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Piscaglia: dannati sms 

“Vengo, ti cucino il coniglio e poi facciamo l'amore”. “La porta della canonica è aperta...”. 

Come in tutti i film del terrore, a questo punto vorresti urlare: “No! Ferma! Non andare!”. Ma è
tardi. C'è la porta che cigola, il rintocco dei tacchi e l'assassino che esce dall'ombra ed entra lento in
uno spicchio di luce. Non respiri, perché sai già come andrà a finire: molto male. Forse anche la
porta della canonica di Ca' Raffaello ha cigolato, quel giorno, quando Guerrina entrò per incontrare
Padre Graziano, un prete, il suo prete, il suo amore. Forse Guerrina sorrise, vedendolo. Come
poteva immaginare che da quella canonica non sarebbe uscita più? Quella era la casa degli uomini
di Dio, che vivono nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, era il posto più buono del
mondo. Certo, Padre Graziano la guardava come un uomo guarda una donna e non come un
prevosto guarda una parrocchiana, e questo avrebbe dovuto quantomeno insospettirla, ma lei
pensava che fosse solo e semplicemente amore. Siamo esseri umani, eh sì che può capitare. Era il
primo maggio del 2014, un giovedì di festa. 

Ca' Raffaello, frazione di Badia Tedalda, è un paesino di cento anime che vivono in un accrocchio
di case aggrappate alla strada statale Marecchiese, in provincia di Arezzo. È strana, Ca’ Raffaello,
perché è una enclave: è un puntino di Toscana, ma dentro l'Emilia Romagna. Intorno ci sono i
boschi e tanti altri paesini uguali, in ordine sparso. Ca’ Raffaello è uno di quei posti dove c'è solo
una bottega che vende tutto. Dove un giorno è come l'altro. Quei posti che quando ci passi in
automobile da turista ti chiedi ma chi diavolo può scegliere di viverci, qui. E infatti di solito ci vive
chi ci è nato, perché ci sono nati anche i genitori, e i nonni, e i bisnonni e chissà quante altre
generazioni, e non passa nemmeno per l'anticamera del cervello di poter vivere in un altro luogo che
non sia quello lì. Quei posti dove ci si conosce tutti, e tutti sono mezzi parenti, dove si dovrebbe
andare d'amore e d'accordo e invece no e non c'è un granché da fare e allora si va al bar a bere, o in
chiesa a dire il rosario o ci si guarda da dietro le tende di casa per poi, ciu ciu ciu, parlottare.
Impossibile che qualcosa sfugga: che si tratti di una gallina o di un cristiano, tutto viene visto,
discusso, ricordato. 

In un posto così, essenzialmente morto, nel 2013 arrivarono dal Congo tre padri dell'ordine
canonicale dei premostratensi. Si chiamavano Padre Faustino, padre Silvano e Padre Graziano.
Erano vestiti di verde smeraldo e di viola, erano allegri, fracassoni, ridevano forte, mettevano la
musica africana, quella coi bonghi, avevano i faccioni coi sorrisi a 32 denti, gli occhi vispi, pieni di
vita e di alcol. Padre Graziano era quello spiritoso: un omone grande e grosso, con la faccia
butterata, la testa a uovo e il bierbauch, il ventre gonfio del bevitore di birra. Alle omelie parlava
degli uomini e delle donne e sembrava stranamente intendersene parecchio. Divenne famoso perché
a un matrimonio disse allo sposo: mettiti un’aspirina sul comodino, perché le mogli parlano, parlano
e ti fanno scoppiare la testa. Risate tra le panche. Ogni domenica faceva riempire la piccola chiesa,
soprattutto di parrocchiane: tutte volevano sentire le sue battute, l'energia, il carisma di questo prete
che le teneva attaccate lì, meglio della televisione, e faceva scorrere di nuovo il sangue nelle vene. A
Ca' Raffaello nessuno aveva mai visto niente del genere. Era come svegliarsi da un sonno
millenario, come quando suona la banda del paese, e arrivano le giostre del luna park con lo
zucchero filato, i nani e le ballerine. Una gran festa. 
