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Ruote Dentate

Nozioni di base

Meccanica Applicata alle Macchine 20-05-2016 – Proff. Callegari Massimo, Palpacelli Matteo
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Esempi di applicazioni di ruote dentate

Le ruote dentate sono il componente


meccanico più utilizzato in assoluto
per le trasmissioni di potenza tra
assi coincidenti, concorrenti, paralleli
o sghembi.
Motoriduttore: riduttore a
ingranaggi accoppiato ad un
motore elettrico
Ruote dentate

Ruote dentate dalla nano alla macro scala

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Cambio automobilistico
Ruote dentate

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Riduttore ortogonale a due stadi:


ingranaggio a denti elicoidali + ingranaggio a vite
Ruote dentate

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Riduttore ortogonale:
ingranaggio conico a denti elicoidali (spiro conico) +
ingranaggio bielicoidale
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Riduttore ad assi paralleli di grande dimensione per


argani di sollevamento
Ruote dentate

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Ingranaggi epicicloidali (treni planetari)


Ruote dentate

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Microingranaggi
Ruote dentate

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Esempi vari
Ruote dentate

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Nomenclatura
Rotismo ordinario
Ruota dentata: organo in grado di
trascinarne un altro per mezzo di
denti che entrano successivamente in
contatto

Ingranaggio: meccanismo composto Ingranaggio esterno

da una coppia di ruote dentate e dal


telaio

Treno di ingranaggi o rotismo: Treno planetario

sistema formato da più ingranaggi


Ruote dentate

Treno planetario: rotismo in cui


almeno uno degli assi ruota attorno Ingranaggio interno

ad un altro

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Due ruote tra le quali avviene trasmissione del moto sono dette
coniugate: se la conduttrice e la condotta si possono scambiare il
ruolo, sono dette reciproche; se possono invertire il senso di rotazione
formano una coppia invertibile.

Il rapporto di trasmissione τ è definito come rapporto tra le velocità


angolari della ruota conduttrice e di quella condotta e vale:

 2 R1 z
    1
1 R 2 z 2

dove R è il raggio della primitiva e z è il numero di denti; in realtà τ


indica il modulo del rapporto di trasmissione, in quanto esso può essere
Ruote dentate

positivo o negativo in base alla concordanza del verso di rotazione delle


due ruote: ruote esterne hanno verso di rotazione opposto e il rapporto
delle velocità angolari sarebbe negativo, viceversa per ruote interne.

A volte viene anche definito come rapporto di trasmissione il suo


inverso i ; spesso si utilizza il simbolo τ a prescindere.
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Ingranaggi
ad assi
paralleli:
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Ingranaggi
ad assi
concorrenti:

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Ingranaggi ad assi sghembi:


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Ingranaggi
epicicloidali
(treni
planetari):

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W è la larghezza di fascia. La distanza tra la primitiva e la


circonferenza di testa (o di troncatura) si dice addendum a, quella
tra la primitiva e la circonferenza di piede dedendum d : la loro
somma è l’altezza h del dente. La parte del profilo dentato che
sporge dalle primitive (nelle ruote esterne) è chiamato costa del
dente, la parte interna fianco.

W
Ruote dentate

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Il passo p è la lunghezza dell’arco di primitiva compreso tra due profili


omologhi consecutivi. L’angolo di pressione α è l’angolo acuto tra il
raggio passante nel punto di intersezione del profilo con la
circonferenza primitiva e la tangente al profilo in quel punto.
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Profilo ad evolvente

Per spiegare la genesi degli


ingranaggi con profilo ad
evolvente è utile considerare
la trasmissione del moto tra
due assi paralleli mediante un
filo che si avvolge su delle
pulegge.

Sui due alberi 1 e 2, sono


montate due pulegge di raggio
r1 e r2; su queste pulegge è
avvolto un filo che viene
mantenuto teso.

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ingranaggi - pag. 16
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Ora la puleggia 1 viene posta in rotazione con verso antiorario,


su di essa si avvolge il filo, il quale va a svolgersi dalla puleggia
2, quest’ultima avrà un moto rotatorio con verso orario.

