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l. damiani u. ferrari V. tedesChini G.

d’arCo

PRODUZIONI
Basi aGRonomichE

VEGETALI
conoscEnzE, tEcnoloGiE E tEcnichE

B ARBOREE
GUIDA DOCENTE

a didat
ERl ti
P
ca
stRumEnti

Guida
inclusiva

allo studio

RiquadRi PdP
Con il Contributo del BEs-dsa
Prof. Gianpaolo aspetti
Direzione editoriale:
Domenico Ugulini
ugulini@redaedizioni.it

Redazione:
Reda Edizioni, Elsa Marmiroli, Laura Scarcella,
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Copertina, revisione disegni e illustrazioni:


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Gruppo Editoriale Il Capitello;

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1a edizione: giugno 2020

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2024 2023 2022 2021 2020

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Libro digitale: digitale.capitello.it
       III 

Presentazione
I contenuti di questa Guida Docente accompagnano il nuovo Volume, Basi Agronomiche -
Produzioni Vegetali Arboree, che è stato completamente reimpostato e riproposto per favo-
rire un percorso lineare e una piena corrispondenza con l’evoluzione dei contenuti didattici
sviluppati contestualmente negli attuali Indirizzi scolastici in ambito agrario. Il testo è stato
opportunamente concepito e organizzato per accompagnare le linee guida disciplinari in
relazione sia all’aggiornamento tecnico-scientifico ed evolutivo delle Produzioni Vegetali,
sia al rinnovamento logico-organizzativo e didattico della totalità di argomenti, sviluppati
sul testo cartaceo e sull’apparato digitale.
L’Opera, fruibile su diversi livelli di approfondimento, è accompagnata in parallelo da
un adeguato apparato didattico coadiuvato anche dalle moderne tecnologie informatiche,
Libro digitale e Aula digitale. Tale struttura permette di concretizzare in modo compiuto
il consolida­mento di una efficace metodologia d’indagine e studio, per una totale compren-
sione dei contenuti disciplinari.
Gli argomenti proposti, nel quadro generale degli Indirizzi Tecnici e Professionali agra-
ri e delle relative opzioni, permettono di affrontare e finalizzare esaurientemente quanto
richiesto dalla disciplina afferente alle basi tecnico-scientifiche delle Produzioni Vegetali
Arboree.

Il testo prosegue online con il “Libro e l’Aula digitale”


A completamento di una didattica sempre più aggiornata e moderna il testo,
accompagnato da questa esauriente Guida Docente, è fruibile anche in modalità
multimediale (grazie alla registrazione online), con la possibilità di scaricare sul proprio
device il Libro digitale completo (digitale.capitello.it), che espande i contenuti con tutti
i materiali di riepilogo (audiomappe bilingue) approfondimento, esercitazione e verifica
sopra richiamati.
Questi sono utilizzabili compiutamente anche in classe con la LIM usufruendo,
inoltre, della funzionalità Audiolibro disponibile anche sull’Aula digitale, il supporto
online che accompagna e sostiene l’attività svolta in classe dal Docente.

La Guida Docente è funzionalmente strutturata in relazione allo sviluppo dei


contenuti che compongono il Corso e propone, in sequenza, tutta una serie di materiali
(approfondimenti, verifiche interattive e audiomappe di riepilogo) che agevolano e
integrano compiutamente l’attività didattica del Docente in parallelo a quanto disponibile
sul Libro digitale.
  IV     Indice

Indice
Introduzione 
2 Olio extravergine di oliva: disciplinare
Agricoltura e frutticoltura in Italia 5 di qualità 49
Approfondimenti Verifiche 53
1 Boschi naturali e arboricoltura 5
2 La produzione di frutta a guscio 7 Capitolo 6
Colture arboree pomacee 54
Verifiche 10
Approfondimenti
Capitolo 1 1 I calendari di raccolta 54
Botanica, morfologia e fisiologia 
2 Le pomacee minori 56
delle colture arboree 11
Verifiche 59
Approfondimenti
1 Insetti pronubi 11 Capitolo 7
Verifiche 15 Colture arboree drupacee 60
Approfondimenti
Capitolo 2
1 Famiglia botanica Rosaceae 60
Vivaistica e propagazione dei fruttiferi 16
Approfondimenti

2 Il pescheto all’insegna della qualità 63


1 Sostanze biostimolanti 16
Verifiche 64

Verifiche 19 Capitolo 8
Colture arboree agrumicole 65
Capitolo 3
Progettazione, impianto e gestione 1 Famiglia botanica Rutaceae 65
del frutteto 20 
2 Trasformazioni industriali
Approfondimenti della frutta 66

1 Certificazione genetico-sanitaria Verifiche 72
delle piante da frutto 20

2 Agricoltura e avversità delle piante: Capitolo 9
aspetti storici 22 Frutticoltura minore e alternativa 73

3 Potatura di produzione 25 
1 Famiglie botaniche dei fruttiferi

4 Trattamenti post-raccolta minori 73
dei prodotti ortofrutticoli 27 Verifiche 79
Verifiche 33
Capitolo 10
Capitolo 4 Arboricoltura da legno e da ornamento 80
Coltivazioni arboree sarmentose 34 
1 Famiglie botaniche delle specie
Approfondimenti forestali ornamentali 80
1 Famiglia botanica Vitaceae 34 
2 Il valore economico degli alberi

2 Registro nazionale delle varietà di vite ornamentali 87
per uve da vino 35 Verifiche 92
3 La fillossera 42 Mappe di riepilogo e sintesi dei contenuti 94
4 Famiglia botanica Actinidiaceae 43
5 Il cancro batterico dell’actinidia 44 Rubrica: Preparo l’Esame
Verifiche 47 (materiali aggiuntivi) 148
Griglie di correzione 152
Capitolo 5 Soluzioni delle Verifiche presenti
Olivicoltura 48 nel Volume 152
Approfondimenti Soluzioni delle Verifiche presenti

1 Famiglia botanica Oleaceae 48 nella Guida 154
Introduzione
Agricoltura
e frutticoltura in Italia

Approfondimenti

1 Boschi naturali e arboricoltura


I boschi si possono suddividere in due categorie: La più tipica ed evoluta delle formazioni mediter-
naturali e artificiali. ranee è senza dubbio la foresta sempreverde do-
Alla prima categoria appartengono i boschi spon- minata dal leccio (Quercus ilex), presente in tutto
tanei, centenari o inizialmente artificiali poi na- il bacino del Mediterraneo. In Italia il leccio ha una
turalizzati. Alla seconda categoria appartengono distribuzione prevalentemente costiera e si trova
esclusivamente i boschi artificiali, detti anche pro- soprattutto sul versante tirrenico. Più a Sud è pre-
duttivi, piantumati esclusivamente per la finalità sente in aree più interne e montane e può raggiun-
del taglio (sono però comuni casi di naturalizzazio- gere il piano di vegetazione del faggio.
ne, e quindi di protezione ex Legge n. 431/1985, e Il leccio è ubiquitario nei confronti del suolo. La
R.D. n. 3267/1923 dei boschi artificiali). distribuzione altitudinale della macchia del leccio
La macchia mediterranea è una realtà ambientale in Italia varia molto, a causa della sua elevata pla-
e vegetazionale importante, anche per l’elevato in- sticità ecologica: il limite superiore va dal livello
dice di biodiversità intrinseca, e le caratteristiche del mare nella zona di Trieste a più di 1.000 m sulle
adattative delle piante alle specifiche condizioni pendici del Monte Procinto (Alpi Apuane), in Ca-
pedoclimatiche. I temi legati alla conservazione e labria, in Sicilia e in Sardegna. Al bosco di leccio
valorizzazione del patrimonio vegetale spontaneo spesso partecipa o si sostituisce la sughera (Quer-
stanno assumendo crescente rilevanza. cus suber).

a b

 I.1 Piante tipiche del Mediterraneo: (a) piante di leccio in vivaio; (b) piante di
sughero in una sughereta sarda.
  6     Produzioni Vegetali Arboree

Un’altra formazione tipica della vegetazione medi- L’arboricoltura da legno differisce dalle tradiziona-
terranea sono le pinete, che in natura rappresen- li foreste per alcune fondamentali caratteristiche:
tano lo stadio evolutivo iniziale della vegetazione materiale vivaistico, tecniche di impianto, diversi
mediterranea. cicli produttivi e cure colturali. Il fine dell’arbori-
Gli ecosistemi mediterranei sono costituiti da am- coltura da legno consiste nel produrre legno da in-
bienti molto eterogenei e differenziati fra loro, per dustria.
cui sono considerati una grande riserva di biodiver- L’impiego di piante idonee alle caratteristiche pe-
sità vegetale. doclimatiche, la razionale progettazione delle con-
La vegetazione potenziale della maggior parte sociazioni e dei sesti rappresentano la premessa
dell’area mediterranea è costituita prevalentemen- necessaria per la buona riuscita degli impianti.
te da specie sclerofille, particolarmente adattate a Risultano di notevole interesse gli impianti di la-
sopportare lunghi periodi di siccità e, in proporzio- tifoglie con legno di pregio, in quanto presentano
ne inferiore, da specie caducifoglie a riposo vege- grandi potenzialità in termini di valore di mercato
tativo durante la stagione fredda. degli assortimenti ottenibili, nel pieno rispetto del-
Il livello massimo di organizzazione delle fitocenosi la gestione sostenibile del territorio rurale.
mediterranee è costituito dalla foresta semprever- Un settore importante legato all’espansione dell’ar-
de in cui le specie dominanti sono querce sempre- boricoltura da legno e da ornamento è quello vivai-
verdi. stico. È infatti indispensabile avere a disposizione
La continuità e la ricchezza di specie della copertu- materiale sano, di buon valore genetico e caratteri-
ra vegetale è essenziale in relazione alla capacità di stiche morfologiche, di cultivar e cloni idonei a spe-
protezione del suolo. cifiche condizioni ambientali.

a b

 I.2 (a) Pineta dell'argentario; (b) specie sclerofille tipiche della macchia mediterranea; (c) pioppeto, esempio di arboricoltura da
legno; (d) vivaio per la vendita di piante da frutto certificate.
Agricoltura e frutticoltura in Italia       7  Introduzione

2 La produzione di frutta a guscio


In Italia e in tutto il bacino del Mediterraneo la colti- Per la produzione di frutta a guscio, i dati ISTAT del
vazione di frutta a guscio è stata praticata fin dalle 2016 indicano che le superfici coltivate ammontavano
origini dell’agricoltura. a circa 161.000 ettari, di cui:
nocciolo 74.300 ettari (46%);
La diffusione, soprattutto di mandorlo, nocciolo e
castagno 42.700 ettari (27%);
noce, è dovuta ai Fenici e ai Greci, che ne hanno este-
mandorlo 29.900 ettari (19%);
so la coltivazione e l’impiego in tutto l’areale del Me-
noce 7.250 ettari (5%);
diterraneo.
altre specie 6.560 ettari (4%) (tra queste prevale il
pistacchio).

Punti di forza Punti di debolezza


Vocazione produttiva del territorio e forte Volatilità dei prezzi e condizione di price
legame tra origine (ad esempio Langhe, Ci- taker a causa dell’offerta estera e del potere
mini, Giffoni) e qualità contrattuale dell’industria
Aumento delle rese sia grazie al migliora- Elevati costi della manodopera (operazioni
mento della genetica sia delle tecniche di di potatura) e per la meccanizzazione della
FASE AGRICOLA produzione raccolta
In alcune aree, il peso della cooperazione e
delle OP nella gestione dell’offerta agricola
è poco rilevante o nullo, di contro c’è una
forte presenza di figure di intermediazione
Aumento dell’offerta agricola Concentrazione dell’offerta presso pochi
INDUSTRIA gruppi industriali
DI TRASFORMAZIONE
Dipendenza dall’offerta estera
Intensa attività di informazione scientifica Produzione nazionale insufficiente a coprire
circa le caratteristiche nutrizionali della il fabbisogno interno
frutta a guscio
PRODOTTO/FILIERA
Aumento della domanda sia dell’industria
alimentare sia delle famiglie per il consumo
tal quale

 I.3 Frutticoltura italiana a guscio: punti di forza e di debolezza.

 I.4 Produzione di frutta a guscio (2016, ISTAT).


  8     Produzioni Vegetali Arboree

Quantità certificata 2015 2016 2017 Var. % Quota 2017


2017/2016
1 Nocciola del Piemonte 6.486 4.850 6.186 27,5 89,6
2 Pistacchio Verde di Bronte 189 291 319 9,6 4,6
3 Nocciola di Giffoni 499 378 172 -54,5 2,5
4 Marrone del Mugello 99 53 -47,0 0,8
5 Marrone di Castel del Rio 32 40 39 -3,3 0,6
6 Marroni del Monfenera 16 11 31 171,7 0,4
7 Marrone di Combai 18 2 24 909,6 0,4
8 Marrone di San Zeno 17 18 19 4,6 0,3
9 Marrone della valle di Sussa 17 20 18 -10,7 0,3
10 Marrone di Roccadaspide 1 15 2466,2 0,2
Altri 38 22 26 19,8 0,4

Frutta a guscio 7.312 5.733 6.901 20,4


Ortofrutta 658.351 582.381 548.032 -6
Frutta a guscio/Ortofrutta 1,1% 1,0% 1,3% -0,4

 I.5 Frutta a guscio a indicazione di origine (IGP – DOP).

Nocciolo
Il nocciolo si distingue per una elevata caratterizza- La filiera corilicola è piuttosto complessa e può essere
zione territoriale, considerate le esigenze pedocli- considerata dal punto di vista della destinazione del
matiche e le particolarità ambientali che richiede. In prodotto (mercato fresco o materia prima per l’indu-
Italia la corilicoltura ha permesso la valorizzazione stria di trasformazione).
agricola di terreni marginali.

produttore di nocciole

organizzazione di produttore
di frutta in guscio

libero mercato
- imprese di prima trasformazione
- imprese commerciali - grossisti e/o intercettatori operanti a livello
- disrtibuzione organizzata nazionale e/o internazionale

- imprese commerciali, distribuzione organizzata


- industrie dolciarie, locali o nazionali
mercato - pasticcerie e gelaterie locali o nazionali
industrie
fresco

 I.6 Diagramma di flusso della filiera corilicola.


AGRICOLTURA
Agricoltura IN ITALIA
in Italia
E FRUTTICOLTURA
e frutticoltura Introduzione
       9 9 Introduzione

Castagne
Castagne Noce
Noce
LaLa produzione
produzione di di castagne
castagne in in Italia
Italia è concentrata
è concentrata pre- PerPer
pre- quanto
quanto riguardala la
riguarda nocicolturasi si
nocicoltura possono
possono distin-
distin-
valentementeininCampania,
valentemente Campania,Lazio,
Lazio,Calabria,
Calabria,Piemon-
Piemon- guere
guere duetipologie
due tipologiedi
di impianti:
impianti:
te,te, Emilia
Emilia Romagna
Romagna e Toscana.
e Toscana. Le Le aziende
aziende castanicole specializzati;
castanicole specializzati;
italianesono
italiane sono caratterizzatedada
caratterizzate dimensioni
dimensioni medio-pic- adad
medio-pic- uso
uso promiscuotra
promiscuo trafrutta
frutta ee legno.
legno.
cole.
cole. LaLa maggior
maggior parte
parte della
della produzione
produzione è destinata
è destinata al al
mercato
mercato fresco.
fresco.

PRODUTTORE NOCI EXPORT NOCI


IMPORTAZIONE
importazione produttore noci in IN GUSCIO
guscio export noci
IN GUSCIO
in guscio
NOCI
noci in IN GUSCIO
guscio
E SGUSCIATE
e sgusciate
E SGUSCIATE
e sgusciate

INTERMEDIARI
intermediari

IMPRESE
imprese
DI LAVAGGIO
di lavaggio

PASTICCERIE
pasticcerie artigianali ,,
ARTIGIANALI AZIENDE
aziende perPER LAVORAZIONE
lavorazione
INDUSTRIE
industrie ,,
ALIMENTARI
alimentari : F:atine
QUALI
quali FATINE
, N, oberasco
NOBERASCO,,
IN GENERE
in genere DOLCIARIE
dolciarie NOGALBA
Nogalba

RISTORAZIONE
ristorazione COLLETTIVA
collettiva GDO,
GDO, PUNTI
punti di DI VENDITA
vendita
TRADIZIONALI
tradizionali

 I.7I.7 Diagramma
Diagramma di flusso
di flusso delladella
della filiera filiera della noce.
noce.

Mandorlo
Mandorlo Pistacchio
Pistacchio
LaLa coltivazione
coltivazione deldel mandorlo
mandorlo è perlopiù
è perlopiù concentrata
concentrata in in LaLa pistacchicolturaitaliana
pistacchicoltura italianaè praticata
è praticata principalmen-
principalmen-
due
due areali:Sicilia
areali: Siciliae Puglia,
e Puglia, dove
dove si ottiene
si ottiene oltre
oltre il 90% te te
il 90% in in Sicilia,
Sicilia, dove
dove sono
sono coltivate
coltivate il 98%
il 98% delle
delle superfici
superfici
della
della produzionenazionale.
produzione nazionale. investitea apistacchio
investite pistacchioin inItalia.
Italia.Il pistacchio
Il pistacchio italiano
italiano
presentale le
presenta miglioricaratteristiche
migliori caratteristichedal dalpunto
puntodi di vista
vista
quali-quantitativo.
quali-quantitativo.

a a

b b

 I.8I.8
(a)(a) Seme
Seme di mandorla
di mandorla matura;
matura; (b) semi(b) semi di pistacchio
di pistacchio verde
verde di Bronte di Bronte DOP.
DOP.
  10     Produzioni Vegetali Arboree

Verifiche
QUESITI A RISPOSTA MULTIPLA
1. In Italia, secondo i dati dell’ultimo Censimento dell’a- 6. Quale tra le seguenti piante da frutto è particolarmente
gricoltura le aziende che coltivano specie frutticole sensibile agli aspetti climatici?
(incluse quelle con frutta in guscio) sono: a. susino
a. 18.983 b. actinidia
b. 236.240 c. ciliegio
c. 37.305 7. La maggioranza dei terreni agricoli italiani presenta
2. Il sistema dell’agricoltura integrata è regolato da quale un contenuto ponderale minerale (riferito alla sostanza
delle seguenti normative? secca) del:
a. Direttiva CE n. 128/2009 a. 98-99%
b. Regolamento CE n. 834/2007 b. 66-67%
c. Regolamento UE n. 128/2007 c. 47-48%
3. La migliore qualità dei frutti bio dipende dal ridotto 8. In un arboreto, la concimazione organo-minerale del
vigore vegetazionale della pianta causato dal mancato terreno è da effettuare preferibilmente in:
apporto di concimi chimici con elevato tenore di: a. primavera
a. potassio b. estate
b. fosforo c. autunno
c. azoto 9. In base all’epoca di sviluppo, le gemme che si schiudono
4. La cornunghia, ammessa nella agricoltura biologica è: nello stesso anno in cui si sono formate sono dette:
a. concime minerale naturale a. dormienti
b. concime organico azotato b. pronte
c. ammendante organico c. latenti
5. L’Azaridactina utilizzata per combattere le infestazioni 10. I frutti che non contengono semi perche si sviluppano
da insetti è una sostanza: senza fecondazione sono detti:
a. di origine vegetale a. frutti completi
b. di origine minerale b. falsi frutti
c. di origine chimica c. frutti apireni

VERO O FALSO
1. L’agricoltura biologica tende all’annulla- verticale è contenuta a 3 m, la distanza inter-
mento dell’impatto ambientale V F fila può scendere sotto i 2,50 m V F

2. L’utilizzo di materiale vivaistico genetica- 7. La ramificazione monopodiale avviene


mente puro non rientra nelle regole della quando la gemma apicale cessa di funzionare
frutticoltura integrata V F e l’accrescimento è regolato dalle gemme la-
terali V F
3. I fitoseidi sono acari predatori di acari dan-
nosi V F 8. Le gemme a legno di forma appuntita, for-
4. Il Regolamento bio ammette l’uso del per- mano ramoscelli esclusivamente da foglia su
rami esistenti V F
manganato di potassio, come ammendante V F

5. Nell’agricoltura tradizionale le crittogame 9. Le Angiosperme sono piante che presentano


un seme nudo V F
sono gli organismi più difficili da combat-
tere V F 10. La refrigerazione rallenta il metabolismo
6. In un arboreto se la superficie fotosintetica del frutto, che così non appassisce e matura
molto lentamente V F

ABBINAMENTI LOGICI

1. Riduzione fertilità del 5. Densità di impianto A. Tipo di terreno e E. Rami parzialmente erbacei
suolo microclima
6. Sesto di impianto F. Distanza tra le file e sulla
2. Agricoltura bio B.Vegetazione spontanea fila
7. Cotico erboso
3. Bacillus thuringiensis C. Metodi naturali di difesa G. Microrganismo
8. Suffrutice
4.Vocazione colturale D. Precoce entrata in H. Danno agronomico
produzione

Griglia 1 ................... 2 ................... 3 .................. 4 .................. 5 ................... 6 ................... 7 ................... 8 ...................