Padre Graziano, all'anagrafe Gratien Alabi Kumbayo, veniva da molto lontano e aveva un mucchio
di storie esotiche da raccontare: era nato nella città di Aketi, dove si parla francese e lingala, e da lì
era arrivato alla diocesi di Lolo, foresta equatoriale nel Nord ovest del Congo, un posto dove le
strade sono di terra rossa e quando piove, otto mesi all'anno, diventano di fango. Una diocesi di 293
villaggi, di quelli con la paglia al posto dei tetti, lontani, isolati e poverissimi. Non è mica facile
coltivare il cattolicesimo duro e puro, lì: ognuno si fa il suo credo, mischiandoci altri dei, altri riti,
l'occultismo e le stregonerie che si tramandano dai tempi della pietra. 
Il giovane Gratien Alabi studiò lì per diventare prete, non si sa se per occorrenza o per vocazione:
fece prima il noviziato e poi venne ordinato a Kinshasa. Era brillante,  intelligente, furbo, uno svelto
di testa, o almeno così lui si credeva: si laureò in filosofia e in teologia e poi arrivò in Italia, a
Perugia, a imparare la lingua italiana all'università degli stranieri, quella a due passi dalla casa di
Meredith e di Amanda Knox. Infine a Ca' Raffaello. Ma non a tutti i fedeli piaceva questo nuovo
corso dei preti congolesi in parrocchia. Per i più tradizionalisti, non era adeguato. Non era adeguato
soprattutto Padre Graziano: beveva, faceva entrare in Chiesa i separati e i conviventi, andava in giro
vestito alla moda che alle volte non sembrava nemmeno un prete. Alla signora Giuseppina Mazzoni,
per esempio, non andava proprio a genio e lo aveva detto chiaro anche al suo superiore, monsignor
Dallara. Lui l'aveva presa per la solita beghina di paese, e non l’aveva ascoltata con troppa
convinzione. Un peccato, perché la Giuseppina, invece, era una signora magari rigida, ma che ci
vedeva lungo. La Cassandra di Ca' Raffaello. 
Alla Guerrina, invece, Padre Graziano andava a genio, eccome!  Era una botta di vita, finalmente.
Un dono del cielo che per una volta era toccato proprio a lei, che dal cielo in cinquant'anni non
aveva mai ricevuto niente, se non disgrazie. Timida, riservata, di poche, pochissime parole con tutti,
Guerrina veniva da Novafeltria, un paese della zona piccolo ma non come Ca' Raffaello. A
Novafeltria ci sono i negozi, i supermercati, le scuole. A Ca' Raffaello c'era capitata perché
vent'anni prima si era sposata con Mirco Alessandrini, un ragazzino del posto, soprannome
Spranghino, metalmeccanico a Ponte Messa. Il fratello di Mirco, Gabriele, li descrive così: “Mio
fratello pur essendo assolutamente normale, ha sempre avuto difficoltà a esprimersi, e poi aveva
problemi con l'alcol. Se dovessi descrivere Guerrina direi... Dio li fa e poi li accoppia. In quella casa
c'era tanto ordine ma poco senso: poteva esserci tanta pasta, tanto sale ma mancare la cipolla per il
condimento”. Però due facce buone: Mirco con un naso troppo grande e un sorriso sdentato ma
dolce, Guerrina da giovane era un figurino, ma già seria seria e lo sguardo infelice. Sempre al
seguito di suo marito: non aveva l’automobile e nemmeno la bicicletta. Due bambini in due corpi
adulti, con qualche gene sballato a renderli entrambi semplici e sprovveduti. Dalla loro unione uscì
Lorenzo, un figlio con la sindrome di down e tanti problemi fisici. Per Guerrina e Mirco fu un
grande dolore e una grande preoccupazione. Lorenzo non stava in piedi da solo. Parlava poco, però
cantava. Forse non se lo sarebbe aspettato nessuno, ma Guerrina se la cavò benissimo con lui. Era
una mamma veramente brava, affettuosa e premurosa, più di tante altre magari più acute o più alla
moda. Guerrina compensava con il cuore. Provarono a farne un altro, di figliolo, ma il piccino visse
dieci giorni e poi morì. Per Mirco e Guerrina fu un altro grande dolore. Da allora Mirco cercò il suo
pezzettino di felicità in una bottiglia. Guerrina si attaccò a Lorenzo, vivendo per lui e
dimenticandosi di sé. Vestiva in vestaglietta e ciabattine, in casa e fuori casa, si lasciò andare
mangiando troppo e il vitino stretto della gioventù piano piano sparì sotto il peso di quella vita che
si trascinava dietro ogni giorno. Mise su tanti chili, troppi. Era depressa, ma in quei paesini la
depressione si cura con le pacche sulle spalle. Silenziosa, sempre più silenziosa, e attaccata a
Lorenzo come all'ossigeno. Poi Mirco perse anche il lavoro e finì in cassa integrazione. I soldi
iniziarono a scarseggiare, perché lui se li beveva. Un'altra preoccupazione. Unica concessione alla
vita di coppia: la colazione al bar con cappuccino e cornetto, uno anche per Lorenzo, e qualche
volta la pizza al ristorante. E la suocera Giannina li sgridava: “Noi gli si diceva di essere un pochino
parsimoniosi”. Perché poi le bollette toccava pagarle a lei. 