La velocità periferica delle due pulegge è ovviamente la stessa


ed è la velocità della parte rettilinea del filo:
v  1r1  2 r2
da cui si ottiene immediatamente il rapporto di trasmissione
2 v r2 r1 R1
   
1 v r1 r2 R2
dove si sono anche introdotti i raggi delle circonferenze primitive
(R1,R2) che idealmente corrispondono a due ruote che rotolano
senza strisciare l’una sull’altra con le velocità angolari indicate
(ruote di frizione).

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 
Dai triangoli O1Q1 P e O2Q2 P si ottiene:

r1  R1 cos  e r2  R2 cos 

da cui deriva l’espressione dell’interasse i :

 r1  r2 
i  R1  R2 
cos 

Conoscendo il raggio delle pulegge e l’interasse si può


determinare l’angolo di pressione, che fornisce la direzione delle
forze scambiate dalle due pulegge.

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L’evolvente sulla circonferenza base r2 è la curva in rosso.

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Consideriamo le due primitive


del moto che sono le due
circonferenze p1 e p2 tangenti
in C di raggio R1 e R2.
Il rapporto di trasmissione
vale:

 2 R1 z
    1
1 R 2 z 2

Consideriamo una retta l detta


retta di azione inclinata
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dell’angolo di pressione α
rispetto alla retta e tangente
alle primitive. La retta l è
tangente ai cerchi base Cb1 e
Cb2.

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Consideriamo la retta l*
ortogonale ad l. Quando
l rotola su un cerchio
base, l* inviluppa una
curva che costituisce il
profilo del dente. Tale
profilo è detto ad
evolvente.

In maniera speculare si
determina il profilo
opposto del dente, e
ripetendo la procedura
Ruote dentate

facendo rotolare l
sull’altro cerchio base si
ottengono i profili del
dente della seconda
ruota.

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Infine i profili del dente


vengono troncati con la
circonferenza di testa
(all’esterno) e con la
circonferenza di piede
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all’interno).

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Durante l’ingranamento,
poiché l’evolvente è
sempre perpendicolare
ad l, tutti i punti di
contatto tra i denti
giacciono sulla retta
d’azione all’interno del
segmento IA-IB delimitato
dai punti di intersezione
tra le circonferenze di
testa e la retta d’azione.
Di conseguenza la forza
Ruote dentate

di contatto tra i denti è


orientata sempre lungo
la retta di azione l; ciò
evita l’insorgere di
fenomeni vibratori.

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Inoltre si può
dimostrare facilmente
che una variazione
dell’interasse delle
ruote non pregiudica il
funzionamento: il
rapporto di
trasmissione rimane
inalterato, così come le
proprietà di
ingranamento sopra
descritte della
dentatura ad evolvente.
Ruote dentate

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Tuttavia, a seguito di una


modifica dell’interasse si
ha una variazione
dell’angolo di pressione.
C
Infatti, rimanendo invariate
le circonferenze base che
sono delle circonferenze
«fisiche» definite al
momento della creazione
dei denti delle ruote, varia
l’inclinazione della retta l
tangente ad esse.
Ruote dentate

Anche le circonferenze
primitive di lavoro
C
cambiano, rimanendo
tangenti in C.

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Forze scambiate nelle ruote a denti dritti

Le forze che due ruote dentate in


presa si scambiano dipendono dal
numero di coppie di denti in
ingranamento, dal punto attuale di
contatto sulla retta d’azione e dal
rendimento della trasmissione.

Con ottima approssimazione si può


immaginare una sola coppia di
denti in presa e ci si può riferire ad
un contatto privo di attrito nel
Ruote dentate

punto C di tangenza delle rispettive


circonferenze primitive.

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Perché sia possibile la


trasmissione del moto, ogni
albero recante una o più
ruote deve essere vincolato
radialmente e assialmente
in modo che le reazioni
fornite da tali vincoli
soddisfino le equazioni
cardinali della statica.

  F  0
Equazioni cardinali della statica: 
 M  0

Proiettate sugli assi coordinati, esse corrispondono a sei equazioni scalari.


Ruote dentate

Nel caso di ruote cilindriche a denti dritti non compare la spinta assiale e la
corrispondente reazione nei cuscinetti e quindi non occorre scrivere la
relativa equazione di equilibrio.

