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RIASSUNTO APPROCCI ASSISTENZIALI

Per analizzare le problematiche e i bisogni specifici dell’assistito è necessario partire da alcune


considerazioni:

➢ i bisogni sociali e socio – sanitari sono aumentanti a causa dell’invecchiamento della


popolazione
➢ i bisogni si sono diversificati a causa dell’aumento delle complessità della società odierna
(nuclei monogenitoriali, depressione)
➢ le famiglie sembrano aver perso il loro tradizionale ruolo di cura del nucleo e risultano anzi
fortemente indebolite portando ad un aumento proporzionale delle richieste di aiuto

TEORIA DELL’ASSISTENZA INFERMIERISTICA DI VIRGINIA HENDERSON

Virginia Henderson (1897/1996) è riconosciuta come l’autrice della definizione di NURSING, ovvero
la teoria infermieristica che descrive l’assistenza come la funzione di affiancare l’individuo malato o
sano nell’esecuzione di quelle attività che eseguirebbe senza il bisogno d’aiuto se ne avesse la
forza, la volontà o le conoscenze necessarie, in modo tale da aiutarlo a raggiungere l’indipendenza
il più rapidamente possibile.

La teoria della Henderson, per la quale la partecipazione attiva dell’assistito è fondamentale, si


fonda su tre postulati base:

➢ ogni persona tende e desidera essere indipendente


➢ ogni persona ha dei bisogni fondamentali
➢ quando un bisogno non è soddisfatto, la persona non è completa né indipendente

Mostrò con decisione la volontà di chiarire la funzione della professione infermieristica all’interno
della società, ha visto fortemente correlata la funzione specifica dell’infermiere alla sua originale
concezione dei bisogni fondamentali dell’essere umano.

“Mentre è importante stabilire che esistono bisogni comuni a tutti, è altrettanto importante
rendersi conto che tali bisogni vengono soddisfatti a seconda del modo diverso di concepire la
vita, di cui esistono infinite varietà.”
Le varietà infinite menzionate dalla Handarson sono:
➢ La fase di vita in cui ci si trova
➢ La stabilità economica
➢ Lo stato di salute proprio o dei familiari
➢ Gli interessi o le attitudini
➢ Le scelte di vita

I bisogni fondamentali degli esseri umani individuati da Henderson sono costituiti da componenti
biologiche, psicologiche, sociologiche e spirituali che sono impossibili da scindere fra loro; il
compito dell’infermiere è quello di aiutare ogni singolo assistito a raggiungere il livello di
indipendenza più avanzato possibile in base al grado della sua patologia, ma anche in base alla sua
età, alla sua cultura, alle sue abilità fisiche ed intellettuali, alla sua sfera emotiva e motivazionale.
Sono 14 le componenti che Henderson ha individuato come basilari nell’assistenza sanitaria:
1. respirare normalmente;
2. alimentarsi e bere in modo adeguato;
3. eliminare da tutte le vie escretorie;
4. muoversi e mantenere la posizione adatta;
5. dormire e riposare;
6. scegliere il vestiario adatto, vestirsi, spogliarsi;
7. mantenere la temperatura corporea nei limiti normali, mediante gli indumenti e
modificando l’ambiente;
8. provvedere all’igiene personale e proteggersi.
9. evitare i pericoli dell’ambiente ed evitare di danneggiare gli altri;
10. comunicare con gli altri per esprimere emozioni, bisogni, timori;
11. seguire le pratiche religiose secondo la propria fede;
12. dedicarsi a qualche occupazione o lavoro che procuri soddisfazione;
13. giocare o partecipare ad attività ricreative;
14. apprendere, interrogare, soddisfare la curiosità che conduce al normale sviluppo
dell’intelligenza e alla salute.

