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Da Recitare Nei Giorni Di Festa - Archivio Giuliano Mesa
Da Recitare Nei Giorni Di Festa - Archivio Giuliano Mesa
ai sans papiers
II
“Caro Giacomo,
ti mando questa lettera
per farti sapere
che mi trovo bene.
Non mi parli dei fratelli
e o paura che se trovano
sotto alearmi
e che vi trovate in brutte condizioni
con la guerra.
Se il signore mi lasia la salute,
presto ritornerò,
e se potete
risparmiatemi un po di uva,
che per natale sono a casa.”
III
Le artiglierie sparavano
e noi correvamo verso casa
nella tormenta di neve.
Le strade erano gelate.
Interminabili convogli.
Dai carri
cadevano bambini morti.
(und schön
und schnell)
IV
¡Cuidate
del futuro!
VI
I aparecc i gniven sò
e i mitraglieven.
(A gh’era di persunêr
ch’i-s mitiv’n in cò un giurnel,
a-t capirê!)
A partiv’n a la matèina,
a scavéven al fósi.
Dop, inséma, agh-mitìven ‘na craus.
A stéven lè.
A sembréva
d’es’r a la fin dal mond.
VII
VIII
NOTE
II
1-3: Testimonianza orale, nel dialetto di Salvaterra (provincia di Reggio Emilia), di mio
padre sulla sua prigionia nei campi di concentramento nazisti fra il 1943 e il 1945: «Mio padre
è venuto a prendermi / ma è arrivato il giorno dopo. / I Tedeschi mi avevano già portato via.»
4 sgg.: Da una lettera di mio padre spedita alla famiglia dal campo di Fullen. Nell’elenco dei
campi di sterminio contenuto in Ideologia della morte di Domenico Tarizzo (Il Saggiatore,
Milano, 1963) si trova questa descrizione: «FULLEN (Vestfalia), campo per ammalati
(Lazarett) e di sterminio a pochi chilometri ad ovest di Meppen, lungo il confine olandese,
costituito da sole 5 baracche di legno. Era conosciuto come il ‘Lager della morte’».
III
1-8: Dalla biografia di César Vallejo: cfr. Georgette de Vallejo, César Vallejo. Obras completas,
Laia, Barcelona, 1977, III.
9: «Morirò a Parigi sotto l’acquazzone»: è il primo verso di Piedra negra sobre una piedra blanca,
1936, di Vallejo.
11-12: «Bambini del mondo / se cade Spagna»: sono i primi due versi di España, aparta de mí este
cáliz (1937) di Vallejo.
19: «tutto nel mondo è alla rovescia»: dai Quaderni di Voronež (1935-1937) di Osip Mandel’štam.
23-27: Mandel’štam morì il 27 dicembre del 1938 nel lager di transito di Vtoraja Recka,
presso Vladivostok.
30: «Stai attento al futuro!»: è il verso conclusivo di España, aparta de mí este cáliz.
VI
«Eravamo una squadra. / Dovevamo scavare le fosse per i morti. / Le facevamo tutte ben squadrate. /
Era diventato / proprio un bel cimitero. // Gli aereoplani scendevano in picchiata / e mitragliavano. /
(Alcuni prigionieri / si coprivano la testa con dei giornali, capirai!) // Partivamo la mattina /
scavavamo le fosse. / Poi, sopra, ci mettevamo una croce. // Stavamo lì, / sembrava di essere alla fine
del mondo»: dalla testimonianza orale di mio padre riferita al campo di Fullen.
VII
I versi in italiano sono basati sulle cronache giornalistiche – in particolare quelle di Anna
Maria Merlo ne «il manifesto» – dello sgombero messo in atto dalla polizia parigina il 23
agosto 1996 nella chiesa di Saint-Bernard per scacciarne i sans papiers che l’avevano
occupata per protestare contro le cosiddette «leggi Pasqua».
I versi in francese sono tutti ricavati dalle frasi che chiudono le «lasse» del Voyage au bout de
la nuit, 1932, di Céline. Ne do qui una versione indicativa: «la guerra, la guerra non finiva»;
«l’ho notato»; «questione di tempo, soltanto: trappola nel fondo delle fanghiglie tenaci e delle periferie
ribelli»; «ho provato, non ne vale la pena»; «lei non voleva più morire, mai più – non credeva più alla
sua morte»; «non più vita al mondo per nessuno, solo un poco per lei e tutto quasi finito»; «lei non
voleva più morire, mai più».
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VIII
1-2: I versi – formulari – sono tratti da Esiodo, Teogonia, 58-59 (cfr. M. L. West, Hesiod
Teogony, Oxford, Clarendon Press, 1966) e sùbito seguiti dalla versione, postuma, di Cesare
Pavese (Einaudi 1982).
6 sgg.: E’ un adattamento dal Cantico dei Cantici, VIII, 1-2, verificato sulla Septuaginta e sulla
Vulgata e letto secondo la cosiddetta «interpretazione naturalistica» (condannata dal
Concilio Ecumenico Costantinopolitano II nel 553 d. C.).
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