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Nothing comes in a straight line

Il percorso per il successo non è una linea retta. Stati Uniti coast to coast in 80 giorni

2023 - Edizione 0
Note
È consigliabile tenere a portata di mano una mappa o un computer connesso a internet, per via
dei tanti nomi di località che suggeriscono il percorso fatto. Il viaggio si è svolto tra il 20
Maggio e il 7 Agosto 2022, tra Washington DC e Eugene, Oregon.

Prologo
Attraversare in bicicletta l’America da costa a costa? È il progetto folle che bolle in pentola e che
ancora non ho trovato il modo di condividere, proprio per paura di annunciare qualcosa di così
esageratamente impegnativo rispetto le mie esperienze precedenti.
Partiamo da me. Mi chiamo Vlady e sono un quarantenne italiano residente in Svezia. Posso
assolutamente definirmi una persona nella norma. Non sono un atleta o un tipo sportivo e
neppure più così giovane, sebbene sia in salute.
La bicicletta per me è sempre stata uno strumento di svago e di scoperta del mio territorio, non
uno strumento sportivo. Nella mia vita, a fasi alterne e ovunque io sia stato, c'è sempre stata una
bicicletta: Italia, Finlandia, Irlanda e oggi Svezia.
Viaggiare mi appassiona tanto quanto pedalare. Mi sarei dunque interessato al cicloturismo
prima o poi. Non me ne sono però interessato troppo presto, ma solo poco più di una decina di
anni fa. Il mio viaggio più lungo è stato di circa 650 km attraverso l'Irlanda, nel settembre 2012.
Il concetto di base del cicloturismo è semplice e posso ridurlo così: si tratta di pedalare ogni
giorno (o quasi), ma senza fare ritorno al punto di partenza. Piuttosto, ci si muove sempre nella
direzione opposta al punto di partenza, almeno fin quando non si intende rientrare. Anche senza
tenere un ritmo sostenuto, si può coprire così una distanza di diverse centinaia di chilometri a
settimana. Tutto ciò che si ritiene necessario - per la persona e per la bicicletta - deve essere al
proprio seguito, in borse apposite. Il cicloturismo è alla portata di chiunque, benché l’abilità (la
forma fisica) e la dimestichezza con la vita outdoor di ognuno sia indubbiamente diversa. È
importante dunque conoscere sé stessi, la propria bici e la propria attrezzatura attraverso
l’esperienza pratica.
Io sono capace di pedalare per 80 chilometri al giorno senza troppa fatica, sebbene non conosca i
miei limiti, cioè non sappia quanto a lungo potrei mantenere un simile ritmo.
L’idea di viaggio che intendo intraprendere negli Stati Uniti poggia su questo valore medio degli
80 chilometri ed è una proiezione delle mie capacità estese sul lungo termine. Il piano è di
mantenere una media di 80 km al giorno per circa 80 giorni. Questo mi permetterebbe di
percorrere ben 6400 km, sufficienti per attraversare gli Stati Uniti da Washington a fino alle città
costiere dell’Oregon, con un tragitto non di certo lineare o piatto. Il tracciato che intendo seguire
è di poco meno di 3800 miglia, cioè 6115 km. Ne consegue quindi che non debba pedalare 80
giorni per coprire 6115 km e questo non può che essere positivo, anche perché un viaggio così
lungo senza alcuna sosta è impensabile, nonché sconsigliabile al livello medico.
Nonostante il piano teorico sia concreto, potrebbe comunque essere un salto nel buio. Pedalare
per 80 giorni significa andare incontro a molte variabili di difficile previsione. Posso prendere le
dovute precauzioni in termini di biglietto aereo flessibile e disponibilità economica sufficiente a
risolvere varie incognite. Posso portare il necessario e qualcosa di extra; posso studiare un piano
B che tenga conto della rete ferroviaria qualora dovessi averne bisogno. So però che non potrò
controllare e prevedere tutto. Il viaggio in bici è una sfida molto articolata, ben oltre la
dimensione sportiva. Serve una buona capacità pianificatrice, una strategia; serve essere flessibili
quanto forti mentalmente. Io ho delle capacità, ma è tutto da vedere se sia all’altezza di qualcosa
di così grande. Psicologicamente, si tratta di abbandonare la propria comfort zone e routine in
modo sostanziale. Per mesi non avrò una casa, un ufficio, un luogo abituale nel quale recarmi.
Non avrò neppure una città, perché cambierò ogni giorno scenario. Non avrò il mio letto, la
cucina e il bagno, beh, sarà ovunque lo immaginerò. Non avrà alcun senso la settimana: lunedì o
sabato saranno uguali. Riesco già a figurarmelo. Pedalerò indipendentemente dalle condizioni
meteo, se sia domenica e se io sia stanco. L’allenamento si svolgerà durante, “on the go”. Il
viaggio in bici è spesso romanticizzato, ma a pensarci, non è libero da stress e da una sua forma
di routine, che può sfinire. Quando si hanno limiti temporali, il viaggio può diventare una gara
contro l’orologio. A quel punto l’escursione si tramuta in prestazione.

Sul perché stia decidendo di intraprendere un’avventura così lunga, incredibilmente più
impegnativa delle precedenti, è difficile da riassumere in poche parole. Fino a pochi mesi fa non
avrei neppure osato immaginarla.
Sono stato molto incostante con i miei viaggi in bicicletta. L'ultimo viaggio che ho fatto è stato a
luglio 2021, nel sud della Finlandia: sei giorni in totale, cinque pedalando. Un viaggio breve ma
significativo, perché dopo questa esperienza mi son convinto di dover coltivare questa passione a
ogni costo. Ho deciso di dire basta, basta procrastinare: se mi piace così tanto, devo lavorare per
raggiungere l’obiettivo. Serve pianificare.
Così ho approfittato dell’autunno. In autunno le giornate svedesi si accorciano velocemente e il
tempo per guardare Netflix o YouTube diventa sempre più disponibile. Ho iniziato a seguire un
certo numero di YouTuber, persone che hanno coperto distanze incredibili a pedali, arrivando in
capo al mondo, scoprendo luoghi fantastici. Non è solo il viaggio in sé, ma la capacità di
raccontarlo con un videodiario, un documento, ad incuriosirmi. Si tratta di uno stile di vita
minimale, non comodo, ma pieno di magia, crescita e soddisfazione personale. Poi un articolo
della BBC, trovato in rete, mi ha aperto un mondo: attraversare interamente gli Stati Uniti
usando i tracciati di vecchie ferrovie dismesse. Il percorso raccontato non era ancora completo,
ma un giorno sarebbe potuto diventare lungo ben 4.000 miglia. L’articolo ha messo in moto la
mia curiosità: le ricerche sulla rete mi hanno portato a scoprire tracciati alternativi, più semplici e
molto più battuti. Questa curiosità e voglia di sapere mi stava davvero togliendo molto tempo
prezioso, oltre il ragionevole. Ho dovuto fare i conti con me stesso e chiedermi cosa stessi
facendo: voglio davvero fare qualcosa di così grande? Se lo voglio, devo essere pragmatico e
concreto. Altrimenti dovrei dedicarci molto meno tempo.
Verso natale la decisione di provare ad attraversare gli Stati Uniti, da costa a costa, era ormai
quasi presa. Troppi punti restavano però oscuri; tanti pensieri, soprattutto quello di fallire, non mi
permettevano di parlare di vero e proprio piano. Ho avuto bisogno di altri due mesi, di consultare
tragitti, di scaricare informazioni dalla rete, di letture e di soluzioni alternative.
A marzo il passo decisivo: ho comprato i biglietti aerei, via Reykjavík per Washington D.C. Il
biglietto deve essere “chiuso”, cioè obbligatoriamente con una data di rientro prefissata, da
Portland, Oregon. Partenza e ritorno sono lontane e a distanza di 89 giorni. Non solo; ho preso la
modalità flessibile, perché potrei dover tornare molto prima del previsto e pure da un altro
aeroporto.
Adesso ho un biglietto in tasca, ho chiesto e ottenuto l’ESTA, conosco il tracciato che voglio
percorrere ma, sono tutt’altro che sereno. Sono in forma, mentalmente e fisicamente, pronto per
pedalare così tanto, negli Stati Uniti? Affatto. L'idea mi spaventa e mi emoziona. Questo viaggio
potrebbe durare quasi tre mesi e io non ho mai viaggiato in bicicletta oltre due settimane; non ho
mai campeggiato oltre i sette giorni. La mia ragazza è un po' preoccupata per me; sta già
parlando di una crisi di “mezza età”. Un po' precoce direi, ma onestamente sì, è come se lo fosse.
Ho trovato il tempo libero e i soldi che servono e devo poterci provare, con qualsiasi esito.
Voglio fare qualcosa di straordinario; voglio misurarmi e vedere fin dove posso arrivare, di cosa
sono capace. Potrebbe esserci un "me" prima di questo viaggio e un altro "me" diverso dopo
questo viaggio.
L'unico modo per togliermi dalla testa questo chiodo fisso è provarci, iniziare, spostarsi giorno
dopo giorno, tappa dopo tappa, fin dove potrò. Andiamo.

“È una fortuna poterselo permettere; è saggio averlo scelto”.

Giorno 1: Da Arlington Virginia al Chisel Branch campsite, Maryland


Oggi Venerdì 20 Maggio 2022, partendo da Arlington, Virginia, ho iniziato il mio percorso sullo
sterrato chiamato C&O (Chesapeake & Ohio Canal) presso Georgetown, Washington D.C., che
conduce fino a Cumberland (Maryland). Sembra complicato da capire anche per me, per via dei
tanti confini lungo il fiume Potomac. Ho anticipato la partenza di un giorno esatto e il motel mi ha
cordialmente rimborsato la notte. Ho ritenuto di non aver bisogno di un altro giorno di riposo.
Al motel, proprio quando stavo per chiudere i bagagli e partire, ho incontrato un altro ciclista, con
una mountain bike, diretto a Seattle! Il suo nome è Mathieu, dai Paesi Bassi. Ho la sensazione che
ci incontreremo di nuovo lungo il percorso, anche se lui è già da oggi avanti di ben 30 o 40 km.
Questo perché ho lasciato il motel abbastanza tardi e perché ho voluto visitare un negozio.
Oggi mi faccio bastare 55 chilometri, tenendo conto che sono stati quasi unicamente su sterrato.
Inoltre, è stato molto caldo e umido (quasi da record per Maggio) e lo sarà anche domani. Tutto è
andato bene, non posso lamentarmi: duro ma bello. All’inizio ero preoccupato ed emozionato.
Preoccupato perché non ho fatto test a bici carica e così carica la mia bici non lo è stata mai. Mi son
chiesto davvero se questo non sia un salto nel vuoto, il passo più lungo della gamba.
Non mi sono allenato per questo viaggio e quindi sarà un allenamento da compiersi durante il
tragitto. Arriverò a una buona condizione fisica probabilmente in una settimana.
Oggi non posso non notare le mie spese: non ho speso nulla, zero. Campeggiando gratis, ho
consumato il cibo che ho comprato ieri.
Il tracciato lungo il canale C&O è stato piuttosto gradevole, solo a tratti non era di buona ghiaia. Per
fortuna è quasi totalmente all'ombra di un bosco lussureggiante, che negli anni si è ripreso il terreno
sottratto.
Ci sono molti ciclisti come me, solo che non so fino a che punto arriveranno: forse pedalano solo
per oggi o solo il weekend. Apprezzo il loro atteggiamento, la loro solidarietà, lo spirito di
condivisione. Alla particolare umanità, socialità e solidarietà degli americani, si unisce anche il fatto
che tra ciclisti questi valori sono moltiplicati. Ciclisti che ti offrono acqua, che ti chiedono se hai
bisogno di qualcosa, anche di cibo. Veri inviti a cena, sebbene in camping. Tutto viene condiviso:
mappe, storie, visioni. Non si è mai veramente soli in bici. Ho incontrato adulti che viaggiano con i
loro genitori over 70, come altri giovani che si sono appena ripresi dal cancro. Ammiro l’attitudine
di certi americani, gli obiettivi. Spesso sono ottimisti e hanno grande fede. Che tutto sia possibile,
che dipende da noi e che la vita vada sfidata è il loro motto. Quando parli con qualcuno, appena
sentito cosa hai intenzione di fare e dove stai andando, è sempre e come minimo un “che Dio sia
con te”, o “sii benedetto”. La “scienza” motivazionale è proprio nata qui. Hanno molta fiducia nelle
capacità umane di ognuno. Gli americani si pongono obiettivi molto ambiziosi, e non hanno quel
pudore europeo di condividere i propri sogni con degli sconosciuti.

Giorno 2: Fino a Harpers Ferry e oltre


Caldo, troppo caldo per essere Maggio: 91°F e umido come una sauna. Ho percorso oltre 52 miglia
ed è tutto ciò che posso fare su sterrato con pneumatici da 38 mm, con clima tropicale e lasciando il
campsite alle 11, principalmente colpa di una conversazione troppo lunga con una coppia, Liz e
George. Gli americani sono simpatici ed espansivi: le chat di oltre 30 minuti dovrebbero però essere
considerate rapimenti - e i ciclisti vanno sempre troppo di fretta.
Lo sterrato ciclo-pedonale C&O è stato a momenti veloce, altri lento; in alcuni punti era
danneggiato dalle piogge e ha richiesto qualche frenata brusca e pure qualche metro a piedi,
spingendo. I campsite sono sempre in buone condizioni; le pompe dell'acqua funzionano di solito
ma è necessario applicare una certa forza. Questi campsite lungo il percorso sono gratuiti, senza
alcun costo. Ecco perché è opportuno chiamarli "camp-site" e non camping, poiché sono aree
attrezzate in cui è concesso pernottare, ma poco o nulla di più, senza servizi o gestione. Oltre
l'acqua di falda che si estrae pompando, c'è qualche griglia per cucinare e bagni chimici in plastica.
Non c'è energia elettrica ed è difficile se non impossibile trovarla senza lasciare il tracciato. Chi
ricerca una dimensione naturale e spartana, qui trova se stesso. Qui sembriamo in una giungla
isolata, ma in realtà le città non sono lontane. Dal percorso non sono quasi mai visibili case e
insediamenti, perché il parco naturale segue il corso del Potomac e così fa il percorso che sto
pedalando. L’assenza di autorità nel parco comporta qualche svantaggio. A mezzanotte sono arrivati
circa venti scout, che rumorosamente hanno montato le loro tende, tra fragorose risate. La regola del
silenzio ci sarebbe, ma è una questione etica, non scritta.
Qui vige anche un'altra regola, sui rifiuti. I campsite non hanno cassonetti e cestini, ma mettono a
disposizione i sacchetti. I rifiuti vanno portati via. Sebbene sembri poco comodo, incide
positivamente sulla produzione stessa dei rifiuti e tiene lontani gli animali selvatici; da inoltre una
mano notevole ai manutentori di questo luogo.

Giorno 3: Quasi a Hancock, Maryland


Oggi è stato difficile. Il percorso era estremamente fangoso, non percorribile per un lunghi tratti. La
mia bicicletta stava accumulando fango dappertutto, finché l'intera ruota ha smesso di girare. Anche
spingendo, si otteneva il medesimo risultato e più spingevo, più fango prendevo tra telaio e ruote.
Altri ciclisti avevano avuto lo stesso problema e sono stati loro a farmi desistere. Mi hanno detto
che l'unica era tornare indietro e prendere una deviazione.
La deviazione consisteva nel lasciare lo sterrato e prendere le strade convenzionali, quindi
allontanarsi dalla valle. Il C&O segue infatti il fiume Potomac, e per questo mantiene una quota
bassa e costante. Lasciando però il sentiero, ci si rende conto che il terreno non è poi così
pianeggiante. Inoltre, la deviazione è di molti chilometri più lunga del tratto interrotto. Prima di
intraprenderla, ho dovuto pulire la bici in riva al fiume.
Ho poi controllato il Garmin e fissato una destinazione: Williamsport. Qui ho fatto la spesa e
mangiato qualcosa. Ho ripreso il tracciato sterrato in prossimità di questa cittadina e ho iniziato a
pedalare verso Hancock. Stava diventando buio e il campsite in cui ho dovuto fermarmi era proprio
una di quei pochi in cui la pompa dell'acqua era guasta. Avevo dell'acqua, ma l'ho usata in gran
parte per cucinare ed ho fatto male. Dopo aver consumato la mia cena ho provato più sete di prima.
Non ho con me un filtro per l'acqua e questo è il primo errore. Sebbene abbia preso dell'acqua dal
fiume e l'abbia filtrata con un calzino, dopo averla quasi fatta bollire sul fuoco, ho preferito non
berla per via del colore. Ma in generale, se con poca acqua, di certo conviene mangiare qualcosa
che non si debba cucinare o bollire. Spero d'aver imparato la lezione. Per il resto, in questo campsite
sono solo e ancora non perfettamente a mio agio quando viene l'ora di dormire. Il totale di oggi è un
(nuovamente) deludente 61 km.

Giorno 4: Fino a Cumberland


105 km, 10 ore di solo gravel. Mi sono svegliato in quel campsite dove non c'era acqua (la pompa
era rotta), di conseguenza niente caffè e nulla da bere. Nada.
Ho smontato e posato tutto in fretta e mi sono diretto a Hancock, non solo per bere qualcosa ma
anche alla ricerca di una bomboletta di gas. La mia, appena comprata ad Arlington, sembra che stia
quasi per finire e forse perché nel provarla ad avvitare, ho fatto uscire molto gas. È stata l'occasione
per vedere questa piccola città. Dopo la colazione, ho deciso di pedalare fino a Cumberland,
sapendo che c'erano 60 miglia di sterrati davanti a me. Il percorso peggiora sempre più e sempre
meno persone lo percorrono. C'è una colossale deviazione che mi aspetta, l'incubo di ogni ciclista
qui intorno. Il tracciato è stato danneggiato da una frana e la deviazione prevede di salire su un colle
tramite un sentiero da cross country, molto ripido e disconnesso. "Appena" 1,5 miglia ma estremi
per la mia bici pesantemente caricata con borse sui portapacchi. Inizia a piovere e io devo per forza
salire, dare tutto e il meglio che ho.
È stata una via crucis, con tante fermate. Più volte ho avuto il cuore in gola. Ho anche temuto per la
tenuta dei raggi, della bici in generale. Ma come tutte le cose, è finita pure questa. Ho ritrovato il
tracciato interrotto proprio dietro la collina.
Cumberland non arrivava mai. Ha piovuto per tutta la sera, così ho deciso di prendere una stanza
d'albergo al Ramada. Buon prezzo, buoni standard. Ho fatto la cosa giusta. Non ci sono campeggi
liberi da queste parti (che io sappia) e dato che sono arrivato alle 22:00 (!), non mi sarebbe piaciuto
avere a che fare con tenda e pioggia di notte. Non sarebbe per nulla stato il riposo meritato.
Ci sono molte cose che potrei dire su questa tappa Hancock - Cumberland. 60 miglia su sterrato
sono decisamente troppe, considerando anche 40 minuti salita, spingendo una bici pesante, con le
mie scarpe che mancavano di presa e la bici che scappava dalle mie mani bagnate. Ho fatto tutto
questo perché ho dovuto; non c'era un piano B, né tornare indietro era una soluzione. L'idea di una
notte in un confortevole hotel probabilmente mi ha motivato. E una volta in hotel, non ero né stanco
né assonnato. Sono andato a letto alle 2 del mattino.

Giorno 5: Rockwood, PA
Ho lasciato Cumberland solo alle 12 del mattino perché ho scelto di rimanere in stanza per
utilizzare il Wi-Fi dell'hotel e inviare alcune e-mail di lavoro: ci sono cose che non posso tralasciare
neppure essendo in viaggio. Inoltre, qui a Cumberland ho finalmente trovato un negozio di Outdoor
che vende gas propene (o gas butan?) per il mio fornello da campeggio.
Oggi ho iniziato un nuovo tracciato chiamato “Great Allegheny Passage” (GAP), che collega
Cumberland direttamente a Pittsburgh. Non segue il corso di un fiume, ma una vecchia ferrovia che
attraversava gli Appalachi.
La mia giornata è stata in salita e bagnata per tutte le prime 22 miglia. Sembrava di non arrivare
mai. Ho raggiunto un passo di montagna a 2396 piedi e uno spartiacque, quindi ho attraversato un
altro confine: la Pennsylvania. Faceva freddo lassù. La prima gente che ho incontrato, in quota, è
stata una intera famiglia di mormoni (Amish?) che faceva la legna. Erano tutti vestiti stile ’800. Una
emozione incredibile quanto inattesa. Mi hanno salutato con “sir”.
Dopo una dolce discesa in un bel paesaggio, sono arrivato in un piccolo villaggio chiamato
Rockwood. La sua economia è molto legata al GAP trail: il campeggio è sul percorso (e tutti gli
ospiti sono ciclisti, infatti), c'è un negozio di biciclette, un emporio e un distributore di benzina.
Lunghissimi treni attraversano il paese: dove andranno? Adoro vederli passare. Se qualcuno non
capisce perché pedalare proprio negli States, evidentemente non c’è mai stato.
Chilometraggio totale della giornata: 71 km.
Giorno 6: Fino a Connellsville e al campeggio KOA
Rockwood - Connellsville, 51,5 miglia. Buona giornata in bicicletta, buon sentiero sterrato, clima
ottimale, belle cittadine. Rockwood è solo un mucchio di case, una stazione di servizio-bar-
alimentari, un emporio, un negozio di biciclette e il campeggio. Questo era molto rudimentale: mi è
costato 15 $ e aveva tutti i servizi, ma oltre il ponte, dall'altra parte del fiume. Qui ho parlato con
Mat (Matthew), che lo scorso anno ha attraversato gli States e questa volta è in bicicletta con sua
moglie. Seguendo il fiume Casselman su sentieri ben mantenuti (ancora sul GAP), ho raggiunto un
paese chiamato Confluence, luogo popolare per il rafting. Qui ho pranzato in un locale sulla piazza
del paese. In un Market ho trovato il coraggio di parlare con una donna dall’aspetto “fuori dal
tempo”. Fingendomi ancora più naïve di quanto io non sia, le ho chiesto se il suo abbigliamento
fosse riconducibile a qualche credo in particolare. In verità cercavo la sua risposta a una domanda
forse banale, ma assolutamente legittima. Mi sono scusato premettendo di essere europeo e non
familiare a queste cose. Così mi sono tolto il dubbio: era ovviamente una Amish. Mi ha detto quanto
segue, che ho apprezzato: “abbiamo la tua stessa fede, ma noi vogliamo mantenere tutto un po’ più
semplice” (la vita, lo stile di vita).
Ho ripreso la strada e questa volta seguendo il fiume Youghiogheny. Lungo questa valle si estende
una cittadina che sembra sopravvivere grazie al turismo, al rafting e al ciclismo: Ohiopyle. Questa
zona meriterebbe un giorno o due, poiché ci sono due famose ville di Frank Lloyd Wright (una di
queste è la celebre "casa sulla cascata"). Qui ho parlato con Tod, un atleta preparatore di Pittsburgh,
anche lui in bici. Il GAP attraversa Connellsville, località con qualche bel ponte e poco altro. Il
campeggio Uniontown KOA Holiday - destinazione finale - è dopo la cittadina, esattamente tagliato
in due dal GAP. Qui ho incontrato Jeff e sua moglie.
Mi sta pesando il non avere tempo e soprattutto pochissimi giga di traffico internet per comunicare.
È un’esperienza dura quanto bellissima, fino ad adesso, 25 Maggio e 250 miglia percorsi. Sono un
po' stanco, non solo fisicamente; il ritmo di tutto, in tutto questo viaggio, è finora frenetico. Ci sono
cose che devo fare oltre che pedalare: caricare l'elettronica, fare il bucato, la doccia, comprare cibo,
pulire la bici, scaricare foto e video, scrivere su questo diario-blog… ecc.!

