Sei sulla pagina 1di 3

Presentazione

Siamo lieti di poter offrire ai nostri lettori questa terza


edizione di Così ho visto l’Immacolata del sacerdote Don
Dolindo Ruotolo, morto in concetto di santità il 19 novem-
bre 1970.
L’opera, pubblicata per la prima volta il 13 maggio 1977
in ventitré capitoli, a sette anni dalla morte del suo Auto-
re, aveva in origine per sottotitolo: Spunti di meditazione
mariana. Già nella seconda edizione, però, ci si era resi
conto di quanto si rivelasse riduttivo definire il contenuto
di questo prezioso volume come una raccolta di semplici
spunti mariani e si è creduto bene dare all’opera il titolo
attuale: Così ho visto l’Immacolata.
Si tratta di trentuno lettere, indirizzate da Don Dolindo
ad alcune sue figlie spirituali nel maggio del 1921, per con-
fortarle ed incoraggiarle, perché provate dalla lontananza con
il loro direttore di spirito, in preda ad incertezze, angosce e
angustie spirituali da cui si sentivano oppresse, per le proibi-
zioni che erano state loro imposte. Don Dolindo, infatti, si
trovava a Roma perché convocato dal Santo Uffizio per dar
conto del suo apostolato e, in modo particolare della “direzio-
ne sballata e compromettente e disorientativa di tante anime
giovanili”, di cui era stato falsamente accusato proprio da
due figlie spirituali, sue predilette, che formularono vere e
proprie calunnie contro di lui circa questi “pericolosi aspetti”
di direzione spirituale. Don Dolindo, lungi dal cadere in uno
stato pressoché inevitabile di prostrazione o dal chiudersi in
un disperato silenzio per lo scoraggiamento, benché con il
1
cuore lacerato da acerbissime sofferenze e con il cuore che
gli sanguinava nel petto, continua, attraverso queste lettere,
a guidare le sue figlie spirituali, sostenendole nella prova.
Questo scritto, come ci rivela Don Dolindo, lo si deve
ad uno speciale intervento di Maria Santissima, che gli ha
accordato singolari grazie d’illuminazione, senza le quali non
sarebbe stato in grado di scrivere nulla. A tal proposito, giova
riportare quanto da lui scritto il 28 maggio: «Salve Regina,
madre di misericordia! È la parola che mi viene spontanea sul
labbro, o Maria, ora che prendo la penna per diventare strumento
della tua materna bontà! Tu lo sai quali giorni angosciosi io
sto passando, quali momenti di amarissima pena... Ho pre-
gato ora, ho recitato le lodi di Dio con l’anima oppressa... È
notte, è finita la mia preghiera, ho aperto la finestra per fare
entrare l’aria pura, e mettermi al santo lavoro notturno sino a
mattutino... L’amarezza mia è grande, poiché non vedo che la
fosca oscurità di questa tempesta terribile che monta intorno a
me come marea da tutte le parti, ma ecco che recitando a te la
preghiera, o dolcissima Regina d’amore, mi pare come questo
cielo ancora stellato si apra sul mio capo e ti contemplo in alto,
in alto, nel tuo trono di luce e d’amore... [...] O Maria, è già
quasi un mese che tu parli, riveli, istruisci, vivifichi nell’oscu-
rità di questa stanzetta, dove nessuno sogna neppure che si
svolga tale mistero d’amore!
[...] Questa luce che illumina non viene da questa mia
povera mente, ora più che mai confusa dall’affanno grande
che mi tortura».
E ancora nella lettera del 7 maggio alle sue figlie spiri-
tuali: «Quello che importa a me, ora,è quest’arcana parola della
Madonna, che è un tesoro nascosto. La prego tanto perché
ve la faccia intendere. Per me è più chiara, perché, scrivendo,
la vedo come in una contemplazione interiore, chiarissima».
In queste splendide pagine, divinamente ispirate, Don
Dolindo fa parlare la Madonna in prima persona: è Lei, quale

2
Madre dolcissima di Misericordia, a rivolgere alle sue figlie
la sua parola vivificante, piena di luce e d’amore. In queste
lettere, oltre ad offrire un conforto spirituale alle sue figlie,
l’Immacolata le invita a confidare sconfinatamente in Lei,
che è la Madre della divina Grazia e tutto può sul Cuore
del Figlio suo Gesù. Ella addita loro la via delle virtù, specie
dell’umiltà, quale fondamento della vita spirituale e quindi
della santità, cui tutti sono chiamati dall’Eterno Padre. Non
a caso in queste pagine riecheggiano spesso come le dolci
note di un ritornello le parole da Lei pronunciate, quando
fece visita alla cugina sant’Elisabetta: «Magnificat anima mea
Dominum!», dimostrando ancora una volta che le vie trac-
ciate dal Signore sono così diverse da quelle degli uomini...
Queste trentun lettere, come trentuno sono i giorni del
Mese di Maria, formano per l’appunto un bel mese di maggio,
dono preziosissimo della Madonna, per il tramite di Don
Dolindo, alle sue figlie. Possano questi scritti accompagna-
re il lettore alla scoperta dei misteri di Maria Immacolata,
cosicché possa sempre più conoscerla ed amarla e, mettendosi
alla sua scuola, trasformare il proprio cuore per amare Gesù
di un amore sempre più puro.

Potrebbero piacerti anche