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Gennaio 2003 N 16

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Dopo alcuni mesi di vuoto legislativo, il ministro delle comunicazioni Maurizio
Gasparri ha autorizzato formalmente lo scorso ottobre la sperimentazione delluso
di reti wireless 802.11b per utilizzo non privato, interconnesso con reti dati
pubbliche. In pratica, questo significa che mentre con le disposizioni pubblicate
dalla gazzetta ufficiale allinizio del 2002 si autorizzava luso di reti Wi-Fi solo in
ambito casalingo/aziendale e comunque escludendo il collegamento Internet per
conto terzi, le nuove disposizioni autorizzano linstallazione di hot spot a uso
pubblico, collegati alla rete, anche se per adesso solo per sperimentazione e
senza scopo di lucro. Queste disposizioni raccolgono in pieno lo spirito delle
raccomandazioni europee in tema di reti wireless a 2,4 GHz, che auspicano la
massima diffusione della tecnologia, minimizzando le formalit burocratiche e
possibilmente mantenendo un regime fiscale il pi conveniente possibile. A
impedire una liberalizzazione totale, ovvero linizio del servizio commerciale, a
questo punto sembra esserci solo un problema politico: il governo si trova ora nella
necessit di mediare fra gli interessi delle aziende che puntano sul Wi-Fi, e quelli
delle societ che hanno pagato milioni di euro per la licenza Umts. Le due
tecnologie, infatti, pur essendo molto diverse tecnicamente e dal punto di vista
della fruizione, mirano in realt allo stesso target di pubblico, e in definitiva allo
stesso mercato: quello dei manager che, fuori dal loro ufficio, devono mantenere il
contatto con la propria azienda. Le societ che si sono lanciate nellavventura delle
reti cellulari 3G avevano puntato su questo target, disponibile a spendere, per
recuperare rapidamente i costi di sviluppo della rete e quelli sostenuti per le
licenze. Purtroppo, i piani erano stati fatti in tempi di boom economico, e
soprattutto quando non erano in vista tecnologie alternative capaci di far
concorrenza a Umts. La situazione oggi ben diversa: in tempi di crisi economica,
le soluzioni really good devono cedere il passoalle soluzioni good enough, e
questo proprio il caso di Wi-Fi: una rete che non copre capillarmente il territorio,
ma disponibile dalla maggior parte dei posti da dove una persona vuole collegarsi
a una rete dati; inadatta a essere usata da un cellulare, ma perfetta per il notebook o
il palmare. E a compensare questi svantaggi, costi di installazione e utilizzo pi
bassi di unordine di grandezza, e banda almeno 10 volte maggiore.
Prevedere che Wi-Fi possa aggiudicarsi la fetta pi grossa del traffico dati
nomadico fin troppo facile, anche sulla scorta di quello che sta gi succedendo
negli Usa e che comincia ad accadere in paesi pi vicini alla nostra realt, come la
Gran Bretagna. Ovviamente, i tempi in cui questo avverr dipendono da quanto
dovr durare la sperimentazione, e da quali condizioni il governo elaborer per la
fornitura commerciale del servizio.
Al momento, comunque, sono in parecchi a credere nella tecnologia, a giudicare












3

dal fermento seguito allannuncio del via libera.
MegaBeam, per esempio, stava gi sperimentando il servizio da alcuni mesi, e il
pronunciamento ministeriale merito in buona parte delle battaglie legali sostenute
da questa azienda. MegaBeam, sostenuta dal punto di vista tecnologico da Cisco,
aveva gi cablato due dei principali aeroporti italiani (Fiumicino e Linate) e un
paio di alberghi della catena StarHotel. Ora, sta aggiungendo ulteriori aeroporti
(Malpensa, Venezia e Torino) e sta procedendo a cablare lintera catena StarHotel.
Anche Albacom st iniziando la sua sperimentazione, allestendo unhot spot
sperimentale allaeroporto di Bari (e noi di Tecnonet ne siamo partner
tecnologico). Un grosso nome che ha invece appena iniziato la sperimentazione
Colt Telecom, che dopo il via del ministero ha iniziato a predisporre i suoi hot spot
nellHotel Marriott di Milano, e punta a proseguire con location a Roma e Torino.
Il wi-fi oggi una delle tecnologie di accesso pi funzionali alla Larga Banda ha
dichiarato Achille De Tommaso, amministratore delegato di Colt, perch in
grado di coniugare a una banda decisamente larga la mobilit per un ampio
numero di utilizzatori e a costi decisamente accessibili. Ovviamente, il successo o
meno di questa tecnologia dipender essenzialmente dai servizi che verranno
realizzati a completamento dellofferta, e Colt ne ha in portafoglio un certo
numero. Infine, un annuncio di particolare rilievo tecnologico arriva da
Trenitalia: lazienda ha infatti annunciato che, grazie a un accordo tecnologico con
Alenia Spazio, sar presto in grado di offrire connettivit Wi-Fi sui treni veloci
Etr.
In pratica, il servizio prevede un collegamento via satellite fra il treno e la rete
Internet, e un sistema di hot spot nei vagoni. Il problema gallerie, oggi tallone
dachille del collegamento via cellulare, verr risolto predisponendo allesterno dei
tunnel opportune antenne che consen-tiranno di mantenere il contatto. Il primo
treno equipaggiato con questa tecnologia un Etr 500 che correr da dicembre sui
binari italiani. Se sar dimostrato che la tecnologia funziona, verr ulteriormente
ridotto lo spazio in cui Umts pu proporsi senza concorrenti.


RETI E DINTORNI N 16 Pag. 4

STANDARD TIA TSB-67
CERTIFICAZIONE DEI CABLAGGI

Lo standard TSB-67 stato ratificato nel 1995, ed di
grandissimo interesse per installatori, produttori di
certificatori e amministratori di reti LAN, in quanto
esso provvede per la prima volta a fornire dettagliate
procedure di come testare e certificare il cablaggio. Il
TSB-67 scritto unicamente per cavi UTP, ma pu
essere usato anche per cavi FTP o STP escludendo
qualsiasi test sullo schermo (tranne la continuit
elettrica). Attualmente il solo documento che fornisce
dettagli particolareggiati per il test in campo, e
sicuramente sar utilizzato come base di partenza per il
futuro standard internazionale dell'ISO riguardo la
certificazione.
Brevemente, TSB-67 include un modello di
connessione, una descrizione di quali test devono
essere fatti per certificare la connessione (lunghezza,
linemap, NEXT e attenuazione) e specifiche di come
ogni test deve essere effettuato. In pi, TSB-67
contiene dettagliate procedure per verificare
l'accuratezza del cable-tester rispetto ad un analizzatore
scalare da laboratorio. Infine specifica criteri di
realizzazione per i cable tester.
Prima della ratifica dello standard TSB-67, i maggiori
problemi erano dovuti a discrepanze fra risultati
ottenuti con cable tester e analizzatori scalari da
laboratorio. Dopo due anni di studi il gruppo di lavoro
TR41.1.8 del comitato EIA/TIA mette in chiaro i
fattori che portano errori e differenze in test di
comparazione, e sono i seguenti:
- limitata accuratezza dei primi modelli di
cable-tester
- componenti sbilanciati (tipo RJ45 ecc.),
essi introducono NEXT
- i cable tester si collegano alla connessione
da testare con dei cavi di collegamento
(patch cord) mentre l'analizzatore scalare
usa differenti connessioni. Il patch cord
cambia il NEXT del circuito, ed cos
impossibile ottenere gli stessi risultati dal
cable-tester e dall'analizzatore scalare.
- Alcuni cable-tester utilizzavano per il test
di NEXT uno sweep in frequenza spaziato
linearmente, altri spaziato in modo
logaritmo. E si poteva trovare un
intervallo fra due frequenze di
misurazione anche di 2,5 MHz. In questo
modo era facile che il test non vedesse un
picco di NEXT.
- Inoltre non era noto alcun metodo per la
specifica dell'accuratezza del NEXT.
Chiaramente di fronte a questa situazione era pi che
normale che il confronto dei test fra due cable-tester o
con un analizzatore scalare fornisse risultati
discrepanti.
Lo standard TIA TSB-67 permette di risolvere tutti
questi problemi.


I modelli di connessione "Channel" e "Basic"
La figura 1 illustra la definizione di channel per la
TSB-67. I cavi A ed E sono i patch cords dell'utente, di
solito terminati con connettori RJ45. Notiamo che in
questo caso non sono e non possono essere i cavi del
cable-tester; essi devono essere i patch cords
normalmente utilizzate dall'utente.



Fig. 1 - Definizione di Channel link (TSB-67)



Come mostra la figura 1, le connessioni accoppiate alla
parte terminale dei patch cords non sono incluse nella
definizione di channel. Essi sono considerati come
parte del cable-tester. Questo significa che ogni
misurazione effettuata sul channel non deve includere
le caratteristiche del connettore terminale.
Il modello di channel stato introdotto perch
importante conoscere le "performance" della somma di
tutti i componenti fra l'hub e il PC. Ma normalmente in
fase di cablaggio, non sono ancora presenti i patch
cords dell'utente. Per questa ragione stato definito il
modello di connessione "Basic".



Fig. 2 - Definizione di Basic link (TSB-67)


Il Basic link, rappresenta una connessione minima ed
ha una lunghezza massima di 90 metri in lunghezza,
mentre il channel si estende fino ad un massimo di 100
metri. Perci, i limiti per l'attenuazione e il NEXT sono
diversi per i due modelli:

RETI E DINTORNI N 16 Pag. 5

Tabella 1 - Valori limite per l'attenuazione e il
NEXT per il Channel link
Caratteristiche del cavo Categoria del cavo
Caratteristiche
elettriche @ 20 C
Unit di
misura
MHz 3 4 5
Attenuazione massima
ammessa
dB 1
4
8
10
16
20
25
31.25
62.5
100
4.2
7.3
10.2
11.5
14.9
-
-
-
-
-
2.6
4.8
6.7
7.5
9.9
11.0
-
-
-
-
2.5
4.5
6.3
7.0
9.2
10.3
11.4
12.8
18.5
24.0
NEXT minimo
ammesso
dB 1
4
8
10
16
20
25
31.25
62.5
100
39.1
29.3
24.3
22.7
19.3
-
-
-
-
-
53.3
43.3
38.2
36.6
33.1
31.4
-
-
-
-
60.3
50.6
45.6
44.0
40.6
39.0
37.4
35.7
30.6
27.1

Tabella 2 - Valori limite per l'attenuazione e il
NEXT per il Basic link.
Caratteristiche del cavo Categoria del cavo
Caratteristiche elettriche
@ 20 C
Unit di
misura
MHz 3 4 5
Attenuazione massima
ammessa
dB 1
4
8
10
16
20
25
31.25
62.5
100
3.2
6.1
8.8
10.0
13.2
-
-
-
-
-
2.2
4.3
6.0
6.8
8.8
9.9
-
-
-
-
2.1
4.0
5.7
6.3
8.2
9.2
10.3
11.5
16.7
21.6
NEXT minimo ammesso dB 1
4
8
10
16
20
25
31.25
62.5
100
40.1
30.7
25.9
24.3
21.0
-
-
-
-
-
54.7
45.1
40.2
38.6
35.3
33.7
-
-
-
-
60
51.8
47.1
45.5
42.3
40.7
39.1
37.6
32.7
29.3

Tests
I Tests primari richiesti dalla TSB-67 sono:
- linemap
- lunghezza
- Attenuazione
- NEXT
La TSB-67 richiede in modo specifico che i suddetti
tests siano misurati in campo. Inoltre la normativa
stabilisce gli intervalli massimi di frequenza per i tests
di attenuazione e NEXT:
- intervallo di 1 MHz per l'attenuazione da
1 MHz fino a 100 MHz;
- intervallo di 150 KHz per il NEXT da 1
MHz a 31,25 MHz;
- intervallo di 250 KHz per il NEXT da
31,26 MHz a 100 MHz;
La TSB-67 richiede poi in modo specifico la misura di
DUAL NEXT, cio la misura del NEXT da ambedue le
parti della connessione. Vi sono strumenti che
permettono la misura del DUAL NEXT senza
scambiare le unit.
Per la misura di lunghezza la TSB-67 consiglia
l'utilizzo di TDR (Time Domain Reflectometry);
l'accuratezza di questi strumenti dipende dalla esatta
conoscenza della NVP (Nominal Velocity of
Propagation). La NVP pu cambiare fino al 5% da
cavo a cavo e da coppia a coppia.

