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Nostra Signora Dea

&
Il femminicidio degli Eroi

«Matricidio in Piazza della Signoria; il popolo esulta!»

Una vasta “decostruzione” di credenze archeologiche lungo il Filo di Arianna:


dai templi neolitici di Malta alla Grecia dell’Età del Bronzo e del periodo Classico.
Un saggio & un racconto di viaggio & un fuoristrada polemista, educativo e sorridente.
In breve un nuovo “format”. A piccole dosi la sera, può essere utile contro vecchi mali.

Jean Santilli
https://independent.academia.edu/JeanSantilli
(Versione italiana, tradotta dall’autore.)

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«Lo humour è la cortesia della disperazione.»
Christian Bouche-Villeneuve, alias Chris Marker.

«La filosofia non è sedentaria. Deve indagare, deve inquietare. Questo è il


tratto caratteristico di tutti i filosofi antichi.
Socrate non è questa figura di buono innocente... È un cattivissimo
indagatore, che inquieta i suoi interlocutori, che è un tafano rispetto ai
suoi interlocutori, che li spaesa continuamente.
Ecco, questo è il tratto fondamentale che dobbiamo intendere come
originario della nostra civiltà.»
Massimo Cacciari
Prima lezione sul destino di Europa
(2.10.2016 - Radio3 RAI - Uomini e profeti, di Gabriella Caramore)

«... a volte abbiamo bisogno di creare mostri irreali e spiriti maligni per
prendere il posto di ciò che ci fa paura nella nostra vita reale: il genitore
che dà un pugno al posto di un bacio .../... il cancro che scopriamo un
giorno e che vive nel nostro proprio corpo. Se degli avvenimenti così
terribili venissero dalle tenebre, sarebbero più facili da affrontare. Ma
invece di essere oscuri hanno un loro proprio terribile bagliore, così mi
sembra, e nessuno brilla tanto come gli atti di crudeltà che commettiamo
nella nostra propria famiglia. Se guardassimo direttamente a quanto
brilla così forte, diventeremmo ciechi, allora creiamo ogni sorta di filtro.»
Stephen King
The Shining
(Introduzione all’edizione 2001 – Hodder / Hachette UK )

«Ho fatto del mio meglio per non deridere, per non deplorare, per non
detestare le azioni degli uomini, ma per comprenderle.»
B. Spinoza
Trattato politico (I, 4)

«Il termine galassia viene dal greco per dire latte, e chiamate la vostra
galassia Via Lattea. Se vi dicessi... Non mi credereste. La Via Lattea
gira su sé stessa attorno alla mia... Un buco nero? Che oscenità! Un
orribile mostro che divora tutto, anche la luce? Che tristezza. È così
affettuosa! Così sola che... Lasciamo perdere.»
Gianni-Nina della Luna
Il sole si ferma sempre due volte
1
Sui Tre fili spinati del Tuo lungo recinto
Ciocche bionde e nere dalla Tua Testa
Fila la Tua lana nel Tuo Filo

Secondo Responso della Sibilla di Delfi,


interrogata sul Destino della Donna.

2
Preambolo
Mentre passeggiava per boschi, l’autore fu oggetto di sguardi insistenti.
Una vertigine, una visione... e fuse in una sola persona i tre soggetti che lo fissavano.
Il primo era una statuetta, una delle tante rappresentazioni di una donna seduta in terra.
Per le forme prosperose, è considerata una Dea Madre, o Dea della Fertilità.
Il secondo era un tempio megalitico. Benché i templi del periodo neolitico di Malta siano
di un interesse estremo e di una importanza evidente, essendo stati costruiti 1.000 anni
prima di Stonehenge, l’autore non ne aveva mai sentito parlare, come molti,
probabilmente, dei suoi simili di cultura media. Bambino, non fu capace di vedere i
vestiti nuovi dell’Imperatrice: era nuda.
Il terzo era un affresco alto un metro. Per la targhetta, rappresentava lo scudo sacro del
guerriero greco: lo “Scudo a forma di 8”. A quel punto, l’autore scoppiò a ridere,
attirando un’attenzione indesiderata nel più importante museo di Atene.
La sequenza di tre foto che segue permetterà al lettore di ridere insieme all’autore, o di
concedersi un sorriso meditabondo. Ad una condizione: come l’autore, dovrà spogliarsi
di un certo atteggiamento vittoriano di fronte alle cose della vita, ed usare una tecnica di
osservazione chiamata rêverie – sogno ad occhi aperti – dal filosofo delle scienze francese
Gaston Bachelard.
Una miglior conoscenza di un passato arcaico non è poi così importante; tuttavia la risata
fu solo la prima reazione. L’autore esaminò più da vicino questi oggetto & altri oggetti &
il loro contesto & le loro relazioni con occhiali metadisciplinari descritti altrove.
Giunse così ad una prima conclusione: tale nuova conoscenza del passato ha una grande
importanza oggi, per il nostro domani. Benché estremamente pigro, decise di fare uno
sforzo per condividere la sua visione e il suo sogno ad occhi aperti.
Sulle singole questioni considerate, infinite pubblicazioni propagano le verità eterne che
il presente testo demolisce con un sorriso. A proposito di machismo e femminicidio, si
può pensare che c’è poco da sorridere. Eppure la maggioranza delle donne finirà col
sorridere, qualcuna scoppierà a ridere; certi uomini invece no. Ma gli uomini e le donne
di buona volontà apprezzeranno le implicazioni per un futuro migliore.
Come in ogni opera letteraria, il contenuto non è scindibile dalla forma. Con la scelta di
un tono discorsivo, a tratti intimistico, spesso dissacrante, l’autore si propone due scopi:
- informare il grande pubblico di avvenimenti arcaici che condizionano tuttora la
nostra società, frenando una sua evoluzione positiva;
- scuotere certi ambienti accademici da un torpore suicida.
“Analisi” musicale. Molte canzoni sono citate in questa sinfonia classica in tre
movimenti. Dopo un andante semplice e un adagio complesso, lo scherzo finale si articola in
due parti: un flashback offrirà la risposta scioccante e definitiva ad un enigma arcaico; un
flashforward aggiungerà una ciliegina su questa torta ermeneutica.
“Sintesi” architettonica. L’impianto del testo è quello del Palazzo di Cnosso,
considerato come il Labirinto costruito a Creta da Dedalo. Certe pagine, certe frasi, certe
parole, sono altrettante porte che si aprono su corridoi bordati di porte. L’autore
propone un filo conduttore. Al termine della passeggiata, un lettore saggio tornerà sui
suoi passi per perdersi in corridoi inesplorati, che stia leggendo per il suo piacere o per
una ricerche in uno dei campi umanistici attraversati nel viaggio.
3
Nostra Signora Dea & Lo “Scudo a forma di 8”
Tre oggetti molto diversi - Visione di un solo Soggetto

“Dea Madre” – Malta, da ca. 4.000 a 2.000 a. C.

Tempio neolitico de Mnajdra – Malta, ca. 3.000 a. C.

“Scudo a forma di 8” – Micene, ca. 1.300 a. C.


(Museo Archeologico Nazionale, Atene.)

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Caratteristiche costanti

Persona a forma di 8

La forma di 8 è costante in numerose statuine maltese. Nella visione corrente, il


Neolitico associava le nozioni di prosperità fisica, fertilità e bellezza. Per tale motivo,
questa rappresentazione viene considerata una Dea Madre o una Venere.

Ci sembrò immediatamente ovvio che fu rappresentata nei templi di Malta. Esamineremo


gli argomenti a favore di una visione che avrebbe potuto avere un qualsiasi altro turista,
confermata dai vasi arcaici in cui il vaso rappresenta la Vasaia.

Tempio a forma di 8

I tre templi di Mnajdra (Malta)


Ogni “stanza” del tempio aveva un tetto costituito da lastroni di pietra formando una
cupola. Pare appropriato dire che le cupole costituivano la terza dimensione di forme
rotonde e prosperose.

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Scudo a forma di 8
Tre oggetti molto diversi evidenziano una continuità: la rappresentazione simbolica di un
solo Soggetto per millenni. Percepiamo tale continuità paragonando i primi due oggetti
con il terzo che gli specialisti chiamano Scudo a forma di 8. Esaminiamolo da vicino.

Piccoli cerchi all’interno delle siluette a forma di 8 di Micene e Creta


Nei due primi esempi, i cerchi sono raggruppati per tre oppure sono da soli, suggerendo
una relazione con numeri ‘sacri’: 1, 3. Gli altri sono ammucchiati senza ordine.
In un sogno ad occhi aperti in cui la forma a 8 appare come una Dea Madre, potremmo
percepire i cerchi come una realtà dentro la pancia della Madre.
Chi ha la fortuna di vivere tra veri contadini non compra i polli al supermercato. Nella
pancia delle galline da brodo, trova normalmente delle palline gialle di varie dimensioni:
sono i tuorli delle uova in corso di sviluppo. Un secondo animale appare nel sogno ad occhi
aperti: un pesce. La sua pancia contiene spesso piccole sfere: ancora uova. La visione si fa
più precisa: la Dea della Fertilità è piena di ovetti, come una gallina di cioccolato.
Quell’immagine a forma di 8 potrebbe avere un rapporto con la Pasqua?
Al suo centro, la punteggiatura ovale sembra indicare un oggetto visto in trasparenza.
Capiremo che l’ovale rappresenta la seconda “porta del tempio”.
- Sì ma... cosa rappresenta quella fessure verticale? La prima porta?
Ogni fessura, su ogni “scudo”, evidenzia trattini corti e fini come capelli, lungo le sue
labbra. Cos’è rappresentato dalla fessura? Un tale mistero, legato a fertilità e donna, esula
dai poteri ermeneutici dell’autore. Ricorda fessure identiche datate 20esimo secolo A.D.,
associate con parole ermetiche: «Kilroy was here». Erano graffiti, nei bagni per uomini dei
pub di Londra.
Imbarazzante? I greci non erano ancora stati influenzati dalle buone maniere vittoriane.
Ma la questione è delicata; studiamo un altro oggetto simile.

6
Versione tridimensionale dello «scudo a forma di 8».
Due “scudi” in versione gioiello e/o bottone e/o
amuleto portafortuna. (Riferimenti, A)
Questa versione tridimensionale ricorda le
rotondità della Donna a forma di 8. Le “uova”
sono raggruppate a tre. La fessura verticale è
chiaramente rappresentata.
In una concezione comune, non sembra corretto
tagliare l’intero corpo per rappresentarne una
piccola parte. Non è realistico? Picasso avrebbe
amato un simile oggetto, di cui adorava il
soggetto. Questo taglio potrebbe avere ispirato i
famosi tagli sulle tele di Lucio Fontana. Dobbiamo anche notare che il taglio attraversa
l’8, come la luce del sole attraversa la seconda “porta” del Tempio, agli equinozi.
- Una rappresentazione così volgare sarebbe un portafortuna?!
Il campione qui rappresentato, preso da un vasto catalogo, dovrebbe
dimostrare che la nostra interpretazione dello “scudo a forma di 8” non
deriva da una inclinazione personale. Quella parte del corpo femminile
era un portafortuna. Prima della Regina Vittoria, lo portavano al collo
un rozzo marinaio come un distinto gentleman o una lady. Una parte
rappresenta il tutto. Quella parte aveva ispirato quel oggetto così
realistico, e un gesto: una mano chiusa col medio che spunta tra indice e
medio. Qualcuno dice che rappresenta l’atto sessuale; mostra solo la
vulva, con accento sul clitoride.
Prodotto dal tempo dei Romani in oro, argento, bronzo, corallo o legno, è il più classico
dei portafortuna mediterranei. Si nomina ovunque con l’italiano volgare fica, o mano-fica,
o figa. Il paragone col frutto del fico risale alla Grecia classica.
Il gesto esprimeva lo scherno ed era usato da uomini e donne. Durante il Rinascimento,
Rabelais chiama Pape-Figues i protestanti perché avrebbero «fatto la figa» al Papa, che
avrebbe risposto con lo stesso gesto.
Gli oggetti rappresentanti l’organo maschile si trovano ovunque; i relativi gesti sono
tutt’ora molto popolari: il dito medio è poca cosa se confrontato con l’esagerato ombrello, il
quale, nel contesto mediterraneo che ci occupa, potrebbe chiamarsi Sparata di Priapo.
- Ma che dire di questi Eroi Greci con uno scudo
a forma di 8
Lo scudo a forma di 8 era usato come
protezione magica: era un grande amuleto.
Su questo vaso come su altri, lo Scudo
Amuleto sembra vincere sullo scudo rotondo.
La Magia funziona, quando è sacra.

Esaminiamo altri scudi magici della stessa


regione, alla stessa epoca.

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Altri Scudi Magici, o Sacri.
La maggioranza degli scudi greci non avevano la forma
di un 8, né di un triangolo, di un quadrato o di un
rettangolo: erano rotondi (hoplon). A volte avevano la
forma di uno spicchio di luna (pelta). Lo scudo del
soldato romano era un rettangolo, privo di poteri magici
eppure altamente protettivo. Perché un guerriero greco
avrebbe dovuto utilizzare uno Scudo Sole o uno Scudo
Luna? Diciamo, per semplificare, che il guerriero greco
combatteva per l’Onore, il soldato romano per il suo
salario (Cfr. etimologia di soldato e salario).
Certi potrebbero obbiettare che anche il guerriero
persiano era rappresentato con uno Scudo Luna. È vero
ma copriamo questo dettaglio con un velo perché non
siamo del tutto pronti per simili parentele. La nostra
società “occidentale” è nata dalla divisione del
mondo dopo la battaglia delle Termopili: la Conferenza di Yalta del nostro Periodo Classico.

Altri oggetti relativi ai templi neolitici di Malta


Palloni da calcio in pietra
Delle sfere di pietra sono state ritrovate sul sito.
Sono considerate cuscinetti a sfera per trascinare i
lastroni di pietra: una teoria che solleva domande.
- Perché usare sfere di pietra quando dei cilindri di
legno, semplici tronchi d’albero, sono disponibili?
- Le sfere di pietra hanno diametri differenti. Anche
mettendone una dozzina sotto una lastra di pietra,
solo le tre sfere più alte la toccherebbero,
sprofondando sotto il peso senza più rotolare.
- Per farle rotolare, servirebbe una superficie dura. A
Malta come altrove, ci sono delle cart rut (trace di ruote di carro), curiose rotaie che
sembrano essere state scavate nella pietra, ma non collegano le cave ai templi.
- Le sfere di pietra non sono state ritrovate nelle cave né sul percorso verso i templi ma
solo attorno e dentro i templi. Nessun lavoratore lascerebbe i suoi attrezzi sul cantiere.
Possiamo ipotizzare un loro significato simbolico?
Abbiamo una risposta solo all’ultima domanda. I templi sono luoghi dove si chiede una
grazia alla Divinità, che poi si ringrazia. Se la fertilità è una grazia da chiedere alla Dea della
Fertilità, una sfera di pietra sarebbe un ex-voto a forma di uovo. Soprattutto nel tempio della
Dea Madre di Pietra. Venti secoli più tardi, le uova saranno dipinte sugli “scudi a forma di
8”, vale a dire dentro la Sacra Pancia della Dea Madre.
L’Accademia, in omaggio ai suoi Dèi greco-latini, li chiamerebbe ex voto lito-ovoidali. (Rif. 7)
Per il momento, preferiamo dire Uovo Magico. Altre osservazioni porteranno ad una
teoria generale che metterà ogni oggetto al suo posto. Solo allora sarà possibile dare a
ciascuno il nome giusto nel giusto contesto. Intanto, in un altro contesto, i teppisti del
calcio possono usare il pallone di Mnajdra per segnare di testa. Non può che fargli bene.

8
L’Ape è un insetto a forma di 8 che costruisce spirali psichedeliche.

Lei – L’Ape & Margherita & Sole & Semi – abita il Tempio. La rivedremo, a proposito di
piccoli errori commessi durante la ricostruzione di Mnajdra. “Malta” viene da melita, ape
in Greco. Vedremo dei muri dell’Ape di Malta a Micene e Delfi.
Testa e antenne su nidi d’api, o
doppia spirale che emerge da un
triangolo?
Cosa rappresentava la doppia spirale
neolitica di Malta?
È sopravvissuta? Si è evoluta?
Una risposta ci arriva in un “flusso di
coscienza”. L’espressione fu coniata
molto prima che Freud e Jung la
usassero. Avrebbero potuto dire che
una risposta risale in un flusso di “sub”- coscienza, ci tende le braccia dalla preistoria della
nostra prima infanzia in un rosario di parole in libertà:
semenza, grembo, doppia spirale, seni, miele, ape, donna...
Gli scudi a forma di 8 appena visti a Micene e Creta erano...
avvolti da una farandola di Spirali emergenti dai Fiori...
Del Male? Baudelaire...
Tutti – poeti, psicanalisti, archeologi, entomologi, ginecologi,
anche le donne, anche La Casalinga (1) – tutte e tutti sono
benvenuti in questa caccia al Tesoro.
9
Forma di 8 per una... Venere? Madre? Madonna? Signora? Nostra Signora Dea?
La gigantessa è un poema di Charles Baudelaire
tratta da I fiori del male. Descrive una giovane
donna che somiglia alla prosperosa Donna di
Malta. Proponiamo di chiamarla Madonna, Signora,
o Nostra Signora Dea. Vedremo perché Madre e
Venere sono limitativi.
Il poema di Baudelaire ha ispirato una bellissima
canzone omonima, La géante, scritta da Pierre
Philippe, composta e cantata da Juliette
(Noureddine). Lei sarebbe felice se gli si dicesse
che nel proprio fisico, rappresenta una perfetta
Madonna del neolitico. O invece, sarebbe offesa
se malgrado la sua sensibilità e il suo talento, soffrisse di pregiudizi estetici. Nella
mitologia della canzone, l’amante della Gigante “cade” per averla chiamata Queen Kong.
La bellezza è nell’occhio di chi guarda ma a volte, come scrisse Jean-Paul Sartre: L’inferno, sono
gli altri.
Questi sopranomi, Venere o Madre, sono prodotti dai nostri pregiudizi. Sono un
tradimento della vera personalità della donna rappresentata. Una loro rivisitazione
sarebbe utile in vari ambiti: archeologia, psicologia, attività terapeutiche, ecc.
Associamo Bellezza e Venere, l’Afrodite dei Romani, in conseguenza di un racconto
mitologico greco conosciuto come Il giudizio di Paride o La mela della Discordia. È il mito di
fondazione del Patriarcato, come vedremo.
Nostra Signora Dea di Malta aveva tutti gli attributi di tre Dee greche: Afrodite, Hera,
Atena.
Nostra Signora Dea era Una. Poi fu divisa: Divide et Impera. Chi ha diviso la Dea? Una
risposta può essere trovata in un romanzo di Albert Gianna. Il titolo è una definizione da
cruciverba: Amare. Una lettera... (Rif. B)
Albert Camus consigliava: «Se vuoi essere filosofo, scrivi dei romanzi.» Nel romanzo di Gianna,
una liceale, Beba, fa i compiti a casa con l’aiuto dello zio. Insieme, scrivono Il piccolo lessico
mitologico di Beba. Ne vediamo qui un estratto.
P
Paride
Ricordi la storia della Mela d’Oro che Paride doveva regalare a...? Sì? Brava! Si vede che leggi
libri belli, bellissimi... Ma che vuol dire “bello”, oggi? Prima il Bello era l’Assoluto, che
possiamo solo immaginare sognando a prima, a prima di... a prima di Omero. Non l’ha contata
giusta, il vecchio, dicendo che Paride doveva giudicare chi fosse la più bella delle tre Dee: Hera,
Atena, Afrodite. Sappiamo com’è andata: Paride sceglie Afrodite, scatenando l’invidia
furibonda di Hera e Atena; Afrodite si fa sostituire da Elena, belloccia che Paride rapisce e
porta a Troia: succede un finimondo, iniziano nuovi mondi... Così racconta Omero. Tutte
balle, tipiche del Patriarcato: la solita Storia dell’Uomo raccontata dai maschietti. La Grande
Guerra, la forza dei macho, la debolezza di Paride: tutto per una biondona. Sono vecchio,
Beba, vecchio quanto Ermes, quindi ricordo: il punto era un altro. Non era un “concorso” di
bellezza, non si può, non si poteva, “paragonare” un Assoluto come la Bellezza. La scelta
offerta era una trappola! Paride è l’inconsapevole marionetta di Zeus, fondatore del Patriarcato.
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All’inizio del nostro tempo, alla fine di un altro tempo, Zeus non era abbastanza potente per
dire: comando io e basta! Vigliacchetto, chiama il Suo Messaggero, Ermes, e ordina: è uno sporco
lavoro; che lo faccia quello scemo di Paride.
Sceee-mooo! Ermes sorride mentre consegna a Paride il Pomo della Discordia, con parole ermetiche:
Alla più Bella. Ermes sghignazza perché capisce lo scherzo di Zeus: uno scherzo da prete! Ricordi
Beba? Lo abbiamo già scritto: Ermes ha inventato l’Ermeneutica, quindi sa interpretare le parole di
Zeus. Alla più Bella è un ordine: Indica l’Assoluto Femminile, cioè Dividi la Donna. Era un ordine dia-
bolico, Beba, da dia: divisione. Il Dia-volo di-vide. Grazie agli scemi, il Diavolo divide e domina:
Divide et Impera. Per mano di uno scemo, Domine Zeus divide Dea Donna in tre: Hera è la Donna
Madre; la Donna Sapiente è Atena, che gli scultori vestono da guerriero perché i suoi silenzi sono
temibili, nelle battaglie dialettiche; le armi di Afrodite sono più dolci.
Paride! Sei un cretino! Non bisognava scegliere! Nel gioco della torre, non devi scegliere chi buttare giù: devi
buttare giù la torre, sempre! E se non ce la fai, butta giù chi tenta d’intrappolarti in una scelta senza scampo, così
impara! Guarda cos’hai combinato! Oggi, certe femministe cretine come te fanno una scelta! Per loro la Bellezza
Suprema non è più Afrodite ma Atena in salsa Walt Disney: non coltivano sapienza e saggezza; raccolgono
patacche nel diplomificio e vanno in palestra a fare body building. A quelle Atena, Totò chiederebbe: ma siete
donne o caporali?!
Paride! Pezzo d’ignorante! Dando la Mela ad Afrodite, hai condannato la Donna ad un destino funesto!
L’hai trasformata in oggetto decorativo, in soprammobile del Patriarcato che un qualsiasi macho può palpeggiare
o distruggere per sfogarsi. Non avresti dovuto scegliere, cioè dividere! Avresti dovuto Unire, riconciliare Hera &
Atena & Afrodite perché La Donna è Una & Trina, come Dio, ma non è Dio: è Dea.

Per valutare il potenziale dell’interpretazione del mito secondo Albert Gianna, e di altri
brani del nostro testo, bisogna tenere a mente un noto aforisma:
«Le mitologie raccontano eventi mai successi
ma che succedono ogni giorno, ovunque.»
Dividendo la Donna in tre Dee, Zeus divise anche l’Amore. La distinzione stabilita tra
Eros, Philos e Agape fu adottata dalla tradizione cristiana. Eros è ancora l’amore di
Afrodite. Agape, l’amore universale e fraterno per i greci, l’amore paterno di Dio per i
cristiani, potrebbe essere l’amore materno di Hera. Philos, un amore maturo, illuminato,
proverrebbe da Atena. Quell’Ordine nuovo, un sistema basato su tre amori, è assurdo.
I baci e le carezze di una madre al suo bimbo sarebbero prive di carnalità? L’unione degli
amanti sarebbe una ginnastica priva di tenerezza e spiritualità? Quell’Ordine caotico è
una conseguenza del Big Bang rivelato da Albert Gianna. Fu preceduto dall’Amore con
la A maiuscola, l’Amore indiviso irradiato dalla Donna indivisa: la Dea Una & Trina.
Il comune destino che unisce la Donna & l’Amore sarà esaminato nel nostro viaggio.

Nomi più appropriati per gli oggetti “a forma di 8”


Questo “8” non è un numero ma la forma della Donna ideale: la Dea. Pensiamo quindi
che ogni oggetto “a forma di 8” (statuina, dipinto, anello, ecc.) debba essere chiamato
semplicemente statuina a forma di Dea, anello a forma di Dea, e così via, o meglio ancora
portafortuna a forma di Dea. Il fatto che si tratti di una statuina o di un anello non ha
bisogno di essere sottolineato senza un buon motivo, anche se i musei e le gallerie d’arte
amano specificare l’ovvio, insieme alle dimensioni dell’oggetto. Le dimensioni contano.
- Donna nuda su un sofà? Avrei indovinato. 51 x 60.5 cm? Questa me la segno.
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La doppia spirale è un simbolo molto
corrente, rappresentato in vari oggetti dai
tempi più arcaici ai nostri giorni. Il fatto che
sia qui costituita da un lungo filo metallico
suggerisce un doppio labirinto nel quale ci si
potrebbe perdere. Può anche essere descritta
come due piccoli cerchi, un 8, tra due cerchi
grandi. Non siamo pronti a dargli un nome migliore. Più avanti, quando ciò che è
rappresentato con precisione sarà precisamente descritto, il lettore potrà dare alla doppia
spirale il nome che preferisce. L’autore declina ogni responsabilità. Su una questione così
scabrosa, rischia il proprio statuto sociale.
Nessun problema del genere per lo scudo, lo strumento di protezione magica del
guerriero greco. Pensiamo che si dovrebbe chiamare scudo Madre.
- Non è un nome poco virile per lo scudo di un guerriero?
Non conosciamo i pensieri di un guerriero mentre giace morente sul campo di battaglia.
Abbiamo sentito dire che certi soldati, mentre vedevano arrivare il colpo fatale,
chiamavano la madre in aiuto. Nei momenti di verità, gli umani non hanno la virilità
ottusa di un eroe greco.
Lo scudo Madre aveva gli stessi poteri che il portafortuna di corallo commentato prima e
usato dai soldati fino ai giorni nostri.
Tutti questi oggetti furono prodotti venti secoli dopo che la Donna del neolitico fosse
stata spinta nelle quinte dagli Dei e dagli Eroi che conquistarono il proscenio.

N. B. Non abbiamo menzionato una società matriarcale; abbiamo iniziato a delineare la


Civilizzazione della Donna. Questo punto come molti degli altri sarà sviluppato a suo tempo.

Domanda dell’Avvocato del Diavolo, senza risposta per ora.


Nelle statuine di donne prospere, il petto non è rappresentato. Più tardi a Roma, il
canone di bellezza Romana sembra avere preferito i seni piccoli, mentre i grossi erano
segno d’invecchiamento o di passata maternità. La dimensione è questione di gusti.
Tuttavia, da due secoli, gli umani sono stati classificati tra i mammiferi. La mancanza di
seni nella rappresentazione di una mammi-fera, una portatrice di seni, indicherebbe una
continuità tra la civiltà neolitica e la nostra, grazie ad una domanda: i seni e il latte della
Dea Donna erano forse troppo sacri per essere rappresentati? Una risposta positiva
spiegherebbe perché, in una società dove donne nude sono su tutte le riviste, il
capezzolo è nascosto da una stellina, e una donna che allatta il suo bambino in un luogo
pubblico suscita uno scandalo che qualcuno sente il dovere di fare cessare, minacciando
conseguenze legali.
Venti secoli dopo Mnajdra, i genitali maschili erano esibiti ed oggetto del pubblico culto
di Priapo, mentre i genitali femminili erano tabù.
- Perché?
Troveremo una risposta in un santuario del Patriarcato.
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Più tardi, altrove. Memoria & Oblio
Un vaso-Donna: l’immagine speculare della Vasaia del Neolitico. Per
maggior realismo, il collo del vaso è diventato la Sua testa.
Sotto, vediamo un buon esempio di come Memoria & Oblio, un unico
concetto, sia alla base della creatività nell’Età del Bronzo in Grecia e
altrove. Altri esempi seguiranno.
Un vaso nostalgico, antico.
Questa foto non è stata presa dal vaso originale
ma da un’altra foto su una pubblicazione
accademica greca, imprestata da un amabilissimo
esperto del museo di Micene. L’autore è
desolato di ammettere che non conosce il greco,
né la provenienza del vaso. (A)
Alcuni considerano la Storia come una linea del
Tempo, un asse cartesiano sul quale vedono
periodi di continuità oppure delle interruzioni.
Sentiamo che questo vaso descrive sé stesso
come Memoria & Oblio, in una dimensione
fuori dal tempo. Lo stesso vale per quasi tutti
gli oggetti, della Storia e odierni. Basta saperli
leggere, e chi non conosce la scrittura cinese
non pensa mai che sia priva di senso.
La silhouette di questo vaso non è più
l’immagine speculare della Vasaia; è quella del
Vasaio. Il suo corpo è staccato da Terra da un
piede, come una colonna Ionica, mentre la
colonna Dorica precedente, senza piede, era a
contatto diretto con la Terra. Le spalle larghe su
un torso eretto sono diversi dalla pancia rotonda, senza piede, del vaso-Donna. Il collo è
tarchiato, solido: è un collo da campione di bodybuilding; non è lo stretto corridoio
d’ingresso alla pancia di certi vasi-Donna. (2, 3)
Questo Uomo dell’Età del Bronzo è ricoperto da una Comunità Neolitica di Donne.
Allegre farandole di Spirali emergono dai Fiori e danzano attorno alle Silhouette a forma di
8. È una danza in Cerchio che si balla da allora, come vedremo nel capitolo Mito-Logica
& Magia-Logica. La fessura verticale è ben visibile. Nella figura a 8 di sinistra, le uova sono
sparite, o sono amalgamate in una folla ondeggiante. Nell’8 di destra, le uova sono
sparite o sono reinterpretate, somigliando qui a due spicchi di luna.
Periodo? Un tempo di equilibrio pacifico & di vaga angoscia.
Un vaso molto diverso metteva accenti virili nella voce di una guida museale di Atene. Per
sonnambuli ipnotizzati dallo schermo del loro smartphone, cantava le prodezze di Eroi che si
ammazzavano l’un l’altro sul piccolo schermo di un Vaso-Uomo.
La guida di Atene è una donna moderna, nostalgica.
In un libro a Micene, abbiamo trovato un vaso nostalgico, antico.
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Muri-Fiori costruiti dall’Ape di Malta, a Micene e a Delfi?
Ecco due tecniche su uno stesso monumento. A Micene come a Delfi, certe pietre di un
dato muro sono disposte come mattoni, le altre come petali di fiori.
I Muri-Fiore sono forse un eco dei fiori di Mnajdra, a Micene 2.000 anni dopo, 3.000
anni dopo a Delfi?

Porta dei Leoni – Muri esterni (Micene)

Tempio di Apollo - Tesoro dei Sifni (Delfi)


Il muro a fiori ha un vantaggio evidente: può resistere a qualsiasi terremoto. Ma questo
tipo di logica non spiega due stili totalmente diversi nello stesso muro.
I costruttori di due civilizzazioni lavoravano per la stessa impresa?
- Chi costruisce questa porzione di muro, tu oppure io?
Quando “pensiamo”, utilizziamo il nostro intelletto “senza pensarci” e il più delle volte,
seguiamo il modello aut-aut. Si tratta di una delle “forme” possibili nel nostro pensiero.
La disgiunzione latina aut significa oppure; forma l’ingiunzione: aut-aut: o fai questo o se no...
È il tipico atteggiamento del macho. Il suo contrario è la congiunzione latina “et”.
Nell’Unire Due lettere - e, t - gli scribi Romani inventarono un segno esoterico: &. Fu
usato più tardi dai monaci amanuensi cristiani, ma non per guadagnare tempo, come
dicono i moderni. “&” esprime un diverso atteggiamento, un’altra “forma” di pensiero,
un'altra forma mentis. Poi il suo vero significato andò perso... e fu ritrovato di recente,
scavato come un qualsiasi reperto archeologico. (B, 1)
Guardando questi muri, dovremmo concludere che a Micene come a Delfi, due civiltà
coesistevano? Dopo lunga riflessione, preferiamo dire che i muri costituivano una
Congiunzione, un Trattino d’Unione; le pietre parlavano, rappresentavano Una nuova
civiltà: l’UVP, l’Unione Vincenti & Vinti.
Ma non è sempre così? Un’opera d’arte, una tecnica, una lingua e il viso di un bambino
rappresentano la Memoria & Oblio di una Unione.
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Il Delfino: una figura centrale in Grecia.
Uno studente sonnolente vede una somiglianza: Delfi / Delfino. Se non chiede perché al
docente, la sonnolenza va punita! Non era una visione, né un sogno ad occhi aperti.
L’etimologia di delfino è una parola greca che significa utero. L’associazione può essere dovuta
al fatto che l’animale è un mammifero, marino, sorridente. Questa parole, al plurale delphoí, ha
dato Delfi. Il nome del santuario del Patriarcato è quindi il plurale di utero? Ebbene sì.
Sconvolgente? Certi dicono che Delphi provvenga dal figlio di Apollo: Delphos. Grazie a
Dio, eccoci rassicurati! Ma... qual è il significato di Delphos? Adolphus significa “(fratello) uscito
dalla stessa matrice”. Adolfo sarebbe un nome proprio carino per un patriota, non è vero?
Un marinaio, salvato da un delfino, ringraziò
con un importante ex-voto; altri dicono che fu
il fondatore di Delphi. Da allora, ogni delfino è
sacro per i marinai, e chiunque può esibire un
Delfino portafortuna. Su numerosi vasi greci, i
delfini nuotano attorno alle barche. Qui,
Dioniso naviga sotto un cielo di tralci di vite. Il
Dio Allegro può bere e guidare, protetto dai
delfini. In altre parole, lo “scudo a forma di 8”
e il Delfino offrivano la stessa protezione,
accordata dlla Dea Donna & Madre.
Il Patriarcato la nascose sotto uno spesso velo
scuro. Non potrebbe più succedere, oggi.
Ma guardiamo sotto il velo.
Il Tempio della Donna & Madre a Delphi
A Delphi, la nostra prima sorpresa fu di scoprire che il santuario di Apollo era stato
costruito in alto ovviamente, ma al di sopra di una fonte sacra e di un piccolo santuario
noto come “tholos”, mausoleo di Atena. Pensavamo aver capito male: quella “tholos”
sarà stata la tomba di qualche antico re. Una Dea non può morire. Ma libricini ed
etichette confermavano la sua morte. La tholos di Delphi è la tomba dedicata ad Atena
“Pronaia”: “quella che era prima”. La Atena di Delphi è morta e sepolta. Ma è furibonda:
«sono viva e vegeta, scemi!» Nel Verbo all’eterno presente del mito, Hera la Dea Madre
commenta, gelida come la Regina Vittoria: «We are not amused - Non siamo divertiti.»
A quel punto, lo era l’autore.
Delfi e l’Oracolo greco più famoso: la Pythia (o Pizia)
Quando un greco doveva prendere una decisione importante, chiedeva consiglio ad una
donna nascosta in una grotta di Delfi: la Pythia, o Pizia. Era li da secoli, da molto prima
che Apollo usasse due aquile come piccioni viaggiatori, come vedremo. Certi dicono che
la Pythia fosse scelta da contadine, tra le contadine. L’esperienza insegna: era un saggio
sistema elettorale.
Delfi e l’Omphalos: l’Ombelico, il Centro del Mondo.
Un’aquila a due teste che guardano in direzioni opposte è un simbolo dell’autorità
imperiale. Apollo fece volare due aquile in direzioni opposte affinché si incontrassero al
centro del mondo. Si scontrarono nel cielo di Delfi. Si sfracellarono in un punto segnato
da una pietra, l’Omphalos: l’Ombelico, il Centro del Mondo. Era vicino alla Grotta Sacra
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della Pythia ma trattasi di coincidenza. Comunque, un altro mito, Apollo e Pitone, dimostra
che l’Omphalos era a Delfi prima dell’arrivo di Apollo, come vedremo.
La catastrofe aerea delle due aquile dimostra un primo punto: i Patriarchi sapevano che
La Terra è un globo, una sfera, una doppia cupola o una doppia pancia: un uovo bello
tondo dentro la Pancia & Uovo del Cielo. Un secondo punto ci venne in mente
collegando la nozione di un Oracolo Donna e la bestemmia della tomba di Atena: i
Patriarchi avevano un gran bisogno di eliminare gli antichi spiriti del Santuario della
Donna. A questo fine, diedero loro nomi nuovi: un tipico trucco di magia nera.
Due versioni dell’Omphalos

Foto di sinistra (museo di Delfi). Quell’Omphalos molto decorato era posto in cima
alla colonna corinzia in secondo piano. Era sorretto da tre figure femminili considerate
danzatrici. Emergono da rigogliose foglie di acanto, unite, come per rappresentare la ri-
Unione della Dea, divisa in Tre da Zeus. Ci ricordano anche quel disegno: la famosa
“mano” di Miriam, Maria, Fatima. Una visione trasforma la mano nella stessa Dea Trina
emergente dalle foglie. Un “occhio” è sempre rappresentato sotto le “tre dita della
mano”, con al centro l’iride: un fiore. Iride è anche la messaggera della Dea Madre, una
Ermes femminile. Quel Occhio non è un occhio. Il lettore potrà condividere nostra
visione più avanti, e al termine del viaggio quando saremo in grado di svelare il significato
della Doppia Spirale. Notiamo per ora che quelle foglie d’acanto sono ricurve in modo
eccessivo per chi conosce la pianta. Qui, abbozzano una spirale dinamica, vitale.
Nella colonna ionica (disegno), la doppia spirale aveva invece un
rigore geometrico; non appariva per niente nella prima colonna
dorica. Molto più tardi, con il barocco, quelle spirali saranno
chiamate volute dagli architetti. Coroneranno facciate e colonne, e
il manico di strumenti musicali il cui corpo è incredibilmente
simile ad uno “scudo a forma di 8”: violino, chitarra, ecc.
Il punto rotondo al centro delle spirali ioniche è chiamato occhio. Due spirali, due occhi
formano di 8, un altro portafortuna arcaico: la civetta.

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Foto di destra (santuario di Delfi). Ecco un Omphalos semplice e chiaro. Sullo sfondo,
uno dei numerosi Muri-Fiore di Delfi. La loro presenza sembra volere sottolineare il
rapporto tra l’Omphalos e una civiltà che visse 2000 anni a. A (ante Apollo).
- Cosa rappresenta l’Omphalos?
Lo si può girare come si vuole, l’Omphalos non somiglia a niente.
- Che interessante... Così poco riprodotto eppure così famoso. La Torre Eiffel somiglia a un
qualcosa! La sua “testa” somiglia all’Omphalos, perché non dirlo? Priapo non è tabù!
Certi dicono che l’Omphalos rappresenti l’ombelico sporgente di una donna incinta.
Sarebbe forse assurdo paragonare il Centro del Mondo di Delfi a L’Origine del Mondo di
Gustave Courbet? In fondo, Omphalos, Ombelico, Centro del Mondo, Origine del
Mondo, sono nozioni convergenti nel santuario della Donna. L’ombelico è una porta
chiusa sul corridoio che non è più. Ritroveremo ombelico e corridoio quando
scopriremo il rapporto tra Nostra Signora Dea e il Labirinto.

La decorazione dell’Omphalos nella foto di sinistra potrebbe essere stata copiata da


Fabergé per certe sue Uova famose. L’orafo russo era stato notato dallo Zar per le sue
copie di gioielli antichi; l’artista aveva forse sentito un rapporto tra l’Omphalos, l’Uovo,
la Pasqua, la Fertilità, la Donna?
Perché, allora, dedicare il santuario di Delfi ad Apollo, il nuovo Dio del Sole Maschio?
Une rivoluzione cosmica si era compiuta. Il Sole era stato conquistato dalla tribù
dell’Uomo & Padre. La tribù della Donna & Madre, sconfitta, fu confinata in una riserva
indiana: la Luna.
Vedremo che evocare gli USA e la loro Storia & Mitologia & Sociologia & Psicologia
non è completamente fuori tema.

Un Vaso-donna panciuta & Una Donna-vaso panciuto


Si tratta di un Vaso-donna panciuta oppure
di una Donna-vaso panciuto? È difficile
distinguere una persona dalla sua immagine
allo specchio. Soprattutto nel caso della
Donna che ha prodotto la propria immagine
nel più antico Specchio Magico: Il Vaso.
Come molti altri, questa donna & vaso
attribuisce la stessa importanza ai seni e
all’ombelico. Sotto quest’ultimo, un altro
“oggetto” appare in modo inusuale. Su
numerosi vasi dello stesso periodo neolitico, è
rappresentato in modo diverso, in una
posizione diversa, come vedremo.
A proposito, cos’è un ombelico? È la
profonda cicatrice di una Unione Perduta &
Separazione Necessaria. Così, l’ombelico è
anche un simbolo del desiderio di ri-
Unione: un simbolo dell’Amore, nella
definizione di Amore data da Aristofane nel Simposio di Platone.
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Socrate si era espresso anche lui. Aveva ammesso che la sua visione dell’Amore gli era
stata insegnata in gioventù da una donna saggia: Diotima di Mantinea. Gli disse che
Amore significa Bellezza e Saggezza pregna di Bene Assoluto.
Bellezza & Saggezza & Bene Assoluto in Grembo?
- Afrodite & Atena & Hera... ri-Unificate in Amore...
- Blasfema!
Per fortuna, il Simposio fu una riunione privata. In pubblico, aggredire i fondamenti del
Patriarcato avrebbe causato gravi problemi a Socrate.
Mah, è finita male comunque. Si dice che Giuda fosse uno dei suoi discepoli.
Il Vangelo secondo Platone non è una nuova scoperta; è un vecchio segreto.

Diotima disse altro. Le sue parole echeggiarono a Delfi: «Amore è un interprete, un


intermediario tra Dei e uomini...» Dei e uomini, Dei & uomini... Un lettore del romanzo di
Albert Gianna riconoscerebbe Ermes nell’intermediario interprete evocato da Diotima;
capirebbe il titolo del romanzo in forma di parole incrociate: «Amare. Una lettera...».(B, 1)

Il Tridente di Poseidone, Dio transgender.


Ogni nuova religione porta qualche novità e ricicla tutto il resto. La nascita di Gesù
Cristo per esempio, di cui non si sa assolutamente nulla, fu fissata il 25 dicembre per
occupare la casella di partenza sul Gioco dell’Oca Circolare, quella del Sole Rinascente.
Altre caselle rimasero occupate dai precedenti vincitori. I romani avevano rinominato un
mese dedicandolo a Giulio Cesar: luglio. Poi arrivò il primo Imperatore, Augusto, che
diede il suo nome ad agosto. Cambiando i nomi delle divinità d’altri popoli, Roma seppe
integrarle quale cimento di un impero sempre più vasto, quasi “cattolico”: parole greca
che significa “universale”. Poseidone, un Dio greco, diventò Nettuno. Gli antenati dei
greci arrivarono dal nord; cambiarono qualcosa anche loro? Sì! Eccoci ad un momento
critico, cerniera della nostra vera Storia. Inizia prima della “Età del bronzo” o della
“invenzione della scrittura”. Il periodo precedente si chiama “preistoria”? Sì, ed è uno
scandalo! Tale classificazione, inventata nel ‘700, è ancora insegnata a scuola e
condiziona la nostra percezione nel modo più negativo. Prima dei Greci, com’era
rappresentato il mare? Lo ignoriamo. I greci sapevano scrivere, dipingere; sarebbero stati
capaci di scolpire belle onde di pietra. Tuttavia, rappresentarono il mare come
Poseidone, un uomo maturo, muscoloso, barbuto e abbastanza colerico: Ulisse ne sa
qualcosa. La cosa non ci scandalizza, benché sentiamo tutti che il Mare è Madre.

La nostra sensazione è confermata dalla scienza: è dal mare che la vita è nata sul nostro
pianeta. Nell’acqua inizia la vita a noi più cara, la nostra, nella pancia di una madre che
per ora rimane una donna malgrado i progressi scientifici. Eppure, Poseidone è
indubbiamente un maschio, anzi, un macho, che brandisce... un pugnale? un giavellotto?
No; tiene il Suo Tridente come uno scettro. Come un arpione? No, un arpione ha una
sola punta. Perché tre punte? Per evitare che il pesce arpionato si liberi? Bastavano due
punte. Ma per i pesci molto grossi, non sarebbe stato meglio avere sei, otto, dieci punte?
Sì, difatti, simili arpioni furono trovati negli scavi archeologici attorno al Fucino,
chiamato anche lago di Celano, ormai prosciugato. Allora, perché Poseidone s’identifica
con un arpione a tre punte, Il Tridente?
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Per capirlo, dobbiamo tornare ad un “Tridente” visto a Delfi: la colonna
sopra la quale Tre fanciulle reggevano l’Omphalos. Perché Tre fragili
femmine, quando sarebbe bastato un solo maschione forzuto come
Poseidone? Quel Trio è una rappresentazione simbolica della Dea, un
travestimento necessario da quando è diventata una
clandestina nel proprio santuario: Delfi.
Da 4.000 anni, un Dio polimorfo, con l’aiuto delle Sue
Compagne, occupa tutte le caselle della Dea, dopo averla
cacciata dall’Universo. Poseidone è rappresentato dal
Tridente, senza il quale nessuno lo riconoscerebbe.
Possiamo forse concludere che “3” è un simbolo femminile?
Lo pensiamo, guardando il Vaso-Donna con tre palline disposte in triangolo: i capezzoli
e l’ombelico di una donna incita, le Tre Punte della Vita.

Un diverso triangolo era scolpito tra due spirali su una pietra del Tempio della Donna a
Malta. Ne riparleremo quando tutti gli elementi del puzzle saranno stati considerati.
Dalla vittoria di Poseidone, mille divinità minori continuano a vivere nelle acque di un
Mare transgender: sono femmine. Tra loro, un unico maschietto spicca e salta allegro
perché tutti lo amano. Parliamo del Delfino, cioè l’utero: un sostantivo maschile in tutte
le lingue latine, logicamente.
Pensiamo forse che oggi o domani, “Dea” potrebbe sostituire “Dio”? Osserviamo il
nostro linguaggio; non è mai innocente e dice sempre più di quanto sembri. “Santa
Trinità” è un sostantivo femminile in tutte le lingue latine; indica l’Unità di Tre sostantivi
maschili in tutte le lingue latine. Ma evitiamo il gergo grammaticale: presi uno ad uno,
Padre, Figlio e Spirito Santo formano un trio di entità maschili; quando vengono “Uniti”
come l’esige il dogma, la loro composizione armoniosa costituisce La Unità Femminile.
Il Mistero della Santa Trinità è così “svelato” dalla linguistica? La scienza del Verbo offre
una promozione alla Dea? Forse, ma non al prezzo di una nuova guerra di religione.
Meglio sarebbe dimenticarsi di tutto, sotterrare i reperti archeologici, e fare un bel falò
con i libri di linguistica e di teologia, attorno al quale ballare una farandola.
I prossimi due reperti archeologici raccontano l’inizio della prima guerra di religione.
Si svolse attorno al Mediterraneo ma fu probabilmente la Prima Guerra Mondiale.
Nostra conclusione su Micene, Delfi, e il resto.

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Il Patriarcato non poteva emergere e svilupparsi tra tanti simboli della Donna & Madre.
Qualcuno fu cancellato. Dai Faraoni che cancellavano a martellate i tratti del predecessore
sconfitto, l’eliminazione dei simboli del passato ha occupato ogni nuovo Potere.
Stiamo per capire meglio il salto stilistico stupefacente osservato alla Porta dei Leoni di
Micene: un ingresso maestoso di enormi pietre quadrate, e, sui lati, delicati muri-fiore.
La stele a sinistra fu trovata a Micene, nel
cosiddetto “circolo di tombe B”. Rappresenta una
scena di caccia o di guerra. Si svolge sotto un Cielo
Superiore di molte spirali. Il prato di piccole spirali
ondeggianti suggerisce che appartengono anche alla
Terra. Una doppia spirale entra nel cielo del quadro,
come un Sole & Luna. La Doppia Spirale può forse
avere una funzione protettiva?
In hoc signo vinces? Sotto questo segno vincerai?
La seconda foto è una daga di bronzo intarsiata
d’oro e d’argento, anch’essa di Micene. I cacciatori
di leone non usano scudi; questi sono guerrieri;
combattono il loro nemico: Il Leone. Non sono
protetti dalla Doppia Spirale ma dallo Scudo a 8.

Il primo guerriero viene sconfitto, mal


protetto da uno scudo rettangolare.
Il secondo si nasconde tra le gonne
dello Scudo a 8 e pianta la sua lancia
nella testa del Leone. Gli altri leoni
fuggono : vittoria !
In God we trust. Confidiamo in Dio, che
è Dea.

Abbiamo appena letto due racconti simbolici scritti su oggetti dello stesso periodo;
parlano la stessa lingua perché provengono dalla stessa cultura. Indicano una equivalenza
tra lo Scudo a 8 e la Doppia Spirale. L’equivalenza di Micene ci riporta a Mnajdra. Sulla
daga, solo la metà dello Scudo a 8 è rappresentata; l’altra metà è dietro il guerriero
vincente: lo Scudo lo avvolge come la cupola del Tempio a 8 di Mnajdra.
Su una pietra del tempio, una Doppia Spirale aspetta ancora una interpretazione.
Come la Croce o la Mezzaluna, la Doppia Spirale e lo Scudo a 8 erano i simboli di
un’antica religione. Poi arrivarono nuovi costruttori. A Delfi e a Micene, dei muri di
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pietre quadrate sostituirono i muri di pietre a fiori. Sullo Scudo a 8 dei guerrieri greci,
sparì la “Fessura Verticale”, come sparì la “Porta” originale di Micene.

A questo punto del racconto, possiamo dire che La Signora di Mnajdra regnava a Micene
prima dell’arrivo di Eroi proto-greci. Cancellarono i Suoi simboli di pietra: la Sacra
“Porta”, una volta conquistata, diventò la Porta dei Leoni.

Ma come si possono cancellare gli Spiriti?


La Storia, letta con buoni occhiali, racconta due tecniche diverse e complementari di
eliminazione degli Spiriti: l’assimilazione e la distruzione.
L’assimilazione degli Spiriti avviene cambiando nomi e attributi.
La Dea di Micene fu sottomessa dal Leone, l’invasore proto-greco.
Più tardi fu associata ai leoni: c’è «un tempo per la guerra e un tempo per la pace» (Eccles. 3, 8)
perché «tutto è vanità.» (Eccles. 1, 2)
In Anatolia, una Dea viveva da sempre sotto diversi nomi. Fu assimilata dai Greci poi
dai Romani col nome di Cibele. Come si chiamava la Dea di Micene vinta dal Leone? Lo
ignoriamo, ma da semplice turista, l’abbiamo scoperta sulla lama di una daga, dopo
averla riconosciuta in un tipo d’affresco chiamato Scudo a 8. Non si sa quasi niente
dell’originale Cibele anatolica, a causa dello scarso interesse che suscita nelle accademie
patriarcali. A Roma, Cibele sedeva su un trono retto da due leoni, e guidava un carro
tirato da leoni. Possiamo forse dire che a Roma, comandava al “Leone” che l’aveva
sottomessa a Micene? La risposta è iscritta allo Stato Civile: Cibele era una “Vergine”.
Valeva a dire che non aveva uno sposo, né un padrone. Si noti la similitudine tra virgo,
vergine, e virago, donna che non si lascia ‘domare’, come la ‘bisbetica’ di Shakespeare.
Cibele era pur sempre madre, però non era solo Madre. Era ancora La Donna, completa,
non sottoposta alla divisione che Zeus impose con la Mela della Discordia, vista in
precedenza. Ovunque, Cibele fu oggetto di un culto persistente, fino a confondersi con
quello della Vergine Maria, Madre di Gesù.

La seconda tecnica per cancellare gli Spiriti è più cruente, eppure è subdola.
Osserveremo la violenza, ma vediamo prima come si nasconde.

Abbiamo scritto della continuità tra oggetti molto diversi: una statuina, un tempio, una
pittura murale. Hanno rappresentato uno stesso Soggetto sacro per millenni. Tale
continuità riunisce preistoria e storia. Due periodi, divisi dalla nostra cultura scolastica, ci
strutturano la mente nostro malgrado. Questa divisione fu inventata due secoli fa.
Quando un’invenzione qualsiasi ha un successo duraturo, ci si può chiedere perché.
Avevamo un passato; perché è stato diviso in preistoria / storia dall’Accademia? Spesso
si confonde la conoscenza con i prodotti dell’analisi, che è la divisione di un tutto in pezzi
facili da manipolare. Dopo, si è raramente capaci di operare la sintesi: la composizione del
tutto che porta alla vera conoscenza. A volte, le parti sono “manipolate” per rendere
impossibile la ricostituzione del tutto. Con la divisione preistoria / storia, come in altri
casi, l’Accademia esprime una volontà ed esercita un dovere: impedire la conoscenza.
Perché?

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Una forte pulsione viene a frustrare il desiderio di nuova conoscenza; è la volontà e il
dovere vitale di mantenere la vecchia conoscenza. Aggiungiamo, a difesa di un’istituzione
peraltro ammirabile, che nel suo sforzo di conservazione, l’Accademia ha molti alleati.
La divisione preistoria/storia indica un tipo di rimozione che interessa la psicologia: è
“rimossa” l’origine di crimini quotidiani e di un disaggio profondo della nostra società.
La divisione preistoria/storia nasconde sottoterra la pietra angolare della nostra
civilizzazione: il processo con il quale siamo diventati esseri “civilizzati”, appartenenti ad
una certa “civiltà”.
Come diceva Macbeth, la nostra civiltà è un’ombra che cammina. È una favola, raccontata da
un’idiota: La Storia. È piena di rumore e di furore, e non significa niente se è separata dalla
preistoria.
Ammettiamo, solo per un attimo, che l’Accademia voglia veramente capire il passato
invece di confezionarlo per il padrone di turno, e chiediamoci: possiamo capire l’albero
se lo dividiamo dalle sue radici? Si può immaginare una scienza dell’albero studiata dalla
scuola primaria all’università, che disdegni la funzione d’ipotetiche radici?
- Sì, l’ho sentito dire; le radici sarebbero la parte sotterranea dell’albero. Che buffa idea!
Innumerevoli società di esperti parlano dei frutti dell’Albero della Storia. Rari lupi solitari
evocano una sostanza benefica forse contenuta nelle Radici dell’Albero.
Benefica?
A cosa può servire, oggi, la riunione preistoria & storia? Si capirà esaminando la seconda
tecnica per cancellare gli Spiriti.
La divinità della “preistoria” fu combattuta ed è combattuta ogni giorno dalla divinità
della “storia” con la più micidiale arma che ci sia: il racconto mitologico di crimini reali.
Il TG non ha inventato niente.

22
Il Femminicidio degli Eroi

Gli Uomini, nella loro Saggezza, crearono una fonte d’energia inesauribile.
Infiniti cadaveri marciscono in fondo all’Acqua.
Le Anime risalgono, sfere perfette, ognuna verso la propria Stella.
Straniero, avvicina un fiammifero.
Il Mare prenderà fuoco, illuminando la Notte.

Primo Responso della Sibilla di Delfi,


interrogata sul Destino della Donna.
Eco, Ninfa della Grotta Sacra, aggiunge
alla Sua voce un accento sarcastico.
Ma la Pythia rimane indifferente. Lei è
Eterna.

Che coincidenza Pythia! Ho un accendino a gas.


Non è che facciamo saltare tutto, vero?

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Alejandra Glez
Serie Mar de Fondo. Presencia. Ausencia. 2018
https://alejandraglez.com

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La seconda Fatica di Ercole
Bassorilievo del teatro (Delfi). Eracle / Ercole
uccide l’Idra di Lerna, compiendo così la sua
seconda Fatica.
L’Idra di Lerna è un mostro orribile, a volte
rappresentato con varie teste su tentacoli che
ricrescono appena tagliati, come l’erba. Qui,
l’Idra (dal greco per acqua) è rappresentata
come un drago dal corpo di serpente. Il pitone
prende nome dalla Pythia di Delfi; è un
serpente non velenoso: uccide la sua vittima
con un abbraccio. L’Omphalos era guardato
da un altro mostro, Pitone, ucciso da Apollo.
L’Ombelico diventò proprietà del nuovo Dio
del Sole. Gaia è triste; è la Madre di Pitone.
L’Idra di Delfi ha una pancia sporgente, a forma di 8, patinata come se infinite mani
l’avessero accarezzata nei secoli. L’Eroe ha subito qualche danno.
La tenerezza e il rancore si espressero discretamente, nel santuario del Patriarcato; fu
quello della Donna. Ma nel focolare, nell’unico Tempio che vi rimane signore mie, rispettate
L’Ordine Nuovo. Se invertite Bene e Male, sarete legate ad un palo su una catasta di fascine.
Era il nostro sogno ad occhi aperti: un modo di raccontare mito & fatti. Vi dice qualcosa?
- Questa interpretazione è alquanto stiracchiata, o peggio!
Siamo d’accordo: è stiracchiata, e peggio. Tant’è che l’esperta del museo, interrogata su
quel drago dalla pancia a forma di 8, rispose che si trattava di una coincidenza. Poi
guardò l’autore di questi appunti – persona anziana ma ancora presentabile – come una
cosa che il gatto ha riportato a casa.
Conviene quindi proseguire le nostre osservazioni.
Sarcofago romano con le Dodici Fatiche di
Ercole/Eracle, realizzato circa due secoli
dopo il bassorilievo di Delfi. (Roma –
Palazzo Altemps). Tra la Prima e la Terza
Fatica, dopo avere soffocato il Leone di
Nemea e prima di catturare la veloce Cerva di
Cerinea, Ercole/Eracle uccide l’Idra di Lerna:
La Donna. Ferma la gamba dell’Eroe col
tentacolo di una piovra. I suoi giovani seni
sono una tentazione...
Ci ricorda un’altra cosa?
In lontananza, una campana suona l’allarme.
- Così presto? La Chiesa è in anticipo!
Siamo solo nel terzo secolo Dopo Cristo.
Abbiamo notato tutti, ovviamente, che il sesso della Donna è nascosto mentre quello di
Ercole non ha paura di stancare, quindi la questione importante è la seguente.
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Perché la campana della Chiesa dovrebbe perdere tempo a lanciare l’allarme per un
pericolo così vecchio? Più probabilmente, si tratta di un richiamo alle buone maniere:
«Non svelerai.»
Il racconto mitologico è una delle forme più antiche ed autentiche di magia. Un mito
deve dire. Una volta detto, ciò che dev’essere sarà. Magia! Un mito deve dire in modi diversi,
per sembrare vari miti, per confondere le tracce, per essere più efficace: ciò che dev’essere
sarà & rimarrà nel profondo. Ma un mito non deve mai svelarsi, in nessuna delle sue forme. Il
mito può dirsi in favole per bambini & nascondersi in oggetti domestici, per esempio un
vestito: un costume che era costume sociale: ciò che tutti indossano, o devono fare per
seguire l’esempio di Santi & Eroi.
- Dunque, quella donna nuda vittima di Ercole è un errore grossolano?
In un simile capolavoro, non ci sono errori. È piuttosto l’occhiolino dello psicanalista al
cliente in posa sul divano mentre ne scolpisce il ritratto su un sarcofago a uso privato.
Ma per il grande pubblico, l’arte ha una funzione sociale: deve costruire & mantenere una
società. L’arte mitologica deve rappresentare il crimine mitologico affinché sia operante
& nasconderlo per mantenere i suoi effetti. Con il racconto mitologico, Il Crimine
costruisce & Il Velo mantiene una società molto reale. Quel Crimine & Quel Velo è un aspetto
fondamentale della nostra vita personale & sociale & politica & religiosa da 40 secoli.
Napoleone Bonaparte esclamò: - Dall’alto di queste piramidi, 40 secoli ci contemplano!
- E piangono, mormorò una vecchia Donna.
Andromeda, innocente fanciulla, è punita per una colpa della madre. Legata ad una roccia
sul mare, dev’essere divorata dal drago di turno. Perseo uccide il drago e libera
Andromeda. Vedremo fra poco cosa l’Eroe fa alla Madre. La bella è libera? I lacci invisibili
della sua nuova sottomissione sono più potenti di quelli che la univano alla Roccia del
Mare: due simboli della Donna. Ritroviamo lo stesso Eroe in una nuova religione. Il
racconto è più chiaro su ciò che dev’essere & rimanere nel profondo. L’Eroe uccide il Drago,
salvando la Donna dalla propria Natura. Grazie San Giorgio! La Donna non è sempre
rappresentata insieme al Santo Eroe sconfiggendo il Drago, ma il mostro ha caratteristiche
costanti. Del fuoco esce dalla sua bocca, e la sua coda
somiglia ad una frusta. Le parole pronunciate da quel
tipo di mostro sono sferzate cocenti. Ma la Donna,
quando appare sulla foto mitologica, è così debole,
così dolce, così bella, così perfetta: una Vergine.
Un altro Giorgio, De Chirico, lo dice chiaramente.
La sua “pittura metafisica” mette La Donna sul
proscenio mentre l’Eroe opera sullo sfondo. Uccide
un drago che non vive più in una caverna
paleolitica ma in un Abisso di Mare & Cielo. San
Giorgio lavora nel Laboratorio Magico; un Giorgio
qualsiasi, Giorgetto, farà i suoi compiti a casa.
Nella vita vera, La Donna di Mnajdra migliora la situazione con la resistenza pacifica; il
Mahatma Gandhi è stato educato alla Sua scuola. Certe donne reagiscono e combattono,
segnando qualche goal in un derby infinito. Qualche povera donna è una malata mentale
feroce che tenta di distruggere un non-eroe colpendolo con il loro bambino. Le sorelle
gemelle di Medea si comportano come veri mostri, e non potrebbero continuare a farlo
senza l’aiuto di altre donne troppo frustrate per fermarle. (12)
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Eroi & Donne Guerriere & Mostri Malati & Complici è un aspetto specifico
dell’Universo Patriarcale, dal suo inizio.
Tanta violenza inflitta alla propria specie non ha nulla a che vedere con l’istinto. Non se
ne trova traccia in un periodo precedente che si perde nella notte dei tempi. Vi
entreremo dalla Porta di Mnajdra. Per capire meglio quel Paradiso Perduto,
esamineremo più avanti la Mito-Logica del tempio.

Perseo & Edipo & Ercole & Giorgio – Il complesso dell’Incubo Sempreverde.
Gli Eroi non combattevano in passato; stanno combattendo. Le mitologie vivono fuori
dal Tempo e declinano i verbi solo al presente.
Nei miti che esaminiamo, gli Eroi combattono come un solo uomo.
Malgrado l’apparente diversità, c’è Un mito, Un Eroe, e combatte.
Ogni giorno, Perseo, figlio di Zeus e fondatore di Micene, taglia la gola e stacca la testa
di Medusa, in greco Protettrice, o Madre. Il popolo esulta alla Sua prodezza. Ogni giorno,
l’Eroe lotta per creare & mantenere il Patriarcato sulle ceneri della precedente Civilizzazione
della Donna. In greco, “Perseo” significa Distruttore.
Non siamo più scioccati dal racconto di un uomo giovane che “deve uccidere” il Padre
per diventare uomo. Allo stesso scopo, deve anche “uccidere” Madre & Moglie.
Oppure deve abbandonarla, ma Lei non vuole lasciarlo partire. Cerca di fermarlo, con i
Suoi tentacoli avvelenati & dolci, e più il giovane Eroe li taglia, più crescono. È un
incubo, è L’Incubo di un sempreverde che fruttifica eternamente. Potrebbe essere un
ulivo, il simbolo stesso di Pace & Prosperità.
La psicanalisi, giustamente affascinata da Edipo, potrebbe avere ignorato o sottovalutato un
complesso più... complesso: il Parricidio & Matri-Femminicidio di Perseo & Edipo &
Ercole & Giorgio. Proponiamo di chiamarlo Complesso dell’Incubo Sempreverde.
Ma come Freud ha spiegato, la nostra lingua è indipendente dalla nostra volontà e
pronuncia dei lapsus. La nostra mano può pronunciare un atto mancato, quando regge un
coltello o una pistola. Invece di “uccidere” in sogno, Giorgio uccide davvero, nella vita
reale. Hoops... Mi dispiace! Una coltellata mancata, o una pallottola vagante che torna a casa.
Capita tutti i giorni, e non può sorprendere.
Che dire dell’Altra Metà del Cielo?
Il Parricidio & Matricidio dell’Eroina? Il Doppio Crimine è possibile, desiderabile,
necessario, anche per una giovane Eroina? Una psicanalista e un psicosociologo
potrebbero unire i loro sforzi per rispondere che il Doppio Crimine è commesso
normalmente. Perché è rimasto nascosto sotto un velo? Una risposta aiuterebbe a
trovare soluzioni ai problemi che possono emergere quando non è stato commesso.
Intanto, possiamo sollevare un altro velo e rispondere ad una domanda precedente a
proposito della donna che non può allattare il proprio bambino in pubblico: perché i
genitali maschili erano esibiti ed oggetto del pubblico culto di Priapo, mentre i genitali
femminili erano e rimangono un tabù? A Mnajdra, con la chiarezza di un affresco
medievale, un velo di simboli raccontava la Magia Divina: la capacità di Creare &
Nutrire. Venti secoli più tardi, il velo diventò cintura e corazza di castità. Non avendo
abbastanza cani per sorvegliare i loro greggi, i patriarchi imposero alle loro donne dei
comportamenti contro natura e una forma simbolica di mutilazione genitale: un’auto-
castrazione che chiamiamo pudore femminile.
27
“Problema & Soluzione”: un sistema chiuso, recente.
Dopo aver meditato questi appunti, un archeo-psico-sociologo potrebbe suggerire che il
Doppio Crimine è una soluzione recente a un problema recente. Per vari motivi, le cose
forse andavano diversamente attorno al Tempio di Mnajdra e molto prima ancora,
attorno alla grotta sacra del Paleolitico dalle straordinarie pitture rupestri.
Vedremo più avanti che il giovane Eroe cavalca verso il Sole del Tramonto con una
pistola che gli penzola dalla pancia. La giovane Eroina non lo fa. Allora cosa fa, Lei?
Cosa & Come & Perché? Trovate la risposta e scrivete un romanzo. Sarà un successo
per secoli. Oppure è già stato scritto e rifiutato da tutti gli editori perché non entra nella
casella patriarcato. Oppure è scritto su tutti i muri ma nessuno sa leggere. Perché?
Perché siamo troppo diversi per poterlo leggere. O meglio, siamo & conosciamo in modo
troppo diverso. Questo problema, che riguarda il nostro essere & conoscere, è una variante
della classica questione ontologica. Cartesio la risolse con la celebre formula Cogito ergo sum,
penso quindi sono, senza preoccuparsi troppo di chi si potrebbe essere. Nei circoli
accademici, la nostra variante si chiamerebbe questione onto-epistemologica. La esamineremo,
per capire il tempio di Mnajdra e il Cogito ergo sum della Donna Dea.
Nel frattempo, non preoccupiamoci per i Marziani. Sono già tra noi ma non possiamo
vederli: siamo & conosciamo in modo troppo diverso. Loro non possono vederci.
La nostra vanità ci fa pensare che possano interessarsi a noi. In questo momento, stanno
negoziando un trattato di pace con delle formiche. Le Formiche sono potenti, enormi, in
numero infinito: nulla può far loro paura. Potrebbero ignorare l’offerta di pace dei
Visitatori ma «si ha spesso bisogno di qualcuno più piccolo.» Le Formiche accetteranno La Sacra
Alleanza offerta da questi ridicoli piccoli Marziani. L’Unione fa la loro forza.
- Un momento! Perché mai l’Eroe vorrebbe partire e...? Io non voglio!
La risposta è un luogo comune. L’Eroe del Patriarcato deve intraprendere il suo viaggio
iniziatico. A volte deve partire per vendicarsi di qualcuno che ha comodamente ucciso Il
Padre per conto suo. Un viaggio sembra essere il suo unico modo di realizzarsi,
espressione a volte usata con leggerezza. Indica una necessità vitale per ciascuno, e
dev’essere presa nel senso più letterale.
Abbiamo descritto i movimenti dell’anima di un Eroe Patriarcale. Voglia Ermes aiutare il
Lettore a sopportare gli esempi seguenti. Ignoreremo i viaggi di Ulisse, che sono
un’illustrazione troppo evidente; vediamo piuttosto gli alti e bassi: Don Chisciotte e
Lucky Luke; C’era una volta nel West di Sergio Leone e un qualsiasi Western di serie B:
John Wayne cavalca nel deserto con una camicia pulita, appena stirata da Nonna Papera.
Lo aspetta a casa: la crostata di mele sta raffreddando sul davanzale della finestra.
Don Chisciotte è inseguito da Sancio Panza. Nel cognome Panza, l’italiano riconosce la
pancia. La sua dimensione è indicata dal suo nome: in spagnolo, Sancio si scrive Sancho e
suona come ancho, largo. Il Cavaliere Errante cavalca eretto come la sua lancia, inseguito
da un’ombra che mugugna e tenta di frenare i suoi slanci. L’Ombra si chiama Larga
Pancia. Sancio non fa rima con Macho.
L’eco del fallimento finale di Don Chisciotte giunge alla fine di un film di Sam
Peckinpah: un perdente moderno fugge a cavallo da una vita mediocre; la cavalcata nella
Natura Selvaggia finisce in un ingorgo autostradale.
L’anti-eroe non è il contrario di un eroe; è L’Eroe nella vita reale.
28
Don Chisciotte con quella sua lancia sempre eretta... Cervantes e Shakespeare sono
morti lo stesso giorno dello stesso anno, esattamente cinque secoli fa. Sarebbe quindi ora
di vedere & dire una semplice verità: l’epoca di Elisabetta era particolarmente lontana
dall’epoca di Vittoria e dal suo blocco mentale. Ai tempi allegri delle Allegre Comari... Ma
chi ha osato tradurre con “comari”?! A Mnajdra, si diceva co-Madri! Chi ha tradito la Dea
svilendo il nome della Sacra Comunità? Chi ha tradito l’Immortale Bardo? Shakespeare
ha scritto Merry Wives, le Mogli, Allegre prima di diventare vedove. Ma è inutile scaldarsi; il
male è fatto. Pensiamo a vedere & dire. Ai tempi allegri delle Allegre Comari, chiunque
avrebbe visto come un ragazzo chiamato ‘Shakes (his) spear’ potrebbe essersi meritano un
simile soprannome: ‘Scuote (la sua) lancia’. Quindi nessuno lo avrebbe detto né avrebbe
sorriso. Qualche straniero forse, Cervantes per esempio, o Ermes.
La nostra interpretazione è dimostrata da un fatto storico. Mentre andava da Liverpool a
Londra per un concerto, Paul McCartney traversava Stratford-upon-Avon, patria di
Shakespeare, quando scoppiò a ridere senza motivo apparente e scrisse una canzone in
qualche minuto: ♫ We can work it out. Try to see it my way... Possiamo sbrogliare
l’imbroglio. Cerca di vedere le cose come le vedo io...
- È fin troppo facile. Senza parlare di Dreyfus: “Tre Piedi” non aveva tre gambe ma un’altra
meraviglia. Senza parlare di Edipo: ‘Piede Gonfio’ era messo bene pure lui! Ed era cieco come
una talpa, o come una psicologa del Tribunale dei Minori. Capito? No? Chiedete a Ermes. La
ricreazione è finita: al lavoro.
Una stessa ed unica storia costituisce La Storia & La Mitologia degli USA. I “Padri”
Fondatori fuggirono dagli abusi di una Matrigna dell’Est & stabilirono la Terra della
Libertà per sé stessi & della Realizzazione del Sé per i figli maschi: Go West, young man!

Il Matri-Femminicidio dell’Eroe da western


Per un cowboy, il Paradiso dell’Ovest svanisce all’arrivo di un simbolo dell’Est: la prima
locomotiva, la prima automobile, la prima bella ragazza che deve creare una scuola in
quel villaggio di capanne nel deserto. Dei giovani, ruvidi cowboys ridono mentre scende
dalla diligenza, impacciata nella sua bella gonna con ridicolo cappellino. Il Cattivo
l’afferra e la “uccide” con un bacio violento sulla bocca. Il Buono interviene. Un
delizioso combattimento unisce Due Uomini in un attimo di felicità eterna. Usano solo
le mani; a volte, le loro pistole smettono di penzolare e si rizzano d’un colpo: Bang!
Quando, in gruppo, dei cowboy sparano tutti insieme – gruppo si dice gang in inglese – il
duetto diventa Gang Bang.
Comunque il Buono vince, sposa la Maestrina... oppure salva la sua anima e riprende il
suo viaggio verso l’Ovest, dove si corica il Sole.
Come stupirsi che gli americani di oggi proteggano il proprio... diritto di portare
un’arma. La castrazione è inaccettabile per un cowboy. E la castrazione chimica? In
questo campo, si chiama educazione, ma non è più una soluzione quando una tendenza
infantile normale si è trasformata in problema mentale.
Lucky Luke è il più veloce del West a estrarre la pistola, senza l’aiutino di una pillola blu.
Alla fine di ogni striscia, cavalca verso un grande Sole che si corica. Canta: «I’m a poor
lonesome cowboy, a long way from home» : sono un povero cowboy solitario, lontano da casa. Non c’è
finale più felice: è il lieto fine nell’Ovest senza fine.
29
Una canzone molto più bella riassume il tutto: Oregon, di Tucker Zimmerman, cantata da
Derroll Adams. Mentre il banjo di Adams echeggia gli zoccoli del cavallo – clippity clop,
clippity clop – il viaggio è raccontato, musica & parole, da Zimmerman: ogni strofa inizia
& comincia come una spirale: «yes, some got left behind, the others pushed on to...» : sì, qualcuno
rimase indietro; gli altri continuarono fino a... la prossima tappa, fino all’Oceano Pacifico e la
fondazione dello Stato dell’Oregon.
Il nome Oregon viene da un verbo greco. La sua scelta fu ispirata dalla prima frase di un
famoso trattato filosofico della Grecia classica: Fisica, di Aristotele. La stessa frase del
Maestro di Alessandro Magno ispirò la celebre prima frase della Dichiarazione
d’Indipendenza degli USA. I Padri Fondatori dimostrarono una certa logica ispirandosi ad
Aristotele, il Fondatore della Logica. La storia è troppo lunga per questo capitolo però
merita di essere conosciuta. (1)

«A ti digo, ¡oh sol, con cuya ayuda el hombre engendra al hombre!»


La mia preghiera va a Te, oh Sole, col cui ausilio l’uomo genera l’uomo! Così prega la voce
narrante in Don Chisciotte, all’inizio del capitolo 45 (seconda parte). Come il suo
Cavaliere Errante, Cervantes soffre di allucinazioni: l’uomo genera l’uomo, per di più
con l’aiuto del sole. Strana idea... ma durante il Secolo d’Oro, come nota Florencio
Sevilla Arroyo, era un topico proveniente ancora da Aristotele: Fisica, II, 2. L’idea è
piuttosto “meta”-fisica ma due secoli dopo, galoppava nel West.
In certe chiese, si cantava il Gospel, il Vangelo; si canta ancora : Rock my soul, in the bosom
of Abraham - lasciati cullare, anima mia, nel seno di Abramo... Il seno del Profeta è menzionato
in diversi testi sacri, i fedeli sono a volte rappresentati in quel ventre patriarcale.
Speriamo di non offendere nessuno con una domanda che non ha bisogno di risposta:
Abramo era una Dea Madre?
Cervantes sorride ma non ride: era pericoloso ridere di certe questioni, con l’Inquisizione
in giro; lo è ancora, in più modi. Come Ermes, Cervantes sorride e ci porta messaggi
cifrati. Nello stesso capitolo di Don Chisciotte, elogia la buona amministrazione
dell’isola da parte del nuovo governatore: Sancio Panza. Per inciso, notiamo che Larga
Pancia amministra la sua Isola con la saggezza della Casalinga. (1)

Nel nostro Nuovo Mondo Globalizzato, gli europei come gli americani vivono dentro la
Mitica Frontiera dove il Sole si corica: siamo la tribù occidentale. Nella sua etimologia,
“occidente” racchiude un doppio significato: cadere & uccidere.
Per la Tribù Occidentale, l’Uomo & Padre Sole cade ogni sera, ucciso dalla Donna & Madre-
Notte ma ogni mattina, Egli compie la Sua vendetta. Eppure, una definizione della nostra
tribù - The Fatherless Society, La Società senza Padre - è stata proposta solo di recente. Gli
esperti hanno appena scoperto che la nostra società è caratterizzata dalla Ricerca del Padre.
Non è mai troppo tardi. Viviamo un tempo di cambiamento & continuità, come 25 o 50
secoli fa. Non c’è niente di nuovo sotto il Sole & Tutto cambia.
Ricorda un aforisma che riassume Lavoisier, fondatore della chimica moderna: «Nulla si
crea, nulla si perde, tutto si trasforma.» Difatti, 22 secoli prima, lo diceva già il filosofo greco
Anassagora. I due riformulavano il pensiero del Paleolitico: «Sul Carosello del Tempo
circolare, balliamo in cerchio girando su noi stessi.» Più tardi lo ridisse, solenne, il tempio di
Mnajdra. Le sue parole di pietra echeggiarono in molte lingue nei templi successivi.
30
Un Viaggio dalla Donna & Madre all’Uomo & Padre.
Tal’è il Destino del giovane Eroe Patriarcale. Risulta espresso chiaramente per esempio
dalla religione cristiana, che è cambiata nei secoli, come l’interpretazione dei segni. Altri
cambiamenti verranno.

Il Filo di Arianna ci ha guidati dalla cultura neolitica di Malta alla Grecia dell’Età del
Bronzo e in Età classica. Certe credenze archeologiche sono state rivisitate, o meglio
“decostruite” dai nostri appunti. I loro sviluppi potrebbero essere utili oggi, per domani.
Speriamo di avere convinto giovanni ricercatori a lasciare il caldo nido accademico per
lanciarsi in nuove avventure. I meno giovanni sanno che non è mai troppo tardi.
Certi potrebbero voler applicare i nostri appunti in Letteratura oppure Sociologia oppure
Psicologia. Ottimo. Aggiungiamo Filosofia oppure Storia dell’Arte oppure... ma di
nuovo, prima di ogni applicazione disciplinare, una visione & azione metadisciplinare è il
passo decisivo. Soprattutto se salta la ridicola di-visione intellettuale oppure manuale!
Questa di-visione impera nel nostro sistema scolastico, nella nostra società, e nell’idea che
ci facciamo degli esseri umani e di noi stessi. (1, 6) Torneremo su questo punto.
Bisogna usare buoni occhiali per osservare «la stoffa con cui sono fatti i sogni» , vale a dire noi
stessi. Dobbiamo evitare l’approccio pseudo razionale, pseudo scientifico: evitarlo come
la peste. Ci sono modi più utili d’avvicinarsi alla materia dei sogni. Eccone un esempio:
un altro estratto del Piccolo Lessico Mitologico di Beba. (B)

G
Giovanni B come Battista.
.../...
La Donna non è un macho declinato al femminile.
Verrà il Giorno. Verrà La Luce.
Verrà La Donna. Tornerà, sempre diversa & sempre Sé stessa. Tornerà la Vasaia.
La Donna era Il Vaso Magico. Per troppe femministe, è solo un vasetto col beccuccio.
I ceramisti conoscono solo il portacenere dove spegnere il loro mozzicone.
Non sanno Dove & Quando si faceva Il Vaso.
Non sospettano che ci sia un Perché.
Non scopriranno mai Come: non conoscono &.
Non possono immaginare com’era Creato, il Vaso che creava & si creava & si rigenerava da
solo.
Non lo crederanno mai: il Vaso tornerà a Creare & Crearsi, rigenerando il Tutto.

Per capire, per sentire cosa fosse un vaso, basta osservare che ancora oggi, nelle
abitazioni delle tribù più evolute, dei fiori sembrano uscire, dei fiori sembrano nascere,
dei fiori sembrano partoriti da un vaso pieno d’acqua.
Questo secondo estratto è utile, ad esempio, per rispondere ad una domanda che non si
pone mai.
I vincitori dei Giochi Olimpici originali non ricevevano una medaglia d’oro, d’argento o
di bronzo. Erano incoronati con un cerchio di foglie d’albero sempreverde, l’ulivo, e
ricevevano un vaso d’olio d’oliva, l’essenza stessa della ricchezza agricola, alimento
31
sublime e divino balsamo. Oggi, il vincitore della più modesta competizione riceve un
oggetto chiamato “coppa” allorché somiglia spesso ad un vaso. La domanda che non si
fa mai è semplice eppure fondamentale in casi simili: perché?
- Ma perché così stanno le cose, è semplice.
Noi evitiamo le domande che ci riguardano nel profondo. Non ci piace seguire la
massima più famosa di Delfi: Conosci te stesso.
Era considerato utile, per cambiare in meglio, per vivere un po’ più felici.
La magia della massima funziona ancora oggi. Conosci te stesso & la tua vera Storia potrebbe
anche servire a rendere un po’ meno infelice quel prossimo di cui parla il Vangelo, un
personaggio lontano, ipotetico. Grazie ad un’altra traduzione – quella di Re Giacomo e
del Suo Scriba Ermes – gli inglesi sanno, o sapevano, che non bisogna amare il prossimo
bensì il vicino: neighbour.
- Il prossimo? Avanti il prossimo! E non spingete, rispettate la fila, c’ero prima io...
Il vicino inglese, nozione spaziale, è diventato un prossimo temporale che non passa mai,
e che non passerà.
- Ero qui prima di voi allora fatte la coda, alla frontiera.
Le parole hanno un peso. Ma si consumano e perdono peso. Non è colpa di nessuno.
Quando le parole sono vuote, hanno un peso negativo. Trattasi di legge fisica. Trattasi
anche di legge metafisica, e non riguarda soltanto la parola prossimo.
Le parole si consumano; anche i simboli e i riti si consumano, perdono peso, e
mescoliamo tutto, vasi e coppe, consumandoli insieme ai fiori e a tutto il resto, in modo
insensato. Desideriamo quindi concludere il capitolo con una nota ottimista: la risposta
alla domanda precedente, per ridare un po’ di senso al nostro quotidiano.
Si coronava il vincitore dei Giochi Olimpici con un cerchio magico di foglie sempreverdi
affinché diventasse un Eroe Eterno. Per lo stesso motivo tecnico, se amiamo una
persona, le portiamo una corona di fiori per i suoi funerali.
- Da dove arrivano invece i fiori?
Da Mnajdra. Ce lo ha ricordato il vaso nostalgico, antico.
Altre tribù bruciano i loro morti per aiutarli nella loro ascensione verso la Vita Eterna.
Noi li mettiamo in terra, come i semi, affinché continuino a vivere. Tale vecchia
metafora viene usata nel Sermone Accademico per i Morti. Tutti trovano pratico credere
nelle promesse delle religioni, o rigettarle. Molto pochi vogliono capire la logica della
magia religiosa. È semplice, e potrebbe convincerci, quando ascolteremo il Sermone
Silenzioso per i Vivi, recitato da Due Pietre nel Tempio di Mnajdra. Il loro sermone
parla di semi.
C’è chi sorride degli amanti romantici... Amore & Vita è Eterno, il fatto è noto,
dall’Origine del Tempo Circolare. Ritorneremo a quel Tempo felice, e alla Signora che lo
ha creato.
- Lei ha creato anche l’Amore?
Pensiamo che sia una buonissima domanda. Lasceremo il lettore rispondere, alla fine del
capitolo sugli “osservatori solari” di Stonehenge e Mnajdra, quando avremo finito di demolirli.
Ma se la Dama di Mnajdra dovesse rispondere, potrebbe osservare che non è affatto una
buona domanda.
32
- Se ho inventato l’Amore? Deve trattarsi di un gioco di parole moderno. Amare & Vivere è Un
verbo, è Il Verbo. E voi, voi piccoli scienziati moderni, voi lo avete diviso in tre verbi - amare &
vivere, senza nemmeno rendervi conto che il verbo più importante è quello di mezzo: &.
Albert Gianna avrebbe risparmiato molta energia se avesse ascoltato la Dama di
Mnajdra, invece di scrivere un intero romanzo su &. (B)
Demolire gli “osservatori solari” di Stonehenge e Mnajdra ci costerà una certa fatica.
Per demolire un Tempio di oggi, basta uno sguardo chiaro.

Gli Eroi della Domenica


Il settimo giorno, Dio si riposò della Sua settimana di lavoro.
Nelle lingue latine, il settimo giorno è quello del Signore, del Domine: Domenica.
In inglese, in modo altrettanto corretto e plateale, è il giorno del Sole: Sunday.
Da qualche anno, ci impongono un altro Dio, ed altri Eroi: i giocatori di calcio. Se
milioni di fedeli accorrono al Tempio per partecipare alla Santa Messa, se miliardi
seguono la Santa Messa sui Templi virtuali, e se parlano per tutta la settimana degli Eroi
della domenica, non è perché sono contenti che altri uomini guadagnino in un giorno
quello che molti di loro non guadagnano in un anno.
Questo rito ha ragioni profonde; racconta La Storia che non si deve mai smettere di
raccontare: sarebbe La Fine del Mondo!
Bisogna fare di tutto – ribadiamo: di tutto, di lecito sul terreno e d’illecito nelle quinte –
affinché il Sole oltrepassi la Sacra Soglia ed entri nel Piccolo Tempio. Allora, nel Grande
Tempio, il popolo di Dio ruggisce di felicità; i demoni nemici gridano disperati.
In fondo, gli ex-voto di Sole in pietra, a Mnajdra, sono proprio dei palloni da calcio.
Dovevano e devono ancora entrare in quello che solo gli italiani chiamano La Porta.

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Spunti & strumenti per approfondire & sviluppare
Nuovi oggetti per l’ermeneutica
Ermes è un ambasciatore, un intermediario che traduce il linguaggio degli Dei per gli
uomini, e viceversa. A volte, deve nascondere una parte della verità, o mentire. Si capisce
dal Suo sorriso. Quando dice tutta la verità, o quasi tutta, lo si capisce perché ride. La
Sua risata è cosmica, e scuote l’Universo.
L’ermeneutica – l’Arte di Ermes – fu a lungo limitata all’interpretazione dei testi sacri.
Poi fu applicata ad un qualsiasi testo; infine ad una qualsiasi altra opera d’arte.
Possiamo applicare l’ermeneutica ad una tecnica? Possiamo sottomettere una sequenza
operativa ad una interpretazione secondo Ermes?
In effetti, una interpretazione è già stata data della tecnica del vasaio, che fu l’Arte della
Vasaia. Ermeneutica di una tecnica (2) è un piccolo saggio che si è dimostrato utile in
numerose applicazione del cosiddetto “far ceramica” nella didattica, nell’educazione, in
contesti terapeutici, ecc.

