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LEZIONE 25

LA FORMAZIONE DELLE PAROLE

I processi di formazione delle parole possono variare fortemente tra lingue diverse: è l’aspetto della
grammatica maggiormente soggetto a variazione interlinguistica.

LA DERIVAZIONE E LA DERIVAZIONE ZERO (CONVERSIONE)


L’aggiunta di morfemi derivazionali alla base di un lessema è il modo più comune in lingue come l’italiano
per la formazione delle parole. Non è però l’unica maniera: in lingue come l’inglese ad esempio, alcuni
lessemi possono assumere significati diversi a seconda del contesto, pur avendo la stessa forma di base.
Ad esempio: ‘text’ = testo, quindi categoria nome  ‘text’ = inviare messaggi, categoria verbo

In italiano non esiste precisamente questo tipo di procedimento, ma è comunque possibile aggiungere alla
base di un lessema semplicemente dei morfemi flessivi, non necessariamente derivazionali.
Queste ‘desinenze’ permettono la conversione di categoria di un lessema, che può quindi cambiare
tipologia a seconda del morfema flessivo che si usa.
Ad esempio: ‘fermare’  ferm-are: verbo espresso al tempo infinito; ‘fermo’  ferm-o: nome
continua ad esistere una relazione di derivazione in qualche modo, ma è diversa da quella ‘classica’ e per
questo è definita CONVERSIONE, perché causa il cambiamento di categoria del lessema.

COME FUNZIONA IL PROCESSO DI DERIVAZIONE?


Prima di tutto bisogna considerare il lessema di base da cui si parte.
Poi, a questo lessema è possibile aggiungere un morfema derivazionale, che conterrà a sua volta una
piccola parte flessiva, nel senso che in italiano è sempre necessario accordare le parole tra loro per genere
e numero. Il morfema derivazionale che aggiungiamo permetterà di distinguere il tipo di categoria a cui il
lessema appartiene.
Esempio: ‘opera’ (nome)  opera + re = ‘operare’ (verbo)  opera + zione = ‘operazione’ (nome)  co +
opera +zione = cooperazione (nome), ecc.

Nel momento in cui avviene l’aggiunta di un morfema derivazionale e quindi un cambiamento nel lessema
di partenza, si è completato un ciclo di derivazione. I passaggi che avvengono vanno indicati tra parentesi
quadre e per ogni lessema coinvolto va specificata la categoria a cui appartiene (nome, verbo, aggettivo..).
Esempio: [opera N]  [[opera N ] re V]  [[[opera N ] V] zione N]
[[[cristallo N] izza V] zione N]
Il ciclo di derivazione può essere completato anche tramite l’aggiunta simultanea di un prefisso e di un
suffisso, ad esempio:
‘arrossire’  [[[ a(r) V] rosso N ] ire V]  perché: il lessema di partenza è ‘rosso’, ma ‘arrosso’ da solo non
ha senso e ‘rossire’ nemmeno. Inoltre, è da notare che il prefisso è solamente ‘a-‘, ma la (r) viene aggiunta
perché è una regola grammaticale il fatto che questo prefisso provochi il raddoppiamento della consonante
che segue (es: allungamento, allontanare, ecc.).

LA COMPOSIZIONE
E’ il processo con cui si forma un lessema unico unendo due lessemi, due ‘basi’ che possono avere
categorie diverse oppure appartenere alla stessa. Questo succede con i nomi/verbi/aggettivi composti.
In italiano le parole composte possono essere anche scritte sia separate che unite, ma non è questo il
criterio che permette di comprendere quando si ha davanti una parola composta: ad esempio, se si osserva
il contesto di una frase, in cui ci si riferisce al singolare ad una parola come ‘cabina armadio’ (cioè che non
va scritta unita), si capisce che viene considerata una parola unica. Infatti: LA cabina armadio, così come la
cassapanca.

In italiano il tipo di composto più comune è dato da VERBO + NOME: è il tipo di composizione più
produttiva, cioè che permette la produzione maggiore di lessemi nuovi, anche perché è parallela alla
costruzione di una frase intera. Esempio: ‘tagliaerba’  taglia + erba  tagliare l’erba
Potendo facilmente ‘paragonare’ questi lessemi con la struttura della frase completa, è più semplice
comprenderli nel momento in cui ne vengono creati di nuovi. Ad esempio, se esistesse ‘massaggiaelefanti’
si capirebbe che  massaggia + elefanti = qualcosa/qualcuno che compie l’azione di massaggiare gli
elefanti.

COMPOSIZIONE + DERIVAZIONE
Avendo unito due lessemi per ‘comporne’ uno nuovo, è possibile comunque aggiungere un ulteriore
morfema per comporre un lessema più complesso e che, quindi, deriverà da quello precedente.
Quindi i due processi possono essere effettuati in associazione tra loro.
Esempio: vero + simile = verosimile  partendo da questo lessema composto aggiungo un morfema
derivazionale : verosimile + mente = verosimilmente.

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