Livello di accuratezza
Acquisiti i due modelli di connessione, gli autori della
TSB-67 scelsero di definire due distinti livelli di
accuratezza:
- livello II (accuratezza elevata)
- livello I (accuratezza bassa)
La ragione per questi due livelli che quando si testa il
channel, si quasi sempre forzati a misurare attraverso
(ma senza includerlo) gli effetti di NEXT del
connettore (normalmente RJ45) montato direttamente
sul cable-tester. La diafonia dovuta a questo connettore
non conosciuta e pone un limite sull'accuratezza della
misura. In contrasto quando si testa un basic link, il
costruttore del cable-tester pu scegliere di usare un
connettore con bassissima diafonia direttamente sullo
strumento. Questa realt si riflette nella descrizione di
due livelli di accuratezza.
- accuratezza livello I: 3,4 dB per il
NEXT del Basic link; 3,8 dB per il
NEXT del Channel link; 1,3 dB per
l'attenuazione;
- accuratezza livello II: 1,5 dB per il
NEXT del Basic link; 1,6 dB per il
NEXT del Channel link; 1,0 dB per
l'attenuazione;
Per prevenire diagnosi incorrette quando un test
vicino ai limiti possibili, la TSB-67 richiede che questi
valori misurati dal cable-tester siano marcati con
un'asterisco.

Residual NEXT
Il maggiore termine di errore in un cable tester il
Residual NEXT. Esso consiste dalla somma del NEXT
interno allo strumento e dal NEXT del connettore
d'interfaccia utilizzato dal cable tester, che
ricordiamoci non incluso nella definizione di link.
La normativa stabilisce due valori limite per il Residual
NEXT:
- Accurattezza livello I : Residual NEXT =
40 dB
- Accurattezza livello II : Residual NEXT =
55 dB
Se ipotizziamo che il NEXT interno allo strumento sia
nullo, allora utilizzando un RJ45 il limite minimo per il
Residual NEXT corrisponder a 40 dB (come da
specifiche TIA TSB-40A normativa che definisce i
limiti elettrici per i connettori), ci signica che la
misura di channel non potr mai essere di livello II
(anche se lo strumento di livello II). Solo la misura di
basic pu essere di livello II.

R. Gaeta

RETI E DINTORNI N 16 Pag. 6

IL LANTEK PRO XL DELLA
WAVETEK
1


Il Lantek' Pro XL della Wavetek, un cable tester di
livello II (TSB-67), che effettua i seguenti tests:
- Line Map
- Resistenza c.c. ad anello chiuso
- Lunghezza
- Capacit
- Attenuazione
- Dual NEXT
- ACR
- Impedenza media
- Ritardo (delay)
- Return Loss
Inoltre permette la misura del rumore medio indotto da
interferenze elettromagnetiche esterne (Average Noise)
ed in pi ha la funzionalit di TDR ed un sistema
esperto (Cable Expert) per la risoluzione dei problemi.
Inoltre la funzionalit Autotest permette di effettuare
tutti i tests richiesti e di ottenere i risultati in meno di
30 secondi.


Composizione generale del kit
Gli oggetti principali
2
del kit sono: l'unit display,
l'unit remota, coppia di cavi per la misua di channel
link, coppia di cavi per la misura di basic link.
L'unit display si presenta con una serie di tasti dei
quali 3 ridefinibili, un display a cristalli liquidi, una
porta seriale per trasmettere i test registrati (fino ad un
massimo di 500) ad un PC o ad una stampante con
ingresso seriale e due connettori per cavi di cui uno
BNC e l'altro DB 15. Come descritto dalla TSB-67 i
costruttori nella misura di basic link possono scegliere
il connettore dello strumento che fornisca il minor
NEXT possibile, la Wavetek ha scelto il DB 15 che in
pi ha la peculiarit di avere una vita media maggiore
del RJ45.
L'unit remota essenziale per effettuare gli autotest, e
per la maggior parte dei test individuali, inoltre
permette la misura del NEXT remoto fornendo cos la
misura del Dual NEXT senza dover scambiare le due
unit.
Prima di iniziare il lavoro giornaliero si consiglia di
calibrare i due strumenti utilizzando gli appositi cavetti
di calibrazione. Questa operazione essenziale in
quanto sono due strumenti separati fisicamente.



Utilizzo dello strumento
Appena si accende lo strumento fornisce sul display
alcune informazioni, tipo data e ora, stato della batteria,
quanta memoria stata utilizzata per memorizzare i
tests, e l'ultima tipologia di cavo e normativa associata
scelta. evidente che non sufficiente scegliere il solo

1
Queste pagine non intendono sostituire il manuale dello strumento
ma bens un complemento tecnico
2
Per i dettagli vedi il manuale dello strumento
il tipo di cavo ma bisogna anche dire allo strumento in
quale tipo di rete stato utilizzato, in quanto i limiti cui
deve fare riferimento lo strumento saranno diversi.
Infatti il lantek non mostra i nomi dei cavi ma delle
normative, infatti dopo la pressione del tasto change
cable, il lantek mostra una finestra che mostra 5
tipologie generali: Ethernet, Token Ring, Twisted Pair,
Misc. Types e Custom Cable Types. Ognuna di essa, se
scelta porta ad un sottomen, per esempio all'interno di
Ethernet troviamo: 10BaseT, 10Base2 e 10Base5.
Quindi se dobbiamo fare un test su Ethernet che
utilizza il cavo giallo (Thick Ethernet) si dovr
scegliere 10Base5.
Si consiglia per una maggiore precisione possibile delle
misure correlate alla NVP, di misurarla direttamente in
quanto il lantek lo permette. Prendete uno spezzone di
cavo lungo almeno 10 metri (meglio ancora 20 o 50
metri), non pi corto in quanto lo strumento non
riuscirebbe ad ottenere un risultato attendibile, e
procedete come da manuale alla sua misura.
evidente che questa procedura possibile soltanto se
si ha a disposizione delle tratte di cavo libere, ma se la
certificazione viene effettuata in un momento
successivo all'installazione del cablaggio e si conosce
per il tipo di cavo per costruttore, il lantek permette di
scegliere la NVP dichiarata dal costruttore medesimo.
fondamentale inoltre, definire se stiamo effettuando
una misura di channel link o di basic link (la procedura
descritta a pag. 20 del manuale in italiano), in quanto
come abbiamo visto i limiti cui fare riferimento sono
diversi.
Una volta definiti i parametri del cavo, si pronti per le
certificazione delle tratte. Gli strumenti vanno usati
sempre in coppia quando si effettuano le certificazioni.
Collegata l'unit remota nella parte opposta della tratta
e l'unit display nella parte iniziale sufficiente
premere Autotest per fare in modo che lo strumento
effettui tutti i test richiesti, e fornisca una finestra dei
risultati di tipo pass/fail secondo la normativa TSB-67.
In ogni caso si pu entrare nel dettaglio del test e
verificare da cosa pu dipendere un test fallito. I test
che lo strumento pu tenere in memoria sono 500.

Caratteristiche dei singoli test

Line Map: questo test richiesto in modo esplicito
dalla TSB-67, esso verifica la continuit di connessione
fra i vari pin e l'eventuale schermatura. Il test non
funziona se soltanto un connettore presenta continuit
elettrica, per ovvie ragioni di ritorno di massa. Il test
rivela la presenza di cortocircuiti, circuiti aperti, cavi
incrociati. Il test necessita di tutte e due le unit.

Resistenza c.c. ad anello chiuso:. Il lantek pu
misurare una resistenza ad anello chiuso in un range
compreso fra 0 e 400 O con un'accuratezza di (1% +
2 O) e risoluzione di 0,1 O. La misura effettuata su
tutte le coppie. Il test pu fallire per i seguenti motivi:
lunghezza troppo elevata della tratta, punti di
connessione ossidati, cavi danneggiati.

RETI E DINTORNI N 16 Pag. 7

Lunghezza: la misura di lunghezza una misura di
TDR (Time Domain Reflectometry). In teoria la misura
potrebbe essere effettuata con la sola unit display, ma
non consigliabile in quanto si ottiene una misura
leggermente diversa rispetto alla misura effettuata con
l'unit remota. Questo dovuto al funzionamento
intrinseco del TDR. Esso invia degli impulsi elettrici
sul cavo e tutta l'energia che arriva al termine del cavo
viene riflessa di nuovo verso l'unit display,
conoscendo la NVP e il tempo trascorso dall'impulso
per tornare indietro facile ricavarsi la distanza. Ma la
fase del segnale riflesso dipende da come terminata
l'estremita opposta. L' unit remota effettua un corto
circuito. Inoltre chiaro che nel caso di non utilizzo
dell'unit remota, la misura non pu essere effettuata se
all'estremit del cavo presente un'adattatore di
impedenza, in quanto non vi sarebbe riflessione. Il
lantek pu misurare lunghezze che arrivano fino a 610
metri con un'accuratezza di (3% + 1 + incertezza
NVP), una risoluzione di 0,1 metri e possibilit di
scegliere NVP compresi fra 0,5 e 0,99c.

Fig. 1 - Andamento dell'accuratezza in percentuale della misura di lunghezza, in funzione della lunghezza
nell'ipotesi che si conosca precisamente la NVP

La fig. 1 mostra, l'andamento dell'accuratezza della
misura di lunghezza in funzione della lunghezza. Come
si vede si passa ad un'accuratezza del 25% sui 5 metri,
al 7,5% sui 20 metri, al 5% sui 40 metri e con una
tendenza al 3% all'aumentare della lunghezza.
Quest'andamento dell'accuratezza normale per ogni
misura di tipo TDR, in quanto esiste una zona morta
iniziale (dead zone) dove non possibile ottenere
risultati accettabili. La zona morta del lantek
compresa sicuramente fra 0 e 5 metri. Le misure di
lunghezza possono fornire risultati errati nei casi di
lunghezza troppo elevata del cavo, NVP non corretto,
misura effettuata su tratte brevi che rientrano o sono in
prossimit della zona morta (tenete conto che la misura
di lunghezza di un cavo lungo 5 metri ha un
accuratezza del 25% cio 1,25 metri), cortocircuiti o
circuiti aperti all'interno del cavo.

Capacit: questo test misura la capacit mutua tra i
due conduttori di ciascun coppia. Il test misura prima la
capacit totale della coppia e poi divide il risultato per
la lunghezza trovata nel test di lunghezza per farne il
confronto con i limiti che sono sempre per unit di
lunghezza (questo nell'autotest, nel test singolo fornisce
soltanto la misura della capacit totale). Il test di
capacit molto critico in quanto dipende anche
dall'accuratezza della lunghezza. Il lantek pu misurare
capacit comprese fra 0 pF e 100 nF con un'accuratezza
del (2% +20 pF) e una risoluzione di 1 pF.