Un approccio visionario alla conoscenza è all’origine della nostra interpretazione di tre


oggetti in relazione tra loro: una statuina, un tempio, una pittura murale. La scoperta è
originale? Pensiamo che lo sia; l’approccio invece non lo è però ci offre l’occasione di
sottolineare l’importanza di una ermeneutica di qualsiasi oggetto.
In simili avventure, il nemico è Il Tecnico. Si rivela nella sua risposta preferita: è così che si fa.
Dopo avere svelato qualche verità Tecnica, cita un Dio dei Tecnici nel suo Sacro
Dialetto. (7)
In simili avventure, il nostro miglior alleato è un bambino. Avendo ascoltato la risposta
preferita del Tecnico, gli pone una sola domanda che somiglia a quattro domande che
ballano, che saltellano rincorrendosi in cerchio, modificando le risposte precedenti
ad ogni giro: perché & come & quando & dove? La musica è trascinante.
Rispondere ad un bambino può essere un lavoro pesante. Ma è solo un bambino, quindi
il Tecnico lo ignora, oppure gli dà qualche bella frustata con parolone in tecnichese, e
torna a dormire sugli allori.
Tale atteggiamento è corrente. Causa il fallimento professionale del Tecnico se non è un
impiegato dello Stato. Altri Tecnici porteranno la propria impresa alla bancarotta. Se
l’atteggiamento persiste, provocherà un fallimento storico: la sparizione di quella
Tecnica. Le tre possibilità si realizzano spesso.

Tecniche, arti, artigianati ? Sono quasi gli stessi concetti, se si considera l’origine greca
del primo termine. Possono cambiare, per il meglio come per il peggio.
Per evitare la loro sparizione, dobbiamo proteggere le tradizioni, femmine della specie
camaleonte. A tale scopo, arti, artigianati e tecniche devono diventare oggetti di un audit
ermeneutico, da parte di ermeneuti che non siano solo lettori di vecchi trattati e di riviste
tecnologiche. Vediamo esempi tipici.
L’Arte della Vasaia non è sparita del tutto. Sopravvive nel cosiddetto hobby e in attività
didattiche, educative, sociali, terapeutiche, ecc. dove l’attenzione non è rivolta solo
all’oggetto ma ad Oggetto & Soggetto. Il legame è stato mantenuto con l’Antica Dea, quindi
quel modo di “far ceramica” meriterebbe più attenzione e il massimo rispetto. (2, 3, 8)
34
L’artigianato del vasaio sopravvive nella sua funzioni apparentemente unica: produrre
oggetti per venderli. La dimensione simbolica è quasi totalmente sparita dai prodotti; è
rimasta nei processi, come una magia deteriorata. Certi gesti sono ripetuti come lo
fossero da uno zombie. Tanta rigidità è segno ulteriore della funzione ontologica di una
tecnica. Chi produce un oggetto si auto-produce Soggetto. Il Tecnico preferisce morire (di
fame) piuttosto che cambiare il suo Essere & Fare.
Funzione ontologica & Rigidità è un concetto unico che ripone ogni tecnica nella sua categoria
originale: quella delle religioni. Gli Dei erano lavoratori: Vulcano era fabbro, sull’Etna.
La Religione potrebbe fare da perno tra i due paragrafi precedenti (Arte della Vasaia e
Artigianato del Vasaio) e i due prossimi (Tecnico Intellettuale e Ceramista Moderno).
Ogni caso potrebbe essere letto come metafora della religione.
Per un ermeneuta, reinterpretare una religione è come lavorare in casa. Farà un buon
lavoro se si è esercitato fuori casa. L’esercizio all’aria aperta fa bene. Allora l’ermeneuta
potrà reinterpretare ogni aspetto di una data religione. Quando non lo fa lui, lo fanno
certi fedeli. Succede comunemente.
Quanto detto per il Tecnico Vasaio vale per il Tecnico Intellettuale. Di tutti i tecnici,
l’intellettuale è il più refrattario al cambiamento. Con lui, la rigidità si fa paralisi.
Considerando una qualsiasi corporazione d’intellettuali, si rimane meravigliati da un tale
patrimonio di parole fossilizzate, di abitudini mentali esercitate da zombie. (7) Un tale
attaccamento al proprio linguaggio tecnico è segno di un malessere, di una particolare
fragilità dell’Essere, di un’inconsistenza figlia della lontananza dal mondo fisico e di un
vuoto spirituale profondo. In generale, gli intellettuali si vantano di essere incapaci di una
qualsiasi attività “manuale”. Dicono così, poveri...
La paralisi degli intellettuali si riverbera sull’Arte dell’Editoria, che dà segni di
fossilizzazione. Il più evidente è la riduzione dei costi con la limitazione delle foto.
Purtroppo, l’economia di foto rimane la regola nelle pubblicazioni in rete. Ciò dimostra che
gli autori seri, come le brave casalinghe, non sprecano niente. Un altro segno di paralisi
editoriale è meno visibile. Nel presente testo come in altri dallo stesso autore, i tipografi
noteranno che l’inizio di un nuovo paragrafo non è segnalato da una rientranza, o
capoverso. L’autore preferisce aggiungere un’interlinea, o due, a suo piacimento estetico,
perché non deve risparmiare carta: non ha fatto tagliare nessuno albero per le sue
pubblicazioni in rete.
Il Ceramista Moderno ha adattato la sua arte ai tempi moderni, con grande successo,
grazie ad un audit ermeneutico scientifico. La ceramica è ora utilizzata in ogni settore,
dal più basso al più alto: dalle piastrelle alle navicelle spaziali.
Possiamo quindi concludere con una nota d’ottimismo. Un bravo alunno non fa mai
domande: fa quello che gli si dice. E se continua a fare il bravo, da grande, sarà un Tecnico. (1)

Mnajdra e Stonehenge
Sulle questioni serie, è sempre prudente partire dai fondamentali.
Gli strumenti scientifici non esistono. Scientifico è il metodo. Può caratterizzare il lavoro
di una persona mentre utilizza uno strumento qualsiasi. Lo strumento più sofisticato
diventerà un attrezzo stupido, in mano ad un imbecille.
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In altri termini, gli strumenti scientifici non esistono, come non esistono gli attrezzi
stupidi. Non mancano invece gli imbecilli.
Il Termometro è l’Oracolo Imbecille dei Tempi Moderni. Dice quando l’arrosto è
pronto e quando la ceramica è cotta, quando si è malati e quando si è guariti. Il
Termometro è talmente imbecille che indica il Tempo! (B, 1)
E le Scienze Umane? Siamo seri. Non esiste una sola Scienza Umana. Il termine è stato
inventato da un umanista invidioso che voleva acquisire il successo sociale ed economico
di uno scienziato con un procedimento magico: adottare il nome dell’Eroe. Non ha
funzionato? Il governo gli ha tagliato i fondi? Adottare il nome del Vincitore Scienziato
non basta. Bisogna anche vestire il suo Sacro Velo: il Camice Bianco.
Che il Signore di Montaigne illumini chi pensa che umanista sia riduttivo, amen. (6)
Le Scienze e le Umanità sono due forme di conoscenza & atteggiamento di fronte alla conoscenza.
Diverse, sono entrambi profonde. Certe ricerche, e i presenti appunti di viaggio, seguono
un approccio scientifico & umanistico: un unico concetto che indica una terza via.
Si potrebbe obbiettare che è l’equivalente di Scienze Umane. Non è assolutamente così. La
degradazione della parola Umano a mero aggettivo di Scienza è una grossolana inversione
sulla scala dei valori: succede spesso, e porta conseguenze catastrofiche. Oppure la
locuzione Scienze Umane esprime una mancanza di sensibilità lessicale, intollerabile nelle
Scienze come nelle Umanità.
Un gioco di parole? Abbiamo provato a formulare una sfida del 21esimo secolo.
La questione è semplice ormai: è una semplice questione di Vita o di morte.

Ora possiamo riprendere la nostra lettura umanistica & scientifica di Mnajdra e Stonehenge.

Cosa?! Anche Mnajdra è un “osservatorio solare”?! Come Stonehenge?!


Un bastone piantato in terra è un osservatorio solare, e molto di più.
Un bastone piantato in terra può far nascere un nuovo Essere & Conoscenza.
Il bastone indica il Tempo come istante “puntuale”- da “punto” - ma anche come durata
o “lunghezza” del Tempo. Tali nozioni spaziali a proposito del Tempo vengono dalla
percezione spaziale dell’ombra del bastone: raggiunge un certo punto in un istante
preciso & si allunga in una linea percepita come durata.
Con un unico fenomeno, un nuovo Essere & Conoscenza nasce (verbo al singolare) in
relazione col Sole. L’Essere nuovo è la Donna che vede altri oggetti: la Luna che cambia
come Lei cambia... e così via, come fossero deduzioni. Sherlock Holmes è La Donna
Neolitica. L’organo del suo ciclo mestruale...
- è un osservatorio lunare. Funziona senza piantarci un bastoncino!
Stonehenge e Mnajdra sono osservatori solari? Ma che ca-vo-la-ta!

Per descrivere il tempio di Mnajdra in modo più veritiero, per conoscere & spiegare ciò
che il tempio è & come funziona, useremo una formula, un solo concetto che unisce due
verbi: Rappresentare & Creare. Questa formula di base della magia è anche uno strumento.
Esercitiamoci ad usarlo sul bastone per essere pronti ad utilizzarlo sul tempio. Chi voglia
apparire come un vero accademico può chiamare il suo bastoncino in greco: gnomone.

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Un bastoncino piantato in terra è una bacchetta magica: rappresenta & crea il Tempo &
la Donna nuova che la guarda & nasce in lei & Si riconosce & Si crea nella propria
relazione con la bacchetta & ombra & sole come in uno Specchio Magico. Ieri come
oggi, la Donna (o qualsiasi altro Essere) è la propria conoscenza, Lei è il proprio
Specchio Magico. Lei rappresenta & crea il proprio essere, il proprio nuovo essere. Poi
Lei Si moltiplica in nuovi oggetti, come per esempio il Suo Tempio. Lei è diversa da noi
perché Lei è & vive il suo Tempo Circolare mentre noi siamo & viviamo & moriamo
lungo il nostro Tempo Lineare. Che mistero! Impossibile da descrivere nel nostro
linguaggio che semplifica, tradisce... ma rimane chiaro che un bastone era & resta
un’arma per scimmie & idioti, un’arma stupida quanto l’idea secondo la quale un tempio
megalitico possa essere un osservatorio solare.
Ci sono miliardi di osservatori solari in questo mondo: si chiamano alberi. Dall’Origine
dei Tempi, appunto, la Donna, tra altre specie, ha utilizzato gli alberi, le pietre, e tutte le
cose, come osservatori & fucina dove descrivere & produrre Sé stessa & esseri in
numero infinito, ignoti a noi oggi perché “siamo” altre conoscenze, sempre più
numerose ed accessibili. Stiamo creando l’Uomo Nuovo. Passiamo ore ogni giorno a
contemplarci nel nuovo Specchio Magico, uno strumento infinitamente più ricco
d’informazioni del bastone piantato in terra: lo smartphone incollato nella nostra mano.
Sherlock Holmes ci guida: ogni Suo passo è una osservazione & creazione seguita da una
deduzione & creazione, poi ritorna sui Suoi passi fino all’Induzione Suprema.
Lei, Sherlock, ci guida verso Uno & Una, un Dio Neutro.
«Dio è Padre ma Dio è anche Madre» precisò un profeta dal sorriso materno, a Roma, di
recente. “Essi” gli hanno fatto fare la fine dei profeti:
- Una tisana Santità? L’aiuterà a dormire...

A Mnajdra si capisce che Lei è Una.


Una come il Sole, Una come la Luna.
Lei è Giorno & Notte.
La notte, Lei ci contempla mentre La contempliamo, ed apparteniamo al popolo di Stelle
che alberga nel Suo Ventre di Notte.
Il giorno, quando è Sole, Lei abbraccia il Suo popolo e lo riscalda del proprio Fuoco, un
fuoco che brucia, si spegne, e che Lei riaccende al proprio calore, nel mattino di ogni
giorno & anno.
Il Sole è La Regina del Focolare & La Regina è il Sole del Focolare.
Per motivi che preferiamo ignorare a questo punto, Stonehenge è, da solo, più famoso di
tutti i templi megalitici di Malta. Certi pensano che Stonehenge sia un osservatorio
solare. Altri ammettono che si tratta di un tempio, ma precisano che è dedicato al Sole,
una divinità mascolina secondo i Druidi del New Age del Bronzo, i Preti e le
Sacerdotesse del culto di Apollo & Amon-Ra a Disneyland. Sono figli e figlie di una
coppia d’anziani. Molti anni fa, nel suo vestito scuro, il buon Alunno Ottuso sposò Pura
Bigotta.
Stonehenge è essenzialmente un’area circolare con una porta preceduta da un corridoio.
Certi vasi dello stesso periodo hanno la stessa silhouette: una pancia sferica, con un collo
stretto e dritto che termina con labbra. (2) Capiremo perché più avanti, in un tempio
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simile costruito 90 secoli prima. Per ora, suggeriamo di considerare Stonehenge come un
Tempio Madre. Potremmo chiamarlo anche Tempio della Fertilità, o semplicemente un
Tempio Donna nel quale il Sole entra in momenti favorevoli, ignorati del ginecologo
giapponese Ogino. Equinozio di primavera e Solstizio d’estate sono i nomi scientifici che
diamo a quei apogei fertili. Ne riparleremo a proposito dei semi magici di Mnajdra.
Come un bastone nel suolo, Stonehenge indica & crea due tipi di tempo: momento e
durata.
- È Tempo di mettere i semi in terra, ragazze!
Il Tempo fiorirà e porterà i suoi frutti, siate pazienti.
Semi di primavera, raccolto d’autunno: un solo ciclo breve, in clima freddo.
Gli Nord-men e le Normanne mandarono il fiore della loro gioventù al Sud. Come tanti
altri prima e dopo, i fiori del Nord e le loro spine sono diventati “noi”. Le migrazioni
non sono una moda nuova.

In climi più miti come quello mediterraneo, ogni società agricola è cosciente di un primo
periodo fertile. Lo dice la parola stessa: Primavera, la prima era, il primo periodo. Per la
fertilità, ovviamente. Certi semi sono seminati in primavera per il raccolto estivo. In un
secondo periodo magico, in autunno, altri semi saranno seppelliti. Il raccolto verrà, dopo
l’Inverno, se la Magia funziona, e vedremo come funziona. I due periodi magici per le
semine corrispondono più o meno agli equinozi di primavera e autunno.
In area mediterranea, il Ciclo della Vita è composto da un lungo Periodo Felice che
scorre tra due Momenti Magici: semina - raccolti estivi - semina.
In Europa del Nord, un solo Instante Allegre, il solstizio d’estate, non ha mai cessato di
scatenare una folle gioia dopo una lunga Notte d’Inverno prima della prossima, e una certa
esuberanza sessuale, se ben ricordiamo, non priva di relazione con semine e raccolti.
Nord e Sud, avevamo tutti un altro momento speciale. Il solstizio d’inverno, la Folle
Speranza nella Nascita del Nuovo Sole, è ormai sommerso da uno tsunami
consumistico: Natale.

Il solstizio d’estate è ancora celebrato da certi cristiani. Accendono allegri falò alla vigilia
del 24 giugno, onomastico di Colui che Porta La Buona Notizia: Giovanni Battista.
Gli antichi festeggiamenti degli equinozi di primavera ed autunno rivivono in due date
fondamentali del calendario agricolo cristiano: La Pasqua, Risurrezione di Uomo &
Natura, e la San Martino. Il Buon Legionario Romano aveva diviso il proprio mantello col
Mendicante. Per la San Martino, in Europa, il Buon Signore Cristiano divideva il proprio
raccolto col suo contadino e gli rinnovava il contratto, se era soddisfatto di lui.
I momenti di Allegria e di Speranza vivevano in uno dei templi di Mnajdra, a quanto
sembra. Non abbiamo verificato questo dato. Lo sviluppo seguente non è quindi basato
su una esperienza personale ma su informazioni da fonte ufficiale. Sembra che nel terzo
tempio di Mnajdra, al solstizio di...
Un attimo! Siamo sicuri di sapere cos’è un solstizio?
Lo capiremo meglio osservando la parola occidente.

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Occidente, uccidere, cadere: stessa etimologia.
La parole occidente indica l’orizzonte dietro il quale il Sole cade, ucciso. Succede ogni giorno;
tutti lo possono vedere. Però il Sole muore anche ogni anno. Possiamo vederlo? Non è
facile. Bisogna osservare con più attenzione; osservare per esempio la parola solstizio. La
sua etimologia latina indica che il Sole si ferma, come se morisse d’un colpo. Ma dove si
potrebbe mai fermare, il Sole?
Gli specialisti – gli astronomi come gli astrologi – rispondono alla domanda dove come se
fosse equivalente alla domanda quando? Dicono che un certo giorno, il Sole si ferma.
Sì, va bene, abbiamo capito, ma fermarsi non riguarda il Tempo, che non si ferma mai.
Fermarsi riguarda un movimento nello Spazio. Il bus 38 si ferma ad un palo con la scritta
Bus 38. Come si vede il luogo esatto dove si ferma il Sole? Dove dobbiamo guardare? Nel
cielo?
No. Per capire veramente la parola solstizio, e la parola Occidente, e certi aspetti
fondamentali dell’antropologia che racconta la nostra vera Storia, dobbiamo guardare
l’orizzonte dove sorge il Sole.
Oppure ascoltare una favola.

Intermezzo - La Prima Fata


- Cos’è un sosticcio, zietto.
- Un cosa?
- Un sosticcio, c’entra col sole, ce l’hanno spiegato oggi a scuola ma non ho capito niente.
- Vuoi dire un solstizio?
- Credo...
- Un solstizio è quando il sole... Ma sai che... Vediamo... Se ricordo bene, io l’avevo capito
leggendo una fiaba. Non avevo capito subito, ovvio, ma a forza di ripensare alla fiaba...
Bambini! Volete che vi racconti una fiaba?
- Sìììììììììì!!!
- Vediamo...
C’era una volta una donna. Voleva costruirsi una casa sull’isola di Malta, una bella casa,
una villa, al mare. Voleva godersi il sole.
Ogni mattino quando si alzava, cantava al suo amato: ♫ O sole mio sta in fronte a te...
E in fronte a me, pensava, però si accorse che il sole sorgeva ogni mattina in un punto
diverso. Non sta mai fermo, quel coso?! Come costruire una casa col sole ♫ in fronte a me?
Mandò sua figlia sulla spiaggia per piantare un paletto dove vedeva sorgere il sole,
guardando l’orizzonte dal punto esatto dove voleva costruire la casa.
- Dai, su, pigrona! Alzati che il sole sta per uscire dal mare! Ma dove vai come una
sonnambula?! Prendi il paletto. E non dimenticare di prendere un martello.
- Cos’è un martello, mamma?
- È un piccolo blocco di ferro con... Che sciocca che sono, non ho ancora inventato il ferro! Allora
prendi una pietra.
A quell’epoca facevano tutto in pietra; facevano anche coltelli di pietra.
Ogni mattina, la bambina si alzò prima del sole. Che noia! pensava. Ma un bel giorno...
Tremando di freddo perché non era proprio la stagione giusta per i giochi da spiaggia,
aspettava con un altro paletto quando sentì la mamma gridare da lontano:
- Stop! Non serve più; il sole è ripartito indietro, sul paletto che hai piantato l’altro ieri.
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Quel giorno bambini fu un giorno memorabile. Fu un giorno storico! Da quel giorno, la
vostra bis-bis-bisnonna non fu più costretta ad alzarsi così presto e tornò ad essere una
pigrona come voi tutti. La sua mamma invece continuò ad osservare il sole uscire dal
mare, ogni mattina sopra un paletto diverso. Ma non a caso. Il sole si spostava tra i due
paletti più distanti tra loro, molto lentamente: avaaanti, indietro, avaaanti, indietro...
Quei due paletti erano diversi dagli altri; erano pali speciali; bisognava trovargli un nome
speciale.
La donna avrebbe potuto chiamarli Fermate del Bus Sole, o meglio ancora Fermate della
Navetta Sole perché il sole non faceva un giro in città come il bus; andava avanti indietro
come la navetta che va solo dalla stazione all’aeroporto. Ma nessuno aveva ancora
inventato il bus, la stazione, l’aeroporto... Allora i due pali furono chiamati solstizio
perché la donna aveva studiato il latino e ne era giustamente fiera. Se avesse fatto finta di
conoscere l’inglese come fanno i giornalisti alla TV, li avrebbe chiamati sunstop perché
segnavano il punto esatto dove il sole si fermava – dal suo punto di vista – poi ritornava da
dove era venuto, in un’andata e ritorno continuo, come la navetta del telaio che la donna
aveva appena inventato.
Che grande tela! Quant’è larga? si domandò la donna guardando l’orizzonte tra i due
solstizi. Trovò la risposta mescolando Spazio e Tempo: la tela lavorata dal sole è larga sei
lune, disse la donna. Durante il tempo di sei lune, il sole tesse una tela di cotone perché
fa sempre più caldo. Poi, al ritorno, durante il tempo di sei lune, il sole tesse una tela di
lana perché fa sempre più freddo. Cucendo insieme le due tele, la donna si fece una
tunica che chiamò un’annata. Per fare un regalo al dolce amato che aveva mandato a
caccia per provare la sua ultima invenzione – un arco con frecce, la donna creò una
tunica identica. Ma l’amato la chiamò con un nome maschile: un anno.
- Sì ma come si chiamava, la donna?
- Vediamo... Non conosciamo il nome con cui chiamava sé stessa. Più tardi, le altre donne la
chiamarono Arianna; è un nome greco, significa Ragna. Le hanno dato questo nome perché per
la tessitura, la donna di Mnajdra era brava come una ragna. E perché aveva copiato una
ragnatela per inventare la rete da pesca. Aveva anche inventato il grande pizzo che filtrava il
sole, all’ingresso di ogni casa. La porta fu inventata dal suo dolce amato, molto più tardi, al
tempo della tristezza.
La donna aveva anche inventato la geometria, quindi era capace di tagliare una torta in
porzioni uguali. La geometria è importante, vero bambini? Ma non solo per tagliare le
torte. Geo-metria significa misura della terra. Con la geometria, la donna misurò la spiaggia,
e tagliò in due porzioni uguali l’orizzonte del sole. A metà strada esatta tra i due solstizi,
piantò un palo, più alto dei paletti.
Tutta contenta del risultato dopo tanto lavoro, indicò il palo al suo amato che stava
stendendo una tovaglia per il picnic: ♫ O sole mio, quando sorge sul palo centrale, sta
esattamente ♫ in fronte a te, in fronte a me...
Il centro dell’orizzonte delimitato da due paletti-solstizio era segnato dal palo. Di fronte
a lui, la donna costruì l’Ingresso. Appese la tenda di pizzo che filtrava il Sole mentre

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penetrava dritto al fondo del Palazzo a forma di 8, in quel giorno così speciale. La donna
lo aveva costruito a forma di 8 perché lei aveva la forma di un 8.
- Che vuole dire, zietto?
- Vuole dire che la donna era bella, morbida, cicciotta, come un orsacchiotto, così chiamato perché
ha la forma di un 8. Se disegni un 8, poi è molto facile trasformarlo in orsacchiotto... o disegnare
la Signora di Malta.
La donna e il suo palazzo solare avevano la forma di un 8. Più tardi, altre donne lo
chiamarono il Palazzo della Fata, perché la Signora di Malta fu la Prima Fata Madre.
- Oooohh...
- Sì ma... ma come l’aveva chiamato, il palo più alto?
- Bravissima!... È una buona domanda. Sei sveglia, malgrado l’ora.... però si è fatto tardi
bambini; vi dico solo che il palo più alto fu chiamato come una ricetta di cucina inventata dalla
Prima Fata. La ricetta è facile. Bisogna mescolare il giorno e la notte in parti “eque”, che
significa in parti uguali, e quindi giuste, come le fette della torta. Dopo avere misurato il tempo
piantando paletti nella sabbia, la Fata misurò la lunghezza del giorno e della notte con della
sabbia: faceva colare la sabbia della spiaggia come fosse acqua, in un orologio trasparente a
forma di 8.
Basta per oggi. Domani, vi dirò il nome del palo più alto; ha un nome bellissimo, misterioso,
latino. Buonanotte bambini; sogni d’oro.
- Sì ma se era la prima madre, com’era nata lei?
- È semplice. Hai notato che i girini si trasformano in rane, vero? Ebbene, Il Grande Serpente
Paffutello si trasformò in Grande Drago Paffutello che si trasformò nella Prima Madre. Tutto
qui.
- E la figlia?
- Questa potevi indovinarla da sola. Il Piccolo Bruco Paffutello si trasformò nella Farfalla
Paffutella a Forma di 8 che si trasformò in Prima Figlia. Adesso...
- Sì ma di che colore era la fata, zietto caaaro?
- Non era turchina.
- Nooo, dico la pelle! Di che colore era?
- Ogni fiaba vera è uno specchio magico; la fata prende il colore di chi l’ascolta. Ma questa fiaba
parla di una vera fata, su una vera isola, Malta, in mezzo al Mediterraneo. Quindi direi che la
Prima Madre era... cioccolato al latte.
- Buoooonooo...
- La Prima Figlia era uguale, con meno latte. Ma lei avrebbe detto con più cioccolato. Adooorava
il cioccolato!
- Come meee...
- Come te, aveva stelline dorate sul naso.
- Bruuutte! Mi prendono tutti in giiiro...
- Sono cosi cariiine le tue stelline. Chi ti stuzzica è innamorato di te ma è troppo timido per
dirtelo.
- Grazie zietto, anche tu sei cariniiissimo.
- Non sono cariiino però non sono neanche brutto. Sono... caffèlatte. Cappuccino. Con panna.
- Vedo la panna ma non sei caffèlatte.
- Il mio caffèlatte è strano perché io cambio colore in ogni paese. Come i camaleonti. In origine sono
verdi.
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- Io ti ho sempre visto così.
- Tu sei molto giovane, cara. Quindi è ora di dormire. Buonanotte.
- Sì ma come si chiamava la figlia, zietto?
- Questo lo ricordo perché si chiamava come te: Chiara Alba. Era brillante e testarda! Quindi a
volte la chiamavano Oli, come la lampada a olio d’oliva. La sua piccola fiamma tremolante
bruciava tutta la notte, combattendo le tenebre.
Tuttavia, a volte, la chiamavano Ali, non so perché. Forse perché aveva le ali. Sarebbe
perfettamente logico che la figlia della Prima Fata avesse avuto delle ali da piccolina.
- Sì ma...
- Buonanotte.

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Il Palazzo della Prima Fata

Modello dei tre templi di Mnajdra. Secondo fonti ufficiali, il piccolo tempio a destra fu
costruito per primo; seguirono il centrale poi quello di sinistra. Basta osservare la
maquette per scoprire tale cronologia, in una evoluzione che conferma la nostra visione
di templi antropomorfi. La facciata del primo tempio fu costruita lungo una linea retta;
la facciata del secondo lungo una linea leggermente curva; la terza facciata segue una
linea nettamente curva.
In un sogno ad occhi aperti, si potrebbe notare che la facciata dell’ultimo tempio rappresenta
due gambe curve che si estendono da ogni lato della... Porta. Vengono descritti come
panchine, come se il sito del tempio fosse un giardino pubblico. Che piacere sedere in
grembo ad una Dea così accogliente!
Un’altra informazione ufficiale sostiene la nostra interpretazione. Agli equinozi di
primavera e autunno, il Sole entra dritto dalla Prima Porta, attraversa la Seconda Porta, fino
al Punto Centrale nel più profondo del Tempio. Massima efficacia... ma a quale scopo?
Vediamo come funziona la Magia della Prima Fata, che inventò l’architettura.
Crediamo di sapere perché il Sole è tiepido in primavera e tiepido in autunno; ascoltiamo
il punto di vista della Comunità locale. Per loro, il Sole deve entrare nel più profondo del
Tempio per scaldarsi a partire dalla primavera, poi per raffreddarsi a partire dell’autunno
perché Lei-Sole & Lei-Tempio ha bisogno di riposo.
All’alba, tutti possono osservare che il Sole esce da Madre Mare, grande quanto un
pallone di pietra di Mnajdra, arancione come il tuorlo di un uovo senza guscio nella
pancia di una gallina. All’inizio di questo viaggio, lo abbiamo chiamato Uovo Magico.
Possiamo dargli un nome più appropriato al nuovo contesto emerso dalle ultime
osservazioni?
- Uovo di Pasqua?
Fuochino...
- Uovo di gallina?
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Ci siamo quasi. Gli inglesi lo chiamano chicken egg benché sappiano quasi tutti che i polli
non fanno le uova. Comunque un uovo di gallina non è sferico ma ovoidale, termine
tecnico per dire che un uovo di gallina ha la forma di un uovo. (7) Ma è giusto qui
parlare di chicken egg, di uovo di pollo se vogliamo indicare ciò che deve uscire dall’uovo: un
pulcino che diventerà pollo arrosto. Una maggioranza di britannici è ottimista e vota
sempre a favore dell’Eggxit. Dunque, se consideriamo quanto deve uscire dall’uovo di
pietra di Mnajdra, l’Uovo Magico si deve chiamare Uovo Sole.

A proposito caro Lettore... Nella nostra passeggiata, siamo appena passati vicino al
vecchio dilemma della causalità lineare: «chi è venuto prima, l’uovo “o” la gallina?»
A Mnajdra si capisce meglio che altrove: è stato “o” a venire prima, e ha creato tutti i
nostri problemi. Grazie Aristotele!
Ci torneremo. Per ora, al fine di capire questi palloni di pietra, diciamo che uovo “e”
gallina non sono due oggetti; è Un sistema indivisibile, come una bicicletta. Se togliete una
ruota alla vostra bicicletta... dovrete proseguire a piedi.
La gallina “e” l’uovo non sono due esseri venuti separatamente; è un sistema vitale che è
nato poi si è sviluppato, Un Sistema di Vita che chiamiamo, in questo caso, Gallina &
Uovo, Donna & Sole, Donna Tempio di Pietra & Uovo Sole di Pietra.
Abbiamo detto che la cupola, o la doppia cupola che ricopriva il tempio era la terza
dimensione della silhouette di donna prosperosa. Ora ci appare come Guscio Protettivo
del Neonato Uovo-Sole.
- I palloni di pietra rappresentano un Uovo Sole ? Perché non un Uovo Luna?
Il numero di Uova Luna sarebbe molto più elevato: 12 volte più elevato. Ecco spiegato
perché le uova si contano per dozzine. Ma l’Unita Divina è l’Annata, il Cerchio
femminile della Vita. Un Uovo Sole era probabilmente offerto come ex-voto dalla
Comunità. Oggi si parlerebbe di una causa magica per un effetto speciale: la Nascita di
un Bambino molto speciale.
- Per esempio?
Per esempio la Nascita del Sole. Quel Bambino deve nascere ogni anno, affinché giri il
Maneggio del Tempo.
- Ex voto e regalo di Natale ?
Esatto, ma a quel tempo, in quel Tempo Circolare, la Culla aspettava ogni anno il ritorno
della Bambina, per i motivi che vedremo.
Non sarà una sorpresa per le numerose bambine che, come Beba, hanno pianto perché ogni
anno nella Culla c’era sempre un Bambino. Non è giusto! Allora mamma Chiara aveva inventato
la Culla per Bambino & Bambina. Una rivoluzione modesta, silenziosa, cosmica. (B)
Grazia a Dio & Dea, mamma Chiara e Beba non sono finite sul rogo.
- Non ancora!
Possono stare relativamente tranquille, essendo personaggi di un romanzo.
- L’autore invece no!
Albert Gianna è al sicuro; lui o lei si nasconde. L’autore dei presenti appunti si sente al
sicuro al 90%.
- E per il restante 10%?

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Molto prima che il gallo canti tre volte, rinnegherà ogni paragrafo, ogni linea scritta qui e
brucerà personalmente il manoscritto, a cuor leggero.
- Ne ha una copia salvaguardata in luogo sicuro?
Ovvio, ma anche perché ha già visto il film. Il Martirio è una gran bella cosa, ed è pure
divertente, ma solo dopo che un’idea abbia vissuto e si sia sviluppata grazie a codardi
come lui.

Mito-Logica & Magia-Logica


Iniziamo da qualche fatto inconfutabile. In campagna, la gente sa che le uova hanno
bisogno del calore della loro mamma. Ne ha bisogno anche la Sole, poverina.
Una Uova Sole è portata al Tempio quando Lei ha bisogno di scaldarsi, dove “Lei”
significa Una Uova Sole & Una Comunità di Donne. La Sole si riscalda a partire della
primavera, fiorisce pienamente in estate poi si raffredda quindi torna in Seno al Tempio,
in autunno, per passarvi una buona notte. La Sole d’inverno sarà in piena forma quando
si sveglierà e partirà a fare un nuovo giro sull’Allegro Maneggio del Tempo.
- Lo può dimostrare?
Ma certo. La prova, la dimostrazione che ciascuno può verificare con una osservazione
scientifica sperimentale, si esprime in tre parole: funziona - ogni - volta.
E per aiutare la Tempo a girare come un orologio svizzero, non c’è niente come un buon
vecchio Ballo in Cerchio della Comunità. La Vita scorre eternamente in Cerchio; lo
sanno tutti.
Questa Magia funziona anche nei tempi moderni. I Balli in Cerchio e i Cerchi Magici
sono ancora molto vivaci in molte occasioni. Solo un pasticciere pasticcione e senza
cuore sarebbe capace di fare una Torta di Compleanno quadrata! Sulla Grande Torta di
Compleanno del Sole, ogni candela è un Piccolo Sole che bisogna spegnere d’un soffio
affinché il Sole Nuovo possa nascere.
I bambini ballano la loro Magia Circolare alla fiera del paese, sul Maneggio del Tempo
Meccanico. Questa macchina fantastica e i suoi effetti su chi la cavalca meriterebbe un
intero capitolo nel contesto che ci occupa.

Grazie all’energia magica accumulata con tutte quelle danze in cerchio, siamo pronti a
studiare la Mito-Logica & Magia-Logica. Oppure, se preferite, la Musica del Ballo in
Cerchio.
- Che dire delle due lastre di pietra colpite dal sole ai solstizi di primavera ed autunno?
Le studieremo per capire meglio il funzionamento della Magia della Vita, nel prossimo
capitolo, a proposito di due piccoli errori fatti nella ricostruzione di quel tempio.
- Ma non potremmo concludere che il terzo tempio di Mnajdra è un osservatorio solare come
Stonehenge?
Assolutamente no, ovviamente. Si tratta di un tempio come gli altri due, ma costruito
con più dettagli nella Rappresentazione & Creazione di Una Cosa che noi Rappresentiamo &
Creiamo divisa perché siamo moderni. (1)
Le due costruzioni megalitiche a destra sulla foto furono edificate per rappresentare
Donna & Tempio. Il terzo monumento è più completo: Donna & Tempio & Sole &
Cicli di Luce & Cicli di Fertilità, & Uovo-Sole...
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I templi di Mnajdra e Stonehenge ci mostrano le diverse tappe evolutive di società
agricole simili, in climi diversi.
Un osservatorio solare? Se le categorie moderne potessero applicarsi ad una realtà del
Neolitico, uno studente di fisica direbbe che Mnajdra è una centrale energetica
autofertilizzante senza rischio per la popolazione. Un biologo potrebbe descrivere la magia
del Neolitico come autogamia simbolica: un termine Scientifico & Umanistico. Ne
preferiamo un altro: Laboratorio d’Arte & Magie della Donna, simile a due tra i più
antichi Laboratori della Donna: quello della Vasaia, e quello della Cuoca. (2, 3)
Segnaliamo che al Neolitico, Umanismo si diceva Femminismo. Non è l’equivalente,
tutt’altro, del termine moderno che sentiamo in TV. Oggi, le donne di Mnajdra sono
numerose ma non sono considerate degne del proscenio.
Possiamo forse dire che in quel Tempo Circolare, il Sole non era il Padre ma il Figlio
della Madre? O che un Sole femmina era la Figlia della Madre? Niente di tutto questo.
Lei era Una : Donna & Madre & Sole & Figlia & Figlio & Tempo & Spazio... Poi iniziò
un lento processo, visibile negli oggetti delle diverse epoche. “Lei” diventò legione. In
Egitto, ogni Dea era Dio e viceversa. Poi ci fu la divisione per genere. E così via. Le
nostre scienze moderne continuano così e si sviluppano, dividendo all’infinito.
Accumulano miliardi d’analisi – o divisioni ed esami delle parti – e un numero insufficiente
di sintesi utili. Ciò rende difficile comprendere come eravamo, ma non è impossibile.
Dopo tante divisioni, il ruolo dell’umanismo - del Femminismo - è di riunire. Ci aiuterebbe
a capire chi siamo ovviamente, e quanto sta succedendo, perché non è cosi diverso di
quanto è successo dal vero principio dei tempi, quando l’umanità era Femminità.

Rallentare: lavori Mito-Magici in corso.


Rappresentare la relazione Sole-Donna nella struttura stessa di un tempio è l’equivalente
magico di creare tale relazione & i suoi componenti. Il procedimento vale per una
qualsiasi altra ‘realtà’. Rappresentare & Creare è un'unica azione magica. Quell’atto è la
Magia & la Magia è quell’atto.
Si dice a volte che l’Arte abbia un obiettivo: l’Armonia. Armonia viene da un verbo
medicale greco che riguarda le fratture: armonizzare significa unire quanto sia stato
separato. Il risultato è una composizione. Comporre significa Armonizzare, portare
l’Unione perduta, ricomporre la frattura in un Essere, una Società o nell’Universo.
Gli arabi furono molto influenzati dai greci; li riunirono ai cristiani d’Europa che
avevano dimenticato la Grecia classica per secoli. In arabo, l’equivalente di armonia è
algebra, l’arte di restaurare l’unità di un osso rotto: i due termini di una equazione. Le
scienze allora non erano state divise. La restaurazione dell’Unità è l’essenza del
Monoteismo: un tipo di religione che si potrebbe considerare una forma superiore di
Algebra, in quelle rare occasioni in cui i matematici delle tre scuole principali si mettono
d’accordo su una regola comune: un teo-rema.

Rappresentare & Creare l’Armonia del Sole & Donna & Madre in un Tempio è una
Magia. Oppure è un’Arte. In effetti, Arte è solo una parola per dire Magia, e viceversa.
Arte, artigianato, magia, mestiere, professione... Tutti si Rappresentano & Creano per mezzo
di un dialetto specifico chiamato linguaggio tecnico. Ogni linguaggio tecnico è più o meno
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segreto; ogni Tecnico si nasconde nel proprio dialetto, per motivi buoni o cattivi. Ci si
chiede a volte quale sia la differenza tra Magia Nera e Dialetto da Tribunale. (6)
Ma ci sono anche numerosi esempi di Magia Bianca. Per esempio, il Vaso è la
Rappresentazione & Creazione di una donna: la Vasaia. Il suo Vaso esprime il suo Verbo;
è la prima Sacra Scrittura.

La fabbricazione del Vaso era un rito mensile. Il suo ciclo è ben descritto dalla frase
Polvere alla polvere che esisteva prima dei tempi biblici, non formulata ma viva nel rito
originario della Vasaia, quando il Vaso non era cotto. Dobbiamo descriverlo al presente
atemporale; è il Tempo della Magia nel ciclo mensile come nel ciclo annuale.
La Vasaia , fatta di Acqua & Polvere, dà la Sua propria forma a Polvere & Acqua. Il Vaso vive la
Sua estate, poi si scioglie alle piogge d’autunno. Lei torna alla polvere dove dorme ma alla Sua
primavera mensile riprende il Suo ciclo.
Polvere alla polvere... Poi una rivoluzione tecnologica fu un cataclisma: il Fuoco.
Cotto, il Vaso diventò più “forte” ma si ruppe in cocci che non potevano rinascere nell’
acqua. Fine del Ciclo? Impossibile!
Una nuova fase & frase fu aggiunta alla formula magica: Ceneri alle ceneri; polvere alla polvere.
Il Vaso rotto fu macinato in una sabbia d’ossa che fu aggiunta alla polvere, affinché il
Ciclo della Vita fosse rispettato, affinché la Vita potesse rinascere dalla vita immobile.
Ceneri alle ceneri, polvere alla polvere. Ma la Morte non esisteva.
Negare & Eliminare, è una Magia comune, allora come adesso. Oppure è un Arte, o un
mestiere: Avvocato, per esempio, o Giudice.
Pochi vasai moderni aggiungono ancora terracotta macinata o altre sabbie alla loro
argilla; gli altri la comprano già mescolata. Non è più un’esigenza vitale della loro arte
sapere Perché & Come & Quando & Chi crea & si crea in quella Magia. Hanno un termine
tecnico per la sabbia di scheletro. Si pronuncia sciamot ma si scrive in francese: chamotte. Il
Verbo Tecnico trasmette l’arte magica & la nasconde agli occhi indiscreti. Ma a forza di
nascondere si dimentica Perché & Chi &... (2, 3)
♫ You may trod me down to the very dirt, still like dust I’ll rise (dal poema I’ll rise
di Maya Angelou, messo in musica e cantato da Ben Harper.)
Potete calpestarmi nel fango, come la polvere risorgerò.
La sabbia di scheletro ha una funzione tecnica & magica durante l’essiccazione e la cottura
del vaso. La chamotte potrebbe raccontare una storia di resilienza: un concetto emerso di
recente da un passato remoto.
Resilienza non significa resistenza. Significa diventare più forti ogni volta che si torna
polvere & si resuscita. Come nel ciclo di Mnajdra. Come nel ciclo della Vasaia.
Fuoco & Resilienza... come in un altro rito. Il ferro diventa più forte se lo si riscalda
finché diventa incandescente come il Sole; allora si batte a più non posso e si raffredda
brutalmente in Acqua o in Olio, poi si ricomincia. Sottomesso ad un tale supplizio, un
vaso di coccio si sbriciola; un’anima di ferro opaco si trasforma in acciaio lucente... per il
Bene, per il Male, o per il peggio.
♫ A lu tiempo d''a disperazione
Masaniello se veste 'a lione. (Roberto De Simone - O cunto 'e Masaniello)

47
Serenamente, il Vaso e il Tempio di Mnajdra operano la stessa Magia, lungo due cicli
periodici: il ciclo della Luna per il Vaso che si deve realizzare ogni mese, il ciclo del Sole
per il Tempio che funziona su base annuale.
Il Vaso e il Tempio Rappresentano & Creano la Vita della Donna che crea la Vita in Sé
Stessa e attorno a Sé.
Rappresentare & Creare è La Formula dei lavori Mito-Magici in corso da sempre. La
formula funziona ancora ai giorni nostri, tutti i giorni, ovunque e in nuovi non-luoghi:
sta nuotando nei canali TV e surfando sul Web.
Rappresentare & Creare è il processo magico all’origine della Vita Umana. Trattasi di un
segreto che non andrebbe rivelato. Può essere detto solo in parole ermetiche, ma le
parole degli Dei sono tradotte da ermeneuti sempre più numerosi... quindi l’autore non
sarà l’unico a mettersi nei guai. Prega Dea di avere pietà.
- Eh! È sbagliato. Noi preghiamo Dio, altri pregano la dea, o una dea.
- Certo che è sbagliato, o è un punto di vista. Ma essendo un’opinione diversa dalla sua, l’aiuta a
vedere che la Grammatica è una magia teologica: produce realtà divine o diaboliche con parole.

Grazie alla Sacra Magia, tutto è sacro.


Certi oggetti sono più sacri di altri.
Le parole sono particolarmente sacre.
Certe parole sono così sacre che non si possono pronunciare.
In modo generale, ogni parola non “rappresenta” una cosa; “è” la cosa stessa.
Ogni parola è sacra perché Rappresenta & Crea.
Ciò è già stato detto con parole più ermetiche da Giovanni l’Evangelista:
«In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio.»

A Mnajdra, la magia funziona nello stesso modo. La stessa magia compenetra le nostre
vite. Una persona può arrossire, ed essere felice, e fiera, oppure può mettersi a piangere,
svenire, diventare pazza ed uccidere, perché un’altra persona ha mormorato o gridato
una sola parola.
Non dobbiamo andare oltre perché ci stiamo avvicinando ad un promontorio
pericoloso. Altrove lo chiamiamo Il Salto di Icaro.

48
L’Arte è Magia
Il sogno ad occhi aperti che segue ci fa capire meglio come “funziona” il tempio.
Suggerirà correzioni (non urgenti) ai due piccoli errori commessi durante la ricostruzione
del terzo tempio di Mnajdra.

«Il Fiore-Sole non ha bisogno del seme di nessuno per riprodurre Sé Stessa.
Per diventare Madre di fiori-Sole, il Fiore-Sole ha bisogno solo
della propria Luce Solare.
Il Fiore-Sole non insegue il Sole, come diranno più tardi i
Patriarchi.
Il Fiore-Sole è il Sole.

Ogni mattina il Fiore-Sole si risveglia, alza la Testa e Si


contempla nel proprio Specchio Magico.
Poi il suo alter ego Ape raccoglie il proprio Miele.

Infine, stanca ma felice, si abbandona al solletico di una farfalla...


Farfalle, calabroni e fuchi sono inutili, ma sono così belli e così divertenti!
La loro compagnia è un vero piacere.
Il piacere del Fiore-Sole è il piacere della Donna di Mnajdra.»

Speriamo che qualche botanico non ci fucili col nome latino della margherita, che non è
il girasole importato più tardi dall’America.
Speriamo che il nostro sogno ad occhi aperti sulla magia del Fiore-Sole e le note che
seguono non siano utilizzate a favore o contro le nuove tecniche di riproduzione umana.
Speriamo che non diventino chiacchiericcio pseudo femminista.
Speriamo che nessuna educazione sessuale “poetica” spieghi ai bambini che Il Sole è il
maschio che fornisce il seme... o lo neghi banalmente.

I sogni ad occhi aperti non si spiegano, si sentono, come molte illusioni sparse dalla scuola, la
TV e lo smartphone. Certe spiegazioni razionali sono sensazioni.
In modi diversi a diverse età, le nostre note – forma & contenuto – possono costituire
un primo passo verso una scuola metadisciplinare: Architettura & Filosofia & Cucina &
Etnologia & Matematica & Sociologia & Ceramica & Psicologia & Ballo &... (1)
Infiniti esempi indicherebbero che è l’unico modo serio di organizzare Ricerca &
Sviluppo in un qualsiasi campo e ad ogni livello, o di studiare, per esempio, una società
diversa dalla nostra.
Una civiltà veramente diversa è uno Specchio Magico nel quale scoprire, finalmente, la
nostra.

49
Due piccoli errori

La tavola di pietra a sinistra è coperta di


buchi; un pizzo riveste la tavola di destra
e le altre pietre.
I buchi sono stati traforati in linee
parallele; il pizzo, scolpito a spirale,
evoca un nido d’api selvatiche e i semi di
una margherita.
I buchi a sinistra sono troppo diversi.
La tavola di pietra di sinistra è un falso.
La falsificazione potrebbe essere l’opera
di un restauratore pieno di buone
intenzioni, come tanti altri nel corso dei
secoli, oppure quella dei Restauratori
della Magia Perduta: i Druidi New Age di
Stonehenge.
L’errore ci fa capire prima “la logica della visione” di semi e nidi d’api nata da una pietra
scolpita e una margherita, poi come il tempio “funziona”.
Quel pizzo di pietra non “significa” semi e api: “è” Semi & Api.
Ogni studente di primo anno di Linguistica ha sentito parlare di Ferdinand de Saussure.
Il fondatore dalla semiologia si è occupato anche lui di semi, dal greco per segni. Ha
definito ciò che è un segno (es. buco-seme): un significante (buco) & un significato (seme).
È vero nella nostra civiltà, nella nostra magia di parole.
I buchi-semi di Mnajdra non sono segni. In questo caso, la magia di Mnajdra è (un po’)
diversa dalla nostra. Come vedremo, i buchi sono semi & la testimonianza viva del
periodo nel quale bisogna seppellire i semi affinché vivano, germoglino e crescano.
Un etnologo, separando di nuovo significante da significato, potrebbe vedere nella pietra
scolpita una rappresentazione della Ninfa Seme: una Dea minore.
- Perché Dea e non Dio minore?
L’etnologo sente giustamente che, in questo contesto, seme è femminile. Ma di nuovo, a
Mnajdra, non c’è divisione : Pietra & Nido & Seme & Spirale & Vita & Ape & Dea è
“Una”, e non c’è alcuna divinità minore. Non ancora.
50
Al solstizio d’estate, in giugno, una tavola di pietra è colpita dal Sole: si capisce dai Semi-
Sole di cui è coperta.
Al solstizio d’inverno, in dicembre, un Sole stanco raggiunge l’altra tavola di pietra che è
liscia, o meglio che era liscia quando fu commesso il primo piccolo sbaglio. Quella
superficie liscia non significa qualcosa; è qualcosa.
Il silenzio è una nota di musica. La musica non è un arte magica qualsiasi; la Musica è La
Magia, che compenetra tutte le magie. Si trova al cuore della magia di tutti i templi, in
particolare con quella nota così speciale: Silenzio.
Liscio è il tempo del Terzo Movimento, nella Sinfonia di Mnajdra.
Nel muro esterno di un casetta azzurra sull’Etna, c’è una minuscola edicola votiva. Come
le altre, evoca una piccola grotta. Una targhetta in bronzo indica nome e periodo.
Nostra Signora dell’Assenza. 21esimo s.
L’edicola non è vuota. È piena di silenzio, e di luce. È il Silenzio. È Silenzio & Luce.
I Romani mettevano immagini e figurine degli antenati nell’Edicola, la Piccola Casa.
I cristiani continuarono la tradizione, con immagini e figurine della loro religione. Oggi,
una Edicola contiene spesso la statuetta di una Madonna, con una candela che brucia la
sua eternità elettrica. Una mano pia aggiunge sempre un fior di plastica. Un fiore è
importante, anche se non si sa più cosa “rappresenti”, chi “restituisca al presente eterno”, cosa
Il Fiore racconti a proposito di Tempo e del suo contrario: l’Eternità.
Un fiore di plastica è meglio di niente? Forse. Ma non di quel Niente che abita in una
nicchia nel muro di una casetta blu, sull’Etna.
Prima conclusione. Chi ha perforato la tavola di pietra a sinistra non sapeva cosa stava
facendo, quindi dobbiamo perdonarlo. Il suo errore è facilmente rimediabile con uno
stucco appropriato che imiti la pietra.
Seconda conclusione, opposta. La tavola d’inverno non era liscia ma carica dei semi
dell’inverno: il grano.
- E i buchi falsi?
- Sono un capolavoro del restauratore con trapano elettrico.
- Scusi sa, ma non potrebbe scegliere tra due conclusioni contrapposte?!
- Non ci penso nemmeno. A me piacciono entrambi.

Secondo piccolo problema


Al solstizio d’estate, il Sole colpisce a sinistra della “seconda porta”. Dunque, la tavola di
pietra coperta di Semi-Sole (autentici), che si trova ora a destra, avrebbe dovuto essere
sistemata a sinistra. Mnajdra suscita tali emozioni che chiunque avrebbe fatto lo stesso
errore, facilmente rimediabile con una buona gru.
Ma se teniamo la seconda conclusione, le due tavole erano coperte di semi. Allora, i soldi
risparmiati per la gru pagheranno un falsario capace d’imitare gli alveoli di cera d’api
disposti in spirale.
I turisti sarebbero invogliati a leggere spiegazioni ed ipotesi sul Linguaggio del Tempio
con due etichette intriganti, sulle pietre di sinistra e di destra: «Tavola dei Semi-Sole
d’Estate» e «Tavola del Sole d’inverno: liscia o gasata?»
S’impara di più dal sorriso di un insegnante che propone buone domande che dalla
faccia triste di un saputello.
51
Un passo in più, un po’ più difficile, per un gruppo di studenti.
Qualcuno tra di voi avrà sentito parlare di sistemica, di pensiero sistemico. Quasi tutti
hanno sentito parlare di olismo, di approccio olistico, in medicina e in altri campi. Queste
“religioni”, divise in sette, spiegano come funziona la buona magia e perché la nostra
pessima magia in molti casi non funziona. Dividiamo, poi tentiamo di vedere come le
parti interagiscono, inventiamo un concetto come retroazione secondo il quale ciò che
succede ora influenza ciò che è successo prima. Tutto ciò sembra non avere alcun senso
perché siamo bloccati dal nostro Tempo lineare, incollato sulla nostra linea del Tempo
come mosche su un nastro adesivo.
Nel Tempio di Mnajdra, il Tempo è circolare. Potremmo chiamarlo Non-Tempo; regna in
tutti i templi. Uno studente sta dormendo in fondo all’aula; sogna forse il Filo che
attraversa Tempo – Tempio come un trattino di Unione? Se il suo volo lo riporta tra di
noi, dovrebbe leggere la voce dedicata a Mercurio, il Dio Ermes dei latini, nel Piccolo
lessico mitologico di Beba.
«“TEM”, la divisione che Mercurio tenta di ricucire, forma la radice di “Tempio” ma anche di
“Tempo” che esiste solo se diviso in giorni, ore... L’Eternità non si divide. L’Eternità non ha nulla a
che vedere col Tempo.» (B)
Se troviamo che la magia di Mnajdra è difficile da capire, è per colpa nostra. Non
riusciamo a unire quello che abbiamo diviso. Abbiamo iniziato da bambini, smontando
bei giocattoli che non eravamo più capaci di rimontare.
Per capire cosa succede veramente, dobbiamo tentare di percepire un fenomeno globale
per mezzo di una visione istantanea. Solo dopo, possiamo tentare di spiegare a noi-stessi e
ad altri. Nelle presenti note, spieghiamo spesso in modalità sogno ad occhi aperti, per
comunicare diversi aspetti del fenomeno a diversi aspetti di noi-stessi: razionale,
emozionale, cosciente, incosciente, ecc. Una comunicazione multilivelli tenta di ottenere una
miglior com-prensione, un maggior assorbimento di nuove informazioni che cambierà la nostra
Conoscenza & Essere, e quella di altri. In questo sforzo, usiamo spesso il segno &. (B, 1)
& ri-unisce quanto è stato smontato, & restaura l’Armonia, ma è difficile da spiegare
perché il linguaggio non poetico tende a dividere un tutto in parole, frasi...
Proviamo con un esempio.

Non è corretto dire che la Tavola dei Semi-Sole d’Estate dev’essere messa là dove batte il sole
perché i semi hanno bisogno del calore del sole. La linea sulla quale sono scritte queste parole è
un limite al loro potere magico. Se accettiamo di farci intrappolare in quella linea, non
riusciremo a leggere tutta la storia.
- Ma A causa B, e B è l’effetto di A, e così via su una linea: A,B,C,D... È la realtà!
Non esiste niente che si possa definire ‘la realtà’. Un’altra visione è all’origine della causalità
lineare A,B,C,D Non molto tempo fa, abbiamo acquisito il pensiero lineare da Aristotele, e
siamo diventati Esseri diversi. Il Maestro di Aristotele, Platone, e il Maestro di Platone,
Socrate, e la Maestra di Socrate, Diotima di Mantinea, pensavano diversamente & erano Esseri
diversi. La causalità lineare di Aristotele non si applica a Mnajdra, né in tanti altri luoghi...
per esempio in noi stessi. Numerosi scienziati lo hanno detto prima. Certi sono chiamati
scienziati postmoderni. La loro forma di pensiero esisteva prima dei tempi moderni ed
esiste ancora oggi ma la usiamo solo nella nostra vita privata, senza averne coscienza
52
purtroppo. (1) Se la filosofia di Diotima & Socrate fosse studiata a scuola insieme a
Fisica & Matematica, i nostri figli diventerebbero migliori di noi e potrebbero preparare
un mondo migliore. Ovviamente, la filosofia dovrebbe cessare di essere quel vano
esercizio mentale insegnato in vane accademie. Dovrebbe recuperare il suo statuto
originario di scienza bio-logica: una scienza della Vita, che andrebbe insegnata insieme ad
altre, relative alle necessità vitali del quotidiano: la pulizia, una buona alimentazione, le
basi di una relazione tra i generi che non sia limitata all’educazione sessuale, ecc.
- Ma questo è il lavoro di una madre!
Socrate era anche una Madre. Un Papa a detto così di Dio il Padre, poco tempo fa, e gli
hanno fatto fare la fine di Socrate. L’abbiamo già detto? Quando un messaggio è spedito
due volte, ha maggior possibilità d’arrivare a destinazione.
- Ciò è falso! La morte di quel Papa è stata naturale.
- Pensiamo che sia vero.
- Lei crede che sia vero!
- Cosa vuole, bisogna pur credere in qualcosa di cui non si sa niente, se risulta utile per un bene
supremo. Su questo punto almeno dovremmo essere d’accordo, no?

Abbiamo unito Essere & Conoscenza. Ancora una volta, dobbiamo affrontare la questione
ontologica & epistemologica che porta a cambiamenti onto-epistemologici. Sì, suona malissimo,
ma il termine risulta utile in certe occasioni. In una conferenza per esempio, si potrebbe
segnalare che Mnajdra offre la testimonianza fisica di una fondamentale differenza onto-
epistemologica tra... chi? Tra la nostra civiltà e la loro? Sulla Grande Spirale del Gioco
dell’Oca del Tempo, le civilizzazioni non sono racchiuse in caselle. Noi siamo uniti a
Mnajdra, benché Lei non sia unita a noi. Abbiamo mantenuto una parte del suo Essere &
Conoscenza, e l’abbiamo unito ad altri Essere & Conoscenza che si sono sviluppati nel corso
dei secoli. Oggi, siamo Loro & Noi.
Siamo diversi da Mnajdra in un aspetto fondamentale: pensiamo che cause & effetti non
siano Uno bensì separati in cause ed effetti dentro le caselle del gioco dell’oca. Viviamo
lungo la spirale di questo Tempo lineare, saltando di casella in casella. Siamo & Conosciamo
quel non-sistema lineare soltanto. Nel nostro Gioco dell’Oca, la Spirale di Caselle Chiuse
forma un labirinto angoscioso... o almeno lo pensiamo. Quel labirinto esiste perché lo pensiamo
con parole. Quel labirinto è frutto delle parole che pensiamo. Questa è Magia Nera.
Siamo incastrati in quel non-sistema lineare quando perdiamo il contatto con la nostra
interiorità. Una tale divisione avviene nella vita professionale, quando ci occupiamo di
oggetti esterni a noi stessi. Succede meno nella vita privata, a casa dove la Vita è molto
diversa, ancora collegata in qualche modo a Mnajdra. Ritrovare il cammino di Casa è un
altro viaggio tipico, in questa civilizzazione del Patriarca. La Casalinga Eterna, la Signora
della Casa, tornerà un giorno, come Diotima La Maestra. Abbiamo un bisogno urgente
della Sua forma mentis per risolvere problemi complessi. (1)
In certi contesti, come un tempio o un essere umano, non ci sono cause che generino
effetti lungo la linea del tempo. In tali luoghi fuori dal tempo, vige una diversa illusione,
con le sue regole, i suoi vantaggi e i suoi limiti.
Mnajdra rappresenta un fenomeno relativamente semplice, ma è difficile da esprimere
nel nostro linguaggio lineare. In generale, viene raccontato con altri linguaggi.

53
L’etimologia di poesia ce lo ricorda: la poesia Racconta & Crea, quando è buona poesia. La
musica è magica, quando è buona. Quando la musica è sincera, la danza non mente.
Ma quando i musicisti si prendono per degli Dei, la musica perde contatto con la Terra e
diventa soltanto Celeste.
Oggi, i musici hanno dimenticato che le Suite di Bach erano danze; un Maestro guidava
Il Ballo: Allemanda! Corrente! Sarabanda!... Nei templi moderni il popolo ascolta seduto, o
in ginocchio. In piedi, se si alza, trattiene uno sbadiglio.

Malgrado le nostre gambe paralizzate e le nostre orecchie sporche, tentiamo di Ascoltare


& Ballare la Poesia & Musica di Mnajdra.
In estate, la Seme esiste in quanto tale quando la Sole La tocca & la Sole esiste in quanto
tale quando la Seme La tocca. Sole, Seme, sono entrambi femminili in quanto sono Una
con La Donna. La Vita della Seme tocca la Sole & la Vita della Sole tocca la Seme.
In inverno, la sole tocca la pietra sterile & la pietra sterile tocca la sole sterile.
Un solo fenomeno globale – Fertilità & non-fertilità – ripete il suo Essere in un tempio o
in un circo, lungo un cerchio, un anello che chiamiamo un anno solare. Un altro fenomeno
globale – Fertilità & non-fertilità – ripete il suo Essere su un circolo, un tondo ovale come
un uovo che chiamiamo un mese lunare. Lei & Tempio lo sa meglio di noi perché Lei non
usa parole per la Sua Magia, ma la Musica del Suo proprio Tempio intimo.
- Ma cosa dice?! Tempio, Circo, Anello, Cerchio, Circolo, Tondo, Ovale, Uovo, Tamburello, sono
tutte parole maschili.
- Ora che mi ci fa pensare...
- Un tempio greco è un rettangolo, e persino un “ring” di pugilato – “anello” in inglese – è
quadrato!
- Giusto. Dio sa come sia potuto succedere.
- Forse i templi circolare sono diventati rettangoli quando i muri di pietre quadrate hanno iniziato
a sostituire i Muri-Fiore?
- Bravo! Non ci avrei mai pensato. Lei è portato per quel gioco. Non male, per un maschietto.
In un Tempio della Fertilità dove una Tavola di Pietra canta i Semi, una Pietra Liscia
sussurra il poema eterno, il disegno archetipale, la musica silenziosa della vita immobile.
La nostra idea, la nostra illusione di morte è un’altra storia, una favole ben diversa.
L’Arte è Magia Vitale.
- Elementare, mio caro Watson. Tutto era scritto sulle Due Tavole della Legge di Mnajdra. Ha
notato che altre religioni hanno mantenuto l’abitudine di scrivere La Legge su tavole di pietra?
Lei è andato al Tempio della Scuola Elementare, quindi dovrebbe ricordare. La Legge Magica
era scritta sfregando una piccola pietra bianca su La Grande Tavola di Pietra Nera: la
lavagna. Per ripetere la Magia, aveva una Tavoletta della Legge: ricorda la sua lavagnetta col
gessetto? Oggi La Legge Magica appare su un’altra Tavoletta, di plastica purtroppo, non di
cioccolato.

Tentiamo una formulazione più generale. Potrebbe essere utile in casi simili, e in altri
contesti.
A proposito di una funzione razionale supposta, è stato detto che Mnajdra indica il buon
momento per la semina. Quel tempio sarebbe un orologio a cucù maltese?

54
Di nuovo, non possiamo accettare una tale formulazione. L’approccio razionale offre
solo una parte della storia, e una parte non ha nulla a che vedere con il Tutto.
A proposito di domande del tipo: cosa “è” Mnajdra?», si potrebbe tentare di raccontare
tutta la storia utilizzando una modalità scientifica & umanistica: un concetto unico, che
riguarda una questione razionale & magica. (6)
La terminologia è problematica, quando si affronta la questione onto-epistemologica.
Ecco quindi una formula chiara: “essere & sapere & fare” è Un Verbo.
Riformuliamo quindi la nostra domanda su Mnajdra: Cosa è & cosa sa & cosa fa
Mnajdra, il Tempio-Donna?
Un essere umano non “conosce” soltanto, lui o lei non è uno o una “intellettuale”
soltanto. Pensare che la conoscenza umana sia solo nell’intelletto non è un’illusione in
più: è il Peccato Mortale generato dal Diavolo Dualistico che ha diviso corpo & intelletto.
La Bestia Immonda è il Signore della Scuola. (1)

Tuttavia, come disse Montaigne, «Vale più una testa ben fatta che una testa ben piena.»
Quindi la forma della testa conta... ♫ but that’s not the shape of my heart. Non è la forma del
mio cuore. Certe parole e certe musiche sono molto significative, ma parole & musica –
qualcuno dice canzone – può significare più di un trattato di filosofia, e portare il conforto
di una religione perduta. La frase musicale citata è tratta da una di queste “canzoni”. Ma
la magia non funziona ogni volta, per ogni persona. Bisogna essere in due per ballare il
tango... Quando funziona, ‘Io’ divento ‘Una’ Canzone & Io. Pura Magia.
Un passero lo cantava a Parigi : ♫ Padam Padam... In argot, passero si dice piaf. Questo
passero si chiamava Edith Piaf. Insegnava Ontologia alla Sorbonne.

Alcuni trascinano il loro Essere lungo una Linea appiccicosa. Altri ballano liberamente su
un Anello. Quelli che svolazzano su una Tela non devono essere chiamati artisti, termine
usato da troppi inverni sarcastici per negare la Primavera. Certi Esseri Misteriosi hanno la
forma di un tessuto leggero, profumato, magico... Vengono spediti, a milioni, in un
luogo pieno di Mostri e Dee. Spariscono, inghiottiti nelle nostre scuole.
Qualcuno risuscita in una primavera tardiva, svegliato da una delle Passanti di Brassens &
Pol, tradotta e cantata da De Andrè. Quando la ricorda la chiama il suo Angelo.

A volte, si rappresenta un sistema con una tela di ragno o una rete di pescatore. Sembra
che i suoi elementi (ma è assurdo parlare degli elementi di un sistema!) interagiscano & si
cambino a vicenda costantemente. Se ci si pensa, viene il mal di testa. Non bisogna
pensarci. Scegliete una forma di arte che vi piaccia – ballo, musica, maglia, poesia, cucina,
pittura, ceramica, matematica... — e lasciatevi trascinare via. Dormite. Quando vi
sveglierete, saprete & sarete un'altra persona. Sarete in ottima forma.
Certe parole, certi pezzi di musica, di filosofia, di religione, furono ritagliati da un Corpo
Vivo per farli inghiottire ai pappagalli, affinché ingrassassero e perdessero la voglia di
volare.
Quando l’Arte è Integra, l’Arte è Vita, l’Arte è Magia.
La comprensione autentica può essere istantanea o può prendere tempo, ma è sempre una
metamorfosi.
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Come ogni metamorfosi, la comprensione autentica porta dolore & beatitudine.

Siamo quello che sappiamo & sentiamo per noi stessi & per gli altri.
Assumiamo la forma della nostra conoscenza & cuore.
Possiamo cambiare, in meglio.
Cambiare in meglio è più facile se non sappiamo. E quando pensiamo di sapere,
dobbiamo fare uno sforzo per dimenticare & pretendere che non sappiamo.
L’ignoranza è una conquista preziosa.
L’ignoranza è il Seme Magico del nuovo Sapere & Essere.
Non sapendo, ci si sveglia ogni mattina con organi nuovi: occhi & mani & pancia &...
Non avere saputo niente su Mnajdra e quasi niente sulla Grecia e su Delfi ha costituito
un aiuto formidabile per l’autore di queste note di viaggio. Tuttavia, aveva un ingiusto
vantaggio sull’Accademia: da anni, si era sbarazzato dalle costrizioni della scolarità &
aveva riscoperto la forma mentis della Donna del Focolare Eterno: La Casalinga. (1)
Considerando che questo testo dovrebbe mettere ogni lettore in condizione di sapere, le
considerazioni precedenti potrebbero sembrare enigmatiche per un lettore in particolare.
Quel lettore è sulla buona strada. Troverà gran conforto leggendo i Saggi di Michel de
Montaigne, il Socrate del Rinascimento. Il suo motto era «Que sais-je ?»: Cosa so?
Montaigne era un guascone; siamo quindi sicuri che Michel pronunciava il suo motto
aggiungendo un punto esclamativo, e una parolaccia.

Comunque sia, gli enigmi fanno bene alla salute. Ci aiutano a capire che non abbiamo la
forma di un interruttore elettrico: acceso/spento, sì/no, buono/cattivo...

Abbiamo molte posizioni tra cui Acceso & Spento, Sì & No, Buono & Cattivo, ecc.
Possiamo cambiare. Cambiamo spesso, a volte non cambiamo, come ogni bambino che
va al Tempio della Scuola, come ogni essere umano nel Grande Tempio, dal Principio di
Tempi & Templi.

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Altri Templi, stesso Tempo Circolare.
Tomba a cerchio A. Tomba a cerchio B. Sepolcro di Clitemnestra. (Micene)
Preferiamo chiamarli monumenti. Nei tre casi abbiamo un corridoio, che giunge ad una porta
dalla quale si accede ad un area circolare, coperta da una cupola. Abbiamo notato le stesse
caratteristiche in templi costruiti 20 secoli prima, o più. A Micene, si chiamano tombe o
sepolcri perché vi sono state trovate delle sepolture. Sembra logico, benché non ci farebbe
piacere se i visitatori chiamassero tombe le nostre cattedrali gotiche perché ci trovano
dozzine di sepolture. Possiamo ipotizzare che dei Visitatori dell’Età del Bronzo
colonizzarono la Grecia e costruirono cattedrali per farne i loro cimiteri? Più
probabilmente, dei visitatori meno civilizzati colonizzarono Micene, non molto tempo
fa. Accecati dai riflessi dell’oro che trovarono in una tomba, non si sono ancora ripresi.
- Ma perché seppellire una persona importante in una cattedrale?
- È scritto nel Tempio di Mnajdra. Se non sa leggere il linguaggio dei Semi, provi l’Epistola ai
Romani, di San Paolo. Ispirò il poema di Dylan Thomas: «And Death shall have no
dominion», «E la Morte non regnerà più», forse perché la lettera evoca una metamorfosi, un
cambiamento nel modo di pensare: ‘metanoia’, nel greco di Paolo.
Cavità e pietra tonda. Per qualcuno, è il sepolcro di Cristo.
Cercavamo una spiegazione all’incredibile svista dell’archeologia
accademica che chiama un tempio “tomba a cerchio”; l’abbiamo
trovata in questo esempio di archeologia religiosa. Qui, una fede
zoppa offre la sua stampella a certi testi religiosi; viceversa, altrove,
certi testi accademici piegano l’evidenza alla loro incrollabile fede.
Göbekli Tepe (Turchia)
Una scoperta recente (1995) ha permesso di fare
questo disegno. (C)
Rappresenta un tempio vecchio di 12.000 anni: due
volte i templi di Malta. Di nuovo, è a grandi linee un
area circolare con una porta. Si accede al tempio
attraverso un corridoio che non possiamo chiamare un
cul de sac, un culo di sacco, come dicono i francesi,
visto che dobbiamo chiamarlo col suo nome: la V...
- Non pronuncerai invano il nome della Vagina del Tempio.
Che orrore! In un contesto sacro, atteniamoci ad un
termine decente: corridoio. Come sempre, l’etimologia ci svela l’oggetto della nostra
ricerca. Corridoio è il terreno di un’azione competitiva: la corsa del corridore o del cursore
meccanico che va avanti-indietro. Più focoso, lo spagnolo prende a correre: correr, ma in
forma riflessiva: correrse significa eiaculare. All’aristocratico corridoio, il borghese francese
preferisce le couloir, strumento usato per colare: un colatore. Purtroppo, questo labirinto
ci riporta sempre al centro: è senza sbocco. La lingua batta dove il dente duole e la
Linguistica non riesce a mantenersi al di sopra delle miserie umane. E come suona tutto
sgradevole alle nostre orecchie moderne! Ma è colpa di una donna moderna: la Regina
Vittoria.
Conclusione. Come molti altri, Göbekli Tepe è un tempio “utero-morfo”, con vagina.
Oppure una Chiesa-Donna, visto che la Chiesa è Madre, per i cristiani.
Domanda sul doppio muro circolare del tempio: Göbekli Tepe è incita?
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Labirinti
Certi specialisti dicono che ci sono due tipi di labirinti. Pensiamo – sentiamo – che
hanno un’origine comune.
Il primo tipo di labirinto è il più conosciuto, il più
frequentato, il più moderno. In certi parchi,
possiamo passeggiare e perderci in un labirinto di
siepi sempreverdi. Un pannello turistico ci ricorda il
labirinto di Cnosso a Creta, costruito da Dedalo
come carcere per il Minotauro.
- A proposito, era un uomo toro o una donna vacca?
Questa è un’ottima domanda, lo vedremo più
avanti. Per ora, l’unica notizia certa è che Arianna
diede a Teseo una matassa di filo affinché potesse
ritrovare l’uscita dopo avere ucciso il Mostro, in uno dei miti fondativi del Patriarcato.

Si dice anche che questo primo tipo di labirinto


rappresentasse il palazzo di Cnosso. Era immenso,
complicato; i visitatori vi si perdevano sicuramente.
Essendo al tempo stesso palazzo, tempio, ecc.,
aveva più di una porta d’ingresso, e più di un centro
d’interesse. Quindi non assomiglia al primo tipo di
labirinto, attribuito a Dedalo, che ha una sola porta
d’ingresso e un solo centro. Ma è pur vero che come
nel palazzo, numerosi sentieri secondari, senza
sbocco, sono altrettante false piste dove si può
vagare all’infinito, e perdersi per sempre, e morire,
di fame... ma quando si trova l’uscita – finalmente!
– ci si sente rinascere.
La pianta architettonica del palazzo di Cnosso è
stata disegnata dall’archeologia moderna.
Vediamo qui una “pianta” più piccola, su una
parete della grotta di Altamira in Spagna. Fu
disegnata almeno 10.000 anni prima che la civiltà
minoica costruisse il palazzo di Cnosso, e dipinse
“scudi a forma di 8” a Creta e a Micene, dove una
daga raccontava la saga di Nostra Signora Dea.
La grotta di Altamira è una delle cappelle Sistina
del Paleolitico. È famosa per i suoi bisonti; pochi
notano che sono femmine. Una visione associa la
curiosa “piantina” e il bisonte. Ci pare di vedere
un rapporto tra lo spaventoso Minotauro di Creta
e i suoi antenati, le meravigliose femmine bisonti
di Altamira. Vivevano 10.000 anni prima, anche
loro venivano uccise ma in una caccia, ed erano
oggetto di una specie di culto in una specie di

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tempio: una grotta affrescata. Si celebrava un culto anche nel palazzo di Cnosso; il
Palazzo era quindi anche il Tempio. Visto che possiamo parlare del Palazzo-Tempio di
Cnosso, come chiamare la “piantina” disegnata nella grotta? Il Palazzo-Tempio di
Altamira”? Perché non dire Labirinto di Altamira? Qual è il legame tra Palazzo, Tempio, e
Labirinto? Troveremo più avanti la risposta.
Bisonte che carica? Se questa pittura su una
sporgenza bombata della roccia avesse rappresentato
un neonato, avremmo parlato di posizione fetale. È
una Natività paleolitica? I nostri scavi onirici hanno
forse scoperto nuovi misteri utili alle industrie del
turismo e dell’editoria? Niente affatto. Abbiamo
solo dimostrato la nostra ignoranza. Non siamo
ignoranti perché non sappiamo: il non-sapere è
l’humus del sapere. La nostra ignoranza è quella
dei pappagalli che sanno quindi non usano mai
questo simbolo: ? Il punto interrogativo, spirale che si raddrizza e ci guida verso un
singolo punto, è un piccolo labirinto. Ci piace immaginare un monaco amanuense;
inventa quel segno della moderna punteggiatura mentre pensa al labirinto, simbolo per
lui di Mistero e di ricerca spirituale. Oggi si preferisce il punto esclamativo: ! Diritto
come una linea di montaggio, il punto esclamativo non autorizza il pensare. Oggi
sappiamo perché ci hanno detto che. Siamo ignoranti perché non chiediamo più alle
cose di parlarci.
Se chiedessimo ai labirinti chi sono, ci parlerebbero del più grande mistero col quale un
uomo debba confrontarsi nella sua vita: una donna.
Il secondo tipo di labirinto è spesso associato a luoghi di
culto. Lo troviamo per esempio sul pavimento delle
cattedrali. Ogni fedele deve percorrere il labirinto. Non si
perderà: c’è solo una via, e porta in un luogo solo. Qualcuno
chiama Paradiso, o Dio, il Centro dove si giunge, dopo i
meandri imposti dal disegno del labirinto, e dalla vita.
Questo tipo di labirinto è quindi diventato il simbolo di un
percorso mistico, in un contesto cristiano. Ma allora, perché
una tale urgenza di ritrovare la “Porta”? Chi esce dal Labirinto
non è più chi vi è entrato: questa promessa esoterica è facile da
capire, se si riconosce la “Porta”.
Sovrapponiamo due immagini mentali: il labirinto e la caverna.
Ascoltiamo un’emozione doppia e contraddittoria; attrazione &
angoscia. Nasce una nuova visione, e un nuovo sogno ad occhi
aperti. Ha una relazione con la nostra visione iniziale della
“doppia spirale con un piccolo 8 in mezzo”; troveremo il
modo di descriverla in termini chiari, prima della fine di
questo viaggio.
Lo avevamo detto a proposito dei palloni di pietra di Mnajdra:
chi vive tra veri contadini non compra i polli al supermercato.
Nelle viscere di una gallina, si trovano uova in formazione.
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Gialle come il sol nascente, quelle sfere parlano del mistero assoluto: l’origine della Vita.
Ci stupiamo che gli antichi romani cercassero notizie sulla propria vita, sul proprio
destino, nelle viscere di animali. Eppure mandiamo i nostri auguri; speriamo che una
impresa difficile, o una nascita, avvenga sotto buoni auspici: sono i segni che l’Aruspice
leggeva nelle viscere di una gallina. Aru /spice, dal latino spex, che diventa spec, e poi spett
in spettacolo. E Aru? Da haru: che spettacolo le haru!, vale a dire le vene e le budella.
Abbiamo due labirinti nel nostro corpo. Ma uno solo ci affascina da sempre. Al punto che
i popoli che formavano la Civiltà della Donna – questo vede l’autore in un sogno ad occhi
aperti – incidevano ovunque Il Labirinto di Budella; lo tenevano sempre a mente perché...
non compravano mai i loro polli al supermercato.
Poi il significato originale del vero labirinto fu dimenticato. Rimasero i segni, trasformati
dal vento che cambia le società. I morbidi tondi diventarono angoli retti: la mente umana
sempre metaforizza, disse Plotino. Dimenticato il dedalo di budella, il labirinto diventò una
metafora materiale, solida come sabbie mobili. I Saggi scoprirono il suo significato: come
il Bello, è negli occhi di chi guarda. Per l’umanità comune, la geometrica eleganza del
labirinto evocò oscuri indicibili, evitando la fatica di esplicitarli. Solo le emozioni
rimasero immutate: una vaga angoscia, e un’attrazione.
Oggi, rari buongustai sanno che quell’ammasso di viscere animali è una delizia culinaria,
ma prima di mangiare le budella preparate secondo ricette arcaiche, bisogna dipanare la
matassa. I nostri antenati seguivano quel filo di Arianna che va da un punto conosciuto,
la porta, ad un centro ignoto associato al Mistero per eccellenza: la Vita.
La Vita inizia qui, in queste viscere, è ovvio. Si capisce dal giallo delle uova in
formazione; si sa per esperienza quotidiana: la gallina ha fatto un uovo completo; un
bambino è nato.
- C’è un altro rapporto tra un neonato e un labirinto?
- Sì, e dopo averlo scoperto, diventerà ovvio il rapporto tra il Labirinto e Nostra Signora Dea.
1. Labirinto e Neonato
L’archeologia romantica prescientifica ha chiamato bacino lustrale un vaso o una vasca in
un edificio arcaico, legato a riti di purificazione con acqua (da qui il termine lustrale). Si
parlò anche di riti d’iniziazione femminile. Simili riti si sarebbero già svolti nelle caverne
paleolitiche, in una semplice cavità nel suolo roccioso con acqua sorgiva che formava
anche uno specchio. Più recentemente, si è notato che la scala che scende nel bacino
lustrali accenna ad una spirale, o meandro, come se fosse una riproduzione architettonica
della grotta del culto. Nelle chiese cristiane, ci sono fonti battesimali e acquasantiere.
- Ma l’acquasantiera non c’entra con il labirinto!
- Entrambi si trovano nella stessa chiesa; vedremo il loro rapporto fra un attimo. L’importante,
come diceva Teseo, è non perdere il filo.
Un linguista forse sottovalutato, il Prof. Francesco Aspesi, ha scoperto che in diverse
lingue arcaiche del mediterraneo orientale, il cosiddetto bacino lustrale e il labirinto si
confondevano in una sorte di “nome & archetipo” chiamato “archeonimo”. Ci sono altri
esempi in cui un archeonimo indica oggetti per noi senza alcun rapporto. Qual è il
rapporto tra le immagini evocate dalle parole labirinto, bacino lustrale, fonte battesimale?

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Qual è il rapporto tra le immagini evocate da albero e tubo d’alluminio?
In un museo fra 10.000 anni, un grosso tubo d’alluminio e il grafito di un pino silvestre
– pianta estinta per motivi ignoti – saranno descritti dalla stessa targhetta: Albero
(archeonimo). I nostri discendenti capiranno grazie agli esperti di una vecchia scuola di
linguistica: gli aspesiani. Spiegheranno il rapporto tra gli alberi delle foreste (sparite) e
l’albero delle barche a vela (riapparse dopo una breve parentesi).
Secondo Aspesi, l’archeonimo di labirinto e bacino lustrale si ritrova in due gruppi linguistici
molto diversi: le lingue indoeuropee (greco, lineare B, ecc.) e le lingue semitiche (ebraico,
arabo, ecc.). Il fatto che una stessa parola religiosa si trovi in due famiglie di lingue
dimostra la preesistenza di una fonte linguistico-religiosa comune. Sgorga dal Neolitico,
in un’area in cui si mescolarono il mondo ellenico e il mondo semitico: l’Egeo e il paese
di Canaan. Scavando in quel che chiama “sostrato egeo-cananaico”, Aspesi spolvera dei
fossili, degli archeonimi: i poveri resti di una religione neolitica. Fu la fonte di certi
vocaboli e riti delle religioni successive nella stessa area. (Rif. D)
Chi cerca nel passato la giustificazione delle divisioni odierne sarà deluso; pazienza.
A noi interessa solo il labirinto, a proposito del neonato.
- Va bene ma che c’entra il labirinto con l’acqua e il pupo?
- L’acqua serve a lavare il bimbo uscito dal labirinto, e la sua mamma.
Sporco come l’uovo dopo il suo viaggio nel labirinto di budella, il neonato appare,
coperto di sangue e feci materne. La vida empieza en lágrimas y caca; la vita inizia in mezzo a
lacrime e cacca: è il primo verso di un poema scritto dall’immenso Quevedo in quel
Secolo d’Oro che ricopriva di leziosità spiritual-barocche il miserabile corpo umano.
Per Dio sa quale motivo, l’acqua è considerata un elemento femminile. L’acqua era usata
nei riti di purificazione. Un gesto quotidiano assunse un valore assoluto quando fu
associato al tema sacro per eccellenza: la Vita, la Nascita, e quindi la Rinascita, un ciclo
nel quale la morte non trova posto. Più tardi, l’Eternità sarà promessa ai “puri”.
- Ma perché nascondere una realtà così naturale sotto tanti simboli?
- Era arrivata La Nouvelle Vague; sommerse il passato; iniziò la brutta stagione.
Nell’era paleolitica, ogni nascita era una dimostrazione indiscutibile della centralità della
Donna, Fonte di Vita. Le donne non avevano quindi niente da dimostrare; il
femminismo non esisteva; i maschi erano rispettabili membri dell’arnia-tribù. Esistevano
ovviamente forme di antagonismo inter-individuale, ma non si è mai trovato traccia di
conflitto tra gruppi fino alla fine del Neolitico. Tra gli umani come tra gli animali di una
stessa specie, la guerra non esisteva. La Vita era veramente Sacra? Eravamo dei
mammiferi pacifici, pur capaci di cacciare in gruppo e di difenderci da predatori feroci: i
leoni, gli orsi... Quand’è che siamo diventati predatori feroci per la nostra stessa specie?
Quand’è che la nostra propria Vita ha cessato di essere veramente Sacra?
Nel mediterraneo orientale dove la Civiltà della Donna fioriva dall’inizio dei tempi e
aveva appena inventato l’agricoltura, arrivarono nuove tribù. Erano nomadi, allevatori,
buon pastori: sgozzavano le loro pecore con un pugnale di bronzo. Col tempo, il buon
pastore riuscì ad imporre i suoi buoni costumi. Chiuso il tempio della Dea, spinse il
gregge di Sacerdotesse dell’Amore in una casa chiusa: il bordello patriarcale.
Il Vincitore mise fine alla “preistoria”. Con fare solenne, fondò la Storia, diventando
Fonte di Morte & Pappone & Schiavista della propria specie.
Ma non si poteva dire. La polvere magica della Vita fu nascosta sotto un ricco tappeto di
simboli, di metafore, di religioni misteriche. Col tempo, le morbide curve del primo
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labirinto diventarono linee dure, aride: gli angoli retti del secondo tipo di labirinto e dei
nuovi templi.
Non si può dire nemmeno oggi: ogni sera, la TV nasconde la Fonte di Vita sotto
assorbenti sempre più sottili, opachi, invisibili.
- Che ci possiamo fare?
- Niente. Ma dobbiamo essere ottimisti; la buona stagione della Vita tornerà, prima o poi.
Nell’attesa, seguendo l’esempio delle brave casalinghe che non sprecano niente, dobbiamo solo
smaltire le nostre scorte di bombe.

2. Labirinto e Donna
Bacino lustrale e Labirinto si sovrappongono nello stesso archeonimo, però è l’acqua ad essere
lustrale. In un simile contesto, è facile considerare che il Bacino rappresenti la Pancia della
Madre che contiene un labirinto, e acqua chiamata liquido amniotico. Si parla senza pensarci
delle ossa del bacino. I doti dicono pelvi? Sì, e i latini dicevano pelvis, per dire bacino.
L’Acqua ricongiunge ciò che la rivoluzione patriarcale ha separato: Bacino lustrale,
Labirinto e Donna. La nostra visione è confermata da altri dati linguistici.
Dal suo sostrato egeo-cananaico, Aspesi fa emergere altre sovrapposizioni d’immagini
utili alla nostra indagine.
Secondo Aspesi, labirinto e palazzo si confondono nello stesso archeonimo; si è quindi
pensato che il palazzo fosse il Labirinto di Dedalo. Aspesi pensa invece che l’intero
complesso di Cnosso assunse il nome del suo contenuto più importante dal punto di
vista religioso: il bacino lustrale - labirinto. Un fenomeno simile, in cui il nome di una parte
indica il tutto, si trova nella parola Cancelleria: dal latino per cancro e granchio. Una
Cancelleria non è un palazzo cancerogeno pieno di granchi, anche se ci sarebbero motivi
di pensarlo. Era un tribunale romano le cui finestre erano sbarrate con grate a forma di
granchio. Un granchio di ferro battuto diede il suo nome a un tribunale. In modo simile,
l’archeonimo che ricopre bacino lustrale (e labirinto) incluse il palazzo che lo conteneva.