Giorno 7: Così bello, così caldo


Solo 50 km oggi: mi sentivo stanco o non in grado di pedalare abbastanza velocemente. Il caldo,
l'umidità, sono tornati. È stato un altro inizio lento, ma è stato bello parlare con Jeff fino alle 10. Ho
perso tempo anche per conto mio, quindi ho lasciato il campeggio verso le 12. Alle 15 ho fatto una
pausa pranzo a West Newton e ho incontrato due ragazzi di Seattle, Sam e Alex. Alle 17, come
previsto, ha iniziato a piovere. Non c'è niente davanti a me, nessun B&B o hotel fino a Pittsburgh,
ma non mi sto dirigendo lì. Voglio prendere il percorso Montour lasciando il GAP a McKeesport.
Non avevo altra scelta che fermarmi a dormire al campsite di Dravo Cemetery, chiamato da tutti
così per via dell’inquietante limitrofo cimitero, ma in verità il posto porta il nome di Queen
Aliquippa. È gratuito, c'è acqua potabile e servizi igienici. Ci sono altri due o tre ciclisti qui, che
hanno occupato i bivacchi in legno disponibili. Ha piovuto tutta la notte.
Non sono venuto ancora a capo della straordinaria attenzione, riguardo e gentilezza degli americani.
Prima ancora di sapere chi sono, da dove vengo, cosa faccio nella vita, mostrano un grande
interesse verso la persona. Mi stupisce perché non è cosa consueta tra chi vive agiatamente in
Europa.
Mi fa piacere parlare con chiunque, ma ruba tempo. Eppure, sono info importanti e decisive, che
fanno il viaggio. Il mio viaggio non è la destinazione, ma il percorso.
Jeff si era anche proposto di spedirmi qualcosa a casa, se pensassi di avere troppo peso con me. Gli
ho detto che non ho ancora deciso, ma che ho già parlato con l’ufficio postale di Confluence. Jeff
adesso vuole contattarmi via email per dirmi cosa vedere lungo il mio percorso. È stato lui a dirmi
ieri sera che a due passi da dove sono passato (presso Ohiopyle), anche se in alta collina e difficile
da raggiungere, c’era la famosa casa sulla cascata di Frank Loyd Wright.
Se razionalizzassi, infatti, meglio i miei bagagli, potrei spedire una borsa intera in Svezia. Non costa
poco, ma chi pedala sa cosa significa liberarsi di 3-4 chili e di spazio prezioso.
Quanto alla gente, è un turbinio di incontri eccezionali, gente di ogni età che gira il mondo, conosce
e impara.
Stasera seguo il consiglio di Jeff, dormendo alla “John Wayne”, con il sacco a pelo sul tavolo da
picnic, sotto un tetto. Niente tenda quindi, per essere più veloce nel fare i bagagli l’indomani.
Durante la notte un mammifero, forse una volpe, un grosso gatto o un altro animale peloso, mi ha
svegliato tre o quattro volte. Stava cercando cibo e graffiava le mie borse. Non aveva paura di me
né io di lui, ma tenendomi sveglio mi ha stressato quasi tutta la notte.

Giorno 8: Sul percorso Montour, 58 km


La pioggia ha smesso non appena mi sono vestito con l'abbigliamento anti-pioggia. Il GAP è
passato in breve dalla foresta al paesaggio suburbano, tra l'industria e le periferie di Pittsburgh. Qui
ho ritrovato l'asfalto presso alcuni quartieri poveri, in un’atmosfera di decadenza postindustriale,
affascinante. Il Montour Trail era ben segnalato dalla segnaletica; temevo peggio. Trovarlo è stato
semplice. Il sentiero è un mix di terreni e offre vari aspetti: attraverso il bosco, su strada asfaltata
con auto, sterrato, attraverso ponti sul traffico ecc.
Alle 17 sono arrivato a destinazione: un campsite gratuito e spartano. Com’è già avvenuto in altre
occasioni, continuare a pedalare sarebbe stato possibile ma non sensato, perché davanti non ci
sarebbero stati campeggi o hotel economici a portata di mano. Ho conosciuto John, un cartografo
che si occupa del parco. Mi ha dato alcune mappe locali e persino qualcosa da mangiare! La mia
notte sarà senza tenda, ma al riparo di un bivacco di legno. Ho acceso un fuoco per sentirmi più a
mio agio. Vorrei poter calibrare meglio questo chilometraggio, in connessione con i campeggi e altri
luoghi in cui soggiornare. L'obiettivo dovrebbe essere almeno 80/90 km (55 miglia) al giorno.
Questo almeno se intendo portare a termine il mio ambizioso piano, perché non ho idea di come
possa andare a finire.

Giorno 9: 104 km - Sconfinando nell'Ohio


Mi sono svegliato nel mio rifugio di legno con la pioggia. La foresta qui era silenziosa, nulla ha
disturbato la mia notte. Non ho montato la mia tenda ieri sera; è più veloce in questo modo, ma
meno confortevole. L'igiene sta diventando una preoccupazione: dovrei farmi una doccia e lavare
tutti i miei vestiti. Ho ultimato il Montour pedalando meno di 10 miglia e poi sono passato al
Panhandle Trail. Piovigginava a intermittenza. Il Panhandle è quasi totalmente asfaltato:
fondamentalmente una lunga pista ciclabile, che attraversa piccoli paesi e campi agricoli. Le mie
mappe, caricate sul Garmin, mi hanno poi suggerito di lasciare lo sterrato e salire su una ripida
collina. È stata dura; la prima vera salita del mio viaggio. Ho quindi pedalato attraverso cittadine
decadenti e parzialmente abbandonate, presso Wellsburg lungo il fiume Ohio, sul lato West Virginia.
Il tracciato chiamato "Yankee" non era dei migliori e un'ampia sezione era addirittura chiusa. Sullo
stesso percorso, a sud, la ciclabile prende il nome di "Brooke Pioneer rail trail" ed era in condizioni
molto migliori, asfaltato e pulito. Il pista ciclabile porta fino nel centro città di Wheeling. È sabato e
tutti i motel più convenienti sono prenotati. Ho dormito in un motel dall'altra parte del fiume, in
Ohio. Per arrivarci, appena fuori St. Clairsville, ho dovuto percorrere diversi chilometri in salita.
Alla fine della giornata, il totale è stato di 104 km. Sono appena all'inizio del mio viaggio è benché
già in Ohio, stento a comprendere quanto possa essere lungo e sconfinato questo percorso, questa
America. Procederò passo dopo passo, perché immaginarmela tutta è impossibile e mi mette in
ansia da prestazione.
Giorno 10: Al lago di Senecaville, 81 km
Ho passato una buona notte in un hotel economico (motel). Aveva la lavanderia e tutto quelle
comodità (di base) che ultimamente mi sembrano un lusso. Dopo la colazione, ho iniziato a cercare
il percorso, partendo da St. Clairsville. Non avevo preso in considerazione quanto sia collinare il
paesaggio. Le strade secondarie sono spesso molto vecchie e non sono costruite per ovviare
l'elevazione. Queste vanno su e giù, tutto il tempo. Perdo quota, riprendo quota: sembra del tutto
privo di senso. Le strade più moderne hanno invece una pendenza migliore, ma il traffico è più
veloce e intenso. Nessun altro pedala da queste parti, fatta eccezione per una coppia in tandem, in
giro per tutti gli Stati Uniti. È un fine settimana di vacanza; ho visto molte motociclette e persino
una famiglia Amish su un calesse trainato da cavalli. Il caldo è stato di oltre 82°F e ho dovuto
chiedere acqua lungo la strada, poiché al termine di ogni salita ne bevevo parecchia. Ho dovuto
spingere la bicicletta in diverse occasioni. Ero letteralmente esausto. Accaldato, sudato, stordito.
Raggiunta la destinazione, ho pedalato su e giù senza capire dove fosse il camping. Ciò che potevo
vedere erano solo grandi rimorchi e veicoli giganti. Un uomo mi ha aiutato a capire; il campeggio
per chi è in tenda si trova dall'altra parte del lago Senecaville. C'era una ripida strada collinare per
arrivarci. Erano quasi le 20 quando sono finalmente arrivato all'ingresso. Mi hanno detto che il
campeggio era pieno, tranne che per tre posti. Ho accettato di prendere la piazzola 333 e mi sono
registrato. Sorpresa: un persona, una bicicletta, una tenda, totale 58$! Ero arrabbiato e ho quasi
rinunciato, ma era troppo tardi e tutte le alternative sembravano una missione impossibile. Ho
pagato il prezzo di una roulotte a motore e la mia piazzola non era nemmeno pianeggiante. Intorno a
me c'era festa: grossi caravan e case mobili, numerose famiglie. Ho mangiato qualche cracker e
noccioline per cena. Ero troppo stanco per non dormire.
Molte cose non stanno andando come avevo programmato. Non si tratta di fare km (o miglia) e
basta. È più come una caccia al tesoro; un videogioco con vari livelli; con missioni di difficoltà
crescenti. Ci vuole molta resistenza mentale e determinazione. Questo non è solo ciclismo.
Le mie parole sembrano molto negative, lo ammetto. In verità, è una situazione caratterizzata da
picchi di felicità e parentesi di sconforto. Ritengo sia normale; sono su delle montagne russe
emozionali. Mi diverto, i miei occhi vedono cose incredibili e faccio piacevoli incontri, ma è
tutt'altro che divertente in certi momenti.

Giorno 11: Zanesville, Ohio


Ho iniziato la giornata in quel campeggio fuori mano e per collegarmi al percorso ho dovuto
aggiungere qualche chilometro in più di dislivello. Per il resto, è stato come ieri: si procede su
strade asfaltate e notevole dislivello accumulato attraverso un susseguirsi incessante di dolci colline.
Non ho voluto spingermi oltre: bastano 70 km. Faceva sempre più caldo, difficile andare in
bicicletta nei pomeriggi quando il sole è sul viso. Come ieri, ho dovuto chiedere dell'acqua; un
uomo di ottanta anni, molto gentile, mi ha dato due bottiglie. Come ieri, in qualche occasione ho
dovuto spingere la bici in salita, per risparmiare energia (o per non finirla).
La cittadina di Buffalo è pittoresca: ho per la prima volta sentito l'atmosfera del Mid West. I paesi
celebrano i reduci di tutte le guerre e ne commemorano i morti (Giorno della Memoria). In un certo
senso, sembra una società sempre pronta alla guerra, che tiene conto dell'estremo sacrificio.
Ho visto molti motociclisti in chopper. Sono amichevoli con me; condividiamo quel sentimento di
libertà o il senso del viaggio on the road.
L'Ohio sembra uno stato assai devoto a Trump; ho visto anche bandiere con il nome di Biden, ma
c'era sempre un "fuck".
Mi fanno male le gambe; non è il chilometraggio, ma le salite. Devo dare tutto quello che ho per
farcela, ogni volta. E ogni volta arrivo in cima esausto e assetato.
Ogni volta sembra di morire, ma non si muore. Ci si può sfinire, ma si arriva comunque fino a sera.
Sono qui, ancora qui; per questo continuo, perché so che andrà bene. Vado avanti perché non si può
tornare indietro: tornare indietro non aiuta; casa mia è troppo lontana in ogni caso.
Comunque oggi mi fermo qui, a Zanesville: 70km fatti. Domani mattina potrei usufruire dei servizi
offerti dal posto. È una città industriale con un certo fascino: non elegante, ma attraente.
In serata sono andato a mangiare in un ristorante: $ 38, comprese due birre. Non sono più abituato a
mangiare molto... non avevo l'appetito che mi aspettavo. Sono invece più interessato a bere
qualsiasi tipo di cosa.

Giorno 12: Al Lago di Buckeye


Prima di partire da Zanesville mi sono recato all'ufficio postale più vicino per spedire qualcosa a
casa (che considero “attrezzatura non necessaria”). Fondamentalmente mi sono liberato di due borse
e di qualche vestito, per poco più di 3 kg. Non sarò molto più leggero, lo so, ma adesso il tutto è
visibilmente meno ingombrante e le mie borse posteriori sono di più facile accesso. Ho comprato
una nuova luce posteriore (che è successo alla mia? Era attaccata al casco!).
La prima parte della giornata ha seguito lo stesso andazzo dei due giorni precedenti: salite brevi ma
ripide, seguite da discese. La cosiddetta "Ridge road" è stata terribile e non capisco perché il mio
percorso l'abbia presa in considerazione. La rotta che sto seguendo (mappe caricate sul mio Garmin)
ha previsto anche di prendere l'interstate 40, una strada molto migliore in termini di pendenza, ma
con traffico veloce e, per ovvi motivi, abbastanza rumorosa. A parte questo, il paesaggio sta
gradualmente diventando più piatto: è visibilmente diverso, più campi agricoli e meno boschi. Il
vento è stato contrario per la maggior parte del tempo e ben oltre i 30°c.
Buckeye Lake è una graziosa cittadina di villeggiatura che non avrò la possibilità di visitare,
immagino. Se voglio fare qualcosa qui domani, dovrò fare le valigie e partire presto, cosa che finora
succede solo quando non pianto la tenda.
In questo momento sono in un campeggio. Ha tanti servizi quante zanzare ed è caro: 35 dollari.
Oggi ho percorso solo 54 deludenti chilometri.

Giorno 13: Dal lago Buckeye a Circleville


Il campeggio di Buckeye Lake (KOA) sarà ricordato per le zanzare. È stato un inferno montare la
tenda ieri, è stato un incubo fare i bagagli stamattina. Ero incazzato. Così, ho lasciato il campeggio
senza pagare la notte. La reception era chiusa e sono semplicemente uscito. Credo che per
contrastare il fenomeno delle zanzare, dovrebbero disinfestare il rigagnolo che scorre proprio in
mezzo al camping. Invece incassano soldi senza migliorare la nostra esperienza. Il problema si pone
solo per i pochi che campeggiano in tenda, come me ed un motociclista arrivato in Harley. Questo è
il punto. La maggior parte degli ospiti ha grossi camper e rimorchi che sono più facili da isolare.
Questi montano gazebo semi permanenti e hanno ogni sorta di deterrente contro gli insetti.
La giornata era già calda alle 9 del mattino. Ho pedalato verso sud controvento fino a Lancaster,
dove ho pranzato seduto su una panchina. Mi son sentivo stanco, stanco di questa routine da tour,
per la prima volta. Probabilmente le mie gambe hanno bisogno di riposo, ma so troppo poco di
fisiologia. Mi devo allungare? Fare massaggi? Assumere più proteine? Posso riposare, ma solo per
24 ore; ne varrà la pena? Oggi andare avanti è stato particolarmente difficile, controvento. In
discesa ero ancora molto lento, 6 o 7 MPH. Poco prima di un temporale, il vento è divenuto forte da
sud. Ho preso qualche minuto di pioggia battente e per un attimo mi sono preoccupato: niente
riparo, fulmini, dolori muscolari. Ho deciso di concludere la mia giornata a Circleville, proprio
quando è riuscito il sole. Così è il bike touring, su e giù. Totale della giornata: 70 km.

Giorno 14: Meritato riposo a Circleville, Ohio


Oggi ho programmato un giorno di riposo totale, lontano dai pedali. È stato strano camminare; una
sensazione controversa. La giornata è andata comunque veloce. Ho trovato su Air B&B un alloggio
davvero economico e centrale, una specie di motel senza reception, nuovo e pulito: $ 40 a notte. La
città di Circleville Ohio non è certamente una destinazione gettonata, mi capita di essere qui proprio
per caso, ma devo dire che ha il suo fascino, con molte case vittoriane, edifici e chiese neogotiche
(stile britannico). Ho deciso di fare tutto a piedi, andando prima in una lavanderia e poi da Walmart.
Ho fatto 15725 passi! Lo so, sembro una persona irrequieta e maniaca d'attività fisica, ma non lo
sono affatto. Normalmente mi muovo molto meno.
Non ci sono dubbi che questo sia già il Mid West. Stile ed eleganza incominciano a essere cose
superflue, ma certamente dipende dalla zone e dalle città.
I chopper per qualche ragione si guidano senza casco. Immagino che sia previsto dalla legge. È la
gente più contenta di vedermi. C’è una intesa mutuale tra noi che percorriamo le strade. Le gente
continua a essere cordiale, solo un po’ più fuori dal mondo. Non esito a chiedere aiuto quando ho
bisogno, ma vengo spesso aiutato anche se non serve. Per i pochi vestiti che devi lavare, il detersivo
lo metto io, mi dice la gestrice della lavanderia. Mia nipote è avventuriera come te, aggiunge. Ha
percorso tutti i monti Appalachi a piedi, da sud a nord. Poi ha fatto lo stesso sulla costa pacifica,
sulla Sierra Nevada. Ha noleggiato anche un mini camper usato e girato tutta l’America. Di storie
come queste ne sento quasi ogni giorno. Sembra che gli italiani a paragone siano un popolo senza
spirito, o questi sono matti; oppure li attiro io. Non vedo ciclisti da queste parti, come neppure
turismo. Mi manca la Svezia, le passeggiate serali che la gente fa, quando non fa mai buio. Qui non
cammina nessuno. La gente è inoltre tutta bianca, siamo a livelli pari al sud Italia. La multietnicità,
quando c’è, è praticamente tutta quella che l’Europa può offrire, ma non oltre. Come dire, è solo il
tuo accento a tradire la tua provenienza, altrimenti nessuno ti nota.
I miei desideri si sono resettati ai bisogni essenziali, o poco più. È bello aver poco da chiedere. Un
giorno di riposo, come oggi. Una bibita fredda, da bere senza fretta. Un po’ di tempo per cucire una
scucitura. Qualche tacca di segnale per controllare la rete. Desiderare una rotta con meno salite.
Non sto chiedendo molto altro ultimamente. Vivo giorno dopo giorno, senza aspettative.

Giorno 15: 113 km fino al campeggio Morgan's Riverside (fiume Little Miami)
Oggi 113 km, per lo più pianeggianti, collinari stranamente verso la fine della tappa, al campeggio
"Morgan's Riverside Campground & Cabins", vicino a Lebanon, Ohio. Il vento non è stato troppo
forte ma neppure d’aiuto. Ho pedalato molto sull'Interstate 22, che è per lo più buona da fare in bici.
Il riposo di ieri ha fatto bene alle mie gambe, ma il più grande vantaggio è stato il meteo, con un
caldo moderato, inferiore a 80°F.
Cerco di tenere sotto controllo le mie spese ma ultimamente non ci riesco; Ho bisogno di un piano
migliore o di pianificare con largo anticipo. Ad esempio, il campeggio può costare quanto un motel,
perché qui mi fanno pagare come se avessi un'auto o un furgone. Non fa differenza per loro! Devo
scegliere il campeggio solo quando ha un senso economico, ma per saperlo devo telefonare o
controllare Internet, cosa che abitualmente non faccio, per risparmiare sui dati internet o sulla
chiamata.
Stamattina ho notato il totale riportato sul mio Garmin 520 Edge Plus, che ho settato in miglia.
Diceva 610, vale a dire circa 1000 km. Considerando che ieri ero in pausa, quindi questo valore si
riferisce a 13 giorni di pedalate. Non ho preso treni o bus; spero che il mio viaggio sia unicamente
in sella alla mia bicicletta.
Qui in Ohio la stragrande maggioranza della gente aspetta il ritorno di Trump nel 2024. Hanno un
credo molto pronunciato: Gesù e Trump. Tantissime le chiese di ogni sfaccettatura della cristianità,
alcune grandi come centri commerciali.
Tutti parlano con tutti, non importa la ragione. Per questo motivo, sembra che si conoscano di già.
Gli automobilisti evitano di superarmi se la striscia è continua. Mi superano solo quando possono e
come in Svezia, allargano esageratamente fino ad occupare totalmente l’altra corsia, per non
sfrecciarmi accanto. Questa si chiama educazione.
Lunedì scorso era festa nazionale, si commemoravano tutti i caduti di guerra. La gente è educata
alla guerra per difendere i propri presunti valori, se non che, le guerre sono sempre lontano da
queste terre. Senza questa propaganda patriottica e militare, nessuno muoverebbe un dito,
immagino. Invece sono tutti pronti al sacrificio ultimo o quantomeno a riconoscere che questa gente
che è partita a morire, sia eroica. Gli Stati Uniti sono l’incarnazione dell’esercito romano, ho pochi
dubbi. La Federazione è l’impero. La TV, anche quando ottima e con ottimi interventi, ha momenti
di evidente propaganda, intesa come fede, costruzione e divulgazione del credo.
Non so come finirà con la storia di Trump; questa gente ripone una tale fiducia su quest’uomo che
va molto oltre la politica. Progressisti e democratici perdono sulla comunicazione, non sui
programmi. Parlano a elettori più colti, più moderati; alla gente dei grandi centri urbani. Ma la
pancia della nazione è altrove.
Trump. Un miliardario che finge di non essere élite, di non essere un politico, di essere la risposta…
per farsi amare da chi ammira il potere delle persone risolute e cerca risposte semplici, discontinuità
e tradizione.

Giorno 16: Benvenuto nell'Indiana


Il programma della giornata d'oggi è stato uscire dall'Ohio e raggiungere l'Indiana. L'Ohio è grande
e ci ho messo fin troppi giorni ad attraversarlo. Dal campeggio Morgan's Riverside mi sono dovuto
spostare verso nord per ricollegarmi al mio percorso. Ho così scoperto un meraviglioso tratto
ciclabile che costeggia il fiume Little Miami, molto popolare tra ciclisti e kayakisti. Ci sono
ristoranti e campeggi lungo il percorso. Dopo un pittoresco ponte coperto, ho inforcato la 122, una
vecchia strada che arriva fino a Middletown.
Il ponte per attraversare il fiume Great Miami era chiuso per lavori di manutenzione, ma l'ho preso
lo stesso. È stato difficile superare le barriere, ma non avevo altre scelte, perché deviare sarebbe
stato troppo dispendioso in termini di tempo. L'altra sponda del fiume era collinosa da morire. Su e
giù. Sto imparando questo dalla geografia locale: i fiumi in questa parte degli Stati Uniti hanno una
quota molto inferiore rispetto gli altipiani in cui scorrono, vale a dire che si trovano in valli con
sponde scoscese. A ripide discese, seguono salite massacranti per una bici carica. Questa volta oltre
il Great Miami c'erano ben due creste collinari, due saliscendi incredibili.
Gli ultimi chilometri sono stati una lotta, faceva ancora caldo e la mia giornata, come le mie
energie, sembrava quasi finita. Sono infine arrivato al campeggio del parco statale Whitewater
Memorial, dove ho sistemato la mia tenda, ho fatto la doccia, ho mangiato qualcosa e ho combattuto
con i procioni. 105 km il totale.
Giorno 17: Verso Franklin, IN
Al solito, la mia giornata è iniziata troppo lentamente; liberare il camping e fare i bagagli è
fastidioso e non sono veloce in questi rituali. Il campeggio per fortuna aveva un prezzo decente.
Passando da Connersville, ho incontrato una certa Tiffany che si è proposta di guidarmi in giro e
mostrarmi i murales. Purtroppo, avendo troppe miglia avanti a me, non ho potuto accettare.
Tuttavia, qui a Connersville mi sono fermato per il pranzo, in un fast food. La state road 44 è
improvvisamente diventata collinosa subito dopo la città, ma alla fine è ritornata pianeggiante
intorno a Rushville, dove ho potuto andare più veloce. Il vento è stato a tratti alla mie spalle, ma dal
tardo pomeriggio ha preso a soffiare da sud, contrastando la mia rotta occidentale. Nel complesso è
stata una giornata veloce, grazie a questa strada con la sua corsia di emergenza che a tratti era
percorribile, in sicurezza. Stanotte sono presso il Relax Inn, alle porte di Franklin. Motel e hotel
sono talvolta concetti assolutamente coincidenti, con standard simili: i motel però sono edifici di
solo uno o due piani. 105 km come ieri.

Giorno 18: Sfidando il Jet Stream


Solo 61 km e per un motivo. Ho combattuto contro il Jet Stream (i venti predominanti) e la storia si
ripeterà probabilmente per un altro paio di giorni. I forti venti da SW mi hanno impedito di pedalare
verso Cloverdale, quindi ho optato per Mooresville (NW di Franklin). Ho provato tutte le opzioni,
ma ero pronto a fermarmi qui. Troppi temporali nella zona e venti oltre i 20 mph. Mentre ero fermo
a una stazione di servizio, controllando Air B&B e Booking, mi sono accorto che Mooresville non
aveva alcuna disponibilità, quindi ho dovuto prendere una decisione veloce e azzardata. Ho sfidato
il cattivo tempo e ho pedalato controvento verso Martinsville, IN. La 67 è una strada trafficata e
(troppo) veloce, ma non avevo davvero altre scelte. È stato molto stressante. Da ateo non riesco
davvero a pregare che tutto vada per il meglio.
Mi dovrò portare a sud perché devo mantenere un itinerario leggermente più meridionale, per
arrivare a Terre Haute da W, probabilmente dopodomani.
Fondamentalmente, ho fatto 61 km invece di 37, il che avrebbe significato andare dritto e
certamente più lontano. Questo è quando le aspettative divergono dalla realtà: sulla carta sembra
fattibile procedere ogni giorno verso ovest di 80 o 100 km, ma non è sempre possibile. Venti,
temporali, alluvioni, incendi, lavori stradali o problemi personali possono fare saltare il piano.
Questa volta ho percorso due lati di un triangolo anziché tirare dritto per l’ipotenusa.

