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Capitolo 2
Capitolo 2
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Le pompe
2.1 Introduzione, 2.2 Le caratteristiche delle pompe, 2.3 Le pompe dinamiche,
2.4 L’accoppiamento con l’unità di potenza, 2.5 L’effetto delle viscosità, 2.6
L’adescamento delle pompe dinamiche, 2.7 Gli eiettori, 2.8 Le tipologie di
pompe dinamiche per i servizi scafo, 2.9 Le pompe volumetriche, 2.10 Le
pompe volumetriche alternative, 2.11 Le pompe volumetriche rotative, 2.12 Le
tipologie di pompe volumetriche per i servizi scafo, 2.13 Le caratteristiche
costruttive delle pompe, 2.14 L’uso di bordo: i servizi per lo scafo, 2.15 L’uso
di bordo: i servizi per il carico
2.1 – Introduzione
Le pompe sono macchine operatrici idrauliche, ossia macchine il cui
compito è quello di trasformare energia meccanica in energia contenuta nel
fluido, in modo da aumentare l’energia di quest’ultimo in termini di velocità
e pressione. Con riferimento al modo di lavorare del fluido si dividono in
due categorie:
• macchine dinamiche – sono dette anche “a flusso continuo” perché è
presente un flusso continuo di fluido tra ingresso e uscita. A regime in
un sistema stazionario la portata è perciò costante istante per istante.
Si tratta di macchine in cui il trasferimento di energia avviene in virtù
di forze fluidodinamiche, in genere facendo aumentare la quantità di
moto del fluido per mezzo di pale attraverso una parte rotante (girante),
e si parla allora di turbo−macchine oppure, in casi particolari, senza
organi mobili come nel caso della pompa ad eiettore, un fluido uscendo
ad alta velocità da un ugello aspira un altro fluido.
• macchine volumetriche – in esse il fluido è forzato in uno spazio finito
delimitato da parti meccaniche e successivamente spinto fuori da tale
volume. La portata del fluido è perciò intermittente, o per lo meno
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dove con ρ [kg/m3] si indica la massa volumica del fluido, con g [m/s2]
l’accelerazione di gravità e con γ [N/m3] il peso specifico del fluido.
La potenza assorbita dalla pompa deve considerare il rendimento
complessivo della macchina η [-]: si definisce rendimento idraulico ηY il
rapporto fra il lavoro ricevuto dal fluido e quello fatto sul fluido dalla pompa
(perdite legate alla viscosità del fluido), rendimento volumetrico ηV quello
che tiene conto delle sfuggite di fluido attraverso i giochi e rendimento
organico ηO quello che tiene conto della potenza dissipata per attrito sui
supporti e per azionare gli eventuali ausiliari. Perciò il rendimento totale
vale:
η = ηY ηV ηO [-] (2.2.B)
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genericamente degli organi mobili) viene descritto quando sono noti i valori
(h, Q, η, Pa, NPSHr). Poiché inoltre in genere sarà utile conoscere come essi
variano al variare della portata, le curve delle grandezze (h, η, Pa, NPSHr)
vengono usualmente calcolate per la circolazione di acqua (o del liquido per
il quale si prevede l’utilizzo della pompa) e vengono diagrammate in
funzione della portata Q − esse prendono il nome di curve caratteristiche
della pompa.
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200% del carico per prefissati intervalli massimi di tempo (in genere pochi
minuti).
Ciò significa che mentre il sistema richiede un momento torcente
variabile, la velocità all’albero del motore viene mantenuta pressoché
costante. Di conseguenza, nell’accoppiamento con una pompa dinamica
permette di mantenere costante la velocità della girante e quindi la curva di
funzionamento della pompa rimane invariata, spostandosi invece il punto di
lavoro al variare del carico del sistema.
Alla partenza, mentre la velocità di rotazione cresce, i motori asincroni a
gabbia sono in grado di fornire un momento torcente pari a quasi il doppio di
quello che erogano a regime e ciò può dare problemi a causa delle elevate
correnti di spunto, ma d’altro lato rappresenta un vantaggio per gli utenti che
vengono avviato sotto carico. Per ridurre la corrente di spunto
all’inserimento diretto in linea si usa sostituire l’inserimento con
commutazione stella–triangolo, soprattutto per i grandi motori, ma in questo
caso è necessario ridurre il carico all’utente perché il torcente disponibile nei
primi istanti viene ridotto a circa 1/3. Un’alternativa è rappresentata dall’uso
di resistenze in serie agli avvolgimenti, sistema che permette una graduale
variazione del torcente. Un sistema simile è quello detto “soft start”, che
consiste in un sofisticato sistema elettronico di controllo della corrente.