Capitolo 1
Botanica, morfologia
e fisiologia
delle colture arboree
Approfondimenti

1 Insetti pronubi
Il momento in cui si gettano le basi per la produzio- Questo affascinante scambio di vantaggi è detto
ne dei frutti è l’impollinazione ovvero il trasporto del rapporto simbiotico e ha dato luogo nel tempo a un
polline dal fiore in cui è stato prodotto, al fiore della lungo e articolato processo di coevoluzione cosicché
stessa pianta o di piante diverse (appartenenti però insetti e piante sono mutati per meglio adattarsi l’uno
alla stessa specie) in cui avverrà la fecondazione. all’altra con successo della specie di entrambi.
Questo processo non può essere affidato al caso per- I fiori hanno sviluppato forme e dimensioni più ido-
ché non è facile che si verifichi la fecondazione di un nee a consentire l’accesso degli insetti, apparati di
ovulo di una precisa pianta con il polline di una spe- richiamo (o vessillari) come profumi e colori sempre
cifica specie, in un determinato periodo. Per superare più appariscenti e, soprattutto, polline e nettare che
questi ostacoli, le piante hanno sviluppato una serie fungono da nutrimento. Gli insetti, da parte loro, han-
di strategie che sfruttano vento, acqua o animali, tra no modificato i loro apparati sensoriali e boccali e si
i quali (escluse poche eccezioni come piccoli uccelli e sono ricoperti di fitte pelurie in grado di trattenere il
pipistrelli nettarivori), primeggiano gli insetti pronu- polline.
bi o impollinatori. In alcuni casi, il grado di specializzazione ha raggiunto
Questi animali, volando di fiore in fiore per succhia- livelli così alti da rendere le due specie (piante e inset-
re il nettare, trattengono sul loro corpo i granuli di ti) specie-specifiche, cioè reciprocamente indispensa-
polline e li depositano sul pistillo del fiore sui cui si bili alla sopravvivenza per nutrimento o riproduzione.
poggiano, favorendo in tal modo la fecondazione del- Ad esempio, varietà come il caffè e il cacao dipendono
le piante di una stessa specie, situate anche a distan- strettamente dall’intervento esclusivo di un dittero, es-
za tra loro. senziale per l’impollinazione dei loro fiori.

a
b

 1.1 (a) Esemplare di Andrana florea, un imenottero apoideo; (b) larve di imenotteri apoidei che crescono in un ammasso di polline
del quale si alimentano.
  12     Produzioni Vegetali Arboree

Imenotteri apoidei Gli effetti positivi dell’impollinazione riguardano l’al-


Gli insetti pronubi appartengono a vari ordini: coleot- legagione, la prevenzione della cascola, la pezzatura
teri, ortotteri, ditteri (mosche, sirfidi con adulti simili e la conformazione del frutto, le caratteristiche orga-
alle api), lepidotteri, imenotteri fra cui gli apoidei che nolettiche e la conservabilità del prodotto ottenuto.
costituiscono il gruppo tassonomico di gran lunga più Le api, infatti, sono in grado di individuare il PUI (Pe-
importante, perché essendo obbligati a raccogliere e riodo Utile di Impollinazione) e garantire, con ripetu-
trattenere il polline con cui nutrire le larve, contribui- te e numerose visite ai fiori, un adeguato apporto di
scono in modo efficace alla impollinazione delle piante polline, la cui quantità è strettamente correlata alla
e ne aumentano le possibilità di fecondazione. successiva formazione, all’interno del frutto, di semi
Gli apoidei sono caratterizzati dalla presenza di due che, a loro volta, durante la maturazione fungono da
paia di ali membranose accoppiate e di un corpo rico- fonti endogene naturali degli ormoni della crescita
perto da una fitta peluria. Sono tutti insetti olometa- (solo la fecondazione di tutti gli ovuli grazie all’ab-
boli nei quali larve e adulti hanno lo stesso regime ali- bondante presenza di polline, permette di ottenere
mentare, cioè entrambi si nutrono di polline e nettare. frutti perfetti, mentre un fiore fecondato solo parzial-
Si distinguono in apoidei solitari o selvatici (Osmia, mente darà frutti più piccoli e deformati, non adatti
Megachile, Anthophora, Xylocopa) che conducono per il mercato).
una vita solitaria e in apoidei sociali come l’ape do- Studi condotti dalla FAO dimostrano che un terzo del-
mestica (Apis mellifera) e il bombo (Bombus). la produzione agricola globale proviene da specie che
Gli apoidei solitari sono un vasto gruppo di specie, dipendono dall’azione di insetti impollinatori, il cui ap-
contraddistinto da femmine nidificanti in rifugi natu- porto può far aumentare la produttività media agricola
rali e da maschi presenti solo nel breve periodo de- del 24%. Si calcola che le api mellifere forniscano al
gli accoppiamenti. Gli apoidei sociali vivono invece settore agricolo europeo un contributo pari a circa 20
in società organizzate secondo la divisione in caste: miliardi di euro l’anno, molto superiore a quello degli
i riproduttori (maschi e femmine fertili) e le operaie stessi prodotti dell’alveare stimati in circa 60 milioni
(femmine sterili). di euro. Per realizzare il miglioramento qualitativo ge-
La società dei bombi che è composta da qualche centi- nerale dei prodotti agricoli, quello quantitativo delle
naio di individui, si rinnova ogni anno e la regina è l’u- rese e l’adozione di una tecnica agronomica a impatto
nico individuo che sopravvive all’inverno. La società ambientale nullo, si è sviluppato il servizio di impolli-
delle api domestiche è composta da decine di miglia- nazione a cui gli agricoltori possono rivolgersi. Si trat-
ia di individui le cui api operaie superano la stagione ta di un’attività remunerata prestata dagli apicoltori
fredda assieme alla regina. che, all’inizio della fioritura, portano all’interno delle
colture da impollinare un numero di alveari variabile
Api domestiche in base alle diverse colture ortofrutticole e sementiere
Le api domestiche sono oggetto di allevamento fin e alle metodiche di coltivazione (serre chiuse, tunnel
dall’antichità e sono utilizzate per ricavare prodotti semiaperti, a pieno campo).
come miele, cera, propoli, pappa reale, polline. Per Le modalità con cui viene svolto questo servizio pos-
questo motivo si sono diffuse in tutti gli ambienti an- sono essere:
tropizzati, divenendo contemporaneamente il princi- posizionamento di alveari che rimangono di proprie-
pale agente impollinatore delle specie vegetali colti- tà dell’apicoltore e che vengono ritirati alla fine del
vate e garanzia di sicurezza alimentare sotto il profilo servizio di impollinazione;
quali-quantitativo di molte colture agricole utilizzate vendita all’azienda agricola di “nuclei a perdere”
per consumo umano. cioè di materiale biologico vivo non destinato a fini
riproduttivi o di allevamento. Questa tipologia è molto
usata su colture in ambiente protetto o chiuso (tunnel
chiusi o semiaperti).
Recentemente, ai servizi di impollinazione con l’uti-
lizzo delle api domestiche si sono affiancati quelli che
promuovono l’allevamento di bombi e di alcuni apoi-
dei solitari, in particolare dei megachilidi.

Bombi
I bombi (Bombus terrestris) hanno dimensioni supe-
riori a quelle delle api e il corpo ricoperto da una fitta
peluria. Svolgono un’intensa attività di bottinamen-
to anche alle basse temperature delle prime ore del
mattino, della sera e di inizio primavera, che invece
non sono idonee al volo delle api domestiche. Rispetto
a queste ultime i bombi sono più resistenti a condi-
 1.2 Servizio di impollinazione in serra. zioni di confinamento, di alta temperatura e umidità
Botanica, morfologia e fisiologia delle colture arboree       13  Capitolo 1

che si verificano nelle serre, per questo motivo sono significa che la situazione ambientale presenta dei
molto utilizzati come impollinatori delle colture pro- problemi.
tette. Inoltre, grazie alla conformazione del loro corpo, La drammatica diminuzione delle popolazioni di pro-
i bombi effettuano una “vibro-impollinazione” (buzz nubi è causata, infatti, da numerose variazioni am-
pollination) su colture quali pomodoro, melanzana, bientali causate da cambiamenti climatici, inquina-
peperone e mirtillo, che per rilasciare il polline dalle mento e da specifiche pressioni di origine antropica
antere richiedono un energico scuotimento del fiore. quali la modifica di indirizzi colturali, la riduzione del-
la complessità del paesaggio, l’urbanizzazione, la sot-
Megachilidi trazione di suolo dove nidifica la maggior parte delle
I megachilidi sono una famiglia caratterizzata dal pos- specie selvatiche, l’eccessivo sfruttamento dei pasco-
sedere un apparato (spazzola) situato ventralmente con li, regimi di sfalcio inappropriati e l’abbandono delle
cui raccogliere il polline. Fra essi, sono ottimi impollina- aree rurali con conseguente riforestazione naturale.
tori di fruttiferi gli insetti del genere Osmia, molto uti- Anche molti aspetti dell’agricoltura moderna si sono
lizzati grazie alle loro caratteristiche comportamentali: rivelati svantaggiosi per lo sviluppo e la salute delle
nidificano in cavità preesistenti usando, perciò, anche api domestiche e degli apoidei, il cui rapporto con l’am-
nidi predisposti ad arte, hanno un ciclo vitale breve, vo- biente, durante l’intensa attività di bottinamento li por-
lano a temperature intorno ai 10 °C e tollerano tempe- ta a stretto contatto con sostanze chimiche utilizzate
rature notturne al di sotto di 0 °C e riescono a bottinare nei campi coltivati e li espone a diversi fattori di rischio.
anche in condizioni meteorologiche avverse. In particolare, l’uso di insetticidi di recente introdu-
Il lancio di Osmie nel frutteto si è rivelato un valido zione come i neonicotinoidi, pur presentando una
mezzo per migliorare l’allegagione dei frutti e la pro- buona selettività sugli artropodi ausiliari, ha generato
duzione dei fruttiferi a fioritura precoce (mandorlo, al- un problema con i residui di queste sostanze soprat-
bicocco) e di quelle colture come il pero che sono poco tutto nel polline, con potenziali rischi nei confronti
appetibili alle api. degli apoidei. Questi possono entrare in contatto con
Le api selvatiche possono rappresentare una valida al-
ternativa nel caso in cui le api mellifere vengano meno a
o l’affitto degli alveari risulti troppo costoso. Non va
infatti dimenticato che nonostante sia ampiamente
documentata la funzione positiva delle api domesti-
che in agricoltura, affidarsi a una sola specie pronuba,
è una strategia molto rischiosa perché qualora malat-
tie o altri fattori ne causassero la diminuzione anche
la produzione agricola subirebbe un calo.

Api e inquinamento ambientale


Negli ultimi anni si sta verificando un drastico declino
delle popolazioni di apoidei che, essendo insetti mol-
to sensibili ai mutamenti ambientali, vengono anche
studiati come bioindicatori per verificare gli impatti
delle attività umane sull’ambiente e per valutarne gli
effetti. Infatti, se in un luogo api e apoidei prosperano
e sono in salute, l’intero agroecosistema è al sicuro;
al contrario se l’entomofauna è scarsa e sofferente, b

 1.4 (a) Esemplare di Osmia rufa; (b) alveare realizzato dall’uomo


 1.3 Esemplare di Bombus terrestris. per la nidificazione in frutteto degli insetti del genere Osmia.
  14     Produzioni Vegetali Arboree

gli insetticidi perché i trattamenti sono effettuati er- veri e propri sciami anche se non riusciranno mai a
roneamente a ridosso della fioritura oppure perché si eguagliare il lavoro delle api che, in milioni di anni di
crea l’effetto deriva, che consiste nella dispersione di evoluzione, hanno affinato una tecnica per mezzo del-
particelle di insetticida oltre la coltura, anche lontano, la quale sanno scegliere autonomamente se un fiore è
su siepi e flora spontanea in fioritura. adatto o meno a dare o ricevere polline.
Nella contea cinese di Hanyauan, nel Sud-ovest della In attesa degli impollinatori robot, è più opportuno at-
Cina, le api sono scomparse a partire dagli anni No- tivarsi per salvaguardare il patrimonio apistico, sia di
vanta del secolo scorso, a causa dell’uso massiccio di allevamento sia selvatico, ancora esistente facendo in
pesticidi. Per far fronte alla mancanza di impollinatori modo che i campi coltivati tornino ad essere un am-
che determina la diminuzione delle produzioni, le au- biente idoneo alla loro sopravvivenza.
torità politiche della zona hanno dovuto delegare gli
abitanti di interi paesi a svolgere il lavoro che prima Norme a tutela delle api
svolgevano le api: dalla metà di aprile, per un paio di Le normative vigenti vietano di trattare con insetticidi
settimane viene effettuata l’impollinazione manuale (ad eccezione dei vari ceppi di Bacillus thuringiensis),
delle piante da frutto. acaricidi ed erbicidi le colture arboree, arbustive, er-
Poiché la carenza di impollinatori è un problema che bacee, ornamentali e spontanee durante il periodo di
affligge il mondo intero, negli ultimi anni, scienziati di fioritura della specie trattata, dall’apertura dei primi
vari paesi si sono cimentati nella costituzione di im- fiori fino alla completa caduta dei petali.
pollinatori artificiali. Al rispetto di queste disposizioni, è bene aggiungere
Nell’Università di Harvard, negli Stati Uniti, i ricerca- anche buone norme colturali e semplici accorgimenti
tori, hanno sviluppato microrobot volanti detti Robo- quali:
Bees alimentati ad energia solare; la multinazionale 1. evitare l’uso di pesticidi nocivi alle api (classe dei
statunitense Walmart ha invece presentato un bre- neonicotinoidi) e ridurre l’uso di diserbanti su piante
vetto per un’ape-robot che potrebbe potenzialmente che offrono fioriture;
impollinare le coltivazioni. In Giappone il National in- 2. evitare la deriva degli insetticidi su siepi in fiori-
stitute of advanced industrial science and technology tura e su vegetazione erbacea o arborea spontanea
(AIST) ha brevettato dei microdroni telecomandati presenti ai margini della coltura trattata;
sul cui fondo è applicata una striscia pelosa ricoper- 3. mantenere corridoi ecologici, aiuole incolte per of-
ta da un particolare gel appiccicoso, che permette di frire alle api fioriture spontanee e zone di vegetazione
prelevare il polline da un fiore per poi rilasciarlo sul attrattive e ricche di piante nettarifere, dove i pronubi
fiore successivo. L’uso di queste tecnologie è ancora possano trovare risorse nutritive e nidificare;
in via sperimentale ma i ricercatori sono fiduciosi che 4. seminare coltivazioni che producano fioriture ab-
in futuro, grazie a GPS e intelligenza artificiale, saran- bondanti (ad esempio colza, trifoglio e fava) inseren-
no in grado di farli volare autonomamente, formando dole in rotazioni per fornire nettare e polline.

b
a

 1.5 (a) RoboBee, l’ape robot, progettata presso l’Università di Harvard; (b) ape robot progettata da Walmart.

Le principali colture che beneficiano dell’impollinazione entomofila sono:


Fruttiferi: melo, arancio, pero, pesco, melone e anguria, limone, susino, albicocco, ciliegio, kiwi, mango, ribes, mandorlo, casta-
gno, fragola, lampone.
Ortaggi: pomodoro, carota, cipolla, peperone, zucca, fava, zucchina, fagiolo, melanzana, zucca, cetriolo.
Colture industriali: cotone, colza, girasole, senape, soia, grano saraceno.
Piante aromatiche e officinali: camomilla, lavanda, enotera, basilico, salvia, rosmarino, timo, coriandolo, cumino, aneto.
Foraggio per gli animali: erba medica, trifoglio, meliloto.
Botanica, morfologia e fisiologia delle colture arboree        15  Capitolo 1

Verifiche
QUESITI A RISPOSTA MULTIPLA
1. Gli apici vegetativi delle piante arboree sono costitu- 6. Nel fusto, la zona posta a 2 cm circa dall’apice, costitui-
iti da: ta da tessuti adulti è chiamata:
a. cellule embrionali differenziate a. zona di struttura primaria
b. cellule embrionali indifferenziate b. zona di differenziazione
c. cellule meristematiche c. zona di accrescimento
2. L’attività di ancoraggio svolta dalle radici portanti o 7. Nelle pomacee i rami corti caratterizzati dalla presenza
scheletriche è detta: di una gemma terminale a legno o mista o di una spina
a. funzione meccanica sono chiamati:
b. funzione esplorativa a. rami misti
c. funzione trofica b. brindilli
3. Nella vite e nell’actinidia, la parte permanente della c. lamburde
pianta che si estende anche a una porzione orizzontale 8. Il fenomeno tipico della vite, che porta alla apertura del-
lungo il filare si chiama: le antere prima del distacco della corolla è detto:
a. cordone permanente a. proteroginia
b. colletto b. cleistogamia
c. zona suberosa c. proterandria
4. Le strutture lignificate di età inferiore ai 2 anni presenti 9. La sterilità genetica dovuta a scarsa germinabilità del
sul tronco sono definite: polline in seguito ad anomalie meiotiche avvenute du-
a. branche rante la microsporogenesi è definita:
b. apici a. sterilità citologica
c. rami b. sterilità morfologica
5. Lo sviluppo vegetativo di un albero con maggiore vigo- c. sterilità fattoriale
re dei germogli laterali e folta vegetazione nelle parti 10. Nella maturazione naturale il distacco del frutto dalla
più basse della chioma è detto: pianta madre si chiama:
a. acrotono a. allegagione
b. basitono b. post-maturazione
c. mesotono c. abscissione

VERO O FALSO
1. Il ciclo di accrescimento delle radici registra 6. Nel pesco e nell’albicocco, i rami anticipati
il massimo ritmo in estate e alla fine dell’au- si originano sui rami misti più vigorosi, sui
tunno V F polloni e sui succhioni V F

2. Il rizoderma è lo strato più interno della cor- 7. La borsa è una formazione fruttifera sene-
teccia V F scente che ha origine da brindilli fruttiferi V F

3. Nel suolo le micorrize attuano una simbiosi 8. Il vero frutto del pomo è il torsolo centrale,
tra piante terrestri e funghi V F originato dalla trasformazione dell’ovario che
racchiude i semi V F
4. Nelle pomacee, le gemme lungo l’asse sono
miste, mentre la gemma terminale (portata 9. Durante la fase di maturazione dei frutti il pH
all’apice) è a legno V F diminuisce V F

5. Le monocotiledoni presentano solo fasci di 10. L’adozione di idonee pratiche agronomiche


tipo collaterale chiuso e hanno accrescimento può contenere il fenomeno dell’alternanza di
generalmente molto limitato V F produzione V F

ABBINAMENTI LOGICI

1. Radice primaria 5. Duramen A. Gemme laterali al colletto E. Legno inattivo, scuro


2. Fusto 6. Polloni B. Stato di dormienza F. Parti vegetative non
superiore a 1 anno lignificate
3. Germogli 7. Dardo fiorifero
C. Formazione fiorifera G. Insetti
4. Gemme latenti 8. Impollinazione anemofila drupacee
H. Zona lignificata permanente
D. Sviluppo fittonante

Griglia 1 ................... 2 ................... 3 .................. 4 .................. 5 ................... 6 ................... 7 ................... 8 ...................


Capitolo 2
Vivaistica
e propagazione
dei fruttiferi
Approfondimenti

1 Sostanze biostimolanti
Le sostanze biostimolanti utilizzate in agricoltura indica le categorie delle sostanze biostimolanti che,
sono generalmente estratte dalle piante oppure sono a loro volta, sono suddivise nelle due sottocategorie
costituite da microrganismi. Svolgono tre specifiche indicate di seguito.
funzioni: prevengono gli stress abiotici (condizioni
ambientali avverse), stimolano e aumentano l’as- Costituenti principali dei formulati
sorbimento delle sostanze nutritive e migliorano la
biostimolanti
qualità della coltura, incrementandone la produzio-
ne. Le sostanze biostimolanti sono importanti per miglio-
Non sono dei sostitutivi ai fertilizzanti o agli agrofar- rare la sostenibilità delle colture e la loro azione va-
maci: i biostimolanti, infatti, non apportano sostanze ria in funzione della coltura, dello stadio fenologico e
nutritive, ma aiutano le piante ad assorbire meglio delle condizioni ambientali. I biostimolanti possono
quelle presenti nel terreno; né contrastano le aggres- manifestare una certa variabilità per quanto riguarda
sioni di agenti patogeni o insetti fitofagi, ma stimola- la composizione a seconda delle materie prime utiliz-
no la pianta a resistere meglio. zate e del processo produttivo applicato.
Il Regolamento UE n. 1009/2019 stabilisce le norme
relative alla messa a disposizione sul mercato di pro- Estratti di alghe
dotti fertilizzanti. Sono tra i più noti biostimolanti, derivati da alghe
L’allegato I di tale regolamento descrive, in partico- verdi, brune o rosse, in particolare Ascophyllum no-
lare, le Categorie Funzionali dei Prodotti (PFC) fer- dosum, Ecklonia maxima, Durvillea spp., Fucus spp.,
tilizzanti ammessi dalla Unione Europea e, al PFC 6, Laminaria spp. e Sargassum spp.

PFC 6 (a) biostimolante microbico PFC 6 (b) biostimolante non microbico


delle piante delle piante

Un prodotto fertilizzante dell’UE che appartiene alla categoria Relativamente alla sottocategoria PFC 6 (B) biostimolante non
PFC 6 (A) può contenere microrganismi, ivi compresi quelli microbico delle piante, la Categoria di Materiale Costituente
morti o costituiti da cellule vuote, ed elementi residui innocui (CMC) da cui attingere per la loro formulazione è molto varia,
dei mezzi in cui si sono sviluppati, che non abbiano subito trat- ne indichiamo di seguito alcuni esempi:
tamenti diversi dall’essiccazione o dalla liofilizzazione e siano
compresi tra i seguenti: • CMC 1: sostanze e miscele a base di materiale grezzo;
• Azotobacter spp.; • CMC 2: piante, parti di piante o estratti di piante;
• funghi micorrizici; • CMC 6: sottoprodotti dell’industria alimentare.
• Rhizobium spp.;
• Azospirillum spp.
Vivaistica e propagazione dei fruttiferi       17  Capitolo 2

presente nel terreno che si differenziano dagli


a acidi umici per un più basso peso molecola-
re e una struttura molecolare meno com-
b
plessa. Le sostanze umiche sono estratte
da depositi di leonardite, lignite, torba,
compost, vermi-compost. Hanno un
effetto positivo sulla rizogenesi, favo-
rendo lo sviluppo radicale e l’efficien-
za di assorbimento e di assimilazione
dell’azoto da parte dei vegetali, inoltre
migliorano la produzione di antiossidan-
ti e l’attività enzimatica molto importanti
per resistere agli stress biotici e abiotici.

