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Quindicinale di cultura, politica, informazione della diaspora siciliana - Anno X - n 13 - 1/15 luglio 2008
Ed. Responsabile: Francesco Paolo Catania - Bvd. De Dixmude 40/bte 5 - (B) 1000 Bruxelles - Tel/Fax: 0032 2 2174831 - 0032 475810756
Nel tempo dell'inganno universale dire la verit un atto rivoluzionario. [George Orwell] Orwell]
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Memorie e Fantasie
Rosa Balistreri: :
la voce della Sicilia
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desso, intabbarrato in consunto pastrano, nell'angolo di una piazza infiammata dalla calura, resta appoggiato al sottile compensato animato da draghi e ippogrifi mentre tutto intorno schiamazzano i pi piccoli, liberati dal dovere quotidiano e invece fumo vende, il bar, a giovani avvinghiati alle macchine illuminate dai suoni e dalle musiche del progresso Come nella mia Isola della mente, anche nella piazza tutto appare dispari, mischiato, cangiante, come il pi ibrido dei continenti: accanto al mondo fantastico dipinto da sottile mano d'artista, mille lampadine dei videogichi disperdono nella piazza rumori e tintinnii di metalliche campane mentre sonnecchia il puparo in apparente dormiveglia e vola la memoria nel tempo e nei ricordi. Come il suo eroe di tanti spettacoli, egli non sa pi entusiasmare la gente, e Orlando, il prote palatino, nascosto arreti alla frischia, non sa risorgere con Durlindana, al suono che tutto trema e fa fuggire feroce saracino. Dorme il puparo stanco dall'attesa di piccoli clienti, disposti ad ascoltare il rumore del tuono e attendere speranzosi l'arrivo dell'eroe. La mia Isola della mente se ne fugge lontano e mi lascia inorridito davanti a tanto scempio. Continuo a tornare e mai pi non smetto di pensare. Oggi stranito volo di allodola sui sicomori della piazza allontanano vecchie armonie e riportano il rumore di un quotidiano che ha smarrito ormai le grida di Pippo Pomodoro che offriva al vento e allo scirocco la sua frutta o del passo cadenzato del maresciallo Canale che rimproverava al macellaio Ciotto e al barbiere Sarino gli ultimi aumenti dei prezzi di listino. Orlando, il prote palatino, ormai nascosto, addormentato pero', e non in agguato per vendicare il bene; Orlando suonato dai rumori della modernit fatta di brutture e senza valori, Orlando scivolato nella cesta delle marionette, lui che sapeva destare entusiasmi e appassionati applausi tra i banchi di attoniti piccoli spettatori. E per mano del prote palatino Orlando, lui, il puparo, ormai vecchio e consunto come le sue marionette spelacchiate e scolorite nei baffi di negromante, intabbarrato in consunto mantello pur tra le fiamme di un sole mattutino, come un trompe l'oeil tra filari di balconi, rimane chiuso per sempre agli entusiamsi dello spettacolo da cominciare, superato dagli eventi, rigettato da un quotidiano che fa ruggire motori e pretese. I miei giovani fantasticavano la notte viaggi da venire, affrontavano mille cammini per portare una fetta di anguria, rossa come il sangue, dolce come ventre di donna e le citt offrivano di notte squarci di incomparabile e insospettate bellezze. Cigolavano i lampioni come passaggio di licantropi o Stedda Pedazzi che atterriva tutti e non era che stato patologico di un pover'uomo assurto a mostro o vampiro nelle credenze popolari. E rimanvea Zagarella nascosto negli anfratti del torrente ripulito pero' da solerte mano.
(Segue a pagina 10 )
Il rastrello di Montalbano
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Commento storico, giuridico ed economico allo Statuto Speciale letto come Costituzione e patto confederativo tra Sicilia e Italia e disamina della sua inapplicazione. Pagine 6, 7 & 8
Jawhar al-Siqilli alIl generale siciliano che ha fondato il pi grande impero fatimida della storia
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l mio primo lavoro stato da garzone di fornaio. Nell'estate del 1944 c'era la guerra e a Milano bombardavano tutte le notti. Con la mia famiglia ero sfollato in campagna, nella casa dei nonni. Per andare alla panetteria mi alzavo alle due dopo la mezzanotte e mi incamminavo col pensiero che a quell'ora tutti erano abbandonati al sonno profondo, mentre io solo, nell'immobilt della notte, provavo la sensazione di compiere un atto quasi eroico e mi sentivo orgoglioso del mio lavoro. Il fornaio, che si chiamava Pericle, cominciava ad accendere il fuoco con le fascine di ramaglia, per portare a temperatura il forno. Si facevano almeno 3 o 4 infornate e si lavorava fino a mezzod, compresa la domenica. Avevo 13 anni e la mia paga consisteva in un chilo di pane al giorno. Quel chilo di pane era oro perch sempre, quando c' guerra c' anche carestia. Per ho un bel ricordo di quel primo lavoro. Se pure la fatica era tanta per un ragazzo della mia et, tuttavia non mi costato sacrificio e oggi sono contento d'aver praticato una delle pi nobili attivit che pu fare un uomo. Se fossi un maestro di scuola tutte le mattine comincerei la giornata col fare il pane insieme agli scolari. Credo che sia la pi bella preghiera che possiamo rivolgere al cielo.
