Sei sulla pagina 1di 22
Capitolo terzo PREGHIERE PER GLI INFERMI E UNZIONE SACRAMENTALE A.G. MARTIMORT! Bibliografia d’insieme J. ve Launoy, De sacramento unctionis infirmorum liber, typis vid. E. Martini, Lutetiae Parisiorum 1673. Martine, M 621-653. J.C. Trompentt, Tractatus de sacramentis per polemicas et liturgicas dissertationes distributi, De extrema unctione, Bononiae 1776-1778, 3 voll. A. Cuavasse, Etude sur Vonction des infirmes dans VEglise latine du III au XI siecle, I. Du III sidcle a la réforme carolingienne, Librairie du Sacré-Coeur, Lyon 1942 (& il solo volume apparso; il vol. 2 esiste solo nell’esemplare dattiloscritto della tesi del 1938, depositato alla Biblioteca delle Facolti cattoliche di Lione). B. Borre, L’onction des malades, LMD 15, 1948, pp. 91-107. C. Orremann, Le sacrement des malades, histoire et signification, Ed. du Chalet, Lyon 1971 [trad. it., I! sacramento degli infermi. Storia e significato, Elle Di Ci, Torino 1972]. La maladie et la mort du chrétien dans la liturgie, Conférences Saint-Serge, XXI Semaine d’études liturgiques 1974, Edizioni liturgiche, Roma 1975 (Bibliotheca EL Subsidia 1). R. Beéraupy, Le sacrement des malades, Etude historique et théologique, in Nouvelle Revue Théologigue 106, 1974, pp. 600-634 EJ. Lenceuine, «Per istam sanctam unctionem... adiuvet te Dominus gratia Spiritus sancti», der heilige Geist und die Krankensalbung, in Lex orandi, lex credendi, Miscellanea... Cipriano Vagaggini, Roma 1980 (Studia Anselmiana 79, Sacramentum 6), pp. 235-294. UP. Feprizz1, L’unzione degli infermi e la sofferenza, Messaggero, Padova 1972. Riviste: Communio 33 (1977): Soflerenza e guarigione; Concilium 1976/9: Sofferenza ¢ fede cristiana; EL 89 (1975) v-vi: Ordo infirmorum corumque pastoralis curae; Rivista Liturgica 62 (1974)/4: Il nuovo rito dell'unzione degli infermi; Rivista ' Poiché il canonico A. Chavasse non ha potuto, per ragioni di salute, assicurare perso- nalmente 1a revisione del capitolo che, con la sua grande autoriti in materia, aveva dato alle edizioni precedenti della Chiesa in preghiera, m’& sembrato che fosse opportuno fare una nuova redazione per tener conto dei lavori pubblicati dopo d’allora e soprattutto per spiegare, mediante la tradizione, il nuovo Rituale pubblicato nel 1972. — 138 Capitoto terzo di Pastorale Liturgica 58-59 (1973): Unzione degli infermi ¢ malattia del cristiano; 99 (1980) (inserto): T malati in mezzo a noi. AM. Tauacca, Per una rassegna sul sacramento dell'unzione degli infermi, in EL 89 (1975), pp. 397-467. AaNv, Il Sacramento dei malati. Aspetti antropologici e teologici della malattia Liturgia e pastorale, Elle Di Ci, Leumann-Torino 1975. AAWy., Sofferenza e salvezza, Ed. Rogate, Roma 1981. AaWv., Il mistero della sofferenza, Ed. OR, Milano 1982. AAW, Il significato cristiano della soferenza, Ed. La Scuola, Brescia 1982 A. Donut, L’olio della speranza, Ed. Paoline, Cinisello B. 1984. I. Scrcotone, Unzione degli infermi, in Aa.Vv., Andmnesis, vol. 3/1, I sacramenti, Marietti, Casale M. 1986, pp. 207-242. G. Cotompo, Unzione degli infermi, in NDL, pp. 1539-15521. La guatigione degli infermi da parte di Gest: era un segno del Regno, spesso legata con la remissione dei peccati. Gli Apostoli hanno ricevuto da lui, a loro volta, il potere di guarire con dei segni: unzione con Volio (Mc 6,12), imposizione delle mani (Mc 16,18). Questa missione non si limita ai primi tempi della Chiesa: Ia lettera di Giacomo, infatti, ci da per questo delle consegne durevoli (5,13-16): Chi & malato, chiami a sé i presbiteri (zobs rpeaButépous) della Chiesa e pre- ghino su di lui (n’ atv), dopo averlo unto con olio (dhetbavees Ehakw), nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salvera il malato: il Signo- te lo rialzer’ (éyepei) € se ha commesso peccati, gli saranno perdonati. Confes- sate percid i vostri peccati gli uni agli altri e pregate gli uni per gli altri per essere guariti?. Queste indicazioni del Nuovo Testamento, soprattutto le consegne della Lettera di Giacomo, lungo il corso della storia della Chiesa, saranno la norma della liturgia degli infermi e della teologia dell’unzione, anche quando non se ne fa menzione esplicita ', Esse spiegano specialmente l’ambivalenza che la tradizione riconoscera a questo sactamento, destinato sia alla guari- gione, sia alla remissione dei peccati. 2 Ledizione originale francese riporta la traduzione della Traduction oecuménique de la Bible modificata dall'eccellente commento di E, Cotwener, La guétison comme signe du Royaume, in La maladie et la mort du chrétien... pp. 101-125 (confrontata con la traduzione CEI che abbiamo riferito non si notano sostanziali differenze) [N.d.T.]. Su questo testo, vedere pure B. Re1cKe, L’onction des malades d’aprés saint Jacques, LMD 113, 1973, pp 50.56, ¢ la hibliografia fornita dall'uno ¢ dall’altro di questi, commentator! CA. Cuavasse, Ettudes sur Conction des infirmes..., pp. 201-202 Preghiere per gli infermi ¢ unzione sacramentale 139 § 1. Preghiera per gli infermi ed unzione durante i primi sette secoli I. BENEDIZIONE DELL’OLIO PER GLI INFERMI a) I pit antichi formulari Le collezioni canoniche dell’Antichita trattano soprattutto della benedi- zione dell’olio per gli infermi, di cui propongono dei formulari. I] primo in assoluto, per quanto ci risulta, @ quello della Tradizione apostolica, dell’inizio del mt sec. Ippolito, dopo aver citato la preghiera eucaristica, aggiunge: Se qualcuno offre dell’olio, (il vescovo) renda grazie come fa per Voblazione del pane e del vino, — si esprima non con le stesse parole, bensi nello stesso senso, — dicendo: «O Dio, mentre santifichi quest’olio, tu doni la salute a coloro che ne sono unti ¢ che lo ricevono, (quest’olio) con cui hai unto i re, i sacerdoti ed i profeti: che esso dia conforto a coloro che ne gustano (gustantibus) ¢ salute a coloro che ne fanno uso (utentibus) »', Questa preghiera, che beneficia della grande diffusione dell’opera di Ippolito, avra un’influenza sui formulari ulteriori; Roma conservera inoltre Puso di far benedire ’olio alla fine del canone della messa. Tuttavia, solo Ja versione etiopica della Tradizione apostolica la riprodurra *; il Testamen- jum Domini proveniente dalla Siria (v sec.) di una formula diversa, in cui gid appare una confusione, frequente in seguito in Oriente, tra V’olio degli infermi ¢ Polio dell’esorcismo dei catecumeni: Signore Iddio, che ci hai donato lo Spirito Paraclito, Signore, nome salutare, nome incrollabile, nascosto agli stolti ¢ rivelato ai sapienti; Cristo che ci hai santificati ed hai istruito nella tua misericordia questi servi (= i sacerdoti) che hai scelto nella tua sapienza; tu che hai inviato Ia scienza del tuo Spirito a noi peccatori con la tua santita quando ci hai fatto dono dello Spirito; tu 4 Ed. B, Bore, Aschendorff, Minster 1963 (LQF 39), pp. 1819. In nota B. Bowe spiega perché si discosta, su uno o due punti, dall’interpretazione di A. CHAVASSE, op. cit., pp. 29.39. Cf. E. SEGELBERG, The Benedictio olei in the Apostolic Tradition of Hippolytus, OC 48, 1964, pp. 268281. 5H. Duensino Der aethiopische Text der Kirchenordnung des Hippolyt, Vandenhoeck & Ruprecht, Géttingen 1946 (Abhandlungen der Akademie der Wissenschaften in Géttingen, Phil-hist. Klasse, 1, 32), pp. 2425. La versione saidica ed araba, omet- tendo le preghiere dell’ordinazione © Vanafora, non dicono nulla delle benedizioni che seguivano quest'ultima. Solo i Canoni d’Ippolito, can. 3, hanno conservato la rubrica: «Se c& dell‘olio, (il vescovo) prega su di esso in questo modo, benché differiscano le espressioni, ma non il significato», ed. RG. Coguin, PO 31, 1966, pp. 354355. 