Idrolizzati proteici
Costituiti da peptidi a catena più o meno lunga e am-
 2.1 (a) Esemplari di Ascophyllum nodosum, una alga bruna minoacidi liberi di tipo levogiro, ottenuti mediante
dalla quale si ottiene un estratto in forma di polvere (b), utilizzato idrolisi parziale di varie fonti proteiche (animali o ve-
in molte varietà di coltivazioni per la combinazione sia di macro- getali). L’idrolisi può essere chimica oppure enzima-
elementi (N, P, K, Ca, Mg, S) sia di microelementi (Mn, Cu, Fe, Zn). tica. Gran parte degli idrolizzati proteici derivano da
residui di origine animale.
Le caratteristiche chimiche dell’estratto di alghe di-
L’idrolisi enzimatica non necessita di alte temperatu-
pendono dal tipo di alga impiegata, dal periodo di rac-
re per cui è meno spinta, inoltre è assai selettiva. Gli
colta e dal processo di estrazione. In genere, l’estra-
idrolizzati proteici migliorano l’assorbimento e l’assi-
zione avviene a freddo in acqua ad alta pressione per
milazione dei nutrienti, la tolleranza a stress ambien-
evitare alterazioni.
tali (temperature estreme, salinità, siccità) e la qualità
Gli estratti di alghe incrementano la velocità di ger-
del prodotto (maggiore contenuto di antiossidanti, più
minazione, la crescita, favoriscono l’allegagione, la elevato livello di proteine, minore contenuto di nitrati).
produzione, la qualità del prodotto e migliorano la tol- L’impiego di biostimolanti a base di idrolizzati proteici
leranza a stress ambientali, in particolare, grazie alla si sono dimostrati molto utili nella coltura del riso. Di-
presenza di fitormoni (auxine, citochinine, gibberelli- stribuiti durante i trattamenti fungicidi contro il Bruso-
ne, acido abscissico), polifenoli, polisaccaridi (algina- ne e l’Elmintosporiosi determinano un positivo riequi-
ti, laminarina, fucoidani). librio vegetativo, generano inoltre una buona ripresa
della coltura con riduzione dello stress da diserbo.
Sostanze umiche
L’utilizzo di idrolizzati proteici hanno dimostrato la
Sono contenute in maggiore quantità in torbe e com- loro efficacia anche nella coltivazione del pomodoro
post e sono costituite da macromolecole organiche con buoni incrementi produttivi in termini di solidi so-
complesse derivate dalla decomposizione di sostanza lubili totali, con aumenti significativi in licopene e vi-
organica e dal metabolismo di microrganismi. tamine, migliorando così le caratteristiche qualitative
Si tratta di sostanze caratterizzate da notevole etero- e nutrizionali del prodotto.
geneità, classificate in funzione del peso molecolare e
della solubilità in: Effetti delle sostanze biostimolanti
umine (non solubili in acqua): strettamente connes- sulle colture
se alla matrice minerale;
acidi umici (solubili in acqua a pH alcalino); Orticoltura
acidi fulvici (solubili in acqua a tutti i pH): sono acidi Nell’ambito del vivaismo orticolo l’apporto di sostan-
deboli prodotti dal decadimento del materiale organico ze biostimolanti permette di ottenere: un incremento

a b

 2.2 (a) Struttura molecolare di un acido umico; (b) struttura tipica di un acido fulvico.
  18     Produzioni Vegetali Arboree

degli standard qualitativi delle piante, un aumento esempio auxine e gibberelline, stimolano lo sviluppo
dei ritmi di crescita e il miglioramento dei risultati nel vegetativo, l’induzione a fiore delle gemme e una alle-
post-trapianto. gagione più regolare;
Nelle produzioni orticole l’obiettivo è quello di otte- l’allungamento del rachide (nell’uva da vino), poi-
nere: un rapido superamento della crisi da trapianto; ché agiscono sulle fasi di divisione e distensione cel-
una precoce entrata in produzione; un incremento di lulare;
crescita, fioritura, allegagione e pezzatura dei frutti; stimolano la fotosintesi clorofilliana e migliorano
un miglioramento della qualità del prodotto; una mag-
la resistenza della pianta agli stress, contribuendo
giore efficienza dei nutrienti; un aumento della tolle-
all’aumento del profilo aromatico;
ranza agli stress abiotici. Ciò permette di ottenere un
favoriscono la radicazione delle barbatelle, aumen-
incremento del reddito dell’agricoltore determinato
da: aumento della produzione unitaria; incremento tando la resistenza delle viti agli stress abiotici.
del prezzo di vendita del prodotto e riduzione dei co- Colture estensive
sti di produzione.
L’impiego di formulati biostimolanti sono stati esami-
Gli effetti positivi possono variare in funzione del ge-
notipo, della tecnica agronomica e delle condizioni nati su colture estensive quali mais e soia, testando
pedoclimatiche. prodotti in grado di ottenere:
riduzione dei danni causati da stress di origine cli-
Frutticoltura matica o dall’uso di diserbanti agendo positivamente
L’uso di biostimolanti apporta sui frutti effetti positivi sulla fisiologia della pianta che è in grado di superare
quali: buone pezzature e consistenza, migliori caratteri- gli arresti di crescita vegetativa a cui viene sottoposta;
stiche organolettiche, allungamento della shelf-life. la riattivazione rapida della crescita delle piante,
Prendiamo ad esempio la vite: si è constatato che i
l’assorbimento dei principi attivi e una migliore pe-
biostimolanti inducono la produzione di citochinine
netrazione dei formulati usati in associazione ai di-
endogene che, di conseguenza, permettono di otte-
serbanti;
nere:
un nuovo e abbondante apparato radicale e, quindi, la riduzione della tossicità e la stimolazione del
una migliore assimilazione degli elementi nutritivi; recupero dopo applicazioni di erbicidi in post-emer-
un tralcio con germogliamento uniforme, evitando genza;
cioè il fenomeno della dominanza apicale; un sostegno alle piante per mantenere attive tutte
un aumento sia del grado zuccherino sia dell’alcol le attività biochimiche, non solo in condizioni norma-
potenziale, senza agire sul mosto; li, ma anche nelle situazioni critiche da stress ester-
la stimolazione dell’attività ormono-simile: ad ni.

a b

 2.4 L’uso di sostanze biostimolanti nella vite (come ad esem-


 2.3 Piante di pomodoro (Solanum lycopersicum) ed effetti pio il prodotto in figura, costituito da un estratto di crema di
positivi dell’uso di biostimolanti: (a) talea alla quale non sono alghe), permette alle piante di aumentare le proprie difese immu-
stati somministrati idrolizzati proteici; (b) talea alla quale invece nitarie e di incrementare la capacità di assorbimento dei nutrienti,
sono stati somministrati. garantendo così coltivazioni sane e raccolti abbondanti.
Vivaistica e propagazione dei fruttiferi        19  Capitolo 2

Verifiche
QUESITI A RISPOSTA MULTIPLA
1. Le talee legnose di specie con elevata capacità rizo- 6. Quale tra le seguenti voci non è una tecnica di innesto a
gena naturale, possono essere piantate direttamente marza?
in campo se prelevate nel periodo: a. innesto a gemma dormiente
a. primaverile b. innesto a doppio spacco inglese
b. estivo c. innesto a corona
c. invernale 7. Gli innesti effettuati a fine inverno/inizio primavera si
2. Nelle serre dotate di impianto di nebulizzazione, il sub- chiamano:
strato di radicazione più adatto è: a. a occhio vegetante
a. sabbia b. a occhio dormiente
b. perlite c. a chip budding
c. vermiculite 8. La temperatura ideale per la riuscita dell’innesto è com-
3. Negli impianti di nebulizzazione la salinità dell’acqua presa entro un valore:
non deve essere superiore a: a. non inferiore ai 20 °C e non superiore ai 34 °C
a. 50 mg/l b. non inferiore ai 15 °C e non superiore ai 33 °C
b. 80 mg/L c. non inferiore ai 10 °C e non superiore ai 32 °C
c. 100 mg/L 9. Nella tecnica della forzatura in serra le talee innestate
4. La radicazione delle talee con la tecnica della margotta vengono poste in casse di forzatura e mantenute a una
avviene in: temperatura di:
a. 2-3 mesi a. 20-21 °C
b. 3-4 mesi b. 22-23 °C
c. 4-5 mesi c. 23-24 °C
5. In un bionte, l’innesto che darà origine alla parte infe- 10. Quale tra le seguenti sostanze ha effetti prevalentemente
riore della pianta si chiama: inibitori sul metabolismo e sulla crescita delle piante?
a. marza a. etilene
b. portinnesto b. gibberelline
c. franco c. acido abscissico

VERO O FALSO
1. Per la propagazione delle specie arboree da 6. Le talee radicate in serra con la nebulizza-
frutto possono essere impiegate tecniche di zione vanno acclimatate prima del loro tra-
riproduzione o tecniche di moltiplicazione V F sferimento all’esterno V F
2. Lo stolone è una porzione di ramo dotata di 7. La margotta di ceppaia, si ottiene ponendo a
gemme che, radicando, generano una nuova dimora, in terreno sciolto e ben fertilizzato, il
pianta V F pollone di un portinnesto destinato a costitu-
ire le ceppaie V F
3. Per le piante da frutto si utilizza quasi esclu-
sivamente la talea legnosa, costituita da una 8. L’embriocoltura è una tecnica che attua la
porzione di ramo di 1 anno, lunga circa 5-6 cm V F coltivazione in vitro di embrioni opportuna-
mente isolati V F
4. La perlite è costituita da granuli di roccia
vulcanica inerte, porosa, sterile, leggera, con 9. Le gibberelline naturali sono ormoni carat-
pH di circa 6-7 V F
terizzati da una struttura molecolare conte-
5. La tecnica del riscaldamento basale è usata nente adenina V F
prevalentemente per talee erbacee di specie 10. Le più elevate produzioni di etilene sono ge-
caducifoglie prelevate nel periodo primave- nerate in tessuti senescenti o in frutti in via
rile/estivo V F V F
di maturazione

ABBINAMENTI LOGICI

1. Propagazione gamica 5. Tecnica della A. Attecchimento E. Colture in vitro


nebulizzazione dell’innesto
2. Propagazione agamica F. Seme
6. Margotta B.Talee legnose
3. Talea G. Talee erbacee
7. Callo di cicatrizzazione C.Vegetativa
4. Tecnica del riscaldamento H. Incisione anulare del ramo
basale 8. Micropropagazione D. Porzione di ramo con
gemme

Griglia 1 ................... 2 ................... 3 .................. 4 .................. 5 ................... 6 ................... 7 ................... 8 ...................


Capitolo 3
Progettazione,
impianto e gestione
del frutteto
Approfondimenti
1 Certificazione genetico-sanitaria delle piante
da frutto
Il Servizio fitosanitario nazionale è l’autorità com- Il Servizio fitosanitario centrale opera presso il Mi-
petente per la protezione delle piante ai sensi dei nistero delle politiche agricole alimentari e foresta-
Regolamenti UE n. 2031/2016 e n. 625/2017. Esso è li e rappresenta l’autorità unica di coordinamento
articolato nei seguenti servizi: e vigilanza in materia di difesa della salute delle
Servizio fitosanitario centrale; piante ai sensi dell’articolo 2 del Regolamento UE
Servizi fitosanitari regionali per le Regioni a statuto n. 2031/2016. Il Comitato Fitosanitario Nazionale è
ordinario o speciale; l’organo deliberativo tecnico del Servizio Fitosanita-
rio Nazionale.
Servizi fitosanitari delle province autonome per le
Con il Decreto ministeriale del 4 marzo 2016 è stata
Province di Trento e Bolzano.
data attuazione al Registro nazionale delle varietà
A livello scientifico è, inoltre, supportato dall’Istituto di piante da frutto, che tiene conto sia delle misure
nazionale di riferimento per la protezione delle piante applicative in corso di recepimento, sia delle esigen-
individuato nel Centro di ricerca Difesa e Certificazio- ze della certificazione volontaria.
ne del Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi Nel registro vi sono due categorie di varietà: quelle
dell’economia agraria (CREA - DC). registrate ufficialmente e quelle con descrizione uffi-

 3.1 Articola-
zione del Servizio
fitosanitario nazio-
nale.
Progettazione, impianto e gestione del frutteto       21  Capitolo 3

cialmente riconosciuta. Nel primo caso si tratta di va- Il passaporto delle piante, oltre ad attestare l’assenza
rietà controllate attraverso i test DUS (Distinguibilità, di organismi nocivi da quarantena, deve anche garan-
Uniformità e Stabilità), effettuati in campo da Istitu- tire l’assenza di organismi nocivi (RNQPs – Regulated
zioni ufficiali, sia per la semplice iscrizione, sia per il non-quarantine pests).
rilascio di una privativa sulle novità vegetali. Quando vi sia anche solo il sospetto della presenza
Per quanto riguarda le varietà con descrizione ufficial- di un organismo nocivo da quarantena rilevante per
mente riconosciuta, la definizione è relativa ai materiali il territorio dell’Unione Europea o di un organismo
per i quali l’esecuzione dei test in campo risultano trop- che può soddisfare le condizioni per essere conside-
po onerosi in rapporto allo loro importanza economica e rato tale, l’operatore professionale ha l’obbligo di in-
alla diffusione limitata, ma che, dotati di una descrizione formare subito il Servizio fitosanitario competente e
idonea a identificarle, sono stati commercializzati, alme- adottare tutte le misure precauzionali per impedirne
no come materiale CAC, prima del 30 settembre 2012. la diffusione.
È importante anche l’impiego di diagnosi molecola- Ogni operatore professionale che acquista o vende
re d’avanguardia come la Digital Droplet PCR e la piante e prodotti delle piante deve registrare tutti i
tecnica NGS (Next Generation Sequencing, cioè se- dati che gli consentano di identificare il fornitore o
quenziamento genico di nuova generazione) che per- l’acquirente di ogni unità movimentata. La tracciabi-
mettono di ridurre i tempi dell’immissione di nuove lità deve essere mantenuta anche per lo spostamento
varietà negli schemi di certificazione volontaria e di di piante all’interno e tra i propri siti di produzione.
ottenere la completa sicurezza sulla sanità dei mate- L’importazione di materiale vegetale vivo da Paesi
riali vegetali. terzi è consentita unicamente se tale materiale è scor-
tato da un certificato fitosanitario.
Passaporto fitosanitario Gli organismi nocivi delle piante sono suddivisi in
Dal 14/12/2019 la nuova normativa fitosanitaria, con quattro categorie principali per porre in essere una
l’obiettivo di bloccare la diffusione e l’insediamento migliore definizione delle priorità delle azioni e delle
sul territorio europeo di organismi nocivi, prevede l’e- misure da adottare:
stensione dell’obbligo del passaporto fitosanitario a 1. organismi da quarantena: sono organismi nocivi
tutte le piante da impianto. Il passaporto, che costi- la cui identità è stata accertata, che non sono pre-
tuisce la condizione necessaria per la libera circola- senti sul territorio, oppure, se presenti, non sono
zione delle merci nella UE, si presenta sotto forma di ampiamente diffusi e sono in grado di introdursi,
etichetta apposta sull’unità di vendita (direttamente insediarsi e diffondersi all’interno del territorio;
sui vegetali oppure sui loro imballaggi o contenitori di 2. organismi da quarantena rilevanti per la UE: or-
trasporto), con un formato semplificato e armonizzato ganismi nocivi da quarantena il cui territorio di ri-
in tutto il territorio dell’Unione Europea. ferimento è l’Unione Europea;
Gli operatori professionali autorizzati all’emissione 3. organismi da quarantena rilevanti per la UE pri-
del passaporto delle piante sono tenuti a controllare oritari: organismi nocivi da quarantena rilevan-
regolarmente lo stato di salute delle loro merci e a di- ti per l’Unione Europea il cui potenziale impatto
sporre delle conoscenze necessarie per identificare i economico, ambientale o sociale sul territorio UE
segni della presenza di organismi nocivi regolamen- è più grave rispetto ad altri organismi nocivi da
tati dalla nuova legislazione. quarantena;

 3.3 Passaporto di barbatelle di vite varietà


 3.2 Passaporto fitosanitario: esempi di etichette. Marsigliana nera.
  22     Produzioni Vegetali Arboree

4. organismi nocivi regolamentati non da qua- nismo da quarantena ma, date le ripercussioni
rantena: organismi nocivi ampiamente diffusi economiche inaccettabili che la loro comparsa
nell’UE e trasmessi prevalentemente da determi- potrebbe comportare, impongono di adottare mi-
nate piante da impianto che, considerata la loro sure fitosanitarie nel loro materiale di moltiplica-
diffusione, non rispondono ai criteri di un orga- zione.

2 Agricoltura e avversità delle piante: aspetti storici


Le malattie delle piante sono note da tempo; tuttavia mella e altri). Sicuramente all’epoca dell’Impero
la loro natura è stata correttamente compresa solo romano erano ben conosciute le ruggini del grano,
in tempi relativamente recenti, quando, oltre all’ap- tanto che si celebravano feste rituali propiziatorie
proccio concettuale secondo il metodo scientifico, è alla dea Robigo, arbitra dei raccolti. Un posto di rilie-
stato possibile studiarle soprattutto con l’utilizzo del vo nella storia della fitopatologia spetta all’editto di
microscopio. Ciò vale in buona misura anche per i Rouen del 1660, che potremmo definire come l’ante-
parassiti animali, il cui ciclo è stato chiarito grazie signano degli attuali provvedimenti di lotta obbliga-
alla ricerca paziente e capace, ma spesso anche gra- toria: infatti l’editto prescriveva la distruzione delle
zie ai nuovi mezzi e alle più innovative tecniche di piante di crespino attorno ai campi coltivati a frumen-
osservazione. to, come rimedio contro la ruggine, poiché già all’epo-
ca si era intuita la correlazione tra questa fitopatia e
Dalle descrizioni alle osservazioni la presenza del crespino.
e ricerche Tuttavia, le spiegazioni sull’origine delle malattie era-
Le più antiche notizie dei “flagelli” che falcidiavano no fondate più che altro sulle dottrine degli umori e
raccolti e provocavano carestie si trovano in testi- della generazione spontanea o sugli influssi astrali
monianze del periodo assiro-babilonese ed egiziano negativi. La controversia sulle generazioni spontanee
e nella Bibbia, mentre descrizioni più precise di av- durò a lungo: non furono sufficienti le esperienze di
versità sono riportate da scrittori del mondo greco- Redi, quelle di Spallanzani, né le intuizioni di Fonta-
romano (Aristotele, Teofrasto, Varrone, Plinio, Colu- na e in seguito quelle di Targioni, i quali nel 1767 so-
stennero che le ruggini dei cereali erano “minuscole
pianticelle” viventi a spese del grano; non convinse
nemmeno lo studio molto istruttivo di Agostino Bas-
si, a inizio ’800, sul “mal del calcino”, un fungo che
colpiva i bachi da seta, chiamato inzialmente Botrytis
paradoxa e poi, in onore di questo studioso, Botrytis
bassiana e infine classificato come Beauveria bassiana.

