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Agosto/Settembre 2002 N 12

RETI E DINTORNI N 12 Pag. 2


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Wi-Fi: un trampolino per la banda larga?
(Articolo tratto da NetworkWorld)

Anche Albacom lancia i servizi wireless LAN per le imprese. Levata di scudi dei gestori
mobili che temono un'estensione di questo tipo di soluzione anche sulle aree pubbliche. Il
Ministero TLC e l'AGCOM studiano nuove normative.
__________________________________________________________________
Le reti locali senza fili, le cosiddette wireless LAN sono sulla scena ormai da parecchi anni.
Nel decennio appena trascorso, per, la loro diffusione andata a rilento per tutta una serie
di motivazioni che andavano dall'imposizione fiscale, alle normative, fino ai problemi
inenerenti alle prestazioni e alla sicurezza delle trasmissioni. Via via che passavano gli anni,
fortunatamente, parte di questi ostacoli sono stati rimossi e oggi questo tipo di tecnologie
cerca di riguadagnare la ribalta proponendosi come elemento cardine di svariati servizi di
telecomunicazione. Oggi la nuova sigla che contraddistingue la riscossa delle tecnologie
LAN senza fili Wi-Fi (Wireless Fidelity). Si tratta, per usare il gergo tecnico, dello
standard 802.11b ossia di un tipo di connessione Ethernet senza fili che consente di creare
reti locali di computer che operano via etere alla frequenza di 2.4 GHz e si scambiano dati
con una capacit trasmissiva di 11 Mbps. Questo standard, dopo essersi diffuso rapidamente
negli Stati Uniti, sta ora prendendo piede anche in Europa. L'importanza della notizia non
sta per in questa seconda giovinezza delle wireless LAN, ormai affrancate dai vincoli
normativi e fiscali, ma si concretizza tutta nel fatto che questo tipo di tecnologie sta
trovando nuovi ambiti di utilizzo. Tradizionalmente infatti le reti di computer senza fili
erano destinate a un uso locale, ossia collegavano via radio i personal computer all'interno
di un'area privata (edifici, complessi privati, campus universitari, ecc.) offrendo servizi di
vario tipo ed eliminando i costi e la manutenzione del cablaggio strutturato. Ora le wireless
LAN continuano ad essere proposte in larga parte per questi scopi ma, con l'arrivo delle
soluzioni Wi-Fi 802.11b, stanno aumentando il proprio raggio d'impiego e vengono
utilizzate in alcuni Paesi anche su aree pubbliche (aeroporti, stazioni ferroviarie, dogane,
complessi ospedalieri o alberghieri, ecc.). Queste aree denominate in gergo "hot spot", cio
"zone calde", sono generalmente frequentate da un'utenza che, per lavoro, fa largo uso di
computer portatili o palmari ed ha spesso necessit di avere accesso a Internet o alle reti
aziendali. Con una soluzione Wi-Fi possibile garantire questo tipo di servizi consentendo,
tra l'altro, una certa mobilit all'interno delle aree stesse. In ogni caso, secondo gli esperti, si
tratta di una soluzione indicata prevalentemente per la trasmissione dati pi che per la voce
anche se l'utilizzo in ambito fonia rimane del tutto realizzabile.

Levata di scudi

"Per le piccole/medie imprese, per gli studi professionali, per i palazzi di valore storico dove
difficile cablare, le soluzioni Wi-Fi possono essere la soluzione ideale ci dice Michele
Preda, amministratore delegato di Albacom, il gestore di servizi TLC che ha recentemente
lanciato una serie di soluzioni per le imprese in tecnologia wireless 802.11b. "Si tratta di un
modo intelligente - continua Preda - di accedere alla larga banda Sia ben chiaro questa
tecnologia non vuole essere un'alternativa al GSM o all'UMTS. Non facciamo la guerra alla
telefonia mobile. Si tratta di una soluzione complementare. Crediamo per che sia un
argomento un po' specioso sostenere che Wi-Fi non si deve sviluppare perch altrimenti si
penalizzerebbero coloro che hanno pagato le licenze per l'UMTS". Perch questa
sottolineatura polemica? Ce lo spiega, con pifferi e tamburi, la cronaca di questi giorni,
dove pi volte sono fioccate le dichiarazioni preoccupate dei gestori radiomobili che hanno
invitato il Ministero delle Comunicazioni e l'AGCOM (Autorit per le Garanzie nelle
Comunicazioni) a procedere coi piedi di piombo nel dare via libera ai servizi Wi-Fi sulle
aree pubbliche, i cosiddetti "fondi aperti". La levata di scudi dei gestori radiomobili sembra
per non aver fermato l'avanzata del Wi-Fi. C' stata s una netta presa di posizione del
ministro Gasparri che ha messo in mora il servizio di Megabeam - un fornitore di servizi
Wi-Fi che gi opera negli aeroporti di Linate e Fiumicino - ma secondo alcuni osservatori si
tratta solo di un intervento doveroso visto che il servizio proposto da Megabeam sembra
essere in rotta di collisione con le normative vigenti (art.1 DPR 447/2001). Del resto la
strada tracciata perch - come sostiene Emilio Frezza - direttore commerciale di Albacom,
"la maggior parte dei Paesi europei gi permette l'uso di Wi-Fi su aree pubbliche". "La Gran
Bretagna ha appena liberalizzato il servizio sulla aree pubbliche - ci conferma Mauro
Martino di AGCOM. Fanno ancora eccezione Francia, Germania e Spagna ma anche in
questi Paesi, come in Italia, la questione allo studio delle rispettive autorit regolatorie".
Ma ancora una volta - sostengono gli osservatori - la parola definitiva verr detta a
Bruxelles.













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Introduzione al NetBEUI/NetBIOS
(articolo tratto da www.networkingitalia.it)


NetBEUI l'acronimo di "NetBios Extended User
Interface", cio, interfaccia utente estesa di NetBIOS.
NetBIOS a sua volta significa "Network Basic Input
Output System", ossia, sistema input/output di base di
rete. Infine SMB sta per "Server Message Block",
blocco messaggio server. Ora che questi acronimi e le
relative traduzioni vi hanno sufficientemente confuso
le idee (o lasciato indifferenti), guardiamo in modo pi
chiaro il ruolo di ognuno di questi protocolli aiutandoci
con la figura seguente. Con l'aiuto della figura
chiariamo subito la confusione tra NetBIOS e
NetBEUI.

Pi che un protocollo, il NetBIOS, che lavora al livello
Sessione, un'API, cio un'interfaccia di
programmazione che, attraverso un set di comandi
standard, unisce l'SMB con i protocolli di trasporto ed
instradamento sottostanti, come TCP/IP o IPX/SPX.
NetBEUI invece un protocollo, ed ingloba in modo
nativo sia l'interfaccia NetBIOS, sia una semplice
funzionalit di trasporto, il livello di trasporto del
NetBEUI implementa il protocollo OSI LLC2. Quindi,
mentre il NetBIOS pu lavorare solo se abbinato ad
un protocollo di trasporto, NetBEUI non ha bisogno ne
di protocolli di trasporto ne di interfacce verso SMB.

Partiamo dall'SMB. Creato dall'IBM a met dagli anni
80 e successivamente adottato e modificato dalla
Microsoft, si tratta di un importante protocollo, la cui
implementazione presente in quasi tutti i sistemi
Windows.
Come si vede dalla figura precedente, si tratta del
protocollo di pi alto livello, al di sotto del quale si pu
trovare il NetBEUI oppure il NetBIOS (quest'ultimo a
sua volta su un protocollo di trasporto quale il TCP/IP
o l'IPX/SPX).
Il suo funzionamento client-server, del tipo richiesta-
risposta, dove il server quel sistema che rende
disponibili le proprie risorse condivise al client. I
messaggi di richiesta e di risposta tra il client e il server
sono detti (guardacaso) SMB.
Essenzialmente il lavoro di questo protocollo quello
di rendere possibile la condivisione di file e stampanti,
incluse tutte le operazioni che comunemente vengono
fatte su queste risorse (per es: aprire, chiudere, leggere,
scrivere, creare, cancellare...). Come dicevamo, ad
ognuna di queste operazioni corrisponde un certo
messaggio SMB (open, read, write, close...). SMB
anche il responsabile del tanto comodo quanto
problematico "browsing" delle risorse di rete.
Fa anche parte del protocollo SMB quel particolare
elemento che permette di disporre delle risorse remote
come se fossero locali. Il nome di questo componente
"redirector". Tramite il redirector ad esempio,
possibile vedere un disco di un altro computer come se
fosse un disco sul proprio computer.
Per adattare meglio l'SMB ai vari ambienti sotto cui
pu lavorare, sono state create diverse varianti di
questo protocollo. Per questo, quando due computer
iniziano una connessione SMB, la prima cosa che viene
fatta decidere quale variante usare. Il modo per
mettersi d'accordo di inviare come primo messaggio,
un SMB particolare chiamato "negprot" (negozia
protocollo), che contiene le varianti conosciute dal
mittente. Il ricevente risponder indicando una certa
variante oppure, se non ne conosce nessuna tra quelle
elencate dal mittente, risponder con un numero
speciale che indica l'errore. Successivamente ha luogo
l'autenticazione, che avviene spedendo al server un
nome utente e una password. In questo caso l'SMB
usato "sesssetupX". Se il login ha successo, viene
inviato come risposta al richiedente un numero, l'UID,
che dovr essere reinviato al server in tutte le
successive connessioni con esso. Infine, per accedere
ad una risorsa condivisa, si fa uso dell'SMB "tconX" a
cui segue in risposta un altro numero, il TID da usare
in modo analogo all'UID nei successivi accessi a quella
risorsa.
Il protocollo SMB in grado di gestire due livelli di
sicurezza: share e user. In modalit share viene
associata una password ad ogni risorsa condivisa.
Viene permesso l'accesso anche a tutti i file presenti
all'interno della risorsa. In modalit user, il client deve
essere innanzi tutto autenticato dal server tramite una
coppia utente-password indipendenti dalle risorse che
l'utente vorr usare. L'accesso alla risorsa deciso in
base ai privilegi che il client possiede. Si definisce
dominio, un insieme di computer in cui la gestione
della sicurezza affidata ad un'entit centrale, chiamata
PDC, primary domain controller, controllore primario
del dominio, al cui fianco possono esserci controller
secondari di backup. Il PDC contiene ad esempio i
nomi dei client, le relative password, il gruppo di
appartenenza ecc. .
Le comunicazioni con il livello inferiore (NetBEUI o
NetBIOS) avvengono tramite particolari strutture dati
di 64 byte, chiamate NCB, cio "Network Control
Block", blocco di controllo di rete. Attraverso le NCB
passano le richieste e le risposte SMB. Il metodo
consiste nel caricare opportunamente queste strutture
dati con tutte le informazioni necessarie (codice del
comando, nomi NetBIOS, puntatori e parametri vari).
L'accesso alle NCB pu essere asincrono, se il
controllo ritorna subito al programma, o sincrono, se
invece il programma attende il completamento
dell'operazione specificata.

RETI E DINTORNI N 12 Pag. 4

CIFS, o Common Internet File System, una novit su
cui sta lavorando Microsoft insieme ad altre societ. Si
tratta di un protocollo basato su SMB, ma orientato
verso Internet e mira ad aggiungersi ai sistemi classici
di accesso ai file (FTP, HTTP, NFS). Le specifiche
sono aperte: l'intento che diventino un RFC e
vengano implementate su tutte le piattaforme, incluse
quelle Microsoft e Unix. I vantaggi dichiarati
consisterebbero in un accesso multiplo in scrittura ai
file senza perdita di integrit, robustezza, buona
velocit, sicurezza negli accessi, supporto dei caratteri
in formato Unicode, uso di nomi con significativit
globale per i file.