Secondo la teoria di Henderson:

➢ la salute consiste nella capacità del paziente di eseguire in autonomia le 14 componenti


dell’assistenza infermieristica (la salute è qualità della vita);
➢ l’uomo, che costituisce un’unità con la sua famiglia, necessita di assistenza per raggiungere
l’autonomia e mantenere un equilibrio fisico ed emotivo;
➢ l’ambiente consiste nell’insieme di tutti i fattori esterni che incidono sulla vita e sullo
sviluppo di un organismo;
➢ l’assistenza infermieristica si traduce nell’aiuto all’individuo (sano o malato che sia) in tutte
le 14 componenti; l’infermiere, a seconda dei casi, agisce da sostituto o da aiutante nei
confronti dell’assistito.

L’elaborazione teorica di Henderson si è diffusa su vasta scala e ha rappresentato, per la realtà


italiana, uno dei modelli concettuali più utilizzati nella formazione di base

Nelle sue teorie si è ispirata ad una lettura dei bisogni elaborata tra il 1943 e il 1954 dallo psicologo
statunitense Abraham Maslow, il quale sviluppò il concetto di "Hierachy of Needs" (gerarchia dei
bisogni o necessità).
Una scala dei bisogni suddivisa in cinque differenti livelli che è conosciuta come "La piramide di
Maslow” e i livelli di bisogno concepiti valgono per ogni essere umano e consentono di allargare la
riflessione, oltre al contesto sanitario ad ogni ambito di lavoro sociale e sono:
➢ bisogni fisiologici
➢ bisogni di salvezza, sicurezza e protezione
➢ bisogno di appartenenza
➢ bisogno di stima
➢ bisogno di realizzazione
APPROCCI E SISTEMI DI RISPOSTA AI BISOGNI
Il sistema tradizionale di assistenza, di fronte all’aumento dei bisogni e della loro complessità, ha
dovuto rivedere le modalità di risposta.
Si è pertanto integrato il sistema di tipo assistenziale e sanitario con nuovi approcci che
attualmente si esprimono nei servizi sono pertanto:
➢ l’approccio Medico assistenziale in cui la relazione di cura si esprime attraverso una
prestazione di natura sanitaria o socio-assistenziale e si definisce una relazione duale
o operatore- utente
o medico-paziente
➢ l’approccio Community Care ovvero la presa in carico della comunità da parte della
comunità stessa in tutti i suoi elementi attraverso l’intreccio di aiuti formali e informali
spontanei. Si considera che l’operatore è immerso nei flussi di relazioni interpersonali e
l’utente allo stesso modo è parte di un ecosistema costituito da spazi e relazioni (approccio
ecologico o di rete)
➢ il Community Empowerment che risponde ai diversi approcci: Empowerment della persona
e Sviluppo di comunità ovvero dare Potere e strumenti alla comunità per rispondere ai
bisogni. Alla Teoria dell’equità ovvero dare e ricevere devono essere in equilibrio e la teoria
delle Capacitazione di Amartya sen ovvero funzionamenti e libertà di esprimere le proprie
capacità e realizzarsi.

Persona, operatori e contesto sono protagonisti e devono insieme avere un ruolo e potere
nell’analisi dei bisogni e nella definizione delle risposte. Il problema stava nel considerare l’aiuto
come l’effetto dell’azione del professionista, in realtà il processo di aiuto dipende anche dalle
motivazioni e dall’attivazione della persona che lo riceve. In questa cornice il ruolo dell’operatore
diventa quello di “stimolatore” di risorse nuove, “attivatore” «di risorse umane nei circuiti delle reti
sociali (formali e informali) della comunità»1, risorse fino a quel momento sopite o bloccate da un
corto circuito relazionale.

Secondo la TEORIA DELL’EQUITA’ dare e ricevere devono essere equamente distribuiti. Infatti
quanto più la relazione è sbilanciata, tanto più diventa fragile e a rischio di esaurimento da un lato
e di dipendenza/insoddisfazione dall’altro.