Lo sviluppo della ricerca


Alla fine furono decisive le ricerche di Pasteur e di
Koch. In effetti tra Settecento e Ottocento comincia-
rono ad accumularsi osservazioni e studi su funghi
responsabili di marciumi e fitopatie; in qualche caso
si riuscì anche a coltivarli fuori dall’ospite, ma l’e-
ziologia era ancora di comprensione incerta, tanto
che nel trattato di inizio ’800 di Filippo Re il concetto
di “parassitismo” non compare ancora e si ricorre a
spiegazioni per cause interne (malattie originate da
eccesso o da carenza di vigore); solo dopo la pubbli-
cazione del trattato di patologia vegetale di Khün,
nel 1858, si diffuse il convincimento della natura pa-
rassitaria della generalità delle fitopatie.
Nella seconda metà dell’Ottocento iniziò, dunque,
a delinearsi una nuova branca della botanica che si
occupava di organismi inferiori, appartenenti alle
crittogame, agenti di malattie delle piante, ossia i
 3.4 Antico microscopio risalente al XVIII secolo (a micromiceti; tale branca prese il nome di Botanica
sinistra) e al XIX secolo (al centro e a destra).
Progettazione, impianto e gestione del frutteto       23  Capitolo 3

crittogamica (il De Notaris fondò nel 1858 la Società se economico-alimentare causati da parassiti d’im-
Crittogamologica Italiana), un ambito di studi che portazione, i cui effetti furono carestie, povertà ed
successivamente sì costituì in disciplina autonoma emigrazioni di massa.
con il nome di Patologia vegetale. L’inventario dei Storicamente è ben nota la carestia causata dalla pe-
patogeni fu completato nel Novecento: la descri- ronospora della patata che si è diffusa in tutta Euro-
zione dei fitovirus fu possibile solo con l’ausilio del pa, ma soprattutto in Irlanda nel 1845-49, dove ampie
microscopio elettronico (la prima identificazione vi- fasce di popolazione coltivavano la patata come nu-
siva avvenne nel 1939 per il TMV, virus del mosaico trimento di base; a seguito di questa carestia circa
del tabacco). I fitoplasmi furono individuati quasi 1/8 degli irlandesi morì per denutrizione e ancora
trent’anni dopo in quanto la tecnica delle sezioni maggiore fu il numero di coloro che emigrarono, in
tissutali ultrasottili per l’esame in microscopia elet- particolare nell’America del Nord.
tronica, metodo necessario per preservare l’integrità In quegli stessi anni per la viticoltura si presentò
del materiale, fu introdotta nei successivi anni ’60; il problema del mal bianco, osservato nel 1845 dal
i viroidi, elementi infettivi costituiti da un filamento giardiniere E. Tucker nelle serre inglesi (da cui il
ad anello di RNA privo di involucro, furono scoperti nome Oidium tuckeri); pochi decenni dopo la colti-
nel 1972. vazione della vite fu messa a rischio dalla comparsa
della peronospora, giunta dall’America (in Europa
Malattie e parassiti causa di carestie nel 1879), probabilmente a seguito dell’importazio-
Certamente l’interesse per lo studio delle avversità ne di viti americane per contenere gli attacchi della
delle piante e dei possibili rimedi fu stimolato dal- fillossera, anch’essa importata dall’America alcuni
le perdite di raccolto causate da malattie e paras- anni prima (1863).
siti. Con le scoperte geografiche e l’introduzione di Il rimedio contro la fillossera fu l’innesto della vite
nuove specie coltivate, si introdussero anche nuovi europea su piede americano, resistente a questo
patogeni e insetti dannosi (in particolare quando le insetto, dopo che inutilmente si erano tentati altri
attività di scambio commerciale furono più spedite provvedimenti come si legge in un sunto osservati-
con la navigazione a vapore). Scriveva nel 1900 N. vo, presentato nel 1870 alla Reale Accademia Agra-
Passerini: “… Ma oggi che i piroscafi attraversano ria di Torino, sugli sforzi intrapresi per combattere
l’Atlantico in meno di una settimana… Quale meravi- il devastante parassita, in particolare in Francia (la
glia, dunque, se, colle piante utili si diffondono insetti prima segnalazione della fillossera è stata in Italia:
nocivi, i fungilli e i batteri?”. In generale, i patogeni Como, 1878): “Per un anno intero furono sperimen-
importati, non trovando nel nuovo ambiente limita- tati tutti gli sperati rimedi. Tutti invano… Il nemico
tori naturali, avevano la tendenza ad essere partico- cova sotterra... Molte sostanze ponno accoppare i
larmente virulenti. Un esempio di ciò si è verificato pidocchi, ma come farle arrivare al segno?... Il solfa-
nel corso dell’Ottocento quando l’Europa dovette to di carbonio (solfuro di carbonio) a dose mediocre
fare i conti con i danni a colture di rilevante interes- non valse nulla; dose maggiore fa perire coi pidoc-
chi le viti”.
Sempre a causa dei danni provocati
dalla fillossera furono istituiti in Italia
i primi centri per il monitoraggio, lo
studio e la lotta contro questo paras-
sita (Regi Osservatori delle Malattie
delle Piante dal 1913, poi riordinati
nel 1931 e attualmente assorbiti dalle
Regioni come Servizi Fitosanitari). Un
altro parassita di radicata memoria è
la dorifora della patata, segnalata in
Europa negli anni prossimi alla se-
conda guerra mondiale, e giunta in
Italia attraverso il Piemonte con il ri-
dislocamento delle truppe tedesche
nel corso degli anni 1943-44 (la pro-
paganda fascista attribuì la comparsa
del nuovo flagello a una azione pre-
meditata di bombardamento “biolo-
gico” degli Americani).
Anche le colture cosiddette co­­loniali
 3.5 Disegno del 1889 che illustra le tecniche di lotta dell’epoca nel tentativo di
contrastare le infestazioni di fillossera della vite: una pompa aspira acqua da un pozzo subirono drastici ridimensionamenti
e la convoglia in un miscelatore contenente solfuro di carbonio e da qui viene distribuita a causa di fitopatie. La ruggine del
tramite manichette ai filari, dove il personale provvede con secchi a bagnare al piede caffè, ad esempio, segnò il declino di
le piante.
  24     Produzioni Vegetali Arboree

queste coltivazioni a partire dal 1870 in tutta l’area ghilterra; in Francia come “eau Grisou”, mescolanza
geografica dell’Asia Sud-orientale con conseguente bollita di acqua, zolfo e calce spenta, dal nome del giar-
spo­stamento nelle attuali zone di produzione Sud- diniere Grison).
americane; oggi la coltivazione della banana è messa La tossicità del rame nei confronti dei micromiceti
seriamente in pericolo dalla Sigatoka gialla, dalla Si- si conosceva fin dalla metà del ’700 grazie alle espe-
gatoka nera e da una variante della cosiddetta “ma- rienze di Tillet (in pratica esse consistevano nel-
lattia di Panama” (un fungo del gen. Fusarium), già la concia di semi di frumento con solfato di rame)
responsabile della sparizione di una varietà di banane e alle successive osservazioni di Prevost (1807), il
chiamata “Gros Michel”, sostituita dalla Cavendish, quale constatò che l’acqua bollita in paioli di rame
mostratasi resistente alla forma originale del patoge- impediva la germinazione dei propaguli della ruggi-
no. ne del grano. Tuttavia, l’introduzione di tale fonda-
A livello europeo e italiano ricordiamo l’attualità delle mentale anticrittogamico nella difesa delle piante,
problematiche dovute, ad esempio, alla Sharka delle avvenuta intorno al 1885, fu dovuta in parte al caso
drupacee e al colpo di fuoco del pero. e in parte all’intuizione del botanico francese A. Mil-
Tra le peggiori devastazioni del secolo scorso si se- lardet che si accorse che le viti addossate ai pali di
gnalano quelle da elmintosporiosi del riso in Bangla- sostegno, che gli agricoltori solevano pennellare di
desh e quella ad eziologia virale su agrumi, chiamata solfato di rame (ritenendolo efficace contro l’immar-
“tristezza degli agrumi”, che colpì in modo violento cimento del legno), risentivano meno degli attacchi
e diffuso gli agrumeti Sud-americani, ma che pur- di peronospora. Peraltro nella zona del bordolese i
troppo fu importata anche in Europa ed è attualmen- vignaioli usavano cospargere di solfato di rame me-
te oggetto di Lotta Obbligatoria. Altre devastazioni scolato con calce, alcune viti nei bordi dei sentieri
che hanno colpito essenze forestali e ornamentali come dissuasivo contro i furti (quella miscela, la cui
sono il cancro del castagno e il cancro colorato del applicazione era ben visibile per il verde del rame,
platano mentre, tra i più recenti insetti parassiti del era considerata velenosa per l’uomo): anche in quel
verde urbano in Europa, vi sono il bruco americano, caso si osservava l’attenuazione della malattia.
la cameraria dell’ippocastano e il punteruolo rosso Merito del Millardet fu quindi quello di comprendere
delle palme. appieno l’azione del rame sul patogeno e di introdur-
re l’impiego della poltiglia come anticrittogamico.
Lo sviluppo della difesa dai parassiti Lo zolfo e i rameici furono per molti decenni i soli an-
Benché a metà Ottocento cominciasse a prendere cor- ticrittogamici disponibili.
po una consapevolezza abbastanza chiara dell’eziolo-
gia delle malattie da crittogame, ancora non si cono- I parassiti animali e le malerbe
scevano i mezzi per contrastarle. Contro i parassiti animali si utilizzavano “veleni”
In realtà, nella pratica agraria si ricorreva in particola- quali gli arseniati e l’acido cianidrico o sostanze mi-
re allo zolfo, il cui impiego risale a prima del Seicento nerali come polisolfuri, catrame, petrolio + saponi
ed è documentato a partire dai primi anni dell’Otto- oppure estratti di piante noti per la loro azione in-
cento (W. Forsyth, giardiniere di Re Giorgo IV d’In- setticida come il piretro, il rotenone e la nicotina.

 3.6 (a) Danni da


malattia di Panama (Fu-
sarium oxysporum f.sp.
cubense). (b) Danni da
Sigatoka nera. I tratta-
menti per la difesa dai
parassiti rappresentano
una delle voci di costo
più elevate, sia nel caso
di forte intensivizzazione
sia nel caso di grandi
estensioni non intensive,
ma sottoposte a controllo
chimico.
Progettazione, impianto e gestione del frutteto       25  Capitolo 3

La grande svolta avvenne a seguito del progresso nel 1839 da Goodyear). Esse furono infatti introdotte
dell’industria chimica, sollecitato anche dagli even- nella lavorazione di questo prodotto per la loro proprie-
ti bellici del secondo conflitto mondiale: immediati tà di assorbire facilmente lo zolfo e di trasportalo poi
furono i vantaggi in termini di aumento delle produ- all’interno del materiale gommoso accelerandone ap-
zioni, tanto che i progressi in agricoltura degli anni punto la reticolazione e la vulcanizzazione. Infine nel
’50 del secolo scorso (meccanizzazione, fertilizzanti, 1934 furono brevettati come anti-micotici per impiego
diserbanti, insetticidi e anticrittogamici di nuova ge- medico e, successivamente, si scoprì che essi erano
nerazione) furono ribattezzati con l’espressione “rivo- efficaci anticrittogamici e come tali furono impiegati
luzione verde”. in agricoltura.
Tra i più famosi/famigerati prodotti chimici largamen-
te impiegati in agricoltura ricordiamo il DDT, inventa-
to poco prima della II guerra mondiale da P.H. Müller
(che ebbe successivamente il Nobel per questo) e lar-
gamente impiegato dopo il termine del conflitto, prima
per debellare la malaria, poi in agricoltura; solamente
vent’anni dopo fu chiara la lunghissima persistenza
del DDT e la cancerogeneticità sua e dei suoi prodot-
ti di degradazione, così che negli anni ’70 del secolo
scorso il suo uso fu revocato negli USA e in Europa.
Vicenda similare è quella dell’atrazina, l’erbicida più
utilizzato a partire dagli anni ’50 su mais, sorgo e col-
ture tropicali come la canna da zucchero.
Sempre nella categoria dei diserbanti, un altro prodotto
che ha contribuito non poco a creare diffidenza nei con-
fronti della chimica in agricoltura, è stato il tristemente
noto Agent Orange B, irrorato in modo massiccio con
mezzi aerei come defogliante durante la guerra in Viet-
nam. Tuttavia, ancora prima, in Inghilterra, fu messo a
punto sempre per usi bellici il capostipite dei diserban-  3.7 Il punteruolo rosso delle palme, Rhynchophorus ferrugineus
ti, il 2,4-D, ancora oggi in repertorio. (in foto un bozzolo aperto in cui è presente un adulto ormai
completamente maturo), è un parassita originario delle regioni del
I fungicidi Sud-Est Asiatico che in una decina di anni si è diffuso, soprattutto
per effetto dei commerci di piante infestate, in tutto il Medio
Anche la famiglia dei ditiocarbammati, fungicidi di
Oriente e in Egitto, e poi nell’Europa mediterranea: in tutte queste
grande successo, è tuttora in elenco; queste sostan- aree geografiche si è rivelato estremamente distruttivo (le larve
ze hanno una storia legata all’industria della gomma e scavano dentro la base delle foglie e nello stipite, provocando quasi
in particolare al processo di vulcanizzazione (scoperto sempre il collasso della chioma e la morte della pianta).

3 Potatura di produzione
Il controllo dell’attività vegetativa della pianta otte- gagione che negli alberi vigorosi manifesta i mag-
nuto con riduzioni della chioma o altre operazioni si giori problemi. La potatura verde permette, median-
effettua durante tutto l'anno. te rapidi interventi, di orientare l'attività vegetativa
Si distingue una potatura secca che si effettua du- della pianta nel modo voluto, anticipando la forma-
rante il riposo vegetativo e una potatura verde o zione della struttura produttiva, la messa a frutto e
estiva. Gli interventi al verde sono complementari diminuendo nel contempo l'entità dei tagli invernali.
alla potatura secca e hanno particolare importanza • Vite. La potatura di produzione si basa su due
nella fase giovanile della pianta. principi:
L'epoca migliore per la potatura secca è il pieno ripo- 1. il rinnovo completo dei capi a frutto, eliminando
so vegetativo, dopo la caduta delle foglie. Per le dru- tutta la vegetazione formata durante l'anno ad ec-
pacee, e per il pesco in particolare, l'epoca migliore cezione di uno o più tralci inseriti in prossimità del
per iniziare la potatura è a fine inverno e sulle piante fusto, che fungeranno da capi a frutto;
o cultivar vigorose si può attendere la pre-fioritura o 2. la formazione di una branca, detta cordone per-
addirittura la fioritura. Tagli eseguiti in questa fase manente, che porta numerosi capi a frutto più o
tendono a indebolire la pianta a vantaggio dell'alle- meno lunghi.
  26     Produzioni Vegetali Arboree

Le potature che prevedono la formazione di cordoni accorciano se non su piante eccessivamente deboli,
permanenti consentono di variare più facilmente la e di norma vanno solo diradati se troppo fitti. Le for-
carica di gemme, si elimina l’oneroso lavoro della le- mazioni fruttifere invecchiate a zampa di gallo van-
gatura dei capi a frutto, inoltre l'alta percentuale di no asportate o raccorciate. Sulle piante vigorose i
legno vecchio rappresenta una sorta di valore ener- tagli vanno ridotti e va evitato il raccorciamento del-
getico particolarmente utile nei momenti di stress, le branchette e dei rami misti, al contrario le piante
ma soprattutto all'invaiatura, quando gli zuccheri di deboli richiedono interventi più severi per provocare
riserva migrano verso i grappoli. l'emissione di germogli più vigorosi. I rami apicali
• Olivo. Fruttifica sui rami di un anno e la produzio- di solito non si accorciano mai, o si accorciano su
ne è portata da gemme che si differenziano (a parti- un brindillo o su un ramo anticipato. Nelle forme a
re da fine inverno) nello stesso anno. È meglio ese- spindel si sostituiscono le branchette di sfruttamen-
guire una potatura leggera tutti gli anni, piuttosto to esaurite, si cima la freccia su un ramo anticipato
che effettuare tagli severi ogni 3-4 anni. o, se questa appare troppo indebolita, è preferibile
Non ci sono grosse difficoltà a mantenere efficien- scegliere una gemma a legno.
te la struttura produttiva, poiché l'olivo garantisce • Pero. Produce su lamburde, rami misti e brindilli
sempre un buono sviluppo delle gemme basali. È e si caratterizza per un rapido invecchiamento del-
necessario garantire una omogeneità di illumina- le branchette fruttifere. Nelle cultivar di media e
zione, alleggerendo le cime e diradando i rami in scarsa vigoria, sui rami di sfruttamento si osserva
soprannumero. Le branchette esauste si eliminano la comparsa di formazioni contorte (zampe di gallo)
con tagli di ritorno. Si devono evitare affastellamen- formate da lamburde, brindilli e borse. La potatura
ti o invecchiamenti della parte basale, diradando e di produzione deve garantire un costante rinnova-
spuntando i rami posti all’estremità delle branche, mento delle branche produttive, salvaguardare la
ricorrendo a tagli di ritorno sui rami basali tanto più forma di allevamento, operando tagli di ritorno in
severi quanto minore è la loro energia vegetativa. modo da contenere lo sviluppo in altezza della pian-
I succhioni devono essere eliminati in estate oppu- ta, mantenere un equilibrio della vegetazione sfol-
re vanno costretti a fruttificare mediante incisione tendo maggiormente la zona apicale per evitare che
anulare. il pero, assecondando il suo modo di vegetare, sfug-
• Melo. La maggioranza delle cultivar di melo pro- ga verso l'alto. Si procede con il raccorciamento del-
ducono su lamburde inserite su rami di 2 o più anni, le branchette fruttifere e all'eliminazione di quelle
ma sono frequenti le varietà in cui è abbondante la esaurite, le zampe di gallo vanno drasticamente rac-
produzione sui brindilli o sui rami misti. Producono corciate. La spuntatura dei rami è particolarmente
prevalentemente su lamburde tutto il gruppo delle utile nel caso di piante deboli; al contrario, su piante
Delicious rosse standard e spur, le Renette, le Gran- giovani e innestate su franco il raccorciamento può
ny Smith, le Stayman; su ramo misto produce bene il ritardare la piena produzione e provocare l'emissio-
gruppo delle Golden Delicious, Jonathan; su brindil- ne di succhioni. L'intensità del taglio deve essere
li Imperatore (Morgenduft). La frutta migliore è por- quindi proporzionale all'età della pianta e inversa-
tata dai rami più giovani meglio nutriti, la potatura mente proporzionale al suo vigore.
di produzione deve tendere quindi a un costante rin- • Pesco. Richiede un'attenzione particolare affinché
novo della vegetazione. Si accorciano o si asportano il suo potenziale produttivo venga conservato. Sono
i rami a frutto invecchiati, si diradano le branchette necessarie riduzioni di chioma integrate, ottenute
fruttifere troppo fitte. I rami misti, in genere, non si generalmente con un diradamento dei frutti e con

 3.8 Una buona potatura permette di ottenere un ottimale


equilibrio produttivo e ornamentale.  3.9 Potatura secca della vite.
Progettazione, impianto e gestione del frutteto       27  Capitolo 3

interventi di potatura verde. La produzione migliore quelli deboli e quelli troppo vigorosi in modo che
è portata dai rami misti di medio vigore. I mazzetti la vegetazione sia distribuita in modo uniforme. Si
di maggio e i brindilli non consentono, di solito, il eseguono tagli di ritorno sulle branche secondarie e
raggiungimento di buone pezzature, altrettanto vale terziarie in modo da mantenere corretta la forma di
per i rami anticipati. allevamento.
I rami troppo vigorosi hanno poche gemme a fiore e Le piante giovani e vigorose necessitano di potature
non vanno di norma utilizzati. Solo nelle nettarine e leggere, una maggiore severità va applicata invece
in alcune varietà di pesco da industria è convenien- su alberi deboli o vecchi.
te invecchiare l'apparato produttivo per provocare la Il diradamento dei frutti è un complemento essenzia-
formazione dei mazzetti di maggio nei casi in cui i le della potatura secca, per migliorare la pezzatura e
rami misti siano poco fertili. per mantenere le piante equilibrate e la produzione
La potatura deve iniziare dalla sommità delle bran- costante. In associazione al diradamento si esegue
che con la consueta eliminazione dei rami antici- di norma anche la potatura verde, con l’eliminazio-
pati presenti intorno all'apice oppure con un taglio ne dei succhioni ed effettuando il diradamento dei
di ritorno su un ramo misto per contenere l'altez- germogli per consentire una buona illuminazione e
za dell'albero. Si diradano i rami misti eliminando colorazione dei frutti.

 3.10 Olivo: polloni alla base del tronco.  3.11 Potatura verde di sfoltimento del pesco.

4 Trattamenti post-raccolta dei prodotti ortofrutticoli


La qualità sensoriale e nutrizionale di un prodotto il contenuto in amido, ecc.; dall’altra l’esigenza com-
ortofrutticolo è il risultato della combinazione di di- merciale, che deve prevedere le modalità di manipo-
versi fattori che riguardano non solo la produzione lazione, conservazione e, in ultima analisi, la program-
in campo, ma anche la gestione del post-raccolta. La mazione della data di consumo.
conoscenza delle relazioni esistenti tra il processo di Per quanto riguarda le produzioni di qualità, oggi si
maturazione del frutto, la raccolta e i gusti del consu- punta verso una raccolta a un grado di maturazione
matore, sono di fondamentale importanza per garanti- più avanzato, sacrificando anche una parte della du-
re il successo commerciale di un prodotto. rata di conservazione, proprio per fornire caratteristi-
La conservazione refrigerata di prodotti altamente che organolettiche più elevate, come richiesto da gran
deperibili è indispensabile per mantenere costante parte dei consumatori.
l’offerta di materie prime sul mercato, stabilizzare i Il fattore più importante per la conservazione degli
prezzi di vendita e far arrivare i prodotti nei vari punti ortofrutticoli è la riduzione della temperatura, che
vendita nel rispetto delle norme igienico-sanitarie. dovrebbe essere mantenuta più bassa possibile, ma
La scelta del momento in cui effettuare la raccolta dei sempre superiore al punto di congelamento della spe-
prodotti ortofrutticoli deve fare riferimento a specifici cie per evitare possibili danni da freddo durante la
obiettivi di valutazione: da una parte vanno conside- conservazione. Le drupacee, ad esempio, evidenziano
rati i cosiddetti indici di maturazione, per esempio la danni quali gli imbrunimenti della polpa in seguito a
durezza, il colore di fondo, il residuo rifrattometrico, prolungate soste a bassa temperatura.
  28     Produzioni Vegetali Arboree

Metodi fisici di conservazione post-raccolta Pre-refrigerazione ad acqua


La pre-refrigerazione è il sistema basilare per la prote- Per alcuni frutti, il lavaggio con acqua prima di essere
zione dei prodotti ortofrutticoli dal momento che essa collocati nelle celle di conservazione, è un metodo che
rallenta l’attività respiratoria dei vegetali dopo la rac- permette di allontanare i residui di melata prodotta
colta e la maturazione. Tale fenomeno è spiccato nei da insetti (cocciniglie, afidi, tingidi, cicaline, mectalfa)
frutti climaterici (cioè che proseguono la maturazione sulla quale le muffe trovano un substrato ideale di svi-
dopo la raccolta) per i quali devono essere adottate le luppo durante il periodo di frigoconservazione
temperature più basse possibili, ma sempre al di so- Un metodo di refrigerazione rapida ad acqua, deno-
pra della soglia di insorgenza di fisiopatie da raffred- minato hydrocooling, consiste nell’utilizzare acqua re-
damento. La bassa temperatura rallenta o blocca an- frigerata a diretto contatto con il prodotto tramite un
che lo sviluppo di molti patogeni (Botrytis, Alternaria, sistema a pioggia. Le colonnine di acqua refrigerata
Penicillium, Neofabraea, ecc.) ed è tanto più efficace investono il prodotto dall’alto verso il basso sottra-
quanto più breve è il tempo che intercorre tra la rac- endo al prodotto il calore in esso contenuto. L’acqua
colta e l’inizio della refrigerazione. Per favorire questo riscaldata dal prodotto viene poi raffreddata nuova-
mente dal sistema e fatta ricircolare nuovamente sul
fenomeno si può ricorrere alla pre-refrigerazione ad
prodotto a ciclo continuo.
aria, ad acqua o sottovuoto.
Pre-refrigerazione sotto vuoto
Pre-refrigerazione ad aria
È un sistema dai costi elevati, che si basa sull’eva-
È il metodo più semplice ed economico dal punto di
porazione in condizioni di bassa pressione (circa 4,6
vista impiantistico e nella forma più semplice prevede
mm/Hg, equivalente a 4,6 Torr) dell’acqua contenuta
un potenziamento termico delle celle frigorifere cre-
negli strati più superficiali del prodotto, il cui passag-
ando le cosiddette celle di movimentazione. Un rapido
gio di stato sottrae il calore latente al prodotto stesso.
e uniforme raffreddamento dei prodotti subito dopo la
I vantaggi offerti da questo tipo di pre-refrigerazione
raccolta ne preserva infatti la qualità attraverso l’ini-
sono prevalentemente di ordine qualitativo: vengono
bizione della crescita di microrganismi che inducono
infatti immediatamente rallentati i fenomeni di matu-
decadimento, la limitazione dell'attività enzimatica
razione e quindi il prodotto non subisce modifiche di
e respiratoria, il rallentamento della perdita d'acqua
consistenza, il colore non cambia in misura eccessiva,
e la riduzione della produzione di etilene. Il limite di si manifesta un minore calo di peso, preservando così
questo sistema è tuttavia costituito dai tempi di raf- una maggiore turgidità e una migliore qualità organo-
freddamento che possono essere abbastanza lunghi lettica in quanto, con una rapida pre-refrigerazione,
in rapporto alle esigenze delle singole specie. si possono cogliere frutti a uno stadio di maturazione
La moderna tecnologia del freddo ha perciò sviluppa- più avanzato.
to appositi tunnel di pre-refrigerazione ad aria forza-
ta nei quali la velocità dell’aria fredda si aggira intor- Conservazione in atmosfera controllata
no ai 3-4 m/s, con una notevole riduzione dei tempi di Questa tecnica comporta la riduzione dell’attività
raffreddamento. In generale la pre-refrigerazione ad metabolica e della respirazione grazie alla diminuzio-
aria risulta ideale per i frutti molto delicati, di difficile ne della concentrazione di ossigeno e all’aumento di
manipolazione e di piccole dimensioni, inoltre offre il quella di anidride carbonica nell’atmosfera della cella
grande vantaggio di poter operare su un prodotto già refrigerata. La sensibilità all’innalzamento della CO2 e
condizionato e pronto per la vendita. alla riduzione dell’O2 è molto diversificata nelle specie