Resta da precisare la realtà originale unica di quanto indichiamo con due termini: labirinto
e bacino lustrale. Lo faremo grazie ad altre sovrapposizioni d’immagini.
Secondo Aspesi, ninfa, divinità femminile, e labirinto, pur non riconducibili allo stesso
archeonimo, hanno una forte relazione in questo contesto.
Labirinto e danza invece si ritrovano nello stesso archeonimo. La cosa non sorprende se
ricordiamo le spirali labirintiche sul «vaso nostalgico, antico»: erano farandole di primavera,
danzate attorno alla Dea a forma di 8.
Sempre secondo Aspesi, quell’archeonimo stabilisce una certa relazione tra labirinto e ape.
A Mnajdra, scopriamo che tale relazione è la nozione di “donna”: i pizzi di pietra del
tempio a forma di 8 somigliano alle alveoli costruite da un insetto a forma di 8, che vive
in una società non patriarcale. (Ma non abbiamo detto “matriarcale”.)
Eccoci infine al cuore dell’argomento, grazie alla scienza linguistica di Aspesi. (D)
Il labirinto, il bacino lustrale e il palazzo-tempio che li conteneva, e la caverna che
conteneva il bacino lustrale primordiale, erano altrettante evocazioni dell’Assoluto.
Possiamo chiamarlo Dea?
L’Assoluto divenne l’Indicibile quando fu sopraffatto dal nuovo Assoluto: Dio.

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I simboli trasparenti di “Dea” diventarono oscure metafore dell’Indicibile, poi declassati
ad oggetti materiali quotidiani: un gioiello a forma di doppia spirale o di labirinto; una
vaschetta di marmo piena d’acqua benedetta, alla porta di una chiesa.
Queste immagini sovrapposte: labirinto / bacino lustrale / fonte battesimale / acquasantiera, ci
sembrano così illuminanti che ci soffermiamo sull’ultimo oggetto, l’acquasantiera, perché
ha spesso la forma di una conchiglia. Un cristiano la riconosce come simbolo del
pellegrinaggio a Compostela. Guardiamo dietro quell’orizzonte.
«Conchiglia con tre divinità femminili»
Questo oggetto gallo-romano riprende un tema
comune ai celti e ad altri popoli.
Tre donne reggono tre cornucopie. La prima a
sinistra punta in alto come una torcia, la seconda
versa il suo contenuto. La terza, rinsecchita,
somiglia a un bastone e potrebbe essere l’origine
del bastone delle carte da gioco, a volte disegnato
come un inesistente ramo d’albero rigonfio. Quel
bastone è una clava? È soprattutto il segno di
un’Autorità che si deve trasmettere, come lo Scettro
in politica e il testimone nella corsa a staffetta.
La Cornucopia non è un corno di ruminante; è
questa conchiglia, chiamata come la divinità
marina: Tritone. Insieme al Tridente, il Tritone-
conchiglia è l’altro simbolo di un Dio transgender,
Poseidone. Come il labirinto dell’orecchio interno,
il budello della conchiglia-Cornucopia si allarga e si
apre in due grandi labbra che versano un flusso di
fiori e frutti.

Se il lettore coglie il doppio senso, penserà che l’autore è ossessionato. L’autore


conferma; ha un’ossessione: scoprire la nostra identità passata per capire chi siamo
diventati, nell’intenzione puerile di migliorare la nostra condizione presente. In questo
sforzo, è aiutato da un gigante della linguistica, Giacomo Devoto, esperto di etimologia.
Nella sua bibbia, troviamo l’origine della parola porcellana usata per definire la delicata
ceramica traslucida della tazzina da tè sul tavolo della Regina Vittoria.
«Porcellana (caolino), deriva da porcella (vedere porcello), per un’analogia riscontrata tra il
nicchio del mollusco e le parti genitali di una scrofa giovane.»
«Porcello, latino porcellus, doppio diminutivo di porcus.» (E)
Bisogna dire che il paragone di questa conchiglia con l’anatomia di quell’animale fu
stabilito molto prima dell’arrivo dall’Estremo Oriente di una ceramica meravigliosa.
Prese un nome che non faceva più sorridere. In età pre-Vittoriana, l’analogia tra gli
oggetti che esaminiamo qui fu rinforzata dalla poesia simbolica & da percezioni sensibili:
il profumo del mare e un gusto salato. Ritroveremo la conchiglia alla “porta” del
labirinto, nella basilica di San Vitale a Ravenna.
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Infine, molte conchiglie sono il modello evidente della spirale che
troviamo nel labirinto ed incontriamo ad ogni passo.
La conchiglia e la cornucopia sono simboli equivalenti della Donna.
La scultura della conchiglia con tre divinità femminili
rappresentava L’Unità della Donna nelle Sue Tre Stagioni: giovinezza
– Bellezza / età “matura” – Fecondità / vecchiaia - Saggezza,
simbolizzate dalle tre versioni della Cornucopia. Diventeranno
Afrodite, Hera e Atena quando Zeus dividerà la Donna per
dominare. Questa rivoluzione sociologica è raccontata da uno dei miti fondanti del patriarcato,
La Mela della Discordia, come spiegato da Albert Gianna all’inizio del nostro viaggio. (B)
Zeus, sempre Lui, aveva sedotto la ninfa Callisto, Bellissima in greco. Callisto aveva già un
padrone nella gerarchia patriarcale: Artemide, una Dea lesbica che doveva essere molto
gelosa o poco femminista. Quando Artemide si accorse che Callisto era incita, si
arrabbiò come una bestia e la trasformò in orsa. Poi, al solito, una vicenda terrestre fu
trasferita al piano di sopra: Callisto divenne l’Orsa Maggiore. Chi si sia appena
interessato alle caverne del Paleolitico, come quella di Chauvet in Francia, nota la strana
convivenza tra umani e orsi. Callisto Grande Orsa fa pensare alla Gran Madre del
Paleolitico, mamma grande, la nonna. Oggi, si parla di terza età e si evita di parlare di
menopausa. Al contrario, nella nostra visione paleolitica, festeggiamo Nonna Orsa. Era
stata Callista Bellissima; poi, diventata Fertilissima, aveva generato quasi ogni anno.
Quando Donna e Orsa smisero entrambi di essere fertili, entrarono non solo nella terza
età ma anche nell’Età della Terza Cornucopia: La Saggezza. Felice Età Nuova, Nonna!
Molto più tardi, Grosso Piffero suonò un’altra musica: dato che Mamma Grande
conosceva le erbe medicinali, la chiamò Strega e la mandò al rogo. Sigh.
La scultura di tre divinità femminili, che vogliamo ora chiamare Le Tre Cornucopie della
Donna, fu trovata in Francia, a Lione. Nel centro storico, a Saint Jean, esiste ancora la via
delle Tre Marie. Parliamo quindi di Maria e delle Tre Sorelle.
Maggio è il mese dei fiori e delle fanciulle in fiore. Maggio è il mese della Vergine Maria.
La Chiesa cattolica fu malmenata dalla Rivoluzione Francese. Dopo, nel secolo XIX,
questa religione patriarcale non affidò la propria rinascita a nuovi Eroi ma a vergini e
pulzelle. La più famosa, una pastorella, non si chiamava Giovanna d’Arco ma Bernadetta
di Lourdes. Nello stesso periodo, Maria, la Vergine, divenne ufficialmente Immacolata.
Oggi gli ecologisti dovrebbero chiedere la protezione della Dea della Natura: è Vergine
& Fertile. Delle belle medagliette bio sono già disponibili.
In maggio, i “gitani” da tutta l’Europa vanno in pellegrinaggio. Il 24 maggio, Festa di
Maria Ausiliatrice, giungono in un piccolo villaggio sul mare della Camargue: Saintes-
Maries-de-la-Mer. Quelle sante Marie del mare sono le Tre Marie che, nei Vangeli,
trovarono vuoto il sepolcro di Cristo il mattino di Pasqua, Festa della Risurrezione e del
rinnovamento: una ri-Nascita. Leggenda vuole che le Tre Marie furono perseguitate dai
Romani; fuggendo dalla Palestina, attraversarono il Mediterraneo su una zattera fino a
quella costa oggi francese. «La Storia non si ripete; tartaglia» avrebbe potuto dire Karl Marx.
Il culmine del pellegrinaggio alle Sante Marie è la benedizione del mare, e il battesimo dei
neonati. In altri termini, un Essere bicefalo, “Madre & Bambino”, ha un ruolo centrale in

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un pellegrinaggio della fede cristiana, in teoria relativa al Cristo. Possiamo aggiungere che
in questa espressione di cristianesimo popolare, le Tre Marie formano La Dea?
Fluttuante nella propria Unicità & Trinità, Maria resiste alla misoginia e al femminicidio.
Quando i signori, i padroni, i Romani, sottopongono una schiava ai peggiori supplizi
pubblici, come nel caso di Blandina di Lione, il popolo inizia a venerarla come santa
patrona delle serve. Quando le violenze sono commesse in privato su una signorina,
come nel caso di Agata di Catania, viene venerata – da Venere – dal popolo come patrona
delle donne violentate. Sant’Agata è anche patrona di Malta, dove avrebbe testimoniato
la propria fede in una caverna, come la Dea paleolitica dell’isola.
Modello di resilienza, vulnerabile & invincibile, Maria è protetta dal fervore dei vinti che
riescono in questo ad imporsi ai vincitori.
Venere è stesa sulla conchiglia prediletta, nel
suo tempio a Pompei. Il puto a sinistra cavalca
Il Delfino. A Delfi avevamo ricordato la
comune etimologia di delfino e Delfi: matrice,
utero. La più celebre variazione sul tema è la
Nascita di Venere di Botticelli. Ritroviamo
ovunque questa conchiglia, in particolare nelle
fontane e nell’iconografia cristiana. A volte
S. Giovanni Battista la usa per versare l’acqua del Giordano sulla testa di Gesù. Per l’austero
predicatore del deserto, non basta la propria mano a coppa.
Avvertenza. Contro l’uso d’interpretazioni psicanalitiche infondate, Freud disse che, quasi
sempre, un sigaro è solo un sigaro. Indirettamente, confermava che in certi contesti, e in
questi contesti soltanto, una bocca non è solo una bocca, e una conchiglia non è solo
l’esoscheletro di un mollusco. Stiamo cercando il significato di oggetti arcaici, lontani dalla
pudicizia vittoriana che copriva di brache le gambe dei tavoli, lontani dal nostro
Rinascimento che tornò a celebrare la virilità di Adamo ma non liberò mai Eva dalla sua
foglia di ficco. Dobbiamo quindi segnalare che in spagnolo, conchiglia si dice concha.
Volgarmente, concha indica il sesso femminile, forse pensando alle conchiglie simmetriche
bi-valve che possono evocare la vulva, parola che significa matrice in latino. Inoltre, la forma
triangolare della conchiglia di cappasanta può fare pensare al pube femminile. In spagnolo,
la cappasanta è chiamata vieira, parola gallega derivata da Venere. In Argentina, concha è
un’esclamazione tanto usata da aver perso il suo significato anatomico, come succede per
altre parole simili in tutte le lingue. Pertanto speriamo di non sembrare blasfemi a
proposito del gesto cristiano legato all’acquasantiera. Una goccia d’Acqua Santa è prelevata
da un oggetto che evoca la Sacra Fonte della Vita e la sua lontana origine. A Malta, 6.000
anni prima che la regina Vittoria imponesse la sua legge sull’isola, la Dea a forma di 8 era
rappresentata con la mano destra sul punto in questione.

Quel gesto illumina due immagini sovrapposte dallo stesso archeonimo: il bacino lustrale e
il labirinto. Quel gesto indica la sorgente verso la quale si deve tornare per riprodursi
come fanno i salmoni, anni dopo esserne uscito. L’abbiamo scritto: Chi esce dal labirinto non
è chi vi è entrato: questa promessa esoterica è facile da capire, se si riconosce la Porta.
Ma Ermes, l’ermetico burlone, non ha mai detto che fosse la stessa Porta.
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Labirinto di San Vitale a Ravenna.
San Vitale fu uno dei molti martiri oscuri del
terzo secolo. Per una chiesa così importante,
la scelta del nome fu piuttosto motivata dalla
sua etimologia, legata al concetto di vita. Ma
l’etimologia del suo nome non è l’unico
rapporto di questa chiesa con La Vita.
Questa chiesa non è un rettangolo ma quasi
un cerchio. È ottagonale; i suoi 8 lati
contengono numerose stelle a 8 punte,
spesso associate al culto della Vergine Maria.
Prima di diventare cifra, quel “8” fu una
forma: lo spunto del nostro viaggio.
Considerata paleocristiana, la chiesa di San
Vitale è romana & bizantina, come Cibele
che era Dea a Roma e Grande Madre in
Anatolia. Risale al VI secolo. Il labirinto
sarebbe stato creato nel XV secolo, o solo
ricreato dopo un’alluvione.
Le “frecce” di pietra bianca triangolare lo
indicano chiaramente: questo labirinto non
invita verso il Centro, il Paradiso, o Dio. Il
pellegrino deve raggiungere la Conchiglia,
l’Uscita: La Porta. Se continua dritto, esce dalla
basilica; tutti sanno che la Chiesa è Madre.
Le metafore analogiche della Dea si fossilizzarono in oggetti quotidiani: conchiglia,
fonte, acquasantiera, labirinto, porta, e quindi casa, o castello come vedremo. Il loro
significato fu allora dimenticato, o svalutato come una moneta fuori corso.
Il procedimento è comune; ne troviamo un esempio nel vocabolario sacro del nostro
tempo.

Un piccolo disco d’oro dove si legge Napoléon III e un rettangolo di carta verde con la
scritta One Dollar sono oggetti ovviamente diversi. Ma sono due rappresentazioni
esoteriche di un unico Dio. Fra 10.000 anni, nelle rovine del Tempio della Finanza a
Wall Street, troveranno l’oggetto venerato da un Gran Sacerdote chiamato Paperone: Il
Mio Primo Cent. Ritrovato in tutti i templi, darà luogo a leggende; dei poteri magici
saranno attribuiti alle sue riproduzioni, com’è successo con Il Labirinto.

Non deve sorprendere la sproporzione tra un mezzo di pulizia & purezza, il bacino lustrale
- labirinto, e la potenza raggiunta nel corso dei millenni da un simbolo grafico dal
significato incerto: Il Labirinto. Ritroviamo la stessa sproporzione tra un miserabile
strumento di supplizio e un potente simbolo grafico dal significato incerto: La Croce.

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L’Acqua: Specchio di ogni cosa & Sorgente di ogni
vita. Narciso avrebbe fatto meglio a cedere alla corte di
Eco, la bella ninfa. Il crimine per il quale morì non è la
vanità ma l’incesto. L’acqua e i sogni... e la potenza della
censura, quand’è vestita da mille poeti, e da Bachelard.
Narciso si specchia nell’acqua e l’accarezza con gli occhi.
Accarezza l’acqua o il proprio riflesso? Secondo
Pausania, l’amata sorella gemella morì ed è lei che
Narciso riconosce nel proprio riflesso. Accarezza la sorella? Fuochino! La variante ci
mette sulla “strada giusta”: quella dell’incesto. Ma nessuno, a quanto pare, associa i
colpevoli occhi di Narciso con quelli di Edipo, che si accecò. Si sentì costretto ad accecarsi,
e a farlo con la fibbia della madre. Perché? La castrazione sarebbe stata più logica, ed era
una pratica più corrente. Come tutte le dame del suo tempo, Giocasta portava una “spilla
a forma di ∞”, come due occhi, e più precisamente a forma di “due spirali con un
piccolo 8 in mezzo”. La curiosità del lettore sarà soddisfatta prima della fine. Intanto,
accettiamolo come un dato di fatto: l’Acqua non è sorella; l’Acqua è Madre. Ed è nelle
profondità dell’Acqua che si nasconde l’origine della circoncisione. La sua superficie
spiega la misoginia e la sessuofobia delle religioni patriarcali, e l’invenzione del sesso
debole: il suo Potere Magico fa paura.
La Dea era viva in realtà per noi diversissime: bacino lustrale, tempio, labirinto, palazzo, la
pozzanghera d’acqua, caverna. Tramandati dalle religioni misteriche, i riti arcaici si ritrovano
nelle religioni successive: le abluzioni rituali ebraiche, gli usi cristiani dell’acqua benedetta, le
abluzioni quotidiane dei musulmani. L’Acqua è indispensabile prima di pregare, prima di
entrare nel tempio e in altre circostanze della Vita, ma anche della Morte perché anche i
morti si lavano. La Sorgente Miracolosa nasce dalla Grotta della Vergine come dalla caverna
paleontologica. Risale a quel tempo oscuro il Mistero della Donna, e la nostra meraviglia di
fronte alla procreazione, e le domande che fanno i bambini intelligenti.
- Ma come si formano, le uova ? E cos’è l’ombelico ?
Ricordiamo l’ombelico sporgente del Vaso-Donna, rappresentato della stessa maniera dei
suoi capezzoli. Cosa dice l’ombelico della madre, a proposito dell’ombelico del neonato?
Cosa evocano ormai le due porte chiuse? Un altro corridoio? Un altro labirinto che non
c’è più? L’Ombelico del Mondo? Oggi l’Omphalos di Delfi si è ridotto a vacuo simbolo
perché non vediamo più il rapporto tra l’ombelico del neonato, il cordone ombelicale,
l’ombelico della madre, e l’Ombelico del Mondo.
Si parla anche dell’Asse del Mondo. Non è una linea retta, un polo o un luogo in
particolare. L’Asse del Mondo è il “Labirinto & Filo” che Unisce “Madre & Neonato”.
Reale e metaforico, il labirinto cordonale ispirò mille usi magici, prima di diventare
rimedio miracoloso grazie alla scoperta delle staminali cordonali.
- E che dire del cuore, o del fegato? Erano importanti?
- Dipendeva dal Sacerdote di turno.
Un sacerdote dei nostri tempi, lo psicanalista, osserva lo
spettacolo delle nostre espressioni primitive – angoscia,
attrazione, violenza... – di fronte al labirinto, alla caverna, alla porta.
La porta ?
67
La Porta
A man’s home is his castle. Secondo questo detto inglese, Per un uomo, il suo ‘home’ è il suo
castello. Non ci si può stupire che difenda la sua porta, ma come tradurre home, e il detto?
Noi parliamo di focolare, parola di fuoco che ci porta al cuore della questione.
Un italiano tradurrebbe il detto inglese con queste parole: La casa è sacra.
- Perché ?
Grazie! In questo contesto, la domanda è particolarmente importante. Lasciamola fluttuare
nell’aria... Potrebbe volare al nord di Malta, fino in Sardegna. Vi si trovano numerose strutture
del Neolitico, della stessa epoca di Mnajdra. Venti secoli dopo, la cultura del Bronzo edificò i
nuraghi. Queste strutture “religiose” sono a volte considerate “militari”; s’incalzano lontano
dal mare. La costa era continuamente invasa dai turisti d’allora: gli Eroi dell’Età del Bronzo
partivano per mare e vivevano di rapine terrestre. Seguivano l’antico esempio di Ulisse, che
commise crimini peggiori, come vedremo.
La civiltà nuragica è rimasta viva fino ai giorni nostri. Via dalla pazza folla della Costa
Smeralda e dei suoi nightclub, greggi di donne velate di nero sono guardate da Buoni Pastori: i
loro padri, fratelli, mariti, sono tutti pastori. In quel mestiere, si è pignoli sulle questioni di
riproduzione e ci si ricorda della Legge arcaica: il Codice Barbaricino.
«Ruba chi ruba in casa o vien dal mare.»
In questi due casi soltanto, c’è delitto patrimoniale: una offesa al Padre, e quindi all’Onore
della Famiglia.
Se un ladro viene dal mare e ruba in un posto qualsiasi, lo uccidi, tutto qui.
Se un collega ruba la tua più bella pecora mentre dormi nei campi, vicino al tuo gregge,
sei uno sciocco, tutto qui.
Ma se un collega pastore ruba la tua più bella pecora o un’altra cosa da Casa Tua... In quel
caso soltanto, la vendetta è legale: la Vendetta è sacra; è La Legge.
La Casa era il Tempio della Donna ma ora Lei, la Donna & Tempio, appartiene al Padre,
Lei è il “patrimonio” per eccellenza: La Casa è Sacra.
La Common Law inglese, o gli Usi e Consuetudini, il diritto che muore con la Rivoluzione
Francese e rinasce come Giurisprudenza, risalgono all’età del Bronzo.
Ciò che era giusto è giusto: non è un’affermazione assurda; è il Principio stesso della
Giurisprudenza, noto come regola del precedente, o Stare decisis, in quel latino che gli
uomini parlano ancora nei tribunali. Come sorprendersi che sia così difficile migliorare lo
statuto sociale delle donne, in Sardegna e altrove? Ma gli uomini non sono gli unici
colpevoli.
- Di nuovo la Regina Vittoria?!
- Ebbene diciamo... insieme alle sue numerosissime figlie e nipotine, forse.
La casa, il focolare, sono sacri. La casa arcaica, la capanna, era circolare, come il focolare
attorno al quale ci si ‘ri-univa’. Dei cerchi magici di pietre si trovano ovunque in Europa. Ci
dev’essere un motivo per cui, in campagna come in città, ci si ri-univa per ballare in
doppio cerchio: il cerchio degli uomini & il cerchio delle donne. Con una magia, la
Comunità costruiva il proprio Essere in un Cerchio di Danza. Certe lo fanno ancora. La
musica è moderna - non ha più di mille anni - ma i passi sono molto più vecchi.
Ritorniamo a Göbekli Tepe e al suo corridoio d’ingresso ad una Casa rotonda & sacra.
Nella stessa zona, sono state ritrovate costruzioni rigorosamente rettangolari.
Risalirebbero allo stesso «periodo pre vasellame ceramico» quando i vasi di terracotta «non si
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usavano»: sono citazioni da documenti accademici. Abbiamo tradotto l’inglese pottery con
vasellame, poco elegante in italiano, ma sempre meglio di stoviglie. Ci si dovrebbe
sorprendere di un vocabolario così peggiorativo? O tempora, o mores.
Ormai il vaso è un oggetto della categoria vasellame; viene usato, come si usa il tempio:
oggetto della categoria costruzioni. Con le parole Vaso, Tempio, non si indica una cosa che si è.
Non sarebbe scientifico affermarlo.
«Oggetti inanimati, avete quindi un’anima...?» scrisse Lamartine; probabilmente uno stupido.
Per secoli, i teologi hanno negato l’anima a bambini e donne. Questi teologi non furono
considerati stupidi, al contrario. Questi benefattori dell’umanità evitarono molte spese
legali: senza anima, cade il reato di omicidio. Ma non è il caso di convocare un concilio
per riconoscere che anche Il Vaso ha un’anima, visto che La Donna ne ha una oggi,
secondi alcuni teologi.
Desideriamo cogliere questa opportunità per ricordare alla nostra archeologia
accademica che gran parte dei vasi fatti non furono cotti, quindi sparirono. La scoperta
potrebbe essere fatta da un turista che tornasse a casa con un ricordo di vacanza
africana: un magnifico vaso tribale. Potrebbe riempirlo d’acqua per una composizione
floreale. Poco dopo, ritroverebbe i fiori in una pozzanghera di fango.
La categoria scientifica «periodo pre vasellame ceramico» implica che ad un certo
momento della Storia, una persona – un genio! – decise di fare un vaso e di cuocerlo: è
semplicemente assurdo. Pare ovvio che dei vasi furono fatti durante un vastissimo
periodo, molto prima che un’anima generosa li cuocesse per lasciare tracce utili alla
nostra archeologia accademica.

Il vaso di terra che precede il vaso di terracotta non è in terra cruda, nello stesso modo in cui
i viventi non sono dei non-morti. Il vasellame di terra non è incompleto, né inferiore. Un vaso
di terra potrebbe persino essere considerato superiore da un punto di vista ambientalistico,
pur riempiendo le sue funzioni pratiche: lo fa ancora in molte parti del mondo. Nella
nostra società, fare un oggetto di terra potrebbe coprire una funzione pratica & magica.
Tale presa di coscienza è la premessa d’importanti applicazioni del cosiddetto ‘far
ceramica’ nel nostro tempo liberato, o in contesti socio-educativi e terapeutici. (1, 2, 3, 7, 8)
In simili situazioni, l’operatore non si occupa d’oggetti di ceramica ma di soggetti umani.
Se è capace di osservarli, si accorgerà che davanti alla porta chiusa del forno, provano la
stessa attrazione & angoscia che davanti alla porta del labirinto. Cosa succede,
veramente, nel forno? In una caverna oscura, che diventa pancia infuocata, c’è un essere
in gestazione. Ne uscirà, vivo o morto, dopo un rito di passaggio doloroso chiamato
“cottura della ceramica”. Come spiegarsi tanta gioia, o tanta disperazione, per la riuscita
o il fallimento di una “cottura”?
La risposta è semplice e al tempo stesso spaventosa: quello che succede all’oggetto nel
forno succede al soggetto che l’ha creato. Quando si “fa ceramica” nel nostro tempo
liberato, il Creatore è creatura. Lo diciamo senza alcun riferimenti alla Genesi biblica, per
infinite esperienze personali. Per capire certi riti arcaici, è utile osservare le loro versioni
attuali. Abbiamo già descritto tutte le fasi del fenomeno in Ermeneutica di una tecnica (2).

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La “preistoria” vive ancora in numerose parti del mondo, e nel nostro quartiere, e nel più
profondo del nostro Essere. Realizzare un qualsiasi oggetto era anche un rito di realizzazione
di Sé. Ancora oggi, ci realizziamo con riti magici di cui non siamo consapevoli. Potremmo
parlare di autopoiesi, come fanno altri. Significa solo auto creazione ma trattandosi di
creazione del Sé & del Mondo, un po’ di greco-latino ci sta. Al solito, il greco-latino
permette ai membri della corporazione di capirsi, escludendo tutti gli altri. (7)
Un rito mensile di fertilità femminina che potremmo chiamare “Fare Il Vaso” era
praticato in certe tribù del Brasile. Lo ha descritto in parte Claude Lévi-Strauss, da un
punto di vista diverso dal nostro.

Una chiesa cattolica? È La Gigante di Baudelaire & Juliette!

L’architettura è
una magia...
ma non è misteriosa
se la si guarda in un
sogno ad occhi aperti.

Le chiese hanno diverse architetture. Consideriamo una chiesa in cui due torri potenti
inquadrano una facciata più bassa; al suo centro, la porta principale. Si apre solo per i riti
più importanti della Vita: Battesimo, Matrimonio, Funerale. La chiesa è cosi grande che
può contenere l’intera comunità nella sua pancia. Culmina in una cupola sopra tre
camere che somigliano in modo impressionante al primo tempio di Mnajdra, quindi... ma
no, è solo la visione di un viaggiatore. Le tre camere sono disposte a croce per un motivo
evidente: è un tempio cristiano. Certo, ma... se ci lasciassimo portar via da un sogno ad
occhi aperti, potremmo vedere attraverso la nebbia dei millenni.
Una Giovane Donna prosperosa, una Gigante, è sdraiata sulla schiena, nuda. Le Sue
Gambe enormi sono ripiegate; le Ginocchia puntano in Alto. Anche le Braccia sono
ripiegate, Mani sotto la Testa Rotonda. Fermamente radicata in Terra, guarda il Cielo.
Persa nel Suo sogno ad occhi aperti, mangiucchia lo stelo di un fiore... Una margherita?
Ma la sua posizione è anche quella di una donna che partorisce.
Lei è aperta – spalancata – al Sole Levante, agli Equinozi e ai Solstizi del Sole, aperta a Sé
Stessa: Lei è il Sole. Non è disorientata, ma orientata nel vero senso della parola. Certi
dicono che le cattedrali sono orientate, che buffo! La maggioranza gira le spalle al Sole
Nascente e si aprono al Sole Morente. Dicono che le cattedrali girino la testa verso il Sol
Levante? Sono ciechi, in conseguenza della loro sterile manipolazione dei fatti della Vita.
Ecco il risultato di una menzogna ripetuta per 4.000 anni.
Per numerosi cristiani, la Chiesa, in quanto istituzione, è La Madre. Il Padre la sorvola: Il
Pastore protegge & minaccia del Cielo.

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La preghiera è un tentativo di ri-Unione? Pare di sì. Difatti, i fedeli tentano di ri-Unirsi
alla Divinità. Pregano per eliminare la Dia-bolica di-visione. Da quando la Divinità è
stata Dia-bolicamente di-visa, tentano di ri-Unirla: pregano alzando le braccia al Cielo,
con le ginocchia in Terra. Non se ne rendono conto? No, ma lo fanno, da millenni,
come si respira: senza rendersene conto.
Se non fosse così, per riunirsi al solo Dio del Cielo, i monoteisti pregherebbero saltando.
- Ma inginocchiarsi, piegarsi, tendere verso la terra, sono segni di sottomissione!
Sì, è vero, è veramente vero. I Pastori del Patriarcato hanno calcato certi loro gesti
simbolici dal comportamento sociale degli animali. Da allora, sopra è meglio di sotto.
Prima del monoteismo Patriarcale, non c’era un fedele da ri-Unire, tutt’al contrario. Il
tempio fu creato ad immagine e somiglianza della donna perché La Donna era Il
Tempio, il Luogo dove cielo e terra si Uniscono in matrimonio: Cielo & Terra.
Simili fedeli esistono ancora.
Per i Quechua, Pachamama non è la Madre Terra come dicono gli etnologi cristiani.
Pachamama è Terra & Cielo, come la Dea di Mnajdra.
Dopo cinque secoli, il Patriarcato non è ancora riuscito ad imporre la sua Di-Visione, non
ha diviso Cuore & Anima dell’America “Latina”.

La chiesa nella foto è San Isidoro Agricola, vale a dire Contadino in latino. Si trova a Giarre,
in Sicilia, ai piedi di un vulcano vivo, l’Etna, che il popolino chiama Mamma Etna. Porta la
fertilità riversando le Sue ceneri & acque su questa terra dell’Abbondanza. Mamma Etna è
paziente, come ogni Dea Donna & Madre. Speriamo che non perda la pazienza.
- Perché?
La Sicilia era spagnola. Nella Spagna della Contro-Riforma, Demetra ed altre divinità
femminili dell’agricoltura erano ancora troppo presenti per i gusti della Santa
Inquisizione. Fu inventato un nuovo santo, un Eroe del Proletariato: Isidro Labrador,
Isidoro Aratore. Con un colpo di marketing, fu imposto alla Terra Madre la Legge
dell’Aratro. Priapo era più divertente.
Inoltre, Isidoro in greco significa dono di Iside, la Dea della Fertilità e della Magia. Iside ri-
Unisce i pezzi del marito ucciso Osiride. Lei restaura l’Armonia in Lui. Iside ridà la Vita
a Osiride... senza ottenere la Sua eterna riconoscenza, a quanto sembra.
- Tranquilla Mamma Etna, non sono cattivi; capiranno, prima o poi. Lasciagli ancora una
possibilità.

Sui punti seguenti, non abbiamo alcun dubbio.


- Come le facciate di numerose cattedrali, quella di San Isidoro di Giarre imita la
facciata dei templi egizi, come quelli di Amon a Luxor o Edfu.
- Come fanno gli spagnoli con il doppio cognome dei figli, entrambi i monumenti
dovrebbero prendere anche il nome della Madre: Mut, e Santa Isidora con la “a”
finale, tanto più che entrambi sono aperte ai Solstizi del Sole. Così anche
Stonehenge dovrà trovarsi un secondo nome femminile, a meno che un secondo
referendum decida per un secondo Brexit dalla Storia.
- Amon-Mut in Egitto, Stonehenge-Ladyhenge in Gran Bretagna, Sant’Isidoro-Dora in
Italia, e varie cattedrali in Europa, sono imitazioni recenti di Mnajdra a Malta.
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San Isidoro di Giarre. Metà di un bassorilievo
ripetuto quattro volte sulle facciate delle due
torri, per un totale di 8 conchiglie dette
cappasanta. La base della conchiglia è formata
da due spirali e un triangolo bombato. La scultura
rappresenta i soliti fiori e frutta ma non escono
da una cornucopia, un’altra, grande conchiglia,
un simbolo pagano sospetto agli occhi
dell’Inquisizione. Invece, non vede niente di
male ad associare fiori e frutti con la conchiglia
del pellegrinaggio di Compostela... dove si chiama vieira: conchiglia di Venere.
Forse lo scultore ignorava l’ABC della sua arte, o era un seguace clandestino della Dea. Il
Suo Verbo attraversa le barriere della censura, come l’Amore. Nessun muro ha mai
impedito agli amanti di riunirsi; non sono protetti da una Vergine ma da Venere.
Abbiamo parlato di questa “conchiglia” a proposito del Labirinto.
Fact Checking. Guardiamo meglio il bassorilievo. Abbiamo parlato di fiori e frutta.
Fake news! Ci sono solo fiori!
Perché? Ascoltiamo Venere. Ci ha concesso un’intervista in esclusiva.
- Frutta? Sono forse diventata una Dea Madre per caso? Non ancora! Allora solo fiori, grazie.
Però ce l’ho anch’io la mia Cornucopia; è al suo posto, sotto la mia Conchiglia, e verserà i suoi
frutti quando sarà il momento.
Venere sa farsi capire, da chi abbia voglia di capire.

Per amor di giustizia per giungere alla conclusione, dobbiamo completare il discorso con
un’osservazione e una domanda. La facciata di una chiesa non è curva; con rare
eccezioni, è piatta. Invece, il fondo non è piatto; con rare eccezioni, è curvo. Perché?
- La nostra chiesa ha la schiena bella dritta.
- E un bel campanile dritto anche lui, eretto verso il cielo.
- Ma certo.
- Beato lui. Significa che è giovane e in buona salute.
Cerchiamo una risposta partendo da una precedente affermazione: «Dicono che le
cattedrali girino la testa verso il Sol Levante.» In effetti, in quasi tutte le chiese, un
“abside”, una protuberanza “curva”, prolunga la navata e punta verso il Sol Levante. In
quella direzione il prete cattolico guardava e il popolo guarda tuttora, durante la Messa. Il
semicerchio dell’abside era bordato dai seggi riservati a certi “viri,” gli “uomini” in latino.
Questi erano “anziani”, aggettivo che diventa “preti” e dà il nome all’abside: “presbiterio”.
Giravano la schiena a Dio? Sorvegliavano il popolo? Le due ipotesi sono complementari,
se consideriamo che la protuberanza virile della chiesa era la parte più importante del suo
corpo di pietra. Come le signore di Mnajdra, i signori cristiani crearono il Tempio a loro
immagine e somiglianza.
A volte la testa spunta tra due spalle più piccole. In tal caso si chiama abside trilobata: un
lobo principale al centro, due lobi laterali più piccoli. Qui, dovremmo parlare del mazzo
di carte francesi e del seme chiamato Fiore, benché sia un trifoglio. Sarebbe inutile senza
una lunga descrizione del contesto: tutti i semi delle carte, i loro nomi, le loro lontane
72
origini. Spiegano perché il trifoglio è il simbolo dato all’Irlanda dal suo evangelizzatore,
San Patrizio. Patrick pregava in una grotta profonda... ma non ha inventato il trifoglio.
Somiglia alla Croce cristiana? È una somiglianza lontana, veramente molto lontana, nel
tempo. Se tagliate la coda al trifoglio, diventa il Triscele, la tripla spirale attribuita ai celti
ma di molto anteriore alla loro invasione delle isole britanniche.
A quel tempo, la Dea non aveva bisogno di una coda per generare la Vita. La funzione
della coda fu spiegata più tardi dagli scienziati dai lunghi camici bianchi: i Druidi. Tornano
ogni anno al solstizio di giugno per le carnevalate di Stonehenge.
Se la navata è la pancia del tempio, che significa la testa che punta? Se il tempio punta un
trifoglio la cui coda è la navata, rappresenta forse... la Croce cristiana?
Sì & no. Chi vuole capire capirà, se nota che il Tempio della Donna è anche diventato il
Tempio dell’Uomo.
- Una chiesa paragonata al corpo nudo di una donna? E di un uomo il cui…
Che scandalo!
Siamo dispiaciuti, ma questa visione effettivamente scandalosa non è nostra. Durante un
rito cattolico chiamato Confessione, il prete non manca mai di ammonire ragazzi e
ragazze contro le manipolazioni solitarie che fanno diventare ciechi. Consiglia loro di
rispettare il proprio corpo perché è il loro Tempio: un’immagine del Tempio di Dio.

Uno scandalo ben più grande: Ulisse


Scorribanda precoloniale e umorismo da caserma nell’Odissea
Quando si annusano le trace di Empedocle, s’incrociano le orme di Ulisse.
Vagabondando sull’Etna in Sicilia, l’isola dei Ciclopi, si pensa alle pietre che caddero attorno
alla nave di Ulisse. Lanciate da Polifemo o da un’eruzione? Si può ricordare la grotta che si
chiudeva con un’enorme porta di pietra, troppo pesante per essere spostata da uomini.
Simili monoliti furono usati per costruire grotte artificiali sulle isole di fronte: a Malta i templi
di Mnajdra tra altri, e a Gozo, Gigantia, i templi dei Giganti.
- I templi megalitici sarebbero grotte artificiali? Ma è assurdo!
Certo, certo, quel vagabondo divaga, ma è lo scopo del vagabondare, no? Segue un filo:
una traccia di sassolini bianchi nel bosco, e pietre enorme con le quali, nel Neolitico,
furono ricreate ovunque le antiche dimore della Dea: le grotte del Paleolitico, ricoperte
da pitture che avrebbero meravigliato Michelangelo. Perché faticare con pietre così
grandi, se non per imitare la sacra caverna originale? Ma, come abbiamo visto in
precedenza, le copie megalitiche furono costruite ad immagine e somiglianza della
Creatrice per eccellenza, la Donna, in relazione con l’ultima creatura che Lei ha
concepito: il Tempo. Abbiamo descritto quel Tempo ancora unito alla Dea che lo
inventò, prima che il Tutto fosse fatto a brandelli come il corpo di Osiride dai nostri
poveri termini dissociati: Sole, Tempo, Tempio...
Stiamo ri-unendo le età passate in una realtà che le accademie hanno tagliato a fette,
come fanno i salumieri.

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Ovviamente, le grotte naturali cessarono di essere luoghi sacri molto tempo fa.
Diventarono ricoveri per le bestie dei pastori – se ne trovano ovunque, anche a
Betlemme – o diventarono tombe, chiuse con un’enorme lastra di pietra, come quelle
delle nostre sepolture moderni. Una grotta-tomba fu trovata aperta una bella mattina di
Pasqua, da tre donne chiamate Maria: lo stesso nome della Donna che appare ogni tanto
in una grotta ad una bambina innocente. E povera, e così affamata da avere
allucinazioni... Ma perché vedere una Signora e non un buon pranzo? Simili apparizioni
sono rarissime, allora chissà perché si rappresenta così spesso quella Signora in una
nicchia che sembra una grotta. Grotta di Lourdes o caverna sacra del Paleolitico? La
memoria è un fiume carsico che emerge in mille sorgenti. Le loro acque fanno miracoli,
ultimamente nelle grotte, molto tempo fa nelle caverne.

Durante antiche eruzioni, numerosi piccoli crateri spuntarono dal corpo di Etna, sul lato
mare che guarda ad Oriente.
Su Mamma Etna – generosa Artemide d’Efeso dalle molte mammelle – la grotta non è
abitata dalla Sibilla ma da un gigante, Polifemo, il figlio del Dio del mare... o la figlia della
Dea-Mare? Comunque sia – Dio con Tridente e conchiglia Tritone o Dea con Tre
protuberanze a volte rappresentate da Tre spirali unite – Ulisse fu l’unico sopravvissuto
di una vendetta divina che durò a lungo: non ammetto che si facciano certe cose a mio figlio!
Era sua figlia? Certo, con un essere gigantesco di sesso femminile, quel racconto Fantasy
diventa un mito simbolico dagli accenti molto realistici.
L’occhio unico è un motivo decorativo e un gioiello che si ritrova ovunque attorno al
mediterraneo; lo abbiamo evocato a Delfi: è sotto le tre dita della mano di Miriam-Maria-
Fatima. Anche Lei era un ciclope? Possiamo forse ipotizzare che l’occhio unico sia, sul
Vaso-Donna visto prima, quel particolare sotto le tre bugne: capezzoli ed ombelico? O al
contrario, quando troveremo il coraggio di spiegare il significato della “doppia spirale
con un piccolo 8 al centro”, ricorderemo forse che Ulisse e compagni erano marinai
greci? La loro inclinazione proverbiale non scandalizza più. Salvo in caso di stupro. Di
gruppo? Si è forse trattato della prima mondiale, dell’archetipo di stupro di gruppo?
Come ogni mito che dice & nasconde qualcosa in un racconto simbolico, quell’episodio
dell’Odissea descrive un’arma inventata dal Patriarcato per colonizzare il Mondo della
Donna: lo stupro di gruppo. Col tronco di un giovane ulivo? Ma certo! Come si sfonda
la Porta del Castello? Col grosso ariete in dotazione a Priapo.
Ulisse è un guerriero; perché mai dovrebbe passare quel “giovane tronco” nel fuoco? Per
indurirne la punta affinché penetri una sostanza gelatinosa come un occhio? O per far
ridere un pubblico adulto? Capiscono subito che si parla dell’ariete di Priapo,
naturalmente caldo e duro. Ma anche i bambini ascoltano; tramanderanno la favola. Non
capiscono le parole, ma interiorizzano la lezione simbolica. Un giorno ripeteranno le
parole per addormentare i propri figli. Quando capiterà l’occasione, i figli applicheranno
la lezione.
Scapparono dalla grotta, i coraggiosi guerrieri, stringendosi alla pancia delle pecore... Il ratto delle
“pecore” diventò un classico. L’amore fu snaturato da una nuova attività mascolina: la
guerra. E la guerra trasformò anche il vino in arma; l’acqua di fuoco indebolì gli indiani
d’America, l’oppio sottomise la Cina.

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Ulisse non va giudicato. Ha ben altre frecce al suo arco; lo confermano i Proci. Un simile
Eroe della tradizione orale andrebbe paragonato ad un attore del cinema hollywoodiano:
rimane una star, una stella del nostro firmamento, qualunque sia il copione. Anche se ha
il grilletto facile, anche se gli scappa un pugno in faccia evitabile, o un bacio focoso ed
imposto, la star rimane un personaggio positivo. Non si può parlare male di un Eroe
mitologico come John Wayne.
Tornato nella sua casetta azzurra, l’autore vagabondo era perplesso. Condivise le sue
divagazioni con un amico. Paolo, da professionista, verificò la notizia – oggi si dice fact
checking. Interrogò l’Oracolo di Google in termini chiari: Ulisse stupratore. La Sibilla WWW
emise il Suo responso menzionando un libro: Demoni, mostri e prodigi, di Giorgio Ieranò,
professore di lingua e letteratura greca. Cita Pausania, il geografo scrittore che, nel terzo
secolo A.D., raccolse testimonianze sulla Grecia antica; diverse furono confermate
dall’archeologia moderna. Riassumiamo quel episodio leggendario, interpretandolo
perché come già ricordato, i miti raccontano fatti mai avvenuti ma che succedono ogni
giorno, ovunque. Quel fatto in sé merita dieci righe in cronaca sotto un titolo: Compagno
di Ulisse stupra giovane donna a Temesa. Era una città di quella Magna Grecia oggi declassata
a meridione d’Italia. Senza processo umiliante per la vittima, il violentatore fu lapidato a
morte, ma con pietre molto più piccole di quelle usate da Polifemo.
Ulisse non celebrò i funerali del compagno d’armi. In un tempo in cui la battaglia s’interrompeva
ogni sera da una cerimonia per convincere i morti a passare nell’Aldilà, quel rito mancato
è un lapsus freudiani: indica che l’Eroe scaltro scappò per salvar la pelle. Lo spirito del
lapidato insepolto vagò per la città, vendicandosi sugli abitanti. Fu considerato la causa di
così tante morti che l’intera popolazione decise di emigrare nel leggendario Nord dove
certe cose non succedono. L’esodo fu fermato in extremis grazie alla Sibilla di Delfi.
Interrogata, la Pizia o chi per Lei dettò la soluzione: per placare l’ira del demone,
bisognava dedicargli un tempio dove fare offerte specifiche. Costruito il Sacro Recinto
ad eterna gloria di uno stupratore da allora noto come Eroe di Temesa, gli abitanti
consegnarono nelle mani del Sacerdote una giovane donna, scelta ogni anno tra le più
belle del paese. La stessa cronaca si trova in Strabone, eminentissimo geografo greco che
scriveva due secoli prima di Pausania.
Apparentemente, l’Accademia non ha colto il tema centrale della favola. Dopo una
lapidazione così spontanea, chiara, senza appello, un tale cambio di comportamento sociale indica un
cambio di era. Lo abbiamo descritto qui come passaggio da un mondo ad un altro: la
Civilizzazione della Donna fu conquistata e soggiogata dal Patriarcato.
Si potrebbe chiarire la cronaca di Pausania e Strabone d’un proverbio, sarcastico come il
sorriso di certi uomini che commentano una violenza sessuale al bar dello Sport e in
Tribunale. «Una vergine all’anno toglie il medico di torno.»

Infine, troviamo un ulteriore indizio in un classico: le Metamorfosi di Ovidio (L.13, 770-


775). Telemo, un indovino che non sbaglia mai una profezia, avverte Polifemo:
"Quest'unico occhio che porti in mezzo alla fronte, te lo strapperà Ulisse!".
Il Ciclope ride e risponde "un'altra creatura me lo ha già accecato". Certi traducono “Ulisse te lo
porterà via / un’altra me l’ha già preso”. È da quel tempo che l’amore rende cieco e porta via
il cuore? Quello di Polifemo fu rapito dall’amata Galatea. Si dice così: rapito.
75
Le metafore diventano innocente quando sono ripetute a lungo. Il cuore è una zona
erogena? L’autore lo pensa, sinceramente. Tuttavia, nella cronaca, quando si parla di
rapimento, è la donna a farsi prendere, con la forza, e il cuore non c’entra. I traduttori
tradiscono il latino di Ovidio che specifica rapiet / rapuit, come in rapimento a proposito di
stupro. Rapire era uno sport nazionale a Roma; dopo la sua fondazione, fu popolata
grazie ad un rapimento con stupro di massa: il ratto delle Sabine. Ovidio era naïf? Era
soprattutto prudente nel raccontare un mito: più prudente dell’autore che non teme di
essere esiliato come lo fu Ovidio. I miti erano la religione e il fondamento stesso dello
Stato. I primi cristiani furono martirizzati perché il loro monoteismo blasfema fu un
attentato alla sicurezza nazionale di Roma.

Come spiega, Sommo Poeta, sì vil comportamento da parte di Ulisse e


compagni?
A loro discarica, ricordiamo la formazione di base dell’Eroe medio. Informato da
generali e giornalisti, il caporale sa tutto del nemico che descrive alle reclute:
- Sono dei mostri! Volete sapere cosa faranno alle vostre sorelle e fidanzate? Come a vostra madre!
E non è tutto: sono antropolofagioli!
- Scusi signor caporale, ma che vuol dire tropostrafoga?
- Vuole dire che mangiano uomini.
Che orrore! Che barbari! I comunisti almeno sono buongustai: come gli ebrei, mangiano
solo bambini. L’Accademia è la fonte d’informazione di generali e giornalisti: hanno fatto il
Classico. Omero descrive la cena di Polifemo - due compagni di Ulisse divorati dopo essere
stati un po’ sbattuti sul pavimento roccioso per renderli più teneri – e la prima colazione del
giorno dopo: altri due compagni, innaffiati con latte di capra che fa così bene ai bambini.
Se un etnologo parlerà di antropofagia rituale, rettificando le informazioni del caporale, sarà
fucilato per tradimento senza aspettare l’alba. Succedeva per molto meno, sul Piave.
Per l’ultima Cena del Mostro, Ulisse ha già pronto il vino fatale.
Ma quell’occhio unico però...
Se guardiamo la daga di Micene, notiamo
che i guerrieri, ritratti di profilo, hanno
un occhio enorme. L’artista ne avrà
esagerato la misura per sottolineare
l’intelligenza dei guerrieri o per una
convenzione stilistica. Così penserebbe
una persona razionale. Ma il caporale, lui,
ha Il Leone sulla sua bandiera. Dice alle reclute che i nemici sono dei mostri con un
occhio solo, e i poveri ragazzi se li sognano la notte. Nei loro incubi, mescolano l’occhio
unico con la loro madre stuprata... Non c’è bisogno di uno psychananolista per spiegare
cosa succede dopo in una guerra vera, non quelle dei giornali e dei libri di Storia.
Per esempio, dopo la battaglia di Montecassino nel 1944, una leggenda popolare parla
dell’ordinanza di un generale francese, Alphonse Juin. Avrebbe lanciato i suoi soldati sui
tedeschi con una promessa: dopo la vittoria, mano libera per due giorni. Il seguito non fu una
leggenda. Montecassino, primo monastero d’Europa fondato di San Benedetto, era
considerato la nuova Biblioteca d’Alessandria. Ne partirono eroi modesti per fondare altri
76
monasteri ovunque, motivo per cui Benedetto è diventato il primo santo patrono
d’Europa. Attorno alle rovine fumanti di Montecassino, Ulisse e compagni saccheggiarono
due province e stuprarono 7-8.000 bambini, adulti ed anziani di entrambi i sessi, secondo
fonti ufficiali. Che c’è di male? À la guerre comme à la guerre. In guerra si fa la guerra. Dopo la
guerra, l’Ulisse francese fu promosso Maresciallo di Francia poi eletto all’Académie
française. Riposa all’Hotel des Invalides, circondato da altri Eroi Immortali.
Analizzando un classico come l’Odissea, si scoprono le molte differenze introdotte dalle
versioni successive. Pensiamo all’Età dell’Oro della Settima Arte.
Ulisse - Kirk Douglas fa del vino per ubriacare Polifemo. Pigia le uva con fervore
dionisiaco, come se un succo di frutta potesse stordire il gigante. Nell’Odissea di Omero
invece, Ulisse racconta che nell’esplorazione dell’isola, si era portato un otre di vino
molto speciale, così forte che si doveva bere allungato con venti misure d’acqua. Allora il
vino si beveva così ma la versione di Hollywood è più credibile, al solito.
Nei miti, anche la geografia è incerta. In Omero, non c’è il minimo accenno ad un
vulcano; l’isola dei Ciclopi è piccola, e vicina ad un'altra isola più grande. Invece della
Sicilia, può essere Comino, la più piccola delle tre isole di Malta. Oppure Gozo, dove
sorgono i templi dei Giganti, “Gigantia”. Non possiamo escludere l’isola maggiore, con i
suoi vari templi tra cui Mnajdra, e precedenti luoghi di culto: un tempio sotterraneo e
una sacra caverna del paleolitico. Non abbiamo elementi per decidere ed è meglio così.
Un racconto mitologico non ha bisogno di una localizzazione satellitare GPS per
esercitare la sua funzione sociale. Il mito produce una memoria condivisa che qualcuno
chiama subconscio collettivo. Ogni nonna lo racconta illustrandolo con dettagli del
proprio paese.
Tanto più che la “vera” isola dei Ciclopi potrebbe essere da tutt’altra parte, come indica
un libro sottovalutato: Omero nel Baltico. Con un apparato multidisciplinare
impressionante, Felice Vinci colloca l’Iliade e l’Odissea più a nord, da dove arrivarono gli
antenati dei greci.
Il libro ha ricevuto l’avallo di esperti delle varie discipline applicate, senza effetto
apparente sulla Verità dell’Accademia dopo più di vent’anni. Eppure, un’eminente
personalità accademica ne aveva scritto l’introduzione: Rosa Calzecchi Onesti, traduttrice
di Omero scelta da Cesare Pavese, poi diventata pedagogista illustre. La compianta amica
avrà voluto sostenere chi tenta, quasi sempre invano, di scrostare le pseudo conoscenze
fossilizzate.

Da parte nostra, ci sembra urgente evidenziare che Perseo è Il Matricida, Ercole è Il


Femminicida, Ulisse è Lo Stupratore.
Quando si saprà, che scandalo nell’Accademia! Questi signori, che cantano la saga degli
Eroi perpetuando così la società patriarcale di ieri, dovranno trovare parole più utili alla
società di oggi e alla civiltà di domani, se ne resterà una.
Finalmente riuniti in coro, donne e uomini canteranno l’Annuncio: gli orrori domestici e
le guerre, l’ordine patriarcale e il disordine globale, con le loro conseguenze
sull’ambiente, sono un unico fenomeno recente: risale ad appena cinque o sei mila anni
fa. Siamo ancora in tempo per cambiare.

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Risposta alla domanda dell’Avvocato del Diavolo
A Malta, avevamo risposto solo in parte ad una domanda imbarazzante.
- Perché una “Venere di Malta” o una “Dea Madre” non ha seni?
La domanda sottotraccia evoca un cataclisma: questa persona prosperosa – groppa
imponente e busto piatto – potrebbe non essere una donna?
E se fosse un uomo ?
A Malta, la domanda è posta dal museo, con una
illustrazione. Avvicina la figura che interroghiamo
ad un lottatore giapponese di Sumo.
Il raffronto ci dà l’occasione di sottolineare un
punto fondamentale in ermeneutica, l’arte
dell’interpretazione.

Che significa una parola senza la sua frase? Che significa quella frase senza il suo testo?
Neanche quel testo significa qualcosa, fuori dal suo contesto, o ambiente.
Non è mai inutile ricordarlo: testo e tessuto hanno la stessa etimologia.
Cos’è un tessuto ? È un sistema di fibre & fili & colori & trama & ordito & sensazioni
tattili & profumo... parole che si moltiplicano & spariscono in un Tutto: quel tessuto,
fuori dal quale queste parole ricoprono realtà completamente diverse.
Cos’è un testo ? È un sistema di segni i quali, tutti insieme, danno a ciascuno il suo
significato. Un testo è una società armoniosa nella quale, quando va tutto bene, c’è solo
qualche errore di ortografia. Ma gli errori di sintassi mettono in pericolo l’armonia di un
ambiente sociale & naturale.
- Senza gli altri, non c’è un Sé, non c’è un Cogito, caro René Descartes. Non c’è Ego, carissimo
Cartesio, senza quei Romani che ti hanno dato un linguaggio che precede il tuo pensiero, ma non
hai mai sentito parlare di Lacan, vero?
Gli altri – les autres – sono anche il Paradiso, meno caro Jean-Paul Sartre.
Si capisce bene, a questo punto, la funzione magica, miracolosa, Divina, di ‘&’, segno
cabalistico che somiglia a... a che cosa? A un 8 o a un lottatore di Sumo?
Ci rituffiamo così alla ricerca di un contesto.

Da soli, 8 e & non somigliano a niente e non hanno alcun senso.


Ma, per esempio, in un certo contesto, e per motivi seri, affascinanti, Albert Gianna
pensa che & somigli ad uno scriba seduto che tiene la sua tavoletta di cera in mano. (B)
Personalmente, preferiamo pensare che & è sì uno scriba, ma in mano tiene un bicchiere
d’aperitivo: il momento che preferiamo per la meditazione sonnolente.
E per quanto riguarda 8, ne riparleremo fra un attimo, ma in privato.

Dunque, quale conclusione trarre a proposito di quella persona prosperosa? Donna?


Uomo? Lottatore di Sumo del Neolitico, secondo l’ipotesi del museo di Mnajdra, o
Donna & Madre Dea, come lo pensava molta gente prima dei nostri appunti di viaggio?
Non è a Malta ma in Grecia, nella seconda parte del viaggio e dei nostri appunti, che
trovammo la risposta. Diventò ovvia in un contesto più largo, il che ci ricordò un
vecchio consiglio: quando si cerca una soluzione, non bisogna zoomare sul problema.

78
L’argomento più convincente, ce lo dà l’Eroe. Deve uccider la Donna per esistere in
quanto Eroe del Patriarcato.
Patriarcato & Eroe & Femminicidio esiste in Un Tutto o non esiste.
Lui, l’Eroe Matri-Femminicida, ci dà la prova indiziaria che ciò che precede la
rivoluzione del Patriarcato è proprio l’Era della Donna, la Donna Prosperosa di Mnajdra.
Non ha grossi seni perché non si sente una matrona del “matriarcato”, perché si sente
giovane, perché è così che preferisce vedere sé stessa, come la donna-vaso che attribuiva
la stessa importanza a seni ed ombelico.

È così che la vediamo, all’ora dell’aperitivo, al secondo bicchiere. D’altronde, neanche


con un terzo bicchiere riusciremmo ad immaginare un lottatore di Sumo che apra la sua
fertile intimità al Sole del Solstizio... neanche se agita una bandierina giapponese col Sol
Levante. Tanto più che un lottatore di Sumo fa di tutto per buttare il suo prossimo fuori
dal Cerchio Magico invece di accoglierlo.

A meno che... A Mnajdra, attorno al Tempio della Vita, i crimini più gravi non potessero
essere puniti con una pena priva di senso: la “morte”. Dunque, il peggior criminale
diventava un bandito, un escluso dal Cerchio Magico della Comunità. Forse lo fa ancora il
lottatore di Sumo, per conto della Dea Donna che rappresenta nel proprio corpo. Sono
capaci di mantenere le tradizioni, in Giappone: contrariamente al ring quadrato di
pugilato, il ring di Sumo è rimasto Il Cerchio, con tutto attorno un luogo dove nessun
uomo vuol finire, un no man’s land di esclusione. La terra di nessuno ha la forma di un
quadrato: il “contrario” di un cerchio. Le due superficie sono inconciliabili, malgrado gli
sforzi di strani mistici che tentarono per secoli di realizzare la quadratura del cerchio: i
matematici.
All’aperitivo, i due lottatori di Sumo ricordano altri gemelli che non somigliavano per
niente alla loro Madre: Romolo e Remo.
- ... allattati ai seni multipli della Dea Madre, la Lupa... il vomero dell’aratro piantato in Terra
per tracciare il Cerchio-Frontiera della Nuova Città... la Sua Fondazione è una tragedia biblica
in un atto: L’Omicidio del Fratello.
Ecco il modello che dobbiamo seguire, nell’Eterno Presente di un mito chiamato
Patriarcato. All’aperitivo, si può bere non tanto per dimenticare quanto per ricordare
l’aforisma di Chris Marker: «Lo humour è la cortesia della disperazione.»

Il lettore non dovrà bere così tanto per rendersi conto che molti secoli dopo Mnajdra,
l’obelisco, o il campanile, o il minareto eretto a Guardia della Porta del Tempio o per
dominare la sua Cupola, rappresenta quella parte che è il Tutto dell’Eroe, nel gigantesco
selfie di pietra di una civiltà in continua mutazione.

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Ipotesi parallela - Un utensile e una tecnica neolitica di taglio della pietra
A Delfi al tramonto, avendo visto abbastanza per una vita
intera, ci sembrò saggio cenare presto.
All’ingresso del ristorante, ci accolse un oggetto
straordinario: centinaia di denti di selce spuntavano da sotto
una slitta di legno. Qualche dente mancante era stato
sostituito da un pezzo di lama di sega. Dopo avere fatto le
foto, il consiglio di proteggerla all’interno fu accolto da un
cameriere fatalista: «hanno già provato a rubarla.»
Spiegò che la slitta poteva avere più di cent’anni ma che
era stata usata fino a tempi recenti. Disse che era una
trebbia per grano. Questa macchina favolosa passava sulle
spighe sparse in terra trascinata da un asino e un uomo.
Sancio Panza ?
Non c’erano solo Eroi in Grecia, grazie a Dea!
L’allegro scampanellio di silice della slitta di Delfi celebra una continuità che va dal
Neolitico ai nostri giorni.
Una visione, poi un sogno ad occhi aperti, si formarono nella
nostra mente: un utensile e una tecnica neolitica per tagliare
blocchi di pietra. Fare una corda, filare fibre e tessere fili
sono tecniche sviluppate molto presto dall’uomo, o meglio
dalla Donna, dalla Guardiana del Fuoco, dalla Donna del
Focolare, dalla Casalinga. Guardatela: la Cordara sta facendo
una corda di tre fili: una treccia, con perle. Ad ogni giro della
treccia, incolla un dente di selce che sporge sui due lati della
corda. Sta facendo una catena di selci, per la sua motosega
neolitica. Il motore è una squadra di due segatori in lungo.
Per tagliare un blocco secondo un profilo preciso (dritto
oppure curvo come per le pietre dei Muri-Fiore) la Cordara
posiziona due guide gemelle di legno da ogni parte del
blocco: guideranno la catena che va e viene. La porzione di corda senza denti che sfrega
sulle guide è ricoperta di cuoio, reso scivoloso con un po’ di grasso. Per uso personale,
intreccia una catena di selci più fine, più corta, e la tende su un arco. La utilizza con una
mano sola, ma ha fatto un modello più grande per tagliare i tronchi con sua figlia: non si è
mai troppo giovane per imparare le Arti Domestiche. Straordinario? È solo una delle magie
della Donna del Focolare, la Casalinga. (1, 10)
Abbiamo così un buon programma per l’estate. Cercheremo delle selci, raccoglieremo la
resina da usare come colla, ecc. Ma tutto l’anno, continueremo a non produrre niente, né
oggetti, né conoscenze. A scuola e all’università si consuma conoscenza scongelata, e le
uniche pietre autorizzate sono la lavagna e il gesso.
Ecco il VERO scandalo! La polvere di gesso e i pixel della Silicon Valley causano la
silicosi, una malattia dei polmoni che impedisce di respirare liberamente.
La silicosi è un cancro; si sviluppa dai polmoni al cuore e risale al cervello.
Gli insegnanti ne soffrono; qualcuno si cura in un Lab-Oratorio Metadisciplinare. (1, 10)
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«La sacra Geometria del caso»
Meditazioni di un pellegrino per Caso & Necessità
Dà le carte come una meditazione
I compagni di gioco non lo sospettano
Non gioca mai per i soldi che vince
Né per il loro rispetto
Distribuisce carte per trovar la risposta
La sacra Geometria del caso
La Legge nascosta d’un esito probabile
I numeri guidano il ballo
Sting & Dominic Miller
(Shape of my heart: La forma del mio cuore)
- ♫ I know that the spades are the swords of a soldier
Sì, questo lo so: Picche sono le armi di un soldato, ma 8, è un numero?
Potresti dirmelo Sting? Se non sai chiedi alla Pythia. Lei ha scritto la tua canzone, vero?

Sogno ad occhi aperti


In un sogno ad occhi aperti, una specie di linguaggio interiore unisce immagini & parole.
Come il sogno, ma più accessibile del sogno, il sogno ad occhi aperti evita gli abituali
blocchi del linguaggio cosciente.
Il sogno ad occhi aperti è un utensile per scavare nella materia umana. È una specie di
sonda che fornisce in modo articolato una lunga visione; questo diverso concetto sarà
esaminato più avanti.
Il sogno ad occhi aperti è uno schermo dove mostrare a sé stessi ciò che pare interessante.
Non impone un punto di vista; tuttavia non è vago ma aperto ad altri sogni ad occhi
aperti.
Sognare ad occhi aperti è un modo di es-primersi; significa spingere fuori: es-pellere. Chi si
occupa d’insegnamento e di educazione dovrebbe lasciare gli altri es-primersi. Qualunque
cosa esca, è utile e fa bene alla salute. Se qualcuno ha visto un doppio senso nella frase
precedente, ha visto giusto. Se la “materia” lo preoccupa, ne dovrebbe parlare con un
psicanalista o un amico.
Nel testo presente, non c’è un solo sogno ad occhi aperti. Vi si trova invece il tentativo
di mettere parole su vari sogni ad occhi aperti; altri li trascrivono con note musicali.
L’ultima affermazione propone un metodo e degli esercizi per lasciarsi andare a
comporre buoni sogni ad occhi aperti. Non sono tutti buoni; certi possono essere cattivi,
e pure pericolosi.
Un filosofo delle scienze, Gaston Bachelard, ha scritto saggi affascinanti usando il sogno
ad occhi aperti come mezzo di ricerca & divulgazione. Le sue rêveries sono famose e
hanno influenzato due o tre generazioni di gente molto per bene.
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I sogni ad occhi aperti hanno un rapporto con la Sibilla. Un sogno ad occhi aperti porta
un responso sibillino senza che una domanda sia stata posta. Ciascuno deve interpretarla,
diventare il proprio Ermes, collegando il proprio sogno ad occhi aperti alla propria vita.
Il sogno ad occhi aperti ha un rapporto con Socrate. Gli insegnamenti «dell’uomo più
saggio della Grecia» erano fondati sulla maieutica, un’arte di donna. La maieutica è l’azione
di una levatrice che aiuta un’altra donna a partorire. La tecnica di Socrate è nascosta
nell’etimologia del verbo spiegare : ex-plain in inglese, ex-pliquer in francese, s-piegare in
italiano. I tre termini indicano una sola azione: togliere le pieghe, aprire un foglio
appallottolato e stirarlo affinché un altro possa comprenderlo. All’opposto, molti sadici
“spiegano” usando un linguaggio tecnico come frusta, con un sorriso vanitoso e crudele. (7)
Il sogno ad occhi aperti, quando spiega qualcosa, si esprime con analogie. Il suo
linguaggio non si rivolge soltanto all’intelletto del destinatario ma a tutte le dimensioni
del suo Essere: intellettuale & spirituale & emozionale & fisica &...
Il sogno ad occhi aperti parla di sottoboschi segreti da dove sgorgano piaceri e sofferenze.
Il sogno ad occhi aperti lascia all’altro la magia della Lettura Creativa.
I bravi alunni sanno che non bisogna sognare ad occhi aperti, soprattutto a scuola.
I bravi alunni non sopportano il linguaggio sistemico dei sogni ad occhi aperti.
I bravi alunni sono buoni perché ingoiano frasi lineari e le memorizzano.
La memoria è l’intelligenza degli imbecilli.

Metodo
I sogni ad occhi aperti hanno un rapporto con un metodo: l’approccio metadisciplinare.
L’approccio metadisciplinare non ha nulla a che vedere con l’approccio interdisciplinare.
Spesso, se non sempre, l’approccio interdisciplinare incolla insieme pezzi di manzo
congelati. Come stupirsi che il collage non diventi mai la Vacca Sacra che ci nutre del
Suo latte ogni mattina.
Questa pessima magia non funziona per un motivo semplice. Contrariamente a quanto
sostiene qualcuno, il Tutto non è più grande della somma delle “sue parti”. Il Tutto non
ha nulla a che vedere con quelle “parti disciplinari”, tanto meno con la loro somma. Chi
ne dubita può chiedere alla Vacca Sacra, e anche al Suo vitello analfabeta.
Arriviamo così a questioni fondamentali relative a Essere & Sapere, chiamate questioni
onto-epistemologiche. Arriviamo anche a un fondamentale cambio di paradigma in
Educazione & Ricerca & Sviluppo. Per esempio, nell’approccio metadisciplinare, il
ricercatore non sa mai cosa cerca. Non sa nemmeno cosa sta facendo & non vuole che
glielo si dica. Ciò dimostra che è un vero ricercatore, non uno dei tecnici con i quali
collabora. Ne rispetta la competenza specifica, quando lavorano come lui in modalità
interrogazione. (1, 6)
Con il presente lavoro, l’autore spera di essere utile a chi scava in verticale, in modo
sequenziale & razionale. Lui si è allargato in orizzontale, in modo emotivo & analogico.
A volte l’orizzontale e la verticale si scontrano; a volte formano uno schermo sul quale
proiettare nuove visioni.

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Per qualcuno, potrebbe essere utile abbandonare la metafora dei pezzi di manzo.
Vediamo un esempio in archeologia dove qualcuno tenta d’incollare dei pezzi di pollo
congelato.
Gli etruschi sono un popolo “misterioso”, il che significa che siamo “ignoranti”: una
vergogna per il bravo alunno; una solida base di decollo per un ricercatore che voglia
volare alto.
Un oggetto tipicamente etrusco è stato chiamato bucchero, poi è stato classificato in una
categoria: ceramica.
Cosciente di sapere molte cose sugli etruschi ma niente sul bucchero, un archeologo
coinvolge altri specialisti in una ricerca interdisciplinare: un geologo, un chimico, e un
ceramista che, prima d’insegnare Arte in un liceo artistico, aveva prodotto maioliche
tutta la sua vita senza mai porsi due domande:
- Perché questa nuova ceramica chiamata maiolica fu sviluppata in un luogo e un tempo in cui
nacque una nuova cultura chiamata Islam?
- Per quale mistero ciò che era giusto in una scuola di formazione per operai dell’industria del
19esimo secolo, non poteva essere giusto un secolo dopo nella scuola professionale dove si è
diplomato, ora diventata il liceo dove insegna Arte da quando la sua bottega di ceramista ha
chiuso per fallimento?
In quella ricerca interdisciplinare, quattro forme di conoscenza parziale, vale a dire quattro
modalità d’ignoranza totale del Tutto, furono incollate insieme. Non portarono a nessuna
visione dell’aspetto & significato originale del bucchero etrusco. Numerose analisi furono
accumulate in un mucchio: un ostacolo evidente alla sintesi. Emergendo dai pezzi di pollo
scongelati e incollati, dei galletti meccanici alzarono la cresta rossa e cantarono: tonnellate
di relazioni accademiche furono pubblicate sul bucchero, con belle immagini e dati
pseudo-scientifici senza alcuna relazione tra loro. Appartengono alla categoria delle
conoscenze pseudo-scientifiche proprio perché non costituiscono un corpus, un Essere. Formano
un catalogo privo di senso: dimensione degli oggetti, temperatura nel forno, composizione
dell’argilla, ecc. Portarono a “sperimentazioni scientifiche” risibili, per esempio tentare di
produrre un bucchero con una miscela di argilla, miele e vino tra altre cose, e un forno
quasi etrusco con un “termometro scientifico” piantato nel culo! (4, 5, 6)
Nel frattempo, una migliore comprensione del bucchero & degli etruschi fu possibile con
un approccio metadisciplinare. Il problema fu risolto collocando il bucchero in una nuova
categoria; ceramica & metallurgia & auto-ritrato. Si svelò così lo specifico di quella “ceramica”
etrusca, unica allora ad avere l’aspetto di un “metallo”. Si rispose così a tre domande in
una: come conservare un bucchero dopo la sua scoperta & come farne uno oggi & perché?
L’approccio metadisciplinare è utile perché non tenta una sintesi attraverso analisi oggettive,
senza relazione con il “Soggetto”: un bucchero in questo esempio. Si parte da una visione, o
sintesi ipotetica, e si continua con analisi rigorosamente collegate alla visione, e così via
lungo un percorso circolare: ogni passo avanti avendo un effetto sul passo precedente &
sulla visione originale, in quel non-luogo fuori dal tempo chiamato normale ricerca. (1, 10)
Un buon strumento metadisciplinare è l’etimologia: permette belle visioni e, al tempo
stesso, svela le idiozie del nazionalismo e della xenofobia.

83
Visione
Una visione non è un’allucinazione.
Una visione è un sogno ad occhi aperti istantaneo: un flash. Il contrario di una visione è
una divisione lenta: un’analisi.
Ogni visione è la sintesi più vasta concessa ad una certa persona ad un certo momento.
Poi, la visione & persona si sviluppa come un solo Essere. Di natura metadisciplinare,
ogni visione andrebbe sottoposta a verifiche disciplinari che la possono bocciare,
riducendola ad allucinazione, oppure confermare il suo statuto, fino alla prossima
verifica.
Funziona così, sempre, per tutti, anche per quelli che non sanno di vivere una visione
perché hanno acquisito la visione di altri.
La nostra visione diventa più larga & più profonda allorché demoliamo i muri necessari
costruiti nel nostro Essere dalla nostra famiglia, la nostra scuola, la nostra comunità e
soprattutto dal nostro linguaggio, allorché costruiamo muri migliori per il nostro Essere.
In una pagina precedente, abbiamo rimproverato a Cartesio di non conoscere Lacan;
non abbiamo trascritto la risposta di Cartesio: «Socrate non conosce me!» Nel nostro tempo
lineare, ciò che precede influenza ciò che segue. Jacques Lacan avrebbe detto che «Il
linguaggio precede il pensiero». Concordiamo, ma ciò implica che possiamo pensare solo tra i
muri del nostro linguaggio. Per essere più liberi, dovremmo ascoltare il lessico e la
grammatica di mestieri diversi (filosofo, merlettaia, aratore...) e imparare altri dialetti (le
lingue madri di altre patrie) facendo amicizia con altre lingue (musica, cucina,
matematica, ceramica...) per cogliere un riflesso della relazione che li unisce, una visione di
ciò che nascondono & dicono & producono.
Parlare, scrivere, cucinare, cantare, ballare... per ascoltare finalmente il linguaggio intimo
del corpo interno nostro e altrui: non è silenzioso quando ride. Il corpo esterno porta i
segni visibili delle sue grida di collera, di dolore e disperazione.
Siamo così arrivati al cuore della questione onto-epistemologica, intimamente legata al
segno &. (B, 1)
A parte grossolane motivazioni classiste, miserabili vantaggi economici e vergognosi
privilegi sociali, perché mai un umano dovrebbe accettare di dividere il proprio Essere, e
scegliere di essere un lavoratore solo intellettuale & per niente manuale?
Nel più bel gioiello della sua corona, Apologia di Raimond Sebond (Saggi), Montaigne ci
parla in confidenza: «Nella mia vita ho visto cento artigiani, cento aratori, più saggi e più felici dei
rettori dell’università, e preferirei somigliare a quelli.» Notiamo di sfuggita il crescendo da saggi a
felici, e chiediamo scusa a Michel per avere imitato la sua voce, qui e altrove.
Ogni persona sana è frutto di una moltiplicazione di facoltà che noi dividiamo
stupidamente. Fisica & Mentale & Emozionale & Spirituale & Culturale &... Tale è la
forma, buona o pessima, armoniosa o dolorosa, di ogni Essere umano o animale.
- Si, persino gli animali hanno una cultura; anche Montaigne l’ha detto.
Dovremmo promuovere una Legge Educativa & Sociale & Economica secondo la quale
nessun diploma sarebbe rilasciato senza esperienza lavorativa in un altro campo, e
nessun lavoro autorizzato senza lo studio serio di un’altra materia, dall’età di 12 anni.
Prima di quell’età, l’unica attività autorizzata dovrebbe essere il gioco & studio, o lo
studio & gioco, a libera scelta.
84
Beati i poveri, perché avranno la Conoscenza, se non sono troppo stanchi per aprire gli occhi mentre si
ammazzano di lavoro. Questa è la nostra traduzione di Ora & Labora, il latino di San
Benedetto, Patrono dell’Europa e fondatore dei primi monasteri. Diede una Regola
complessa, più tardi riassunta in Prega & Lavora: Tre Verbi che ne formano Uno solo
perché il verbo più importante è al centro: &, Il Moltiplicatore, Colui che Unisce, chiamato
anche Amore, il contrario del Divisore, chiamato anche Odio. Molto tempo fa, due parole
furono seppellite nella filosofia: amore, felicità. Potrebbero risorgere dalla tomba, riunite
in un nuovo pleonasmo come Amore & Felicità, grazie ad incantesimi di parole &
musiche: canzoni. Ce ne sono qui, al servizio di lettrici e lettori acuti & intraprendenti.
Prega & Lavora non ha nulla a che vedere con pregare o con lavorare, Prega e lavora è la
Regola per gli schiavi. Prega e lascia che altri lavorino è la Regola del Divisore: il Dia-volo. (B)
Ora & Labora è una formula magica per ottenere la felicità, in armonia.
Uno psicoterapeuta e un idraulico capirebbero meglio il proprio mestiere se
combinassero le loro conoscenze, in una certa misura, soprattutto se entrambi
suonassero uno strumento musicale, senza mai perdere un’occasione di costruire un
muro di pietre a secco...
- A mano?!
Sì, fatto con le loro mani, come gli intellettuali che parlano con la loro lingua. Sarebbe un
modo di produrre parole nuove, più utili, parole più belle & musiche più belle & muri
più belli, visto che i muri sono una esigenza onto-epistemologica.
Ciò non significa accumulare esperienze superficiali con una overdose di nozioni;
consumiamo già troppe di quelle droghe dalla scuola in poi.
Non ci sono ricette, se non questa: vivere con i propri occhi ben aperti, avendo inserito
il cervello & cuore & pancia & anima & mani & piedi &...
- e spegnete quel maledetto smartphone!

Di teorici e sperimentatori
La visione dell’umanista è simile all’intuizione e alla più austera ipotesi dello scienziato. Sono
le occupazioni dei teorici. In certi campi come la fisica delle particelle, i teorici scientifici
non sono sperimentatori scientifici, i quali sono disprezzati cordialmente da certi teorici per
essere più “materiali”, più vicini alla “realtà” umana, o meno divini.
Al contrario, i teorici umanisti sono disprezzati da pseudo sperimentatori scientifici che si
occupano in realtà di “scienze” “umane”. Cosa fanno gli adepti delle scienze umane per
credersi sperimentatori scientifici? Per esempio, incaricano un laboratorio di stabilire la
composizione chimica di un vaso antico; poi, usano quel genere di “base scientifica” per
un discorso su una civiltà del passato. Ma trattano di sognatore un teorico umanista che
legge lo stesso vaso come un qualsiasi testo scritto in una lingua morta, senza
preoccuparsi della composizione chimica dei vasi né delle pergamene.
I teorici seri, umanisti o scienziati che siano, sottomettono le loro visioni ed ipotesi a
controlli vari. Gli scienziati meno seri, teorici e sperimentatori uniti, disprezzano
cordialmente i colleghi umanisti benché facciano quasi lo stesso loro mestiere, quasi nello
stesso modo. Troppe espressioni di vuota vanità, troppe frustrazioni immotivate,
nascono da due “quasi”.

85
Metafora, parabola, mito.
Usiamo una metafora quando diciamo ad un amico che il suo sorriso “illumina” la nostra
giornata; siamo capaci di creare nuove metafore quando le vecchie hanno esaurito il loro
potere magico.
La parabola è un’altra tecnica di comunicazione magica. La usa un tipo di maestro di
scuola chiamato profeta. Il maestro lascia all’alunno il ruolo dell’interprete: così
facendo, lo trasforma da consumatore passivo a produttore di conoscenza. L’alunno
diventa il proprio maestro, in uno spazio strutturato ed illuminato da un Maestro. In
un certo senso, ritroviamo la magia della parabola nella nostra miglior pedagogia
postmoderna: accantona la “didattica”, che gira attorno al didaskalos: il maestro.
Passare alla “matética” che balla attorno al mathetes, l’Alunno, sulla musica di vari
facilitatori: genitori, insegnanti, ecc.
Il mito si potrebbe definire una parabola senza un profeta. Il mito ci dice qualcosa, ci
vuole far capire qualcosa, ma il Maestro rimane nell’ombra, per farci credere che la
storiella educativa non è stata creata da una mente umana, che sono i fatti del passato a
parlare. Una delle forme moderne del mito è la Storia insegnata nelle scuole nazionali.
Come un virus, il mito entra in noi. Come una larva, può trasformarsi in farfalla. Una
tale metamorfosi si compie grazie ad un catalizzatore: Hermes, l’Interprete, ispira il
depositario del mito che ne può valutare la lezione, farla sua oppure rigettarla se
condivide un altro ordine del mondo.
Roland Barthes ci ha insegnato a decriptare le mitologie moderne che costituiscono
l’ordine del nostro quotidiano. Ha così facilitato l’interpretazione delle mitologie antiche,
un processo necessario se vogliamo scoprire una nostra ipotetica “natura”, una nostra
eventuale essenza profonda di umani, per distinguerla dai vestiti che ci sono stati cuciti a
fior di pelle dalle mode passate & presenti. Scavando a sufficienza, si scopre che non c’è
nessuna “natura” umana, che si può scegliere chi essere, o meglio con chi essere, perché
non si può essere al di fuori di una società di persone & parole &...
Per capire che il mito è un manuale scolastico che gli anziani recitano la sera acanto al
fuoco o davanti al piatto di minestra, esaminiamo un mito greco poco conosciuto: il
Letto di Procuste.
Procuste, “lo stiratore” in greco, aveva un albergo con un solo letto, un B & B dei tempi
eroici. Se il letto era più grande dell’utente, Procuste attaccava delle corde a mani e piedi
del viaggiatore per stirarlo fino ad ottenere una perfetta corrispondenza tra il suo corpo e
il materasso. Se invece il cliente era più lungo del letto, gli tagliava le braccia, le gambe e
la testa. Procuste era un brigante e un mostro! Fu ucciso – che coincidenza – da Teseo,
l’Eroe che salvò i bambini portati in sacrificio al Minotauro. Il Letto di Procuste è un
mito poco noto perché denuncia la mostruosa abitudine di stiracchiare e amputare i
bambini a misura del letto unico, all’Albergo della Scuola.

Menzogne storiche & omissioni


Nelle note di copertina del presente lavoro, quel Filo di Arianna dai templi neolitici di
Malta alla Grecia dell’Età del Bronzo e del periodo Classico può avere disturbato
qualcuno. Una continuità? Molti amano pensare alle civilizzazioni del passato come
fossero anni: ciascuno deve finire, prima che il prossimo inizi.
- «Se tu conoscessi il Tempo come lo conosco io, disse il Cappellaio ad Alice.»

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Per esistere, abbiamo tutti bisogno di limiti temporali & spaziali, abbiamo tutti bisogno
di muri. Ma certi muri, certe frontiere mentali & geografiche, furono inventate dal
Patriottismo Patriarcale, poi dal moderno Nazionalismo: il piatto di carne che ci servono
dalla fine del Feudalesimo, con i suoi due contorni: il Colonialismo, facilitato da qualche
secolo dal Razzismo.
- Una civiltà megalitica è fiorita nel nord, a Stonehenge e in Bretagna. La culla della civiltà
europea è la Grecia. Punto e a capo. Malta? È una pedina utile sullo scacchiere delle guerre
mediterranee. Malta non è mai diventata una vera nazione, vero? Non hanno neanche una
lingua. Il loro dialetto è un minestrone di lingue dalle nazioni che l’hanno conquistata...
Tuttavia una lingua nazionale è solo un dialetto che ha scambiato il suo asino per un
cavallo, e il suo bastone per una spada.
- ♫ But you’re still fucking peasants as far as I can see. (John Lennon)
Ma per quanto possa vedere, siete ancora dei fottuti villici.
Inoltre, la capacità di mantenere vivo il ricordo di passate invasioni & fusioni può essere
preferita alla tendenza di nasconderli sotto una spessa crosta di menzogne storiche &
omissioni.
Dal 19esimo secolo, Divide et impera è stato completato da Disprezza & Colonizza.
I Romani non disprezzavano i popoli vinti; ciò avrebbe diminuito la loro gloria e offeso
la Dea della Vittoria. Dai vinti traevano un bottino di guerra, in oro e schiavi. Al
contrario, per non si sa quale cancro religioso, una cristianità pervertita disprezzò la sua
classe operaia più bassa. La schiacciò con la magia nera di nomi fasulli. Si cominciò con i
Pagani del Pagus, abitanti delle terre conquistate ed amministrate; poi si continuò con i
milioni d’abitanti dell’America, gli indiani, poi con milioni di negros, i neri abitanti
dell’Africa quando gli schiavi indiani non sopravvissero in numero sufficiente per scavare
il nostro oro e tagliare le nostre canne da zucchero... e poi abbiamo continuato su tutto il
resto della superficie del Globo, La Sacra Sfera.
Ma sembra che le cose stiano cambiando, molto, molto lentamente. Trattasi di una Buona
Notizia: un nuovo Vangelo, benché non sia del tutto nuovo. Risale dalla Terra dov’era
stato seppellito, come una vaga Musica su Parole dimenticate.
La Cara Vecchia Canzone Dimenticata è cantata da un Coro su un’isola a
nord di Malta: la Sicilia. La molteplicità di Malta è chiaramente espressa
a Siracusa da un monumento unico, una composizione: Tempio &
Chiesa & Moschea & Chiesa. Ha integrato il Cuore & Anima &
Architettura di un popolo, per 25 secoli. Le sue colonne Doriche
cantano. Camminano in processione, molto, molto lentamente,
mostrando la curva leggera del loro giovane ventre sotto il sottile peplo.
Da 25 secoli, questo monumento è dedicato a Nostra Signora Dea. Al
momento, si chiama Maria: Vergine & Madre & Saggia, come la Donna
Una & Trina nella conchiglia di Lione, come Afrodite & Hera & Atena
prima della Divisione imposta da Zeus con la Mela della Discordia.
Se la Magna Grecia è mai esistita, fu preceduta da una ben più vasta Magna Malta,
tutt’attorno alla nostra Pancia Mediterranea. Esiste ancora, fluisce come un fiume
sotterraneo, mentre l’Eroe greco, il macho, ammorba ancora la faccia della Terra.
- Lisistrata… Prassagora… parlate, per l’Amor di Dea! Dove siete finite?!
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Compito a casa
Compilate una lista delle ideologie all’origine di pensieri, parole, azioni ed omissioni in
Archeologia, Storia, ecc. Descrivete la loro influenza nefasta sui decisori odierni, su quelli
che credono di decidere alcunché, su quelli che li eleggono, e su tutti noi quando
ingoiamo le parole come popcorn. Esempio: la parola “Matriarcato”.

“Matriarcato” ? Una cavolata a-sso-lu-ta!