Altro approccio fondamentale nell’analisi del lavoro di cura è espresso dal concetto di
capacitazione che è legato, nella teoria di Sen, a quello di funzionamenti, ovvero ciò che un
individuo può desiderare di fare o di essere. I funzionamenti rappresentano i diversi aspetti della
vita dell’individuo e vanno dai più elementari ai più complessi mentre la capacitazione èl’insieme
delle combinazioni alternative di funzionamenti che essa è in grado di realizzare. È dunque una
sorta di libertà sostanziale che permette di realizzare più combinazioni alternative di
funzionamento.

Sen è del parere che, nel valutare il tenore di vita di una persona, bisogna concentrarsi non soltanto
sui funzionamenti acquisiti, ma anche sulle capacità possedute, ossia sull’effettiva libertà di
scegliere i propri funzionamenti in rapporto alla propria natura, alle proprie aspirazioni, ai propri
valori (Sen )
PROBLEMATICHE E CARATTERISTICHE BISOGNI ASSISTITO 2°PARTE
Questi differenti approcci coesistono e vanno integrati tra loro dando vita a diversi sistemi di
risposta ai bisogni.
Approccio medico-assistenziale
➢ Sistema di servizi specializzati e settorializzati
➢ Risposte standard
➢ Risposta strutturata ai bisogni primari (salute, assistenza, prevenzione).

Approccio Community Care


➢ Servizi comunitari (comunità alloggio, case di riposo)
➢ Distribuiti nel territorio
➢ Specializzazione per settori (es. disabilità, psichiatria, anziani).
Il community care prevedeva di creare dei servizi integrati nella comunità. Negli anni ’80 ci fu un
proliferare di servizi sociali alla persona di tipo comunitario una parallela specializzazione degli
operatori sociali.

Questa differenziazione e diffusione sembrò comunque non bastare a coprire i bisogni sociali, le
risorse non erano sufficienti a dare risposta alla richiesta, si creavano così liste d’attesa sempre più
lunghe.

Approccio Community empowerment


➢ Servizi o progetti innovativi realizzati con l’apporto dei diretti interessati (es. Cohousing;
Progetti di Sviluppo di Comunità)
o Esempio di cohousing: villaggio solidale dove in un unico lotto comprende
appartamenti per famiglie, un appartamento per il dopo di noi, un ostello per turisti,
una ludoteca, un salone polifunzionale aperto alle attività del territorio, un centro
studi, una comunità alloggi per persone con disabilità, realtà unite intorno ad una
corte centrale che favorisce le relazioni di buon vicinato e lo scambio.
➢ Progettualità e Realtà su misura.

Il community empowerment, ovvero il dare potere alla comunità per risolvere i propri problemi
generali. Questo stile di lavoro valorizza il capitale sociale della comunità riconoscendo i legami di
reciprocità e fiducia, rafforzandoli o eventualmente creandone di nuovi.

La comunità sociale si colloca tra lo Stato e l’individuo, è perciò un’entità che fa da ponte tra questi
due piani sociali.

Secondo Bauman l’obiettivo finale a cui il lavoro con la comunità deve aspirare è la
riappropriazione da parte della comunità sociale del disagio del proprio vivere quotidiano e delle
soluzioni per risollevarsi.
I BISOGNI SPECIFICI IN CONTESTO SCOLASTICO

I ruoli dei soggetti che incontriamo, operando all’interno del contesto scolastico, si possono
definire nel seguente modo:

➢ Operatore COACH, ovvero come figura che accompagna e sostiene l’alunno con disabilità e
interagisce mediando la relazione con gli insegnanti di materia, gli insegnanti di sostegno, il
gruppo classe, le famiglie.
➢ I docenti sono PARTNER nella costituzione di un “alleanza educativa” che conughi esigenze
di apprendimento, di cura e sviluppo autonomie e relazioni
➢ Lo studente e i compagni sono GIOCATORI della partita dell’inclusione sociale che si svolge
ogni giorno in classe