 3.13 Tunnel hydro-cooling nel quale i prodotti subiscono


un lavaggio ad acqua addizionata di ozono per la disinfezione
delle superfici e per ridurre la carica microbica presente
 3.12 Cella frigorifera condizionata ad aria per la conservazione e nell’acqua di ricircolo, che può costituire un focolaio di infe-
lo stoccaggio di ortofrutta. zione o lo sviluppo di batteri e germi.
Progettazione, impianto e gestione del frutteto       29  Capitolo 3

ortofrutticole e varia in funzione della temperatura, Termoterapia


della cultivar, dello stadio di maturazione e del tem- È una tecnica che utilizza temperature superiori a
po in cui il prodotto viene esposto a livelli diversi da quelle ambientali tramite acqua calda (per immersio-
quelli tollerati. ne o irrorazione), vapore o aria calda. L’immersione
Oggi sono disponibili varie tecniche di conduzione dei vegetali in acqua calda è la modalità più adottata,
dell’atmosfera controllata a seconda delle nuove attrez- con tempi e temperature diversi in funzione delle spe-
zature di regimazione e di depurazione e della progres- cie (generalmente pochi minuti a temperature variabi-
siva automatizzazione e informatizzazione dei sistemi li dai 44 ai 55 °C).
di analisi dei gas e di controllo delle temperature. Questo sistema ha l’obiettivo di inattivare i patogeni
La tecnica della regimazione rapida dell’atmosfe- (direttamente e/o indirettamente) senza danneggiare
ra in 3-4 giorni viene utilizzata solamente quando è il prodotto vegetale, sia in termini di maturazione che
possibile realizzare contemporaneamente un rapido
di sensibilità alle infezioni. Interessanti risultati sono
raffreddamento della merce (pre-refrigerazione), in
stati ottenuti su mele nei confronti di infezioni laten-
quanto la riduzione dell’O2 può essere attuata solo se
ti di Neofabraea vagabunda e soprattutto su pesche
la temperatura interna dei frutti è inferiore a 5 °C per
verso Monilinia spp.
evitare i fenomeni di asfissia. In Canada è stato dimo-
I principali limiti di questa tecnica sono rappresentati
strato che nelle mele Golden Delicious regimate in 5
dagli elevati costi energetici necessari al riscaldamen-
giorni, rispetto ai 9-10 dell’atmosfera controllata tradi-
to dell’acqua e al successivo raffreddamento dei pro-
zionale, è possibile mantenere una maggiore durezza
dotti insieme alla difficoltà di inserire la tecnica nelle
della polpa e acidità dei frutti.
linee di lavorazione.
La regimazione a basse concentrazioni di ossigeno
(ULO) prevede l’impiego di atmosfere con livelli par-
Curing
ticolarmente bassi di O2 e con corrispondenti tassi di
CO2, permettendo un’ulteriore riduzione dell’attività Consiste nel condizionamento termico pre-conserva-
respiratoria delle mele ai limiti dell’anossia. L’uso del- zione realizzato con temperature comprese tra 15 e 40
la bassa concentrazione di ossigeno apporta numerosi °C, per un tempo variabile da qualche ora ad alcuni
vantaggi per quanto riguarda consistenza, croccan- giorni, in presenza di livelli di umidità pari al 90-95%.
tezza, succosità, colore dei frutti e contenimento del Tale trattamento aumenta la resistenza dei frutti ai
riscaldo nelle mele e nelle pere. patogeni inducendo per esempio la sintesi di mate-
L’atmosfera a controllo dinamico è una tecnica in riali lignino-simili e l’aumento dell’attività della feni-
cui il valore minimo di O2 è regolato sulla base delle lalanina ammonioliasi (PAL), alla base della sintesi
informazioni che giungono dai frutti stessi in base dei composti fenolici che sono i precursori di sostanze
alla loro intensità respiratoria. Vengono presi in esa- antifungine. Applicazioni note sono quelle sugli agru-
me non soltanto la respirazione, ma anche alcuni mi contro Penicillium spp. e su actinidia nei confronti
cataboliti come l’etanolo che si diffonde nelle celle. delle infezioni di Botrytis cinerea.
Mantenendo l’etanolo sotto 1 ppm è possibile con-
servare mele a livelli di O2 compresi tra 0,3 e 0,7% e Depurazione etilenica
con CO2 inferiore allo 0,5%, con effetti positivi sulla L’etilene è una sostanza naturalmente prodotta dai
qualità dei frutti (maggiore durezza, migliore colore, tessuti vegetali (specie se danneggiati) ed è pre-
maggiore acidità e minori alterazioni), soprattutto sente nell’ambiente. Provoca un aumento della ve-
nella fase di shelf-life. locità di maturazione e stimola i processi infettivi di

 3.14 Impianto che applica il sistema della termoterapia tramite immersione della frutta in acqua calda.
  30     Produzioni Vegetali Arboree

molti patogeni, la sua presenza va quindi limitata o destinati all’esportazione, ecc. In Italia ne è poco dif-
bloccata nelle celle di conservazione con tecniche di fuso l’utilizzo, anche perché le dosi di raggi gamma
depurazione dell’aria con materiali adsorbenti o tra- necessarie per limitare gli agenti patogeni sono spes-
mite specifici trattamenti gassosi. È particolarmen- so fitotossiche.
te efficace per mele e pere nei confronti del riscaldo
superficiale, ma anche su actinidia, susine, banane, Bassa pressione
pomodori e meloni. La riduzione della pressione atmosferica agisce diret-
tamente sull’abbassamento del tenore di O2 con effet-
Condizionamento idrometrico ti analoghi a quelli della conservazione dei prodotti
Il mantenimento di elevate quantità di acqua nei ortofrutticoli in atmosfera controllata. Gli elevati costi
vegetali è alla base della conservazione dei prodot- della tecnica ne limitano l’utilizzo solo per prodotti
ti ortofrutticoli freschi. Per limitare al massimo il fe- quali mango, avocado e banane che devono essere
nomeno della traspirazione, si ricorre a umidificatori, trasportati oltreoceano in container. Le condizioni ipo-
alla regolazione della ventilazione, ma anche all’appli- bariche hanno anche azione fungistatica.
cazione di cere o al confezionamento in film plastici.
Gran parte di frutta e ortaggi trae beneficio da una Metodi chimici di protezione post-raccolta
umidità relativa con valori superiori all’85%. Elevati Le tipologie di sostanze chimiche oggi disponibili
tassi igrometrici favoriscono però attacchi da parte sono molte, tra esse ricordiamo: fungicidi, antifisiopa-
di patogeni, è necessario quindi bilanciare adeguata- tici, cosmetici, disinfettanti e sostanze naturali.
mente tutti i parametri coinvolti. L’applicazione di fungicidi su ortofrutta in post-rac-
Luce ultravioletta colta (per nebulizzazione, immersione, ecc.) è oggi
estremamente limitata dalla legislazione vigente.
L’esposizione dei vegetali a basse dosi di luce ultra-
violetta induce la produzione di fitoalessine e la for- Gli unici prodotti fitosanitari attualmente utilizzabi-
mazione di barriere fisiche che impediscono le infezio- li (2016) in post-raccolta sono riportati nella tabella
ni di alcuni patogeni. 3.15.
Le dosi UV, alle quali sono state ottenute le più eleva- La difesa nei confronti dei patogeni che causano
te riduzioni di marciumi, sono molto variabili in fun- perdite produttive nelle fasi di conservazione è fon-
zione della specie. damentalmente affidata ai trattamenti di pre-raccol-
ta, eseguiti quanto più possibile vicino a questa. Gli
Radiazioni gamma agrofarmaci volti a limitare le infezioni spesso latenti
Vengono utilizzate per prevenire la germogliazione di (causate per esempio da Botrytis cinerea, Monilinia
patate, aglio e cipolle, per ritardare la maturazione, spp., Phlyctema vagabunda, Penicillium spp.), oltre
ridurre le popolazioni di agenti fitopatogeni e patoge- che in base alla loro efficacia, devono essere scelti tra
ni per l’uomo, uccidere patogeni e insetti nei prodotti quelli a minore tempo di carenza (o intervallo di sicu-

Sostanza attiva Specie vegetale Patogeno bersaglio


Boscalid Actinidia Botrytis cinerea
Fenexamid Actinidia Botrytis cinerea
Fludioxonil Pesche e nettarine, actinidia, susine Monilinia spp., Botrytis cinerea
Imazalil Agrumi Penicillium spp., Lasiodiplodia theobromae
(ex Diplodia natalensis)
Imazalil, olio di chiodi di Mele e pere Botrytis cinerea, Penicillium spp., Phlyctema
garofano, pyrimethanil, vagabunda, Alternaria spp.
thiabendazole
Iprodione Limoni Alternaria spp., Penicillium spp.
Aglio da seme Stromatinia cepivora (ex Sclerotium cepivorum),
Penicillium spp
Mele e pere Botrytis cinerea, Alternaria spp., Penicillium spp.

Patata da seme Thanatephorus cucumeris


Pyrimethanil Uva da tavola e da vino Botrytis cinerea
Thiabendazole Patate da seme Fusarium spp., Boeremia exigua (ex Phoma
exigua), Helminthosporium solani, Poliscytalum
pustulans (ex Oospora pustulans)

 3.15 Prodotti fitosanitari autorizzati in post-raccolta.


Progettazione, impianto e gestione del frutteto       31  Capitolo 3

rezza) e residualità. Anche le fisiopatie possono cau- mici più utilizzati sono alcuni derivati di cloro, ozono e
sare notevoli danni ai prodotti ortofrutticoli durante acido perossiacetico.
la conservazione, a causa sia di condizioni in campo Le sostanze naturali di origine vegetale e animale
(ad esempio la butteratura amara delle mele), sia costituiscono una ampia fonte di composti con at-
da inadeguate condizioni di conservazione o nelle tività antibatterica e antifungina, caratterizzati da
fasi di distribuzione. In particolare, nei confronti di bassa tossicità per i mammiferi e limitato impatto
queste ultime, è possibile attuare una difesa pre- ambientale.
ventiva con antitraspiranti e cosmetici che hanno Fra le sostanze di origine vegetale di particolare
il compito di rendere brillanti i frutti e di rallentarne interesse vi sono prodotti quali propoli, jasmonati,
in alcuni casi la traspirazione. I preparati più utiliz- glucosinolati, composti fenolici, oli essenziali e altri
zati sono a base di gommalacca, cera carnauba o di composti volatili.
gommalacca e cera d’api. In particolare queste ultime due tipologie sono og-
I sali di calcio sono una categoria di prodotti utilizzati getto di studio per applicazioni specifiche contro i
in pre-raccolta (come fertilizzanti), ma anche in post- patogeni di post-raccolta.
raccolta per ridurre la sensibilità a plara, butteratura Tra le sostanze di origine microbica o animale si ri-
amara e disfacimento nelle mele oltre che a riscaldo corda essenzialmente il chitosano (polimero ottenuto
molle, imbrunimento interno delle pere e mal raggian- dalla deacetilazione della chitina di crostacei) per la
te delle pesche. sua capacità di creare un film sulla superficie dei pro-
Importanti sono poi i prodotti antiriscaldo superfi- dotti edibili allungando la shelf-life. Il chitosano clori-
ciale delle pomacee che causano elevate perdite, in drato è recentemente stato autorizzato come prodotto
particolare sulle mele in conservazione refrigerata. fitosanitario di base secondo quanto previsto dal Re-
L’1-MCP (1-methylciclopropene) è un ritardante della golamento CE n. 1107/09.
maturazione che agisce bloccando i recettori dell’eti-
lene, per diminuire la sensibilità dei frutti al riscaldo Metodi biologici di protezione post-raccolta
superficiale. Sono da tempo in studio agenti microrganici di bio-
Gli antigermoglianti sono invece necessari per al- controllo (BCA) naturalmente presenti nella fillosfera
cuni ortaggi a radice (patata, cipolla, aglio, carota, e carposfera, da dove spesso sono stati isolati e propo-
ecc.) che se conservati a temperature superiori a 0 sti per l’introduzione artificiale, allo scopo di sfruttare
°C, necessarie per evitare danni da raffreddamento, le proprietà di questi batteri e funghi (competizione
tendono a germogliare. per nutrienti e spazio, parassitismo, antibiosi e in-
Si tratta di un’applicazione fondamentale per le pata- duzione di resistenza) come antagonisti di patogeni
te dove l’unica sostanza attiva autorizzata è il cloro- presenti in forma palese o latente sui prodotti orto-
profam (CIPC), applicato direttamente nelle celle di frutticoli.
conservazione. Per prevenire invece la germogliazio- Se nel pre-raccolta i tanti studi condotti hanno in qual-
ne delle cipolle, si ricorre all’idrazide maledica, appli- che caso portato all’autorizzazione di prodotti fitosa-
cata 10-15 giorni prima della raccolta. nitari efficaci, nella fase successiva alla raccolta non
Un’altra categoria di mezzi chimici è rappresentata esistono attualmente in Europa prodotti microbiologi-
dai disinfettanti utilizzati in post-raccolta per la di- ci registrati.
sinfezione di contenitori, strutture e attrezzature per Certamente in post-raccolta i microrganismi antago-
il confezionamento, acque di lavaggio degli ortofrutti- nisti introdotti artificialmente possono godere di con-
coli fino alle celle di conservazione. I disinfettanti chi- dizioni ambientali costanti e abbastanza favorevoli al
loro sviluppo contrariamente al pieno campo.
Quelli più studiati sono diversi batteri pseudomonadi
(Pseudomonas cepacia, P. syringae) e Bacillus subtilis
contro Botrytis cinerea, Monilinia spp., Penicillium spp.
su pomacee e drupacee. Sugli stessi prodotti, ma anche
su kiwi, uva e agrumi, sempre nei confronti dei sud-
detti patogeni sono stati efficacemente utilizzati funghi
tra i quali Aureobasidium pullulans e Trichoderma spp.
Applicazioni di antagonisti anche in pre-raccolta
favoriscono la colonizzazione e quindi l’efficacia in
fase di conservazione. Interessante potrebbe essere
anche la somministrazione di antagonisti in combi-
nazione, così come la loro integrazione con fungicidi
in pre-raccolta. Appare infine rilevante consigliare,
data la naturale presenza di microrganismi antago-
nisti sul carpoplano, tutte le pratiche colturali favo-
revoli o almeno non compromettenti la loro soprav-
 3.16 Mela colpita da butteratura amara. vivenza.
  32     Produzioni Vegetali Arboree

Specie Malattie biotiche Malattie abiotiche


POMACEE Marciume lenticellare (Phlyctema vagabunda - Riscaldo superficiale
Gloeosporium album) Riscaldo molle
Muffa verde-azzurra (Penicillium spp.) Disfacimento interno
Muffa grigia (Botryotinia fuckeliana e Botrytis cinerea) Da bassa temperatura
Marciume deliquescente (Mucor piriformis) Cuore roseo
Ticchiolatura da magazzino (Venturia inaequalis Vitrescenza
e V. pyrina) Butteratura amara
Marciume da Alternaria (Alternaria spp.)

DRUPACEE Marciume bruno (Monilinia spp.) Disfacimento interno


Muffa grigia (Botryotinia fuckeliana e Botrytis cinerea)
Marciume da Rhizopus (R. stolonifer) Spaccatura delle ciliegie
Muffa verde-azzurra (Penicillium spp.)
Marciume da Alternaria (Alternaria spp.)

UVA DA TAVOLA Muffa grigia (Botryotinia fuckeliana e Botrytis cinerea) Distacco delle bacche
Marciume da Aspergillus (Aspergillus spp.) e spaccature
Marciume deliquescente (Rhizopus spp.)
Muffa verde-azzurra (Penicillium spp.)
Marciume acido (vari lieviti e batteri acetigeni)

ACTINIDIA Muffa grigia (Botryotinia fuckeliana e Botrytis cinerea) Indurimento della columella o cuore
Maculatura epidermica (Phialophora verrucosa duro
e P. luteanidis) Danno da gelo
Marciume da Mucor (Mucor piriformis)

AGRUMI Muffa verde-azzurra (Penicillium spp.) Oleocellosi da manipolazioni


Marciume da Phytophthora (Phytophthora spp.) Danni da raffreddamento
Marciume da Alternaria (Alternaria spp.) Piticchia non parassitaria
Muffa grigia (Botryotinia fuckeliana e Botrytis cinerea)

 3.17 Riepilogo delle diverse malattie, biotiche e abiotiche, che interessano le fasi di post-raccolta delle produzioni ortofrutticole.
Progettazione, impianto e gestione del frutteto        33  Capitolo 3

Verifiche
QUESITI A RISPOSTA MULTIPLA
1. Per le specie autosterili e dioiche vanno individuate 6. Nelle colture arboree è consigliabile prelevare il campio-
più cultivar impollinatrici all’interno del frutteto per ne di terreno da analizzare a una profondità di:
assicurare: a. 30-40 cm
a. i caratteri organolettici b. 40/50 cm
b. la fecondazione incrociata c. 50-60 cm
c. la richiesta del mercato 7. In Italia nei meleti con forma di allevamento a super-
2. I portinnesti ottenuti per moltiplicazione agamica di spindle la densità di impianto è di:
una stessa pianta, si chiamano: a. 1.000-1.480 piante/ha
a. franchi b. 1.390-2.850 piante/ha
b. nesti c. 5.555-10.000 piante/ha
c. cloni 8. La tecnica irrigua denominata mist (che nebulizza l’ac-
3. Al momento dell’acquisto in vivaio, l’asse centrale degli qua sovrachioma) ha sulle piante un effetto:
astoni da vivaio deve avere un diametro di: a. fertilizzante
a. 4-8 mm b. climatizzante
b. 8-12 mm c. termico
c. 12-16 mm 9. Nel sistema di irrigazione microjet gli erogatori distribu-
4. In Italia la commercializzazione delle piante da frutto e iscono l’acqua tramite:
dei relativi prodotti di moltiplicazione è regolata dal: a. microirrigazione a spruzzo
a. D.Lgs. n. 124/2010 b. microirrigazione a goccia
b. D.Lgs. n. 125/2011 c. aspersione sovrachioma
c. D.Lgs. n. 126/2012 10. Durante la fase produttiva del frutteto (piena produzio-
5. Il campionamento del terreno delle colture arboree va ne) la concimazione deve essere prevalentemente potas-
effettuato quanto tempo dopo la concimazione prima- sica preferibilmente in quale rapporto?
verile o estiva? a. N-P-K 2 : 1 : 1
a. almeno 1 mese dopo b. N-P-K 2 : 1 : 3
b. almeno 2 mesi dopo c. N-P-K 2,5 : 1 : 2
c. almeno 3 mesi dopo

VERO O FALSO
1. La distribuzione geografica delle specie col- 6. Il periodo migliore per l’impianto di specie ca-
tivate sul pianeta è solo in minima parte de- ducifoglie è l’autunno, subito dopo la caduta
terminata dalle caratteristiche climatiche e delle foglie in vivaio V F
pedologiche V F
7. Nella messa a dimora delle piante, per la
2. Il sistema vivaistico nazionale è controllato colmatura della buca va utilizzata preferibil-
dai Servizi Fitosanitari per l’applicazione mente la terra degli strati profondi, lasciando
della certificazione genetico-sanitaria (volon- piccoli spazi vuoti tra radici e suolo V F
taria), dei portinnesti e degli astoni innestati V F
8. Nell’inerbimento artificiale di norma si impie-
3. Il campionamento sistematico del terreno gano miscugli di specie graminacee e legumi-
consiste nel suddividere idealmente la zona nose V F
di campionamento in un numero prescelto di 9. La pacciamatura è una tecnica alternativa
unità della medesima dimensione V F
alle lavorazioni e al diserbo lungo la fila, che
4. La tecnica della lavorazione a due strati è permette di controllare le infestanti V F
costituita da una ripuntatura profonda (da 40 10. Un insieme di individui della stessa specie
a 60 cm) a cui segue un’aratura sino a circa contraddistinti da aspetti morfologici, fisio-
140-160 cm di profondità V F
logici e colturali definiti e stabili nel tempo
5. Un pH maggiore di 7 e un potenziale redox sono detti cloni V F
ossidante sono fattori positivi per la disponi-
bilità di elementi nutritivi nel suolo V F