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Nell’ipotesi di assenza di attrito, la potenza


trasmessa dalla i-esima ruota di una
trasmissione si può scrivere:

Pi  M ii  Fti rii


r i
Fti
Pi = potenza trasmessa dalla ruota [W]
Mi = coppia agente sulla ruota [Nm] ωi
Fti = forza tangenziale agente sulla ruota [N]
ri = raggio della ruota [m]
ωi = velocità angolare [rad/s]
Ruote dentate

È bene stabilire con chiarezza il verso delle ω


per determinare correttamente il verso di Ft

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Per le proprietà geometriche


dell’evolvente il contatto tra i profili a
coniugati dei denti avviene lungo la
retta d’azione che è tangente a
entrambe le circonferenze di base e F
passa per il punto di tangenza C delle
circonferenze primitive. C

L’angolo formato con la tangente


Ruote dentate

comune alle primitive per il punto di


contatto è detto angolo di pressione α
e solitamente vale 20°.

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Le forze di contatto tra denti sono dirette come la retta d’azione e


hanno quindi componente tangenziale e radiale da contrastare con
l’adozione di cuscinetti portanti.

Coppia motrice
Coppia resistente
Cm1  Cr 2 
Ft12    
rp1  rp 2  F12 Ft12

Fr12  Ft12 tan 


Ruota 1 rp2
motrice ω2
Ft12
F12  Fr12
cos  Fr21
Ruote dentate

Ruota 2
ω1
F21   F12 condotta

Ft 21   Ft12 rp1
Fr 21   Fr12
Ft21 F21

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Se cambia il verso di rotazione della ruota motrice, anche il fianco attivo


delle dentature cambia e la retta d’azione diventa speculare a quella del
caso precedente.

Ruota 1
motrice

ω1
Ruote dentate

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Ruote dentate modulari

Si distinguono:

• ruote normali, nelle quali la sporgenza e la rientranza dei


denti, uguali per le due ruote coniugate, hanno valori
normalizzati;

• ruote corrette, nelle quali la sporgenza e la rientranza sono


in generale diverse per le due ruote coniugate e comunque
Ruote dentate

non hanno valori normalizzati.

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Ruote normali o modulari

Passando a considerare le ruote normali, il loro dimensionamento è


basato su una grandezza chiamata modulo m della dentatura:

p 2R
m 
 z

in cui p è il passo, z il numero di denti, R il raggio della primitiva

I valori del modulo, espressi in mm, sono normalizzati:


Ruote dentate

1 - 1,25 - 1,5 - 2 - 2,5 - 3 - 4 - 5 - 6 - 8 ...

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Per definire i parametri essenziali delle ruote dentate si fa riferimento al


processo di taglio (produzione delle ruote). Il metodo più semplice di
produzione per le ruote cilindriche è il taglio (asportazione di materiale) con
una dentiera rettilinea. Si parte da un disco con raggio esterno pari al raggio
di testa; la dentiera funge da utensile con un moto di taglio ortogonale al
piano della ruota.
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Durante il taglio la ruota gira e la dentiera trasla con le opportune velocità in


modo tale da avere la stessa velocità periferica in prossimità della linea L0.
In tal modo la circonferenza di raggio R e la linea L0 sono esattamente le
primitive del moto, tra loro in puro rotolamento. La circonferenza di raggio R
è detta anche primitiva di taglio.
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Utilizzando la dentiera standard si ha che lo spessore del dente s è pari a


metà del passo:
m
s
2
Inoltre l’addendum è pari ad m, mentre il dedendum è pari a 1.25 m.
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z 
Quindi il raggio di testa (o troncatura esterna) vale: re  R  m  m   1
2 
Mentre il raggio di piede (o di troncatura
z 
interna) vale: ri  R  1.25 m  m   1.25 
2 
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L’altezza del dente vale: h  a  d  2.25 m


Facendo riferimento al triangolo evidenziato in figura, Il raggio del cerchio base
vale:
rb  R cos 
Si ricorda che per le ruote standard europee l’angolo di pressione a vale 20°
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Ingranamento

Due ruote dentate ingranano correttamente se hanno:

• stesso modulo di taglio


• stesso angolo di pressione di taglio

Allo stesso tempo le ruote possono avere:

• diverso numero di denti


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• diversa correzione di taglio