I bisogni specifici che si delineano in questa complessa relazione educativa sono:

➢ l’Inclusione Sociale e la dinamica di accettazione e riconoscimento dei limiti e potenzialità;


➢ l’Apprendimento e facilitazione nell’acquisizione di conoscenze e saperi, ma anche
comportamenti socialmente accettati e modalità di relazione;
➢ acquisizione di autonomie necessarie nella vita quotidiana e nello svolgimento dell’attività
scolastica (es. vestirsi, spogliarsi, mettersi delle scarpe, preparare lo zaino, riporre gli oggetti
in modo corretto, andare in bagno, lavarsi le mani, fare la merenda);
➢ espressione di competenze e abilità dell’alunno indagando attitudini e interessi (offrire
opportunità di espressione);
➢ poter esprimere il proprio valore sociale a vantaggio degli altri (poter dare qualcosa ad es.
essere di supporto alla classe in qualche attività reale in cui possa essere riconosciuta
l’utilità del suo apporto).

Il contesto scolastico come luogo di assistenza ha le seguenti peculiarità:

➢ offre opportunità educative e di sviluppo autonomie


➢ tempi e spazi strutturati dati dall’orario di lezione, gli ambienti (aule, laboratori, giardini)
non tutte le scuole sono dotate di aule speciali
➢ fase evolutiva. La fase di vita della persona con disabilità e dei compagni è una fase molto
generativa e comporta un’opportunità di sviluppo ma anche delle criticità date ad es. in fase
adolescenziale da crisi rispetto all’accettazione della diversità (per la persona stessa e per i
compagni);
➢ includere anche fuori (es. feste di compleanno) La vita della classe non si ferma dentro alle
mura della scuola continua anche fuori e così anche l’inclusione sociale si fa anche fuori
I bisogni specifici nella domiciliarità

Un intervento molto delicato è quello che si effettua al domicilio della persona, poiché si entra nel
suo universo di significati e affetti.

Il Ruolo dell’operatore e dei soggetti in gioco in una dimensione di intervento domiciliare si può
pertanto definire nel seguente modo:
➢ l’operatore diventa di fatto un OSPITE che entra nell’abitazione della persona per periodi
più o meno lunghi della giornata e con continuità o sporadicamente. Quando l’intervento è
continuativo la dinamica di “ospite” può variare e di fatto anche l’operatore può diventare
una figura familiare. Il contesto informale (fuori da cornici di servizio) impone ancor di più la
necessità di riflettere e delineare una dinamica di ruolo tra operatore e persona;
➢ la persona e ove presente la famiglia sono pertanto i PADRONI DI CASA nonché i
COMMITTENTI dell’intervento di cura. Per cui possono intervenire e dare regole e
indicazioni rispetto a come desiderano l’intervento (modi, tempi).
I bisogni specifici che caratterizzano la domiciliarità sono:

➢ sacralità ed intimità dei luoghi


➢ mantenimento ed esercizio autonomie
➢ mantenere le abitudini della persona
il contesto negli interventi domiciliari ha un peso determinante nella buona riuscita della cura e
nell’accettazione dell’operatore stesso da parte della persona ed ha le seguenti peculiarità:

➢ richiede una mediazione con i familiari e con la persona rispetto all’uso degli spazi e le
modalità che vengono comunque modificate dalla presenza di un estraneo al nucleo;
➢ è un luogo informale e rimane tale pertanto potrebbe richiedere di mantenere la
professionalità, ma utilizzare delle modalità maggiormente confidenziali che permettano di
creare un clima più accogliente;
➢ prevede la cura delle relazioni di vicinato, ove presenti, legami che la persona ha
instaurato nel tempo e che hanno un valore nell’identità della stessa. Se si tratta di relazioni
significative va considerato che possono anche avere un beneficio sulla persona stessa (es.
supporto di vicinato in caso di emergenza o necessità);
➢ la persona vive il contesto intorno che va conosciuto e, ove necessario, attraversato e
vissuto insieme (es. andando a prendere il pane o a fare la spesa con la persona dove la
persona è sempre andata quando era autonoma).
LE NUOVE COMPETENZE NEL LAVORO DI CURA
Il lavoro di cura si inserisce in una nuova cornice di senso e richiede pertanto, oltre a competenze
operative, anche competenze di:
➢ analisi e risposta ai bisogni primari
➢ lavoro e manutenzione delle reti di prossimità, legami familiari e di comunità per rispondere ai
bisogni sociali
➢ empowerment e capacitazione della persona per sviluppare i bisogni del se
INCLUSIONE SOCIALE E CONVENZIONE ONU
“Non esistono persone normali e non, ma donne e uomini con punti di forza e di debolezza
ed è compito della società fare in modo che ciascuno possa sentirsi libero, nessuno sentirsi solo.”
FRANCO BASAGLIA
Citazione di Franco Basaglia, illustre psichiatra italiano, che diede il suo contributo per la
promulgazione della legge 180 del 1978 che sancì la chiusura dei grandi istituti psichiatrici e promosse
un sistema di cura che ridava dignità alle persone, riconoscendo loro un valore e una identità.
CONVENZIONE DELLE NAZIONI UNITE SUI DIRITTI DELLE PERSONE CON DISABILITA’
13 dicembre 2006l’assemblea generale delle nazioni unite approva la convenzione sui diritti delle
persone con disabilità
3 marzo 2009 legge n°18, il parlamento italiano autorizza la ratifica della convenzione delle nazioni
unite sui diritti delle persone con disabilità e del relativo protocollo opzionale
La convenzione ONU del 2006 afferma e descrive una serie di diritti e di libertà che devono essere
riconosciuti dalle persone con disabilità:
➢ diritto alla vita
➢ protezione in situazione di rischio
➢ riconoscimento della personalità e della capacità giuridica
➢ accesso alla giustizia attraverso accomodamenti procedurali
➢ libertà e sicurezza
➢ diritto di non essere sottoposti a tortura, a pene o trattamenti crudeli inumani o degradanti
➢ diritto di non essere sottoposti a sfruttamento, maltrattamento e violenza
➢ protezione dell’integrità fisica e mentale
➢ diritto di circolare liberamente, di scegliere il luogo di residenza e la nazionalità
➢ vita indipendente e inclusione nella società
➢ diritto al lavoro senza discriminazioni e in condizioni eque e favorevoli
La finalità della convenzione ONU sono pertanto:
➢ garantire il pieno godimento di tutti i diritti umani;
➢ praticare il principio di uguaglianza delle opportunità;
➢ integrare gli approcci medico assistenziali con approcci inclusivi volti all’autodeterminazione;
➢ modificare la cultura e gli atteggiamenti di pregiudizio;
➢ impegnare la comunità internazionale in un cambiamento nella definizione dei servizi
INCLUSIONE SOCIALE
Per INCLUSIONE indica l’atto di includere un elemento all’interno di un gruppo o di un
insieme
In ambito sociale, inclusione significa appartenere a qualcosa, sia esso un gruppo di persone o
un’istituzione e sentirsi accolti.
LAVORARE PER L’INCLUSIONE significa promuovere un legame che si costruisce dentro ad
un contesto di vita comune altrimenti si stanno praticando altre cose (tolleranza,
sopportazione..)
Questo approccio si concretizza quando ogni individuo ha il pieno diritto di essere
“autore/attore” della proprio vita a tutti i livelli ed inoltre l’ambiente sociale e i servizi devono
essere flessibili e in grado di contenere i diversi progetti di vita di ogni singolo prestando
attenzione alle differenti fasi di vita.
I tre principi cardini dell’inclusione sociale sono:
➢ essere parte
➢ prendere parte
➢ produrre valore sociale
Per includere devo prima di tutto riconoscere il soggetto come PERSONA. Per poterlo fare
bisogna chiedersi se si considera la persona capace, in grado di esprimersi e contribuire al suo
benessere.
I 4 elementi per una fenomenologia dell’uomo capace di RICOEUR possono aiutare ad
orientarsi sulla capacità di considerare o riconoscere la persona quanto tale e sono:
➢ posso dire
➢ posso fare
➢ posso raccontare
➢ posso essere responsabile
la mappa degli indicatori dell’inclusione sociale è uno strumento utile per valutare le pratiche e
misurare quanto si è orientati nell’operare verso l’approccio dell’inclusione sociale.
Secondo federsolidarietà veneto e irecoop per costruire inclusione e benessere l’operatore è
tenuto ad agire sulle seguenti aree:
➢ l’ambiente sociale in cui si opera
➢ le modalità per descrivere le situazioni e definire il problema
➢ la qualità dei processi comunicativi
➢ le aspettative e le risposte formulate
➢ le rappresentazioni individuali e sociali
l’inclusione si esprime nei cofronti di diversi attori che possono avere punti di vista diversi,
quindi bisogna chiedersi cos’è l’inclusione sociale
➢ per la persona con disabilità
➢ per i familiari
➢ per la società o il territorio
➢ per gli operatori