Fig. 2 - Andamento dell'accuratezza percentuale del rapporto capacit/lunghezza in funzione dei due parametri
0 20 40 60 80 100 120 140 160
0
20
40
60
80
0 20 40 60 80 100 120 140 160 180 200 220 240 0
20
40
60
80
100
120
140
30 pF
100 pF
200 pF
100.000 pF
RETI E DINTORNI N 16 Pag. 8


La fig. 2 rappresenta l'andamento dell'accuratezza del
rapporto capacit totale e lunghezza. Supponiamo che
la capacit totale misurata dal lantek sia C = 200 pF su
una lunghezza di L = 30 metri, allora l'accuratezza del
rapporto dei due valori del 20% cio
L
C
= 6,7 1,3
pF/m. Possiamo affermare che l'accuratezza diventa
migliore se la capacit totale alta e la lunghezza
maggiore di 10 metri. Viceversa minore la capacit
totale peggiore sar l'accuratezza del rapporto. La
normativa ISO/IEC 11801 per i limiti massimi di
capacit per unit di metro, utilizza i valori stabiliti
nella classificazione per categorie dei cavi. Il test di
capacit effettuato durante l'autotest
3
pu fallire per i
seguenti motivi: modifica della geometria del cavo
dovuta a compressioni, stiramenti o piegature del cavo
che comportano un aumento rilevante della capacit
totale, connettori difettosi, NVP minore di quella reale
(fornir una misura di lunghezza minore dell'effettiva
lunghezza) e il rapporto capacit/lunghezza sar
maggiorato, anche se NVP esatto il rapporto pu
essere non significativo se la misura effettuata per
tratte di cavo al di sotto dei 5 - 10 metri.

Attenuazione: abbiamo visto su Reti & Dintorni n12
che l'attenuazione misura la dissipazione d'energia
totale del segnale che attraversa il cavo. Il test misura
l'attenuazione totale ( ) f A in funzione della frequenza
f del segnale, con steps in frequenza come da
normativa TIA TSB-67. Il Lantek effettua la misura di
attenuazione per tutte le coppie richieste dallo standard,
i valori delle misure sono espressi in dB.
Come richiesto da uno strumento di livello II,
l'accuratezza sulla misura di attenuazione di 1 dB.
Il test pu fallire per i seguenti motivi: connettori
difettosi, utilizzo di tratte di cavo con impedenza
nominale diversa da quella richiesta, lunghezza oltre i
limiti standard, impostazione di Basic Link in un test di
Channel.

NEXT: il test misura la diafonia da ambedue le parti
della connessione, come richiesto dalla TIA TSB-67.
La misura di NEXT fatta per ogni singola frequenza
prevista dalla normativa e con gli step richiesti. Il
Residual NEXT di 55 dB come richiesto dalla TSB-
67 per strumentazione di livello II. L'accuratezza del
lantek per il NEXT di livello II (ovviamente solo per
il basic link), ed in ogni caso, scelto il tipo di link,
una costante. Il test pu fallire per i seguenti motivi:
sbinatura delle coppie troppo lunga, trazione o
eccessiva torsione del cavo, troppi connettori lungo la
tratta, utilizzo di patch cord con coppie non binate.


3
Il test individuale di capacit non ha un limite a cui fare
riferimento, in quanto i limiti sono sempre capacit per unit di
lunghezza, e quindi non ha nemmeno una procedura di pass o fail. Il
test individuale fornisce dunque soltanto la misura di capacit totale.
ACR: il test non compie una misura diretta in quanto
deve fare soltanto una sottrazione, fra il NEXT trovato
e l'attenuazione. Esclusa la classe D della
ISO/IEC11801, per qualsiasi altro tipo di connessione
sufficiente, per il buon esito del test dell'ACR che siano
passati quelli di NEXT e attenuazione. Come gi
spiegato su Reti & Dintorni n12 per la classe D, non
automatico che la riuscita dei test di NEXT e di
attenuazione comporti un esito positivo per il test
dell'ACR.

Impedenza media: l'impedenza qui misurata non
l'impedenza caratteristica (o nominale), verificata
direttamente dai costruttori dei cavi. Il test misura
invece il valore medio della cosiddetta impedenza di
TDR. L'impedenza caratteristica una funzione della
frequenza, mentre l'impedenza di TDR funzione della
distanza. Come ogni misura di tipo TDR (anche il test
di lunghezza di tipo TDR) esiste una zona morta dove
la misura non ha pi senso (in quanto l'accuratezza
della misura diviene inaccettabile) ed anche per questo
test al di sotto dei 5 metri del cavo sotto test si
ottengono valori sballati. Dunque le possibili cause di
fallimento del test sono: utilizzo di tratti di cavo o
patch cord con impedenze nominali diverse,
compressione o stiramento del cavo, connettori
difettosi.

Return Loss: la misura di return loss ci fornisce il
valore di quanta energia del segnale ritorna indietro. Il
Lantek effettua la misura su tutte le frequenze con step
come da normativa TSB-67. L'accuratezza della misura
di 1 dB. Evidenzia comunque i peggiori valori
trovati per singola coppia, in pi a quale frequenza e
relativo limite dello standard. Il test pu fallire per i
seguenti motivi: disadattamento d'impedenza,
connettori difettosi, cortocircuiti o circuiti aperti.

Delay: la misura del ritardo fornisce il tempo
impiegato dal segnale a giungere all'estremit opposta
del cavo. Il test pu fallire per: lunghezza eccessiva del
cavo, cavo con NVP troppo bassa, circuito aperto,
corto circuito.

Average Noise: il lantek pu misurare il rumore
elettromagnetico indotto sulla tratta di cavo. Per fare
questa misura consigliabile utilizzare soltanto l'unit
display. Lo strumento fornisce un valore medio dei
rumori indotti compresi fra 50 Hz e 30 MHz. Non
essendoci valori standard delle normative da rispettare,
la Wavetek consiglia una soglia di attenzione intorno ai
100 mV, superato questo valore possibile che il
rumore indotto provochi problemi sulla rete.

R. Gaeta

RETI E DINTORNI N 16 Pag. 9

TIME DOMAIN REFLECTOMETRY
(TDR)

Il LANTEK PRO XL ha un TDR interno che
essenziale per la ricerca e la soluzione di problemi su
mezzi metallici. Il TDR una tecnica di misura
elettrica usata da molti anni per determinare la
posizione spaziale e la natura di vari oggetti. Uno dei
TDR pi conosciuti il RADAR. Il primo utilizzo
della tecnica RADAR datato 1930, la tecnica
consisteva di un trasmettitore radio che emetteva brevi
impulsi di microonde, un'antenna direzionale, e un
sensibile radio ricevitore. Dopo la trasmissione
dell'impulso, il ricevitore ascoltava gli eco di ritorno di
oggetti distanti, come un'aeroplano o una nave.
Misurando il tempo trascorso dall'emissione
dell'impulso e del ritorno dell'eco, allora conoscendo la
velocit della luce, si otteneva facilmente la distanza
dell'oggetto. Analisi dettagliate dell'eco potevano
rilevare dettagli maggiori dell'oggetto. Lo stesso
principio valido per i TDR per mezzi metallici
(coassiali o doppini) e per gli OTDR (TDR ottici).

TDR per cavi metallici
Un TDR essenzialmente un "radar", ma che utilizza
impulsi elettrici immessi nel cavo. I primi articoli
sull'TDR sono degli anni '40, dove si descriveva
l'utilizzo di un oscilloscopio per osservare l'eco di
ritorno. (vedi figura)



Il generatore d'impulsi produce una segnale a impulsi a
forma di gradino con "slope" molto ripido. L'impulso
lanciato nel cavo. Un'oscilloscopio ad alta impedenza
collegato in parallelo all'uscita del generatore. Inoltre
deve essere conosciuta l'impedenza nominale R
0
del
cavo sotto test, in quanto si deve porre R
g
= R
0
( R
g

impedenza d'uscita del generatore), questo per evitare
riflessioni elevate all'inizio del cavo dovuto al
disadattamento di impedenza. Al termine del cavo
abbiamo invece un'impedenza Z
t
di valore sconosciuto.
L'impulso si propaga attraverso il cavo a una velocit:

k
c
V
p
=

dove c la velocit della luce (3 x 10
10
cm/s) e k la
costante dielettrica relativa del cavo. Se il cavo lungo
L, il tempo di arrivo dell'impulso all'estremo opposto
p
L
V
L
T = . Se Z
t
= R
0
, allora l'impulso del TDR
completamente assorbito. Altrimenti se Z
t
= R
0
, allora
una parte dell'energia dell'impulso sar riflessa indietro
verso il generatore. Quest'onda riflessa arriva
all'oscilloscopio in tempo t = 2T
L
. L'oscilloscopio
mostrer una tensione che data dalla somma del
segnale del generatore e dall'eco riflesso. Si osserva
allora che se R
t =
R
0
l'oscilloscopio mostra una linea
piatta, se R
t
> R
0
allora si osserva un gradino positivo,
se invece R
t
< R
0
allora si osserva un gradino negativo.
Il valore di R
t
pu essere calcolato conoscendo il valore
V
i
del gradino generato e dal valore di V
r
dell'impulso
riflesso. Si definisce il coefficiente di riflessione rho,
dato da:
i
r
V
V
rho =



L'analisi delle linee di trasmissione ci fornisce il valore
di rho in funzione delle impedenze:
0
0
R R
R R
rho
t
t
+

=
Allora troviamo che:
rho
rho
R R
t

+
=
1
1
0
Per un circuito aperto abbiamo che rho = +1, ed infatti
la formula fornisce R
t
= , mentre per un corto circuito
si ha rho = -1, ed infatti la formula fornisce R
t
= 0.
Questa la formula che permette la ricostruzione
grafica di come varia l'impedenza di un cavo in
funzione della distanza. Ma un TDR pu anche
misurare componenti reattivi come capacit e
induttanza. La figura seguente mostra la forma d'onda
ottenuta con una terminazione di un semplice
condensatore C o di una induttanza L.



L'induttanza inizialmente appare come un circuito
aperto, poi l'andamento della forma d'onda decresce e il
comportamento diventa simile ad un corto circuito. Per
la capacit l'andamento esattamente l'opposto,
inizialmente si comporta come se fosse un corto
circuito e poi la forma d'onda tende ad aumentare e il
comportamento e simile a un circuito aperto. I valori di
RETI E DINTORNI N 16 Pag. 10

L e C possono essere facilmente ricavati determinando
la costante di tempo esponenziale t, da cui: L = t R
0
e
C = t/ R
0
.
La figura sottostante mostrano due situazioni molto
comuni, che corrispondono alla induttanza serie e alla
capacit in parallelo.



Queste possono essere causate da una connessione non
perfetta per esempio. Di nuovo misurando t possiamo
determinare L e C dalle formule: L = t 2R
0
e C = 2t/
R
0
.
Le figure precedenti mostravano il caso ideale di un
gradino con un "risetime" nullo. In realt il risetime (il
tempo di salita del gradino) ha un valore finito. Il fatto
di avere un risetime non nullo comporta che in generale
le curve saranno pi smussate e non troveremo pi gli
angoli netti delle figure precedenti. Per capacit o
induttanze con t piccolo rispetto al risetime del TDR
otterremo una figura pi simile alla seguente che non
alle precedenti:
Misurando T
r
(risetime del gradino), V
i
e V
pk
(come
mostrato in figura)



allora per riflessioni con V
pk
< V
i
/10 possiamo con
buona approssimazione usare le formule:

i
pk r
i
pk r
V R
V T
C
V
V T R
L
0
0
8 , 0
2
8 , 0
2
=
=


Il valore del risetime nel caso di un cavo molto lungo
conviene misurarlo creando un corto circuito
all'estremo opposto e misurare il T
r
come in figura:


Il TDR pu risolvere due discontinuit molto vicine
soltanto se la loro distanza maggiore uguale della
risoluzione spaziale X
min
dato da:

X
min
= 0,5 T
r
V
p




Gli esempi qui visti usano tutti l'impulso a gradino, ma
certe volte conveniente usare altri tipi di impulsi. La
figura seguente ne mostra alcuni:



Per linee che non possono essere testate con il gradino
si usa l'impulso stretto (c), mentre la (d) usata quando
l'impulso deve essere irradiato da un'antenna.

IL TDR del LANTEK PRO XL
Il TDR utilizzato fornisce un'impulso a gradino, sullo
schermo viene visualizzato un grafico dove sull'asse x
abbiamo la distanza e sull'asse y l'impedenza.
L'accuratezza nella misura della distanza la stessa che
abbiamo visto per la misura di lunghezza, mentre
l'accuratezza dell'impedenza la della misura di
resistenza.