Guerrina era stanca e a Mirco tante volte lo diceva, di smetterla di bere, perché non ce la faceva più
a non avere niente e nemmeno i soldi per tirare la fine del mese. E Lorenzo aveva bisogno. Entrava
e usciva dagli ospedali, aveva subito tante operazioni. Racconterà Mirco: “A volte me lo diceva che
se non smettevo di bere lei se ne andava, ma me lo diceva così, per farmi paura e basta. Mica lo
faceva davvero”. 
Guerrina la sua vita grama se la teneva per sé e non la confidava a nessuno, tranne che a Mirella,
l'amica del negozio di abbigliamento di Ca' Raffaello che vendeva anche i giornali. Un’amica cara.
Dirà Mirella agli inquirenti: “Conosco Guerrina da quando si è sposata. Da cinque anni almeno era
preoccupata perché il marito beveva, era nervoso e la trattava male”. 
Negli ultimi tempi, però, da quando erano arrivati i congolesi, le confidenze di Guerrina a Mirella
avevano cambiato argomento. Sì, c'era Mirco, c'era Lorenzo, ma un giorno il discorso finì sulla
Loretta, una donna di Ca' Raffaello. Racconterà Mirella: “Guerrina mi disse: lo sai che anche ieri
sera Loretta era su in parrocchia? Io dalla mia terrazza di casa vedo bene. Sono gelosa perché
secondo me ha una relazione con padre Graziano”. Mi sembrò un discorso strano” e in effetti lo era:
la Loretta non aveva alcuna storia piccante, era tutto frutto della fantasia di Guerrina. Racconterà
ancora Mirella: “Allora le chiesi: “Ti sei innamorata di padre Graziano?”, lei mi guardò negli occhi,
scoppiò a piangere e mi disse di sì. Mi disse che lui la faceva sentire importante, le faceva i
complimenti dicendole che era una bella donna. Da quel giorno ogni volta che mi vedeva piangeva
e mi diceva di stare sempre peggio e di non riuscire più a dormire perché più cercava di non
pensarci, più ci pensava. Mi confidava di avere mal di stomaco e di aver perso l'appetito, cercava di
stare il più possibile a Novafeltria per non vederlo”. Però padre Graziano era irresistibile. Guerrina
aveva già avuto una cotta, in passato, per un pizzaiolo etiope, un certo Davide. Ma niente di che.
Stavolta era diverso. Con Padre Graziano lei ci poteva parlare. Forse Guerrina era così silenziosa
con tutti perché nessuno l'aveva mai ascoltata. Lui capiva tutte le sue tribolazioni, e si prendeva
cura anche di Lorenzo: se lo portava in canonica e gli insegnava a usare il computer e gli faceva
sentire la musica africana, che a Lorenzo piaceva tanto. E Lorenzo cantava. E poi le diceva che era
bella. E faceva fare alcuni lavoretti a Mirco, in cambio di qualche soldino. Dirà ancora Mirella:
“Avevo notato anche un cambiamento nel suo aspetto fisico”. Tutti lo avevano notato, veramente.