Il NetBIOS ed il NetBEUI sono stati sviluppati
rispettivamente nel 1983, dalla Sytek per IBM, e nel
1985 da IBM. Ancora oggi restano molto diffusi nei
sistemi Microsoft, in virt dei loro pregi nell'ambito
delle reti locali.
Per essere pi precisi, l'implementazione del NetBEUI
nei sistemi Microsoft differisce dalle ultime versioni
del NetBEUI standard (NetBEUI 3.0) per alcuni
aspetti, pur preservandone la compatibilit. Ad
esempio, il NetBEUI di Microsoft, chiamato NBF
(NetBIOS Frame), presenta alcune migliorie rispetto al
protocollo standard, ed invece di interfacciarsi con i
livelli superiori tramite il consueto NetBIOS, utilizza
un'altra interfaccia pi flessibile, chiamata TDI,
Transport Driver Interface, interfaccia del dispositivo
di trasporto.
All'epoca, l'obiettivo era quello di creare un protocollo
su misura per le LAN di dimensioni contenute (fino a
circa 200 nodi), quindi doveva essere piccolo,
semplice, veloce e doveva permettere di assegnare
nomi "umani" alle risorse, invece dei "complessi"
indirizzi usati dal TCP/IP. Inoltre NetBIOS stato
progettato perch usasse intensamente i broadcast
(messaggi uno a tutti), piuttosto che interrogare
un'entit centralizzata. In questa logica, un computer
che in seguito all'accensione voglia registrarsi con il
proprio nome NetBIOS come nuovo nodo, deve inviare
appositi messaggi broadcast per farsi accettare come
nuovo nodo attivo. Se il nome gi usato, il precedente
possessore di quel nome deve inviare un messaggio di
risposta per respingere la scelta. Se invece un computer
vuole localizzare un nodo preesistente, invier ancora
altri broadcast nel tentativo di contattare quello
specifico nodo. Il computer remoto sempre tenuto a
rispondere ai broadcast con un messaggio unicast (uno
a uno). Solo successivamente i due computer potranno
comunicare senza usare broadcast.
I nomi usati da NetBIOS sono fatti di 16 caratteri
alfanumerici e possono essere di due tipi: ci sono i
nomi unici, che come dice il nome, possono essere
usati per identificare al pi una sola risorsa in rete, ed i
nomi di gruppo che invece si associano a pi nomi
unici. In ambiente Windows, un nome unico pu
individuare sia un computer della rete, sia anche un
servizio offerto da un computer (una certa applicazione
o una funzionalit particolare), ma dato che NetBIOS
non dispone dei numeri di porte, come quelle del
TCP/IP, per poter identificare queste funzionalit viene
riservato il 16esimo carattere, che diventa un suffisso e
quindi limita il nome a soli 15 caratteri. Ecco una lista
dei suffissi usati da Microsoft.

Name________________Number___Type____Service
=====================================================
<computername>________00______U_____Workstation Service
<computername>________01______U_____Messenger Service
<__MSBROWSE__> _______01_____ G_____Master Browser
<computername>________03______U_____Messenger Service
<computername>________06______U_____RAS Server Service
<computername>________1F______U_____NetDDE Service
<computername>________20______U_____File Server Service
<computername>________21______U_____RAS Client Service
<computername>________22______U_____Exchange Interchange
<computername>________23______U_____Exchange Store
<computername>________24______U_____Exchange Directory
<computername>________30______U_____Modem Sharing Server Service
<computername>________31______U_____Modem Sharing Client Service
<computername>________43______U_____SMS Client Remote Control
<computername>________44______U_____SMS Admin Remote Control Tool
<computername>________45______U_____SMS Client Remote Chat
<computername>________46______U_____SMS Client Remote Transfer
<computername>________4C______U_____DEC Pathworks TCPIP Service
<computername>________52______U_____DEC Pathworks TCPIP Service
<computername>________87______U_____Exchange MTA
<computername>________6A______U_____Exchange IMC
<computername>________BE______U_____Network Monitor Agent
<computername>________BF______U_____Network Monitor Apps
<username> ____________03______U_____Messenger Service
<domain> ______________00______G _____Domain Name
<domain> ______________1B______U _____Domain Master Browser
<domain> ______________1C______G _____Domain Controllers
<domain> ______________1D______U _____Master Browser
<domain> ______________1E ______G _____Browser Service Elections
<INet~Services>_________1C______G _____Internet Information Server
<IS~Computer_name>___00______U _____Internet Information Server
<computername>_______[2B]_____U______Lotus Notes Server
IRISMULTICAST ________[2F]_____G _____Lotus Notes
IRISNAMESERVER________[33]_____G______Lotus Notes
Forte_$ND800ZA_________[20]_____U______DCA Irmalan Gateway Service


Numero = suffisso, in esadecimale
U = nome unico
G = nome gruppo
Se volete vedere la tabella dei servizi NetBIOS presenti
in un computer, lanciate da una shell Dos il comando:

nbtstat -a <nome del computer>

oppure

nbtstat -A <indirizzo IP del computer>

Il perch si possa usare un IP in ambiente NetBIOS
sar pi chiaro dopo aver letto la sezione 'NetBIOS
over TCP/IP'.
Per evitare che ogni nodo debba contenere una copia
completa della lista dei nomi registrati e delle relative
risorse condivise, viene eletto tra i computer un Browse
Master, a cui verr affidata una unica lista. In generale
l'elezione del browse master viene vinta dai sistemi di
classe "superiore", come sistemi NT o macchine Linux
su cui gira Samba (un server smb). Se c' un Primary
Domain Controller, sar questo il browse master del
dominio controllato. Tra sistemi Win9x, si pu
decidere manualmente chi sar il browse master
andando nel computer prescelto e selezionando:

Pannello di Controllo->Rete->Condivisione file
e stampanti->Browse Master->attivato.

Le comunicazioni sono di tre tipi: sessioni,
datagrammi, broadcast. Le sessioni si usano per
scambiare con un altro nodo rilevanti quantit di dati
con rilevamento e correzione d'errore. I datagrammi,
per inviare ad uno o pi nodi (quando il destinatario
un gruppo) messaggi di dimensioni modeste e senza
dover stabilire una sessione. I broadcast infine, si usano
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per comunicare messaggi di dimensioni modeste a tutti
i nodi in ascolto. In sessione possibile inviare fino a
64Kb di dati per messaggio. Con i datagrammi si
limitati a 512byte per messaggio ed inoltre non si ha la
garanzia che i dati arrivino. Tuttavia, negli ambiti in
cui queste limitazioni non costituiscono un problema
insormontabile, lavorare con i datagrammi rimane
molto semplice e veloce.
Per separare il traffico in una stessa rete stata
sviluppata un'apposita funzionalit, chiamata
"NetBIOS Scope ID". Si tratta di una stringa di
caratteri aggiunta alla fine del nome. Due computer
devono avere lo stesso scope ID per comunicare.
Usando questa funzione possibile ad esempio
assegnare lo stesso nome a due nodi, se questi
possiedono uno scope ID differente. In Windows9x per
configurare lo scope ID, se avete un server WINS,
bisogna andare in:

Pannello di Controllo->Rete->Tcp/Ip-
>Propriet->Wins->area di validit ID

In mancanza di un server WINS si pu modificare il
registro di Windows con il programma regedit.exe.
Fate attenzione a non usare regedit con troppa
leggerezza, perch se non si sta attenti facile creare
seri problemi.
La chiave da trovare :

HKEY_LOCAL_MACHINE\System\CurrentControlSet\Se
rvices\VXD\MSTCP.

Lo scope ID si aggiunge cliccando su modifica, poi
nuovo, stringa e scrivere "ScopeID" (senza apici). Poi
fare doppio click su questo nome e aggiungere come
valore lo ScopeID prescelto.

La diffusione di Internet ha messo subito in luce quali
sono i limiti di NetBIOS e del suo socio NetBEUI
quando la rete cresce di dimensioni.
Tralasciando problemi seri, ma non insormontabili,
come il degrado prestazionale sulle WAN dovuto
all'uso dei broadcast, rimangono tuttavia altri problemi
di non facile soluzione: innanzitutto c' il problema
dell'unicit nomi. Dato che due computer non possono
usare due nomi uguali nella stessa rete, bisognerebbe
trovare un nome diverso per ogni computer connesso,
cosa non banale in una rete geografica. In secondo
luogo, sempre a causa dei nomi, NetBEUI non
permette il routing. Cio, dato un nome NetBIOS,
impossibile sapere quale sia la strada per raggiungerlo.
Cos, non possiamo sapere se il computer a cui
vogliamo collegarci sia nel palazzo accanto o in un
altro continente. Il problema in questo caso risiede nel
fatto che i nomi NetBIOS non contengono alcuna
informazione gerarchica. Per portare un esempio di
nomi gerarchici basta prendere il TCP/IP, i cui nomi
sono gerarchici da sinistra a destra: indirizzi del tipo
xxx.yyy.zzz.www, si possono pensare come indirizzi
postali del tipo: stato.citt.strada.casa. Quando la rete
diventa Internet, immediato rendersi conto che un
indirizzo IP sia molto pi comodo e molto pi versatile
di un nome normale (nb: i nomi dei siti Internet
corrispondono ad indirizzi IP e non sono nomi
NetBIOS. Grazie ai server DNS infatti, collegandosi
con ftp.microsoft.com esattamente come collegarsi a
198.105.232.1). Un ultimo problema, forse il pi
importante, che i router di Internet non permettono il
propagarsi dei broadcast, tanto cari al NetBIOS quando
cerca di localizzare un nodo.
Per dire tutto in tre parole: NetBIOS non scala.
Per evitare che il NetBIOS affondasse, invece di
navigare in Internet, torn molto comodo a Microsoft il
fatto di poter abbinare l'interfaccia NetBIOS ad un
protocollo molto pi flessibile del NetBEUI, come il
TCP/IP, e limitando l'impiego del NetBEUI nell'ambito
delle reti locali tra sistemi Microsoft. In questo modo
ogni messaggio elaborato da NetBIOS viene
incapsulato in un messaggio TCP/IP, che non soffre
delle limitazioni di cui parlavamo prima. Chiaramente i
problemi non spariscono in modo indolore, anzi
sorgono nuove complicazioni, e quello che la
Microsoft ne tir fuori fu una versione distorta di
Internet, dove il DNS diventa WINS, e HOSTS diventa
LMHOSTS. Vediamo un p cosa successo.

Per rendere possibile l'interfacciamento tra NetBIOS e
TCP/IP necessario che NetBIOS legga nomi, mentre
TCP/IP deve leggere numeri. Ecco che nasce il
"NetBIOS over TCP/IP", chiamato anche NBT,
descritto negli RFC 1001 e 1002. Esso in grado di
lavorare su reti geografiche, basandosi su associazioni
tra nomi NetBIOS e indirizzi IP fornitegli dall'esterno.
Iniziamo col dire che i nodi, in ambiente NBT, possono
operare seguendo quattro modalit standard:

- b-nodi (nodi broadcast): usano broadcast sia
per la registrazione che per la risoluzione dei
nomi in indirizzi IP. I b-nodi soffrono ancora
del problema dei broadcast di NetBIOS: se i
nodi sono separati da router, non riusciranno a
vedersi.
- p-nodi (nodi punto-punto): scoprono l'IP
della risorse interrogando con richieste unicast
un server WINS noto. WINS, Windows
Internet Name Service, servizio nomi Internet
Windows, un server, che imitando i server
DNS, fornisce una lista di coppie
nome_NetBIOS-indirizzo_IP.
- m-nodi (nodi misti): usano prima il broadcast
come gli m-nodi e poi le richieste come i p-
nodi.
- h-nodi (nodi ibridi): l'opposto degli m-nodi,
cio prima contattano un server WINS noto,
poi, se la richiesta ha esito negativo, fanno
broadcast.