Un mio zio, che lavorava a Milano e faceva i turni, non ne poteva pi di quel chicchirich che gli interrompeva il sonno fuori orario e cos una mattina diede un pugno di tanta potenza sul coperchio del cassone che da quel momento il gallo rimase muto per tutto il resto dei suoi giorni. Intanto io ero diventato bravo a lavorare la pasta nelle varie forme che allora si davano al pane: le rosette, le banane, i cornetti, i filoncini col taglio di traverso. Pericle il fornaio ea un vero maestro nel mettere in fila le michette su una lunga stecca di legno a volte cos carica che si incurvava come un arco teso e la infilava nel forno costruendo una disposizione geometrica perfetta. La moglie di Pericle si chiamava Rosa. Era donna ancora giovane ma aveva gi i capelli grigi. Era lei che serviva in negozio. Parlava sotto voce, sempre gentile con tutti. Conosceva bene tutta la sua clientela E le condizioni delle famiglie pi povere meglio del confessore. Cos capitava che confidasse a suo marito: E gi suonato lAngelus e la Bice del Pelio non ancora venuta a ritirare il pane. Pelio era il nome del ciabattino (il suo vero nome era Ampelio che in dialetto diventava Pelio). Era una famiglia . con molti figli e per questo ancora pi povera. E se la Bice non passava a ritirare il pane era perch non poteva pagare e si vergognava. Allora la moglie di Pericle mi mandava a portare il sacchetto con la solita quantit per sfamare tutti quanti i figli e senza neanche il libretto da segnare il debito. Il pi grande dei figli di Ampelio era stato il mio pi grande amico fin da quando eravamo piccoli e si chiamava Angelino. Angelino del Pelio, appunto. Da quei giorni cos lontani passato pi di mezzo secolo. Fino a pochi anni fa, chi ricordava con affezzione il mondo e la cultura contadina era considerato un ingenuo nostalgico. Ora, molti segnali inquietanti sul nostro destino ci fanno riconsiderare la necessit di una nuova alleanza con la terra. La terra come zolla dove si perpetua la rigenerazione della Vita. E invece siamo minacciati da progetti scellerati che hanno in s i presupposti di una distruzione senza ritorno della natura. I popoli delle societ avanzate sono diventati estranei alle sorti della terra che ci deve nutrire. Per anni abbiamo vissuto di un economia dello spreco e della spazzatura. Un terzo del pane che fino adesso si produce da noi ogni giorno viene buttato via: Ma tra poco sar la Terra stessa che ci costringer a mettere giudizio. Come dice Evelyne Pieiller: Non sar la fine del mondo, ma la fine del nostro mondo. E aggiungo unaffermazione di Jorge Luis Borges: "Non ci credo pi al progresso. Che sia un progresso?. A proposito del pane: nelle case dei contadini non si sprecava neanche una crosta del pane avanzato e la saggezza delle
E quante altre occasioni di felicit ho provato da ragazzo nel partecipare ai lavori della campagna. La cosa pi bella, a quei tempi, era che tutti in famiglia dovevano prestarsi a fare quel che cera da fare. E cos il lavoro dei contadini univa la famiglia mentre la fabbrica divide. Poi cerano anche momenti di aiuto solidale dove era consuetudine che tutti ci si dava una mano: la trebbiatura del grano, la spannocchiatura del mais nelle sere di fine estate coi racconti degli esempi come le chiamavano i vecchi, storie esemplari appunto, gi sentite tante volte e pure sempre cos avvincenti e ricche di sapienza. E poi i canti degli amori tanto sospirati. Mi piaceva la canzone che diceva: La domenica andando alla Messa, (ac)compagnata dai miei amatori... Mi piaceva perch anche io andavo alla Messa alta della domenica dove avevo visto un volto bellissimo di fanciulla, ancor pi bello dellangelo custode. La vita della corte contadina lombarda era un modello di comunit dove i comportamenti umani, nobili o meschini, erano sotto gli occhi di tutti. Nessuno poteva barare n camuffare i propri sentimenti. Il senso della dignit era un dato distintivo di cui ci si onorava. Col durare della guerra, per, molte cose finirono per mutare e
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- La lezione di Carmen
uannu moru fati finta ca nun moru, diceva Rosa. E cos Carmen Consoli, in collaborazione con Angelo Scandurra, il prof. Sebastiano Ges e il nipote di Rosa Balistreri, Luca ha Torregrossa, deciso di far rivivere, attraverso le foto, i manoscritti, i libri, gli abiti, gli oggetti personali, i dischi e i testi teatrali, la figura della cantautrice siciliana, in una mostra allestita presso il Refettorio Piccolo dei Benedettini, visitabile dal 29 maggio al donne, con un po dacqua e una buona cipolla, ne aveva fatto un piatto di assoluta e rara squisitezza. Oggi fortunato chi ancora pu gustare un pancotto. P.S. Sono stato a rivedere la mia scuola elementare in via Bodio alla Bovisa, che quandero bambino era un rione della periferia estrema e pi povera di Milano. Ho rivisto i corridoi delle aule e sono entrato in quella che era stata la mia classe: La 1B. Ora, la direttrice che mi accompagna, bravissima e appassionata, mi mostra il registro del mio primo anno scolastico 1937-1938 coi nomi di tutti i miei compagni. Ma quel che mi colpisce nel lungo elenco dei dati anagrafici di ciascun alunno che la colonna conclusiva del Giornale di Classe riservata alla Condizione della famiglia. In tutta la scolaresca di quaranta bambini, solo quattro nomi sono qualificati con la definizione civile. Tutti gli altri di condizione operaia. Dunque, esattamente settantanni fa , la condizione operaia non era civile ? Ho scoperto che per civile sintendeva abbiente. E infatti i quattro nomi dei miei compagni privilegiati erano proprio i pi ricchi della classe. Gli altri avevano anche la segnalazione di povero e perfino di poverissimo. E io ero gi uno dei fortunati perch ero classificato soltanto povero. Ma chiss come sarei stato definito se avessero conosciuto la mia vera appartenenza alla condizione contadina. Tutta la mia infanzia, prima dell'et scolare, l'ho vissuta in gran parte dalla nonna materna che aveva un po' di terra coltivata, la stalla con la mucca e il cavallo per i lavori nei campi. E la vita di campagna stata la mia prima vera scuola, quella dove si percepisce la forte sensazione fisica dell'esistere. La luce e il buio: il giorno e la notte. La fame, la sete, il caldo, il freddo. La protezione tenera dell'abbraccio materno, la paura della solitudine, il pianto del dolore. Ma soprattutto, in quel mondo contadino, si imparava a procurarsi da vivere con quello che la natura ha provveduto per la sopravvivenza del genere umano. In quei miei primi anni di vita ho conosciuto quanto poi mi servito a distinguere tra una vita "naturale" e una vita "artificiale".