140 CORARF io che guarisci ogni malattia ed ogni sofferenza, che hai conferito il dono della gua- rigione a coloro che hai giudicato degni: manda su quest’olio, che & simbolo della tua dolcezza, la pienezza della tua compassione perché liberi color che soffrono, ridoni ai malati la salute, santifichi coloro che si convertono e vengono alla fede, perché tu sei forte e degno di lode nei secoli dei secoli. Id popolo dira: Amen. Si dird la stessa preghiera sullacqua'. E generalmente una benedizione dell’acqua e dell’olio che viene riportata dal compilatore delle Costituzioni apostoliche (fine del tv sec. 0 inizio del v) tra un gruppo di canoni d'origine sconosciuta: il vescovo 0, in sua assenza, il sacerdote preghera in nome di colui o di colei che offre quest’acqua e quest’olio e chiedera al Signore di conferire a questi elementi «efficacia per produrre la salute, scacciare le malattie, mettere in fuga i demoni, sventare le insidie» ’. Pure l’Eucologio egiziano, detto di Serapione (del v o forse IV sec.), contiene una benedizione dell’acqua e dell’olio che pud essere avvicinata a quella delle Costituzioni apostoliche e che forse ha un’origine affine *. Ma, qualche pagina pitt avanti, propone un’altra formula per V'olio degli infermi, molto pit: sviluppata, che, oltre agli effetti gia enunciati, implora ancota la remissione dei peccati, «I’integrita dello spirito, dell’anima e del corpo» (1 Ts 5,23), «affinché sia glorificato il nome di Gest Cristo che t noi & stato crocifisso ed @ risorto, che ha portato le nostre infermita e le nostre debolezze (Is 53,4) ¢ che verra a giudicare i vivi ed i morti» *. E difficile sapere quale sia stata l’utilizzazione eventuale dei diversi testi che noi abbiamo appena citato. Essi, almeno, testimoniano la preoccupa- zione, presente in tutte le Chiese dei primi secoli, d’aver un formulario per far benedire dal vescovo o dai suoi sacerdoti l’olio destinato agli infer- mi in vista della loro guarigione tanto corporale quanto spirituale. Il Sinodo nestoriano del 554, presieduto dal Katholikos Giuseppe, lo testi- monia nel suo canone 19 quando prescrive a proposito di coloro che «si dedicano volentieri alle opere del demonio», cio alle superstizioni: 61, 24-25, ed. I. RAHMANI, Kirchheim, Mainz 1899 (rist. Olms, Hildesheim 1968), pp. 48-49; trad. franc. F. Nav, in P. Crprorti, La version syriaque de l'Octateuque de Clément, Lethielleux, Paris 1967, pp. 39-40. Un rituale battesimale interpolato nella recen- sione etiopica della Tradition apostolique, xxit P, contiene una formula destinata all’«olio delungione che il vescovo fa per coloro che stanno per ricevere il Javacro ¢ per i fedeli infermiv: H. DUENSING, op. cit,, p. 118 (testo), 121 (trad. franc.). Questa interpolazione hon ha Vantichita che gli attribuiva A. Sau.Es, Trois antiques rituels du baptéme, Ed. du Cerf, Paris 1958 (SC 59). 7 Const. apost., ed. FX, Funk, Sché dotto nel’ Octateuque de Clément, vit, 2, trad. franc. p. 93. ®N. 17, ed. FX. Funk, op. cit, vol. 2, pp. 178-180. Cf. trad. franc. A. Hamman, Pritres des premiers chrétiens, Desclée de Brouwer, Paris 19812, p. 134 9. 29, ed. FX. Funx, op. cit., vol. 2, pp. 190-192. Cf. A. HaMMan, op. cit., p. 139. ingh, Paderbor: 1905, vol. 1, p._532. Testo ripro- Nav, in P. Ciprortt, op. cit. Preghiere per gli infermi ¢ unzione sacramentale 141 Quando qualcuno di coloro che sono caduti in questa grande infermitd si convertir’, gli si offra, come mezzo di guarigione, al pari di chi & malato nal corpo, V'olio della preghiera benedetto dai sacerdoti, I'acqua della preghiera *, b) I formulari latini Tra i formulari latini della benedizione dell’olio per gli infermi, uno, almeno, & anteriore al secolo vitt: é Ia preghiera romana, quella che, mal- grado diverse modifiche del suo testo, & rimasta in uso fino ai nostri giorni e figura ancora, un po’ ritoccata, nell’Ordo benedicendi oleum... del 1971 e nell’Ordo unctionis... del 1972. Essa si trovava gia nel Sacramentario gela- siano ™ ¢ nel Sacramentario gregoriano ": & quest’ultimo che sembra darne il testo originale; A. Chavasse crede anche di poter datarlo attorno al v sec. 0 alla fine del rv: © Signore, manda dall’alto dei cieli lo Spirito Santo, il Paraclito, in questo grasso (pinguedinem) dellolivo, che ti sei degnato di tratre da quest’albero vigoroso in vista di sollevare i nostri corpi, affinché, con Ja tua santa benedi- zione, diventi per chiunque si unge...° 0 se Papplica, un rimedio del corpo, che vi scacci ogni sorta di dolore, di debolezza, di malattia, Volio col quale hai unto i sacerdoti, i re, i profeti ed i martiri ™, il tuo buon olio che tu hai benedetto, Signore, ¢ che rimane in noi, in nome del nostro Signore Gest Cristo 8. Si noteranno facilmente in questo testo le reminiscenze di Ippolito. Da Ippolito deriva l'uso, come abbiamo visto, di situare questa benedizione alla fine del canone della messa. La liturgia papale del Sacramentario grego- riano, presupponendo che la messa sia concelebrata, fa dire questa benedi- zione dal papa e dai suoi sacerdoti ". La dove il Gregoriano non menziona che il corpo, il Gelasiano aggiunge due volte lo spirito: mentis et corporis; e la dove il Gregoriano dice: tutamentum mentis et corporis, i] Gelasiano sviluppa: tutamentum corporis, animae et spiritus. Bisogna vedervi un’evo- luzione dottrinale? Le due versioni rischiano d’essere pitt 0 meno contem- 10 J.B, Cuasor, Synodicon orientale, in Notices et extraits des manuscrits de la Biblio- théque Nationale... 36, 1902, pp. 106 (testo), 363-364 (trad. franc.). Ml Ge 382. 2 Gr 334, 8 Ge aggiunge: gustandi, «lo beve». A. Chavasse pensa che questa parola facia parte del testo primitivo. 1 Su questa «unzione dei mattiti»: W. Dirtc, Die «Salbung der Martyrerm, cin Beitrag zur Martyrertheologie der Liturgie, SE. 6, 1954, pp. 14.47; E. Lanne, L’onction des martyrs et la bénédiction de 'huile, in Irénikon 31, 1958, pp. 138-155. 48 Dalla tradizione di A. Chavasse, che commenta questo testo, op. cit., pp. 40-51. © Gr 333: «Antequam dicatur Per quem baec omnia Domine semper bona creas, levantut de ampullis quas offerunt populi et benedicat tam domnus papa quam omnes presbyteris. 142 ‘capualo terxo poranee e, in ogni modo, i soli effetti corporali sono enumerati dettagliata- mente nel corso della benedizione ”. Altri formulari latini potrebbero essere anteriori al sec. vit, benché siano trasmessi da manoscritti relativamente tardivi. Essi rappresentano le tradizioni proprie della Spagna, della Narbonese ¢ della Gallia". La maggior parte di essi invoca sull’olio l’intervento dello Spirito Santo; pa- recchi invocano il Cristo medico 0 il Cristo che ha portato su di sé i nostri dolori e Je nostre infermita; vi si trova pure talvolta la citazione del testo di Giacomo o un’allusione; accanto alla richiesta della guarigione dei mali corporali”, compare espressamente in due di queste preghiere quella del perdono dei peccati. II. L’APPLICAZIONE DELL’OLIO E LA VISITA AGLI INFERMI Leggendo le preghiere della benedizione dell’olio e soprattutto la pre- ghiera romana, appare chiaramente che una volta benedetto dal vescovo © dai sacerdoti, esso pud essere messo a disposizione dell’infermo, che lo utilizzera come medicina o ad esso sar applicato da coloro che lo curano: esso @ lenimento, unguento, ma si scorge pure che pud essere bevuto ”. Lo & stato pure nelle diverse Chiese dell’Antichita: A. Chavasse, per l’Occi- dente, ha raccolto un buon numero di testimonianze che