Una volta ricavati gli indirizzi IP al posto dei nomi, si
possono aggirare i limiti descritti in precedenza ed
cos possibile contattare nodi remoti.
I client Microsoft usano un sistema leggermente pi
complicato. Consultano in ordine: una cache interna, il
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server WINS se presente, poi fanno broadcast, e per
finire leggono il file LMHOSTS.
LMHOSTS simile al file HOSTS delle macchine
UNIX. E' un file da editare manualmente contenente,
come una specie di server WINS statico, coppie di
nomi_NetBIOS-indirizzi_IP. Torna utile se non non si
dispone di nessun server WINS e non si riesce a
risolvere un nome remoto tramite broadcast perch il
nodo al di la di uno o pi router. In realt LMHOSTS
pu tornare utile anche se il destinatario risiede nella
stessa rete locale. Infatti, per non essere obbligati a
subire una marea di broadcast sulla propria rete,
possibile precaricare le associazioni del file
LMHOSTS pi usate nella cache, semplicemente
mettendo alla fine di ogni linea un tag: "#PRE" (senza
apici). Il file LMHOSTS si trova in genere in
C:\Windows. Se non l'avete mai usato avr estensione
.sam (cio sample ossia esempio), per renderlo attivo
dovete togliere il .sam. Nel file d'esempio c' anche una
lista di tutti gli altri tag utilizzabili, con la relativa
spiegazione.

Nel protocollo TCP/IP, per stabilire una
comunicazione, necessario definire le porte a cui
inviare le richieste.
NBT usa perlopi le seguenti porte:

137: risoluzione dei nomi NetBIOS (UDP)
138, 139: datagrammi (UDP)
139: sessioni (TCP)

Ricordo che per evitare che le proprie cartelle siano
accessibili dall'esterno bene togliere il binding tra
TCP/IP di Accesso Remoto e Condivisione file e
stampanti. Per restare in tema di sicurezza, tra le varie
opzioni del TCP/IP di Accesso Remoto, c' un'opzione
chiamata "attiva NetBIOS su TCP/IP" che per nelle
ultime versioni di Win95 e in Win98 non
deselezionabile. Questo non comunque un grande
rischio se avete tolto il binding di cui parlavo prima.
L'unica cosa visibile dall'esterno sar al massimo il
nome del computer ed il vostro gruppo di lavoro, che in
genere non rappresentano un grande problema di
sicurezza (specialmente se il nome qualcosa del tipo
MIOPC1 e il gruppo MIOGRUPPO!). Se invece
avete la necessit di rendere accessibili le vostre
cartelle a qualcun'altro su Internet, ricordatevi che non
c' nulla come una buona password! Per non attrarre i
lamer di passaggio potete anche nasconderle mettendo
il carattere "$" (senza apici) in fondo al nome della
risorsa condivisa, tuttavia questa soluzione non sicura
se usata come unica difesa.
Se per avete serie esigenze di sicurezza e volete
togliere le 3 porte NetBIOS 137, 138, 139, vi consiglio
caldamente di tagliare la testa al toro installando un
buon firewall.

Ricapitoliamo ci che stato detto finora portando un
esempio di comunicazione NBT via Internet.
Supponiamo di conoscere un computer che permetta
l'accesso alle sue risorse condivise via Internet (cio
con la porta 139 aperta e con il TCP/IP di Internet in
binding al servizio di condivisione).



Per collegarci possiamo aggiungere al file LMHOSTS
la linea:

xxx.yyy.zzz.www <...un p di spazi...>
NOMECOMPUTER <...un p di spazi...> #PRE

dove xxx.yyy.zzz.www l'IP di quel computer e
NOMECOMPUTER il suo nome NetBIOS
(scopribile con nbtstat -A <indirizzo IP>). Nota: in
qualche caso avrete bisogno di collegarvi, non tanto al
nodo bens ad un suo servizio. La linea da aggiungere
simile, ma il nome finisce con uno dei caratteri
esadecimali visti in precedenza e specificabile con il
tag \0x e tutto racchiuso tra virgolette, per esempio:

xxx.yyy.zzz.www "NOMECOMPUTER \0x20" #PRE

per vedere le risorse condivise da quel nodo si pu
lanciare da una shell di Dos il comando

net view \\NOMECOMPUTER

e per installare una risorsa tra quelle elencate, come se
fosse un drive del proprio computer

net use x: \\NOMECOMPUTER\RISORSA

dove "x:" la lettera dell'unit che conterr la risorsa
(non mettete una lettera gi in uso).


RETI E DINTORNI N 12 Pag. 7

MEZZI TRASMISSIVI,
NORMATIVE E
STRUMENTAZIONE

PREMESSA

La trasmissione di informazioni richiede un
collegamento fisico di qualche tipo fra la sorgente della
trasmissione e il destinatario, mediante opportuni
mezzi trasmissivi. Nel caso di reti informatiche (LAN,
MAN o WAN) l'informazione di tipo binaria e la
velocit di trasmissione si misura in bit al secondo
(b/s). I mezzi trasmissivi utilizzati possono essere di
tipo:
- metallico (doppino, coassiale);
- fibra ottica;
- powerline (onde convogliate su rete elettrica);
- wireless (onde elettromagnetiche tipo infrarossi,
radiofrequenze, microonde, cellulare, satellitare);
I mezzi trasmissivi attualmente pi utilizzati sono i
primi due e in questo articolo in particolare si
soffermer sui primi due di essi. Una caratteristica
universale di ogni mezzo trasmissivo che il segnale
trasmesso nel procedere attraverso il mezzo si degrada
gradualmente, per due principali motivi: la dissipazione
dell'energia del segnale (attenuazione) e il rumore che
si somma al segnale trasmesso. Le cause di questi due
fenomeni dipendono dal tipo di mezzo utilizzato, ma
importante sottolineare che in pratica non esiste
attualmente un mezzo trasmissivo che non degradi il
segnale (in realt i superconduttori hanno questa
propriet ma il loro uso limitato ai ricercatori, alla
NASA e ai militari). Un'altra caratteristica universale
di ogni mezzo che non possibile trasmettere su di
esso segnali con frequenza qualsiasi, ma esistono dei
limiti che definiscono una o pi finestre di frequenze
dove l'attenuazione minima. Questa caratteristica
detta larghezza di banda (o banda passante).
Maggiore la larghezza di banda, oppure minore il
rumore presente, e maggiore la quantit di
informazioni trasmissibile nell'unit di tempo
1
. Esister
dunque una lunghezza massima di trasmissione del
segnale che dipender dall'energia trasmessa,
dall'attenuazione e dal rumore. La scelta dei mezzi
trasmissivi e il relativo cablaggio per le reti
informatiche sono standardizzati nella normativa

1
Dal teorema di Shannon abbiamo che la capacit di trasmissione C
di un canale avente banda passante B disturbato da rumore di potenza
N e potenza del trasmettitore S :
sec
bit
1 log
2
|
.
|

\
|
+ =
N
S
B C

Per esempio avendo a disposizione un canale fisico con 4 MHz di
banda B ed un rapporto S/N = 1000 si ottiene una capacit di 39,8
Mb/s, ma la stessa capacit si otterrebbe per esempio con le seguenti
combinazioni:
B (MHz) S/N
2 10
6
4 1000
8 30,6
16 4,6

internazionale ISO/IEC 11801 dove vengono definiti
ben precisi limiti per le caratteristiche peculiari dei
mezzi trasmissivi ammessi. Altre normative da
considerare sono la EIA/TIA 568 e la EIA/TIA 568A.

CENNI SULLA CODIFICAZIONE DI LINEA

Il segnale trasmesso sul mezzo metallico oramai nella
maggioranza dei casi un segnale digitale. Ci sta a
significare che il segnale pu avere solo certi valori
discreti compresi in una certa tolleranza, per esempio
presenza di tensione positiva bit =1 e presenza di
tensione negativa bit = 0. Ma si possono adottare
codifiche pi sofisticate, che permettono una corretta
sincronizzazione del ricevitore con il trasmettitore e
che permettono di ridurre la banda necessaria alla
trasmissione. Caratteristica importante delle tecniche di
codifica il numero di variazioni del segnale
necessarie per codificare un bit. Queste variazioni
determinano la frequenza con cui varia il segnale, che
deve cadere nei valori compresi dalla banda passante
del mezzo trasmissivo. La frequenza del segnale
determina in modo univoco soltanto il valore minimo
di banda passante che il mezzo deve offrire. Vediamo
qualche esempio di codifica:
- Codifica NRZ (Non Return to Zero): la
codifica pi semplice e consiste nell'associare a
ciascun bit un valore di tensione, ed equivalente
alla rappresentazione di zeri e uni. Il massimo
numero di transizioni nell'unit di tempo, permette
di determinare la frequenza fondamentale e quindi
la massima richiesta di banda. Ci accade in una
sequenza continua di uni e zeri alternati. In questo
caso se F (b/s) la velocit di trasmissione dei bit,
allora la banda richiesta di F/2 (Hz).
- Codifica MANCHESTER: in questa codifica il
segnale di clock del trasmettitore e il segnale
vengono combinati per garantire la presenza di una
transizione per ogni bit. Ogni bit codificato
trasmettendo un ciclo del clock inalterato quando
si trasmette uno zero, invertito quando si trasmette
un uno. Il massimo numero di transizioni avviene
trasmettendo sequenze di tutti uni o di tutti zeri. In
tal caso il segnale in pratica il clock del
trasmettitore e la banda richiesta pari alla
frequenza di trasmissione. Questa codifica
utilizzata nelle reti Ethernet e Token Ring.
- Codifica NRZI (Non Return to Zero Inverted
on one): questa codifica prevede una transizione
per i bit = 1, a met del bit, e nessuna transizione
RETI E DINTORNI N 12 Pag. 8

per i bit = 0. La transizione pu essere di tipo
"High-Low" o "Low-High", a seconda dello stato
del segnale in corrispondenza del bit precedente. Il
massimo numero di transizioni si ottiene con una
sequenza continua di uni, e quindi come nel caso
della codifica NRZ la frequenza richiesta per la
banda passante pari alla met della velocit di
trasmissione. Viene utilizzata per FDDI su fibra
ottica.
- Codifica MLT-3: questa codifica opera su tre
livelli anzich su due. Per esempio i tre livelli
possono essere rappresentati da una tensione
positiva (+), una tensione negativa (-), e assenza di
tensione (0). Si prevedono solo transizioni a met
del bit 1 e nessuna transizione per i bit zero. Le
transizioni si susseguono nel seguente ordine: 0
+ , + 0, 0 -, - 0, ecc. Il massimo numero
di transizioni dato da una sequenza di valori di
uno. Tuttavia, la codifica su tre valori fa s che la
banda richiesta sia soltanto un quarto della velocit
trasmissiva. La MLT-3 utilizzata da FDDI TP-
PMD e da Ethernet 100Base TX.
Codifiche mBnB (con m < n) : ad eccezione della
codifica di Manchester, esistono delle sequenze di dati
che non generano nessuna transizione. Per esempio
nella NRZ una sequenza continua di uni o di zeri non
genera transizioni, mentre nella codifica NRZI e MLT-
3 ci accade quando si presenta una sequenza continua
di zeri. Questo evento assolutamente da evitare in
quanto non permetterebbe una corretta
sincronizzazione. Si deve dunque garantire un numero
di transizioni sufficienti anche in questi casi. Lo si
ottiene ricodificando i dati da trasmettere. Per esempio
la 4B5B codifica ogni sequenza di 4 bit in una
sequenza di 5 bit.