Domenicale del Sole24ore, Domenica 1 Giugno 2008
Ermanno Olmi
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Il rastrello di Montalbano
Cerco un centro di gravit permanente, che non mi faccia mai cambiare idea sulle cose e sulla gente
asta con queste macchiette di Montalbano!, tuonava un paio di anni or sono l'allora presidente della provincia regionale di Catania, Raffaele Lombardo, mentre arringava la folla intervenuta ad un comizio in Piazza Universit, nel cuore della citt etnea. E lo gridava proprio di fronte al palazzo dove 60 anni prima si recava al lavoro un certo Antonio Canepa, di giorno professore di storia delle dottrine politiche in quella universit, di notte (o ogni qualvolta gli eventi lo richiedessero) Mario Turri, rivoluzionario impenitente. Da quel momento Andrea Camilleri e Raffaele Lombardo sembrano legati da uno strano filo del destino a quella figura inconsapevolmente evocata in quella calda serata. Un legame che i due continuano a trattare con ambiguit, ma dal quale non riusciranno a liberarsi facilmente. E difatti ambiguo stato il loro recente abbocco tra i due, posto a met strada tra la decisione di Lombardo di fare dedicare una via cittadina al nostro professore ed una recente pice teatrale sulla vita dell'indipendentista scritta da Camilleri, anche lui reclutato alla causa Siciliana. Su di un articolo di presentazione pubblicato da Repubblica (ma sempre firmato dal Camilleri) non possiamo che condividere appieno il punto di vista dell'FNS, per cui non ci dilungheremo su un giudizio complessivo. Si deve per rilevare un strana particolarit. Il legame (ideale) di Camilleri con Canepa risale a molti anni addietro, a quando sul finir di guerra il nostro andava in bicicletta da Serra di Falco a Porto Empedocle, come raccontato durante una tappa del Giro d'Italia. Nell'articolo di Repubblica il pap di Montalbano confessa che durante quei tragitti si dedicava anche a qualcos'altro: Chi scrive, allora diciottenne e all'ultimo anno di liceo, venne sorpreso e fermato dalla polizia mentre, munito di un rastrello, sconciava pi manifesti che poteva. Manifesti dell'esercito italiano. E non dei manifesti qualunque, ma la goccia che fece traboccare il vaso dell'insofferenza Siciliana verso il regime italiano, come spiegato nell'articolo. Quindi aggiunge: Ero tutt'altro che separatista. Ero solo un giovane italiano nato in Sicilia che si era sentito gravemente offeso. Alla faccia dell'ipocrisia! Un colpo alla botte ed uno al cerchio...
Ma non ancora questo il punto. L'articolo chiude cos: Antonio Canepa sepolto nel cimitero di Catania, nel viale dei siciliani illustri, vicino a Giovanni Verga e ad Angelo Musco. Allora: sono rincoglioniti i Siciliani che seppelliscono Canepa accanto a Verga ed a Musco, o Camilleri in preda ad una forma di demenza senile che gli fa rinnegare le sue irresponsabili azioni giovanili? Nessuno dei due. Camilleri malgrado l'et furbissimo. Ci rivela che lui non tanto d'accordo con questo pezzo che tuttavia ha diligentemente firmato. Lui da quest'opera teatrale (e da Canepa) per ora ci prende le distanze. Sembra voglia suggerirci che, in vista dell'anniversario della nascita del martire, stia lavorando su commissione. In altre parole, c' uno sponsor dietro. Ed allora seguiamo la sua traccia ed andiamo al sito del Festival di Massenzio, per il quale l'opera stata scritta ed all'interno del quale stata presentata. Bingo. Ricorderete che lo scorso ottobre a Messina si tenne una mostra sull'indipendentismo Siciliano. Tra gli sponsor incredibilmente faceva capolino Capitalia, allora proprietaria del Banco di Sicilia. Invece sul sito del festival romano tra gli sponsor troviamo Unicredit, quella Unicredit che recentemente ha acquisito proprio Capitalia. Ora, se dopo la prima potevamo al massimo proporre una teoria, oggi possiamo tranquillamente dire di trovarci di fronte ad una strategia. Una banca che si occupa di fare propaganda all'indipendentismo siciliano? Dovrebbero essere dei folli. Chi pu avere tanto potere da costringerli a fare una cosa del genere? A meno che... a meno che in Capitalia ieri, ed in Unicredit oggi non ci si stia posizionando favorevolmente in vista dell'arrivo del nuovo ordine che potrebbe presto nascere. Non diamo pi ascolto a chi ci dice ancora che l'indipendentismo fu una 'esaltante stagione vissuta da una minoranza', a chi tra le bombe atomiche, le camere a gas, le atrocit di fascisti e partigiani e le fucilate di Badoglio contro i palermitani che chiedevano il pane, si permette di chiamare l'EVIS una organizzazione terroristica che, nelle parole dello stesso Camilleri (ma siamo nel 2002, ed il nuovo centro di gravit non lo attirava ancora...), 'lasci una lunga scia di sangue dietro di s'. Pur con i piedi in pi staffe, sono tutti pronti al salto. Nel caso in cui. Come per il colpo al cerchio e quello alla botte di Camilleri: lui quel rastrello non lo ha gettato. Lo ha solo nascosto. Ed appena verr il momento, dopo aver messo il bianchetto sul tutt'altro che separatista, non mancher di riprenderlo in mano agitandolo con forza.
http://ilconsiglio.blogspot.com/
Eliminazione totale bambini a sole 29.000 (in un negozio di abbigliamento di Trieste) Funerali a prezzi ridotti. Cinquantasei rate a prezzi bloccati. Affrettatevi (inserto pubblicitario su La Nazione, Firenze) Si avverte il pubblico che i giorni fissati per le morti sono il marted e il gioved (Ufficio Anagrafe di Reggio Calabria) A 3 mesi dalla scomparsa La ricordano la figlia Addolorata ed il genero Felice (necrologio) Regalo cucciolo di mastino docile e affettuoso, mangia di tutto, gli piacciono molto i bambini (annuncio su un giornale) A un anno dalla sua dipartita la moglie ricorda lindimenticabile Felice. Uccello, hai lasciato dentro di me un vuoto incolmabile (necrologio) Qui riposa Benedetta Gaia Bellina, donna instancabile, ha amato la vita, suo marito e tutto il paese (lapide) Gli Insegnanti che hanno un buco lo devono mettere a disposizione del Preside (Circolare del preside relativa agli orari di lezione) Fonte: LObiettivo - Antonio Prestianni - Castelbuono
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Vieni in Sicilia
...te ne innamorerai !
