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Domande
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Amor sacro e amor profano e’ un quadro di tiziano vecellio dipinto negli anni ’70-80 del xvi secolo, che la
bonfiglioli analizza confrontandolo con il der ercules di durer e con ERCOLE AL BIVIO CARRACCI per
sottolineare un passaggio importante nella concezione dello spazio e della sua rappresentazione.. nel der
hercules, infatti, la dualita’ incarnata dalle personificazioni di virtu’ e vizio, separate da una figura di albero, si
rispecchia nel paesaggio retrostante, che nel primo caso e’ in salita e nel secondo caso e’ in discesa, a
rappresentare l’opposizione delle due strade proposte dalle due allegorie. in tiziano, invece, riscontriamo
innanzitutto un’inversione rispetto alla raffigurazione di durer: dietro ad amor sacro si staglia una pianura,
dietro ad amor profano, invece, un colle. osserviamo una terza figura, fondamentale per l’interpretazione
globale dell’opera: eros, che, stando in mezzo alle due donne, fa da anello di congiunzione tra esse. ma non si
tratta solo di questo: egli e’ la chiave interpretativa in base a cui va letta la rappresentazione del paesaggio
retrostante: eros e’ mitologicamente figlio di poros e penia, secondo il mito narrato nel simposio, che riunisce
in se’ le caratteristiche dei genitori, senza tuttavia rappresentarne la copia; egli e’ altro da loro, eppure legato a
loro per discendenza, e pertanto terzo rispetto ad essi. in virtu’ di questa sua condizione, egli ben si presta a
rappresentare il concetto di terzita’ indispensabile ad interpretare il paesaggio: in esso infatti tiziano introduce
la figura umana sullo sfondo, assente in durer, e l’elemento antropico del castello, entrambi utili a leggere lo
Il Quadro di tiziano rappresenta quindi una tappa fondamentale nello sviluppo della concezione dell’uomo
modern dello spazio: dalla dualità del primo Cinquecento che propone durer, si passa alla logica del terzo
dell’opera di Tiziano, fino a quando, agli inizi del Seicento, alla pratica corografica ripresa da pittore Veneto si
sostituisce la pratica e la mentalità più propriamente cartografica, che porteranno Magini a ritrovarsi incapace
di comprendere una rappresentazione corografica come quella di Danti, che oltre al linguaggio scientifico-
geometrico contempla anche il linguaggio pittorico e quello verbal.
Nella trattazione portata avanti dalla Bonfiglioli, si sostiene l’ipotesi per cui Danti si sia dovuto trasferire a
Bologna da Firenze per essere stato coinvolto in certi “scandali”, a cui si fa riferimento in alcune lettere. Viene
ritenuto che tali scandali siano da ricondurre al periodo in cui Francesco I de medici salì al potere, e giudicò
scandalose le raffigurazioni cosmografiche di Danti in quanto, rifacendosi al modello tolemaico della sfera e del
reticolo, eliminava definitivamente la componente allegorica dalla rappresentazione del cosmo, e con essa la
componente trascendentale e divina: Danti non assegnava più a Dio la prerogative di conoscere gli spazi, dal
momento che gli spazi erano dati necessariamente dalla struttura globulare del mondo; concedeva al divino,
semmai, il potere di stabilire quando e come l’uomo avrebbe potuto scoprirli.