Riassumiamo in una tabella alcune caratteristiche di trasmissione per vari tipi di rete:

TIPO DI RETE CODIFICA
UTILIZZATA
FREQUENZA DI
TRASMISSIONE FISICA
FREQUENZA DI
TRASMISSIONE DATI
BANDA RICHIESTA
ETHERNET (IEEE 802.3) MANCHESTER 10 Mbit/s 10 Mbit/s 10 MHz
TOKEN RING (IEEE
802.5)
MANCHESTER 4 Mbit/s
16 Mbit/s
4 Mbit/s
16 Mbit/s
4 MHz
16 MHz
FDDI TP-PMD MLT-3 4B5B 125 Mbit/s 100 Mbit/s 31,25 MHz
100BaseX MLT-3 4B5B 125 Mbit/s 100 Mbit/s 31,25 MHz
100BaseT4 8B6T Vengono utilizzate tre coppie
per la trasmissione per ogni
coppia si ha
25 MBaud
33,33 Mbit/s 12,5 MHz
100VG AnyLAN Dual STP
PMD
NRZ 5B6B 120 Mbit/s 100 Mbit/s 60 MHz
100VG AnyLAN 4-UTP
PMD
NRZ 5B6B Vengono utilizzate quattro
coppie per ogni coppia si ha
30 Mbit/s
25 Mbit/s 15 MHz
ATM MLT-3 4B5B
NRZ 8B9B
193,75 Mbit/s
174,38 Mbit/s
155 Mbit/s
155 Mbit/s
48,44 MHz
87,19 MHz

Questa tabella molto importante in quanto molti
installatori, fanno confusione fra velocit (frequenza)
di trasmissioni dati e la banda richiesta. Per esempio
certificare una rete ATM non significa affatto che si
debbano fare le misure di attenuazione, diafonia o altro
fino a frequenze di 155 MHz, in quanto 155 Mbit/s
come abbiamo visto hanno una corrispondenza diretta
solo nel caso del codice di Manchester, negli altri casi
la banda effettivamente utilizzata del mezzo
trasmissivo dipender in modo decisivo dalla codifica
utilizzata per trasmettere il segnale stesso. Come
vediamo dalla tabella la banda massima richiesta da
l'ATM con codifica di trasmissione 8B9B, cio circa 88
MHz.




I MEZZI TRASMISSIVI METALLICI


Nei mezzi metallici il segnale trasportato in forma di
energia elettrica. La prima considerazione da fare che
ogni mezzo metallico attraversato da una corrente
variabile nel tempo emette un campo elettromagnetico,
e che un campo elettromagnetico esterno induce una
corrente sul cavo.
La seconda considerazione che i campi
elettromagnetici inducono la corrente solo sulla
4B5B
ENCODER
1111
1110
1
RETI E DINTORNI N 12 Pag. 9

superficie del metallo
2
, e questo utilizzato per
schermare, tramite calze o fogli metallici un cavo
contenuto in schermi siffatti.
I mezzi trasmissivi metallici si dividono in:
- cavi coassiali
- doppini
La misura della sezione dei conduttori data nell'unit
di misura detta AWG
3
.

Cavi coassiali
4

I cavi coassiali sono formati da un conduttore centrale
e da uno o pi schermi (calze, fogli). I pi conosciuti
sono:
- RG213 / RG8 (Thick Ethernet o cavo giallo)
utilizzato principalmente nell'ethernet 10Base5.
caratterizzato da ottimi parametri elettrici ed ha
una schermatura a quattro strati (foglio, calza,
foglio, calza). Ha un'impedenza di 50O. difficile
da porre in opera ed costoso. Non pi utilizzato
frequentemente.
- RG58 A/U o C/U (Thin Ethernet) utilizzato
principalmente nell' ethernet 10Base2. Ha un
doppio schermo (foglio, calza) ed ha uno spessore
minore rispetto al Thick Ethernet. Ha

2
L'EFFETTO PELLE: un conduttore attraversato da corrente
alternata si comporta come se tutta la corrente passasse attraverso
una corona circolare di diametro esterno d, dove d il diametro del
conduttore, e di spessore o, dove o il cosiddetto spessore
equivalente o penetrazione. Nel caso che il conduttore sia rame si ha:
f
66
~
dove o misurato in mm e f la frequenza della corrente
alternata misurata in Hz. Questo addensamento della corrente
elettrica sulla superficie di un conduttore, produce dunque una
diminuzione della sezione utile per l'attraversamento della corrente,
con la conseguenza che la resistenza aumenter all'aumentare della
frequenza. Si trova che la resistenza Rf data da:
( ) |
.
|

\
| O
+ =

km
25 , 0 10 75 , 3
3
0
f d R R
f

dove R0 la resistenza in corrente continua, che per il rame data da:
|
.
|

\
| O
=
km

2 , 22
2 0
d
R
, dove d il diametro del conduttore in mm ed f
la frequenza misurata in Hz. Questo significa che all'aumentare
della frequenza, l'attenuazione sar maggiore.

3
UNITA' DI MISURA AWG (American Wire Gauge): l'AWG
una scala a regressione geometrica con 39 valori compresi
nell'intervallo di 0 gauge (11,7 mm di diametro) a 36 gauge (0,13
mm di diametro).

4
CARATTERISTICHE DEI CAVI COASSIALI: esistono
almeno 46 tipi di cavi coassiali diversi la tabella mostra alcune
caratteristiche dei cavi pi utilizzati nel mondo LAN:
Attenuazione in dB per100 metri Tipo di
cavo
Diam
etro
in
mm
Impe
denz
a in

Vp
10
MHz
50
MHz
100
MHz
200
MHz
400
MHz
1
GHz
3
GHz
RG8
RG213
10,3 52
50
0,66 1,80 4,27 6,23 8,86 13,5 26,30 52,5
RG58 5 50 0,66 4,59 10,80 16,10 24,30 39,40 78,70 177,0
RG59 6 75 0,66 3,61 7,87 11,20 16,10 23,00 39,40 86,9
RG62
RG180
3,7 95 0,69 10,80 15,10 18,70 24,90 35,40 55,80 115,0
Il cavo RG59 viene utilizzato principalmente per la TV via cavo
(CATV), mentre il RG62 viene utilizzato nelle reti ARC-Net e nei
sistemi IBM 3270.



un'impedenza di 50 O. Di pi facile messa in
opera, e pi economico. Trova ancora qualche
utilizzazione.
RG58 come il precedente solo che come schermo ha
solo la calza
5
.
I cavi coassiali non sono pi ammessi dalle normative
ISO/IEC 11801 e dalla EIA/TIA 568A.

I doppini
Il doppino il mezzo trasmissivo classico della
telefonia, e consiste in due fili di rame ritorti (binati o
twisted) ricoperti da una guaina isolante. Normalmente
si utilizzano cavi con pi coppie (4, 25, 50, ecc.).
Esistono vari tipi di doppino:
- STP (Shielded Twisted Pair) versione con uno
schermo per ogni coppia pi uno schermo
complessivo;
- FTP (Foiled Twisted Pair) o S-UTP versione con
un unico schermo per tutto il cavo;
- UTP (Unshielded Twisted Pair) versione non
schermata;
Gli schermi possono essere a foglio a calza o entrambi.
I doppini inoltre sono classificati in cinque categorie.
La categoria 1 quella dei cavi peggiori, la 5 quella dei
cavi migliori. Ogni categoria idonea a fornire tutti i
servizi offerti dalle categorie inferiori.
- Categoria 1: comprende i cavi adatti unicamente a
telefonia analogica.
- Categoria 2: comprende i cavi per telefonia
analogica e digitale (ISDN) e trasmissione dati a
bassa velocit.
- Categoria 3: cavi adatti a trasmissioni fino a 16
MHz (utilizzato normalmente per Ethernet
10BaseT, Token Ring 4 Mb/s, 100Base-T4,
100Base-T2)
- Categoria 4: cavi adatti a trasmissioni fino a 20
MHz (utilizzato per le precedenti tipologie e per
Token Ring 16 Mb/s)
- Categoria 5: cavi adatti per trasmissioni fino a
100 MHz.

Trasmissione bilanciata e sbilanciata
Nei doppini il segnale viene trasmesso utilizzando la
tecnica detta di trasmissione bilanciata. La tecnica

5
IL PROBLEMA DELLA SCHERMATURA NEI CAVI
COASSIALI: una cavo coassiale con una sola calza metallica tipo il
RG58, svolge la triplice funzione di ritorno della corrente del
segnale, riferimento di tensione e schermatura per il conduttore
interno. Ma attenzione, anche lo schermo si comporta da antenna, e
le correnti indotte da campi elettromagnetici esterni, o i disturbi
provenienti dalla messa a terra delle apparecchiature, provocano
un'alterazione del riferimento di tensione (massa), e siccome il valore
del segnale misurato relativamente a tali tensioni, ne risulta
un'alterazione che comporta errori di ricezione dei dati trasmessi. La
soluzione ottimale quella di avere pi schermi (tipo RG213), ma di
utilizzare soltanto lo schermo interno come ritorno del segnale e di
segnale di riferimento, e di utilizzare lo schermo esterno per la
schermatura , collegando soltanto un estremo alla terra. Per
frequenze superiori al MHz non nemmeno necessario isolare le
varie calze, in quanto un campo elettromagnetico di frequenza 1
MHz, induce una corrente sullo schermo entro una profondit di soli
0,066 mm.


RETI E DINTORNI N 12 Pag. 10

consiste nell'inviare ad un conduttore della coppia il
segnale in fase
2
iN
V
e nell'altro conduttore il segnale in
opposizione di fase
2
IN
V

. Il rumore indotto
D
V
dall'esterno sarebbe perfettamente identico nei due
conduttori dei doppini ritorti (twisted pair) solo se
fossero perfettamente simmetrici ( comunque
impossibile una perfetta simmetria in quanto i due
conduttori dovrebbero coincidere nello spazio).
Allora sottraendo i due segnali dalla parte del ricevitore
otteniamo:
IN D
IN
D
IN
OUT
V V
V
V
V
V = |
.
|

\
|
+ |
.
|

\
|
+ =
2 2

e in questo modo abbiamo una perfetta immunit ai
disturbi esterni. Altra considerazione che il campo
elettromagnetico totale emesso dalla coppia nullo
(sempre se i due conduttori fossero perfettamente
simmetrici). Questo perch i due conduttori sono
percorsi da correnti in opposizione di fase ed esse
emettono dei campi elettromagnetici di valore opposto
per ogni punto spaziale e quindi la loro somma nulla
ovunque. Nella realt la perfetta simmetria non
raggiungibile, e quindi un doppino emetter comunque
un campo elettromagnetico, e la trasmissione bilanciata
ridurr l'intensit del rumore indotto ma non riuscir
mai a renderlo nullo.

La trasmissione sbilanciata viene utilizzata
normalmente su cavi coassiali, e consiste nel
trasmettere direttamente il segnale sul cavo.

Classificazioni delle connessioni
Una connessione
6
(link) data dalla somma di vari
componenti: prese, giunti, connettori, cavo di
distribuzione, cavetti di connessione.

6
APPLICAZIONI SUPPORTATE DALLA
CLASSIFICAZIONE IN CONNESSIONI: la tabella seguente
mostra quali applicazioni sono correlate alle classi di connessione
definite dalla ISO/IEC 11801:
APPLICAZIONE STANDARD NOME
ADDIZIONALE
CLASSE A (fino a 100 KHz)
PBX
X.21 /V.11
RIFERIMENTI NAZIONALI
ITU-T RECS. X.21 /V.11

CLASSE B (fino a 1 MHz)
S0-Bus (esteso)
S0-punto-punto
S1 / S2
CSMA/CD 1Base5
ITU-T REC. I.430
ITU-T REC. I.430
ITU-T REC. I.431
ISO/IEC 8802-3
ISDN BASE
ISDN BASE
ISDN PRIMARIO
ETHERNET A 1MHz
CLASSE C (fino a 16 MHz)
La normativa ISO/IEC 11801 introduce cinque classi di
connessioni (links), di cui quattro classi per i cavi in
rame ed una classe per la fibra ottica:
- Classe A: connessioni in rame adatte per
applicazioni fino a 100 KHz;
- Classe B: connessioni in rame adatte per
applicazioni fino a 1 MHz;
- Classe C: connessioni in rame adatte per
applicazioni fino a 16 MHz;
- Classe D: connessioni in rame adatte per
applicazioni fino a 100 MHz;
- Classe ottica: connessioni in fibra ottica
(generalmente non costituisce un limite per la
banda passante).
Per ogni classe la ISO/IEC 11801 introduce dei ben
precisi limiti per le caratteristiche elettriche peculiari
del mezzo. Soffermiamoci allora su queste
caratteristiche.