non lasciano alcun 17 La presentazione sfumata di questo problema testuale a cura di A. CHAVASSE, 0p. Cit» pp. 4445, non. merita i rimproveri che sono stati mossi qua ¢ la, cf B. SespoUl, Lionction des malades, Publications Profac., Lyon 1972, p. 24, nota 16 "Una formula visigotica rischia d'essere antichissima: quella che figura nel ms. Silos , ed, J. Jantwt, Liber ordinum sacerdotal, Silos 1981 (Studia Silensia 7), pp. 77-78: «Domine Tesu Christe qui per Apostolum..» (pure ed. M. Féxoris, Liber ordinum, Firmin-Didot, Paris 1904, coll. 23-24 nota), commentata da A. CHAVASSE, op. cit., pp. 71-73, che studia anche, pp. 6470, la formula In to nomine (M. FéRorIs, op. cit., coll. 8-11), senza dubbio pit tardiva (M. FEROTIN, op. cit, pp. xxixxii). Quanto alla preghiera Omnipotens Deus (qui creaturam ole... (M, FEROTIN, op. cil., coll. 22-23), si deve dire che in origine & senza Gubbio pure una benedizione dellolio per gli infermi: A. Cuavasse, op. cit, p. 82. Il. Messale di Bobbio, che rappresenta visibilmente I'uso della Narbonese, riporta, per la henedivione dellolio degli infermi, un gruppo di tre formule, tra cui un esorcismo (ed. EA. Lows, HBS 58, nn. 574-576), analizzato da A. CHAVASSE, op. cit., pp. 76-79. I testi milanesi, ibid., pp. 51-57, pongono dei difficili problemi di datazione 8 Nella preghiera In tuo nomine (sifer. alla nota rvecedente), si trova una lunga enume- razione di questi mali. % Nella formula del Gelasiano, sopra, nota 13; ugualmente nella preghiera In tuo nomine Vespressione «potionis admixtum», cf. A. CHAVASSE, op. cit., p. 69, nota 4, ¢ nel Messale di Bobbio: «omnes qui ex co unguendi sunt aut sumpti accipiunt», A. CHAVASSE, 0p. cit. p. 79. eee Preghiere per gli infermi ¢ unzione sacramentale 143 dubbio”. Papa Innocenzo I, nella sua Lettera del 416 a Decenzio di Gubbio, dopo aver citato la Lettera di Giacomo, commenta: Questo testo, non se ne pud dubitare, deve estendersi ai fedeli infermi, coloro che possono essere unti col sacto olio dell’unzione. Quest’olio, confe- zionato dal vescovo, che non solo coloro che sono rivestiti del sacerdozio, ma anche tutti i cristiani hanno il potere d’usare per fare V'unzione, quando la malattia colpira loro o i loro cari Questa prassi, tuttavia, a Innocenzo I sembra essere una supplenza (in sua aut in suorum necessitate), perché ben presto si meraviglia che Decenzio abbia riferito del testo di Giacomo un’interpretazione che il vescovo esclu- deva: Ma noi troviamo superfluo cid che & aggiunto per contestare al vescovo quello che senza dubbio @ permesso ai sacerdoti. Infatti, se parliamo dei sacerdoti, perché i vescovi, presi da altre occupazioni, non possono recarsi da tutti gli infer- mi. Ma se il vescovo, al quale spetta il diritto di consacrare Volio, ha la possibilita © se giudica opportuno che qualcuno riceva la sua visita, pud senza esitazione sia benedite, sia applicare V’olio dell’unzione ®. Infatti, la visita agli infermi da parte del vescovo o dei suoi sacerdoti & un ministero che era loro raccomandato gia a partire dal m1 sec. da S. Policarpo di Smite. Ippolito, a sua volta, insisteva perché si indicas- sero al vescovo quelli che erano infermi «affinché, se il vescovo lo desidera, facia loro visita: & infatti un grande conforto per un infermo che il vescovo si ricordi di lui» *, Commentando questo testo, i Canoni d’Ippolito ag- giungono: «é confortato nella sua malattia quando il vescovo si reca da lui, soprattutto quando prega su di lui, petché lombra di Pietro ha guarito gli infermi, a meno che non sia ormai giunto alla fine» *: noi abbiamo qui senza dubbio la prima testimonianza d’una liturgia della visita agli infermi. «Egli prega su di lui»: questa espressione ricorda la Lettera di Giacomo ¢ suggerisce un’imposizione delle mani®. Ma i Canoni d’Ippolito 2 Op. cit., pp. 79-149, 168-175, 2 Trad. di R. Casté, La lettre du pape Innocent I & Décentius de Gubbio... Louvain 1973 (Bibliothéque de la RHE, fasc. 58), p. 31; commento, pp. 56-61; cf. A. CHAVASSE, op. cit., pp. 89-99. BS." Poticaxpo, Lettre aux Philippiens, vt, 1, SC 10, pp. 210-211: «I presbiteri... devono essere compassionevoli, misericordiosi verso tutti, riconducano gli smartiti, visitino i malati.... 2 Tradition apostolique 34, ed. B. Borté, op. cit. pp. 80-81. La versione saidica ed i Canoni di Ippolito non permettono di dubitare che 2 il vescovo che va a visitare gli infermi, ¢ non i diaconi. La Didascalie des Apétres, c. 16, trad. franc. F. Nau, Lethielleux, Paris 1912, pp. 135-137, insiste ugualmente sulla visita degli infermi, ma ne incarica piut- tosto i diaconi. 25 Canone 24, ed. e trad. R.G. Coquin, PO 31, 1966, pp. 390-391. 26 Cf. A. Matwy, Extréme-onction et imposition des mains, RechSR 7, 1917, pp. 519-523; 144 Cole prevedono il caso di infermi il cui stato non @ grave e non si @ in prossimita della morte: per essi sara «un rimedio I’andare in chiesa a ricevere l’acqua della preghiera e l’olio della preghiera» ”. Una testimonianza concorde & fornita dall’Eucologio egiziano attribuito a Serapione, che contiene una aPreghiera per gli infermi» ed una «Benedizione (xe\p20seta) degli infermi» suggerendo un’imposizione delle mani: «Stendi la tua mano, Signore...» ™. In Africa, nei primi decenni del v sec., $. Agostino, al dire del suo biografo, «quando era tichiesto da malati per pregare il Signore ed imporre loro le mani, si recava da loro senza indugio» ®_ Quanto all’unzione fatta dal ve- scovo 0 dai sacerdoti, non mancano le testimonianze sia per VOriente, sia per POccidente®; ma fuori dell’Eucologio di Serapione non possediamo alcun elemento ritualistico anteriore alla seconda meta del vir sec. § 2. L’unzione degli infermi nelle Chiese d’Oriente dopo il secolo VIII BIBLIOGRAFIA Denz., vol. 2, pp. 483-525, 551-552, C. pe CLERcQ, Ordre, mariage, extréme-onction, Bloud et Gay, Paris 1939 (Biblio- théque catholique des sciences religieuses). }. Dauvitirer, Extréme-onction dans les Eglises orientales, in Dictionnaire de droit canonique, vol. 5, Letouzey, Paris 1953, coll. 725-789. La persistenza dell’unzione degli infermi presso i Nestoriani dopo il sinodo del 554 pone qualche problema". Sembra, tuttavia, che antichi pontificali comportassero una benedizione dell’olio per gli infermi, sotto Lionction des malades dans les Canons d’Hippolyte et les documents apparentés, RechSR 9, 1919, pp. 222-229. 7 Can. 21, ed. e trad. franc. R.G. Couin, op. cit, pp. 388-389; confrontare con !'Eucologio di Serapione, n. 17 (sopra, nota 8). L’olio per gli infermi in Oriente si chiama sempre eixéhatov. 