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Avvegna che la subitana fuga Benché la fuga improvvisa avesse

disperso le anime lungo la spiaggia,


dispergesse color per la campagna, verso il monte dove la giustizia divina
rivolti al monte ove ragion ne fruga, 3 ci tormenta, io mi strinsi alla mia guida
fidata: e come sarei andato senza di
lui? chi mi avrebbe fatto salire su per
i’ mi ristrinsi a la fida compagna: la montagna?
e come sare’ io sanza lui corso?
chi m’avria tratto su per la montagna? 6

Egli mi sembrava punto dal rimorso: o


El mi parea da sé stesso rimorso: coscienza dignitosa e pura, quale
o dignitosa coscienza e netta, amaro tormento provoca in te il
come t’è picciol fallo amaro morso 9 minimo errore!

Quando i suoi piedi lasciarono la fretta


Quando li piedi suoi lasciar la fretta, che sminuisce a ogni atto il decoro, la
mia mente, che prima era fissa su un
che l’onestade ad ogn’atto dismaga, solo pensiero, si allargò come
la mente mia, che prima era ristretta, 12 desiderosa di vedere altro, e così io
rivolsi lo sguardo al monte che si erge
al cielo più alto di qualunque altro.
lo ‘ntento rallargò, sì come vaga, Il sole, che splendeva rosso alle mie
e diedi ‘l viso mio incontr’al poggio spalle, era interrotto davanti a me dal
che ‘nverso ‘l ciel più alto si dislaga. 15 mio corpo che faceva ostacolo ai suoi
raggi (proiettavo sul suolo la mia
ombra).
Lo sol, che dietro fiammeggiava roggio,
rotto m’era dinanzi a la figura,
ch’avea in me de’ suoi raggi l’appoggio. 18

Io mi volsi dallato con paura Io mi voltai a lato con paura di essere


d’essere abbandonato, quand’io vidi abbandonato, quando vidi che c'era
l'ombra solo davanti a me;
solo dinanzi a me la terra oscura; 21

e Virgilio cominciò a dirmi con grande


e ‘l mio conforto: «Perché pur diffidi?», attenzione: «Perché continui a
a dir mi cominciò tutto rivolto; diffidare? non credi che io sia qui con
«non credi tu me teco e ch’io ti guidi? 24 te a guidarti?

Vespero è già colà dov’è sepolto È già sera là dove è sepolto il corpo
lo corpo dentro al quale io facea ombra: nel quale io facevo ombra: è a Napoli
ed è stato traslato lì da Brindisi.
Napoli l’ha, e da Brandizio è tolto. 27

Ora, se di fronte a me non proietto


Ora, se innanzi a me nulla s’aombra, un'ombra, non stupirti più del fatto che
non ti maravigliar più che d’i cieli i cieli non impediscono dall'uno
che l’uno a l’altro raggio non ingombra. 30 all'altro il passaggio della luce.

La volontà divina fa sì che corpi simili


A sofferir tormenti, caldi e geli (inconsistenti) soffrano tormenti fisici,
il caldo e il gelo, e non vuole che noi
simili corpi la Virtù dispone sappiamo come ciò sia possibile.
che, come fa, non vuol ch’a noi si sveli. 33

Matto è chi spera che nostra ragione È folle chi spera che la nostra ragione
possa trascorrer la infinita via possa percorrere la via infinita che
tiene una sola sostanza in tre persone
che tiene una sustanza in tre persone. 36 (possa comprendere il dogma della
Trinità).
State contenti, umana gente, al quia; Accontentatevi, uomini, di ciò che vi è
ché se potuto aveste veder tutto, stato rivelato; infatti, se aveste potuto
mestier non era parturir Maria; 39 vedere tutto, non sarebbe stato
necessario che Maria partorisse
Gesù;
e disiar vedeste sanza frutto
e avete visto desiderare invano (di
tai che sarebbe lor disio quetato, sapere tutto) filosofi tanto profondi
ch’etternalmente è dato lor per lutto: 42 che, se ciò fosse possibile, avrebbero
appagato il loro desiderio, il quale
invece è la loro pena eterna: io parlo
io dico d’Aristotile e di Plato di Aristotele, di Platone e di molti
e di molt’altri»; e qui chinò la fronte, altri»; e a quel punto chinò la fronte,
e più non disse, e rimase turbato. 45 senza aggiungere altro e restando
turbato.

Noi divenimmo intanto a piè del monte; Noi intanto eravamo giunti ai piedi del
monte; qui trovammo la parete
quivi trovammo la roccia sì erta, rocciosa così ripida che invano
che ‘ndarno vi sarien le gambe pronte. 48 avremmo cercato di scalarla con le
nostre gambe.
Tra Lerice e Turbìa la più diserta, La roccia più scoscesa e impervia in
Liguria (tra Lerici e La Turbie) al
la più rotta ruina è una scala, confronto di quella è una scala di
verso di quella, agevole e aperta. 51 facile accesso.