Caratteristiche elettriche
I parametri meccanici e fisici (materiali impiegati,
dimensione del cavo, schermature, geometrie)
determinano i parametri elettrici del cavo stesso. I pi
importanti per i cavi metallici sono:
- Resistenza c.c. ad anello chiuso: la misura viene
effettuata applicando un corto circuito nella parte
finale della connessione e misurando la resistenza
totale in corrente continua. La resistenza c.c. in un
doppino dipende dalla lunghezza del cavo, dallo
spessore del conduttore e dalla temperatura. Il
valore ottenuto deve essere minore dei valori limiti
posti dalla ISO/IEC 11801:
Tabella 1 - Massima resistenza c.c. ad anello chiuso secondo la
ISO/IEC 11801
Classe A B C D
Massima resistenza ad
anello chiuso
O

560

170

40

40


CSMA/CD 10Base-T
Token Ring 4 Mbit/s
Token Ring 16 Mbit/s
(I 16 Mbit/s sono supportati
soltanto se vengono utilizzati
hubs attivi e il valore
dell' ACR limite maggiorato
di 6 dB rispetto ai valori della
ISO/IEC 11801)
100BaseT4
100VG AnyLAN 4-UTP
ISO/IEC 8802-3
ISO/IEC 8802-5
ISO/IEC 8802-5






IEEE 802.3u
IEEE 802.12
ETHERNET 10Base-T








FAST-ETHERNET
FAST-ETHERNET
CLASSE D (fino a 100 MHz)
Token Ring 16 Mbit/s
ATM (TP)
TP-PMD
100BaseX
100VG AnyLAN Dual STP
ISO/IEC 8802-5
ITU-T E ATM-FORUM
ISO/IEC 9314-xx
IEEE 802.3u
IEEE 802.12

B-ISDN
Twisted Pair FDDI
FAST-ETHERNET
FAST-ETHERNET

Le connessioni con cavo coassiale come 10Base5 e 10Base2 non
sono previste dalla ISO/IEC 11801.



Commento [RG1]:
RETI E DINTORNI N 12 Pag. 11

- Impedenza
7
caratteristica: un parametro che
funzione della frequenza e della resistenza,
capacit, induttanze e conduttanze del cavo. La
ISO/IEC 11801 non ha ancora definito la modalit
della misura dell'impedenza caratteristica per le
connessioni. Attualmente la verifica fatta dai
produttori di cavi rispetto alla classificazione in
categorie dei doppini, e sempre da l la ISO/IEC
11801 prende direttamente i valori dai limiti e
tolleranze. I valori sono i seguenti:
Tabella 2 - Valori dell'impedenza caratteristica per la ISO/IEC
11801
Impedenza
nominale
Frequenza Classe C Classe D
100 O 1 s f s 16
16 s f s 100
100 15
-
100 15
100 15
120 O 1 s f s 16
16 s f s 100
120 15
-
120 15
120 15
150 O 1 s f s 16
16 s f s 100
150 15
-
150 15
150 15

Pi l'impedenza stabile al variare della
frequenza, migliore il cavo. Le variazioni
d'impedenza lungo il cavo, possono essere
provocate da alterazioni nella regolarit della
geometria, provocando riflessioni del segnale, con
conseguenti attenuazioni e interferenze.
- Velocit di propagazione: la velocit di
propagazione v
p
del segnale si misura in
percentuale della velocit della luce c ~ 300.000
km/s. Normalmente per cavi in rame varia fra il
55% e il 75% di c. La velocit di propagazione
anche funzione della frequenza.
- Balance (Longitudinal to differential conversion
loss): come precedentemente detto nel paragrafo
sulla trasmissione bilanciata, le irregolarit nella
geometria dei doppini, generano una componente
differenziale, detta anche balance. Esso determina
quanta induzione elettromagnetica irradier il
cavo. La misura del balance sulle connessioni non
ancora ben definito. La normativa intanto ha
definito i valori minimi in dB:

7
IMPEDENZA CARATTERISTICA: una linea di trasmissione,
come una coppia di cavi, presenta delle caratteristiche elettriche che
sono distribuite lungo tutta la linea. Senza commettere un grande
errore possiamo considerare queste caratteristiche elettriche come
concentrate per unit di lunghezza. Le caratteristiche elettriche
presenti sono: la resistenza r e l'induttanza L dei conduttori e la
capacit C e conduttanza G fra i conduttori. L'impedenza
caratteristica Z della linea sar data da:
|
.
|

\
|
+
|
.
|

\
|
+
=
G
C
j G
r
L
j r
Z

1
1

dove
f 2 =
. I costruttori di doppini devono mantenere
l'impedenza caratteristica costante al variare della frequenza, e questo
possibile se riescono a soddisfare la condizione
G
C
r
L
=
in questo
caso l'impedenza caratteristica uguale a
G
r per ogni frequenza.

Tabella 3 - Valori minimi per il Balance
Frequenza
MHz
Classe
A
Classe
B
Classe
C
Classe
D
0,1
1
10
30
-
-
45
20
-
35
30
25
40
40
30

- Diafonia
8
: la diafonia la misura di quanto un
cavo disturba un altro cavo vicino. Nel caso dei
doppini la diafonia misura il rumore indotto su un
doppino vicino. Esistono due modi diversi per
misurare la diafonia:
- NEXT (Near End Cross-Talk) o Paradiafonia
se la misura effettuata dalla stessa parte
del trasmettitore.
- FEXT (Far End Cross-Talk) o Telediafonia
se la misura fatta dalla parte del ricevitore.

In pratica si misura soltanto la paradiafonia
(NEXT). La ISO/IEC 11801 infatti stabilisce
soltanto i valori minimi per il NEXT:
Tabella 4 - Valori minimi per il NEXT
Frequenza
MHz
Classe
A
dB
Classe
B
dB
Classe
C
dB
Classe
D
dB
0,1
1
4
10
16
20
31,25
62,5
100
27
-
-
-
-
-
-
-
-
40
25
-
-
-
-
-
-
-
-
39
29
23
19
-
-
-
-
-
54
45
39
36
35
32
27
24

- Rumore indotto dall'esterno (Noise): la ISO/IEC
11801 non definisce un metodo di misura del
rumore indotto esternamente, ma assume che esso
debba essere minore di almeno 10 dB rispetto alla
diafonia nel campo di frequenze definite dalla
connessione.
- Return Loss
9
: ogni variazione d'impedenza porta
a una riflessione di parte dell'energia trasmessa. La

8
DIAFONIA: le interferenze dovute ad accoppiamenti di diafonia,
dipendono dal numero di coppie presenti (ed effettivamente
utilizzate), dalla forma e dalla statistica dei segnali, dalla struttura del
cavo e della posizione della coppia disturbata rispetto a quelle
disturbanti. La diafonia varia con la frequenza in maniera alquanto
irregolare per cui si pu fare riferimento solo ai valori medi. Il
contributo totale del disturbo dovuto sia alla telediafonia sia alla
paradiafonia. Tuttavia la potenza di disturbo provocato dagli
accoppiamenti di telediafonia trascurabile nei confronti della
paradiafonia se le coppie trasmettono il segnale in direzione diversa.
L'andamento medio della paradiafonia dato dalla formula:
( ) ( ) (dB) log 15
|
.
|

\
|
=
N
N
f
f
f A f A

dove fN la frequenza massima della banda trasmissiva.
9
TECNICA DI MISURA DEL RETURN LOSS: la ISO/IEC
11801 descrive come v effettuata la misura di return loss.
RETI E DINTORNI N 12 Pag. 12

misura va' effettuata applicando una resistenza di
valore uguale all'impedenza nominale del cavo agli
estremi remoti della connessione. La ISO/IEC
11801 definisce i seguenti valori minimi:
Tabella 5 - Valori minimi per il Return Loss
Frequenza
MHz
Classe C
dB
Classe D
dB
1 s f s 10
10 s f s 16
16 s f s 20
20 s f s 100
18
15
-
-
18
15
15
10
- Ritardo di propagazione (Delay)
10
: il tempo
che impiega il segnale a raggiungere l'estremit del
cavo o della connessione. Esso una funzione
della frequenza (in quanto la velocit di
propagazione v
p
di un segnale funzione della
frequenza). Comunque la tecnica di misura
standardizzata nella ISO/IEC 11801 permette di
ottenere il valore del delay anche se non si conosce
v
p
.
La normativa fornisce i valori massimi ammessi:
Tabella 6 - Valori massimi per il Delay
Frequenza
MHz
Classe Delay
s
0,01
1
10
30
A
B
C
D
20
5
1
1



Si applica una tensione V2 a una data frequenza f. V1 posto uguale
a zero. R2 posto uguale met del valore dell'impedenza
caratteristica. Allora il return loss dato dalla formula:
( )
( ) ( )
( )
( ) dB 1 log 20 Re
2
4 3
10
|
|
.
|

\
|
=
f V
f V f V
f turn
loss

10
TECNICA DI MISURA DEL DELAY: la ISO/IEC 11801
descrive la misura di delay. Si applichi una tensione V2 a gradino con
V1=0 e R2=Z/2 e R3=circuito aperto e cortocircuito con variazione
sincronizzata da un timer che a sua volta sincronizzato con il
voltaggio V2 applicato. Lo strumento misura il valore di tensione
dato da: V(t)=V3(t)-V4(t). Il tempo di delay dato da ts/2 dove ts il
tempo impiegato dalla tensione V a cambiare di segno in
corrispondenza del cambiamento di valore di R3.


- Attenuazione
11
: un segnale elettrico arriva al
ricevitore con una energia minore rispetto
all'energia iniziale. Questa dissipazione di energia,
detta anche attenuazione, dipende da vari fattori:
1) il segnale incontra una resistenza e come
risultato parte dell'energia si disperde in calore
(effetto Joule); 2) altra energia si disperde
attraverso l'emissione di onde elettromagnetiche;
3) l'energia riflessa verso il trasmettitore un altro
effetto di dispersione. La ISO/IEC 11801 definisce
i valori massimi ammissibili:
Tabella 7 - Valori massimi per l'attenuazione secondo l'ISO/IEC
11801
Frequenza
MHz
Classe
A
dB
Classe
B
dB
Classe
C
dB
Classe
D
dB
0,1
1
4
10
16
20
31,25
62,5
100
16
-
-
-
-
-
-
-
-
5,5
5,8
-
-
-
-
-
-
-
-
3,7
6,6
10,7
14
-
-
-
-
-
2,5
4,8
7,5
9,4
10,5
13,1
18,4
23,2

- ACR (Attenuation to Cross-talk Ratio):
definito come la differenza fra la diafonia misurata
in dB e l'attenuazione misurata in dB
12
. La
ISO/IEC 11801 fornisce valori limite per l'ACR
per le classi A, B e C che sono esattamente la
differenza diretta dei valori che troviamo nelle
tabelle 7 e 4, mentre per la classe D la normativa
definisce dei valori minimi pi grandi rispetto alla
semplice differenza dei valori di diafonia e

11
ATTENUAZIONE: la tensione V0 di un segnale viene attenuata
lungo una linea con andamento esponenziale, cio:
x
x
e V V

=
0

dove Vx la tensione ad una distanza x, ed o una costante di
attenuazione. Alla grandezza logaritmica:
( ) dB log 20
0
|
|
.
|

\
|
=
x
V
V
x

si d il nome di attenuazione. Attenzione esprimere l'attenuazione in
funzione del solo rapporto delle tensioni non corretto se non si
certi che l'impedenza esistente nei due punti della linea messi a
confronto, sia dello stesso valore.