Giorno 19: Sulla US route 40. Terre Haute e altro ancora


Oggi 104 km, da Martinsville fino a Terre Haute (Indiana) che è un nome francese e né io né la
gente del posto lo pronunciamo bene. Letteralmente significa "terre alte", ma non inteso come
quota. Probabilmente, i pionieri francesi intendevano "più a nord", risalendo il fiume dalle pianure
meridionali.
La prima parte del viaggio è stata attraverso il bosco e su una strada provinciale, con molti
saliscendi. Assomigliava totalmente all'Ohio. Poi è diventato più aperto e pianeggiante ma molto
lento, ventoso e con asfalto cattivo. Poiché intendevo arrivare fino a Terre Haute e mantenere un
buon ritmo, ho superato Cloverdale per pedalare sulla 40. Qui ho incontrato Finley, un appassionato
come me, che ha fatto metà della transAm due anni fa e che ha intenzione di riprenderla da dove ha
dovuto smettere.
Mi è toccato aspettare in una stazione di servizio la fine di un forte acquazzone. La 40 qui non è
l'ideale per i ciclisti, sebbene le biciclette siano consentite. La spalla non è abbastanza larga ed è
stato difficile con i camion che si avvicinavano troppo, troppo velocemente.
In alcuni tratti però la strada era sicura e ben mantenuta, quindi sono riuscito a raggiungere Terre
Haute prima del tramonto. Ho cenato in un ristorante (una catena, Texas Road House) e poi ho fatto
il check-in in un Super 8 Hotel.
Oltre alla pura cronaca "stradale", posso riportare che le mie gambe sono stanche ogni giorno, mi
fanno male o lo sento pesanti. C'è una sfida ogni giorno; poche cose sono facili.
Sono divenuto più forte e sicuro delle mie possibilità con i grandi numeri (miglia) e meno mi
preoccupa l'instabilità del tempo o la velocità in discesa. Mi chiedo se ciò sia totalmente positivo;
una certa dose di paura fa bene, è sana. La paura ci impedisce di correre rischi inutili, di evitare
errori e prevenire problemi.

Giorno 20: Illinois controvento


Non sono bravo in matematica e questa frenetica esperienza on the road sta sfidando la mia
memoria: oggi è il mio ventesimo giorno da quando ho iniziato da Washington D.C. In questo
momento sono a Casey, Illinois, e ho percorso quasi 1000 miglia finora. Lo so per il semplice fatto
che sto tenendo un diario, altrimenti sarei perso.
Scrocco Wi-Fi di buona qualità presso le biblioteche pubbliche, anche sedendomi all’esterno.
Osservo lo scorrere delle piccole cittadine. Procedo non solo controvento ma contro ogni “buon
senso”, quello che porta poi le persone a vivere una vita in poltrona, o in auto. Dopo mille miglia
percorse non sto peggio rispetto a quando sto seduto troppo a lungo.
Mi sto mettendo alla prova, non solo fisicamente. Sto testando la mia bici, la mia attrezzatura e
sperimentando lo jet stream, cioè l'andamento dei venti predominanti, che il più delle volte soffiano
da SW o W. Peccato, perché sto andando esattamente nella direzione opposta. Ne ero consapevole
che sarebbe stato un viaggio controvento, ma non riesco a smettere di pensare che se la mia
direzione fosse stata al contrario (da W a E), forse le gambe non mi avrebbero fatto così male.
Oggi è stata dura, nonostante sia stata una tappa di soli 70 km. Ma il vento contrario era molto forte,
fino a 25 mph. Inoltre, ho dovuto ritardare la mia partenza a causa della pioggia e dell'allerta meteo
nella zona.
Verso sera è uscito di nuovo il sole, ma è rimasto ventoso. In questo momento scrivo da un
campeggio KOA, che è come al solito molto costoso e pieno di zanzare.
Ciò che mi spinge a pedalare sono le graziose cittadine e tutte quelle persone meravigliose e
disponibili lungo la strada. Niente ciclisti, niente cicloturisti da queste parti. Questo è il lato
negativo di non attraversare il paese utilizzando la rotta 76, la vera e propria TransAmerica.
Giorno 21: Fermarsi a Effingham
9 Giugno. Il campeggio è costato (quasi) altri 50 dollari per un comfort basilare e tonnellate di
zanzare. Una coppia si è avvicinata mentre preparavo il mio caffè. Erano John e Diane da San
Diego, sulla sessantina, con un cagnolino. Stanno attraversando gli Stati Uniti in camper con a
traino una Jeep Rubicon. Sembra assurdo ma qui è comune. Sopra la Jeep, una canoa. Mi dicono
che nel 2009 hanno attraversato tutta l’America in bici, da ovest a est. Che dire, è gente che si pone
pochi limiti; i loro sono alti come la loro sconfinata nazione. La loro storia è più comune di quanto
non si possa pensare: già ne ho incontrati diversi ad aver fatto qualcosa di davvero memorabile in
vita e sono contenti di vedermi, per evidenti affinità.
Qui non c'è nessuno come me, io sono l'unico con solo una tenda e una bicicletta… e probabilmente
anche uno dei pochi “turisti”. Nessuno ha mai visto italiani in bicicletta, almeno tra coloro con cui
parlo.
Casey è solo una piccola città sulla Route 40. Ho continuato su questa strada oggi. È stato
soleggiato e c'era di nuovo vento, che non mi ha arrecato alcun vantaggio. La guida mi è parsa
lenta, non ricordo nessun tratto in cui sono stato abbastanza veloce. C'era anche un grosso cantiere,
dei lavori in corso, ma non ho visto segnali di deviazione. La cosa mi è costata 45 minuti di
deviazione, per la manutenzione di un singolo ponte.
Non considero più il dolore alle gambe. Sarò più sorpreso quando non ci sarà più. Finora mi sta
seguendo come la mia ombra.
Queste città sulla 40 sono carine, ma sto iniziando ad avere forti déjà-vu; si spera che il Missouri mi
fornisca un cambiamento di paesaggio o tipo di strada, ma ho ancora tante miglia da fare. Poiché la
mia giornata è stata lenta e con qualche problema, non sono riuscito ad arrivare fino a Vandalia.
Troppo lontano. Ho preso una stanza in un hotel a Effingham. Ha tutti i tipi di servizi, degna di una
città. Sono stupito di quante attività commerciali, hotel, fast-food e grandi magazzini possano
esserci in una città con meno di 13.000 abitanti. Oggi la più bella è stata Greenup, una cittadina di
soli 1600 abitanti di cui 24 bambini, secondo una dipendente della biblioteca comunale.

Giorno 22: Affrontando la pioggia


Sapevo che sarebbe stata una giornata piovosa, quindi sono partito dalla mia camera d'albergo a
Effingham vestito di conseguenza. Come di solito accade in simili occasioni, pur proteggendosi
dalla pioggia, ci si bagna del proprio sudore, in quanto gli indumenti impermeabili non lasciano
traspirare la pelle. Non pioveva abbastanza e non faceva abbastanza freddo da giustificare i vestiti,
quindi mi sono svestito per la pausa pranzo. Ho trovato un bel diner/caffetteria chiamata “The Open
Door Diner”, ad Altamont.

Sono sempre sulla 40 ed oggi è stato un segmento molto pianeggiante. Sapevo che non avrebbe
avuto molto senso andare oltre Vandalia, in primo luogo a causa della prevista pioggia serale, in
secondo luogo perché dopo Vandalia ci sono solo hotel costosi in vista. Quindi, la mia tappa è stata
breve, solo 50 km, fino a un campeggio che è il più economico degli ultimi giorni, appena 20
dollari, e comunque uno dei migliori (Okaw Valley Kampground - sì, con la "K"). Ho avuto il
tempo di fare il bucato, farmi la barba, tuffarmi in piscina. Gesti forse ordinari, ma che in questo
tour de force, sembrano privilegi.
In serata ha piovuto come previsto.

Giorno 23: Booking, Expedia e altre frustrazioni quotidiane


È stata una giornata lunga, 112 km. Sono partito dal campeggio, situato poco fuori Vandalia. Nel
pomeriggio ho iniziato a preoccuparmi per la notte successiva, poiché nessuna delle mie richieste su
WarmShowers è stata accettata. WarmShowers è una sorta di Couch Surfing per ciclisti. Ho inviato
due richieste ieri, una richiesta oggi; nessuna risposta. Mi sono dunque messo a controllare
Booking, dove ho trovato una buona offerta, ma sono scomparse appena ho deciso di prenotarla. Ho
quindi aperto Expedia e ho prenotato quello che pensavo fosse un hotel con un buon prezzo. Non
appena ho ricevuto l'e-mail di conferma, ho notato che diceva "lunedì 11 luglio". Questo errore è
stato mio, ma il sistema sembra progettato per far sbagliare il cliente e incassare i soldi
(prenotazioni non rimborsabili). Quando apri Expedia, ti chiede di prenotare gli hotel per una data
che è esattamente il mese dopo. In questo caso, confondere "Jun" con "Jul" non è stato difficile. A
causa di questo errore, ho passato esattamente un'ora sul ciglio della strada, in mezzo al nulla, a
chattare con un agente del servizio clienti. Alla fine, sembra che abbiano accettato la mia legittima
richiesta, in via eccezionale: riceverò indietro i miei soldi? Ho dovuto ricominciare da capo la
procedura, questa volta prenotando un motel più costoso. Per recuperare un del tempo perduto, ho
dovuto pedalare più velocemente, esaurendo l’acqua da bere. Questi problemi stanno dimostrando
ancora una volta che la pianificazione e la logistica giocano un ruolo importante nel cicloturismo di
distanza. I ciclisti devono essere flessibili e adattarsi a situazioni mutevoli e non possono prenotare
molto in anticipo; non è possibile programmare tutto.
In località Hamel ho incontrato la famosa Route 66. È stato un momento emozionante: non potevo
credere di essere arrivato fin qui, in bicicletta. Sento che mi sto avvicinando al cuore dell'America.
Ho percorso proprio un tratto della vecchia 66, fino a Edwardsville, che è una delle città più vivaci
mai attraversate finora, con molta vita notturna. Non devo però fermarmi qui bensì più avanti, a
East Alton.
Cercando di raggiungere il mio motel, Google mi ha suggerito un bel tratto di pista ciclabile,
chiamato "Watershed Trail". Peccato perché era già buio, non si vedeva più nulla eccetto che per le
lucciole sui campi. Non ne ho mai viste così tante, così luminose: semplicemente irreale. Gli ultimi
chilometri percorsi sono stati tra quartieri poveri, in una zona industriale a tratti intimidente. Mi
sono pure perso e la batteria del mio cellulare era quasi scarica. Affascinante, ma non di sabato sera
quando vuoi concludere la giornata il prima possibile. Non appena raggiungo il motel, anche la mia
energia fisica si è esaurita.
Mi piacerebbe avere un altro giorno libero, di riposo. Sento di avere cose da fare e di aver bisogno
di tempo per guardarmi intorno, senza fretta. Una passeggiata, qualche foto; riflettere un po’ su tutto
questo incredibile divenire.

Giorno 24: Mi piace qui, mi fermo qui


Ho lasciato il motel - situato in una zona suburbana deprimente - e ho cercato il ponte che collega
Alton (Illinois) al Missouri. Gli stati sono divisi dal fiume più grande d’America, il terzo o quarto
più grande del mondo per portata e lunghezza. L’enorme ponte è visibile da molto lontano e sfrutta
le isole che vi si trovano in mezzo. Attraversarlo ha avuto un valore simbolico importante. Mi trovo
a 1700 km dalla costa orientale d’America, da dove sono partito.
Non pensavo potessi mai avere il tempo e la capacità nella vita per fare tutto questo: pedalare da
Washington DC e arrivare fino a qui, il cuore dell’America. Tante cose sono possibili, ma serve
un’alchimia di cose. Sto bene, ma è una partita a scacchi. Viaggiare sulla lunga distanza, già 24
giorni, è complesso. Non so se siano tanto o pochi, ma è assai relativo; incomincio a sentirmi
distante, lontano. Questo viaggio, iniziato senza grandi proclami, sta assumendo una forma e una
consistenza “seria”.
Questo non è turismo. È una sfida logistica, sportiva, strategica. Non so neppure fin dove arriverò
oggi, ma arriverò, come sempre. Dormirò al sicuro.
Gli stati non sono poi così tutti uguali. Cambiano i paesaggi, cambiano i fusi orari e anche le leggi.
Qui è legale l’azzardo; la composizione etnica della società è molto più varia. Non sono in vena di
comprare superalcolici, ma anche le stazioni di servizio sembrano bar notturni e supermercati
specializzati: in Missouri si può.
Mi sto convincendo che debba creare dei documentari (video) anche in Italiano, non appena
possibile. Già, perché quello in Inglese lo do per scontato. Ho già molto materiale.
C’è caldo ed è umido; rimarrà a livelli record per diversi giorni. Sulla mia via c'era un'enorme cella
temporalesca, ma fortunatamente il mio percorso era leggermente diretto a nord, quindi sono
rimasto asciutto. Avevo con me diversi litri d'acqua e li ho finiti tutti.
Non appena entrato in Missouri, o poco dopo, ho iniziato un altro celebre percorso sterrato, il Katy
trail (ex ferrovia Kansas - Texas, da cui il nome), lungo ben 237 miglia, che dovrei fare tutto. Oggi
ho messo un punto dopo 50 km, a Saint Charles. Non solo perché è una città graziosa, con edifici
storici, ma soprattutto perché invece di prendermi un'intera giornata libera, a volte preferisco una
giornata così, breve. Finora ho avuto solo un giorno libero. Certo, i pochi progressi verso ovest sono
frustranti e pregiudicano il mio obiettivo, ma i giorni liberi e le tappe brevi mi aiutano anche a
godermi il paese.
Sinora mi posso ritenere fortunato con l'America e gli americani: sto attraversando il paese e
toccando solo piccoli centri urbani - le persone sono più amichevoli e disponibili che mai.

Giorno 25: Secondo giorno sul Katy Trail


A St. Charles stamattina ho visitando negozi e supermercati. C’è molto di più di ciò che mi
aspettavo, più di ciò che mi serve. Rischiavo di perdermi tra offerte e prodotti, per cui ho deciso di
andare via. Prima di lasciare la città però ho fatto una buona seconda colazione al Bike Stop Cafe,
in centro. È il mio secondo giorno sul Katy Trail. Ho fatto solo 45 km per dormire gratis in un posto
particolarmente bello chiamato Klondike Park (campeggio statale), una vecchia cava di sabbia
silicea con un laghetto cristallino. Questo campeggio ha anche una cucina!
Questa è una nota zona vinicola fatta di graziosi paesini; peccato per il caldo esagerato, l’umidità e
la strada polverosa che non mi hanno fatto ben godere il posto.
Ci deve essere una relazione tra calore, disidratazione e dolori muscolari. Il campeggio è vuoto, non
c’è quasi nessuno, perché è lunedì.

Giorno 26: 111 km su sterrato, fino a Tebbetts (MO)


Sono partito dal campeggio alle 9:30 e alle 10 ho superato il paesino più vicino, Augusta, qui sul
Katy Trail.
Sapevo che la giornata sarebbe stata lunga e calda. Continuo a pensare che la mia via disegnata da
Frank Moritz abbia un itinerario suggerito troppo ottimista. Oggi ho fatto 69 miglia totalmente su
sterrato: è troppo impegnativo. Poiché la velocità media di una bici carica su una superficie non
asfaltata, in una giornata calda (con vento laterale) non è eccezionale, l'unico modo per farcela è
pedalare fino a sera. E così ho fatto. Era notte quando finalmente ho raggiunto il rifugio Turner
Katy Trail (Tebbetts), un ostello che nonostante la mia prenotazione, era chiuso. Sembrava
completamente vuoto dentro. Ho dovuto dormire davanti alla porta, su dei tavoli da pic-nic.
Difficile da accettare al termine di una giornata lunga e scomoda, ma cos’altro potevo fare.
Non voglio più pedalare di notte. Tutto può succedere e sui sentieri è buio pesto. La mia bici deve
essere pulita e lubrificata: dei rumori sinistri dalla guarnitura mi dicono che è giunta l’ora. Se
succedesse qualcosa a me o alla bicicletta, di notte, sarebbe un problema. Ma come arrivare prima
su tappe con oltre 100 km? Partire alle 6 del mattino?
L'America è grande, qui è tutto più grande. Pedalando di notte, moltissimi insetti mi colpivano
braccia e viso, facendo anche male: erano giganteschi, forse locuste, ma non sono riuscito a vederle.
Le zanzare in mezzo al bosco formano come nuvolette. Ho dovuto tenere la bocca chiusa e gli occhi
semiaperti. Arrivando a destinazione così tardi, non c'è molto modo di risolvere il problema del
pernotto. La notte deve essere superata.

Giorno 27: Tappa corta verso un campeggio senza docce


Ho passato la notte sul tavolo da pic-nic, dormendo male e poco. Quando mi sono svegliato, ho
pulito per prima cosa la mia bicicletta, perché la scorsa notte faceva rumori strani. Ho fatto un po'
tardi per via di altri viaggiatori in bicicletta, con cui ho chiaccherato. Sul Katy Trail è normale. Un
paio di loro, mi hanno detto che l'ostello/rifugio ha sempre la chiave ben nascosta fuori, e ogni
ciclista lo sa. Beh, tutti tranne io evidentemente. Come avrei dovuto saperlo. Nella e-mail di
prenotazione non c'erano queste preziose informazioni. Peccato. Mi dicono che dentro c'era l'aria
condizionata. Una notte al coperto, su di un letto, al fresco e senza zanzare, non ha prezzo per uno
stanco viaggiatore.
Il Katy sta seguendo ancora il corso del fiume Missouri. Fa caldo, come sempre ultimamente, in più
c'è molto vento. Forse non ho bevuto abbastanza, o mangiato abbastanza, ma oggi non ho avuto
energia. Ho raggiunto il Cooper's Landing Campgrounds e non ho voluto più andare avanti. Del
resto, Boonville è troppo lontana. Ci ho pensato, alla fine ho accettato: 30 dollari per un campeggio
senza docce. 52,59km.

Giorno 28: Social network IRL


Oggi è la tappa più breve finora, più corta persino di ieri: 42 km. Nessun problema o ostacolo, è
solo che non sono riuscito a trovare un posto dove stare stanotte che fosse più lontano e ancora alla
mia portata. Mi sono spostato dunque da campeggio in campeggio: dal Cooper's Landing al Katy
Roundhouse Campground.
Ho fatto una pausa pranzo in un bel caffè, a Rocheport (Meriwether Cafe and Bike Shop). È molto
facile su questo tracciato rimanere intrappolati in conversazioni con altri ciclisti. Vorrei ma non
posso: non si può davvero interrompere una tappa solo per piacere di socializzare. Oggi ho parlato
con un certo Steve; un tipo trasandato sulla cinquantina, bici carica e disordinata. Il suo non è un
viaggio, è piuttosto uno stile di vita. In questo momento - dice - sta andando verso il Maine. Non ha
orari, né itinerari. Poi ho incontrato Ted alla stazione di servizio di New Franklin, dove ero fermo
per bere e mangiare qualcosa. Abbiamo iniziato a parlare. È molto interessato al mio tour, alle
biciclette. Anche lui pedala: si è avvicinato a questo mondo da pochi anni. Sapendo dove avrei
campeggiato, è venuto a trovarmi a sorpresa con sua moglie. Hanno portato acqua e birra e siamo
rimasti più di un'ora a parlare. Ted ha lavorato in marina sui sommergibili nucleari e oggi grazie a
quell’esperienza, lavora nella centrale nucleare locale. Oltre il lavoro si occupa della sua campagna,
a conduzione familiare. Ha cavalli, maiali, mucche, galline e inoltre è cacciatore. Questo è
pressoché lo stile di vita che facevano i miei nonni paterni. Io non caccio, non uso trappole contro
gli orsetti lavatori e non porto a macellare i miei animali, ma non producendo cibo, non mi permetto
di giudicare. Insieme alla moglie Therese, insegnante, comprano davvero poco al supermercato.
Praticano molto scambio con altri agricoltori. Ted la domenica pedala dodici miglia per andare a
messa; qualcosa che pochi fedeli fanno. Sulla sua tazza scorgo un adesivo pro-Trump. Sono
navigato abbastanza e so che il mondo funziona così. Siamo tutti uguali, diversi solo culturalmente,
c’entrano ben poco i confini.
Qui c’è gente che ha un forte senso di comunità e sensibilità verso il prossimo. Vivono per donare,
per fare collette, per creare. Io non ho mai visto nessuno sbracciarsi così tanto per gli altri, con il
sorriso. In auto ha sempre una pompa, ha assistito gli altri ciclisti nel campeggio. Gli altri ciclisti,
vedendoci con le birre, ci hanno chiesto dove comprarle, ma sua moglie si è offerta senza esitare per
andare in auto a comprare le birre anche per gli altri, a spese sue. Queste persone sono veramente
impegnate a fare del bene, a dare un significato adeguato al termine “socializzare”. Lo intendono
davvero. Sono pieni di genuino interesse ed entusiasmo, sempre pronti a incontrare nuove persone.
Già questa mattina il mio vicino di campeggio mi aveva dato una bottiglia d'acqua fredda. Lo fanno
per rompere il ghiaccio, come segno di benvenuto. Ogni giorno incontro persone simpatiche, che mi
migliorano la giornata. Essendo solo, nel mezzo di qualcosa d’impegnativo, fa piacere poter contare
su qualcuno, anche se temporaneamente. Domani Ted sarà libero e disposto a pedalare con me per
un po'. Verrà al campeggio, presto immagino!
Giorno 29: A Sedalia, riflettendo sulla dieta
Questa mattina ore 3:00 AM dei venti fortissimi ci hanno svegliato; io e i ciclisti presenti in
campeggio abbiamo velocemente lasciato le tende, assicurato le bici, messo da parte i bagagli e ci
siamo riparati nell’edificio delle docce. Le nostre manovre erano già state concordate, perché
sapevamo del rischio. Il temporale con caratteristiche da tornado ci ha solo sfiorato, ma da qualche
parte, poche miglia a NE, ha lasciato molti danni a terra. Momenti di panico ma tutto bene fin
quando si ha un piano. Ci ricorderemo a lungo di quei 40 minuti passati a controllare i radar.
Alle ore 7 di mattina, pronto come un soldato, Ted si presenta in campeggio, ma per educazione
evita di svegliarmi, attendendo che mi svegliassi da solo. Me lo ritrovo dunque non appena apro la
tenda. Mi ha portato una super colazione: due sandwich con carne di cervo e uova, tutto fatto da
lui… frutto della sua fattoria! Abbiamo iniziato a pedalare solo verso le 9 AM. Ted ha una Kona
color petrolio da gravel, tubeless. Conosco questo modello: acciaio, credo copertoni 42 mm, cambio
Sram. Abbiamo percorso insieme 15 miglia in una direzione adatta a me, sempre qui sul Katy Trail.
Poi in località Pilot Grove ha deciso di tornare indietro. Il sentiero non è battuto e scorrevole come
i tratti precedenti. Fa molto caldo soprattutto dopo mezzogiorno. In questa zona d’America, dove
grossi fiumi s’incontrano, il clima è temperato-amazzonico: foresta, caldo, insetti, temporali.
D’inverno fa piuttosto freddo mi pare, non tanto però da impedire i vigneti. Devo ancora migliorare
la mia dieta, concentrandomi sulle prestazioni. Lungo il percorso però, i negozi non vendono
sempre ciò di cui avrei bisogno. Non bevo mai abbastanza, inoltre. Mi sento stanco, anche
mentalmente, forse perché non assumo abbastanza carboidrati; mi manca l'energia. C'è un grande
margine di miglioramento, suppongo, ma devo prestare attenzione alla dieta. Oggi è il giorno
dell'hotel, a Sedalia, che non è così piccolo come pensavo. C'è un po' di tutto, ma a prima vista non
mi pare una bella città. Oggi ancora una tappa "shorty": 67,7 km.