• diversi addendum e dedendum

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Le ruote in figura ingranano perfettamente, ovvero senza gioco; ciò significa che
lo spessore del dente di una ruota è pari al vano dell’altra: CD=EF.
Imporre il gioco nullo tra due ruote significa imporre l’interasse di montaggio, e di
conseguenza le grandezze derivate (angolo di pressione di lavoro, primitive di
lavoro).
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Nel caso più semplice delle ruote normali (senza correzione di taglio) in cui si
abbia gioco nullo si ha che:
• lo spessore del dente è uguale al vano ed è pari a metà passo;
• le primitive di lavoro corrispondono a quelle di taglio e l’interasse è pari a
R1+R2 (interasse di riferimento);
• L’angolo di pressione di lavoro αL corrisponde a quello di taglio α.
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Se l’interasse di montaggio è maggiore di quello di riferimento si crea gioco circonferenziale


tra i denti. In generale si evita la condizione di gioco nullo tra i denti poiché le dilatazioni
termiche potrebbero portare a condizioni di interferenza.
Quindi l’interasse di montaggio è sempre lievemente maggiore di quello di
riferimento.
Se l’interasse di montaggio è imposto ed è minore rispetto a quello di riferimento, non è
possibile utilizzare ruote normali, ma bisogna ricorrere a ruote con correzione di taglio
(negativa).
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Interferenza nelle ruote a denti dritti


Durante l’ingranamento bisogna
garantire che il contatto tra i denti
avvenga nel modo corretto
ovvero con condizione di
tangenza tra i profili.
Nella dentatura ad evolvente,
solo la parte di profilo esterna
alla circ. di base è effettivamente
un evolvente; se la circ. di piede
è interna a quella base, la parte
di profilo compresa tra le due non
è un evolvente (è una trocoide se
vengono utilizzati gli utensili di
taglio standard).
Ruote dentate

Quindi il contatto tra i denti


deve essere limitato alle
porzioni di profilo che sono ad
evolvente altrimenti si
presenta il problema
dell’interferenza.

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A scopo illustrativo, nella


figura a fianco la circ. di testa
della ruota 1 è stata
aumentata esageratamente;
essa interseca la circ. base
della ruota 2. Invece la circ.
di piede della ruota 1
coincide con quella base, per
cui tutto il profilo è ad
evolvente.
Di conseguenza alla
geometria della ruota 1, nella
ruota 2 il dedendum è molto
elevato, mentre l’addendum
Ruote dentate

è molo piccolo, con una


forma del dente scavata alla
base. Come già detto, il
profilo tra circ. di base e circ.
di piede della ruota 2 non è
un evolvente.

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La figura rappresenta vari


istanti di contatto tra i
denti:
I) Non c’è contatto
II) Primo istante di
contatto in A1
II – VI) Contatto regolare
con profili ad evolvente
tangenti
VII) Contatto non regolare
con compenetrazione
Ruote dentate

teorica; sulla ruota 2 il


contatto è all’interno della
circ. base dove il profilo
non è più ad evolvente.

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Il problema dell’interferenza
si presenta quando i punti di
contatto, i quali sono
determinati dal segmento
delimitato dai punti A1 A2
(intersezioni delle circ. di
testa con la retta d’azione),
oltrepassano gli estremi Q1
e Q2, che sono i punti di
tangenza tra retta di azione
e circ. di base.
Ruote dentate

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La condizione di non
interferenza può essere
quindi espressa come:

 PA1  PQ1

 PA2  PQ 2

Oppure:

re ,1  O1Q
2

re ,2  O2Q1
Ruote dentate

Nell’esempio trattato la
seconda condizione non è
verificata.

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Nel caso di ingranamento ruota-dentiera (relativo al taglio) la condizione di


non interferenza diventa PA<PQ, ovvero la linea di testa della dentiera deve
essere superiore al punto Q:

 
aD  R  rb cos   R 1  cos 2   R sin 2  
mz 2
2
sin 
Ruote dentate

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Considerando che l’addendum della dentiera (nominalmente pari a 1.25 m,


come illustrato in figura) è spesso inferiore (aD=m) per motivi di realizzazione
dell’utensile e per la presenza di raggi di raccordo, la precedente relazione
diventa:
2
z
sin 2 
Ruote dentate

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2
z
sin 2 

La precedente relazione vale per ruote normali e impone un numero minimo di


denti per le ruote dentate realizzate tramite dentiera.