ABBINAMENTI LOGICI
1. Campionamento del suolo 5. Messa a dimora A. Aratura o lavorazione a E. Protezione sistema suolo/
due strati pianta
2. Sistemazione del terreno 6. Strutture di impianto
B. Impianto irriguo e sostegni F. Analisi di laboratorio
3. Preparazione del terreno 7. Inerbimento del terreno
C. Calcolo distanze di G. Fossi e scoline
4. Ammendanti organici 8. Deficit idrico controllato impianto e scavi
H. Controllo vigoria delle piante
D. Letame maturo e compost
Griglia 1 ................... 2 ................... 3 .................. 4 .................. 5 ................... 6 ................... 7 ................... 8 ...................
Capitolo 4
Colture arboree
sarmentose
Approfondimenti

1 Famiglia botanica Vitaceae


Caratteristiche botaniche pure coltivate come piante ricadenti in appartamento.
La famiglia delle Vitacee è formata da piante Angio- Si tratta infatti di piante dotate di foglie intere o divise
sperme Dicotiledoni appartenenti all’ordine delle in 3 lobi che in autunno assumono splendide colorazioni
Rhamnales. È presente nelle zone temperate e tempe- scarlatte. Il genere Vitis è distinto in due sottogeneri:
rato-calde del pianeta. La famiglia non è molto nume- Muscadinia (comprendente le specie Vitis rotundifolia,
rosa annoverando circa 470 specie legnose, per lo più Vitis munsoniana e Vitis popenoei) ed Euvitis, al quale
lianose o sarmentose. appartengono le viti asiatiche orientali ed eurasiatiche
Le piante possiedono foglie sparse, alterne, palminer- (fra cui la Vitis vinifera originaria del Caucaso e coltivata
vie, sia composte che semplici, profondamente lobate nel bacino del Mediterraneo sin dall’antichità) e le viti
e quasi sempre glabre sulla pagina superiore e tomen- americane (Vitis riparia, Vitis rupestris, Vitis berlandieri
tose su quella inferiore. In genere si presentano dotate e Vitis champini) che si utilizzano come portinnesti.
di stipole e, spesso, anche di cirri o viticci, foglie modi- La formula fiorale è, di regola, la seguente:
ficate con funzione di sostegno, che consentono alla
pianta di aggrapparsi ad altre piante o a sostegni vari.
I fiori, molto piccoli, a simmetria attinomorfa sono sia
unisessuali che ermafroditi. Generalmente presentano
una struttura pentamera (raramente tetramera) e mo-
strano un disco posto all’apice del peduncolo.
Il calice formato da 5 sepali verdastri molto ridotti è
precocemente caduco, mentre la corolla è costituita da
5 petali liberi alla base e saldati alla sommità a formare
una sorta di cappuccio, anch’esso destinato a cadere
precocemente in concomitanza con l’allungamento de-
gli stami (in Vitis vinifera). L’androceo è costituito da 5
stami, mentre il gineceo supero e biloculare è costituito
da 2 carpelli, ciascuno con 2 ovuli.
Spesso i fiori sono riuniti in infiorescenze a grappolo
composto, originate sui nodi della parte opposta delle
foglie. Il frutto è una bacca carnosa e contiene 2-4 semi
oleaginosi.
All’interno della famiglia, le specie fanno parte preva- Interesse commerciale
lentemente dei generi Parthenocissus e Vitis. La Vitis vinifera è la specie in assoluto più importante
Al genere Parthenocissus appartengono piante note per le caratteristiche qualitative dei suoi frutti e presen-
con vari nomi (vite canadese, vite americana, vite ver- ta due sottospecie: V. vinifera silvestris (pianta sponta-
gine), utilizzate come rampicanti in parchi e giardini o nea, soprattutto dei boschi ripali dell’Europa) e V. vini-
come ornamentali per ricoprire facciate di edifici, op- fera sativa, la specie di vite più coltivata al mondo.
Colture arboree sarmentose       35  Capitolo 4

a
b

 4.1 (a) Vitis vinifera prossima alla raccolta;


(b) infiorescenza di vite.

2 Registro nazionale delle varietà di vite per uve da vino


Il Registro nazionale delle varietà di vite è consultabile al seguente sito:
http://catalogoviti.politicheagricole.it/catalogo.php

Vite: scelta della varietà • varietà raccomandate e autorizzate della zona;


• tendenze di mercato;
La scelta della varietà di vite è in funzione di:
• calendario di raccolta aziendale.
• tipo di terreno;
• clima; Alle diverse forme di allevamento si associano diverse
• obiettivo produttivo e/o enologico; varietà di vite (per l’elenco completo delle varietà vedi
• sensibilità alle malattie; Web-Book su LIBRO DIGITALE Registro nazionale vite).

Principali varietà di vite (vitigni a uve da vino)


Aglianico
Si adatta molto bene ai terreni argillosi e argilloso-calcarei. Buon adatta-
mento alle elevate fittezze di impianto (5.000-6.000 ceppi per ettaro) con
forme di allevamento a Guyot e cordone speronato. Fertilità delle gemme
basali: media. Germogliamento medio. Può dare problemi di disaffinità se
innestato su 420 A. Molto sensibile all’oidio.

Albana
Predilige terreni collinari, argillosi, ben esposti e dotati di fertilità medio-
bassa. Fertilità delle gemme basali: bassa. Germogliamento tardivo. Di-
screta tolleranza alle gelate primaverili e alla siccità. Abbastanza sensibile
a oidio, botrite e marciume acido.

Barbera
Idoneo a terreni collinari esposti a mezzogiorno, argilloso-calcarei. È molto
sensibile alla carenza di boro e potassio. Adatto a forme di allevamento a
cordone speronato o Guyot. Fertilità delle gemme basali: alta. Germoglia-
mento medio-precoce. Mediamente tollerante a peronospora e odio. Sensi-
bile alla muffa grigia.
  36     Produzioni Vegetali Arboree

Biancame (Bianchello)
Idoneo alla coltivazione in terreni di media fertilità caratterizzati da limitata
siccità estiva. Si adatta a varie forme di allevamento e tipologie di pota-
tura. Fertilità delle gemme basali: media. Germogliamento medio-tardivo.
Discretamente tollerante verso oidio e peronospora. Sensibile ai marciumi.

Cabernet franc
Predilige terreni collinari, argillosi e argilloso-calcarei. Elevate densità di
impianto possono contribuire al controllo del vigore, in modo particolare se
associate a forme di allevamento come il cordone speronato. Fertilità delle
gemme basali: media. Germogliamento medio. Molto sensibile alla botrite.
Particolarmente sensibile al disseccamento del rachide.

Cabernet Sauvignon
Vitigno rustico, adattabile alla maggior parte dei suoli viticoli. Predilige
terreni poveri con un buon contenuto in scheletro. Sensibile al dissecca-
mento del rachide. Buone le produzioni ottenibili con cordone permanente,
in particolare con cordone speronato. Fertilità delle gemme basali: media.
Germogliamento tardivo. Buona resistenza nei confronti di peronospora,
marciume acido e botrite. Sensibile all’oidio. Adatto alla produzione di vini
da invecchiamento.
Croatina
Predilige terreni profondi o moderatamente profondi, franco-argillosi limosi
o argillosi, calcarei. Vitigno tardivo. Si adatta alle forme di allevamento
espanse tipo Sylvoz e alle controspalliere a Guyot, mentre non produce su
cordone speronato. Fertilità delle gemme basali: bassa. Germogliamento
medio-tardivo o tardivo. Problemi di disaffinità se innestata su alcuni cloni
di 420 A. Molto tollerante verso l’oidio, ma di media sensibilità nei confronti
della peronospora.
Falanghina
Preferisce terreni profondi da medio impasto a sciolti. Predilige sistemi di
media espansione, con potatura medio-lunga. Fertilità delle gemme basali:
media. Germogliamento precoce. Casi di disaffinità nei biotipi “napoletani”
se innestata su 420 A. Buona tolleranza alla peronospora e all’oidio. Sen-
sibile al marciume.

Greco
Vitigno produttivo, predilige terreni profondi, sciolti, di origine vulcanica e
freschi. In terreni derivati dal disfacimento di arenarie e ricchi di carbonato
di calcio, il vino prodotto raggiunge una maggiore complessità, armonicità
e finezza. Fertilità delle gemme basali: media. Germogliamento precoce.
Vitigno rustico, si adatta bene alle forme di allevamento a spalliera, sia a
tralcio rinnovabile che a cordone speronato.

Lagrein
Vitigno molto vigoroso, predilige forme di allevamento a pergola e potature
lunghe. Fertilità delle gemme basali: bassa. Germogliamento medio-tardivo.
Innestato solitamente su portinnesti deboli. Poco sensibile ai marciumi.
Può essere soggetto a colatura se si verificano primavere eccessivamente
umide.
Colture arboree sarmentose       37  Capitolo 4

Lambruschi (Sorbara, Grasparossa, Salamino)


Lambrusco di Sorbara: adatto a terreni sabbiosi, sciolti, permeabili. Fertilità
delle gemme basali: media. Germogliamento medio. Problemi di acinellatura
e colatura.
Lambrusco Grasparossa e Lambrusco Salamino: adatti per varie tipologie
di terreno, anche se prediligono quelli argillosi di medio impasto. Fertilità
delle gemme basali media. Germogliamento medio (medio-precoce nel Gra-
sparossa). Idonei alle potature corte.
Malvasia di Candia aromatica
Predilige terreni collinari, con buona esposizione e fertilità non elevata.
Fertilità delle gemme basali: media. Germogliamento medio. Idonea per
forme di allevamento di media espansione a potatura medio-corta. Sensibile
a peronospora. Mediamente sensibile a oidio e botrite.

Merlot
Si adatta a quasi tutti i terreni. Vitigno precoce. Buoni risultati con sistemi
di impianto ad alta densità. Fertilità delle gemme basali: alta. Germoglia-
mento medio. Teme i terreni eccessivamente soleggiati. Sensibile alla pe-
ronospora sul grappolo, alla muffa grigia e al marciume acido. Resistente
all’oidio. Sopporta abbastanza la siccità.

Montepulciano
Preferisce terreni di medio impasto, profondi e ben esposti, clima tenden-
zialmente caldo e asciutto. Fertilità delle gemme basali: medio-bassa. Ger-
mogliamento medio-tardivo. Si adatta molto bene alle forme di allevamento
compatte a spalliera, come per esempio cordone e Guyot, con potatura
medio-corta.

Moscato bianco
Predilige terreni marnoso-calcarei, non eccessivamente argillosi e umidi,
profondi, con clima asciutto e ventilato. Fertilità delle gemme basali: medio-
bassa. Germogliamento precoce. Idoneo a forme di allevamento non troppo
espanse, compatte, con potatura lunga e a tralcio rinnovabile. Sensibile
alla peronospora e al mal dell’esca. Molto sensibile a oidio, muffa grigia e
marciume acido.

Negroamaro
Idoneo a terreni sciolti, tufacei. Fertilità delle gemme basali: media. Germo-
gliamento medio. Le produzioni migliori si ottengono con potature corte e
con forme di allevamento ridotte, come alberello modificato, con densità di
impianto medio-alte. È abbastanza sensibile alla peronospora.

Picolit
Idoneo a molteplici tipologie di terreno e clima. Fertilità delle gemme basali:
alta. Germogliamento precoce. Si presta a forme di allevamento a spalliera
con potatura media o medio-lunga. A causa della sterilità del polline le
produzioni sono limitate, per cui necessita di consociazioni con varietà che
fungano da impollinatrici.
  38     Produzioni Vegetali Arboree

Pinot bianco
Vitigno di buon vigore produttivo. Predilige terreni collinari tendenzialmente
leggeri, permeabili. Fertilità delle gemme basali: alta. Germogliamento
medio-precoce. Non sopporta contenuti elevati di calcare attivo. Sensibile
alla muffa grigia. Si adatta molto bene a potature corte e a forme di alleva-
mento ad alta densità.

Pinot grigio
Si adatta a diversi terreni, purché non umidi ed eccessivamente clorosanti
e preferisce climi temperati, non troppo caldi, e buone esposizioni. Fertilità
delle gemme basali: alta. Germogliamento medio-precoce. Grappolo ecces-
sivamente serrato e buccia sottile. Molto sensibile alla muffa grigia e al
marciume acido, oltre che a oidio e peronospora. Piuttosto sensibile alla
clorosi ferrica.

Pinot nero
Soggetto talvolta a colatura. Predilige terreni collinari, freschi di media o
scarsa fertilità. Gradisce climi con buona escursione termica, soprattutto
durante la maturazione. Fertilità delle gemme basali: alta. Germogliamento
medio-precoce. Produce bene su forme di allevamento espanse, tipo Ca-
sarsa, buoni risultati si ottengono anche su Guyot e cordone speronato ad
alte densità. Elevata sensibilità alla botrite, marciume acido ed escoriosi.
Sensibile all’odio. Mediamente sensibile alla peronospora. Tollerante al mal
dell’esca.

Primitivo
Si adatta a terreni di medio impasto tendenti allo sciolto, profondi. Ferti-
lità delle gemme basali: alta. Germogliamento precoce. Ottimi risultati si
ottengono con forme di allevamento compatte e libere in volume (alberello)
o in parete (cordone speronato). Scarsa resistenza al marciume. Risente
delle brinate primaverili data la precocità di germogliamento. Poco tolle-
rante verso oidio e peronospora. Se innestato su SO4 potrebbe manifestare
problemi di disaffinità.
Prosecco e Prosecco lungo
Prediligono terreni collinari, non troppo asciutti, areali senza ritorni di freddo
in primavera. Fertilità delle gemme basali: medio-bassa. Germogliamento
precoce. Adatto a forme di allevamento a controspalliera con potature
lunghe. Richiedono potature estive. Scarsa sensibilità al marciume acido.
Sensibile a oidio e peronospora. Sensibile a colatura e acinellatura. Poco
resistente alle brinate primaverili e alla siccità estiva.

Refosco dal peduncolo rosso


Predilige terreni argilloso-calcarei, dotati di abbondante scheletro. Fertilità
delle gemme basali: media. Germogliamento precoce. Idoneo a sistemi di al-
levamento a controspalliera con potatura lunga. Mediamente sensibile a pe-
ronospora e oidio. Buona resistenza verso clorosi, freddi invernali e siccità.

Sangiovese
Predilige terreni tendenzialmente siccitosi. Fertilità delle gemme basali:
alta. Germogliamento medio-precoce. Idoneo per alte densità di impianto
associate al cordone speronato. Media sensibilità a peronospora. Sensibile
a oidio e marciume. Teme la muffa grigia, in modo particolare nei cloni a
grappolo molto compatto.
Colture arboree sarmentose       39  Capitolo 4

Sirah
Ottimi risultati si ottengono in terreni poveri, ma non superficiali. Gradisce
climi caldi e asciutti. Fertilità delle gemme basali: alta. Germogliamento
medio-precoce. Idoneo a forme di allevamento compatte, per esempio cor-
done speronato a elevata densità di impianto.

Teroldego
Predilige terreni leggeri e permeabili. Fertilità delle gemme basali: bassa.
Germogliamento medio. Richiede potature lunghe, considerata la bassa fer-
tilità basale delle gemme. Modesta sensibilità nei confronti di peronospora
e oidio. Sensibile al marciume acido.

Tocai friulano
Predilige terreni calcarei, di media fertilità, non troppo siccitosi. Fertilità
delle gemme basali: bassa. Germogliamento medio. Richiede potature me-
dio-lunghe associate a forme di allevamento espanse. Si ottengono discreti
risultati anche con forme di allevamento a spalliera (Guyot). Sensibile a
peronospora, oidio, botrite e mal dell’esca.

Trebbiano romagnolo
Predilige terreni freschi e fertili. Fertilità delle gemme basali: medio-alta.
Germogliamento medio. Si adatta a sistemi di allevamento quali Casarsa e
GDC con potatura medio-corta. Sensibile a peronospora, botrite, marciume
acido, escoriosi. Sensibile alle gelate primaverili.

Trebbiano toscano
Ottimi risultati in terreni poco fertili e mediamente profondi. Teme i venti
primaverili e la siccità estiva. Fertilità delle gemme basali media. Germo-
gliamento tardivo. Con le forme di allevamento espanse la produzione è
eccessiva. Si adatta bene alle alte densità, producendo anche su cordone
speronato. Germogliamento tardivo. I cloni a grappolo compatto sono sen-
sibili agli attacchi di botrite. Sensibile al mal dell’esca.

Verdicchio
Si adatta a qualsiasi terreno a patto che non sia eccessivamente fertile e
umido. Fornisce buoni risultati in terreni argillosi e argilloso-calcarei. Fer-
tilità delle gemme basali: bassa. Germogliamento medio-tardivo. Adatto a
forme di allevamento a tralcio rinnovabile, si presta inoltre a impianti inno-
vativi a medio-alta densità (4.000-5.000 ceppi/ha). Sensibile alla botrite.

Vermentino
Idoneo alla coltivazione in terreni collinari, asciutti, soleggiati. L’alleva-
mento è possibile inoltre in terreni pianeggianti e profondi, dove preferisce
forme di allevamento espanse. Fertilità delle gemme basali: medio-alta.
Germogliamento medio. Si adatta bene anche a forme di allevamento com-
patte a potatura corta (alberello). Germogliamento precoce. Sensibile alla
peronospora.
  40     Produzioni Vegetali Arboree

Principali varietà di vite (vitigni a uve da tavola)


Alphonse Lavallèe
Grappolo medio-grande, cilindrico-conico, alato, spargolo. Bacca medio-
grande. Polpa mediamente croccante e succosa a sapore semplice, dolce,
gradevole. Epoca di germogliamento: media. Epoca di maturazione: medio-
tardiva. Epoca di germogliamento: media. Epoca di maturazione: medio-
tardiva. Resistenza ai trasporti: elevata. Si adatta a diverse forme di alleva-
mento purché espanse preferendo il tendone, la pergola e la spalliera anche
come cordone speronato. Sensibile all’oidio e all’escoriosi.

Black Magic
Grappolo medio-grande, di forma conico-piramidale, a volte alato, spargolo,
con peduncolo grosso, medio-lungo, erbaceo-semilegnoso. Bacca medio-
grande. Epoca di germogliamento: precoce. Epoca di maturazione: precoce.
Resistenza ai trasporti: bassa. Vitigno di media vigoria e buona fertilità
basale per cui può essere allevato sia a tendone che a cordone speronato.
Sensibile alla colatura e all’acinellatura soprattutto nelle primavere fredde
e piovose e in terreni troppo fertili. Ottima la resistenza a peronospora,
botrite e oidio.

Cardinal
Grappolo abbastanza grande, cilindrico-conico, allungato, spargolo, qual-
che volta alato. Bacca medio-grande, rotonda o sub-rotonda. Polpa croc-
cante, dolce, gradevole. Epoca di germogliamento: medio-precoce. Epoca
di maturazione: medio-precoce. Resistenza ai trasporti: discreta. Sensibile
a peronospora ed escoriosi. Si adatta sia al tendone sia al cordone spero-
nato. È necessario intervenire con adeguate potature verdi, spollonature
e sfogliature per una più uniforme presa di colore. Sensibile a peronospora
ed escoriosi.

Crimson seedless
Grappolo medio, di forma piramidale con acini ben separati. Bacca medio-
piccola, ovale, di colore rosso violaceo con polpa dolce croccante. Epoca di
germogliamento: media. Epoca di maturazione: tardiva. Resistenza ai tra-
sporti: elevata. Vitigno molto vigoroso; richiede sistemi di allevamento ele-
vati e potatura lunga; ottimo per gli ambienti caldi. Necessita di sfogliatura
per avere una maggiore illuminazione e ottenere una migliore colorazione
dei grappoli che a volte è carente.

Italia
Grappolo grande, conico-piramidale, alato con una o due ali, giustamente
spargolo. Bacca grande, ovoidale; polpa croccante e succosa. Epoca di
germogliamento: medio-precoce. Epoca di maturazione: medio-tardiva. Resi-
stenza ai trasporti: ottima. I migliori risultati quanti-qualitativi si ottengono
con l’allevamento a tendone. La gestione del verde deve essere molto ocu-
lata con potature, spollonature e sfogliature eseguite tempestivamente.
Sensibile al legno riccio.

Michele Palieri
Grappolo grande, cilindrico-piramidale, alato, abbastanza spargolo. Bacca
grande, ovale o subovale, mediamente resistente; polpa soda a sapore
dolce. Epoca di germogliamento: medio-tardiva. Epoca di maturazione:
medio-tardiva. Resistenza ai trasporti: elevata. Esige sistemi di allevamento
espansi tipo tendone, pergola, lira. Sono indispensabili oculati interventi a
verde di potatura, spollonatura e sfogliatura per uniformare la colorazione
del grappolo e formare l’accumulo zuccherino.
Colture arboree sarmentose       41  Capitolo 4

Moscato d’Amburgo
Grappolo medio. Bacca di forma ellittica a sapore delicatamente moscato.
Epoca di germogliamento: medio-precoce. Epoca di maturazione: media.
Resistenza ai trasporti: discreta. Vitigno a portamento della vegetazione
orizzontale e semiricadente per cui necessita di un’attenzione particolare
nell’allevamento e nella potatura verde. Predilige terreni mediamente fertili
e sistemi di allevamento a spalliera o a pergola. Sensibile all’oidio e alla
peronospora.

Regina
Grappolo grande, lungo, piramidale o cilindrico, giustamente spargolo, alato
con una o due ali. Bacca grande di forma ellittica; polpa croccante, dolce.
Epoca di germogliamento: tardiva. Epoca di maturazione: tardiva. Resistenza
ai trasporti: elevata. Richiede forme di allevamento espanse e potatura
lunga. Sensibile a peronospora, oidio ed escoriosi.

Sultanina Bianca
Grappolo medio-grande, piramidale, mediamente compatto. Bacca piccola,
uniforme, ovoidale e polpa croccante. Epoca di germogliamento: media.
Epoca di maturazione: medio-tardiva. Resistenza ai trasporti: media. Neces-
sita di forme di allevamento espanse con un’elevata carica di gemme. Sono
necessari interventi di potatura verde, sfogliatura e spollonatura. Varietà
interessante per l’apirenìa e per la rispondenza ai trattamenti con acido
gibberellico e all’incisione anulare. Sensibile alla colatura soprattutto in
climi temperati e terreni fertili.

