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I ‘liberti’ di Claudio di Ilaria Milano Libertorum praecipue suspexit Posiden spadonem, quem etiam Britannico triumpho inier militares viros hasta Pura donavit; nec minus Felicem, e} cohortibuse:alis provinciaeque ludacae praeposuit, um recineana afte et Harpocran, cui lectica per urbem vehendi spectaculague publice edendi ius tr. buit; ac super hos Polybium a studiis, qui saepe inter duos consules ambulabat, sed ante omnis Narcissum ab epistulis et Pallantem a rationibus, quos decreto quoque senatus non praemiis modo ingentibus, sed et quaestoriis praetorisque ‘ornamentis honorari libens passus est; tantum praeterea adguirere el rapere, ut querente e0 quondam de fisci exiguitate non absurde dictum sit, abundaturum, si a duobus libertis in consortium reciperetur. Nella sua rubrica dedicata ai potenti liberti imperiali di Claudio, Svetonio (Claud. 28) ricorda che il princeps accord® particolari favori all’ eunuco Poside, che hasta pura donavit; a Felice, divenuto eccezionalmente procuratore di Giudea; ad Arpocrate, cui attribui il diritto di farsi portare in lettiga per Roma; a Polibio, a studiis, e pitt di tutti a Narcisso, ab epistulis, e a Pallante, a rationibus. Pur avendo facile accesso all’archivio imperiale, il biografo dei Cesari, nella sua minuziosa descrizione per species degli aspetti della vita dei principes, omette quello che potrebbe sembrare un dettaglio soverchio sui nessi che lega~ vano Claudio ai suoi celebri liberti. Con la restante tradizione antica, egli parla di ‘liberti*, ma non si ferma a spiegare alcuni passaggi tecnici che interesserebbero & che forse meriterebbero un’ulteriore riflessione. Svetonio, infatti, rientra eviden- temente in quella ‘rangia di intellettuali in aperta polemica contro Claudio e la sua utilizzazione dei membri della familia Caesaris, messi a capo di un nuovo nu- cleo amministrativo. Per un lungo periodo viene elaborato a livello letterario lo steteotipo del rozzo liberto per il quale la concessione della liberta, della cittadi- nanza e acquisizione di una grande riechezza non possono compensare la man- canza di uno spirito libero. In parallelo, cosi, di Claudio emerge il tratto vizioso ed ignavo di una personalita debole sottomessa a quelle delle mogli o dei liberti, incline ora a queste ora a quelli, secondo chi lo avesse per ultimo persuaso. Tuttavia, negli anni di Claudio, come é noto, si assiste alla nascita di forme di organizzazione amministrativa affidate a ‘dipartimenti’, che cominciano a sgan- Desidero ringraziare il prof. Mario Pani per la guida costante e la prof.ssa Marcella Chelotti Per gli utili consigli. aria Milano 258 mle ggono origine, per acquisire carat. 1si dall’ambito domestico, eat cual Pa aa ee te pi) Sh Pi rd sreterie affidate pid che altro a liberti imperiali, In individual in una serie di segreterie 3 Poa Jel governo dell impery ues OP aleuni uffici come quello ab epistulis (preposto al va. sear caecondenza imperile): quello a libellis e a cognitionibus (che s pe aseorl he dei privati e delle questioni giudiziarie); quello a ratio. min cul competeva Pamministrazione finanziara del patrimoni). Il princeps Concesse a quest libert, un potere che restava perd svincoato dag organi dela res publica e, di fatto, ‘privatistico’, dal momento che costoro dovevano rispon- dere dei loro atti solo all’imperatore e a nessun altro controllo, Nonostarte la suecessiva tradizione, come s°& detto, sia spesso esplicitamente ostile alle figure di questi celebri liberti (Plinio il Vecchio, Plinio il Giovane, Ta- cito, Epitteto) e sebbene alcuni tra i moderni studiosi ' abbiano ridimensionato il ruolo di queste figure nell'ambito di qualunque forma di iniziativa politica da Parte dell'imperatore Claudio, l'impatto della nuova organizzazione fu certo epocale. Un tale orientamento della realt’ amministrativa dal centro alla peri- feria, attraverso uno strumento gestito da schiavi e liberti imperiali, non poteva non proiettare la res publica in una forma nuova. Possiamo cogliere alcune tracce della percezione della impostazione del nuovo impegno in alcune opere, pur se di carattere adulatorio. Esse oltre alla cor- ianeria, esprimono, forse inavvertitamente, una sorta di “ideologia” del ser- vizio dei membri della familia Caesaris. Si tratta di due consolationes: la Conso- latio ad Polybium di Seneca ¢ la consolazione di Stazio a Claudio Etrusco, per la morte del padre (Silvae 3. 3). Seneca, in esilio, venuto a conoscenza della morte del fratello di Polibio, a libellis, cerca di avvantaggiarsi dell’ occasione cele- brando, attraverso il liberto, lo stesso imperatore e la sua funzione publica. I! la- voro di Polibio viene insistemente misurato con quello del princeps e cosi una ‘grande schiaviti’ diventa una ‘grande fortuna’ (ad Pol, 6. 5). Al liberto, difatti, cosi come al principe, non é lecito fare alcunché a proprio arbitrio: deve ascol- tare migliaia di persone, disporre in ordine tante pratiche, nonché una grande massa di affari che convergono da tutto il mondo, Inoltre, ricorda come ex quo se Caesar orbi terrarum dedicavit, sibi eripuit {...] numquam illi licet subsistere nec quicquam suum facere: ad quendam itaque modum tibi quoque eadem ne- cessitas iniungitur (ad Pol. 7. 2). La dedizione de! liberto imperiale al suo lavoro, al suo mandato, dunque, totale. Egli vi -ivolge la maggiorparte del suo tempo, vi impiega un gran numero di energie, rinunciando altresi alla vita privata, E questo anche il caso, come s°® ett, di un alto liberto imperiale, il padre di Claudio Etrusco, a rationtbus, che ifizid la sua carrera nell'ambito dell'ufficio sotto Claudio e il cui operato viene decantato in ef flavia. Stazio, infatti,ricorda la ponderosa mole di yncombenze teris ' Levick 1978, p. 80; Levick 1990, pp. 81-91, [ibert di Claudio 259 che egli doveva regolare, estendo i beni ek : le ms Fimpero. In quella che viene definita‘agnia often

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