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STATI UNITI-coast-to-coast-in-80-giorni-1
STATI UNITI-coast-to-coast-in-80-giorni-1
Il percorso per il successo non è una linea retta. Stati Uniti coast to coast in 80 giorni
2023 - Edizione 0
Note
È consigliabile tenere a portata di mano una mappa o un computer connesso a internet, per via
dei tanti nomi di località che suggeriscono il percorso fatto. Il viaggio si è svolto tra il 20
Maggio e il 7 Agosto 2022, tra Washington DC e Eugene, Oregon.
Prologo
Attraversare in bicicletta l’America da costa a costa? È il progetto folle che bolle in pentola e che
ancora non ho trovato il modo di condividere, proprio per paura di annunciare qualcosa di così
esageratamente impegnativo rispetto le mie esperienze precedenti.
Partiamo da me. Mi chiamo Vlady e sono un quarantenne italiano residente in Svezia. Posso
assolutamente definirmi una persona nella norma. Non sono un atleta o un tipo sportivo e
neppure più così giovane, sebbene sia in salute.
La bicicletta per me è sempre stata uno strumento di svago e di scoperta del mio territorio, non
uno strumento sportivo. Nella mia vita, a fasi alterne e ovunque io sia stato, c'è sempre stata una
bicicletta: Italia, Finlandia, Irlanda e oggi Svezia.
Viaggiare mi appassiona tanto quanto pedalare. Mi sarei dunque interessato al cicloturismo
prima o poi. Non me ne sono però interessato troppo presto, ma solo poco più di una decina di
anni fa. Il mio viaggio più lungo è stato di circa 650 km attraverso l'Irlanda, nel settembre 2012.
Il concetto di base del cicloturismo è semplice e posso ridurlo così: si tratta di pedalare ogni
giorno (o quasi), ma senza fare ritorno al punto di partenza. Piuttosto, ci si muove sempre nella
direzione opposta al punto di partenza, almeno fin quando non si intende rientrare. Anche senza
tenere un ritmo sostenuto, si può coprire così una distanza di diverse centinaia di chilometri a
settimana. Tutto ciò che si ritiene necessario - per la persona e per la bicicletta - deve essere al
proprio seguito, in borse apposite. Il cicloturismo è alla portata di chiunque, benché l’abilità (la
forma fisica) e la dimestichezza con la vita outdoor di ognuno sia indubbiamente diversa. È
importante dunque conoscere sé stessi, la propria bici e la propria attrezzatura attraverso
l’esperienza pratica.
Io sono capace di pedalare per 80 chilometri al giorno senza troppa fatica, sebbene non conosca i
miei limiti, cioè non sappia quanto a lungo potrei mantenere un simile ritmo.
L’idea di viaggio che intendo intraprendere negli Stati Uniti poggia su questo valore medio degli
80 chilometri ed è una proiezione delle mie capacità estese sul lungo termine. Il piano è di
mantenere una media di 80 km al giorno per circa 80 giorni. Questo mi permetterebbe di
percorrere ben 6400 km, sufficienti per attraversare gli Stati Uniti da Washington a fino alle città
costiere dell’Oregon, con un tragitto non di certo lineare o piatto. Il tracciato che intendo seguire
è di poco meno di 3800 miglia, cioè 6115 km. Ne consegue quindi che non debba pedalare 80
giorni per coprire 6115 km e questo non può che essere positivo, anche perché un viaggio così
lungo senza alcuna sosta è impensabile, nonché sconsigliabile al livello medico.
Nonostante il piano teorico sia concreto, potrebbe comunque essere un salto nel buio. Pedalare
per 80 giorni significa andare incontro a molte variabili di difficile previsione. Posso prendere le
dovute precauzioni in termini di biglietto aereo flessibile e disponibilità economica sufficiente a
risolvere varie incognite. Posso portare il necessario e qualcosa di extra; posso studiare un piano
B che tenga conto della rete ferroviaria qualora dovessi averne bisogno. So però che non potrò
controllare e prevedere tutto. Il viaggio in bici è una sfida molto articolata, ben oltre la
dimensione sportiva. Serve una buona capacità pianificatrice, una strategia; serve essere flessibili
quanto forti mentalmente. Io ho delle capacità, ma è tutto da vedere se sia all’altezza di qualcosa
di così grande. Psicologicamente, si tratta di abbandonare la propria comfort zone e routine in
modo sostanziale. Per mesi non avrò una casa, un ufficio, un luogo abituale nel quale recarmi.
Non avrò neppure una città, perché cambierò ogni giorno scenario. Non avrò il mio letto, la
cucina e il bagno, beh, sarà ovunque lo immaginerò. Non avrà alcun senso la settimana: lunedì o
sabato saranno uguali. Riesco già a figurarmelo. Pedalerò indipendentemente dalle condizioni
meteo, se sia domenica e se io sia stanco. L’allenamento si svolgerà durante, “on the go”. Il
viaggio in bici è spesso romanticizzato, ma a pensarci, non è libero da stress e da una sua forma
di routine, che può sfinire. Quando si hanno limiti temporali, il viaggio può diventare una gara
contro l’orologio. A quel punto l’escursione si tramuta in prestazione.
Sul perché stia decidendo di intraprendere un’avventura così lunga, incredibilmente più
impegnativa delle precedenti, è difficile da riassumere in poche parole. Fino a pochi mesi fa non
avrei neppure osato immaginarla.
Sono stato molto incostante con i miei viaggi in bicicletta. L'ultimo viaggio che ho fatto è stato a
luglio 2021, nel sud della Finlandia: sei giorni in totale, cinque pedalando. Un viaggio breve ma
significativo, perché dopo questa esperienza mi son convinto di dover coltivare questa passione a
ogni costo. Ho deciso di dire basta, basta procrastinare: se mi piace così tanto, devo lavorare per
raggiungere l’obiettivo. Serve pianificare.