R. Gaeta


RETI E DINTORNI N 16 Pag. 11

OPTICAL TIME DOMAIN
REFLECTOMETRY
(OTDR)

Un Optical Time Domain Reflectometer (OTDR) uno
strumento elettro-ottico che utilizzato per ottenere
vari tipi di informazioni su un link in fibra ottica.
Usando un OTDR possiamo:

1) Misurare la distanza, rispetto allo strumento, di
una giunzione (meccanica o a fusione), dei
connettori o di curvature significative presenti
sulla fibra.
2) Misurare l'attenuazione dovuta all'attraversamento
del segnale ottico attraverso le giunzioni, i
connettori o curvature.
3) Misurare il return loss di un link ottico.
4) Misurare l'attenuazione totale del link ottico.
5) Misurare l'apertura numerica di due fibre.
E altre misurazioni che vedremo in seguito.

I principali componenti di un semplice OTDR, sono un
laser e un ricevitore. Il laser emette brevi ma intensi
impulsi luminosi che diretti attraverso l'accoppiatore,
giungono al connettore frontale per immettersi nella
fibra sotto test. Come l'impulso entra nella fibra, una
parte dell'energia luminosa persa attraverso
l'assorbimento e con lo scattering di Rayleigh. Ma una
parte dell'energia viene riflessa indietro verso l'OTDR
e l'accoppiatore la dirige verso il ricevitore, il quale la
converte in un segnale elettrico che viene amplificato,
campionato, digitalizzato e mostrato all'operatore. La
figura 1 mostra una tipica traccia su OTDR.


Fig. 1: tipica traccia di OTDR

Esistono due tipi di OTDR: i Mainframe e i mini-
OTDR. I Mainframe hanno caratteristiche ottime, ma
spesso molto costosi. I mini-OTDR hanno
un'alimentazione a batteria, quindi adatti per l'uso in
campo, ma sono meno performanti rispetto ad un
Mainframe.
Quali sono le caratteristiche che distinguono un OTDR
da un altro? Le caratteristiche che devono essere prese
in considerazione sono descritte nel seguito e formano
la cosiddetta figura di merito.

Range dinamico riflettivo: questo termine
normalmente non lo troverete nelle specifiche
normalmente fornite per gli OTDR commerciali. Esso
si riferisce al rapporto fra la potenza riflessa da una
data riflessione vicina al connettore frontale, e la
potenza del rumore intrinseco dell'OTDR. Questo
parametro utile per determinare il range per il quale
l'OTDR pu effettuare una misura di riflettivit. La fig.
2 mostra come misurare il range dinamico riflettivo.
Fig. 2: misurazione del range dinamico riflettivo

1) Selezionare la larghezza d'impulso e il tempo di
media al quale vogliamo effettuare la misura;
2) Disconnettere ogni eventuale fibra connessa allo
strumento ed acquisire una traccia;
3) Posizionare un cursore sulla cima della riflessione
e l'altro cursore sul rumore;
4) Msurare l'altezza verticale fra i due cursori.
Questa range dinamico riflettivo.

Range dinamico di scattering (DR): questo termine
corrisponde al range dinamico che si trova
generalmente nelle specifiche dell'OTDR. Ed anche
uno dei pi importanti.
La fig. 3 mostra come deve essere effettuata la misura
di range dinamico di scattering:
Fig. 3: misurazione del range dinamico di scattering

1) Connettere una fibra ottica all'OTDR.
2) Selezionare la larghezza d'impulso e il tempo di
media desiderato.
3) Posizionare i due cursori come in fig. 15. La
separazione verticale tra i due cursori il range
dinamico di scattering.

La posizione del cursore sul rumore non univoca, e
dipende da come viene parametrizzato il rumore.
Alcuni costruttori posizionano il cursore sul valore
RMS (SNR=1) del rumore altri sul 98% dei punti del
rumore (esempio: se 500 sono i punti del rumore il 2%
corrisponde a 10 punti, quindi posizionare il cursore al
di sotto dei 10 punti pi rumorosi, in questo modo sotto
RETI E DINTORNI N 16 Pag. 12

il nostro cursore avremo il 98% dei punti di rumore). Si
pu dimostrare che il DR calcolato a SNR=1
maggiore di 1,56 dB rispetto al DR calcolato al 98%.
Inoltre il DR dipende dalla larghezza dell'impulso W e
dal tempo di media T utilizzato per la misura. La
formula che lega il DR di uno stesso strumento per
diversi valori di W e T data da:
1
1
2
1
2
2
log 5 DR
T
T
W
W
DR +
|
|
.
|

\
|
=
Equazione 1
dove DR
2
il range dinamico con tempo di media T
2
e
larghezza d'impulso W
2
, e DR
1
il range dinamico con
tempo di media T
1
e larghezza d'impulso W
1
. Come si
deve procedere allora per confrontare i valori forniti
per due o pi OTDR diversi? Supponiamo di avere gli
OTDR A, B e C con le seguenti specifiche fornite dai
costruttori:
Tabella 1: comparazione fra diverse specifiche DR
di tre OTDR
OTDR DR come da
specifiche
Larghezza
d'impulso
utilizzata per
la DR
Tempo di
media
utilizzata
per la DR
A 35 dB
SNR=1
1000 m 3 min
B 32 dB
98% point
300 m 3 min
C 30 dB
SNR=1
100 m 1,5 min

Una comparazione superficiale, ci porterebbe a dire
che l'OTDR A il migliore. Ma una tale comparazione
non ha senso in quanto sono valori fra di loro
incomparabili. Per ottenere valori fra loro comparabili
si proceda in questo modo:
1) Ad ogni valore di DR calcolato rispetto a SNR=1,
gli si sottragga 1,56 dB;
2) Si scelgano i valori di larghezza d'impulso W
N
e
tempo di media T
N
di normalizzazione desiderati, e
si usi l'equazione 1 per ottenere il DR
normalizzato;
Nel nostro esempio utilizzando i valori di W
N
= 100 m
e di T
N
= 2 min otteniamo i seguenti valori di DR
normalizzato:
Tabella 2: DR normalizzati
OTDR DR Normalizzato
A 28,1 dB
B 29,2 dB
C 28,6 dB

Adesso i valori possono essere confrontati, e vediamo
che l'OTDR A invece di essere il migliore in realt il
peggiore.
In realt esiste un altro parametro che influenza il DR,
il cosiddetto offset. Esso prodotto dai circuiti di
trasduzione da segnale a segnale elettrico, i quali
presentano in uscita una tensione continua detta di
offset. Idealmente tutti gli offset presenti, nel circuito
di trasduzione sono eliminati. Ma nella realt pu
rimanere dell'offset residuo. Le conseguenze della
presenza di offset residui sono molteplici, e sono
diversi per figura di merito. Per quanto riguarda il DR,
l'offset porta ad un errore sistematico sulla misura del
DR. Se l'offset positivo allora il DR sar sottostimato,
mentre se l'offset negativo il DR sar sovrastimato.
Inoltre l'offset comporta anche una deviazione dalla
linearit della traccia nella parte terminale. Si pu
verificare la presenza dell'offset osservando la traccia
fornita da una fibra sufficientemente lunga e
osservando la posizione orizzontale del rumore.

Range di misurazione (Measurement range):
esistono OTDR che offrono algoritmi automatici che
decidono, connessa una fibra da testare, la larghezza
dell'impulso e/o il tempo di media. Per la modalit
automatica, il software diventa importante quanto
l'hardware. Se l'algoritmo automatico seleziona
parametri sbagliati i valori forniti dalla traccia possono
essere compromessi. Per testare un OTDR con
algoritmi automatici, stata sviluppato il concetto di
"Measurement range". Dove il DR una misura del
rapporto segnale/rumore, il "measurement range" un
test pratico che determina la distanza massima (in dB)
di un evento predefinito, che pu ancora essere rilevato
e misurato con una predefinita accuratezza.

Risoluzione di eventi (event resolution): l'OTDR
emette degli impulsi rettangolari, mentre la forma degli
impulsi riflessi associata alla limitata larghezza di
banda del preamplificatore dell'OTDR o dei filtri
digitali. Infatti se conosciamo la velocit di
decadimento dell'impulso m (in dB/km) possiamo
ricavarci l'effettiva larghezza di banda | (in MHz) del
sistema, o viceversa. Fra i due valori infatti vige la
formula:
134
m
=

Quando due eventi riflettivi molto vicini, allora essi
possono parzialmente sovrapporsi. Definiamo "event
dead zone" la distanza che intercorre fra l'inizio
dell'evento di riflessione e il punto che corrisponde a
un'attenuazione di 3 dB rispetto al valore massimo
(vedi figura 4).

Fig. 4: illustrazione del "event dead zone" (EDZ)
per eventi riflettivi

RETI E DINTORNI N 16 Pag. 13

Loss-measurement resolution: definito come la
distanza dall'inizio dell'evento riflettivo al punto in cui
il livello della traccia 0,5 dB sopra il livello di
backscatter (vedi figura 5).

Fig. 5: loss measurement dead zone

Return loss: vedere in seguito.

Linearit: l'attenuazione della fibra per unit di
lunghezza lineare. Se per esempio abbiamo una fibra
che attenua 0,5 dB/Km, vuol dire che essendo
l'attenuazione lineare possiamo dire che l'attenuazione
totale dopo 5 Km sar di
dB dB ) 5 , 0 5 , 0 5 , 0 5 , 0 5 , 0 ( 5 , 2 + + + + = (oppure
Km
Km
dB
dB 5 5 , 0 5 , 2 =
). Se l'attenuazione non fosse
lineare non sarebbe lecito sommare i singoli contributi.
In effetti esiste sempre un leggero spostamento dalla
linearit. Ora se noi volessimo controllare la linearit di
una fibra con un OTDR, dobbiamo supporre che la
linearit dei circuiti che lo compongono sia migliore di
quella della fibra. Se cos non fosse scambieremmo
deviazioni dalla linearit dovute allo strumento come
se fossero dovute alla fibra stessa. I circuiti odierni
possono raggiungere una deviazione dalla linearit del
1%. Ci corrisponde a circa 0,02 dB quando il segnale
cambia di 1 dB. Normalmente le fibre monomodali
hanno una deviazione dalla linearit minore rispetto a
questi valori. La misurazione della linearit dello
strumento problematica da parte dell'utente, ed per
questo importante che il costruttore abbia investito in
strumentazione e tecniche per la certificazione del
livello di linearit.

Data resolution: il segnale ottico convertito in segnale
elettrico viene campionato. La frequenza di
acquisizione odierna pu essere di 10 Mhz o superiore.
Un campionamento di 10 MHz corrisponde a un
campionamento ogni 10 metri. E questa distanza
spaziale pu essere sufficiente per una fibra lunga 50
Km, ma per una fibra di breve lunghezza o con utilizzo
di impulsi stretti non pi sufficiente. Per aumentare i
punti di campionamento esiste una tecnica detta di
interleaving. Essa consiste nell'acquisizione di pi
tracce ognuna con un campionamento leggermente
spostato in modo da ottenere i punti intermedi.
Idealmente utilizzando questo metodo pu continuare
senza limiti, ed ottenere risoluzioni sempre migliori,
ma il tempo di acquisizione cresce notevolmente.

Clock accuracy: l'analisi nel dominio del tempo di un
OTDR coordinata da un oscillatore digitale detto
clock. I clock degli OTDR odierni operano sui 40
MHz; una accuratezza dello 0,001% , corrisponde ad
un'incertezza sulla misura di distanza sui 100 Km di
0,001% 100 Km = 1 metro.