Castellammare del Golfo
La Tonnara di Scopello
Cala marina
VECCHIA MARINA
Oggi chi larma mia cchi scueta E mi veni la vogghia di gridari Pensu ch megghiu fingimi pueta E sulu pi tia mettimi a cantari. E mi ci provu pi tia Casteddammari E pi li fimmini t, pi li t sciuri! Pi li t rutti, pi li t Tunnari Pi li t pisci e li t marinari. Chi su in continua lotta cu stu mari Chi certi voti tantu ginirusu E tantavutri ci d vuccuna amari Specie se bruttu, scuru e timpistusu. Eppuru tutti ti vulemu beni Sia che tempu beddu di bunazza Chi in lontananza si senti li sireni E si vidi lu scogghiu e la puntazza.
Sia chi lu tempu bruttu e a la marina La mariggiata superba e malandrina Rumpi scuggheri, rumpi la banchina E poi ritorna a la vasca Reggina. Chi tempi beddi quannu a la marina appena sagghiati li varcuzzi vinnianu vivi vivi li trigghi a la marina, li sardi, la nunnata e li mirruzzi. Ora per li tempi s canciati, ora la pisca divintata un mbrogghiu, ora li pisci sunnu cungilati, ora un c cchi dda gran trigghia di scogghiu. E un ci su cchi li rizzi e li pateddi e mancu lu zu Ciccu cabbanniava
cun panaru a lu vrazzu di sicci e purpiteddi. Vi vogghiu a tantu. No! A tantu, e si pattiava. E dunni su cchi li piscatura e dunni su cchi li vicchiareddi, chi assettati a lu friddu e la furtura tissianu sempri rizzi e nassiteddi. E dunni cchi Raisi Ciccu Sarcona, e Raisi Cola e Raisi Giuvanninu, tutta genti valenti, genti Bona! Armuzzi bianchi comu un Gersuminu. Eppuru ancora ti po capitare na vecchia varca chi pisca sularina versu scupeddu o versu lu pirali, chi ti ricorda la Vecchia Marina.
Antonino Tesoriere
Antonino TESORIERE figlio di Damiano e di Antonina Foder. Nato a Castellammare del Golfo il 12.11.1908 - morto a Roma il 27.11.1980
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LO STATUTO TRADITO
Commento storico, giuridico ed economico allo Statuto Speciale letto come Costituzione e patto confederativo tra Sicilia e Italia e disamina della sua inapplicazione.
i dice che le premesse siano storicamente fatte per conto in ogni caso delle parti emendate e della differenza, essere saltate. Per evitare che anche questa faccia la formale e sostanziale, tra il testo originario e quello stessa fine, essa sar limitata allessenziale, a quanto attualmente vigente. serve, cio, per una migliore e completa fruizione del testo. Lo spirito di fondo : prima conosciamo e applichiamo, poi, se Il saggio nasce dallinsoddisfazione per una pubblicistica sullo sar il caso, emendiamo, ma sempre in senso evolutivo. Statuto siciliano troppo approssimativa, ora retorica, ora Il quadro che ne risulta quello di unAutonomia eccezionale, riduttiva, ora addirittura riconosciuta, forse anche volgarmente denigratoria, mai subta, dallo Stato italiano, ma La Sicilia, questo il senso profondo dello pienamente consapevole non mai da questo istituita; scritto, se vuole, se nessuno glielo impedisce dellenorme portata di questo unAutonomia eccezionale frutto con la forza dallesterno o dallinterno, documento. di una negoziazione bilaterale ha in s gli strumenti istituzionali per La Sicilia, questo il senso tra due Popoli originariamente profondo dello scritto, se vuole, sovrani che istituiscono tra di risolvere ogni proprio problema. se nessuno glielo impedisce loro un patto confederale. Sul con la forza dallesterno o tema si torner appresso ma, se dallinterno, ha in s gli strumenti istituzionali per risolvere non si puntualizza questo sulla soglia, si rischia di ogni proprio problema. Certo le istituzioni sono soltanto una fraintendere tutto ci che segue. cornice; il dipinto poi pu esservi tracciato allinterno secondo Il testo di legge riportato in corsivo, mentre i nostri le pi diverse ispirazioni. commenti inframmezzati allo stesso sono riportati in carattere Il senso dello scritto non quello della ricostruzione storica normale. La lettura pu anche essere ricorsiva: chi fosse degli eventi che portarono allelaborazione del testo interessato alla parte pi rivoluzionaria dello Statuto, quella attualmente vigente. Lo scritto non quindi orientato al relativa al federalismo fiscale, altrove evocato, qui gi passato, alla mera conservazione, ma rilegge il passato in realt, purtroppo non del tutto operante, salti pure ad unottica chiaramente programmatoria perci orientata, al esempio agli artt. 36 et ss., magari dando una scorsa contrario, proprio al futuro, e con buona pace di chi come il preventiva allart. 20. nostro grande Sciascia vorrebbe assente questo tempo dal Se qualche errore, formale o sostanziale, fosse fatto, se ne chiede scusa preventivamente al lettore che speriamo nostro orizzonte mentale. E tuttavia il commento non pu che prendere le mosse dal benevolo nei nostri confronti, con lauspicio che, in ogni caso, testo storico del 1946, perch pi organico, perch pi fedele a fine lettura questi si senta civicamente e culturalmente un allo spirito originario dello Statuto, perch il suo impianto po pi ricco di prima. Se cos sar la fatica dellautore non ancora praticamente intatto nonostante alcuni piccoli sar stata del tutto vana. emendamenti, non tutti e del tutto opportuni. Si render Massimo Costa
ART.18
L' Assemblea regionale pu emettere voti, formulare progetti sulle materie di competenza degli organi dello Stato che possano interessare la Regione, e presentarli alle Assemblee legislative dello Stato. uasi a ribadire ancora una volta la Sovranit della Regione Siciliana, le pochissime funzioni rimaste al Parlamento italiano (quelle riservate ad esso dalla Costituzione vigente al netto di quelle espressamente delegate all'autonomia ex art.15-17 del presente Statuto), non sono del tutto fuori dalle competenze dell'ARS. Persino
su queste il nostro Parlamento pu votare ed emettere progetti (ad esempio sull'ordinamento delle professioni regolate per legge, o sulla difesa), ma - ovviamente - in questo caso si tratta solo di un voto consultivo, ch altrimenti saremmo in presenza di una vera e propria indipendenza.