Così ho approfittato dell’autunno. In autunno le giornate svedesi si accorciano velocemente e il
tempo per guardare Netflix o YouTube diventa sempre più disponibile. Ho iniziato a seguire un
certo numero di YouTuber, persone che hanno coperto distanze incredibili a pedali, arrivando in
capo al mondo, scoprendo luoghi fantastici. Non è solo il viaggio in sé, ma la capacità di
raccontarlo con un videodiario, un documento, ad incuriosirmi. Si tratta di uno stile di vita
minimale, non comodo, ma pieno di magia, crescita e soddisfazione personale. Poi un articolo
della BBC, trovato in rete, mi ha aperto un mondo: attraversare interamente gli Stati Uniti
usando i tracciati di vecchie ferrovie dismesse. Il percorso raccontato non era ancora completo,
ma un giorno sarebbe potuto diventare lungo ben 4.000 miglia. L’articolo ha messo in moto la
mia curiosità: le ricerche sulla rete mi hanno portato a scoprire tracciati alternativi, più semplici e
molto più battuti. Questa curiosità e voglia di sapere mi stava davvero togliendo molto tempo
prezioso, oltre il ragionevole. Ho dovuto fare i conti con me stesso e chiedermi cosa stessi
facendo: voglio davvero fare qualcosa di così grande? Se lo voglio, devo essere pragmatico e
concreto. Altrimenti dovrei dedicarci molto meno tempo.
Verso natale la decisione di provare ad attraversare gli Stati Uniti, da costa a costa, era ormai
quasi presa. Troppi punti restavano però oscuri; tanti pensieri, soprattutto quello di fallire, non mi
permettevano di parlare di vero e proprio piano. Ho avuto bisogno di altri due mesi, di consultare
tragitti, di scaricare informazioni dalla rete, di letture e di soluzioni alternative.
A marzo il passo decisivo: ho comprato i biglietti aerei, via Reykjavík per Washington D.C. Il
biglietto deve essere “chiuso”, cioè obbligatoriamente con una data di rientro prefissata, da
Portland, Oregon. Partenza e ritorno sono lontane e a distanza di 89 giorni. Non solo; ho preso la
modalità flessibile, perché potrei dover tornare molto prima del previsto e pure da un altro
aeroporto.
Adesso ho un biglietto in tasca, ho chiesto e ottenuto l’ESTA, conosco il tracciato che voglio
percorrere ma, sono tutt’altro che sereno. Sono in forma, mentalmente e fisicamente, pronto per
pedalare così tanto, negli Stati Uniti? Affatto. L'idea mi spaventa e mi emoziona. Questo viaggio
potrebbe durare quasi tre mesi e io non ho mai viaggiato in bicicletta oltre due settimane; non ho
mai campeggiato oltre i sette giorni. La mia ragazza è un po' preoccupata per me; sta già
parlando di una crisi di “mezza età”. Un po' precoce direi, ma onestamente sì, è come se lo fosse.
Ho trovato il tempo libero e i soldi che servono e devo poterci provare, con qualsiasi esito.
Voglio fare qualcosa di straordinario; voglio misurarmi e vedere fin dove posso arrivare, di cosa
sono capace. Potrebbe esserci un "me" prima di questo viaggio e un altro "me" diverso dopo
questo viaggio.
L'unico modo per togliermi dalla testa questo chiodo fisso è provarci, iniziare, spostarsi giorno
dopo giorno, tappa dopo tappa, fin dove potrò. Andiamo.
Giorno 5: Rockwood, PA
Ho lasciato Cumberland solo alle 12 del mattino perché ho scelto di rimanere in stanza per
utilizzare il Wi-Fi dell'hotel e inviare alcune e-mail di lavoro: ci sono cose che non posso tralasciare
neppure essendo in viaggio. Inoltre, qui a Cumberland ho finalmente trovato un negozio di Outdoor
che vende gas propene (o gas butan?) per il mio fornello da campeggio.
Oggi ho iniziato un nuovo tracciato chiamato “Great Allegheny Passage” (GAP), che collega
Cumberland direttamente a Pittsburgh. Non segue il corso di un fiume, ma una vecchia ferrovia che
attraversava gli Appalachi.
La mia giornata è stata in salita e bagnata per tutte le prime 22 miglia. Sembrava di non arrivare
mai. Ho raggiunto un passo di montagna a 2396 piedi e uno spartiacque, quindi ho attraversato un
altro confine: la Pennsylvania. Faceva freddo lassù. La prima gente che ho incontrato, in quota, è
stata una intera famiglia di mormoni (Amish?) che faceva la legna. Erano tutti vestiti stile ’800. Una
emozione incredibile quanto inattesa. Mi hanno salutato con “sir”.
Dopo una dolce discesa in un bel paesaggio, sono arrivato in un piccolo villaggio chiamato
Rockwood. La sua economia è molto legata al GAP trail: il campeggio è sul percorso (e tutti gli
ospiti sono ciclisti, infatti), c'è un negozio di biciclette, un emporio e un distributore di benzina.
Lunghissimi treni attraversano il paese: dove andranno? Adoro vederli passare. Se qualcuno non
capisce perché pedalare proprio negli States, evidentemente non c’è mai stato.
Chilometraggio totale della giornata: 71 km.