Cursor resolution: corrisponde al numero di punti che
pu mostrare fisicamente lo schermo dell'OTDR. Se
per esempio abbiamo uno schermo LCD con 500 pixels
orizzontali e supponiamo di acquisire una traccia di
una fibra lunga 100 Km, allora ogni pixel corrisponde
ad una distanza di 200 metri. Per aumentare la
risoluzione gli OTDR dispongono normalmente di
funzioni di zoom.

Velocit di misurazione (speed of measurement): la
velocit di misurazione una delle pi importanti
figure di merito. Essa dipende da molti fattori fra i pi
importanti abbiamo:
1) Lunghezza della fibra: se la lunghezza della fibra
L, il tempo richiesto per l'impulso di attraversare la
fibra e tornare indietro
c
Ln
v
L
T
g
2 2
= = , dove
v
g
la velocit della luce nella fibra, c la velocit
della luce ed n l'indice di rifrazione della fibra.
Per esempio se la fibra ha una lunghezza di 100
Km e se il suo indice di rifrazione 1,456, il
tempo T richiesto :
sec 1
/ 10 3
456 , 1
2 000 . 100 ) 100 (
8
m
s m
m Km T ~

=
. Ora supponiamo di voler fare la media su 32.000
acquisizioni. Il tempo di acquisizione totale di
circa 32 secondi (32.000 x 0,001 s). Il limite fisico
per la velocit di acquisizione la velocit di
acquisizione dei dati.
2) Interleaving: abbiamo gi descritto questa tecnica
che permette di aumentare la risoluzioni dei dati.
Ma aumenta anche il tempo di acquisizione.
3) Data processing speed: velocit di analisi dei dati.
4) Display speed: velocit di refresh dello schermo
dell'OTDR.

MISURAZIONE DEGLI EVENTI

Gli eventi visibili su una traccia di OTDR si possono
suddividere in due categorie: eventi riflettivi e non
riflettivi. Un evento riflettivo definito dalla sua
distanza, dal loss e dalla sua riflettivit. Un evento non
riflettivo definito dalla sua distanza e dal loss.

Eventi riflessivi: la luce quando incontra una
discontinuit nell'indice di rifrazione, produce una
riflessione. Le discontinuit che si incontrano in un
sistema in fibra ottica sono principalmente dovuti a
connettori, giunzioni meccaniche, o tagli della fibra.
Per un taglio perpendicolare la riflettivit data da:
RETI E DINTORNI N 16 Pag. 14

2
|
|
.
|

\
|
+

=
fibra out
fibra out
n n
n n
R

dove n
fibra
l'indice di rifrazione della fibra e n
out

l'indice di rifrazione del mezzo dopo la fibra. Il valore
di R ci fornisce la quantit di luce riflessa rispetto a
quella incidente. Se il taglio non perpendicolare la
quantit di luce riflessa dipender dall'angolo di taglio.
Infatti in questo caso maggiore l'angolo di taglio, e un
maggior numero di raggi entra nel mantello perdendosi
(vedi fig. 6).
Fig. 6:parte della riflessione si perde nel mantello
nel caso che l'angolo di taglio sia diverso da zero.

La riflessione R di una fibra interrotta pu avere valori
compresi da 0% a 3,6% e dipende dalla natura
dell'interruzione.
Ora come utilizzare la traccia di un OTDR per ricavare
informazioni sull'evento riflettivo? Un tipico evento
riflettivo si presenta come in fig. 7:
Fig. 7: -localizzazione della posizione di un evento
riflettivo

Per trovare la posizione dell'evento riflettivo si
posizioni il cursore sull'ultimo punto (x
1
) della curva di
backscatter, prima che la traccia si innalzi per causa
dell'evento riflettivo. Allora la miglior stima della
posizione dell'evento dato da
2
2 1
x x +
cio dalla
semisomma di x
1
e x
2
che il punto successivo.
L'accuratezza di tale misura dipender dal rumore e
dallo spazio di campionamento.
Per la misura della riflettivit porre i cursori come in
fig. 8, e si misuri l'altezza H (in dB) fra i due cursori. A
questo punto utilizzate la seguente equazione:
) ) 1 10 log(( 10
5
T B R
H
ns
+ =
dove T la larghezza dell'impulso in nanosecondi e B
ns

il coefficiente di backscatter che vedremo in seguito
come calcolare.
Fig. 8: misura dell'altezza per la misura di
riflettivit

Mentre la fig. 9 mostra il modo opportuno di
posizionare i cursori per la misura di loss dell'evento
riflettivo.

Fig. 9: misura di loss per un evento riflettivo

La maggiore difficolt nella misura di loss di un evento
riflettivo, consiste nel fatto che non assolutamente
ovvio definire la posizione dove finisce l'evento ed
inizia il backscatter. La traccia dopo un evento
riflettivo non ritorna immediatamente al livello di
backscatter, ma impiega un certo tempo finito, che
dipende principalmente dalla larghezza di banda e dalle
caratteristiche del sensore optoelettronico.

Calcolo del coefficiente di backscatter. Il coefficiente
di backscatter B
ns
(si misura in dB) corrisponde alla
potenza riflessa indietro da un impulso della durata di 1
ns. Esso dato dalla formula:
|
|
.
|

\
|

|
|
.
|

\
|
= 0001 , 0
55 , 4
log 10
2
1

n
NA
B
ns

dove NA l'apertura numerica della fibra, n
1
l'indice
di rifrazione del core della fibra e o il coefficiente di
attenuazione (in dB/Km).

RETI E DINTORNI N 16 Pag. 15

Eventi non riflessivi: questi eventi si presentano
principalmente nel caso di giunzioni fatte tramite
fusione. La tecnica talmente perfezionata , che
l'impulso quando passa attraverso la fusione non
attraversa nessuna discontinuit nell'indice di
rifrazione, e di conseguenza non esister nessuna
riflessione. Ma errori di allineamento fra i due core
delle fibre, portano a una perdita di energia, che si
riscontra sulla traccia di un OTDR come un aumento
dell'attenuazione di scattering. La fig. 10 mostra un
tipico evento non riflettivo. La maggiore difficolt
consiste nel capire dove posizionato l'inizio esatto di
di questi eventi. Rispetto ad eventi riflettivi la difficolt
maggiore, in quanto sufficiente un rumore minore
per portare a errori di valutazione.

Fig. 10: tipico evento non riflessivo

Un modo operativo per ottimizzare gli errori di
localizzazione dell'evento, consiste nel procedere
rispettando i seguenti passi:
1) Zoomare la traccia sull'evento, lasciando una
regione di backscatter, prima dell'evento lunga
almeno quanto la larghezza dell'impulso
utilizzato;
2) Posizionare i cursori sui livelli di backscattering e
trovare il primo punto seguito da una successione
di punti tutti al di sotto del primo cursore (vedi
fig. 10)
3) Se il livello di rumore non significativo rispetto
al loss della giunzione, allora il punto da prendere
in considerazione quello trovato nel punto 2, se
il livello di rumore uguale o pi grande del loss
della giunzione, allora prendere in considerazione
il punto precedente a quello trovato nel punto 2.
La misura di loss la differenza in dB fra i due cursori
(vedi fig. 10). Esiste una formula che ci fornisce
l'accuratezza della misura. Essa dipende da o che
l'altezza in dB dell'evento rispetto al rumore di fondo,
da W che la larghezza dell'impulso, da L che la
lunghezza della regressione lineare (tecnica automatica
per posizionare in modo ottimale i cursori sul
backscattering e dipende da quanti punti vengono presi
in considerazione cio L), da Ax che la distanza di
campionamento utilizzata, abbiamo:
( )
( )
|
|
.
|

\
|
A +
+
+
A
= A

2 2
2
2 , 0
2
3
1 10 071 , 3
x L
L W
L
x
loss


dalla formula si possono trarre le seguenti conclusioni:
1) maggiore o minore l'incertezza della misura di
loss;
2) maggiore L (lunghezza della regressione lineare)
minore l'incertezza della misura di loss;
3) minore Ax minore l'incertezza della misura di
loss;
4) minore W minore l'incertezza della misura di
loss;

Fig. 11: andamento dell'incertezza della misura di
loss in funzione di e di L.


ECHOES E GHOSTS

Abbiamo visto che la forma d'onda graficata da un
OTDR generata dal backscatter di rayleigh. Senza
questa riflessione l'OTDR non avrebbe informazioni
sulla fibra. Ma un sistema ottico con molte riflessioni
comporta una difficolt nell'interpretazione delle
informazioni raccolte. Un eco (echoes), appunto una
riflessione multipla dell'impulso luminoso, e viene
visto sul grafico dell'OTDR come se fosse un'evento
reale. La figura seguente illustra come sia possibile
ottenere degli echi:
Al tempo 0, l'OTDR emette un'impulso laser.
Quest'impulso (rappresentato nella figura precedente
con una linea in neretto), incontra un evento riflettivo
(un connettore per esempio) a L1. Sempre a L1 parte
della luce del laser riflessa, e il resto dell'impulso
trasmesso. La luce trasmessa incontra a una distanza
L2 un secondo evento riflettivo, dove di nuovo parte
della luce sar riflessa indietro e parte trasmessa.
RETI E DINTORNI N 16 Pag. 16

L'impulso laser continua fino al termine della fibra
dove la parte di luce trasmessa perduta mentre la
parte riflessa ritorna verso l'OTDR. Ma questa una
descrizione semplificata, in realt ogni impulso riflesso
e trasmesso ripete infinite volte questo processo, come
si pu intuire dalla figura precedente. Il processo di
riflessione e trasmissione dei vari impulsi secondari,
termina soltanto quando l'attenuazione ha portato la
potenza del segnale praticamente a zero. Gli echi sono
maggiormente presenti in OTDR con alta dinamica e
quando sono presenti pi di un forte evento riflettivo.
anche possibile vedere l'eco del backscattering, ma la
sua intensit minore di eventuali echi discreti. Gli
echi non possono essere eliminati dal grafico, ma
possono essere facilmente identificati e marcati per
aiutare l'operatore a non confondersi. I primi due eventi
riflettivi di un grafico sono sempre reali ed
impossibile che siano degli echi. Gli echi presenti su un
grafico possono essere veramente molti, in teoria
infiniti; in pratica si vedono il primo ordine di echi e al
massimo il secondo ordine. Comunque la difficolt di
identificare manualmente gli echi immensa, ed per
questo che un buon OTDR deve essere fornito di un
software che riconosca e marchi automaticamente gli
echi.
I ghosts (fantasmi) sono simili agli echi, ma avvengono
per una ragione differente. Gli echi sono originati dai
componenti del link ottico, come connettori, giunzioni
meccaniche e terminazione di fibra. Quindi gli echi
sono indipendenti dai parametri di acquisizione usati
nell'OTDR. Ci significa che cambiando parametri di
acquisizione gli echi non vengono rimossi.
I ghosts invece dipendono da una impropria scelta dei
parametri di acquisizione.
Alcuni OTDR segnano i ghosts come echi, e ci rivela
un'insufficiente capacit di interpretazione
dell'algoritmo usato. I ghosts appaiono quando la
frequenza della ripetizione dell'impulso troppo alta
rispetto al tempo che occorre all'impulso per andare
fino alla terminazione ed essere riflesso fino all'OTDR.
Praticamente l'impulso successivo viene lanciato prima
che la riflessione sia terminata. Per eliminare i ghosts
sufficiente diminuire la frequenza di ripetizione
dell'impulso. Che equivalente ad incrementare il
range di distanza. Alcuni OTDR automaticamente
allargano l'impulso per determinare la presenza di
ghosts. Se un evento si muove o scompare quando si
cambia la larghezza dell'impulso allora siamo in
presenza di un ghost e non di un eco.

R. Gaeta









RETI E DINTORNI N 16 Pag. 17

AUTONEGOZIAZIONE
(non tutto oro ci che luccica!)