Da quando c’erano i congolesi Guerrina non usciva più in vestaglietta. Si pettinava, si metteva un
filo di trucco. Aveva preso a fare passeggiate lungo la statale, fino a Molino di Bascio, tre chilometri
all'andata e tre al ritorno, e aveva iniziato a perdere anche un po' di peso. A volte era persino
loquace. I miracoli dell'amore vero. Ma quell’amore era anche un tormento. Guerrina glielo aveva
detto a Padre Graziano: avrebbe voluto vivere con lui, come una coppia normale, a Novafeltria. Ma
lui era un prete. Un vicolo cieco. Non poteva, Guerrina, vivere un amore felice. Padre Graziano non
era un dono del cielo. Era, piuttosto, l'ennesima disgrazia. Lo stavano capendo in tanti, in paese. Le
voci iniziavano a circolare. Arrivarono anche all’orecchio della Giuseppina, la Cassandra. Che dirà
agli inquirenti: “Io avevo confidato a monsignor Dallara che Guerrina provava un forte sentimento
d'amore per Padre Graziano. Il sentimento di Guerrina, che definirei morboso, lo ritenevo
pericoloso in relazione alla personalità instabile di Guerrina la quale avrebbe potuto commettere
una sciocchezza irreparabile oppure provocare uno scandalo per la chiesa. Per questo lo riferii
subito anche a padre Faustino, e lui ci rise sopra. Io gli dissi che se ne sarebbe accorto perché presto
sarebbero cadute anche le campane. Monsignor Dallara non fece nulla, ci invitò a pregare per lei”.
Tutti lo avevano capito. E quel giorno lo capì anche Guerrina. 
Era il primo maggio del 2014, un giovedì di festa. 
Guerrina e Mirco arrivarono a Ca' Raffaello di buon mattino da Novafeltria: qualche tempo prima
Guerrina si era dovuta operare per un'ernia ombelicale che negli ultimi mesi non le dava pace, e le
provocava forti dolori all’addome. Un'altra croce. Aveva passato la convalescenza a Novafeltria,
con le sue sorelle Donatella, Patrizia e Marina e con l'amato figlio Lorenzo. Per un po' era stata
lontana da Ca' Raffaello e da tutti quei pensieri su Padre Graziano e le altre parrocchiane. Ma da
qualche giorno era tornata e con Mirco facevano avanti e indietro tra le due case. Racconterà
sempre l'amica Mirella agli inquirenti: “La mattina è passata a salutarmi in negozio e sono stata con
lei circa mezz'ora. Ricordo che era molto curata, più del solito. Indossava una gonna lunga di
maglia beige, stivaletti, una borsa a tracolla, una maglia lunga con una fantasia sul davanti e
orecchini grandi di metallo, color rame, a forma di rombo. Le dissi che la trovavo bene ma lei mi
rispose che non stava passando un buon periodo e che aveva qualcosa che l'angosciava, tanto che si
mise a piangere. Mi invitò ad andare da lei una sera per discuterne con più calma. Mi disse che più
tardi sarebbe dovuta andare a pranzare dalla suocera e che avrebbe dovuto farsi fare il colore ai
capelli da lei. Dopo sarebbe andata a casa a stirare e poi sarebbe tornata dal figlio a Novafeltria,
perché era da solo con le sue sorelle. Mentre parlavamo, Guerrina ha ricevuto una telefonata, ha
chiesto scusa ed è uscita dal negozio. Mi sembrava turbata dal tenore della chiamata e camminava
nervosamente per un tratto di strada davanti al mio negozio. Al termine, tornò per salutarmi e lì mi
accorsi che aveva il viso arrossato e sembrava imbarazzata. Mi disse che al telefono era la sorella.
Ma mi sembrò strano. Poi la invitai a una fiera a Casteldelci, un paese vicino, per il pomeriggio e lei
mi rispose “Miri no, non vengo perché ho una giornata terribile, se potessi non so dove sparirei, se
potessi sparirei sotto un ponte”. Non l'ho più rivista. Ne ho parlato con Giuseppina (la Cassandra
n.d.r) ma ebbi la sensazione che si fosse confidata anche con lei”. Tutti sapevano.
Guerrina era stata al telefono con Padre Graziano, non con la sorella. A mezzogiorno andò a pranzo
dai suoceri, Giannina e Benito, poi Mirco si mise in cortile a lavare le macchine dei preti congolesi,
uno dei tanti lavoretti che gli facevano fare, e Guerrina tornò a casa sua. “Devo stirare”, disse a tutti.