Il Patriarcato è la Legge & l’Ordine di una oligarchia di padri, fratelli, cognati che prosperano
all’ombra di un patriarca che non è il padre ma il Padrone, in Cielo come in terra.
Quando dei sociologi del secolo XIX notarono numerosi statuine di donne molto
prospere, immaginarono correttamente che un’altra civiltà potrebbe essere stata fondata
su una Regola diversa da quella del Patriarca. Quale Regola? Lo ignoravano, ma la regola
della simmetria, applicata dalla loro vanità, produsse un’immagine speculare del
Patriarcato. La chiamarono Matriarcato.
Fu un errore. Ma di più: fu una gaffe, e peggio: fu una bassa manovra per battere di
nuovo l’Antica Dea offrendole il gladio del Patriarca affinché si suicidasse. E le pseudo
femministe s’impossessarono di quella spada.
Quel matriarcato sfila sulla musica militare del Patriarca, al passo dell’oca. Il genere non ha
nulla a che vedere nella questione. Una spada rimane una spada, qualsiasi mano la
brandisca. Quel matriarcato è un Patriarcato femmina. Fa parte del sistema Patriarcato
come il Primo Ministro Ombra fa parte di quel che fu un sistema democratico
ammirevole (fino al pasticcio del Brexit). Il gioco della bisbetica e del domatore è tipico
di Westminster come di un sistema meno democratico chiamato Patriarcato.
Per capire la civiltà precedente, bisogna studiare la vita sociale della api: la Regina non è
“la capo”. Nelle società pre-patriarcali, si trovano molti riferimenti all’Ape. Il suo valore
di totem è in armonia con i dati zoologici perché i nostri antenati passavano il loro
tempo ad osservare la realtà. Anni fa, abbiamo scritto una rêverie, un saggio sognato ad
occhi aperti sulla vespa vasaia: due milioni di anni fa, la Vasaia Volante iniziò a modellare
vasi di terra; più di recente, diventò Dea Maestra per la Donna Vasaia. (3)
Socrate riconoscerebbe al volo la pseudo - donna che chiamiamo Patriarca femmina. Per
sua disgrazia, per nostra fortuna, andava sempre in città per educare la gioventù di
Atene. Non vietava nulla, contrariamente a certi padri. Non proibiva qualcosa come fanno
gli amici del Padrino per gonfiare i prezzi di mercato. Passava tutto il suo tempo a
educare i giovani come farebbe una vera Madre perché a casa, Socrate doveva
sopportare una Patriarca femmina: sua moglie Santippe. Era una fiera squaw: in greco,
Santippe significa Cavallo Giallo.
- Socrate avrebbe dovuto domare quella bisbetica bionda!
Sì, glielo diceva sempre uno dei suoi discepoli, Antistene, che abbandonò in seguito
un’idea sciocca per aprire la via allo Stoicismo. Diventò un filosofo importante. Quando
era giovane, Antistene non riuscì a convincere Socrate perché nessuno dei due aveva
letto Shakespeare. Fecero ugualmente una bella carriera. Ma anche se Socrate avesse letto
La bisbetica domata, e per di più Macbeth, l’Uomo Più Saggio di Atene non sarebbe stato
d’accordo col giovane Antistene: domare bisbetiche è uno dei Giochi del Patriarcato.
Socrate era tutto il contrario di un Eroe greco; tuttavia, era estremamente coraggioso: il
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rifiuto di partecipare ai Giochi Patriarcali portava guai molto seri all’epoca, esattamente
come oggi. Ad Atene, si poteva fare la fine di un Papa in Vaticano, solo che vi lasciavano
preparare la tisana.
I sociologi che hanno inventato il termine Matriarcato non hanno capito l’essenziale e
hanno creato le condizioni per nuovi malintesi. Fuori dall’Universo Patriarcale, su un
pianeta molto reale come Mnajdra, una donna non è il contrario simmetrico di un uomo.
Una donna è una donna. Non ha bisogno di paragonarsi con chicchessia per essere una
donna. E vice versa per un uomo. Comunque sono gli affari di ogni singola donna, alla
quale non va suggerito un comportamento con parole moderne subdole come
Matriarcato. La cosa ci sembra forse importante oggi perché le relazioni tra gli esseri
umani stanno cambiando? No; cambiarono già in tempi arcaici, come cambiano sempre,
su scala storica & nel corso di una vita.

Medea
Medea è la nipotina del Sole. Si dice che ha ucciso i propri figli per vendicarsi di
Giasone, marito fedifrago. Nella realtà del mito, Medea non uccide i propri figli; uccide i
figli del padre biologico per eliminare il seme del Padre archetipale. I guerrieri rabbiosi
spargono sale sulle rovine della città nemica per impedire all’erba di crescere. Per tale
motivo, Medea non andrebbe definita Madre (dei bambini che uccide) ma Figlia (del
Padre, Eterno o quasi). Medea non uccide il Padre come un Edipo qualsiasi; punta a
distruggere il sistema dal suo interno, come certi “rivoluzionari”. Brava! Viva Medea!
Difatti Medea è viva e vegeta. Certe femmine, che si credono femministe, considerano
Medea come una Eroina della Resistenza al Patriarcato. Ogni tanto vediamo Medea
all’opera, in immagini montate con sapienza dalla TV. Un’ombra nera con una maschera
sul viso sfascia le vetrine e brucia le automobili mentre sfila a viso scoperto un corteo di
lavoratori, lavoratrici e pensionati. Inesorabile, la Polizia di Stato manganella sempre e
solo questi, ignorando quella. Protetta dalla sua maschera di Eroina della Resistenza,
Medea riesce sempre a farla franca. Si nasconde nelle fogne del Potere dove convive con
i terroristi e con i topi della Peste di Camus, pronta a scattare in preparazione delle
prossime elezioni. Saranno vinte dal Partito dell’Ordine, votato in massa dai lavoratori,
dalle lavoratrici e dai pensionati che hanno visto le manifestazioni di Medea alla TV.
Non scherziamo con le cose serie: Medea è una Eroina del Patriarcato, non della
Resistenza. Non ci libereremo dagli abusi del Patriarcato con un Eroe, perché è stato lui,
l’Eroe macho, a fondare e mantenere il Patriarcato, aiutato da un modello femmina da
lui inventato: il macho con le tette.
Una vera profetessa del femminismo dal volto umano cantava: ♫ We don’t need another
Hero... Non abbiamo bisogno di un altro Eroe. Le sue parole andrebbero studiate a scuola,
dove nessuno ascolta Tina Turner. (12)

Di palle e uomini
Gli uomini amano giocare con sfere perfette chiamate palle. Non è un istinto naturale.
Dai tempi più remoti e dalla più tenera età, sono educati attraverso giochi molto diversi,
che producono uomini molto diversi.
Per esempio, in un gioco praticato in un tempio, si deve sollevare una grossa boccia
pesante con Tre Dita, poi farla rotolare come un carro armato biblico verso un gruppo
di figure umane che non possono scappare. Com’è divertente!
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Per esempio, un gioco molto più antico si pratica di Domenica mattina sulla piazza del
villaggio, all’ombra di vecchi platani panciuti. Le donne sono a casa o in un altro tempio,
impegnate in sacre faccende. Gli uomini, che volete, sono uomini, quindi sono fuori a giocare.
Formano due squadre; ogni uomo ha due palle, grosse come arance. Erano probabilmente di
pietra in un passato remoto. Ora sono di un metallo lucente che fa pensare all’oro, all’argento
o al bronzo. C’è anche una piccola sfera, più delicata essendo di legno. Leggermente più
grossa di una noce, è come un fico, ma rotonda come la luna piena. Diverse paia di palle,
un’unica piccola luna come obiettivo... si tratta quindi di un gioco competitivo ma è riservato
agli uomini normali; i prepotenti non possono giocare né guardare.
Un cerchio è tracciato in terra e la luna è lanciata a poca distanza. Con i piedi nel cerchio,
ogni giocatore deve sistemare le sue palle il più vicino possibile alla luna. Come già detto,
non è un gioco per prepotenti, ma è permesso allontanare dalla luna le palle
dell’avversario, con le proprie. All’aperitivo, i vincitori hanno il loro pastis pagato. Nel
caffè, su un muro, c’è La Fanny: l’immagine di una giovane donna prosperosa, sorridente:
mostra il suo sedere nudo che i vinti devono baciare... oppure sono autorizzati a
baciarlo? Comunque sia, punizione sopportabile o premio di consolazione, questo è un
gioco per veri uomini. Non abitano lontano da Mnajdra.

La Magia Bianca di Leggenda


Leggenda parla senza svelarsi.
Leggenda è pudica ma non frigida, e per chi sappia prenderLa...
Leggenda conosce un buon massaggio e lo sa fare sul punto giusto per alleviare un
vecchio dolore. In altri casi, può indicare uno stile di vita più sano, ma senza fare un
sermone, senza dare consigli, solo dicendo, semplicemente, le cose che solo Leggenda sa
raccontare. La si ascolta, e poi si sceglie.
Bisogna capire il linguaggio mitologico ovviamente, ma capire non significa dire,
formulare chiaramente. L’ermeneuta, benché possa spiegare, è medico solo di sé stesso.
Leggenda può dare colpetti nella schiena a chi non riesca più a respirare, ma ciascuno
deve sputare il proprio pezzo di mela avvelenata.
Una vecchia storia può essere raccontata di nuovo in modo utile.
Da una fessura degli scuroni, un raggio di luna si scava una via attraverso un vetro appannato;
le tende lo filtrano nella camera. Per dormire, è la luce ideale. Ma quando non si sta bene?
Quando ci si rigira nel letto senza trovare né sonno né riposo? Allora Leggenda ci aiuta.
Leggenda non un boy scout che fa attraversare la strada o che apre gli scuroni. La piena
luna è così accecante che il malato metterebbe la testa sotto le coperte.
Se il boy scout vuole essere utile, lasci al capezzale un buon libro di favole, e visto che
non c’è posto sul tavolino, metta un bicchiere e una bottiglia d’acqua più lontano, sul
comò. Prima o poi, la noia spingerà il malato a leggere altro che le sue scatole di
medicinali. Troverà un nuovo interesse per vecchie storie senza alcun senso. Prima o
poi, avrà sete quindi dovrà alzarsi. Sovrappensiero, potrebbe tirare le tende; aprire la
finestra forse: l’aria fresca è gradevole, di notte. Se apre anche gli scuroni, potrà
sostenere lo sguardo della luna, vedere le stelle, e l’alba, che arriva anche quando piove.
Al sole levante, le vecchie cicatrici e le ossa rotte appaiono come brutti tatuaggi. Basta
leggerli e pronunciarne il nome a voce alta perché spariscano, portati via dai demoni:
non sopportano la Magia Bianca di Leggenda.
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Le perle, la collana, e il Filo.
Non c’è niente di più carino di una perla. Potremmo passare ore a guardarne una.
Soprattutto se siamo stati noi a trovarla in fondo al mare. In tal caso ci riconosciamo
grandi meriti, dimenticando che è stata l’ostrica a farla ma un po’ di vanità non può fare
male. Poi riponiamo la nostra perla nel cassetto, con un sospiro: che peccato; nessuno
potrà ammirarla. Generosità? Ma no, vanità, ancora, e travestita, come sempre. Ma non è
la vanità che ci fa aprire gli occhi in cerca di altre perle in altri cassetti o al mercato, non è
la vanità che ci spinge a farne una bella collana, pensando solo più alla persona per la
quale la stiamo facendo. Ah l’amore... È l’amore che ci fa scoprire il vero, l’invisibile
autore della collana: Il Filo.
All’autore di questi appunti di viaggio, sembra impossibile che le sue visioni, i suoi sogni
ad occhi aperti, e le riflessioni necessarie che ne sono conseguite, siano perle
sconosciute, rimaste in fondo al mare. In un mondo a scompartimenti stagni, certi
esperti avranno sicuramente analizzato, scorticato e dissecato alcune delle “cose”
rapidamente esaminate qui.
In numero infinito, giovani perle stanno crescendo in seno al mare. Lasciamole vivere in
pace; ci sono già troppe perle appassite o lucidate che si annoiano nelle vetrine delle
accademie e dei musei, ignorate o incomprese. L’autore ha trovato perle fantastiche nelle
ostriche al mercato; i pescivendoli non le avevano notate? Non c’è da farne un dramma,
né un libro. Ma trovare tutte quelle perle, nell’ordine giusto, su tre diversi mercati, nel
corso di una gita imprevista alla quale l’autore è stato invitato a calci nel sedere da una
serie improbabile di sincronie, al termine di una vita occupata ad esaminare perle
totalmente diverse che tutte trovano posto nella collana... Ecco, questo porterebbe un
turbamento nello spirito più razionale.
L’autore non trova invece niente di soprannaturale nella concatenazione di visioni, sogni
ad occhi aperti e riflessioni che non terminano qui. L’ha ottenuta con il suo strumento
preferito. Non è il coltello per aprire le ostriche o tagliare il salame a fette: è la spirale del
tralcio che la vite usa per arrampicarsi dalla terra al cielo: &.
Deposita al passaggio il copyright di un titolo: Il Coltello o la Spirale? Si spera che &, la
Spirale, il Filo che unisce il caso & la necessità, ci porti fuori dal Labirinto, per rinascere.
Questione di fortuna & naso.
Bisogna accettare gli azzardi della ricerca umanistica & scientifica. L’accettiamo quando
cerchiamo funghi. Capita di raccogliere solo castagne, e legna secca per cuocerle nel
camino, e sappiamo che rischiamo di farci pungere da una vipera.
Inoltre, la ricerca è una dimensione sola della gita; l’altra dimensione, simultanea, è la
divulgazione, verso sé stessi per iniziare, in attesa della divulgazione verso altri se ritenuto
utile. La divulgazione metadisciplinare è quella dell’onesto contadino che salta di palo in
frasca... per evitare legnate dagli imboscati.
L’autore di queste note non è un creatore, un poeta, ma un compositore: un musicista che
compone, ricollega le note di un accordo vasto e armonioso, sparpagliate dalla Storia.
L’autore avrebbe voluto sottolineare nel titolo che... ma l’autore, l’autore, sempre lui!
Non c’è mica solo lui in questa storia di perle e di collana. Ci sarà forse un giorno anche
l’Editore, e non accetterà mai il titolo proposto dall’autore: Il Filo.

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Tre citazioni
&
Un calligramma della Sibilla di Delfi

Por toda la hermosura


nunca yo me perderé
sino por un no sé qué
que se alcanza por ventura
Juan de la Cruz
«Tra tanta bellezza non mi perderò mai, se non per un non so che al quale si giunge per
caso.» Giovanni della Croce

Tutti gli uomini hanno il diritto di scegliere il proprio futuro,


e il proprio passato.
Abbiamo già citato questa meravigliosa Dichiarazione d’Indipendenza, diffusa con
manifesti municipali a Granada, Spagna, per salutare il Terso Millennio. (1)

Nessun uomo è un’isola, un tutto in sé .../... non mandare mai a


chiedere per chi suona la campana; suona per te.
John Donne – Impegno sulle opportunità emergenti. (Meditazione XVII)

- Malta è un’isola?
- Buona domanda, mio caro Watson. La mia risposta è no: Malta è una Donna. Unisce i
pensieri luminosi di John Donne e del Sindaco di Granada:
Nessuna donna è un’isola, un tutto in sé.
Tutte le donne hanno il diritto di scegliere il proprio futuro,
e il proprio passato.

Stendi il Tuo Bucato sul Tuo Filo al Sole Circolare


Realizza Te stessa con Terra & Acqua
Non permettere che ti Cuociano
Tu sei il Sole
Brilla
! !
!

92
Siesta su un low cost

Mi piacerebbe stendere le gambe ma cavolo che viaggio!

Un viaggio? Una reazione a catena... un povero cieco guidato da un cane tra...


Prima la neve sulle mie arance! mai vista tanta così ai piedi di Mamma Etna... niente potatura degli
ulivi... va be’, una vacanza... saldi di gennaio per i low cost... mai stato in Grecia... finalmente Delfi!
costa meno via Malta? L’irlandese... mi ha appena parlato della cultura di Malta... i guerrieri cristiani
non sono il mio... ma ho un’amica cinese a Malta! sarebbe carino rivederla... mi aspetta all’aeroporto con
il manuale del turista... no grazie, non leggo questo tipo di... Ma prendilo, no? vedrai... va bene, grazie...
chi riesce a dormire in quelle lenzuola umide ghiacciate... orribile albergo... niente riscaldamento... apro il
manuale... templi megalitici?! a Malta?! ho tutta la mattinata prima del volo... appena il tempo di
vedere un tempio... ma come ci arrivo?... al porto un tipo mi ferma: saldi di gennaio per le gite in
corriera... mi dispiace non ho tempo... partiamo fra un minuto, tre templi... ma che, sta scherzando?!...
primo pugno sul naso a Tarxien... un secondo a Hagar Qim... e pugno megalitico nello stomaco a
Mnajdra.
No, nella pancia... ci sono rimasto quanto? quaranta minuti? Più che sufficiente... e poi Atene... che
risata! però mi ha messo sulla strada di Micene... e va bene, Delfi era prevista ma come avrei potuto
immaginare...

In fondo i miti, le leggende... le notizie alla TV... sono sogni che i faraoni... non abbiamo più voglia
d’interpretare... di capire! Ascoltiamo, memorizziamo, poi sappiamo molte... moltissime cazzate!

Sì Delfi: Conosci te stesso, brava... Ma dimmi un po’ Delfi, tu conosci te stessa? Sei stata sepolta sotto
decine di secoli di oblio... e sotto utili menzogne... mummificate da un attacco di paralisi accademica!
La conoscenza... La conoscenza!... è vera se conviene a una delle mafie... ma una ricerca vera può
combatterle tutte, le mafie... con una risata cosmica!

No. Non dovrà somigliare a una tesi accademica... e lo stile vittoriano fa parte del problema.

Scudo a forma di 8! Ma fatemi il favore... Il guardiacaccia aveva ragione... e Lady Chatterley era
d’accordo: rimpiangiamo tutti il tempo in cui un uomo poteva portare pantaloni rossi e parlare chiaro.
Venere di Malta !... era solo una Venere? Allora Maria Callas cantava nel coro dello Zecchino d’Oro.

Prima il bucchero etrusco... ora lo scudo a forma di 8... e Mnajdra, Micene, Delfi... e non ho neanche
studiato greco né latino... né molto altro, se è per questo. Devo essere un maledetto genio! Ma più
probabilmente, c’è del marcio nel Regno di Archeologia. Un problema di forma mentis, ancora.
Pensiero lineare contro pensiero sistemico, ancora. Senza parlare delle censure del subconscio.

Senza parlare dei selfie ! Sorrisi da idioti del villaggio... bottiglia di vino in mano... tutti attorno ad una
tomba appena scavata.
Non rispettano... neanche loro stessi: selfie coi loro nomi, su una rivista di etruscologia!

Avessero letto Albert Gianna, forse... avrebbero saputo che & è lo Scriba Seduto.
T’era piaciuta quella, vero Monsieur Albert? O devo dire Signora Gianna?
& è un Ankh moderno. Mi dispiace Albert, non me l’hai potuto comprare, l’ho scoperto dopo ah ah ah
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E prima di Malta e Atene non potevo vedere un 8 in &.
Scriba seduto & Dea seduta? Logica quantica... il fotone è qui & la.
Testa & Croce, rispose la Sibilla raccogliendo la monetina.
Per i calligrafi, & è il doppio nodo...
Anche ai marinai piacciono i nodi... il primo che t’insegnano è un nodo a forma di 8.
Bisogna fare un nodo a 8 per riunire una corda rotta...
Il che ci riporta a &.
Uno nodo marinaio a 8, per forza: Mnajdra prende il Sole sulla spiaggia di Madre Mare...
Doveva essere una pescatrice.
Una rete... un amo a capo di un filo... son trappole da donna... da donna-ragno... Arianna...
Un uomo forzuto ha inventato l’arpione.
Testa & Croce inventò arco & freccia.
E il Nodo Gordiano... per unire cosa... il timone al carro...
Gordio doveva essere un contadino bello ricco, per avere un carro con timone!
Un timone si monta su un carro per due cavalli, o su una carretta con un paio di buoi.
Un carro o una carretta?
La mia carretta... la mia due-cavalli... strapiena di amici e amichette... si cantava... e il Timone che tira
la Carretta in una società pre-patriarcale... significato ovvio... come il Giogo.
Capito! Il Nodo Gordiano a forma di 8 manteneva unita un’intera società fino a quando...
Si, Alessandro era un Eroe greco.
Un Eroe greco tipico, col suo gladio che gli penzolava dalla pancia.
Il Nodo Gordiano e il Gladio. Con Charlton Heston. Nel ruolo di Alessandro, ovviamente. E un paio
di tette bibliche... volo diretto dal divano del produttore a quello dell’Eroe.
Alessandro? Da alex andro: difensore dei maschi... contro chi?
Absalom, Absalom ! Cosa c’hai da piangere, Davide? Non farci ‘sta sceneggiata. Lo sappiamo che i
Patriarchi erano solo pecorai arricchiti. Tuo figlio Absalom ha conquistato il tuo gregge di donne e
pecore, ma le hai recuperate, no? Allora lascia perdere, Davide, par favore... hai chiuso!
Faulkner avrà sentito qualcosa del genere nel suo Sud tragico... devo stare alla larga dalla Bible Belt...
la Cintura della Bibbia regge solo un pantalone con pistola... ti sparano per molto meno.
Simbolo dell’infinito ∞ ... eternità a forma di 8... vita eterna...
La Vita Eterna e il Tempio a forma di 8. Questo è per Martin Scorsese.
♫ Gracias a la vida que me ha dado tanto... Duérmete Violeta, y gracias a ti.
Certi Uroboros formano un cerchio, altri un 8... l’Infinito come Eternità spaziale... a meno che ∞ non
sia un vecchio modello di reggiseno ah ah... ma non è poi così stiracchiata.
Un reggiseno... degli occhiali... due occhi... due occhi... ce l’ho sulla punta della lingua...
Un’Eternità sdraiata a forma di ∞ ... l’Eternità dorme? Sarà, ma io non riesco a dormire.
L’Eternità è sdraiata con me... un’Eternità carina... e non riesco a dormire perché mi eccita! ah ah ah
l’Eternità mi eccita! Devo essere un mistico... un mistico del genere maialino ma non lo sono tutti? Le
estasi barocche sono sospette, è noto... se la gente leggesse von Clausewitz... l’orgasmo non è che la
continuazione dell’estasi con altri mezzi... le chiese sarebbero piene ogni Domenica ah ah...
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Esatto! L’Eternità è Donna perché il Cielo è il Ventre Infinito di Nut.
- ♫ While the memory of it fades. I know that the spades are the swords of the soldiers...
♫ Mentre la sua memoria svanisce. Io so che Picche è l’arma di un soldato...
Rilassante... recuperare la memoria dell’Eternità Infinita di Nut... ma i soldati...

Sì, il cielo blu stellato di Nut è la Donna, Eternità Infinita senza inizio né fine...
Senza alfa né omega?
La lettera alfa... una pancia con le gambe aperte, come il terzo tempio di Mnajdra... come omega... che a
volte è tracciato come un paio di chiappe ah ah ah
L’inizio e la fine... non esistono, nel tempo circolare.
Da quando c’è una prima e un’ultima lettera?
Nel tempo circolare, è circolare anche l’alfabeto?
Poeta o profeta?... Un genio incompreso ha tentato di rendere circolare l’alfabeto lineare dei nonni
aggiungendo & alla fine, affinché non ci sia né fine, né inizio... xyz & abc... omega & alfa... che bel
maneggio... fa girare la testa.
Quante storie dimenticate nelle lettere...
Le lettere sono geroglifici fossilizzati...
Come la lettera greca phi? Mi fa pensare a...

Il taglio verticale nello scudo a forma di 8... e nella lettera greca phi... in fondo, ci vuole la lettera phi per
scrivere filosofia... dove filo è il verbo amare... e la phi è un cerchio con taglio verticale! Ahahah! Questa,
la dovrebbero scolpire su ogni Tempio Scolare: tutti studierebbero filosofia! Ahahah! E phi si pronuncia
fi come fica! Se avessero censurato il greco antico per questo motivo, lo avrei studiato ogni notte!
Wooaaaahahahah!!! Sarebbe stato utile in questa gita... la scuola non sa trovare le giuste motivazioni
per i giovani, che noia... invece creano e sviluppano lo spirito di competizione... massa di criminali!...
make war not love... questa è la loro bella filosofia.

E se il taglio sulla O non fosse un taglio? Allora, O sarebbe... zero... il taglio sarebbe 1... per produrre
tutto, nel nuovo linguaggio... vecchia magia... vecchia magia porno a base di 0 e 1... è talmente ripetitivo
che diventa noioso... gli arabi erano meno osceni... il loro 1 era modesto, senza testa, come una virgola...
e una virgola è una piccola verga... ma il loro zero è solo un punto.

Un punto è un piccolo O? C’è gente che non mette i punti sulle i ma traccia un piccolo cerchio...
Un piccolo cerchio e una piccola verga... il discorso fila. Gli arabi hanno imparato tutta quella roba
dagli indù? Bisogna ammettere che i loro templi sono abbastanza espliciti.
Per gli indù, il 6 era una spirale...
6 era una spirale in India ma qui da noi 666 è il Diavolo...
666 o tre spirali? Ho visto un sacco di triple spirale... unite... a partire di una Y...
La Y rappresentava forse il sesso della donna? Ora stai esagerando... però forse...
Ma quella fibula a doppia spirale?
E tutti questi altri gioielli a doppia spirale... ovunque...
Una grande doppia spirale... e al centro, dove le due spirali si toccano, un piccolo 8...
Una grande ∞ e un piccolo 8...
Una doppia eternità... due templi a forma di 8?
No; un solo tempio a 8, con due porte...
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Due buchi in mezzo a una grande ∞...
La gigantessa a forma di ∞... con due buchi.
Una donna gigante? Una donna normale! Due buchi in mezzo a due chiappe!
Non ci posso creeeeedere! Devo essere cieco.

Cieco? Come Edipo?... La fibula a doppia spirale è la spilla di Giocasta!! Pazzesco...

E sulla pietra del tempio una doppia spirale... con un triangolino in mezzo... l’oggetto dell’adorazione!

E in molte statuine, allunga la mano tra le gambe proprio lì... non c’è dubbio: età pre-Vittoriana.
Poi le tre spirali sono diventate 666... e la Donna Dea è diventata il Diavolo; è logico.

Ma come cavolo posso spiegare che 8, in questo contesto, indica...


E anche altrove se va bene.

Dirlo senza spiegare?


Flusso di coscienza tipo Dos Passos... o scrittura automatica.
Dos Passos & il Surrealismo.
Arte neolitica & Letteratura del 20esimo secolo. Frega niente a nessuno.
Dos Passos, Ermes e la Caccia al Tesoro. I buoni lettori lo troveranno. Ce ne saranno in giro, no?

O una canzone.
Dovrà essere una vera buona canzone.
Pura magia.
Pura Unione di due magie assolute: Parole & Musica.
Ci vorrebbe un vero genio.
Ce ne sono un paio in giro ma non lavorano su ordinazione.

Brassens era un genio... a modo suo ha cantato quel coso che non so come dire:
♫ Je lui ai dit de la Madone tu es le portrait
Io le dissi: della Madonna tu sei il ritratto
Che il Buon Dio mi perdoni, era abbastanza vero
Che mi perdoni o no, cosa me ne frega
La mia anima è già spacciata
Sono un delinquente
Bello... dolce... ma troppo ermetico per lo scopo.
Teniamo la musica di Brassens, e diciamolo chiaramente:
♫ Due Spirali son du’ chiappe
♫ Con due buchi in mezzo
♫ Due Spirali: il ritratto
♫ Dell’Antica Dea
Bleah ma che schifo la tua canzone!
Avete ragione ragazzi ma come posso dirlo?
Penseranno che sono un pazzo... e un vecchio maiale!
Ebbene sì, a volte sono un po’ pazzoide... e non sono un vecchio maiale ma un maiale di mezza età, se
non vi dispiace... ma so che ho ragione... visione e interpretazione... socialmente utili... oggi.
96
Certo, col tempo... la gente dimenticò il significato della Doppia Spirale.
Succede lo stesso oggi. Tutti a portare una croce... collana, orecchino... nessuno più sente i chiodi.

A parte la Croce sopra Nostra Signora Giudice, sul muro del Tribunale per i Minori di... col bimbo
inchiodato... Suo padre inchiodato sull’altra faccia... Croce double-face... Orrore Assoluto.
La Giudice girava le spalle alla Croce... naso nella procedura burocratica... orecchio alle amiche della
mafietta politica che sussurravano... Non poteva vedere il bambino e suo padre, lei.
Loro non sanno quello che fanno. Tutte e tutti, pazzi da legare. Procedura sospesa... per delle colpevoli
fino al midollo.
Non so cosa devo fare... con quella Doppia Spirale...
Perdonarli... certo, per la mia serenità... ma senza dimenticare...
Ma come dire al mondo... ciò che rappresenta la Doppia Spirale...
Dovrò pensarci.
Devo dormirci su. Per pensarci meglio.
Ermes, Pythia, per favore! Lasciatemi dormiiire!!

Una collana di perle.


Devo offrire alla Dea una collana di perle.
Nere e bianche di mare e d’acqua dolce, piccole belle rotonde e grosse bitorzolute...

Perle... avevo già le mie perle; ne ho trovato altre, ecco tutto. Nuove di zecca... o già trovate da altri, come
saperlo... Me ne frego, ciò che più conta è Il Filo.

E il viaggio.
Dalla madre al padre e ritorno... mica dalla vita alla morte; la Vita è un viaggio circolare.
Che dolce... la Vita allontana i suoi maschietti... andate... andate... dovete diventare padri.
Non allontana le sue femminucce... ma nessuno dice che bisogna ubbidire all’Ape Regina... basta che ci
sia sempre miele nel favo... che ogni piccolo buco sia ripieno di miele... come il cuore del fiore-sole... un
cuore grande... quanto una tavola di pietra toccata dal sole.
Anche le api hanno la forma di un 8.

Il tempio a 8 doveva avere due cupole... un trullo a due coni... è un tempio a 8 con le tette ah ah ah
Se non fosse stato per l’acqua che non c’era, ora starei tornando al mio trullo pugliese... o alla mia boria
provenzale, nel Luberon... peccato... la capanna neolitica dello zietto sarebbe piaciuta a Oli e Leo...
speriamo che i regali greci arrivino in tempo per Carnevale.

In cifre greche, 8 è la H... No. Non ci occupiamo di una cifra ma della sua forma.
Eppure, ad un certo punto... le due nozioni si saranno fuse... Tipico della numerologia.
Come si dice, non è vero ma ci credo.
Ecco! Non hanno più visto la Dea e hanno iniziato a credere nel numero 8.
Mi domando cosa 8 possa significare nelle loro trappole a soldi... probabilmente un sacco di cose
positive... Puntate sull’8! Poveri... quando sono poveri. Ubriacati dalla minima vincita... accecati
dall’avidità... ubriacati e accecati, come il Ciclope.

Ciclope... Etimologia? Ciclo opos, occhio rotondo... ma tu guarda...


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Ulisse invece era come me: un biciclo opos... due occhi tondi come ruote di bicicletta, ipnotizzati da
Calypso.
Calypso... Etimologia? Calice del fiore... Il calice di Calipso emanava un profumo magico che fece
dimenticare a Ulisse la tazza di brodo riscaldato che l’aspettava a Itaca... se l’è goduto per sette anni,
quel calice... sette anni di felicità... sui dieci del ritorno all’ovile.
Penelope... moglie e madre esemplare... come mi manchi ma come sto bene qui nella grotta di Calypso...
molto meglio che nella grotta di Polifemo... Poi Ermes è arrivato.
– Basta giocare Uli, torna a casa, devi fare i compiti...
Che rompiscatole! e sono educato.
Ma intanto, quell’occhio del ciclope non è importante perché è unico ma perché è tondo. Se fosse stato un
mostro con un occhio solo, non l’avrebbero chiamato Ciclope ma Monope! Ah ah ah...
Che cavolo era?
Eureka! Ho trovato... cosa?
Quell’occhio tondo era... ancora?! Ma è un’ossessione!
Mito e pornografia; rappresentazione simbolica dell’osceno... buon titolo per una tesi di laurea...
♫dottore, dottore, dottore del buco del... che deficienti! Manco la maturità, gli darei... Tutto sta a dire le
cose con garbo... per non scioccare i professori... integerrimi, anche quando le loro studentesse devono
passare l’esame orale in ginocchio...
– Eminenti membri della giuria, avendo dimostrato il significato del taglio verticale sul sacro scudo a
forma di 8, possiamo affermare che nella sua etimologia, il nome Ciclope è un eufemismo goliardico:
indica che quell’occhio tondo, quel cerchio, è “l’anello invisibile” nascosto dietro due labbra che non
chiamiamo “palpebre” perché sono verticali.
– La sua è un’ardita interpretazione, giovanotto; se così fosse, Ulisse sarebbe rimasto sette anni con la
ciclopa Polifema.
– Volentieri accolgo l’acuta obiezione, gentil Professore, e tento una modesta risposta: l’episodio del
Ciclope avviene all’inizio dell’Odisseo, quando Ulisse non ha ancora perso tutti i suoi compagni. In
branco, i macho non fanno l’amore; commettono uno stupro di gruppo. Dobbiamo anche considerare,
eminentissimi futuri colleghi, che Poli-fema significa “che ha molte parole”. La ciclopa era una
chiacchierona, il che giustifica uno stupro di gruppo. Ma se il mostro non era una femmina dotata del
sacro 8, era necessariamente un maschio dotato del sacro zero, il “ciclope”, quell’unico “occhio tondo”
prediletto dai macho greci nei giochi erotici.
– Ci ha quasi convinto, ma la sua teoria sul comico di caserma nell’Odissea necessita di un riferimento
etimologico più specifico.
– In caserma non si studia il greco, eppure anche un caporale capirebbe perché la parola obelisco viene
dal greco per spiedo da girarrosto. Non credo dover spiegare come s’infila un maialino allo spiedo.
– Bravo! Dottore cum laude.
Occhio per occhio... il fratello deve violentare la sorella del violentatore... il dovere prima del piacere.
Ma allora l’Occhio nel Triangolo? Un altro furto ai danni della Dea, fonte di Vita.
I miti, le sacre scritture religiose e politiche, le favole, i giornali... il Lupo non vuole mica mangiare
Cappuccetto Rosso... o non come credono i bambini... ma le bambine lo sentono... sotto sotto... le più
sveglie ci vanno, nel bosco... ma non dico niente a papà... il cacciatore mi difenderà col suo grosso fucile.
E per diventare grande, Alice deve mangiare il biscotto...
Le favole per bambini... altro che la nostra brava pornografia tra adulti... pedofilia... incesto... ma lo
sanno bene gli psicanalisti... ci campano.

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I boschi... com’erano i boschi, prima?... le Ninfe ballavano nei boschi ma il Lupo... neanche per sogno...
se non era Zeus in persona il Lupo girava alla larga... no grazie... le Ninfe sono belle, allettanti, sexy...
ma sono pur sempre Sirene... difatti Ulisse e compagni... un branco di lupi guidati da una volpe...
prudente... guardare e ascoltare ma non toccare... e se si prendono troppe libertà, si possono sempre
massacrare... ma in quel caso si chiamano Amazzoni.

No ma senti questi... tutti a parlare di calcio... come faccio a dormire?!

Un pallone da calcio, bello rotondo, va bene, ma un pallone di rugby è un uovo... che deve entrare dove?
Nel secondo buco in alto, sopra la sbarra orizzontale della H... lettera greca che significa 8... e il
giocatore va avanti passando la palla al prossimo rimasto indietro... questi sono uomini... uomini di
Mnajdra... o quasi... si battono per dimostrare... non c’è niente da dimostrare... è un problema di
matematica... si può dimostrare solo il contrario ♫ But me myself I got nothing to prove... ma io non ho
niente da dimostrare... buona canzone... vecchia storia... troppi maschietti vroom-vroom.

Scudo a forma di 8! Piuttosto a forma di chitarra... Jimi Hendrix la faceva gemere pero Mark Knopfler
ha un tocco più delicato. Andrés Segovia, il Casanova di Spagna... e Brassens ovviamente.
Una chitarra... è anche una spada. Soprattutto una chitarra elettrica... Dio sa se io lo so.
Doppio significato? La chitarra è ermafrodita... il flauto e la lira invece no.
Ma i greeeci! Non sapevano leggere la scritta sul muro?! Il loro sacro scudo era la...

Tutti ciechi, come oggi.


No... non ciechi... maschietti... da due soldi... poveri, piccoli macho.
Persi nelle loro visioni da macho, al punto di dipingere scene di guerre sulla pancia sterile di un campione
di bodybuilding... Prima Il Vaso era La Donna!

E le donne li lasciarono fare, perché erano state vinte... molto tempo prima.
♫ Dove son finiti i Fiori, del tempo che passa
Delle facce di bronzo avevano sottomesse le pacifiche donne del neolitico.
Che coraggio, che forza... piombati da nulla... e dall’interno della loro società.
Cria cuervos: alleva corvi, e ti strapperanno gli occhi.
Mah... solo un altro inconveniente della rivoluzione agricola... la terra dell’abbondanza.
7 anni di abbondanza... 7 anni di carestia.
Le pacifiche arnie rilasciarono sciami di ragazzi affamati.
Et a peggiorare il tutto, la prima rivoluzione industriale metallurgica.
♫ Dove son finite le Donne, del tempo che fu

No. Per favore, no. Basta vendette. La Donna non deve diventare una misera macho... c’è ne sono già
troppe di queste donnette muscolose... senza parlare di Medea... l’arma più mostruosa del Patriarcato.
Proviamo a cambiare la scala dei valori.
Proviamo a riportare alla luce i semplici fatti della Vita... le priorità della Vita.
Come allungare le gambe per esempio... dovevo prendere un posto sul corridoio... non riesco a dormire...
incaprettato per il sacrificio...

Abramo... Il patriarcato... Abramo c’è nato, poveraccio... ha provato a migliorare le cose come ha
potuto... bella trovata, la Voce che sentono i pastori... ci credo, facevano la siesta... e ci hanno creduto.
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Portò Isacco in cima alla montagna, lasciando indietro i servitori e l’asino... Perché? Erano stanchi.
Nel mezzo di una selva oscura, mentre Abramo stava cercando un cinghiale al quale strappare il cuore
per la brutta matrigna... Splash! Fu sommerso dalla Luce... invaso da una Voce, soave... gli effetti
speciali della pancia per mettere l’anima in pace senza dirlo al cervello...
L’unità dei cristiani... e l’unità degli ebrei... che si disprezzano l’un l’altro e si uniscono solo per
combattere... e l’unità dei musulmani... tutti in guerra permanente tra di loro... I Tre Moschettieri di
Abramo dovrebbero fare come lui: fregarsene, della tradizione! Con un paio di effetti speciali, dovrebbero
adorare Dio-Dea, Madre-Padre di tutti i Profeti... per combattere solo il Diavolo: Richelieu.
Richelieu? Riche-lieu: Ricco-luogo.
La povertà... la semplicità... in pace... con la dolcezza, la fragilità onnipotente della Donna. Ecco cos’era
nuovo, rivoluzionario, nel cristianesimo originale. In fondo, ha preso il posto della Donna sulla Croce...
della Donna di Mnajdra.

Le Sibille... e quante Cibele... ce n’era un mucchio, prima! Hanno perso il lavoro circa 3.000 anni fa...
tempi biblici... ristrutturazione aziendale... OPA.
Un casino di miti sparpagliati... da “decostruire”, come diceva coso, e dopo... cosa?
Una mitologia... della Donna?
La Donna & La Storia! Va bene, ma raccontata al femminile, questa volta, incominciando da
Mnajdra.
E dopo?
Iside? Cibele? Gaia?
Cibele... Cibele aveva un tempio a due passi da casa nostra, a Lione... a Lugdunum... e quasi sopra,
hanno costruito la basilica di Fourvière dedicata alla Vergine Maria... trasformismo conformista...
sembra un aforisma latino.
Fourvière... Forum Vetus, il vecchio Foro romano... ma Cibele viene dalla Turchia...
Cibele dalla Turchia, Maria dalla Palestina... maledetti immigranti ah ah
Ma quale Turchia d’Egitto! Il paese si chiamava... la Lidia.
L’ascia Lidia? L’ascia Lidia... un’ascia a doppio taglio?...
No, non tagliava un bel niente...
E il doppio martello di Thor non è mai servito a piantare chiodi ah ah ah
Né a spaccare teste, banda di macho!
L’ascia lidia era a forma di 8 come lo Dea, come il suo tempio, come lo scudo, come il doppio martello...
Come la chitarra... difatti per i musicisti Heavy Metal, un’ascia è una chitarra... non sanno... forse
sentono...
A Cnosso l’ascia lidia era chiamata labrys... e labrys sarebbe l’etimologia di labirinto...
Labirinto... il palazzo dell’ascia doppia? ...
No, il Palazzo della Dea... poi per farla fuori l’hanno chiamata Minotauro... Come diciamo in
Francia, se vuoi annegare il tuo cane, basta dire che ha la rabbia.
Teseo e il Minotauro... prima corrida della Storia, olé!
♫ olé! olé! olé! Viva el matador!
Senza contare il miglior amico dell’uomo prudente, il bulldog... un mostro... inventato per combattere il
toro nell’arena... un incubo.
E la caccia a cavallo? Una dozzina di Eroi a cavallo rincorrono la povera, povera Dea... Madre
Natura va sacrificata sull’altare della Cultura, con stile.
A Corfù gli uomini sono meno crudeli... il sabato di Pasqua, buttano dalla finestra un vaso di terracotta
pieno d’acqua... le botides... non sanno perché ma si divertono come per la notte di Capodanno...
100
Gli dirò che non basta uccidere la moglie vecchia per trovarne una nuova. Una volta, sì... ma non più.

A me Teseo piace, ha salvato dei bimbi... ma quella storiella del Minotauro che si mangia i figli di
Atene... un toro comunista ah ah
La testa del toro era la Dea... questa l’ho già sentita ... sì, dicono che gli organi genitali interni della
donna somigliano a una testa di toro... ma un triangolo con due corna sembra un pube con due baffi alla
Dalí ah ah ah... ma anche a una testa di toro, o un vaso a due manici... e quelle corna sull’elmo, al
nord... erano le corna del vaso... un portafortuna... come il martello di Thor... come l’ascia lidia... come
lo scudo a 8.

E adesso?
Cibele? Iside? Gaia?
No. Concentrarsi sulla Sibilla di Delfi... Sta nella sua grotta da quanto?... 20... 30.000 anni... Grotte
di Sibilla dappertutto... una Donna Dea di pietra trovata anche nelle grotte di Frasassi... ma il punto è
che quelle grotte sono a fianco dei Monti Sibillini.
Tuttavia... la Sibilla di Delfi... Pythia racconta la storia principale nel suo nome stesso. Il resto si
deduce, mio caro Watson.
Rivisitazione, decostruzione del western, dei miti dell’Est... e deduzioni... utili per oggi e domani.
Go East, young Woman! Vai a Este, giovane Donna... Est Ovest Nord Sud... dipende da dove sei.
Tutte le strade portano a Mnajdra.
Vergine! Ma insomma... Non confondiamo tutto... c’era la vergine vigorosa come una verde verga in
latino... una virago sapeva usarla, la verga, se ci provavi senza il suo consenso... da non confondere con la
dolce pulcella... intatta.
E c’è ancora pulcello in francese... significava giovani, non ancora sposati... quindi patrimonio del
pastore di casa che ci poteva giocare... come giocava con le sue giovani capre e agnelli, il buon pastore...
così fan tutti... coito fan tutti.
La vera virginità, la purezza... è nello sguardo, non tra le cosce! Albert Gianna ha detto une cosa del genere.
Il velo... parlano tutti del velo. D’accordo! Parliamo del velo.
Ma non solo del velo che diventa rosso sangue quando lo apri... rossa tenda del Mistero... teatro del Sacro...
No, bisogna svelare la cospirazione del silenzio e le vecchie menzogne... e una vecchia verità... sotto lo
stesso velo. Silenzio, menzogne e verità vanno svelate.
Un bel Coming Out della Donna, perché no. La Giornata dell’Orgoglio Mestruale! Non una volta
all’anno ma ogni mese... seguiamo la luna.
Come direbbe la Fata Morgana: per il Santo Graal, che bella festa!
Sìììì, per il Sacro Sangue! Affare fatto; per la Luna Piena, ci vediamo alla Festa del Sacro Sangue per
il Ballo in Cerchio Magico. ♫Hey miss Tambourine woman play a song for me... La comunità deve
ricostituirsi: ogni età e sesso ammessi; smartphone vietati. Ingresso libero per giovani, bambini, e per gli
adulti se comprano un amuleto figa: dobbiamo finanziare la nostra campagna contro le mutilazioni
genitali.
Afrodite & Hera & Atena vale a dire Clitoride & Utero & Cervello... vale a dire Un Cuore.
La Santa Trinità è tornata... Lei è tornata... o diciamo che sta tornando... ne ho incontrato poche ma ce
ne saranno altre.
101
Il patriarcato precede di molto il monoteismo, cavolo! E quelle scimunite attaccano la religione credendo
di attaccare il patriarcato... sottospecie di macho che si credono femministe... se proprio volete andare in
guerra, studiate una strategia... o almeno una tattica... spiegate alle vostre sorelle beghine che la loro
religione è venuta dopo la loro sottomissione, e può sopravvivere alla loro liberazione... sarà utile, a loro e
alla loro religione... sarebbe ora, siamo entrati nell’era post-patriarcale, cavolo! Sì, cavolo e non cazzo... è
nei cavoli che nascono i bambini, lo sappiamo tutti... e le bambine nelle rose.

Cosa sapevano di sessualità, di riproduzione?...


8... 8... va bene, abbiamo capito cosa rappresenta, ma con quale valenza, in quel universo?...
8 come simbolo di un doppio piacere?... piacere più sensuale che sessuale... su un letto di fiori... in una
farandola... all’Età delle pietra dell’Innocenza, quando l’amore era veramente libero, non solo liberato
dalla Colpa.
Sì, il Paradiso Terrestre, prima della Caduta, prima della conoscenza del Bene e del Male in faccende
sessuali... prima dell’Aids... le figlie dei fiori danzavano farandole... una Woodstock neolitica... senza
gli Eroi armati di chitarre elettriche...
Il Paradiso Terrestre... prima della Colpa... era il paradiso degli LGBT e degli altri! Se si venisse a
sapere! L’Albero della Vita e l’Albero della Conoscenza del Bene e del Male... la conoscenza carnale...
vita e conoscenza...
La Colpa di Eva fu la conoscenza... ricevuta da una delle sue tante Maestre... La Grande Serpente
spiegò ad Eva come usare il serpentino di Adamo: così; fai così prima dell’inverno, poi aspetta la
primavera e vedrai... un’Evita carina...
Ma qualcosa è andato in tilt e una voce elettronica disse: Sorry, Game Over!
D’altronde, prima di diventare il Drago Cattivo, la Dea era probabilmente una Grande Serpente,
gentile... un po’ troppo gentile, forse... abbastanza asfissiante, quindi... ma è meglio il comunismo
asfissiante della Madre o il fascismo macho del Padre? Mah, vedremo alle prossime elezioni.
Comunque, la schiavitù sessuale inizia con la conoscenza... lo dicevo che bisogna chiudere le scuole.
6.000 anni di schiavitù sessuale prima di arrivare alla liberazione sessuale: 1968 Woah ah ah ah ah
Quando? 6.000 anni fa?...
Per l’ebraismo, siamo più o meno nell’anno 5700 dall’inizio del mondo... i conti tornano.
Ma poi? Chi l’ha inventato, quel Male? Lo stesso pecoraio che ha inventato quel Bene... il selezionatore
della razza... tu che sei bello, con le più belle... gli altri e le altre, al macello.
Castrato, pecore, donne, dov’è la differenza?
E devi fare così, non così... Ordine! Ma se a me piace? Ordine o Maledizione!
Il mio gregge sarà il più bello, più bianca la mia tunica di lana...
Il paese dove scorre il latte e il miele... il primo vero pecoraio ha creato la prima banca del seme, la prima
industria agroalimentare, la prima colonizzazione dei selvaggi... ma le prime produttrici di latte e miele
furono le prime operaie selezionate sul divano del produttore, le prime schiave stuprate: le pecore e le api.
La Regina fu cacciata dalla grande Arnia del Cielo.
L’Anno zero è l’inizio del regno del Fuco.

Caino? Caino è una donna... povera fessa che coltiva la terra... povera scema! Sorride beata, mentre dice:
Dea è anche Padre...

102
Ma ché ti sorridi? Sfotti? Anche padre, dici? E impedisci alla mie pecore di pascolare nel tuo orto?...
Dio è solo Padre! Dio è Uno a cui piace la carne... sull’altare devi grigliare carne, non comporre fiori in
un vaso, scema! Abele è virtuoso, buono, come le sue offerte... e Caina...
Caina... se vuoi annegare la tua cagna basta dire che ha la rabbia.
Caino e Abele... Che mito! Premio Nobel! Scoperta la funzione sessuale del maschio, il resto si deduce...
la supremazia dell’allevatore sull’agricoltore, del beduino sul fellah, del cowboy sul peone messicano, del
maschio alfa sugli amichetti e sulle femmine tutte... e per far fuori la concorrenza, basta un buon pretesto
per far la guerra!
Semplice deduzioni, mio caro Watson Neolitico... Il Padre Fondatore del monoteismo macho è Sherlock
Holmes... pipa in bocca e mano in tasca: la Dea di Malta non è l’unica che si tocca in pubblico.

Simposio accademico... Origine precristiana dei numeri sacri 1 e 3... sulla locandina il vaso panciuto a
forma di donna... o meglio un dei tanti vasi con 3 sporgenze e 1 bel corridoio che inizia con le labbra...
la locandina basterebbe... ma sentiranno il bisogno di annegare la Dea nel loro gergo accademico... se
m’invitano la salverò... respirazione bocca a bocca ah ah ah...

E per piacere, sorelle mie, giovani e vecchie come me... nel vostro tempo liberato, occupatevi di Medea: è
malata. Uccide suo figlio ogni giorno... divora il cuore di suo figlio ogni giorno raccontando orribili
menzogne sul padre... Eracle è impotente, in tutti i sensi... ogni tanto uccide il corpo di Medea, così
Medea risorge più potente di prima.
Un incubo reale. Medea... la mitologia... ma quella madre, quel bambino, quel padre sono reali.
State attente! Medea sa come manipolarvi... matta ma furba... è un genio, il Genio del Male. Somiglia
alla vicina di casa... normale... certo che ha il suo carattere, a volte è di cattivo umore...
Un psichiatra che ha studiato Medea... l’ha chiamata Malicious Mother... non può fare molto di più che
descrivere... Italiani brava gente ... hanno tradotto Madre Malevole, che dolci... Chi era Il Maligno
nascosto nella parola Malicious?...
Una donna lo sa, lo sente... solo le donne possono occuparsi di Medea ... e della Sindrome della Donna
Maligna... come un tumore? No, diciamo Malevole, dobbiamo essere gentili con Medea, se no si
arrabbia e la fa pagare al figlio.
Solo le donne... Quindi Albert Gianna è sicuramente una donna.

Fermare i femminicidi è un lavoro da uomo: ci vuole un ladro per acchiappare un ladro.


Fermare Medea e chi le permette di usare il proprio figlio come ostaggio... è La Fatica della Dea.
Ermes è anche Donna... Thoth è Seshat & Seshat è Thoth.
Tiresias è uomo & donna... cieco e veggente degli abissi... cieco ma non muto.
Solo allora... ma che scempio. Dura da quanti... secoli?
Dopo tanto orrore... Dopo la violenza, la pace della verità. Chi l’ha detto?... Dio solo lo sa.
Zeus, vecchio malandrino, potresti raccogliere altre mele dal frutteto per favore? Paride è forte, ce ne può
portare una cesta piena; vogliamo fare del sidro per la Festa di Sacro Sangue.

Patriottismo... Matriattisma? Finirebbe ancora in nazionalismo... frontiere, muri, fortezze...


A proposito, Mnajdra non è costruita su un’altura... non è un’acropoli...
Su un pendio dolce, verso il mare... com’è carino... com’è tranquillo...
- ♫ When I find myself in times of trouble, Mother Mary comes to me, whispering
Quando mi trovo con un problema, Madre Maria viene a me, sussurrando...
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Mother Mary era una levatrice, come Socrate. Ha fatto un buon lavoro col suo ragazzo... un suo
autoritratto, in un certo senso... un basso a forma di 8, con voce da alto... Mother Mary sarà stata una
gigante... madre di un gigante:
- ♫ Lady Madonna, children at your feet... who finds the money, when you pay the rent?
Signora Madonna, i figli ai tuoi piedi... si chiedono come fai per pagar l’affitto.

I Giganti costruirono i templi di Gigantia! Così dicono, ma i Titani?


Gaia, madre dei Titani, vinti dagli Dei dell’Olimpo...
I Titani hanno costruito i templi di Gigantia sull’isola di Gozo! Evidente! Hanno fatto una casetta per
la Mamma, che carini... Vabbe’, vedremo al prossimo viaggio.
Dicono che Gaia era Madre soltanto. Sbagliato. Era La Donna.
Ma va bene, chiamiamolo Il Tempio di Gaia & Lo Scudo a 8, si venderà bene, a Hollywood.
Spielberg? Indiana è troppo occupato a sparare sui cattivi arabi, e il Professore Jones si sta facendo
strada nell’Accademia a colpi di frusta.
Disney? Neanche per idea! Ha fatto annegare le Favole e i Miti nello sciroppo... Albert Gianna l’ha
detto e ha ragione. Lasciamo perdere Hollywood.
Il Sundance Festival ? Be’... se fosse una danza di Sole & Luna...

Sai che ti dico, Gaston? La tua rêverie, il tuo sognare ad occhi aperti, o le sedute di brainstorming dei
manager... è un modo di cazzeggiare a ruota libera... nella propria testa o con gli amici. Dovrebbe
diventare una materia obbligatoria al liceo. Insieme a Matematica e Filosofia... e Linguaggi, per capire
& raccontare tutta la storia... scrivere la prossima Storia.
No.
No. Bisogna a-sso-lu-ta-mente vietare il Cazzeggio a Ruota Libera al liceo.
Così i migliori lo praticheranno seriamente.

Cavolo che viaggio! Che trip! Altro che le loro ridicole pilloline.
Devo dirlo ai media...
Comunicato Stampa:
Un’emozione a Malta diventa temporale ad Atene e tempesta a Micene.
Un uragano ripulisce Delfi da rimasugli di Patriarcato.
Una scoperta archeologica ricostituisce Il Grande Puzzle.
Le conseguenze, incalcolabili, emergono col sorriso da un piccolo testo illustrato.
Proprio così... devo fare una cosina sorridente... niente cazzate accademiche... per la gente reale.

L’archeologia scientifica... il carbonio 14!... Le braccia dell’Uomo Volante furono scolpite 3200 anni fa
ma un ingegnere ha dimostrato che sono superstizioni: non si può volare in cielo con le braccia aperte
inchiodate su una croce.

Che scienza! Ma possibile che nessuno si sia accorto di niente?!


Mah! Chissà quante tesine scartate, quanti manoscritti rifiutati... o pubblicati inutilmente... ma che me
frega! Io pubblico tutto... e se qualcuno pretende che lo sapeva già, dovrà precisare chi ha detto cosa,
esattamente, e in quale contesto... li conosco quelli... per un osso abbaiano tutta la sera in TV senza dire
niente... l’importante è che si sappia... poi potranno abbaiare fin che vogliono... non mi toglierà il
sonno... ciò che più conta è Il Filo.

104
E tutto per colpa dei saldi di gennaio di una compagnia low cost.
Dovrei portare un ex voto alla Dea Low Cost
Ha le ali e suona la lira, come Ermes.

Le utili menzogne della Storia... I voli low cost svelano le utili menzogne delle nazioni.
Come quella storia degli anglo-sassoni... sono sasso-normanni!
No, sono un minestrone, come gli italiani... un pot-pourri, come i francesi.
E pot-pourri è solo l’insipida traduzione della olla podrida che cucinano gli spagnoli: l’unico popolo
europeo che non nasconde i suoi ingredienti persiani & arabi & berberi & islamici.
Le utili menzogne...
Al cesso del Tempo, la Storie degli uomini è uno straccio pieno di merda!
Menzogne utili... per chi?
Pax Romana tutto attorno al Mediterraneo, o una piccola Pax Europea?
Perché la Pace dovrebbe rispettare le frontiere? La Guerra non lo fa.
Pax, per l’Amore di Dea, o Guerra, per la porca convenienza di qualcuno. La scelta è vostra, ragazze e
ragazzi.
La vostra Storia sarà fatta di matrimoni & divorzi, o di stupri & assassinii. La scelta è vostra. La
Storia è vostra.
Hai detto Terza Guerra Mondiale, Francesco? Sì, e Terzo Suicidio dell’Europa.
Ci serve un Impero in comproprietà... chiamatelo come vi pare, Unione, Federazione... Europa è La
Donna di Mnajdra... Europa ci abbraccia tutti!
Dobbiamo mettere fine a questo gang-bang sado-masochistico! Abbiamo urgente bisogno di un
Matrimonio Collettivo Europeo.
E dovremo invitare i vicini alla festa... porteranno tanti bei regali di matrimonio.

Viaggiare... svelare recenti menzogne nazionalistiche... fa bene alla salute. Fare lo sforzo di parlare più
di un dialetto europeo è ottimo contro l’Alzheimer politico. Non si può capire il dialetto madre senza
capire i dialetti zia e cugine...
Ma io devo assolutamente imparare almeno una lingua straniera...
Come si dice grazie in cinese?
Vabbe’ ma ora devo calmarmi... dormire...
Devo essere in piena forma per la mia piccola “decostruzione”:
- ♫ Jacques Derrida dirla da da
♫ la la dirla da da.
Ahahahah
Macché cavolo è ‘sto... abbiamo atterrato!
Thank you Captain! In orario perfetto, “come nel 97% dei nostri voli”
Clap clap clap clap clap...

105
Weakly Leaks –Trascrizione da registrazione

Editore – Hellooo Jean!


Autore – ...
E. – Jean?
A. – ... non lo so. Chi è?
E. – Paul!
A. – Paul chi?
E. – Paul McCartney.
A. – Oh ciao Paul; come stai, vecchio?
E. – Molto bene, grazie. Il tuo lavoro è stato accettato dal comitato di lettura. All’unanimità, ed è la
prima volta. Congratulazioni.
A. – Perfetto! E ora?
E. – Ora lo pubblichiamo, ma...
A. – Ma?
E. – Ma dovremo fare qualche modifica. Solo un po’ di editing, al solito, sai?
A. – Questo almeno lo so.
E. – Vogliamo toccare un più vasto mercato. Gli adolescenti soprattutto.
A. – Quindi?
E. – Quindi abbiamo pensato che potresti sviluppare il lato mitologico, gli eroi...
A. – Mi pare abbastanza facile.
E. – La cosa non ti disturba, vero?
A. – Non mi disturba affatto. Anzi, sono d’accordo. Gli adolescenti sorbiscono troppe di quelle
porcherie Fantasy. Roba da restringergli le meninge. Più pericolosa dell’erba che fumano.
E. – Sì Jean ma
A. – Il genere Fantasy è pericoloso quasi quanto il calcio professionale!
E. – Jean? Cosa c’è che non va nel
A. – Ti costringono a scegliere un campo, questo o quello
E. – Ma certo, è un gioco.
A. – È una competizione! Un gioco è un’armonia... Per esempio, prendi una canzone triste... e rendila
migliore! Take a sad song and make it better... Capisci cosa voglio dire ?
E. – Non m’intendo di canzoni ma
A. – Organizzano competizioni anche in musica, c’è quella ridicola Top Ten... e da ragazzi dovevamo
scegliere tra un gruppo rock e l’altro!
E. – Mi ricorda vagamente qualcosa ma
A. – Come nelle loro inchieste, come nel loro referendum!
E. – Su questo siamo d’accordo ma il calcio!?
A. – Il calcio è un’esercitazione militare per il grande pubblico, con lavaggio di cervello quotidiano Paul,
organizzato di chi si arricchisce con la vendita d’armi!
E. – Ci sono mercanti in ogni tempio ma
A. – Pensaci, Paul: 12 eroi su ogni lato. 11 sul campo di battaglia, Artù sul trono-panchina, e
Merlino che sussurra dalle quinte... tutti che cercano d’infilare il loro coso nel coso di... vabbe’, non è una
baionetta... ma il ruggito, Paul! Un orgasmo collettivo ogni volta che entra! E la frustrazione quando
non entra! E la disperazione, la rabbia violenta quando il nemico te l’infila... Il calcio professionale è
pornografia di massa Paul, è la versione totalitaria di un conflitto teatralizzato. E gli attori sono pagati
una fortuna per una... per una conoscenza biblica di 90 minuti, con tutti i trucchetti generati da una
106
montagna di soldi. Complimenti, è molto educativo. Non potrebbero affrontarsi semplicemente sulla
piazza del villaggio come fa la gente per bene? Voglio dire a gratis, per una cena, con i contorni del caso:
si grida, si canta, si balla... dopo una bella doccia calda, da soli o con la persona giusta. Non tutti
insieme!
E. – Jean, non è che
A. – Un tempo, le loro ammucchiate sotto la doccia erano chiamate Orge Dionisiache... o Baccanali
Paul. La loro federazione dovrebbe chiamarsi FIFO, Fédération Internationale de Football
Orgiastique!
E. – Non lo so ma
A. – Ma non è tutto! Ora ogni Eroe entra in campo tenendo per mano un bambino innocente. Hanno
trasformato una competizione sociale in un sacrificio arcaico. Due a due in processione, gli adulti portano
i bambini nel Labirinto del Minotauro! Ascolta bene quello che ti dico Paul: questa - è - l’in-fa-mia -
del - nostro - tempo! Come sorprendersi che ci siano così tanti pedofili criminali tra di loro... e
continuano... e se la cavano per anni, grazie a quelli che tacciono per il bene della loro chiesa!
E. – Ma Jean
A. – Sono d’accordo, Paul, idea brillante! Sviluppiamo il lato mitologico. Invece di solleticare i più bassi
istinti degli adolescenti, dobbiamo dirgli... spiegare che le mitologie antiche e moderne raccontano tutte la
stessa porcheria. Così capiranno cosa sta succedendo veramente... in loro stessi... e tutto attorno: stiamo
annegando in uno tsunami di stimolazioni degradanti, Paul. Il mondo crepa.
E. – Sì, certo che sì... ma... quello che pensavamo... nel tuo testo... potresti aggiungere qualche Eroe
celtico? Vanno di moda.
A. – Mi sembra possibile.
E. – E trasformare il tutto in qualcosa... un po’ come un racconto, vedi cosa voglio dire?
A. – No, Paul, temo di non vederlo.
E. – Ebbene hai sentito parlare dello... ehm... dello Hobbit... conosci lo Hobbit, non è vero?
A. – Avrò letto quella roba quando ero in prima liceo ma ricordo bene il giovane... coso.
E. – Potresti aggiungerlo? Il Fantasy voglio dire il folklore celtico si vende bene e... potresti descrivere lo
Hobbit mentre combatte il Male... sai, no?... mentre combatte il Male con una spada... lo Hobbit aveva
una spada, non è vero?
A. – Gli avranno sicuramente dato una spada in qualche film di serie B ma chissà perché, me lo ricordo
solo con un pugnale che gli penzolava... e in pugno, ovviamente. I ragazzi son ragazzi.
E. – Perfetto! È esattamente quello che vogliamo. Un pugnale. E la Coppa. Non dimenticare di
descrivere l’eterna ricerca della Santa Coppa.
A. – No Paul, il Santo Graal era sì un calice sacro ma in una leggenda vera, non in quel coso contro
l’acne giovanile. Tuttavia il Santo Graal e Lancillotto potrebbero adattarsi al mio testo: un bel
giovanotto... senza più padre per qualche motivo, tirato su in Paradiso dalla Donna del Lago... poi altri
bei giovanotti, Artù, e una Spada possente... così dura che è piantata nella roccia, wow!... poi
avventure... imprese valorose... e quando gli Eroi sono stanchi, uno di loro riporta la Spada al punto di
partenza, la butta nel Lago, dal quale una mano esce, misteriosa, delicata, acchiappa la Spada al volo e
la trascina in fondo alle Acque Nere dove da allora la Potente Spada dorme per una Eternità di Noia.
Si adatta molto bene al mio testo. Ma lo Hobbit, no! Non voglio lo Hobbit nel mio testo. Vorrei
mantenermi ad un livello decente, con mitologie vere.
E. – D’accordo, aggiungiamo Lancillotto, ma anche lo Hobbit, per favore. E’ una storia più che
decente, non è vero?
A. – Diciamo... che dovrei spiegare, e non avrebbe più l’aria così decente. La gente rimarrebbe delusa.
E. – Ma come potrebbero?
107
A. – Per esempio... Ad ogni modo, lo Hobbit stava cercando qualcos’altro, col suo pugnaletto. Per fare
scattare la magia, Paul, bisognava trovare il piccolo cerchio, acchiapparlo...
E. – E?
A. – Non vedi?
E. – Vedo cosa?
A. – La parte nascosta, Paul. In una leggenda, come nella vita reale, il più importante è il più nascosto.
Il secreto è nascosto... sotto un velo molto fino, quasi trasparente... oppure è invisibile. Capito?
E. – Capito cosa?
A. – La materia è visibile Paul, ma il buco, un buco in quella materia non lo è; il buco è invisibile. A
volte, è quasi visibile... sotto un velo leggero. Per fare scattare la magia, Paul, devi infilare il tuo dito in
quel buco.
E. – Devo infilare il mio dito dove?!
A. – Infila il dito nell’Anello!
E. – Nell’Aneeeello ma ceeeerto! Dove, se no? Come l’Anello di Wagner! Wunderbar! Possono entrare
tutti e due? Voglio dire nel tuo testo... Possiamo avere lo Hobbit e Wagner? Potresti fare questo per noi,
Jean? Jean, per - fa – vo - reee! Sarebbe un così grande
A. – Era il punto successivo Paul. Lo Hobbit se la faceva con i camerati di Wagner alle fine degli anni
trenta, e dopo. A meno che non vogliate toccare un più vasto pubblico di neo-nazi, skinhead, hooligans e
sempliciotti che non sanno
E. – Ma sono tanti, no?
A. – Sono troppi! Ma non sanno leggere. Non la roba che scrivo io, in ogni caso.
E. – Forse con un bel mix di eroi greci, druidi celtici, vichinghi
A. – È già tutto mescolato Paul: quella marmellata non è una novità ... ma Lei mi autorizza a farle
una domanda, Sir Paul McCartney?
E. – ... Jean? Sì Jean... certo che puoi.
A. – Non è, per caso, che stai lavorando a questo progetto con la Walt Dis
E. – Chi te l’ha detto?!
A. – Nessuno. Una sensazione.
E. – Lo so io chi! Va bene ma prima che ci siano altre fughe, che ne dici di firmare il nostro
contrattino?
A. – Diciamo...
E. – Diciamo domani. Domani è domenica ma siamo pronti a
A. – Mi dispiace, firmo contratti solo di lunedì. Questione di religione. Sai che lunedì è il giorno della
Luna, no? La Luna ha un’influenza positiva su contratti e maree. Luna e marea, molluschi senza
diarrea. Quando il Saggio ti mostra la Luna con l’indice della sua mano destra, stai attento al medio
della sua mano sinistra, e
E. – Perfetto! Aggiungiamo un oroscopo celtico sopra lo Hobbit di Wagner. Ci vediamo lunedì nel mio
ufficio, alle dieci.
A. – Ma lunedì la Luna non sarà piena.
E. – Vuoi dire... che per firmare un contratto, ti serve la luna piena, di lunedì?
A. – Esatto !
E. – E da quando?
A. – Da Malta, Paul. Ho avuto un’illuminazione a Malta. Adesso firmo i miei contratti solo nei
lunedì di Luna Piena. E dev’essere ♫ quest’estate, non cambiare, stessa spiaggia stesso mare... dove
potrai firmare il mio contratto Paul. Nel Tempio di Mnajdra, ho capito che per i contratti gli avvocati
sono une bella cosa ma la Luna, Paul, la Luna Piena...
108
Nota finale dell’autore

Sì, l’ho fatta grossa. Un conto – salato – è riscrivere la storia di una nazione, sorridere
delle furbizie, colmare le omissioni, correggere le piccole bugie... Ma riscrivere la Storia
della nostra civilizzazione? Denunciarla come fondata su un’unica grande menzogna?
Bisognerebbe essere incosciente... o pienamente consapevole di una Storia dell’Umanità,
della nascita di una nuova civilizzazione in corso, della necessità di agevolare il parto
affinché sia meno traumatico.
Ma senza darsi delle arie! A chi volesse seguire il consiglio di Voltaire – coltiviamo il nostro
giardino – diciamo che il presente testo è un mazzetto di bustine di semi vari, legato con
lo spago.
Comunque, si tratta di una specie di dichiarazione preliminare; altri testi seguiranno.
Credo fermamente in una ricaduta positiva per le nostre società, a lunga scadenza.
Diffondete la notizia, se vi sembra buona.
Per molti, non è una buona notizia.
Per qualcuno, è una cattiva notizia.
Tanti auguri a tutti.
Grazie dell’attenzione.
Jean Santilli
P.S. L’autore prega Sir Paul McCartney di accettare le sue scuse, e di avere pietà di un
povero vecchio impegnato in ricerca & comunicazione metadisciplinare: non sa quello che fa.
15 marzo - Idi di Marzo - sopra un vulcano chiamato Mamma Etna.
Prima versione corretta e chiusa il 16 aprile: Pasqua 2017.

109
13 bonus track
1. Feedback (Settembre 2017)

2. Merlino era una Fata (Gennaio 2018)

3. Un altro Dio transgender: Oceano (Marzo 2018)

4. L’Ombelico & L’Acanto (Pasqua 2018)

4. Il Neolitico fu Barocco e Dadaista (Aprile 2018)

5. ♫ Bronzo and Sex and Rock ’n roll (Maggio 2018)

7. Continuità (Maggio 2018)

8. L’Orecchio di Dionisio (Maggio 2018)


Nota sull’archeologia “scientifica” e l’origine delle “religioni” (Agosto 2021)

9. La Dea globale (Maggio 2018)

10. La Dea immobile (Giugno 2018)

11. Nomadi e contadini - Congetture sulla genesi della coscienza umana (Giugno 2018)

12. Codicillo (28 Giugno 2018)

13. Miseria & splendore del cacciatore preistorico (Primo Ottobre 2019)

110
Bonus track 1 – Settembre 2017

Feedback
Vibrazioni armoniche & Onde sullo stagno

«Era, a mio avviso, proprio questa sua capacità di agganciare passato e presente in una dimensione
interpretativa dialettica unitaria la sua più affascinante e originale qualità che difficilmente
troviamo in noi archeologi molto spesso condizionati dai limiti del nostro campo di
approfondimento professionale. È pleonastico dire che mancheranno le sue a volte aspre e pungenti
critiche all’establishment accademico nazionale ed internazionale, mirate a creare condizioni di
ricerca più consone alla realtà effettiva di un’archeologia moderna, multidisciplinare e realmente
interpretativa e non descrittiva.»

Alla fine di febbraio 2017, il Prof. Sebastiano Tusa, Sovrintendente al Mare della Sicilia,
rendeva omaggio a Maurizio Tosi: il grande archeologo era appena scomparso, allorché
stava nascendo il presente testo.
In questo mese di settembre, alla fine di un’estate calda in tutti i sensi, l’autore sente una
forte affinità con due archeologi. Dopo le brutte cose che ha scritto sull’operato di altri
archeologi, la cosa lo sorprende e lo rende felice.
Tanto più che può misurare, una volta di più, l’estensione della propria feconda
ignoranza. Nostra Signora Dea viaggia da tre mesi in Europa e negli USA, vestita in
italiano, inglese e francese. L’autore riceve reazioni positive e dubbi travestiti in domande
legittime.
- Le sue interpretazioni dello scudo a forma di 8 e della spilla a doppia spirale con un 8 in mezzo
potrebbero costituire delle scoperte originali, ma ha letto Marija Gimbutas? Anni fa, aveva
riconosciuto la siluetta della Dea nei templi di Malta.
- Conosce la cultura Cucuteni e la “Matroana de la Poduri”? Questa Dea di terracotta è stata
trovata in Romania; i suoi fianchi prosperi si aprono dietro come il coperchio di una scatola: è
piena di palline di argilla – i suoi feti – confermando in qualche modo la sua teoria sulle palle di
pietra di Mnajdra.
- Ecc.
No, l’autore non ha mai letto Marija Gimbutas perché è spesso citata da sedicenti
femministe che la usano come clava. Fanno passare la voglia, in tutti i sensi. In un
rapporto erotico fuori dal tempo, il lettore si unisce con l’autore. È sempre la stessa
storia d’amore e conflitto: dubbio benigno, piacere, felicità, oppure dubbio maligno,
nervosismo, rabbia: fecondazione o rigetto, e vaghe contaminazioni. Ma adesso, l’autore
ha l’intenzione di leggere Gimbutas. Dev’essere stata una gran donna. Cercherà di
entrare in contatto con lei, interpretando i segni che coprono dei prodotti industriali
chiamati libri.
No, l’autore non ha mai sentito parlare della cultura Cucuteni, e quella Matroana sembra
veramente molto interessante. Ma non la considera una conferma di una visione più
complessa: Palla di pietra & Sole & Donna & Tempo &...
Non parliamo dei bravi alunni. Leggono una lunga equazione «.../... X 2 + 2 = 4 Y .../...»
poi commentano, sarcastici: «Lo sanno tutti che 2 + 2 = 4».

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Comunque sia, l’autore non va in cerca di conferme. Preferisce di gran lunga le
confutazioni: evitano le perdite di tempo. E certamente, non cercherà conferme o
confutazioni in testi accademici che citano lo “Scudo a forma di 8”, la “Tomba a cerchio B”
ed altre invenzioni strampalate che ricoprono una realtà scomoda.
A Malta, altri turisti ignoranti quanto l’autore hanno sicuramente visto la somiglianza che
unisce La Donna e il Suo Tempio. Avrebbero potuto trarre le stesse conclusioni
dell’autore osservando in Grecia lo “Scudo a forma di 8” e la “Tomba a cerchio B”, se
l’Accademia non li avesse abituati a visitare templi e musei come si va al cinema, e a
ingoiare reperti e targhette come popcorn.
È stato dimostrato che il consumo di popcorn trasforma ignoranti lucidi in dotti
accecati.
Siesta su un low cost ed altri capitoli lo dicono chiaramente: le “scoperte” dell’autore non
sono patent pending, in attesa di brevetto. Altri prima di lui potrebbero avere capito questo
o quel particolare. L’autore rivendica solo la parte invisibile del racconto: il Filo che
riunisce perle sparpagliate in una collana per la Dea. Il Filo forma il doppio nodo
magico: &.

Il nostro Preambolo suggeriva dall’inizio quanto potrebbe fare un lettore saggio. Giunto
alla fine del racconto, dovrebbe offrirsi un altro giro di giostra. Entrerebbe così nel
tempo circolare del testo, comprendendo meglio quanto aveva letto all’inizio, alla luce di
quanto ha letto dopo, e così via in una progressione a spirale. Inoltre, abbandonando il
percorso dell’autore, dovrebbe sbirciare a suo gusto da qualsiasi porta o finestra o crepa
nei muri, indagare questo cantiere archeologico planetario. Silenziosamente, ogni nuova
conoscenza cambia vecchi modi di essere. Se il lettore ascolta i rumori del mondo,
scoprirà che ci sono lavori di ristrutturazione in corso, nel Tempio del suo Essere
individuale & comunitario.
Ovviamente, a questo punto, l’autore è solo un lettore in più.

112
Bonus track 2 – Gennaio 2018

Merlino era una Fata


Per Capodanno, l’autore ha ricevuto un regalo da un lettore: un libro pubblicato nel
1976. Il titolo originale è The Paradise Papers. L’autrice porta il nome di un mago: Merlin
Stone. Ma non si può escludere che il Mago Merlino sia stato una Fata, un transgender
come Poseidone. Il titolo francese ne indica meglio il contenuto: Quand Dieu était femme:
Quando Dio era donna.
Il libro è stato letto con sentimenti misti.
Prima di tutto una lieve soddisfazione per la conferma di un paio d’intuizioni. Poi la
rabbia, e il sentimento di uno scandalo. Com’è possibile che l’opera di Merlin Stone, così
semplice eppure così importante, sia ignorata da donne e uomini impegnati per
l’uguaglianza dei diritti? Si pensa al silenzio imposto dai bigotti delle tre religioni
patriarcali e dalle loro escrescenze accademiche. Ma c’è di peggio. Le pseudo-femministe
e i pseudo-intellettuali sembrano rifiutare un’idea semplice: una migliore conoscenza
delle religioni arcaiche avrebbe un’influenza positiva sulle nostre società.
Qualcuno arruola Marija Gimbutas (1921-1994) nei ranghi delle femministe, ma non
troviamo la grande antropologa nella bibliografia dell’edizione francese. Merlin Stone
cita invece Johann Jakob Bachoven (1815-1887), che potrebbe essere considerato il
padre o il nonno di uno spettacolo di successo: il derby Matriarcato contro Patriarcato, ma
sembra ormai dimenticato. Se avesse anche coniato una moneta falsa, il Matriarcato, che
finanza lo pseudo-femminismo, andrebbe trascinato nel Tribunale della Storia.
A proposito della Dea, Merlin Stone parla spesso di una regione che gli occidentali
chiamano Medio Oriente. I giornali potrebbero superare la loro crisi pubblicando Quando
Dio era donna, a puntate come un feuilleton. Le giustificazioni della guerra permanente in
Medio Oriente sembrerebbero ancora più ridicole. Si smetterebbe di ripetere stupidate a
proposito d’identità eterne, di diritti storici e di dogmi religiosi, scoprendo che furono
inventate dal cervello lurido di pochi ricchissimi, per il lavaggio di cervello di miliardi di
poveri di spirito.
Tutti dovranno ammettere che le guerre del Medio Oriente arcaico furono combattute
per pozzi d’acqua fresca, verdi pascoli, greggi di pecore e donne.
Tutti capiranno finalmente che l’attuale Guerra dei Cent’Anni riguarda solo il petrolio, e
la geopolitica purulente che genera.
Un giorno, il Diavolo Nero sarà detronizzato da forme di energia pulite & pacifiche.
Allora, il Medio Evo del Medio Oriente sarà seguito da un Rinascimento.
Tale visione è espressa in L'U.T.P. – Un cambio di paradigma per il Medio Oriente (Rif. 9)

113
Bonus track 3 – Marzo 2018
Un altro Dio transgender: Oceano
Abbiamo parlato di Poseidone - Nettuno, Dio transgender del Mare. Che dire di Oceano?
Il Dio dei fiumi era figlio del Cielo e della Terra. Era associato all’oceano che circonda la
terra; chi l’avesse attraversato sarebbe giunto nell’oltretomba. Si spiega così l’antica
prudenza dei capitani mediterranei e la fortuna di un pazzo: Cristoforo Colombo.
Oceano ha l’aria compiaciuta e lievemente
condiscendente di un giovane dandy
uscito di casa col cappello di mamma
in testa. Si gira verso chi lo guarda
stupito e ammette:
– Sì, in effetti, sono notevole.
Si seguiva la moda di Londra nella
Roma del secondo secolo dopo
Cristo? La cornucopia alla moda di
Priapo è troppo comica per
costituire una usurpazione di
potere. Merita una visita alla
Collezione Farnese, al Museo
Archeologico di Napoli. Alessandro
Farnese – un Papa – si sarà lasciato impressionare dalla potenza virile della cornucopia;
chissà se ha notato i due personaggi minori in basso a destra. Lo scultore romano stava
al gioco del suo tempo ma non era uno stupido. Il braccio sinistro di Oceano poggia su un
piccolo mostro per schiacciarlo. Un bambino paffutello – un vero angioletto – consola il
Drago. Certe vignette di satira sono completate da un dettaglio, in basso a destra.
Da Delfi in poi, abbiamo incontrato spesso la povera signora Drago: travestita da Pitone
uccisa da Apollo; da Idra di Lerna uccisa da Ercole; da Mostro X uccisa da Perseo per
“salvare”Andromeda; da Drago di San Giorgio e infine da Moglie di Giorgio.
Giorgio, Gigino, mediocre antieroe, è il femminicida moderno.
Ecco una seconda scultura romana, quasi
contemporanea. Abbiamo già esaminato questo
bassorilievo delle Fatiche di Ercole. Nella
seconda vignetta di una striscia di marmo, il
fumetto dice:
- L’Idra di Lerna è La Donna.
Lo scultore svelava un segreto di pulcinella, poi
seppellito.
Come gli scultori romani, dobbiamo stare al gioco
ma in basso a destra, possiamo denunciare
discretamente la confusione instaurata oggi tra la
signora Drago e Medea. Per vendicarsi del Padre,
Medea massacra ogni giorno i propri figli.
Celebriamo spesso il suo trionfo: certe sentenze dei Tribunali per i Minorenni sono foglie di
fico sulla cattiva coscienza di omini mediocri e sull’aggressività di donnette revansciste. (12)
Conoscere il passato è sempre utile; a volte è una necessità vitale, urgente.
114
Bonus track 4 – Pasqua 2018
L’Ombelico & l’Acanto
Guardiamo meglio le due versioni dell’Omphalos, già commentate a Delfi.

A destra, abbiamo un Omphalos puro e semplice; si ritrova forse altrove, ignorato


perché la sua forma non significa niente ai nostri occhi. L’Omphalos di sinistra è “molto
decorato”. Era posto in cima alla colonna corinzia in secondo piano. L’Omphalos era
elevato da “danzatrici”, come il Calice è elevato dal prete cattolico al culmine della
Messa, alla Elevazione. Le tre danzatrici emergono da foglie rigogliose come un solo stelo
– colonna in greco – di fiore. Al centro, le tre “dita” della “mano” di Miriam, o di Maria, o
di Fatima, emergono da due dita ricurvi come le foglie d’acanto del capitello.
Esaminiamo la sequenza verticale Capitello corinzio + Tre danzatrici + Omphalos.
La loro continuità fisica è stata scoperta solo di recente da Jean-Luc Martinez, esperto di
antichità greche, ora presidente-direttore del museo del Louvre. (Rif. F) Lo abbiamo
saputo dopo aver scritto il precedente capitolo su Delfi, privo di tale riconoscimento.
Vogliamo evidenziare la continuità simbolica tra i tre elementi che compongono la colonna.
Ci è sembrata ovvia dopo altre osservazioni. Forse è troppo ovvia per essere segnalata
dagli esperti che hanno commentato la scoperta di Jean-Luc Martinez. Sarà formulata qui
da un non esperto che si rivolge ai suoi simili. Se quanto diremo non è ovvio, se si tratta di
una novità di qualche rilievo per un lettore esperto, gli ricordiamo che certe scoperte sono
casuali. Un turista raccoglie un sasso e, tornato a casa, si accorge che è un diamante.
Fortuna è una Dea; sorride agli audaci, come l’autore che tenta di guardare al passato con gli
occhi del passato ma pensando al futuro. Fortuna sorriderà a chi leggerà fino in fondo.
Secondo la tradizione, lo scultore Callimaco creò il capitello corinzio con foglie di acanto
dopo aver visto, sulla tomba di una fanciulla, una cesta piena dei suoi ricordi dentro la
quale era cresciuta una pianta di acanto. La composizione primaverile di pianta, cesta e
ricordi avrebbe potuto ispirare le Metamorfosi di Ovidio. La metamorfosi della fanciulla
di Callimaco non fu una punizione divina ma un benedetto Rinascimento. Allora, avere
visioni non era preoccupante, né era strano vedere – letteralmente vedere – un fiore
sbocciare in una ragazzina e viceversa. L’acanto, spuntando rigoglioso dalla terra, si
impossessò dei monili e collanine, sollevando la cesta: tale fu la visione di Callimaco. La

115
tradizione non dice che sentì anche una voce, la voce capricciosa di una fanciulla in fiore:
«sono stata rapita e portata agli Inferi, son cose che capitano nella Vita, ma quel che è mio è mio!»
L’autore non si fa beffa della sensibilità arcaica. Nel nostro mondo razionale, miliardi di
persone regolano la propria vita in base a visioni e voci che escono da uno schermo; non
sembrano più svegli né più felici dei loro antenati.
L’acanto è una metafora perfetta della Continuità della Vita; la pianta si moltiplica sottoterra
dalle radici. Era una pianta medicinale usata per curare mali comuni e conservare gli
alimenti, forse già prima della visione di Callimaco.
Nella visione dell’autore, le collanine della fanciulla ricoprono l’Omphalos “decorato”; la
loro disposizione segue e suggerisce l’intreccio della cesta attraversata dall’acanto. Acantho è
la Madre del Sole, mentre il greco ake indica ciò che ha una punta, che penetra. Si pensa
alla spina, che dà acacia, ma le punte della foglia d’acanto sono troppo modeste. L’autore
pensa che l’etimologia di acanto evochi il suo fiore: in maggio, il bocciolo appuntito diventa
una lancia, prima che il fiore esploda in un fuoco d’artificio.

La composizione primaverile di pianta, cesta e ricordi avrebbe potuto ispirare Ovidio.