2 Euchologe de Sérapion, vi-vmt, ed. F-X. FUNcK, op. cit., vol. 2, pp. 164167. ® Possto10, Vita Augustini 27, PL 32, col. 56. % Per 'Occidente, A. CHAVASSE, op. cif., pp. 150-162; per Oriente siiaco, J. DauviLuier, Extréme-onction dans les Eglises orientales, in Dictionnaire de droit canonique, vol. 5, Le touzey, Paris 1953, col. 758. MW. pe VRIES, Sacramententheologie bei den Nestorianern, Roma 1947 (OCA 133), pp. 281-283. Preghiere per gi Wife ¢ unzione sacramentale 143 il titolo «Olio della salute» ®. I Nestoriani in seguito hanno utilizzato un curioso miscuglio d’olio e di polvere tolta dai santuari, benedetto «in vista’ della guarigione e come rimedio per il corpo ¢ l’anima» ®. I Caldei Uniti, nei loro pontificali moderni, hanno una benedizione dell’olio per gli infermi, influenzata certamente dall’uso latino *. Le altre Chiese orientali hanno un rituale pit o meno dipendente dal rituale bizantino. Questo, come ci appare nei primi eucologi conosciuti *, specialmente nell’Eucologio del fondo Barberini greco 336 (vit sec.) *, comprendeva gid alcune preghiere per gli infermi ed una o due per benedire Polio. Sono quasi sempre utilizzate due formule che si incontrano fino ai nostri giorni. Innanzitutto per la benedizione dell’olio: Signore, che, nella vostra pietd ¢ compassione, guarite i tormenti delle nostre anime ¢ dei nostri corpi: voi stesso, 0 Maestro, santificate quest’olio perché di- venti un rimedio per coloro che ne sono unti e tolga ogni sofferenza, ogni spor- Cizia matetiale o spirituale ed ogni male, affinché in cid sia pure glorificato il vostro santissimo nome, Padre, Figlio e Spirito Santo, ora e sempre € nei secoli dei secoli. Amen 37. La seconda formula, nei pit: antichi eucologi, ha solo il titolo «Preghiera sull’infermo», senza alcuna rubrica che la destini all’unzione; tuttavia, con un testo ritoccato, sara questa ad accompagnare le unzioni che troviamo nei libri ulteriori: Padre santo, medico delle anime ¢ dei corpi, che ci avete inviato il vostro unico Figlio, nostro Signore e nostro Iddio, per guarire ogni malattia e per preservare dalla morte, liberate anche, in virti: della grazia del vostro Cristo, il vostro servo qui presente dall’infermita corporale che lo tormenta; e vivificatelo nel 21. Vosté, Pomificale inxta ritum Ecclesiae Syrorum orientalium id est Chaldaeorum, Versio latina, Typis polyglottis Vaticanis, 1937-1938, pp. 274-275, cita la lettera d'un vescovo caldeo che l'assicura, ma non da riferimenti né precisazioni su questi «manoscritti_ antichi»; cf. anche, bid., pp. 271-272; J. Dauviner, op. cit., coll. 750-753. 1, Vosré, op. cit, p. 399; DeNz., pp. 517-518. Questo miscuglio si chiama Hnana. 3. Vosré, op. cit., pp. 268-269. 35 M. Arranz, Christologie et ecclésiologie des priéres pour les malades de I'Euchologe slave du Sinai, in L’Eglise dans la liturgie, Contérences Saint-Serge, XXVI Semaine d'études Titurgiques, Paris 1979, Ed. liturgiche, Roma 1980 (Bibliotheca EL Subsidia 18), pp. 19-66, da, a pp. 19-23, i riferimenti ai pit antichi cucologi editi a cura di A. Datrievskts, Opisanie liturgitcheskikh rukopisej... vol. 2, Kiev 1901. Cf. anche M. Arranz, Les sacrements de Vancien Euchologe costantinopolitain, I Etude préliminaire des sources, OCP 48, 1982, pp. 284-335 (cf. p. 329), % A. Srerrtmarrer, The Barberinium S. Marci of Jacques Goar, EL 47, 1933, p. 358, nn, 223-227. 3 A. StritTMATTER, op. cit., n. 226; J. Goar, Euchologium sive Rituale Graecorum, Javarina, Venetiis 1730%, p. 335; trad. franc. in E. Mercenier—F. Pants, La priere des Felises de rite byzantin, vol. 1, Chevetogne 19482, p. 428; M. Arranz, op. cit., p. 51. 146 Cope vostro beneplacito, perché con le sue buone opere, vi renda giuste azioni di ie grazie *. A partire dal sec. x1, i] sacramento @ inserito in un grande complesso liturgico che deve svolgersi — teoricamente in chiesa — sia nel corso della messa per sette giorni, sia in una volta sola da parte di sette sacerdoti ed allora inserito nella messa, nell’érthros o nei vespri*. Dopo la benedi- zione dell’olio, ciascun sacerdote presiede successivamente una liturgia della Parola, con prokimenon (specie d’antifona o graduale che precede le letture), lettura dell’apostolo, alleluia, vangelo, litania, indi unge linfe! mo con la formula «Padre santo, medico delle anime e dei corpi...». Si stabilira poi l'uso di fare le unzioni con un pennello su fronte, mento, narici, bocca, petto, mani...“'. Alla fine, i sacerdoti impongono Vevange- liario sulla testa dell’infermo. Esiste evidentemente un «servizio abbre- viato dell’olio santo», che prevede sempre la concelebrazione oe Presso gli Armeni®, i Copti“ ed i Siro-occidentali®, il rito si chiama «Ordo della lampada»: ciascun sacerdote (sette presso gli Armeni ed i Copti, solo cinque presso i Siti) accende uno stoppino “ e presiede, come presso i Bizantini, una liturgia della Parola. Le unzioni sono fatte con Volio della lampada; V'imposizione del vangelo & preceduta da un'imposi- 3A, SrRITTMATTER, op. cit, n. 223; A. Damrrerevskty, op. cit., p. 5; trad. franc. di A. CHAVASSE nelle edizioni precedenti della Chiesa in preghiera; testo moderno, J. Goar, op. cit, p. 338; trad. franc. in MERCENTER— Panis, op. cit., p. 433. Sull'evoluzione di questo testo, M. ARRANZ, op. cit., pp. 26-27. ® Biblioteca Nazionale di Parigi, ms. Coislin 213, ff. 107-109; cf. A. Duirnigvskty, op. cit., pp. 1017-1020; M. Axranz, op. cit., p. 23. © J. Goar, op. cit., pp. 332-348; Mercenter — Panis, op. cit., pp. 420-426. 4J, Goan, op. cit, p. 356, nota 38; Mercester— Panis, op. cit,, p. 433. L’Eucologio Coislin 213. prescrive lunzione «in forma di croce sul viso, nelle orecchie, sul petto ¢ sulle mani»: A. DetrRtevskty, op. cit., p. 1019. 2 MERCENTER — Paris, op. cit., pp. 446-447, secondo il Trebnik slavo edito a Roma © Denz., pp. 519-523. # Rituale di Gabricle V (1409-1427) [ed. ¢ trad. it, A. ABDALLAH, Cairo 1962 (Studia otientalia christiana aegyptiaca), pp. 345-347]; trad. lat. in Denz., pp. 483-484; Pontificale di Tuki e ms. Vatic. copt. 78 € 55: Denz., pp. 484506; M. Ciaine, Le rituel éthiopien ‘Liber lampadis», in Bessarione 29, 1913, pp. 420-451; 30, 1914, pp. 12-41, 212-231 $8 Drnz., pp. 506-523; inoltre il Pontificale di Michele il Grande (x11 sec.) contiene una benedizione dellolio dei catecumeni e degli infermi a cura del vescovo ¢ dei sacerdoti che concelebrano con lui, poi un’altra benedizione dell'olio data da un semplice sacerdote: T Vosté, Pontificale iuxta ritum Ecclesiae Syrorum occidentalium.., Versio latina, Typis poly- glottis Vaticanis, 1941, pp. 59-63; ef. W. ve Vates, Sakramententheologie bei den Syrischen Monopbysiten, Roma 1940 (OCA 125), pp. 211-213. % Questo rito & indicato anche talvolta negli eucologi bizantini, quali il Coislin 213 A, Dirarevsxy, op. cit, p. 1018. $. Grovannt Crrsostomo, In Math. 32,6, PG 37. col. 384, sembra conoscere gia I'uso dell’olio della lampada: «Poiché questa mensa (Valtare) 2 molto pitt degna d'onore e piacevole (della tua) ¢ questa lampada della (tua) lampada: lo sappiano tutti coloro che con fede sono stati unti con Polio e si sono liberati dalle loro malattien Preghiere per gli infermi ¢ unzione sacramentale 147 zione delle mani. E ancora di 1a da venire uno studio comparato delle formule, per stabilire le reciproche influenze dei diversi riti. Dappertutto & letta la pericope della Lettera di Giacomo: & senza dubbio la fedelta letterale all’Apostolo che ha condotto a richiedere la presenza di pit sa- cerdoti. Ma la storia del sacramento dell’unzione in Oriente @ abbastanza con- fusa: spesso i riti conservati nei libri sono scompatsi dall’uso; non esiste sempre la distinzione tra V’olio dei catecumeni e l’olio degli infermi”, né tra l’unzione degli infermi e la penitenza; l’unzione stessa non é stata riser- vata agli infermi, né ai vivi*. § 3. L’unzione degli infermi nella Chiesa latina dalla fine del VII secolo al XX BIBLIOGRAFIA Alla bibliografia d'insieme bisogna aggiungere: C. De Cerca, «Ordines unctionis infirmi» des IX et X sidcles, EL 44, 1930, pp. 100-122. P. Brows, Die letzte Glung in der abendlindischen Kirche des Mittelalters, ZKT 55, 1931, pp. 515-561. P. BoreLta, Materia ¢ forma dell’estrema unzione nell’antico rito ambrosiano, in Ambrosius 20, 1944, pp. 13-18; L’orazione ed imposizione delle mani nell’estrema unzione, ibid., pp. 49-57. HB. Porter, The origin of the medieval rite for anointing the sick or dying. JTS 7, 1956, pp. 211-225 P. Borewta, L’estrema unzione nell’antico rito ambrosiano, in Ambrosius 38, 1962, pp. 89-95, 153-161. A. Dovat, L’extréme-onction