Con il FastEthernet (IEEE802.3u) stato introdotto il
concetto di autonegoziazione della velocit delle
schede: 10Mb/s o 100 Mb/s.
Mentre lo standard IEEE802.3X ha introdotto
lautonegoziazione del duplex.
Oramai ogni porta, sia di switch o di pc, di default
con lautonegoziazione abilitata, e si ritiene una delle
cose pi scontate nel mondo delle reti. Ma purtroppo
non cos. Esistono dei lati oscuri,
sullautonegoziazione molto gravi. Nel seguito
descriver il funzionamento base e le problematiche
relative.

Lautonegoziazione un meccanismo per stabilire la
massima velocit e modalit di trasmissione tra due
schede LAN. Si basa su unestensione del metodo di
Link Test utilizzato in 10BaseT & 10BaseFL, per
verificare l'integrit del link, e non un meccanismo
software (non ha bisogno di drivers).

Infatti il 10BaseT introduce il Link Test (la lucetta
verde che si accende quando collego due schede tra di
loro!). Il Link Test si basa su impulsi elettrici (della
durata di 200 ns) inviati da circuito TX, intervallati da
un periodo della durata di 8 24 ms. Logicamente
durante la trasmissione dei dati non sono inviati gli
impulsi di Link Test. Se in un intervallo di tempo fra
50 e 150 ms non sono ricevuti ne impulsi di Link Test
n dati, il circuito RX entra in stato di fail.
Questi impulsi sono chiamati NLP.


In FastEthernet gli impulsi di Link test sono chiamati
FLP e sono questultimi ad essere utilizzati anche
dallautonegoziazione.
Si sfrutta una FLP burst composta da 33 impulsi dei
quali:
- 17 impulsi di clock sulle posizioni dispari
- 16 impulsi di dati (16 bit word) sulle
posizioni pari (dette anche LCW o Link
Code Word)

La chiave dell'Autonegoziazione per la sua flessibilit e
espandibilit tutta nella codifica di LCW.



I primi cinque bit (Selector Field) permettono 32
definizioni differenti, attualmente sono definiti i codici
per 802.3, 802.5, 802.9 e altri due sono riservati. I
rimanenti sono disponibili.
I successivi 8 bit (256 combinazioni) definiscono le
tecnologie relative al valore presente nel Selector Field
Gli ultimi tre bit sono:

- RF: Remote Fault bit
- ACK: Acknowledge bit
- NP: Next Page bit

La seguente figura mostra la sequenza di
autonegoziazione:



Lautonegoziazione cerca sempre di concordare con la
scheda opposta la velocit pi alta rispetto a questa
sequenza:

- 1000 BaseT Full Duplex
- 1000 BaseT Half Duplex
- 100 BaseT Full Duplex
- 100 BaseT Half Duplex
- 10 BaseT Full Duplex
- 10 BaseT Half Duplex

Logicamente se la scheda una 10/100 la sequenza
partir da 100 BaseT Full Duplex.

RETI E DINTORNI N 16 Pag. 18

Tutto ci comodo e bello, ma quali sono i problemi?

Il problema nasce quando una delle due schede che si
autonegoziano stata fissata manualmente con Duplex
Full. La tabella seguente dovrebbe essere illuminante:



Come notate ogni volta che si setta una delle due
schede con Duplex Full, laltra scheda, lasciata in
autonegoziazione, si setta in Duplex Half (Duplex
Conflict!). La cosa straordinaria che questo
previsto dallo standard, e ancora pi straordinario che
uninformazione del genere non sia divulgata a lettere
cubitali su ogni manuale di ogni apparato.
Ma cosa significa avere un Duplex Conflict?
Significa avere Late Collision e FCS errate. Dunque?
Performance di trasferimento dati ridottissime.
Soluzione o eliminare lautonegoziazione da ambedue
le parti oppure avere lautonegoziazione da ambedue le
parti.

Lautonegoziazione sul Gigabit in fibra ottica, non
negozia n la velocit n il duplex in quanto sono fissi
a 1000 Full, ma bens negozia la modalit di flow
control IEEE802.3X. Consiglio: disattivate sempre
lautonegoziazione sui link Gigabit in fibra
(1000BaseSX e 1000BaseLX).

R. Gaeta


























RETI E DINTORNI N 16 Pag. 19

WIRELESS BRIDGING
(Continuazione dellarticolo Wireless Lan
pubblicato su Reti e Dintorni n 8)

Il Wireless Bridging si occupa del collegamento fra
Lan poste su edifici distanti tra loro. Per fare ci si
devono, sicuramente, utilizzare delle antenne da
installare allesterno delledificio (normalmente sul
tetto). Iniziamo quindi a fornire qualche concetto base:

DECIBELS

Il Decibel (dB) misura il rapporto, in scala logaritmica,
del rapporto fra due quantit omogenee. Nel nostro
caso siamo interessati alla potenza trasmessa.
Definiamo dunque:

dB = 10 Log
10
(Power A / Power B)

Abbiamo la seguente tabella:


molto spesso si usa il dBm, che corrisponde a prendere
come punto di riferimento (0 dB) la potenza di 1 mW.
Abbiamo allora la seguente tabella:



ANTENNE

Si definisce antenna isotropica, se tutta la potenza
trasmessa viene irradiata sfericamente. Questo tipo di
antenna viene preso come riferimento per tutte le
antenne esistenti.
Infatti irradiare tutta la potenza in tutte le direzioni non
necessario. Esistono due classi di antenne:

Omnidirezionali: irradiano orizzontalmente a 360 e
verticalmente ad angoli ridotti.

Direzionali: irradiano sia orizzontalmente che
verticalmente ad angoli ridotti.

Ridurre langolo di irradiazione comporta un guadagno
di potenza (gain).
Il guadagno in potenza espresso in dB rispetto
allirradiazione con unantenna isotropica, e viene
usualmente espresso come dBi. In generale pi
lantenna direzionale e maggiore il guadagno.

PROTEZIONE DA FLUSSI ELETTRICI

Per le antenne esterne che sono montate su palo
metallico, si deve verificare che questultimo sia messo
a terra a regola darte. Nonostante tutto ci non
sufficiente e deve essere installato un Lightning
Arrestor per la protezione delle scariche elettriche che
possano provenire dal cavo dantenna verso il Bridge
Wireless.
Le scariche elettriche possono presentarsi per vari
motivi:
a) Fulmine diretto sullantenna
b) Fulmine diretto nelle vicinanze
dellantenna
c) Vento


Il Lightning Arrestor permette di evitare problemi
dovuti alla causa b) e c), ma non per la causa a). Esso
viene utilizzato per due ben precisi scopi:
1) Prevenire la concentrazione di cariche
elettrostatiche sullantenna, in modo da
prevenire la caduta di un fulmine diretto.
2) Dissipare lenergia elettrica indotta, da un
fulmine caduto nelle vicinanze, nellantenna o
nel cavo coassiale.

Nel caso invece di un fulmine diretto sullantenna, il
Lightning Arrestor non pu fare nulla, in quanto
RETI E DINTORNI N 16 Pag. 20

lenergia trasmessa in brevissimo tempo sufficiente
per distruggere non solo il Bridge Wireless, ma anche i
PC e altri apparati di rete presenti sulla lan. Per evitare
questa situazione catastrofica si devono utilizzare due
transceiver 10BaseT 10BaseFL (oppure 100BaseT
100BaseFX) collegati tra loro con almeno un metro
di fibra ottica, come mostrato in figura:


In questo modo, leventuale energia elettrica, rimane
confinata sul Bridge wireless e sul primo transceiver,
grazie proprio alla fibra ottica. Per fare in modo che ci
non risulti inefficace, i due transceiver non devono
essere posti nello stesso rack, e inoltre la loro
alimentazione elettrica deve essere fornita in modo
distinto.

LA DISTANZA MASSIMA DI COLLEGAMENTO

La distanza massima di collegamento dipende da molti
fattori tra i quali:

1) Potenza del trasmettitore (P
T
)
2) Sensibilit del ricevitore (S
R
)
3) Guadagno di antenna trasmittente (G
T
)
4) Guadagno di antenna ricevente (G
R
)
5) Attenuazione del cavo di antenna trasmittente
(A
T
)
6) Attenuazione del cavo di antenna trasmittente
(A
R
)
7) Frequenza utilizzata (F)
8) Topologia del collegamento

Per semplicit ora supponiamo che le antenne siano
state poste ad unaltezza tale da avere unottima
visibilit ottica tra i due siti.



La formula che fornisce la distanza massima allora
data da:

dove N dato da:
N = P
T
+ G
T
A
T
+ S
R
+ G
R
- A
R

E il significato di M corrisponde ad un margine di
sicurezza, per le inevitabili variazioni dovute a vari
fattori, come per esempio la pioggia.

Esempio: Trovare la distanza massima di trasmissione,
ad una frequenza di 2442 MHz, se si hanno i seguenti
parametri:

Potenza trasmettitore = 50 mW = 17dBm
Guadagno antenna G
T
= 13,5 dBi
Attenuazione cavo A
T
= 4,4 dB
Sensibilit ricevitore = -85dBm
Attenuazione cavo A
R
= 4,4 dB
Guadagno antenna A
R
= 13,5 dBi
Margine di sicurezza = 10 dB

Allora N = 17 + 13,5 4,4 + 85 + 13,5 4,4 = 120,25

d(Km) = (0,2972 / 2442)10
(0,0502(120,25 22 10))
= 3,27 Km

ALTEZZA DI POSIZIONAMENTO DELLE
ANTENNE

La formula seguente fornisce laltezza minima, sopra
qualsiasi ostacolo, per il posizionamento delle antenne.



Dove d la distanza dei due siti e F la frequenza di
trasmissione.

WIRELESS CALCULATOR

Se non avete intenzione di perdervi in troppi calcoli,
potete utilizzare un tool che trovate al seguente URL:

http://www.cisco.com/application/vnd.ms-
excel/en/us/guest/products/ps458/c1225/ccmigration_09186a00800a
912a.xls

Questo tool fornisce, dati i parametri richiesti, la
distanza massima di collegamento (alla sola frequenza
di 2442 MHz) e laltezza di posizionamento delle
antenne per la sola distanza massima.

N.B. Attenzione che lintroduzione dei Lightning
Arrestor introducono unulteriore attenuazione che
deve essere considerata nelle formule precedenti.

CONFIGURAZIONI TOPOLOGICHE

In generale abbiamo due possibilit:

1) Configurazione punto-punto
2) Configurazione punto-multipunto

La configurazione punto-punto permette di utilizzare
antenne direttive in ambedue gli estremi della tratta.
Ci significa poter avere singole tratte con possibilit
di avere minore interferenza, grazie proprio alla
direttivit dei lobi di irradiazione.
RETI E DINTORNI N 16 Pag. 21



La configurazione punto-multipunto utilizza
normalmente unantenna omnidirezionale nel sito
centrale e antenne direzionali nei siti periferici.



Logicamente sono possibili anche collegamenti punto-
punto con solo antenne omnidirezionali. Ci dipende se
si vuole che i Bridges Wireless facciano anche da
Access Point per le schede client wireless. In questo
caso si desidera una copertura di cella che spazi a 360.



Unico, ma importante problema, che nel caso il
Bridge sia usato anche come Access Point la distanza
massima con un client Wireless non pu superare 1,6
Km.