ART.19
L' Assemblea regionale, non pi tardi del mese di gennaio, approva il bilancio della Regione per il prossimo nuovo esercizio, predisposto dalla Giunta regionale. L' esercizio finanziario ha la stessa decorrenza di quello dello Stato. All' approvazione della stessa Assemblea pure sottoposto il rendiconto generale della Regione.
orma tecnica, questa, tutto sommato. Il Parlamento approva i documenti finanziari (Bilancio e Rendiconto) come qualunque Parlamento sovrano al mondo, anzi la "Contabilit della Regione Siciliana", per questo articolo, deve necessariamente ispirarsi per quanto possibile a quella dello Stato e non a quella di altri enti locali, in quanto si tratta di contabilit e di bilancio di un ente politico sovrano. E cos stato in buona misura, in uno dei pochi articoli che possa dirsi abbia trovato applicazione e, come in altri casi analoghi,
tale applicazione ha dato buoni frutti essendo la legislazione regionale in materia di bilancio pubblico tutto sommato completa ed all'altezza dei propri compiti anche se ancor suscettibile di progressi e razionalizzazioni. La previsione del mese di gennaio, invece, da riferirsi a quando l'anno finanziario iniziava a luglio. Si doveva cio prudentemente approvare il bilancio 4 mesi prima
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della sua gestione. L'interpretazione attuale della norma, quindi, sarebbe quella di approvarlo oggi entro il mese di agosto per quello che parte dal gennaio successivo. Prudenza e lungimiranza dei padri
statutari che fanno impallidire i moderni gestori degli "esercizi provvisori" o delle approvazioni frettolose dei bilanci sotto le feste natalizie.
uesto articolo, di cui ora commentiamo il primo comma, senza esagerazione alcuna il pi importante di tutto lo Statuto. Esso ha rilievo politico, amministrativo e finanziario. Il punto di vista amministrativo il pi immediatamente evidente, trattando delle funzioni del Governo regionale, e, in virt dellampio potere di delega di questo, di tutta la P.A. siciliana. Il senso politico pi profondo: si tratta di una devolution totale di funzioni amministrative dallo Stato alla Regione dentro i confini del territorio siciliano. Il senso finanziario che, direttamente o indirettamente, la Regione deve non solo introitare (lo si vedr pi avanti) quasi ogni somma accertata nellisola o il cui presupposto dimposta si sia formato nellisola, ma anche SPENDERE OGNI SOMMA PUBBLICA NELLISOLA.
Ma andiamo con ordine. Il Presidente e gli Assessori, cio la Giunta regionale, cio il Governo della Regione, oltre alle funzioni propriamente politiche citate (iniziativa di legge, emanazione di regolamenti, promulgazione di leggi, predisposizione di Bilancio e Rendiconto generale) che per non attengono ancora al potere esecutivo vero e proprio, svolgono le funzioni esecutive e amministrative nelle materie su cui hanno competenza esclusiva e concorrente, nonch ( pleonastico in verit) in materia di ordinamento di enti locali. Cio, nelle materie di propria competenza, anche solo concorrente (ma si visto che su questo la potest legislativa del Parlamento nazionale assai blanda), la Regione emana regolamenti, esercita la propria amministrazione, insomma totalmente sovrana (certo nei limiti nellordinamento costituzionale, degli obblighi internazionali, etc.). Questo significa che, per esempio, non solo la sanit o il corpo forestale o i beni culturali, ma anche luniversit, la scuola, gli ispettorati del lavoro, le amministrazioni delle strade statali, le direzioni provinciali del tesoro, gli istituti previdenziali e tutto quantaltro rientra nelle competenze regionali dovrebbe dipendere, anche gerarchicamente, dalla Regione (o da enti locali o funzionali a cui questa delegasse i propri poteri). Su tutto ci (il 90-95 % dellamministrazione dello Stato italiano) i Ministri romani vedrebbero fermare i propri poteri sullo Stretto di Messina. Da qui la considerazione sopra esposta che non di Assessori regionali, ma di veri e propri ministri regionali si tratta. Da qui anche linfondatezza di talune statistiche sul numero dei dipendenti regionali che s certo eccessivo ma che non lo se questa amministrazione si fa carico di compiti che in altre regioni sono a carico dello Stato. Ma c di pi e lo vediamo al comma successivo. Sulle altre non comprese negli articoli 14, 15 e 17 svolgono unattivit amministrativa secondo le direttive del Governo dello Stato. Sulle altre? Perch ne restano altre? Ah, s, sulle poche, pochissime altre che la Regione in teoria non pu toccare (se non con le mere proposte ex art.18). Ma, a questo punto, ci si chiede, perch non si detto eccetto quelle militari o dizioni similari? Quali sono le altre?