Giorno 6: Fino a Connellsville e al campeggio KOA
Rockwood - Connellsville, 51,5 miglia. Buona giornata in bicicletta, buon sentiero sterrato, clima
ottimale, belle cittadine. Rockwood è solo un mucchio di case, una stazione di servizio-bar-
alimentari, un emporio, un negozio di biciclette e il campeggio. Questo era molto rudimentale: mi è
costato 15 $ e aveva tutti i servizi, ma oltre il ponte, dall'altra parte del fiume. Qui ho parlato con
Mat (Matthew), che lo scorso anno ha attraversato gli States e questa volta è in bicicletta con sua
moglie. Seguendo il fiume Casselman su sentieri ben mantenuti (ancora sul GAP), ho raggiunto un
paese chiamato Confluence, luogo popolare per il rafting. Qui ho pranzato in un locale sulla piazza
del paese. In un Market ho trovato il coraggio di parlare con una donna dall’aspetto “fuori dal
tempo”. Fingendomi ancora più naïve di quanto io non sia, le ho chiesto se il suo abbigliamento
fosse riconducibile a qualche credo in particolare. In verità cercavo la sua risposta a una domanda
forse banale, ma assolutamente legittima. Mi sono scusato premettendo di essere europeo e non
familiare a queste cose. Così mi sono tolto il dubbio: era ovviamente una Amish. Mi ha detto quanto
segue, che ho apprezzato: “abbiamo la tua stessa fede, ma noi vogliamo mantenere tutto un po’ più
semplice” (la vita, lo stile di vita).
Ho ripreso la strada e questa volta seguendo il fiume Youghiogheny. Lungo questa valle si estende
una cittadina che sembra sopravvivere grazie al turismo, al rafting e al ciclismo: Ohiopyle. Questa
zona meriterebbe un giorno o due, poiché ci sono due famose ville di Frank Lloyd Wright (una di
queste è la celebre "casa sulla cascata"). Qui ho parlato con Tod, un atleta preparatore di Pittsburgh,
anche lui in bici. Il GAP attraversa Connellsville, località con qualche bel ponte e poco altro. Il
campeggio Uniontown KOA Holiday - destinazione finale - è dopo la cittadina, esattamente tagliato
in due dal GAP. Qui ho incontrato Jeff e sua moglie.
Mi sta pesando il non avere tempo e soprattutto pochissimi giga di traffico internet per comunicare.
È un’esperienza dura quanto bellissima, fino ad adesso, 25 Maggio e 250 miglia percorsi. Sono un
po' stanco, non solo fisicamente; il ritmo di tutto, in tutto questo viaggio, è finora frenetico. Ci sono
cose che devo fare oltre che pedalare: caricare l'elettronica, fare il bucato, la doccia, comprare cibo,
pulire la bici, scaricare foto e video, scrivere su questo diario-blog… ecc.!
Giorno 15: 113 km fino al campeggio Morgan's Riverside (fiume Little Miami)
Oggi 113 km, per lo più pianeggianti, collinari stranamente verso la fine della tappa, al campeggio
"Morgan's Riverside Campground & Cabins", vicino a Lebanon, Ohio. Il vento non è stato troppo
forte ma neppure d’aiuto. Ho pedalato molto sull'Interstate 22, che è per lo più buona da fare in bici.
Il riposo di ieri ha fatto bene alle mie gambe, ma il più grande vantaggio è stato il meteo, con un
caldo moderato, inferiore a 80°F.
Cerco di tenere sotto controllo le mie spese ma ultimamente non ci riesco; Ho bisogno di un piano
migliore o di pianificare con largo anticipo. Ad esempio, il campeggio può costare quanto un motel,
perché qui mi fanno pagare come se avessi un'auto o un furgone. Non fa differenza per loro! Devo
scegliere il campeggio solo quando ha un senso economico, ma per saperlo devo telefonare o
controllare Internet, cosa che abitualmente non faccio, per risparmiare sui dati internet o sulla
chiamata.
Stamattina ho notato il totale riportato sul mio Garmin 520 Edge Plus, che ho settato in miglia.
Diceva 610, vale a dire circa 1000 km. Considerando che ieri ero in pausa, quindi questo valore si
riferisce a 13 giorni di pedalate. Non ho preso treni o bus; spero che il mio viaggio sia unicamente
in sella alla mia bicicletta.
Qui in Ohio la stragrande maggioranza della gente aspetta il ritorno di Trump nel 2024. Hanno un
credo molto pronunciato: Gesù e Trump. Tantissime le chiese di ogni sfaccettatura della cristianità,
alcune grandi come centri commerciali.
Tutti parlano con tutti, non importa la ragione. Per questo motivo, sembra che si conoscano di già.
Gli automobilisti evitano di superarmi se la striscia è continua. Mi superano solo quando possono e
come in Svezia, allargano esageratamente fino ad occupare totalmente l’altra corsia, per non
sfrecciarmi accanto. Questa si chiama educazione.
Lunedì scorso era festa nazionale, si commemoravano tutti i caduti di guerra. La gente è educata
alla guerra per difendere i propri presunti valori, se non che, le guerre sono sempre lontano da
queste terre. Senza questa propaganda patriottica e militare, nessuno muoverebbe un dito,
immagino. Invece sono tutti pronti al sacrificio ultimo o quantomeno a riconoscere che questa gente
che è partita a morire, sia eroica. Gli Stati Uniti sono l’incarnazione dell’esercito romano, ho pochi
dubbi. La Federazione è l’impero. La TV, anche quando ottima e con ottimi interventi, ha momenti
di evidente propaganda, intesa come fede, costruzione e divulgazione del credo.
Non so come finirà con la storia di Trump; questa gente ripone una tale fiducia su quest’uomo che
va molto oltre la politica. Progressisti e democratici perdono sulla comunicazione, non sui
programmi. Parlano a elettori più colti, più moderati; alla gente dei grandi centri urbani. Ma la
pancia della nazione è altrove.
Trump. Un miliardario che finge di non essere élite, di non essere un politico, di essere la risposta…
per farsi amare da chi ammira il potere delle persone risolute e cerca risposte semplici, discontinuità
e tradizione.