Victoria
Grappolo grande, piramidale, mediamente compatto, di aspetto gradevole.
Bacca grossa, cilindrico-ellittica di colore verde-giallo; sapore neutro; polpa
croccante con due vinaccioli. Epoca di germogliamento: media. Epoca di ma-
turazione: medio-precoce. Resistenza ai trasporti: elevata. Si adatta a forme
di allevamento sia espanse sia contenute, pertanto si può adottare sia il
tendone sia la spalliera. È necessario intervenire con spollonatura, potatura
a verde e sfogliatura, anche se in misura minore rispetto ad altre varietà.
  42     Produzioni Vegetali Arboree

3 La fillossera
Fitofago Classificazione
Viteus vitifoliae ord. Hemiptera
fam. Phylloxeridae Descrizione Le viti europee coltivate franche
di piede vanno incontro a gravi alterazioni radi-
cali, si formano galle nodose sulle radichette e
tuberosità sulle radici più vecchie. Tali formazioni
si disgregano e l’apparato radicale si riduce no-
tevolmente. Segue un progressivo deperimento
della pianta che riduce le produzioni fino a morire.
Adulti: forme radicicole dell’afide giallastre (1
mm), le forme epigee sono giallo-verdi (1,2 mm).

Piante ospiti e distribuzione Afide di ori-


gine americana, giunse in Europa verso la metà
del 1850. È strettamente lega-
to alla vite, compie il suo ciclo
completo tra radici e foglie solo
su viti americane. Le viti eu-
ropee sono molto sensibili alle
punture sulle radici, ma insen-
 4.2 Foglia di vite sibili alle punture sulle foglie,
americana fortemente viceversa alcune specie di viti
alterata dallo sviluppo americane sono insensibili alle
di galle.  4.3 Forme punture sulle radici e sensibili a
epigee di fillos- quelle sulle foglie.
sera.

 4.4 Colonia di Viteus vitifoliae in galla  4.6 Fillossera della vite: galle sulla pagina
aperta ad arte.  4.5 Fillossera della vite: galle sulla superiore di una foglia di vite americana.
pagina inferiore di una foglia di vite
americana.

Biologia ed epidemiologia Il ciclo completo si re- femmine che si accoppiano e producono le uova sver-
alizza solo su specie di vite americane. La fillossera nanti.
sverna come uovo deposto sul ceppo o sui tralci; a Danni Su vite europea comporta deperimento delle
primavera nascono femmine partenogenetiche (fon- piante fino a morte. Su viti americane genera galle fo-
datrici) che pungono le foglie determinando lo svi- gliari che riducono solo parzialmente lo sviluppo della
luppo di galle, al cui interno nascono nuove femmine pianta.
partenogenetiche che continuano a vivere sulle foglie Difesa Si attua tramite l’innesto delle viti europee su
producendo nuove galle. quelle americane. Questa pratica è molto efficace, ma
Nelle generazioni successive nascono alcune femmi- non priva di difetti:
ne dotate di un lungo rostro che lasciano le foglie mi- • le viti europee hanno radici adattabili ai diversi tipi
grando sull’apparato radicale, dove inizia una serie di di suolo, mentre i portinnesti hanno adattabilità e af-
generazioni radicicole. finità diversificate;
A fine estate sulle radici nascono femmine alate che • è necessario allestire vivai di portinnesti americani
migrano sulla parte epigea, dove generano maschi e in cui si deve intervenire con trattamenti insetticidi.
Colture arboree sarmentose       43  Capitolo 4

4 Famiglia botanica Actinidiaceae


Caratteristiche botaniche Interesse frutticolo
Le Actinidiacee sono una piccola famiglia di piante Alla famiglia delle Actinidiacee appartiene il genere
di origine tropicale appartenenti, secondo la classifi- Actinidia con circa 60 specie, suddiviso in due sezio-
cazione Cronquist, all’ordine delle Teales e all’ordine ni:
delle Ericales in base alla classificazione filogenetica –  Stellatae, che comprende l’Actinidia chinensis Pl.
molecolare APG. (5 A. deliciosa) detta comunemente kiwi;
Questa famiglia comprende alberi, arbusti o liane –  Leiocarpae, comprendente l’Actinidia arguta.
rampicanti che si ancorano ai supporti attraverso Mentre l’Actinidia arguta è ornamentale, l’A. chinen-
il fusto che, infatti, nella parte terminale si avvolge sis è un’importante coltura frutticola originaria di una
come un viticcio. vallata dello Yang-tze cinese e diffusa in Europa a par-
Le foglie sono semplici e alterne, disposte a spirale tire da metà del XX secolo.
sui fusti, sono grandi e spesso a forma di cuore, to-
mentose, con piccioli ispidi e pelosi. Non hanno sti-
pole.
I fiori attinomorfi possono essere ermafroditi o uni-
sessuali, riuniti in infiorescenze a cime, pannocchie,
o grappoli.
Il numero degli stami è piuttosto elevato in tutti i ge-
neri, tranne che in Clematoclethra che ha un nume-
ro definito di 10 stami. I carpelli si presentano fusi in
modo incompleto con gli stigmi distinti e disposti in
modo raggiato nel fiore. Da tale disposizione deriva
il nome della famiglia (Actinidiaceae) che appunto ri-
chiama dal greco la forma “raggiata”.
Le piante sono spesso dioiche distinte in piante ma-
schio e piante femmina, ma anche monoiche con i
fiori dei due sessi sulla stessa pianta e non mancano
specie ermafrodite.
Il frutto è rappresentato da una bacca o capsula di di-
mensione molto variabile, spesso ricoperta da peluria.
L’impollinazione è entomofila e, in misura minore ane-
mofila.
 4.8 Actinidieto con frutti prossimi alla raccolta.

 4.7 (a) Pianta di Actinidia arguta; (b) fiore ma-


schile di Actinidia chinensis.
  44     Produzioni Vegetali Arboree

5 Il cancro batterico dell’actinidia


Batteriosi dell’actinidia PSA (Bacterial canker of kiwifruit)

Agente causale Descrizione Psudomonas syringae pv. actini-


Pseudomonas syringae pv. actinidiae diae (PSA) provoca cancri su gemme, tralci, tronco
e anche su ferite da potatura, essudanti un liquido
dapprima di color ambrato chiaro poi rossastro (a
Classificazione causa delle ossidazioni a contatto con l’aria) che
div. Proteobacteria si deposita sulla corteccia di tronco e rami, men-
fam. Pseudomonadaceae tre sulle foglie appaiono macchie angolari, di color
bruno-marrone contornate da un alone giallastro,
inoltre, in primavera, si possono avere marcescenze
dei bottoni. Rimuovendo la corteccia si può osser-
vare un imbrunimento dei tessuti sottostanti e un
arrossamento di quelli corrispondenti alle lenticelle.

Piante ospiti e distribuzione La malattia è


stata descritta in Giappone nel 1989. Successivamen-
te presente in Corea, Cina, Giappone, Nuova Zelanda
e Cile. Nell’area EPPO è stata rinvenuta inizialmente
in centro Italia nel 1992 ma per 15 anni la sua presenza
è stata sporadica, poi, a partire dal 2007-08, si è avu-
ta una recrudescenza nel Lazio e una diffusione sia in
diverse Regioni italiane sia in Europa, di conseguenza
 4.9 Il sintomo tipico dell’attacco di PSA è dato dall’emis-
è stata inserita nelle liste di allerta della EPPO. Questa
sione di essudati che rappresentano la fase di evasione del
patogeno (cortesia SFR – Piemonte). batteriosi colpisce tutte le specie di actinidia e, alme-
no inizialmente, si erano dimostrate più suscettibili le
varietà con frutto a polpa gialla.

Biologia ed epidemiologia I dati sulla biologia ed ra fogliare, imbrunimento e necrosi dei bottoni fiorali
epidemiologia di questo patogeno sono ancora par- e dei fiori, mentre quelle che si realizzano nel perio-
zialmente lacunosi (anche se sono in corso studi ad do autunnale-invernale provocano disseccamenti dei
esempio sull’interazione tra PSA e pianta ospite, mol- cordoni e anche dei tronchi con comparsa, verso la ri-
to interessanti sul piano scientifico e suscettibili di presa vegetativa, di cancri. Nelle piante colpite si può
applicazione pratica ai fini di una diagnosi precoce). avere avvizzimento dei frutti.
È tuttavia noto che il patogeno è attivo con tempe- La malattia può avere un decorso anche assai rapido
rature comprese tra 10 e 20 °C, mentre sopra i 25 °C e portare la pianta colpita alla morte nel giro di pochi
praticamente l’infezione si arresta. Gelate e grandina- mesi.
te sono i principali fattori predisponenti all’infezione. Difesa Allo stato attuale non esistono rimedi fitosani-
La penetrazione nella pianta ospite può realizzarsi at- tari curativi o risolutivi, per cui la linea di difesa prin-
traverso le aperture naturali (stomi, lenticelle, cicatrici cipale consiste nella prevenzione.
del peduncolo dei frutti raccolti) e le ferite (in partico- In campo essa si attua innanzitutto attraverso una se-
lare da potatura). rie di misure agronomiche:
L’infezione può rimanere latente, tuttavia essa è sem- riduzione degli apporti azotati e concimazioni a
pre pericolosa in quanto il batterio può colonizzare base di calcio nei terreni carenti di tale elemento;
i tessuti vascolari, oppure, specie in primavera e in è importante astenersi dalle potature in pre-fiori-
autunno, quando usualmente le condizioni climatiche tura;
sono caratterizzate da temperature fresche, piogge in- disinfestare con rameici delle ferite da potatura,
sistenti ed elevata umidità dell’aria, l’infezione può ma- nonché con gli arnesi di lavoro nel passaggio da una
nifestarsi in forma sintomatica. La diffusione del pato- pianta all’altra;
geno a lunga distanza avviene con il materiale infetto, evitare le irrigazione sovra chioma, ma preferire
mentre a breve può essere veicolato da pioggia, vento, quelle a goccia;
insetti e altri animali, uomo e attrezzi di lavoro (è stata effettuare impollinazioni di supporto (ciò a causa
ipotizzata anche una trasmissione attraverso il polline). della particolare vulnerabilità alla malattia delle usuali
Danni Le infezioni che avvengono in primavera-inizio piante impollinatrici) con polline di sicura provenienza
estate causano avvizzimento dei germogli, maculatu- ed eventuale impiego di pronubi (bombi);
Colture arboree sarmentose       45  Capitolo 4

ridurre l’apporto idrico durante i mesi di luglio e go di un promotore delle difese naturali delle piante,
agosto; eliminazione e distruzione col fuoco di piante, acibenzolar-S-metil (conosciuto commercialmente
e/o loro parti, infette. come Bion 50 WG, registrato anche per l’actinidia), che
A tali pratiche vengono associati interventi con agro- ha fornito risultati soddisfacenti.
farmaci a scopo preventivo/contenitivo, consistenti Dalla fase di allegagione fino alla raccolta normalmen-
in trattamenti con prodotti rameici in pre-fioritura; è te non ricorrono le condizioni per il propagarsi dell’in-
sconsigliabile l’uso del rame durante il periodo di fio- fezione, mentre dopo la potatura invernale a seguito di
ritura perché causa fitossicità sul polline e sugli orga- grandinate è bene trattare sollecitamente con rameici.
ni fiorali, mentre in questa fase può trovare impiego In Italia, a livello regionale, sono state promosse misure
eventualmente il Bacillus amyloliquefaciens, benché i legislative e interventi atti a contrastare la diffusione del
dati sperimentali siano ancora incerti. Valido l’impie- cancro batterico dell’actinidia.

a b

 4.10 (a) Cartina che indica la presenza di PSA nelle


Regioni italiane al 2011. (b) Effetti sui giovani rametti.

Argirotenia o Eulia (Grape tortrix)


Fitofago Classificazione Descrizione Adulto: piccola farfalla (15 mm
Argyrotaenia pulchellana ord. Lepidoptera apertura alare) con ali anteriori grigio-ocracee e
fam.Tortricidae fasce trasversali irregolari più scure. Larve: gial-
lo-verdastre con capo ocra, glabre e lunghe fino a
18 mm a maturità.

Piante ospiti e distribuzione Insetto po-


lifago che può insediarsi su actinidia, vite, po-
macee, drupacee, fragola, erbacee e piante
ortive.

 4.11 Adulto di Ar-


gyrotaenia pulchellana.

Biologia ed epidemiologia Questa specie compie Nella Pianura Padana i primi adulti compaiono in ge-
di norma tre generazioni all’anno. Sverna allo stadio nere ad aprile e, dopo gli accoppiamenti, ovidepongo-
di pupa in bozzoli biancastri allestiti negli anfratti cor- no sulle foglie o sui rametti. Le larve si nutrono ini-
ticali o tra i residui colturali al piede delle piante. zialmente sui germogli e poi sui frutti.
  46     Produzioni Vegetali Arboree

Danni Le larve di questo polifago lepidottero ricama- Eseguire i trattamenti non appena si verifica il supe-
tore erodono superficialmente i frutti deprezzandoli. ramento della soglia di 50 adulti catturati per trappola
Difesa Installare, tra fine marzo e inizio aprile, alme- dall’inizio del secondo e del terzo volo. Buoni risultati
no 2 trappole a ferormoni per appezzamento. si ottengono trattando con Bacillus thuringiensis.

ACTINIDIA - ALTRE AVVERSITÀ


IDENTIFICAZIONE – Muffa grigia (Grey mould) Botrytis cinerea
ord. Ascomycota fam. Sclerotiniaceae
Descrizione Colpisce i frutti in conservazione che rammolliscono, men-
tre la polpa assume un gusto sgradevole e compare muffa all’esterno.
Difesa Le infezioni in campo sono rare (annate molto piovose) e inte-
ressano anche fiori, germogli e rami. Asportare i rami infetti trattando
con rame in autunno per ridurre l’inoculo.

IDENTIFICAZIONE – Marciume basale delle talee (Crown


and root rot): div. Oomycota, Pythium spp. fam. Pythiaceae, Phytophthora
spp. fam. Peronosporaceae; div. Ascomycota, Cylindron spp. e Fusarium
spp. fam. Nectriaceae, Thielaviopsis spp. fam. Ceratocystidaceae; div.
Lesioni basali causate da forti gelate. Basidiomycota, Rhizoctonia solani fam. Ceratobasidiaceae
Descrizione Le talee, in vivaio o subito dopo il trapianto, manifestano
IDENTIFICAZIONE – Danni da freddo (Chilling and imbrunimenti al colletto con spaccatura dell’epidermide e messa a
freezing injuries) sovente associati a Cancro batterico (Pseu- nudo del legno, accompagnate da avvizzimento e necrosi delle foglie.
domonas syringae pv. actinidiae) Difesa Per prevenire il marciume è utile l’impiego di terriccio sterile,
Descrizione I geli invernali determinano lesioni a caule, branche la disinfezione del suolo, la solarizzazione e un buon drenaggio.
e rami su cui si instaurano colonie batteriche (marcescenza del
legno). La pianta in primavera germoglia stentatamente con
alterazioni clorotiche delle foglie che appassiscono. Si hanno IDENTIFICAZIONE –
eventuali ricacci di germogli alla base. Il freddo primaverile tar- Cocciniglia bianca
divo provoca alessature dei getti e caduta dei fiori. (White peach scale)
Pseudaulacaspis penta-
Difesa • Agronomica: evitare la coltivazione in zone a rischio
gona, ord. Hemiptera,
gelate; impiegare materiale di propagazione prodotto da vi-
fam. Diaspididae
vai autorizzati (art. 19 del D.Lgs 214/2005 e D.M. 7/02/2011);
effettuare concimazioni equilibrate e limitare l’uso di fitore- Descrizione Questa
golatori; eseguire potature di arieggiamento della chioma; cocciniglia con le sue
disinfettare gli attrezzi di potatura (es. benzalconio cloruro) punture trofiche de-
e le superfici di taglio (colle viniliche addizionate con rame); Follicoli femminili di Pseudaulacaspis pentagona. termina deperimento
evitare irrigazioni sovrachioma; eliminare le parti infette; di- della pianta. Svernano
struggere il materiale di potatura o estirpato (incenerimento le femmine adulte già fecondate, protette da follicoli cerosi.
o interramento profondo in loco o accumulo e trattamento Difesa Spazzolare il caule e trattare con Buprofezin in estate per
con calce). Proteggere il caule con coperture di paglia, carta, colpire le neanidi in migrazione individuando il momento della
iuta e irrorare il colletto con rameici per bloccare i patogeni loro fuoriuscita con osservazioni e cattura dei maschi per mezzo
e favorire la cicatrizzazione. • Chimica: trattare con prodotti di trappole a ferormoni. L’imenottero afelinide Encarsia berlesei,
rameici da fine raccolta a inizio ripresa vegetativa. introdotto dal Giappone in Italia nel 1906, è un valido limitatore
naturale di questa cocciniglia.
Colture arboree sarmentose        47  Capitolo 4

Verifiche
QUESITI A RISPOSTA MULTIPLA
1. In Europa la vite occupa una superficie di: 6. I vinaccioli sono contenuti nella parte della bacca deno-
a. 7,8 milioni di ettari minata:
b. 3,5 milioni di ettari a. epicarpo
c. 2,7 milioni di ettari b. mesocarpo
c. endocarpo
2. Quale tra le seguenti specie appartiene alle viti asiati-
co-orientali? 7. Il sistema più completo di allevamento della vite per la
a Vitis labrusca produzione di uva da tavola è:
b Vitis riparia a. tendone a doppio impalco
c Vitis amurensis b. cordone speronato
c. Sylvoz
3. Il germoglio della vite si sviluppa da una gemma inseri-
ta su un ramo di 1 anno chiamata: 8. I fiori dell’actinidia sono riuniti in infiorescenze e si for-
a. ibernante mano all’ascella di quali foglie presenti sui tralci?
b. mista a. prime 8-12 foglie
c. primaria b. prime 5-8 foglie
c. prime 2-5 foglie
4. Nella vite gli organi filamentosi con funzione di aggrap-
pamento sono detti: 9. L’impollinazione nell’actinidia è di tipo:
a. lobi a. entomofilo
b. lembi b. anemofilo
c. cirri c. sia entomofilo che anemofilo

5. Un fiore di vite caratterizzato da ovario sviluppato, sta- 10. Nella potatura verde del kiwi i succhioni vengono taglia-
mi lunghi ed eretti e polline molto germinabile è defini- ti a 20-30 mm quando hanno raggiunto la lunghezza di
to: circa:
a. fiore ermafrodita a. 0,2-0,3 m
b. fiore maschile b. 0,4-0,6 m
c. fiore femminile c. 0,5-1 m

VERO O FALSO
1. Per fertilità potenziale della vite si intende il su suolo nel quale siano state realizzate per
numero di grappolini presenti nelle gemme qualche anno, colture arboree V F
svernanti V F
7. La densità di piantagione della vite nel si-
2. La faccia dorsale del seme di vite presenta stema a cordone speronato va da 2.200-4.800
una depressione centrale detta rafe e un ceppi/ha V F
solco detto calaza V F
8. L’Actinidia chinensis ha gemme sommerse
3. Un acino è detto spargolo se presenta acini interamente dalla corteccia e frutti ricoperti
ravvicinati a causa di pedicelli molto lunghi V F di peli ispidi e persistenti V F

4. La fioritura della vite avviene allo stadio di 9. La fecondazione dell’actinidia avviene in


circa 16 foglie V F circa 40-70 ore e può interessare fino a 1.300-
1.400 ovuli V F
5. La fillossera è un rincote nocivo alla Vite
europea, le cui radici attaccate da questo 10. Il metodo irriguo più adatto al kiwi è quello
insetto, causano disfacimento dei tessuti e a microjet con erogatori con portata di 60-90
deperimento vegetativo V F litri/ora circa V F

6. Un vigneto può essere impiantato lungo


l’intero arco del periodo primaverile-estivo,

ABBINAMENTI LOGICI
1. Pianta sarmentosa 5. Cirri A. Cascola fiorale E. Pianta dioica
2. Branche permanenti vite 6. Colatura B. Organi aggrappamento F. Entomofila e anemofila
3. Femminella 7. Actinidia C. Rampicante G. Ramo anticipato
4. Agostamento 8. Impollinazione kiwi D. Lignificazione tralci H.Tralci o speroni

Griglia 1 ................... 2 ................... 3 .................. 4 .................. 5 ................... 6 ................... 7 ................... 8 ...................