Lordinamento giudiziario e carcerario, ad esempio; il mantenimento dellordine pubblico e gli interni (su cui, a scanso di dubbi, torna il successivo art. 31); pochissime altre funzioni sovrane, fra quelle previste come statali dalla riforma del Titolo V e non devolute alla Regione (che so? la metrologia, il coordinamento informatico delle pubbliche amministrazioni) e, finanche, perch no, la difesa. E che succede su queste altre? Lo Stato manda, come oggi, i suoi dipendenti e funzionari? No! Nulla di tutto ci. Anche su queste la Regione assume la responsabilit, non pi esecutiva, ma solo amministrativa. Su queste funzioni, quindi, il Governo della Regione diventa organo gerarchico della P.A. dello Stato italiano, con lobbligo di attenersi alle sue disposizioni, ma sovraordinato gerarchicamente ad ogni organo subalterno. vero che si tratta solo di unattivit amministrativa, ma la sua portata semplicemente straordinaria. Di fatto la Regione organizzerebbe sotto la propria responsabilit ogni ambito della vita associata. Di fatto lo Stato italiano manterrebbe in Sicilia soltanto il suo Commissario a Piazza Principe di Camporeale a Palermo, magari circondato da quattro carabinieri, come una sorta di ambasciatore, di plenipotenziario, di legato, dellItalia in Sicilia e nulla pi. Anche su queste funzioni i Ministri romani, per dare un ordine ad un ufficio subalterno in Sicilia, dovrebbero passare dal competente Assessore siciliano. Di fatto siamo ad una vera e propria Confederazione della Sicilia con lItalia, altro che semplice autonomia speciale! Anche volendo rimandare a tempi migliori lorganizzazione delle Forze Armate in Sicilia (Vedi addenda al termine di questo saggio), il Nostro Governo avrebbe tutti gli strumenti per non aspettare niente da nessuno e organizzare ogni aspetto della vita pubblica. Essi sono responsabili di tutte le loro funzioni, rispettivamente, di fronte allAssemblea regionale ed al Governo dello Stato. Il 3 ed ultimo comma di questo fondamentale articolo richiama, per, la Regione alle proprie responsabilit. La Nostra non autonomia del privilegio e del bengodi, come dicono i malevoli nemici dellAutonomia. Noi non vogliamo lAutonomia con i soldi degli altri. Intanto sulle funzioni proprie, anche soltanto concorrenti, il Nostro Governo risponde solo ai propri elettori per mezzo del Nostro Parlamento. Nessun altro obbligo verso Roma o Bruxelles! Per le funzioni sovrane (difesa, giustizia, interni, etc.) rispondiamo rispettosi alle direttive del Governo di Roma. Ma questo comma ha un implicito passaggio di natura finanziaria. Se tutte le funzioni amministrative sono della Regione, gravano tutte sul suo bilancio. Ma a chi tocca pagare in ultima istanza? Ai Siciliani stessi, o al Governo italiano? Lo Statuto sembra tacere. Ma una sola pu essere linterpretazione logica. Sulle funzioni delegate dallo Stato (per le quali lo Stato riceve fra laltro dai Siciliani i tributi minori specificati dallart.36) lo stesso Stato che fissa il costo del servizio attraverso le proprie leggi deve corrispondere le somme necessarie. Sulle funzioni proprie concorrenti (sanit, previdenza, etc.) sar la Regione che,
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anche progressivamente nel tempo, dovr imparare responsabilmente a farsene carico, fatto salvo che una perequazione parziale ex art. 119 Cost. potr (e dovr) esser data in ordine al mantenimento degli standard minimi di servizi al cittadino e in relazione al differenziale di capacit contributiva tra Sicilia e resto dItalia. Sulle funzioni proprie ed esclusive la Sicilia dovr imparare in fretta a non chiedere niente a nessuno, fatte salve eventuali norme transitorie per chiudere progressivamente con un passato di assistenzialismo e di lavoro pubblico precario.
Se la Sicilia assumer su di s il costo dei servizi pubblici, con le gradualit che rendano tutto ci possibile, chi potr dire a Roma o Bruxelles, che la sua politica tributaria autonoma sia aiuto di stato? Essa lo sarebbe n pi n meno che come quella di uno stato sovrano che fissa liberamente il proprio carico impositivo. E questo a prescindere dalla negoziazione con Bruxelles di aiuti transitori che potrebbero interessare tutto il Mezzogiorno italiano. LIrlanda non chiede pi a Londra sussidi per i propri servizi pubblici. Dobbiamo quindi imparare a fare altrettanto se ne vogliamo imitare il modello.
( 5. - Continua )
E cosa dire della vecchia seicento dello zio Giovanni, delle cabine a righe bianche e blu dei bagni Vittoria ora invase dai pontili del ferribotto, da oli e sporicizie varie, laddove i lidi offrivano ombre e refrigerio. No non suona gi da tempo la banda dei miei sogni e in fondo al viale non rimasta neanche la canzone. Sono chiusi per sempre i magazzini generosi di mercanzie e ormai soltanto bancarelle esotiche riempiono le assolate ore della via con prodotti scadenti di qualit e di gusto. Ma Sicilia sono tante: Sicilia babba, fino a sembrare stupida, Sicilia sperta, capace di violenze e cattiverie e Sicilia pigra, formica che si estenua nellangoscia della roba, Sicilia cicala che recita la vita sempre come un copione di carnevale ed anche. quella verde dei nebrodi, quella bianca delle saline di Trapani, quella gialla dello zolfo di Pietraperzia, quella purpurea delle falde dell'Etna, ma sempre Sicilia che si sporge da un crinale di vento in un accesso di abbagliato delirio. Io, fingo tremore e sorrido a chi non puo' sapere "quale vento forte m'ha cercato" .... Messina, scillaecariddi del ricordo, fatamorgana dell'immaginazione, come Isola della mente, non esiste pi.
Il mondo quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l'inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno l a guardare.