“Ci vediamo dopo, magari per cena”. Ma Guerrina non andò a casa a stirare. La suocera Giannina,
mentre innaffiava i fiori sul balcone, la vide uscire verso le 14,30 e prendere la strada della
Cicognaia, in direzione della chiesa. Strano, perché quando andava a passeggiare Guerrina prendeva
la direzione opposta. Anche Mirco la vide uscire: “Mi disse stai attento a non bagnarti, e quelle
furono le sue ultime parole”. Poi ognuno si fece il suo pomeriggio: i suoceri andarono a comperare
il pesce fritto per la cena alla fiera di Casteldelci, Mirco finì di lavare le auto e poi accompagnò
padre Graziano a un funerale e a una Messa in due paesi vicini, Sestino e Presciano. Alle 19,30, i
suoceri di Guerrina tornarono a casa e iniziarono a preparare la cena. Mirco telefonò per dire che
era ancora a far bisboccia con i padri congolesi, avrebbe saltato la cena, si sarebbe fatto un panino al
prosciutto, magari invitassero la Guerrina. Già, Guerrina. Nessuno l’aveva più vista. La signora
Giannina provò a telefonarle. Niente. Non rispondeva. Ma in quelle zona capita, che non si prenda
la linea. Mandò il marito Benito a cercarla a casa: la cena era pronta. Ma Guerrina non c'era. “La
chiamai: Guerrina, Guerrina. Feci il giro delle stanze. Ma non rispose nessuno. La casa era in
ordine, ma Guerrina non c'era”. Giro di telefonate agli ospedali, alle amiche, alle sorelle. Guerrina
non era da nessuna parte. La suocera chiamò Mirco: “Guerrina non è con te? Qui non si trova”. Ma
Mirco era ancora per strada. Ca' Raffaello stava iniziando ad agitarsi. Si ritrovarono tutti davanti a
casa di Giannina e di Benito, tanti amici e parenti. Andarono a chiamare i carabinieri: Guerrina non
si trovava. Si stava facendo tardi. Presero le torce e la cercarono nei boschi, nei canali, sotto i ponti
intorno a casa. Niente. Alle 20,30 arrivò Mirco. Saltò giù dalla macchina e disse: “Lo so io dov’è,
Guerrina! Se n’è andata via, è andata via con il marocchino di Gubbio. Me lo ha detto Padre
Graziano! Mi ha detto che si sono rivisti, e che se la intendevano! E lei me lo diceva, che prima o
poi mi avrebbe fatto una sorpresa! Eccola, la sorpresa. Ma io a casa non la rivoglio più”. Tutti
rimasero a bocca aperta. E chi era questo marocchino di Gubbio, adesso? I carabinieri andarono a
chiederlo a Padre Graziano, che intanto era tornato in Canonica. In chiesa si stava dicendo il
rosario, maggio è il mese della Madonna. I fedeli si interruppero alla notizia di Guerrina che non
c’era più: la Cassandra, la signora Giuseppina, si alzò e andò subito in sacrestia a parlare con un
altro prete, uno arrivato da poco, padre Battista. Disse agli inquirenti: “Parlai subito con padre
Battista e gli dissi di Guerrina e di Padre Graziano, ma mi sembrò che sapesse già tutto. Poi
continuammo il rosario”. I fedeli ripresero a sgranare: un Padre Nostro, tre Ave Maria, un Gloria al
Padre. Quando in canonica arrivarono i carabinieri, Padre Graziano non li fece nemmeno entrare:
disse che lui dov’era Guerrina non lo sapeva proprio. Lui era stato a un funerale e a una Messa,
lontano. Però sì, sapeva di questo marocchino perché due giorni prima ci si era trovato insieme a
bere birre, tante birre, proprio a casa di Guerrina. Era stata lei a farlo entrare, questo marocchino:
magari c’era del tenero, a lui almeno era parso così. I carabinieri ci credettero: era la parola di un
prete! Tornarono a casa di Mirco a dire di andarsene tutti a letto, non c’era molto da fare. Guerrina
se n’era andata volontariamente. Con un marocchino di Gubbio. Il Marito Mirco poteva non essere
tanto attendibile, aveva un alito vinoso, ma il prete! I preti non mentono mai. 
Gli abitanti di Ca’ Raffaello tornarono nelle loro case, un po’ scornati. Qualcuno disse: Si cercano
anche i cani e i gatti, perché non cercare una persona?”. Poi quella storia del  marocchino… Oddio,
sì, poteva essere. Però strano. Tanti l’avevano vista andare verso la chiesa, quel pomeriggio. Chi
l’aveva vista dal balcone, chi dalla macchina. Era alla Cicognaia, da sola. Nessuno aveva notato un
marocchino in giro e c’è da scommettere che se quel giorno ci fosse stato, lo avrebbero saputo.