Per quanto riguarda le pompe, l’avviamento a basso carico si realizza
creando un ricircolo, in modo che la pressione alla mandata sia di poco
superiore a quella all’aspirazione, ottenendo così una riduzione della potenza
iniziale richiesta dell’80÷90%.
I motori elettrici devono soddisfare a particolari requisiti di isolamento
in funzione delle condizioni ambientali, perciò nelle zone esposte, o nel caso
siano collegati a pompe immerse, sono stagni (oppure del tipo wet motor) e
raffreddati dal liquido proveniente dalla mandata della pompa.
I motori per utilizzi navali sono progettati per temperature ambiente di
45 °C e con un opportuno grado di protezione nei confronti dell’ingresso nel
motore di corpi solidi (per esempio polveri) e di acqua. Tale grado è definito
dal codice IP (Ingress Protection Number), che è formato da due numeri di
cui il primo per il grado di protezione all’ingresso di corpi solidi, il secondo
per il grado di protezione all’ingresso di liquidi (l’aggiunta della lettera W sta
per weather–proofed ed indica l’uso anche in ambiente esposto alle
intemperie).
La modalità di raffreddamento del motore è classificata tramite il codice
IC (Cooling Category), che indica la categoria di raffreddamento con due
cifre: la prima caratterizza il tipo di liquido di raffreddamento, la seconda il
tipo di circolazione. I motori che sono inseriti in ambienti ove il ricambio
d’aria è minimo (per esempio in una condotta), hanno i cuscinetti lubrificati
e il raffreddamento degli avvolgimenti è fatto con il liquido del processo su
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IP − I CIFRA IP − II CIFRA
protezione nei confronti dei solidi protezione nei confronti dei liquidi
0 nessuna 0 nessuna
1 verso corpi ≥ 50 mm 1 da gocciolamento verticale
2 verso corpi ≥ 15 mm 2 c.s. entro 15° dalla verticale
3 verso corpi ≥ 2,5 mm 3 c.s. entro 60° dalla verticale
4 verso corpi ≥ 1,0 mm 4 da spruzzi d’acqua
5 verso la polvere 5 da getti d’acqua
6 da “green water”
7 da immersioni intermittenti
8 da immersioni continue
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discreta solo su due valori (2po e po), ottenendo per una pompa dinamica
velocità di rotazione che sono una la metà dell’altra e di conseguenza
dimezzando la portata e riducendo ad ¼ la prevalenza. Infatti, in base alla
legge di similitudine si ottiene che, indicate con i pedici 1 e 2 le
caratteristiche di funzionamento di una pompa centrifuga per le velocità di
rotazione n1 ed n2 [rpm], valgono le seguenti relazioni:
Q2 = (n2/n1) Q1 [m3/s]
h2 = (n2/n1)2 h1 [m] (2.4.B)
P2 = (n2/n1)3 P1 [W]
Per le pompe volumetriche la portata Q è proporzionale alla velocità di
rotazione (velocità di manovella) e alla cilindrata, e dipende dal rendimento
volumetrico che a sua volta è fortemente influenzato dalla velocità (decresce
all’aumentare della velocità). Perciò un dimezzamento della velocità
comporta, a meno dell’effetto di riempimento delle camere, il dimezzamento
della portata.
Anche la commutazione stella–triangolo si presta alla regolazione della
velocità (su due valori), ma è più scomoda, potendosi effettuare a motore
acceso solo da stella a triangolo.
In alternativa la velocità può essere variata in maniera continua, ma in
genere le pompe non richiedono tale tipo di regolazione. Solamente negli
impianti oleodinamici può essere richiesta una variazione continua del
flusso, e per queste applicazioni si utilizzano particolari pompe volumetriche
a portata variabile.
In qualunque modo si realizzi, la variazione di velocità della girante
permette di accordare il punto di lavoro una volta che si manifesta una
variazione del carico del sistema: esso si troverà all’intersezione fra la nuova
curva del sistema e la curva della pompa relativa alla nuova velocità. Se la
regolazione è continua si può realizzare la costanza della pressione o della
portata.