Giorno 30: L'energia è tornata


118,40 km oggi. Stamattina al Motel mi sentivo molto stanco, pensavo che non sarei stato in grado
di portare al termine una giornata impegnativa. Prima di lasciare Sedalia sono andato in un paio di
negozi, per comprare principalmente cibo. Questa volta mi sono concentrato su carboidrati,
zuccheri, vitamine e bevande energetiche da consumare durante la pedalata (non dopo, non prima!).
I risultati sono stati evidenti: più potenza, meno fatica. Questo ha avuto un impatto sul mio umore.
A Windsor ho incontrato Ray, l'amministratore della pagina web di Katy Trail e Kim, proprietaria
delle cabine di Kim (qui a Windsor). Il villaggio è minuscolo ma offre negozi e un distributore di
benzina. Molti Amish vivono qui. Ciclisti e Amish sono gli unici che non fanno mai rifornimento.
Successivamente sono arrivato a Chilhowee, minuscolo abitato sul Rocky Island Spur (un sentiero
di collegamento che porta quasi a Kansas City). Chilhowee è quasi una “ghost town”, un villaggio
dove un solo negozio di generi alimentari sopravvive alla crisi demografica, piccolo e fermo nel
tempo. La proprietaria è stata avvisata del mio arrivo e ha informato lo sceriffo locale che avrei
usato il parco del villaggio per accamparmi. Dietro il bancone della cassa, mi ha detto d'essere in
qualche modo italiana dalla linea paterna, o dalla parte del marito, non ricordo. Sono i Fiorella,
imprenditori locali di varie cose, che non ho ben afferrato. Mi sentivo con abbastanza energia da
andare avanti, quindi alle 18:00 ho iniziato il mio segmento finale, pedalando fino al Pleasant Hill
Park, dove è consentito accamparsi. Qui ho conosciuto Andrew e Nathan, due del luogo che dopo
aver giocato a frisbee golf (disc golf), mi hanno chiesto di unirmi a loro per due chiacchiere e
altrettante birre. Belle persone, due lavoratori delle costruzioni (carpentiere ed elettricista) con
posizioni politiche diverse, ma reciprocamente rispettosi. Sono stato con loro fino a mezzanotte.
Sono poi tornato alla mia tenda, dove finalmente ho cenato. Giornata lunga con inizio lento, tragitto
veloce e finale rilassante.
Ho concluso così il Katy Trail; ben 237 miglia di gravel e d’incontri, finalmente, con gente con cui
condividere le stesse passioni. Biblioteche umane, capitale di vita.

Non credevo che ci fosse nella vita qualcosa di così duro e nel contempo meritevole di essere fatto.
Un mese di viaggio che mi sembrano sei; la relatività del tempo sta tutta in quanta acqua lasciate
che passi sotto il vostro ponte. Lasciando che scorra più acqua, cioè più avvenimenti, la sensazione
che avrete è una dilatazione notevole del tempo. Il tempo non è altro che un susseguirsi di eventi;
senza eventi (cambiamenti), il tempo non esiste, non esiste la sensazione di vita. Qua sto
omaggiando la fisica nucleare di Einstein, niente di mio.

Giorno 31: Intorno a Kansas City


Oggi esattamente 58,93 km in ambiente extraurbano, fatto di traffico, autostrade a scorrimento
veloce, semafori, marciapiedi e piste ciclabili. Ho evitato d’entrare a Kansas City vera e propria,
perché temo che sia difficile da navigare in bici, nonché una “trappola” che possa rubarmi tempo
(farmi venir voglia di fermarmi qualche giorno). Ho quindi attraversando numerose città satellite sul
lato sud e ovest, fermandomi da REI per dello shopping specialistico. Con mia sorpresa, la città ha
lo stesso nome sebbene sia divisa in due, metà nel Missouri e metà nel Kansas. Occupa davvero
un'area molto vasta. Ho visto solo la periferia, i centri commerciali, le zone residenziali, i fast-food
e le catene alberghiere di ciò che si possa considerare Kansas City. Ho rivisto i condomini, gli
appartamenti, che non vedevo da quando ho lasciato Washington, un mese fa. Sta cosa ne ha
dell’incredibile; avessi viaggiato attraverso l’Italia, questa una tipologia abitativa mi avrebbe
accompagnato (quasi) ogni giorno. Questo vuole essere un viaggio fuori dai sentieri battuti,
evitando le grandi aree metropolitane. Ci sono riuscito molto bene, specie nell’Ohio e nell’Illinois,
ma non è sempre possibile.
Oggi è anche il mio primo giorno nel Kansas, per adesso del tutto simile al Missouri, ma mi aspetto
un cambiamento radicale del paesaggio. Finora è leggermente collinare, ma le strade qui sono
progettate come una griglia, ignorando l'elevazione. Questo significa salire una collina, poi per
scendere giù; mai intorno.
Sto notando che nonostante le mie richieste, finora non sono stato accettato come ospite da nessuno
del network di WarmShowers. Un'altra nota: non c'è più un solo giorno che posso definire "non
caldo". Mi aspettavo qualcosa del genere, ma non così tanto, così presto, così costantemente.
Giorno 32: Correggendo la mia rotta
Ho soggiornato all'hotel La Quinta a Lenexa, sobborgo di Kansas City, lato Kansas. Rapporto
qualità-prezzo: ottimo.
Ieri ho acquistato una nuova drybag da REI, oggi sperimento dunque un setting diverso. Ho perso
del tempo prezioso prima di decidere da che parte andare, verso quale destinazione. La mia rotta è
stata troppo meridionale ieri, ho dovuto quindi portarmi più a nord e ho deciso di farlo oggi,
sfruttando il vento da sud. Sì, proprio come i marinai; questa è strategia. Il vento è stato un alleato;
non dico un “game changer”, ma per lo meno non era avverso, per una volta!

Sorprendentemente collinare qui, intorno a Kansas City. Ritengo che la cosa sia una conseguenza
del fiume Missouri, che ha scavato una valle. GoogleMaps mi ha suggerito di pedalare attraverso
l’area metropolitana di Kansas City dal lato del Missouri, e così ho nuovamente sconfinato. Per
arrivare dall’altra sponda ho dovuto attraversare quartieri industriali e visibilmente poveri
(sorprendentemente numerosa era la comunità latina!).

Il mio navigatore mi ha poi spinto di nuovo su un sentiero sterrato, dove ho avuto qualche problema
perché era una brutta strada pietrosa, di campagna. Inoltre, ho rotto un pedale mentre parcheggiavo
la bici a Weston. La mia bici è pesante e questa volta il pedale non ha sostenuto il suo stesso peso
contro il marciapiede. Ho dovuto pedalare per 18 miglia senza spingere appropriatamente con la
gamba destra. Domani devo acquistare un paio di pedali di emergenza da Walmart, poiché questa
città - Atchison - non ha un vero e proprio negozio di biciclette. Considerando che stamattina sono
partito alle 12 (!) dall'hotel La Quinta, il mio giro d’oggi è stato sicuramente performante: sono
arrivato ad Atchison prima del buio. Cena take away e notte in motel, doccia e relax. Totale 105 km.

Giorno 33: Atchison - Hiawatha via Everest. Il Kansas si svela


69 km con clima molto caldo-umido. Purtroppo ho dovuto iniziare andando da Walmart per
l'acquisto di un paio di pedali, visto che ieri ne ho rotto uno. I nuovi pedali sono brutti e pesanti, ma
non posso permettermi d’essere schizzinoso. L'area intorno ad Atchison è pubblicizzata come
"colline glaciali" poiché il terreno è molto ondulato dalle conseguenze dell'era glaciale. Interessante
ma poco divertente; è stato un massacro... su e giù. Andando progressivamente verso ovest, il
terreno è diventato più pianeggiante, ma le strade di campagna si sono fatte solitarie e noiose. Non
c'è nulla intorno a me, solo un immenso campo di mais.
Il problema del giorno è stata l'acqua. Ho controllato GoogleMaps per fermarmi in ogni stazione di
servizio, perché è l'unico posto dove riposare, mangiare e bere da queste parti. La prima sosta è
stata presso un villaggio chiamato Everest, dall’atmosfera surreale e fuori dal tempo. È l'unica
stazione di servizio finora priva di automatismi e self service. Le due figlie del proprietario aiutano
alle pompe di benzina. Il padre si prende cura del garage, dove fa da meccanico. La madre rimane
alla cassa, nel negozio. Non c'è nient'altro, aperto o attivo. Vedo chiaramente attorno a me che una
volta questa era una comunità più grande, con banche e botteghe d’artigiani specializzati. Oggi
conta solo un centinaio di abitanti. Un uomo seduto in auto mi ha allungato una banconota da 20
dollari. Mi ha detto che potrei averne bisogno! Immagino che la gente sia molto preoccupata di
vedermi pedalare nella calura estiva. Ero molto imbarazzato per i 20 $, ma non accettarli sarebbe
stato maleducato. L'uomo era felice di aiutarmi. È il suo aiuto; non posso rifiutarlo.

Le strade qui sono dritte, a prescindere dal terreno. È una griglia enorme, un enorme sistema di
blocchi di campagna, dieci miglia per lato. Le distanze stanno diventando gigantesche. C'è vento da
sud: ogni volta che mi sposto verso nord ricevo una spinta, ogni volta che mi sposto verso ovest
ricevo un forte vento laterale.

Un sistema di temporali si stava formando intorno a me. Quando finalmente ho raggiunto Hiawatha,
ero circondato da pericolose cellule temporalesche. Volevo continuare verso ovest, ma era troppo
rischioso. Ha cominciato a piovere, con vento teso. Le previsioni meteo aggiungono tensione:
ricevo un’allerta di forte temporale in atto in zona. Sono andato a controllare un Motel chiamato
Sunflower, ma stranamente non aveva camere libere. Era un posto dagli standard infimi; una sorta
di motel per soggiorni di lunga durata per viaggiatori, sbandati, senzatetto e tossicodipendenti.
Ho anche pensato di sostare in un parco, ma ha iniziato a tuonare più forte. Non potevo più
guardarmi intorno. Ho dovuto ripiegare in un albergo decisamente caro, ma di buon confort. Ho
trascorso quasi un'ora nella vasca idromassaggio. La mattina ero talmente stanco che mi sono
svegliato tardi e mi sono persa una ricca (e inclusa nel prezzo) colazione.
Giorno 34, Pony Express: 133 km
Oggi ben 3600 calorie bruciate: un record personale.
Da Hiawatha ho preso la strada 36, chiamata “Pony Express Road”. È una strada a scorrimento
veloce, ma non troppo trafficata e per lo più ha avuto una buona corsia laterale. Non è così piatto
come la gente potrebbe pensare, il Kansas; la pendenza non è male, ma le salite sono frequenti e
lunghe. Il vento è stato molto debole per l'intera giornata, nonostante il Kansas sia noto per essere
ventoso. Il vento soffiava principalmente da N-E, cioè piuttosto utile ai miei fini, ma come ho detto,
non era affatto forte. La giornata è stata anche notevolmente più mite, il che mi ha aiutato a non
essere troppo dipendente dall'acqua. Le città però sono davvero lontane l'una dall'altra. A
Marysville, che non è poi così piccola, ho dovuto decidere se fermarmi o proseguire verso la
cittadina successiva. Questa decisione non è stata facile. Avevo fatto 50 miglia, erano già le 18:00.
Le previsioni dicevano pioggia dalla notte in poi. Ho deciso di correre il rischio. Sono riuscito a
raggiungere Washington, Kansas, alle 21:30. Tutto bene, stanco ma non troppo. È la distanza più
lunga in un giorno finora. Stanotte o domattina presto potrebbe piovere; Sono in campeggio nel
parco cittadino e in caso di pioggia e tuoni, devo trovare un riparo adeguato.

Giorno 35: Da parco cittadino a parco cittadino


102,81 km, Washington - Mankato
Da queste parti, i parchi delle piccole città permettono il camping. L'acqua e l'elettricità sono
garantite. È una cosa che reputo molto positiva, forse è motivata dalla necessità (distanze importanti
e assenza di altre scelte). Qui a Washington avrei dovuto pagare, ma non si è presentato nessun
custode, quindi ho saltato questi 15 dollari. Ho fatto i bagagli in fretta, sotto la pioviggine. Alle
prime pedalate, ha iniziato a piovere intensamente. Il tempo cambia molto velocemente da queste
parti. I temporali si formano sia durante il giorno, sia durante la notte, senza molto preavviso. Le
previsioni cambiano improvvisamente. Ho atteso che schiarisse presso una stazione di servizio
Casey’s. La sensazione che ho è ormai di vivere presso le stazioni di servizio. Qui si beve, si
mangia, si va in bagno. Qui si prende respiro. Qui si prende il Wi-Fi. A volte è l’unica ombra
disponibile, in miglia.
Le stazioni di servizio sono appunto un servizio pubblico. Centri nevralgici dei piccoli villaggi, qui
passano camionisti, agricoltori, business man, viaggiatori, studenti… pensionati come casalinghe.
Può non esserci nulla, ma deve esserci almeno una stazione di servizio. I villaggi del Kansas non
sono più vicini tra loro di 15 miglia, quindi si fanno attendere; non me ne perdo una.
Essenzialmente, sono dei negozi multi-licenza, sulla strada principale, centralissimi, nei quali – tra
le cose – fai anche benzina.
Dopo poco più di un’ora è schiarito, ma l'intera giornata è stata agitata: uno stress costante
controllando i radar e le previsioni. A Belleville ho dovuto decidere se fermarmi o pedalare fino a
Mankato. Ho deciso di tentare la fortuna. C'è stata un'allerta meteo con pioggia prevista dopo le
21:00. Ho pedalato molto velocemente, perché ero preoccupato. Ha piovuto un po' lungo il percorso
(strada 36), ma niente di grave. Sono arrivato a Mankato in tempo utile per mangiare qualcosa.
Poco dopo aver montato la tenda, il tempo è peggiorato. Meno male che avevo un riparo: mi sono
sistemato sotto tetto del gazebo per picnic, tra i tavoli, per ripararmi dal forte vento e dal temporale.
Ha piovuto fino a notte fonda. Nessun altro era presente in campeggio. Qui è totalmente gratuito.

Giorno 36: L’ospitalità del Nebraska


100,45 km, Mankato - Franklin NE.
La notte a Mankato è stata difficile; almeno quattro ore di temporale notturno, tenda traballante,
atmosfera spettrale. Ero sistemato sotto una solida tettoia, ma il vento è stato fastidioso lo stesso.
Quantomeno era gratis; non ci sono costi nel parco cittadino di Mankato. Niente docce, ma servizi
igienici buoni e puliti. Ho lasciato Mankato sapendo che sarebbe stato il mio primo giorno come
ospite di WarmShowers. Per l'intera sezione del Kansas, il vento ha soffiato alle mie spalle.
Svoltando a destra, verso nord, direzione Nebraska, ho capivo la sua severità: le ultime 25 miglia
son state dure, con raffiche laterali. Sono arrivato a casa del mio oste, a Franklin Nebraska, alle 7
PM; una bella famiglia con due ragazzi e due gatti, più un cane. Ho soggiornato molto bene,
un'esperienza senza pecche. Michael, un vero uomo del Nebraska, è molto stato disponibile e
cordiale. Poco importa cosa voti e se sia armato. Qui son tutti così.

Giorno 37: Tappa breve, ventosa e prima foratura


Franklin - Alma 38,86 km. Una giornata brevissima, la più corta di tutte. Inizialmente pioveva con
un forte vento, poi la pioggia si è diradata ma le raffiche sono rimaste intense. Ho lasciato la mia
famiglia ospitante (WarmShowers) solo a mezzogiorno circa, dopo un po’ di spesa.
Dopo 23 miglia ho deciso di fermarmi ad Alma. La prossima città è troppo lontana e non ha senso
provarci con questo forte vento da nord. Ho la possibilità di campeggiare in un camping per soli RV
(recreational vehicle, cioè camper, trailer) in via del tutto eccezionale. La padrona ha deciso di
farmi stare, pure gratuitamente, in una piazzola tutta per me - roba impensabile negli stati orientali,
dove pagavo cifre spropositate anche se in tenda.
Ho avuto la mia prima foratura dell'intero viaggio, a causa di uno specifico cespuglio chiamato
"testa di capra" (goat head) che cresce qui nell’ovest. Assurdo; sono riuscito a superare il centro
dell’America, attraversando numerosi stati, tante miglia di sterrato… per forare solo in Nebraska, il
26 Giugno, dopo 1800 miglia.

Lunghe distanze tra le città, venti forti, servizi scarsi, nessun riparo e ombra, sono tutti problemi che
dovrò affrontare d'ora in poi. Un uomo può adattarsi, ma non “risolvere” tutto.

Giorno 38: 61,65 km, da Alma ad Arapahoe


Il campeggio non mi è costato nulla ieri, ma mancava di qualsiasi comodità, come bagni e docce
(gli RV hanno tutto a bordo).
Ho lasciato Alma intorno alle 11:00. Oggi mi sono mosso in direzione NW, contro un intenso vento
da nord. Ho programmato una sosta a Oxford, per comprare cibo e pranzare. Lì ho parlato con il
proprietario del supermarket, un uomo molto estroverso di nome Jeffrey. Ha insistito per
presentarmi un uomo inglese che vive in città, Robert, e con Robert ho passato altrettanto tempo…
sono anche andato a vedere casa sua. Tutto assai piacevole e belle chiacchierate, ma ad un certo
punto ho dovuto levare l’ancora. Il mio obiettivo per la giornata era fattibile, ecco perché ho
accettato di parlare ben oltre il necessario. Sarebbe ancora meglio fare questo viaggio più
lentamente, almeno nei tratti abitati; avere il tempo per fare più cose, fermandomi più spesso…
tuttavia, deve necessariamente essere veloce abbastanza per permettermi di portare a termine
l’impresa. Devo essere felice nel complesso; questa è già una forma di viaggio lento e questo mi sta
dando l'opportunità di incontrare la gente del posto e capire molto di ciò che mi circonda. Un
viaggio con qualsiasi altro veicolo, salterebbe questi momenti.

Sono arrivato a destinazione prima delle 18:00. Arapahoe è un bel paese, tutto in ordine, ampio e
soleggiato. Ha un grande parco cittadino, dove camper e tende possono accamparsi per 15 $. È
sottoutilizzato: siamo solo in due a usare l'intero posto. Docce eccellenti e Wi-Fi pubblico!

Giorno 39: McCook e il miraggio del treno


Arapahoe - McCook 69,09 km. Alla fine, anche in questo camping, non ho pagato. Nessun custode
si presenta la mattina; serve avere contante, ma io sono solo in tenda con bici e, in qualche modo mi
sento che non sia il caso, che non abbia senso. Forse ho anche ragione; queste tariffe son pensate
per chi arriva con grosse auto o caravan.
È stata una giornata molto lenta, velocità media di soli 13,6 km/h. Il vento, maledetto vento... certo.
Questa tappa aveva direzione SW, e il vento era forte da S. Ho deciso di darmi una regola da
osservare, la chiamerò la regola del 35: se la temperatura è sopra i 35c con vento sopra i 35 km/h,
non pedalerò, nel senso che mi riposerò, “cancellerò la tappa”. Questo perché i villaggi sono troppo
distanti tra loro, c'è poco o nessun riparo e ombra, nonché il rischio di forature è più alto che altrove
per la presenza di una pianta chiamata testa di capra (https://it.m.wikipedia.org/wiki /
Tribulus_terrestris). Ho già avuto una foratura anteriore e ora la mia ruota posteriore perde
pressione: ha bisogno di aria ogni 12 ore. Ho anche pensato di prendere un treno; mi sono davvero
interrogato se questa sia la cosa giusta da fare, se sia il caso per velocizzare il mio viaggio e saltare
qualche tratto particolarmente insidioso, ostile. L’unico treno che va verso ovest passa da McCook
alle 3 del mattino e ferma a Denver, per poi proseguire verso la California. Non è la direzione che
avevo in mente: Denver è una rotta troppo meridionale e questo mi obbligherebbe a pedalare verso
nord, verso Fort Collins, dove intendo arrivare. Certamente poi, mi piacerebbe l'idea di farcela da
solo, senza scappatoie fisiche e mentali. Ci ho riflettuto e ho deciso di pedalare, direzione Fort
Collins, come del resto era previsto. Ci metterò giorni e fatica, ma spero di saper gestire il tutto.
McCook non è piccola, ma mi sembra povera e noiosa. Da un punto di vista “fotografico” è un
posto interessante, offre spunti, ma non ci passerei una giornata.

Il McCook City Camping è gratuito e ha l'essenziale. Qui ho conosciuto North e Janas, due
viaggiatori con un camper-caravan molto minimal e diretti in Oregon, per poi salire su, fino in
Alaska. North si diletta nello “stone balancing” (creare sculture temporanee con le pietre, sfidando
la gravità, trovando il perfetto punto di equilibrio) e abbiamo parlato di arte fino a tardi. La mia
prima discussione d'arte in 39 giorni.

Durante la notte un inconveniente: l'impianto d’irrigazione si è attivato e la mia tenda è stata come
schiaffeggiata da un uragano, trovandosi troppo vicino a uno o più sprinklers (irrigatori, quelli da
ampi spazi, molto potenti). Un po' d’acqua e umidità è riuscita a entrare dal basso, ma sono rimasto
all’asciutto grazie al mio buon materassino Sea to Summit, che costa come una notte d’albergo.

Day 40: Da McCook fino ad Enders Reservoir Park, 90,25 km


Già quaranta giorni, incredibile. Li sento e non li sento. Necessito di non meno di altri 40 giorni per
completare questo viaggio, per cui questo potrebbe essere il bel mezzo della mia esperienza “on the
road”.
McCook ha ogni tipo di servizio; è quel genere di cittadina sufficientemente grande da avere un
Walmart, ma non solo. Qui ne ho approfittato per fare la spesa, per visitare un negozio di biciclette/
riparazioni e un ferramenta/colorificio. Si era fatto tardi, già l’una del pomeriggio e il caldo
asfissiante. Il vento è stato intenso per tutto il Nebraska e oggi non è da meno. viene da sud e per
me che procedo ad ovest, è un fattore di disturbo. Più procedo verso ovest è più le distanze si fanno
importanti. Più mi avvicino alle pianure aride del Colorado orientale e più si fa seria la questione
dall’approvvigionamento acqua durante il percorso. Oggi sono riuscito a gestirmi bene l’acqua delle
borracce (3+1 in totale) ma il piacere di bere passa dopo appena mezzora. La calura ad oltre 35c
(oltre 90F) rende l’acqua molto spiacevole al palato. Domani sono previsti fino a 38c con venti a 50
kmh, raffiche fino a 60, 70 kmh! Era per evitare questo che stavo per considerare il treno. Devo
viaggiare carico d’acqua e sarò lentissimo; sarà dura. Vorrei non mettermi in moto o semmai,
spostarmi solo fino alla prossima città.
Adoro scoprire le piccole comunità lungo la mia strada. Hanno tipicamente 200 anni, ma per me
sono tutte nuove. C’è anche più storia di quanto non si possa immaginare. Alcune sono come
rimaste ferme nel tempo e gli edifici dei primi pionieri sono tutti lì, ancora sulla via principale,
spesso l’unica del paese. Oggi ho sostato a Palisade, dove ho mangiato e fatto qualche foto. Il
paesino ha tutto l’aspetto di un set western, con la “main street” corta ma larga, teatro di mille
sparatorie (quantomeno nei film).
Il Nebraska occidentale è quasi privo di alberi; gli spazi sono aperti e il suolo è visibilmente più
povero. L’agricoltura, dove possibile, lascia il posto ai pascoli di equini e bovini. Parte delle altre
terre sono desolate e impoverire dall’erosione (calanchi). Penso che il paesaggio inizi a somigliare
al Colorado, che non è affatto lontano.
Sto prendendo quota senza neppure accorgermene, a poco a poco. Adesso sono a quota 1000 metri.
Ho pedalato così tanto da poter notare cambiamenti radicali, tra zone climatiche e ambienti naturali.
Qualche settimana fa ero tra le foreste umide, adesso tra le praterie aride.
Sono partito tardi stamane, ma pedalando ho anche “guadagnato” un'ora: il Nebraska ha due fusi
orari! Sono entrato nella cosiddetta “zona di montagna” (mountain time zone), ma per il momento
ho solo piccole colline attorno a me.
La mia destinazione d’oggi è un campeggio in un parco statale. Ho notato un aumento significativo
della popolazione messicana, già a McCook. Al campeggio, due signore messicane non parlavano
neppure inglese; Ho dovuto usare il mio spagnolo ed ha funzionato bene. Anche molti camionisti
sono messicani e si fermano qui per usare le docce.