Nulla sfugge, in un paesino così. Che si tratti di una gallina o di un cristiano. 
Poi accadde un fatto strano: si scoprì che il telefonino di Guerrina, spento tutto il primo maggio, in
realtà quel pomeriggio si era acceso un attimo, dalle 17,20 alle 17,26 e aveva inviato due messaggi.
Lo si capì solo il giorno dopo, perché la linea telefonica a Ca’ Raffaello andava a singhiozzo. Strano
il primo destinatario: Davide, il pizzaiolo etiope che era stato una vecchia scuffia di Guerrina ma
che non la sentiva da mesi. Strano il contenuto: “Io ti ho chiamato e siccome non hai risposto vado
col marocchino a Gubbio”. Ancora più strano il secondo destinatario: Okeke Ndubuisi Hilary, un
sacerdote che viveva a Roma. Un uomo che non aveva mai sentito nominare Guerrina. Stranissimo
il contenuto: “Scuza, dite al mio marito vado a Gubio con mio amoroso marochino che è venuto ieri
a casa sono stanca di Mirco torno domenica a prendere Lorenzo”. Agli inquirenti suonò molto
inquietante: questo Hilary non conosceva Guerrina, ma era un prete: fecero due più due e
scoprirono che conosceva Padre Graziano! E poi com’era scritto, questo messaggio? Guerrina
aveva la terza media, sì, ma parlava benissimo l’italiano, si esprimeva poco ma in maniera
assolutamente corretta. Il pm Marco Dioni decise che era il caso di indagare meglio. Scomparsa
volontariamente? Forse no. 
Arrivarono altri sms nei giorni seguenti, sempre dal cellulare di Guerrina: ne ricevette uno la
suocera Giannina. Diceva: “Ciao, non posso chiamare adesso, sto bene solamente mirco mi stanca.
Ritornerò per prendere Lorenzo”. E poi ne arrivò un altro al marito della Giuseppina-Cassandra.
Diceva: “ti ho mandato messaggio perchè mi fido. ma sono delusa hai invitato qualcuno a casa tua e
hai parlato male di un uomo di dio per la mia situazione. nessuno di li mi ha fatto sparire sono dal
mio amoroso. bisogna di avere timore di dio. non ti mandero’ piu’ messaggio sei buggiarda e piena
di falsita”. Sempre più inquietante. Guerrina non aveva il numero del marito di Giuseppina,
l'italiano era sempre più sgrammaticato, e il riferimento del messaggio era a un incontro
confidenziale che Giuseppina aveva avuto il giorno prima a pranzo con don Arialdo, ex parroco di
Ca’ Raffaello. Non poteva saperlo nessuno. Se non un altro prete: padre Graziano. Gli inquirenti
decisero di controllare il cellulare del parroco: trovarono quattromila scambi tra lui e Guerrina negli
ultimi sei mesi, tra messaggi e telefonate. Quattromila. Era ora di interrogare Padre Graziano. E lui
al magistrato raccontò: “Questa signora Guerrina aveva sentimenti positivi verso di me, il marito lo
sapeva, mentre io non ero consapevole e l'ho saputo quando la gente ha cominciato a parlarne
perchè lei cominciava a dire che era innamorata e voleva portarmi a Novafeltria a casa sua. Quando
io parlavo con altre donne lei era gelosa. L'ho saputo a ottobre, quando un sacerdote, padre
Faustino, mi ha detto che era gelosa di me e quindi ha chiamato il suocero Benito per dirgli che la
nuora non doveva comportarsi in quel modo. Ci siamo inviati molti sms. Lei mi diceva che era
incinta e che io ero il padre del bambino che portava in grembo. Rapporti sessuali? No, mai. Avevo
molta paura della situazione perché straniero, perché potevo essere costretto a recarmi in ospedale a
fare il test del Dna, inoltre lei diceva che aveva amici nei carabinieri a Novafeltria e mi faceva
arrestare da loro. Quel giorno lei mi scrisse che siccome aveva le ferie voleva venire a casa mia a
cucinare il coniglio e dopo fare l'amore con me. Io le ho detto che il coniglio l’aveva già cucinato
un’altra signora, ma lei aveva insistito: “Vengo, cucino il coniglio e facciamo l’amore”. Il coniglio
lo avevamo avuto dal padre di Mirco, Benito. L'ho chiamata per dirle di non venire. Lei voleva
venire. Allora le ho risposto “la porta della canonica è aperta”. Guerrina era molto insistente sia per
quanto riguarda il fatto di voler cucinare il coniglio, sia per voler fare l'amore con me. Qualche
giorno prima mi disse anche: io vado via, tu rimani con la troia. Non conoscevo il significato della
parola e chiesi a Mirco cosa volesse dire e lui mi spiegò che era la femmina del maiale. Allora capii
che si stava riferendo a un’altra parrocchiana”. 