Per un angolo di taglio pari a 20° il valore minimo di denti è pari a 17.

Se si vuole una ruota con meno di 17 denti si deve ricorrere a spostamento per
soddisfare la condizione geometrica PA<PQ. Infatti, se si sposta di c la
dentiera, varia la posizione del punto A, e la condizione di non interferenza
Ruote dentate

diventa:

mz 2 2 1  x 
aD  c  R  rb cos   aD  xm  sin   z 
2 sin 2 

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Il proporzionamento modulare bilancia le opposte esigenze di avere denti alti per


la continuità della trasmissione e bassi per ridurre gli strisciamenti; pertanto
assume:
a = m – d = 1,25m – h = 2,25m
La larghezza di dentatura W varia solitamente tra 5 m e 40 m. L’angolo di
pressione α è correlato al minimo numero di denti (per cui sarebbe opportuno
assumesse valori elevati) ed agli sforzi radiali sui cuscinetti (per cui sarebbero
preferibili valori bassi): esso vale solitamente 20°.
Affinché si abbia continuità nella trasmissione, occorre che l’arco d’azione sia
maggiore del passo; poiché la lunghezza L del segmento di contatto è uguale a
quella s dell’arco d’azione per cos α, si ha:

 a a  a  a2
R1 sen 2    2  1  1  R2 sen 2    2  2    R1  R2  sen 
L  R1  R1  R2  R2
s 
Ruote dentate

cos  cos 

La condizione menzionata è sempre soddisfatta; infatti, per es., per dentature


modulari con R1=R2 e α=20° essa fornisce z>3.

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Le condizioni di non interferenza impongono restrizioni maggiori; infatti porre un


limite superiore alla lunghezza del raggio di testa significa limitare il modulo e
quindi, fissata la circonferenza primitiva, porre un limite inferiore al numero di
denti. Nel caso di proporzionamento modulare di ruote esterne, si ottiene:
2
z
1 1  1  α
  2   2  1 sen 2
    
che nel caso di accoppiamento con dentiera
(il caso più sfavorevole) diventa:
2
z
sen 2
Si deducono, per esempio, i valori:
Ruote dentate

α 15° 20° 25°


zmin 30 17 12
Per ruote interne il valore zmin è superiore:
2
z
1 1 2  Fig. (II.3.2) 9. Condizioni di interferenza
 2    1 sen 2
   
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Ruote dentate elicoidali


Non sempre si utilizzano ruote dentate a denti dritti; spesso si utilizzano ruote
a denti elicoidali, ovvero ruote che hanno sezione trasversale uguale a quelle a
denti dritti, ma le varie sezioni sono sfasate in maniera tale che lo sviluppo
tridimensionale dei denti corrisponde ad un elicoide.
Ruote dentate

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Per immaginare come si traccia il profilo tridimensionale di un dente


elicoidale consideriamo un cilindro di raggio pari al raggio base.
Immaginiamo di srotolare dalla superficie del cilindro un foglio.
Se su tale foglio facciamo un taglio inclinato di un angolo yb, il lembo tagliato
traccia una superficie elicoidale che rappresenta il fianco del dente.
Ogni intersezione di tale superficie con un piano ortogonale all’asse del
cilindro è un evolvente di cerchio.
Ruote dentate

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Nella figura sotto è rappresentato un dente completo.


La circonferenza primitiva è tratteggiata. Se si identifica un punto come
l’intersezione tra la circ. primitiva e un profilo ad evolvente, muovendosi
lungo la larghezza di fascia W (direzione assiale) tale punto descrive
un’elica.
Ruote dentate

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Se si taglia la superficie cilindrica primitiva di raggio R lungo una generatrice


e la si srotola per ottenere un piano, l’elica sulla superficie primitiva diventa
una serie di segmenti inclinati di un angolo y.
Il passo H dell’elica è legato all’angolo dalla seguente relazione:

2 R
tan 
H
Ruote dentate

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L’angolo d’elica varia a seconda del raggio su cui si considera l’elica.