Day 41: Weekly leaks


Ho passato una brutta nottata: la mia tenda sembrava una lavatrice tanto è stata scossa dal vento.
Inoltre, l’ho posizionata male e alle 5:50 AM ero già sotto il sole. Poiché ero stanco e il tempo era
pessimo, durante la notte mi ero prefissato di trascorrere l'intera giornata fermo in campeggio,
magari in riva al lago, ma mi sono reso conto che una giornata totalmente esposta al vento forte a
38°C (100°F) non sarebbe stata affatto rilassante. Così, ho deciso di trasferirmi nella città più
vicina, Imperial, a sole 10 miglia di distanza. Ho deciso di non pedalare in simili condizioni; la
tappa d’oggi è giusto uno spostamento d’opportunità. Aspetterò fino a domani, quando il vento o la
temperatura scenderà - forse - un po'.
Le camere d’aria devono avere una perdita, perché le ruote stamane erano entrambe piuttosto
sgonfie. Oggi devo trovare il tempo necessario per ripararle.
Ho preso una stanza all’Imperial Inn non appena fattesi le 12 AM, per sfuggire alla calura. Speravo
che fosse più economico, ma la presenza di molti operai in città, giunti per riparare i tetti rovinati da
una tempesta di grandine, ha fatto schizzare i prezzi in alto.
Imperial è l’ultima città del Nebraska per chi procede verso ovest. Non è affatto male; 2000 abitanti
e tutto l'essenziale. È semplicemente troppo caldo e ventoso per godersela.
Giorno 42: Nelle praterie del Colorado
65 km da Imperial (Nebraska) a Holyoke (Colorado). Tra queste due città non c'è niente, nessun
servizio. Le mie pause sono tutte state sul ciglio della strada, al sole. Durante i momenti più ventosi,
sembrava d'essere in salita.
Da Washington D.C. fino al confine con il Colorado in 42 giorni. Questo era uno dei traguardi a cui
ambivo. Una volta superato il Mississippi, ma già da prima in verità, a chiunque ho incontrato, ho
detto che sarei voluto arrivare fino al Colorado. Adesso dovrò trovare un altro obiettivo da poter
dire al curioso di turno. Ho parlato oggi con una impiegata della biblioteca Holyoke. Le ho detto
che sto viaggiando in bicicletta, che sto attraversando tutto il paese. Ho chiarito che non sono un
atleta, ma non appena l'ho detto, era ancora più incredula. La gente comune non conosce i propri
limiti, non sa cosa è fisicamente possibile con una bicicletta. Un atleta è in grado di attraversare gli
USA interi in 42 giorni, mentre io ne ho fatti solo la metà. Sono nel bel mezzo del viaggio. Prossimi
obiettivi, orami davvero vicini, Fort Collins e le montagne rocciose.
Confermo quanto già notato: la popolazione messicana (o di origine messicana) sta diventando
rilevante. Sto entrando nel West “spagnolo”?

Giorno 43: Il motel di Sterling


Quasi 80 km oggi, quattro ore sui pedali e un’ora dedicata alle pause (mangiare, foto, ecc.). Sono
finalmente nella zona delle praterie, un paesaggio che è rimasto in gran parte intatto dalla notte dei
tempi. Ci sono sparuti capi di bestiame, ma non molto altro può essere sostenuto da questo suolo
povero e dal clima secco. L’orizzonte è a perdita d’occhio. Oggi non faceva troppo caldo e il vento
mi soffiava alle spalle: andare avanti era facile come affondare un coltello caldo sul burro. Queste
condizioni sono state di grande aiuto per attraversare questa zona solitaria, priva di servizi e centri
abitati. Inoltre, la Route 6 ha un ottimo asfalto e un'ampia corsia d’emergenza.
A Sterling ho scoperto che il motel che ho prenotato, il Budget Inn, è una merda. Sembra
abbandonato o da demolire, anzi, lo è di sicuro. È un edificio fantasma e non vale nemmeno i 65
dollari che ho pagato. Niente funziona qui; comfort zero (niente wi-fi, niente tv, niente microonde,
niente asciugacapelli, niente macchina del caffè... non che mi importi d’avere tutto questo, ma
almeno sarebbe giusto rimuovere queste voci dalla descrizione. A voler essere precisi, la metà dei
servizi elencati nella descrizione non sono nemmeno nell'edificio.
Stare però sotto un tetto mi ha tenuto all'asciutto: durante la notte forti temporali si sono abbattuti
sulla zona.
Nonostante a volte sia stanco, stanco di tutto questo, comincio a essere triste che non durerà per
sempre; eppure il meglio deve ancora venire, ho davanti a me gli splendidi paesaggi montani del
Colorado, quello occidentale, e poi chissà quanto altro ancora.

Giorno 44: 60 miglia di vuoto


Ho lasciato il motel di Sterling poco prima delle 11 ma fino alle 12 sono stato impegnato in città a
fare la spesa. Non ho visto il centro vero e proprio, ma da quello che ho visto, Sterling non è
esattamente un bel posto.
Il percorso di oggi è noto per essere solitario, con solo due minuscoli villaggi lungo la strada e un
sacco di bellissime terre desolate intorno. Inoltre, il campeggio dove mi sto dirigendo non ha acqua;
è molto spartano. Ho con me diversi chili di peso extra, tra spesa e un gallone d’acqua in bidoncino.
L'unico ristorante che avrei dovuto incontrare era chiuso, perché è il fine settimana del 4 luglio.
Ho avuto per lo più vento alle spalle e il viaggio è stato spedito. 15 miglia prima dell'arrivo ho
avuto un problema alla catena, che si è incastrata e si è attorcigliata mentre cambiavo marcia. La
catena era molto tesa, immobile. Per riportarla nella sua posizione naturale ho dovuto smontare la
ruota posteriore, ma non è stato facile. Penso di aver perso 40 minuti, sul ciglio della strada.
Davvero un imprevisto snervante, anche per quello che è successo al mio gallone d’acqua. Durante
la riparazione della bici infatti, il bidoncino è caduto a terra e si è rotto; Sono riuscito a recuperare
un po' d’acqua, ma il grosso l’ho perso. Nonostante gli inconvenienti, sono arrivato prima del
tramonto e con abbastanza acqua per passare la notte. Domani si spera che la stazione di servizio
nelle vicinanze sia aperta - ne dubito - dato che devo mettermi in viaggio e avere tutte e tre le
borracce d'acqua piene.
I paesaggi stanno progressivamente diventando meravigliosi; le praterie sono affascinanti e
misteriose e vedo già le montagne davanti a me. Sto per entrare nei bellissimi paesaggi del West:
meno antropocene, più natura incontaminata. Quasi 108 km il totale di oggi.

Giorno 45: Finalmente a Fort Collins


Ho lasciato il campeggio di Briggsdale verso le 10. Avevo poca acqua con me e il mio primo
pensiero è stato approvvigionarmi. Ho trovato un distributore automatico di bibite in lattina e un
negozio di liquori. Ho ripreso a pedalare verso Fort Collins, attraverso un tratto di prateria molto
vasto. Oltre la metà della tappa d’oggi è stata piatta, con vento dalla mia parte. Dopo la città di Ault,
il vento è virato da nord (vento laterale), il terreno si è fatto collinoso e un temporale si è avvicinato
rapidamente.
In meno di un’ora la mia giornata è diventata dura e lenta. Ogni volta che si avvicina un temporale
c'è una tensione nell'aria che mi rende nervoso. I venti iniziano ad essere forti e soffiano in direzioni
diverse, non relazionabili con le condizioni meteo del giorno. Ho dovuto fermarmi in due occasioni,
aspettando un miglioramento del tempo. Sono entrato così in un McDonalds per la prima volta
durante tutto il viaggio. Dopo un’ora ho deciso di riprendere a pedalare.
Fort Collins è una delle città più grandi lungo il mio percorso. Non vedrò il centro, perché ho preso
un percorso ciclabile chiamato “Poudre” che costeggia l'omonimo fiume. È molto frequentato dagli
abitanti della zona e il fiume e balneabile. Questo tracciato mi ha portato quasi presso la casa della
famiglia WarmShowers che mi ospita stasera. Percorsi oggi 78,50 km.

Giorno 46: 4 Luglio, 2100 miglia, sosta a Fort Collins


Sono ospite di una famiglia bellissima, a Fort Collins, Colorado. Non prendevo un giorno di sosta
dall’Ohio. Sono a oltre 2100 miglia percorse.
Non sono un atleta; non sono speciale. I soldi vanno e vengono; essi si possono accumulare e
mettere da parte. Ciò che non possiamo, è accumulare tempo. Il tempo va speso quando c’è. Il
tempo non te lo prestano; non lo puoi avere indietro.
Cari ragazzi, se siete più giovani di me, ascoltate le mie parole. Non restate seduti ad aspettare
chissà cosa. Muovetevi finché avete tempo.
Oggi è anche il 4 di Luglio e Karen e Dough, moglie e marito, mi hanno proposto di fermarmi da
loro, cioè di non mettermi in viaggio stamattina. A loro giudizio infatti, la strada che porta verso
Walden è trafficata, da mezzi pesanti e ingombranti, dei villeggianti. È stato un fuori programma.
La mattina Karen mi ha mostrato il circondario. Vivono in un condominio organizzato come un
comunità “danese”, ovvero tanti servizi condivisi e giardini condivisi (con responsabilità
condivise), del tutto simile per molti aspetti a quelli a cui sono abituato in Svezia, tranne che qui
sono un rarità piuttosto che la norma. Il resto della giornata, nonostante sia festa, l’ho passato con il
marito, che mi ha accompagnato, in auto, a sistemare il cambio della bici. Ho così cambiato i pedali
presi da Walmart, che erano pesanti e poco pratici. Ho cambiato il nastro del manubrio, adesso è
molto bello e pulito. Ho pagato un bel po’! Poiché non ero in vena di risparmiare, sono anche
passato da REI, dove ho comprato una maglia di lana merino leggera e altri accessori. Ho passato la
serata del 4 Luglio in famiglia, con un’ottima cena. Mi servirebbero più giornate “vuote” così,
all’insegna del relax e delle relazioni, ma non credo che la mia tabella di marcia apprezzerebbe.

Giorno 47: Welcome to the Rockies


Ho lasciato la mia "famiglia" di WarmShowers intorno alle 9:30. Presto sul sentiero Poudre ho
incontrato una signora di nome Wendy, con una Trek 520 nuova di zecca. Si stava allenando per il
suo viaggio lungo il fiume Mississippi. Abbiamo iniziato a parlare e lei mi ha invitato a fare una
pausa al bar caffetteria di una famosa azienda di yogurt delle vicinanze.
Ieri è stata una giornata di sole e di cielo azzurro glorioso. Oggi che ho ripreso il viaggio, ill tempo
è stato pessimo; inusualmente brutto, mi hanno detto.
Il tempo è peggiorato in fretta, sulla Colorado State Highway 14 del Poudre Canyon. È anche il mio
primo giorno di montagna dopo cinque settimane almeno. Non ho potuto evitare un forte rovescio
temporalesco; faceva ancora caldo, quindi non mi è dispiaciuto bagnarmi i pantaloni, le scarpe e i
calzini. Il problema sono state le scarpe, che sono rimaste bagnate tutto il giorno. In seguito ha
piovuto a intermittenza, rimanendo coperto. Ho cercato di evitare un po' di pioggia aspettando e
facendo delle pause, ma è stato inutile. Ha piovuto fino a notte, contro le previsioni.
Oggi è stata una grande grande scalata; Mi sono accampato a 9200 piedi in un bellissimo
campeggio vicino a un lago alpino (Chambers Lake Campground, sul lago omonimo). Sono arrivato
molto tardi, dopo 62 miglia. Quindi, non solo ho coperto un dislivello rilevante, ma anche una lunga
distanza. La scarsità di ossigeno negli ultimi chilometri è stata pesante da gestire. Anche adesso in
campeggio ho il fiato corto. Siamo a 2800 metri esatti.
A parte il meteo, è andato tutto bene. Volevo fermarmi anche prima ma tutti gli altri campground
non avevano acqua né armadietti di sicurezza contro gli orsi. Ecco perché ho scelgo questo
campeggio specifico, anche se è in alta montagna e l'ultimo prima del valico. Domani mi serviranno
solo altri 1000 piedi di salita, poi sarà in discesa.

Giorno 48: La discesa verso Walden, Co


Oggi è stata una giornata breve, ma con un inizio in salita: raggiungere il passo Cameron a 10726
piedi non è stata una passeggiata. Faceva freddo nonostante fosse mezzogiorno. Questa valle ha
perso gran parte della sua bellezza naturale a causa degli incendi del 2018. Dopo il passo è iniziata
una lunga discesa fino a Walden. È stata emozionante: la mia prima discesa delle montagne
rocciose. La città di Walden è su un altopiano, una prateria con un'altitudine di 8000 piedi,
circondata da alte montagne. Mi sono sentito stanco nonostante il breve chilometraggio (61,17 km)
e la discesa; immagino che il motivo sia l'altitudine e la temperatura. Walden Main Street sembra un
set cinematografico. Ho mangiato in un ristorante e poi ho sistemato la tenda nel parco cittadino.
Qui ho incontrato due ciclisti che fanno la TransAm e la curiosità è che nonostante abbiano pedalato
su un percorso diverso, sono partiti come me dalla costa est, il 20 Maggio. D'ora in poi seguirò la
TransAm; incontrare ciclisti sarà più frequente.

Giorno 49: Walden - Saratoga


108 km, attraversato un altro confine di stato (Wyoming). Non sapevo cosa aspettarmi da questa
tappa. Il paesaggio è immenso, quasi totalmente privo di alberi. È una prateria d’alta quota, in cui ci
sono solo ranch, ovvero territori aperti in cui le mucche superano le persone di almeno 20 volte. C’è
un temporale ogni giorno; ormai mi sorprenderei del contrario. Non ci sarebbe da temerli, se non
che non ci sono servizi, né alberi, né ombra, né ripari in caso di emergenza. A tratti il paesaggio è
davvero bello, così vasto e poetico. Aquile, antilopi e altri animali della prateria condividono la terra
con i bovini, che qui sono neri. Fortunatamente per me, la temperatura oggi non era troppo alta,
quindi l'acqua non è stata un'emergenza.
Oggi ho passato la piccola città di Riverside (presso Encampment), 66 abitanti secondo il suo stesso
cartello. Qui passa il famoso
percorso "continental divide”,
rendendo questo minuscolo posto
un crocevia per molti
avventurieri.
Saratoga è un bel posto; il turismo
sembra essere il volano della sua
economia. Il momento clou della
giornata è sicuramente dove
passerò la notte; un ostello che
appartiene alla chiesa, totalmente
gratuito e dotato di tutti i servizi
( c u c i n a , d o c c i a , Wi - F i … ) .
Un'autentica villa per soli ciclisti!
Giorno 50: Saratoga - Rawlins, Wyoming
La notte nell'ostello della chiesa è stata molto piacevole, ma la sveglia ha suonato alle 4:15 e questa
è stata una mia decisione. Ho accettato di iniziare presto e di unirmi a Michael e John. Questo per
evitare qualsiasi possibilità di temporale e vento forte. Non è un caso che siano stati i 40 km più
veloci di sempre. La tappa è inizialmente stata con condizioni di traffico scarso e attraverso un tipo
di paesaggio desertico d’alta quota. Successivamente, abbiamo preso l'Interstate 80, insieme al
traffico pesante. Qui Michael ha avuto una foratura, cosa non troppo difficile guidando sul “lato
sporco” della strada. Sicuramente, se c’è un posto dove non ti vuoi fermare e riparare una gomma è
sul ciglio di una autostrada.
Abbiamo completato i nostri 70 km prima di mezzogiorno. Ci stiamo preparando per un cambio
radicale di “guida”. Domani il fratello di Michael con un grande camper porterà i nostri effetti
personali in modo da farci pedalare più leggeri. Proveremo per alcuni giorni una tipologia di
cicloturismo supportato. Dormiremo tutti nel suo camper e verificheremo se questo assetto ci
consentirà più miglia del normale.
Non lo so. Questo cambiamento di routine, questo dover mescolare tutte le mie cose, ora sparse in
un furgone, cercando di ricalibrare un bagaglio unico, selezionando l’essenziale ma garantendomi
l’indipendenza durante la crociera… mi sta dando un po' di stress. Inoltre, nonostante la grande
cordialità e apertura, sono comunque degli estranei e ho qualche problema ad adattarmi alla nuova
situazione. Dopo mesi in solitudine, dormire in una piccola cuccetta con un gruppo di gente nuova,
mi da qualche noia. Ciò che mi motiva è il provare quanto bene o meglio possa pedalare con una
bici più leggera.
In Ohio ho alleggerito la mia bici di poco più di tre chili, spedendo alcuni vestiti e attrezzature a
casa. Non sono ancora soddisfatto: non ho trovato ancora il mio bilancio ideale. Vorrei e dovrei
viaggiare con un assetto più minimale, perché la mia bicicletta non ha dei grandi rapporti da salita e
tendenzialmente, mi stanco oltre il necessario in salita. Oggi lo sono in modo particolare;
svegliandomi presto, la stanchezza si è presentata all’improvviso, prima del previsto. Non ho fatto
molto nonostante abbia avuto tutto il tempo. Ho trascorso mezza giornata al campeggio KOA qui a
Rawlins, ma non da solo.

Giorno 51: Il vento del Wyoming


Oggi ho percorso la distanza Rawlins - Jeffrey City, 112 km. Io, Michael e John siamo partiti dal
campeggio KOA all'alba. Questa tappa - per lunga parte - è stata supportata, vale a dire che 3/4 del
mio carico sono stati nel camper del fratello di Michael, rendendo la mia corsa più leggera. Come
può facilmente accadere in situazioni in cui tre ciclisti pedalano insieme, io mi sono fermato per far
volare il mio drone ma gli altri due hanno continuato a pedalare come se niente fosse. Ho dovuto
percorrere circa 15-20 miglia da solo in un ambiente desertico per raggiungerli. Ieri Michael ha
avuto una foratura in autostrada e come è chiaro, ci siamo fermati non appena abbiamo notato che
mancava uno di noi.
Sulla 287, Wyoming, non ci sono umani, non ci sono servizi; non c'è ombra, non c'è acqua e i
telefoni non hanno segnale. Niente internet. Non sto esagerando; il Wyoming ha i suoi deserti e io
stesso non lo sapevo. Sto attraversando il Great Divide Basin o Great Divide Closed Basin, un'area
all’interno del deserto rosso del Wyoming dove la poca acqua piovana non defluisce in nessun
oceano, direttamente o indirettamente. È quindi un bacino endoreico, uno dei tanti negli Stati Uniti
che confinano con il Continental Divide. Qualsiasi problema - se importante - mi avrebbe messo in
difficoltà perché i 3/4 delle mie cose non erano nemmeno con me, ma nel camper del fratello di
Michael.
Alla fine li ho raggiunti, ma mi è servito un’ora a una andatura sostenuta. Sono un duo ben affiatato
e stanno bene così, nel loro egoismo. Diventare tre significava turbare un binomio di coppia, ma
questo a parte, il nostro livello culturale è semplicemente troppo distante; avevo poco da
condividere con loro. Meglio essere soli. In una stazione di servizio, località Muddy Gap, il fratello
di Michael ha scaricato tutti i miei bagagli dal suo camper. Ho caricato la bici sommariamente e ho
continuato il mio viaggio in solitaria. Nel primo pomeriggio, è successo che il vento è diventato
molto forte e contrario, mentre la strada piegava verso ovest. Le ultime 10 miglia sono state
insopportabili. Era persino difficile controllare la bicicletta. Sono arrivato a Jeffrey City e ne sono
rimasto deluso, in un certo senso. È una città fantasma, ma non sapevo fosse del XX secolo
(pensavo fosse una città con più storia, del XIX). Ha comunque il suo fascino, apocalittico o post
nucleare, ma l'alta temperatura unita al vento, ha reso impossibile goderne a pieno. Jeffrey City
sorse grazie alla scoperta di uranio. Per qualche decennio ebbe un boom, ma la vena mineraria finì
prima del previsto e l'intera “città” divenne essenzialmente inutile.

Qui c'è ancora una chiesa che funge da campo base per i ciclisti (solo ciclisti). È come una
cattedrale per chiunque tenti la transAmerica. Un'esperienza straordinaria, anche se un po'
inquietante all’inizio, perché ero da solo. Alla fine della giornata sono arrivati altri due ciclisti e la
notte si è fatta più serena. La chiesa non è affatto abbandonata come potrebbe sembrare: ha stanze,
cucine, docce e tanto spazio. Il tutto è curato dal personale della chiesa, che viene sporadicamente,
oltre che la domenica per la messa. Ciò che l’ha resa un santuario per i ciclisti, è il fatto che è
tollerato (anzi, incoraggiato) scrivere sui muri. Questa particolarità fa della chiesa bianca di Jeffrey
City una sorta di museo, che per me ha un valore immenso, ma andrebbe mappata e dovrebbe essere
adeguatamente documentata. Per noi, questa è solo un sosta di una notte. Domani il vento dovrebbe
essere ugualmente ostile e ci sveglieremo presto, per capire se varrà la pena pedalare oppure
sostare. Le opzioni hanno lo stesso appeal per me; una sosta se il tempo è pessimo ci starebbe pure,
ma fermarsi qui dove non c’è niente, equivale a perdere un giorno, senza vantaggi.

Giorno 52: Nonostante il vento


Oggi ho pedalato con Ben e Won Yong, entrambi dello stato di New York. Abbiamo lasciato la
chiesa-ostello presto, prima delle 7:00 AM. Le previsioni parlavano di un forte vento che sarebbe
diventato più forte soprattutto dopo mezzogiorno. Ma la tappa d’oggi non è stata molto disturbata
dal vento, inoltre, c’è stata molta discesa. I 96,58 km che son serviti per arrivare a Lander (sempre
in Wyoming, naturalmente) sono stati senza villaggi in mezzo, solo un’area sosta. Un isolamento da
record, forse non troppo pesante per chi guida, ma per chi va in bici è un’idea poco piacevole.
I paesaggi sono più vari di quanto pensassimo; cambiano con dei colpi di scena, a volte
impressionanti. La geologia si è fatta interessante. Abbiamo pedalato mantenendo una buona media
oraria e siamo arrivati a Lander prima delle 13:00. Questo ci ha permesso il lusso del tempo libero:
nuotare nel fiume, mangiare con calma in un locale, rilassarci, fare shopping. Abbiamo poi accettato
l'invito di una signora, Delfinia, così siamo andati a pernottare a casa sua. Non poteva andarci
meglio. Non so quanto sia comune che una signora sulla sessantina dia ospitalità a tre ciclisti
incontrati in paese, ma qui negli States ho imparato a non meravigliarmi troppo per questi gesti
nobili, incondizionati.

Giorno 53: 120 km da Lander a Dubois, WY


Così tanto da dire. La nostra memoria si riempie come quella digitale. Abbiamo schede di memoria
da scaricare, backup da fare, ricordi da archiviare.
Giornata in leggera salita, ma il paesaggio, pur essendo secco e vuoto, è drammaticamente bello.
Più ci si avvicinava a Dubois, più diventava suggestivo.
Per il resto, riporto che comincio a essere stanco delle dinamiche di gruppo, che sono sempre molto
uguali e quindi prevedibili; che sia tra colleghi di lavoro, compagni di scuola o tra ciclisti. C'è
sempre chi vuole prendere l'iniziativa, chi si pone e s’atteggia a capo cordata; dall’altra parte, c'è
anche colui il quale accetta un leader. Queste situazioni mi infastidiscono; io non sono un leader, ma
neppure un gregario.
I Teton non sono ancora visibili da qui. Si vedono altre montagne, pure innevate.
Dubois è molto affascinante; sembra una cartolina da un film western. Non sapevo che fosse più
piccola di Lander. Siamo ospiti di una chiesa e dormiremo gratuitamente in una delle stanze della
confraternita, che oggi è al completo; insieme a noi tre ci sono cinque escursionisti. La chiesa qui
assolve la sua “vera” missione, come nei vangeli: offrire aiuto a chi ne ha bisogno e da queste parti,
i bisognosi siamo noi; per lo meno, ci considerano tali.
Noi non ci formalizziamo e sappiamo che è bene accettare ogni offerta, perché ci aiuta a
risparmiare. Qui c’è connessione e gelati per tutti, a volontà.
Ascoltare le storie degli escursionisti è molto stimolante; stanno percorrendo il tracciato
“Continental divide”, una catena di sentieri che dal confine messicano sale su fino in Canada,
mantenendosi in quota, seguendo lo spartiacque (“divide”, appunto). Per me, tutto questo è davvero
estremo, principalmente perché si tratta di quattro, cinque mesi di cammino, con uno zaino sulle
spalle, in zone remote piene di lupi, orsi e grizzly. Per qualche ragione, anche loro sono molto
interessati alla nostra storia, perché noi su strade secondarie, vedremo tutto il paese. Abbiamo
iniziato a parlare in chiesa e poi al bar, per finire di nuovo in chiesa. Tra loro c'è un cinese che vive
in Canada e che ha fatto, quand’era poco più che trentenne, 40.000 km in mountain bike, in giro per
il Tibet e il sud est asiatico. Oggi è dedito solo al trekking e parte ogni estate per un nuova
avventura.