12
DEFINIZIONE DELL'ACR: possiamo trovare in letteratura due
diverse definizioni di ACR, dal punto di vista matematico sono
equivalenti. Una definizione quella da noi fornita, l'altra data da:
ACR = Attenuazione/diafonia ma attenzione, in questo rapporto per
attenuazione non intendono il valore in decibel ma il numero
adimensionale dato dal rapporto V0 / Vx stesso discorso con la
diafonia. Per ottenere il valore dell'ACR in dB si deve fare il
logaritmo, allora si ottiene:
( ) ( ) ) ( ) ( log 20 log 20 log 20 ) (
0
dB NEXT dB ne Attenuazio NEXT e
NEXT
V
V
dB ACR
x x
= =
|
|
|
|
.
|

\
|
=

a questo se vogliono valori di ACR positivi sufficiente moltiplicare
per -1 l'equazione (corrisponde a cambiare direzione all'asse y).


RETI E DINTORNI N 12 Pag. 13

attenuazione definiti per la classe D. Ci comporta
che in classe D non sempre sufficiente soddisfare
i limiti di attenuazione e di diafonia per soddisfare
i valori limiti dell'ACR. La normativa demanda a
chi progetta il cablaggio il compito di decidere
quali valori migliorare per rientrare nei limiti di
ACR.
Tabella 8 - Valori minimi per l'ACR.
Frequenza
MHz
Classe
A
dB
Classe
B
dB
Classe
C
dB
Classe
D
dB
0,1
1
4
10
16
20
31,25
62,5
100
11
-
-
-
-
-
-
-
-
34,5
19,2
-
-
-
-
-
-
-
-
35,3
22,4
12,3
5
-
-
-
-
-
-
40
35
30
28
23
13
4

- Impedenza di trasferimento: misura l'efficacia
della schermatura di un cavo. Essa definita come
rapporto tra la caduta di tensione che si genera
all'interno dello schermo e la corrente che vi scorre
in superficie indotta da un disturbo
elettromagnetico. Tanto pi lo schermo efficace
tanto pi bassa l'impedenza di trasferimento. La
misura non ancora ben sviluppata per le
connessioni. Attualmente la misura pu essere
fatta solo in laboratorio.

LE FIBRE OTTICHE

Il principio delle comunicazioni ottiche, si basa sulla
trasmissione dell'informazione tramite la luce, la quale
attraversa un mezzo vetroso composto in modo
opportuno e sagomato a forma di fibra, detto appunto
fibra ottica. Quindi all'inizio della trasmissione
abbiamo un segnale elettrico, il quale convertito in
segnale ottico, trasmesso attraverso la fibra ottica a
un ricevitore, e l di nuovo convertito in segnale
elettrico. I vantaggi dell'utilizzo di questo metodo
trasmissivo sono i seguenti:
1) Il segnale pu essere trasmesso su lunghe distanze
(200 Km) senza essere rigenerato;
2) Il segnale insensibile a disturbi elettromagnetici;
3) La capacit trasmissiva molto pi grande rispetto
ai cavi metallici;
4) La fibra ottica molto leggera (pochi grammi per
Km) e piccola rispetto ai cavi in rame (circa 125
m quindi possibile che un cavo di dimensioni
limitate possa contenere un grande numero di fibre
(per esempio 96);
5) Affidabilit della fibra, rispetto a interruzioni
meccaniche molto alta, infatti la fibra ottica non
affatto fragile. Inoltre molto flessibile e
insensibile alle vibrazioni;
6) La fibra garantita per 25 anni;
7) L'utilizzo tipico di una fibra ottica si ha in un
range di temperatura da -40 a +80 C;
8) Nessuna informazione pu essere estratta da una
fibra ottica (in quanto non emette campi
elettromagnetici);
Le performances di un network in fibra ottica,
dipendono ovviamente dalla fibra usata, ma anche dai
componenti utilizzati:
a) Sorgente
13
: generalmente un diodo LASER o un
diodo LED. La luce generata da un diodo laser

13
SORGENTI OTTICHE: Abbiamo due tipi di sorgenti ottiche il
LED (Light Emitting Diode) e il LASER (Light Amplification by
Stimulated Emission of Radiation). In questi dispositivi viene
immessa corrente continua e si ottiene energia luminosa. Ma il
principio teorico di funzionamento alquanto diverso nei due casi.
Per capire come funzionano queste due sorgenti ottiche, si deve fare
una breve disgressione di fisica. Sappiamo che apporti di energia ad
un atomo possono produrre che un elettrone salti di livello
energetico, da un livello inferiore ad uno superiore (atomo eccitato).
Questo squilibrio solo momentaneo in quanto l'elettrone decade
rapidamente al livello originario. In questo passaggio l'elettrone cede
energia sotto forma di energia luminosa (fotone). La lunghezza
d'onda dipender dalla differenza d'energia fra i livelli energetici.
Sono individuati, allora, due tipi di interazione fra radiazione e
materia:
- l'assorbimento: corrispondente al passaggio dell'atomo dallo
stato stabile a quello eccitato (tramite energia termica, elettrica,
luminosa, ecc.)
- l'emissione spontanea: l'atomo eccitato si diseccita dopo un
tempo pi o meno lungo (tempo non controllabile), emettendo
spontaneamente un fotone.
Il LED si basa proprio sull'emissione spontanea, esso presenta una
radiazione non monocromatica (cio sono presenti pi lunghezze
d'onda), in altre parole lo spettro del LED piuttosto largo (vedi
fig.a1). Inoltre l'andamento della potenza emessa in funzione della
corrente praticamente lineare (vedi fig. a2), e la radiazione emessa
presenta una scarsa direttivit, cio emessa in un angolo molto
ampio.
Fig.a1
Fig. a2
Il funzionamento del LASER si basa su un altro tipo di interazione
tra radiazione e materia, detta emissione stimolata che si verifica
quando un atomo gi eccitato viene investito da un fotone della
stessa energia data dalla differenza dei livelli energetici. Ebbene
quest'ultimo provoca la diseccitazione forzata dell'atomo, e in uscita
avremo ben due fotoni della stessa lunghezza d'onda. In definitiva
questo effetto in pratica un'amplificazione della radiazione.
Condizione necessaria che gli atomi siano stati eccitati
precedentemente. Il LASER produce con l'emissione stimolata una
radiazione coerente, ci significa che tutti i raggi uscenti presentano
uguale fase e che la loro energia contenuta entro uno spettro quasi
monocromatico. La potenza emessa in funzione della corrente si
presenta come in fig. a3, mentre possiamo affermare che la direttivit
del LASER ottima.
RETI E DINTORNI N 12 Pag. 14

molto differente rispetto alla luce generata da un
led.
b) Accoppiatori e Multiplatori a divisione di
lunghezza d'onda
14
: sono multiplatori che

Fig. a3


14
ACCOPPIATORI E MULTIPLATORI OTTICI: gli
accoppiatori ottici sono molto utilizzati nelle LAN basate su fibra
ottica. Questi elementi permettono di portare il segnale ottico
presente su una fibra, su 2 o pi fibre. Il concetto base del
funzionamento, la stretta vicinanza di due fibre. Vi sono varie
tecniche di costruzione per gli accoppiatori, una fra le pi diffuse la
"fused biconical taper techinique". Essa si basa su porre due fibre (o
pi di due!) vicine (ritorte o no) e fonderle insieme ad alta
temperatura e sottoporle contemporaneamente a tiratura (fig. a4). La
tiratura decresce la dimensione della fibra e del nucleo.
Fig. a4
Tutti gli accoppiatori sono caratterizzati soprattutto da tre numeri:
- Il CR (Coupling Ratio o rapporto di accoppiamento) che
corrisponde al rapporto fra la potenza ottica in uscita da una
singola fibra e la potenza ottica totale di uscita. Il valore del
CR pu essere compreso fra 0% e 100%.
- L'excess loss (perdita in eccesso) corrisponde al rapporto tra la
potenza totale immessa e la potenza totale in uscita.
Normalmente si hanno valori minori di 0,5 dB.
- Isolation (isolamento di un accoppiatore direzionale), esso
definisce, se la potenza ottica immessa in arm 1 (fig.a4),
quanta potenza sar riflessa in arm 2 (fig.a4). I valori che si
ottengono possono raggiungere i 50 dB.
Accoppiatori multiporta possono essere costruiti fondendo fra di loro
pi fibre. Un 'esempio l'accoppiatore stellare direttivo (fig. a5) dove
molto utilizzato nei network di tipo stellare. Esso connette ogni
input a tutti gli output e isolando contemporaneamente i differenti
inputs. Altro tipo di accoppiatore multiporta il "reflective star", in
questo caso le porte sono bidirezionali, e possono essere usate
contemporaneamente per input ed output.
Fig. a5
I multiplatori o WDM (Wavelength Division Multiplexing), servono
per aumentare la capacit di trasmettere informazioni su una fibra,
immettendo pi lunghezze d'onda nella stessa fibra. Di solito nei
WDM non raccomandabile utilizzare accoppiatori ottici basati sulla
tecnica vista poc'anzi. Nei WDM per accoppiare diverse lunghezze
d'onda vengono utilizzate tecniche che si basano sulla diffrazione. In
fig. a6 si vede uno schema di WDM.
accoppiano luce di diversa lunghezza d'onda in
una fibra ottica.
c) Isolatori: essi servono a ridurre le riflessioni
ottiche che tornando indietro verso la sorgente
ottica creano dei disturbi.
d) Connessioni: per connettere due fibre sono
possibili tre tipi di connessioni. La giunzione a
fusione
15
, la giunzione meccanica
16
e l'utilizzo di
connettori
17
.

Fig. a6


15
GIUNZIONE A FUSIONE: le pezzature di cavo hanno
ovviamente una lunghezza limitata, ed dunque necessario realizzare
delle connessioni fra le varie fibre delle varie pezzature. Le tecniche
di giunzione sono complesse e costituite da operazioni delicate. Qui
ne illustriamo i criteri essenziali. La giunzione deve conferire
continuit alle estremit delle fibre affacciate in modo che le
caratteristiche trasmissive siano mantenute. Una tecnica possibile la
giunzione per fusione. La fusione del materiale che costituisce le
fibre ottenuta mediante sviluppo di calore concentrato sulla
estremit da giuntare, mentre queste vengono tenute
contemporaneamente premute una contro l'altra. La sorgente di
calore ottenuta mediante scarica elettrica fra due elettrodi, oppure
mediante fiamma ottenuta dalla miscelazione di ossigeno e propano
che uscenti da condotti calibrati permette di ottenere la necessaria
temperatura. Le perdite che si ottengono con questa tecnica sono
molto basse dell'ordine del 0,05 dB.
La tecnica generalmente consiste nel:
1) Pulire prima il materiale plastico che ricopre la fibra, con alcol
specifico.
2) Rimuovere il materiale plastico per una distanza di circa 30
mm.
3) Pulire la fibra con metilene cloruro.
4) Tagliare la fibra con opportuni taglierini ad alta precisione
(diamante sintetico) alla distanza specificata dalle
caratteristiche della giuntatrice, (normalmente 10 mm).
5) Lappare la fibra, in modo da eliminare eventuali imperfezioni.
6) Porre la fibra nella macchina giuntatrice e giuntare.
7) Porre una protezione intorno al giunto cos effettuato.
Esistono macchine giuntatrici molto sofisticate che permettono di
ricoprire il giunto con materiale plastico flessibile. Inoltre le
giuntatrici si dividono anche per la capacit di fare giunti resistenti a
trazioni molto elevate.