Si consideri infatti la figura sotto; si vede come la sezione del dente ruota di
un angolo γ quando si percorre la larghezza di fascia W.
Quindi a partire dalla relazione ottenuta nella slide precedente si può scrivere
per la circonferenza primitiva:
R
tan 
W
mentre per la circ. base si ha:
 rb
tan b 
W

Quindi in generale si ha:


Ruote dentate

tan b tan tan r


 
rb R r

dove r indica un raggio generico

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Per capire come viene realizzata una ruota a denti elicoidali si consideri la
stessa dentiera del caso a denti dritti.
Affinché i denti siano inclinati di un angolo ψ anche la dentiera deve essere
inclinata dello stesso angolo, mentre la traslazione rimane sempre lungo
l’asse y. La sezione normale ai denti ha un passo pari a pn (passo normale),
mentre nel caso dei denti inclinati, la sezione sul piano y-z presenta un passo
diverso (passo trasversale) indicato con pt.
Non è necessario avere una dentiera specifica con i denti inclinati, ma basta
inclinare la dentiera a denti dritti dell’opportuno angolo.
Ruote dentate

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Dalla vista dall’alto e considerando


le sezioni A-A e B-B è facile intuire
che:
pn  pt cos

Essendo il passo normale legato al


modulo normale:
pn   mn

si definisce anche il modulo


trasversale:

mn  mt cos
Ruote dentate

Anche gli angoli di pressione


relativi alle due sezioni normale e
trasversale sono diversi.

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Nella figura sotto la freccia rossa è la normale alla faccia del dente.
Proiettando tale vettore sui piani x-y e y-z si ottiene:
OA  OB cos  n
OC  OA cos
OE  OC tan  t  OB cos  n cos tan  t

Vale anche:

OE  OB sin  n

Quindi:

OB sin  n  OB cos  n cos tan  t


Ruote dentate

tan  n  cos tan  t

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Nelle ruote cilindriche a denti elicoidali il rapporto di condotta cresce al


crescere dell’angolo d’elica. Infatti, facendo riferimento alla figura dove sono
rappresentate due cilindri di base con il relativo piano di azione, quando il
contatto si perde nella sezione anteriore, lo stesso dente nella sezione
posteriore è in ritardo di un segmento Wtanyb sulla retta d’azione.
I denti quindi non entrano in contatto e non si lasciano su tutta la fascia
contemporaneamente, ma gradualmente.
Ruote dentate

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Ricordando che il rapporto di condotta è calcolato come il rapporto tra il segmento di


contatto e il passo base (in questo caso trasversale), si ha ora:
rC  rC( t )  rC( L )
dove il primo termine della somma è analogo al rapporto di condotta nel caso dei denti
dritti ma considerando il passo base trasversale, mentre il secondo termine è:

W tan b
rC( L ) 
pb ,t
Ruote dentate

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Forze scambiate tra ruote dentate a denti
elicoidali
La forza F trasmessa da un ruota è
uguale ed opposta a quella di
reazione della ruota accoppiata e
può essere facilmente determinata
nelle sue 3 componenti in funzione
della coppia trasmessa:

C
Ft 
R
C tan  n
Fr  Ft tan  t 
Ruote dentate

R cos
C
Fa  Ft tan  tan
R

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Forze scambiate tra ruote dentate a denti elicoidali

Il modulo della forza complessiva


vale:
C
Fn 
R cos  n cos
Ruote dentate

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Forze scambiate tra ruote dentate a denti elicoidali

Versi delle spinte assiali


in base al verso di rotazione, all’avvolgimento dell’elica ed al ruolo
(conduttrice o condotta) di ciascuna ruota

A è la forza assiale
che viene esercitata
sulla relativa ruota e
che si scarica sui
cuscinetti reggispinta.
Ruote dentate

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Ruote coniche

Le ruote dentate coniche vengono utilizzate quando si deve effettuare una


trasmissione tra assi non paralleli, ma concorrenti.
Es: dall’albero longitudinale della trasmissione all’albero trasversale delle
ruote in un’automobile.
Le ruote coniche ad assi concorrenti sono caratterizzate da superfici
primitive coniche con il vertice O in comune in corrispondenza
dell’intersezione degli assi di rotazione.
Durante il moto il punto O rimane fisso rispetto ai sistemi di riferimento solidali
a ciascuna ruota e rappresenta quindi il centro del moto relativo sferico tra
le due ruote.
Ruote dentate