Giorno 54: Benvenuti al Grand Teton National Park


118 km, da Dubois a Jenny Lake, Teton National Park. Abbiamo dovuto lasciare la sala della chiesa
alle 6:00 AM. Alle 7 abbiamo fatto tutti una buona e ricca colazione al Cowboy Café. Eravamo in
otto, noi tre ciclisti più gli escursionisti. Una coppia di anziani, dopo averci parlato, ha dato a
ciascuno di noi 10 dollari. Queste persone sono chiamate "angeli" da escursionisti e ciclisti. Ogni
viaggio vede l’apparizione di uno o più angeli.
Vorrei avere il tempo per fotografare in giro, qui a Dubois. Sembra un set cinematografico, così
irreale; una rappresentazione del vecchio e del far west, solo che è tutto genuino. Le persone sono
autentiche, con i loro cappelli da cowboy e i loro stivali.
Abbiamo lasciato il café più tardi del normale. Sapevamo che sarebbe stata una giornata difficile
con un passo di montagna da superare. I paesaggi hanno iniziato a cambiare, a diventare di
montagna e la valle si è stretta; la strada s’è fatta più ripida. Poche miglia, circa sei, sono state
abbastanza dure. Abbiamo fatto una pausa pranzo a 9500 piedi (2900 metri di quota) in riva a un
laghetto alpino, sorgente del Wind River.
La discesa è stata fantastica, lungo la Teton National Forest. Dopo Moran siamo rimasti in due: io e
Ben. Noi abbiamo deciso di accamparci vicino al lago Jenny, che si trova proprio di fronte alle vette
più alte del Grand Teton. Qui ci prenderemo qualche giorno di riposo: Ben vorrebbe restare tre
notti, io sarei contento di due. Won Yong ha preferito raggiungere la città di Jackson, dove ci sono
tutti i servizi e molti alberghi, ma sappiamo essere cari. Questa è una zona turistica estiva come
invernale molto gettonata, per via della sua maestosa bellezza.

Giorno 55 e 56: Meritato riposo al Grand Teton


Due giorni di riposo non erano nei miei piani ma ho ascoltato il suggerimento di Ben.
Effettivamente il Jenny Lake e il Grand Teton National Park sono un posto fantastico;
meriterebbero molto di più, considerando che oltre il lago, si possono fare escursioni ad alta quota.
Due giorni sono passati molto velocemente, facendo il bagno nel lago, socializzando e
passeggiando. Non ne ho
approfittato per fare
escursioni, però. Me la sono
presa comoda. Il rischio noia,
per chi come noi ha corso così
tanto, senza concedersi attimi,
è un problema che non può
esistere. Benvenuta noia;
sarebbe bello incontrarti.
Questo è l'ultimo mese di
viaggio, il che significa che
d'ora in poi ho 30 giorni prima
del mio volo di ritorno.
È tempo di bilanci e riflessioni. Se arriverò con le mie gambe e la mia bicicletta ad Astoria,
Florence o Eugene, sarà un successo. L’obiettivo finale è lo stato dell’Oregon; non importa se fino
al bagnasciuga del Pacifico. Dovrò accettare di non farcela fin lì.
Sono stato ammesso all’università, inizierò nuovi studi: la “vacanza” può terminare, come previsto.
Entro metà agosto devo essere alla base.
Sarà sicuramente difficile disintossicarsi da questa overdose di ciclismo, di bellezza. Forse non
dovremmo disintossicarci. Vogliamo tutti adeguare la nostra vita e la nostra passione al
cicloturismo. Come si fa a smettere.
Sembra semplice da farsi, ma a pensarci bene, questa roba di pedalare per mesi è assai complessa da
gestire, perché sta in antitesi con il concetto di normalità. Adattarsi può essere più o meno facile, ma
necessario. Si tratta di abbandonare la propria comfort zone e routine in modo sostanziale: per mesi
senza una casa, un ufficio, un luogo dove abitualmente andare. Non si ha neppure una città, perché
ogni giorno (o quasi) si cambia località. Cambia la dieta. Non c’è l’abitudine e la certezza del
proprio letto; non puoi andare in cucina e il bagno, beh, devi immaginartelo, oppure attendere di
incontrarne uno. Non ha più alcun senso la settimana: Lunedì o Sabato sono uguali. Si pedala
indipendentemente dal tempo, se sia caldo o piovoso. Essere stanco non significa potersi riposare.
Questi scenario sembra pure più rigido e inflessibile della vita quotidiana e per certi versi lo è.
Il viaggio in bici è spesso romanticizzato, ma appunto, non è libero da stress e da una sua forma di
routine. Quando il viaggio in bici ha un limite di tempo, il viaggio diventa una gara contro
l’orologio. Non ci si può prendere tutto il tempo che si vuole e una certa fretta tramuta l’escursione
in prestazione. Ecco dunque che tre notti fermi nello stesso posto sono una pausa alla nuova routine,
che era già pausa alla solita vita quotidiana.

Giorno 57: Dal Grand Teton allo Yellowstone


91 km per coprire la distanza tra il Parco Nazionale del Grand Teton e il Parco Nazionale di
Yellowstone. I confini dei due parchi sono in realtà più vicini, ma questa è stata la distanza tra i
rispettivi campeggi.
In questa tappa c'è stato un bel po’ di traffico turistico, a tratti antipatico. La polizia locale (i
rangers) ci ha fermato. Sono molto severi e intenti a non farci pedalare un gruppo, ma
rigorosamente allineati. La maggior parte del viaggio è stato molto panoramico, attraverso una bella
foresta. In certi punti sembrava la Scandinavia. Sembra essere uno degli angoli più remoti della
massa continentale americana.
Io e Ben abbiamo accidentalmente superato due generi alimentari lungo la strada (scarsa
segnaletica?) e finito l’acqua da bere. È bastato fare cenno con una borraccia vuota per far fermare
un’auto con due escursionisti di ritorno dal loro viaggio. Ci hanno dato cibo, acqua e birre a
volontà; tutto quello che a loro non serviva più… tutto quello che potevamo portare. Davvero
surreale. Non credo di aver mai visto tanta fratellanza tra sconosciuti, come qui in America.

Il camp-site è in una zona di Yellowstone chiamata Grant Village, con tanti turisti di vario tipo, con
ogni mezzo. Qui abbiamo incontrato altri due compagni ciclisti che avevano sentito parlare di me e
che Ben già conosceva. Avremmo voluto cenare tutti insieme in un grande ristorante, tutto di
legno… ma era pieno e tutto riservato da giorni. Ci sono pochi servizi qui; poco segnale e tutto è
distante.
Il tempo trascorso in compagnia è buono, ma stare da solo mi permetterebbe di scegliere il mio
ritmo e concentrarmi su ciò che devo fare oltre che a pedalare.

Giorno 58: Yellowstone, un altro pianeta


Svegliarsi a Yellowstone è qualcosa di magico, ma fa davvero un freddo disarmante per essere in
estate. La temperatura si fa accettabile solo verso le 9 AM.
La tappa d’oggi non è stata lunga (88,55 km), ma per arrivare al famoso geyser di Old Faithful è
stato necessario valicare per l’ennesima volta il “continental divide”, il crinale spartiacque delle
montagne rocciose. Sono arrivato all'Old Faithful alle 10, giusto in tempo per godermi l’esplosione
(spruzzo? O eruzione?) delle 10:30.
Non sapevo molto dello Yellowstone, a parte questo famoso geyser. In realtà di geyser c’è ne sono
una decina, di tutti i tipi. È davvero un posto incredibile e impressionante; vasto. Siamo sopra un
enorme super vulcano, una caldera. Il magma sotto di noi riscalda l’acqua che emerge
energicamente a formare giochi d’acqua spettacolari, con colori e rumori che incantano. Tante le
piscine fumanti o gorgoglianti, con i colori più improbabili. La zona di Yellowstone è molto verde e
attraversata da fiumi, punteggiata da laghi. C’è anche una ricca fauna. Questa magia ha giustamente
spinto il presidente Ulysses S. Grant a proteggere questo posto, dichiarandolo “parco nazionale”
nel 1872; il primo al mondo. Sarà il primo di una lunga serie, per fortuna nostra.
Ero lì con Ben, Brent e Brad, ma poi ho incontrato di nuovo Anja, una ragazza belga conosciuta al
campeggio di Jenny Lake. Mi aspettavo di vedere i bisonti ma l'animale più iconico di Yellowstone
non si è fatto vedere. Dipende dalle stagioni. Se ne possono incontrare decine, anche centinaia.

Ma la giornata è stata anche fastidiosa, irrealmente irritante. Ho forato tre volte, ma la prima, sulla
ruota anteriore, si è auto-riparata grazie al liquido interno sigillante. Sulle ragioni di queste tre
forature nell’arco di otto ore, posso solo speculare. Che l’usura dei copertoni incominci a farsi
sentire? O è il suolo lavico, oppure delle spine, tipiche di questa zona?
Ero stanco e frustrato alla fine della giornata. Il camp-site è pure senza docce ed elettricità. Siamo
davvero all’essenziale: l’acqua c’è ma fuoriesce da una condotta, posta sull’erba, in direzione del
fiume. Insomma, una specie di sorgente. Sia l'igiene che l’elettricità necessaria per ricaricare i miei
dispositivi elettronici, stanno diventando una priorità.

Giorno 59: Giù fino a Ennis, Montana


Gli Stati Uniti sono una federazione di stati anche più grandi dell’Italia. Le strade sono per lo più in
ottime condizioni, sempre sufficientemente larghe e poco trafficate. È questo a renderli una metà
ambita per i viaggi on the road sulle grandi distanze. Ma ci sono i cosiddetti downside, i lati
negativi: lungo le rockies e nei deserti manca frequentemente il segnale telefonico; la ricezione è
peggiore che in Europa. Comunicare non è semplice; per questo motivo sono ancora istallati i
telefoni di emergenza lungo le strade, per poter contattare i soccorsi. La popolazione della parte
occidentale, il West, è molto bassa. Qui vive solo in 20% degli americani. Le distanze tra le città
sono maggiori e pedalare rappresenta una sfida di grado superiore. Certamente, meno popolazione
significa più natura, e che natura: deserti, foreste, praterie, cime rocciose.
Ho finalmente raggiunto il Montana ieri sera, lasciandomi alle spalle lo strabiliante Yellowstone. La
giornata ha avuto picchi felici, di meraviglia, ma anche sconforto per le forature e altre
disavventure. È così; questo è il ciclo-turismo.
Sono da settimane ad oltre 2000 metri, precisamente dal Colorado. Pedalare in altitudine e
attraverso molti passi di 3000 metri, è fisicamente pesante. Le notti in tenda sono freddissime, le
giornate invece calde.
Sto affrontando la TransAmerica Bicycle Route e dovrei complimentarmi con me stesso ogni
giorno, perché non sono mai stato così lontano da casa, ne mai così tanto tempo sopra una bicicletta.
Ignoravo questo percorso fino all’anno scorso. Non era nemmeno un sogno nel cassetto. Ho trovato
il tempo e le risorse per provarci e dunque, ci sto provando.
A volte pedalando ci si sente soli come dei velisti. Si può mollare nonostante si abbiano le forze o
continuare nonostante si sia sfiniti. Molto, quasi tutto, dipende dalla nostra mente. Se sai che non
puoi tornare indietro, che casa è lontana, che non ci sono soluzioni facili, allora vai avanti. Certe
cose non le si può provare in allenamento, ma a prescindere da questo, niente ti prepara davvero per
80 giorni.
Nessuno che non sia costretto dalle circostanze può dire se qualcosa gli sia possibile o meno.
Come dicevo ieri, il campeggio non aveva la doccia e l'acqua usciva freddissima da un tubo, nel
fiume; questa era l'unica fonte disponibile. Dopotutto, non ho pagato per campeggiare. Siamo pari.
La mia mattinata è stata lenta. Non sono veloce a rimettere tutto nelle borse. La mattina adoro
contemplare in posto in cui sono; fare foto e prepararmi caffè e colazione con calma. Dovrei però
partire prima per arrivare prima. Me lo ripeto sempre ma non riesco quasi mai a correggere questo
andazzo. Ho quindi detto agli altri che avrebbero fatto bene a partire prima di me.
Questa tappa ha avuto due sezioni molto diverse: la prima parte in una stretta valle verde, la
seconda in una grande valle aperta ma spoglia. Ennis è a 4900 piedi (1506 mt), considerevole al di
sotto del punto di partenza di oggi e al di sotto di Fort Collins, se non sbaglio. Ciò renderebbe il
posto uno dei più bassi dal Colorado orientale. La città di Ennis, appena 950 abitanti, si trova sulla
strada 287 e vicino presso il fiume Madison. Sono ospite in una casa WarmShowers, da una coppia
di nome Mike e Rachel. Ci sono bei negozi, caffetterie e attività commerciali nella strada principale,
che spero di riuscire a vederli domani.
Questa zona è costosa; è l'alta stagione nel Montana ed è gremito di turisti, attratti dalla pesca.
Non sono sicuro di quando sarà il mio prossimo giorno in hotel. I campeggi, se si tratta dei
rudimentali campsite, sono un grande risparmio di denaro, se non del tutto gratis, ma che “paghi” in
termini di comfort.

Giorno 60: Bloccato a Ennis


Sapevo che la giornata sarebbe stata molto ventosa. In occasioni simili bisogna partire molto presto,
almeno per arrivare a metà strada prima che il vento prenda troppa velocità. Ma ho lasciato la casa
di Mike e Rachel soltanto dopo le 9:30, ed era troppo tardi. Ci ho provato, ho fatto del mio meglio,
ma il vento mi spingeva di lato o addirittura fuori strada. Era insostenibile; forti raffiche da S a 50
MPH. Le previsioni dicevano che poi il vento sarebbe virato verso ovest. Ma nemmeno questo mi
avrebbe aiutato. Ho dovuto contattare il mio host WarmShowers e chiedere se per caso avrebbero
potuto ospitarmi un'altra notte. Ho odiato chiederlo, ma non è sembrato di averli disturbati. In
realtà, un ritorno in quella casa avrei dovuto farlo, perché li ho dimenticato i miei occhiali da vista.
Ho passato la giornata nella biblioteca comunale. È incredibile come volino via i miei giorni liberi;
sembra la domenica quando lavori il sabato.
Un po' frustrato da questa sosta forzata e dal conseguente ritardo sulla tabella di marcia; spero che
non incidi in modo grave. Mi ero promesso di non mettermi in viaggio nei giorni di allerta meteo e
credo sia una cosa saggia da fare. A questo punto devo sperare che non ci siano altre allerte meteo,
fino alla fine del viaggio.

Giorno 61: Su e giù. Ennis - Dillon 112,11 km


Ennis è in una valle, appena sotto i 5000 piedi, eppure le notti estive sono molto fredde. Ho lasciato
la casa finalmente alle 7:00 circa. Per fortuna il vento è stato gestibile stamattina. C’è una salita di
2000 piedi per uscire dalla valle e arrivare a Virginia City. Non mi aspettavo una così bella
cittadina; insieme a Nevada City, nelle vicinanze, rappresenta quelle comunità esplose
demograficamente ai tempi dell'estrazione dei minerali e poi quasi del tutto abbandonate; oggi per
fortuna, rivive grazie al turismo. È seguita poi una lunga lieve discesa fino ad arrivare a Twin
Bridges. Ancora una volta sono a circa 5000 piedi; Quota presa e quota persa.
Il paesaggio è cambiato progressivamente: dalla foresta di montagna, alla boscaglia secca semi-
desertica, intorno a Dillon. Qui ho incontrato venti forti e caldi. Stanotte rimango in un grande bike
camp, quelle cose curiose possibili solo qui lungo la TransAmerica: è gestito da Larry ed è
un'organizzazione senza scopo di lucro; due casette in legno arredate, con docce e frigo, una stanza
per le riparazioni, un parco e la possibilità di dormire dentro, al chiuso. È anche gratis, cioè ad
offerta volontaria; darò volentieri il mio contributo.

Giorno 62: 53 miglia, da Dillon a Wise River


Nella classifica del "non c'è niente", merita una posizione da podio il Montana.
Aspettative vs Realtà. Non mi aspettavo di trovarci pure i deserti, ma ogni stato del West ne ha uno,
non importa quanto a nord si sia. Dillon è alla latitudine di Milano ed è più alta di Cortina,
precisamente a 1600 mt, come Arabba, nel Bellunese.
Siamo in una pianura arida, in ombra pluviometrica, circondata da montagne. La strada per
Wisdom, Hamilton e Missoula passa attraverso due passi, in un paesaggio molto esposto e senza
servizi. Lois, una signora responsabile del bike camp di Wisdom, mi ha consigliato di fare il giro
inverso delle montagne, sulla vecchia strada 91 e poi sulla 43. Mi ha detto che, nonostante sia più
lunga (circa 20 miglia in più), ha molto più ombra, un grado migliore e più servizi.
Ho fatto come mi ha consigliato. Sembra di morire anche quando si è ben lontani dal morire; si
soffre, sarebbe più giusto dire. Puoi piangere, non è una vergogna e forse serve, ma non ti sentirà
nessuno. Quello che non ti uccide, ti rende più forte? Diciamo che costruisce un pregresso, uno
storico; esperienza. Fa bene finché non è traumatico per il fisico o per la mente.
Dicevo, ho seguito il consiglio della signora Lois. dopo aver fatto spesa in un grosso supermarket,
ho preso la vecchia strada 91. Inizialmente il vento era dalla mia parte, poi però è divenuto
variabile, principalmente dall'ovest. questo tratto è assolutamente desolato; non c'è niente; non
passano nemmeno auto. È un deserto d'alta quota dove crescono solo cespugli sparsi. In tarda
mattinata il sole è divenuto accecante, si è fatto caldissimo e più ventoso. Il vento strappato via la
mia nuova maglia in lana merino che era ben legata alle mie borse. 89 dollari volati via.
La mia media si è bloccata a 8 MPH. Dopo la piccola città di Melrose, è arrivata la salita. Ho
dovuto spingere la bici. Ho preferito farlo per circa un chilometro o anche di più. Il vento ha reso la
giornata molto difficile. Solo dopo 40 miglia il mio percorso si è fatto più ombroso, in una valle. La
strada adesso seguiva il fiume e la ricomparsa delle conifere mi ha ricordato che in presenza
d’acqua, qui può crescere una foresta da clima freddo. L’aspetto desertico è infatti unicamente
legato alle precipitazioni scarsissime, 286 mm di media annua; un valore davvero africano,
decisamente inferiore a Tripoli, ma qui d’inverno la temperatura scende anche a -30c.
Il Montana è pieno di grandi trote e la maggior parte dei turisti qui intorno è per la pesca con la
mosca. Non mi potrebbe importare di meno del catch and release, della pesca con la mosca o giù di
lì; non condivido il loro entusiasmo. Per fortuna ci sono i ciclisti, ma quelli estremi, non della
domenica. Qui devo dire che manca del tutto questa categoria, a sottolineare come son estremi gli
americani: o da divano, o da sport estremi.
Dopo ore di marcia controvento, sono arrivato nel villaggio di Wise River. Qui c'è un saloon, con un
“campeggio” sul retro. Ho faticato a trovarlo. Non è un campeggio, è giusto una spianata pietrosa
con tratti d’erba. Con dieci dollari ti accampi, con altri 7 dollari hai accesso ad una casetta coi
servizi: doccia, bagni e lavanderia. Altri due ciclisti, Mile e Anna, che facevano il continental
divide, si sono accampati lì con me (un padre e una figlia). Hanno pagato la doccia e mi hanno
concesso l'accesso al casetta dei servizi anche a me, lasciando la porta aperta. Non tanto e solo per
fare il bucato e andare in bagno, ma soprattutto per conservare il cibo e qualsiasi altro oggetto da
toilette lontano dalle visite notturne degli orsi. Il saloon ha cucina, birre poco costose e Wi-Fi. Il Wi-
Fi è fondamentale da queste parti: la zona non riceve segnale telefonico; gli abitanti si riuniscono
qui come le mosche. Il fine giornata non è stato poi male, anzi: vorrei tanto avere un bar accanto a
ogni campeggio!

Giorno 63: Da Wise River al campeggio di May Creek (Montana)


L'intera valle non ha segnale telefonico. Il Wi-Fi del saloon stamattina non funzionava;
probabilmente il proprietario lo tiene spento quando il locale è chiuso. Ci sono cose che dunque non
ho potuto fare senza segnale. Non so molto sulla mia rotta perché sono fuori rotta. So però che devo
procedere lungo la stessa strada e direzione e qualche info posso ricavarla guardando la mappa sul
Garmin.
Per evitare il vento ho iniziato alle 8:30 circa.
I primi chilometri sono stati buoni, ma poi è ricominciato il vento. Il vento corre all'interno della
valle e non come da previsioni. Oggi ho pedalato prima verso ovest e poi verso sud, ma il vento è
riuscito comunque a disturbare la mia tappa. Non ci sono servizi o segnale telefonico tra Wise River
e Wisdom. A parte un team di asfaltatori, che comunica via radio, non ho visto nessuno per ore. Il
paesaggio è privo di abitazioni o fattorie. È il secondo giorno che percorro questa strada alternativa
per Wisdom; sono stati due giorni duri. La strada 43, avvicinandosi a Wisdom in direzione sud,
corre attraverso una landa pianeggiante e nuovamente semi-desertica. Quantomeno so di aver
catturato ottime immagini e video con il mio drone.
Wisdom ha pochi abitanti ma non pochi servizi, essenziali per chi vive o passa da queste parti. Ma
chi ci passa? Autotrasportatori, ciclisti, pescatori, allevatori. Eppure, è poco più di un gruppo di case
e rimesse attorno a un incrocio a “T”.
A volte vorrei smetterla con tutto questo. Capita di sentirmi molto stanco, stanco di lottare e
scommettere con il futuro, di rischiare lungo le strade. A volte desidero d’arrivare in fretta alla meta,
altre non vorrei che finisse troppo presto.
Poiché la distanza tra Wise River e Wisdom è di sole 38 miglia, ho deciso di pedalare di più, 17
miglia in più fino al campeggio chiamato May Creek. Tutta la foresta ha preso fuoco forse un anno
fa, ma non questo punto. Sono quasi solo nel camp-site. Ho usato il gabinetto per conservare il cibo
contro gli orsi. Ho acceso un fuoco nel braciere, per allontanare le zanzare, avere un po’ di luce e
compagnia.

Conclusioni per questi due giorni: la gente che guida le auto ci da di sovente pessime indicazioni;
hanno una esperienza distorta dei dislivelli e di cosa costituisce disagio per chi è in bici. Non credo
che la signora Lois abbia mai fatto questi 110 miglia (in due giorni) in bici, da sola. Saprebbe che
vuol dire, che l’alternativa proposta non è così agevole, così migliore. Per adesso buonanotte, me lo
merito. Totale per oggi: 55 miglia.

Giorno 64: Da May Creek (17 miglia dopo Wisdom) a Hamilton, 95,32 km
L'intera valle è stata bruciata dal fuoco. Qui come molti altri posti. La pineta montana americana è
molto suscettibile alle fiamme. Con questa tendenza, non sono sicuro di quante foreste rimarranno
negli Stati Uniti tra dieci, venti anni. Il passo subito dopo Wisdom non mi è sembrato troppo duro.
La discesa è stata proporzionalmente più lunga dell’ascesa, in quanto la valle in cui si trova
Hamilton è a una quota più bassa.
Le prime miglia verso il basso in realtà portano fin sul confine con l'Idaho, ma non è ancora giunta
l’ora di andarci. Fino a Sula è stato piacevole, poi il forte vento contrario mi ha obbligato a pedalare
pure in discesa. Il Montana non è meno ventoso del Wyoming, che non è meno ventoso del
Nebraska o del Kansas. Il vento è un fattore chiave qui. E’ cruciale tenerlo in considerazione.
Questa parte della valle sembra più verde; l'area intorno a Wisdom invece era arida e aperta.

Darby è una graziosa cittadina; Hamilton è, per la zona, una grande città. Ho soggiornato nel centro
fieristico, dove è consentito campeggiare gratuitamente. Ho approfittato dei bagni e degli specchi
per farmi la barba. Anche un atto semplice come questo, sembra straordinario.

A proposito, oggi mi sentivo stanco, stanco in generale, mentalmente e fisicamente. Forse è colpa
del vento, ma tirare avanti così, tutti i giorni, m sta pesando.

Day 65: 77,69 km, Hamilton - Missoula


La mia tenda era sotto il sole ma non ho svegliarmi prima delle 7:30. Mi sono sentito molto pigro
oggi. Il vento ha iniziato a soffiare già di prima mattina: brutto segno. Sono andato a fare colazione
in un famoso caffè (Coffee Cup), vittima del suo successo direi, perché era pieno e il servizio era
lento. Si è fatto tardi.
Ho avuto fame tutto il giorno, per qualche motivo. La mia pedalata è stata lenta, nonostante lo
scarso dislivello. Dopo un inizio fresco, è diventato caldo fino a 90°F. E’ sabato e oggi la mia
preoccupazione è stata dove passare la notte; Missoula è molto gettonata, costosa e siamo in alta
stagione. Il campeggio è addirittura pieno, e piantare una tenda lì domani (cosa che non farò, non
dormirò qui domenica) costerebbe 70 dollari! Una vera follia. Gli hotel non sono contemplabili:
sono troppo costosi di sabato. Questo mi ha demotivato. Ho controllato costantemente internet,
aspettando che qualcuno mi desse ospitalità tramite il network WarmShowers. Mentre facevo la
spesa, ho persino perso - momentaneamente - il telefono. Era nel cestino della spesa, rimesso a
posto alle casse… e per circa 10 minuti è stato un autentico incubo.
Alla fine, a 10 miglia dal mio arrivo a destinazione, qualcuno ha accettato la mia richiesta di
WarmShowers. Sono “al sicuro” anche oggi; niente hotel costosi o dormire all’addiaccio. La mia
ospite si chiama Ethel e ha 84 anni: va ancora in bicicletta.