Padre Graziano si stava accusando da solo: aveva appena fornito un validissimo movente. Fu
interrogato ancora e ancora. Durante gli interrogatori, dirà il pm Dioni, “sudava e piangeva, sudava
e piangeva”. Aveva ammesso che Guerrina per lui era diventata un grande problema. Gli chiesero se
conoscesse questo prete di Roma, Hilary, e lui disse di sì: lo aveva nella rubrica del telefono,
proprio sotto il nome del marito della Giuseppina. Un errore madornale. Per gli inquirenti fu come
una rivelazione: tutti i messaggi partiti dal telefono di Guerrina dopo la sua scomparsa poteva averli
mandati solo e solamente lui, padre Graziano. Che però aveva fatto confusione con i numeri, e
aveva inviato gli sms alle persone sbagliate, preso dall’agitazione. Oltre a scriverli in un italiano
stentato. Fecero un ulteriore controllo: sì, i due cellulari risultavano aver agganciato le medesime
celle telefoniche. Voleva dire che i due telefoni erano nello stesso posto, nelle stesse mani: quelle
del prete. Gli errori grammaticali dei messaggi erano tipici di un francofono come lui: sui suoi
block notes gli inquirenti trovarono scritto “speza”, proprio come “scuza”, perché la esse sonora per
un francofono diventa zeta. Trovarono scritto anche marochino, con una c sola. E sul suo telefonino
altri messaggi intervallati da tanti punti, come quello inviato al marito di Giuseppina. Sì capì allora
che il marocchino di Gubbio, che pure esisteva davvero e davvero si era bevuto una birra in
compagnia, a casa di Guerrina, non c’entrava nulla. Era solo un depistaggio del prete, che lo aveva
insinuato nella testa di Mirco. Era stato lui, infatti, che gli aveva fatto notare che tra i due ci fosse
una certa intesa. Era lui che gli aveva detto che i due si erano incontrati ancora. Non solo aveva
fatto sparire Guerina, questo uomo di Dio, ma aveva pure turlupinato il marito, approfittando del
suo essere un bonaccione. Il telefono di Padre Graziano fu intercettato: si scoprì che non solo aveva
rapporti con alcune donne di chiesa, ma anche con donne di strada. Nel suo computer trovarono foto
di tutti i tipi: persino quelle di una suora con le sue grazie di fuori. Inutile fu il tentativo di Padre
Graziano di inventarsi un'altra storia per mettere una pezza all’errore degli sms: parlò di un tale zio
Francesco, che lo aveva raggiunto in canonica per spiegargli che stava portando via Guerrina, un
altro, ennesimo innamorato, secondo lui, che forse si era dimenticato di essersi già inventato il
marocchino di Gubbio. Di più: arrivò a dire di aver anche incontrato Guerrina viva e vegeta, che
voleva andarsene con questo tizio. Che era un bianco, forse italiano ma forse nordafricano, forse
alto, forse no, ricciolo, brizzolato, con uno scorpione tatuato sull’avambraccio, che poi come aveva
fatto lui a vedergli l’avambraccio, non si sa. Una balla dietro l’altra, balle sempre più grandi,
sempre più imbarazzanti, sempre più incriminanti. Padre Graziano si era inchiodato da solo.
Quando lo arrestarono, riuscì persino a dire: “Tutto è compiuto”, come fosse Gesù Cristo sulla
croce. Il magistrato lo fulminò con lo sguardo. Condannato a 25 anni di prigione, non ha mai
confessato se non a Dio, o forse nemmeno. Ma Guerrina? Dov’è Guerrina? Lo sa solo il Signore.
Lorenzo l’aspetta ancora. 

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