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Il Temperamento Musicale Ieri e Oggi Ita
Il Temperamento Musicale Ieri e Oggi Ita
2. Il Medioevo pitagorico
Il nostro sistema di toni e semitoni nasce nel Medioevo a partire dal «circolo
pitagorico delle quinte», metodo di accordatura che i filosofi pitagorici medievali
attribuivano a Pitagora (vissuto nel VI secolo a. C., ossia molti secoli prima di loro ...).
Esso consiste semplicemente nel partire da una nota, intonare la successiva alla quinta
giusta e proseguire per quinte successive sempre partendo dall’ultima nota accordata.
Se cominciamo dal Fa, otteniamo successivamente Do, Sol, Re, La, Mi e Si, tutti
intonate per quinte pure. Così nasce la nostra scala diatonica di sette note. Nel corso del
Medioevo, le necessità melodiche - e a volte anche armoniche nella nuova musica
polifonica - richiedono man mano nuovi suoni, che si chiameranno diesis o bemolli.
Anch’essi si ottengono per quinte, denominate quinte cromatiche. Salendo per quinte dal
Si si ottengono successivamente Fa#, Do# e Sol#. Scendendo per quinte dal Fa
otteniamo Sib e Mib.
Per accordare secondo il tono medio l’essenziale è fare in modo che le prime
quattro quinte vengano ridotte in misura simile e che formino una terza pura. Una volta
fatto questo, il resto dell’accordatura si può realizzare per terze maggiori pure. Una
conseguenza interessante è che le terze minori risultano anch’esse quasi pure.
L’accordatura giusta produceva due dimensioni diverse di tono: il «tono grande» o
«maggiore», creato da due quinte pure, e il «tono piccolo» o «minore» creato da una
quinta pura e una quinta ridotta (cfr. Fig. 3). Utilizzando quinte uguali, tutti i toni
presentavano invece una dimensione media, da cui le denominazioni di «accordatura del
tono medio», «intonazione media» o «mesotonica» (cfr. Fig. 4).
Il problema dell’intonazione media è dato dal fatto che, come nelle accordature
precedenti, il circolo delle quinte non si chiude. Procedendo come descritto sopra,
otteniamo 11 quinte accettabili e 8 terze maggiori pure. La quinta rimanente e, cosa
ancora peggiore, le 4 terze maggiori restanti sono «lupi» eccessivamente grandi.
Fortunatamente questi «lupi» compaiono in tonalità poco usuali, con molti diesis e
bemolli: i musicisti del Rinascimento e del primo Barocco risolsero il problema
semplicemente evitando i «lupi». In teoria, l’enarmonia (per esempio Sol# accordato
come tale ma utilizzato come Lab) non era possibile poiché implicava una forte stonatura,
ma nella pratica poteva essere utilizzata per intervalli dissonanti (seconde o settime)
oppure mascherando la stonatura di un «lupo» con un trillo.
I suoi numerosi pregi - quinte accettabili, terze e seste pure, facilità di accordatura
- han fatto sì che l’accordatura mesotonica sia stata considerata come il sistema
universale di accordatura nella musica occidentale durante i secoli XVI e XVII.
Producendo eccellenti accordi e scale, l’accordatura del tono medio fu uno dei pilastri
nello sviluppo dell’armonia classica.
5. Varianti dell’intonazione media
La scala pitagorica, il temperamento equabile e l’intonazione media presentano
una caratteristica comune: sono scale «regolari», che si ottengono, cioè, intonando
quinte di identico tipo. A partire da questa impostazione, durante i secoli dal XVI al XVIII
vennero proposte numerose varianti, sia con quinte più grandi che con quinte più piccole
di quelle del temperamento medio.
Se riduciamo un po’ di più le quinte - come proposero Francisco Salinas (1513-90)
e altri teorici - otteniamo necessariamente terze minori e seste maggiori realmente pure
ma le quinte divengono inaccettabili.
Più ragionevole è ridurre le quinte di meno che nell’accordatura del tono medio, e
proposte di questo tipo abbondarono durante il Barocco come mezzo per attenuare i
«lupi». Ciò di cui i teorici non si accorsero fu che, ampliando le quinte, le terze maggiori si
stonavano molto più sensibilmente di quanto migliorassero i «lupi»; per di più, l’assenza
di intervalli puri rendeva più difficile e imperfetta l’accordatura.
Per tutti questi motivi, malgrado l’abbondanza delle proposte alternative,
l’intonazione del tono medio - che riduceva ogni quinta di quel tanto necessario per
produrre terze maggiori pure - fu quella che sempre prevalse nella pratica.
8. Il temperamento francese
Durante il Barocco i musicisti francesi si allontanarono dalla regolarità
dell’accordatura mesotonica per cercare di ottenere una maggiore libertà di modulazione,
pur mantenendo per quanto possibile la purezza delle terze. Negli ultimi decenni del XVII
secolo i francesi utilizzavano già un’intonazione media modificata che chiameremo
«tripartizione del lupo»: invece di ridurre 11 quinte su 12, ne venivano ridotte solo 9 e le
tre rimanenti risultavano leggermente larghe. In questo modo scompariva la «quinta del
lupo».
Più interessante era ciò che accadeva alle terze maggiori. Con l’accordatura
mesotonica abbiamo 8 terze pure e 4 «lupi». La «tripartizione del lupo» otteneva in
cambio 6 terze pure, 4 accettabili e solo 2 «lupi». Se potevano utilizzare
enarmonicamente il Mib come Re# e il Sol# come Lab.
Accordature di questo genere continuarono ad essere utilizzate in Inghilterra fino
alla metà del secolo XIX.
In Francia, però, l’evoluzione ben presto si spinse oltre e, dato che con la
«tripartizione del lupo» si era ottenuta la possibilità di usare l’enarmonia per due note,
non si tardò ad arrivare ad un sistema in cui solamente alcune (tipicamente 7) quinte
«diatoniche» seguivano l’accordatura mesotonica (producendo solo tre terze maggiori
pure: Do-Mi, Sol-Si e Re-Fa#); le altre quinte andavano allargandosi gradualmente in
direzione dell’antico «lupo», più rapidamente verso i bemolli. Con una tale asimmetria -
percepibile sebbene non troppo pronunciata - le tonalità con i diesis risultavano un po’ più
consonanti di quelle con i bemolli.
È questo il tempérament ordinaire ovvero tempérament établi della Francia del
XVIII secolo e degli Enciclopedisti. Tutte le descrizioni dell’epoca sono empiriche: il
sistema era troppo complesso per i matematici dell’epoca. Nella pratica, era senza dubbio
di grande effetto: tutte le quinte erano buone e tutte le terze erano eseguibili, benché
andassero da quelle pure alle peggiori, appena tollerabili.
Si poteva utilizzare integralmente l’enarmonia e si poteva lavorare in tutte le
tonalità, benché «le tonalità naturali possono godere di tutta la purezza dell’armonia,
mentre le tonalità trasposte, che si utilizzano nelle modulazioni meno frequenti, offrono
validi espedienti al musicista quando gli occorrono espressioni più accentuate»4.