Sono sempre sulla 40 ed oggi è stato un segmento molto pianeggiante. Sapevo che non avrebbe
avuto molto senso andare oltre Vandalia, in primo luogo a causa della prevista pioggia serale, in
secondo luogo perché dopo Vandalia ci sono solo hotel costosi in vista. Quindi, la mia tappa è stata
breve, solo 50 km, fino a un campeggio che è il più economico degli ultimi giorni, appena 20
dollari, e comunque uno dei migliori (Okaw Valley Kampground - sì, con la "K"). Ho avuto il
tempo di fare il bucato, farmi la barba, tuffarmi in piscina. Gesti forse ordinari, ma che in questo
tour de force, sembrano privilegi.
In serata ha piovuto come previsto.
Non credevo che ci fosse nella vita qualcosa di così duro e nel contempo meritevole di essere fatto.
Un mese di viaggio che mi sembrano sei; la relatività del tempo sta tutta in quanta acqua lasciate
che passi sotto il vostro ponte. Lasciando che scorra più acqua, cioè più avvenimenti, la sensazione
che avrete è una dilatazione notevole del tempo. Il tempo non è altro che un susseguirsi di eventi;
senza eventi (cambiamenti), il tempo non esiste, non esiste la sensazione di vita. Qua sto
omaggiando la fisica nucleare di Einstein, niente di mio.
Sorprendentemente collinare qui, intorno a Kansas City. Ritengo che la cosa sia una conseguenza
del fiume Missouri, che ha scavato una valle. GoogleMaps mi ha suggerito di pedalare attraverso
l’area metropolitana di Kansas City dal lato del Missouri, e così ho nuovamente sconfinato. Per
arrivare dall’altra sponda ho dovuto attraversare quartieri industriali e visibilmente poveri
(sorprendentemente numerosa era la comunità latina!).
Il mio navigatore mi ha poi spinto di nuovo su un sentiero sterrato, dove ho avuto qualche problema
perché era una brutta strada pietrosa, di campagna. Inoltre, ho rotto un pedale mentre parcheggiavo
la bici a Weston. La mia bici è pesante e questa volta il pedale non ha sostenuto il suo stesso peso
contro il marciapiede. Ho dovuto pedalare per 18 miglia senza spingere appropriatamente con la
gamba destra. Domani devo acquistare un paio di pedali di emergenza da Walmart, poiché questa
città - Atchison - non ha un vero e proprio negozio di biciclette. Considerando che stamattina sono
partito alle 12 (!) dall'hotel La Quinta, il mio giro d’oggi è stato sicuramente performante: sono
arrivato ad Atchison prima del buio. Cena take away e notte in motel, doccia e relax. Totale 105 km.
Le strade qui sono dritte, a prescindere dal terreno. È una griglia enorme, un enorme sistema di
blocchi di campagna, dieci miglia per lato. Le distanze stanno diventando gigantesche. C'è vento da
sud: ogni volta che mi sposto verso nord ricevo una spinta, ogni volta che mi sposto verso ovest
ricevo un forte vento laterale.
Un sistema di temporali si stava formando intorno a me. Quando finalmente ho raggiunto Hiawatha,
ero circondato da pericolose cellule temporalesche. Volevo continuare verso ovest, ma era troppo
rischioso. Ha cominciato a piovere, con vento teso. Le previsioni meteo aggiungono tensione:
ricevo un’allerta di forte temporale in atto in zona. Sono andato a controllare un Motel chiamato
Sunflower, ma stranamente non aveva camere libere. Era un posto dagli standard infimi; una sorta
di motel per soggiorni di lunga durata per viaggiatori, sbandati, senzatetto e tossicodipendenti.
Ho anche pensato di sostare in un parco, ma ha iniziato a tuonare più forte. Non potevo più
guardarmi intorno. Ho dovuto ripiegare in un albergo decisamente caro, ma di buon confort. Ho
trascorso quasi un'ora nella vasca idromassaggio. La mattina ero talmente stanco che mi sono
svegliato tardi e mi sono persa una ricca (e inclusa nel prezzo) colazione.
Giorno 34, Pony Express: 133 km
Oggi ben 3600 calorie bruciate: un record personale.
Da Hiawatha ho preso la strada 36, chiamata “Pony Express Road”. È una strada a scorrimento
veloce, ma non troppo trafficata e per lo più ha avuto una buona corsia laterale. Non è così piatto
come la gente potrebbe pensare, il Kansas; la pendenza non è male, ma le salite sono frequenti e
lunghe. Il vento è stato molto debole per l'intera giornata, nonostante il Kansas sia noto per essere
ventoso. Il vento soffiava principalmente da N-E, cioè piuttosto utile ai miei fini, ma come ho detto,
non era affatto forte. La giornata è stata anche notevolmente più mite, il che mi ha aiutato a non
essere troppo dipendente dall'acqua. Le città però sono davvero lontane l'una dall'altra. A
Marysville, che non è poi così piccola, ho dovuto decidere se fermarmi o proseguire verso la
cittadina successiva. Questa decisione non è stata facile. Avevo fatto 50 miglia, erano già le 18:00.
Le previsioni dicevano pioggia dalla notte in poi. Ho deciso di correre il rischio. Sono riuscito a
raggiungere Washington, Kansas, alle 21:30. Tutto bene, stanco ma non troppo. È la distanza più
lunga in un giorno finora. Stanotte o domattina presto potrebbe piovere; Sono in campeggio nel
parco cittadino e in caso di pioggia e tuoni, devo trovare un riparo adeguato.
Lunghe distanze tra le città, venti forti, servizi scarsi, nessun riparo e ombra, sono tutti problemi che
dovrò affrontare d'ora in poi. Un uomo può adattarsi, ma non “risolvere” tutto.