Per collegare tratte molto lunghe o con assenza di
visiblit diretta, pu essere necessaria una ulteriore
tratta, e ponendo un repeater nel punto mediano, come
visbile nella sguente figura:


Logicamente questa soluzione comporta una
diminuzione del throughput del 50%.
Una soluzione migliore, ma pi costosa, lutilizzo di
due canali diversi per le due semitratte e quindi nel
punto mediano si utilizzano due Bridge, come in
figura:



DESCRIZIONE ANTENNE CISCO

AIR-ANT4941 : Antenna Omnidirezionale 2,2 dBi
Only Indoor




AIR-ANT1728 : Antenna Omnidirezionale 5,2 dBi
Only Indoor

RETI E DINTORNI N 16 Pag. 22



AIR-ANT3213 : Antenna Omnidirezionale 5,2 dBi
Only Indoor




AIR-ANT5959 : Antenna Omnidirezionale 2 dBi
Only Indoor




AIR-ANT2012 : Antenna Direzionale 6 dBi
Indoor / Outdoor



AIR-ANT1729 : Antenna Direzionale 6 dBi
Indoor / Outdoor




AIR-ANT3549 : Antenna Direzionale 8,5 dBi
Indoor / Outdoor




AIR-ANT2506 : Antenna Omnidirezionale 5,2 dBi
Only Outdoor


RETI E DINTORNI N 16 Pag. 23



AIR-ANT4121 : Antenna Omnidirezionale 12 dBi
Only Outdoor




AIR-ANT1949 : Antenna Yagi Direzionale 13,5 dBi
AIR-ANT2662 : Yagi Antenna Articulating Mount
Only Outdoor




AIR-ANT3338 : Parabolica Direzionale 21 dBi
Only Outdoor




CAVI DI ANTENNA

Cisco utilizza connettori RP-TNC
femmina sugli Access Point e
Bridge e RP-TNC maschio sui
cavetti che escono dalle antenne.
Per i cavi di antenna da utilizzare
per il collegamento Antenna- Apparato possono essere
utilizzati i seguenti cavi, e la scelta fra luno o laltro
tipo di cavo dipender dalla lunghezza del cavo che
deve essere utilizzato e da quanti dB si disposti a
perdere.

Tipo di cavo Perdita per metro @ 2,45 GHz
RG174 2 dB/m
RG58 1 dB/m
RG213 / RG8 0,6 dB/m
Aircell 0,38 dB/m
LMR-400 0,22 dB/m
Aircom 0,21 dB/m

La seguente tabella elenca i cavi a bassissima perdita
forniti da Cisco.




CISCO AIRONET BRIDGE WIRELESS


Il bridge multifunzione
della serie Cisco Aironet
350 un dispositivo
wireless, a doppia
modalit, progettato
specificamente per le
aziende. In modalit bridge, il bridge multifunzione
della serie Cisco Aironet 350 fornisce collegamenti
esterni tra edifici, ad elevata velocit e a lungo raggio.
Quando configurato come punto di accesso AP (Access
Point), il bridge della serie Cisco Aironet 350 il
dispositivo wireless ideale per installazioni in ambienti
soggetti a normative e ambienti difficili come
magazzini, stabilimenti industriali e in esterna.
RETI E DINTORNI N 16 Pag. 24

Funzioni del bridge multifunzione della serie Cisco
Aironet 350.

Potenti segnali radio (50 mW) ad elevata velocit (11
Mbps) che sviluppano collegamenti tra edifici distanti
fino a 25 km.
Telaio in metallo per garantire il massimo della durata
e l'adempimento alle normative.
Temperatura operativa elevata per ambienti difficili.
Installazione semplificata, prestazioni migliorate e
protezione dellinvestimento.
Funzionalit AP completamente selezionabile
dallutente.

Portata (usuale)
Modalit bridge esterni:
28,9 km (18 miglia) a 11 Mbps
Fino a 40,2 km (25 miglia) a 1 Mbps
Modalit AP interni:
45,7 m (150 piedi) a 11 Mbps
106,6 m (350 piedi) a 1 Mbps
AP esterni:
244 m (800 piedi) a 11 Mbps
610 m (2000 piedi) a 1 Mbps

Condizioni ambientali
Temperatura:
da 20 a 55C (da 4 a 131F)
Umidit:
dal 10 al 90%, senza condensa


SITI UTILI PER IL WIRELESS

http://members.gbonline.com/~multiplx/wireless/wireless.main.cgi
Ottimo wireless calculator, che permette di considerare
un numero enorme di parametri.

http://members.gbonline.com/~multiplx/wireless/tilt.main.cgi
Calcolatore che permette di calcolare langolazione di
puntamento delle due antenne.

http://www.turnpoint.net/wireless/cantennahowto.html
Come costruire unantenna direzionale con un
barattolo.

http://www.wi2600.org/mediawhore/nf0/wireless/ssid_defaults/ssid_
defaults-1.0.5.txt
Lista completa di tutti gli SSID di defaults di tutti i
costruttori.

CENNI SULLE GUIDE DONDA

Si chiamano guide d'onda quei mezzi di
trasmissione per microonde costituiti da tubi
metallici a sezione principalmente rettangolare o,
talora circolare o ellittica, nei quali viaggiano onde
elettromagnetiche. Internamente sono lucidate e
spesso argentate per migliorare la conduzione delle
correnti che si muovono sulla superficie interna per
effetto pelle.

Quando si svilupparono gli studi sul radar, dal
1935 in poi, si present il problema di trasmettere
segnali di grande potenza a microonde e ci si rese
conto che i cavi coassiali, di cui si disponeva allora,
presentavano, alle frequenze di lavoro dei
gigahertz, un'attenuazione inaccettabile. Si cre
allora un canale di trasmissione senza il dielettrico,
che causava l'attenuazione del cavo e senza pi due
conduttori separati, bens un unico conduttore cavo
su cui viaggiava un'onda elettromagnetica la cui
attenuazione era molto al di sotto di quella dei
cavi alle stesse frequenze.

Da un punto di vista elettronico, le guide d'onda si
presentano come dei filtri passa alto, con una
frequenze di taglio f
T
dell'ordine dei GHz, con un
diagramma di attenuazione che presenta un
minimo come indicato nella figura precedente. Le
onde elettromagnetiche, immesse nella guida
attraverso antenne particolari di varia forma, si
propagano dentro le guide d'onda per riflessioni
successive lungo le pareti interne fino ad arrivare a
destinazione.
Esistono in generale tre categorie di modi di
propagazione delle onde elettromagnetiche che si
differenziano in base alla distribuzione dei campi
elettrico e magnetico durante la propagazione. Le
definizioni evidenziano quale dei due campi,
elettrico o magnetico, ha componente solo
trasversale rispetto alla direzione di propagazione.
T.E. (trasversale elettrico) usato nelle guide d'onda
RETI E DINTORNI N 16 Pag. 25


T.M. (trasversale magnetico) usato nelle guide
d'onda

T.E.M. (trasversale elettrico e magnetico) usato nei
cavi coassiali e nello spazio libero
Nelle guide rettangolari, le cui dimensioni sono
ormai normalizzate, il lato maggiore a lungo il
doppio del lato minore b. La sovrapposizione fra
l'onda incidente e l'onda riflessa dalle pareti della
guida, da luogo a zone di interferenza costruttiva e
zone di interferenza distruttiva alternate, che
determinano distribuzioni dei due campi elettrici e
magnetici all'interno della guida dalle forme
caratteristiche. A seconda dell'angolo di incidenza
dell'onda elettromagnetica all'interno della guida
d'onda, si possono avere dunque vari possibili modi
di propagazione sia di tipo TE che TM che vengono
distinti tramite due indici in basso a destra. Si
chiama modo dominante di una guida quel modo
che ha frequenza di taglio pi bassa di tutti e che
quindi pu esser fatto propagare anche in assenza
degli altri. I segnali vengono immessi in guida, ad
esempio, per mezzo di antennine disposte nei punti
dove il campo elettrico massimo, come indicato in
figura.

Le frequenze che possono propagarsi nelle guide
devono superare un valore, come gi detto, noto
come frequenza di taglio inferiore,che si ottiene
rapportando la lunghezza d'onda di taglio
corrispondente, con il lato maggiore a della guida.
Per il modo dominante TE
10
e per il modo
successivo TE
20 ,
ad esempio, la lunghezza d'onda di
taglio corrisponde al doppio del lato maggiore della
guida rispettivamente, e al lato maggiore stesso,
come indicato in figura.

Le guide circolari hanno il vantaggio di
un'attenuazione pi bassa per alcuni modi, ma hanno
il grave svantaggio che il campo al loro interno
ruota e, immesso in un punto da un'antennina con
una precisa direzione, in uscita pu non ritrovarsi
nella giusta posizione in cui stata posta l'antennina
ricevente, problema questo analogo a quello relativo
alla propagazione di altri modi nelle guide
rettangolari e che fanno s che si faccia viaggiare
solo il modo dominante. Se si eccita, per qualunque
motivo infatti durante la propagazione del segnale,
un modo di ordine superiore, ad esempio il TE
20
,
questo non potr essere rilevato in ricezione perch
l'antennina ricevente, predisposta per il dominante al
centro della guida per il dominante, non riveler
alcun segnale dal TE
20
che invece al centro della
guida non ha alcun campo elettrico. L'energia
connessa al modo recessivo, il TE
20
, allora va tutta
perduta, anzi, peggio, pu interferire con quella del
segnale utile, rendendolo non interpretabile. Per le
guide rettangolari, che sono le pi usate, il
dominante il modo TE
10
, segue il modo TE
20
, i
cui diagrammi di attenuazione sono rappresentati
nella figura che segue dalla quale si pu anche
capire che possibile consentire la propagazione del
modo dominante e impedire la propagazione dei
successivi.
Per fare ci sufficiente inviare in guida una
frequenza superiore a quella di taglio del modo
dominante TE
10
ma inferiore alla frequenza di
taglio di tutti i successivi.
R. Gaeta



RETI E DINTORNI N 16 Pag. 26

SERVER FARM

Questa struttura stata realizzata per offrire la massima
ridondanza e al tempo stesso il pi alto throughput
possibile, gli apparati che sono stati inseriti in questa
topologia di rete sono quattro apparati di livello tre
(Enterasys SSR) e due router (Nokia IP) con installato
il software di CheckPoint: Firewall-1.



I firewall inseriti nel progetto, supportano la
funzionalit di stateful inspection e possono essere
aggiornati con quella di virtual private network. Questi
due apparati saranno posizionati in parallelo tra due
coppie di switches di livello tre che si interfacceranno i
primi con il lato esterno della topologia (la WAN)
quindi con il collegamento verso Internet e le altre sedi
remote, i secondi verso il lato interno (la LAN) quindi
con i server.
Come in tutte le implementazioni di rete su pi livelli,
il throughput complessivo direttamente proporzionale
allelemento di processo pi lento interno
allarchitettura generale, nella topologia appena
descritta i firewalls sono il collo di bottiglia a causa
della fase di processamento dei pacchetti. Risulta
pertanto necessario adoperare architetture parallele
anche se la richiesta delle prestazioni globali pu
essere raggiunta con un solo firewall, pi firewalls
sono per spesso necessari per garantire una migliore
ridondanza. Le implementazioni avanzate dei firewall
(come il Firewall-1 di Checkpoint) utilizzano tecniche
di stateful inspection, in grado di imporre che tutto il
traffico di una generica connessione TCP sia sempre
processato dallo stesso firewall. I flussi diretti verso il
firewall e in uscita da questo necessitano di essere
simmetrici come mostrato in figura, in caso contrario,
la sessione viene persa e la connessione rifiutata dal
firewall.
Infatti le politiche installate sul firewall permettono il
flusso del traffico solo in un verso, proprio la tecnica
di stateful inspection che autorizza automaticamente il
flusso di risposta, chiaramente se i due firewall non
sono sincronizzati istantaneamente pu accadere che se
il pacchetto, passando allandata su una macchina e al
ritorno sullaltra prima che questi si siano sincronizzati,
venga droppato.