16
GIUNZIONE MECCANICA: altra possibilit per giuntare due
fibre ottiche l'utilizzo di giunture meccaniche. In questo caso le
estremit della fibra da giuntare vengono vincolate ad un supporto
guida nel quale sono state inserite in modo che vi siano perfettamente
allineate, quindi vengono bloccate mediante una resina trasparente
opportuna. Il supporto guida pu essere costruito da un capillare
trasparente, oppure dalla scanalatura di precisione ricavata in una
base opportuna (tegolino), nella quale la fibra viene sistemata e
tenutavi aderente fino a bloccaggio avvenuto (metodo shung tube e
loss square). Altre tecniche privilegiano l'uso di supporti singoli a
tubetto, che offrono il vantaggio di maggiore elasticit di giunzione.
Altro dispositivo efficace costituito da un sistema di cilindretti di
precisione accoppiati longitudinalmente, in modo da fornire una
guida di precisione alla fibra da giuntare (metodo springroove).
RETI E DINTORNI N 12 Pag. 15


Il procedimento di pulitura della fibra ottica praticamente identico
al caso della giunzione per fusione.

PROBLEMI COLLEGATI ALLE GIUNZIONI MECCANICHE
O PER FUSIONE: nei punti di giunzione si hanno sempre, delle
perdite che si dividono in perdite intrinseche e perdite estrinseche. Le
perdite intrinseche sono dovute principalmente a:
- differenza fra i diametri dei nuclei (core), o quelli del cladding
- differenza dell'apertura numerica
- differenza dell'indice di rifrazione
- ellitticit del nucleo
- non concentricit
Le perdite estrinseche sono dovute a difetti esecutivi e sono
principalmente dovute a:
- errori di separazione
- disallineamento
- disassamento
Per le fibre monomodali abbastanza semplice ricavarsi le formule
che forniscono il loss dovuto alle perdite estrinseche, mentre per le
fibre multimodali si hanno maggiori difficolt.
L'utilizzo di un OTDR permette di capire se la perdita eccessiva di un
giunto dovuta per la maggior parte a perdite di tipo estrinseco o
intrinseco. Determinando che la percentuale della perdita di un
giunto dovuto a perdite estrinseche, l'operatore pu rifare la
giunzione per ottenere una perdita entro i limiti prestabiliti. Se invece
la perdita di un giunto dovuta essenzialmente per perdite
intrinseche, l'operatore non potr fare altro che sostituire una delle
due fibre da giuntare. Per la tecnica di utilizzo dell'OTDR per
ottenere queste informazioni si legga il paragrafo, "determinazione
delle perdite di una giunzione".


17
CONNETTORI: i connettori per fibra ottica permettono di
collegare diversi spezzoni di fibra tra loro. Esistono vari tipi di
connettori sia per fibra multimodale che monomodale. Esistono
soltanto connettori "maschi" e degli adattatori da pannello o volanti
che permettono la connessione. Esistono connettori di tipo ST, SC,
BICONIC, D4, FC, e molti altri. Purtroppo a livello internazionale
non c' accordo per accettare un solo tipo di connettore comune.
Mentre l'unica standardizzazione possibile per quanto riguarda il
diametro del ferrulo: 2,5 mm un diametro molto diffuso su molti
connettori. Inoltre i connettori possono essere di tipo resinato (Hot-
Melt) o non resinato.
I connettori di tipo resinato permettono un tempo di
connettorizzazione breve e pi adatto per l'operazione in campo,
rispetto ai connettori non resinati. La procedura di
connettorizzazione la seguente:
1) Connettori resinati:
- Il connettore resinato viene posto in un opportuno fornello che
riscalda la resina e la fa sciogliere.
- Intanto la fibra da connettere viene spellata per una lunghezza
maggiore della lunghezza del ferrulo, si taglia il kevlar
eccedente, e si immette in metilene cloruro per pulirla e
sciogliere il silicone che avvolge la fibra nuda.
- Si prende il connettore con la resina ormai sciolta, e si immette,
con molta attenzione, la fibra nel connettore, e si fa raffreddare
il connettore in modo che la resina blocchi la fibra.
- A questo punto il connettore viene grimpato, e si taglia con un
opportuno taglierino, (con lama di diamante sintetico) la fibra,
in prossimit dell'estremit del ferrulo. Ricordo che fra le
caratteristiche di un taglierino una quella di dover cambiare la
lama di taglio dopo un certo numero di tagli effettuati, come
riportato sui datasheet dello strumento. Se la lama usurata il
taglio della fibra molto probabilmente non sar ottimale.
- Ora si deve procedere alla lappatura, che viene effettuata o
tramite strumento (il lappatore), o manualmente. La lappatura
essenziale per eliminare piccole imperfezioni del taglio e per
rendere perfettamente piatta la superficie. Per fare ci si
utilizzano carte abrasive la quali permettono raffinature
graduali. Le carte esistenti sono: carta blu da 9 m (poco
utilizzata), carta viola da 3 m, carta verde da 1 m, carta
bianca da 0,3 m (detta anche diamantata). La lappatura v
sempre effettuata disegnando un otto sulla carta abrasiva.
Inoltre consigliabile procedere con la lappatura entro due ore
dall'inizio delle operazioni.
e) Rigeneratori e amplificatori: essi servono a
rigenerare il segnale su lunghe distanze. Gli
amplificatori non utilizzano conversioni opto-
elettroniche, ma sono basati su particolari e
costose fibre dette "Erbium Doped Fibers"
(EFDA).
f) Fotodiodo ricevitore
18
: essi sono usati per
demodulare il segnale ottico ricevuto e
trasformarlo in segnale elettrico. I fotodiodi PIN
offrono una buona linearit, una grande larghezza

- Si controlli infine il risultato con un opportuno microscopio. La
connettorizzazione terminata quando dal microscopio si
vedono due cerchi concentrici (il core e il cladding) senza
alcuna imperfezione.
2) Connettori non resinati:
- Le differenze sostanziali rispetto alla procedura precedente
sono: non si deve usare nessun fornello, si utilizza una resina
bicomponente. Questi due componenti vanno miscelati poco
prima di iniziare le operazioni. Sulla fibra spellata e pulita,
viene posta un po di questa resina, e si immette la fibra nel
connettore. A questo punto per far indurire la resina viene
utilizzato un phon ad alta temperatura. Una volta che la fibra
stabile all'interno del connettore si procede come nel caso
precedente.

Quando due fibre vengono connesse tramite connettori, la luce
attraversante subir una attenuazione (insertion loss) e una riflessione
(return loss). Nel caso di fibre monomodali, si pu osservare nel gap
d'aria fra i due connettori interferenza distruttiva o costruttiva fra
l'onda riflessa e l'onda in arrivo. A secondo dei casi varia di molto sia
l'attenuazione che il return loss. Questa variazione dipende dalla
distanza di gap.


18
RIVELATORI OTTICI: i rivelatori di segnali ottici sono
riconducibili a due categorie: il diodo PIN e il diodo APD. Entrambi
sono dispositivi a semiconduttore, all'interno della cui struttura
cristallina l'energia ceduta dai fotoni in arrivo provoca una
proporzionale liberazione di elettroni. La struttura del diodo PIN
realizzata con due strati P e N, separati da una regione di materiale
leggermente drogato di tipo P (strato intrinseco). Il diodo viene
polarizzato con tensione inversa, tale da svuotare completamente la
regione intrinseca. All'arrivo di un fotone, l'energia incidente sulla
giunzione provoca una transizione di cariche dalla banda di valenza
alla banda di conduzione; le cariche quindi oltrepassano il gap tra i
due livelli energetici e danno luogo ad un passaggio di corrente tra lo
strato N e lo strato P della giunzione. Nell' APD, la produzione di
coppie elettroni-lacune dovuta ai fotoni incidenti viene esaltata da un
effetto di moltiplicazione per valanga. Questo effetto si verifica
facendo transitare le cariche attraverso la regione intrinseca,
sottoposta a forte campo elettrico; le cariche acquistano elevata
energia cinetica che attiva un processo di ionizzazione per impatto, il
quale a sua volta libera uno sciame di elettroni secondari. L'effetto
valanga, in definitiva, introduce un fattore di guadagno g molto
vantaggioso ai fini della sensibilit del dispositivo, ma che introduce
un rumore di fondo. Come per tutti i sistemi destinati a ricevere
un'informazione a valle di un mezzo trasmissivo, anche nel caso dei
fotorivelatori la caratteristica peculiare la sensibilit. La sensibilit
di un ricevitore ottico viene valutata in base alla capacit di rivelare
la minima potenza ottica associata ad una transizione numerica,
producendo sul flusso dei simboli rivelati un tasso d'errore non
superato di 10
-9
. Tale valore indicato come S0.
La responsivity un fattore che indica la risposta del fotorivelatore al
variare della lunghezza d'onda. Viene espressa in A/W, e rappresenta
la relazione tra numero di elettroni prodotti e numero di fotoni
incidenti. In generale la conversione elettro-ottica viene espressa
dalla relazione:
I = r g P
In cui r la responsivity, g il guadagno del fotorivelatore e P la
potenza ottica incidente.


RETI E DINTORNI N 12 Pag. 16

di banda e una buona stabilit alla temperatura, ma
hanno una bassa sensibilit. I fotodiodi APD
offrono un ottima sensibilit, ma una pessima
linearit, ma se si utilizza una trasmissione digitale
ci irrilevante.


COME FUNZIONANO LE FIBRE OTTICHE

Il vetro stirato a dimensioni micrometriche, flessibile
e robusto. La fibra ottica costituita da un nucleo
(core) avente indice di rifrazione n
1
, rivestito dal
mantello (cladding) con indice di rifrazione n
2
< n
1
.
r
n
n
1
n
2



L'indice di rifrazione n uguale al rapporto:
v
c
n =
dove c la velocit della luce nel vuoto e v la velocit
della luce nel mezzo. Quindi n
2
< n
1
significa che v
2
>
v
1
, o in altre parole che la velocit della luce nel
mantello della fibra ottica maggiore della velocit
della luce nel nucleo.
Un raggio di luce passando da un mezzo con indice di
rifrazione n
1
ad un mezzo con indice di rifrazione n
2
, si
suddivider in due raggi, uno riflesso all'interno del
mezzo di partenza con angolo uguale e opposto
all'angolo d'incidenza, l'altro si propagher all'interno
del mezzo con indice di rifrazione n
2
e si chiama raggio
rifratto. L'angolo o
r
di propagazione del raggio rifratto
si trova tramite la legge di Snell:

i
r
n
n

sen
sen
2
1
=


Dove o
i
l'angolo d'incidenza.
Ai fini della trasmissione, si vuole confinare la
radiazione ottica all'interno del nucleo della fibra. Per
evitare che i raggi si propaghino nel mantello
sufficiente che l'angolo di incidenza sia maggiore
dell'angolo:
1
2
0
arcsen
n
n
i i
= >

fondamentale ai fini dell'accoppiamento ottimo con
la sorgente luminosa, determinare l'angolo limite
d'incidenza con cui il raggio di luce deve essere
iniettato nell'estremit della fibra. Il seno di
quest'angolo detto apertura numerica (N.A.):
2
2
2
1 0
n n sen N.A. = =
Normalmente i valori di N.A. sono compresi tra 0,1 e
0,2. La determinazione dell'apertura numerica permette
di individuare un cono di accettanza.
opportuno ricordare che le considerazioni qui fatte
sono lecite solo se il raggio del nucleo molto
maggiore della lunghezza d'onda della radiazione
luminosa.

