
Come molte riformulazioni matematiche, da un certo punto di vista è
un piccolissimo passo avanti rispetto a quello che tante persone
brillanti hanno intuito e fatto notare prima di me. Mi sembra però
che ci si sia sempre fermati appena prima di proporre una nuova
dimensione e un nuovo vocabolario. È un problema su cui si è scritto
tanto, senza però suggerire una soluzione.
Anche nel mio campo di ricerca, la teoria delle categorie, è iniziato
tutto da una nuova dimensione e un nuovo vocabolario. Un piccolo
passo all’apparenza insignificante che ha cambiato il modo di
pensare la matematica contemporanea. Sono convinta che qualcosa
di simile sia possibile anche per come pensiamo ai problemi di
genere. Non voglio proporre una matematica del gender, ma un
approccio matematico ai problemi di genere.
Il processo matematico
La matematica non si può ridurre a un mero calcolo di risposte, anzi:
la parte di costruzione delle teorie non ha niente a che vedere con la
ricerca di risposte e soluzioni. Ecco una schematizzazione di alcune
delle fasi che i matematici attraversano nell’elaborare una teoria.
Spesso il primo passo consiste nell’individuare i pattern, ovvero i
motivi ricorrenti. A un livello base può trattarsi di pattern che
interessano i numeri, per esempio il fatto che tutti i multipli di 10
finiscono con 0. Oppure possono esserci pattern di forme: per
esempio, nell’immagine qui sotto i triangoli piccoli creano pattern di
triangoli più grandi, di varie misure.
In ogni epoca e in quasi tutte le culture gli uomini si sono serviti dei
pattern per elaborare idee articolate a partire da concetti semplici.
Anche la natura li utilizza, per costruire strutture complesse come i
petali dei fiori o le spirali di un ananas. In sostanza, i pattern
mettono in relazione cose diverse, oppure parti diverse della stessa
cosa. Possiamo pensarli anche più in astratto e applicarli a fenomeni
non necessariamente visibili: i pattern di comportamento, per
esempio, ovvero analogie nel comportamento di una persona in
momenti diversi, oppure fra i comportamenti di persone diverse, o
su scala ancora più ampia fra i comportamenti di diverse specie di
animali o diverse comunità.
La matematica procede stabilendo relazioni sempre più astratte fra
le cose, cioè tralasciando di volta in volta i dettagli particolari di una
situazione in modo da vedere le somiglianze profonde. In generale è
così che funzionano le analogie, ma la matematica fa un passo in
più: non si limita a dichiarare che una somiglianza esiste, ma si
muove a un livello più astratto esaminando in cosa consiste tale
somiglianza, e trattandola come un concetto nuovo.
Per esempio, l’equazione
1+2=2+1
è analoga all’equazione
2+5=5+2
a+b=b+a
Dimensioni
In matematica le dimensioni, come i pattern, possono riferirsi a
concetti più o meno astratti. Al livello più concreto, le dimensioni
sono semplicemente diverse direzioni indipendenti in cui possiamo
muoverci nello spazio fisico. Il nostro mondo normale è
tridimensionale perché abbiamo tre direzioni: nord-sud, est-ovest, su
e giù. (La realtà è un po’ più complessa perché viviamo su una sfera,
ma il principio è valido, va soltanto preso con le pinze.) Nord e sud
non contano come dimensioni diverse perché non sono indipendenti
l’una dall’altra: sud è il «negativo» di nord, e lo stesso vale per est e
ovest. Nord-est non conta come dimensione a sé perché può essere
espressa come nord ed est e dunque non è «indipendente».
L’idea di una nuova direzione indipendente dà origine, in
matematica, a un concetto più astratto di direzione. La direzione
stessa può essere astratta, dunque non una bussola per il moto
fisico nello spazio, ma una direzione ideologica per il pensiero.
L’altezza e il colore di capelli di una persona sono due aspetti
indipendenti perché non si può misurare l’altezza in base al colore di
capelli. La teoria delle categorie coinvolge una dimensione in più
della teoria degli insiemi, perché gli oggetti sono considerati zero-
dimensionali, ma le relazioni fra di essi creano connessioni, simili a
delle strade, monodimensionali. Un esempio è quello che succede
quando rappresentiamo i numeri sulla retta dei numeri reali: passano
dall’essere un insieme disordinato di punti zero-dimensionali a una
retta monodimensionale costruita a partire dalle relazioni fra di essi.
a2 + ab + b2
b2 + ba + a2
Mondi immaginari
Un mondo di fantasia non è propriamente «reale» (qualunque cosa
significhi), ma può aiutarci a capire meglio il mondo reale intorno a
noi, proprio come le opere di narrativa (e per questo è importante
prendere sul serio l’arte interpretativa). Sognare il tipo di mondo che
desideriamo può aiutarci a fare luce sulle nostre convinzioni
fondamentali, oppure, aumentando lo zoom, sul tipo di vita che
vogliamo vivere. Alcuni sognano una ricchezza illimitata, vestiti
firmati, un jet privato o uno yacht, ma c’è anche chi, me inclusa,
sogna di aiutare gli altri a capire meglio le cose e a superare gli
svantaggi strutturali. Sono due scopi differenti, che richiedono
attività diverse per essere raggiunti. Tuttavia, provare a immaginare
cosa farei se fossi molto ricca mi ha permesso di fare chiarezza sui
miei principi. In questo modo sono riuscita a introdurre nella mia vita
dei cambiamenti che ritengo siano vantaggiosi sia per me che per il
mondo, anche se non sono ricchissima.