Sono un po' frustrato: ogni volta che mi avvicino a una grande città con servizi e negozi, è vacanza
o fine settimana. Questa è la città più grande dopo Fort Collins, quando era il 4 Luglio. Oggi si è
fatto del resto troppo tardi per farmi un giro per negozi, soprattutto di biciclette. Domani deve
pianificare attentamente la mia giornata. Devo fare progressi verso ovest, ma voglio vedere
qualcosa qui a Missoula. I giorni successivi saranno sicuramente in salita, dato che ho perso molto
dislivello. L'Idaho deve essere duro, ma non so quanto.
Oggi è il mio giorno 65 ma sarei dovuto arrivare qui entro il giorno 60. Il tempo sta per scadere.
Comunque; è un piacere attraversare una grande città, una volta ogni tanto. Rivedo i graffiti, i
condomini, i pedoni, le persone in bici… praticamente la vita di città, dopo tanto tempo.

Giorno 66: Missoula, Montana


Oggi intendevo visitare Missoula e controllare un paio di negozi. L'ho fatto, ma la giornata è stata
compromessa da un temporale imprevisto, non annunciato. Ho fatto il giro della città in macchina
con un'amica, Rachael, di Stevensville, un paesino vicino. Siamo andati in un negozio di articoli
sportivi e in un paio di supermercati. Ma siamo rimasti più a lungo in un caffè, carino, affollato di
pigri clienti della domenica. C'è una buona atmosfera qui a Missoula, non provinciale, piuttosto
cosmopolita. Molti dettagli mi hanno ricordato che sono stato lontano da una città per molto tempo
e questo mi manca. Esiste anche questa America.
Ho ripreso la mia bici dal garage della signorina Ethel, la mia host di WarmShowers, intorno alle
14:00. Ho pedalato verso il passo Lolo inizialmente sotto la pioggia. Nonostante sia a bassa quota
rispetto a Dillon, c'è praticamente una pineta in tutta l'area. Suppongo piova di più qui. Non ho
pedalato molto, mi sono sentito debole o annoiato per l'intera giornata in bicicletta. Alla fine mi
sono fermato in un camp-site che ho considerato sufficientemente lontano, buono per oggi.
Partendo così tardi, non mi è stato possibile spingermi oltre i 60 km. Un'altra notte in campeggio e
in libertà, con la stessa routine.

Giorno 67: 62,66 km fino alle sorgenti termali di Weir Creek


Mi sono svegliato intorno alle 7:30. Sono stato nuovamente troppo lento, tipico soprattutto di
quando campeggio. Ho forato dopo pochi metri, ancora nel camp-site. Ho dovuto riparare la gomma
due volte per poi ripartire solo verso mezzogiorno.
L'ascesa verso il passo Lolo è stata lenta; il passo in sé non è in alta quota, tuttavia l’aspetto è alto-
montano: qui il limite della pineta è più basso. Il passo è anche il confine di stato con l'Idaho e sono
entrato nel fuso orario del Pacifico.
La discesa è stata una delle più
belle fatte finora, grazie al grande
bosco e al fiume Lochsa sempre
accanto alla strada. La pineta è
vetusta e altissima; c'è un nuovo
albero da questo lato delle
montagne: il cedro. Per quanto
riguarda il paesaggio, questa
sezione dell'Idaho è davvero
fantastica. Non volevo perdermi un
bagno in una delle tante sorgenti
termali. Ho seguito un paio di
indicazioni e ho deciso di
fermarmi a tutti i costi a Weir Creek Hot Springs, probabilmente l'ultima sorgente termale che
incontrerò lungo il percorso. Non mi sono pentito d’averlo fatto, anzi, è da non lasciarsela scappare.
È a circa un miglio dalla strada, su per un sentiero. Trattasi una rudimentale piscinetta in pietra nella
foresta, che raccoglie l’acqua caldissima che sgorga poco più a monte e che poi scorre giù per la
valle. Ero solo e all’incirca verso il tramonto; è stato così incredibile. Deve essere fantastico in
inverno; io ho infatti sentito pure troppo caldo.

Ho visto gente accampata ai piedi della collina, all'inizio del sentiero, quindi ho deciso di
accamparmi qui anche io. In riva al fiume, due ragazze - Ashley e Kirstin - mi hanno gentilmente
prestato il loro filtro per l'acqua. Questo è uno degli accessori chiave dell’escursionismo, ma che
non ho. Ho acceso un fuoco e riscaldato un pasto. Ho lavato i miei vestiti nel fiume. Ho guardato il
cielo stellato prima di andare a letto; una cosa così io non l’avevo mai vista prima: a occhio nudo si
vede la via lattea. Qui non esiste una luce artificiale nel raggio di 50 miglia, ma come minimo.
Sia ieri che oggi non ho fatto molti chilometri, ma era troppo bello per pedalare oltre la sorgente
termale, che era nella mia lista delle cose da fare. E sono contento di averlo fatto.

Giorno 68: Attraverso la Clearwater National Forest


La sorgente termale di Weir Creek si trova a 2900 piedi, ma qui fa molto freddo al mattino. Pedalare
per il secondo giorno lungo la U.S. Route 12, attraverso la Clearwater National Forest, è stato
fantastico. Ho dovuto fermarmi più volte, per scattare foto o semplicemente per contemplare la
vista, gli spazi. Tutta la valle non ha abitazioni e fattorie fino a Lowell. Poiché è così da prima del
confine con il Montana, credo che sia la più vasta area boschiva e selvaggia finora attraversata,
assieme al parco nazionale di Yellowstone. La foresta è incredibilmente più ricca da questo
versante, fitta e in buono stato, con alberi molto alti. La strada ha perso quota molto dolcemente e il
caldo è progressivamente aumentato durante il giorno. Sono arrivato a Kooskia verso le 18:30. Qui
ho cenato e mi sono guardato intorno. Domani e dopodomani farà molto caldo. I deserti dell'Oregon
orientale non sono lontani; i paesaggi stanno per cambiare (era già diversi negli ultimi chilometri).
Immagino di essere fuori dalle Montagne Rocciose, dove sono “entrato” il 5 luglio.
Non vorrei avere giornate corte - cioè quelle in cui pedalo poco - ma domani ne avrò una, poiché
pedalerò fino alla prossima cittadina, Grangeville, distante solo 25 miglia. Questo perché ho
bisogno di tempo per me e necessito Internet per qualche ora, quindi starò in un Motel. Stasera
invece sarà una notte in un parco cittadino, senza montare la tenda. Come un senzatetto, sacco a
pelo sopra una panchina, sotto il padiglione.
Totale oggi: 112,79 km (70 miglia)

Giorno 69: Kooskia - Grangeville 41,47 km


Giornata corta oggi, ma con oltre 700 mt di dislivello. Il clima torna ad essere sempre più caldo, ma
il peggio deve ancora venire: ho controllato le previsioni meteo è sono sconfortanti.
La rotta TransAm per l'Idaho non va dritta verso ovest, ma su e giù, seguendo il corso sinuoso dei
fiumi. Alle 15 ero già “giù” dalla sella. È un giorno d’albergo, motel più esattamente. Uno di quelli
adatto ai motoristi, con pure una piccola piscina che nessuno usa e che sta li, giusto per rivendicare
uno status superiore. Fotogenicamente rende, va detto.
Il punto dell’essere qui oggi era mettermi al passo con le tante cose arretrate che devo fare, ma la
connessione nella mia stanza era terribile. Ho risposte da dare con urgenza, e intendo e-mail a
clienti e università, più allegati, documenti da produrre. Ma forse occorre spiegare bene perché
internet sia così cruciale. Non si tratta della rete in se, con il browser da consultare. Si tratta proprio
per dare un senso al mio telefono, poiché internet mi permette anche di mandare messaggi o parlare
a voce, senza costi. Permette di caricare contenuti su YouTube, che certo, non sono urgenti come
dire a chi vuoi bene che tutto è ok, che stati bene.
Visto che internet non va, prendiamoci un momento per riflettere e scrivere off-line.
Oggi è il 27 Luglio 2022. Sono in Idaho. Ho percorso 3263 miglia, o 5251 km. Sono io il primo a
non crederci. Sono le foto e i contenuti che posto ad aiutarmi a capire che sto facendo. Non ci avrei
scommesso che fosse possibile, ecco perché ho inizialmente comunicato in sordina e non a trombe
spianate. Ho preferito non svelare il piano, non per mantenere il mistero, ma perché temevo una
possibile disfatta, un crollo del castello di carte… di un progetto da sognatore, campato per aria. A
dire il vero, “temere la disfatta” sembra quasi asserire di arrivare vicino il traguardo, ma no: ho
sempre temuto di dovermi fermare chissà dove, a metà strada o anche prima, per i motivi più vari,
che sono moltissimi.
Non so cosa aspettarmi dai giorni a venire, ma neanche cosa desidero di più: la fine di questo
fantastico viaggio o no. Si deve scegliere; non si può dire di sì a entrambe le cose. È tutto troppo
frenetico, non ho tempo per me stesso e per le cose che ho in mente. Mi trovo dall’altro capo del
mondo, vorrei fare mente locale e approfittarne, pensare a qualcosa di creativo… ma è anche vero
che devo sbrigarmi. Non sono qui a meditare come un guru; io devo pedalare. La meditazione deve
avvenire sulle ruote, non può essere chilometricamente improduttiva. Quest’avventura non può
durare tutto il tempo che voglio; le cose vanno fatte al più presto, si deve massimizzare, prenderla
con filosofia, accettare che ogni gioco ha le sue regole e la regola numero uno qui è che devo
prendere un areo già prenotato da mesi, il 15 Agosto. Per quella data devo aver deposto le armi e la
mia bici deve essere dentro una borsa. Pazienza se a causa di questa fretta, di questo obiettivo
ambizioso, non ho neppure il tempo per riflettere quanto vorrei. Ma per lo meno posso dirmi felice
d’essermi perso in una piano davvero ambizioso! Immaginate se mi fossi dato un obiettivo di soli
1500 km, ma disponendo di 80 giorni: come lo avrei potuto raccontare? Il giro del filosofo, lo Yoga
tour? Certo, bello pure: incontrare gente, entrare in contatto con le comunità, raccontare e ascoltare,
documentare storie. Ma a quel punto mi sarei tormentato pensando a quanta distanza invece avrei
potuto fare, vedendo tante cose, se avessi macinato ogni giorno una media di 80 km.

Giorno 70: Idealisticamente, Idaho


57 miglia percorse, da Grangeville verso sud, fino a 10 miglia oltre Riggins (nei pressi di Pollock),
Idaho.
Grangeville è totalmente diversa dalla città precedente, Kooskia. Non è solo più grande, ma sembra
passarsela molto meglio. Non dovrei fare paragoni ma semmai leggere qualche informazione sul
conto di questi posti: Grangeville è molto più grande, tipo cinque volte più popolosa ed è capoluogo
di contea. La strada 95 verso White Bird è stata in salita fino a un passo di montagna e dopo di che
la discesa è stata incredibilmente veloce e lunga, contro un’aria caldissima. White Bird, più bar che
abitanti, si adagia proprio sulla vallata sottostante. Qui i paesaggi son divenuti più affascinanti, aridi
ed esotici. Seguo a vista il Salmon River; la mia strada lo fiancheggia costantemente. È come una
linea blu in un paesaggio giallo e desertico. Il vento ha soffiato stranamente da nord, spingendomi
dolcemente verso sud. Ha fatto molto, troppo caldo, circa 100°F e questo è stato un problema, ma
non l’ho subito capito fino a che punto. Arrivato a Riggins ho preso finalmente consapevolezza che
il mio power-bank (batteria da viaggio) non sta caricando nessuno dei miei dispositivi. All’esterno
di un supermercato ho trovato una presa elettrica. Ho scoperto che non caricava neppure il mio
iPhone. Così al supermercato ho comprato un nuovo cavo, ma niente da fare. Questa cosa mi ha
dato qualche preoccupazione, visto che ho giornalmente bisogno di elettricità per telefono e
Garmin. Non solo, il segnale telefonico in zona è debole o assente. Che fare?
Ho deciso di andare avanti e di non fermarmi a Riggins (che è molto turistico, per lo più pescatori e
amanti del rafting - kayak), ma spostarmi più a sud verso un campeggio indicato sulle mie mappe
(ACA - Adventure Cycling Association). Arrivato qui, ho la spiacevole sorpresa: è un campeggio
solo per camper: c'è scritto espressamente “no tende”. Mi chiedo perché venga visualizzato sulle
mie mappe come opzione, con tanto di iconcina. O pedali o sei in camper, ma chi è in camper non
usa queste mappe ACA. L'ufficio (reception) era chiuso e visto l’orario, sono rimasto e ho usato sia
l'elettricità che l'acqua. Niente gabinetti. Per quelli serve avere il codice. Dormirò su una panchina e
cercherò di partire domani mattina presto. Non avevo alternative. Il prossimo campeggio o città è a
20 miglia ancora più sud, ma stava praticamente facendo buio e la strada da percorrere (sempre la
95) è stretta, in salita e usata da grandi camion.
Nel frattempo, collegando il nuovo cavo al power-bank, ho notato che non è guasto, ma carica
correttamente. Anche il mio telefono si stava adesso ricaricando normalmente all’elettricità del
campeggio. Dunque, questi dispositivi smettono di ricaricarsi alle alte temperature, per evitare
danni da surriscaldamento. Pensavo si spegnessero, pensavo comparisse un avviso, invece no.
Quanto caldo avrà fatto e come ho fatto a funzionare io?
Consolazione degli ultimi minuti: la via lattea sopra di me o, io in sacco a pelo sotto la via lattea.
Detto così si racconta meglio.

Giorno 71: Riding ’n rodeo


Ho passato la notte su di un tavolo in legno da picnic, in quel campeggio che non accettava le tende.
alle 6:30 ero già sveglio. Nessuno mi ha notato. Alle 7:00 ero già in viaggio.
Non mi aspettavo una salita così lunga tra il campeggio e New Meadows. La strada ha risalito il
corso del fiume Little Salmon e poi è entrava nella foresta. Mi è venuta pesante, sicuramente per via
della scarsa colazione fatta.
New Meadows si trova su un'ampia vallata. Finora l'Idaho (la sua parte settentrionale, anche detta
“panhandle”, cioè manico di padella) è stato molto bello, ma adesso l'Idaho è vicino alla
conclusione. Il paesaggio offre continui e vari cambiamenti, da foreste lussureggianti a calanchi
aridi, steppe semi desertiche e persino formazioni di roccia lavica. Le discese sono spettacolari: solo
oggi ho fatto circa mille metri di dislivello. Presso la piccola città di Council la temperatura ha
registrato 107°F (41,6°C). Normalmente in giornate così, il ciclista tipo sta a casa ed è infatti la
raccomandazione che sento in radio e TV ogni giorno: “limitate l’attività all’aperto”. Ma chi come
me è in viaggio e contro il tempo, può solo apportare leggere modifiche alla tabella di marcia, non
di certo stare fermo.
Il vento soffiava nella mia direzione, così ho deciso di dirigermi verso Cambridge, 600 abitanti.
Quando orami ero dentro il centro urbano, ho sentito un rumore di folla e ho pensato che fosse un
concerto. Mi sono avvicinato. Era un rodeo. Essendo arrivato a destinazione, con molta calma mi
son messo a sbirciare oltre la rete dello stadio. Un uomo mi ha visto interessato all'evento ed ha
deciso inderogabilmente di pagarmi il biglietto e farmi entrare. 10 dollari. Ormai ho capito che di
fronte una persona generosa e in vena di un gesto cordiale, non serve fare i complimenti simulando
il rifiuto. Serve accettare sempre e ringraziare molto. Non tengo più conto di quante cose la gente
comune mi offre o mi compra. È gente che lo fa per assoluta filantropia ed empatia, ancora prima di
sapere chi sono, da dove vengo o se sono ricco o povero.
Certe cose non succedono se si viaggia in auto, ed io nel West ho fatto 5,000 km nel 2019. È proprio
la bicicletta ad avvicinare le persone; sei il portavoce - non comune - di un tipo di viaggio fuori
dagli schemi, libero e anarchico.
È stata una esperienza significativa. Il mio primo rodeo, in platea con nastrino “vip” al polso, per
caso.
Più tardi, col buio, mi sono messo comodo su (un altro) tavolo da picnic, in un luogo definito in
città dove i ciclisti possono accamparsi., cioè sotto la torre dell’acqua. Totale per oggi 116,61 km e
con un finale fuori da ogni mia aspettativa.

Giorno 72: Dall’Idaho all’Oregon


Sono partito senza ammettere o dichiarare la destinazione finale, a me stesso e agli altri. Arrivato
negli USA, ai tanti che mi chiedevano, dicevo che la mia destinazione sarebbe stata il Colorado.
Semplicemente Ovest. Gli americani capiscono cosa voglia dire, idealmente. Questa risposta
semplice e sbrigativa ha funzionato per 42 giorni, fin quando appunto sono arrivato in Colorado e
ad una stazione di servizio, a della gente, ho dovuto ricalibrare la mia meta: “voglio arrivare fino in
Oregon”. Adesso sono arrivato in Oregon, dopo 72 giorni.
92,03 km oggi, da Cambridge a Halfway, letteralmente “metà strada”, per molti come me invece
tappa finale. La giornata è iniziata con una salita di 15 miglia sotto sole feroce già alle 9 di mattina.
Il paesaggio è stato piuttosto “spoglio” durante il viaggio, quelle tipiche situazioni in cui non si
trova ombra nemmeno a pagarla. Ho incontrato altri ciclisti che procedono verso ovest, due dei
quali provengono dai Paesi Bassi, confermando di essere gli europei più coinvolti in questa
Transamerica. Nel primo pomeriggio l'aria è diventata insopportabilmente calda, specialmente
lungo la valle del fiume Snake, sulla confine di stato con l'Oregon. In discesa sembrava di avere un
asciugacapelli puntato contro. Un ranger mi ha confermato d’esserci 110°F (43,6°c). Le mie
bottiglie d'acqua sono diventate calde, pronte per il tè; bere non offre alcun refrigerio Non appena
sono entrato in Oregon, l'ultimo stato del mio viaggio, ho avuto l’ennesima foratura, l'ottava finora.
Non mi sono perso d’animo, però non ci voleva.
Le prime 15 miglia in Oregon sono state solitarie e desolate, con poco o nessun traffico. Il segnale
telefonico è un problema; riempire le bottiglie d’acqua pure. Mentre gli altri ciclisti son rimasti a
Oxbow, io ho continuato verso Halfway, quando il caldo e sole stavano scemando. Probabilmente
ho frainteso le carte ma a Halfway non ho trovato alcun campeggio, ma solo un motel che consente
ai camper di parcheggiare vicino allo stabile. Ho dovuto cercare "rifugio" nel parco cittadino. Non
c’è scritto da nessuna parte che il campeggio/bivacco sia consentito; non monterò la tenda perché
sarà una notte abbastanza calda. Non mi piace dormire sui tavoli da picnic, è scomodo e precario.
Qui niente servizi igienici o docce; lavare le stoviglie e i denti da un rubinetto, seduto in ginocchio,
all'interno della proprietà privata, non mi entusiasma per così dire, ma a volte non ci sono altre
opzioni. In tutto e per tutto è lo “stile” dei senzatetto; provo ad evitarlo quando posso. Il ciclista
impegnato in tappe così faticose, serve una buona qualità del sonno, che è difficile da aversi in
situazioni furtive e frugali.

Giorno 73: Ogni stato del West ha i suoi deserti


La notte sul tavolo da picnic è stata abbastanza confortevole. Sono andato a fare colazione in un
buon bar, uno di quei locali diurni come notturni, con tavoli separati per mangiare e palco per le
serate musicali. La cucina era casalinga, buona e poco costosa. La mattina ho usualmente una fame
vorace, che non aumenta durante il girono, tant’è che la sera sono più stanco che affamato.
Al supermercato ho incontrato un giovane ragazzo di New York. Mentre ero pronto per pedalare, mi
ha chiesto se ero un ciclista veloce. "Non credo, non ho mai pedalato 100 miglia in un giorno”, gli
ho risposto. Il giovane mi dice sorpreso: “perché no… è facile. Ho fatto 175 miglia l'altro giorno”.
Quando ha iniziato poi a non capire il mio "bisogno" di avere un drone, abbiamo capito che
avremmo dovuto pedalare individualmente. Che coglione. Se n'è andato senza riempire le borracce
e la mattinata era già molto calda. Inoltre, tra la città di Halfway e Richland, c'è un passo montano
in un paesaggio lunare, totalmente arso dal sole.
In cima al passo ho incontrato un ciclista tedesco, Lukas. Ha iniziato una settimana fa a Portland.
Sta procedendo in senso opposto. Mi ha consigliato dove alloggiare e mangiare quando a Baker
City: Oregon Trail Motel e Glacier 45. C'è in qualche modo una buona connessione tra noi europei,
è evidente ogni volta che ne incontro uno. Lukas aveva già una sorta di nostalgia di casa, che non è
la mia. Tuttavia, in Europa girare in bici è sicuramente più facile e ci siamo consolati con questo
ricordo.
Arrivato a Richland, in un ristorante, ho incontrato la coppia olandese, padre e figlia, che
pedalavano insieme. Si sarebbero fermati lì per la giornata. Volevo mangiare qualcosa, ma il locale
era pieno di clienti della domenica ed era impossibile essere serviti. Quindi me ne sono andato.
La strada verso Baker City si è fatta sempre più dura. L'intera valle si chiama "Hells Canyon", per
un motivo. È una strada panoramicamente consigliata e prende anche il nome di Copperfield road.
A parte un piccolo corso d'acqua, tutto intorno a me è deserto. La massima di oggi è stata 107°F con
umidità in aumento, il che ha reso la calura insopportabile. Credo che oggi sia stato il giorno in cui
ho bevuto di più durante l'intero viaggio. Ho accettato acqua da bere da tutti, ho riempito le
borracce in ogni occasione... eppure sono arrivato a destinazione senza una goccia d'acqua.
Ho iniziato la mia giornata con il Garmin poco carico e ho quasi esaurito la batteria perché durante
il tragitto, sotto il sole, non sono riuscito a caricarlo con il power bank. Sto registrando l'intero
viaggio, da Washington DC, senza interruzioni. Sarebbe un peccato perdere una sezione a causa
delle alte temperature.
Nel pomeriggio l’afa ha generato un enorme temporale. Non ha piovuto su di me, ma come al solito
anche questo temporale ha prodotto forti venti contrari che hanno reso la mia giornata molto
infelice.
Non molto lontano, a monte di Baker City, il paesaggio si è fatto vasto e impressionante,
un'immensa boscaglia desertica. Ero preoccupato, si stava facendo tardi. La mia gomma anteriore
era stata riparata male e perdeva pressione. Si è fatto buio.
Non sapevo di dover trovare una zona di steppa desertica in ogni stato del West. Questo è l’Oregon
orientale, ancora troppo lontano dall’umidità dell’oceano, ma sarà per via delle montagne.
Questi posti li sto amando e odiando. Il clima è pessimo, manca l’acqua, scarseggia la vegetazione,
la fauna e il suolo è impoverito. Non dovrebbe stupire quindi che, malgrado la bellezza delle foto
che si possono fare, non ci viva nessuno. La scarsa popolazione indica esattamente la difficoltà di
vita, che ha reso notorio il West.
Qui rifletti sul perché l’uomo forma gruppi e comunità, specie quando non può o vuole sfidare la
sorte da solo. Anche i ciclisti sono così; ci incontriamo e ci perdiamo su queste strade e i momenti
in cui sei stanco, solo e beffato dal tempo, ti auguri di poter incontrare nuovamente qualcuno con
cui condividere le tue fatiche.
Ad onor del vero, siamo noi ciclisti ad essere nel posto sbagliato, cercando di portare a termine
compiti difficili in condizioni notoriamente avverse. Non dovrei quindi incolpare i deserti!

Alle 21:30 sono arrivato al Bridge street Inn, esausto ma sollevato. Per strada ho preso anche una
birra e del junk food in una stazione di servizio. Ero curiosamente soddisfatto dal vedere
nuovamente vita, auto, gente e… civiltà.
Sono ovviamente stanco, anche mentalmente. Qualcuno mi ha avvertito della fatica che subentra
verso la fine del percorso. Quando sei esausto ma vicino alla meta, qualcosa ti spinge a rallentare,
pure se puoi già sentire e quasi toccare il traguardo. Come un maratoneta che perde la gara quando è
già all'interno dello stadio. Dato che riesco a percepire la fine di questo fantastico viaggio, mi
manca la lucidità, la forza mentale per spingere e di continuare a spingere forte, sotto un caldo
feroce.
Ce la farò domani mattina? Un altro giorno ancora, ancora un'altro grosso sforzo, tutto di corsa?