Sono arrivato a destinazione prima delle 18:00. Arapahoe è un bel paese, tutto in ordine, ampio e
soleggiato. Ha un grande parco cittadino, dove camper e tende possono accamparsi per 15 $. È
sottoutilizzato: siamo solo in due a usare l'intero posto. Docce eccellenti e Wi-Fi pubblico!
Il McCook City Camping è gratuito e ha l'essenziale. Qui ho conosciuto North e Janas, due
viaggiatori con un camper-caravan molto minimal e diretti in Oregon, per poi salire su, fino in
Alaska. North si diletta nello “stone balancing” (creare sculture temporanee con le pietre, sfidando
la gravità, trovando il perfetto punto di equilibrio) e abbiamo parlato di arte fino a tardi. La mia
prima discussione d'arte in 39 giorni.
Durante la notte un inconveniente: l'impianto d’irrigazione si è attivato e la mia tenda è stata come
schiaffeggiata da un uragano, trovandosi troppo vicino a uno o più sprinklers (irrigatori, quelli da
ampi spazi, molto potenti). Un po' d’acqua e umidità è riuscita a entrare dal basso, ma sono rimasto
all’asciutto grazie al mio buon materassino Sea to Summit, che costa come una notte d’albergo.
Qui c'è ancora una chiesa che funge da campo base per i ciclisti (solo ciclisti). È come una
cattedrale per chiunque tenti la transAmerica. Un'esperienza straordinaria, anche se un po'
inquietante all’inizio, perché ero da solo. Alla fine della giornata sono arrivati altri due ciclisti e la
notte si è fatta più serena. La chiesa non è affatto abbandonata come potrebbe sembrare: ha stanze,
cucine, docce e tanto spazio. Il tutto è curato dal personale della chiesa, che viene sporadicamente,
oltre che la domenica per la messa. Ciò che l’ha resa un santuario per i ciclisti, è il fatto che è
tollerato (anzi, incoraggiato) scrivere sui muri. Questa particolarità fa della chiesa bianca di Jeffrey
City una sorta di museo, che per me ha un valore immenso, ma andrebbe mappata e dovrebbe essere
adeguatamente documentata. Per noi, questa è solo un sosta di una notte. Domani il vento dovrebbe
essere ugualmente ostile e ci sveglieremo presto, per capire se varrà la pena pedalare oppure
sostare. Le opzioni hanno lo stesso appeal per me; una sosta se il tempo è pessimo ci starebbe pure,
ma fermarsi qui dove non c’è niente, equivale a perdere un giorno, senza vantaggi.
Il camp-site è in una zona di Yellowstone chiamata Grant Village, con tanti turisti di vario tipo, con
ogni mezzo. Qui abbiamo incontrato altri due compagni ciclisti che avevano sentito parlare di me e
che Ben già conosceva. Avremmo voluto cenare tutti insieme in un grande ristorante, tutto di
legno… ma era pieno e tutto riservato da giorni. Ci sono pochi servizi qui; poco segnale e tutto è
distante.
Il tempo trascorso in compagnia è buono, ma stare da solo mi permetterebbe di scegliere il mio
ritmo e concentrarmi su ciò che devo fare oltre che a pedalare.
Ma la giornata è stata anche fastidiosa, irrealmente irritante. Ho forato tre volte, ma la prima, sulla
ruota anteriore, si è auto-riparata grazie al liquido interno sigillante. Sulle ragioni di queste tre
forature nell’arco di otto ore, posso solo speculare. Che l’usura dei copertoni incominci a farsi
sentire? O è il suolo lavico, oppure delle spine, tipiche di questa zona?
Ero stanco e frustrato alla fine della giornata. Il camp-site è pure senza docce ed elettricità. Siamo
davvero all’essenziale: l’acqua c’è ma fuoriesce da una condotta, posta sull’erba, in direzione del
fiume. Insomma, una specie di sorgente. Sia l'igiene che l’elettricità necessaria per ricaricare i miei
dispositivi elettronici, stanno diventando una priorità.
Conclusioni per questi due giorni: la gente che guida le auto ci da di sovente pessime indicazioni;
hanno una esperienza distorta dei dislivelli e di cosa costituisce disagio per chi è in bici. Non credo
che la signora Lois abbia mai fatto questi 110 miglia (in due giorni) in bici, da sola. Saprebbe che
vuol dire, che l’alternativa proposta non è così agevole, così migliore. Per adesso buonanotte, me lo
merito. Totale per oggi: 55 miglia.
Giorno 64: Da May Creek (17 miglia dopo Wisdom) a Hamilton, 95,32 km
L'intera valle è stata bruciata dal fuoco. Qui come molti altri posti. La pineta montana americana è
molto suscettibile alle fiamme. Con questa tendenza, non sono sicuro di quante foreste rimarranno
negli Stati Uniti tra dieci, venti anni. Il passo subito dopo Wisdom non mi è sembrato troppo duro.
La discesa è stata proporzionalmente più lunga dell’ascesa, in quanto la valle in cui si trova
Hamilton è a una quota più bassa.
Le prime miglia verso il basso in realtà portano fin sul confine con l'Idaho, ma non è ancora giunta
l’ora di andarci. Fino a Sula è stato piacevole, poi il forte vento contrario mi ha obbligato a pedalare
pure in discesa. Il Montana non è meno ventoso del Wyoming, che non è meno ventoso del
Nebraska o del Kansas. Il vento è un fattore chiave qui. E’ cruciale tenerlo in considerazione.
Questa parte della valle sembra più verde; l'area intorno a Wisdom invece era arida e aperta.
Darby è una graziosa cittadina; Hamilton è, per la zona, una grande città. Ho soggiornato nel centro
fieristico, dove è consentito campeggiare gratuitamente. Ho approfittato dei bagni e degli specchi
per farmi la barba. Anche un atto semplice come questo, sembra straordinario.
A proposito, oggi mi sentivo stanco, stanco in generale, mentalmente e fisicamente. Forse è colpa
del vento, ma tirare avanti così, tutti i giorni, m sta pesando.