Per quanto riguarda poi l’arresto della pompa, lo spegnimento del
motore comporta l’azionamento di freni elettromagnetici a disco che durante
il funzionamento sono tenuti aperti da un attuatore a solenoide in
antagonismo con una molla, essi sono in grado di assorbire il 100% del
torcente fornito dal motore − e quelli per carichi sospesi di norma il 200%
del torcente.
Nel caso di azionamento con motore alternativo a combustione interna
(motore Diesel) o con turbina a vapore, la curva caratteristica Q–h della
pompa è univocamente definita solo se è nota la legge di funzionamento del
motore, ossia la correlazione PM(n) fra la potenza erogata P e la velocità di
rotazione n dell’albero motore. Nei motori Diesel essa è funzione della
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dove con ρP [kg/m3] si indica la massa volumica del fluido pompato, con QP
[m3/s] la portata volumica e con hP [m] l’energia specifica assorbita dalla
sezione di immissione a quella d’uscita.
Su queste basi il rendimento dell’eiettore si calcola come rapporto fra la
potenza assorbita dal fluido pompato e quella ceduta dal fluido trascinante:
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η = PP / PD [-] (2.7.C)
Tale rendimento varia fortemente in funzione del rapporto fra le portate dei
due fluidi ed è generalmente piuttosto basso – varia infatti da 0,25 a 0,30 ed
è influenzato dal fenomeno della cavitazione. Nel calcolo del rendimento si
considera che il fluido trascinante sia disponibile a costo nullo, ma in realtà a
volte è necessario dotare l’eiettore di una pompa ad alta pressione per l’invio
di detto fluido, di conseguenza il rendimento si riduce ancor più.
Il notevole vantaggio offerto dagli eiettori è quello di non avere parti
mobili (e quindi non richiedere lubrificazione e controllo delle tenute), di
essere auto–adescanti e di non creare problemi in ambienti con vapori
infiammabili.
Queste macchine trovano utilizzo come pompe booster − in questi casi
come fluido trascinante si usano aria o vapori d’acqua −, come deareatori
delle casse delle pompe centrifughe (sistema di adescamento), oppure come
dosatori qualora si voglia diluire un fluido in un flusso portante (pompe di
dosaggio). Le portate arrivano a 100 m3/h e le pressioni differenziali in
genere non superano i 10 bar.
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sentina
pompa a pistoni con scarico cisterne del greggio
motore alternativo stripping della sentina
sentina oleosa
pompa a pistoni, pompa a
palette e pompe ad impianti oleodinamici
ingranaggi
pompe ad ingranaggi e
lubrificazione
pompe a vite
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dove dc [mm] è il diametro del cilindro. Si vede perciò che la tenuta si rende
tanto più necessaria quanto maggiore sono il gioco e la differenza di
pressione, mentre è favorita dalla lunghezza del meato. Ci si affida in genere
a sistemi senza una vera e propria tenuta quando sono tollerati piccoli
trafilamenti che poi vengono convogliati verso la condotta di aspirazione.
Il più semplice sistema di tenuta su un cuscinetto si realizza con tenute
formate da anelli in elastomeri (lip sels) che vengono fissati alla cassa e
strisciano sull’albero. Si tratta in pratica di anelli elastici con sezione
labirintica tenuti eventualmente in posizione da molle metalliche:
costituiscono una debole barriera, usata per tenute secondarie ed efficace
fino a 10 bar ed a velocità superficiali di 40 m/s. Questo tipo di tenuta risulta
invece molto più efficace sugli accoppiamenti pistone−cilindro, riuscendo a
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CAMPI D’USO
MATERIALE
pressione temperature estreme pH
massima [bar] [°C] del fluido
TABELLA 2.13.A Campi d’uso dei materiali non metallici per tenute.
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costruite. Diventa obbligatorio inoltre alle alte pressioni e per tenute stagne
al passaggio di gas.
Sui pistoni la tenuta viene resa efficace anche dalla configurazione
stessa del pistone, infatti il flusso di trafilamento viene ostacolato
dall’estensione della lunghezza dell’accoppiamento che si realizza con i
pistoni tuffanti e dalla fine rifinitura superficiale degli elementi a contatto.