au Concile de Trente, sacrement des mourants ou sacrement des malades?, LMD 101, 1970, pp. 127-172. AM. Trracca, Impositio manuum super infirmum, L’unzione degli ammalati_nel- Yantica liturgia ambrosiana, in Ewlogia..., Miscellanea... Burkhard Neunbeuser, Roma 1968 (Studia Anselmiana 68, Analecta liturgica 1), pp. 509-590. AM. Truacca, Le rite de I'«impositio manuum super infirmum» dans l’ancienne liturgie ambrosienne, in La maladie et la mort du chrétien, op. cit., pp. 339-360. Un importante lavoro di recensione e d’analisi di quasi 250 ordines dell’unzione degli infermi nel Medio Evo, di cui si spera prossima la pubblicazione, @ stata fata 57 B i caso dei Siti Giacobiti: I. Vosré, op. cit., p. 59 nota. 4 Su tutte queste vicissitudini, J. Davvituier, op. cif., fornisce un'ampia documen- tazione. Me Ben da R, Data Murra: cf,, gia, Mens concordet voci pour Mgr Martimort, Desclée, Paris 1983, pp. 608-618. I. FoRMAZIONE E SVILUPPO DEL RITUALE DELLA VISITA AGLI INFERMI E nella seconda meta del vim sec. che inizia nella Chiesa un simile periodo dorganizzazione dei rituali della cura degli infermi. I primi sacramentari romani non segnalano, per Ia verit, né imposizione delle mani, né unzio- ne”: essi offrono solo, nei supplementi che hanno ricevuto in quel tempo, una raccolta di ‘orazioni’ il cui raggruppamento influira sugli sviluppi ulte- tiori: nel Sacramentario d’Adriano, due preghiere Ad visitandum infirmum precedono un’Oratio super paenitentem*; nel Gelasiano antico quattro orazioni Super infirmum in domo sono seguite da quelle Ad missam pro infirmo, da un’Oratio pro reddita sanitate e dalle preghiere Intrantibus in domo sive benedictio“. 1 Gelasiani del sec. vit inseriscono questo rituale in un complesso pitt vasto di preghiere: segue la lustrazione dei luoghi con- ventuali e precede la Reconciliatio paenitentis ad mortem, la Commendatio animae ed i diversi riti della sepoltura *. Da qui, questo rituale entra nel Supplemento carolingio al Sacramentario d’Adriano, dove @ collocato dopo Ia Riconciliazione dei penitenti il giovedi santo € seguito allo stesso modo dalla Reconciliatio paenitentis ad mortem ¢ dalla liturgia della morte ®. Ma Ia riforma carolingia non permette pitt che i fedeli stessi usino l’olio per gli infermi; percid i sacramentari del Ix sec. inseriscono Punzione sacramentale ¢ spesso un’imposizione delle mani in mezzo a questi testi; essi accolgono pure un florilegio di nuove orazioni, in particolare «Domine Deus qui per apostolum tuum locutus es: infirmatur quis in vobis...»; i libri, soprattutto monastici, vi aggiungono delle antifone, dei salmi (specialmente il gruppo che & gid designato sotto il titolo Septem psalmi paenitentiales), delle litanie, degli inni che costi- Il Liber ordinum ispanico comporta un Ordo ad visitandum vel perungendum infirmum che inizia con la tubrica: «Ingrediens sacetdos ad infirmum facit ei signum crucis in capite de olco benedicto»: J. JANInt, op. cit. (sopra, nota 18), pp. 5860; M. FERoTIN, op. cit., coll, 71-73. © Gr 987.988. Quest'appendice al Gregoriano, secondo la stima di J. Desnusses, Le Sacramentaire grégorien, vol. 1, p. 54, deve datare dal pontificale di Leone 11 (682-683). Mt Ge 1535-1547. Secondo A. Cuavasse, Le Sactamentaire gélasien, pp. 518, 521, 686, queste formule devono essere entrate ne! sacramentario nel corso della 11 met& del vit sec. 32 Gell 2878-2887. Si noteri che il Liber ordinum ispanico fa pure seguire YOrdo degli infermi da quello della penitenza ad mortem e della liturgia dei defunti. 3 Gr 1386-1395. Il Supplemento aggiunge, in capo alle orazioni che provengono dal 10, le due che vengono dal Gregoriano. Preghiere per gli infermi e unzione sacramentale 149 tuiscono un ufficio da celebrare in chiesa oppure presso l’infermo secondo tutto un rituale talvolta con la presenza di pit sacerdoti *. II rito inizia nor- malmente con I’aspersione dell’acqua benedetta e comporta la confessione, qualche volta le preghiere della riconciliazione ad mortem, la comunione, una benedizione dell’infermo. Nell’area celtica, la visita all’infermo e l’'unzione danno luogo ad una missa sicca comportante preghiere, lettura, professione di fede, preghiere prima e dopo la comunione *. Il Pontificale compilato verso il 950 nell’Abbazia Sant’Albano di Ma- gonza e destinato a diffondersi rapidamente in tutta la Chiesa latina pro- pone due grandi rituali degli infermi: 'uno, Ordo ad visitandum et unguen- dum infirmum, non compotta unzione, nonostante il titolo: consiste, dopo il saluto iniziale dei sacerdoti, nell’aspersione ed incensazione, nel canto dei salmi penitenziali, in una litania, in capitella di versetti di salmi, in quattro orazioni, poi ancora in un Salmo — il 142 —, seguito sempre da capitella € quattordici formule di benedizione dell’infermo *. L’altro Ordo ad un- guendum infirmum inserisce i riti sacramentali in una celebrazione meno prolissa: l’infermo deve essersi gia confessato; si inizia con l’aspersione € Vorazione Deus qui per apostolum; poi si cantano i due salmi 6 e 49 con la relativa antifona; tutti i sacerdoti impongono le mani sull’infermo; si canta il Salmo 119 con la sua antifona, seguito da due orazioni; é allora che hanno luogo le unzioni (perunguant singuli sacerdotes...); si canta l’inno Christe, caelestis medicina Patris; in seguito ’Ordo propone cinque orazioni. Poi l’infermo comunica sotto le due specie; indi si dicono ancora tre ora- zioni. Senza soluzione di continuita, il Pontificale aggiunge delle formule dassoluzione ed altre orazioni che dovrebbero trovare posto dopo la con- fessione, poi quattro formule di benedizione dell’infermo da parte del ve- scovo, se & presente, oppure da parte dei sacerdoti ”. E negli ambienti soprattutto monastici che i riti sull’infermo, nei sec. 1x-x, hanno raggiunto queste proporzioni che sono quasi patagonabili a quelle 5 Specialmente il Sacramentatio di Essen (Diisseldorf D 1), un Sactamentario di Sens (Stoccolma, Bibl. reale A 136) ed uno di S. Martino di Tours (Tours, Bibl. municip., ms. 184). I testi e la descrizione di tutti gli ordines degli infermi nei sacramentati del 1X sec sono stati riuniti in J. DesHusses, Le Sacramentaire grégorien..., vol. 3, Fribourg 1982 (Spicilegium Friburgense 28), pp. 126-154. Per i Capitolari ed i Sinodi che, all’epoca caro- lingia, legiferano sull’unzione, vedere B. PoscimaNn, Die letzte Olung, in Handbuch der Dogmengeschichte, 1v, 3, Herder, Freiburg B. 1951, pp. 126-133. 58 Book of Dimma (meta del vir sec.) ¢ Book of Mulling (1x sec.), in P.E. Warren, The liturgy and ritual of the Celtic Church, Clarendon, Oxford 1881, pp. 167-173; Messale di Stowe, ed. G. Wanner, vol. 2, 1915 (HBS 32), pp. 33-36. Struttura quasi simile nel ms, Vat. Pal. lat. 485 (1x sec.) dell’Abbazia di Lorsch: C. De Cuenca, Ordines unctionis..4 pp. 102-104. 5 PRG, Ordo 139, vol. 2, pp. 246-256. 57 PRG, Ordo 142, vol. 2, pp. 257-270. 