per poter dar voce e capire il punto di vista dei diversi attori in gioco si utilizza la mappa degli
indicatori dell’inclusione che ci permette di:
➢ esaminare le 4 prospettive precedentemente elencate
➢ misurare attraverso degli indicatori quanto le pratiche nei servizi vadano nella direzione
o meno dell’inclusione sociale in ciascuna di queste aree o prospettive
AREA DI VALUTAZIONE PERSONA CON DISABILITÀ
la prima dimensione analizzata è la SOGGETTIVITA’
Gli indicatori di processo che vengono esaminati nelle prassi operative sono:
➢ la possibilità di poter esprimere i propri desideri, bisogni e gusti nei diversi ambiti
➢ la salvaguardia degli spazi dell’intimità
➢ la possibilità di vivere e sperimentare delle relazioni affettive
➢ la possibilità di vivere e sperimentare la propria sessualità
➢ la possibilità di sperimentarsi, anche in situazioni non protette, e di provare a
sopportare una frustrazione tollerabile
➢ la possibilità di accesso alle cure necessarie a mantenere la propria condizione di salute

gli output possibili, che varieranno in relazione alle situazione ed esigenze specifiche della persona,
sono:
➢ il numero di occasioni strutturate per l’ascolto della domanda di vita
➢ almeno una verifica annuale dell’idoneità degli ambienti di cura personale
➢ almeno un percorso di educazione e supporto all’affettività e sessualità
➢ il numero di esperienza di vita che consentono alla persona di sperimentarsi fuori dalla cornice
del servizio
la seconda dimensione è quella delle AUTONOMIE PERSONALI e gli indicatori di processo sono:
➢ il Mantenimento o miglioramento del funzionamento nelle attività essenziali della vita
quotidiana;
➢ il Mantenimento o miglioramento del funzionamento nelle attività domestiche
quotidiane;
➢ l’Attivazione e sperimentazione delle proprie risorse e competenze.
La terza dimensione è quella delle AUTONOMIE SOCIALI che si espleta e valuta nell’analisi dei
seguenti indicatori di processo presenti o meno:

➢ avere la possibilità di accedere a relazioni sociali più ampie rispetto a quelle familiari;
➢ possibilità di accedere a esperienze di vita in contesti diversi
➢ attivazione di azioni/attività per poter agire dei ruoli sociali reali;
➢ sperimentazioni di ruoli e di responsabilità legate alla propria età.
La quarta dimensione è quella della CONVIVENZA CON LE DISABILITA’ in questo caso si
analizzano i seguenti indicatori:
➢ percorsi di consapevolezza
➢ tipologia e qualità dei servizi rivolti alle differenti tipologie di disabilità presenti

infine la quanta dimensione è la COMUNICAZIONE, per cui si indaga quanto la persona:


➢ abbia la possibilità di esprimere quando ne ha il desiderio
➢ quanto abbia occasione di sperimentare la comunicazione in diversi contesti di vita
Area di valutazione FAMIGLIE
In questo caso vengono analizzate le seguenti dimensioni
➢ Comunicazione servizio – famiglie
➢ Elaborazione – comprensione – approfondimento
➢ Coinvolgimento
➢ Promozione di nuove reti

Una delle dimensioni centrali nella costruzione di una relazione costruttiva e inclusiva è l’area
ELABORAZIONE-COMPRENSIONE-APPROFONDIMENTO.
Gli indicatori di pratiche che consentono di andare nella direzione dell’inclusione sociale sono:
➢ ricostruire la storia della famiglia e del disabile (incontri, documentari, video,…),
➢ chiedere le aspettative alle famiglie (sul progetto di vita del figlio, sul servizio, …),
➢ ascoltare i punti di vista dei genitori sul progetto di vita del familiare con disabilità,
➢ ascoltare i punti di vista dei fratelli sul progetto di vita del familiare con disabilità,
➢ discutere la programmazione del servizio in base alle esigenze familiari,
➢ raccolta delle disponibilità di competenze della rete familiare e rete amicale.
Gli output possibili:
➢ il numero di incontri o presenza di resoconti,
➢ la possibilità di inserire le aspettative nel PAI condiviso con il servizio,
➢ il confronto con la famiglia per prevedere una modifica all’orario del servizio offerto
per venire incontro ad esigenze specifiche espresse,
➢ il numero di opportunità offerte grazie a competenze o risorse messe a disposizione
dei familiari.
AREA DI VALUTAZIONE OPERATORI
Rispetto agli OPERATORI vengono proposte e analizzate le seguenti dimensioni che favoriscono
l’inclusione:
➢ Formazione continua al ruolo: analisi dei bisogni formativi, job description..
➢ Piano strumenti di conciliazione vita/lavoro: policy aziendali salva reddito e salva tempo,
analisi dei bisogni di conciliazione tempi di vita/tempi di lavoro
➢ Incubatori di idee: facilitare la possibilità di vedere esperienze e buone pratiche diverse
➢ Processi di partecipazione: analisi delle proposte dei lavoratori
AREA DI VALUTAZIONE TERRITORIO E RISORSE SOCIALI

Dal punto di vista del territorio e risorse sociali vengono proposte e analizzate le seguenti
dimensioni che favoriscono l’inclusione:
➢ dimensione analisi delle risorse: individuazione delle esigenze collettive; referente o gruppo
di lavoro interno che sviluppi idee/progetti..
➢ dimensione visibilità e comunicazione: divulgazione dei progetti realizzati; attivazione di
canali comunicativi diversificati in grado di raccontare storie/progetti...
➢ cambiamenti inclusivi: adesione a proposte progettuali; realizzazione di iniziative di co-
progettazione con agenzie esterne ..

STRUMENTI ICF

Si tratta di un modo per misurare e valutare lo sviluppo della persona nell’ambito socio sanitario e
per adottare degli strumenti comuni di valutazione utili a definire delle “risposte su misura” ai
bisogni della persona.

L’ICF sta per CLASSIFICAZIONE INTERNAZIONALE DEL FUNZIONAMENTO DELLA DISABILITA’ E


DELLA SALUTE, ed è stato stipulato dall ONU nel 2001. È un evoluzione di una prima classificazione
internazionale delle menomazioni, delle disabilità e degli handicap del 1980 (ICDH), che poneva
l’attenzione sui “problemi”.