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Si assume che ci sia una sola


coppia di denti in presa e che il
risultante delle pressioni
specifiche di contatto sia
applicato sulla generatrice di
γ1
contatto nel punto di mezzo P
della larghezza di dentatura. rm
γ2
è il raggio della sezione
trasversale del cono primitivo
del pignone passante per P.
Ruote dentate

Il rapporto di trasmissione tra la ruota 1 (conduttrice) e la ruota 2 (condotta) è


espresso dalla relazione:

2 z1 rm1 sen1
    L’angolo tra gli assi delle due ruote Σ = γ1 + γ2 è
1 z2 rm 2 sen 2 un dato di progetto (spesso pari a 90°).

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Forze scambiate nelle ruote coniche
La determinazione delle forze Cm  Ft 
Ft   F  
parte sempre dalla conoscenza rm  cos  
della coppia trasmessa, che
consente di ricavare Fn  Ft tan 
immediatamente la componente θ
tangenziale Ft della forza di Fa  Ft tan  sin 
interazione. È possibile utilizzare
lo schema seguente.
Fr  Ft tan  cos 

Ft

F  rm
Ruote dentate

Fa Fr
Fa Fr

δ

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Si analizzino le forze che il pignone


motore 1 esercita sulla ruota condotta 2.
Sul piano normale alla direttrice di
contatto tra i coni primitivi, le componenti
della forza dirette tangenzialmente Ft12 e
normalmente Fn12 alla superficie conica
primitiva sono legate dalla relazione:
La forza normale si scompone poi nelle 2
direzioni radiale ed assiale:

 Cm 
 Ft  
Fn12  Ft12 tan   rm 

Fa12  Fn12 sen 2  Ft12 tan  sen 2


Ruote dentate

Fr12  Fn12 cos  2  Ft12 tan  cos  2

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Ingranaggio a vite
Il maggior difetto degli ingranaggi a vite è il loro modesto rendimento,
inferiore a quello di un treno equivalente di ingranaggi cilindrici (o di
un treno planetario equivalente, se ben progettato). L'ingranaggio a
vite si presta bene a trasmettere potenze notevoli in relazione al suo
ingombro modesto.
Ruote dentate

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I materiali di cui è costituita la coppia (di solito acciaio cementato,


temprato e rettificato per la vite, e bronzo fosforoso per la ruota)
devono però essere di elevata qualità e le tolleranze di fabbricazione
assai ridotte.

L'ingranaggio a vite deve inoltre essere montato con cura, in modo da


avere elevata rigidezza e corretto posizionamento relativo tra vite e
ruota.
Ruote dentate

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La vite senza fine viene


definita in base al suo
diametro primitivo dm1 , al
numero dei denti z1
avvolti ad elica sul
cilindro di diametro
interno df e diametro
interno da.
Ruote dentate

Dimensioni base della vite

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Ruota di forma toroidale i cui


denti possano ingranare
perfettamente con quelli
della vite e abbiano stesse
dimensioni e stessa
inclinazione. Si definisce il
numero dei denti della ruota
con z2.
Ruote dentate

Dimensioni base della ruota

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Quando la v.s.f. gira a velocità n1 , la ruota gira a velocità n2 tale che:


z1
n2  n1
z2

Il gruppo descritto prende il nome di ingranaggio a vite, in cui gli assi


sono posti a 90°. Dato che z1 è in genere estremamente basso, il
valore del rapporto di velocità può essere molto elevato, ovvero si hanno
solitamente elevati rapporti di riduzione.
Ruote dentate

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Le dimensioni principali della V.S.F. Sono:

pz1  d m1 tan  m  pz1 è il passo assiale della singola


elica di inclinazione γm
p z1 d m1 tan  m 
px   px è il passo assiale tra due denti
z1 z1
dove successivi
p x d m1 tan  m 
mt   mt è il modulo assiale
 z1
mn è il modulo normale
mn  mt cos m  (ortogonalmente all’elica media)
Ruote dentate

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Le dimensioni principali della ruota sono:


• L’angolo dell’elica γm (sulla sezione mediana), uguale a quello della vite
• L’angolo di pressione sul profilo ad evolvente, dato da αt
• Il modulo tangenziale mt2, uguale al modulo assiale della vite senza fine mx1
Ruote dentate

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