150 er degli eucologi orientali. Tutto lo sforzo dei secoli seguenti mirera a ridurre questa esuberanza ed a mettere un certo ordine nel seguito dei riti. VL. I ITI DELL’UNZIONE A differenza delle altre Chiese, Roma riservava la benedizione dell’olio degli infermi alla solenne messa crismale del giovedi santo presieduta dal vescovo; progressivamente, la disciplina romana s’@ estesa a tutto l’Oc- cidente. I primi rituali della visita agli infermi che segnalano l’unzione sono forse quelli che provengono dalla Spagna o dall’TIrlanda. Il rituale ispanico si limita ad annunciare una rubrica*; gli ordines irlandesi_propongono la formula: Ungo te de oleo sanctificato in nomine Trinitatis ut salveris in saecula saeculorum®, che si trova anche altrove“. Una grande diversita regneri almeno per due secoli, tanto sul numero delle unzioni quanto sulle formule che le accompagnano, diversita che le rubriche dei manoscritti del 1x sec. talvolta attestano. Il posto dove si deve fare 'unzione o le unzioni non & sempre precisato. Poi compate la rubrica: «Et sic perungat infirmum de oleo sanctificato, crucem faciendo in collo, in gutture et inter scapulas, et in pectore seu in loco ubi dolor imminet amplius perungaturs “'. E quasi simultaneamente introduce un altro uso: «Multi enim sacerdotes infirmos perungunt insuper in quinque sensibus corporis, id est in superciliis oculorum, et in auribus deintus, et in narium summitate sive interius, et in manibus exterius, id est de foris. In omnibus ergo eius membris crucem faciant, ut si in quinque sensibus mentis et corporis aliqua macula inhaesit, hac medicina sanetur» ae Dal punto di vista delle formule, A. Chavasse distingue tre tipi. I rituali del primo tipo «concordano nel far eseguire globalmente le unzioni durante la recita di una o pit formule, senza che si faccia corrispondere a ciascuna unzione una formula propria» ®. I rituali del secondo tipo «fanno accom- pagnare ogni unzione da una formula propria», formula che @ indicative, 58 Sopra, nota 49. ® Sopra, nota 55. Ordo di Lorsch (sopra, nota 55) ¢ Sacramentario di Saint-Remi di Reims (oggi petduto), PL 78, col. 539. ‘1 Per esempio il Sacramentario di Corbie (Par's, Bibl. Naz. lat. 12050) ed il Sacramentatio d'Essen (Diisseldorf D 1), J. DesHusses, Le Sacramentaire grégorien, vol. 3, pp. 146 e 150. 4 Stessi sacramentari, op. cit., pp. 146 € 151. © Sacramentari di Saint-Amand (Paris, Bibl. Naz. lat. 2291), op. cit., p. 147; di Saint, Denis (Paris, Bibl. Naz. lat. 2290), op. cit P- 147, ecc. Esempi di queste formule per il 1x sec.: op. cit., nn. 4001-4003, pp. 130-131. Preghiere per gli infermi ¢ unzione sacramentale 151 per esempio: «Ungo oculos tuos de oleo sanctificato, ut quicquid inlicito (visu) deliquisti, huius olei unctione expietur»“: con cid si accentua il carattere penitenziale dell’unzione mentre si sfuma il suo carattere medi- cinale. I rituali del terzo tipo «riducono quasi sempre ai cinque sensi il numero delle unzioni, e fanno accompagnare ogni unzione da una formula deprecativa, che si incontra sotto due forme principali, sia Per istam sacri olei unctionem et Dei benedictionem remittat tibi Dominus quidcquid deliquisti (per visum) ©, sia quella che diverta classica: Per istam unctionem et suam piissimam misericordiam indulgeat tibi Dominus quicquid per (visum) deliquisti®. Bisogna notare che quasi sempre i rituali prescrivono, oltre alle unzioni, un’imposizione delle mani, sottolineata dalla preghiera che |’accompagna. Essa riveste una particolare importanza nella liturgia ambrosiana. III. DALL’UNZIONE DEGLI INFERMI ALL’«ESTREMA UNZIONE» Diverse cause hanno progtessivamente portato a dare il sacramento del- Vunzione non pid in vista della guarigione d’un infermo, ma per preparare un cristiano alla morte. E certamente prima di tutto dovuto al semplice fatto della vicinanza, nei libri liturgici e gia nei Sacramentari gelasiani del sec. vitt, del rituale dell’unzione a quello della penitenza ad mortem ed a quello della Commendatio animae. In seguito, come abbiamo appena visto, & stato pit: fortemente accentuato l’effetto penitenziale dell’unzione. La pe- nitenza ad mortem dipendeva dalla disciplina dell’antica penitenza pubblica, cio’ il penitente, anche dopo aver ricevuto la riconciliazione, doveva osset- vare fino alla morte le rigorose conseguenze, specialmente l’astensione dai rapporti coniugali e l’astinenza dalla carne. Quando la penitenza ad mortem perse questo carattere ¢ fu sostituita dalla penitenza privata, l'unzione uni le preghiere e le particolarita che la prima comportava. Ecco perché si vede comparire nei rituali especialmente in un Pontificale romano del xi sec. il seguente dialogo: La maggior parte degli ordines riuniti da Maxréne, distribuiti tra il x ed il xm sec. © anche il xi: 1, 3, 12, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 22, 23, ecc. (M 621, 623, 635, 636, 637, 638, 639, 640, 642, 643). Il Sacramentario di Figeac-Moissac (Paris, Bibl. Naz. lat. 2293, x1 sec.) da per ogni unzione un'orazione: Martine, Ordo 21, M 631. 65 Pontificale di Sens, Paris, Bibl. Naz. lat. 934, Martine, Ordo 18 (M 638). Gia, «iuxta consuetudinem quorundam», nel Pontificale di Apamée, Anpriru, PR 1, p. 276, poi detinitivamente, nel Pontificale della Curia romana del xt1r sec., ANDRIFU, PR 2, pp. 491-492. Altre formule: Reims, Bibl. manic. 340 (Marténe, Ordo 10, M 630), Narbonne, Pontificale del canonico Pech (Marténe, Ordo 13, M 633), 67 London, British Library, ms, Add. 17005, Anorreu, PR 1, p. 267. Gli stessiriti, 152 J Il sacerdote dice all'infermo: «Perché m’hai chiamato, o fratello?» — «Perché tu mi dia l’'unzione». Allora il sacerdote dice: «Nostro Signore ti dia un’unzione vera ¢ facile; ma se il Signore volge su di te il suo sguardo e ti guarisce, la custodirai?» Risposta: «Si, la custodird». TI sacerdote benedice allora un cilicio e delle ceneri; mescola delle ceneri con Pacqua benedetta e ne asperge l’infermo, poi gli impone il cilicio. Le formule che accompagnano questi riti tuttavia invocano sempre Ja guari- gione. La comunione eucaristica, che faceva parte di tutti i rituali della preghiera per gli infermi, diventa chiaramente il viatico *. Si noter& che le espressioni extrema unctio 0 unctio exeuntium che, a partire dal xrr sec., saranno usate dai teologi e dai canonisti, non figurano affatto nei rituali prima del xv sec. °. IV. It RITUALE ABBREVIATO DAL XIII AL XX SECOLO Mentre le Chiese utilizzavano ancora il lungo ordo degli infermi diffuso tramite il Pontificale romano-germanico, le Consuetudines cluniacenses (secc. XL-XII) proponevano gia un rituale molto abbreviato e pit logico. Poiché Vinfermo s’era confessato in precedenza, dopo il saluto Pax huic dontui, Vincensazione e Vaspersione, il sacerdote dice l’orazione Omnipotens sem- piterne Deus qui per beatum apostolum... Poi, mentre Ja comunita canta i salmi con le loro antifone, il sacerdote fa le unzioni sui cinque sensi. Poi prende dalla chiesa il corpo di Cristo per comunicare V’infermo ®. L’in- fluenza di questo rituale di Cluny, diffuso tramite il testo dei suoi consue- tudinari attraverso tutta Europa, si fa sentire sul Pontificale della Curia romana, soptattutto nella recensione ‘Junga’ della meta del x11 sec. ae E in questo ultimo stato che i Francescani adottano e popolarizzano, abbreviandolo ulteriormente, l’ordo dell’unzione degli infermi ™_ Con al- con delle formule appena diverse in quasi tutti gli esemplari del Pontificale della Curia romana del xuit sec. ANDRIEU, PR 2, p. 488. Questo cambiamento appare di fatto. in modo esplicito solo nel Pontificale della Curia lel xit sec: AnpRiEU, PR 2, p. 493; ma a quel tempo la comunione era oggetto d'un ordo distinto. @ V. Leroquats, Les Pontificaux..., non segnala V'estrema unzione che in due Pontificali della 1 meta del x1v sec. vol. 1, p. 54 e vol. 2, p. 324. % Liber tramitis aevi Odilonis abbatis, nn. 193-194, ed. P. Dinter, Schmitt, Siegburg 1980 (Corpus consuetudinum monasticarum 14), pp. 269-272; Marréng, De antiquis mo nachorum ritibus, lib. 5, c. 8, nn. 16-17 (M 1140-1141); cf. G. Hiriimtann, Das rheinauer Rituale..., Freiburg 1959 (Spicilegium Friburgense 5), pp. 29-31, 45-49, 147-152 71 Anpeieu, PR 2, pp. 486-495. 