In matematica non importa soltanto trovare le risposte giuste, ma
anche sognare mondi alternativi in cui possono essere giuste
risposte diverse. Per esempio, i bambini (e gli adulti) spesso
chiedono se l’infinito è un numero. La risposta è che dipende da
quale mondo di numeri si considera. L’infinito non si trova nel nostro
mondo ordinario di numeri quotidiani, e se proviamo semplicemente
ad aggiungerlo «inventandolo» in modo ingenuo ci ritroviamo con
una miriade di contraddizioni e paradossi. Ma questo non significa
che è impossibile ideare mondi numerici alternativi che includano
l’infinito senza causare problemi.
Nella teoria delle categorie ci sono diversi modi di inventare mondi
alternativi. Possiamo decidere su che tipo di relazione focalizzarci e
osservare a che tipo mondo dà origine, ma anche scegliere che tipo
di mondo vorremmo e cercare le relazioni che serviranno a
generarlo. La ricerca della giustizia sociale, in qualunque sua forma,
può beneficiare di entrambi gli approcci, e in questo libro cercherò di
applicarli. Visualizzare la nostra utopia immaginaria può aiutarci a
capire quali sono le caratteristiche generali a cui teniamo di più e
quali passi ci porteranno a quella meta dalla nostra situazione
attuale. Ma possiamo anche aumentare lo zoom e concentrarci sul
tipo di interazioni che vorremmo fra le persone, per poi mettere
insieme queste caratteristiche locali e osservare la struttura globale
che ne emerge. A volte i problemi dipendono dal fatto che ci si fissa
sulle caratteristiche locali e si trascurano quelle globali che ne
risultano. È quello che succede, per esempio, quando si insiste per
giudicare le persone unicamente in base al rendimento (senza tenere
conto di possibili svantaggi come il genere, la razza o il background
socio-economico), trascurando il fatto che in questo modo si
cementa la già ridotta partecipazione di gruppi sociali svantaggiati.
Se un comportamento locale all’apparenza corretto dà luogo a effetti
globali ingiusti, dobbiamo chiederci quanto lo riteniamo importante e
fare una scelta consapevole, come con la Torre Eiffel e la bella
stradina laterale. Se invece i nostri sogni utopici e le riflessioni sui
problemi locali portano agli stessi risultati globali, tanto meglio. E
sono convinta che per la teoria che intendo proporre il caso sia
proprio questo.
Concluderò il libro esponendo il mio sogno di un mondo illuminato
da un modo nuovo di pensare al gender. Devo riconoscere che molti
sono costretti ad affrontare minacce più gravi e urgenti del sessismo,
ma ritengo comunque che sia un problema serio per il mondo,
nonostante il lavoro eccellente che è stato fatto da chi se ne è
occupato prima di me. E credo nell’importanza di fare la propria
parte, riconoscendo i nostri limiti e impegnandoci per costruire il
mondo in cui vorremmo vivere.
Vorrei un mondo più giusto, in cui le persone non vengono
ostacolate sulla base di caratteristiche che non dovrebbero essere
rilevanti. Penso che il genere sia troppo spesso un criterio di scelta,
anche quando non dovrebbe esserlo. Sogno un mondo utopico in cui
ci si concentrerà sui tratti caratteriali invece che sul genere, e in cui
smetteremo di associare le due cose, come è stato fatto nella storia
per tratti come la forza, l’ambizione, la sicurezza, l’empatia, la
gentilezza, le abilità comunicative. Non voglio vedere uomini e donne
competere in una lotta per il predominio. Non mi piace che tratti
caratteriali «mascolini» e «femminili» vengano messi a confronto in
un gioco a somma zero, in cui soltanto una parte può vincere e
l’altra deve perdere. Non voglio che le donne vengano incoraggiate
ad adeguarsi al tradizionale modello maschile se vogliono avere
successo. Ci sono altri modi di ottenerlo, modi che, a differenza di
quelli tradizionali, danno anche un contributo utile alla società.
Vorrei una discussione più coerente e soluzioni che uniscono
piuttosto che dividere, che evitano di separare gli uomini dalle donne
e di cancellare l’esistenza delle persone di genere non-binario. Il
mondo non è una dicotomia fra due generi, ne facciamo parte tutti.
Questo libro è il mio sogno su come usare il pensiero matematico
per costruire un mondo migliore e più giusto, ma anche una
proposta concreta dei primi passi necessari per realizzarlo.
Inizieremo in piccolo, arrivando gradualmente a comprendere e
riformare sempre più strutture difettose della nostra società.
Nella matematica bidimensionale disegniamo grafici nelle due
dimensioni x e y. Ma y non deve necessariamente essere
contrapposta a x: x e y possono essere sommate in modo da creare
una dimensione nuova e un nuovo modo di pensare.
2. Le difficoltà della differenza
Caso studio
Una teoria che si sente spesso nei discorsi sulla disparità di genere
nelle scienze e in matematica ha a che fare con la classificazione
delle persone in base alla loro tendenza «sistematizzante» o
«empatizzante»:2
Il cervello degli uomini tende a essere più sistematizzante che
empatizzante. Sistematizzare è importante in matematica, quindi è
normale che ci siano più matematici che matematiche.