Rispetto al passato introduce due importanti innovazioni:


➢ creare un linguaggio comune che consente di parlare tutti la stessa lingua
➢ centrare l’attenzione non più sulla menomazione ma sulla FUNZIONALITA’
➢ considera il contesto sociale e culturale in cui la persona vive
L’ICF ci impone un cambiamento culturale nelle stesse definizioni di handicap e disabilità
Poiché propone il superamento del modello medico lineare che riconosce la sequenza:
Malattia o Menomazione → Disabilità → Handicap → disturbo
Per cui l’intervento, la “terapia” è rivolta alla persona per “aggiustare” la parte del corpo che
funziona male cercando di riportare l’individuo alla normalità, abilitandolo e riducendo o eliminando
il suo “problema”.
STRUTTURA DELL’ICF
L’ICF è organizzato in abiti che rispondono alla seguente struttura:
ogni componente è suddivisa in DOMINI, a loro volta suddivisi in CATEGORIE, a loro volta suddivise in
SOTTO-CATEGORIE.
Ad ogni singolo ITEM è assegnato un numero identificativo

IL MODELLO BIOPSICOSOCIALE

Rappresenta la dinamica circolare e di interazione tra le diverse componenti

Per cui la partecipazione alle attività o la loro limitazione dipende dalla condizione di salute del
soggetto ed è in stretta relazione anche con i fattori ambientali, culturali e sociali e personali.

L’ICF ha rivoluzionato il modo di approcciarsi alla disabilità scardinando un’impostazione culturale


e operativa.

Infatti l’ICF ci permette di passare al setaccio la persona per definire il suo profilo di funzionamento:

la condizione di disabilità infatti va descritta attraverso l’analisi di 3 fattori:


➢ strutture e funzioni corporee: funzioni dei sistemi corporei e le parti anatomiche del corpo
che possono presentare delle menomazioni
➢ attività e partecipazione:
o attività è l’esecuzione di un compito da parte di un individuo
o partecipazione è il coinvolgimento in una situazione di vita quindi le abilità
condivisibili con altre persone
➢ fattori ambientali: costituiscono gli atteggiamenti, l’ambiente fisico e sociale in cui le
persone vivono

il termometro: i qualificatori

per misurare ogni categoria o sotto categoria viene attribuito un valore di riferimento secondo i
seguenti qualificatori differenti per ogni componente:
➢ per la componente funzioni corporee la scala di valutazione è la seguente
o xxx.0 nessuna menomazione
o xxx.1 menomazione lieve
o xxx.2 menomazione media
o xxx.3 menomazione grave
o xxx.4 menomazione completa
➢ per la componente attività e partecipazione possiamo misurare il livello di attività con la
seguente scala:
o xxx.0 nessuna difficoltà
o xxx.1 difficoltà lieve
o xxx.2 difficoltà media
o xxx.3 difficoltà grave
o xxx.4 difficoltà completa
➢ infine i fattori ambientali vengono valutati specificando la misura della barriera o
facilitazione presente. In questo caso i qualificatori possono essere intesi:
o in positivo: quando i fattori ambientali sono per la persona dei FACILITATORI
o in negativo: quando i fattori ambientali sono per la persona OSTACOLI o BARRIERE

CAPACITA’ E PERFORMANCE

All’interno della componente ATTIVITA’ e PARTECIPAZIONE, ci sono 2 qualificatori. Per CAPACITA’ e


PERFORMANCE si tratta di altre variabili fondamentali:

Capacità: indica il più alto livello di funzionamento di una persona in un ambiente standard

Performance: si intende quello che l’individuo fa nel suo ambiente attuale e descrive il
funzionamento effettivo di una persona nelle condizioni di vita attuali con le facilitazioni o le
barriere che si trova ad avere in quel dato momento

L’operatore diviene un elemento che si inserisce tra la capacità della persona e le sue performance
e rappresenta un fattore ambientale che può costruire una barriera o un facilitatore.

STRUMENTI ICF 2°PARTE

L’ICF offre uno strumento di valutazione (check list ICF) che permette di:

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