Le fibre ottiche si distinguono fornendo insieme il
diametro in micrometri del core e del cladding.
Esistono fibre di dimensioni: 62.5/125, 100/140,
85/125, 50/125, 200/240, 10/125 ed altre ancora.
Considerando che le dimensioni della polvere
compreso fra 20 e 200 micrometri, possiamo
immaginare quanto sia importante mantenere pulita la
terminazione di una fibra. Inoltre esistono anche fibre
ottiche di plastica utilizzate per un lunghezza massima
di 50 metri.





CARATTERISTICHE TRASMISSIVE DELLE
FIBRE OTTICHE


1) Scattering di Rayleigh: Il raggio che si
propaga lungo la fibra incontra innumerevoli
microscopici centri di diffusione, che
disperdono parte dell'energia verso il cladding e
anche all'indietro verso la sorgente
(backscattering).
2) Perdite per assorbimento: dovute ad
impurezze metalliche e principalmente
all'ossidrile OH, ed inoltre assorbimento
nell'ultravioletto per interazioni con gli elettroni
di legame, e nell'infrarosso per interazioni con
l'intero atomo.
Fig.: grafico dell'assorbimento totale (linea in neretto) (asse y =
dB/km)
3) Dispersione modale: L'impulso di luce
che viene immesso nella fibra ottica entro il
cono d'accettanza, composto da un grande
numero di raggi luminosi, che si immetteranno
con angolazioni diverse. Ci significa che i
raggi nella fibra ottica si propagano secondo
traiettorie diverse dette modi. Modi diversi si
propagano con percorsi diversi entro la fibra. In
definitiva all'uscita della fibra si avr un
allargamento temporale dell'impulso, (valori
RETI E DINTORNI N 12 Pag. 17

tipici per N.A. = 0,2 si aggirano intorno ai 40
ns/km). Inoltre la larghezza di banda dovuta alla
dispersione modale :
km) (MHz
10
44 , 0
3 0

A
=
t
B
m

Per questa fibra si ha soltanto una banda
equivalente di poche decine di MHz. Per
aggirare queste difficolt esistono le fibre
graded index, in cui l'indice di rifrazione del
core varia con continuit da un massimo, in
corrispondenza dell'asse, ad un minimo nel
punto di contatto con il cladding.
Fig.: rappresentazione schematica di una fibra graded index

I raggi che percorrono il core non eseguono vere
e proprie riflessioni ma procedono incurvandosi
continuamente verso il centro per rifrazioni
successive. I raggi relativi ai percorsi pi esterni
viaggiano in un materiale con indice di
rifrazione mediamente minore rispetto ai raggi
pi interni, e quindi possiedono velocit
maggiore. Cos i diversi "modi" subiscono una
equalizzazione dei tempi di percorso. Nelle fibre
graded index si ottengono infatti tempi di ritardo
dell'ordine di 0,4 ns/km e quindi bande di alcuni
GHz - km.
Inoltre nelle fibre multimodali, le discontinuit
in corrispondenza dei giunti provocano la
cosiddetta conversione di modo cio uno
scambio di energia tra modi diversi. Si ha per la
larghezza di banda:
(MHz)
0

L
B
B
m
m
=
o rappresenta un fattore di concentrazione dei
modi, i cui valori sono compresi fra 0,5 e 1 ed L
la lunghezza della fibra. Si ha dunque un
miglioramento sulla lunghezza della dispersione
modale e si spiega ammettendo che i tempi dei
vari modi vengono statisticamente equalizzati.
Il numero di modi esistenti in una fibra
dipendono dal diametro d del core e
dall'apertura numerica
19
e per d compreso fra 4
e 10 micron si ottiene la fibra monomodale che
elimina la dispersione modale.
4) Dispersione cromatica: le sorgenti
ottiche non sono perfettamente
monocromatiche, e le componenti a diversa
lunghezza d'onda che formano lo spettro si
propagano con velocit differenti e quindi
avranno tempi di ritardo variabili. Alla

19
Per V<2,405 si pu propagare un solo modo, dove
. .A N
d
V

=

dispersione cromatica contribuiscono due
fenomeni inscindibili: la dispersione di
materiale (dipende dalla variazione dell'indice di
rifrazione in funzione della lunghezza d'onda) e
la dispersione di guida (dipende dalla velocit di
gruppo dell'impulso che dipende dalla
frequenza).

Con particolari profili dell'indice di rifrazione
possibile portare a zero la dispersione cromatica
sulla III finestra (fibra di tipo dispersion
shifted), o sulla II e III finestra (fibra di tipo
dispersion flattened). La dispersione cromatica
consente comunque bande di centinaia di MHz,
fino a superare il GHz.
5) Larghezza di banda: In una fibra
generica la dispersione globale dovuta
all'effetto combinato della dispersione modale e
di quella cromatica. In particolare:
per le fibre multimodali, la limitazione
di banda connessa prevalentemente alla
dispersione modale, mentre quella
cromatica sar apprezzabile solo nella
prima finestra.
Per le fibre monomodali, la banda
determinata in pratica solo dalla
dispersione cromatica, e quindi
dipendente dal tipo di sorgente
impiegata; una fibra monomodale
eccitata al LASER offre la massima
banda teoricamente possibile.
6) Immunit ai disturbi: una delle
caratteristiche pi interessanti della fibra ottica
l'immunit a campi elettromagnetici esterni.
Questo dovuto non alle caratteristiche della
fibra o del materiale, ma una propriet della
luce. Quindi le fibre ottiche sono indispensabili
dove si voglia una rete di trasmissioni dati in
ambienti molto rumorosi.
7) Bending loss: quando i raggi di luce
che attraversano il nucleo della fibra incontrano
una curva, alcuni raggi hanno un angolo
Figura: Andamento della dispersione cromatica e dei suoi
contributi, in funzione della lunghezza d'onda, in blu si ha
l'andamento del tipo "dispersion shifted", ottenuta riducendo
il diametro del core e modificando il drogaggio del vetro. In
rosso si ha l'andamento per la fibra di tipo "dispersion
flattened" ottenuta con particolare profilo d'indice.
RETI E DINTORNI N 12 Pag. 18

d'impatto fuori l'angolo critico, e una porzione
di energia se ne andr nel mantello con il raggio
rifratto. La perdita di energia dipende da raggio
di curvatura della fibra, dal grafico si evidenzia
che la perdita di energia dipende anche dalla
lunghezza d'onda utilizzata. Infatti, a parit di
curvatura la perdita maggiore a 1550 nm,
inoltre esiste un raggio critico di curvatura
superato il quale non vi praticamente pi
perdita di energia. Si ha che la perdita
energetica dovuta al bending loss si annulla per
r > 2,5 cm a 1550 nm, ed per r > 1,5 cm a 1310
nm.

RETI E DINTORNI N 12 Pag. 19

LA NORMATIVA ISO/IEC 11801 E EIA/TIA
568A SULLE INSTALLAZIONI IN FIBRA
OTTICA

Per quanto riguarda le installazioni in fibra ottica,
abbiamo visto che la ISO/IEC 11801 prevede l'utilizzo
delle fibre ottiche sia nel cablaggio orizzontale sia nel
cablaggio di dorsale di edificio o tra edifici. La
normativa fornisce anche i limiti per l'attenuazione
ottica, il return loss e la larghezza di banda sulle fibre
multimodali. I valori per l'attenuazione prevedono il
peggiore caso possibile di una giunzione e di un
connettore ad ambedue gli estremi della fibra. Si hanno
i seguenti limiti:
Tabella 9: i limiti massimi di attenuazione su fibra ottica secondo
la ISO/IEC 11801
T
i
p
o

d
i

c
a
b
l
a
g
g
i
o

L
u
n
g
h
e
z
z
a

m
a
s
s
i
m
a

m

Attenuazione
massima su
monomodale
dB
Attenuazione
massima su
multimodale
dB
1310
nm
1550
nm
850
nm
1300
nm
Orizzontale 100 2,2 2,2 2,5 2,2
Dorsale di
edificio
500 2,7 2,7 3,9 2,6
Dorsale tra
edifici
1500 3,6 3,6 7,4 3,6

Per il return loss si hanno i seguenti valori:
Tabella 10: valori minimi per il return loss su fibra ottica
Return loss minimo su
monomodale
dB
Return loss minimo su
multimodale
dB
1310 nm 1550 nm 850 nm 1300 nm
26 26 20 20

Mentre per larghezza di banda minima su multimodale
abbiamo:
Tabella 11: larghezza di banda minima per fibra multimodale
Lunghezza d'onda
Nm
Larghezza di banda
minima
MHz
850 100
1300 250
Per le procedure di testaggio per un'installazione in
fibra ottica, la ISO/IEC 11801, si rif alle
raccomandazioni ITU-T dei metodi descritti nelle
G.650 e G.651. Gli standard IEC non sono ancora
disponibili. Mentre le caratteristiche della sorgente
ottica dovr soddisfare le richieste della IEC 793-1. La
sorgente pu essere o non essere modulata. Anche le
caratteristiche del ricevitore ottico devono soddisfare la
IEC 793-1. Per la misura dell'attenuazione ottica, si
deve disporre di una sorgente ottica e di un power
meter. La prima operazione che la normativa prescrive
la calibrazione che consiste nel memorizzare la
potenza ottica P
1
della sorgente ottica direttamente
collegata al power meter tramite un tratto di fibra ottica
detta fibra di lancio (vedi fig. in seguito):

La sorgente e il power meter si collegano alla tratta
ottica come mostrato in fig. seguente:

Il power meter ricever la potenza ottica P
2
, la quale
sar misurata e memorizzata. L'attenuazione A del
cablaggio sar dato da :
dB log 10
2
1
10
|
|
.
|

\
|
=
P
P
A
La ISO/IEC 11801, per quanto riguarda la misura di
return loss su fibra ottica non fornisce dettagli in
proposito.
L'utilizzo della sorgente pi il power meter (detto
anche loss sets) ottimale nel caso di tratte brevi con
pochi giunti o connettori. L'utilizzo del loss sets ci pu
fornire solo le seguenti informazioni:
Problema Informazioni fornite
dal loss sets
Soluzioni
Interruzione della fibra
ottica
P2 = 0 cio attenuazione
infinita
Rifare tutte le singole giunzioni,
controllare ogni singolo
connettore, se non cambia nulla
sostituire la tratta.
Grande attenuazione
ottica
Valori molto grandi
dell' attenuazione
Controllare ogni singolo
connettore, rifare eventualmente
le giunzioni.
Bending loss su fibra
monomodale
Si misuri prima
l'attenuazione a 1310 nm e
poi a 1550 nm. Se
l'attenuazione maggiore a
1550 nm, allora molto
probabile che sia dovuto a
tratto di fibra troppo curvato.
Controllare, se possibile, dove
lungo la fibra pu esserci una
curva con raggio di curvatura
minore di 2,5 cm.
Il maggiore problema che il loss sets non ci fornisce
alcuna informazione sulla posizione del guasto. Lo
strumento OTDR permette di ottenere questa e molte
altre informazioni sulla tratta in fibra ottica.
I connettori utilizzabili per la terminazione delle fibre
ottiche sono di due famiglie:
- connettori ST simplex o duplex, hanno una chiave
d'inserzione e si bloccano mediante un
meccanismo a baionetta;
- connettori SC simplex o duplex, sono molto simili
ai precedenti, hanno una chiave d'inserzione, ma
sono inseribili e disinseribili a pressione.

Biblografia: Mezzi Trasmissivi e Normative Aut. R.
Gaeta documentazione per corso Ericsson 1996

R. Gaeta
Optical
source &
launching
system

Optical
receiver.
P
1
Optical
source
&
launchi
ng

Optical
receive
r

Optical cabling under
test
P2

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