Secoli dopo Callimaco, l’autore delle Metamorfosi (L. 13, 685-704) descriverà le «foglie
d’acanto dorato», non attorno ad una Cesta ma attorno ad un Vaso di bronzo, decorato con
le scene di un mito: sotto le mura di una città ignota, si consumano roghi funebri.
Saltando dalla brace, due giovani uomini risorgono dalle ceneri di due eroiche vergini di
Tebe: le «figlie di Orione». Il cambio di sesso – “per tener viva la stirpe” dice Ovidio
sorridendo – meriterebbe un commento ma parliamo altrove degli Dei transgender. Qui,
notiamo che dopo la ri-nascita, i due figli guidano il corteo con le ceneri della madre.
Bravi. Notiamo anche che attorno alle brace e ceneri dei defunti, ci sono «donne con le
chiome scompigliate e col petto scoperto». Perché?
Usava così. Superando il pudore, le donne personificavano in pubblico il ricordo intimo
della madre dell’infanzia, per dare corpo alla Madre che invocavano: «Mamma mia !».
Nessuno grida «Papà mio!». Oggi ancora, in certi paesi, qualche donna è pagata per gridare
lamenti e “strapparsi” i cappelli: per essere “spettinate” come una mamma al mattino.
La visione di Callimaco, meno moderna, è più profonda. Prima di fossilizzarsi attorno al
Vaso di bronzo di Ovidio e altrove, l’acanto di Callimaco era pianta-Madre & fiore-Figlia
rinata dalle proprie ceneri. Callimaco descriveva La Continuità della Vita nella relazione
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Madre-Figlia. La vediamo nella colonna di Delfi; la rivedremo in una cittadina a due passi
da Atene, Eleusi, celebre per i suoi Misteri. Sono stati svelati? Riciclati? Renato e Renata
sono nomi comuni, dati ai figli anche da genitori scettici.
«.../... la gente mi leggerà e, se qualche verità è nel presentimento dei poeti, di secolo in secolo per la mia
fama vivrò.»
Vivrò, in latino vivam, è l’ultima parole pronunciata da Ovidio alla fine dei quindici libri
delle Metamorfosi. Come gli Eroi, sperava che la Gloria – una Dea – gli concedesse la
continuità vitale chiamata a volte Eternità. Il suo simbolo per Callimaco era l’Acanto.
«... se qualche verità è nel presentimento dei poeti...» L’autore di queste note non è un “poeta”,
eppure ha avuto un “presentimento” con “una qualche verità”. La verifica su una
versione cartacea delle Metamorfosi sarebbe durata un anno; bastarono pochi minuti per
setacciare due versioni in due lingue su Internet.
Delle 116.815 parole di un capolavoro che parla a lungo di ogni pianta significativa del
Mediterraneo – un testo fondamentale per la cultura europea da duemila anni – il nome di
una pianta fondamentale per la cultura Classica, l’acanto, il simbolo stesso della continuità
vitale che Ovidio descrive in ogni metamorfosi, appare una sola volta: nella nostra citazione
«foglie d’acanto dorato». Ovidio non parla mai del fiore. Parla delle foglie una sola volta
benché siano onnipresenti su monumenti, sculture, pitture, ceramiche, tessuti e ovunque si
guardi. Non si può dire che a Roma la Grecia fosse passata di moda. Ovidio avrebbe finito
di scrivere le Metamorfosi quando Gesù di Nazareth aveva otto anni; nel processo per la
dimenticanza blasfema dell’Acanto della ri-Nascita, nessuno potrà accusare il Cristo Risorto.
Come capita spesso, la parola chiave è quella taciuta. Ecco quindi un nuovo Mistero, con
maiuscola. Forse si può chiarire rispondendo ad una domanda: blasfema per chi?
L’autore chiederà spiegazioni in famiglia. Siamo originari di Secinaro, sul Monte Sirente, a 20
km di mulattiera dalla città natale di Publio Ovidio: Sulmona, la capitale mondiale dei
confetti per cerimonie di matrimonio e battesimo. Una volta all’anno, scendevamo a piedi
per vendere tre pecore al mercato e pagare le tasse imperiali; tornavamo a casa la sera stessa
– finalmente! – in via Roma. Lo zio Publio era soprannominato Nasone. Il suo profilo è
l’eredità di cui i suoi discendenti sono più fieri. Per indagare e capire certe cose, ci vuole naso.
Ovidio ignorava forse l’importanza dell’acanto? È più facile immaginare che fosse
prudente per motivi politico-religiosi. Non si scherza con la religione di Stato, lo
abbiamo visto con Socrate. Non abbiamo una risposta ma in famiglia, una malalingua
sussurrava che il naso del famoso zio era tappato. Ce l’aveva con Ovidio perché lei era
una sicinara. Danzava come la ninfa Sicina in onore di Nostra Signora Dea, declassata a
Roma in una delle tante Dee: Cibele. A Secinaro, tutte le donne erano sicinare. Diedero il
nome al villaggio, poi deformato al maschile da qualche macho romano.
Callimaco tradusse la sua visione in un nuovo capitello con foglie d’acanto. È chiamato
corinzio, da Corinto, la città natale del suo autore.
Domanda. Nella colonna di Delfi, perché le foglie di pietra abbozzano una spirale,
mentre le foglie vere sono appena curve?
Nella parte alta di certi capitelli corinzi, troviamo un altro tema
fossilizzato: la doppia voluta del precedente capitello ionico. Vogliamo
chiamarla doppia spirale, perché abbiamo motivi di pensare che prenda la
sua origine da un’altra doppia spirale. Quella caratteristica fondamentale del capitello
ionico, e la foglia d’acanto ricurva di Delfi, arrivano da Malta come altri simboli della
117
cultura Greca già commentati qui. Nel corso dei secoli, sono diventati rappresentazioni
ermetiche della Vita, vale a dire di Nostra Signora Dea.
In questo capitello corinzio, dal cuore della pianta d’acanto
emergono le spirali prensili della pianta di pisello. In primavera
striscia e sale ovunque come un serpente. Il baccello meriterebbe
uno sviluppo; il suo contenuto di semi – i piselli – era rappresentato
con perfetto realismo duemila anni prima di Callimaco.
Al centro, un fiore completava il mazzo. Poi il capitello corinzio
si fossilizzò anche lui. In origine, rappresentava l’esplosione
della Vita in primavera.
La colonna di Delfi è un fuoco d’artificio, un razzo a tre stadi, un coro di pietre che
cantano il ritornello della ri-Nascita, l’Inno all’irrefrenabile Continuità della Vita.
Emergendo dall’Acanto come un singolo stelo di Fiore, tre fanciulle in fiore si alzano:
celebrano l’Elevazione dell’Ombelico del Mondo. La composizione verticale è caratterizzata
da una unità non solo stilistica; è un unico simbolo della Continuità. La Colonna di Delfi è
una sinfonia in tre movimenti: «Alla Vita». Il compositore potrebbe aver lavorato nella
bottega di Callimaco.
La nostra interpretazione della colonna di Delfi trova una
conferma indiretta in un portafortuna della tradizione
mediterranea: le “pigne”, del pino. Una mini-colonna – una
coppa – eleva una “pigna” che esce da foglie d’acanto. Non si è
mai vista una simile “pigna” coricata su foglie d’acanto. Queste
“pigne” sono prodotte ancora oggi in ceramica o in cemento.
Nei palazzi nobiliari, sono esposte in alto come parafulmini: agli
angoli del tetto, sui balconi e sulle colonne del cancello. Nelle case
più modeste, sono disposte ai lati dell’ingresso, come guardie
armate di magia. Si può anche regalare una piccola pigna di ceramica, come portafortuna.
Tutti conoscono il pino marittimo; pochi ormai raccolgono i semi
della pigna: minuscole noccioline ovali che contengono i pinoli di
mille ricette di cucina e pasticceria. Per i greci e i romani, i pinoli
erano afrodisiaci. L’amore erotico c’entra con La continuità della Vita?
Così dicono, ma non lo dicono abbastanza spesso, o lo dicono male.
- Un esempio?
Una “pigna” gigantesca, un bronzo alto quattro metri, s’innalza da un
cortile del Vaticano. Il Pignone proverrebbe dal tempio di Cibele o di
Iside – due ipotesi in linea con la nostra interpretazione – oppure dal
mausoleo di Adriano, o ancora dal Pantheon, secondo diversi studi.
- Un porta-fortuna? Quale fortuna può portare una pigna?
Lo capiremo osservando che come molte altre “pigne”, il “Pignone”
del Vaticano ha perso le sue foglie d’acanto.
- Perché?
Lo spiegheremo più avanti osservando rapidamente come funziona la
magia del linguaggio.
Vediamo qui delle “pigne” diverse. Lisce, sono un portafortuna
tradizionale della Puglia, di fronte alla Grecia. Le foglie abbracciano il
bocciolo del fiore d’acanto che si libera e s’innalza sopra la pianta. Questa sintesi tra i due
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Omphalos visti a Delfi – quello liscio e l’altro in origine sulla colonna che sorge da foglie
d’acanto – non si chiama “pigna” ma “pumo”, o “pomo”, cioè “mela”. La Mela di Eva?
La tradizione popolare è un melting pot.
Il primo artigiano che ha creato il “pomo”, o “pigna”, ha ceduto ad un impulso o ascoltato
la sua Musa? Intanto, un’autentica tradizione è stata riscoperta, senza che si sia posta la
domanda fondamentale ma vietata a scuola: perché?
- Perché diavolo una pigna, o una mela, dovrebbero emergere dalle foglie d’acanto che caratterizzano
il capitello corinzio ed altri oggetti e decorazioni da 25 secoli?!
Quel dubbio ci è venuto quando, in una visione etilica, abbiamo visto due Omphalos in
cima a due colonne di Delfi, al cancello di un palazzo. I fumi dell’alcol non erano svaniti
quando abbiamo visto una corta colonna elevare un gigantesco Omphalos in Vaticano.
Il mistero svanisce guardando il primo bocciolo del fiore d’acanto nella sequenza di
quattro foto viste prima. Il bocciolo somiglia a l’asso di picche, o all’Omphalos liscio; si
libera dall’abbraccio delle foglie quando viene “elevato” dallo stelo. Così, le tre vestali si
allungano in un’unica colonna per l’Elevazione dell’Omphalos di Delfi.
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FIORE  PIGNA
Malinteso & Rivoluzione
Il Fiore-Figlia rinasceva dalla Terra-Madre.
Il Pino-Padre rinasce dal Suo seme e punta al Cielo.
Ora sveliamo il trucco di magia che ha fatto sparire le foglie d’acanto di tante “pigne”
come quella del Vaticano dove, normalmente, la “ri-Nascita” è procurata da una diversa
Elevazione, durante la Messa.
Magia creatrice & distruttrice del linguaggio
Nel loro antro pieno di calderoni fumanti, gli alchimisti ed altre streghe inducono
metamorfosi sospette. La loro salsa di pomodoro sarebbe fatta con una mela d’oro... ma
l’autore è troppo razionale per crederlo.
In spagnolo, l’ananas si chiama pigna. L’ananas cresce sui pini? Certo che no, ma per i
conquistadores che vedevano un ananas per la prima volta in America, somigliava ad una
pigna, e il nome è rimasto: piña. La verifica, sempre incerta con i dizionari, si può fare al
bar ordinando una piña colada: non ha un sapore di succo di pigna di pino, a meno che se
ne beva tre o quattro. Altri barbari arrivarono nel Mediterraneo; uno di loro avrà visto
un Omphalos e l’avrà chiamato pigna, termine accettato da chi aveva motivi politico-
religiosi di far sparire il Fiore d’Acanto.
Succede spesso; ci sono molti barbari ovunque.
Prendete un bocciolo, o un bambino, e dategli un sopranome: somiglia a questo, è una
specie di... Sotto quel sortilegio, l’Omphalos diventa una pigna di pino e perde le sue foglie.
E il bambino? Il bambino... Crescerà anche lui, come potrà, modellato dalle parole che
hanno cullato la sua infanzia, nel bene e nel male, a cominciare dal suo nome. Giacomo
diventa James nell’Inghilterra di Shakespeare oppure Iago: un nome pesante da portare, a
meno di essere in Spagna dov’è riverito come Santiago.
Perché tre donne si uniscono nel gambo del bocciolo d’acanto-Omphalos, quando
basterebbe una sola cariatide? Per il piacere di girarci attorno in processione
contemplando sempre un bel viso? Una sola Afrodite Callipigia non sarebbe dispiaciuta.

119
Lo scultore aveva qualcosa da dire, ma era prudente. Ad Atene alla stessa epoca, un altro
sovversivo era morto per essersi assunto le proprie responsabilità.
- Dov’era il pericolo?
Ha già dimenticato? Durante il Simposio, Socrate, a proposito di Amore, ricompone la
Dea divisa in tre da Zeus con la sua maledetta Mela della Discordia. Riunendo Afrodite
& Hera & Atena, Socrate attacca il fondamento del Patriarcato. Ripetiamolo: il
linguaggio non è innocente ma quando è colpevole alle orecchie dei Censori, è prudente
scrivere i Misteri in forma di sculture: i censori sono analfabeti.
Quanti preti ortodossi barbuti si sono accorti che una matrioska rappresenta l’asse Madre-
Figlia? La bambola più grande è babushka, la nonna; la più piccola, che non ha una pancia,
è chiamata seme. La matrioska fa a meno del patriarca. Si può essere più blasfemi?
L’Asse del Mondo è la continuità Madre-Figlia, vale a dire la Vita, che sempre risorge
nella meditazione di Callimaco sulla tomba di una fanciulla. Per il suo scultore, chiunque
sia, l’Omphalos evoca l’ultima Separazione & Unione con la Terra. La Vita ne riemerge
con tutta la potenza della Dea Una & Trina, come la sacra pianta d’Acanto. Il nostro
ombelico è il ricordo fisico, che c’insegue per tutta la vita, della prima Unione &
Separazione. Nella sacra pianta di Acanto – Foglie & Fiore – vediamo di nuovo unite
Madre & Figlia.
- Mitologia fiction! Cose dell’altro mondo!
Sì, grazie: un altro mondo. Ma solo passato o anche futuro? That is the question.

«Mamma?... Perché metti il pane in un cestino e non in un piatto Ma?»


La Cesta piena di monili di Callimaco pare un eco della precedente Cista o Kiste, il canestro
con coperchio che nascondeva gli oggetti sacri dei misteri eleusini. Il contenitore, la cesta, la
sacra Ciste, coronava la testa di Demetra, Dea Madre della Terra. La Ciste coronava anche
la testa del contenuto, la Dea Figlia, Persefone – o Kora, fanciulla in greco – che fu rapita da
Ade e portata sottoterra. Più tardi, Ade rapì la fanciulla la cui tomba ispirò Callimaco. Era
un assassino seriale? No; Ade era il Dio degli Inferi, non della “morte”. Ciò che non è
detto in nessun linguaggio non è.
La «cariatide con cesta in testa» (sic) è esposta al museo di Eleusi, la
città dei riti o misteri eleusini. Regge una Cista, o meglio procede al
rito dell’Elevazione della Cista. In modo simile, l’Omphalos è elevato
dalla colonna di Delfi. Questa cariatide potrebbe chiamarsi
Demetra o Persefone. In infinite terrecotte prodotte dall’industria
religiosa, Madre et Figlia hanno in testa una cista, bassa come un
prototipo di corona ma liscia, come l’altro Omphalos de Delfi.
Il nome Persefone è spiegato da Socrate nel Cratilo di Platone:
significa «sapienza che deriva dal contatto con le cose che cambiano.» La
sapienza della madre Demetra fu attribuita alla figlia Persefone.
Oggi, troviamo una simile continuità madre-figlia a proposito
dell’eredità identitaria: nella religione giudaica, ebreo è chi abbia
una madre ebrea. Così è anche per le nostre sacre nazionalità. La
continuità verticale della “cariatide con cesta in testa” diventa il Sacro Acanto, per Callimaco.
Nell’acanto a primavera, lo scultore riconosce L’Asse del Mondo: è L’Asse della Vita. La
continuità madre-figlia, il contenitore-contenuto, evoca La Vita come Ente Unico. Una madre e sua
120
figlia sono comunemente viste come un insieme statico di due persone. Nella Verità del mito,
la madre non dà la vita alla figlia lungo l’asse del nostro Tempo Lineare. Nel Tempo
Circolare del mito, Madre & Figlia è un sistema dinamico, come Uovo & Gallina.
Si tratta di un sistema globale, totalizzante: Madre & Figlia è La Vita.
In questo sistema, la morte non è. Non c’è quindi alcun bisogno di esclamare: «O morte,
dov'è la tua vittoria?» come San Paolo nella sua prima Lettera ai Corinzi... Ai Corinzi?!
- Che coincidenza, caro Callimaco! E sai dove ha imbucato la sua lettera, il nostro Paolo
evangelizzatore vagabondo? L’ha spedita da Efeso, la città di Cibele la Gran Madre, e di
Artemide, il cui corpo è coperto di seni. Per poco Paolo vi si faceva lapidare da una folla
inferocita che gridava “Grande è l’Artemide degli Efesini!”
Molto dopo, grande diventò Maria, Madre di Gesù: «Se non puoi batterli, unisciti a loro.»
Dopo aver attraversato tre millenni, nonna Battistina scende dal treno e posa in
equilibrio sulla sua testa una valigia pesante di regali, troppo pesante per i nipoti venuti
alla stazione per accoglierla ed aiutarla. Perrache non le sembra un luogo sicuro quindi
prende per mano il più piccolo che se ne vergogna un po’; ora si vergogna molto di
essersi vergognato. Sul binario, la folla si apre all’incedere dell’apparizione: due scarpe
nere spuntano appena da un vestito nero; un velo nero, spesso, tenuto chiuso su un viso
da una bocca, fa da cuscino a La Valigia Nera. La Dea sfila a Lione sulla passerella della
Storia, con il portamento e l’eleganza di una indossatrice di Parigi.
Fanciulla, scendeva dal suo villaggio arroccato e raggiungeva la fontana a valle, per il
rifornimento quotidiano. Una schiava? Il linguaggio non è innocente e produce quello che
l’occhio vuol vedere. Le vestale cantavano in processione, risalendo al villaggio con in testa
la Conca dell’Acqua, come Nut la Dea egizia. Ma a Lione, nella sua nuova casa, nostro
padre organizzò una festa quando seppe che grazie alla Magia Bianca del Tubo, era
spuntata una Fontana Miracolosa in ogni casa di Secinaro. Era giusta anche la sua visione.
Persefone diventa Proserpina per i latini. Il suo nome è legato al verbo proserpere,
“crescere” come una pianta: una classica metafora della Vita. Eppure Proserpina era
temuta dai romani, come lo era Persefone dai greci. Una pianta che cresce fa paura?
Dipende dalle associazioni d’idee. Proserpina è un nome di donna; in pro-serpere, un
romano vedeva il rampicante che striscia come Il Serpente, biblico per noi, mitologico per
romani e greci. Temevano meno i serpenti veri dei serpenti mitologici. Avevano bisogno
degli Eroi per difenderli dal Drago. L’abbiamo visto con Ercole e gli altri.
Socrate invece, nel Cratyle, invita a non avere paura di Persefone / Proserpina. Era
greco, ma era stato educato all’Amore da una donna, Diotima, e pensava con la propria
testa. Non era succube dei miti dell’Olimpo e della Genesi.
A Secinaro non si balla più con la ninfa Sicina in onore della Dea. Ma da quelle parti, i
serpari rimangono fedeli alla Dea Serpente. In primavera, portano in processione dei
grappoli d’innocui serpenti vivi attorno al collo. Ma sono prudenti; dicono che lo fanno
in onore di San Domenico.
La Cesta sacra, o Cista, si ritrova altrove, sempre legata alla Vita che riemerge con potenza
irrefrenabile, in particolare nei riti dionisiaci. La Cista era piena di conoscenze secrete e sacre
che spariscono all’essere formulate. I mistici dicevano che Dio stesso sparisce quando si
pronuncia il Suo nome. Scrivevano il meno possibile o non scrivevano affatto. Molto

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diverso da loro, l’autore desidera scrivere ancora un po’: di colonne e donne, di vasi e ceste,
di ombelichi e serpenti...
La parte della colonna formata da Tre Donne è simile alla Colonna dei Tre
Serpenti, sempre a Delfi. Ciascuna colonna elevava un oggetto molto
significativo: un Ombelico-Cesta e una Pancia-Vaso, o bacile votivo.
Possiamo anche stabilire un’equivalenza tra Tre Donne e Tre Serpenti? Sì.
Lontano dal Genesi, l’associazione Donna / Serpente era comune e aveva
una connotazione solo positiva, riflessa nel Serpente di Mose e nel Caduceo
di Ermes. Quel bastone verticale magico significante Conoscenza &
Saggezza & Guarigione & Vita esprimeva le qualità della Dea primordiale,
destituita ma ancora attiva nella clandestinità.

Oggi, il Caduceo è il simbolo della scienza medica e farmaceutica, rinforzato


da un altro bastone verticale magico: la Croce.
Abbiamo fatto una battuta blasfema? Certo che no. Facciamo solo un po’ di
sarcasmo a proposito della scienza dei mercanti che vendono l’oppio ai popoli.
Ma volendo essere positivi, diciamo che abbiamo svelato il doppio simbolo di
un sincretismo millenario. Si legge Caduceo e Croce, si pronuncia Dea & Dio, Donna &
Uomo, Maria & Gesù... Peccato che non sia usato come insegna di un ostello ma di un bazar.
In fondo è forse giusto così: il consumismo è la nuova religione.
Considerando il contenuto simbolico della colonna delle tre danzatrici, desideriamo chiamarla
La Colonna della Vita. Per tema e datazione, ci piace attribuirla a Callimaco in persona.
La nostra interpretazione non vuole togliere alla vera pigna di pino il suo valore augurale:
dai suoi piccoli semi emergono alberi maestosi. Quando si ama un albero, si abbraccia,
discretamente. Qualcuno, meno discreto, spiega che lo fa per ricaricarsi dell’energia
dell’albero: lo usa come presa elettrica.
Quando Callimaco scolpiva l’Acanto, energia era una parola greca che significava forza
vitale. Ci fu un tempo in cui un fiore, un albero, era uno specchio; vi si contemplava la
propria vitalità mentre vibrava in armonia con la vitalità dell’albero, del fiore. Era un bel
concerto, l’unione di due voci: due vite diventavano La Vita.
Dal secolo XIX in poi, l’energia è la forza che produce lavoro. Risiede nella potenza di un
motore a vapore: il corpo & anima del materialismo industriale. Da allora l’energia è diventata
una priorità assoluta, un fattore geopolitico più importante della Vita. Amen.
In un tale panorama storico ed internazionale, come
stupirsi che tutti vedano una cosa che non c’è: tre spighe
di grano sullo stemma della Sicilia.
Cosa c’è di più importante del grano, nella vita? La V...?
- La vista?
Ora vediamo. Certo, Demetra, la cosiddetta Dea della
fertilità, ha un rapporto col grano. Però questo sarebbe il
viso di una Gorgone: Medusa.
- Le spighe sono i serpenti sulla testa di Medusa?
Fuochino! Avevamo notato all’inizio che Medusa in greco
significa Protettrice. Medusa è, e protegge, la V...?
- Le spighe di grano!
122
Va be’, ricominciamo.
Avevamo detto che Perseo non è un Eroe femminicida qualsiasi come Ercole o San
Giorgio. Perseo è Il Matricida che si è meritato la nostra copertina. In certe versioni del
mito, Ermes dà a Perseo il Falcetto Adamantino...
- Perseo taglia la gola al grano col suo falcetto?!
Esatto! Come la Morte con la sua Falce. Ma chi ripete ad occhi chiusi che ci sono spighe
di grano sullo stemma della Sicilia dovrebbe aprire gli occhi su un campo di grano
maturo e chiedersi: dov’è la somiglianza? Nell’Impero Romano, la Sicilia era un granaio;
lo è tutt’ora. Inviteremo un contadino al convegno per insegnare ai dottori
dell’Accademia com’è fatta una spiga di grano.
No, per favore, non citate la Legge n. 1 della Regione Sicilia del 4 gennaio 2000. Apre il
Terzo Millennio istituendo la bandiera e lo stemma «con il gorgoneion e le spighe».
Due parole. Due sole parole per descrivere l’anima della Sicilia: quella dotta è
ingannevole, come capita spesso ma per una volta, è ingannevole anche la parola
popolare. Rimediamo subito.
Liberiamoci dall’orribile gorgone riassumendo la seconda parte del nostro viaggio. Molti
miti raccontano una rivoluzione sociale arcaica – il passaggio dalla Civilizzazione della
Donna al Patriarcato – come fosse stata una conquista coloniale, con le sue paure
ancestrali. L’Ordine fu imposto al Caos: la Natura Selvaggia Donna fu sottomessa e
civilizzata dall’Eroe. La Gorgone fu una delle forme della Donna e Madre; altri paurosi
mostri primordiali furono associati alla Terra e all’Acqua dai quali uscivano: il Drago
dalla Caverna, il Leviatano dal Mare, ecc.
Ne troviamo conferma nel linguaggio, nei suoi strati, nei suoi fossili.
La Terra-Madre può suscitare paura? Secondo Giacomo Devoto, l’etimologia di terrore è
riconducibile a terra attraverso il radicale TER che rimanda a tremare. Nel mediterraneo, è
facile pensare al terremoto.

Conclusione sulla gorgone nello stemma della Sicilia. L’artista che ha trasformato
l’orrendo mostro in quel bello visino ha fatto bene: è più giusto così, è più filologico.
Anche la pianta è rappresentata fedelmente. Purtroppo, è tradita dal Verbo della Legge:
spighe. La questione è molto, molto più seria. Vogliamo pensarci un attimo? Ci si
concentra meglio ad occhi chiusi. Vogliamo pensarci ad occhi chiusi fino al prossimo
maggio, ed aprirli sui fiori di ... ?

Ma normalmente, le persone hanno poco tempo, e nessun motivo di andare al convegno


accademico se non fanno parte del club. In tal caso, possono osservare la prossima foto.
Fu scattata in un città greca dell’epoca di Callimaco, a sud-ovest dell’Etna. Nel prologo,
avevamo recuperato gli occhi di un bambino che guarda passare il corteo ed esclama:
l’imperatore è nudo! Quel bambino vede il favoloso Vestito della Dea, onnipresente in
Sicilia in Primavera.

Nel parco archeologico di Morgantina, il solitario Guardiano del Faro presentò le sue
scuse: non aveva avuto il tempo di tagliare l’erba. Occupato com’era a nutrire cani
randagi, sembrava troppo buono per maneggiare il Falcetto Adamantino.
123
Speriamo che presto la Legge della Sicilia vieterà
di tagliare “l’erba” qui, affinché ogni visitatore
possa farsi un’idea del mondo arcaico in
Primavera. In un palmo di Terra che vibra di
felicità e raramente trema da far paura, troviamo
Il Tesoro della Dea della Vita:
- Un bocciolo d’acanto spunta e sale,
inarrestabile, per niente geloso delle sue foglie
più famose.
- Una spiga di grano selvatico si piega pur di
stare sulla foto.
- I fiori del pisello selvatico. Non bisogna
sottovalutare un fiorellino in un contesto
mitologico: a Delfi, sullo sfondo dell’Omphalos
liscio, il muro-Fiore ha resistito a mille terremoti.
I fiori del pisello sono un balsamo per il cuore,
ma l’autore capisce che si possa preferire il
baccello.
- Le mani del pisello, o spirali prensili.
* * *
(Bonus track 4 - Pasqua 2018) Inserto di marzo 2019
Questo oggetto misura circa dieci centimetri di altezza. Risulta facile da
capire? Sì, per il lettore che ha appena osservato una pianta di pisello. No,
per due grandi archeologi che per primi scoprirono oggetti simili.
È importante? Sì, ma non per l’oggetto in sé.
Dobbiamo esaminare il motivo per cui tuttora, gli esperti ne sanno meno
dei lettori di un racconto di viaggio meno influenzato dalle sedicenti
discipline scientifiche che dall’umanismo.

Schliemann era sicuro di aver scoperto Troia; chi ne può dubitare. Paolo
Orsi, ignorato dall’editoria sensazionalistica, scoprì vere meraviglie: i
portelli di pietra di Castelluccio, vicino a Siracusa.
Due fondatori dell’archeologia “moderna” non potevano riconoscere un
semplice baccello. Fra 5.000 anni, se non cambia, l’archeologia non saprà
spiegare perché, nei disegni del nostro secolo XX, il crociato baciava la
sua spada a forma di croce mentre il cowboy non baciava mai il suo
revolver, eppure entrambi ammazzavano gli indiani per colonizzare il
West e l’Est. Quindi faremmo meglio ad ascoltare un lettore:
- Non sono perle, né una collana; è un baccello, lo spirito del Baccello, il totem-Baccello...
Insomma, son piselli.
Un totem? Lo deve pensare il Conservatore del Museo Paolo Orsi di Siracusa perché lo
espone in verticale. Nella sua vetrinetta, una pietra eretta, un menhir, un obelisco, un
gnomone proietta la sua ombra per dirci che ore sono. Il baccello è in piedi; i piselli ci
guardano dritto negli occhi e ci chiedono:
124
- Chi siete?
Abbiamo capito l’oggetto liberandolo dalla sua gabbia. Da una cornice più ampia è
emersa una nuova visione. In un flash, quel prodotto di un pensiero arcaico ha illuminato
il principale prodotto del pensiero “moderno”: un nuovo essere umano, e il suo disaggio.
Un sogno ad occhi aperti ci racconterà l’origine della cecità di Schliemann, di Orsi e, per
quanto sappiamo, dei loro colleghi fino ai giorni nostri.

L’archeologia “moderna” distingue le età e separa le culture. È logico: la divisione è il


paradigma della “modernità”, ad iniziare (o a finire?) dalla divisione scientifica del lavoro.
Tempi Moderni è un film, un racconto mitologico del presente. Charlot soffre perché il
suo lavoro consiste nello stringere un bullone alla catena di montaggio. Quando il ritmo
accelera, impazzisce. Gli umani come lui erano il frutto del pensiero “sistemico” – qualcuno
dice “olistico” – mentre il suo contrario, il pensiero “lineare”, ha creato la catena di
montaggio e il suo prodotto più utile all’economia neoindustriale: l’uomo “moderno”.
Ogni giorno l’uomo nuovo deve operare da macellaio del proprio essere, selezionare i
tagli pregiati, ignorare il resto e rinunciare al proprio Tutto che era vivo. Soffrirebbe
meno accettando come molti di essere solo un pezzo di sé stesso: un taglio di carne in
vetrina, in vendita, sempre meno fresco, fino alla prossima crisi di mercato quando
nessuno lo comprerà più e inizierà a fare i vermi.
L’archeologia non riconosce il baccello del pisello perché lo guarda in una gabbia, una
vetrina di museo: la catena di montaggio del passato. Se lo libera, e si libera, l’archeologia vedrà
un soggetto sacro alla Dea, alla Primavera, alla Vita com’era; vedrà la Storia dell’Umanità.
L’archeologia vedrà anche il nostro presente? Esaminando la strada compiuta, suggerirà
una scelta tra le future strade possibili? Ovvio che no! Non è il suo bullone, alla catena di
montaggio accademica. Il passato non è presente, la gioventù non fa parte della
vecchiaia. Quel che fu non ha alcuna importanza per oggi né per domani.
- Difatti hanno tagliato i finanziamenti per la ricerca; il poco rimasto andrà ai musei, che servono
all’industria del turismo e dello spettacolo.
- Bella questa! Si era accorto che... Ma sa perché? Qual è il fondo della questione?
Quando inizia i suoi scavi, l’archeologo elimina i fiori, le erbacce e la terra: ciò che è vivo
non lo riguarda. Non si occupa di botanica. Qualcuno inventa una nuova “disciplina” – una
in più! – come l’etnobotanica ma nessuno rinuncia alla propria disciplina che è,
letteralmente, un “punto di vista” che impedisce allo specialista di vedere l’oggetto
intero. Poi, nei convegni, si parla di approccio inter o trans o pluri disciplinare. Si tacce
l’ovvio: l’oggetto dell’archeologia fu una realtà viva, ed è impossibile ricomporre una
realtà viva come si assembla un’automobile alla catena di montaggio.
Un tale processo mentale non è umano. Difatti, oggi le automobili sono assemblate dai
robot.
Un processo mentale che tutti usano ogni giorno è dimenticato al lavoro... No, lavoro è
diventato una parolaccia, bisogna dire “nella vita professionale”, che non è la Vita. Nei
convegni, gli specialisti non esaminano una realtà viva; incensano un Idolo, una
Disciplina. Al convegno, ciascuno pensa alla propria carriera, da prete a Gran Sacerdote,
e nessuno parla di approccio metadisciplinare perché non esiste, né è mai esistito.
Qualcuno sente, vede, segnala il pericolo ma tutti vanno avanti come nell’800, quando il
sistema “scuola & industria & pensiero” fu organizzato e suddiviso come un’unica catena
125
di montaggio. Allora era logico, per raggiungere gli obiettivi del tempo, quando si avevano
degli obiettivi chiari, e nessuna idea delle loro conseguenze. A che serve la Storia? Se non è
capace di vedere i futuri possibili e di scegliere il migliore o il meno peggio, a chi serve la
Filosofia? A nessuno, da quando entrambi le dimensioni della conoscenza e dell’essere furono
ridotte a “discipline” erogate a ora. Quindi hanno fatto bene ad eliminarle dalla scuola-
industria ancora attiva nel nostro secolo postindustriale. (Rif. n° 1)
Che bella coincidenza! Paolo Orsi trovò l’oggetto della foto in un luogo chiamato Cava
della Signora, a Castelluccio, vicino a Siracusa. Il grande archeologo notò la sua perfetta
somiglianza con oggetti trovati poco prima da Schliemann negli scavi di “Troia”.
Identificando l’oggetto dalla sua materia, lo chiamarono in inglese bossed bone plaque, in
italiano osso a globuli. (Rif. I)
Fra 5.000 anni, la nostra civiltà sarà conosciuta grazie ad un oggetto in oro venerato
quale simbolo algebrico dell’accumulo di ricchezze: una croce. Attribuendo un certo
valore alla materia di un oggetto può falsarne l’interpretazione. Quell’errore può portare
ad una verità più profonda, o ad un controsenso.
L’osso, un simbolo di morte per il nostro tempo, impedì a Schliemann e a Orsi di vedere
che allora, la Vita rinasceva dall’osso stesso. A cosa serve uno specialista? Per esempio a
dirci a quale animale – orso, umano o altro – apparteneva quell’osso, intagliato “a piselli”
per proteggere la vita dell’artista o del suo cliente, e per garantire la sua prossima vita,
logicamente, con Il Portafortuna della Vita.
- Era l’equivalente della Croce?
- Forse, per chi la porta al collo; non per chi la porta a spalla.
Uno specialista è utile, ma se scava solo in verticale e mai in modo laterale come il
pensiero premoderno, i suoi colleghi meno ottusi coglieranno i frutti del suo lavoro.
In questo baccello scolpito, i piselli sono 12; è forse un numero significativo? Forse, ma
in altri casi i piselli sono di meno, avvicinandosi al modello naturale. Oppure sono molto
più numerosi, forse per un motivo pratico, come fosse un pallottoliere, o per qualche
altra magia non matematica: rosario, misbaha, komboloi...
Due “occhi” danno un volto a certi piselli. Altri hanno una sola cavità; un ombelico?
Altri ancora sono lisci come le uova di pietra del tempio di Mnajdra, ma meno tondi,
leggermente schiacciati, come veri piselli stretti nel baccello maturo quando sta per
scoppiare e spandere il suo carico di Vita.

Dei baccelli simili sono stati ritrovati a Troia, Lerna, Castelluccio, Tarxien... madri di tanti
cugini che furono divisi da padri-padroni, gli Stati moderni: Turchia, Grecia, Italia, Malta...
5.000 anni fa, la Madre Mediterranea non era ancora stata macellata, quindi non poteva
essere «unita» dal commercio, come dicono certi archeologi. Non si stancano di scoprire le
prove di comunicazione arcaica, forse perché vivono in un condominio dove i vicini non
si parlano. Dovrebbero sapere che se vanno in macchina dall’università al supermercato,
altri poco tempo fa attraversavano normalmente l’Europa a piedi, non solo per i
pellegrinaggi, e non erano neanche diplomati.
Senza volerlo, questi archeologi dimostrano che le credenze attuali sono assurde, ma
dimenticano d’indicarne l’origine: la trascendenza di due idee moderne – Nazione, Progresso –
che generarono il razzismo culturale, che produce scenette tragicomiche: «Guardate! Ho un
Ph.D. eppure fatico a fare del fuoco con due selci, quindi i Trogloditi non erano imbecilli.»
126
Si sente superiore; si crede evoluto. Quel “Doctor” in “Philosophy” confonde un’idea del
primo ‘800 – l’evoluzione – con un’idea diversa maturata cinquant’anni dopo nella mente di
Darwin: la selezione naturale.
Le specie non vivono, non si evolvono; certi individui lo fanno durante la loro vita. Una
specie, un gruppo, cambia e resiste solo per il tramite d’individui che resistono adattandosi
& cambiando, nel bene e nel male, oppure la specie, il gruppo, sparisce con loro. La
evoluzione della specie è un’illusione ottica. La stessa nozione di specie andrebbe rivista. Per
togliergli quel odore vagamente totalitario, specie era stato associato a evoluzione, che ha lo
stesso gusto alla fragola di progresso, lo stesso andamento lineare, moderato. La Vita è
rivoluzionaria, ed anarchica.
- Di nuovo la questione onto-epistemologica?!
- Sì, certo, ma col sorriso.
Se un Ph. D. prende in mano due selci per accendere un fuoco, una scintilla cambierà il suo
modo di pensare oppure si schiaccerà le dita? L’estinzione di quella specie di Ph.D. non sarà
causata da un asteroide venuto dal cielo ma da un blackout che durerà un inverno.
Quel Ph.D. non ha letto o capito il valore universale di un famoso pensiero di Camus sulla
Guerra Civile: «Fu in Spagna che la mia generazione imparò che si può avere ragione ed essere vinti, che
la forza può distruggere l’anima e che, a volte, il coraggio non ottiene una ricompensa.»
Vae Victis, guai ai vinti, a quei vinti. La loro nobile anima non fu vittima di una evoluzione
né di un progresso, ma di una forma di selezione naturale chiamata guerra.
L’archeologia sembra ignorare che la nostra idea di commercio è “moderna” e quindi frutto
della divisione, come la guerra. Ci fu un tempo in cui si capiva perché mercanzia, merce,
commercio, hanno la stessa etimologia di Mercurio, un Dio “moderno”. Il Messaggero aveva
una missione: la ri-Unione di quanti furono separati. Ma è pur vero che poco prima, quando
si chiamava Ermes, aiutò a dividere la Dea in tre – lo abbiamo visto – con la Mela della
Discordia.
D’altronde, anche Marte divide e unisce, a modo suo.
Prima di questi Dei, e da sempre, il Mediterraneo era un grande parco con villette: un
condominio di lusso. Ci s’incontrava per qualche litigio e molte feste dove ciascuno
portava una specialità da assaggiare insieme o da scambiarsi, con la ricetta. Il Mediterraneo
era uno spazio open source.
Secondo tre ricercatori dell’Università di Granada, un’analisi spettrografica indica che
l’unico ornamento trovato in una grotta “sepolcrale” dell’Andalusia è un’ambra giunta
dalla Sicilia nel quarto millennio a.C., vale a dire 2.000 anni prima delle grandi piramidi
d’Egitto. (Rif. J)

Riassumiamo 14.000 anni in 7 righe. L’Armonia della Dea fu disturbata dalla


sovrapproduzione agricola ed industriale. Poi Ermes diventò Mercurio che si riciclò come
Agente di Commercio. Quel chiacchierone aveva per collega un Dio di poche parole:
Marte. La guerra è la continuazione del commercio con altri mezzi. La spada di Marte
rigirava il brodo di cultura nel melting pot. Un rifugiato troiano diventò il capostipite dei
latini. In quel tempo, il Mediterraneo era un sistema aperto, vivo... come adesso. Ma ora
Marte ha meglio di una spada, e in cambio della sua merce Mercurio vuole la tua anima.
127
I popoli arcaici amavano la pianta del pisello. Le sue spirali
prensili, mescolate alle foglie d’acanto, sono arrivate fino a
noi nella colonna corinzia e in mille altri modi. Nessuno
vede più le spirali perché sono ovunque, come in questo
cancello di ferro battuto.
Digitando “cancello di ferro battuto” su un motore di
ricerca, si nota che la maggior parte dei cancelli hanno spirali
simili. Furono uno dei simboli della Dea, cioè della Vita.
Le spirali del pisello erano un tema “religioso”
preponderante; sono rimasti un tema “decorativo”
importante, per chissà quale motivo.
I baccelli invece sono spariti.
Vedremo perché.
La gente amava quella pianta che nasce, cresce, si arrampica, fiorisce, produce un seme
delizioso dalla forma perfetta, col quale si riproduce senza un apporto esterno, in piena
autonomia. Nel nostro linguaggio “moderno” fatto di concetti divisivi, diciamo che la pianta
di pisello sarà sembrata un essere sacro, uno spirito, una potenza, una divinità. Il baccello era
La Parte che rappresenta Il Tutto: la Dea, la Vita. Ma chi scoprì che la Dea non era
autosufficiente? Il solito scienziato pazzo? Quello stregone avrebbe considerato il baccello
come un attributo virile, dopo aver avuto la visione dell’indispensabile seme maschile.
Avrebbe così trasformato il Pisello della Vita in pianta ermafrodita, figlio & figlia di Ermes e
Afrodite, come Eros in origine. Sarebbe dal cervello di uno sciamano, annebbiato da
qualche pianta allucinogena, che saltarono fuori strane divinità dal sesso maschile.
Da allora, congiunzioni e litigi mescolarono e divisero le divinità maggiori dalle minori e da
umani, animali e piante, secondo una gerarchia assente in una coscienza primordiale i cui
brandelli sopravvivono oggi. Le spirali prensili del pisello si fossilizzarono in vari oggetti; i
baccelli sparirono per almeno due motivi congiunti: la quantità disponibile e il valore
percepito. L’abbondanza trasforma ogni simbolo trascendente in paccottiglia. L’idea che un
baccello possa rappresentare la Vita ci sembra ridicola perché compriamo i piselli in scatola.
Pochi secoli fa, una nuova pianta trascendente arrivò dalle Indie americane: il fagiolo.
Anche la pianta di fagiolo nasce, cresce, si arrampica, fiorisce, produce un seme delizioso...
ma abbiamo dimenticata anche la trascendenza del Fagiolo. Anche quel Dio è morto; è stato
seppellito in una scatola di conserva.
I fagioli – così buoni, così belli, così perfetti! – erano degni di formare il rosario col quale la
contadina non pregava Dio ma Dea, non pregava il Signore ma la Signora che chiamava
Madonna. Per gli umili, le massime autorità nel Palazzo dei Cieli erano numerose, ed era
consigliabile riverirle tutte. Ma in caso di bisogno, la Signora sembrava meglio disposta, ed è
per rivolgersi correttamente a Lei che fu inventato il Santo Rosario. Il parroco non esitò a
benedire quel rosario fatto in casa, in cui ogni magico fagiolo era una preghiera. Oggi, se la
contadina prega ancora, usa un rosario di perle di plastica.
Per un solo fagiolo, un bambino diede tutta la sua fortuna: la giovane vacca che lo
nutriva ogni mattino col suo latte. Il fagiolo, buttato via dalla vecchia madre arrabbiata,
germogliò e crebbe fino al Cielo dove l’eroico bambino sconfisse l’Orco e tornò a casa
con il tesoro della propria innocenza.

128
Tutti i bambini si meravigliano davanti ad un altro fagiolo magico. Dorme su un cuscino
di cottone umido. Un bel giorno si sveglia, la sua pancia gonfia si apre come un libro di
favole dal quale esce un buffo pupazzetto senza testa ma con due grandi orecchie. I suoi
piedini penetrano nel cotone mentre cresce, cresce... come ogni bambino, che poi
dimentica.
Oggi, i fiori si mettono ancora in un vaso pieno d’acqua ma nessuno sa più chi sono i
Fiori, chi è Il Vaso, chi è L’Acqua.

Nessuno? Qualcuno ritrova, in età più o meno avanzata, l’innocenza: non vede i nuovi
abiti dell’Imperatrice quando appare, nuda. Mentre l’autore scriveva quest’aggiunta sul
baccello del pisello, in marzo 2019, un’agenzia di stampa italiana segnalò il ritrovamento
evocato prima: un’ambra che viaggiò dalla Sicilia all’Andalusia 6.000 anni fa. Esaminando
le pubblicazioni dei tre ricercatori, l’autore fece una “scoperta”. Come aveva immaginato
al paragrafo “Le perle, la collana e il Filo” e al capitolo “Siesta su un low cost”, scritti nel 2017,
altri hanno visto la Dea Nuda. Altri prima di lui hanno descritto, invano, certe
costruzioni neolitiche come rappresentazioni della vagina e dell’utero.
Rafael Mª Martínez-Sanchez lo ipotizzava prudentemente in un saggio pubblicato nel
2008, sviluppo di un lavoro studentesco del 2003 (Tiempo circular y ancestralización entre el
IV y III milenio antes de nuestra era. Propuesta de lectura interna de un sepulcro de cámara y corredor
en el mediodía peninsular. - Rif. K)
Nel 1955, allorché la minima pietra eretta veniva descritta come simbolo fallico, allorché
l’espressione Madre Terra era una banalità, un certo Do Paço aveva disegnato una “tomba
ipogea” di Cascais, in Portogallo. È così simile ad una vagina con utero che sembra
impossibile non riconoscerli in un tale contesto. Il disegno di Do Paço, riprodotto nel
saggio, illustra alla perfezione la visione del giovane Rafael. Il più maturo Martínez-
Sanchez minimizza la sua interpretazione come «proposta di lettura». Non esita invece a
chiamare «sepolcro» la realtà magico - ginecologica che descrive: così fan tutte.

Martínez-Sanchez descrive anche un cerchio di pietre: la “tomba ipogea” XVI della


“necropoli” di Los Millares in Andalusia. In ogni aspetto, è simile alla “tomba ipogea” di
Murgia Timone in Puglia. Benché si tratti di un cerchio di pietre / con un corridoio
d’ingresso / orientato a Levante, il saggio non segnala Stonehenge. Non vuole urtare i
Druidi New Age: il paragone con altri cerchi di pietre li offenderebbe perché le loro
sono più grosse. La dimensione conta. Sono “moderni” in quanto distinguono,
analizzano, dividono. Discriminano le piccole pietre dalle grosse; separano gli umani alti,
bianchi da altri esseri bassi, neri: i pigmei sono marziani verdi bruciati dal sole. Gli
etnologi meglio intenzionati faticano a dimostrare che sono uomini, come certi
archeologi faticano a dimostrare che i popoli del Mediterraneo s’incontrano da sempre.
Nazionalismo & razzismo si uniscono alla perfezione in una caratteristica della scienza
“moderna”: la divisione.
I druidi dell’operetta di Stonehenge hanno ragione su un solo punto: dicono che il loro
cerchio di pietre forma un “tempio”, non una “tomba”. Difatti, il concetto di “morte”
non poteva esistere nel Tempo Circolare segnalato nel titolo del saggio di Martínez-
Sanchez. Immersi come siamo nel nostro Tempo Lineare, sarebbe più giusto dire che nel
Tempo “Circolare”, ciò che ritorna è la Vita.

129
Ma quale vita? Non la nostra, finita come il nostro tempo. Che vita sarebbe, senza la
morte? Se ci immergiamo in quel tempo che noi chiamiamo circolare, la nostra nozione
di “tempo” sparisce anche lei. In quel tempo la Vita “è”, ma senza essere riconosciuta
come “vita”, dato che nel Tempo Circolare, la “morte” non è. Cosa rimane quindi?
- Dai che ce l’hai sulla punta della lingua... Coraggio, dillo: la Vita... Eterna!
Già; sai che bel regalo! Quando sorse l’insopportabile coscienza di tante meraviglie
primaverili, diventò necessario giustificarle con le divinità. Davano molto, davano tutto,
ma avevano esigenze anche loro.
Una degenerazione di quella visione avrebbe portato a riti strani, mostruosi per qualcuno
di noi: i sacrifici umani. Una condanna a morte va bene, ogni tanto, per mantenere
l’Ordine, Cosmico o tribale, ma se i sacrifici umani diventano troppo numerosi,
indeboliscono la comunità che li pratica. Si spiegherebbe così la predominanza storica di
comunità meno sanguinarie, almeno verso i propri membri. È stato Abramo a dircelo.

Ovunque furono costruiti i Cerchi Magici della Vita, costruzioni megalitiche e umili
capanne. La Vita ne usciva da un corridoio monumentale o da una semplice porta,
“sacra” come il Cerchio stesso, come il Focolare stesso.
Ovunque si rappresentava la Sorgente di Vita: l’abbiamo riconosciuta nello “scudo a
forma di 8“ di Micene e Creta. Ovunque poi, fu nascosta. Nell’Europa del medioevo, una
rappresentazione popolare era rimasta troppo esplicita; per la misoginia e la sessuofobia
pseudo religiose, rappresentava un peccato specifico e il Male in
persona. Si dice ancora oggi di altre pietre che erano state scolpite per
proteggere castelli e cattedrali con una magia popolare arcaica.
Difatti, il popolo continuò ad accogliere quella Sorgente di Vita. Gli
irlandesi la chiamarono Sheela-Na-Gig.
Chi ha letto il nostro capitolo sui labirinti capisce perché quelle pietre
fossero poste vicino ad una “porta” o ad una finestra “a feritoia”. La
visione è confermata dal nome irlandese. La sua traduzione più
probabile è divertente: la Sheila dai seni. Si parla d’altro ma ci si fa capire,
dicendo il Priapo dal naso. Molte foto di Sheela-Na-Gig autentiche si
trovano in rete; le peggior imitazioni sono in vendita nei sex shop.
Ovunque abbiamo visto i “templi” della Dea Nuda, e notato che ovunque sono chiamati
“tombe”. Una simile svista non avrebbe alcuna importanza se riguardasse solo il passato.
Nel Preambolo, abbiamo precisato che se ci siamo decisi a raccontare il nostro percorso,
è per un unico motivo: capire la sua importanza oggi & come siamo diventati ciechi &
dove stiamo andando ad occhi chiusi.
Il bravissimo e sensibilissimo ricercatore spagnolo, forse ancora troppo giovane per
sfidare da solo i fossili dell’Accademia, cercò e trovò molti alleati. La bibliografia che
conclude il suo saggio è notevole ma, come per tutte le bibliografie, dieci saggi non
basterebbero a chiarire il contenuto di ogni opera evocata. Cita Marija Gimbutas; anche
lei avrebbe notato la forma ginecologica di quelle “tombe”, ovvia per chiunque non sia
accecato dalla morale vittoriana e dal conformismo. Tanto ovvia da entrare nel Quiz per
guida turistica che conclude il nostro racconto.

130
Non abbiamo alcun dubbio; un giorno Martínez-Sanchez sarà considerato un grande
archeologo spagnolo, però minimizza la sua visione. Usa così nelle accademie; la
modestia è una qualità dei forti, o un trucco per apparire forte. In questo caso, un futuro
grande archeologo esprime vera modestia ma lo fa toccando una delicata questione
epistemologica: osserva che la sua proposta di lettura è «ascientifica».
Dire che 2 + 2 = 4 sarebbe dunque una proposizione a-umanistica?
Vola, caro Rafael, vola sul nido del cuculo! E prova a staccare il pilota automatico.
Per l’Accademia, non basta la foto dell’Imperatrice Nuda per attestare la sua nudità.
Hanno bisogno di un’analisi spettrografica dello spettro dei vestiti.
Noi no. Come molti, pensiamo che se il laboratorio medicale fa l’analisi, ci vuole sempre
un medico per interpretare i dati. Quando lo scienziato dal camice bianco ha descritto un
aspetto dell’oggetto archeologico, la sua totalità può essere interpretata solo da un umanista
che dovrebbe avere il coraggio d’indossare la propria giacca di velluto a coste. Non
dovrebbe usurpare il camice bianco del chimico, come fanno certi medici: il suo biancore
attesta una purezza solo chimica. Purtroppo, a causa di una tara ereditaria – la sua
affettività – l’umanista è “ascientifico”. Questo è un peccato, nella religione Modernista.
Per tale motivo, i Moderni di seconda classe inventarono un cocktail: le “scienze
umane”, locuzione demolita in precedenza perché declassa il Soggetto umano al ruolo di
aggettivo, di suddito della Scienza.
Non vogliamo ripetere il “discorso sul metodo” tenuto in varie tappe del viaggio, ma
solo ricordare l’esigenza di «un’archeologia moderna, multidisciplinare e realmente
interpretativa e non descrittiva» come scriveva in febbraio 2017 un grande archeologo e
grande ri-organizzatore dell’archeologia. Avevamo già citato Sebastiano Tusa nel nostro
Bonus Track 1. Scriveva l’omaggio funebre di un altro grande archeologo, Maurizio Tosi.
Purtroppo, in questo stesso mese di marzo 2019, lo ha raggiunto.
Su un Boeing 737, uno scienziato pazzo aveva sostituito un uomo con un robot.
Dopo questa parentesi sul baccello del pisello e dintorni, ritorniamo nella Sicilia del
2018, a Pasqua.
* * *
Meditiamo un attimo sui tre fiori-figlie
dell’acanto e sulle tre gambe dello
stemma della Sicilia, sulle tre spirali
prensili del pisello unite in un centro
triangolare: la Triscele.
Si trova ovunque inciso sulle rocce, nel
Neolitico. Molto più tardi sarà dipinto
sullo scudo dei guerrieri greci: una
protezione magica simile a quella dello
“scudo a forma di 8” che ha segnato l’inizio di questo viaggio. Anche in guerra, la
Mamma protegge il Suo cucciolo. Se qualcosa va storto, d’un rito lo accoglie di nuovo
nel Suo seno, in cielo e in terra, prima di farlo risorgere come un fiore in Primavera.
Confusamente, ci arriva da lontano una conoscenza. Il nostro vocabolario può solo tradirla
con una parolaccia: la morte non esiste, non è. Tale conoscenza era sottintesa in un pensiero
attribuito a Parmenide, che non diceva mai parolacce: «L’essere è; il non-essere non è.»

131
Lo dice meglio lo stemma della Sicilia. Dietro un viso femminile enigmatico, da un punto
imprecisato ed indicibile tra le Sue Sacre Cosce, cioè dal centro della Triscele, emergono
tre simboli della vita che sempre risorge: Tre Boccioli di Fiore d’Acanto, la pianta simbolo
della Vita. Ma non la vita eterna, statica come la morte.
Se si fissa la Triscele con lo sguardo, una vertigine la trasforma in un drone a tre eliche
che girano in spirali e vanno oltre... senza l’aiuto di alcuna droga.
L’asse MadreFiglia è una Unione dinamica, è l’asse vitale attorno al quale gira il Tempo
Circolare, è l’asse vitale FoglieFiore d’Acanto, è l’asse vitale rappresentato a Delfi dalla
Colonna dell’Omphalos che qualcuno chiama l’Asse del Mondo: Madre & Figlia.
L’Asse del Mondo MadreFiglia fu sostituito da un nuovo asse: Padre  Figlio.
L’Unità “Tempo Lineare & Vita & Morte & Eternità” è il nuovo sistema.
Senza vita né morte, il Tempo Circolare non ha alcun bisogno di eternità.
In un periodo di transizione simile al nostro, la Colonna di Delfi sorgeva dalle foglie
d’acanto e s’innalzava: il Faro tentava d’illuminare il mondo classico con la Luce della
Dea Primordiale. Il mondo classico reagì con l’ostracismo del Fiore d’acanto, ma le
Foglie riuscirono a mantenersi ovunque.
L’Asse Vitale del Mondo – Madre  Figlia / Foglie Fiore – fu spezzato dal Patriarcato
mentre stava occupando tutte le caselle della Dea a Delfi e altrove, per mettere in scacco
la Regina. Quel combattimento motivò l’omissione dell’Acanto nelle Metamorfosi di
Ovidio. Un duello nelle quinte giustificava il linguaggio criptico dei Misteri: ci racconta la
relazione tra l’Omphalos sulla Colonna e la Cesta sulla testa di Demetra ad Eleusi. Si
capisce allora il gesto del prete cristiano all’Elevazione: ovunque, sempre, la Vita risorge.
La Vita risorge sullo stemma della Sicilia, in tre boccioli di fiore d’acanto.
- Ancora delle fake news!
- Tu vuò fa’ l’amerigano? Tu vuò fa’ ‘o fact checking? Guarda la foto con la spiga di grano e
anche il bocciolo di fiore d’acanto. Quale vedi sullo stemma della Sicilia?
Prima o poi, qualcuno disegnerà tre spighe di grano sullo stemma della Sicilia. L’antica
fonte d’ispirazione va salvata; modifichiamo la Legge: «con il gorgoneion e le spighe»
diventerà «con La Dea e i Suoi Fiori d’Acanto». La riforma non costerà niente, se si evitano
convegni e rinfreschi. Si potrebbe così avviare la Rinascita – se qualcuno ne sentisse il
bisogno – della Sicilia e del Mediterraneo con un programma per il Terzo Millennio. In
tutto il mondo, la Speranza potrebbe risorgere insieme al Fiore d’Acanto.
Invece, di un certo patrimonio patriarcale, si può fare a meno. Forse si deve farne a
meno. Forse è diventato urgente sbarazzarsene.
In mille contesti, mille interpretazioni attribuiscono a mille triscele le caratteristiche della Dea.
Nessuno osa parlare della Fonte di Vita, al centro delle Sacre Cosce della Dea.
Abbiamo osato, qui.
Prima o poi, parleremo della Coscia di Giove, divina “Madre con utero in affitto”. Per
ora due Déi transgender – Poseidone e Oceano – sono sufficienti per la nostra
rivisitazione dell’Olimpo e degli Eroi seminatori di Morte.
Ma grazie a Dio, vale a dire grazie alla Dea della Vita, forse, un domani, può darsi, chissà...
Mah, vedremo... Vedrete; noi dobbiamo lasciare il posto ai bambini dagli occhi puliti.
Poi rinasceremo anche noi. Non è cosi?
132
Bonus track 5 – Aprile 2018

Il Neolitico fu Barocco e Dadaista


No; il Barocco era neo-Neolitico, ma il Dadaismo fu Barocco.
Possiamo dire di tutto perché abbiamo imparato una sola operazione a scuola: La Divisione. Poi
abbiamo imparato a memoria il nome accademico di ogni pezzo di carne di un Tutto Vivo.
Diventati grandi, abbiamo potuto dividere ancora, catalogare e sistemare i pezzi del Cadavere in
una cassettiera tanto vasta da ricoprire i quattro muri della nostra prigione mentale.
La Mitologia è un altro mondo, è il mondo vero dove siamo immersi, malgrado la scuola.
Quando, ad una certa età, ci siamo liberati delle nozioni scolastiche, possiamo volare
d’un lungo respiro... Fosse anche l’ultimo? Ecco, siamo ricascati nella sequenza
temporale, maledizione! I miti vivono fuori dal Tempo.
Ogni mito vive in ogni istante, ovunque. Non viene da un altro tempo, altrove. Il lettore
sente la voce che viene dallo schermo, dalla carta, dalla tela, dalla terracotta, dalla pietra...
La voce è viva, viene da qui. Anche se l’autore tace da secoli, non è morto. Pura magia!
Il lettore che non sente la voce non sa leggere, quindi non dovrebbe scrivere.
I miti vivono in noi e attorno a noi, emergendo a volte con strana chiarezza.
Abbiamo visto risorgenze spaventose; ecco una goccia d’acqua inquinata.
Avevamo riconosciuto la Donna di Mnajdra e il Suo
Tempio a forma di 8 nello scudo a forma di 8. La vediamo
nel violino ed altri strumenti barocchi. Le loro ‘effe’ sono
sulla pancia, non sulla schiena come nella foto. L’artista
capta onde lontane e le ritrasmette come può. Abbiamo
visto molte spirali nel nostro viaggio; queste non sono
diverse se rifiutiamo la logica della cassettiera.
Quest’opera “dadaista” di Man Ray è chiamata Le violon
d’Ingres, ovvero hobby in francese perché il pittore Ingres
suonava il violino solo per diletto. Aveva dipinto un’odalisca
ottomana, evocata dal turbante de questo violino. Il nostro
viaggio ci ha portati nello stesso Oriente ma non abbiamo
inseguito la Donna annusando il terreno come cani.
Abbiamo volato sulle ali del Mito; ci ha offerto una visione
del Mondo Umano. Volando basso, molto basso, possiamo capire che, come Ingres, Man
Ray suonava questo violino solo per il proprio piacere. Si chiamava Kiki de Montparnasse.
“Man” Ray diventerà un nome proverbiale? Per dire un hobby, si dirà un Macho Ray?
Kiki non sarà stata uno Stradivari ma spesso un violino vale più del violinista.
Modella, pittrice, attrice, scrittrice, imprenditrice di sé stessa, Alice Prin era anche chiamata
La Reine, la Regina.
Il violino era considerato lo strumento del Diavolo. Abbiamo visto che il diavolo-drago
dei tempi arcaici era Nostra Signora Dea. Man Ray fu raggiunto da un’associazione
d’idee. Giunse da tempi vicini a noi come Malta l’isola della Dea è vicina a Cremona città
dei liutai. A fianco della cattedrale, il battistero è una grotta a 8 lati che custodisce
l’Acqua Sacra.
133
Bonus track 6 – Maggio 2018
♫ Bronzo and Sex and Rock ’n roll
Una confusione mentale ben organizzata
Sappiamo tutti che il miglior modo di non vedere una persona, o il passato, è di usarlo
come schermo sul quale proiettare la nostra immagine. Eppure lo facciamo,
innocentemente, usando il linguaggio che non è innocente. Lo abbiamo visto con la parola
matriarcato; lo vedremo qui con altre parole che trascinano carrelli d’idee nostre. Sono
vecchie ma non esistevano al tempo considerato. Tenteremo di far tacere le nostre
abitudini mentali e di ascoltare gli oggetti.
Portello 1. Pietra verticale (Museo di Siracusa)
Scripta manent. Lo scritto rimane, soprattutto nella pietra;
cambia il lettore, che poi scrive, a sua immagine e
somiglianza.
Oggi come cento secoli fa, erigiamo pietre verticali in
certi campi. Vi stendiamo anche pietre orizzontali:
sembrano voler impedire che dalla terra possa crescere il
più piccolo filo d’erba col suo fiorellino. Poi, logicamente,
deponiamo Fiori sulla Pietra. Abbiamo visto perché
disponiamo i fiori in un Vaso o in Cerchio: una corona.
La pietra della foto viene chiamata Portello. Il nome è
giusto perché la pietra apre & chiude una cavità nella roccia
a Castelluccio, in provincia di Siracusa. La cavità è
chiamata tomba: un nome sbagliato; vedremo perché.
Il nome del villaggio è ormai associato ad una “cultura” arcaica: la cultura di Castelluccio.
“Culture” simili fiorivano ovunque in Sicilia, un’anziana signora che non vive isolata. Ha
due vicine, due comare: Malta e Sardegna. Ne abbiamo parlato a proposito di templi
“neolitici” ed altre imitazioni dei templi precedenti: le “grotte”. Dicono che la pietra
della foto sia “siciliana”; potrebbe essere “maltese” o “sarda”. Viene da una civiltà senza
frontiere. Abbiamo inseguito le sue tracce da “Malta” alla “Grecia”, malgrado la cortina
di fumo di “culture” più o meno nazionalistiche e patriottarde.
Il mare Mediterraneo – il mare in mezzo alla terra, la Terra & Acqua – era una civiltà. Le sue
famiglie erano più unite? Non c’è alcun bisogno di unione, dove non c’è stata divisione. Il
campanile fallico e il campanilismo sono stati inventati da un animale territoriale: il macho
del Bronzo. Difatti, il nostro passato è stato diviso non solo in culture ma anche in età.
Come per le età umane, ogni età storica si carica di una valutazione implicita: Ferro (età
classica, adulta), Bronzo (età eroica, adolescenziale), Pietra (età primitiva, pipì cacca.)
E il nostro portello di pietra? I moderni mezzi scientifici forniscono la datazione; una
certa archeologia ne deduce che la “tomba” di Castelluccio appartiene all’età del Bronzo.
Si tratta di una pietra molto rocciosa ma il radiocarbonio non mente: bronzo. Nel
Vangelo di Luca, le pietre gridano; a Castelluccio come altrove, le pietre parlano, del
bronzo. Il mecenatismo turistico spiega forse la fissazione dei musei per i metalli
preziosi? Disdegnano certe pietre perché la loro polvere causa la silicosi o perché
provengono dalla Civiltà della Donna?
134
I nostri visi sono tutti diversi, eppure siamo tutti umani. Le chiese, diversissime,
appartengono alla cristianità: un albero millenario dai molti rami e dalle lunghe radici.
Tuttavia, la Chiesa Cattolica preferisce l’inumazione alla cremazione. Nel 2016, ha stabilito
che anche le ceneri devono essere inumate, non disperse o tenute come ricordo.
Perché un cristiano dev’essere inumato? In latino humus è la terra, umida quindi fertile. Il
latino associa uomo e terra: homo e humus, come l’ebraico associava l’uomo per definizione,
Adamo, alla terra con cui fu plasmato: adamah.
Molto prima di Adamo, la Vasaia usò la terra per realizzare il proprio avatar: il Vaso. (2, 3)
La terra parla solo di Vita ma dal cimitero cristiano – dormitorio in greco – nessuno uscirà vivo
per colpa di una lastra di pietra sulla quale l’ebreo aggiunge une pietrina ad ogni visita. Per
evitare le erbacce, non bastava cemento o catrame? Né si capisce perché il cimitero dei
vescovi di Roma si chiami basilica di San Pietro. Un cortocircuito di simboli, o un
minestrone? A Castelluccio è stato scoperto un cimitero scavato nella roccia. Neolitico? No;
è un cimitero di pietra dell’età del bronzo. Così dicono, innocentemente, e il linguaggio è
innocente quanto una canzoncina: ♫ Bronze & Death & Rock ’n roll is very good indeed.
Se il lettore è arrivato a questa pagina dopo aver letto il nostro racconto di viaggio, è invitato
ad osservare il portello di Castelluccio e a descriverlo. Dovrebbe usare parole sue,
possibilmente meno volgari di quelle usate da un vecchietto sonnolente nel capitolo Siesta su
un low cost a proposito della doppia spirale con un 8 al centro. Il lettore dovrà tener presente
che il portello di pietra apre & chiude la Pancia della Roccia Donna. Sono parole dell’autore,
termini non accademici ma appropriati e specifici. Simile a Pancia del Vaso Donna,
l’espressione Pancia della Roccia Donna – una grotta artificiale o naturale – ci sembra più
corretta, più filologica, di tempio, basilica, chiesa o cappella. Escludiamo ca-te-go-ri-ca-
mente i termini “tomba” e “cimitero”: evocano un’invenzione più moderna.
Non c’erano “tombe” a Mnajdra e altrove dove regnava il Tempo Circolare.
Il “cadavere” – il contenuto della “tomba” – è nato recentemente, nel Tempo Lineare.
La “tomba” nasce con una novità poi diventata una moda, una mania: la Morte.
Nel Tempo Circolare, c’era solo Vita, e nasceva e rinasceva logicamente nella Pancia della
Pietra o della Terra. Il Fuoco era il modo più comodo, allora, di volare nella Pancia del Cielo.
Nel Tempo Circolare, a Castelluccio come altrove, c’era una malattia più grave di altre. Si
poteva curare mettendo il malato in un certo posto. Lo dovremmo chiamare “ospedale” o
“centro di rianimazione”, non “cimitero” o “tomba”.
Il linguaggio non è innocente; non è al di sopra della realtà.
I linguaggi non descrivono la realtà: i nostri linguaggi producono la nostra realtà.
Ecco enunciato il fondamento di una filosofia dei linguaggi. Un antropologo che lo ignori è
un chirurgo che non disinfetta il suo bisturi perché ignora l’esistenza dei microbi. Ripetiamolo:
nel secolo 19, la parola matriarcato non descrisse una realtà arcaica; produsse un fenomeno
moderno. Inventando una “storica” antagonista, il patriarcato giustificò il proprio ruolo da
protagonista. La parola matriarcato organizzò un derby per due perdenti. Nella civiltà della
Donna, non c’era alcun derby; nessun gioco era fondato sulla competizione. Neanche forse nei
giochi sessuali, il che dimostrerebbe che gli umani, allora, erano superiori agli animali.
Un punto sembra certo: nella civiltà della Donna non c’erano nemmeno le guerre. Il Dio
della Guerra iniziò una splendida carriera con armi di bronzo; la diffusione della Sua
135
religione fu facilitata dalla nuova terapia di Sua divina sorella: la Gloria, che concedeva Vita
Eterna agli Eroi che disprezzano la Morte. Lo dicevano i cantori che arrivavano dopo la
battaglia perché loro non la disprezzavano.
La nostra parola tomba produce la nostra parola morte, e viceversa: formano un sistema che
produce una realtà. Altri, scavando la roccia, producono un altro sistema, un’altra realtà – la
pancia-tempio-ospedale della Vita – con un linguaggio di pietra.
Il nostro linguaggio, Creatore & Creatura della nostra realtà, è incapace di descrivere una realtà
così diversa dalla nostra. Possiamo solo tentare di non snaturarla troppo, se l’obiettivo è una
conoscenza utile. Dobbiamo tradurre il passato, tradendolo il meno possibile, se speriamo di
riscoprire una eventuale sapienza antica utile a risolvere problemi odierni. Ma se si tratta
solo di mettere insieme un po’ di parole difficili da fare recitare agli studenti, va bene tutto.
Gli studi umanistici sono stati svalutati. A scuola, la filosofia sta morendo, soffocata sotto
un mucchio di nozioni disciplinari. Perché rianimare quella vecchia signora? Perché riportare la
filosofia a casa sua, dove studiava ogni fenomeni da un punto di vista metadisciplinare, per
rendere gli umani meno infelici? Serve un’altra parolona? Archeo-etno-filosofia? L’etnologia non
studia le religioni ma i “culti”: sono le religioni in cui gli uomini non credono più, a meno
che non siano inferiori. L’etnologia è una “scienza” giovane; la ragazza disprezza vecchie
filosofie che sarebbero “utili & buone” oggi, e non “vere”: altra parola velenosa. Solo i greci
erano filosofi? Sì, è così, e solo gli Eroi yankee sono cowboys; gli altri sono vaccari.
Ribadiamolo: il linguaggio non è innocente.
Con facile sarcasmo, abbiamo commentato un certo modo di guardare al passato e di
parlarne; guardiamo di nuovo il portello di Castelluccio. Se il lettore indovina il gesto
scolpito nella pietra, sarà premiato con una medaglia scolpita nel cioccolato. Se è in
grado di spiegare anche perché, su una “tomba”, il Genio del Tempo Circolare sentiva il
bisogno di parlare di certe cose che si tacciono nei salotti, scoprirà il tema centrale nel
nostro racconto di viaggio: La Vita.
A che età appartengono gli indiani dell’Amazzonia? All’età del piombo. Di quel piombo
che ricevono dai cowboys di oggi e dai piantatori di soia per “bio” diesel. Castelluccio e
gli altri villaggi della stessa civiltà s’insediavano vicino a grotte, anche su alture scomode
purché lontane dal mare e dai pirati dalle armi del bronzo. Dire che Castelluccio
appartiene all’età del Bronzo è come dire che il ghetto di Varsavia appartiene all’età del
Nazismo: è una generalizzazione ingiusta. Il ventesimo secolo europeo ha conosciuto
altre scuole di pensiero – il nazionalismo ottuso, la religiosità fanatica, il campanilismo
xenofobo, il monolinguismo altezzoso – tuttora vive, spesso associate.
Possiamo forse dire che una maschera azteca appartiene all’età dei Conquistadores?
Dove sarebbe l’errore? Si vuole forse salvare la civilizzazione di Castelluccio dal
“Neolitico”, e promuoverla al “Bronzo” legato ai nostri Eroi?
Quel “Bronzo Eroico” evidenzia una funzione della Storia dell’Arte: l’auto-soddisfazione
del macho. Tale pratica solitaria imperversa dalla scuola primaria all’università ed eiacula
nei musei, contaminando la nostra società.
Come farsi un’idea di quell’età del Bronzo canonizzata insieme ai suoi Eroi? Come
denunciare certi aspetti della loro civiltà, rimasti vivi nella nostra società? Come
immaginare i futuri possibili?
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Osserviamo una “cultura” dell’Età del Video. I suoi crimini sono cantati dalla
propaganda dello “Stato Islamico”. Possiamo forse escludere che simili misfatti
diventeranno le gesta di racconti mitologici? Si coltiva una confusione tra “Stato
Islamico” ed Islam. Poi, una propaganda irresponsabile associa Islam e un’inesistente
invasione di migranti. Nei fatti, prepara la canonizzazione di Eroi Islamisti dell’età del
Petrolio, in un altrove tanto vicino che ne facciamo parte.
Portello 2. Castelluccio. Stessa “cultura”?
Avendo capito l’azione in corso sulla prima foto, la seconda
sembra meno criptica, se il lettore ricorda un blocco di pietra
trovata in un tempio, a Malta. Vi era incisa una doppia spirale
con un triangolino al centro. La ritroviamo qui, nella parte
bassa del portello 2 di Castelluccio, in Sicilia. Presentiamo i
due portelli in questo ordine perché vogliamo spingere il
lettore verso una conclusione. Quella giusta?
I due portelli rappresentano la stessa scena? Sul portello 2,
la donna sta sotto? Il realismo stilizzato del portello 1
contrasta col simbolismo ermetico del portello 2? Succede
spesso così. Nel disegno di soggetti simili, le semplificazioni
successive portarono alla scrittura, prima con simboli grafici,
poi con le lettere di un alfabeto.
Simili passaggi si possono cogliere oggi.
In una visione, in un lampo, possiamo riconoscere il “6”
indo-arabico come semplificazione della spirale. Possiamo vedere il rapporto tra 666 e tre
spirali unite in un centro triangolare: la triscele, simbolo beneaugurante di Donna & Vita. In un
diverso contesto sociale, il portafortuna 666 diventa il numero e la cifra del Diavolo, del
Serpente ed altre promesse di morte eterna: un porta-sfortuna, una maledizione. Ma non
vogliamo ripetere quanto detto sulla triplice spirale in L’Ombelico & L’Acanto, né ripercorrere
i pensieri sonnolenti di un vecchietto durante la Siesta su un low cost. Abbiamo già dato un
aiutino sufficiente per il primo compito:
«Con l’ausilio di simboli incisi sulla pietra, dimostrate che 3 = 8 = 666»
Chi trova la risposta vince una gallina di cioccolato piena di ovetti. Perché? In un certo
senso, il portello 2 rappresenta La Gallina, la Fonte delle Uova di cui abbiamo parlato a
proposito di “scudo a forma di 8”. Se si vuole capire il portello 2, non bisogna pensare a 8
come cifra ma come forma che può essere orizzontale – ∞ – come il segno matematico. Qui
non indica un Infinito-Eternità Lineare; disegna lo Spazio-Tempo Circolare della Dea.
Abbiamo tentato d’ingannare il lettore con la presentazione in sequenza dei due portelli.
Potrebbe aver visto qui una scena che non c’è. Il portello 2 non è una variante
dell’amplesso femmina / maschio del portello 1. Qui c’è un solo soggetto: in basso, la
doppia spirale (con triangolo) rappresenta i glutei; in alto, due spirali separate sono i seni.
Una donna, da sola, è rappresentata qui. Chi è quella Signora?
- Ragazzi! Qualcuno ha notato il letto sul quale è sdraiata la Signora di Castelluccio?
No? Peggio per voi; ecco un secondo compito.
«Nel portello 2, lo sfondo dietro il soggetto è uno scudo a forma di 8 di guerriero greco, oppure è uno
strumento musicale barocco, un violino grande quanto il tempio a forma di 8 della Dea di Malta?»
La risposta è facile, se il lettore viaggia con noi dall’inizio.
137
Abbiamo visto La Gallina, ma le Uova? La risposta, più difficile, suppone informazioni vietate
fino a poco tempo fa a scuola. Furono introdotte con una nuova, rivoluzionaria materia di
studio e di educazione: il sesso. Se ne deve concludere che gli uomini e le donne che hanno
descritto i portelli di Castelluccio sono andati a scuola molti anni fa, come l’autore che ha
dovuto studiare da solo i fatti delle vita. Pensiero amaro, all’origine del terzo compito.
«La doppia spirale del portello 1 è identica a quelle del portello 2? Nel portello 2, la doppia spirale
in alto ha lo stesso significato della doppia spirale in basso?»
Due domande, una sola risposta: ovviamente no! Le doppie spirali sono graficamente
identiche, ma uno stesso significante produce un diverso significato in ogni diverso contesto.
Il contesto fa l’oggetto & il soggetto che “osserva” e viceversa: questa trilogia è indissociabile,
come lo sono le tre dimensioni che partecipano ad un Tutto chiamato Volume.
Abbiamo appena formulato il secondo fondamento di una filosofia dei linguaggi.
Qui diventa una onto-epistemologia.
Esperimento da laboratorio
Ignoriamo il soggetto, togliamolo dalla scena. Ci rimangono forse due dimensioni indipendenti: un
simbolo e un contesto? Sì, per l’osservatore odierno, per il soggetto odierno che crea un nuovo sistema.
Ecco quindi la questione onto-epistemologica. L’osservatore odierno e il soggetto dell’epoca non
esistono fuori dal proprio Sistema: soggetto & oggetto & contesto.
Cappiamo la posta in gioco sostituendo contesto con ambiente.
Esempi. Lunghezza & Larghezza & Geometra. Spazio & Tempo & Uomo Moderno.
Padre & Figlio & Spirito Santo. Madre & Figlia & Vita.
Esempi più facili. Bambino & Gioco & Insegnante. Bisonte & Prateria & Cacciatore.
Modificando una dimensione, si cambia il Tutto.
Se Buffalo Bill conferma la teoria, teniamo questo strumento in un cassetto della mente.
Certi utensili magici restaurano il mobile in cui sono custoditi; altri sono peggio dei tarli.
Esempio di applicazione. La seguente è ben nota ai bravi educatori: se pensi che ci sia
qualcosa da migliorare in un soggetto, prima d’intervenire su di lui, osserva i suoi oggetti e il suo contesto,
e prova a migliorare loro nell’interesse di quel soggetto.
Ora possiamo osservare due doppie spirali identiche & diverse, in due diversi contesti.
Esempio di un contesto che cambia tutto.
Nel portello 1, il contesto sopra la doppia spirale è in rilievo.
Forma una cornice con una punta triangolare al centro. Nei dipinti che
verranno millenni dopo, la cornice rappresenta il qui
dell’osservatore. All’interno del portello 1, la cornice con punta
triangolare rappresenta il primo piano, la pelle della pancia.
Respinge la doppia spirali che incornicia in un altrove, in un
secondo piano all’interno del corpo rappresentato in quel “dipinto”.
In tale ottica, e in questo preciso contesto soltanto, qual è il
significato ginecologico di questa doppia spirale?
Di nuovo, ce lo dice il contesto. Nella parte bassa del dipinto, le
due palline ovali fanno da “pendant”. In francese, corrispondono e
penzolano. Battuta anatomica? Ma certo. Ci è sembrato utile introdurre un mezzo sorriso
in una questione molto seria: in un sistema, in modo istantaneo e reciproco, Ogni Uno è il
contesto dell’Altro & Ogni Uno è il significante dell’Altro & Ogni Uno significa l’Altro.
Le implicazioni sono ovvie, non è vero?
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Esaminiamo il meno noto dei due soggetti: la Donna. Nel portello 2,
la doppia spirale in alto rappresenta i seni, quella in basso i glutei.
Come riconoscere l’alto dal basso? Ce lo dice il triangolo del
pube.
Abbiamo scritto glutei e pube. Invece, schiena e addome sono le vaghe
aree del corpo dove furono collocate le doppie spirali da una
grande antropologa. Era ancora succube della morale vittoriana,
alla fine del secolo XX, dopo la “rivoluzione sessuale”? Fu forse
censurata dal suo editore americano?
Quella censura è l’Omertà, la legge del silenzio dei criminali.
Diventa la Moralità quando il suo silenzio copre la Vitale
Sessualità, affinché s’innalzi il Cantico della Morte. I film di guerra
non sono mai vietati ai minori.
Marija Gimbutas riconobbe il profilo della Dea nella pianta del tempio di Mnajdra; la
somiglianza è piuttosto evidente. Troviamo sorprende che la grande antropologa non
abbia riconosciuto la stessa pianta a forma di 8 nello “scudo a forma di 8”, altro oggetto
sacro che mostra chiaramente la siluette della Dea e il Suo sesso.
Cecità, pudore o censura, un’antropologa rivestì oggetti arcaici di pizzo e merletti:
«Il vecchio fallo europeo [sic] è lontano dall’essere l’osceno simbolo dei nostri giorni [sic].
Si avvicina piuttosto a quanto si può ancora trovare in India, il lingam, una sacra colonna
cosmica [sic] ereditata dalla civiltà neolitica della valle dell’Indo.»
Una grande antropologa diventò la referenza di pseudo femministe fallofobe. Sono
riconoscenti; ha anche fornito loro una clave: la parola matriarcato. Quell’arma impropria
è stata distrutta qui, insieme al patriarcato dei fallocrati e degli Eroi, da un vecchio
europeo, a mani nude, senza l’aiuto del suo vecchio fallo cosmico. Ma l’autore non
s’illude: non metterà fine ad un derby noioso: Fallocrati contro Fallofobe. (Non cercate il
termine su Wikipedia; è un suo copyright.)
Sulla stessa pagina, l’antropologa delle femministe tenta di sottrarre alle donne odierne
un antico strumento d’indipendenza:
«Questa statuetta femminile ha una testa fallica la cui parte bassa potrebbe essere
modellata a forma di testicoli.»
Potrebbe?! La sua forma lascia forse l’ombra di un dubbio? La nonna dell’autore sarebbe
stata più assertiva: «Questa Vergine Maria ha dei fianchi bei larghi», ma nonna Giovina non
era antropologa.
Altri dati sono precisi: la statuetta viene dall’Ungheria (5.600 – 5.300 a.C.); misura 19 cm.
Le misure contano. Ma l’antropologa non commenta i piccoli seni che spuntano
gentilmente dalla statuetta, rotondi e lisci per stimolare senza ferire la donna che la usava.
L’onorabile seguace della Dea Indù celebrava un rito con un lingam; non era un’oscena
femmina sesso-dipendente che maneggiava il suo dildo.
Se l’antropologa, o la curatrice, o l’editore, avesse usato termini più vicini alla realtà e alle
esigenze umane, chissà quanti avrebbero intrapreso studi umanistici. Fosse solo per
documentarsi e aprire una catena di negozi: The Flintstones Sex Shop. Successo assicurato
all’epoca: Marija Gimbutas scriveva quando una gioiosa, innocente, liberatoria, vitale
rivoluzione sessuale era già stata vinta, superata, e tradita. (Rif. G)
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Certi eufemismi sono pesanti; un linguaggio castigato può far nascere mille immagini. Un
linguaggio castrato è sterile; il suo uso rende cieco, come altri esercizi.

Ultima notizia! Scandalo a Castelluccio!


Sul portello 1, la doppia spirale rappresenta le ovaie della Dea della Vita.
Il fatto che i testicoli siano in basso e le ovaie in alto si può commentare in vari modi, in
base ai significati attribuiti oggi a “sopra” e “sotto”. Non abbiamo sufficienti informazioni
per esprimerci sulle metafore spaziali in uso all’epoca.
L’interpretazione dei portelli di Castelluccio è stata più facile della nostra spiegazione,
lunga e noiosa. Per alleggerire il discorso su simbolismo & educazione, possiamo
riscrivere il racconto di viaggio. Invece di partire dallo “scudo a forma di 8” e dai miti
eroici, rivisiteremo una favola: Cappuccetto Rosso. Il Lupo non la voleva “mangiare”, o
non soltanto. Quasi tutte le femminucce hanno capito la favola, contrariamente a molti
maschietti che sono i destinatari del nostro prossimo racconto educativo.

Portello 1: tre piccole magie


La prima è un incantesimo: la ri-Nascita assicurata nella Sacra Pancia.
La seconda è il puro piacere erotico.
La terza magia deriva dalla seconda e conferma la prima è una formula magica così
comune che è diventata invisibile, come lo sono le magie autentiche.
Per prolungare la vita dei nonni o per restituirgliela, il loro nome è dato ai nipotini dai
genitori. Una versione egocentrica della terza magia è praticata negli USA. Certi padri
certificano la loro paternità dando il proprio nome al primo figlio maschio, che a sua
volta farà lo stesso. Questo costume crea degli spiedini tipicamente americani: John
Smith generò John Smith Junior che generò John Smith Terzo, ecc. La Vita Eterna è così
concessa al Primo Patriarca promosso Re, fondatore di una dinastia da serie TV.
Non esiste una Mary Smith Junior o Terza. La figlia perde il cognome del proprio
patriarca quando sposa il figlio di un altro patriarca. Il cognome possessivo è tipico della
Grammatica patriarcale, una istituzione maschilista in molti altri modi.
Né Mary né la sua figlia saranno immortali. È un paradosso: abbiamo visto a Mnajdra
che il ciclo della donna ha permesso alla Dea d’inventare il Proprio Tempo Circolare & la
Propria Vita Eterna.
Nella Civiltà della Donna, la Vita Eterna era concessa a tutti. Come l’anima: è concessa
alle donne da qualche tempo dalla Chiesa. Come il Paradiso: fu concesso ai bambini non
battezzati solo nel 2007, con l’abolizione del limbo.
Nella Civiltà della Donna, la Vita Eterna era un diritto democratico come il diritto di
voto; fu concesso anche agli schiavi liberati. Ultimamente persino alle donne.
Un portello di pietra su una pancia di roccia guariva chiunque entrasse malato in sala di
rianimazione. Un costone roccioso, o l’intera montagna, era un ospedale. Nel parco, parenti
e amici soggiornavano con i malati. Oggi è possibile solo in cliniche speciali, per l’elite.
Ma dobbiamo essere onesti; non siamo sicuri che a Castelluccio, i Portelli del Paradiso di
Pietra si aprissero per i proletari.

140
Rimane un doppio quesito. Fa ghiacciare il sangue e tremare le ossa ma è inevitabile, se
consideriamo il titolo del nostro racconto di viaggio. Nei paesi cosiddetti celtici, si trova
spesso la Triscele, la tripla spirale simbolo della Donna, incisa sulle rocce. Molto bene,
ma quale Eroe celtico ha piantato la sua Spada nella Pancia di Roccia, e perché? Edipo
era forse celtico?

Eros “e” Thanatos?


Con le parole Eros e Thanatos, Freud ha provato a formulare un problema fondamentale.
Ha dato il nome di due Déi greci – Eros, Thanatos – a due “pulsioni” umane. Per evitare i
malintesi causati da una formula infelice, usiamo un altro vocabolario mistico; quello
creato dai matematici arcaici: Unione contro Divisione.
Si sottovalutano le parole corte. Che significa la congiunzione “e” tra questi Déi? La
formula Eros “e” Thanatos indica forse L’Unione di Amore e Morte? Purtroppo, molti lo
pensano e agiscono di conseguenza. Eros “e” Thanatos è un invito subliminale. Lo
abbiamo detto: il linguaggio non descrive la realtà ma la produce. Eros “e” Thanatos è una
formula di magia nera che produce i femminicidi e forme criminali di sadismo.
Se dobbiamo usare gli Déi greci, evitiamo le bestemmie; “e” deve essere sostituito da
“contro”: Eros contro Thanatos.
Il portello 1 rappresenta tre Déi. Qualcuno vede solo Eros? La miopia si cura benissimo.
Con buoni occhiali, vedrà anche gli altri Déi: Thanatos, la Morte; Nike, la Vittoria.
L’artista siciliano del portello 1 ha scolpito La Vittoria di Eros contro Thanatos.
Ecco la vera formula del tema greco, ma la Vittoria fu celebrata prima in Sicilia, e molto
più tardi in Grecia (allora provincia della Magna Sicilia).
A Castelluccio sul portello 1, Eros batte Thanatos 3 a 0.
A Castelluccio, ogni Domenica è Pasqua.
In quella Gioiosa Pasqua, l’Amore è una pratica sessuale. Il portello 1 di Castelluccio
segna una svolta nella vera Storia degli Umani.
Per esempio, i celebri “tempi biblici” iniziano con il portello 1.