Per quanto riguarda i materiali, va detto che fra l’elemento in rotazione
e quello fisso sono costruiti con materiali particolarmente duri (acciai legati,
materiali ceramici, carburi di silicio o di tungsteno) e tra i due viene posto un
anello in materiale che favorisca lo scivolamento, ossia un materiale dalle
caratteristiche antifrizione come la grafite o il PTFE (anche qui lubrificati),
oppure costruito in un materiale parimenti duro.
Un altro metodo, in genere accoppiato con uno dei sistemi
precedentemente descritti, è quello di applicare una contro−pressione
dall’esterno della tenuta, in modo da ridurre la pressione differenziale cui
deve fare fronte la tenuta stessa. Infatti per realizzare una sicurezza
aggiuntiva sulla tenuta delle guarnizioni, specialmente quando si elaborano
fluidi tossici o dai vapori infiammabili, si realizzano contro–pressioni con
casse poste in alto come per le pompe del carico di navi petroliere.
Per ciò che concerne i supporti, va osservato che fra il telaio di sostegno
e la cassa sono inseriti opportuni resilienti, atti a smorzare le vibrazioni
trasmesse allo scafo. Infine, il collegamento con il motore è realizzato per
via diretta con flangiatura, oppure tramite l’interposizione di una giunto che
sia in grado di correggere eventuali disassamenti statici o dinamici.
Si tratta in questi casi di giunti in grado di assorbire la flessione
dell’albero della pompa oppure di giunti dotati di cedevolezza torsionale per
assorbire repentine variazioni di torcente.
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delle cisterne della nave possa non essere in grado di fornire la prevalenza
necessaria, sia per un carico eccessivo, sia per problemi di cavitazione.
Servizio antincendio – Le pompe hanno l’aspirazione su una presa a
mare e trattano acqua di mare con pressioni elevate (da 70 a 130 mH2O) e
portate che vanno da poche decine a 1000 m3/h (valori minimi fissati da
normative); per questo servizio sono installate più pompe lungo la nave allo
scopo di rendere più sicuro e flessibile il loro utilizzo in casi di emergenza.
Sono utilizzate pompe centrifughe monostadio a doppia aspirazione,
orizzontali o verticali, su albero a due supporti oppure a sbalzo, oppure
pompe a due stadi. Si utilizzano anche pompe immerse multistadio con
motore elettrico sull’asse o con motore collegato più in alto. Sono mosse da
motori elettrici o motori Diesel. Negli impianti di spegnimento a schiuma si
usano pompe di alimentazione delle manichette del tipo volumetrico (pompe
rotative) per quanto riguarda il concentrato, e pompe centrifughe per l’acqua.
Servizio di sentina ed esaurimento grandi masse – Queste pompe
necessitano di basse prevalenze, non superiori a 50 mH2O (sufficienti a
vincere il battente dovuto al mare) e necessitano di portate fino a qualche
centinaio di metri cubi all’ora (valori minimi fissati dalle normative). Sono
utilizzate pompe centrifughe monostadio, generalmente verticali su albero a
sbalzo, funzionanti anche immerse. Soffrono problemi di adescamento e
perciò possono essere sostituite con pompe immerse. Per necessità di
drenaggio possono essere usate pompe volumetriche di diverso tipo. Sono
comandate a volte da un sistema a galleggiante.
Servizio di trasferimento morchie oleose – Sono usate pompe
volumetriche di diverso tipo con portate da 2 a 10 m3/h e pressioni da 3 a 7
bar, adatte a fluidi con viscosità da 10 a 2000 cSt.
Servizio di zavorra – Queste pompe elaborano portate da 100 a 5000
m3/h con prevalenze minori di 50 mH2O. A causa del basso battente che
possono avere svuotando le casse hanno problemi di cavitazione e quindi
hanno velocità limitate, ovvero portate non superiori a 500 m3/h. Inoltre
soffrono di problemi di adescamento. Sono utilizzate pompe centrifughe
monostadio a doppia aspirazione, orizzontali o verticali, su albero a due
supporti oppure a sbalzo, oppure pompe immerse o ancora pompe assiali
reversibili.
Servizio di bilanciamento – Si tratta delle pompe per le casse di
sbandamento e di assetto, convenientemente di tipo assiale, sia per le alte
portate (fino a qualche migliaio di m3/h), sia per le basse prevalenze (al
massimo 10÷20 mH2O), sia ancora per le caratteristiche intrinseche di
reversibilità del moto, potendo in questo modo ridurre la complessità
dell’impianto ad una sola condotta trasversale di collegamento fra le casse.
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