A. Einstein
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Eugenio Preta
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awhar al-Siqilli (Sicilia, circa 911 - Lu Cairu, 28 di jinnaru 992) fu lu ginirali sicilianu ca criau lu cchi granni mperu islmicu fatimita (sciita) d storia, cunquistannu tuttu lu NordAfrica (u Maghreb), l'Egittu e a Siria. Iddu funnau puru la citt di al-Qahirah (lu Cairu) e la granni moschea di al-Azhar, la cchi antica universit d munnu. A voti al-Siqilli ha statu scrittu as-Siqilli, as-Saqali o as-Saqalli ni diffirenti trascrizziuni. Puru la Sicilia ha stata chiamata Saqalyah o Siqilyah 'n diffirenti pichi e dialetti rabbi. As-Siqilli signfica lu Sicilianu e accuss canusciutu ntra tuttu lu munnu islmicu d Maroccu nzinu a l'Indunesia: s nomu era Abul al-Husain Jawhar ibn-Abdullah. Jawhar lu Sicilianu ha statu nzinu Saladinu lu cchi granni eroi di tuttu l'Islam. Ancora oi lu cchi granni d l'eroi sciiti e nt particulari di l'ismaeliti. 1. Vita Jawhar nascu e campau 'n Sicilia e li s patri ranu siciliani, ma nun si canusciunu ducumenti unni si dici n'quali citt e cu foru li s cantannavi. La raggiuni ca iddu era liatu a n'gruppu di Mowlas (nun-rabbi) siciliani c'avanu statu purtati n'schiavit d Jazeera (al-Jazeera signfica l'sula n rabbu) di Sicilia citt santa di Kairouan (Tunisia), capitali d califfatu fatimita n'Africa nord-occidintali. S patri Abdullah (ibn-Abdullah significa figghiu di Abdullah) s'ava cunvirtutu a l'Islam gi nn Sicilia, ma li s nannavi ranu cristiani ortodossi e tempu nun era custumi n'Africa tracciari l'orggini di chiddi ca nun avanu nomi rabbi o musulmani. Jawhar addivinni attinnenti d califfu al-Mansur e nt 952 vinni sbbutu libbiratu di lu novu califfu al-Mui'zz ca lu midsimu annu ava succidutu a al-Mansur e iddu immantinenti lu nmmina Katib (secretariu di Statu). Nt'al-annu 959 addivinni cchiuassai mpurtanti: veni a ssiri numminatu puru Vizir e cumannanti n'capu di l'armata fatimita. Chidd'annu Jawhar accumincia e cunchiudi la cunquista di
Dd stapi e accuverna lu paisi p quacchi annu. Nt fivraru d 969 Jawhar era gi clibbri e cunzidiratu insustitubbili di lu califfu al-Mui'zz, ca pinzava ca nuddu utru putissi arrinsciri a cunquistari l'Eggittu, ma iddu s'ammarau e picca spiranzi appi p s vita. Si nun avissi cchi campatu nuddu utru avissi pigghiatu lu s postu: lu califfu avissi rinunziatu a la cunquista. Jawhar si salvau e quannu ca fu di novu forti, nt primavera, accuminciau la cunquista di l'Eggittu. Rapidamenti cunquistau la citt di Alessandria. Dd fici n'modu ca li surdati nun facssiru danni ni massacri e ditti puru premi e onuri a issi p dissuadrili d pigghiari buttini di guerra. Cu stu viticu di granni putenza e benuvulenza itti versu la citt di Al-Fustat, ca sbbutu s'arresi. Jawhar accittau tutti li trmini d trattatu di resa e firmau nu magnnimu trattatu di paci, garantennu la vita e li propriet di tutti, quinni addivinu cuvernaturi di l'Eggittu. Lu s cuvernu veni cunzidiratu assai ntilligenti, binficu e tulliranti, picch fici nsciri l'Eggittu di na longa carista, na granni puvirt e iper-inflazziuni d prezzi, vinsi la criminalit e
pirmittu a tutti libbirt di riliggiuni. Lu midsimu jornu d cunquista, lu 6 di giugnu 969, iddu tracciau lu disignu e accuminciau la custruzziuni di al-Qahirah (u-Cairu) e d Qasral (lu casteddu d citt). Nt 970 accuminzau la custruzziuni d granni moschea di alAzhar, e nt 22 giugnu d 972 la moschea fu cunsacrata e graputa cultu. Nt 970 ava anviatu lu s esrcitu na Siria e ava subbutu cunquistatu lu paisi, ma la situazziuni canciau quannu li Karmati aiutaru li Siriani. Nt 972 li Siriani e la coalizziuni d Karmati attacaru l'Eggittu ma Jawhar, pigghiannu lu cumannu d s esrcitu, li scunfissi tutti. La Siria accuss vinni sbbutu ricunquistata 'n maniera definitiva. Jawhar veni sempri arricurdatu comu nu granni Katib, nu pulticu ntilligenti e nu granni amministraturi. Dipart di stu munnu Cairu lu 28 di jinnaru d 992 quannu ava cchi di na quattruvintina d'anni (forsi 82). Si dici ca ddu tempu nun ci fussi nuddu puita ca nun avissi scrittu d versi p chinciri la s prdita e laudari la s libbiralit. (wapedia.mobi/scn/Jawhar_al-Siqilli)
A TAVOLA!
Calamari fritti
er preparare uno dei piatti di pesce pi appetitosi non occorre una grande perizia, ma solo del pesce veramente fresco e di ottima qualit. Lavare e pulire l'interno dei calamari, avendo cura di estrarre la spina dorsale, sflilandola dalla parte superiore vicina alla testa. Preparate in un piatto la farina adatta alla frittura del pesce. In genere di rimacino. Passatevi i pesci, i gamberi con la buccia e i calamari tagliati ad anelli, ma solo dopo averli fatti accuratamente scolare dell'acqua in eccesso. Friggete in olio - meglio se d'oliva - ben caldo e posate la frittura sopra una carta in modo che essa possa assorbire l'olio in eccesso. Spruzzare con qualche goccia di limone e salare q.b. Servire caldi, dopo avere tolto la carta ormai piena dell'olio in eccesso.
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L'
Un popolo pi piccolo dei Siciliani, ma da cui noi abbiamo tanto, tantissimo da imparare, ha dato una lezione all'Europa intera dei burocrati e delle banche, all'Europa "tappetino" di fronte alle politiche americane, all'Europa che fa carta straccia di ogni possibile uso della nostra Autonomia con la complicit dei ministri italiani nel Consiglio". Ma perch devono votare solo gli irlandesi su una cosa cos importante? Tutti gli europei devono decidere che Europa vogliono, non "per noi" i Parlamentari che ... non ha eletto nessuno! Ci riproveranno, ci riproveranno ancora e poi ancora. Noi lotteremo a fianco di tutti i popoli europei e di tutti i movimenti che lottano per la libert, contro tutti i centralismi, italiani ed europei, forti coi deboli e deboli coi forti, nemici delle famiglie, dei lavoratori, delle piccole imprese, della morale naturale, della libert, della vera democrazia, asservite ad un disegno di governo del mondo, ormai nemmeno pi tanto oscuro. Se ci dev'essere un'Europa, sar quella dei popoli liberi. E per noi anche peggio perch ancora la Sicilia non nemmeno libera come le altre nazioni europee. Ma oggi festeggiamo i musi lunghi che ci devono essere tra Bruxelles e Francoforte! W la Sicilia, W i popoli europei, W la libert!!!