7 L, Bracatont, Il primo rituale francescano nel breviario di S. Chiara, in Archivium Inunciseanum bistoricumt 16, 1923, pp. 76-77; cf: S.J-P. vas Dik —J. Hazerven Warxer, Preghiere per gli infermi e unzione sacramentale 153 cune varianti, esso ormai sfider& i secoli: accolto nel xvi sec. nel Rituale di Alberto Castellani (1523) ® e dal cardinale G.A. Santori (fine xvt sec.) ™, passd nel Rituale di Pio V (1614) e conoscera una sola modifica notevole nell’edizione del 1925. Le principali varianti riguardano il posto dell’asper- sione, della confessione e soprattutto della comunione ma anche di certe preghiere. Dopo aver rivolto il saluto, il sacerdote dice tre orazioni che provengono dal Pontificale della Curia: Introeat Domine, Oremus et depre- cemur, Exaudi nos Domtine. Mentre il sacerdote compie le unzioni, coloro che assistono sono invitati a dire i sette salmi penitenziali. Le unzioni sono nel numero di sette, una delle quali ai lombi, che scomparira definitiva- mente nel 1917 (canone 946, 2) ed una ai piedi, che poi cessera d’essere obbligatoria (canone 947, 3). Le unzioni sono precedute da una formula: «ln nomine Patris et Filii et Spiritus Sancti extinguatur in te omnis virtus diaboli...», destinata evidentemente all’imposizione delle mani (per impo- sitionem manuum mearum), ma le rubriche medioevali hanno spesso omesso il gesto®, seguite in cid dal Rituale del 1614; sara invece ristabilito dal Rituale del 1925, Dopo le unzioni, il Pater e dei capitella di versetti di salmi introducono tre orazioni: Domine Deus qui per apostolum, che si trovava gia, come abbiamo visto, nei sacramentari del rx sec. , poi Respice quaesumus Domine, proveniente dal Sacramentario d’Adriano ” e Dominus sancte Pater... qui benedictionis tuae gratiam del Gelasiano”™. Una benedi- zione, Dominus Iesus Christus apud te sit, certamente d’origine visigotica, non s’é conservata”. Il rituale francescano aveva fatto sparire tutte le teminiscenze della penitenza ad mortem. L’ordo ad communicandum infir- mum ® rimasto distinto dall’ordo dell’unzione e, per un certo tempo, col- locato dopo di esso; poi, senza che se ne capisca il motivo, a partire dalla fine del xiv sec. in certi manoscritti lo precede. Santori pensa, alla fine del xvi sec., che l’uso di dare prima la comunione e poi I’estrema unzione, The origins of the modern roman liturgy, The Newman Press, Westminster (Md.) 1960, pp. 341-345; S.LP. van Duyx, Sources of the modern roman liturgy, Brill, Leiden 1963, vol. 1, pp. 231-240; vol. 2, pp. 385-390. 73 Liber sacerdotalis..., Venetiis 1523, ff. 114v-122. ™ Ritwale sacramentorum Romanum Gregorii papae XIII... iussu editum, Romac 1584 (data indicata sul frontespizio, ma in realta inesatta), pp. 301-339. 3 Q piuttosto utilizzavano la formula per fare ununzione ad caput, come ancora la recensione breve del Pontificale della Curia % J, Desnusses, Le Sacramentaire grégorien..., vol. 3, n. 3988. 7 Gr 988. 78 Oratio pro reddita sanitate, Ge 1543; Gell 2887; Philipps 1905. % Essa era stata trasmessa da PRG, vol. 2, p. 269, n. 53. % Pontificale di Jean de Cardailhac, atcivescovo di Tolosa (1378-1390), V. LeRoguats, Pontificaux..., vol. 1, p. 174; Pontificale di Giovanni Barozi, vescovo di Bergamo (1449-1465), Anpaieu, PR 3, p. 234. 154 Cablite terto benché contrario all’uso antico, sia ormai diventato universale nella Chiesa Jatina'; anomalia che sara soppressa solo dopo il Vaticano 1. Il Rituale del 1614 ha creato, jnoltre, un ordo della visita agli infermi, completamente distinto dalPordo dell’unzione; a giudizio di A. Chavasse, ces. «costituisce un raggruppamento originale di salmi, di letture ¢ di orazioni che non ha equivalenti negli antichi libri liturgici». Infatti_ com- porta quattro serie, con una pericope evangelica, per ciascuna un’orazione ed un salmo. Questo ordo, uti zzando le liste tradizionali di salmi e di orazioni dei sacramentari e del Pontificale romano-germanico, non pud che essere stato composto a Roma, perché la scelta delle letture evangeliche sem- bra ispirata all’ufficio votivo romano pro infirmis”. § 4. Il Concilio Vaticano I ed il Rituale di Paolo VI BUBLIOGRAFIA P.M. Gy, Le nouveau rituel romain des malades, LMD 113, 1973, pp. 29-49, |. STEFANSKi, Von der letzten Olung zur Krankensalbung, Schwerpunkte bei der Redaktion der neuen Ordnung fiir die Krankensakramente, in Liturgia opera divina e umana (Miscellanea A. Bugnini), Edizioni liturgiche, Roma 1982 (Bibliotheca EL Subsidia 26), pp. 429-452. JAM. Trracca, Unzione degli infermi: contributo a una rilettura dei documenti conciliari e post-conciliari, in Salesianum 36 (1974), pp. 69-96. AM. Trracca, «Strutturazione dei simboli» 0 «simboli finalizzati»? In margine al nuove OUL, in Aa.Vv., Spmbolisnre et théologie, Anselmiana, Roma 1975, pp. 257-281. F. Brovetu, Il nuovo rituale dell’unzione degli infermi, in Anime e corpi 61 (1975), pp. 539-570. A, Preprint, Il dato pneumatologico ¢ la dimensione epicletica nel nuovo Rito del- YUnzione degli infermi, in EL 89 (1975), pp. 345-370. AM. Triacca, Gli «effetti» dell’unzione degli infermi. II contributo del nuovo OUI ad un problema di teologia sacramentaria, in Salesianum 38 (1976) pp. 3-41. E. Lunt, Unzione degli infermi, Ed. OR, Milano 1986] 81 Rituale sacramentorum... op. cit., p. 323. tA Gains Tha studiato dettagliatamente nelle edizioni precedenti dell Ealise em pritre (pp. 609-611 della 1 edizione francese, 1965): ef, La Chiesa in preshiera Desclée, Roma 19662, pp. 601-603. Preghiere per gli infermi e unzione sacramentale 155 J. «UNZIONE DEGLI INFERMI» PIUTTOSTO CHE «ESTREMA UNZIONE» Si sa, stando alla storia dei dibattiti del Concilio di Trento, che l’insegna- mento della x1v sess. sul sacramento dell’estrema unzione, segnava, da parte dei Padri, la volonta di prendere le distanze dalla teologia medioevale ed il rifiuto di vedere nell’estrema unzione il sacramento di coloro che stanno per morire ®. Approfittando della maggior luce proiettata sulla tradizione di questo sacramento da parte degli studi patristici ¢ liturgici, il Concilio Vaticano 11 ha potuto fare un passo in avanti. Senza rinnegare il termine medioevale di «estrema unzione», ha affermato la sua preferenza per quello di «unzione degli infermi» *. A due riprese, ha suggerito che ivi non si trattava solo di un problema di vocabolario: «Percid il tempo di riceverla (Punzione degli infermi) si ha certamente gii quando il fedele, per malattia o per vecchiaia, incomincia ad essere in pericolo di morte» ®, II. IL SEGNO SACRAMENTALE, Il rituale Jatino, nel suo insieme, era certamente rimasto fedele alla dot- trina della Lettera di S. Giacomo, che citava sempre; ma la formula che accompagnava ogni unzione esprimeva solo uno degli effetti del sacramento: la remissione dei peccati; ¢ le unzioni, applicate agli organi dei sensi, ave- vano preso un aspetto soprattutto penitenziale: «quidquid (per visum) deliquisti». La prima e pit importante riforma apportata dalla Costituzione di Paolo VI del 30 novembre 1972 Sacram unctionem in applicazione del Concilio * & consistita precisamente nel modificare la formula sacramentale con delle espressioni che ricordavano il testo di Giacomo e quello di Trento: «Per istam sanctam unctionem et suam piissimam misericordiam adiuvet te Dominus gratia Spiritus sancti, ut a peccatis liberatum te salvet atque pro- pitius allevet». E cid ricorda due notevoli prospettive tradizionali: la prima, & che la grazia data & opera dello Spirito Santo, come I’hanno sempre pro- fessato le formule delle liturgie antiche ", specialmente