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Commento al Vangelo della Domenica di Bruno Moriconi, ocd

Domenica di Pentecoste Anno C


Gv 14,15-16.23b-26 (lo Spirito vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto)

15
Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; 16e io pregherò il Padre ed
23b
egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi per sempre, Se uno
mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui
24
e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie
parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha
mandato. 25Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. 26Ma
il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi
insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.

Lo Spirito Santo, Lui, vi insegnerà ogni cosa


“Se mi amate”, dice Gesù ai suoi, “osserverete i miei comandamenti; e
io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paraclito perché rimanga con voi
per sempre”. Questa condizione [“Se mi amate”] apparentemente senza
senso trova una sua spiegazione nelle parole che seguono a partire dalla
seconda parte del versetto 23.

Dal momento che noi (senza il cuore nuovo dello Spirito Santo), non
saremmo capaci, né di amare Gesù come merita, né di osservare i suoi
comandamenti, che si identificano con lo stesso amore, questa condizione
[“Se mi amate”] sarebbe di fatto illogica. Ma è precisamente per questo che
Gesù, con quel modo un po' strano di esprimersi con cui lo fa parlare il
quarto evangelista, assicura ai discepoli che chiederà al Padre di dar loro un
altro Paraclito, che stia sempre con loro. In pratica, Colui che li renderà
capaci di amare come desidera Gesù.

Paráklêtos è un termine legale che vuol dire “chiamato al fianco”, ossia


“avvocato” (ad vocatus), di conseguenza, “difensore” e anche “consolatore”.
Gesù parla di un altro Paraclito, perché il primo è Lui, nonostante sia
chiamato così soltanto una volta, nella prima lettera di Giovanni. “Figlioli
miei”, si legge in quello scritto, “vi scrivo queste cose perché non pecchiate,
ma se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paraclito presso il Padre: Gesù
Cristo, il giusto” (1Gv 2,1).

Riferito a Gesù, “paraclito” indica, come risulta chiaro dal testo della
prima lettera di Giovanni, la sua missione di mediatore nostro che ha offerto
la sua vita per noi ed è nostra garanzia per sempre (“se qualcuno ha
peccato, abbiamo un Paraclito presso il Padre: Gesù Cristo, il giusto”).
Riferito allo Spirito, indica il suo titolo di portavoce di Gesù e del consolatore
che ci ha inviato per fortificarci come discepoli in mezzo alle ostilità del
mondo. “Se uno mi ama, osserverà la mia parola”, continua, infatti, Gesù, “e
il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di
lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate
non è mia, ma del Padre che mi ha mandato”.

Pronuncia queste difficili parole, non perché pensi che i discepoli che
le stanno ascoltando, le comprendano subito, ma perché è sicuro che,
all’arrivo sopra di loro dello Spirito che sta promettendo, le capiranno. Lo
lascia intendere quanto aggiunge: “Vi ho detto queste cose mentre sono
ancora presso di voi. Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà
nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho
detto”. Sarà proprio lo Spirito, l’altro Paraclito, a far rinascere nei cristiani il
ricordo dell’insegnamento di Gesù e, come loro nuovo cuore, Colui che li
eleverà a riconoscersi sempre più figli di Dio, come spiega bene san Paolo
nella sua lettera ai Romani.

“Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio”, scrive, “questi sono
figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella
paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del
quale gridiamo: Abbà! Padre! Lo Spirito stesso, insieme al nostro spirito,
attesta che siamo figli di Dio. E se siamo figli, siamo anche eredi: eredi di
Dio, coeredi di Cristo, se davvero prendiamo parte alle sue sofferenze per
partecipare anche alla sua gloria” (Rm 8,14-17).

Da parte nostra, con santa Elisabetta della Trinità1, possiamo pregare


così: “O Fuoco consumatore, Spirito d’amore, scendete sopra di me, affinché

1 Elisabetta della Trinità (1880-1906) è una monaca carmelitana francese, beatificata nel 1984 da Papa Giovanni
Paolo II e proclamata santa, da Papa Francesco, nel 2016. Volendo che la sua vita fosse una continua lode a Dio,
ha vissuto un intimo rapporto con la Trinità, straordinario, ma allo stesso tempo testimoniato con queste
semplici parole incoraggianti per tutti: “Trovo il Signore ovunque, tanto facendo il bucato, quanto stando raccolta
in preghiera”.
si faccia nella mia anima come un’incarnazione del Verbo ed io sia per lui [il
Verbo incarnato] un’aggiunta d’umanità nella quale Egli rinnovi tutto il suo
mistero” (Elevazione alla Santissima Trinità).

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