«Or chi sa da qual man la costa cala», Il mio maestro, fermando il passo,
disse ‘l maestro mio fermando ‘l passo, disse: «Ora chissà da quale parte la
«sì che possa salir chi va sanz’ala?». 54 parete è meno ripida, così che possa
salire chi non è dotato di ali?»

E mentre ch’e’ tenendo ‘l viso basso E mentre lui, tenendo lo sguardo a


terra, rifletteva sul cammino da
essaminava del cammin la mente, intraprendere, e io guardavo in alto
e io mirava suso intorno al sasso, 57 intorno alla roccia, vidi da sinistra
arrivare un gruppo di anime che
camminavano verso di noi, e non
da man sinistra m’apparì una gente sembrava neppure tanto procedevano
d’anime, che movieno i piè ver’ noi, lentamente.
e non pareva, sì venian lente. 60

Io dissi: «Maestro, alza lo sguardo:


«Leva», diss’io, «maestro, li occhi tuoi: ecco chi ci fornirà indicazioni, se tu
ecco di qua chi ne darà consiglio, non le puoi trovare da te stesso».
se tu da te medesmo aver nol puoi». 63
Lui allora guardò e con aspetto
Guardò allora, e con libero piglio sereno rispose: «Andiamo in là,
rispuose: «Andiamo in là, ch’ei vegnon piano; poiché essi vengono piano verso di
noi; e tu rafforza la tua speranza,
e tu ferma la spene, dolce figlio». 66 dolce figlio».

Dopo che avevamo percorso mille


Ancora era quel popol di lontano, passi, quella schiera distava ancora
i’ dico dopo i nostri mille passi, da noi lo spazio che un buon
quanto un buon gittator trarria con mano, 69 lanciatore coprirebbe scagliando un
sasso con la mano, quando essi si
strinsero tutti alla parete rocciosa del
quando si strinser tutti ai duri massi monte e rimasero fermi lì, proprio
come si ferma a guardare chi va ed è
de l’alta ripa, e stetter fermi e stretti in dubbio.
com’a guardar, chi va dubbiando, stassi. 72
Virgilio iniziò: «O spiriti morti in grazia
«O ben finiti, o già spiriti eletti», di Dio e scelti per la salvezza, in nome
Virgilio incominciò, «per quella pace di quella pace che credo tutti voi
ch’i’ credo che per voi tutti s’aspetti, 75 attendiate, diteci dove la montagna è
meno ripida, così che sia possibile
salire; infatti, quanto più uno sa tanto
ditene dove la montagna giace più gli spiace attardarsi».
sì che possibil sia l’andare in suso;
ché perder tempo a chi più sa più spiace». 78
Come le pecorelle escono dall'ovile, a
Come le pecorelle escon del chiuso una, a due, a tre, e le altre stanno
a una, a due, a tre, e l’altre stanno indietro timorose e tengono il muso e
l'occhio in basso;
timidette atterrando l’occhio e ‘l muso; 81

e ciò che fa la prima fanno anche le


e ciò che fa la prima, e l’altre fanno, altre, addossandosi a lei se essa si
addossandosi a lei, s’ella s’arresta, ferma, semplici e mansuete, e non
semplici e quete, e lo ‘mperché non sanno; 84 sanno il motivo;

sì vid’io muovere a venir la testa così io vidi muoversi verso di noi la


di quella mandra fortunata allotta, testa di quella schiera di anime
fortunate, pudiche nell'aspetto e
pudica in faccia e ne l’andare onesta. 87 dignitose nei movimenti.

Appena quelli videro che io proiettavo


Come color dinanzi vider rotta un'ombra alla mia destra, da me alla
la luce in terra dal mio destro canto, parete rocciosa, si fermarono e si
sì che l’ombra era da me a la grotta, 90 tirarono un po' indietro, e tutti gli altri
spiriti che venivano dietro, pur senza
sapere il motivo, fecero lo stesso.
restaro, e trasser sé in dietro alquanto,
e tutti li altri che venieno appresso,
non sappiendo ‘l perché, fenno altrettanto. 93

«Sanza vostra domanda io vi confesso «Senza che voi lo domandiate, io vi


che questo è corpo uman che voi vedete; dico subito che questo corpo che
vedete è di carne e ossa; per questo
per che ‘l lume del sole in terra è fesso. 96 la luce del sole è da lui interrotta, a
terra.
Non vi maravigliate, ma credete Non vi stupite, ma credete che Dante
non cerca di scalare questa parete
che non sanza virtù che da ciel vegna senza l'aiuto di una virtù che viene dal
cerchi di soverchiar questa parete». 99 Cielo».