- SFERA ARMILLARE
La sfera che preoccupa danti è quella della terra, è necessarioadottare lo stesso linguaggio di descrizione
astronomica. La sfera armillare ne è il paradigma
- SFERA DI SACROBOSCO
SFERICIZZAZIONE DELL'ECUMENE
Fenomeno che si svolse nel rinascimento, quando, con il recupero dell’impostazione tolemaica del reticolo, fu
possibile calcolare la superficie della terra sulla base di una sfera, attraverso la riduzione della supercicie a spazi
- GROTTESCHE DI PALEOTTI
Paleotti, nel suo discorso su qualcosa che non mi ricordo di preciso, un trattato sulla teoria delle immagini letta
in ottica controriformista, espone l’idea che l’arte sia tenuta a rappresentare la realta’ con il criterio della
verosimiglianza. Paleotti e’ consapevole del fatto che ogni immagine e’ sostanzialmente altro da cio’ che
rappresenta, ma e’ altrettanto cosciente del fatto che esistano diversi gradi di somiglianza tra l’oggetto
raffigurato e la sua raffigurazione: pertanto, condanna quelle immagini, generalmente simboliche e
allegoriche, che rappresentano una cosa e ne significano un’altra, dal momento che sono piu’ facilmente
interpretabili e travisabili, e quindi rendono maggiormente vulnerabile l’individuo che puo’ affidarsi solo
all’ausilio iconografico. Secondo paleotti, l’immagine deve essere trasparente nel suo comunicare, e da qui
nasce la sua critica al genere iconografico delle grottesche, troppo inclini al simbolismo e all’allegoria
STRABONE
Geografo del I sec. A.c/I sec d.C che scrisse le geografika, un’opera importante per il rinascimento in particolare
per il concetto di chora proposto da strabone, cioe’ uno spazio su cui vivono uomini che praticano delle
attivita’ e degli esercizi, e che in forza di tali pratiche cambia in qualche modo natura, senza tuttavia divenire
altro da se’. Cosi’ come eros incarna le doti genitoriali senza essere il doppio dei genitori, ma altro da essi; cosi’
come l’immagine non coincide esattamente con cio’ che rappresenta, ma non e’ nemmeno totalmente altro;
così anche la chora riunisce in se’ natura e cultura, ge e askeseis, senza essere totalmente altro dagli elementi
che la costituiscono ma senza coincidere con essi
- CONFLUENZA
- ALTERITÀ
Leandro alberti e brunetto latini. Scherzo. Non mi viene il nome del secondo, mi viene battista flavio, ma
non si chiama cosi’, uno dei due pero’ e’ con la B
VEDI LA DOMANDA SU STRABONE… CREDO. ANCHE SE DEL PAESAGGIO NE PARLA ALLA FINE IN QUELLA
PARTE CHE MI SA CHE MI DEVO RILLEGGERE
- ERDKUNDE
SAPREI DIRE SOLTANTO CHE I CASTELLI VENGONO GENERALMENTE RITRATTI DA DANTI IN CONDIZIONI
DI ROVINA, A SOTTOLINEARE IL TUTT’UNO CHE CREANO CON IL RILIEVO SU CUI SI TROVANO E QUINDI
L’EFFETTIVA TERZITA’ DELLA CHORA COSI’ COME VIENE INTESA DA STRABONE, E QUINDI CIO’ CHE
RIUNISCE IN SE’ NATURA E CULTURA, E TUTTAVIA NON SI IDENTIFICA CON NESSUNA DI QUESTE DUE
COMPONENTI
- COROGRAFIA
DISCIPLINA INDICATA IN UNA TAVOLA DI UNA DELLE DUE OPERE DI DANTI CHE NON RICORDO QUALE
SIA DI PRECISO E DI CUI NON RICORDO NEMMENO IL NUMERO DELLA TAVOLA, NELLA QUALE VIENE
CLASSIFICATA TRA LE SCIENZE MATEMATICHE. TUTTAVIA, LA SUA COLLOCAZIONE LIMINARE IN QUESTA
CLASSIFICAZIONE, CHE SI TROVA VICINA ANCHE ALLE ARTI MECCANICHE, TRA LE QUALI DANTI
INSERISCE LA PITTURA, LA SCULTURA E L’ARCHITETTURA, CI FA CAPIRE CHE SI TRATTA DI UNA
DISCIPLINA PARTICOLARE; ESSA, INFATTI, A DIFFERENZA DELLE ALTRE, SI AVVALE DI BEN TRE
LINGUAGGI: QUELLO PITTORICO, QUELLO MATEMATICO E QUELLO VERBALE. ED E’ PROPRIO IN VIRTU’
DI QUESTA CARATTERISTICA PECULIARE DELLA CARTOGRAFIA, CHE FA DI ESSA UNA DISCIPLINA CAPACE
DI ASSIMILARE TRE COMPONENTI SENZA VENIRE A COINCIDERE CON NESSUNA DI ESSE, MA
RIMANENDO ALTRO DA ESSE, CHE LE SI PUO’ ATTRIBUIRE LA CARATTERISTICA DELLA MEDIETA’:
PROPRIO COME, SECONDO LA VISIONE PLATONICA, ANCHE IL SUO OGGETTO DI STUDIO, CIOE’ LA COSA,
E’ DOTATO DI MEDIETA’, IN QUANTO (…VEDI DOMANDA SUI CASTELLI, SEMPRE SOLITA SQUACQUERA)
Opera che racchiude le rappresentazioni di due modi di concepire il mondo: il modello cosmogonico e
allegorico e il modello cosmografico. Per altre informazioni, squacquererei sulla sala della gvardaroba
LA CARTA E IL SOGNO
LO STATO E LO SPAZIO
UTOPIA IN FARINELLI
TOMMASO MORO
SALOMÈ