I risultati sono, voglio sperare, un messaggio chiaro per tutti. E una vittoria della libert e della ragione su progetti elitari artificiali e sulla burocrazia europea. Il progetto di trattato di Lisbona finito oggi, con la decisione degli elettori irlandesi, e la sua ratifica non pu continuare. Vaclav Klaus
Gli oligarchi-burocrati si erano fatti una legge. La legge diceva: il trattato di Lisbona privo di valore legale (null and void) se un solo Stato membro non lo ratifica.Oggi che l'Irlanda ha rifiutato di ratificare, Napolitano sostiene che il Trattato di Lisbona resta in vigore e la volont di un solo Paesa non conta nulla, perch piccolo.
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impolitici tedeschi credono meglio abbandonare ai tecnici, secondo loro immacolati. Soprattutto, i consumatori germanici vedono linflazione che galoppa.
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mettono il loro gruzzolo in banca (al tasso massimo del 3,20% pronti-contro-termine) o in BOT al 4,6% (lordo), si accorgono di venire - ancora una volta - semplicemente derubati dei loro risparmi dalle banche usurarie. Le quali in Europa si procurano il denaro di cui hanno estremo bisogno dati i loro problemi di liquidit, a costo zero. Anzi negativo. Il liberismo terminale non retribuisce il capitale, lo tosa e lo distrugge. In tutto il mondo la ruberia dei risparmi in corso, con tassi bancari che regolarmente non coprono linflazione. La finanza anglo-americana accusa (come al solito) gli altri, anzitutto i Paesi emergenti (2). Per esempio la Russia, dove linflazione supera il 15% ma linteresse che si d ai depositi non arriva all11%. O il Vietnam, inflazione al 25%, e interessi al 12%. Ma naturalmente la causa motrice di tutto la Federal Reserve: che per tenere a galla le sue banche speculatrici e in rovina non ha fatto che abbassare i tassi, perch abbiano denaro a basso costo. Ci favorisce gli USA - dove non esistono risparmiatori, ma solo indebitati, dalle famiglie allo Stato, quindi favoriti dai bassi tassi - ma un disastro per Paesi dove si risparmia ancora. Come in Germania o, sempre meno, in Italia. Attualmente 3 miliardi di esseri umani nel mondo sono sotto la bufera dellinflazione che rode i loro averi monetari. Senza contare lo Zimbabwe (inflazione, un milione per cento) si va dal 25-30% di Argentina e Venezuela, al 21% egiziani; dal 14% del ricco Katar all8-9% di Cina e India, che forse l11-12%. La causa, ovviamente, sta negli Stati Uniti: che stanno facendo pagare il loro immenso deficit commerciale e pubblico agli altri, svalutando il dollaro. Quanto agli altri, i loro governanti e capi delle Banche Centrali hanno creduto di fare i furbi comprando a man bassa buoni del Tesoro USA per mantenere alto il tasso di cambio delle loro monete, e dunque pi competitive le loro esportazioni. Hanno comprato i Bond americani stampando la loro moneta nazionale in libert: ora questa affoga i mercati interni causando la fiammata inflattiva, mentre i Bond USA che hanno accumulato in cassaforte si sciolgono come gelati dagosto. Ora stanno diversificando comprando euro, attratti dal tasso di ben due punti pi alto che quello del dollaro. Ma dato che Trichet ha anche lui stampato moneta per salvare le banche, leuro un ben pericoloso rifugio contro linflazione. Trichet vuol far credere di controllare linflazione tenendo fermo il tasso ad oltre il 5%, e minacciando di aumentarlo. Ma se proprio volesse prendere la misura reale, dovrebbe alzare il tasso pi dellinflazione, ossia sopra l8%, per retribuire i risparmi. Il che ovviamente improponibile, con i milioni di gente che ha il mutuo a tasso variabile e le aziende che gi non riescono ad esportare. Ma con le mezze misure non si ottiene nulla. Finch si adottano mezze misure, i prezzi non caleranno, e avremo inflazione pi stagnazione. Se non dovessimo mangiare ogni giorno, sarebbe interessante osservare come il sistema liberista mondiale imposto dal Washington consensus, e portato allassurdo dogmatico da Bush, si stia sgretolando pezzo per pezzo. La globalizzzazione aveva promesso prezzi bassi, e tutto rincara. I tedeschi non credono pi alleuro e hanno di fatto ricreato il marco. Le banche americane, nonostante tutti i sostegni pubblici della Federal Reserve, continuano a crollare (lultima la Lehman). La Turchia, membro della NATO e soggetta agli USA, ha praticamente stretto unalleanza con lIran, scambiando con Teheran intelligence e coordinando le azioni militari contro il comune nemico, i kurdi (3). Le minacce di Bush e di Israele allIran hanno leffetto di rincarare ogni volta di pi il prezzo del petrolio, con ci
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mettendo nelle tasche dellIran profitti sempre maggiori, ed aumentandone limportanza strategica nella regione agli occhi di Cina ed India, i suoi clienti (4). Quanto alla Cina, met delle 800 fabbriche di scarpe nel Guangdong hanno chiuso, e migliaia di piccole fabbriche tessili hanno il fiato corto (per cause convergenti: inflazione, apprezzamento dello yuan, costo dei trasporti crescente, rincaro dellenergia). La federazione industriali di Hong Kong avverte che diecimila aziende che operano nella Cina meridionale potrebbero presto fallire. Insomma la globalizzazione predicata dalle armi USA sta crollando su se stessa, spargendo miseria anche fra i favoriti. Il tutto sotto un regime di menzogna ufficiale che gabella linflazione al 5%, come le armi di distruzione di massa di Saddam e la bomba atomica di Teheran. In questa situazione, c per qualcuno che continua a credere che Bush sia un buon cristiano ed abbia fatto la cosa giusta: il Santo Padre. Ovviamente, meglio informato di noi: dal cardinal Bertone - il segretario di Stato tifoso di calcio - e dal politologo Vittorio Emanuele Parsi, messo in cattedra alla Cattolica come fantolino di Ruini, e che sta ancora studiando da Katz. Alle elementari.
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