Sono un po' frustrato: ogni volta che mi avvicino a una grande città con servizi e negozi, è vacanza
o fine settimana. Questa è la città più grande dopo Fort Collins, quando era il 4 Luglio. Oggi si è
fatto del resto troppo tardi per farmi un giro per negozi, soprattutto di biciclette. Domani deve
pianificare attentamente la mia giornata. Devo fare progressi verso ovest, ma voglio vedere
qualcosa qui a Missoula. I giorni successivi saranno sicuramente in salita, dato che ho perso molto
dislivello. L'Idaho deve essere duro, ma non so quanto.
Oggi è il mio giorno 65 ma sarei dovuto arrivare qui entro il giorno 60. Il tempo sta per scadere.
Comunque; è un piacere attraversare una grande città, una volta ogni tanto. Rivedo i graffiti, i
condomini, i pedoni, le persone in bici… praticamente la vita di città, dopo tanto tempo.
Ho visto gente accampata ai piedi della collina, all'inizio del sentiero, quindi ho deciso di
accamparmi qui anche io. In riva al fiume, due ragazze - Ashley e Kirstin - mi hanno gentilmente
prestato il loro filtro per l'acqua. Questo è uno degli accessori chiave dell’escursionismo, ma che
non ho. Ho acceso un fuoco e riscaldato un pasto. Ho lavato i miei vestiti nel fiume. Ho guardato il
cielo stellato prima di andare a letto; una cosa così io non l’avevo mai vista prima: a occhio nudo si
vede la via lattea. Qui non esiste una luce artificiale nel raggio di 50 miglia, ma come minimo.
Sia ieri che oggi non ho fatto molti chilometri, ma era troppo bello per pedalare oltre la sorgente
termale, che era nella mia lista delle cose da fare. E sono contento di averlo fatto.
Alle 21:30 sono arrivato al Bridge street Inn, esausto ma sollevato. Per strada ho preso anche una
birra e del junk food in una stazione di servizio. Ero curiosamente soddisfatto dal vedere
nuovamente vita, auto, gente e… civiltà.
Sono ovviamente stanco, anche mentalmente. Qualcuno mi ha avvertito della fatica che subentra
verso la fine del percorso. Quando sei esausto ma vicino alla meta, qualcosa ti spinge a rallentare,
pure se puoi già sentire e quasi toccare il traguardo. Come un maratoneta che perde la gara quando è
già all'interno dello stadio. Dato che riesco a percepire la fine di questo fantastico viaggio, mi
manca la lucidità, la forza mentale per spingere e di continuare a spingere forte, sotto un caldo
feroce.
Ce la farò domani mattina? Un altro giorno ancora, ancora un'altro grosso sforzo, tutto di corsa?
Considerazione sull'Oregon: molto bello finora. Incredibili cambiamenti di paesaggi: foresta umida,
foresta secca, palude, prateria, boscaglia, deserto e calanchi... anche nello stesso giorno.
Anche l’Idaho mi ha impressionato: a questo punto direi di aver fatto bene a partire da est per
concludere in bellezza a ovest, nonostante il vento spesso contrario. È come far sì che i due migliori
capitoli siano alla fine del libro.
Dopo l’ennesimo passo montano, la discesa verso Mitchell è stata gratificante per le gambe e per la
vista. Il posto è molto più piccolo del previsto, un villaggio di 117 abitanti appena, ma molto carino,
davvero western. Stasera sono in una chiesa, o ex chiesa, al presente funge da ostello. Che bel
posto, che magia. Non vedo l'ora di godermi il paesaggio domani mattina.
Ma la mia strada oggi, prima di prendere la distanza, prevede una sosta di qualche ora, doverosa e
attesa, presso il Painted Hills National Park. È a un tiro di schioppo da Mitchell. È un posto
meraviglioso che consiglio vivamente. Sono arrivato presto rispetto alla maggior parte dei turisti.
Il percorso Transamerica, disegnato negli anni ’70, non è affatto il più breve possibile tra le due
coste, ma passa appositamente da luoghi naturalisticamente bellissimi, come lo Yellowstone e
appunto, il Painted Hills.
La cosa buona di iniziare nell'est di questo grande paese è che lasci l'Oregon come ultima tappa.
Quando arrivi in Oregon sei in forma... e l'Oregon ha diversi pass per un totale giornaliero di oltre
3000 piedi. Tra Mitchell e Prineville (75 km) ci sono montagne e niente altro, neppure segnale
telefonico. Nella discesa verso Prineville ho avuto la mia ottava o nona foratura, dipende da come
interpreto le micro perdite di pressione causate da minuscole forature, quelle che non ti lasciano a
piedi. Le forature sono tutte accadute dal Nebraska in poi e questo deve significare qualcosa: le mie
gomme stanno invecchiando e i cespugliosi del west sono insidiosissimi.
La visita alle Painted Hills e l’ennesima gomma a terra mi ha fatto arrivare a Prineville piuttosto
tardi; in tempo comunque per cenare e rilassarmi in albergo. Peccato per la piscina: quando ne avrei
voglia la trovo spesso chiusa temporaneamente o permanentemente.
Giorno 79: Per non farsi mancare nulla, una visita al Crater Lake
Oggi sono in pausa, niente bicicletta. Ho fatto il punto della situazione e verificato d’avere
abbastanza giorni disponibili per dedicarne uno interamente a qualche escursione. Poiché tutti
parlano del Crater Lake da quando sono in Oregon, ho deciso di non perdermelo. Si raggiunge
meglio in auto perché si trova a 100 miglia a sud di Bend, quindi decisamente fuori rotta. Il parco
nazionale include un’immensa foresta a perdita d’occhio, per decine di miglia. L’intero giro intorno
alla Caldera è di oltre 30 miglia. Siamo in quota; in bicicletta sarebbe stato massacrante e per venire
qui e rimettermi sulla Transamerica, avrei dovuto impiegare due o tre giorni extra. Ma venire fin qui
ne è valsa assolutamente la pena. Del resto, attraversare l’America in bici non significa non
prendersi del tempo per delle gite fuori porta, piccoli detour in bus o in auto. Avrei dovuto farlo più
spesso se avessi avuto il tempo.