Giorno 74: Fuori programma a Baker City, Oregon


Ieri sera è stato un "giorno di motel”, una di quelle soste strategiche per riposare meglio e non stare
in tenda o sacco a pelo. Oggi sarei dovuto ripartire, però ho deciso di raddoppiare la mia giornata di
motel, cioè prendermi un giorno libero e stare qui a Baker City, Oregon. Cambierò però motel e
andrò in un altro più economico.
Il mio aereo è previsto per il 14 agosto, questo mi lascia molti giorni da trascorrere in Oregon. Ieri
mi sono stancato molto negli altopiani desertici e un giorno libero mi farà bene. Non è solo
stancante fisicamente, ma mentalmente.
Questa città è la più grande della zona e offre tutti i tipi di servizi. I ristoranti del centro sono pieni,
di lunedì. In città ci sono altri ciclisti e anche un negozio di biciclette, ma è chiuso il lunedì. Ho
lavato la bici in un autolavaggio e ho visto la città con calma. Mi piace essere qui.
Leggo che la città fiorì quando arrivò la ferrovia, nel 1884. Per un periodo ad inizio ‘900 è stata la
città più grande tra Portland e Salt Lake City, un importante centro di commercio. Oggi ha 10.000
abitanti.
L’Oregon non è solo un altro stato, ma un posto fantastico. Situazioni fastidiose: ogni volta che
decido di prendermi un giorno libero e lavorare un po' con il mio laptop, Internet non funziona
correttamente. Qui, come al motel di Grangeville, la connessione è molto scarsa e se ne va. Posso
consigliare di non prendere motel economici quando occorre lavorare online.

Giorno 75: Stupendo e finalmente da condividere


Ancora molto caldo a Baker City questa mattina. La strada verso Prairie City e John Day non è un
deserto come dicevano. Forse ho capito male io: deserto inteso come assenza, cioè nessun servizio
lungo il percorso ed è principalmente foresta, in qualche punto pure rigogliosa e fitta. Eppure, ho
visto un campeggio in riva al lago, ma non ho verificato se ci fosse acqua o campeggianti.
In realtà oggi ho percorso solo un tratto della mia presunta tappa, appena 39 km. Questo perché ho
un ospite speciale: la mia compagna mi ha raggiunto e mi affiancherà in auto fino al termine di
questa avventura. Proverò finalmente anche io cosa significa viaggiare con il supporto di un’auto al
seguito, poiché molti fanno così. Ho aspettato questo momento a lungo, ho sognato di faticare di
meno, togliermi degli ingombri poco necessari e la sera, poter parlare della mia giornata con
qualcuno. Quindi, ho coperto la distanza tra McEven e il motel più vicino (John day) in auto.
Questo è il primissimo passaggio dopo 3520 miglia (5665 km) e ho sentito di accettare.

Considerazione sull'Oregon: molto bello finora. Incredibili cambiamenti di paesaggi: foresta umida,
foresta secca, palude, prateria, boscaglia, deserto e calanchi... anche nello stesso giorno.
Anche l’Idaho mi ha impressionato: a questo punto direi di aver fatto bene a partire da est per
concludere in bellezza a ovest, nonostante il vento spesso contrario. È come far sì che i due migliori
capitoli siano alla fine del libro.

Giorno 76: John Day - Mitchell, 111,56 km


L’Oregon continua ad affascinare. John Day ha parecchi servizi e ristoranti, tutti lungo la R. 26. Qui
ho fatto colazione, con tutta calma. Un paio di piccole cittadine dopo John Day e poi il paesaggio si
è fatto fantastico, procedendo dentro un canyon. Dopo questa gola, scavata dai fiumi, la strada si è
impennata fino ai 4369 piedi.
Non ha fatto troppo caldo, eppur non c’è acqua che basti a dissetarmi. Nel pomeriggio è diventato
molto ventoso e io mi sono trovato controvento. Oggi ho provato a viaggiare in modalità “assistita”,
nel senso che due delle mie grandi borse laterali (più tende e sacco a pelo) sono state trasportate in
auto. È un'esperienza di cicloturismo totalmente diversa, che dà più spazio al ciclismo e meno al
suo lato avventuroso. Ho comunque portato con me due piccole borse laterali, con l’essenziale per
me e per la bici (e il necessario per le riprese).

Dopo l’ennesimo passo montano, la discesa verso Mitchell è stata gratificante per le gambe e per la
vista. Il posto è molto più piccolo del previsto, un villaggio di 117 abitanti appena, ma molto carino,
davvero western. Stasera sono in una chiesa, o ex chiesa, al presente funge da ostello. Che bel
posto, che magia. Non vedo l'ora di godermi il paesaggio domani mattina.

Giorno 77: La meraviglia tra Mitchell a Prineville


Stamane durante la colazione, ho preso il tempo per capire il posto in cui ero e parlare con chi lo
gestisce. Partiamo dal suo nome completo: “Spoke'n Hostel Lodging & Praise Assembly Mitchell”.
La descrizione di Google parla di chiesa, perché non può essere listato come business, ma nei fatti
trattasi di un ibrido. Lo Spoke’n Hostel svolge la sua funzione religiosa la domenica ed è gestito sia
da personale volontari laici e religiosi, ma che non presidiano questo posto ad ogni ora. Puoi
incontrare i gestori, oppure no; la porta sarà comunque non chiusa a chiave. La sua missione è,
come altre chiese lungo il percorso della Transamerica, aiutare i viaggiatori, con particolare
attenzione ai ciclisti. Il confine tra ostello e chiesa è, come già visto a Jeffrey City e Dubois, molto
sottile. Essendo no-profit, piuttosto che tariffe fisse, dichiara di accettare donazioni economiche di
ogni misura. Offre letti a castello nel dormitorio al piano superiore, mentre sotto ha due o tre
camere private, vicino al grande salone e la cucina. Senza esagerare, posso raccontarlo come uno
dei più belli ostelli di sempre, per le sue peculiarità, gli arredi, l’atmosfera. Ogni ciclista dovrebbe
passare da qui. È qui che le storie di molti di noi si incontrano; dove foto, libri e mappe si possono
consultare liberamente. Qui devi poterti sentire a casa e come a casa propria, mangi, cucini,
sparecchi, carichi la lavastoviglie ecc.
Tutto è messo a disposizione e condivisione. Ecco un’altro esempio di socialismo spirituale o chiesa
hippy. Come non amare posti così. È così lampante la ricaduta positiva sulla piccola comunità, che
nessuno vuole abusarne. Ovviamente, questi modelli possono funzionare laddove c’è un livello di
civiltà sufficiente, come un requisito minimo di sistema, per poter girare. Discorsi lunghi e ci
sarebbe da passar qui più tempo, ecco perché il viaggio in bici non dovrebbe essere una gara contro
il calendario, ma un tuffo tra la gente e le sue storie. Per me però il tempo è agli sgoccioli, dopo
colazione mi toccherà riprendere la strada.

Ma la mia strada oggi, prima di prendere la distanza, prevede una sosta di qualche ora, doverosa e
attesa, presso il Painted Hills National Park. È a un tiro di schioppo da Mitchell. È un posto
meraviglioso che consiglio vivamente. Sono arrivato presto rispetto alla maggior parte dei turisti.
Il percorso Transamerica, disegnato negli anni ’70, non è affatto il più breve possibile tra le due
coste, ma passa appositamente da luoghi naturalisticamente bellissimi, come lo Yellowstone e
appunto, il Painted Hills.
La cosa buona di iniziare nell'est di questo grande paese è che lasci l'Oregon come ultima tappa.
Quando arrivi in Oregon sei in forma... e l'Oregon ha diversi pass per un totale giornaliero di oltre
3000 piedi. Tra Mitchell e Prineville (75 km) ci sono montagne e niente altro, neppure segnale
telefonico. Nella discesa verso Prineville ho avuto la mia ottava o nona foratura, dipende da come
interpreto le micro perdite di pressione causate da minuscole forature, quelle che non ti lasciano a
piedi. Le forature sono tutte accadute dal Nebraska in poi e questo deve significare qualcosa: le mie
gomme stanno invecchiando e i cespugliosi del west sono insidiosissimi.
La visita alle Painted Hills e l’ennesima gomma a terra mi ha fatto arrivare a Prineville piuttosto
tardi; in tempo comunque per cenare e rilassarmi in albergo. Peccato per la piscina: quando ne avrei
voglia la trovo spesso chiusa temporaneamente o permanentemente.

Giorno 78: Trekking allo Smith Rock


Ad appena 35km da Prineville si trova lo Smith Rock State Park. Non ne avevo mai sentito parlare
prima di averlo visto su un depliant turistico qui in Oregon. Nonostante sarei diretto a Redmond,
questo parco naturale merita la deviazione. Smith Rock è un luogo popolare tra la gente del posto,
ma non solo. Molti vengono qui per fare arrampicata sulle sue pareti rocciose verticali. È un mini
Zion Park. La sua visita ha richiesto più del previsto, non un paio d’ore. Geologicamente parlando
gli Stati Uniti sono un fantastico libro di storia, godibile anche dai non addetti ai lavori. Le
informazioni sono ben scritte e i parchi sono eccellentemente curati e gestiti; molti sono gratuiti e
sempre aperti, come questo.
In serata sono giunto a Redmond, una città "piccola" per i miei nuovi standard. Il mio viaggio è
quasi finito, benché sia ancora nell’Oregon centrale, stando alla mappa. I giorni senza segnale
telefonico e fatti da minuscoli paesini, distanti tra loro, sono ormai un ricordo. Sono entrato in una
valle più densamente abitata, ad est delle Cascade Range, in cui gli abitati si susseguono
frequentemente, circa come in Europa. Rivedo autostrade, grandi centri commerciali e mi
riconfronto dopo tempo, con il rito della vita notturna.

Giorno 79: Per non farsi mancare nulla, una visita al Crater Lake
Oggi sono in pausa, niente bicicletta. Ho fatto il punto della situazione e verificato d’avere
abbastanza giorni disponibili per dedicarne uno interamente a qualche escursione. Poiché tutti
parlano del Crater Lake da quando sono in Oregon, ho deciso di non perdermelo. Si raggiunge
meglio in auto perché si trova a 100 miglia a sud di Bend, quindi decisamente fuori rotta. Il parco
nazionale include un’immensa foresta a perdita d’occhio, per decine di miglia. L’intero giro intorno
alla Caldera è di oltre 30 miglia. Siamo in quota; in bicicletta sarebbe stato massacrante e per venire
qui e rimettermi sulla Transamerica, avrei dovuto impiegare due o tre giorni extra. Ma venire fin qui
ne è valsa assolutamente la pena. Del resto, attraversare l’America in bici non significa non
prendersi del tempo per delle gite fuori porta, piccoli detour in bus o in auto. Avrei dovuto farlo più
spesso se avessi avuto il tempo.
Questo posto è incredibile, è uno spettacolare esempio di ciò che la natura può creare. Il vulcano è
considerato "dormiente", proprio come i tanti dell'Oregon. E l'Oregon sembra un parco giurassico
grazie a posti come questo. La foresta sub-artica intorno alla caldera meriterebbe un paragrafo a sé
per essere racconta come merita, ma non ho fatto una vera escursione perché non ho uno zaino o
scarpe adeguate. Non c’è stato il tempo per scendere giù fino al lago blu cobalto e seguirne i sentieri
solitari. Mi devo accontentare del mutevole paesaggio, dello scenario. Mi deve bastare e mi sento
infatti un privilegiato. Sono arrivato fino in Oregon, in bicicletta. Sono italiano e qui non mi pare di
averne visti altri. È stato così per gran parte del mio viaggio; sono questi i segnali che ti fanno
capire d’essere uscito fuori dal convenzionale.
Sulla via del ritorno, guidando verso la mia rotta, mi sono fermato a Bend. È una città verdissima,
pianeggiante e moderna, piena di vita. L'Oregon sembra un bel posto dove stare, completo,
accogliente e ricco.

Giorno 80: Ultima tappa, ma non l’ultimo spettacolo


Oggi è la mia ultima tappa. Ho preso questa decisione molto tempo fa: la mia destinazione finale
sarebbe stata Eugene, OR. Questo perché qui c’è una stazione ferroviaria per poter arrivare a
Portland, da dove prenderò l’aereo, ma pure perché non mi serve arrivare davvero fino all’oceano
per poter dire d’aver attraversato il continente. La ragione però più concreta è che sarei potuto
arrivare a destinazione con pochissimo tempo a disposizione e quindi piuttosto che pedalare ancora,
avrei dovuto mettere un punto, meglio a Eugene.
Oggi ho iniziato a Sisters ed ero irritato, nonché preoccupato. Mi sono messo in moto tardi, troppo
tardi per una giornata che prevede 150 km e un passo montano di non secondaria importanza: il
McKenzie pass. La distanza è enorme e ne fa la tappa più lunga, paradossalmente proprio l’ultima.
La prima parte del viaggio è stata in salita e attraverso una pineta di tipo “arido”, cioè senza
sottobosco e caratterizzata da precipitazioni modeste. Più in quota ho trovato una vasta porzione di
pineta bruciata dalle fiamme. Sulla zona sommitale invece, lava e foresta morta. Il McKenzie è
celebre per via dei suoi paesaggi lavici. Qui c’è un punto di osservazione, una costruzione lavica
che è meta turistica. Ho fatto una pausa per poi intraprendere la discesa attraverso la più
spettacolare foresta di pini, cedri e abeti mai vista finora: la Willamette National Forest. È molto più
umido in questo versante (la foresta lo testimonia) e fa molto caldo oggi. La discesa è lunga, ma il
grado si avvicina allo zero dopo Vida.
Durante il tragitto ho fatto diverse soste. Ho nuovamente dovuto fare i conti con il telefono che non
carica, quindi ho dovuto farlo raffreddare. Si è fatto molto tardi. Fortunatamente, sono entrato a
Springfield non appena si è fatto buio pesto. Eugene e Springfield formano un unicum, una grande
area metropolitana, con i suoi lati positivi e negativi. Mi ci è voluta circa un’ora per arrivare al mio
motel di destinazione, solo verso le 10. Eppure, nonostante la partenza in ritardo, il vento contrario,
l'elevazione e le numerose soste, è stata davvero una giornata veloce, non mi posso lamentare e
stento a contenere il mio entusiasmo. Sono arrivato a Eugene, Oregon occidentale.

I miei sentimenti erano più ingarbugliati che mai, tanto da sentirli alla pancia. Felice di finire, triste
di finire. Piangere o ridere.
Sono contento per il risultato; mi dispiace per aver messo fine a questo viaggio epico.

Nel complesso, questa è la fine di una grande esperienza e sono ovviamente molto soddisfatto
dell'esperienza stessa e di me stesso, perché capace di realizzarla, di portarla a termine. Ho bisogno
adesso di un po' di tempo per pensarci sopra ed elaborare il successo, la storia... l'avventura.

Oggi 93 miglia (150 km); totale 3757 (6046 km).

Epilogo
Subito dopo Eugene sono rientrato in modalità turistica: in auto, senza bici al seguito. Ho così
esplorato tutta la costa pacifica che tra Florence e Astoria, per poi spostarmi a Portland, per
rilassarmi un po’ nell’atmosfera di in una grande città. Al termine dei miei ottanta giorni frenetici in
bicicletta, ho fatto così nove giorni di vacanza.
Ma come tutte le cose, anche quelle belle e faticose hanno una fine: sono rientrato nella mia
seconda patria, la Svezia. Il jet leg di ritorno è duro; mi sento stanco durante il giorno, ma mi sto
pian piano riprendendo.
È tempo di bilanci. Il totale del mio viaggio, Washington DC - Eugene (OR), è stato di 6046 km.
Per dare un’idea, la distanza su strada tra Capo Passero (Siracusa) e Capo Nord (Norvegia) è di
5194 km.
Mi ci sono voluti 80 giorni – di cui 73 in sella – per completare il mio viaggio in bicicletta in
solitaria da Washington DC (22 maggio) a Eugene, Oregon (7 agosto): dal versante atlantico al
versante pacifico dell'America.
Questo è l'evento cambia vita che immaginavo; il suo ricordo non mi lascerà per anni. Ho molti
flashback ogni giorno; Mi sento felice, triste, stanco, energico, sollevato e nostalgico. Mi sento
persino dissociato: mi sembra d’averlo solo sognato.
Durante questa fantastica attraversata la mia preoccupazione principale era il tempo a disposizione,
poiché questo era il mio progetto più grande in assoluto e con molte imprevedibili variabili.
In tempo per atterrare, affrontare un jet-leg, sistemarmi in hotel, montare la bici, attraversare gli
Stati Uniti, raggiungere la costa occidentale, fare le valigie, smontare la bicicletta, prendere un
aereo e ritornare in Svezia, entro i 90 giorni previsti dal mio visto turistico. Che sia fattibile o meno,
il punto è che non l’avevo mai fatto prima.
La pianificazione è stata essenziale. La classica TransAm (da Astoria, OR a Yorktown, VA) è di
4.228 miglia, considerevolmente più lunga del mio viaggio di "soli" 3.757 miglia. Sentivo che
andare sul "classico" sarebbe stato un rischio. Avrei potuto impiegare troppo tempo. Tuttavia, ho
percorso la vera e propria TransAmerica per l'intera sezione ovest (via Yellowstone), esattamente da
Walden, CO a Eugene, OR. Quindi, come ho fatto?
Grazie al gruppo Facebook “Bicycle Touring & Bikepacking” ho scoperto un'alternativa, la
cosiddetta "TransAm Eastern Express Bike Route". Questo percorso orientale che collega Walden
CO a Washington DC è più breve in termini di chilometraggio e ha meno dislivello, inoltre, prende
tre degli sterrati più lunghi e spettacolari negli Stati Uniti (C&O, GAP e Katy Trail: il totale dei soli
tratti sterrati è un pazzesco 1150,92 km, cioè la distanza tra Milano e Catanzaro!).
La soluzione appena descritta è servita: sono riuscito ad arrivare in Colorado in un tempo
ragionevole (42 giorni). Se questo resoconto può sembrare complicato da capire, consiglio di usare
una mappa o internet. Anche a me questi posti e queste cifre non avrebbero detto niente fino a un
anno fa.
La maggior parte dei ciclisti viaggia da ovest verso est, seguendo i venti dominanti. Tuttavia, andare
nella direzione opposta è più popolare di quanto pensassi. Il mio percorso e la mia pianificazione,
progettati da Frank Moritz, vanno verso ovest. Il vento è stato davvero un problema, ma in diverse
occasioni è stato forte da S e anche da N, quindi mi avrebbe disturbato in entrambe i casi. Inoltre,
c'è un vantaggio nel lasciarsi le Montagne Rocciose e le Cascade alla fine del viaggio, con gambe
più forti. Ma ritengo che sia anche il caso di lasciarsi il meglio sul finale, come ricompensa: dal
Colorado alla costa dell’Oregon ogni tappa è stata letteralmente spettacolare.
Prima di partire ho speso non poco per rinnovare la mia attrezzatura, ma ho scelto di non cambiare
la mia Bianchi Volpe con copertoni Specialized da 38 mm. La bicicletta si è dimostrata all’altezza
dell’impresa, insieme ai due portapacchi. Le forature, inevitabili in oltre 6000km, sono tutte state
dal Nebraska in poi. Non ho avuto problemi degni d’essere riportati. Come riportato da due pese
commerciali per veicoli, il mio carico totale era di 265 pounds (circa 120 chili). Questa cifra include
me stesso, la bici e tutto quello che ho portato in viaggio.

Attraversare gli States è una impresa epica e non solo per la sua lunghezza. La bassa densità di
popolazione, specie ad ovest, la predominanza assoluta della natura sull'uomo, le meraviglie
geologiche, fanno sì che il "coast to coast" americano sia un classico desiderato da ogni viaggiatore,
a prescindere dal mezzo.
Curiosità: la mia traversata è stata essenzialmente est - ovest, ma non lungo il percorso più breve.
Soltanto nelle oscillazioni nord - sud, oscillazioni marginali, ho coperto latitudinalmente, il divario
che c'è tra Bolzano e Messina (dal 38° al 46°). L'Italia è molto piccola, se ci fosse bisogno di
dimostrarlo.
A proposito, il mio viaggio non è stato il più breve o il più pianeggiante possibile: chi vuol farlo
macinando meno chilometri, può pedalare la cosiddetta “southern tier”, che va dalla California
meridionale alla Florida. Curiosità: il tratto di mare che separa New York da Lisbona è di soli 5100
km, più corto del mio coast to coast e forse un po' noioso.
Le sfide che ho dovuto affrontare sono state maggiori di quelle che avrei potuto trovare in Europa
su una rotta da N a S. Oltre al clima desertico di molte aree, c'era molta alta quota e una buona dose
di tempo imprevedibile.

Punto più alto: Cameron pass, Colorado: 3137 mt

Dislivello totale 34924 mt, circa 4 volte l'Everest (non conosco il dislivello totale della TransAm,
ma il mio è sicuramente inferiore).

Temperatura minima in cui ho pedalato: 4°c

Temperatura minima più alta in cui ho pedalato: 28°c

Velocità massima: 51,2 km/h

Velocità media massima: 19,8 km/h (su una distanza di 96,59 km)

L'ultima tappa è stata la più lunga: Sisters – Eugene, 150 km, con un passo di montagna a 1628
metri (4.009 calorie bruciate)

In 80 giorni ho dormito 41 volte gratis. Mi sono accampato per 43 notti. Ho pagato Hotel/Motel per
un totale di 20 notti.

Ho speso più soldi di quanto mi aspettassi, andando oltre il mio budget. Diversi i motivi, ma oltre
allo shopping, ha influito la debolezza del Corona svedese (guadagno i miei soldi in SEK), la
quantità di hotel/motel e costosi campeggi nella parte orientale.

Ho perso 5 chili, anche se ho provato a contrastarlo. In questo viaggio ho bruciato 150361 calorie,
pari a 601 fette di torta, o 400 porzioni di pasta e salsa di pomodoro. Ho mangiato tutt’altro a dire il
vero: né pasta né torte.
Forature: 8 o 9 (tutte dal Nebraska in poi, presumibilmente a causa dell'usura delle gomme e del
famigerato cespuglio “goathead”, che dissemina il terreno di semi spinosi)

Cadute: 0

Bicicletta caduta da sola: 6 (non ho un cavalletto e non riesco a trovarne uno che faccia il mio caso)

Inseguito da un cane: 1

Mal di testa: 2

Mal di pancia: 1

Mal di schiena: 0

Crampi: 0

Mancanza d'acqua: 3

Scambiato per francese: 4

Fusi orari: 4

Oggetti smarriti o danneggiati: circa 5 (luci, qualche indumento)

Oggetti trovati: diversi

Regali e donazioni ricevuti: tanti, anche in banconote!

15 stati attraversati, in ordine di apparizione:

(Washington D.C.: non è uno stato)

Maryland

Virginia

West Virginia

Pennsylvania
Ohio

Indiana

Illinois

Missouri

Kansas

Nebraska

Colorado

Wyoming

Montana

Idaho

Oregon

I posti più belli? Come ho lasciato intendere, dall’Oregon al Colorado è tutto o quasi tutto, per varie
ragioni, spettacolare. Maryland, West Virginia e Pennsylvania sono pure dei posti molto belli, curati
e prosperosi, ma meno sorprendenti per un europeo. Per gli stati del Mid West, dall’Ohio al
Nebraska, servirebbe una distinzione: “ad est del Mississippi” e “ad ovest”. Verso est è una falsa
pianura, campi di granoturco estesissimi e caldo umido. Ad ovest del grande fiume, all’inizio ancora
molto umido e caratterizzato da colture bisognose di acqua (granoturco), per poi divenire più arido e
spopolato, dove i pascoli la fanno da padrone. Il Colorado orientale è una prateria semi desertica,
dove sia agricoltura che allevamento si portano avanti con difficoltà. Le zone appena descritte
hanno una loro bellezza variabile, ma queste variazioni non sono repentine o continue, ma sulla
lunga distanza. Quindi sì, può sembrare di non uscirne più; può apparire visivamente noioso. Verso
ovest le città hanno una marcia in più, sono più genuine ed esotiche; verso oriente (Illinois, Indiana)
sono invece più europee.

La lezione, le riflessioni, gli aneddoti e ciò che ho appreso in ottanta giorni mi fanno ritenere che
sono stati i soldi miglior spesi della mia vita.

Se esiste davvero questa fatidica facoltà della strada, signori, io mi sono nuovamente laureato. On
the road.
La vita è fatta per fare la vostra parte.

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