Prima, nell’Era del Piacere Innocente, quell’atto non era più “sessuale” di una carezza o un
bacio. Costituiva solo una delle espressioni fisiche di un rapporto amoroso tra umani.
L’atto non era limitato agli organi qui rappresentati. Ce lo fa capire un tabù: la sodomia. Fu
un’innovazione socio-religiosa come il patriarcato, come l’altro tabù: l’incesto. Certi umani
avevano capito la conseguenza di una delle modalità di questo piacere, ma volevano
selezionarne i frutti. L’arte misteriosa dell’allevatore si unì alla magia della contadina.
Due tabù fondamentali generarono la condanna dell’omosessualità maschile.
L’omosessualità femminile non disturbava perché nella nuova logica utilitarista, la
tenerezza, il piacere e la gioia non avevano alcun senso. Contava solo la penetrazione, ed
era legittima solo ai fini della procreazione, fisica & metafisica.
Le ragioni del limite sono rimaste misteriose fino ai giorni nostri. Il pensiero moderno
fornisce un buon motivo: l’igiene. Non esisteva nelle forme attuali. L’igiene moderna è
un coltello svizzero; serve a molte cose, e può fare del male. Il pensiero moderno,
sedicente non religioso, spiega che i tabù del passato erano i consigli del medico. Questi
praticoni primitivi erano succubi del Sacerdote, non del Farmacista. Ma come spiegare
l’omofobia, oggi, nell’era dell’igiene moderna? Tutti sanno che unire l’utile al dilettevole è
cosa giusta. L’utile, la procreazione, va bene. Ma non si capisce perché il dilettevole da solo
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sarebbe sbagliato, pensando alle folle energie spese per un utile da solo che non è igienico
per niente: il lavoro separato dal piacere, quando non si ama il proprio lavoro.
- Ma perché parlare di lavoro a proposito del portello 1?!
Perché quella pietra segna la fine dell’Amore Innocente e l’inizio dei tempi biblici.
La schiavitù – il Lavoro senza Amore – inizia con la Genesi. (Gen. 3, 17-19) Molti secoli
dopo, qualcuno propose una ri-composizione, una formula magica prebiblica, “neolitica”:
Ora & Labora. Prega & Lavora, un nuovo programma senza alcuna relazione con pregare o
lavorare, così come la Superficie è un Essere nuovo senza relazione con la lunghezza o la
larghezza. Quel profeta non fu capito. (Rif. B) Il ri-Compositore non fu bruciato come
una strega qualsiasi, anzi; fu fatto santo. Benedetto fu fortunato: nomen omen.
Non è un caso che la Maledizione dell’Uomo sia stata lanciata solo dopo la Maledizione
della Donna, protagonista per l’ultima volta nella Prima Sentenza del Tribunale Supremo.
Fa giurisprudenza: a partire da Gen. 3, 16, la Donna fu sottoposta all’Uomo.
Gen. 3, 16, segna l’inizio del Secondo Atto di una commedia & tragedia intitolata Storia
dell’Uomo. La “pre”istoria è un’invenzione recente; questi appunti di viaggio riguardano la
Storia della Umanità.
Per chi non è creazionista, il mito biblico implica che prima della Genesi, nel Primo Atto, la
Donna non era sottomessa, che l’Uomo non la dominava, né era sottomesso al lavoro
senza amore.

Lavoro & dolore & travaglio diventò un tutt’uno per la Donna. Gen. 3, 16 instaura il parto
doloroso, una orrenda novità del Secondo Atto, dovuta a Dio sa quali cambiamenti
fisiologici, causati da Dea sa quale novità socio-culturale o ambientale. Possiamo solo
immaginarlo, pensare alle bimbe cinesi alle quali si fasciavano i piedi per atrofizzarli, ai
piedi deformati dalle scarpe a punta, a caviglie e ginocchia torturate dai tacchi alti. Noi
portiamo scarpe tutto l’anno e non solo in inverno come usava in campagna prima del
Progresso Industriale Cittadino. Anche la moda è linguaggio; non è innocente neanche lei.
Il portello 1, nel quale un atto di piacere viene finalizzato alla ri-Nascita, dovrebbe essere
titolato La Perdita dell’Innocenza. Prima c’era l’Età dell’Oro: era l’età della pietra. Lo
dissero i Saggi autori del Libro della Genesi. Il Nuovo Ordine – l’Atto Secondo – inizia
con la cacciata dal Paradiso Terrestre.

Abbiamo parlato dei danni causati dalla divisione del passato in “età”; abbiamo visto che
sull’essenziale, le “culture” non sono così divise. Chi ha buoni motivi di preferire
l’unione alla divisione è invitato a tuffarsi con noi, al largo, per scoprire il fondo del
mare. Spiega molte piccole cose che galleggiano nelle tempeste. Molte finirono sulle
nostre spiagge. Riunite dal caso, formarono le “culture”.
Tra questi resti di vite passate, possiamo scegliere quelli che servono al nostro progetto,
lasciando che la mareggiata rimuova quanto è inutile o pericoloso. Ma è più difficile di
quanto sembra.
La capacità di scegliere tra le cose è espressa dall’etimologia della parola intelligenza.
Sulla spiaggia, l’intelligenza sceglie & unisce i relitti in base a un progetto.
Senza etica, l’intelligenza serve a dividere: con l’inganno, la sopraffazione, il crimine, ecc.
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Un qualsiasi progetto etico trova due categorie di antagonisti. Eccole in crescendo:
- poca gente con un vecchio progetto in ogni campo: Divide & Impera;
- tante spugne, che non hanno alcun progetto.
Ecco definiti tre gruppi umani; tutti possono scegliere il gruppo al quale appartenere,
secondo le categorie antiche del Bene o del Male. Tutti meno le spugne che non
scelgono; assorbono.
Le spugne non sono prodotte dal mare ma dall’Accademia. In un mondo vivo di cui
ogni aspetto cambia ad ogni momento, l’Accademia sviluppa la memoria di alunni e
studenti facendogli recitare dei cataloghi prodotti da divisioni assurde: le “età”, le “culture”,
le “date delle battaglie”; le “temperature di cottura” ed altre vacue nozioni. Nutrono
l’organo principale delle spugne: la memoria, già segnalato qui con un aforisma: La memoria
è l’intelligenza degli imbecilli. Aggiungiamo ora che gli imbecilli sono infinitamente più
pericolosi dei malvagi, perché sono infinitamente più numerosi.

Tuttavia l’unione non è sempre possibile. Al ristorante, il pranzo è diviso in portate.


Attorno ai tavoli, gli ospiti hanno ciascuno una sedia. Ma quando mangiano in modo
insensato, bevono troppo e diventano rissosi, il conto è salato.
Dovremmo partecipare alla Storia dell’Umanità in modo più educato: abbiamo avuto
l’onore e il privilegio di essere invitati alla Cena di Gala della Vita.
Ma si tratta forse di un’opera teatrale...
Questa sera lo spettacolo era un’esperienza unica ma siamo arrivati tardi.
Il Primo Atto raccontava un’oscura Civiltà della Donna.
Siamo giunti alla fine del Secondo Atto: La Luminosa Civiltà dell’Uomo.
Il Terzo Atto, Armonia, dev’essere scritto dal pubblico; la commedia è di Pirandello.
Riguarda le tre dimensioni del nostro pianeta: soggetti & oggetti & ambiente.
Tutti, nel pubblico, vogliono evitare un finale tragico. Il nostro racconto di viaggio spera
di fare la sua parte, osservando meglio il passato e fornendo strumenti per il presente: dei
trucchi e dei consigli da idraulico. Le nostre battute per alleggerire la commedia non
fanno sorridere tutti, quindi dovremmo essere sulla strada giusta.

143
Bonus track 7 – Maggio 2018
Continuità
Insetti. Dal latino insecta: (animali) divisi.
Giacomo Devoto
Un’imprevista gita di pochi giorni ha prodotto un lungo racconto perché abbiamo visto
la continuità che unisce una statuina, un tempio, e lo “scudo a forma di 8”.
Tale continuità è importante per risolvere problemi odierni.
Nel precedente Bronzo and Sex and Rock ‘n Roll, ci siamo liberati di un catalogo
accademico del ‘700 che avvelena ancora scuole e musei. Così, siamo stati in grado di
vedere l’anima dei portelli 1 e 2 di Castelluccio, esposti a Siracusa al Museo Paolo Orsi,
nome del loro scopritore. Vi si conservano altri due tesori simili. Per semplificare, li
chiameremo portelli 3 e 4, ma come descriverli con parole?
Dopo quanto abbiamo imparato nel precedente bonus track, possiamo dare di ciascuno
una definizione chiara, indiscutibile.

Portello 3
Uomo e Donna

Portello 4
Donna

Riuniti, gli oggetti si spiegano reciprocamente: ogni oggetto diventa il contesto dell’altro.

P.1 Donna e Uomo P.3 Uomo e Donna P.2 Donna su letto a forma di 8 P.4 Donna
I portelli 1 e 2 spiegano i portelli 3 e 4. Non precisiamo che nel portello 3, “la donna è
sotto”, metafora spaziale di una gerarchia. Ignoriamo se a Castelluccio, la donna fosse già
diventata inferiore, se superiore fosse già diventato meglio. Tentiamo di evitare i messaggi
impliciti nel nostro linguaggio; non descrivono l’oggetto; esprimono le valutazioni
dell’osservatore e descrivono solo lui.
144
Il portello 3 non è un’unica pietra come il portello 1. Perché i due soggetti sono stati
divisi? Un unico blocco sarebbe stato troppo pesante? Nella rappresentazione di un uomo
e una donna, la divisione in due pietre indica forse una “libertà nell’unione”? Comunque
sia, il portello 1 è un esempio di scrittura o disegno; il portello 3 è una scultura. Il genere di un
umano non è indicato con significanti incisi ma con dei volumi: due protuberanze per la donna,
una protuberanza per l’uomo. Ignoriamo se quel tipo di scrittura-disegno preceda o segua
quella scultura. Questo simbolismo è comprensibile, oggi? Forse, perché l’anatomia è più
costante dei simboli. Più avanti, dovremo occuparci del segno “1” e del suo significante
“uno”; entrambi hanno molti significati che sono le fondamenta invisibili della nostra civiltà.

Paragonando i portelli 1 e 3, 2 e 4, non dobbiamo parlare di una evoluzione dei simboli; il


termine falserebbe la descrizione con una valutazione implicita: il progresso, un
cambiamento positivo lungo l’asse del Tempo. Parliamo invece di cambio del significante
nella continuità del significato. La formula ci aiuterà a capire l’origine dei nostri simboli, la
nostra vicinanza alla loro origine, il loro significato profondo. Profondo quanto la
pozzanghera d’acqua sporca di sangue del nostro inconscio.
Tanto più che, come detto a proposito dei portelli 1 e 2, i quattro portelli potrebbero
essere stati prodotti lo stesso anno.
- Ma sono troppo diversi, e l’analisi della kryptonite dimostra che...
L’idea che una “cultura” sia “omogenea” per definizione, la ricerca a tutti i costi della
omogeneità, la persecuzione di chi non si lascia omogeneizzare, caratterizzano il
centralismo di uno Stato neonato, consapevole della propria debolezza. Questa idea
politica ha la dignità di un vasetto di omogeneizzato. Per esempio, ammesso che
l’Europa sia cristiana e la Turchia musulmana, non sarebbe stato meglio accettare
quest’ultima nell’Unione, nella prospettiva di una “cultura” di pace e prosperità? Si è
preferito un'altra “cultura”. Allorché stiamo scrivendo, molti soffrono le conseguenze di
tanta malvagia debolezza, e l’U. E. ha perso un altro treno. L’Europa avrebbe perso
omogeneità? Non si trovano quattro pellegrini con la stessa religione tra quelli che
abitano in Vaticano.

La “semplificazione stilistica” dei portelli di Castelluccio non è l’effetto del tempo. Come
lo spazio, il tempo non ha alcun effetto e non causa niente. È l’effetto delle Vita, che
cambia tutto. Il cambiamento del prodotto che leggiamo come semplificazione può essere
causato da minor perizia del lavoratore, maggior fretta, diversa disponibilità economica,
nuova conoscenza, dall’unione di tutte queste cause e dalla capacità di sintesi simbolica che ne
deriva. Notiamo questa capacità nei giovani che inventano nuove scritture per il loro
smartphone. Nello stesso modo, la Donna, rappresentata da quattro spirali e un
triangolino nel portello 2, è tutta intera nella X del portello 4. L’Uomo, rappresentato da
due testicoli con canali confluenti nel fallo sul portello 1, è tutto intero in una
protuberanza sul portello 3. Le rappresentazioni, stilizzate all’estremo in 3 e 4,
potrebbero sembrare più primitive di quelle in 1 e 2; tuttavia, ci sembrano più recenti se
pensiamo alle tendenze della nostra arte moderna. “Quindi” potrebbero anche essere
state prodotte nello stesso periodo, come già detto. Ma di nuovo, la datazione del
significante c’importa meno qui della continuità del significato.

145
Nel portello 3, il genere è indicato da due dimensioni delle protuberanze: numero & forma.
Due & rotonde significa Donna, Una & allungata significa Uomo. Si tratta di un sistema
binario significante & significato fondamentale. Nei millenni successivi, sarà La Regola
Grammaticale & Matematica che distingue, o divide, gli umani nelle relazioni tra di loro.
Da allora, in certi contesti, il numero Due è femmina; Uno è maschio. Il sesso dei numeri è
conosciuto da millenni, mentre le liti sul sesso degli angeli sono durate pochi secoli. Una
favola svelerà la gerarchia sessuale e sociale nascosta nelle lettere del nostro alfabeto.
«C’era una volta una donna analfabeta. Per firmare dal notaio, tracciava umilmente una
“X”. Non era una lettera ma una foto d’identità sessuale e sociale. Il Signor Notaio
firmava d’un colpo secco come un pugno, con il suo grosso “I”: un timbro allungato
dalla testa di bronzo.»
La favola è una caricatura; il lettore l’ha capita grazie alla continuità del nostro sistema
simbolico ma per qualcuno, la Storia dev’essere divisa dalla preistoria all’apparire della
scrittura. Gli umani hanno sempre “scritto” in qualche modo; se non siamo capaci di
leggere la scrittura degli altri, non è il caso di chiamarli analfabeti. Soprattutto quando il
loro sapere può risultare di vitale importanza oggi. Un qualsiasi oggetto, concetto,
sentimento, si può rappresentare in altri oggetti e nelle loro relazioni, poi nei loro disegni
che diventano simboli, poi lettere di un alfabeto. Lo sanno gli studiosi di lingue arcaiche;
lo spiega la maestra gli alunni in visita al museo egizio.

Problema. (Educazione sessuale & storia & lingue. Cfr. Nostra visita al museo
archeologico Paolo Orsi di Siracusa.) Usando due segni soltanto dalla tastiera del vostro
smartphone, traducete in linguaggio attuale il linguaggio antico dei portelli 1 e 3 di
Castelluccio.
Soluzioni. Ecco due buone risposte.
Un’alunna ha scritto “: -”
Un alunno ha scritto “- :”

Un ragazza d’origine cinese ha scritto “o –”


Quando il prof ha detto che era sbagliato, lei gli ha sussurrato qualcosa all’orecchio, si
sono messi a ridere, poi il prof ha ammesso davanti a tutti gli alunni di avere sbagliato lui
perché in cinese tradizionale, “o –” significa “zero 1”.
Poi il prof ha spiegato dove aveva sbagliato: il problema era formulato male. Avrebbe
dovuto limitare le soluzioni alle combinazioni di segni che possono esprimere il genere
sessuale dei numeri 2, 1. Fuori da tale limite, la tastiera offre altri segni che, in un certo
contesto linguistico, possono acquisire una identità di genere. Per esempio, il significante del
numero zero: 0, non significa solo zero nel contesto visto qui. Si potrebbero fare altri
esempi perché l’anatomia e le esigenze umane sono più stabili e semplici dei linguaggi.
Chi non sappia leggere e scrivere così è un analfabeta del Terzo Millennio, a.C. e d.C.
Chi sappia organizzare simili giochi metadisciplinari oggi è un educatore del Terzo Millennio
d.C., rimasto sveglio quanto i suoi alunni malgrado anni di studi disciplinari.

Torniamo al portello 1 e alla sua funzione magica.


146
Abbiamo visto come, in un contesto sacro, la fredda definizione rapporto sessuale era
diventata una didascalia più poetica: La Vittoria di Eros su Thanatos. Il tema greco esisteva
in Egitto, sotto altri nomi, simboli e riti. La continuità Sicilia - Grecia - Egitto indica che
esisteva un unico mondo, poi diviso per vari motivi. Lo scopriremo quando riusciremo
ad abbattere le nostre pareti mentali.
Le suddivisioni facilitano la comprensione? Lo si pensa per colpa di una metafora
catastrofica: «il cibo della mente.» Una coscia di pollo arrosto non aiuta a capire la fattoria.
A questo scopo, dobbiamo partire da una visione globale delle fattorie; la cosa è facile per chi
abbia letto La Fattoria degli Animali di George Orwell. Dopo aver osservato i sistemi-fattoria,
si potrà studiare un sistema-fattoria in particolare, e ogni dettaglio di ogni dimensione d’un
volume complesso, in base ad un progetto in un contesto educativo, economico, politico,
criminale... Tutto è possibile. Apparentemente, i peggiori istinti sono capaci di visione
globale. Si tratta della visione naturale? O piuttosto una cultura della divisione ostacola la
civilizzazione, che è il frutto di una cultura dell’Unione?
Continuità di un simbolo utile ai giorni nostri.
Certi simboli fondamentali per l’umanità sono stati ridotti a paccottiglia per cartomanti.
Ne vedremo un esempio fra poco.
Altri simboli sono diventati così banali da essere invisibili.
Per una coincidenza felice, il simbolo della Donna di Castelluccio, X, diventa il segno
moderno della fondamentale Moltiplicazione. Grazie a questa operazione magica, si ottiene
un prodotto più importante, in quantità e/o in qualità, dei suoi fattori che convivono allo
stesso livello nelle gerarchie algebrica e geometrica. I fattori sono i “facitori” in latino:
sono gli operai. Esempio:
- 5 X 5. Due numeri, uguali in quantità e qualità, si uniscono e diventano 52, un
numero più grande e una cifra di qualità o natura diversa, grazie a X.
- Lunghezza X Larghezza. Due linee spariscono nella Superficie. Si tratta di Un
Essere nuovo, nato grazie a X. Eco perché sostituiamo X con &. (Rif. 1)
Come sorprendersi che nell’antichità, si era matematico & filosofo & mistico? Ci sorprende
invece che certi matematici ignorino un semplice fatto: la matematica serve a predire il
futuro. Partecipano ai talk-show come vestali della Dea Razionalità per convincerci che la
loro visione arida è più bella e più utile. Poi si lamentano che la matematica venga vissuta
dagli alunni come tortura, negli allevamenti di pappagalli.
Nelle scuole vere, ai bambini si raccontano Le Magie della Fata Moltiplicazione. Così facendo, si
lancia un programma di scienze & filosofia, risparmiando tempo sulle ore di religione e di
educazione sessuale. Queste ultime due materie potrebbero essere unite; lo sono già in ogni
catechismo secondo ogni visione religiose. Certe sembrano ispirate dall’Orribile Strega Divisione.

Nel frattempo, in Egitto...


Per esaminare un simbolo egizio fondamentale, serve un riassunto sui portelli di
Castelluccio. Le loro varianti non ne cambiano la funzione magica. Due portelli
generano la rinascita per la sola presenza di una Madonna di Pasqua. Negli altri due, si
rinasce grazie all’Amplesso Sacro che i greci chiamano col nome di una favola per
bambini: La Vittoria di Eros su Thanatos. Allora, era chiaro a tutti il rapporto tra l’Eros e la
Vita che nasceva e rinasceva a primavera. Il tema esisteva in Egitto all’epoca dei portelli
di Castelluccio.
147
Gli scribi egizi esprimevano la Continuità della Vita con un singolo simbolo: l’Ankh, la
croce ansata. La parola ankh viene normalmente tradotta con la parola vita. Qualcuno
traduce con la parola immortalità, che introduce la nostra nozione di morte, assente in
Egitto come a Castelluccio. Quindi la loro vita era diversa dalla nostra.
- Il famoso Ankh egizio avrebbe lo stesso significato del portello 1 di Castelluccio?
Se così fosse, in cosa ci riguarda oggi?
Lo vedremo col secondo significato di ankh, un passaggio necessario per arrivare al
cuore di una questione che ci occupa dall’inizio: Educazione formativa & Ricerca
scientifica & Sviluppo tecnologico nel contesto di un nuovo Umanismo che cambia tutto.
Malgrado le differenze di grafie personali e tipografiche, “a” e “A” sono la stessa lettera.
Vedremo una continuità tra la X della moltiplicazione, l’Ankh, e un terzo simbolo
fondamentale: segni diversi per un solo significato che va formulato correttamente.
In questa ankh, una bambina vede una bambola, un bambino vede un
cowboy. Per gli adulti occidentali, l’Ankh è la croce ansata perché conoscono
solo la croce cattolica o protestante, senza “ansa”. Gli adulti sottolineano la
differenza tra la loro croce, la croce vera che non ha bisogno di specificazioni,
e una croce straniera. Solo i bambini hanno capito l’Ankh veramente. Per
loro, l’ansa è il viso di un piccolo essere col quale giocare, anche da soli, per
l’Eternità di un istante, per il Tempo liberato dal gioco che hanno inventato. I
Saggi dell’antichità più remota inventarono un gioco simile, per liberarsi dello stesso
Tempo, per vivere la stessa Eternità: il loro gioco si chiama religione.
L’Egittologo storce il naso ma l’Educatore approva. Se il monologo del bambino non
dura troppo, la sua unione serena e solitaria con un alter ego fuori dal Tempo faciliterà il
suo incontro con altri bambini, nel nostro Tempo. Lo notiamo a proposito dell’Ankh
perché il passato ci interessa solo come risorsa per il presente. Qui non siamo in accademia! La
conoscenza fine a sé stessa è una forma di masturbazione. Tuttavia, da educatore,
l’autore autorizza quella forma di monologo se prepara ai rapporti con altri. Sono
osservazioni scioccanti? L’avere perso ogni contatto con la realtà è il motivo per cui
montagne di articoli accademici non vedono l’ovvio, e ignorano le più antiche ed attuali
preoccupazioni umani. Un nuovo umanismo dovrebbe essere promosso con urgenza.
Certi esperti interpretano il significante “ansa ovale” come sesso femminile o grembo
materno, ma senza un preciso contesto, nessun significato può essere attribuito al segno.
Nel significato abituale di Ankh, vediamo una continuità dalla civiltà dei Faraoni alla civiltà
dei cristiani. Le loro croci significano La Vita.
Certi cristiani potrebbero correggerci, precisando che la loro Croce non è il simbolo della
Vita ma dell’Amore più forte della Morte. Gli occhi velati da una lieve cataratta
sessuofoba, hanno dimenticato il rapporto tra Vita e Amore, con e senza maiuscole.
Questi sbadati ci riportano alla Grecia e a Castelluccio dove altri celebravano la Vittoria
di Eros su Thanatos. La cataratta si cura benissimo al giorno d’oggi; questi cristiani
potrebbero così migliorare la visione che hanno della loro Croce.
Oggi, i discendenti dei Faraoni, i cristiani d’Egitto chiamati copti, usano Ankh come
Croce. “Copto” significa egiziano, in greco.
Divisione, dov’è la tua vittoria?...

148
Risalendo il fiume...
L’autore ha forse riscoperto il gioco di un monachello di Montecassino. Basta carta e
penna per tracciare il segno & in un gioco dalle implicazioni sorprendenti in un certo
contesto. D’estate in spiaggia, si può tracciare d’un dito il segno & sulla sabbia. In altri
tempi, un Dito tracciava segni nella polvere, davanti ad una donna; degli uomini santi – o
eroici? – la volevano lapidare.
Dobbiamo dare al gioco un contesto alfabetico.
T è l’ultima lettera dell’alfabeto ebraico e di altre lingue semitiche. Nella Bibbia, T era il segno
in fronte che salvava gli eletti dalla punizione divina. Per i romani, T indicava uno
strumento di morte: la croce, senza punta in origine. Era formata da un palo piantato in
terra, verticale come un’antenna di radioamatore, e da una traversa orizzontale
amovibile. Si capisce quindi l’importanza della T nel mondo cristiano. Quale simbolo
preferito di San Francesco, la T è diventata la Croce dei francescani.
& è l’ultima lettera dell’alfabeto dei nostri nonni. & rappresenta due lettere: E, T.
Intrecciate, abbracciate in molti modi, formano ET, la congiunzione latina. Questo termine
grammaticale ha un peso enorme in ogni contesto religioso. In tali contesti soltanto, la
Congiunzione esprime la volontà costante di ristabilire la comunicazione interrotta tra
Terra e Cielo. A tale compito titanico furono destinati degli uomini eccezionali, degli
Dei, e da poco degli extraterrestri. Nel nostro gioco, pensiamo ovviamente a
l’extraterrestre preferito dai bambini: ET.
Problema. Per partecipare al gioco, bisogna rispondere alle quattro domande seguenti,
poste in crescendo d’importanza e difficoltà.
- Perché, nel suo commento alla lettera T, l’autore ha scritto “verticale come
un’antenna di radioamatore” e non più semplicemente “verticale come
un’antenna” o meglio ancora “verticale”?
- Quale verbo si nasconde nella parola composta “radioamatore”?
- Perché quel verbo si nasconde, qui e altrove?
- Quel verbo si può scrivere con una sola lettera?
Chi non ha trovato la risposta alle domande più importanti e difficili non può giocare
con noi; deve giocare, per il suo bene.
Ora possiamo giocare col piccolo monaco di Montecassino.
Sulla carta, allacciamo e, t, per formare &, più volte. Si parte dalla punta in basso a destra
e si risale lungo la diagonale, senza staccare la penna dalla carta prima della fine di ogni &.
Scrivendo sempre più veloce, la diagonale diventa una verticale. A fine corsa, bisogna
segnare bene il trattino orizzontale della T originale; viene omesso in certi font
tipografici. Prima o poi, la velocità ci farà tracciare un trattino orizzontale più lungo.
Prima o poi, la fretta e l’imperizia trasformeranno & in Ankh.
Una coincidenza? Forse, ma il monachello ride, felice di avere capito con un gioco
- i discorsi aridi dei teologi,
- le metafore di misticismi millenari,

149
- la chiave di questioni onto-epistemologiche fondamentali per Educazione &
Ricerca scientifica & Sviluppo tecnologico, dal punto di vista di un nuovo
Umanismo ambientalista.
Certi egittologi notato che la parola ankh significa anche la cinghia dei sandali. Il
calzolaio precisa che l’ankh è la tomaia: la parte superiore di ogni scarpa. Nel sandalo
egizio, s’infila il piede dentro l’ansa; le braccia della croce scendono ai lati per fissarsi alla
suola; la verticale allungata diventa un infradito.

I calligrafi e i tipografi adorano la lettera &. La propongono in mille modi; la descrivono


come doppia legatura o doppio nodo. Sono metafore appropriate per la congiunzione latina,
mentre per un egiziano, l’ankh è un laccio concreto, materiale, che unisce piede e suola,
alto e basso. Per i Tolemaici, i greci che governarono l’Egitto da Alessandro Magno fino
a Cleopatra inclusa, il Dio egiziano Thoth era il Dio greco Ermes. Entrambi uniscono
Alto e Basso, Cielo e Terra, come gli angeli — messaggeri in greco — che si nascondono
nella parola Vangelo.
Il nome inglese di &, ampersand, nasconde il “Volume” prodotto delle tre dimensioni di &:
matematica, filosofia, mistica. (Rif. 1) Sono le tre dimensioni dell’Ankh, simbolo sublime
usato oggi da sciacalli analfabeti che abusano della credulità dei deboli.

Montecassino
Chi visita il monastero nota che la chiesa contiene un ammasso di simboli egizi. Un
legame invisibile sembra unire Montecassino ai primi monasteri in Oriente e con varie
espressioni religiose, filosofiche, esoteriche, spesso precristiane. Il monastero conservava
manoscritti antichissimi; era considerato la nuova biblioteca di Alessandria. Fu fondata
da Benedetto, Santo Patrone dell’Europa. Il nostro quartiere del mondo ha urgente
bisogno di &.
- E questo ora che c’entra?!
Il nostro monachello è un europeo. Ci ricorda che & rappresenta due lettere: E , T
intrecciate in una Unione indissolubile per formare ET, le prime lettere di Eros contro
Thanatos. È solo una coincidenza? Sì, risponde l’Inquisizione, ma il monachello ha
capito che la Vittoria di Eros su Thanatos è la Vittoria dell’Unione sulla Divisione. Non
conosce i portelli di Castelluccio però, da scriba, usa con riverenza la & al posto delle
lettere e, t, anche quando stanno in mezzo ad una parola. Non lo fa per guadagnare
tempo come dicono i Moderni che proiettano sul medioevo le loro ossessioni da
rivoluzione industriale. Tanto più che il monaco, da amanuense, può passare un giorno
intero a disegnare e colorare la prima lettera della sua pagina.

Con la riverenza dello scriba cristiano tracciando & come fosse la Croce, gli scribi d’altre
religioni tracciavano altri simboli. Forse l’Ankh?
Rispondendo alla chiamata di Ermes l’Ermeneuta, il piccolo scriba risalì il fiume
sotterraneo da Montecassino ad Alessandria. La congiunzione latina & diventò la
congiunzione egizia Ankh. Il piccolo scriba diventò Thoth Lo Scriba, ma senza montarsi
la testa. Difatti, non lo disse a nessuno, o quasi. (Rif. B)

150
Storie da cartomanti o Storia della rivoluzione postindustriale?
Le gente non vede più il rapporto tra Eros e Vita, né tra vita e unione, nel senso più
banale. «Divisione è la Dea dei Tempi Moderni.» (B) Governa la divisione scientifica del
lavoro e soprattutto una divisione chiamata analisi, quella dei problemi, servita ad ogni
pasto in salsa scientifica. La sintesi, che porta alla soluzione, è raramente nel menu; è più
difficile.
Per chi si occupa di educazione formativa & ricerca scientifica & sviluppo tecnologico
quindi si deve occupare di epistemologia, il punto, fondamentale è il seguente: in tutta la
scolarità, non si usa mai il segno &. La Lunghezza e la Larghezza sono due materie
diverse. Si studiano il lunedì nell’ora di Lunghezzalogia, e il venerdì nell’ora di
Larghezzalogia. Per il laureato 110 e lode, risulta difficile gestire una Superficie, scoprire
un Volume, immaginare sistemi appena più complessi che sarebbero delle soluzioni ai
problemi più banali della “realtà”. Il manager dice sì, o no. Basta per esercitare un potere
e far pagare un fallimento a chi non ha nessuna responsabilità. La creatività è lasciata agli
artisti. Nell’ora di educazione artistica, hanno imparato le “tecniche artistiche”: le
soluzioni a problemi che non esistono più da secoli. Questi fossili sono chiamati “la
tradizione”. Tutti lo trovano normale. Si diventa bravi in una materia perché un prof si è
fatto odiare meno degli altri, o si è fatto amare senza fare niente di particolare, in
apparenza. Si può forse rifondare la scuola sull’Unione, sull’Amore, su &? Non facciamo
ridere gli accademici; un grugno triste dimostra serietà professionale.
L’organizzazione scolastico e la catena di montaggio sono come l’uovo e la gallina. Chi è
nato prima? All’inizio del viaggio, abbiamo dovuto mostrare che uovo e gallina sono
“nati” e si sono sviluppati “insieme” come succede in ogni sistema: “uovo & gallina”.
In un sistema chiamato Superficie, lunghezza & larghezza “nascono insieme” e
cambiano, se la Superficie cambia. Un altro sistema importante è un Volume con tre
dimensioni Bio-logiche: Madre & Padre & Figlio. Tutti e tre “nascono insieme” e
cambiano, mentre il Volume cambia insieme all’Ambiente.
Una soluzione ad un dilemma non va ricercata in un contenuto della nostra conoscenza ma
nella sua forma, che spesso è stata deformata. Privati di &, non troveremo mai la
soluzione a nessun dilemma. Con &, non c’è alcun dilemma. Ecco l’oggetto
dell’epistemologia, così come la intendiamo qui.
Come possono gli umani vivere con strumenti mentali così danneggiati dalla scuola? Ce
la fanno grazie alla forma mentis che precede la scienza & tecnologia & rivoluzione
industriale. Gli umani sopravvivono, come l’ambiente.
Il più piccolo artigiano sapeva tutto della sua materia & dei suoi strumenti & dei suoi
prodotti & dei suoi mercati: amava il suo lavoro. Era il suo lavoro. Con il verbo essere, o il
verbo non essere & non amare, facciamo un passo successivo: la onto-epistemologia.
L’operaio della catena di montaggio deve conoscere solo il suo bullone. Charlot deve
stringere il suo bullone, senza amore. Senza una visione del tutto, la sua conoscenza è vuota
come la conoscenza scolastica. I robot hanno sostituito gli operai; la struttura della scuola è
rimasta in armonia con lo sfruttamento industriale del lavoro umano, superato da decenni in
certi ambienti.
Da decenni, certe scuole tentano di seguire la moda; il nuovo maquillage si chiama
approccio interdisciplinare. È spesso un fallimento a causa di una ruggine disciplinare
spiegabile dalla mediocrità, dalla ontologia, e dalla psichiatria.
151
Una riforma radicale, in armonia con la rivoluzione postindustriale, è diventata urgente:
la chiamiamo Progetto di Scuola Metadisciplinare. (Rif. 1)
Risalendo il fiume del Tempo da ieri all’altro ieri, abbiamo notato una continuità di
significato. & potrebbe essere un discendente di Ankh? Pour dimostrare una tale dinastia,
dobbiamo trovare una continuità di segni da Ankh a &, dall’altro ieri a ieri. Potrebbe essere
utile oggi.

Scendendo il fiume...
“A” diventa “a” nella scrittura corsiva di chi scrive di corsa. Come si è trasformato il
simbolo ankh in corsiva? Potrebbe essere utile scoprirlo, in relazione ai concetti di Vita,
Amore, Unione ma solo per raggiungere gli obiettivi chiariti per strada. (Cartomanti astenersi,
grazie).
Quando uno scriba egizio disegnava velocemente l’ankh, non tracciava un &,
ovviamente. Gli esperti distinguono due scritture egiziane corsive, veloci. La prima deriva
dagli geroglifici; si chiama ieratica (dal greco hierós, sacro). La seconda scrittura veloce, più
popolare, più democratica, si chiama demotica. Come si scriveva ankh in ieratica e in
demotica?
Molto prima del viaggio raccontato qui, l’autore cercava un collegamento tra Ankh e &.
Durante uno scambio epistolare in agosto 2014, il Prof. Franco Crevatin, dell’Università
di Trieste, confermava indirettamente una sua ipotesi.
Crevatin rispose «In allegato ankh ieratico (quello demotico è pressoché identico).»
Vediamo qui il segno fornito da uno studioso di chiara fama. La forma è molto
diversa dalla croce ansata; rimane il gambo verticale, l’ansa è atrofizzata, le braccia
sono sparite. Il significante è molto diverso, il significato è rimasto; ha galoppato fino
ai giorni nostri su una giumenta araba: l’algebra. Per l’autore, il collegamento,
l’anello mancante tra due significati – Ankh , & – si trova nel significante ankh scritto
in ieratico. Nel presente contesto, in cui si parla di Unione, risulta ovvia la somiglianza tra
l’ankh ieratico e il significante 1, che significa la cifra Uno.
- Ci sarebbe quindi una relazione tra 1, Uno, Unità, e Unione, Amore, Vita?
In questo preciso contesto, rispondiamo di sì. Converrà quindi indagare ulteriormente
ma sarà facile: nella scuola della nostra infanzia, abbiamo abbattuto le pareti che la
dividevano come una catena di montaggio industriale; abbiamo ristabilito la
comunicazione tra le aule di matematica e di filosofia, e la cappella.
Consideriamo “1, Uno” nei paesi mediterranei dall’antico Egitto in poi. Ritroviamo sempre
lo stesso segno verticale. La cifra “1” più rigida è anche la lettera “I” dei romani. Le varie
scritture arabe, usando un segno indiano, hanno mantenuto la morbidezza dell’ankh ieratico.
Bisogna andare in Estremo Oriente per trovare un diverso “1, Uno”, prima delle
globalizzazione numerica. In Cina come già visto, ma anche in Giappone o in Corea, il
segno 1 non è verticale ma orizzontale. Un effetto dell’oppio? Una pessima battuta
sottolinea una domanda fondamentale che non pone mai nessuno: perché?
Da sempre, si conta sulle dita e toccando altre parti del proprio corpo; una mano aperta
significa un numero: “cinque”. Qualcuno usa una lunga linea orizzontale per significare
“uno”; perché qualcun’altro usa un trattino verticale?
152
Senza esitare, un lettore di Rabelais darebbe un nome al trattino corto verticale; sbaglierebbe.
Ucciderebbe una buona domanda col piombo di una sola piccola risposta, ignorando la
domanda implicita nella lunga linea orizzontale: di chi è questo corpo a riposo?
A chi trova troppo lungo il salto dall’antico Egitto a
Montecassino, proponiamo una tappa intermedia: Pompei.
A sinistra la & di un grafito murale di Pompei: schiena
curva sulla sua tavoletta di cera, uno scriba latino usa due
lettere: E, T per farsi un autoritratto. A destra, ecco un
amanuense medievale, un monaco gaudente degno di Rabelais. I due scribi sembrano
molto coscienti della loro origine egiziana: i due autoritratti sono geroglifici europei.
Costituiscono l’epigrafe di Amare. Una lettera... di Albert Gianna, spesso citato qui. Nel
suo romanzo, Gianna segnala un enorme Ankh di legno: l’unico oggetto in una stanza
vuota all’ingresso di un piccolo monastero cattolico, perso nei boschi dietro l’imponente
Monastero di Montecassino. Abbiamo verificato anche questo dettaglio. Nel titolo del
romanzo, non abbiamo un sostantivo statico, Amore, ma un verbo dinamico come la Vita
stessa: Amare.
Quel verbo si esprime in un simbolo: &, che fu l’ultima lettera dell’alfabeto, come la
Domenica diventò l’ultimo giorno della settimana. (Rif. B)
Due simboli fondamentali: Ankh, &, provenienti da due “culture” diverse, si confondono
non solo nella forma che prendono in grafia rapida – potrebbe essere casuale – ma
soprattutto nel significato.
Risalendo ancora, prima degli egizi, potremmo arrivare ad un substrato linguistico, trovare
un archeonimo per Ankh e &, come quello individuato dal Prof. Aspesi per Labirinto e
Bacino lustrale. (Rif. D)
Come fosse una radice etimologica, un archeonimo ci mostra un significato profondo e la
sua origine.
Certi storici, o meglio certi lettori di libri di storia, hanno inventato la preistoria e l’hanno
definita periodo senza scrittura. La preistoria è il tempo senza “libri”, secondo i topi di
biblioteca. Sarebbe quindi assurdo cercare degli archeonimi all’origine di Ankh e di &.
Eppure ne abbiamo trovato nel museo di Siracusa, espressi in geroglifici siciliani di
pietra. Il loro peso non è solo materiale.
I portelli 1 e 3 sono due calligrafie di un archeonimo fondamentale. Ricopre lo stesso
campo semantico di Ankh e di &, ne combina tutti i significati: Unione, Amore, Vita,
indicando così la terapia per i postumi di un incidente grave o di una crisi d’adolescenza
che chiamiamo vecchiaia.
I portelli 2 e 4 sono due calligrafie di un precedente archeonimo fondamentale, quando
la guarigione era assicurata dall’Amore Vitale di Nostra Signora Dea.
Le quattro pietre di Castelluccio sono substrati del nostro essere; appartengono alla
nostra geologia intima.
All’inizio del viaggio, avevamo letto due pannelli di pietra nel tempio di Mnajdra. Per la
nostra “cultura”, la scrittura è importante; certe scritture sono sacre, e la prima cosa che
deve fare un bambino a scuola è imparare a leggere la carta. Nelle “culture” arcaiche, chi
non sapeva leggere la pietra era un analfabeta. Siamo tutti analfabeti in qualche campo,
ma imparare a leggere nuovi linguaggi può aiutare a vivere più felici. Non c’è fretta.
153
Ecco una visione che completa i portelli 1 e 2. Bisogna osservare la loro forma rettangolare,
sottile, poi chiudere gli occhi e riaprirli al bar, all’aperitivo. Ad un tavolo, quattro pensionati
giocano a carte. Ciascuno regge in mano cinque o sei portelli di Castelluccio. I Giganti...

Che visione! Ma a proposito dell’abside trilobata e del trifoglio di San Patrizio, abbiamo già
detto che i segni “neolitici” sulle carte da gioco meritano uno sviluppo improponibile qui.
Invitiamo le ricercatrici e i ricercatori a scrivere quel libro. Gli Dei sono propizi, e dopo la
chiusura dell’ultima libreria, il loro libro sarà venduto da cartomante e maghi: aprono
botteghe ovunque.
Primo epilogo, triste.
Il monachello rideva, felice di aver scoperto la continuità tra & e Ankh. Rideva per
l’imbarazzo suscitato dalla sua ingenua convinzione che & fosse il nuovo simbolo di
Unione, di Amore, di Vita...
Non sapeva che al mondo non interessa un fico secco dell’Unione, della Con-giunzione;
non sapeva che tutti preferiscono la Di-visione in tutte le sue forme Dia-boliche.
Non ride più il monachello. Giace sotto le macerie del suo monastero, raso al suolo dai
bombardamenti della battaglia di Montecassino del 1944 e ovunque oggi in Medio
Oriente ed altrove.
Secondo epilogo, bio.
In questo mese di maggio, l’autore scopre i portelli di Castelluccio mentre fiori d’acanto
spuntano ovunque nel parco archeologico. Nel teatro greco, delle api col casco in testa
allestiscono l’arnia. In maggio rifioriscono le tragedie classiche, a Siracusa.
Guardando la scena dall’alto dei gradini, ci si sente stretti alle spalle dall’emisfero
rupestre: abbraccia l’emisfero teatrale. Una mezza dozzina di grottini artificiali sono
scavati nella roccia. Incisi sulle pareti, decine di piccole impronte rettangolari prendono il
sole: sono fantasmi di targhe, diventate trofei nelle ville di signori barbari. Al centro
dell’anfiteatro di roccia, dove uscirebbe la fonte di luce di un proiettore se fossimo al
cinema, una fonte d’acqua esce dalla parete di una grotta e riempie una grande vasca di
pietra. Dopo aver visto i portelli di Castelluccio, è impossibile descrivere quanto
vediamo qui come “teatro” in una “necropoli rupestre”.
Qui siamo oltre le povere parole.
Una voce ci giunge da lontano; quella del nostro insegnante del liceo, rotta
dall’emozione: «La tragedia greca non era uno spettacolo; era un rito!»
C’erano voluti anni per capire che ogni spettacolo, ogni festa, ogni pranzo, è un rito.
154
Come sul portello 1 di Castelluccio, ieri e oggi, religione e pornografia si mescolano con
l’eco di riti assetati di sangue. Sacrificati & sacrificanti si Uniscono in un Sacro Simbolo
venduto al bazar. L’antropofago emerge nel morso di un bacio; una coltellata può essere
un lapsus freudiano.
Impossibile qui non pensare ai concerti rock. Un popolo intero canta in coro con l’Idolo
di scena; migliaia di braccia alzate ondeggiano come il grano maturo nel vento:
illuminano la notte con la fiamma di mille accendini e diecimila smartphone.
Impossibile qui non ricordare l’infanzia. Salmodiando parole incomprensibili, un pastore
guidava un gregge di pecore immobili oltre l’Altare del Sacrificio, oltre le quinte, verso
l’Invisibile. Al culmine del rito, girato verso l’Infinito, per risolvere i problemi del
mondo, il Mago tirava fuori dal suo cilindro il Deus ex machina, all’Elevazione.

Sulla strada del ritorno, Mamma Etna era ben visibile all’orizzonte. Rallentata dal traffico,
l’automobile passò vicino ad un cartellone pubblicitario. Due vasetti rappresentavano il
prodotto, ma al posto di una Venere senza cellulite, c’era una bimba più piccola dei vasetti
di... yogurt? Era seduta sotto un albero rigoglioso. Una frase - Nonno, mi racconti una favola? -
accompagnava la marca: Bio qualcosa. L’autore non ha bisogno di yogurt bio per regolare
il proprio intestino ma essendo nonno, pensò al problema del nipotino. La sera, rivivendo
le emozioni della giornata, versò lo yogurt nelle pance di pietra che coronano il teatro
greco di Siracusa, chiuse dai portelli di Castelluccio ed illuminate dalle stelle: centinaia di
siti anonimi – villaggi di gente come noi – su una mappa della Sicilia.
Una nuova marca di yogurt?... A meno che, su un’isola vibrante di Vita da migliaia di anni,
qualcuno abbia capito i tempi arcaici meglio dell’Accademia, e il tempo presente meglio
del Palazzo e del Tempio.
L’Oracolo di Google confermò l’ipotesi: una ditta di onoranze funebre ha trovato una
sintesi perfetta tra esigenze di oggi e di 10.000 anni fa. Propone un’urna biodegradabile
dove depositare le ceneri della cremazione, con l’aggiunta di semi a scelta. Seppellita nel
giardino di casa, l’urna bio è magica come un portello di Castelluccio; la sua magia è
concreta, realistica: cura un’anima triste. Chi ha amato una persona viva nel ricordo è un
po’ meno triste al vederla rivivere come pianta, come nella visione di Callimaco in cui il
fiore d’acanto s’innalza nella Colonna dell’Omphalos di Delfi.
C’è una ciliegina sulla torta, per così dire. La marca ha uno slogan che sembra scritto per
questo Monologo sulla Continuità: «Bio urna – La vita continua».
L’autore fa i complimenti all’ideatore del prodotto, però mantiene il copyright su un vecchio
progetto: instaurare un nuovo rito arcaico. In questo racconto di viaggio, abbiamo parlato
spesso del Vaso. Per il rito della Continuità della Vita che altri chiamano funerale,
proponiamo un vaso di terra non cotta; è più ecologico del vaso cinerario di terracotta del
nonno villanoviano. Filologicamente, il nostro vaso è più corretto del vasetto simil-yogurt: il
cartone bio è meno nobile della terra. Il nostro vaso Terra a Terra® riscopre un’antica
formula magica che non implicava un’accettazione della morte ineluttabile, al contrario. La
formula garantiva la rinascita da una materia molto fertile: “cenere alla cenere, polvere alla polvere”.
La raccolta differenziata segue lo stesso schema in un altro Tempo Circolare: la Vita
Ciclica dei prodotti è richiesta dalla Dea Industria Ecologica e offerta dai seguaci che La
servono liberamente. Non sono schiavi del Dio Consumismo, vero?

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Si spiega così l’uso antico della cremazione. I pastori bruciano i loro campi per far
rinascere l’erba giovane che dà il latte migliore. La cremazione offre un bonus: allorché la
cenere prepara la rinascita dalla Terra, il fumo della buonanima accarezza parenti ed
amici mentre si alza in Cielo. Tornerà; è già tornata altre volte: lo dicono i visi dei
bambini, così simili a genitori e nonni, senza un’altra spiegazione plausibile.
Si capisce allora l’importanza dei riti del bordo della finestra, dedicati ad una pianta in un
Vaso: la corona di Demetra. Il celebrante, anziano o giovane, è sempre arcaico: parla con
un fiore per incitarlo a vivere. Se la Magia del Verbo fallisce, lo pianta di nuovo. Tale è la
Legge di un Dio crudele: Il Mercante di belle schiave in fiore. Specula sulla paura di un
finale fatale da Lui previsto, programmato e annunciato ermeticamente nel primo atto
del dramma.
Sul proscenio di una finestra, tra i fumi del traffico, si recitano antiche tragedie.

Insecta, éntoma: il latino e il greco segnalano che certi animali sono divisi: gli insetti.
Iside, La Dea, incolla i pezzi del Dio Diviso, Osiride, con l’Ankh.
Non avendo poteri divini, riuniamo quello che possiamo usando &.
Altri piccoli umani lo hanno fatto altrove.
- Chi? Dove? Perché?
Per esempio i greci, in Alessandria d’Egitto. Per unire e governare un popolino diviso
dalle religioni, incollarono pezzi delle loro divinità.
Inventarono il Dio Pizza & Coca-Cola: Serapide,
incaricato del reparto “La Bella Vita Non Finisce Mai”.
Barba di Zeus e Cesta-Vaso di Demetra in testa, il
Serapide del Vaticano è un capolavoro di sincretismo: da
morire dal ridere per rinascere col sorriso sulle labbra,
pronti per un altro giro sulla giostra del Tempo Circolare.

I fiorai si lamentano: non bastano più la Festa della


Donna, la Festa della Mamma e la Festa dei Morti. Perché
non lanciare la Festa di Serapide? Meno impegnativo di un
diamante, un fiore piantato è eterno. La data sarà scelta in base
ad esigenze bottegaie. Ogni giorno è buono per una risata.
Rimane un fatto: un albero morto, il fico in particolare,
rinasce dalle sue radici. “Quindi”, la Vita viene dalla Terra.
Gaston Bachelard scrisse La psicanalisi del fuoco. Abbiamo usato il suo metodo d’indagine
& divulgazione: la rêverie, il sogno ad occhi aperti. L’autore de L’acqua e i sogni era un
epistemologo e un filosofo della scienza. Aveva iniziato la sua carriera come impiegato
della Posta, in Francia. Alla fine del nostro Monologo sulla Continuità, ascoltiamo la
voce di un altro filosofo, stoico impiegato statale a Roma:
«La perdita della vita è solo una trasformazione
gradita alla Natura universale
che fa nascere ogni cosa.»
Marco Aurelio, Imperatore (Pensieri – IX, 35)
156
Bonus track 8 – Maggio 2018
L’Orecchio di Dionisio
Nel Prologo, abbiamo messo in guardia contro la morale vittoriana: una magia nera che
rende invisibile ciò che è umano. Abbiamo ricordato che secondo la linguistica, il
significato di un simbolo dipende dal suo contesto. Chi ha seguito il nostro viaggio da Malta
ad Atene e da Micene e Delfi potrà venire qui a Siracusa e contemplare l’Invisibile.
Dietro il teatro greco, una depressione rocciosa è chiamata Latomia – cava di pietra – del
Paradiso. A Roma nel Rinascimento, il Colosseo era diventato una cava di pietra; avrebbe
potuto chiamarsi Latomia dell’Inferno.
Il Caravaggio battezzò Orecchio di Dionisio una “grotta-cava di pietra” nella Latomia del
Paradiso. Dopo il nostro viaggio, possiamo chiamarla Tempio del Paradiso Perduto.
Alle 9.00 del mattino nell’antro, si sente la presenza di una ninfa: Eco. Alle 9.30 bisogna
fuggire: i turisti non griderebbero così per ascoltare l’eco in una chiesa, ma questo luogo
non è sacro, vero? Eppure, basta un attimo di silenzio per sentire il mormorio della Sibilla
di Siracusa, di cui non parla nessuna cronaca. C’è già così tanto da raccontare sulla Sicilia: i
Greci, i Romani, gli Arabi, i Normanni, gli Spagnoli...
- La nostra industria turistica non ha alcun bisogno di una Sibilla paleolitica!
L’aria fresca, l’eco, fanno venire in mente una cattedrale. Sembra di vedere per la prima volta,
di capire per la prima volta l’arco gotico, dopo avere capito la porta del tempio di Mnajdra. Le
due pareti di pietra si uniscono in un arco a sesto acuto, a 18-20 metri di altezza. La navata,
larga 5-6 metri, non prosegue dritta ma in un meandro a S, lungo 50-60 metri, interrotto
bruscamente da una parete rocciosa verticale, perentoria. Strano. A metà strada a destra, una
rientranza scavata, rettangolare, fa pensare ad un uso, una funzione. Un rito? La S non basta
per evocare una spirale, né per chiamare il tempio Pancia della Dea Serpente.
All’ingresso, ci sono due anelli scavati nelle roccia,
uno di fronte all’altro. Un solo anello era scavato in
una pietra all’ingresso di povere case di montagna; vi
si legava la corda dell’asino. Per i nonni abruzzesi
dell’autore, un uso così umile non giustificava la spesa
di un anello di ferro. Qui, i due anelli di pietra sono
troppo in alto per un asino: circa tre metri. Sarebbero
perfetti per tendervi la corda che regge il sipario.
Siamo in un teatro dove ogni spettacolo è rito, come
nel teatro greco lassù.
La porta di questo tempio della Dea di Siracusa è
diversa dalla porta dei Suoi altri templi: Mnajdra a
Malta e Giarre sull’Etna. Il significante è diverso ma,
nello stesso contesto, il significato è lo stesso: abc = Abc.
Questa porta ci ricorda altre primavere, 50 anni fa.
Le Vestali della Dea cantavano, in corteo. Alzavano le
mani sopra la testa. I pollici ed indici uniti formavano
un’arcata gotica. 5.000 anni fa, molto prima che
bruciassero i loro reggiseni, il loro gesto significava... l’Orecchio di Dionisio. (*)
157
(*) Nota sull’archeologia “scientifica” e sull’origine delle “religioni” (Agosto 2021)
Abbiamo esagerato?
- Per equiparare l’ingresso di una grotta a una vulva, serve una prova scientifica!
Amen. Ecco quindi una prova veramente scientifica, da Mediterranean Archeology.
«Un archeologo scopre che nel secolo XIX, il pane, gli spaghetti e il couscous avevano la stessa
composizione chimica. Dunque, a quei tempi, tre parole diverse indicavano lo stesso alimento.»
Era uno scherzo ovviamente, ma tutti i giorni leggiamo simili stupidate: una parodia di metodo
scientifico applicata in campo umanistico; la solita confusione, fatale, tra conoscenza disciplinare e
competenza sistemica.
Come dimostrare che la grotta di Siracusa era una cattedrale paleolitica, un tempio di roccia
dell’età della pietra dedicato alla Donna Madre?
Non si dimostra, appunto. Si osserva che una cavità rocciosa naturale fu modificata da umani per
rappresentare l’apparato genitale femminile, chiuso da un velo poi da un muro, in una coscienza
“prescientifica & umanistica”.
Gli umani preistorici erano umanisti? A loro modo sì. Per loro, la realtà umana era al centro di un
Tutto dal quale non erano ancora stati divisi. La Donna era al centro della Comunità. Il Centro del
centro era l’Assolutamente Sacro, il Sancta Sanctorum del Tempio.
Ma Sacro, Dea, Tempio, Religione, Morte, e quindi Vita, sono parole e realtà nostre.
L’archeologia deve raccogliere dati oggettivi per l’ermeneutica, ma l’interpretazione dei dati è
sempre soggettiva. Può essere corretta se si adotta il punto di vista di quell’epoca durante una
osservazione umanistica metadisciplinare.
All’inizio di questo viaggio, abbiamo scoperto che l’apparato genitale femminile era rappresentato nel
tempio di Mnajdra e sugli “scudi a 8” di Micene e Creta. Nei due casi, la vagina era chiaramente
distinta dall’utero. A Siracusa, una parete rocciosa verticale separa la prima parte della grotta da una
cavità onirica fondamentale: le quinte del Teatro della Vita. Quel “muro” potrebbe rappresentare la
divisione naturale dietro la quale si compie la Magia della Vita. Non era un segreto; era un “Mistero”.

Domande, risposte e deduzioni.


Esistono altrove grotte simili in cui un lungo cunicolo – la vagina – sarebbe interrotto da pietre la
cui disposizione trasformerebbe il fondo della grotta in una tasca – l’utero – dove si realizzerebbe
quella magia segreta?
Quali oggetti significativi potremmo trovare dietro quel muretto, in quella tasca?
Risposta: sì. Sono state scoperte grotte simili con un muretto dietro il quale c’erano ossa umane.
Deduzione dell’archeologia “scientifica”: il morto era stato oggetto di un rito funebre.
Potremmo dire invece che il “morto” era un “vivo” con un problema, risolto (ri)mettendo il suo corpo
nell’utero della Roccia Madre o della Terra Madre? Sarebbe stato logico nel loro Tempo circolare,
che gira ancora sul carosello dei mesi, degli orologi e delle feste del nostro Tempo lineare.
No, non possiamo dirlo. Manca la prova provata, l’analisi chimica, la percentuale di kryptonite nei
resti di... minestrone di una certa archeologia “scientifica”.
Abbiamo esagerato di nuovo? Vediamo un altro esempio, più sottile questa volta, e autentico. (**)
Un archeologo descrive la scena della sua scoperta: «grotta», «rozzo muro che divideva parzialmente
in due la cavità, di per sé abbastanza stretta .../... dietro il quale erano deposte le citate ossa umane.»
Per questo quadro, ipotizza uno «scopo incubatorio», come per le uova e i neonati.
Evoca dei «seppellimenti all’interno delle grotte» e «in cavità artificiali .../... che in qualche modo
vogliono riprodurre, secondo una interpretazione, l’“utero” della Madre Terra».
L’archeologo coniuga i verbi al dubitativo. Vuole forse suggerire l’assenza di prove scientifiche?
Sta forse tentando di proteggersi dalla Santa Inquisizione?
Ha scritto “utero”, tra virgolette, ma per averle omesse su Madre, andrà al rogo.
Sarà una pena lieve, per chi descrive l’origine delle religioni ma rifiuta di vederla.

(**) Le grotte dell’Etna nella Preistoria, Francesco Privitera (Academia.edu)


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Bonus track 9 – Maggio 2018
La Dea globale
Una volta, certi occidentali andavano in Estremo Oriente per motivi spirituali. Così
dicevano. Poi le spiritualità orientali aprirono missioni in Occidente. La globalizzazione è
un processo reciproco; riguarda finanza e merci, mode e religioni. Le influenze sono
reciproche, come lo sono le invasioni barbariche.
Osserviamo cinque gruppi religiosi, in ordine cronologico: Induismo, Ebraismo,
Buddismo, Cristianesimo, Islam. Notiamo che sono simili nelle loro aspirazioni.
Differiscono nei riti e nel comportamento quotidiano, che sono il vestito solenne e il
corpo maleodorante dell’anima. Molti notano i legami tra i cinque gruppi citati;
moltissimi osservano le differenze, con un piacere vanitoso. Sadicamente, qualcuno
sottolinea le differenze col ferro e col fuoco. Il Dia-volo di-vide.
Ricordiamo qualche legame ben noto. Siddharta, il Buddha – visto a volte come
precursore di Gesù, il Cristo – è un contemporaneo di Socrate il cui insegnamento, dagli
accenti evangelici notati qui, culmina in una tazza di tisana amara, accettata come la
Croce. Alessandro il Grande, giunto in Estremo Oriente, influenza il drappeggio del
Buddha, a volte scolpito alla moda di Fidia e di Callimaco. L’Acqua si separa in corsi
d’acqua: figli della Montagna che gli allatta. Come la Vacca sacra indù? Forse. Gli umani
nascono tutti nello stesso modo? Forse.
Sulla mensola di un antiquario, c’è una persona di
ceramica bianca. Lei sorride beata in mezzo alle
cianfrusaglie, consapevole di una collocazione
ridicola che Lui accetta. Chi è? Uomo o donna, Dio
o Dea, regge una cornucopia a forma di loto... O un
loto a forma di cornucopia? Una brezza leggera
anima la sua veste; soffia da Oriente verso
Occidente dove i Lotofagi accoglievano i visitatori
con un dono divino: l’oblio.
La cornucopia è un simbolo di Nostra Signora Dea;
il loto è associato al Buddha, che non è un Dio ma
un uomo. Un uomo molto speciale ma pur sempre
un uomo. A meno che... Sarebbe blasfemo dire che
il Buddha è anche donna? Un Papa aveva osato dire
che Dio il Padre è anche Madre; i suoi successori lo
confermarono, più discretamente. La vera divinità
non è questione di genitali. Mille immagini e
sensazioni associano il Buddha ad una dolcezza considerata femminile, in un contesto di
violenze maschili, e viceversa. Certi buddisti venerano una Dea di origine indù, Tara,
Madre di tutti i Buddha. Come Nostra Signora Dea? L’autore non sa niente di religioni e
filosofie orientali e troppo poco di occidentali. Non afferma, non esclude, non sa.
Suggerisce di guardare il mondo con gli occhi accoglienti della Speranza. Sono gli occhi
dell’antiquario mentre offre la sua definizione della statuina color latte: «Cina; anni ’50.»
Per non impressionare il possibile compratore, non precisa il periodo: Dinastia Mao.
Il prezzo è solo un’ipotesi vaga. È un prezzo piccolo, troppo piccolo per tanta grazia.
L’autore non è un rapitore. Saluta e lascia l’apparizione al suo posto: tra il vagabondo e
l’Orologio che coniuga il tempo presente nel modo eterno.
159
Bonus track 10 – Giugno 2018

La Dea immobile
Sono stato un vasaio.
Amavo la mia terra, sul tornio.
Adoravo tirare su un vaso di terra e acqua.
La terra girava, primordiale, informe. Aveva bisogno delle mie carezze, che si facevano pressanti;
diventavano indiscrete quando entrava in azione il dito medio della mano sinistra.
Sfiorato, il monte di Venere si apriva da solo, inebriato dal valzer.
Aggiungevo un po’ d’acqua; la bocca beveva, risucchiando il dito.
Allora anche l’indice e l’anulare entravano in ballo.
Tre dita unite, allargando la porta, invadevano la grotta primordiale.
La mano sinistra in pancia seguiva la destra in salita: una carezza nuova spingeva il vaso ad alzarsi.
E il vaso si alzava, lentamente, come una ragazza dal suo letto, mezza addormentata.
Poi prendeva la forma che piaceva a lei perché un bravo vasaio non è un bravo amante.

Anche la mia testa girava, trascinata dalla musica irresistibile della ruota.
Era una ruota pesante. Alla base dell’asse verticale, il fabbro del villaggio aveva saldato dodici raggi in un
cerchio, una ruota di bicicletta spessa quanto la ruota di una carriola. L’avevo riempita di cemento. Avevo
bisogno di una ruota pesante.
Partiva lenta, spinta dal mio piede destro.
Con un primo, un secondo, un terzo calcio, la ruota prendeva velocità e non si fermava più.
Mi dava tempo.
Mi dava tempo per formare il vaso, pressando la terra senza fermare la Danza del Derviscio.
Quando rallentava, un solo colpo di tacco ridava alla ruota la forza di un cavallo.

Dopo ore di lavoro felice, il mio piede fermava la ruota ma per i miei occhi ipnotizzati – ubriachi! – il
vaso continuava a girare.
Dovevo aspettare un attimo.
Quando anche il vaso si era fermato, potevo scendere dal tornio e uscire dal mio laVoratorio – così detto
da Nicolò, etimologista a quattro anni – come un marinaio col mal di terra dopo la traversata.

Una sera inventai un gioco carino per noi due: per la mia terra e io.
Dopo l’ultimo vaso, fermavo la ruota trascinando il piede destro; Nicolò fermava così il suo triciclo.
Un piede diceva che la ruota era immobile; due occhi affermavano che il vaso girava.
Con un colpetto di tacco, all’indietro, il vaso continuava a girare in avanti ma più lentamente.
Al secondo colpetto, il mio piede destro diceva che la ruota girava più velocemente all’indietro.
Bugiardo...
Gli occhi dicono sempre la verità: per loro, il mio vaso – La Dea – era immobile.

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Bonus track 11 – Giugno 2018
Nomadi e contadini
Congetture sulla genesi della coscienza umana

La vita è solo un’ombra che cammina...


W. Shakespeare (Macbeth, V, 5)

Nei campi umanistici e scientifici, il ricercatore non è un artigiano che lavora una materia
conosciuta; è un nomade cacciatore-raccoglitore. Insegue vaghe trace; raccoglie frutti e radici a
caso; li assaggia con prudenza. Nutrono una nuova conoscenza delle cose e una nuova
coscienza di sé, semi di un mondo nuovo. Quando è sazio, il ricercatore cessa di esistere e
diventa artigiano; il nomade diventa contadino. La sua ricerca era stata solo una reazione ai
morsi della fame, o a una domanda brutale come la seguente.
Come diavolo sarà iniziata la storia degli Dei?! E prima, la storia della Dea? E prima
ancora la storia e la preistoria della coscienza, di sé e del mondo? Narciso inventò il
selfie, ma fu anche responsabile del Peccato Originale: la presa di coscienza di sé?
Possiamo immaginare che il nomade cacciatore-raccoglitore primordiale non avesse un
punto di vista perché si muoveva. Non poteva avere un punto di vista perché ne aveva
troppi: nuotava in un Tutto fluido, un Tutto suo, un elemento oscuro per noi. Ciò non
impediva un accumulo di competenze e conoscenze che si potrebbero definire “ricordi
atemporali”, associati ad azioni complesse e a una vita sociale, come in altre specie.
Eppure la coscienza degli animali non è simile alla nostra, né a quella dei nostri antenati.
Ciascuno di noi è un certo tipo di coscienza di sé & del proprio mondo.

Ogni coscienza è una superficie. Grazie a La Moltiplicazione, una lunghezza e una larghezza
spariscono in una Superficie: un Essere diverso, nuovo. I matematici mistici del passato
erano probabilmente affascinati da un’operazione algebrica che produce un oggetto
geometrico:
- Moltiplicazione è il nome segreto della Dea...
Forse lo hanno pensato. L’autore li imita e propone un’altra moltiplicazione in cui due
fattori spariscono in un prodotto: un Essere nuovo.
- Un mondo sensibile & Un mondo linguistico = Una Coscienza
Ecco espressa la genesi della Coscienza in una formula che spiega il nostro aforisma
iniziale: ogni coscienza è una superficie. Con la prudenza di Dedalo, evitiamo di notare che il
mondo sensibile, la “realtà”, è il prodotto dei nostri sensi: sono linguaggi anche loro. Uniti
ad altri linguaggi, i sensi producono quello che pretendono descrivere. A meno che
qualcuno creda veramente che il verde appartiene al grano nascente, il bianco alla pelle
dei giusti e il rosso al loro vino, per citare solo i colori della bandiera di umani che
credono veramente di essere italiani, un nome d’origine greca. Il mondo sensibile è
prodotto dai nostri cinque sensi. Altri sensi esisteranno quando gli daremo un nome. I
sensi sono dei linguaggi comuni ma la sensibilità di ogni senso – la sua grammatica, il suo
vocabolario, ecc. – è diversa in ogni umano. Non abbiamo parole per i sensi degli altri
viventi, vegetali inclusi.

161
La formula andrebbe quindi riscritta:
- Una Coscienza è il prodotto della moltiplicazione di tutti i propri linguaggi.
Paterno, Dedalo insiste: limitatevi alle due dimensioni della vostra coscienza: il vostro
mondo sensibile e i vostri linguaggi. Contentatevi della vostra Superficie.

E la terza dimensione? Una successiva moltiplicazione trasformerebbe la Superficie in


Volume? O produrrebbe un nuovo Essere Superiore senza nome?
Dedalo emette un forte biiip! e scende in volo planato. Atterra in un luogo sicuro
dove piangere il figlio poi torna al lavoro, da bravo artigiano.
Dedalo è L’Artigiano; lavora al tempo presente eterno del mito.
Costruisce il Labirinto come prigione per il Minotauro. Vi è mantenuto
prigioniero con Icaro da una forza naturale e culturale. Vince la gravità con la
leggerezza delle piume, fissate dalla cera di una collega: Ape. Prende il volo ma sa
che il Mostro Oscuro che fugge ha un contrario altrettanto pericoloso: la Luce
Assoluta.
Dedalo è L’Artigiano Pragmatico: ignora la composizione chimica e la temperatura di
cottura che occupano i pensieri di certi archeologi mentre guardano un vaso, ma sa
bene come & perché & quando fare Il Vaso e lo fa, sempre diverso e sempre utile.
All’inizio del viaggio, abbiamo esaminato il Labirinto primordiale; non aveva niente
a che fare con Dedalo. Come mai? Ce lo spiega la genesi dei miti.
Un mito può essere stato creato da qualcuno? Chiunque sia l’autore, il mito è
vero, valido, ricco di sostanze attive, in una parola il mito è vivo, quando è stato
introiettato e trasmesso in mille modi dalla gente, con modifiche. Il mito non è
una lingua morta. Eppure, se fosse lecita una classifica, si potrebbe dire che i miti
più importanti sono i più stabili. Malgrado dei cambiamenti, si riconoscono in
contesti diversi. I grandi miti sono camaleonti; l’interprete dovrebbe essere cieco
ai colori; dovrebbe guardare le forme, vedere le relazioni e riconoscere le strutture.
- - Quindi l’ermeneuta dovrebbe essere uno strutturalista.
Sì professore, grazie per la dotta sottolineatura ma a proposito di genesi del mito
cerchiamo un panettiere, non un critico gastronomico.
Come si crea un mito, e chi lo crea? Un poeta? Un profeta? Un filosofo? Un
romanziere? Uno storico? Un giornalista? Un apparatchik? In tutti questi casi,
l’autore del mito recupera vecchi mattoni linguistici e, aggiungendo un po’ di
cemento fresco, costruisce un nuovo edificio di parole che producono un nuovo
mondo. I miti eroici greci usano materiale mitologico snaturato.
Per esempio, la Donna Serpente, degradata a Idra mostruosa, è uccisa da Ercole.
Gli Eroi combattono una guerra civile ed impongono una rivoluzione sociale e
religiosa. I miti eroici greci descrivono & producono & mantengono il Patriarcato
& demoliscono la Civilizzazione della Donna, ogni giorno. La marcia su Roma dei
fascisti italiani nel 1922 fu un remake hollywoodiano della marcia su Delfi degli
Eroi greci.

162
Il mito di Dedalo e Icaro ha una funzione diversa e opposta, ma la sua genesi è
simile. Ogni giorno, il mito di Dedalo e Icaro descrive & produce & mantiene la
filosofia: un pleonasmo che indica l’Amore della Saggezza & la Saggezza dell’Amore.
La vera filosofia nacque nel Mediterraneo nord-orientale dove era esistito il
Labirinto primordiale. Era una caverna, l’immagine speculare della Donna Madre,
con un bacino d’acqua, il primo specchio per le donne che vi si miravano allorché
celebravano i riti della Dea: abluzioni, probabilmente, come oggi.
La vera filosofia ci allontana dal Mostro Oscuro e ci avvicina al Sole. Elevandoci al di
sopra di quel nuovo Labirinto che impedisce ogni visione ed impone i suoi percorsi,
la vera filosofia ci guida verso un Cielo senza confine che ci lascia liberi come l’aria...
ma il filosofo Dedalo consiglia di mantenersi a buona distanza da entrambi.
Una bussola guida Dedalo mentre la Vita scorre come un arcobaleno vorticoso,
lontana dai poli – il Nero, il Bianco – che ipnotizzano così tanta gente. Per
esempio, Sartre ha scritto Il Diavolo e il Buon Dio in cui l’Eroe sceglie di essere
un criminale, poi sceglie di essere un santo. Come molti, Sartre sembra utilizzare la
congiunzione latina Et, che si scrive & senza sottolineatura, come se fosse la
disgiunzione latina Aut che significa “o”: si è un criminale, “o” si è un santo.
Dedalo riscriverebbe il dramma intitolandolo Il Diavolo & Buon Dio, perché &
sottolineato cambia tutto. Ricordiamo che lunghezza & larghezza = Volume, il
Prodotto che non ha nulla a che fare con i suoi fattori. Dedalo coniuga il Verbo
nascosto nell’ultima lettera dell’antico alfabeto: &. (B)
Seguendo l’ago di questa Bussola, Dedalo sa quasi sempre come dovrebbe volare,
e perché, e per chi.
A cosa serve la filosofia? La vera filosofia serve a volare meglio.
Passeggiando sottobraccio con Dedalo – un padre molto materno – riprendiamo
le nostre divagazioni sul Volume senza nome.

Se questo Essere Superiore avesse un nome, sarebbe prodotto dal proprio nome come da
uno specchio, perché i linguaggi non descrivono, non rappresentano. I nostri linguaggi
producono reale & irreale, essere & non essere, contribuendo alla nostra coscienza.
Il Volume non si può nemmeno evocare, come fanno i mistici, con una nota musicale
speciale: silenzio. Un silenzio è solo uno dei prodotti dell’unione di un mondo sensibile & un
mondo linguistico.
«Il silenzio eterno degli spazi infiniti mi spaventa» scrisse Pascal.
Questo silenzio non fa paura all’autore perché, come Pascal, ascolta dunque produce un
silenzio & un tempo eterno & degli spazi infiniti. Ce ne sono altri.
Un orecchio & un silenzio = una coscienza, prodotta da quell’orecchio & da quel
silenzio. Ci sono altre coscienze.
Eccoci dunque tornati alla casella di partenza.

Di striscio, abbiamo quasi risposto alla domanda fondamentale che Roland Barthes non
si pone quando osserva che «gli uomini vogliono incessantemente rappresentare (il reale) mediante
delle parole». Parlava di letteratura. Ecco la nostra domanda:

163
- Perché ogni Essere tenta incessantemente, ostinatamente, di rappresentare il reale, non solo con
parole ma con infiniti linguaggi?
All’inizio del viaggio, abbiamo suggerito di non avvicinarsi troppo al promontorio che
chiamiamo Il Salto di Icaro. Commentando i portelli di Castelluccio, abbiamo formulato
il fondamento di una filosofia dei linguaggi: «I linguaggi non descrivono la realtà: i nostri
linguaggi producono la nostra realtà.» Imprudentemente, ci siamo spinti fino ad evocare la
meccanica quantistica, per la quale l’osservatore modifica la materia “esistente” d’uno
sguardo.
Esistiamo su uno strato del millefoglie chiamato Universo, a metà strada tra le
particelle subatomiche e le galassie. L’Universo esiste: fu prodotto dai nostri
linguaggi passati e presenti. I nostri linguaggi futuri produrranno nuovi universi.
Come escludere che un giorno, un matematico dimostri che le particelle
subatomiche sono galassie, oppure che sono quelle stesse galassie e vice-versa, nel
Tempo-Spazio Circolare? Ogni religione, ogni scienza è un’iconoclasta che
produce immagini. Il più grande mistero, che fa sì che ogni cosa esista, si può
esprimere con un verbo e un sostantivo: Vivere, Vita. Bastano due parole nostre
per produrre la magia del nostro Vivere, la realtà della nostra Vita. Ce ne sono altre.

Tanto può bastare per intraprendere un’esplorazione personale sul bordo dell’Abisso.

L’estrema varietà dei mondi sensibili e dei mondi linguistici spiega l’estrema varietà delle
coscienze: possono essere umane, animali, vegetali, o una qualsiasi combinazione di tali
categorie umane che, in questo contesto, sono abbastanza ridicole.

La coscienza del pisello


Seminate un pisello e, a un metro, piantate un palo.
Avendo germogliato, il pisello striscerà senza alcuna esitazione verso il palo sul
quale si arrampicherà come il Serpente sul Caduceo.
Antonio Machado scrisse: Caminante no hay camino, el camino se hace al andar – Viandante,
non c’è una via; il cammino si traccia camminando.
Non per i piselli.
Gli umani osservano da millenni i loro fratelli piselli, parenti anche loro del Totem
verticale che unisce la Terra al Cielo col quale tentano di riunirsi. Così sembra
almeno agli umani, non ai piselli che sono una diversa coscienza di sé & un altro
universo.
I piselli non mangiano gli umani, che mangiano i piselli dall’inizio dei tempi
perché sono antropofagi – sempre, e in molti modi – per la coscienza che hanno
di sé e delle cose: le divorano con i pochi sensi a loro disposizione pur di riunirsi
con l’universo, e gli umani ne sono pienamente coscienti.
O meglio i veri umani lo sono; non i piselli.
Per gli umani “moderni”, e solo per loro, la coscienza è prodotta dalla somma di due
dimensioni linguistiche: religione + scienza. Non si può fare la somma delle mele e delle pere,
ma lo fanno i “moderni”. Questa riflessione offre un nuovo contenuto al termine “post-
moderno”. Una qualsiasi ri-Unione di religione & scienza, che non sia una variante
dell’accozzaglia religione + scienza, avvicina la coscienza “post-moderna” e la coscienza
164
“preistorica”. Con questo, non desideriamo promuovere un ritorno alla preistoria o
denigrare la post-modernità; tentiamo di descrivere diverse forme di coscienza umane in
relazione a varie forma mentis. (1)
Quando inizia la modernità che divide, e quando finirà?
Chi ha diviso gli animali dalle piante perché non si muovono? Quel pessimo osservatore
è uno dei fondatori della scienza “moderna”: Aristotele. L’inventore della logica
individuò nella mobilità la differenza tra piante ed animali, poi fecce ricorso ad altre
pessime osservazioni per distinguere animali da uomini. Altri criminali avevano divisi gli
umani dalle divinità.
Eppure si muovono, le piante, osservano i Galilei postmoderni. Si sono tolti gli occhiali da
cieco di Aristotele. I veri filosofi di oggi si occupano di comportamento vegetale & animale
& umano: trovano punti d’incontro, vibrazioni armoniche, trattini d’Unione. Lo sguardo
rivolto al futuro, saltano 25 secoli all’indietro ed abbracciano Diotima di Mantinea &… Chi
altro, prima? Non si conoscono, ma si sente la loro presenza.
La forma mentis e la coscienza non sono fisse. Si evolvono? Il termine evoluzione contiene
un’idea vecchia e ingannevole: il Progresso, un mito a vapore del secolo XIX. Diciamo
allora che la forma mentis e la coscienza cambiano, nel corso di una giornata, di una vita, e
lungo la Storia che contiene la preistoria.
In un dato ambiente, degli individui con una certa coscienza & forma mentis
sopravvivono, che siano migliori o peggiori ai nostri occhi. I loro gruppi o specie
sopravvivono o spariscono con loro. Raggiungiamo così Darwin che parlava solo
di selezione naturale. L’evoluzione è l’illusione ottica preferita della religione
Modernista. Il vero titolo dell’opera di Darwin non è “Dell’evoluzione delle
specie”, come si lascia credere spesso, bensì “Dell’origine delle specie per via della
selezione naturale”. Più modestamente, abbiamo appena scritto un paragrafo che
si potrebbe intitolare: “Dell’origine delle specie di analfabeti che scrivono ma non
sanno leggere”.
Ogni coscienza, ogni subcosciente, ogni coscienza superiore, è una delle superficie di un
piccolo Millefoglie chiamato Maria Rossi o Paolo Bianchi.
Ogni coscienza è una Superficie e non esiste una coscienza collettiva.
I punti comuni a due o più coscienze sono usati per giustificare le ideologie collettiviste.
I punti comuni possono formare una linea, all’intersecarsi di due Superficie.
Più raramente, e per una coincidenza incredibile, due Superficie possono corrispondere
in ogni punto, per un istante, ma non si può parlare di un caso di coscienza collettiva.
Quel fenomeno fugace & eterno è descritto da un sostantivo statico: Amore.
Molto diverso, il seguente verbo dinamico non suppone alcun punto comune: Amare.
A volte conviene scrivere quel Verbo sublime con una sola lettera: &.
Lunghezza & larghezza = Superficie.
Non c’è alcun punto comune tra una lunghezza e una larghezza, ma quando si amano
abbastanza per dimenticare il proprio ego, spariscono e formano una Superficie
contenente un infinito fuori dal tempo. (B)

165
Quando i nomadi si fermarono, o quasi, diventarono contadini, o quasi, e svilupparono
una coscienza nuova, una nuova visione sensibile & linguistica. Per esempio, i cacciatori
nomadi inseguivano ombre che chiamiamo orme di animali. Le orme costituirono «il
primo testo non scritto ma letto» (2). Non più nomadi, i contadini furono capaci di leggere
il primo testo sacro non scritto ma rivelato: inseguirono per un anno intero l’ombra viva,
immensa, della montagna immortale dove avevano fatto il nido...
... e la Donna chiamò Dea quella Montagna, e Annata quell’ombra, e...
Non è opportuno riscrivere la Genesi. A meno che non sia utile a risolvere qualche problemino
attuale. In tal caso, tentare non nuoce (se ci si nasconde per non rischiare la pelle.)

Niente è più relativo del Tempo, che si confonde con la fluttuante coscienza di Sé e del
Mondo. Niente più del Tempo è legato a punti di vista che chiamiamo religiosi o scientifici.
Varie religioni e varie scienze producono varie forme di Tempo, e di coscienza di un sé
& del suo mondo. Producono anche un Essere Supremo – Dio, o la Vérità Scientifica –
o più di un Dio e di una Verità.
Ogni Essere Supremo o Verità Scientifica garantisce l’essere del Mondo e l’essere del Sé,
come ogni Banca Centrale garantisce l’esistenza di ogni valuta e il valore di ogni monetina.
Un giorno, per risolvere i suoi problemi, l’astrofisica teorica potrebbe adottare una
categoria paleolitica & post-kantiana: lo Spazio-Tempo Circolare. Intanto, certe scienze
hanno sostituito la Verità Oggettiva con la Intersoggettività. Si avvicinano così al vecchio
invito mistico a superare il Sé & il Tempo. Ci sembrano un segno di nostalgia per l’Eterno
Infinito, l’espressione di una volontà di tornare a fondersi nel Tutto, dove nuotare e volare
senza saperlo, come fanno pesci ed uccelli, come facevano anche gli umani prima del
Settimo Giorno. Ce ne avviciniamo nel dormiveglia della siesta, senza gli effetti collaterali
di certe pilloline.

Ad un certo punto della vita e della Storia, il Tempo cambia. Cessa di essere l’istante che
si ripete all’infinito in una coscienza primordiale; diventa durata finita che struttura
un’esistenza consapevole. Nella Storia, il cambiamento potrebbe essere avvenuto insieme
a un fenomeno a due dimensioni: la sedentarietà & religiosità.
Il passaggio dalla raccolta del nomade alla coltivazione del contadino potrebbe essere
stato la conseguenza ultima di una sedentarietà “rituale” in un utero simbolico, semplice
riparo roccioso o grotta labirintica. In altre parole, la permanenza in una caverna e le sue
vicinanze è probabilmente stata causata da “esigenze non materiali ma spirituali”, come
dicono i Moderni. Ad un certo punto, il luogo associato al “culto” diventò più
importante delle fonti di sussistenza, illimitate per i primi nomadi “atei”. Sarebbero
diventati sedentari con una nuova presa di coscienza, il primo grande cambio di
paradigma: diventarono “religiosi”.

Citiamo di nuovo Albert Gianna. Dopo aver osservato che il Tempio è la Frontiera,
luogo & simbolo di Divisione & Incontro, Gianna osserva che Tempo e Tempio hanno
la stessa radice etimologica: «“TEM”, la divisione che Mercurio tenta di ricucire, forma la radice di
“Tempio” ma anche di “Tempo” che esiste solo se è diviso in giorni, ore... L’Eternità non si divide.
L’Eternità non ha nulla a che vedere col Tempo. Nello stesso modo, l’Infinito non si divide; non c’entra

166
con lo spazio, neanche siderale. Eternità ed Infinito sono due metafore, una spaziale e l’altra temporale,
della stessa Irrealtà.» (B)

Quella Irrealtà, così oscura per noi, era il mare d’istanti in cui nuotava il nomade cacciatore-
raccoglitore primordiale. Poi, la frequentazione di un luogo “sacro” fu l’occasione di
sviluppare le prime forme di agricoltura. Ci fu una espansione del Tempo Circolare grazie a
nuove divisioni: un anno di stagioni agricole si aggiunse ai mesi lunari e ai giorni solari.
Il nomadismo perpetuo ed infinito fu sostituito da un nomadismo regionale e stagionale,
un’erranza ciclica, resa necessaria da un nuovo fattore: l’impoverimento delle risorse locali.
Fu seguita dall’eterno ritorno alla terra seminata ritualmente per la raccolta rituale, nei pressi
della grotta-tempio: l’Utero.
La prima sedentarietà, solo stagionale e “rituale”, causò la prima carestia, risolta con il
nomadismo stagionale e regionale. Il suo raggio limitato causò la seconda carestia, risolta con
la seconda agricoltura, rituale & alimentare. Come oggi.
Ma la prima agricoltura, nata in un tempo di abbondanza illimitata, fu esclusivamente rituale:
un sistema di riti ontologici, come i riti della Vasaia primordiale che precedono i riti della
Contadina di decine di migliaia di anni. (2, 3)
Due sistemi di riti producevano e riproducevano e mantenevano una nuova coscienza: la
visione di un Sé nel Tempo, mensile per la Vasaia, annuale per la Contadina.

Quale profeta ateo inventò Chronos? Il Dio del Tempo divora i propri figli, i Figli
del Tempo. Che visione! Solo un profeta ateo può aver “visto” il dopo e il prima:
la propria coscienza di Sé nel Tempo e la coscienza di altri umani che vivevano
fuori dal Tempo, che non erano ancora divorati dal Mostro. Lo chiamò Chronos.
Quella visione ne fece sorgere altre due, sulle quali mise due altri nomi, due
sostantivi inafferrabili eppure fondamentali: il Paradiso e l’Eternità, due reami
fuori dal Tempo. Il Paradiso era/è in terra, prima del Tempo. L’Eternità era/è il
non-Tempo del Paradiso.
Quale profeta o profetessa? A Mnajdra, abbiamo sentito che solo una donna – La
Donna – con i suoi ritmi, i suoi cicli, può aver preso coscienza del “tempo”, una
irrealtà che esiste solo se è divisa. Albert Gianna ha letto l’etimologista Giacomo
Devoto, per il quale la radice “tem” indica un taglio, una divisione. (E)
Profetessa o poetessa? La poesia è poiesis, creazione, linguistica ma non solo. In un
campo in cui le scienze postmoderne e la spiritualità s’incontrano, si parla di
autopoiesi. Adottiamo il termine per indicare il fenomeno fisico & spirituale più
antico che ci sia: l’autopoiesi primordiale. Creandosi, La Poetessa, Maestra dei
Neologismi, e mille poetesse con lei, crearono i mondi degli umani. Una di loro
era La Vasaia. (2, 3)
Poetessa & Madre? Aveva osservato che i bambini passano dal Paradiso fuori dal
Tempo ad altri mondi successivi, ad ogni rito di passaggio fino al rito ultimo: la
garanzia che il gioco ricomincerà, grazie al Tempo Circolare che non è un “tempo”
perché non è diviso. Ma in una delle sue visioni – un incubo – la Poetessa & Madre
vide sorgere Il Mostro, Chronos. Divorò i figli del Tempo Lineare.

