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BLOG - VOCI FUORI DAL CORO

IL CIELO SOPRA BERLINO

Roberto Rapaccini – SAN MICHELE - Tecnica mista digitale

Il tempo guarirà tutto. Ma che succede se il tempo stesso è una malattia?


(Da Der Himmel über Berlin, di Wim Wenders)

Una mia lettura giovanile terminava con questa frase “Non raccontate
mai niente a nessuno. Se lo fate, finisce che sentite la mancanza di tutti”
(Jerome Salinger, Il giovane Holden).
Ripensando la vita, scopro che la mia solidità era solo fittizia; la mia
esistenza si è articolata all’interno di una libertà apparente, vigilata da un
persistente provvisorio.
Convivono in me spirito e materia, termini in eterno conflitto, un
ossimoro che è apologia dell’imperfezione.
La precarietà, che pensavo non mi riguardasse, ha tuttavia reso sacro
ogni istante vissuto.
Ogni discrimine è irripetibile; può essere evocato nella memoria da
qualche sinestesia, da un odore, da un suono, da una percezione, ma non
può essere replicato, non può alimentare un’illusione di eternità.

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Nel vortice dei ricordi l’anima fluttua tra orrore e meraviglia, ristretta
dai lacci del tempo e dello spazio.
Ho fatto queste riflessioni qualche sera fa, rivedendo un film che mi è
molto caro, ‘Il cielo sopra Berlino’.
Nel film alcuni angeli acquistano la consapevolezza che i limiti degli
uomini non sono solo all’origine del dolore e dell’infelicità, ma ispirano
anche la gradevole inquietudine dei sentimenti, nonché l’effimera
trepidazione della nostalgia.
Per questo un angelo, Damiel, stanco della ripetitività di un’esistenza
eternamente spirituale e di fingere di meravigliarsi per le macchie sul
selciato delle prime gocce di pioggia, decide di liberarsi della sua
infinitezza per sentire finalmente un peso dentro di sé.
È attratto dalla disperata solitudine di una trapezista dal cuore puro,
Marion.
Decide di viverle accanto lasciando l’ordine a cui appartiene e la solidità
monocolore dell’Assoluto per assumere la condizione umana, una nuova
identità che richiede l’iniziazione all’incertezza del mondo sensibile e la
rinuncia a testimoniare per l’eternità la monotonia aurea del solo spirito.
Finalmente può confondere tempo ed esistenza.
“Il tempo guarirà tutto. Ma che succede se il tempo stesso è una
malattia?”

Roberto Rapaccini

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