Questo posto è incredibile, è uno spettacolare esempio di ciò che la natura può creare. Il vulcano è
considerato "dormiente", proprio come i tanti dell'Oregon. E l'Oregon sembra un parco giurassico
grazie a posti come questo. La foresta sub-artica intorno alla caldera meriterebbe un paragrafo a sé
per essere racconta come merita, ma non ho fatto una vera escursione perché non ho uno zaino o
scarpe adeguate. Non c’è stato il tempo per scendere giù fino al lago blu cobalto e seguirne i sentieri
solitari. Mi devo accontentare del mutevole paesaggio, dello scenario. Mi deve bastare e mi sento
infatti un privilegiato. Sono arrivato fino in Oregon, in bicicletta. Sono italiano e qui non mi pare di
averne visti altri. È stato così per gran parte del mio viaggio; sono questi i segnali che ti fanno
capire d’essere uscito fuori dal convenzionale.
Sulla via del ritorno, guidando verso la mia rotta, mi sono fermato a Bend. È una città verdissima,
pianeggiante e moderna, piena di vita. L'Oregon sembra un bel posto dove stare, completo,
accogliente e ricco.
I miei sentimenti erano più ingarbugliati che mai, tanto da sentirli alla pancia. Felice di finire, triste
di finire. Piangere o ridere.
Sono contento per il risultato; mi dispiace per aver messo fine a questo viaggio epico.
Nel complesso, questa è la fine di una grande esperienza e sono ovviamente molto soddisfatto
dell'esperienza stessa e di me stesso, perché capace di realizzarla, di portarla a termine. Ho bisogno
adesso di un po' di tempo per pensarci sopra ed elaborare il successo, la storia... l'avventura.
Epilogo
Subito dopo Eugene sono rientrato in modalità turistica: in auto, senza bici al seguito. Ho così
esplorato tutta la costa pacifica che tra Florence e Astoria, per poi spostarmi a Portland, per
rilassarmi un po’ nell’atmosfera di in una grande città. Al termine dei miei ottanta giorni frenetici in
bicicletta, ho fatto così nove giorni di vacanza.
Ma come tutte le cose, anche quelle belle e faticose hanno una fine: sono rientrato nella mia
seconda patria, la Svezia. Il jet leg di ritorno è duro; mi sento stanco durante il giorno, ma mi sto
pian piano riprendendo.
È tempo di bilanci. Il totale del mio viaggio, Washington DC - Eugene (OR), è stato di 6046 km.
Per dare un’idea, la distanza su strada tra Capo Passero (Siracusa) e Capo Nord (Norvegia) è di
5194 km.
Mi ci sono voluti 80 giorni – di cui 73 in sella – per completare il mio viaggio in bicicletta in
solitaria da Washington DC (22 maggio) a Eugene, Oregon (7 agosto): dal versante atlantico al
versante pacifico dell'America.
Questo è l'evento cambia vita che immaginavo; il suo ricordo non mi lascerà per anni. Ho molti
flashback ogni giorno; Mi sento felice, triste, stanco, energico, sollevato e nostalgico. Mi sento
persino dissociato: mi sembra d’averlo solo sognato.
Durante questa fantastica attraversata la mia preoccupazione principale era il tempo a disposizione,
poiché questo era il mio progetto più grande in assoluto e con molte imprevedibili variabili.
In tempo per atterrare, affrontare un jet-leg, sistemarmi in hotel, montare la bici, attraversare gli
Stati Uniti, raggiungere la costa occidentale, fare le valigie, smontare la bicicletta, prendere un
aereo e ritornare in Svezia, entro i 90 giorni previsti dal mio visto turistico. Che sia fattibile o meno,
il punto è che non l’avevo mai fatto prima.
La pianificazione è stata essenziale. La classica TransAm (da Astoria, OR a Yorktown, VA) è di
4.228 miglia, considerevolmente più lunga del mio viaggio di "soli" 3.757 miglia. Sentivo che
andare sul "classico" sarebbe stato un rischio. Avrei potuto impiegare troppo tempo. Tuttavia, ho
percorso la vera e propria TransAmerica per l'intera sezione ovest (via Yellowstone), esattamente da
Walden, CO a Eugene, OR. Quindi, come ho fatto?
Grazie al gruppo Facebook “Bicycle Touring & Bikepacking” ho scoperto un'alternativa, la
cosiddetta "TransAm Eastern Express Bike Route". Questo percorso orientale che collega Walden
CO a Washington DC è più breve in termini di chilometraggio e ha meno dislivello, inoltre, prende
tre degli sterrati più lunghi e spettacolari negli Stati Uniti (C&O, GAP e Katy Trail: il totale dei soli
tratti sterrati è un pazzesco 1150,92 km, cioè la distanza tra Milano e Catanzaro!).
La soluzione appena descritta è servita: sono riuscito ad arrivare in Colorado in un tempo
ragionevole (42 giorni). Se questo resoconto può sembrare complicato da capire, consiglio di usare
una mappa o internet. Anche a me questi posti e queste cifre non avrebbero detto niente fino a un
anno fa.