Molto più tardi, pochi mistici avrebbero riscoperto l’Armonia col Tutto fuori dal Tempo.
Tornarono alla vita di caverna con raccolta di cibi naturali, o di cibi sociali con la
167
mendicità rituale. La gente comune invece partiva in pellegrinaggio: una ritualizzazione
del secondo tipo di nomadismo, ciclico e religioso.
- La prima agricoltura era quindi un rito religioso?
Lo può dire il moderno che abita in noi. In un’epoca indeterminata, il nostro Essere fu
diviso in spirituale e materiale, la preghiera fu separata dal lavoro e viceversa. «Quindici secoli
fa, qualcuno si era accorto che il discorso non filava. Aveva suggerito ora et labora, forse
scrisse ora & labora, precisando per gli ottusi: ora & labora, ma niente. Non hanno capito,
l’hanno fatto Santo e buonanotte al secchio.» (B)
L’uomo moderno contrappone altri due termini problematici: gratuito e interessato, usati da
chi cerca lo spirituale in ambiti materiali, come da chi nega ogni dimensione spirituale. Con
la nozione di “prevalenza dello spirituale sul materiale”, i Moderni giustificano l’enorme
energia spesa per costruire le grotte artificiali che chiamiamo templi megalitici e piramidi.
Ce lo dovremmo ricordare in un pellegrinaggio da Malta al Cairo, poi da Gerusalemme a
Roma. Al ritorno, se ci guardiamo allo specchio, scopriremo che nelle società più atee, la
“prevalenza dello spirituale sul materiale” giustifica miliardi di sforzi che si sommano in
dispendi energetici assurdi: rimaniamo vestiti malgrado la dolcezza dell’estate.
A Mnajdra, poi a proposito di labirinti, abbiamo visto che le nozioni di tempo, ciclo, semina,
grotta, pancia... fusionavano in una attenzione, in una riverenza, in un “culto” della fertilità
umana, e quindi della Dea: la Donna che può diventare Madre. L’uomo non aveva ancora
un ruolo ufficiale, cioè un ruolo che fu religioso prima che biologico, nella Magia della Vita.
Quindi il rapporto tra attività sessuale e procreazione non era chiaro neanche per la donna.
Tant’è che nel vaso-Donna visto in precedenza, il Triangolo Sacro della Vita è formato dai
seni – fonte del latte – e dall’ombelico, eterno ricordo di maternità & filiazione. Il suo sesso
è appena rappresentato; era solo una fonte di piacere e non era l’unica come abbiamo
osservato in vari contesti. La “porta di sola uscita” nell’atto della filiazione non meritava più
attenzione. Assunse una maggior importanza più tardi, sullo “scudo a forma di 8”. Nella
nebbia che avvolgeva La Magia Fondamentale, le vecchie abitudini di pensiero si
mescolavano alle nuove scoperte... ma succede lo stesso oggi nelle scienze di punta.
Alle galline piacevano i galli: sono inutili ma così belli ! Ignoravano le conseguenze di
piaceri troppo rapidi, troppo rari. Poi la ricerca scientifica e la coscienza di sé fece
passetti dell’oca da giganti, e un bel giorno maledetto, il Signor Gallo – probabilmente
un transalpino – regnò sulle galline.
Un grande cambiamento avviene con il terzo tipo di nomade. Non è più un cacciatore-
raccoglitore né un contadino della Domenica: è un allevatore di bestiame. La mitologia del Far
West gli ha dato il ruolo del protagonista, come nella Bibbia. Abele, Prediletto di Dio per le
sue offerte di carne, cadde vittima della gelosia del fratello maggiore Caino, i cui sacrifici di
frutta e verdura erano derisi. Quel Dio non era equanime, né vegetariano.
Nella gerarchia del Patriarcato, una simile umiliazione del primogenito maschio è un
controsenso. Quel mito, come sempre, parla & tace; parla & mente. Il mito di Caino e Abele
parla della fine della Civiltà della Donna & mente sull’identità di Caino, perché quella
rivoluzione socio-religiosa fondamentale non poteva essere raccontata in chiaro. Doveva
essere detta & nascosta in un mito, come quello della Mela della Discordia.
Caino non era il fratello ma la sorella maggiore di Abele: Caina, la primogenita di Eva, e di Adamo.
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Ai bordi di un deserto solcato da mandrie affamate, Caina faticava nel suo campo.
L’umile contadina era stufa di quel vagabondo nullafacente, quel cowboy prepotente che
portava brutte bestiacce a pascolare in mezzo al suo orto. Un bel giorno, lo uccise a colpi
di zappa, come avrebbe fatto un peone messicano, prima che Abele potesse estrarre la
sua Colt 45. I racconti del West ravvivano una vecchia guerra, iniziata altrove tra beduini
e fellah. Le due caste sono ancora ben distinte in Medio Oriente, oggi.
Nel Mali, per i soliti motivi, si alimenta ancora un conflitto secolare tra una comunità di
contadini e una comunità di allevatori nomadi: i Dogon e i Peul.
Caina è la prima criminale? Sarebbe più giusto dire che Caina è la figura allegorica
dell’Omicidio, come sua madre Eva è la figura allegorica della Caduta, del Peccato, della
Morte contro la quale non ci sarà rimedio fino a... fino alla fine dei tempi, in Paradiso, o
fino all’arrivo provvidenziale della cavalleria, o del Redentore: un Eroe che non uccide
nessuno per una volta. Tuttavia, risolve anche Lui il problema della Morte con la morte:
la sua. La cosa è perfettamente logica perché tutti sanno, o sapevano, che il veleno del
Serpente è un pharmakon: veleno e rimedio. Inoltre, il pharmakos è il Capro Espiatorio dei
greci. Nelle rare occasioni in cui il capro o la capra è volontario/a, diventa Santo/a.
Merita questo statuto divino, per la coscienza che ha della Vita. Ma la sua Luce brilla ad
anni Luce dal mito di Caina e Abele.
La Genesi è la tragedia primordiale. Il secondo atto riproduce lo schema del primo.
Dopo Adamo ed Eva, Caina e Abele rimettono in scena il colpevole femmina e la
vittima maschile. Come in ogni tragedia, il primo atto contiene l’annuncio in codice del
dramma a venire. L’Albero della Conoscenza produce un frutto avvelenato, una mela
infestata da un baco che la divide per sempre in due parti, una buona e una cattiva: la
coscienza della vita e la coscienza della morte.
La Genesi inventa anche il nostro tempo moderno, lineare, indissolubilmente legato alla
nostra morte e quindi alla nostra vita. Caina e Abele formano il nuovo quadro
esistenziale: si è vivo oppure si è morto; non c’è scampo. In un altro universo, nel
Tempo Circolare, la Mela non era bacata, corrotta, divisa; la Mela è sana, intera, integra.
Nel Tempo Circolare c’è solo Vita grazie alla certezza della Primavera, del prossimo giro
sulla Giostra Astrale, del risveglio dopo una notte di sonno acanto al focolare. Se
potessimo vedere con gli occhi del Tempo Circolare, se avessimo l’autocoscienza del
Tempo Circolare, saremmo immersi nella Vita, un ambiente così totale che non ci
sarebbe bisogno di esprimerlo, non ci sarebbe una parola per dire la Vita e quindi per
crearla. Potremmo essere, senza coscienza dell’Essere né del limite del tempo.
Quell’Innocenza primordiale – un mito persistente – è una realtà che si può cogliere
negli occhi dei cuccioli umani: sono & non sanno di essere.

Con le nuove religioni nasce il nuovo tempo lineare e, viceversa, col tempo lineare
nascono le nuove religioni. Ciascuna pensa di essere diversa perché il credo segreto
stabilisce che per essere, bisogna dividersi. Da chi, Dio solo lo sa. Lo conferma
l’etimologia di “religione”: re-unire per i cristiani, ri-leggere per Cicerone. (Le Robert)
Lo conferma l’etimologia di tempo: da “tem”, che significa diviso. Il tempo e la temperatura
esistono solo perché sono stati divisi per essere misurati, come lo spazio. (B)

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Immersi come siamo nello spazio-tempo lineare, parliamo di uno Spazio-Tempo
Circolare ma non è un “tempo” in senso proprio, etimologico, né uno “spazio”.
Le nuove religioni hanno tutte la stessa fede, la stessa speranza in una seconda vita divisa
per sempre dalla morte alla fine dei tempi. In quelle religioni salvifiche, il tempo morirà un
giorno e quel giorno anche la morte morirà. Che pasticcio! Un francese esclamerebbe che
capharnaüm!, ricordando giustamente Cafarnao, il villaggio della Galilea dove la casa in cui
si trovava Gesù fu assalita da una folla caotica che voleva essere salvata. (Marco, II, 1-4)
Curiosi destini; la Donna-Dea e la Mela sembrano uniti da una malasorte: l’epifania del
maschio umano. Prima, la Donna era solo Vita, la Mela era solo Bene, Bellezza, Bontà,
Salute... La Mela portava ogni ben di Dea. E se un archeologo obbietta che non era una
mela ma un fico, ignora che entrambi i frutti hanno lo stesso sesso perché non ha mai
posseduto un disco con il logo della vera Apple: quella dei Beatles.
Curiosa sincronia: la scoperta del ruolo biologico del maschio è contemporanea di un
Big bang che polverizzò l’universo primordiale della Donna. Il nucleo Donna-Vita
esplose. Lo Spazio & Tempo Circolare fu diviso in due: lo spazio e il tempo, il qui e
l’Aldilà, l’ora e l’Eternità. Quel Big Bang è ben rappresentato da un altro pasticcio tipico
del gergo grammaticale: la «congiunzione disgiuntiva e», che è il contrario di &. (1)
Nel magma di una nuova coscienza, l’inimmaginabile non-Vita diventò l’esplicita morte.
La Vita con la V maiuscola fu sostituita da un’illusione da incubo: la capacità di “dare la
vita”, e quindi di toglierla. Una voragine si aprì nel mezzo del cammin di nostra vita – sono le
prime parole dell’Inferno. I Vigili Urbani segnalarono la voragine con un cartello: Tabù!
Nessuno uccida Caina! Fu cacciata. Dove? Ad Oriente del giardino dell’Eden, per la
seconda volta: tale madre, tale figlia. La Punizione di Caina fu il remake di La Colpa di Eva,
dopo la quale Dio «scacciò Adamo; e pose ad oriente del giardino d’Eden i cherubini,
che vibravano ad ogni parte una spada fiammeggiante, per custodire la via dell’albero
della vita.» (Genesi 3: 24)
Prima Eva, poi Caina, furono mandate dove sorgeva Madre Sole prima che fosse
tramutata dai Patriarchi in Padre Sole.
In fondo, il Padre è una scoperta recente. La Sua giovane età, causa dell’insostenibile
leggerezza del suo Essere, spiega tanta violenza nell’affermarsi. Quel padre è un adolescente
frustrato che avrà non più di 6 o 7.000 anni. Nel frattempo, molti padri sono diventati adulti
in modo quasi clandestino. Un buon esempio potrebbe essere Giuseppe di Nazareth.
Spada Fiammeggiante... Sembra il nome dell’Eroe in un film fantasy, o dell’Eroina,
dipende dal marketing. Ciò che conta in fondo è la Spada.
A che serve? La Spada serve a «custodire la via all’albero della vita.» Più chiaro di così...
e poi ci si chiede dove nascano le psicosi sessuali, con o senza violenze e crimini.
- Ma che c’entra, cos’è quell’albero della vita?
- È una bellissima pianta; le sue radici scendono profonde, nella terra, per nutrire la chioma che
sale alta nel cielo. I suoi fiori sono profumati, i suoi frutti succulenti...
- Io non posso...
- Visto caro che hai capito! Non puoi. E se ci provi, con la sua Spada Fiammeggiante, l’Angelo
te lo taglia.

170
Bonus track 12 – 28 giugno 2018.

Codicillo
Un codicillo? Il racconto ha fischiettato mani in tasca per tutta la traversata, ha riso e si è
ammutinato nelle tempeste, e ora che entra in porto, si dà delle arie? Il Signor Lupo di
Mare si prende per un atto notarile, con un codicillo? Vuole rimanere nella nostra
memoria?
Ah, la memoria... L’autore ha già citato un aforisma:
La memoria è l’intelligenza degli imbecilli.
Tutti sanno che senza memoria storica, non abbiamo futuro. Il nostro futuro è
compromesso dalla mensa accademica: servono la Storia a fette, come il prosciutto.
A scuola dovevamo imparare a memoria le date delle battaglie, e più si ricordavano, più
si diventava imbecilli. Lo facevano apposta. Era vietato capire le ridicole, scandalose
ragioni delle guerre. Capire avrebbe creato tensioni quando, a 18 anni, i ragazzi
sarebbero diventati carne da cannone, le ragazze sollazzo del guerriero.
In Francia sapevamo tutti la risposta ad una domanda: – Marignan? – 1515!
Nessuno in Francia sa dove sia Marignan, eppure fu una “vittoria”. Quindi non chiedete
ad un francese dov’è Trafalgar.
Sulla soglia di un piccolo mare – il Mediterraneo – gli inglesi conquistarono la supremazia
su tutti gli oceani. Britannia rules the wave dice un canto patriottico; Britannia governa le onde,
come Nettuno. Britannico fu il più grande impero della Storia, dopo la “sconfitta” a
Trafalgar di un piccolo imperatore con un sogno europeo in salsa romana. Trafalgar è una
parola araba: Tarf al-gharb, il “capo ovest” dell’Andalusia, al-Andalus, la terra dei Vandali che
avevano vandalizzato i resti di un impero romana risalendo a... ecc., ecc.
Morirono a milioni nella battaglia di Trafalgar in 1805; a decine di milioni al Trattato di
Pace di Versailles in 1919:, che continua a bruciare il Medio Oriente.
L’incendio permanente in Africa è più discreto. Non si sa niente, s’immagina qualcosa
quando dei relitti finiscono sulle spiagge d’Europa, disturbando la balneazione. Allora la
Libera Stampa titola: Invasione! Non parla mai della Santa Alleanza tra Corruttori e
Corrotti. Non è colpa dei giornalisti. Anche loro hanno studiato la Storia a scuola, quindi
non possono sapere che chiunque tenti d’amministrare l’Africa per gli africani viene
eliminato dalla Santa Alleanza perché viola il Trattato di Pace di Versailles del 1919.
Oggi, il vecchio Trattato dimostra ancora un’energia esplosiva.
Oggi, 28 giugno 2018, il Trattato di Pace di Versailles ha 99 anni. Bisogna festeggiare.
- Cameriere! Un panino di Storia affettata sottile, e una bottiglia di Champagne.

Ri-unire la Storia? Nelle scuole di pseudo nazioni composte da cento popoli di cento
“culture” – la Spagna, l’Italia, la Francia, la Germania, il Regno “Unito”! – l’Unione è
solo Sacra & Contro. Contro chi? Ma contro il nemico ovviamente. Il nemico è un
fantasma, un essere senza “cultura” oltre il vizio di mangiare i bambini. O di “sgozzare i
nostri figli e le nostre compagne”, come canta la Signora Marsigliese. È troppo signora per dire
che il nemico è un vigliacco senza Dio e senza documenti che violenta le nostre madri e

171
sorelle. I nostri coraggiosi soldati non lo farebbero mai perché sono fedeli alla fidanzata,
alla Patria, alla religione, e perché hanno dei documenti.
Grattando quel trucco di sporcizia, leggendo le rughe del Tempo come abbiamo fatto
qui, si può scoprire che le “culture” hanno tutte la stessa faccia. Si svela anche una verità
vergognosa: sotto bandiere di tanti bei colori, le patrie nascondono tutte lo stesso culo
sporco.
I popoli hanno gli stessi bisogni; hanno gusti diversi; ne vogliamo fare un dramma? Sì, i
drammi piacciono, da una poltrona. Le patrie sono squadre di calcio. Per limitare i danni
di competizioni insensate, la federazione mondiale fa molto per intralciare le squadre
piccole, e niente contro i club potenti che tirano pallonate col cannone.
All’inizio del Terzo Millennio, le sorti dei popoli sono decise da pulsioni acefali al
disopra degli Stati. Ci è parso utile riscoprire, nell’eterno presente dell’umanità, altre
pulsioni acefali all’origine di molti dei nostri mali: gli Eroi.
Abbiamo trovato trace di una pulsione benevole e di un’entità acefala più soave...
Bisogna togliere allo scemo del villaggio globale la motosega con la quale taglia il ramo
sul quale è seduto.
Bisogna togliere dalle mani della tecnologia lo scettro col quale governa il genere umano.
Bisogna ridare all’umanismo il controllo della scienza. A questo fine, gli umanisti dovranno
liberarsi del loro feticismo bibliofilo e tornare ad osservare il mondo.

L’antropologia culturale, l’etnobotanica, la psicosociologia, tra altri neologismi, provano


a rimettere insieme i cocci con la colla interdisciplinare. Ottimi tentativi, ma non bastano
più per affrontare la sfida ambientale globale, le guerre locali, i drammi personali.
Dove cominciare? Una profonda riforma non può che essere culturale, e non può che
partire dalla scuola. Nella scuola materna, degli operatori illuminati fanno già un ottimo
lavoro. Dalle elementari, la situazione peggiora ad ogni passo.
Scavando appena nel nostro racconto di viaggio, si nota una tensione umanistica verso
una conoscenza autenticamente scientifica & responsabile. Si più riassumere in una
parolona che suona come una parolaccia: onto-epistemologia metadisciplinare.
Che brutte parole, vero? Sono orribili! Ma l’intera locuzione si può sostituire con il segno
&, il verbo in blu sulla copertina. A volte il titolo si capisce solo alla fine. Abbiamo
spiegato come & “cambia tutto”; lo abbiamo paragonato all’Ankh.
- Son cose vecchie, arrugginite. Le buttiamo nella spazzatura?
Le hanno già buttate tanto tempo fa, ma se le tiriamo fuori dall’indifferenziata della
Storia, se lucidiamo &, se sfreghiamo l’Ankh, la lampada d’Aladino potrebbe liberare...

172
Bonus Track 13 – Primo ottobre 2019

Miseria & splendore del cacciatore preistorico

Cherchez la femme !
L’uomo preistorico si sentiva miserabile. Vediamo, riconosciamo la sua miseria in una
miseria attuale: emerge da due esempi.
Incisione rupestre. Svezia
Questa riproduzione appare sulla copertina
di un libro pubblicato in Italia nel 1995.
In un articolo scritto dallo stesso autore nel
2015, il disegno illustra un’informazione
precisa che traduciamo dall’inglese:
«Nelle immagini rupestre post-paleolitiche di
almeno tre continenti, una linea associata ad
una figura umana indica il genere maschile,
un punto il genere femminile.»
Sì, d’accordo, normalmente... La linea che attraversa il personaggio di sinistra rappresenta
in effetti il sesso maschile, e la coda di un lupo o di un altro animale totemico. Ma il
punto, grosso et rotondo come un “pallone” di pietra di Mnajdra, non indica la donna.
Un segno, un significante, ha un significato solo in relazione col suo contesto. E in questo
contesto, la donna è indicata dal profilo del seno destro, in relazione con la posizione delle
gambe le quali, in relazione col “pallone”, ne indica chiaramente la natura. È quasi un Sole
di pietra di Mnajdra, è quasi la Luna: è soprattutto il neonato appena partorito dalla
donna. La mano centrale comune a l’uomo e alla donna completa un esempio raro, forse
unico, di Sagra Famiglia preistorica. Conclusione del primo esempio di problema attuale:
una “magia” riservata alla donna è stata ignorata da uno specialista di preistoria. Non
citeremo il suo nome: si dice il peccato, non il peccatore.
L’omissione o la negazione della centralità della donna nelle società preistoriche riflette la
centralità dell’uomo nelle società moderne.
Omissione o errore, fu commesso qui da un uomo, ma dobbiamo essere equanimi e
considerare nel secondo esempio ciò di cui è capace una donna di oggi.
Claude Lévi-Strauss ha scritto La potière jalouse: la vasaia gelosa. In inglese, il titolo è stato
tradotto The Jealous Potter: il vasaio geloso. La traslazione, l’elevazione del femminile al
maschile potrebbe essere stata una scelta di marketing dell’editore americano. A meno che
una donna, specialista di traduzioni dal francese all’inglese, ignori il termine Potteress.
Ignoranza, errore, omissione, atto mancato, pudore, pudicizia vittoriana, paternalismo,
misoginia latente, maschilismo sornione... La miseria della donna moderna è l’immagine
speculare della miseria del Cacciatore in quella “preistoria” chiamata Civiltà della Donna
nei capitoli precedenti. Le “femministe” moderne s’inventano nuove funzioni sociali;
vedremo che gli “uoministi” preistorici inventarono la Caccia.
La preistoria che osserveremo precede di molto questa incisione rupestre in cui un uomo
è diventato – finalmente! – padre, di famiglia.
173
Miseria del cacciatore preistorico
In italiano, manca una parola per “l’arte di fare vasi”. Ceramica sarebbe fuorviante qui;
proponiamo “vaseria”, che equivale a poterie e pottery in francese e inglese.
Nella preistoria, esiste una relazione tra un’antichissima magia femminile che chiamiamo
“vaseria” e una nuova magia maschile chiamata “caccia”. Vedremo che la prima “caccia”
fu praticata da vegetariani.
Il vaso preistorico di terra, di cui non parla nessuno perché è sparito, precede
ovviamente il vaso di terracotta. Quest’ultimo monopolizza l’attenzione dell’archeologo
senza svelare il secreto della Vasaia primordiale che produceva il Vaso una sola volta
durante tre giorni, ogni mese. Claude Lévi-Strauss lo ha detto diversamente perché il suo
proposito era diverso dal nostro.
Creando una semplice scodella con terra e acqua, la Vasaia rappresenta sé stessa. Sente
che il ritmo mensile del proprio incantesimo ha un rapporto col ciclo lunare.
Recentemente, sulla sua scala, inizia a cuocere il Vaso. Come abbiamo spiegato in
Ermeneuticca di una tecnica, la cottura del Vaso è un rito di passaggio dall’infanzia all’età
adulta; prolunga il primo rito di passaggio chiamato nascita. La cottura rende il Vaso
“eterno”, come un osso. (2, 3)
D’altronde, seguendo la logica della sua magia, la Vasaia usa un osso come strumento
duro e liscio per sfregare il suo Vaso quasi secco, per renderlo brillante. (4, 5)
Usa anche un ciottolo a tale scopo? Certo, ma la distinzione tra osso e ciottolo non è
così netta per lei : nella sua magia, un ciottolo è un osso. Come l’acqua dove lo prendeva,
il ciottolo appartiene alla montagna, sua Madre, il cui ventre la ospita ancora.
La Vasaia primordiale è la donna preistorica. Se non “caccia”, non è per la debolezza che
qualcuno le attribuisce. Tanto più che la “caccia” è questione di osservazione, di
pazienza, di astuzia, prima della scena finale che monopolizza la nostra attenzione ma
richiede più abilità che forza, grazie alle armi di getto, tra altri trucchi.
La Vasaia non caccia perché non ha bisogno di un tale surrogato. Lei è il modello archetipale
dell’uomo preistorico, povero, che si considera incapace di fare il Vaso rituale ad ogni Luna.
In un nuovo rito tutto mascolino, la Caccia, un uomo vegetariano inizierà la costruzione del
suo amor proprio. Sarà un’opera lunga, mai soddisfacente; porterà alla seconda metà del
nostro titolo: Il femminicidio degli Eroi.
Ma prima, nella “preistoria”, la Caccia fu un dramma religioso articolato in atti rituali,
come la Santa Messa.
L’Uomo Nuovo, il Cacciatore, trasferì la magia fondamentale della Donna nella Caccia
così da poter anche lui generare la Vita facendo nascere & rinascere.
Ecco, tutto è detto.
- Cosa?! La vita? Ma suvvia, i cacciatori danno la morte!
Sì, è quanto ripetiamo senza pensarci, ultimamente, da 3 o 4.000 anni, ed è ciò che fanno
certi pseudo-cacciatori oggi. Però lei ha ragione; non si dovrebbe iniziare il racconto dal
flash finale: la visione. Andiamo quindi a ricostituire la rêverie, il sogno ad occhi aperti, che
ci ha portato ad un paradosso illuminante. Fu nutrito da un testo molto convincente:
Autres regards sur la chasse préhistorique, di Marcel Otte. (L)
Dallo stesso autore allo stesso link, un’altra pietra angolare, Le serpent et la pomme –
Illustration de la préhistoire religieuse, puntella le nostre note di viaggio.
174
L’anello mancante
Il presente 13esimo bonus track a Nostra Signora Dea & Il femminicidio degli Eroi è certamente
stato ispirato da Autres regards sur la chasse préhistorique. Però Marcel Otte, professore di
preistoria della Université de Lièges, poeta della paleoantropologia e filosofo, non
condivide necessariamente la nostra visione. Costituisce l’anello mancante tra la
Civilizzazione della Donna (che abbiamo riscoperto nel nostro percorso qui, demolendo
strada facendo il termine “matriarcato”) e ciò che rifiutiamo di chiamare Civilizzazione
dell’Uomo. Il Patriarcato, superficie tumultuosa di un mare profondo, ha solo 5 o 6.000
anni di vita. La sua giovane età non è una scusa per eccessi che lo hanno invecchiato
prematuramente e preparano la sua fine.

L’andatura del vagabondo


Non abbiamo seguito un percorso; facevamo una passeggiata. Non cercavamo né funghi
né fragole di bosco, né niente, né quel niente che si chiama Assolutamente Niente. Però
siamo stati ben costretti ad osservare, a costatare, che nel passato più remoto, si trovano
le chiavi del presente. Ciò permette d’immaginare un futuro desiderabile e possibile per
le nostre società: è un’attività mentale leggera, tipica di un vagabondo.

Scienza o umanismo? Una questione di metodo.


Per capire le società del passato, il paleoantropologo interroga dei testimoni materiali
come le ossa umane e animali. Le sue osservazioni scientifiche sono seguite da ipotesi e
deduzioni che non sono scientifiche perché non può confermarle col metodo scientifico. Si
tratta quindi di speculazioni e congetture ma nascono dai sentimenti più profondi di un
umanista. Non si sente inferiore ad uno scienziato, al contrario. Un umanista mette la propria
conoscenza del cuore e dell’anima al di sopra della conoscenza scientifica che usa spesso.
La questione è già stata sviluppata qui, in una critica dell’espressione “scienze umane”. Le
speculazioni e congetture di un umanista sono il frutto di capacità affettive & logiche
intime, soggettive, ma si esercitano su indizi esterni, oggettivi. Per un detective, tre indizi
fanno una prova, ma i giurati non cambiano così facilmente le loro vecchie opinioni.
In molte “tombe” arcaiche, si trovano ossa e vasi di terracotta. Ignorando per ora la
favola delle stoviglie per l’aldilà, parleremo di un più antico rapporto simbolico tra vasi e ossa. Non
sarà necessario distinguere tra ossa umane e ossa animali.
Al capitolo Labirinti, abbiamo esaminato il vaso “preistorico” di terra che nessuno può
vedere oggi perché è sparito. Ebbe un’importanza fondamentale per centomila anni e
più, prima del vaso di terra cotta. La Maestra della Vasaia primordiale esiste ancora: La
Vasaia Volante fa i suoi piccoli vasi di terra da due milioni di anni. (3)
Invece, innumerevoli ossa d’animali cacciati ci furono lasciati in eredità dal Cacciatore.
Sono descritti scientificamente dal paleoantropologo. Le sue interpretazioni tentano di
ricostituire le società dei cacciatori, come fa con i cocci di terra cotta. Vedremo il rapporto
tra le ossa dell’animale cacciato, il Cacciatore e il Vaso invisibile della Donna invisibile.
La nostra civilizzazione ha seri motivi di non vedere le trace della donna preistorica. Con
la matematica, i fisici vedono l’invisibile, ma la matematica dell’umanista – la rêverie, il
sogno ad occhi aperti – non è ammessa nelle accademie che tollerano appena Gaston
Bachelard. Peggio per loro. Nel corso della seguente rêverie, cercheremo la Donna
preistorica per comprendere meglio “L’Uomo visibile”: il Cacciatore.
175
Cherchez la femme!… nel Paradiso Terrestre, prima della Divisione.
Marcel Otte riassume nel modo seguente le osservazioni sue e di altri esperti: «La
mentalità primitiva non stabilisce una distinzione netta tra il mondo animale e l’umano.»
Parafrasando, riassumiamo le nostre osservazioni sulla donna preistorica: la mentalità
primitiva non stabilisce una distinzione netta tra il mondo del Vaso e quello della Donna.
In precedenza, abbiamo ricordato che l’arte della Vasaia, che iniziamo qui a chiamare
“vaseria”, fu prima di tutto un rito di fertilità. (2)
Riassumiamo altri dati del testo di Otte, utili qui. Gli umani erano vegetariani. In un
ambiente in cui gli alimenti vegetali desiderati erano molto abbondanti, si trovano tracce di
caccia abituale. Le prede erano scelte secondo criteri simbolici che guidavano anche una
consumazione magica, non nutrizionale. La distribuzione delle ossa nell’ambiente pare
indicare un rito il cui scopo era di ridare la vita all’animale.
L’ultimo concetto si spiega: i specialisti credono nella morte.
- Come sarebbe?! Lei non ci crede?
Non essendo uno specialista, la questione non si pone. Ma invece di giocare agli Indiani
come al solito, giocheremo ai Trogloditi. Recupereremo felicemente la nostra anima
troglodita. Capiremo cosa significa seppellire un essere umano, animale o vegetale, per
esempio un seme. Solo i “moderni” associano sepoltura e morte; è inconcepibile, per chi
crede che la Vita e il Tempo non sono lineari ma circolari. Ovviamente, stiamo pensando ai
nostri fratelli trogloditi antropofagi: mangiano il corpo e bevono il sangue di un Uomo-
Dio venerato. Nasce ogni anno al solstizio d’inverno in una grotta, poi s’addormenta
come un orso di un sonno comatoso in una caverna dalla quale Egli rinasce in Primavera.
(Cfr. capitolo Continuità)

La preda era quindi scelta secondo criteri simbolici. Sarà stato così anche per gli “alimenti”
vegetali? I Moderni dividono la caccia dalla raccolta perché Aristotele ha ufficializzato la
divisione tra uomini, animali e piante. Non era ovvia, allora. Più ispirato da Le Metamorfosi
di Ovidio che da Aristotele, l’autore, come il suo alter ego troglodita, non divide
nettamente l’animale dal vegetale: il serpente e la pianta di pisello strisciano entrambi e si
arrampicano. Si può quindi pensare che gli umani preistorici scegliessero anche gli
“alimenti” vegetali secondo criteri anche simbolici. I criteri medicali sono più evidenti?
Forse lo sono per i Moderni, ma che significa “medicina”, per una coscienza che non ha
ancora diviso l’Essere umano in corpo e anima, né l’umano dall’animale e dalla pianta?

Al capitolo Nomadi e contadini, abbiamo visto che la prima agricoltura fu un’attività


“religiosa”: un rito di fertilità. Altrove, avevamo notato che una cornucopia che rovescia
i suoi frutti non era solo un cliché della generosità della Natura. La Cornucopia era la
rappresentazione plastica della Sorgente ora al centro dell’attenzione del ginecologo.
Abbiamo anche parlato delle spirali prensili della pianta di pisello che nessuno nota nel
capitello corinzio; dobbiamo aggiungere ora una visione troglodita: quando un pisello
germoglia, la testa di un neonato spunta da due labbra.
Al capitolo L’Ombelico & L’Acanto, la nostra lettura delle ossa a globuli di Schliemann e Orsi ha
confermato l’importanza del pisello selvatico. Fu una delle prime piante ad essere coltivata?
Sarebbe logico per i seguenti motivi simbolici. Un osso a globuli rappresenta i piselli nel
baccello: un fallo pieno dei semi che si evolve da un fiore somigliante ad una vulva.
176
L’Androgino non è solo un mito. La presa di coscienza del ruolo maschile nella
procreazione sarà stata una rivoluzione, con le sue solite restaurazioni. Scegliendo il
pisello come pianta totem, una Donna-Pisello potrebbe aver voluto restaurare la sua
fertilità indipendente dall’uomo. Oggi sa a chi rivolgersi. La scienza medica deve far fronte
ad un’altra richiesta di fertilità indipendente: certi uomini vorrebbero che il proprio
corpo generasse un bambino. Questo capriccio esprime forse un’invidia profonda?
Perché no? Freud ha certo parlato di una invidia del pene da parte della donna.

La donna moderna e il cacciatore preistorico: due miserie speculari.


Nelle nostre città di milioni di abitanti, la fertilità della Donna non è più la
preoccupazione principale. Nella preistoria, la sopravvivenza di una comunità era
garantita solo se i suoi membri raggiungevano un numero minimo. Parliamo di tutti i
membri della comunità, uniti & interdipendenti: umani & animali & piante. Il mondo fisico
non era ancora stato vittima della di-visione di Aristotele. Il pensiero ecologico potrebbe
aver sottostimato quel nemico mortale.
Sappiamo che Aristotele fu il maestro di Alessandro Magno, che estese il suo impero fino
all’India. Notizie sull’Induismo potrebbero aver spinto il filosofo a dividere una buona volta
gli uomini dagli animali. Secondo un oracolo, il dominio dell’Asia era promesso a chi
avesse sciolto il nodo gordiano. L’alunno, Alessandro, tagliò il nodo di un solo colpo di
spada. Il maestro, Aristotele, non fu meno violento; cancellò la visione unitaria con una
sola parola: divisione. Come dicono i Romani: Divide et impera.
La civilizzazione fondata da Aristotele ha diviso gli umani dagli animali e dalle piante, ma
anche dagli oggetti. «Oggetti inanimati, avete dunque un’anima che si affeziona alla nostra... ?»
chiedeva il poeta. È vero, caro Lamartine, nel caso delle caverne naturali o scavate nella
roccia e nella terra. Anche l’acqua ha un’anima, oggetto delle rêveries di Bachelard.
Simili divisioni e unioni più o meno marcate, e la Divisione, e l’Unione, sono visioni
culturali che riguardano l’umanista, non lo scienziato. Eppure la scienza medica parla di
vita vegetativa per un umano in coma, sonno profondo in greco. Senza intervenire in un
dibattito delicatissimo, ascoltiamo il punto di vista preistorico.
«Questo fratello umano si comporta come un fratello vegetale? È naturale. Stiamo quindi
tranquilli come lui, e cantiamo tutti insieme affinché ci parli, e balliamo affinché si alzi e
cammini, qui o altrove.»
A volte funziona. In Africa, si canta e si balla ancora durante giorni per celebrare un rito
dimenticato nei paesi civilizzati: i funerali.

Nella preistoria, le relazioni tra umani, animali, piante e cose erano regolamentate. Delle
leggi non scritte erano codificate da racconti che definiamo leggende o mitologie, e da
riti che definiamo magici o religiosi. Esprimevano questioni ontologiche che portavano
a scelte esistenziali. Erano le Leggi Costituzionali di re-pubbliche nelle quali quasi tutte le
“re” – le “cose” in latino – erano ancora pubbliche, in cui quasi niente era ancora stato
diviso dal Tutto per farlo diventare privato.
Le nostre filosofie giudiziarie, economiche, politiche, e i nostri eserciti, si affrontano su
quella sola parola: quasi. Comprendiamo il pensiero preistorico perché le nostre religioni,
tradizionali o scientifiche, ci dicono ancora oggi cosa mangiare o no, vale a dire chi
essere o non essere.
177
I vegetariani praticanti hanno un nuovo problema: la scoperta scientifica di una coscienza
delle piante. Ecco un altro ponte lanciato tra le società arcaiche e postmoderne. Altrove,
abbiamo descritto una forma di pensiero “pre & postmoderno” utilizzata dall’Indiano,
dalla Casalinga e dal vincitore del Nobel di fisica: tre scienziati & umanisti. (10)

Dalla selce al silicio


Non è indispensabile stabilire una cronologia scientifica delle forme di pensiero perché,
per esempio, la “preistoria” esiste ancora; gli etnologi lo sanno bene. Diversi autori
letterari dell’America Latina hanno osservato che nel loro continente, le età dell’umanità
sono contemporanee, dalla selce bifacciale al silicio del microprocessore.
Nel romanzo I passi perduti, Alejandro Carpentier descrive come in un incubo una tribù
indigena che tratta come schiavi subumani i membri di un’altra tribù. Potrebbe essere
una metafora della nostra società. Carpentier ha descritto la Rivoluzione Francese nelle
Antille; il titolo del romanzo esprime un sarcasmo feroce: Il secolo dei Lumi.
Il Tempo Lineare è una visione e il suo figlio moderno, il Progresso, è una illusione.
Il geometra non ama l’astrofisico perché gli dimostra che, ad una certa scala, la linea retta
è un’illusione anch’essa. Un razzo sembra salire bello dritto nel cielo, ma è un’altra
illusione perché la Terra gira e percorre un’ellisse, come ogni oggetto nell’universo.
Come per esempio una cometa, che passa e ripassa seminando la Vita come un
contadino cieco, sulla terra fertile e sui sassi.
Il Progresso... Guardando il TG e ascoltando i suoi silenzi, scopriamo ogni giorno un
nuovo motivo per crescere e diventare troglodita.

Come diventare un troglodita oggi, e perché.


Basterebbe, per esempio, seguire le orme di Montaigne. Pensava come un troglodita:
scrisse che anche gli animali hanno una cultura. Non era ancora di moda, anzi; era
rischiato durante le guerre di religione. Ma potremmo mai seguire l’esempio di un
gigante? Imitiamo piuttosto l’umile vasaia.
Ancora oggi certe vasaie producono vasi che non cuociono benché sarebbero capace di
farlo. Altrove, la “vaseria” è diventata un hobby chiamato la “ceramica”. La peggior
ferita che possa infliggere il vasaio dell’associazione culturale al suo allievo è di non
mettere la sua opera del forno: gli nega la vita eterna. (2, 8)
Per vent’anni, una organizzazione fondata dall’autore di queste note ha facilitato la
pratica della “vaseria”, o ceramica, in contesti culturali, educativi e socio-terapeutici. Un
forno portatile superveloce, inventato e prodotto a tale scopo, era meno importante del
metodo, nuovo per questi ambienti non-industriali dove si venera la tradizione. Il
Metodo del Club Ceramica Selvaggia era fondato sulla osservazione di un sistema “soggetto
& oggetto & ambiente”, prima della deduzione di una tecnica specifica ad ogni obiettivo
dichiarato e ad ogni ambiente. Certi umani lo fanno da migliaia di anni. Le loro tecniche
sono imparate poi insegnate da umani molto diversi perché rispettano la tradizione,
come fanno i bravi alunni e le belle accademie. (10)
Bisogna sempre cuocere una ceramica, oggi ? «Non lo so, quindi osservo.» Era l’inizio del nostro
Discorso sul Metodo. Ai partecipanti al seminario che si definivano artigiano o artisti, si
aggiunsero presto insegnanti, educatori, psicologi, ma si fece in modo d’includere sempre

178
un Faro vivente del Metodo: una casalinga. Lei dice che segue la tradizione ma è troppo
intelligente per farlo, a proposito del come e del perché cuocere o non cuocere. (10)
Cuocere o non cuocere una ceramica? Stiamo “facendo ceramica” oppure “facendo fare
ceramica”? Osservando bene ogni variabile, in funzione dei bisogni di una certa persona, in
un certo momento, si arriva a volte alla seguente considerazione.
Prima della cottura – il rito finale – un vaso o un gattino può riposarsi un mese su un
ripiano in cucina. Se il mese successivo si ama ancora, gli si può dare l’eternità nel forno,
oppure si può aspettare ancora un mese se non si è sicuri o se, per un motivo oscuro, si ha
paura di “cuocerlo”.
Se non si ama più “l’oggetto”, lo si posa dentro una ciotola piena d’acqua. Si vede allora
la magia dell’eterno ritorno: gattino o vaso, si torna ad essere lo stesso fango. Basta
asciugarsi un poco per diventare un altro – un vaso più rotondo, un gatto più bello, o un
cane, perché no? – per poter ripartire col piede giusto sul ciclo lunare preistorico, per
regalarsi un altro giro di giostra sul Grande Maneggio del Tempo Circolare.
Quel rinascimento, quel rito di rinascita, di rigenerazione mensile, non è riservato al
genere femminile. Può essere sgradevole all’inizio, come uno sciroppo amaro, ma dopo
qualche mese può diventare profondamente positivo, e liberatorio. Senza contare che si fa
a meno del vasaio moderno e del suo forno: una pancia cubica, che blasfemo! Lo gestisce
in esclusiva, come un prete l’altare, senza capire veramente come funziona. Per seguire
un dogma, basta avere la fede.
- Quando il mio gattino è esploso, ha detto che era colpa della bolla d’aria, e quando la mia
ciotola si è fessurata, ha alzato le spalle dicendo: «Cosa vuole, la ceramica è piena di misteri...»
Che buona scusa per un vasaio; spesso è solo un ceramista. Non può conoscere né
guidare un rito di rigenerazione; si occupa solo di oggetti, crede che sono separati dal
soggetto che gli ha creati per realizzarsi. Certi professionisti pensano sminuire un hobby
definendolo con una locuzione rivelatrice: un’attività ri-creativa. La magia della Vasaia
non è l’unico esempio ma il suo hobby è vecchio di 100.000 anni. Ecco perché bisogna
essere particolarmente prudenti quando si gioca col fuoco, la terra e l’acqua, senza
dimenticare l’aria, invisibile e determinante ad ogni stadio della magia. Bisogna essere
prudenti perché la miglior medicina può diventare un veleno se si sbaglia la dose, il
momento, la persona.
In questo campo, la cottura è sempre preoccupante. Il vasaio e l’allievo aprono la porta
del forno come fosse quella del reparto maternità: il nonno e il padre sperano che tutto
sia andato bene. Senza una preparazione specifica, senza un percorso di maturazione,
osservare un alter ego mentre si dissolve nell’acqua non porta alcuna liberazione, né
rigenerazione. Causa una forte angoscia e può provocare una crisi cardiaca. (2, 8)
Vediamo un’altra magia a base di terra e d’acqua: la lettura, inventata dal cacciatore
“preistorico” millenni prima della scrittura che segna l’inizio della “Storia”, secondo alcuni.

La lettura precede la scrittura


Composizioni di gesti, suoni, ultrasuoni, odori, colori, ed altri segni impensabili per noi...
Gli animali sanno “leggere” tutti i linguaggi della propria specie e certi linguaggi di altre
specie che a loro interessano. Lo sanno fare i selvaggi come Montaigne che diceva che gli
animali hanno una cultura. Sanno “scrivere” solo il proprio nome? Così sembra a noi
179
perché sappiamo “leggere” solo certi linguaggi delle specie che ci interessano. Abbiamo
iniziato a scrivere poco tempo fa, ma da quando c’interessano i linguaggi degli animali, e
perché? La domanda ci riporta al nostro Cacciatore vegetariano.
«Il linguaggio precede il pensiero» è un aforisma attribuito a Lacan; ci è stato utile qui. Ora
dobbiamo formulare un altro aforisma, simile ma paradossale: La lettura precede la scrittura.
Evoca un’altra relazione tra la Vasaia e il Cacciatore.
Per quest’ultimo, la Caccia consiste prima di tutto nel selezionare un altro sé stesso.
Quando il suo alter ego è altrove, lo cerca inseguendo le sue trace: deiezioni, peli sui
rami... Altre trace cambieranno il corso della Storia: il Cacciatore le trova nel fango. La
stessa materia è usata dalla Vasaia per produrre il proprio alter ego. Citiamo un brano da
Ermeneutica di una tecnica. (2)
«L’argilla morbida registra ogni gesto in modo “immediato”, cioè senza la mediazione di
uno strumento. Questa “immediatezza” è piacevole: la terra, come l’acqua, è uno
specchio che rimanda al Soggetto un’immagine oggettiva, tanto importante, tanto
piacevole che il Soggetto ne può essere inghiottito, come Narciso. Quando si fa
ceramica, il primo segno è l’impronta delle dita sull’argilla: “la mia traccia”. Era la voce di
un uomo, di un Cacciatore arcaico. Il primo segno nell’argilla fu la traccia dell’animale
inseguito: il primo testo, non-scritto ma letto dal Cacciatore. Molto più tardi, svilupperà
la scrittura, una magia “al maschile”, segni di sé impressi nell’argilla usando uno
strumento alter ego: una canna appuntita.»
Scritto trent’anni fa, il testo si riferiva alla scrittura cuneiforme. Proseguiva così.
«Il primo oggetto è quasi sempre una ciotola; non è un segno ma un simbolo, un racconto:
“la ciotola-pancia contiene e protegge; quando vado a raccogliere bacche ed erbe, rimane nel punto focale: il
focolare, il centro del mondo, dove mi rappresenta. Ogni oggetto uscito dall’argilla informe richiama la mia
esistenza...”. Era la voce di una donna; ritroveremo più avanti la sua magia “al femminile”.»

Innocenti piccole uccisioni e piccole rinascite


I bambini dei poveri vivevano in un «Sono esistiti ovunque in Siberia dei luoghi
paradiso terrestre dove i piccoli maglioni sacri .../... dov’erano riuniti i resti degli
diventavano grandi. Dopo un sospiro, animali uccisi durante la caccia. Crani e ossa
bisognava trovare il coraggio di erano sospesi o ammucchiati, secondo un
ammazzare i piccoli e di macellarli in certo ordine. A volte un luogo era riservato
lunghi capelli ricci di lana. Allora, il ad ogni specie, a volte le predi di terra e di
maglione grande poteva nascere sulla mare erano vicine. Da lì ad ammettere che
punta di due baghette magiche guidate da queste offerte avevano lo scopo di riportare
mani raggrinzite che profumavano di in vita questi animali, c’è solo un passo.»
varechina.
Traduzione dell’autore da Lot-Falck, 1953, citata
(Ricordo personale dell’autore) da Otte (L)
Riportare in vita degli animali suppone che siano morti. Lot-Falck ha ragione, dal nostro
punto di vista, ma il Cacciatore, dal suo punto di vista, non uccideva. Noi diciamo che la
Vasaia faceva vasi di terra cruda perché i vasi sono di terra cotta, oggi. Dal proprio punto di
vista, la Vasaia si realizzava con Terra & Acqua. Il Cacciatore non uccideva l’animale:
uccidere, eliminare la vita, era inconcepibile quanto spegnere il Sole. Tutti potevano
osservare che l’eclissi era un passaggio.
180
La Vita & la Morte costituisce una struttura binaria indissociabile, come Il crudo e il cotto,
titolo di Lévi-Strauss. L’antropologo strutturalista aveva osservato i linguaggi dei popoli
che non mangiano cotto, scoprendo la mancanza di una parola per dire crudo. Se ne
deduce che gli abitanti del Tempo Circolare non avevano una parola per dire morte, né
vita. Siamo stati noi a inquinare i loro linguaggi materiali con parole nostre. Abbiamo
inventato la tomba; era il tempio, l’abbiamo scoperto a Micene. Con simili etichette, i nostri
musei sembrano campi di rieducazione per alieni.
La visione che abita il Tempo Circolare è inconcepibile oggi perché non comprendiamo
più il vocabolario delle religioni e dei miti. Questi racconti generano attitudini gemelle:
credenza e scetticismo. Due parole, un’altra struttura binaria: due sbarre alla finestra. Si può
evadere tentando di comprendere i racconti. Certe persone distinguono temporale da spirituale
come dividono il corpo dallo spirito, la vita mortale dalla vita spirituale: sono le strutture
binarie delle tribù monoteiste. Imprigionati nella struttura binaria morte/vita, certi teologi
vogliono eliminare il cotto promettendo il crudo. Ogni soluzione alla morte conferma la
sua esistenza. Questi tecnici ignorano la logica di utensili quotidiani che arrivano da
lontano: il calendario delle Feste, le ore, le preghiere, giungono da un universo in cui la
loro espressione, “vita eterna”, sarebbe un pleonasmo. Questi ferri arrugginiti arrivano
dal mondo del Tempo Circolare: la “preistoria”.
Siamo logici. Visto che abbiamo scelto di vivere nel Tempo Lineare, abbandoniamo il
calendario ciclico e inventiamo il calendario lineare. In fondo ne abbiamo già uno: è
l’asse cartesiano del tempo. Dovremo vietare i punti indicando anni, mesi, giorni, ore,
tenendo solo i minuti. Il nuovo strumento sarà utile nei nostri viaggi interstellari, quando
non saremo più schiavi del Sole e della Luna.
Intanto, delle trace del Tempo Circolare sono rimaste ben visibili nei nostri villaggi
durante feste cicliche che furono per gli inglesi degli holidays: dei giorni sacri. Abbiamo
trovato una tracia importante a Delfi, al tempo di Socrate e di uno scultore, Callimaco.
Il detective e il maggiordomo
Il capitello corinzio fu creato da Callimaco. Lo abbiamo sospettato di essere l’autore
della Colonna delle Danzatrici che innalzano l’Omphalos, l’Ombelico del Mondo, a
Delfi. Abbiamo ridefinito quel gruppo marmoreo al capitolo L’Ombelico & L’Acanto
grazie ad un’espressione corrente: l’Asse del Mondo è l’asse Madre-Figlia. Le foglie
d’acanto rappresentano la Madre. Ne emergono tre “danzatrici” unite in una colonna
che innalza l’Omphalos come il gambo innalza il bocciolo del fiore prima che si apra: il
fiore rappresenta la Figlia. Delle foto eloquenti illustrano tale visione. Tutti conoscono le
foglie d’acanto e le riconoscono ovunque; nessuno sembra notare l’assenza del fiore. La
Figlia è stata eliminata e senza Figlia, niente Madre. Chi è l’assassino?
- Cherchez la femme!
No; cercate l’uomo. Ancora una volta, l’assassino è stato il maggiordomo: si chiama Ermes.
Lo abbiamo visto; al servizio di Zeus, Ermes consegnò la Mela avvelenata della Discordia
che divise la Donna in tre: Afrodite, Atena, Hera. Il fondatore del Patriarcato, Zeus, divise la
Donna in tre per regnare. Fu cancellata dalla Trinità seguente. L’asse Madre-Figlia fu
sostituito dall’asse del nuovo mondo: Padre-Figlio. Ma si trovano ancora ovunque le foglie
d’acanto e le immagini della Vergine, quindi non siamo giunti alla «fine della Storia.»

181
La preistoria permanente
Il Cacciatore amava certi animali perché li considerava i suoi simili. Altri erano ignorati. Gli
animali tabù erano odiati? Oggi forse si parlerebbe di specie non commestibili. Eppure, nei
supermercati del nostro mondo globale, troviamo scarafaggi caramellati, carne di cane, e
persino pezzi di maiale che qualcuno mangia crudi, essiccati nel sale.
Riflettiamo all’animale buono: l’alter ego, l’eletto, il Dio del Cacciatore, il cui Essere
garantisce il suo Essere.
In una nebbia, intravediamo il rapporto arcaico tra amare / sacrificare / mangiare il nostro
alter ego, il nostro Totem, il nostro Dio. Lo vediamo più chiaramente nel nostro
linguaggio gestuale. Lo segnalavamo in Funzioni ed usi del linguaggio tecnico. (7)
«Il dialogo, oggi simbolo di pace, è da sempre una trasposizione simbolica del
combattimento corpo a corpo. Un etologo direbbe che anche l’Uomo ha inventato un
modo di scaricare la “conflittualità intraspecifica”: un duello ritualizzato che protegge la
specie dall’autosterminio. .../... L’etimologia, come un filo di Arianna, ci aiuta a collegare
le parole .../... Un etologo segnalerebbe che simpatia-comprensione-comunicazione-
comunione-fagocitazione si esprimono in un linguaggio gestuale: la stretta di mano,
l’abbraccio, il bacio. Gli Dei dell’Amore e della Guerra, e mostri antropofagi, e soavi
spiriti, sono tuttora attivi dalle quinte del nostro teatrino quotidiano.»
Nella pratica rituale chiamata “caccia”, “uccidere” o “sacrificare” non era il contrario di “dare
la vita”, “partorire”. Era un rito equivalente compensativo, specifico di un sottogruppo umano di
sesso maschile: i cacciatori. Quel rito era probabilmente celebrato in momenti precisi, come
oggi ma per ragioni leggermente diverse. Come nelle nostre feste religiose, era probabilmente
l’occasione di festini: una esibizione di “abbondanza”, di “fertilità” senza proporzione con
esigenze alimentari. Una tale gioia & pazzia sembra legata alla soddisfazione momentanea di
un bisogno inappagabile, che bisognerà quindi ripetere ciclicamente.
S’intravede un rapporto con riti orgiastici. In descrizioni tradizionali più o meno
oniriche, si mescolano nozioni come “mangiare”, “amare”, “uccidere”. Questi fantasmi
non sembrano emergere dal mondo femminile arcaico; non sembrano più riservati al
mondo maschile.

La Caccia, da ieri a oggi.


Per un’associazione d’idee tipica dei sogni, il Cacciatore sostituì l’animale cacciato con un
alter ego più simile: un altro umano. L’obiettivo era meno egoista: la trasposizione della
magia femminile di nascita o rinascita non si effettuava più a beneficio dell’individuo
maschile ma della sua Comunità, che veniva così rigenerata. Ciò conferì probabilmente al
Cacciatore uno statuto sociale più elevato. Cacciatore-Sacrificatore? Solo le tribù
diventate numerose potevano permettersi il lusso di sacrifici umani.
Come per gli animali selvatici, la scelta degli umani da sacrificare fu definita da regole,
diverse in ogni gruppo. Con la mescolanza dei gruppi, le regole si sommarono
probabilmente, aumentando il numero dei sacrificati. Per proteggere le loro tribù, i
profeti misero fine ai sacrifici umani religiosi. Uno di loro si chiamava Abramo ma ce ne
furono necessariamente altri. Nella Bibbia, un agnello sostituì un bambino sull’Altare del
Sacrificio. L’animale domestico aveva un antenato, un animale selvatico che il Cacciatore
aveva catturato vivo: così iniziò l’allevamento.
182
La confusione persistente tra Prete e Pastore ci spinge ad una piccola deduzione, di
sfuggita. Nella preistoria, così come le pratiche agricole furono un rito di fertilità
femminile, le pratiche d’allevamento costituirono un nuovo rito compensativo maschile, come la
Caccia. Un uomo poteva esprimere il proprio lato femminile. Si occupava dei figli
animali con un’attenzione materna, prima dell’atto considerato fatale da chi oggi crede
nella morte. Era un buon pastore.

Abramo ed altri saggi allevatori furono ascoltati perché, nel frattempo, il cacciatore-
allevatore-sacrificatore era diventato un guerriero che cacciava solo prede gloriose. Il
guerriero diventò un soldato con un salario: un mercenario che uccideva solo per
mangiare. Finalmente un uomo normale, moderno!
Più tardi, altri allevatori profetici firmarono convenzioni a Ginevra: nel 1864, nel 1906,
nel 1929, nel 1949, nel 1977... Mirabile perseveranza nel mettere un po’ d’ordine nei
sacrifici umani bellicosi. Non siamo più selvaggi ma in certi paesi, si celebrano ancora
sacrifici umani per rigenerare la Vita della Comunità. Il rito si chiama Pena di Morte.
Il rapporto tra “amare” e “uccidere” è orribilmente ovvio per chi ha letto Sade, o un
articolo di giornale su un femminicidio. Abbiamo evocato pudicamente un rapporto tra
“amare” e “mangiare” parlando del bacio. Quando va tutto bene, l’Amore presiede
ancora ai nostri riti quotidiani: i pranzi. Ma per capire il loro rapporto con il Cacciatore
preistorico, quindi per capire noi stessi, dobbiamo studiare il menu.

Siamo ciò che mangiamo


La magia che esamineremo può ricordare il cannibalismo rituale, con il quale si
acquisiscono le qualità del defunto. Eviteremo una semplificazione verbale così desolante.
Partiremo da un’osservazione tanto banale quanto indispensabile qui: nei mammiferi, la
madre allatta il figlio. Un soggetto e un verbo e un complemento? Grammatica superficiale,
miserabile, criminale! C’è Un Essere: Verbo & Soggetto : «amare & nutrire & diventare (la
madre) & amare & nutrirsi & diventare (il figlio)».
Questo fenomeno quotidiano da sempre trovò la sua trasposizione simbolica in un nuovo
rito: la Caccia. Iniziava con una forma d’amore che univa Cacciatore & Animale fino a
confonderli; si concludeva con una forma di nutrimento che dobbiamo esaminare meglio.
Secondo Lot-Falck citata da Otte, le popolazioni primitive siberiane mangiavano la carne
soprattutto bollita. Per qualcuna di loro, la stessa carne grigliata era tabù.
- Perché?
La risposta arriverà dopo la seconda domanda: chi ha scoperto l’acqua calda?
L’acqua calda fu inventata dagli umani dell’età della Terra & Acqua, prima dell’età della
Terra Cotta (due età snobbate dalla cronologia accademica). Bisogna notarlo perché per
fare un bollito, non c’è bisogno di una pentola in terracotta (e siamo ancora lontani
dall’età delle pentole in bronzo). L’Acqua invece è indispensabile.
Descriviamo una “tecnica” che fu un rito di fertilità dalle ricadute incalcolabili.
Accanto al Fuoco, si scava la Terra per ottenere una Pancia; la si riempie d’Acqua, dopo
averla foderata con la pelle di un animale, scelto secondo criteri dimenticati.

183
Attorno al fuoco, dell’energia è accumulata in strane batterie paleolitiche chiamate pietre.
Vengono messe nell’acqua che prende a bollire con una velocità che non deve
sorprendere: il Fuoco, nascosto nella Pietra, è entrato nella Pancia d’Acqua. Per
mantenere il bollore, basta sostituire le pile. Risultato? Non abbiamo bollito solo la
carne. Un bel giorno, o un triste giorno, si fa una scoperta: sotto le tracce di fuoco
slavate dalla pioggia, la Terra è cotta.
La Terra Cotta è più forte dell’Acqua, più forte del Fuoco.
Un giorno, una Pancia scavata nella Terra conterrà il Vaso di Terra e il Fuoco.
Molto più tardi, la Pancia sorgerà dalla Terra e la sovrasterà come un Tempio. Sarà
chiamato forno. La sua base sarà prima circolare e poi rettangolare.
Ceramica & Cucina & Architettura... Per una coscienza umana primordiale, ogni azione
umana era rituale. Quelle “tecniche” erano sequenze d’azioni simboliche convergenti in
un solo rito ontologico. La sua funzione era l’affermazione dell’Essere.
Il Rito fu diviso più tardi da osservatori non-trogloditi chiamati specialisti. (2)
Le tecniche si evolvono & i riti cambiano & viceversa. Questa considerazione ci
permette di rispondere alla domanda iniziale sulla carne grillata. Mangiarla era un tabù
perché mettere la carne dell’animale sul fuoco non era una cottura finalizzata alla sua
assimilazione, a renderlo simile mangiandolo. Al contrario, era finalizzata al far rinascere
l’animale fuori da sé, quindi senza mangiarlo. Più tardi, il rito significò garanzia di Vita
Superiore. Non era riservato agli animali; oggi quel rito è riservato agli umani.
L’incinerazione è stata commentata qui al capitolo Continuità. Un altro modo di tornare
nella Pancia Celeste era l’esposizione del corpo agli uccelli.
Non stiamo esaminando delle tecniche ritualizzate; stiamo descrivendo un rito che la visione
moderna considera come un insieme di tecniche. La Comunione non è una tecnica ma
un rito. Oggi, uno specialista potrebbe dire che l’Ostia è prodotta ritualizzando la tecnica
del panettiere. Un giorno, scriverà che l’Ostia era una piccola pizza senza pomodoro.
Pubblicherà il suo saggio in una rivista specializzata, nel secolo XXI dopo la nascita di
Nostro Signore Smartphone.
Per capire meglio il rito del Cacciatore, bisogna capire un aspetto del rito della Vasaia.
Potrebbe essere utile, per certi problemi di oggi.
Prima della creazione del Vaso, la Vasaia deve unire Terra & Acqua.
Dopo la creazione del Vaso, la Vasaia deve dividere la Terra dall’Acqua, affinché la Terra
diventi più forte. Il processo è doloroso. La perdita di Acqua si traduce in una perdita di
volume che causa tensioni, deformazioni, persino crepe. Ma è un passaggio indispensabile:
lo sanno tutti che il (vaso) neonato dev’essere diviso dall’acqua in cui è cresciuto.
Un giorno, il Vaso di Terra non fu più considerato perfetto, che significa compiuto. Fu
quindi sottomesso ad un secondo rito di passaggio: la cottura.
Prima di cuocere il Vaso, bisogna essere sicuri che sia perfettamente secco. Nessuno chiede
mai perché. Vediamo la questione da un punto di vista moderno, per quanto possibile.
Tutti dovrebbero sapere che in certi ambienti, l’acqua è un esplosivo. Se il lettore lo scopre
versando un cucchiaio d’acqua in une pentola d’olio di frittura bollente, se lo ricorderà
tutta la vita grazie alle cicatrici di bruciature.
184
Per essiccare il suo Vaso, la Creatrice, la Demiurga, non soffia sulla sua Creatura come nel
Genesi; lei si siede e aspetta. Tramite le sue mani, ha già dato al Vaso il proprio Spirito,
vale a dire il suo soffio, e la propria Anima, vale a dire il suo vento. I latinisti lo
confermano.
In inglese, anima si traduce soul. La nostra Vasaia spiega l’origine di un concetto
inafferrabile. Per certi etimologisti, soul viene dal protogermanico saiwaz, che indica acqua,
poi lago e mare. Finché la terra contiene acqua, rimane fertile e malleabile; quando viene
abbandonata dall’anima-acqua, la terra dell’abbondanza diventa un deserto sterile, mentre
il corpo d’argilla diventa rigido. Riassumendo, la nostra anima è Acqua per i Germani,
Aria per i Latini. Le due visioni sono accettate dalla saggia Vasaia: vuole evitare un’altra
guerra di religione.
Una seconda divisione dell’Acqua dalla Terra avviene all’inizio della cottura-metamorfosi.
Il fenomeno è più misterioso perché (quasi) invisibile. Quel passaggio è un guado da
attraversare lentamente. Se il fuoco non è troppo vivace all’inizio della cottura, si evita
l’esplosione del vaso di terra nel forno.
Per il ceramista, il colpevole è «La bolla d’aria! L’argilla era mal impastata.»
Per il ceramista, la rimozione della bolla d’aria è un rito di purificazione.
Tutti devono impastare il pane d’argilla come fa il ceramista: religiosamente.
Il ceramista sbaglia; il vasaio ha ragione: toglie le grosse bolle d’arie che lo disturbano, ma
solo se usa un tornio.
Per verificarlo, basta intrappolare molte bolle d’aria nell’argilla ancora fresca di dieci
oggetti; se uno solo scoppia durante la cottura, non è per colpa delle bolle d’aria.
Un vaso può esplodere a causa di un resto d’umidità; bisognava essiccarlo meglio.
- Ma il mio vaso era rimasto sul termosifone per un mese!
Dunque era secco. La materia che ha fatto esplodere il vaso nel forno è la sua acqua molecolare.
Può uscire dall’argilla solo all’inizio della cottura, quando un calore più grande spacca le sue
molecole idrate. L’acqua ne esce allo stato di vapore, lo stesso trascina un treno. Deve quindi
uscire lentamente. Più l’oggetto è spesso, più questa fase si deve prolungare. Se la cottura è
troppo rapida, se una fiamma si allunga troppo presto, si sente un’esplosione nel forno: un
tuono sotterraneo, annunciato dal lampo della fiamma.
Come descrivere il risultato? Si potrebbe dire che la terra cruda è diventata cotta. Ciascuna di
queste nozioni è oggettiva & soggettiva. Si descriverebbe meglio questo fenomeno fisico & psicologico
dicendo che il Vaso che ha resistito al Fuoco non sarà più disgregato dall’Acqua, come le ossa.

Si confonde spesso la resistenza con la resilienza, termine che viene dalla metallurgia; si adatta
bene all’arte della Vasaia. Come il ferro battuto, il vaso di terra cotta ha subìto prove
iniziatiche spaventose. Prima della cottura, era abbastanza forte per esistere. Nel forno, ha
sofferto orribilmente ma dopo una tale prova, ha provato la sua resilienza: è diventato più forte di
prima, più forte dell’Acqua, più forte del Fuoco sul quale il vaso potrà tornare per cuocere a
sua volta qualcosa nella propria pancia.
Il rito della Vasaia è circolare. La distinzione tra soggetto ed oggetto è chiara solo per
l’osservatore moderno che ignora che quel rito è un sistema. Vede solo un insieme di persone,
cose, tecniche.
185
Le tecniche esistono per l’osservatore moderno perché appartiene al Sistema Moderno.
Le tecniche non esistono per la Vasaia né per il Cacciatore: appartengono al Sistema Preistorico.
Una simile relatività Soggetto-Sistema è mirabilmente illustrata da in libricino divertente e
fondamentale: Flatlandia, di Edwin A. Abbott (1884). Unisce un racconto fantastico sulla
vita in un mondo a due dimensioni & un manuale filosofico-scientifico & una
sottilissima satira della società vittoriana.
La “vaseria” era un rito femminile; è forse diventata un rito anche maschile? I torrenti si
mescolano, le acque del fiume colano in superficie, in profondità e sottoterra, come la
Storia dell’Uomo & la non-Storia della Donna.
Il ceramista non ha saputo spiegare l’esplosione di un vaso perché non ha capito una
lezione di chimica al liceo, distratto da un amico diventato archeologo. Le stesse statuine di
terracotta, scavate dallo stesso sito, sono rosse, rosa o grigi perché furono realizzate con
argille diverse, dice l’archeologo. Ne dedurrà altre stupidaggini. Se ha visto cuocere dei
gamberi, non ha osservato nulla perché disprezza l’antro delle donne: la cucina non è un
laboratorio scientifico. All’università, ha letto dei libri sulla ceramica ma, per un progetto
interdisciplinare, ha invitato l’amico ceramista; non si sa mai... L’articolo pubblicato sul
progetto è risibile perché esprime le nozioni pseudoscientifiche scarabocchiate alla lavagna
dal professore del liceo, incapace di fare vivere le scienze in attività metadisciplinari. Per
esempio la “cottura” degli “alimenti”. (1, 4, 6, 7)
Un pensiero & azione metadisciplinare caratterizza l’umanismo autentico. Lo scienziato deve
specializzarsi, e dunque dividere; l’umanista unisce ciò che è stato diviso e tenta di
esprimersi in quella Unione. Quando lo scienziato tenta un approccio interdisciplinare,
tende verso l’umanismo. Quando l’umanista fa ricorso a conoscenze scientifiche, non
tende verso le discipline scientifiche, e, se non viene inghiottito dal vortice del Tutto,
rimane un umanista. Illustriamo questa digressione sul metodo con un esempio.

I riti dello Scultore


Torniamo a quanto abbiamo detto: «Dopo la creazione del Vaso, la Vasaia deve dividere la
Terra dall’Acqua, affinché la Terra diventi più forte. Il processo è doloroso. La perdita di
Acqua si traduce in una perdita di volume che causa tensioni, deformazioni, persino
crepe. Ma è un passaggio indispensabile: lo sanno tutti che il (vaso) neonato dev’essere
diviso dall’acqua in cui è cresciuto.»
Tutti? Lo Scultore non è d’accordo. Usa la stessa Terra & Acqua per creare lo stesso Vaso e farà
in modo che non si asciughi mai. Lo copre religiosamente con un velo umido, prima di andare a
dormire, o quando è finito. Lo ripetono religiosamente tutti i libri di Storia dell’Arte. Bisogna
rispettare i più piccoli gesti dei riti, soprattutto quando non si capiscono più, anche se al posto di
un tessuto umido che rischia d’asciugarsi, si potrebbe usare una pellicola di plastica.
Senza tensioni né deformazioni o crepe, e dopo altri passaggi, il vaso di Terra & Acqua
dello Scultore diventerà il Vaso Eterno in Bronzo... ma è un’altra storia: è un’altra disciplina.
Ricordiamo che nell’approccio metadisciplinare seguito qui, non si parte dalle disciplini
come nell’approccio interdisciplinare. Si osservano gli elementi fondamentali di un sistema:
l’Uomo, e dunque la Donna, e qui terra, acqua, fuoco, e i fenomeni che nascono dalle loro
interazioni, il tutto in un certo ambiente storico, sociale, economico, culturale...
186
Combinando questi dati, si riscoprono le tecniche tradizionali e la loro logica, ma
soprattutto si inventano nuove tecniche in funzione di nuovi obiettivi in un ambiente che cambia di
continuo. Solo dopo tale processo creativo, si deve inventare un nuovo linguaggio tecnico perché
un qualsiasi vecchio linguaggio tecnico è l’ostacolo principale alla creatività. (7, 10)
Non è quello fanno gli specialisti: non sono pagati per (ri)pensare.
È quello che fanno gli esperti, dopo essersi sbarazzati di una cultura scolastica a base di
quiz scritti in gergo fossilizzato.
È quello che fanno l’Indiano e la Casalinga da sempre, per vivere o sopravvivere. (4, 10)
È quello che abbiamo fatto qui a proposito dei riti della Vasaia e dello Scultore, per
capire il rito del Cacciatore, e i nostri riti a scuola e altrove.

No grazie, niente carpaccio; prendo il bollito.


Perché il Cacciatore della preistoria mangiava carne bollita, e non cruda come tutti, vale a
dire come i suoi simili animali?
Noi siamo ciò che mangiamo e come lo mangiamo. Delle variazioni infinite formano le
nostre culture: le nostre Costituzioni esistenziali.
Il Cacciatore è un maschio; la sua pancia non è fertile, povero. Affinché la “carne”
dell’animale scelto sia assimilata, affinché quell’animale diventi simile al Cacciatore come un
proprio figlio, deve passare per La Pancia d’Acqua Calda. Il rito era forse celebrato dalla
Sacerdotessa del Focolare che chiamiamo casalinga? Può darsi che nella cucina preistorica, il
Cacciatore sia diventato il primo chef. Dopo tutto si trattava della sua Pancia.
Tutto ciò è molto irrazionale, vero? Il sogno «ha le sue ragioni che la ragione ignora.» La rêverie di
Bachelard, il sogno ad occhi aperti, demolisce muri di abitudini e censura, in un viaggio fuori
dal Tempo. Gli psicanalisti conoscono percorsi; invitano alla partenza e vendono i biglietti.
Ecco una genealogia biblica: Zelenin, citato da Lot-Falk, citata da Otte, scrive che bollire
la carne era un modo di garantire la rinascita dell’animale. Non abbiamo detto nient’altro,
dato che “animale & cacciatore” è un Essere unico che nasce & rinasce nella Pancia
d’Acqua Calda, in un Tempo Circolare. Zelenin ipotizza che la carne arrostita fosse tabù
perché faceva incontrare l’animale col suo nemico, il fuoco. Abbiamo dovuto correggere la
sua visione osservando quel tabù alla luce di un rito ben noto: “bruciare”, vale a dire
“incinerare la carne” d’un fratello animale o umano che deve rivivere altrove. Mangiare
quelli che incineriamo è quindi tabù. Invece è giusto mangiare un fratello animale uscito
dal proprio utero pieno d’acqua calda. Qualcuno ha bisogno di un calderone magico;
l’autore troglodita preferisce una pentola di terracotta bella panciuta.
Ovviamente, il Cacciatore non “caccia” tutti gli animali che osserva. A volte, non mangia
il proprio padre-fratello-figlio totemico (il lupo?). In tal caso, mangia lo stesso animale
del lupo (il cervo?). Lo mangia per farlo nascere di nuovo, perché il Cervo è un padre-
fratello-figlio & perché il Lupo deve continuare a “mangiare”.
Il bambino sfugge al lupo & rincorre il cervo, sul più bel cavallo della giostra, alla Fiera
di Primavera, quando niente è morto. La giostra gira così veloce che si confondono.
Ripetiamolo: il cacciatore preistorico non uccide l’animale che ha scelto come
coprotagonista del suo dramma in cinque atti. Cerca le sue tracce, poi lo insegue, ma nel
terzo atto non gli prende la vita, né gli dà la Vita Eterna. Non si tratta nemmeno di una
187
vita in più né di una vita altra. L’essenza stessa dell’Unità fu espressa con una tautologia:
«L’Essere è». Parmenide non era un cacciatore bensì un filosofo preistorico, come
Socrate. Aristotele mise fine a una bella Storia. È anche responsabile di una traduzione
moderna della tautologia di Parmenide, in forma di domanda: «Dio esiste?».
Si rimprovera a volte al cacciatore d’oggi di non cacciare per nutrirsi. È il suo unico
punto in comune con il cacciatore preistorico, che è soprattutto vegetariano e vive nel
Paradiso Terrestre dei vegetariani. L’abbondanza regna anche per gli animali carnivori;
ciò facilità un grado di socializzazione del Cacciatore con il suo animale preferito, che è
spesso sazio. Certo, il Cacciatore non si avvicina troppo a un grosso carnivoro, ma
abbastanza per osservarlo, e per ammirarlo, prima di assimilarlo in vari modi.
Per il Cacciatore, mangiare l’animale scelto è un modo di farlo (ri)nascere come un padre
fertile e, al tempo stesso, di diventare suo figlio neonato. Il Cacciatore desidera essere il
Padre totemico che ammira, però mangiarlo, come fanno gli antropofagi, non è l’unico
modo di diventare il Padre. L’abito fa il monaco e il lupo. Il travestimento non è una forma
d’imitazione – termine sul quale torneremo – ma di vera e propria assimilazione, una forma
di travestitismo: che sia ludico o meno non è importante per chi rispetta il gioco come
un’espressione che emerge dal profondo.
Nel quarto e quinto atto del dramma intitolato La Caccia, il protagonista fa una bella
cena, poi si traveste. Per il Cacciatore, una pelliccia è sempre ecologica. È sempre bio: dà
la Vita. Lupo o coniglio, ci si veste secondo un modello ideale o accettabile. Tutti si
travestono, anche i nudisti, e gli altri, quelli che si vestono in piena estate, o quelli che
scelgono di mettersi una uni-forme. L’obiettivo è sempre lo stesso: «essere un altro, più
forte di me misero, per poter fare altro, giustificato a farlo da fratelli d’arma che
appartengono al mio corpo.» Quel corpo militare porta spesso il nome di un animale, e si
può sentire un ominide forzuto vantarsi: «Sono un’aquila; sono una tigre.»
Quando un uomo si prende per un lupo, mangia come un lupo. Quel vegetariano diventa
carnivoro con un processo d’assimilazione di tipo religioso, o meglio ontologico: siamo
quello che mangiamo, quello che facciamo, ecc.
L’ex vegetariano diventato carnivoro nella preistoria non è diverso dall’ex carnivori
diventato vegetariano oggi. Entrambi hanno assimilato un modello che ritengono
migliore, come i bambini che siamo tutti a tutte le età, quando va tutto bene.
Concepiamo difficilmente l’unione Cacciatore-animale perché vediamo solo la (loro) divisione.
Allo stesso momento, nello stesso sogno, grazie alla stessa iniziazione, Wolfgang è
diventato Il Lupo & Il Lupo è diventato Wolfgang, nome che significa Cammina come Il Lupo.
È facile da capire, per il bambino di città che caccia il cervo di notte col branco di lupi, i
suoi fratelli indiani. Ma l’adulto fatica. Ha fatto degli studi, al plurale: ciò che ha studiato
è diviso in discipline, in corsi, ed ogni diploma è una piuma in più al suo copricapo, una
cicatrice in più dopo un’altra iniziazione dolorosa. (Che sia per questo che si chiamano
discipline?) Il suo linguaggio precede il suo pensiero, e lui possiede solo parole
contraddittorie – la vita, la morte – con le quali non riesce ad operare una fusione che
elimini la Divisione, la Catastrofe: la perdita dell’Innocenza paradisiaca che mise fine
all’Unione fuori dal Tempo. Non ci riesce malgrado gli sforzi millenari degli Dèi
Messaggeri, degli Angeli e delle re-ligioni.
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La Caccia preistorica è un rito di Comunione. Il Cacciatore “ama & uccide & mangia &
diventa” il suo modello ideale, il suo animale totemico. Eccoci di nuovo alle prese con
l’aspetto linguistico della questione onto-epistemologica: bisogna leggere un solo Verbo in
quattro verbi unificati da &. Considerarli uno alla volta sarebbe della macelleria da
supermercato, dove un Tutto viene diviso e proposto in vaschette di polistirolo: è così pratico!
Un uomo nuovo nasce da un nuovo rito: la Caccia. Il Cacciatore imita la magia
riservata alla Vasaia. Ma anche la donna preistorica coltiva relazioni intime col mondo
definito animale dall’inventore della modernità, Aristotele, per dividerlo dal mondo
umano. Il totem della Vasaia è la vespa vasaia; l’abbiamo chiamata La Vasaia Volante. (3)
La sua cugina costruisce piccoli nidi di cera per i figli che nutre col latte più dolce che
ci sia: il miele. La raccolta di miele selvatico appare su disegni rupestri realizzati
decine di migliaia di anni fa. Si pensa alla Terra Promessa, dove scorreva latte e miele...
- Sì ma chi produceva il latte?
E chi produceva il Miele? L’autore troglodita lo ignora, inghiottito com’è dall’Unione
umano & animale, ma inseguiamo un breve ragionamento.
Grazie a Francesco Aspesi (D), sappiamo che ape e labirinto erano legati nel «substrato
linguistico egeo-cananaico»: reperti linguistici di quel Nord-Est del mediterraneo dove la
geografia è carica di Storia. In quell’area e in quel periodo così remoto – diciamo pre-
biblico – l’Ape era un simbolo della Donna. Al capitolo Labirinti, avevamo osservato
che, nello stesso periodo arcaico, il labirinto a spirale inciso sulla roccia rappresentava
la pancia creatrice femminile.
Così, l’espressione «latte e miele» potrebbe essere stato un pleonasmo simbolico per
evocare la Dea e i suoi doni paradisiaci, nel mondo egeo cananaico, prima
dell’occupazione di quei territori da immigrati giunti da un Sud chiamato Egitto.
Ma per questi ex Egiziani, che poteva significare «latte e miele»? Solo un’eccellente
prima colazione? O anche l’Unione ideale: «Latte & Miele»? In tal caso, il «paese del
latte e del miele» non era solo un miraggio d’abbondanza visto da fuggitivi affamati
persi nel deserto, ma anche e soprattutto il luogo ideale dove un gruppo di rifugiati
poteva nascere come popolo: la Terra Promessa.
- Lo sanno tutti che Israele è la Terra Promessa!
Tutti lo dicono, senza chiedersi cosa fosse il Miele, per gli antichi Egizi. Quando lo
scoprirà lei, fra un attimo, non esclami «perché non ci ho pensato prima?!» Le scuole, i
templi e i supermercati non servono a far pensare.

Il cervo, l’albero e il miele.


El ciervo, el arbol y la miel è un articolo pubblicato su Cuadernos de Arte Preistórico
(2/2016). Il suo autore, Juan Francisco Jordán Montés, commenta un disegno rupestre
della grotta riparo di La Higuera, ad Alcaine, Teruel (Aragona). Per ammirarlo, basta
sfruttare la magia dell’Internet. (M)

Jordán Montés cita altri esperti d’arte rupestre iberica: la ricercatrice C. Olaria e gli
scopritori del disegno: A. Beltrán e J. Royo. Potrebbero accettare la nostra visione della
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“caccia” preistorica come “rito di fertilità maschile” perché interpretano il disegno come
un rito di fertilità. Altri lo chiamerebbero “Caccia al cervo con raccolta di miele
selvaggio”, senza definire questi termini né il contesto. Pensiamo che il disegno meriti un
titolo articolato: “Inno allegorico della fertilità indistinta in una società olistica”.
Il disegno può essere letto come un solo accordo musicale: delle note diverse si uniscono e
s’innalzano in un’armonia solenne e gioiosa. Vediamo, sentiamo, ascoltiamo la composizione di
un grande cervo con un albero, delle api da miele attorno ai loro nidi, varie figure umane
stilizzate e una raffigurazione di «donne incinte» (dice Juan Francisco Jordán) o di «due donne»
mentre stanno «concependo esseri umani» (precisa Carme Rosa Olaria).
Dobbiamo notare una relazione speciale tra due soggetti, benché siano chiaramente
separati nel quadro: le donne incinte sotto il cervo e, in cima all’albero, le api. Svolazzano
attorno a due favi che pendono dai rami (antropomorfi) di un albero, associato alle corna
(antropomorfe) di un grande cervo.
Jordán Montés descrive così i favi: «Due cavità ovali, dipinte in rosso, nelle quali si vedevano fino
a cinque omini minuscoli.»
In un simile contesto, se si supera il pudore vittoriano che
offusca la mente dell’Accademia, si può associare i due favi
oblunghi ai testicoli del Grande Cervo.
Tale visione conferisce a quel miele un carattere preciso, in
tema di fertilità.
La visione si precisa notando che La Higuera si trova nel paese
della corrida. Dopo la Fiesta de los toros, le macellerie espongo in
vetrina i testicoli degli animali sacrificati. Sono destinati ad un
consumo umano propiziatorio così banale che passa inosservato.
L’aumento di virilità immaginato dal Consumatore è l’equivalente
magico della fecondità femminile sognata dal Cacciatore.
Questa permanenza di un rito preistorico è degna di rispetto?
Non sappiamo giudicare, ma notiamo che altri riti simili ci arrivano dallo stesso periodo.
Assicurano una “fertilità non genitale” in quanto producono & mantengono un Essere comunità
& individuo, come fanno tutti i linguaggi. (7)
Due riti nostri fanno girare la Ruota del Tempo Circolare preistorico: la Festa sacra e il
Festival civile che ritornano fedeli, e il Canto corale. Assicurano il Ri-Nascimento perpetuo,
la continuità dell’Essere Comunità. Tempo & Fertilità sono uniti da ogni Festa e da ogni
Canto corale a beneficio della Comunità: un essere collettivo femminile, materno.
Quando diventa asfissiante, si canta a solo, o ci si allontana fischiettando. Gli uomini
fischiettano più spesso delle donne?
- Tempo e fertilità sono uniti anche dalla luna. Ma per gli uomini, funziona il canto corale ?
Funziona per tutti. Molti lavori erano accompagnati da un canto corale perché erano
vissuti come riti comunitari. Non sarebbe sorprendente scoprire che mentre costruivano
le sacre piramidi, i liberi lavoratori Egizi cantavano degli Spiritual, come gli Afroamericani
incatenati in fila per i lavori forzati sulle strade di campagna negli USA. In Italia,
ricordiamo solo il canto delle mondine. In fila, la schiena curva tutto il giorno, il loro
canto pettinava la risaia. Altrove, degli uomini ricurvi sotto il sole risalivano le colline più

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povere: con un coro di speranza, la fila di zappe apriva la terra al seme. L’estate dopo
diventavano falciatori: un coro più fiero di schiene dritte mieteva il grano.
Per il Padrone, il canto sosteneva il ritmo della catena di montaggio. Il Sindacalista
sapeva che un coro è un’assemblea potente. Il Generale si accarezzava i baffi, soddisfatto
della manovra della truppa. Mentre contemplava il suo gregge, gli occhi del Pastore del
villaggio si riempivano di lacrime alla visione mistica di quel Pane ottenuto con un lavoro
troppo sacro per lui. Gli uomini invece faticavano, spesso troppo per poter offrirsi il
lusso di un’opinione su sé stessi. Ma quando lavoravano & cantavano in coro, ciascuno
di loro si sentiva più uomo di tutti i padroni, sindacalisti, generali e curati. Forse perché,
magicamente, l’uomo che lavorava & cantava & guadagnava ogni giorno il pane quotidiano si
sentiva un po’ Dio, o un po’ donna fertile nutrice.
Di questi riti ci restano i fossili; li rispolveriamo ogni tanto. La caccia preistorica era un
rito di gruppo? Era probabilmente preceduta e seguita da canti corali ed altre espressioni
collettive, funzionali alla magia di fertilità nutrice & rinascita, con l’aiuto di sostanze psicotrope.
Oggi, i cacciatori bevono & cantano cori che vogliamo ignorare. A proposito del magico potere
del canto, unito all’assunzione di birra, vino e altre sostanze utili alla magica rinascita del
singolo & del gruppo, potremmo evocare di nuovo i concerti rock in cui i fan cantano
insieme al loro idolo, o le partite di calcio quando i tifosi intonano cori autocelebrativi e
ingiuriosi. Preferiamo le umili filastrocche infantili. Ci sembrano belle e, senza l’aiuto di altre
sostanze, la loro magia è più potente. Sono un incanto.
In Fra Martino Campanaro, tre voci si uniscono, pur diverse, e girano felici: la musica
sembra non poter fermarsi mai. Sarà per questo che Gustav Mahler l’ha utilizzata per la
sua problematica sinfonia n°1, nel terzo movimento: una marcia funebre. Triste ma
sereno, l’inverno ricorda la propria infanzia. Difatti, il primo movimento s’intitola
«Primavera senza fine». La sinfonia si conclude in un trionfo dagli accenti militari. Si
festeggia la Vittoria, ma si tratta del ritorno della Primavera o dell’arrivo in Paradiso?
Dipende dalla civilizzazione alla quale si appartiene. Mahler scelse la sua: una preistoria
romantica mescolata col mondo germanico al suo apice, alla fine dell’800. In ossequio
alla casta militare onnipresente & per opportunismo religioso e commerciale, intitolò
l’ultimo movimento «Dall’Inferno al Paradiso», con lieve sarcasmo. Infine, come mossa
di marketing, Mahler ribattezzò la sinfonia Il Titano, un nome romantico dall’odore
pangermanista. L’Essere Supremo nasce dall’Unione magica dei linguaggi: parola & musica.
La prima Sin-Fonia di Mahler è un canto corale preistorico & romantico.

Il canto solitario non è il contrario del canto corale. Così come una comunità si crea &
mantiene in un canto corale, il canto solitario crea & mantiene un Essere: l’Io Stesso.
Quell’Io evanescente ha bisogno di essere rassicurato sulla propria esistenza quando si
crede diviso dalla comunità umana e quando ha paura di essere inghiottito dal Tutto: un
mostro sociale & naturale. La magia del canto solitario – Io canto dunque sono – è l’eco
della Grande Magia: noi cantiamo quindi siamo. Così, il canto solitario può essere
considerato un rito preistorico di auto-fertilità. Il più comune s’innalza dalla doccia,
dopo lo sforzo, quando si rinasce sotto le carezze dell’Acqua.
Il Fuoco pure lui arriva dalla preistoria e offre alla comunità un’occasione di ri-unirsi.