Così ‘l maestro; e quella gente degna


«Tornate», disse, «intrate innanzi dunque», Così disse il maestro; e quelle anime
degne dissero: «Tornate sui vostri
coi dossi de le man faccendo insegna. 102 passi», facendo segno col dorso delle
mani.
E un di loro incominciò: «Chiunque
tu se’, così andando, volgi ‘l viso: E uno di loro iniziò: «Chiunque tu sia,
pon mente se di là mi vedesti unque». 105 mentre continui a camminare, voltati
verso di me e dimmi se mi hai mai
visto sulla Terra».
Io mi volsi ver lui e guardail fiso:
biondo era e bello e di gentile aspetto, Io mi voltai verso di lui e lo guardai
ma l’un de’ cigli un colpo avea diviso. 108 attentamente: era biondo, bello e di
nobile aspetto, ma uno dei sopraccigli
era diviso da un colpo.
Quand’io mi fui umilmente disdetto
d’averlo visto mai, el disse: «Or vedi»;
e mostrommi una piaga a sommo ‘l petto. 111 Quando gli ebbi detto umilmente di
non averlo mai visto, lui ribatté: «Ora
guarda»; e mi mostrò una piaga in
Poi sorridendo disse: «Io son Manfredi, alto sul petto.
Poi sorridendo disse: «Io sono
nepote di Costanza imperadrice; Manfredi, nipote dell'imperatrice
ond’io ti priego che, quando tu riedi, 114 Costanza; allora io ti prego, quando
tornerai sulla Terra, di andare dalla
mia bella figlia (Costanza), madre dei
vadi a mia bella figlia, genitrice due eredi della corona di Sicilia e
de l’onor di Cicilia e d’Aragona, Aragona, e di dirle la verità su di me,
se si racconta altro sulla mia sorte
e dichi ‘l vero a lei, s’altro si dice. 117 ultraterrena.

Dopo che io ricevetti (a Benevento)


Poscia ch’io ebbi rotta la persona due ferite mortali, io mi rivolsi pentito
di due punte mortali, io mi rendei, e in lacrime a Colui che perdona
piangendo, a quei che volontier perdona. 120 volentieri.

Orribil furon li peccati miei; I miei peccati furono orrendi, ma la


ma la bontà infinita ha sì gran braccia, bontà divina ha delle braccia così
ampie che accoglie tutti coloro che si
che prende ciò che si rivolge a lei. 123 rivolgono a lei.

Se ’l pastor di Cosenza, che a la caccia Se il vescovo di Cosenza, che allora


di me fu messo per Clemente allora, fu incitato contro di me da papa
avesse in Dio ben letta questa faccia, 126 Clemente IV, avesse letto questo volto
del perdono di Dio, le ossa del mio
corpo sarebbero ancora sepolte sotto
l’ossa del corpo mio sarieno ancora il mucchio di sassi presso la testa del
ponte, a Benevento.
in co del ponte presso a Benevento,
sotto la guardia de la grave mora. 129
Ora invece le bagna la pioggia e le
Or le bagna la pioggia e move il vento disperde il vento fuori dal regno di
di fuor dal regno, quasi lungo ‘l Verde, Napoli, quasi lungo il fiume Liri, dove
dov’e’ le trasmutò a lume spento. 132 egli le fece traslare a lume spento.

Per la maledizione della Chiesa


Per lor maladizion sì non si perde, l'eterno amore divino non si perde al
punto che non possa tornare, finché
che non possa tornar, l’etterno amore, c'è un po' di speranza.
mentre che la speranza ha fior del verde. 135
È pur vero che chi muore in
Vero è che quale in contumacia more contumacia della Santa Chiesa,
di Santa Chiesa, ancor ch’al fin si penta, anche se si pente in punto di morte,
deve stare nell'Antipurgatorio trenta
star li convien da questa ripa in fore, 138 volte il tempo che ha trascorso nella
sua ribellione, se questo decreto non
viene abbreviato grazie a delle buone
per ognun tempo ch’elli è stato, trenta, preghiere.
in sua presunzion, se tal decreto
più corto per buon prieghi non diventa. 141

Vedi oggimai se tu mi puoi far lieto, Vedi ormai se puoi farmi felice,
revelando a la mia buona Costanza rivelando alla mia buona Costanza
come mi hai visto (tra le anime salve)
come m’hai visto, e anco esto divieto; e anche questo divieto; qui, infatti, si
traggono grandi benefici grazie alle
preghiere dei vivi».
ché qui per quei di là molto s’avanza». 145

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