la preghiera romana di benedizione dell’olio; la seconda, @ che il sacramento dell’unzione @ un rimedio per l’anima e per il corpo: anche se ha un effetto penitenziale al punto di supplite alla penitenza, quando questa & impossibile, il sa- A. Duvat, Liextréme-onction au Concile de Trente.., LMD 101, 1970, pp. 127-172 SC (Cost.) 73. SC (Cost.) 73; Lumen Gentium, n. 11. AAS 65, 1973, pp. 5-9 (= EDIL 2918-2923) (= EV, rv, pp. 1154-1163). EJ. Lenortine, articolo citato pit indietro, cita numerosi testi, pp. 248-283 gage —— 156 Capltolo terzo cramento apporta soprattutto una grazia di salvezza, di conforto, di sollievo, talvolta anche di guarigione. Si notera, d’altra parte, che il testo della preghiera Emitte per la bene- dizione dell’olio & stato migliorato ed arricchito nell’Ordo degli oli santi pubblicato il 3 dicembre 1970: © Dio, Padre di ogni consolazione, che per mezzo del tuo Figlio hai voluto recare sollievo alle sofferenze degli infermi, ascolta la preghiera della nostra fede: manda dal cielo il tuo Spirito Santo Pariclito. In quest’olio, che ci viene dal frutto dell’olivo per nutrimento ¢ sollievo del nostro corpo, effondi la tua santa benedizione, perché quanti riceveranno l’unzione di quest'olio ottengano conforto nel corpo, nell’anima e nello spirito, e siano liberi da ogni dolore, da ogni debolezza, da ogni sofferenza. Sia un olio santo da te benedetto per noi, nel nome del nostro Signore Gest Cristo, che vive ¢ regna con te per tutti i secoli dei secoli *. Il cambiamento della formula delle unzioni s’accompagna a due altre decisioni concernenti il segno sacramentale. L’una ha di mira il numero delle unzioni: infatti il Concilio Vaticano 1 aveva espresso il voto che «il numero delle unzioni fosse adattato secondo che parra opportuno» ®. Tra la molteplicita delle unzioni prevista dal rituale ereditato dal Medio Evo ed il segno ridotto ad una sola unzione nel caso di necessita, & stata cercata una via di mezzo. II rito comprendera ormai due unzioni: sulla fronte e sulle mani, ma con un’unica formula. I rituali particolari potranno d’al- tronde conservare o introdurre delle unzioni pi numerose o applicate in modo diverso, a seconda del genio dei diversi popoli®. L’altra decisione di Paolo VI risponde alla preoccupazione delle Confe- ® Si & aggiunto, dunque, tutto cid che precede Emitte si 2 soppresso Vinciso Unde unsisti sacerdotes, reges, prophetas et martyres, come pure V'espressione permanens in visceribus nostris. ® SC (Cost. 75. Il problema del ministro del sacramento dell'unzione & stato sollevato alla luce della storia dei primi secoli, auspicando un ampliamento della disciplina attuale, da J.C, Dioter, Sur le ministre de V'onction des malades, in Esprit et vie 74, 1964, pp. 488.492; Prt, Rouruiarn, Le ministre du sacrement de l'onction des malades, in Nouvelle Revue Théologique 101, 1979, pp. 395-402. 11 Codex iuris canonici del 1938, can. 1003, 1°, non intravede questa ipotesi: «Unctionem infirmorum valide administrat omnis et solus sacerdos» (trad. e testo bilingue in Enchiridion Vaticanum, vit: «Amministra validamente Punzione degli infermi ogni sacerdote e soltanto il sacerdote>). Rituale Romanum... Ordo unctionis infirmorum eorumgue pastoralis curae, ed. typica, ‘Typis polyglottis Vaticanis, 1972, Praenotanda, n, 24. Eee ear Preghiere per gli inferml ¢ unzione sacramentale 157 renze episcopali dei Paesi del Terzo Mondo: benché |’olio d’oliva sia stato tradizionalmente obbligatorio come materia dell’unzione degli infermi per- ché corrisponde all’uso biblico che gli conferisce il suo simbolismo sacra- mentale di rimedio, di lenimento, tuttavia ormai si ammettera che, se oc- corre, si utilizzi un altro olio, purché sia di origine vegetale (quod tamen a plantis sit expressum). III. IL Nuovo RITUALE A questi cambiamenti che esigevano I’intervento del papa, il nuovo Ordo promulgato il 7 dicembre 1972 aggiunge delle disposizioni liturgiche im- portanti. S’% visto, poco pit indietro, che in Oriente e talvolta in Occidente, il sacramento degli infermi ha dato luogo ad una concelebrazione. I! nuovo Rituale prevede che qualora siano presenti pit: sacerdoti, benché uno solo faccia le unzioni con la rispettiva formula, ciascuno degli altri sacerdoti interverra per l’imposizione delle mani e si potranno dividere le preghiere di preparazione e di conclusione (Praenotanda, n. 19). Poiché la benedizione dell’olio degli infermi non @ mai stata riservata al vescovo come invece Jo fu strettamente la confezione del crisma, il nuovo Rituale, pur mantenendo il principio che, in via normale, il sacerdote deve servitsi dell’olio benedetto dal vescovo nella messa crismale, prevede «il caso di vera necessita» in cui il sacerdote potrebbe benedire l’olio durante lo stesso rito dell’unzione *. Al di fuori di questo caso, prima di fare le unzioni, una preghiera d’azione di grazie sull’olio benedetto ne esprimera il simbolismo sacramentale. Il gesto tradizionale dell’imposizione della mano, ristabilito nel 1925, assume un rilievo maggiore nel nuovo Ordo. E compiuto in silenzio; pur non essendo essenziale, esso & parte integrante del rito *, secondo il modello fornito dalla Lettera di Giacomo. L’Ordo del 1972 consiglia, tutte le volte che & possibile, l’inserimento del sacramento in una celebrazione liturgica pit completa: saluto del sacer- dote ed aspersione, monizione catechetica — o meglio, l’orazione tradizio- nale, ma abbreviata, Domine Deus qui per apostolum™, — atto peniten- % Ordo unctionis..., Praenotanda, n. 21; Ordo benedicendi oleum infirmorum... n. 8; Codex iuris canonici del 1983, can. 999, 2°. Per questa benedizione, il sacerdote utiliza praticamente la formula della messa crismale; ma il Rituale contiene anche una formula alternativa, Ordo unctionis..., n. 242 2 Ordo unctionis..., Praenotanda, n. 5. % Ordo unctionis..., n. 239. —— 158 Cupltolo terzo ziale (0, se ha luogo, confessione sacramentale dell’infermo), lettura della Sacra Scrittura, per la quale l’Ordo propone un’abbondante scelta di testi, preghiera litanica; dopo l’imposizione delle mani e le unzioni, una preghiera conclusiva, il Pater e la benedizione. L’Ordo ptevede pure che l’insieme del rito sia eventualmente compiuto nel corso della messa e soprattutto descrive ed incoraggia «la celebrazione dell’'Unzione in una grande assemblea di fedeli» ™, cosa che si fa, per esem- pio, nei luoghi di pellegrinaggio 0 nel corso di una giornata dedicata agli infermi e cid con evidente beneficio spirituale: queste celebrazioni danno a delle persone seriamente malate o molto avanti nell’eta i] mezzo di consa- crare la loro condizione, di unirsi alle sofferenze di Cristo e di ricevere le grazie di cui hanno bisogno nella loro prova; a tutti quelli che parteci- pano, esse fanno scoprire la vera natura di questo sacramento. Infine, come si auspicava il Concilio Vaticano *, l’Ordo del 1972, nei casi di necesita, propone un «Rito continuo della penitenza, dell’unzione del viatico», ristabilendoli nel loro ordine logico ed evitando i doppioni. Si rileggano spesso i Praenotanda, poiché iniziano con un riassunto dot- trinale sul significato della malattia nell’economia della salvezza, contengono una breve catechesi del sacramento ed inseriscono Ja sua celebrazione nella prospettiva pit: larga d’una pastorale degli infermi, di cui, insieme col sacerdote, & responsabile tutta quanta la comunita cristiana *. Ordo unctionis..., nn. 83-92. % SC (Cost.) 74. % Nn. 1-7, 32:37 ed il titolo del primo capitolo, De visitatione infirmorum, nn. 42-45.

Potrebbero piacerti anche