La maggior parte dei ciclisti viaggia da ovest verso est, seguendo i venti dominanti. Tuttavia, andare
nella direzione opposta è più popolare di quanto pensassi. Il mio percorso e la mia pianificazione,
progettati da Frank Moritz, vanno verso ovest. Il vento è stato davvero un problema, ma in diverse
occasioni è stato forte da S e anche da N, quindi mi avrebbe disturbato in entrambe i casi. Inoltre,
c'è un vantaggio nel lasciarsi le Montagne Rocciose e le Cascade alla fine del viaggio, con gambe
più forti. Ma ritengo che sia anche il caso di lasciarsi il meglio sul finale, come ricompensa: dal
Colorado alla costa dell’Oregon ogni tappa è stata letteralmente spettacolare.
Prima di partire ho speso non poco per rinnovare la mia attrezzatura, ma ho scelto di non cambiare
la mia Bianchi Volpe con copertoni Specialized da 38 mm. La bicicletta si è dimostrata all’altezza
dell’impresa, insieme ai due portapacchi. Le forature, inevitabili in oltre 6000km, sono tutte state
dal Nebraska in poi. Non ho avuto problemi degni d’essere riportati. Come riportato da due pese
commerciali per veicoli, il mio carico totale era di 265 pounds (circa 120 chili). Questa cifra include
me stesso, la bici e tutto quello che ho portato in viaggio.
Attraversare gli States è una impresa epica e non solo per la sua lunghezza. La bassa densità di
popolazione, specie ad ovest, la predominanza assoluta della natura sull'uomo, le meraviglie
geologiche, fanno sì che il "coast to coast" americano sia un classico desiderato da ogni viaggiatore,
a prescindere dal mezzo.
Curiosità: la mia traversata è stata essenzialmente est - ovest, ma non lungo il percorso più breve.
Soltanto nelle oscillazioni nord - sud, oscillazioni marginali, ho coperto latitudinalmente, il divario
che c'è tra Bolzano e Messina (dal 38° al 46°). L'Italia è molto piccola, se ci fosse bisogno di
dimostrarlo.
A proposito, il mio viaggio non è stato il più breve o il più pianeggiante possibile: chi vuol farlo
macinando meno chilometri, può pedalare la cosiddetta “southern tier”, che va dalla California
meridionale alla Florida. Curiosità: il tratto di mare che separa New York da Lisbona è di soli 5100
km, più corto del mio coast to coast e forse un po' noioso.
Le sfide che ho dovuto affrontare sono state maggiori di quelle che avrei potuto trovare in Europa
su una rotta da N a S. Oltre al clima desertico di molte aree, c'era molta alta quota e una buona dose
di tempo imprevedibile.
Dislivello totale 34924 mt, circa 4 volte l'Everest (non conosco il dislivello totale della TransAm,
ma il mio è sicuramente inferiore).
Velocità media massima: 19,8 km/h (su una distanza di 96,59 km)
L'ultima tappa è stata la più lunga: Sisters – Eugene, 150 km, con un passo di montagna a 1628
metri (4.009 calorie bruciate)
In 80 giorni ho dormito 41 volte gratis. Mi sono accampato per 43 notti. Ho pagato Hotel/Motel per
un totale di 20 notti.
Ho speso più soldi di quanto mi aspettassi, andando oltre il mio budget. Diversi i motivi, ma oltre
allo shopping, ha influito la debolezza del Corona svedese (guadagno i miei soldi in SEK), la
quantità di hotel/motel e costosi campeggi nella parte orientale.
Ho perso 5 chili, anche se ho provato a contrastarlo. In questo viaggio ho bruciato 150361 calorie,
pari a 601 fette di torta, o 400 porzioni di pasta e salsa di pomodoro. Ho mangiato tutt’altro a dire il
vero: né pasta né torte.
Forature: 8 o 9 (tutte dal Nebraska in poi, presumibilmente a causa dell'usura delle gomme e del
famigerato cespuglio “goathead”, che dissemina il terreno di semi spinosi)
Cadute: 0
Bicicletta caduta da sola: 6 (non ho un cavalletto e non riesco a trovarne uno che faccia il mio caso)
Inseguito da un cane: 1
Mal di testa: 2
Mal di pancia: 1
Mal di schiena: 0
Crampi: 0
Mancanza d'acqua: 3
Fusi orari: 4
Maryland
Virginia
West Virginia
Pennsylvania
Ohio
Indiana
Illinois
Missouri
Kansas
Nebraska
Colorado
Wyoming
Montana
Idaho
Oregon
I posti più belli? Come ho lasciato intendere, dall’Oregon al Colorado è tutto o quasi tutto, per varie
ragioni, spettacolare. Maryland, West Virginia e Pennsylvania sono pure dei posti molto belli, curati
e prosperosi, ma meno sorprendenti per un europeo. Per gli stati del Mid West, dall’Ohio al
Nebraska, servirebbe una distinzione: “ad est del Mississippi” e “ad ovest”. Verso est è una falsa
pianura, campi di granoturco estesissimi e caldo umido. Ad ovest del grande fiume, all’inizio ancora
molto umido e caratterizzato da colture bisognose di acqua (granoturco), per poi divenire più arido e
spopolato, dove i pascoli la fanno da padrone. Il Colorado orientale è una prateria semi desertica,
dove sia agricoltura che allevamento si portano avanti con difficoltà. Le zone appena descritte
hanno una loro bellezza variabile, ma queste variazioni non sono repentine o continue, ma sulla
lunga distanza. Quindi sì, può sembrare di non uscirne più; può apparire visivamente noioso. Verso
ovest le città hanno una marcia in più, sono più genuine ed esotiche; verso oriente (Illinois, Indiana)
sono invece più europee.
La lezione, le riflessioni, gli aneddoti e ciò che ho appreso in ottanta giorni mi fanno ritenere che
sono stati i soldi miglior spesi della mia vita.
Se esiste davvero questa fatidica facoltà della strada, signori, io mi sono nuovamente laureato. On
the road.
La vita è fatta per fare la vostra parte.