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In semicerchio davanti al camino, ascoltiamo una voce che ricorda & unisce la famiglia
d’un racconto: diventa conoscenza comune. Siamo quello che sappiamo di noi stessi.
In cerchio attorno ad un grande fuoco, si ballava tutti insieme – non in coppia, che oscenità!
Allora la gioia esplodeva. Ma ormai, certi canti corali che vorrebbero sembrare gioiosi lo
sono raramente. Spesso suonano falso: nelle chiese, i fedeli non formano un cerchio né
un semicerchio, e il Fuoco, evocato con parole colte e metafore consumate, pare tiepido.
Tornando a La Higuera, l’associazione miele - seme maschile - ape forse trovava una “conferma
scientifica” nell’impollinazione dei fiori da parte delle api. Ricordiamo che la rosa è la più
banale metafora del sesso femminile. Un fiore visitato da un’ape, il cui pungiglione fa
venire un gonfiore, è una delle favole gentili che si raccontano ai nipotini per rispondere
alla loro domanda preferita: «nonna come nascono i bambini?»
- Ma allora a La Higuera, l’ape era mascolina, come nell’antico Egitto! Era associata al Dio Ra: il
Sole, giallo dorato come il miele, che diventa Amon-Ra quand’è nascosto, sotto terra, prima di alzarsi...
Bravo! L’aspettavo da un pezzo ma meglio tardi che mai. Tanto più che gli antichi egizi
praticavano l’apicoltura, una variante dell’allevamento di bestiame. Per le loro api, non
costruivano arnie in forma di chalet svizzeri né di capanne circolari. Scelsero uno stile
relazionato con i due nidi d’api di La Higuera a forma di... palloni di rugby. Con la stessa
terra usata dalla vespa vasaia, gli egizi modellavano un nido come quello della vespa muratore ma
più grosso. (3) Non somigliava a un vaso ma a un sigaro, o meglio a un cartiglio di geroglifici.
Quel cilindro chiuso da un nodo conteneva i semi della semantica: i segni che formano il nome
di una persona, in particolare del Faraone: Re Sole (come Luigi XIV di Francia) & Re Ape
(o Imperatore Ape come Napoleone), ma per divino che fosse, si riproduceva come un
comune mortale. Ciò conferma la doppia essenza del miele, in Egitto e a La Higuera. Senza
contare la Louisiana dove Slim Harpo scrisse e cantò un blues ripreso da B. B. King, The
Rolling Stones, The Doors, ecc. : «I’m a king bee / buzzing around your hive / Yeah, I can make
honey baby / Let me come inside.» Sono un ape re / ronzo attorno alla tua arnia / e sì che
posso fare del miele cara... Il doppio senso finale sarebbe troppo scioccante per il
pubblico vittoriano che ci legge, malgrado tutto.

Grazie, caro amico, di aver evocato il Sole. Ma quando l’Astro del Cielo emerge dalla Terra
o dal Mare, ci ricorda che per gli Egizi, ogni Dio aveva un doppio Dea, e viceversa: Re-Ape
& Regina-Ape. Un’altra coppia divina accorre in nostro aiuto: Seshat & Thoth, La Scriba &
Lo Scriba, equivalente di Ermes. Ci guidano in questo viaggio ermeneutico, fino ad una...
Conclusione?
L’incertezza sul sesso degli angeli e delle api ci fa capire che La Higuera fotografa una
battaglia in corso. Per uno spettatore come Fabrizio del Dongo a Waterloo, la situazione
è confusa e l’esito incerto.
Siamo ad una svolta nella vera Storia.
Prende forma una nuova coscienza della Magia della Vita. Dalla primordiale Unità
emergono due ruoli. Sono legati ad attributi oggi chiamati “sessuali”. La loro relazione
segue forse già una gerarchia simbolica: alto/basso. Le “api” e il “miele” sono in alto,
alla sommità del Grande Cervo-Albero; le donne incinte sono in basso, sotto il Cervo. Si
sta forse delineando una divisione sociale & religiosa Cielo/Terra? L’autore ignora la

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data di nascita del nostro simbolismo spaziale. La cosa non gli toglie il sonno: sta
sognando al tempo in cui simili divisioni non esistevano & non esisteranno più.

Al tempo de La Higuera, il maschio ha scoperto un ruolo in una magia esclusivamente


femminina. Nei millenni precedenti, la femmina riceveva tutte le attenzioni. Depresso
per la scarsa considerazione sociale, quel vegetariano aveva sviluppato una magia
compensativa, un rito di fertilità sostitutiva: la Caccia. Quel rito era diventato superfluo?
Ovviamente no: «nulla si perde, tutto si trasforma», anche i riti, e l’uomo nuovo non
smise di cacciare, al contrario. La Caccia era diventata un’abitudine : una seconda natura.
Una precedente abitudine, la prima natura, era solo una fonte di piacere, come mangiare
da solo o spulciarsi a vicenda; diventò espressione di una fertilità maschile, la fine di
un’impotenza & la coscienza di un potere. Oggi si chiama un empowerment.
Era solo una magia complementare, ma risultò indispensabile alla Grande Magia della
Vita come il pizzico di sale nella marmitta di minestrone.
Per questo motivo, il Sale divenne il simbolo della Potenza divina. A tale superiorità
maschile fu dato un nome femminile: Sapienza, figlia di Sapere, nipotina di Sapore e
bisnipote di Sale. Roland Barthes si era limitato ad osservare che «sapere e sapore hanno la
stessa etimologia», ma era emozionato quel 7 gennaio 1977: dava la sua prima Lezione al
Collège de France, che non è un collegio di suore per educande francesi.
Un pizzico di sale... La polvere da sparo, la dinamite, la bomba atomica sono poca cosa,
confrontati a quel pizzico di sale. Il Sapere, la Sapienza, il Potere, in mano al Cacciatore,
provocarono una mutazione di comportamento nel maschio umano.
Vogliamo esprimere quel cambiamento con una formula drammatica:

La Sessualità Maschile è la continuazione della Caccia, con altri mezzi.


Una consunta vanteria maschilista...
- Potrebbe truccarla come fanno gli intellettuali. Citano un cacciatore di donne, Don Giovanni, e
precisano sempre che prima di Mozart e Molière, Tirso de...
Assolutamente no! La nostra formula vuole indicare un passaggio fondamentale nella
Storia dell’umanità. Dal piacere innocente all’idea fissa del potere fertile: genesi dell’ego
fertile.
Inoltre, quell’ossessione non riguardava solo il rapporto sessuale tra uomo e donna. La
ricerca della fertilità nella preistoria era un motore potente quanto la ricerca oggi del suo
contrario. In quell’universo magico, il maschio scopriva un piccolo ruolo nella fertilità della
femmina, “dunque” scopriva un’altra via alla propria fertilità, oltre alla Caccia. Ecco quindi
una risposta sull’origine dei rapporti omosessuali maschili; è diversa dalle speculazioni
“scientifiche” di una certa medicina. Chi cerca anche una giustificazione all’omosessualità
dovrà accontentarsi della serenità emotiva, del piacere fisico, della passione amorosa, per
non dire della dimensione spirituale di tutti i “rapporti sessuali” umani.
Speriamo che un domani tutti possano vivere ogni relazione amorosa, senza che gli ex
oppressi sentano il bisogno d’imitare i riti religiosi degli ex oppressori. L’origine d’infinite
polemiche sul “matrimonio omosessuale” si trova nella contraddizione originale
dell’espressione “matrimonio civile”. Le società post-teocratiche potrebbero essere più
creative, linguisticamente, o più sobrie: il termine “Unione” pare sufficiente, nella
Repubblica, dove le religioni sono libere di chiamare i propri riti come hanno sempre fatto.
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- Dovrebbero nominare i loro riti in lingua originale – ebraico, greco, latino, arabo – e preservare
così la purezza della loro fede.
La trovo molto sarcastica, amica mia, pero ha ragione: serve anche il sarcasmo, nei casi
disperati.
Speriamo che l’origine prebiblica di Sodoma la protegga, in futuro. La sua distruzione
viene interpretata come un divieto biblico. In una società di allevatori di bestiame, la
prima lezione di zootecnia diventò codice morale universale. Il Libro parla di fuoco e
zolfo; sembra logico perché un odore di zolfo accompagna la caduta del fulmine.
- Zolfo? Ma non bastava evocare i fulmini divini?
Brava. Vuole scrivere un articolo in proposito? Usi l’interpretazione dei simboli 8 e ∞
data qui in Siesta su un low cost, per spiegare il simbolo alchemico dello zolfo.
Quella doppia croce – in nulla cristiana in quanto punta in ogni direzione la sua
freccia, la sua lancia, e non diciamo di più – è eretta sui due… Ma parliamo solo di
un 8 sdraiato, simbolo ormai di eternità ed infinito. Se il suo articolo conclude che il
simbolo del satanico zolfo rappresenta il dominio dell’uomo sulla donna, avrà un trono
nell’Olimpo del femminismo. Ma prima sarà bruciata come strega per aver contraddetto
la Bibbia, per aver dimostrato che il Fuoco che distrusse Sodoma non era divino ma
diabolico.

Nella sua battaglia per l’uguaglianza con la donna, l’uomo nuovo preistorico fu sorretto
da diversi ideologi. Benché opposti tra loro, per esempio il Cervo e il Lupo, erano così
autorevoli che li divinizzò. Aiutato da modelli divini, usando l’energia inesauribile del suo
profondo disagio esistenziale, il maschio umano intraprese la sua scalata sociale. Durò a
lungo. Fu iscritta negli annali preistorici come la Lunga Marcia. La guerra civile
rivoluzionaria culminò con la vittoria del Patriarcato sulla Civilizzazione della Donna,
tema centrale del nostro racconto di viaggio.
Qualcuno ha detto che la Storia è finita; chi lo spera dev’essere contento del risultato.

A La Higuera, due ruoli nella fertilità umana delineano due generi distinti. Al contrario, le
specie rimangono ancora indistinte, confuse in una armonia olistica paradisiaca: umani &
animali & piante &... Ma è legittimo vedervi il caos pre-aristotelico. L’autore, un troglodita
postmoderno, assapora quel paesaggio come un cocktail: armonia & caos.
Jordán Montés segnala altre grotte con disegni che associano Cervo & raccolta del
“miele” selvaggio. Quell’unione era quindi un tema canonico. (Altri testi parlano di
“caccia” al miele.) Cita anche la descrizione fatta da Carme Olaria di un disegno rupestre
a La Roca dels Moros, nel quale delle donne circondano una cerva incinta e ballano
attorno ad un “varón itifálico”, una specie di Priapo.
- Tipica rappresentazione dello sciamano attorno al quale le donne si riuniscono.
Lei dice caro amico? Si potrebbe anche pensare alle api che svolazzano attorno al nido di
“miele” a La Higuera. Ma il disegno de La Roca dels Moros rappresenta le fasi di un rito
di fertilità, oppure i giochi preliminari di una fecondazione, o ancora un ordine sociale?
Nasce una nuova vita oppure La Vita? Il neonato è un animale o un umano, un individuo
o una comunità? Quella società si rappresenta come di questo mondo oppure si vuole
divina? Al solito, l’autore sostituisce ogni “oppure” con “&”.
194
Lei invece ha proiettato sullo schermo roccioso una diapositiva vecchiotta: un totem-croce
con uno sciamano-prete attorniato da donne-beghine la cui adorazione è ambigua. Il suo
cliché, la sua istantanea di una realtà complessa in movimento come il cristianesimo, non ha
alcuna relazione attendibile col Vangelo di Cristo. Né riguarda la coscienza umana preistorica:
una visione che i Moderni considerano confusione primitiva. La fusione primordiale costituisce
l’obiettivo ideale dei mistici; è combattuta dal dogmatismo religioso, con l’aiuto recente del
nozionismo “scientifico”. La bio-logia non è il logos sulla Vita, ma una serie di belle diapositive
a colore, utili ai moderni sciamani che curano solo il corpo.
Jordán Montés e gli autori che cita sono veri esperti. Pensando agli specialisti che
credono di “descrivere l’arte rupestre” con analisi chimiche, percentuali statistiche ed
altri dati “scientifici”, segnaliamo che il geometra non “descrive” il terreno; lo misura per
conto dell’architetto: uno sognatore con i piedi per terra. Ricordiamo che il sogno ad occhi
aperti è un metodo d’indagine & divulgazione inventato da un filosofo delle scienze,
Bachelard, che lo chiamava rêverie. (Gaston era un nipote francese di zio Carl, Jung).
Per altri esempi dell’unione specifica tra Albero & Cervo & Miele & Uomo, e più in
generale tra umani, animali e piante nelle mitologie arcaiche & religioni recenti,
consigliamo la trascrizione di una conferenza straordinaria del 1915. The Origin of the Cult
of Dionysos, di James Rendel Harris (1852-1941), è disponibile su vari siti online.
Quale ipotesi, possiamo dire che l’animale rappresentato a La Higuera non è un cervo bensì
una cerva con le corna? La sua enorme pancia bianca è vuota; indica forse una potenziale
fertilità femminile? Insomma, vediamo un cervo, una cerva o un animale androgino?
Certe domande valgono più di una qualsiasi risposta. La nostra descrizione &
interpretazione tenta di analizzare senza dare definizioni troppo strette, per tradurre una non-
divisione che caratterizzava la coscienza umana primordiale.
La non-divisione perdura in molte situazioni al giorno d’oggi, ed ogni notte nei nostri sogni.
Per limitare gli effetti negativi di una divisione inesistente nella preistoria, dei riti religiosi e
civili sono ancora celebrati in molti paesi. Lo vedremo esaminando meglio il disegno iniziale.
Come già detto, sembra rappresentare solo tre
persone: un uomo, una donna e un neonato.
La mano sinistra dell’uomo e la mano destra della
donna, confuse, indicano l’unione della coppia,
motivata dalla nascita del bambino.
Il contrasto tra le parti proporzionate del disegno
e l’assoluta sproporzione delle mani esige una
spiegazione.
Decodificando il messaggio, potremo raccontare
un sogno antico.
Iniziamo dal più semplice. Braccia alzate, mani aperte... Un etnologo riconoscerebbe la
postura dell’orante: una persona che prega. Ma in un contesto preistorico, termini come
preghiera, religione, sembrano inappropriati. Mettiamo la nostra osservazione da parte,
per chi volesse indagare le origini più remote dell’orante. Per ora, una osservazione
genera una visione: quelle mani enormi, con dita simili, non sono soltanto mani.
Proviamo a sognare come questi umani, per capire loro e noi stessi.

195
Se la coda indossata dall’uomo è quella di un lupo, lui è Il Lupo, ai propri occhi e agli
occhi della donna. L’ammirazione, l’identificazione dell’uomo con un animale cacciatore è
il corollario di una forma d’amore dell’uomo per la preda dell’animale: il Cervo.
In scena, il dramma è recitato da tre, quattro o cinque personaggi? L’uomo, la donna, il
bambino... e il Lupo? Ma dov’è il Cervo, in questo disegno scandinavo?
La preda è comune, l’amore è condiviso, non siamo più in cinque, è il grande amore...
In Amore, siamo Uno.
Riusciamo a sentire, ora, che le mani enorme sono le corna del Grande Cervo?
- Non siamo a La Higuera!
Ha ragione. Ma si rilassi. Si addormenti, e guardi: ecco un paio di corna diverse.
Sono appiattite come i palmi di due mani aperte, ma
con più dita. Il disegno ci arriva dalla Scandinavia,
dove il Grande Cervo di La Higuera diventa il
Grande Alce. Le tre mani sarebbero quindi le tre
corna di due alci. Affinché due alci abbiano tre
corna, si devono unire come nel disegno.
- Ma la femmina dell’alce non ha le corna!
Se vuole a tutti i costi introdurre la sua logica in un
sogno, in una rêverie, metta in conto che tra questi
animali, è la femmina che sceglie il maschio. E per
chiudere la questione, si ricordi che il sogno è il luogo delle fusioni, che l’alce è spesso
confuso con la renna, la cui femmina porta anch’essa delle corna. Guardi il disegno; sente lo
scampanellio? Il Bambino è nato! Le renne di Mamma & Babbo Natale sono incise su
quella roccia. Tutt’attorno, s’indovinano vaste foreste di alberi di Natale, come in Palestina.
Senza il sogno, la realtà non esiste.
L’Animale trasforma un uomo e una donna in una Coppia umana: Uomo & Donna.
Viceversa, la Coppia conferisce all’animale un genere superiore, divino: Cervo & Cerva.
Lo avevamo sentito a la Higuera dove le corna, un attributo maschile nel caso del cervo,
erano accompagnate da un attributo femminile in quel contesto: un’enorme pancia
vuota, in attesa di un contenuto vitale. Quell’unione totale può essere evocata da una
formula: Uomo & Donna & Cervo & Cerva in attesa del Bambino. Se vediamo solo
elementi separati, è perché rifiutiamo di sognare. Rimaniamo alla frontiera del Paese
dell’Unione. Malgrado la magia di &, vediamo ancora specie divise e due generi sessuati
distinti, incatenati con anelli d’oro nel caso di una coppia di umani, o incollati con dello
scotch burocratico.

Il peggio è che il Bambino è sparito dalle nostre foto di matrimonio. Era il punto focale in
questa foto preistorica. Fu scattata solo per il Bambino, rappresentato logicamente da un
grosso punto rotondo, senza alcun riferimento sessuale: era un Essere superiore. Allora,
un bambino e un cerchio erano ugualmente divini. Oggi, i cerchi con una freccia o una
croce rappresentano umani divisi da un attributo sessuale. Oggi, anche i bambini sono divisi
per sesso, prima di nascere. Ma non hanno neanche un nome quando annegano nel
Mediterraneo e in una melassa narcotica di pseudo informazione & pura propaganda.

196
In quel tempo, c’erano solo giochi piacevoli tra adulti, prima di una nascita. Ma quando il
Bambino appariva, si formava il cerchio di famiglia, liberamente, senza l’analisi del DNA
inventata dai pecorai per la difesa della razza. Due persone dicevano: « nostro figlio » e tutto
cambiava, e bisognava rispettare il patto inciso sulla roccia in Svezia, per sua difesa soltanto.
Era così anche in Russia, nel 1944? Nel romanzo Se non ora, quando? di Primo Levi, una
giovane partigiana ebrea, indurita dall’orrore, prese la parola una sola volta nel suo gruppo
di partigiani ebrei. Con tono di rimprovero, rivendicò la propria indipendenza erotico-
sessuale. Da lei, in Russia, l’amore era libero fino al matrimonio, in accordo con la Bibbia.
Secondo lei, ovviamente; Line non era rabbino. Altre donne sono diventate rabbine;
dovrebbero ascoltare Line, e Primo Levi, traduttore ed amico di Claude Lévi-Strauss.
In Scandinava, in una tribù preistorica, le corna dell’Alce vegliavano su una Famiglia,
come se fossero sul camino di casa di un cacciatore “moderno”. Altrove, più tardi, un
neonato sarà vegliato da un bue e un asinello. Ciò illumina ulteriormente la Unione
esaminata qui: Uomo-Lupo “cacciatore” & Cervo “cacciato”.
Le altre grotte segnalate da Jordán Montés sono vicine a La Higuera (Aragona), in un’area
che chiamiamo “ispano-catalana” per far felici tutti (e tutti infelici?) Vi sono rappresentate
altre cerve incinte. La cosa è stupefacente, se si pensa alle evidenti differenze tra Aragón,
Catalunya e Comunitat Valenciana. Tanto più che Altamira si trova su un altro pianeta, in
Euskadi. Al capitolo Labirinti, avevamo parlato della grotta di Altamira e di due famosi
bisonti rossi. Quasi nessuno nota che si tratta di una femmina di bisonte e di un feto di
bisonte dipinto su una roccia panciuta. Ma un bisonte non è un cervo, che non è un alce né
una renna o un caribù. Nessuna relazione può unire animali divisi dalle definizioni della Scienza
Moderna. La nuova Dea li chiama con nomi latini distinti affinché gli specialisti si mettano
d’accordo almeno su un punto. Utilizzare una lingua morta è il modo migliore di mettere
tutti d’accordo. Sarà per questo motivo che parole incomprensibili appaiono sugli stemmi di
stati moderni, per esempio E Pluribus Unum: «Dai molti, Uno». Uno come il Bambino della
Roccia, nato da una donna, un uomo, un lupo, un cervo, una cerva, una roccia, ...
Noi, l’autore, rifiutiamo la visione modernista fondata sulla divisione. Preferiamo osservare
gli umani come fluidi, e descrivere le loro correnti come fece un etnologo marziano
quando osservò che tutto scorre: Panta rei. Per esempio, possiamo confermare la centralità
del genere femminile in epoca preistorica & una progressiva importanza del genere maschile
ufficializzata da un mito esistenziale del secolo XIX: il Progresso. Ah ah ah!

Il piccolo disegno de La Higuera ha il valore di un gigantesco affresco storico. Insegna che i


Moderni sbagliano quando, per parlare di un altro mondo, dividono un tutto con termini
come “caccia”, “raccolta”, “fertilità”. Quel disegno è un racconto in cui una società olistica
si crea & mantiene in un unico rito propiziatorio multiforme: un sistema che produce l’Essere
Cosciente.

Per capire la “preistoria”, e soprattutto per capire i disagi moderni, dovremmo abbandonare
l’espressione “rito di fertilità”. Ci viene da società ossessionate dagli organi sessuali, così utili
per allevare le pecore e dividere gli umani secondo un ordine gerarchico. Dei comportamenti
spontanei complessi furono ridotti ad espressioni sessuali, pur di reprimere con la Legge
quelli che non sembravano utili a quell’Ordine. Le metafore dei primi profeti furono
197
trasformate in dogma dai pecorai del Patriarcato. Questi portatori di un sesso maschile erano
semianalfabeti perché avevano «studiato troppo o troppo poco». (10)
In una edizione futura del Genesi, i pecorai diventeranno macchinisti di locomotive a
vapore. Diranno che Dio creò il mondo durante la rivoluzione industriale e divise
l’umanità in due generi: le viti, e i dadi che li ricevono dolcemente, ma che vanno forzati
quando la loro filettatura è imperfetta.
Nell’edizione successiva, dei nerd californiani diranno che il mondo fu creato dal Verbo
digitale: divise gli umani in 0 e 1.

La Higuera ci dice che il pasto condiviso attorno al fuoco di campo o alla tovaglia del
picnic, alla tavola rotonda o attorno ad un tavolo rettangolare, seduti su una sedia o su un
tappeto – due simboli di regalità – non è un “rito gastronomico” separato da un “rito di
fertilità” e da altri riti. Questo pasto vitale, a volte chiamato Cena, è una delle forme del
Rito propiziatorio unico che crea & mantiene la comunità & l’individuo. Oggi siamo divisi
in mille modi. Per esempio dalla “nazionalità”, che ci ricorda sempre più il
Nazionalsocialismo. Siamo divisi dal “genere”, cugino della genetica che affascinava gli
scienziati pazzi del nazismo. Un detto umanista andrebbe scolpito sul frontone di tutti i
Templi e sulla porta di ogni Casa: «Prima mangiamo; poi parliamo.»

Nella preistoria, un sistema produceva & manteneva l’Essere di comunità così piccole da
essere sempre sul bordo dell’estinzione. Quel pericolo è corso oggi dalla tribù Umanista:
uomini e donne troppo occupati a dividersi su tutto per immaginare un rito utile alla loro
moltiplicazione. Dobbiamo suggerirne uno?

Riassumendo, potremmo dire che a La Higuera, una società in armonia col mondo espresse
una visione di sé stessa. Quel tema artistico fu ripreso da Picasso. Anche lui espresse una
visione della propria società. Il quadro si chiama Guernica, dal nome di una ridente
cittadina a pochi chilometri da Altamira. L’unione di tre opere, Altamira & La Higuera &
Guernica, riassume la nostra rêverie, il nostro sogno ad occhi aperti sulla nostra società la
cui disarmonia, il cui disaccordo col mondo fu codificato se non inventato da Aristotele.

Il Maestro di Alessandro accelerò una dinamica esistenziale. L’Essere si crede singolo,


soffre scoprendosi diviso eppure tende a separarsi, ad emergere. Si batte per dominare il
Tutto ma Tirano ormai, piagnucola sulla propria solitudine. Quella contraddizione è il
primo aspetto del Peccato Originale: la Coscienza di Sé.
- Dov’è il male? Come può la coscienza essere un peccato?’
La coscienza non fa la felicità. Il Peccato Originale è un mito, quindi racconta un
problema permanente. Parliamone al presente: Lucifero è infelice; si sente inferiore. Il Male
nasce da un sentimento d’inferiorità. Si dice che «I popoli felici non hanno Storia».
Sarebbe più utile osservare che La Miseria produce la Storia. Abbiamo visto che la Storia
inizia con la miseria esistenziale del Cacciatore. Il secondo aspetto del Peccato Originale
è la coscienza di una infelicità immotivata: L’Invidia di Lucifero. La donna primordiale non
era infelice, né invidiosa dell’uomo primordiale. Fu vinta e sottomessa dalla Storia
dell’Uomo; ha buone ragioni di sentirsi infelice ora.

198
La miseria della Donna produrrà una nuova Storia o un copia incolla simmetrico? Non lo
sappiamo. Abbiamo solo segnalato l’Invidia di Lucifero per la Fertilità della Donna
“preistorica”. La Donna “moderna” ha voluto liberarsi da quell’intralcio per inseguire la
carriera del Macho Vincitore? Affari suoi. Ma se la Donna “postmoderna” non sorge presto
dalle nebbie profetiche di Virginia Woolf & Johann Wolfgang von Goethe, poveri noi!
- Che c’entrano ora Virginia Woolf e Goethe?!
Un po’ di pazienza.

Epilogo de La miseria del Cacciatore


Capire la coscienza degli umani preistorici è facile se si pensa alla coscienza degli umani
moderni quando sognano.
Si capisce meglio considerando che coscienza sveglia e coscienza onirica formano la
Coscienza.
Qualcuno tenta di recuperarla tutta intera. A questo fine, consuma certe sostanze e
pratica ginnastiche fisiche e/o intellettuali e/o spirituali.
A volte, nei più sensibili, il persistente, insopportabile senso di separatezza spinge a
unirsi al Tutto con il suicidio.
La terapia dell’animale di compagnia, o pet therapy, è un bagno di preistoria.
Allora, gli umani non distinguevano nettamente sé stessi dagli animali.
Quando la popolazione aumentò a sufficienza, il Cacciatore sviluppò una variante della
Caccia: il Sacrificio umano.
Poi il Cacciatore diventò il Guerriero che cacciava uomini negli altri gruppi. Sceglieva il
fratello nemico più degno di lui, il più bello, il più forte, il più glorioso, alla luce del Sole.
L’Iliade ci ricorda che il tramonto concludeva il combattimento ma non il dramma.
Seguivano gli atti notturni. Il vincitore assimilava il vinto vestendo le sue spoglie: non più
la pelliccia e le corna ma il casco e l’armatura. I fratelli meno fortunati erano spediti
all’altro mondo, sulla pira funeraria. Accanto al grande Fuoco, il Festino univa i vivi, i
trapassati e gli Dèi.

Il coro cantò le più piccole vittorie per generazioni, costruendo così un passato comune,
una casa comune, una storia leggendaria. Ma la vera Storia rimase ben nascosta nei miti
eroici che abbiamo riletto qui con occhiali nuovi: raccontano la vittoria dell’Uomo sulla
Donna, nella nebbia che copre tutti i crimini di Stato.

Più tardi, nuovi profeti proposero un altro Uomo Nuovo, uno in più. Tentarono di
definirlo con tre parole, unite nelle loro intenzioni. Quel progetto naufragò in un mare di
sangue perché, ignorando la magia di &, un Tutto fu macellato in tre pezzi venduti in
comode vaschette di polistirolo:
«libertà & uguaglianza & fraternità».
Questi progetti d’Uomo Nuovo formano i capitoli di un romanzo storico a puntate.

Continua

199
Splendore del cacciatore preistorico
(in Technicolor®)
La Caccia al Tesoro
I tesori sono sempre nascosti sottoterra o in una caverna. Non sappiamo perché, quindi
parleremo solo di animali, dipinti in una tiepida caverna durante l’ultima glaciazione.
Per dipingere un animale in movimento con realismo perfetto, bisogna osservarlo a lungo.
L’animale sarà “cacciato”? Non lo sappiamo, ma possiamo dire che è già stato “mangiato
con gli occhi”. Una visione abita ora l’osservatore, giorno e notte. Il sogno sarà dipinto
sulle pareti della caverna, ma se l’osservatore-sognatore e il pittore devono essere una
stessa persona, non è detto che sia il Cacciatore, che è un uomo. L’Artista dei Sogni
potrebbe essere la Signora della Caverna? Come il Cacciatore, osserva gli animali che
ammira. Senza cacciarli, li imita, diventando la Vasaia, la Filandina, la Tessitrice... Può
anche essere l’Artista?
Oggi, nell’occidente benestante, tutti i bambini sono invitati a scarabocchiare e disegnare
dalla più tenera età. Nella nuova versione di un rito magico arcaico, i nostri bambini
esprimono, affermano il proprio essere, nel proprio mondo di sogni & realtà. Le
femminucce sembrano spesso più precoci dei maschietti. Col tempo – è sempre colpa o
merito del Tempo – le differenze spariscono, o aumentano.
- Per motivi ambientali?
Forse, ma certe persone sembrano avere un talento superiore, in modo tanto indiscutibile
quanto inspiegabile. Prima che la sua scuola e il suo mondo la spengano, una femminuccia
di cinque anni può essere un’artista compiuta, come si vedrà in appendice. Il Ritratto
dell’autore è una rappresentazione simbolica e realistica di cinque personaggi e delle loro
relazioni emotive, su un tema e con una dinamica che fanno pensare a Chagall. Quel disegno
raggiunge il livello delle pitture rupestre di Altamira, Lascaux e Chauvet.

Simbiosi mimetica tra un uomo preistorico e un animale


Evitiamo un equivoco. La miseria del Cacciatore non si traduce solo con l’imitazione
dell’animale, come fa la Donna con le Sue “arti”, ma anche con una simbiosi.
Il termine esprime il suo desiderio di unione indissociabile (sim) con la vita (bio) di un
animale. Tale simbiosi è mimetica perché il Cacciatore tenta di somigliare fisicamente
all’animale. Per vedere & sentire un tale fenomeno, possiamo osservare oggi la stessa
simbiosi mimetica tra un uomo e un animale, a causa di una miseria diversa.
In una delle tante, delle troppe grotte del palazzo di fronte, c’è un uomo vecchio che non
abbaia mai, come il vecchio cane che lo porta a passeggio mattina e sera. Nessuno sa chi
dei due si lascerà morire sulla tomba dell’altro, per continuare la passeggiata insieme.

Imitazione, educazione, rito sostitutivo.


La Signora della Caverna imita gli animali che ammira, senza cacciarli. Fa un vaso come
l’ape vasaia. Attorciglia le erbe per produrre un filo come fa la Ragna Aracne, chiamata
Ariana a Creta. Poi tesse una tela, o un Vaso vegetale: una cesta. Intreccia fili per fare una
corda. La usa in mille modi, e preme la sua corda sull’argilla, lasciando così le impronte della
corda & di sé stessa sul proprio vaso, come profonde impronte digitali. Sappiamo che i
200
termini impronte, premere, imprimere, stampare, scrivere appartengono alla stessa famiglia.
Eppure gli specialisti dicono che l’impronta della Corda della Vasaia sul Vaso è una
decorazione. Una decorazione?! Una decorazione come un tatuaggio tribale sul proprio viso?
Una decorazione come un cartiglio di geroglifici su un obelisco? Poveri noi.
A volte, l’impronta della corda ricopre l’intero vaso: una scodella somiglia così ad una
piccola cesta. Fa pensare alla Cista, la sacra cesta sulla testa di Persefone e di Demetra a
Eleusi; l’avevamo associata all’Omphalos di Delfi. Ci spiega soprattutto l’origine di ogni
cesta: Il Nido dell’Uccello, che contiene La Nuova Vita, come il Vaso-Donna. Se esistono
pitture rupestre di ragni, di ape vasaie, di uccelli comuni o tessitori, ci chiediamo perché se
ne parla meno che degli animali grandiosi, nobili, che rendono il Cacciatore così fiero. Se
non esistono, ci chiediamo perché degli animali così influenti non furono rappresentati.
Forse perché nei film di Hollywood, l’Eroe guida un SUV, non una bicicletta.
Comunque sia, il genere delle api di La Higuera è maschile, quello del bisonte rosso di
Altamira è femminile, e il nostro quesito sull’autore delle pitture rupestre rimane senza
risposta. Il genere dell’essere rappresentato non indica il genere dell’Artista.
La Donna che imita il Lavoro (sacro?) della Vespa o della Ragna si lascia educare, si
lascia creare. Creerà ed educherà a sua volta. Il suo modo d’imitare e di farsi imitare è il
fondamento stesso dell’educazione dei bambini e di ogni apprendimento, da sempre.
L’imitazione educativa caratterizza i mammiferi, gli animali dotati di mammelle nutrici.
Questa forma d’imitazione è una comunicazione-comunione che non ha nulla a che vedere
con la pittura di un sogno.
- La Signora della Caverna imita certi animali ma potrebbe dipingerne altri.
Sarebbe capace di farlo, in modo realistico o simbolico. Quindi la questione rimane:
l’Artista è la Signora o il Cacciatore? Un dibattito è in corso tra i specialisti.
La seguente visione di un non-specialista nasce dalla tesi che ha esposto fin qui sulla
funziona magica della Caccia.

Capacità, magia, tabu.


Un uomo preistorico sarebbe stato capace di fare il Vaso della Donna, come una donna
moderna sarebbe capace di celebrare la messa del prete cattolico. La nostra domanda non
riguarda una capacità di genere, né un periodo storico.
Abbiamo mostrato che la Caccia è un rito. Se il Cacciatore fosse anche l’Artista, la sua pittura
non sarebbe solo une forma d’imitazione dell’animale, né esprimerebbe solo ammirazione e
desiderio. Per il Cacciatore, l’azione di dipingere sarebbe una fase del rito della Caccia.
- Quale fase? Il disegno di un progetto o la foto di una realizzazione?
Nel contesto preistorico, chiamiamo Caccia il rito magico immaginato da un vegetariano
di genere maschile: il Cacciatore. Per lui, la Caccia è il surrogato della magia fertile di
ogni donna. Quindi, se fosse il pittore, la sua pittura di un animale cacciatore o di un
animale cacciato sarebbe la fase magica iniziale di quel rito.
- Nella Caverna, il sogno si fa carne e sangue...
Può dirlo forte... ma non troppo forte.
D’altronde, un capitolo precedente s’intitola L’Arte è Magia.

201
La Signora della Caverna non ha alcun bisogno di simili artifici; è perfettamente
soddisfatta dalla propria Magia naturalmente fertile.
Quanto alle sue “arti”, sono “artigianati”. Con una “tecnica & oggetti”, il soggetto-
artigiana non produce soltanto una immagine simbolica di Sé & molte rappresentazioni-
creazioni del proprio Essere. Ella produce anche dei“beni di prima necessità” per una
comunità. Essi diventano “l’anima visibile” della Comunità. (Grazie Lamartine!)
L’Artigiana continua così il ruolo di Creatrice-Nutrice della Signora della Caverna.
Conclusione: l’Artista & Prestigiatore di Chauvet, Lascaux e Altamira è il Cacciatore.
- Lo sapevo; il solito maschilista!
Mi faccia finire, per favore. Ha sentito parlare di Artemide, Dea della Caccia? I Romani
la chiamavano Diana Cacciatrice; sarebbe più giusto chiamarla Dea Cacciatore, ma
procediamo per tappe.
Nelle questioni che riguardano il genere di un umano, la realtà sociale può essere diversa dalla
realtà biologica. Inoltre, le visioni religiosi precedono i progetti socio-politici. Ogni comunità tenta
d’influenzare & incanalare le preferenze erotiche degli individui, brandendo argomenti
discutibili. Le più alte autorità culturali – religiose o civili che siano – contrappongono una
“scelta contronatura” (quindi una scelta culturale) a una “scelta naturale” (contraddizione). Si
può sorridere, se si ama la logica, o piangere se, come Camus, si preferiscono gli umani.
Limitare le preferenze erotiche alla scelta di un genere è una generalizzazione ridicola.
Ma ignorando gli altri criteri – età, aspetto, ecc. – , tra quanti generi potremmo scegliere?

La distinzione maschile oppure femminile suggerisce solo due generi possibili. Ecco un’altra
struttura binaria dalla quale sembra impossibile sfuggire; un altro dia-bolico di-lemma, simile a
cotto oppure crudo dal quale ci ha salvati poc’anzi il profeta Lévi-Strauss.

Intanto, si parla molto di un terzo genere. Appare nella mitologia e nella filosofia greca
come l’Ermafrodite o l’Androgino. È anche una realtà sociale che presenta a volte aspetti
biologici: maschile & femminile. Ogni Dio egizio era anche Dea e viceversa. La nostra
civilizzazione ha fatto di tutto per nasconderlo; la lingua inglese ce lo ricorda ogni giorno
col pronome personale della terza persona “it”. Non indica necessariamente un oggetto;
un inglese lo usa anche per un essere divino: il neonato. “It” non è “neutro”, come ci
hanno insegnato a scuola, bensì androgino, come molti animali e piante. In inglese, il
mare e il vento non sono rispettivamente maschile e femminile: entrambi hanno il
temperamento di Padre & Madre, quindi sono indicati con “it”: il terzo genere. Per un
inglese tuttavia, certi oggetti hanno un genere solo. Per esempio, ogni barca è femmina,
indicata con “she”, ma sarebbe più giusto dire madre. I marinai sanno perché.

Esiste un quarto genere? Lo troviamo nel rifiuto della divisione per genere: «Non penso
al sesso, quindi sono.» Una tale condizione riguarda gli angeli e la prima infanzia. Nell’età
adulta, può trattarsi di una scelta consapevole: la liberazione da un condizionamento
sociale «pieno di rumore e furore, che non significa nulla». Quella scelta può costituire
una breve vacanza. Il quarto genere torna normalmente ad essere una condizione
permanente positiva, in una serena quarta età che ha la saggezza, a volte, di non
atteggiarsi a modello di saggezza.
202
Artemide ieri & oggi
Molte femministe si riconoscono in Artemide; altre in Medea. Quest’ultima è l’Orrore in
persona. Dobbiamo liberarcene subito.
Nei capitoli precedenti, abbiamo visto che Medea, che sembra ribellarsi al sistema, è
invece un pilastro del Patriarcato, una sua infrastruttura: rafforza il sistema dall’interno,
generando anticorpi antifemministi, come se il Patriarcato fosse un corpo sano. Il
femminismo è un cancro? Sono in molti a pensarlo. I maschilisti sono i migliori alleati di
Medea. Manipola i macho e provoca gli uomini, a suo piacere diabolico. Ne ha bisogno
per giustificarsi, per poter usare i propri figli come ostaggi ed estorcere denaro oltre il
legittimo, con l’aiuto dei tribunali: la Giustizia deve compensare le ingiustizie che lascia
commettere ai maschilisti. Ma i soldi non sono la motivazione primaria di Medea.
Avvelenando i figli di baci sonori e menzogne sussurrate, Medea li distrugge
psicologicamente per vendicarsi del padre biologico. Nel suo delirio, si prende per
un’amazzone in guerra contro il Padre archetipale. Come molti uomini e donne,
confonde il padre col Patriarcato. Offre così un contributo al successo di un derby – Uomini
contro Donne – che non si gioca solo la Domenica.
Possiamo descrivere i comportamenti criminali di Medea & le loro conseguenze sulle principali
vittime, i suoi figli, come un sistema di due sistemi, due “sindrome”: MMS & SAP, vale a
dire la Sindrome della Madre Malevola (Malicious Mother Syndrome) & la Sindrome da
Alienazione genitoriale o Parentale (Parental Alienation Syndrome). Medea agisce anche
nelle quinte della Sindrome di Münchhausen per Procura. Abbiamo riunito questi contenuti in
un solo termine: medeismo.
In questo campo, la ricerca “scientifica” sembra ostacolata da forze oscure. Tanto più che in
certi casi, Medea è un uomo, o meglio un macho. Per cui abbiamo scritto altrove che il
cancro della nostra società dovrebbe chiamarsi machismo-medeismo. Si tratta di un sistema chiuso;
si nutre di sé stesso. Per non incoraggiare il derby Uomini contro Donne, il machismo
dovrebbe essere combattuti solo dagli uomini, il medeismo solo dalle donne. (12)
Medea è una maga, una prestidigitatrice. D’un gesto, trasforma il suo bastone nero in un
foulard di seta colorata. L’incantesimo funziona su parenti, amici, vicini, e sulle autorità.
Quando scoprono l’inganno, è troppo tardi. Allora tacciono. I più colpevoli scrivono
rapporti legali o scientifici; parlano del foulard di seta ma non hanno visto nessun bastone.
Nascondono il Silenzio sotto un linguaggio tecnico. (7)
Dal Tribunale per Minorenni, il dibattito si sposta al talk show: il campo di battaglia
preferito degli specialisti. Per la gioia dei tifosi, le aste di bandiere pseudo-femministe
incrociano i manganelli maschilisti. Le loro armi ricadono insieme sui bambini.
Nessun arbitro sembra poter fermare quel gioco al massacro: è il gioco di prestigio della
Maga. Non funziona solo su migliaia di famiglie; ipnotizza l’intera nostra società, che
Medea avvelena coi suoi filtri. (B)

Artemide invece è sincera. Non è una donna lucidamente pazza ma una Dea, una grande
Dea. Qual è il suo ruolo sociale? Nella grande tenuta Patriarcale, Artemide gestisce le
aree boschive. Guardiana e Buttafuori, decide quale donna può entrare nel suo parco
naturale e quale ne deve essere espulsa come una Eva qualsiasi.

203
Artemide è una Dea molto speciale: pur essendo donna, si comporta come un uomo.
Caccia nella mitologia come il Cacciatore nella preistoria, per lo stesso scopo: quella
forma di fertilità le sembra perfettamente conveniente.
La Dea Cacciatore aveva deciso di rimanere vergine? Se ne può dubitare. Forse,
costatando che, come altri umani, non generava alcuna vita nuova, ne adottò l’attività
specifica: la Caccia.
Dopo tutto, la scoperta della fertilità maschile si accompagnò necessariamente con la
scoperta della infertilità di certe donne: un nuovo dramma. Fu affrontato con nuovi
espedienti, tra cui il ricorso alla Dea Madre. Fu il motivo della sua invenzione?
Accettando il proprio stato, Artemide pretendeva l’astinenza dalle sue ancelle, le Ninfe.
Ovidio racconta la sua collera scoprendo che Callisto, la sua ancella più bella, era incita.
Era stata sedotta dal padre di Artemide: Zeus.
- Ancora Zeus?!
Sì. Callisto fu punita. Dovette lasciare le care compagne. Vagò per il mondo, dopo essere
stata trasformata in orsa da Artemide, o da Zeus, o dalla moglie gelosa Hera, nelle varie
versioni. Tutte concordano su un punto: non fu trasformata in una scrofa né in una
cagna, a volte simbolo dispregiativo di fertilità e promiscuità, ma in una orsa.
Quell’animale era caro ad Artemide, quasi quanto il cervo; non vi era dunque alcun
intento dispregiativo in quella scelta, che merita una spiegazione.

Nella logica mitologica, normalmente applicata da Ovidio ne Le Metamorfosi, la più bella


Ninfa, diventata madre, avrebbe dovuto essere trasformata nel più bel fiore d’acqua, la
ninfa appunto, visto che l’Acqua è l’elemento materno. Perché coinvolgere un animale
selvatico nella metamorfosi di Callisto?
- Artemide era anche Dea della natura selvatica.
- Anche il fiore ninfa è selvatico e naturale. E perché un’orsa e non una cerva?
- …?
La risposta arriva da una disciplina: la paleontologia & etnologia & mitologia & zoologia.
Paleontologia. 30.000 anni fa, degli orsi e degli umani occuparono nello stesso
momento la grotta Chauvet, in Francia.
Etnologia. Sulla costa Ovest del Nord America, fino al secolo scorso, i nativi erano fieri
di comportarsi come orsi, in vari modi, per esempio nell’atteggiamento di una madre coi
propri figli. L’ibernazione dell’orso e la sua “rinascita” primaverile avranno contribuito al
suo statuto totemico o divino. Per un umano, la “morte di freddo” e la successiva
“risurrezione” in un ambiente più caldo è un avvenimento noto, studiato ormai da
scienziati seri. Il fenomeno si può associare ad antichi riti relativi a quanto chiamiamo “la
morte”, un concetto inafferrabile come “la vita”.
Mitologia & zoologia. Certe leggende europee parlano del rischio, per una donna, di
essere rapita da un orso. Oggi negli USA, patria della ricerca scientifica, si mormora che il
rischio è più alto per una donna mestruata. In difesa del turismo ecologico, gli specialisti del
Yellowstone National Park scrissero un rapporto rassicurante: non è vero. O meglio la
statistica non lo confermava per gli orsi bruni del parco di Yellowstone.

204
Per gli orsi bianchi il dubbio rimaneva, “quindi” fu deciso un esperimento scientifico con
quattro orsi bianchi e dei tamponi periodici usati. L’esito positivo fu attenuato da una
considerazione: gli orsi polari erano affamati. A causa dello scioglimento dei ghiacci? Certi
scienziati sono femministi: la Colpa non è più attribuita alla Donna Impura ma al CO2. (11)
Paura telecomandata o sogno segreto? Fake news o mito? La risposta è semplice: &.

Fake news & mito


Quando il principe troiano Paride era ancora un neonato, fu nutrito al seno da un’orsa
perché sua madre, Ecuba, sposa del re Priamo, l’aveva abbandonato nei boschi per
scongiurare il presagio funeste e salvare la città di Troia. La precauzione fu tanto crudele
quanto inutile: l’orsacchiotto cresciuto rapì la più bella, Elena. Il seguito è noto.
Tutto questo indica che per Artemide, un’orsa era una donna comune, fertile. La sua
decisione si spiega, al solito, con la morale vittoriana: il padrone Zeus ha messo incinta la
serva, quindi lei va punita e rimandata a casa sua. In molti campi, la nostra conoscenza è
rimasta formattata dagli accademici dell’800. Questi distinti signori non si pongono la
domanda successiva: ora che Callisto è incita, dov’è la sua casa?
Per la morale vittoriana, quel dettaglio è irrilevante; per noi è il punto fon-da-men-ta-le!
Artemide rimette Callisto al suo posto: nella “preistoria”. Sul Grande Gioco dell’Oca, la
retrocede dalla casa-casella Tempio alla casa-casella Caverna dove torna ad essere Madre Orsa.
Al tempo degli Eroi femminicidi del Patriarcato, l’ancella della Dea Cacciatore diventa
madre, quindi perde la sua superiorità maschile.
- Come adesso?
- Ti trovo molto matura per la tua età, cara.
Poi, racconta Ovidio, per sottrarla all’astio della brava gente contro gli esiliati, Zeus
sistema la più bella donna, Callisto, nella più bella caverna che ci sia: la volta celeste dove
viene chiama Orsa Maggiore, o Grande Orsa.
- Ora tutti a letto bambini; sogni d’oro.
- La Grande Orsa è come la Grande Madre?
- Bravissima! E vicino c’è l’Orsa Minore, la Piccola Orsa, ma è un maschietto: Madre e Figlio.
L’Orsacchiotto si chiama Arcade. Suo nonno, il papa di Callisto, è Licaone, l’Uomo-Lupo.
Era stato trasformato in Lupo da Zeus per una colpa gravissima: gli aveva sacrificato il proprio
figlio. Capisci adesso perché Abramo... Va be’, un'altra volta. Buonanotte.
Bisognerebbe risalire alle origini dei miti, e leggere i racconti trascritti prima
dell’invenzione della scrittura. A La Higuera, il soggetto principale del disegno rupestre è
l’animale preferito di Artemide: il Cervo.
La vera mitologia greca è distante dalle favole romane di Ovidio come la mitologia
romana dai film di Hollywood.
Prima che i miti fondamentali spariscano del tutto, bisognerebbe rileggere le avventure di
Artemide e del fratello Apollo, alla luce del passaggio dalla Civilizzazione della Donna al
Patriarcato, tema centrale del nostro racconto di viaggio. Fosse solo per capire il passaggio
inverso, in corso.
- Artemide era lesbica?
I bambini dormono; parliamone liberamente.
205
Il quinto genere umano: un mito greco su una questione attuale.
All’inizio del viaggio, avevamo letto certi miti greci come reportage sulla “preistoria”,
quella Civiltà della Donna che precede il Patriarcato e all’interno del quale sopravvive, in
vari modi, fino ai nostri giorni.
Abbiamo contato fino a quattro generi umani; il quinto caratterizza il mito di Artemide.
Per gli esperti, un aspetto della preistoria è la scarsa distinzione tra umano e animale, come
nei nostri sogni. Nella pubblicità e nello spettacolo, la scarsa distinzione tra umano e animale ha
fatto la fortuna di Walt Disney ed altri. Si sono nutriti di favole antiche, senza digerirle.
Quella fluttuazione di specie – l’animale si fa umano e viceversa – fa venire in mente una quinta
possibilità per il genere del Pittore della Caverna che tentiamo d’inchiodare come una farfalla.
Il quinto genere è la fluttuazione di genere in epoca preistorica. Il genere variava
secondo il centro d’interesse dell’osservatore. Il principio d’indeterminazione di genere
governava il fisico umano preistorico, come il principio d’indeterminazione governa la
fisica quantistica. Più semplicemente, potremmo dire che nella preistoria, il genere non
era importante come oggi, quando senza genere non c’è gerarchia, e senza gerarchia non
c’è Ordine. Poveri noi.
Nella preistoria come oggi, la magia fertile della Donna era concessa solo alla maggioranza delle
donne. La sterilità di una minoranza di donne, se era notata, veniva probabilmente accettata
come normale fluttuazione di genere: una donna sterile era una specie di uomo, come Artemide. In
quella condizione di paradisiaca indivisione, l’appartenenza ad una minoranza, se esisteva la
statistica, non era considerata un difetto. Oggi invece, si crede ancora in una normalità
psicofisica fondata sull’identità di genere, e in una identità culturale sancita da documenti
burocratici nazionali. In breve, si crede ancora in un Dio Nazional-Socialista.
Il nazismo non esisteva nella preistoria. L’etnologia lo dimostra. In popoli primordiali
sopravvissuti all’Olocausto della Modernità, un epilettico è un essere speciale, visitato ogni
tanto da un Dio speciale: il suo.
Ora possiamo rispondere utilmente alla domanda: sì, assolutamente sì, Artemide è lesbica,
senza alcun problema né motivo di negare o affermare alcunché. Lo dice il mito,
indirettamente: per sedurre Callisto, Zeus prende le sembianze di Artemide.
Ma stiamo andando fuori tema; ecco il punto: nel mito di Artemide, oltre alla banale
fluttuazione di specie tra umano e animale, ci sono due casi di fluttuazione di genere. La prima
riguarda Zeus: il Dio diventa Dea. La seconda riguarda Artemide: la Dea è un Cacciatore.
Questo scambio incrociato nello stesso mito riassume il nostro discorso. Al tempo degli
Eroi, gli abitanti dell’Olimpo godevano ancora di una libertà preistorica: la fluttuazione di
genere. Nella preistoria, una donna sterile poteva recuperare la sua fertilità nello stesso modo
in cui un uomo poteva acquisire una fertilità femminile: con un rito sostitutivo, o cura
palliativa, che chiamiamo Pittura & Caccia. Ecco quindi un altro soggetto di film tratto dal
nostro racconto di viaggio; questo è sulla preistoria di oggi. Se c’è un sceneggiatore nella sala,
ne prenda nota (e dica al produttore di prepararsi ad un conto salato).
Anche una donna, quindi, poteva diventare artista nelle caverne, e cacciare, ma tale
possibilità non indebolisce il nostro ragionamento, né altera la logica di un sogno di fertilità.
Quel sogno contribuiva alla salute mentale di un essere fragile, sensibile: il Cacciatore,
artista in una caverna o sotto i tetti di Parigi.
206
Grazie ai racconti mitologici, i sogni diventano realtà. La realtà è una forma sociale di
conoscenza: un sogno comune. Lo sanno bene gli stregoni, e li ascoltiamo, quando appaiono
magicamente nella caverna della nostra TV.
Accettiamo ormai le fluttuazioni di specie: il Lupo Mannaro e l’uomo ragno, la Donna-
Vespa e nonna papera. Ci si può chiedere dove & quando & perché sia nato il tabu della
fluttuazione di genere & perché sia rimasto un tabu.
- Aristotele? Ancora lui?!
Aristotele fu solo il notaio, o il becchino. Il male era iniziato molto prima. Oggi, un
corso d’acqua rimasto sottoterra a lungo sta emergendo come una piccola sorgente, ma
non cola ancora in tutti i deserti.
Per esempio, nei rapporti umani, molti furono educati dalla prima infanzia ad essere ciechi
al colore della propria pelle e a quella degli altri: sono “color blind”. Chi non riesce a
raggiungere una tale armonia dovrebbe cambiare il colore della propria pelle arrossendo
di vergogna. Con lo stesso spirito umanistico, dovremmo diventare ciechi al genere degli
altri, nei rapporti quotidiani. Nasciamo tutti “gender blind”, ma le nostre famiglie sono
influenzate da ogni tipo di scuola, e quasi tutte le scuole sono guidate da allevatori di
pecore e da selezionatori-allenatori di caproni eroici.

L’Annunciazione al Cacciatore: un sogno premonitore.


Un sogno realistico si produce solo dopo un incontro con l’oggetto sognato. Quel sogno
precede quindi il prossimo incontro, temuto e/o desiderato. Se avviene, il sognatore dice
che ha fatto un sogno premonitore. Lo può dire in diversi modi: i suoi linguaggi creano la
sua potenza magica & la potenza generatrice dei suoi sogni.
Il Cacciatore ha imparato a leggere i segni. Un’impronta nel fango significa la preda
desiderata al punto di essere il seme dell’animale che penetra il Cacciatore. I suoi occhi
formano il suo “8”, e abbiamo visto cosa 8 oppure ∞ rappresentavano. Ricordiamo che
ogni segno è seme, per la semantica: la scienza dello “sperma”, in greco. L’Artista partorirà
la sua opera nel caldo Nido-Caverna della Donna, come il cucco.
La prima scrittura fu un disegno, sottile, rapido e preciso come una freccia. Diventerà
geroglifico. Un giorno il Cacciatore sarà scrittore; per ora è pittore.
Potremmo affermare che la grotta fu dipinta per lo stesso motivo dei vasi greci: per
conquistare uno spazio simbolico – la Grotta, il Vaso – che rappresentava la Donna al
punto di essere confuso con l’universo femminile, con l’Universo. Ma perché mai
avrebbe dovuto farlo?

Per il Cacciatore, la mancanza di fertilità è L’Assenza, causa di angoscia e motore di ogni


ricerca in tutte le scienze possibili, in tutte le arti possibili, in tutti gli amori possibili. Sì, era
un crescendo. Il pensiero torna alla casetta azzurra sull’Etna, con la sua piccola edicola
votiva: un tempio, minuscolo e “vuoto”, dedicato a Nostra Signora dell’Assenza. È pieno di
Luce & Silenzio. Chi lo vede vuoto soffre, come il cacciatore preistorico, dell’Assenza di
Conoscenza & Bellezza & Amore. No, non è un crescendo questa volta ma un solo
sentimento tragico.

207
26-09-2021
In La Pesanteur et la Grâce, Simone Weil scrisse: «Dio non può essere presente nel creato
che sotto forma di assenza.»
L’autore legge oggi quel pensiero di una intellettuale & operaia & militante sindacalista &
partigiana antinazista & filosofa & umanista & mistica cristiana senza Dio né Dea: una Donna,
la seconda che incontra quest’anno dopo la più umana Natalia Ginzburg che scrisse Le
piccole virtù. È una buona annata. Ha persino incontrato un Uomo, seppellito dai librai negli
scaffali Scrittori cristiani o Romanzi di spionaggio: Graham Greene. Altrove, un secondo
Uomo chiamato Primo Levi era inchiodato su una Stella di Davide barrata da una fascetta
nera: “Scrittore della Shoah”, parola ebraica che si traduce Nakba in arabo: catastrofe.
Chiudiamo il cerchio di questa note, forse di questo diario di viaggio, con Simone Weil:
«Uno spirito racchiuso nel linguaggio è in prigione.»

Come la magia della Donna che lo ispira, la magia del Cacciatore è a base di sangue.
Il nuovo rito era celebrato ogni mese? O più raramente, come il parto della Donna?
Nella preistoria, il Cacciatore vegetariano caccia, ha bisogno di cacciare. La Donna è.
Non ha alcun bisogno di prova ontologica. La Vasaia fa il suo Vaso mensile come
aggiunge legna nel camino, affinché il Fuoco del Tempio continui a bruciare.

Who’s Who della preistoria e dell’era vittoriana.


La Signora della Caverna non è la matriarca inventata dalla sociologia del secolo XIX.
Regna discretamente, per la sola presenza, e attira come la Luce nell’oscurità.
Attira come Mrs. Ramsay in Verso il Faro, di Virginia Woolf.
In To the Lighthouse – verso la casa della Luce – Mrs. Ramsay è Casa & Luce. La sua Caverna
segreta ha prodotto otto bambini. Lei anima il suo piccolo mondo con una magia
incomprensibile agli adulti che la osservano: sferruzza delle calze per un bambino povero,
figlio del guardiano del Faro (con maiuscola in tutto il romanzo). Tutti respirano ciò che la
signora Ramsay emana: una sostanza indispensabile ed invisibile come la Luce. Si vede solo
di notte, di giorno fa vedere, proiettando ombre che si preferirebbe ignorare.
“Dunque” Nostra Signora Ramsay non ha alcun bisogno di un surrogato di fertilità come la
Caccia, né di una sublimazione compensativa come la Pittura.
Il Cacciatore preistorico dipingeva in fondo alla sua caverna oscura. Se leggiamo
attentamente il romanzo, vedremo che Virginia Woolf scriveva nel suo smog.
Esaminiamo questo collegamento tra tempi non così distanti.

Cherchez la femme!
Quell’indagine è La Recherche di Virginia Woolf, che ha letto Proust attentamente e non ama
Freud perché le sue interpretazioni semplificano troppo, dice in un saggio. Due anni dopo
aver scritto Mrs Dalloway in uno stile diretto, traccia il ritratto del suo contrario, Mrs Ramsay,
in un romanzo interamente scritto in chiave simbolica.
Il lettore inglese era allenato ai doppi sensi, agli indovinelli, agli enigmi, ma pochi
avevano colto la ricca complessità di una “favola per bambini”: Alice nel Paese delle
Meraviglie di Lewis Carroll. Il tesoro fu scoperto un secolo dopo nelle edizioni curate da
uno scrittore di libri divulgativi scientifici: Martin Gardner.

208
A prima vista, anche Verso il Faro si presenta come un tranquillo racconto: una bella
famiglia della borghesia intellettuale di Londra, in vacanza al mare con amici...
L’indicibile vittoriano appare in filigrana in Alice, ma è taciuto nelle note di Gardner che
non era cieco. Tra le righe, Virginia Woolf sembra alludere a questioni molto personali.
Offre al lettore degli indizi evanescenti e dei simboli più o meno ermetici. Li offre forse
anche a sé stessa, inconsciamente.
La Signora Ramsay è amata e ammirata da una sua giovane protetta che non la considera
tuttavia come un modello esistenziale. Lily Briscoe è un’artista. All’inizio del romanzo,
prova a dipingere la Signora Ramsay, alla finestra col piccolo James che sognava di
andare al Faro.
Dieci anni dopo, alla fine del romanzo, una Lily Briscoe appassita e sola riprende quel
progetto abbandonato ma dipinge solo «un tentativo di qualcosa.»
Lo stesso giorno, il Signor Ramsay organizza finalmente la gita in barca fino al Faro. Porta
James, che non ha più nessuna voglia di andarci, e la sorella Cam. James la crede sua alleata
contro le «ali nere» e il «duro becco» del padre; sogna d’eliminarlo d’una coltellata al cuore
mentre Cam, al contrario, ama e ammira suo padre.

Dal Cervo all’Ariete, dalla fine della preistoria ai tempi biblici.


La Signora Ramsay ama e ammira suo marito, non ha parole per dirglielo, solo gesti quotidiani
per servirlo, ma lo detesta anche. Il Signor Ramsay è un macho intellettuale, pieno di parole
quando non esplode di rabbia e fa volare i piatti: un dotto prepotente che ama sua moglie ma
non riesce a dirglielo. Quel Cacciatore insegue idee anche a tavola con la grande famiglia: è un
famoso professore di filosofia, ateo militante e razionale guastafeste.
Se si conosce un po’ la vita di Virginia Woolf, le questioni che l’abitavano, si può notare che il
Signor Ramsay è l’unico personaggio nel romanzo a non avere un nome, insieme alla moglie
che non ha nemmeno un cognome. L’assenza totale d’identità sociale per una donna è una nota
sottile in questo romanzo; sarà sviluppata due anni più tardi in Una stanza tutta per sé. Ma che dire
del Signor Ramsay? Qual è il suo nome, il suo vero nome in un romanza altamente simbolico,
visto che non ha un nome di battesimo?
Ram significa ariete. Il macho autoritario che sfonda la Porta è il maschio della pecora. La lana è
usata nell’arte di Arianna, praticata dalla Signora della Casa. Possiamo forse concludere che per
Virginia Woolf, il nome del Signore, Ram-say, significa Il Detto dell’Ariete? Sarebbe azzeccato,
come nome di Patriarca.
Con le prime parole del romanzo, la Madre aveva accettato la richiesta del piccolo James: «Sì,
certo, se fa bello domani.» Il Mostro alato del Patriarcato aveva infranto il sogno del figlio: «ma non
farà bello», impedendo così il viaggio iniziatico verso il Faro. Un padre che ostacola il figlio in
quella conquista (a forma di torre qui) era già un cliché.

Nel romanzo come nel corso della Storia, la Civilizzazione della Donna e il Patriarcato si
sovrappongono, generando tensioni sociali, contraddizioni personali intime, drammi e
tragedie famigliari.
La sorella di Virginia Woolf è una pittrice, come Lily Briscoe che rimugina spesso un
commento degli uomini: «le donne non sanno dipingere, non sanno scrivere». Eppure Lily Briscoe
non scrive.
209
Alla fine del romanzo, Lily e Virginia hanno almeno tre punti in comune: alla stessa età,
entrambi dubitano del proprio talento e soffrono di un blocco sessuale. Le violenze sessuali
subite dalla piccola Virginia in ambito famigliare sono note.
Nella scena finale, di una densità estrema, Lily Briscoe dipinge nella sua nebbia, in
presenza di un uomo anziano. La casa è vuota. L’Ombra della Luce essendo sparita dalla
scalinata, Lily può ammettere ormai che è gelosa della Signora Ramsay e attratta dal Signor
Ramsay. Ha appena ceduto al proprio desiderio, in pensiero:
«Qualunque cosa avesse voluto dargli, quando la lasciò questa mattina, glielo aveva dato
finalmente. “È sbarcato” disse a voce alta. “È finito.” Allora, ergendosi, sbuffando un poco, il
vecchio Mr Carmichael stette a suo fianco, con l’aria di un vecchio Dio pagano, arruffato,
con alghe nei suoi capelli e il tridente …/… in mano».

Ma il tridente era solo “a French novel”, precisa la voce narrante.


Un particolare dolorosamente sarcastico arriva dall’infanzia tradita di Virginia Woolf. Quel
nome, Carmichael, evoca un San Michele Arcangelo che non aveva l’intenzione di
sconfiggere il Demonio: stava leggendo “a French novel”. In quella Inghilterra, non
significava un romanzo francese bensì sporcaccione.
Attorno a Lily Briscoe, la nebbia diventa smog. Pensa, vede nel vecchio Carmichael una
presenza benefica che sorveglia i loro destini comuni; dall’alto lascia cadere una ghirlanda
di fiori: violette e asfodeli. Una ragazza romantica conosce il linguaggio dei fiori. La violetta è
l’amore innocente. In inglese si dice violet e si pronuncia come il verbo violare.
Nella mitologia greca, ben nota a Virginia, l’asfodelo è il fiore dei morti.
Il ritmo accelera ; un destino precipita. Lily sente l’urgenza di ritornare al suo quadro.
In un istante culminante, il dipinto le appare sfocato ma «con brusca intensità, come se lo vedesse
chiaramente per un secondo», Lily Briscoe termina la sua tela «tracciando una riga lì, al centro»: una
coltellata nella pancia. È il fallimento di una vita: un harakiri.
Il Giappone era di moda, e l’alleato militare della Gran Bretagna in rapine orientali.

Ci sono conclusioni aperte; le ultime parole del romanzo lo chiudono a chiave per sempre.
Dopo il tocco finale, o stoccata che sia nel duello con sé stessa, una Lily esaurita posa il
pennello e dice «I have had my vision»: ho avuto la mia visione.
È un’illusione e una menzogna, il contrario della visione conquistatrice del Cacciatore preistorico:
la sua pittura su roccia non è sfocata e non vuole uccidere nessuno, né tanto meno suicidarsi.

La Storia del Patriarcato precede i tempi biblici. Il Cacciatore preistorico diventerà Eroe e
trionferà della Dea. Nostra Signora Ramsay muore «abbastanza improvvisamente» nel mezzo del
romanzo, all’inizio della Prima Guerra Mondiale, senza smettere di proiettare la sua luce su
una piccola società d’intellettuali vittoriani, con l’intermittenza di un faro.

Per cogliere l’essenza del femminismo appassionato e disperato di Virginia Woolf,


bisogna leggere Three Guineas (1938). Se ne trova una goccia, salata, alla fine del nostro
racconto, nell’Epilogo di Virginia Woolf & Antonio Machado.

210
To the Lighthouse fu scritto subito dopo la Prima Guerra Mondiale. Lungo le pagine che
scorrono calme, ogni personaggio osserva gli altri e sé stesso con frasi che si allungano in
spirali sinuose: i mulinelli di un fiume tranquillo nascono da ostacoli profondi e possono
inghiottire chi vi si abbandona.

Troppo cosciente della miseria degli uomini, delle donne e del mondo in 1941, Virginia
Woolf decide di mettere fine al proprio dolore. Si riempie le tasche di sassi prima di
entrare in un fiume dalle acque immobili. Fredda determinazione a dissolversi & vago
desiderio di rinascere, altra o altrove... come nel nostro gioco a base di terra & acqua.

L’Acqua era al centro della Civilizzazione della Donna. Abbiamo visto la Sua caverna al
capitolo Labirinti: una pancia di roccia dove una pozzanghera d’acqua era il Suo specchio
magico, al bagliore rosso di una torcia che il Cacciatore Artista utilizzava per... Flash!

Il cacciatore d’immagini
Dopo aver osservato la sua preda, la immobilizza con un’arma magica, silenziosa come
lui. Poi il cacciatore entra nella sua caverna dove, al bagliore rosso di una torcia, la fa
rinascere nell’acqua e la contempla, sulla carta.

FINE

211
Postfazione di
Virginia Woolf & Antonio Machado

Le cose che devono passare


Sono solo simboli;
Qui ogni fallimento
Diventerà realizzazione,
Qui, l’Indicibile
Travaglio sarà compiuto.
Che la donna nella donna
Guidi in avanti per sempre.
The things that must pass
Are only symbols;
Here shall all failure
Grow to achievement,
Here, the Untellable
Work all fulfillment.
The woman in woman
Lead forward for ever.
Johann Wolfgang von Goethe
Brano del Faust, citato da
Virginia Woolf in Three Guineas.
&
Amo i mondi delicati,
immateriali e gentili,
come bolle di sapone.
Mi piace vederle colorarsi
di sole e carminio, volare
sotto il cielo azzurro, tremare
all'improvviso e scoppiare.
Yo amo los mundos sutiles,
ingrávidos y gentiles,
como pompas de jabón.
Me gusta verlos pintarse
de sol y grana, volar
bajo el cielo azul, temblar
súbitamente y quebrarse.
Antonio Machado – Campos de Castilla

Domenica 2-02-2020.
Dedicato ai miei vicini di fronte, dall’altra parte della strada: Lina Ben Mhenni & Mohamed Bouazizi

212
QUIZ a scelta multipla
Verifica delle conoscenze acquisite nel corso Nostra Signora Dea & Il femminicidio degli Eroi
Livello 1
(Guida turistica professionale in Sardegna e nelle altre Repubbliche Mediterranee)
N.B. Le domande portano su monumenti non studiati durante il corso ma di categoria simile.
In caso di bocciatura, non si accetteranno reclami né ci sarà alcun rimborso.
 Fortificazione dell’età del bronzo, con pozzo d’acqua per
resistere durante l’assedio, utile anche in tempo di pace.
 Tempio, simile a Göbekli Tepe. (Rif. C) OK
 Bacino lustrale-labirinto in un tempio-palazzo. (Rif. D) OK
 Pozzo sacro, diverso da quelli sardi, bulgari, ecc. (Rif. H) OK
 Luogo dei riti femminili relativi al parto. OK
 Non lo so. OK
 Altro? Non lo so ma ci sto pensando. L’aspetto più
importante è l’assenza di angoli e linee rette, come nel
labirinto primordiale ispirato dall’anatomia femminile.
OK
Sul perimetro esterno invece...
Nella Mancia dove vagava Don Chisciotte, questa è l’isola
governata da “Sancho Panza”: la Grande Pancia.
“Motilla” del Azuer (Castilla-La Mancha) OLÉ!!!

 Una delle tombe dei giganti; un


ossuario dell’età del bronzo.
 Luoghi dei riti femminili relativi OK
alla ri-nascita.
 Non lo so.
 Altro? Il frontone a semicerchio
rappresenta le gambe aperte
della Dea sdraiata, come nel
terzo tempio di Mnajdra a
Osono (Sardegna) Malta. Ciò spiega che la porta
sia così piccola. L’inizio del
Es Tudons (Minorca)
corridoio è quindi la vagina.
Una discontinuità nel corridoio
del primo monumento, un chiaro
allargamento nel secondo,
indicano l’utero: come dopo la
seconda “porta” di Mnajdra, ma
qui non serviva per la ri-nascita
del Sole bensì delle persone,
OK
come a Castelluccio in Sicilia.

Aiutino! La prima definizione proposta, pur essendo ufficiale, è sempre sbagliata. Perché?
 Le definizioni ufficiali non sono redatte da specialisti, archeologi o intellettuali.
 Le definizioni ufficiali sono redatte da specialisti, archeologi o intellettuali.
 Le definizioni ufficiali sono redatte da ragazzini che leggono troppe storie di castelli, eroi e giganti. OK
 Non lo so.
 Altro? Come detto nel corso, “comprano i polli al supermercato” quindi non sanno che il
guscio dell’uovo è un tempio di pietra che la madre costruisce attorno ai suoi figli per farli
OK
nascere. Per farli ri-nascere da grandi, il guscio è logicamente più grande.
Verdetto dell’Inquisitore e timbro-firma.

Bravissima! Promossa.

213
La prova

La foto, scattata il 7 gennaio 2017, dimostra la veridicità – la Verità! – della circostanza che
spinse l’autore alla gita in Grecia via Malta, di cui parla al capitolo Siesta su un low cost:
«Prima la neve sulle mie arance! Mai vista tanta così ai piedi di Mamma Etna... niente potatura degli
ulivi... va be’, una vacanza...»
Uno degli aranci è in primo piano a destra; la casetta blu è quella di cui si parla altrove.
Il Mediterraneo si può solo immaginare davanti alla casetta, come Mamma Etna sotto il
tutto.
Ci sono anche due fichi d’India: contro il muro e in primo piano a sinistra. Costituiscono
un’ulteriore prova che non siamo sulle Alpi. Invitiamo San Tommaso a toccarli con
mano; vedrà la Luce!, sentendo le spine.
Allora, un più vasto orizzonte si aprirà ai suoi occhi. Capirà, grazie ad una misteriosa
proprietà transitiva, che tutto quanto scritto qui è rigorosamente esatto, modestamente.
Tuttavia, certi accademici colleghi di San Tommaso rimangono refrattari a questo credo
perché secondo loro, uno stile spensierato non può essere associato alla riscoperta di
conoscenze fondamentali.
Dobbiamo quindi concludere con la saggezza di Salomone. In una società equilibrata, i
due atteggiamenti sono necessari: il sorriso malizioso usato qui per svelare antiche verità,
e la cravatta inamidata esibita da altri per ribadire impunemente vecchie stupidate.

214
Ritratto dell’autore
L’Amore con la A maiuscola
non è corrisposto, eppure è felice.
(Pensiero 333/Z/148)

L’unico ritratto ufficiale dell’autore è un capolavoro di Olivia, 5 anni, Oli per gli amici.
Insieme a papa e mamma nascosti in robusti simboli, rappresentò sé stessa e il fratellino
Leonardo (Leo) mentre gli scappava... insomma, si vede ma c’est pas grave, non fa niente,
disse col suo accento di Provenza.
Quel giorno, la pioggia
aveva interrotto la raccolta
delle olive. Gli storici del
clima possono verificare:
era il lunedì 16 ottobre
2015, un anno e tre mesi
prima del viaggio
raccontato qui.

Oli fece dozzine di disegni


– eruzioni multiple
sull’Etna, un cielo azzurro
con Leo ritratto dietro un
finestrino dell’aereo che lo
porta via – con rara
velocità esecutiva,
rallentata solo da Leo.
Non era volato via ma c’est
pas grave.

Quando Oli e Leo


tornarono a casa loro, il
mercoledì 21, Mamma
Etna espresse la sua
tristezza con un nubifragio
di violenza eccezionale.
Un giornalista che volesse costruire una carriera sulla verifica delle fonti dovrebbe
confrontare questi due nomi, Oli e Leo, con un brano del capitolo Siesta su un low cost.
Costituiscono un'altra prova provata che il monologo è rigorosamente autentico, quindi
degno dell’attenzione dei media.
Il ritratto dell’autore fu una commissione. Venne eseguito dopo promessa di uno
scambio giudicato vantaggioso dall’artista, troppo giovane per essere cosciente del
proprio valore. Un esame accurato del ritratto contraddice la teoria di un ricercatore
universitario del Middle West. Il nome del personaggio centrale, Jean, non è lo stesso
della rimpianta Norma “Jean”, in arte Marilyn Monroe, il cui sesso era femminile.
215
Ringraziamenti

Desidero ringraziare il Prof. Massimo Cacciari, il Prof. Marcel Otte e il Prof. Sebastiano
Tusa per le citazioni, autorizzate con parole d’incoraggiamento.
Ringrazio Sony-ATV per la cortesia con la quale hanno subito concesso la citazione
tratta da Shape of my heart di Sting & Dominic Miller.
Non ringrazio l’agente letterario di Stephen King. Incapace di darmi il nome dell’editore
titolare dei diritti di The Shining, mi ha ordinato di rimuovere la citazione. L’ho mantenuta
perché ha così confermato quanto Stephen King ha scritto a proposito di agenti letterari.
Ringrazio la Prof.ssa Maria Bonghi Jovino, l’illustre etruscologa, per le gentili valutazioni;
mi spingono a proseguire nella mia opera di stimolo alle istituzioni accademiche.
Ringrazio anche la Dr Marylène Patou-Mathis, del CNRS (Francia), Responsabile
dell’équipe “Comportamenti dei Neandertaliani e degli Uomini anatomicamente moderni
ricollocati nel loro contesto paleoecologico”. Ho appena scoperto l’esistenza di un suo
testo divulgativo: Préhistoire de la violence et de la guerre. Il poco che ne so per ora conferma
una visione fondamentale alla base del mio testo, e il poco che lei sapeva del mio testo ha
motivato un primo commento positivo.
Nello stesso modo, ringrazio Patrick Ferryn, Daniela Orlando, Daniela Rossini, Nicolò
Santilli, Patrizia Schettini-Natrella, Daniela Thomas e Paolo Alberto Valenti per dei
commenti utili.
Gran parte della mia riconoscenza va riservata a Mike Andolfo, Marie Bolliand e Daniella
Conti per le loro correzioni alla prima versione inglese, francese e italiana. Un
ringraziamento speciale a Tucker Zimmerman; avendolo informato che era citato come
poeta & compositore di Oregon, ha spontaneamente revisionato il testo inglese, per spianare
le bugne del cammino – disse – che rallentano il lettore. Da allora, ho aggiunto testo e bugne.
Il Prof. Salvatore Arcidiacono di Catania è stato una fonte d’informazione preziosa per il
Bonus Track 4: L’Ombelico & l’Acanto. In una conferenza per la presentazione del suo
libro Etnobotanica Etnea, ho incontrato per la prima volta il fiore dell’acanto. Fu
fondamentale per spiegare il successo millenario della foglia d’acanto, che mi aveva
sempre lasciato perplesso.
Ringrazio il Prof. Franco Crevatin della Università di Trieste, per una conferma
illuminante per me; è citata e lungamente commentata nel Bonus Track 7: Continuità.

Ultimo ma non meno importante, ringrazio un insigne studioso di lingue arcaiche


mediterranee, il Prof. Francesco Aspesi dell’Università di Milano. Avendo esaminato il
mio manoscritto dal suo punto di vista, ha espresso sorpresa ed approvazione con parole
che mi hanno toccato nel profondo.
Eppure, sono convinto che tutto il merito vada ad un Dio, Mercurio-Ermes-Thoth, che
mi ha imprestato il suo sorriso, e a Nostra Signora Dea, intervenuta personalmente
perché si è stufata di questo andazzo. Ho avuto il piacere e l’onore d’incontrarLa, nelle
Sue personificazioni attuali. Quelle donne erano tutte perfette e diverse composizioni di
Afrodite & Hera & Atena, tutte nascoste sotto nomi poco usuali o comuni: Honorine
oppure Marie, Mimma oppure Adriana, ma anche Beatriz, Lidia, Elisa, Roberta, Daniela...
tutte perfettamente invisibili come La Dea, o come La Casalinga, perché La Dea può
essere la casalinga della porta accanto.
216
Riferimenti e links
A. The Eight-Shaped Shield in the 2nd Millennium BC Aegean. Despoina Danielidou. Athens
1998 - Academy of Athens - Research Center for Antiquity Monographs, N° 5.
B. Amare. Una lettera... - Albert Gianna https://independent.academia.edu/AlbertGianna
C. Disegno di Fernando Baptista per National Geographic Magazine.
D. Al capitolo Labirinto, sono state usate le scoperte del Prof. Francesco Aspesi,
dai suoi testi: Il sostrato linguistico sacrale egeo-cananaico (ne Gli uccelli del Faro) - Il
labirinto all’Amnisos - La denominazione del labirinto: un archeonimo, Greco labyrinthos,
ebraico debir - L’ape e il labirinto; un possibile nesso lessicale nell’ambito del sostrato egeo -
cananaico (https://unimi.academia.edu/FrancescoAspesi)
Archeonimi del labirinto e della ninfa (L’Erma di Bretschneider, 2011).
E. Avviamento alla etimologia italiana. Giacomo Devoto - Oscar Mondadori.
F. La colonne des danseuses de Delphes. Jean-Luc Martinez. Comptes rendus des séances de
l'Académie des Inscriptions et Belles-Lettres, 1997
https://www.persee.fr/doc/crai_0065-0536_1997_num_141_1_15701
G. The Language of The Goddess. Marija Gimbutas - Thames & Hudson, p. 231.
H. I pozzi sacri in Sardegna e in Bulgaria. Massimo Rassu
http://www.massimorassu.it/portal/secondo/13Bulgaria.htm
I. Bossed Bone Plaques of the Second Millennium. John D. Evans (www.cambridge.org)
https://doi.org/10.1017/S0003598X00028283 Le ossa a globuli – Un feeling culturale tra
Sikelia e Troia. Italo Russo https://www.academia.edu/11867901
J. El ámbar de la Cueva de los Cuarenta . M. Murillo-Barroso, R. Mª Martínez-Sanchez, J. C.
Vera-Rodríguez - Trabajos de Prehistoria, Vol 75, n° 2 (2018)
http://tp.revistas.csic.es/index.php/tp/article/view/786
K. Tiempo circular y ancestralización entre el IV y III milenio antes de nuestra era. Propuesta de lectura
interna de un sepulcro de cámara y corredor en el mediodía peninsular. R. Mª Martínez-Sanchez
Arte Arqueología Historia n° 15 (2008) https://www.academia.edu/673663/Ensayo.
L. Autres regards sur la chasse préhistorique et Le serpent et la Pomme. Marcel Otte
https://independent.academia.edu/marcelotteulgacbe
M. El ciervo, el árbol y la miel. Juan Francisco Jordán Montés
https://independent.academia.edu/JORDANMONTESJUANFRANCISCO

Testi dell’autore https://independent.academia.edu/JeanSantilli


1. The Metadisciplinary School Project
2. Ermeneutica di una tecnica
3. La Vasaia Volante
4. The Etruscan Bucchero Iron Luster
5. Ragazzi facciamo... un bucchero etrusco!
6. Introduzione a “La Vasaia Volante” e “Ragazzi facciamo... un bucchero etrusco”
7. Funzioni ed usi del linguaggio tecnico
8. Ceramica e handicap
9. L'U.T.P. – Un cambio di paradigma per il Medio Oriente
10. The Oregon Vision – An Educational Approach to the New Frontier
11. Il Muro di Trump fermerà il cambiamento climatico (ovvero) Per un ambientalismo più intelligente (di...)
12. Medea & Il Macho – Un successo evergreen del Patriarcato
217
INDICE
Secondo Responso della Sibilla di Delfi
Preambolo
Nostra Signora Dea & lo scudo a forma di 8
Tre oggetti molto diversi - Visione di un solo Soggetto
Caratteristiche costanti
Persona a forma di 8
Tempio a forma di 8
Scudo a forma di 8
Altri oggetti dai templi di Mnajdra
Palloni da calcio in pietra
L’Ape è un insetto a forma di 8 che costruisce spirali psichedeliche.
Forma di 8 per una... Venere? Madre? Madonna? Signora? Nostra Signora Dea?
Nomi più appropriati per gli oggetti a forma di 8
Domanda dell’Avvocato del Diavolo, senza risposta per ora.
Più tardi, altrove. Memoria & Oblio
Scudo a forma di 8 & Donna a forma di 8
Un vaso nostalgico, antico.
Muri-Fiori costruiti dall’Ape di Malta, a Micene e a Delfi?
Il Delfino: una figura centrale in Grecia.
Il Tempio della Donna & Madre a Delphi
Delfi e l’Oracolo greco più famoso: la Pythia.
Delfi e l’Omphalos: l’Ombelico, il Centro del Mondo.
Un Vaso-donna panciuta & Una Donna-vaso panciuto
Il Tridente di Poseidone, Dio transgender.
Nostra conclusione su Micene, Delfi, e il resto.

Il Femminicidio degli Eroi


Primo responso della Sibilla di Delfi
La seconda Fatica di Ercole
Perseo & Edipo & Ercole & Giorgio – Il complesso dell’Incubo Sempreverde
Che dire dell’Altra Metà del Cielo?
Problema & Soluzione: un sistema chiuso, recente.
Un momento! Perché mai l’Eroe vorrebbe partire...? Io non voglio!
Il Matri-Femminicidio dell’Eroe da western
Gli Eroi della domenica

218
Spunti & strumenti per approfondire & sviluppare
Nuovi oggetti per l’ermeneutica
Mnajdra e Stonehenge
Cosa?! Anche Mnajdra è un “osservatorio solare”?! Come Stonehenge?!
Occidente, uccidere, cadere: stessa etimologia.
Intermezzo: La Prima Fata.
Il Palazzo della Prima Fata
Mito-Logica & Magia-Logica
Rallentare: lavori Mito-Magici in corso.
L’Arte è Magia
Due piccoli errori
Altri Templi, stesso Tempo Circolare.
Tomba a cerchio A. Tomba a cerchio B. Sepolcro di Clitemnestra. (Micene)
Göbekli Tepe (Turchia)
Labirinti
La Porta
Una chiesa cattolica? È La Gigante di Baudelaire & Juliette
Uno scandalo ben più grande: Ulisse
Risposta alla domanda dell’Avvocato del Diavolo
Ipotesi parallela - Un utensile e una tecnica neolitica di taglio della pietra
La sacra Geometria del caso»
Meditazioni di un pellegrino per Caso & Necessità
Sogno ad occhi aperti
Metodo
Visione
Di teorici e sperimentatori
Metafora, parabola, mito.
Menzogne storiche & omissioni
Compito a casa
«Matriarcato» ? Una cavolata a-sso-lu-ta!
Medea
Di palle e uomini
La Magia Bianca di Leggenda
Le perle e La Collana
Tre citazioni & Un calligramma della Sibilla di Delfi
Siesta su un low cost
Weakly Leaks – Trascrizione da registrazione
Nota finale dell’autore
13 bonus track
Postfazione di Virginia Woolf & Antonio Machado
Quiz a scelta multipla
La prova
Ritratto dell’autore
Ringraziamenti
Riferimenti
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L’autore

Jean Santilli sa leggere e scrivere. Certi leggono e scrivono libri; lui legge le persone, le
loro abitudini, i loro oggetti, poi ne parla, per iscritto. La sua penna manca
d’immaginazione; non esce dalle caselle predisposte: fiction, non-fiction letteraria, saggi.
Vagabondo in pantofole, usa solo i dialetti di casa sua: l’italiano, il francese e l’inglese. Lo
spagnolo è riservato a parole d’amore somiglianti a poemi. Non scriverà il proprio
epitaffio, avendo adottato quello di La Fontaine: «Jean s’en alla comme il était venu... ecc.»
Dopo essersi laureato in lingua e letteratura inglese e nordamericana all’Università Lyon II
(Francia), insegna per due semestri come lecturer presso il dipartimento d’inglese della
California State University San José. Avendo rapidamente fatto il giro della questione
accademica in due paesi, si trasferisce in Italia. A Urbino, città natale di Raffaello,
intraprende il proprio piccolo “rinascimento” creando un centro di ricerca & formazione
per docenti ed educatori. Il LaV-Oratorio Metadisciplinare si rivolgeva al grande
pubblico col nome di Club Ceramica Selvaggia. La sua azione era ampliata da una casa
editrice interna: Edizioni “Terra & ...” (testi e video in cinque lingue, distribuiti dalla rete
europea del Club).
Il Club Ceramica Selvaggia si è evoluto, diventando una rete conversazionale mondiale
impegnata in attività educative, sociali e culturali di tipo profit & non profit.
Tale esperienza fu riassunta in un saggio particolarmente rilevante qui: The Oregon Vision
– An Educational Approach to the New Frontier. Il manoscritto fu registrato dalla National
Library dello Stato dell’Oregon con i ringraziamenti del Governatore, dopo che fosse
stato spedito alla Casa Bianca (in 2009).
Qualche altra pubblicazione. Vedere la pagina dell’autore su un sito accademico di
San Francisco https://independent.academia.edu/JeanSantilli

Ultima revisione 1.10.2022 dedicata a una Signora che compie 103 anni oggi.

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