Differenti tecniche possono essere prese in
considerazione per superare tale problema quando sono
previsti pi firewalls in parallelo:
- Sincronizzare le informazioni relative allo stato tra
pi firewalls. Questo possibile anche se comunque
esiste sempre una finite timing window in cui i
firewalls perdono la sincronizzazione a causa
dellelevato numero delle sessioni di connessione e
del loro frequente set-up e rilascio della connessione
(per esempio una pagina web con pi immagini al
proprio interno pu risultare in pi richieste di
connessioni HTTP).
- Lasciare un "cookie trail" per ogni connessione,
anche se pu essere utilizzata solo per traffico HTTP
(potrebbe non risultare idonea per altri tipi di
applicazioni). Ha inoltre lo svantaggio di generare
traffico aggiuntivo.
- Utilizzare una politica di routing per assicurare che
tutto il traffico della stessa applicazione su un certo
flusso sia diretto allo stesso firewall. Deve inoltre
assicurare che la probabilit statistica di quale
firewall utilizzare debba seguire una distribuzione
normale per garantire che il carico dei firewalls sia
equamente bilanciato.
Lultima ipotesi quella che stata sfruttata per la
realizzazione della rete, i due firewall sono stati messi
tra macchine di livello tre, come abbiamo gi precisato.
Lavorando in modalit active-active, hanno bisogno
che sia rispettato il prerequisito principale per la
funzionalit in High Availability: il load-balancing
simmetrico, in questo modo il livello inside e quello
outside si occuperanno del policy routing
soddisfacendo tale prerequisito. Questo il
meccanismo che Enterasys Networks impiega nei
propri SmartSwitch Router. Le decisioni dellinoltro
sono prese utilizzando una hashing function basata sui
least order bits dellindirizzo sorgente per la
connessione e il numero dei firewall nel percorso
parallelo.
Seguendo queste considerazioni verranno installati due
firewall collegati ai due switches di livello tre che
forniscono la connettivit verso i router della WAN. I
due switches verranno configurati in modo da
bilanciare il traffico sui due apparati di sicurezza in
base allindirizzo IP sorgente. Dal lato interno della
rete i due firewall saranno invece connessi ad altri due
switches dello stesso tipo. Gli switches appena
menzionati servono principalmente per mantenere il
load-balancing simmetrico tra i due firewall, infatti
RETI E DINTORNI N 16 Pag. 27

avranno le stesse politiche di routing dei due al livello
superiore, ma invece di prendere in considerazione
lindirizzo sorgente utilizzeranno quello destinazione.
La rete cos configurata offre una ridondanza ottima,
non comparendo nel progetto nessun point of failure,
sia al livello di firewall che al livello di ingresso e di
uscita infatti ad entrambi i livelli gli switches sono stati
raddoppiati in modo da offrire il servizio anche in caso
di caduta di uno degli apparati.
Lo scopo delle politiche di ingresso di individuare
quale metodo di inoltro seguire e di coordinarsi con la
componente di uscita affinch il traffico di una
generica connessione transiti per lo stesso firewall.
La componente firewall responsabile per il controllo
di tutto il traffico al fine di assicurare che le politiche di
sicurezza siano correttamente applicate. Queste
politiche possono essere del tipo Intra-domain che
Inter-domain. Quelle Intra-domain sono impiegate per
garantire che il traffico sia propriamente segregato tra
differenti domini di sicurezza. Quelle Inter-domain
sono applicate nello stesso dominio (per esempio per
accettare o rifiutare differenti tipi di servizio nello
stesso dominio).

Lo schema riassutivo della rete sar il seguente:



La duplicazione dei firewall consente di implementare
un livello di resistenza ai guasti soddisfacente, in caso
di guasto di uno dei due oggetti soltanto se non sono
attraversati da transazioni economiche. In questo caso,
occorre andare a ricercare un dispositivo di sicurezza in
grado di aggiornare automaticamente lo stato delle
sessioni attive anche sul firewall in quel momento in
stand-by. Il problema che qui si delinea, tuttavia,
quello prestazionale: essendo i firewall comunque
operanti in software, il processo di sincronizzazione
richiede un tempo variabile (funzione del numero e
tipo di sessioni attive) ma comunque quantificabile
nellordine dei decimi di secondo.
Tale lentezza potrebbe non essere un problema quando
sono poche centinaia le sessioni attive
contemporaneamente: nel caso in cui si stia parlando di
migliaia (se non di decine di migliaia) di sessioni,
occorre trovare un modo per utilizzare
contemporaneamente i due sistemi collegati.
Il problema che sorge per quello di evitare i percorsi
asimmetrici: vero che si ottiene un load-balancing,
ma anche vero che tale bilanciamento avviene a
scapito della sicurezza. Volendo rimarcare questo
punto, nella situazione riportata in figura la sessione
TCP in oggetto verrebbe bloccata dal firewall che
riceve il SYN-ACK senza aver visto passare il
pacchetto di richiesta di SYN. Occorre quindi
predisporre un Livello Outside e Inside in grado di
ricordare dove passato il primo pacchetto di quella
sessione specifica.
Ovvero: risolvendo il problema della resistenza ai
guasti, non si ancora risolto nulla in termini
prestazionali.



Questa soluzione in grado di massimizzare le
capacit di policy routing della tecnologia SmartSwitch
Router. Il concetto di policy routing cos come
implementato da Enterasys non altro che un sinonimo
di connection oriented: gli apparati ricordano che
quella coppia di indirizzi MAC, IP o porte TCP/UDP
transitata su una certa interfaccia con una serie di
policy applicate (RED-WRED, IP Tos, DiffServ, Rate
Limiting, ecc.). Il disegno descritto sopra si modifica
cos riportato.



Gli SmartSwitch Router in oggetto sono in grado di
gestire centinaia di migliaia di flow senza andare in
crisi prestazionale: sono perci in grado di garantire un
elevato livello di utilizzo per un periodo di utilizzo
medio-lungo.
Val la pena sottolineare che il disegno qui proposto
risolve sia la problematica prestazionale che quella di
resistenza ai guasti; infatti, dal momento che i router a
valle e a monte dei firewall gestiscono con intelligenza
linoltro delle sessioni da e per i server, nulla vieta che
la rete assuma, nel momento in cui il sistema firewall
arriva al top delle sue prestazioni (in genere, per un
sistema di fascia alta, nellordine dei 80-100 Mbps) la
seguente topologia:
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Nel disegno riportato, la distribuzione delle sessioni
deve avvenire attraverso un meccanismo quanto mai
flessibile. Infatti, si deve considerare la LAN interna
accessibile (almeno in linea di principio) da tutta
lInternet, ovvero da milioni di indirizzi IP.
Il meccanismo che opera il bilanciamento del traffico
deve quindi considerare non un range di indirizzi o il
tipo di applicazione in uso (anche perch le
applicazioni che le utenze alloggiano nella server farm
possono essere dei tipi pi disparati), ma qualcosa di
piu macroscopico.
Anche in questo caso, il meccanismo del flow
switching ad offrire la possibilit di definire delle
regole di Policy Based Routing tali da permettere, ad
esempio, una discriminazione del tipo gli indirizzi IP
PARI vengono inoltrati su una coppia di firewall
diversa dalla coppia di firewall che gestisce gli
indirizzi IP DISPARI (funzionalit di IP-Hashing).

Per configurare la rete sono state utilizzate solo route
statiche piuttosto che gli algoritmi di routing perch
questi ultimi sono pi lenti a convergere in caso di
variazione della topologia della rete, inoltre stato
utilizzato lIP-Policy per gli SSR come gi spiegato
associato con il Monitor Circuit per i Nokia per evitare
casi di routing asimmetrico. Questultimo protocollo
una versione proprietaria del VRRP, non ci
soffermeremo a spiegare il funzionamento del VRRP
(per dettagli vedi Reti & Dintorni n8) ma solo le
differenze con il Monitor Circuit; prima di tutto questo
protocollo utilizza tre indirizzi IP: due IP sono
assegnati alle porte fisiche mentre il terzo quello
virtuale, quello che linterfaccia prende quando viene
eletta master. Facciamo un esempio pratico:



Linterfaccia di FW1 avr indirizzo IP-1, linterfaccia
di FW2 avr indirizzo IP-2, mentre linterfaccia eletta a
master tra le due avr indirizzo V-IP, alle interfacce
vengono assegnati dei pesi iniziali in modo che il
master corrisponda a quella con peso maggiore, nel
nostro caso possiamo supporre che linterfaccia IP-1
abbia peso 100 mentre IP-2 abbia peso 90



come per il VRRP standard le due interfacce si
scambiano dei pacchetti multicast in modo da sapere se
sono ancora attive, nel momento in cui linterfaccia
master cambia stato e diventa down, automaticamente
il backup si elegge a master.



Il Monitor Circuit oltre a monitorare il link
dellinterfaccia che fa parte del circuito VRRP,
monitorizza anche altre interfacce, in modo che se
anche unaltra interfaccia non sia pi attiva il peso
assegnato allinterfaccia della macchina sia scalato di
un delta assegnato.
Riprendiamo il nostro esempio:



Mantenendo i pesi sulle due interfacce aggiungiamo
una terza variabile, il delta da scalare relativo al fault di
uninterfaccia, assegniamogli il valore 11. Questo
quello che accadrebbe in caso di fault:



Al peso di IP-1 viene sottratto il delta e quindi diventa
89, mentre IP-2, avendo peso 90 maggiore di IP-1,
diventa automaticamente master del circuito.
Complichiamo la situazione raddoppiando i processi di
Monitor Circuit sulle due interfacce prese in esempio,
avremo quindi la seguente tabella relativa ai pesi dei
due processi:

IP-1 IP-2
Processo 1 100 (V-IP-1) 90
Processo 2 90 100 (V-IP-2)

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Linterfaccia IP-1 sar master per il processo 1 con V-
IP-1 e backup per il processo 2, mentre IP-2 sar
master per il processo 2 con V-IP-2 e backup per il
processo 1.
In caso di fault di uninterfaccia monitorata i pesi delle
interfacce vengono scalati del delta e questo quello
che succede:

IP-1 IP-2
Processo 1 89 90
Processo 2 79 100



Nel nostro esempio linterfaccia IP-2 diventa master
per entrambi i processi. Nella server farm descritta
sono stati configurati due circuiti per ogni coppia di
interfaccia dei due firewall.
Nella seguente figura sono state evidenziate le coppie
di interfacce:



Configurata in tal modo la caduta di una qualsiasi
interfaccia del firewall provoca lisolamento
dellapparato stesso, il traffico passer di conseguenza
interamente sul suo simmetrico, questo perch le
politiche di routing degli SSR sfrutteranno, invece
degli indirizzi IP assegnati alle interfacce, gli indirizzi
IP virtuali dei circuiti VRRP.



La topologia configurata supporta lo spegnimento di un
apparato o la caduta di una qualsiasi porta degli
apparati stessi, questo significa che in caso di fault di
un apparato o di una porta viene assicurato il corretto
funzionamento della struttura, infatti, salvo un leggero
ritardo dovuto al ricalcalo dei percorsi di instradamento
dei pacchetti, le sessioni attive al momento della caduta
non subiranno alcuna modifica. Invece lo spegnimento
di pi di un apparato o la caduta di pi di una porta pu
causare dei malfunzionamenti o il completo fermo
della struttura stessa.
Partiamo dallo spegnimento di pi apparati, la struttura
continua a funzionare solo nel caso in cui a cadere sono
apparati di livelli differenti: finch esiste un apparato
funzionante per ogni livello esister anche un percorso
per raggiungere i server posti dopo il livello inside
mentre se si fermano due apparati dello stesso livello
non sar pi possibile raggiungere tali server.
Per quanto riguarda le porte esistono dei collegamenti
critici per i quali non supportata la caduta
concorrente, le porte che creano disfunzioni sono:
- Le due porte di smartrunk sugli switch outside
o inside, la caduta di entrambe le porte non permette
agli switch dello stesso livello di scambiarsi gli
announcement del processo di vrrp, questo significa
che entrambi gli switch diventerebbero master del
processo stesso.



- Le due porte che connettono lo switch
(outside o inside) master con i due firewall, la caduta
di entrambe le porte elimina i due possibili next hop
dichiarati nel processo di hashing.

RETI E DINTORNI N 16 Pag. 30



- Due porte su due firewall differenti, la caduta
di entrambe le porte da origine a quello che viene
chiamato routing asimmetrico, infatti in questo caso
c la possibilit che un pacchetto passi allandata,
dalloutside allinside, per il primo firewall e al
ritorno per il secondo.




M. Scapellato

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