Capitolo 5
Olivicoltura

Approfondimenti

1 Famiglia botanica Oleaceae


Caratteristiche botaniche sono portati solitari o riuniti in infiorescenze definite
Le Oleacee sono una famiglia di piante collocate dalla (grappoli ascellari o terminali). Hanno calice gamo-
classificazione Cronquist nell’ordine Scrophulariales, sepalo piuttosto ridotto, con quattro sepali disposti a
dalla classificazione APG II nell’ordine Lamiales. croce, saldati alla base e corolla gamopetala con quat-
A tale famiglia appartengono 27 generi con un nume- tro petali.
ro di specie che, a seconda degli autori, varia da 400 Fanno eccezione il genere Fraxinus, che ha corolla
a 900. dialipetala con elementi disposti diagonalmente ri-
Queste piante vivono in regioni dal clima temperato- spetto ai sepali, e il genere Jasminum, che ha una co-
caldo e tropicale e alcune di esse sono componenti ti- rolla di 5 pezzi.
piche della macchia mediterranea. Di norma l’androceo è formato da due soli stami epi-
Si tratta di specie prevalentemente legnose con porta- corollini e il gineceo da due carpelli riuniti in un ovario
mento arboreo, arbustivo e lianoso, ma con caratteri- supero (gineceo bicarpellare sincarpico).
stiche botaniche molto diverse tra loro. La formula fiorale più ricorrente è:
Solitamente sono sempreverdi, con foglie dal lembo
intero, semplici, opposte e prive di stipole, ma alcuni
generi (Jasminum, Fraxinus) hanno per lo più foglie
composte.
I fiori attinomorfi, ermafroditi o, raramente, unises-
suali (nel genere Fraxinus) sono poco appariscenti e

 5.1 Fiore di Jasminum.


Olivicoltura      49  Capitolo 5

L’impollinazione è entomogama o anemogama. verde originaria del bacino del Mediterraneo coltivata
Il frutto è diverso a seconda dei generi: può essere una da millenni per la produzione di olio, olive e legno. Nel-
drupa (in Olea), una samara (in Fraxinus), una bacca (in le boscaglie della fascia mediterranea più calda (fascia
Jasminum) o una capsula (in Forsythia). A differenza termomediterranea detta dell’Oleo-Ceratonion, dell’oli-
della grande varietà che si verifica nell’aspetto dei frutti, vastro e del carrubo), questa famiglia è presente con
il numero dei semi si mostra costante, in genere 2, anche forme selvatiche o inselvatichite (oleastro, olivastro).
se spesso nelle olive ve ne è uno solo a causa dell’aborto Anche il frassino (Fraxinus ornus), nei tempi passati,
sistematico del secondo seme. Le Oleacee che costitu- è stato coltivato per l’estrazione della manna, di uso
iscono la flora spontanea italiana sono diverse, come officinale, soprattutto in Sicilia, nell’area delle Ma-
alcuni arbusti Olea europaea ssp. Oleaster, Phillyrea donie; mentre il genere Jasminum riunisce diverse
latifolia e P. angustifolia, essenze caratteristiche della specie sarmentose coltivate come ornamento, dette
macchia termofila mediterranea, e alberi come il Fraxi- gelsomini. Una nota pianta ornamentale è anche il
nus ornus, pianta dei boschi mediterranei e submediter- lillà (Syringa vulgaris), piccolo albero apprezzato per
ranei e il F. oxycarpa, pianta tipica dei boschi ripali. le sue infiorescenze.

Interesse commerciale
Fra le Oleacee di interesse economico si annovera anzi-
tutto l’ulivo, Olea europaea ssp. sativa, pianta sempre-

 5.3 Manna
 5.2 Drupe e foglie di Olea europaea. secreta da al-
bero di Fraxinus
ornus.

2 Olio extravergine di oliva: disciplinare di qualità


Per comprendere il concetto di qualità dell’olio è ne- teristiche chimiche e sensoriali interessanti. Ma un
cessario considerare tre aspetti fondamentali: qualità elevato livello qualitativo e l’esaltazione dei caratteri
merceologica, qualità nutrizionale e qualità sensoriale. di tipicità sono possibili solo in seguito alla corretta
esecuzione di tutte le fasi della filiera produttiva sia
Qualità merceologica  Fa riferimento alla classifi- in campo agronomico sia tecnologico.
cazione commerciale di oli ottenuti soltanto da olive, In frantoio, ad esempio, si può estrarre un olio ap-
con esclusione cioè della presenza di altri oli ottenu- partenente al gruppo degli oli vergini, ma ciò non
ti da semi o altri frutti oleosi. Il Regolamento UE n. significa che quell’olio risponda ai requisiti previsti
61/2011 classifica gli oli in otto classi merceologiche dalla normativa comunitaria per essere classificato
(di cui quattro utilizzabili al consumo) definite da nu- nella classe merceologica dell’olio extravergine di
merosi parametri analitici di valutazione: qualità, ge- oliva.
nuinità e purezza e dall’esame organolettico (panel Ci sono inoltre numerosi parametri chimici utili alla
test). classificazione degli oli: alcuni servono a verificare il
Da qualsiasi varietà coltivata e in qualunque zona livello qualitativo del prodotto ottenuto, altri a verifi-
di produzione è possibile ottenere un olio con carat- care la presenza di frodi e sofisticazioni.
  50     Produzioni Vegetali Arboree

Qualità nutrizionale  È fortemente legata alla ti che in mancanza di sapore e odore di fruttato l’olio
composizione dell’olio da olive. In particolare, all’e- non può essere commercializzato. Il fruttato è quin-
levata concentrazione in acidi grassi monoinsaturi di quell’insieme di sensazioni olfattive percepite per
(acido oleico), molto importante per la riduzione della via diretta e/o retro nasale, dipendenti dalla varietà
colesterolemia e per la prevenzione di malattie del si- delle olive e caratteristiche dell’olio ottenuto da frut-
stema cardio-vascolare e al contenuto in antiossidan- ti freschi e sani. A seconda dell’intensità, il fruttato
ti naturali che svolgono un’azione preventiva contro può essere “verde” o “maturo”. È verde quando le
i processi infiammatori, i problemi cardio-vascolari, la sensazioni olfattive ricordano quelle dei frutti verdi,
cancerogenesi, l’invecchiamento precoce. raccolti appena prima o durante l’invaiatura. È invece
maturo quando le sensazioni olfattive ricordano quel-
Qualità sensoriale  Fa riferimento alla valutazio- le dei frutti raccolti ad uno stadio di maturazione più
ne delle caratteristiche dell’olio in base agli organi di avanzato.
senso (olfatto e gusto). A corredo delle analisi chimi- Un ottimo extravergine non si ottiene per caso, ma
che, infatti, è fondamentale e obbligatorio l’esame or- dalla sapiente combinazione di una serie di fattori:
ganolettico dell’olio (analisi sensoriale), affidato ad alcuni di questi (fattori antropici) dipendono dalle
una specifica commissione chiamata panel, che opera scelte dell’agricoltore-imprenditore e del frantoiano.
in base a precise regole definite dalla normativa vi- Altri, (fattori naturali), dipendono dalle condizioni
gente in materia (Regolamento CEE n. 2568/1991). climatiche e dal terreno, nonché dalle varietà di olivo
impiegate.
Olio extravergine (EVO) e vergine di oliva Anche l’olio di oliva vergine è estratto dalla prima
L’olio extravergine è estratto dalla prima spremitura spremitura delle olive e non subisce alcun trattamen-
delle olive con mezzi meccanici o fisici a freddo, a tem- to, oltre al lavaggio delle olive, alla decantazione, alla
perature che non devono essere superiori ai 27 °C, tali centrifugazione e alla filtrazione. La differenza rispet-
da non determinare nessun tipo di alterazione del pro- to all’olio extravergine è che l’olio vergine ha un limite
dotto. In sintesi le fasi di lavorazione sono: le drupe massimo di acidità libera di 2 grammi per 100 grammi
vengono sottoposte a lavaggio, divisione dalle foglie, e al panel test presenta leggeri difetti.
molitura, centrifugazione ed eventualmente filtrazio-
Olio di oliva
ne. In ogni caso, è bene sottolineare che il Regolamen-
to europeo n. 2568/1991 ha stabilito dei precisi stan- L’olio di oliva ha un’origine e una storia più complessa
dard qualitativi affinché un olio possa essere venduto rispetto agli oli di oliva vergini ed extravergini. La sua
e ricevere la dicitura di “Olio Extravergine”. Il limite stessa etichetta, infatti, riporta la dicitura:“composto
dell’acidità libera è fissato a 0,8 grammi per 100 gram- di olio di oliva raffinato e olio di oliva vergine”.
mi e al Panel test (esame organolettico) deve risultare È ottenuto dalla spremitura delle olive di qualità bas-
privo di difetti e, soprattutto, deve avere note positive sa o scadente, tali da non renderlo idoneo al consumo
di fruttato. Non deve essere cioè inodore, incolore o (olio lampante). Possiede, infatti, difetti evidenti, sa-
insapore; il Regolamento CE n. 640/2008 riporta infat- pore e odore sgradevoli che rendono necessario sot-
toporlo a un trattamento chimico di raffi-
nazione, a livello industriale, per eliminare
questi difetti organolettici.
Per questo si parla di olio raffinato (o ret-
tificato), cioè trattato chimicamente con
processi di raffinazione quali decolorazio-
ne, deodorazione e deacidificazione per
correggere o limitarne i difetti di acidi-
tà eccessiva, di rancido, di colore e odori
sgradevoli.
Dopo questi trattamenti l’olio di oliva raf-
finato viene tagliato (miscelato) con olio
di oliva vergine o extravergine. Presenta
un tenore di acidità libera, espresso in
acido oleico, non superiore a 1 grammo
per 100 grammi. La normativa non stabili-
sce la percentuale minima di olio vergine
o extravergine da miscelare al raffinato:
 5.4 Impianto per l’estrazione a freddo di olio extravergine di oliva: l’estra-
in genere, il taglio medio è dell’ordine del
zione inizia in un frangitore nel quale le olive vengono macinate assieme al
nocciolo; la pasta di olive ottenuta viene quindi rimescolata (gramolatura) per 5-8%, ma i migliori produttori preferisco-
meno di un’ora per favorire la successiva separazione dell’olio che avviene in una no spingersi fino al 30%, utilizzando oli
centrifuga che separa istantaneamente la parte solida detta “sansa” dall’acqua extravergini per rendere più gradito al
vegetale e dall’olio. palato il prodotto.
Olivicoltura      51  Capitolo 5

Classificazione degli oli di oliva dità libera, espressa in acido oleico, è superiore a 2 g
Proponiamo di seguito la classificazione degli oli di per 100 g e/o avente le altre caratteristiche conformi
oliva stabilita dal Regolamento CE n. 1513/2001 a quelle previste per questa categoria.
OLIO DI OLIVA RAFFINATO Ottenuto dalla raffi-
OLI DI OLIVA VERGINI Gli oli ottenuti dal frutto
nazione dell’olio di oliva vergine, con un tenore di
dell’olivo soltanto mediante processi meccanici o
acidità libera, espresso in acido oleico non superiore
altri processi fisici, in condizioni che non causano
a 0,3 g per 100 g e avente le altre caratteristiche con-
alterazione dell’olio, e che non hanno subito alcun
formi a quelle previste per questa categoria.
trattamento diverso dal lavaggio, dalla decantazio-
OLIO DI OLIVA - COMPOSTO DI OLI DI OLIVA RAF-
ne, dalla centrifugazione e dalla filtrazione, esclusi
FINATI E OLI DI OLIVA VERGINI Olio di oliva ottenu-
gli oli ottenuti mediante solvente o con coadiuvan- to dal taglio di olio di oliva raffinato con olio di oliva
ti ad azione chimica o biochimica o con processi di vergine diverso dall’olio lampante, con un tenore di
riesterificazione e qualsiasi miscela con oli di altra acidità libera, espresso in acido oleico, non superiore
natura. Detti oli di oliva vergini sono oggetto della a 1 g per 100 g e avente le altre caratteristiche confor-
classificazione e delle denominazioni seguenti: a) mi a quelle previste per questa categoria.
olio extravergine di oliva, olio di oliva vergine la cui OLIO DI SANSA DI OLIVA GREGGIO Olio ottenuto
acidità libera, espressa in acido oleico, è al massimo dalla sansa d’oliva mediante trattamento con sol-
di 0,8 g per 100 g e avente le altre caratteristiche venti o mediante processi fisici, oppure olio corri-
conformi a quelle previste per questa categoria; b) spondente all’olio di oliva lampante, fatte salve talu-
olio di oliva vergine la cui acidità libera, espressa in ne specifiche caratteristiche, escluso l’olio ottenuto
acido oleico, è al massimo di 2 g per 100 g e avente attraverso la riesterificazione e le miscele con oli di
le altre caratteristiche conformi a quelle previste per altra natura, e avente le altre caratteristiche confor-
questa categoria; c) olio di oliva lampante la cui aci- mi a quelle previste per questa categoria.

Approfondimento
  Analisi della qualità dell’olio
Il test per la valutazione della qualità di un olio consente ANALISI OLFATTIVA E DEGUSTATIVA 
di attribuirgli una precisa categoria merceologica e viene Per capire la vera differenza tra olio di oliva e olio extra-
effettuato con due modalità: l’analisi chimico-fisica e il vergine, il primo passo del procedimento è aprire il con-
panel test (prova di assaggio). tenitore e avvicinarlo al naso. Dopo la prova olfattiva si
Chimicamente si valuta l’acidità, mentre l’analisi organo- passa all’assaggio vero e proprio: l’olio va tenuto in bocca
lettica ottenuta attraverso l’assaggio (panel test) va con- per almeno 30 secondi e deve entrare in contatto con
fermata da un team di esperti. Il motivo per cui si associa tutte le papille gustative affinché si avverta il retrogusto.
l’analisi chimica al panel test è che la prima non è in grado Successivamente, l’olio non va non ingerito ma espulso.
di fornire tutte le informazioni sulla qualità di un olio, Per passare al campione successivo l’assaggiatore deve
cosa che invece è possibile attraverso l’esame organo- pulirsi la bocca mangiando uno spicchio di mela verde e
lettico. L’analisi sensoriale permette, infatti, di ottenere bere un bicchiere di acqua
un giudizio non solo sulla qualità dell’olio, ma consente frizzante. Il giudizio finale
anche di verificare se le indicazioni fornite dal produt- viene espresso dal capo
tore sono veritiere: gli esperti, infatti, sono in grado di panel: il responsabile effet-
riconoscere all’assaggio da quali cultivar proviene l’olio tua una media dei pareri
e se raccolta, lavorazione e stoccaggio sono stati eseguiti raccolti dagli assaggiatori,
correttamente. escludendo quelli troppo
Il panel test viene eseguito da un gruppo di assaggiatori discordanti. I risultati in
di olio (da 8 a 12 per minimizzare gli errori). I parametri ordine di qualità sono: ex-
principali sono: l’olfatto e il gusto. Il colore non è sem- travergine, vergine, vergine
pre un fattore importante e può trarre in inganno: infatti corrente, vergine lampante.
i campioni di olio vengono spesso presentati in piccoli
recipienti blu per non influenzare il giudizio. Per testare  5.5 Recipienti per effettuare
correttamente l’olio l’assaggiatore non deve aver fumato il panel test dell’olio.
da almeno 30 minuti, non deve indossare profumi (capa-
ci di alterare la percezione dei sapori) e deve essere in
uno stato psicofisico idoneo. Il massimo di recipienti da
testare è 8. Questi si trovano in un contenitore capace di
mantenerli a una temperatura costante di 28 °C. Se viene
superato questo parametro, l’olio potrebbe presentare
sentori falsati.
  52     Produzioni Vegetali Arboree

OLIO DI SANSA DI OLIVA RAFFINATO Olio ottenu- OLIO DI SANSA DI OLIVA Olio ottenuto dal taglio di
to dalla raffinazione dell’olio di sansa di oliva greg- olio di sansa di oliva raffinato e di olio di oliva vergi-
gio, con un tenore di acidità libera, espresso in acido ne diverso dall’olio lampante, con un tenore di acidi-
oleico, non superiore a 0,3 g per 100 g e avente le tà libera, espresso in acido oleico, non superiore a 1
altre caratteristiche conformi a quelle previste per g per 100 g e avente le altre caratteristiche conformi
questa categoria. a quelle previste per questa categoria.

Abruzzo Aprutino Pescarese DOP (Abruzzo) – Colline Teatine DOP (Abruzzo) – Pretuziano delle Colline
Teramane DOP (Abruzzo)
Basilicata Vulture DOP (Basilicata)
Calabria Alto Crotonese DOP (Calabria) – Bruzio DOP (Calabria) – Lametia DOP (Calabria)
Campania Cilento DOP (Campania) – Colline Salernitane DOP (Campania) – Irpinia - Colline dell’Ufita DOP
(Campania) – Penisola Sorrentina DOP (Campania) – Terre Aurunche DOP (Campania)
Emilia Romagna Colline di Romagna DOP (Emilia-Romagna) – Brisighella DOP (Emilia-Romagna)
Friuli Venezia Giulia Tergeste DOP (Friuli Venezia Giulia)
Lazio Canino DOP (Lazio) – Colline Pontine DOP (Lazio) – Sabina DOP (Lazio) – Tuscia DOP (Lazio)
Liguria Riviera Ligure DOP (Liguria)
Lombardia Laghi Lombardi DOP (Lombardia)
Lago di Garda Garda DOP (Lago di Garda)
Marche Cartoceto DOP (Marche)
Molise Molise DOP (Molise)
Puglia Collina di Brindisi DOP (Puglia) – Dauno DOP (Puglia) – Terra d’Otranto DOP (Puglia) – Terra di
Bari DOP (Puglia) – Terre Tarentine DOP (Puglia)
Sardegna Sardegna DOP (Sardegna)
Sicilia Monte Etna DOP (Sicilia) – Monti Iblei DOP (Sicilia) – Val di Mazara DOP (Sicilia)
Valdemone DOP (Sicilia) – Valle del Belice DOP (Sicilia) – Valli Trapanesi DOP (Sicilia)
Toscana Chianti Classico DOP (Toscana) – Lucca DOP (Toscana) – Seggiano DOP (Toscana) – Terre di
Siena DOP (Toscana) – Toscano I.G.P. (Toscana)
Umbria Umbria DOP (Umbria)
Veneto Veneto DOP (Veneto)

 5.6 Alcuni oli extravergine di oliva DOP e IGP italiani (portale: https://itolio.it/).

Disciplinare Dop Dauno


http://sviluppoagricolo.regione.puglia.it/index.php?page=progetti&opz=display&id=8
Disciplinare olio extravergine “Toscano”
http://prodtrad.regione.toscana.it/dopigp_img/10_46.pdf
Disciplinare olio extravergine «Marche»
https://www.regione.marche.it/Portals/0/Agricoltura/qualita/IGP/Disciplinare%20olio%20Marche.pdf
Disciplinare olio extravergine IGP Sicilia
http://www.regione.sicilia.it/Agricolturaeforeste/Assessorato/allegati/News2014/disciplinare%20olio%20
IGP%20sicilia%20siglato.pdf
Disciplinare olio extravergine ‘RIVIERA LIGURE’
http://www.agriligurianet.it/it/impresa/marchi-e-disciplinari/disciplinari-di-produzione/disciplinare-olio.html
Disciplinare olio extravergine ‘ Sardegna DOP
http://www.sardegnaagricoltura.it/index.php?xsl=443&s=45303&v=2&c=3592

 5.7 Rimandi ad alcuni siti regionali dei disciplinari di produzione.


Olivicoltura        53  Capitolo 5

Verifiche
QUESITI A RISPOSTA MULTIPLA
1. In Italia, la regione maggiore produttrice di olive è: 6. L’olio di semi di palma è caratterizzato da un notevole
a. Calabria contenuto di:
b. Puglia a. grassi saturi a catena lunga
c. Sicilia b. acidi grassi a catena media
c. grassi saturi a catena corta
2. Nella zona del colletto (tra radici e tronco) sono spesso
7. La talea di moltiplicazione dell’olivo per autoradicazio-
presenti polloni autoradicanti generati da formazioni
ne è prelevata da rami di un anno e ha una lunghezza di:
nodose chiamate:
a. 5 cm
a. ovoli
b. 15 cm
b. gemme
c. 25 cm
c. branche
8. L’olivo ha una larga adattabilità al pH, il cui valore otti-
3. Le foglie dell’olivo sono portate sul ramo in posizione male è compreso tra:
opposta e sono persistenti fino a: a. 4,5-5,6
a. 1 anno b. 5,7-6,7
b. 2 anni c. 6,8-7,5
c. 3 anni
9. La forma di allevamento appiattita, costituita da un asse
4. L’infiorescenza dell’olivo è detta: principale e da branche disposte su più palchi (in genere
a. drupa uno o due) è chiamata:
b. mignola a. palmetta
c. peduncolo b. a globo
c. a vaso cespugliato
5. Secondo uno studio della FAO, su 396 cultivar di olivo
quante sono autosterili? 10.  In oliveto, il concime più utilizzato e distribuito più
a. 17,2% spesso tramite la fertirrigazione è:
b. 18,9% a. fosforo
c. 63,9% b. azoto
c. potassio

VERO O FALSO
1. Il 45% delle superfici olivate mondiali è dedi- 7. La lavorazione del terreno va eseguita nell’in-
cato alla produzione di olive da mensa V F verno successivo alla messa a dimora delle
2. La carie del legno è asportabile tramite l’in- piante e, comunque, dopo i lavori di sistema-
V F zione V F
tervento denominato slupatura
3. Le gemme ibernanti rimangono tali senza 8. La sostanza ormonale più utilizzata per il
germogliare per vari anni consecutivi V F trattamento rizogeno delle talee è l’acido in-
dolbutirrico V F
4. I fiori ermafroditi dell’olivo presentano un
gineceo di modeste dimensioni e involuto, 9. La concimazione minerale di fondo va inte-
mentre il perianzio e l’androceo sono regolari V F grata con materiale organico, come ad esem-
pio il letame maturo V F
5. La sintesi dell’olio avviene nei plastidi e mito-
condri del protoplasma delle cellule della polpa V F 10. La brucatura è un sistema tradizionale di rac-
colta delle olive eseguita utilizzando piccoli
6. Per gli innesti di olivo si impiegano rami frut-
rastrelli per distaccare i frutti che cadono su
tiferi di un anno, di 25-30 cm di lunghezza,
reti di plastica, con una resa del lavoro di 10-
dai quali si ricavano marze di circa 4 cm che V F
15 kg/ora/per persona
vengono modellate per essere innestate su
un portainnesto V F

ABBINAMENTI LOGICI
1. Infiorescenze 5. Succhioni A. Dinamometro E. Penetometro
2. Invaiatura 6. Indice di invaiatura B. Grado pigmentazione olive F. Mignole
3. Topping 7. Forza di distacco C. Taglio orizzontale chioma G. Germogli sviluppati dalla
ceppaia
4. Polloni 8. Consistenza della polpa
D. Cambiamento colore drupa H. Germogli sviluppati da
gemme latenti

Griglia 1 ................... 2 ................... 3 .................. 4 .................. 5 ................... 6 ................... 7 ................... 8 ...................


Capitolo 6
Colture arboree
pomacee
Approfondimenti

1 I calendari di raccolta
Nel nostro Paese la presenza di frutta sul mercato è tomeno se il target produttivo è l’esportazione), sia
praticamente continua e ininterrotta: non solo perché per l’utilizzo di pesticidi e antiparassitari molto su-
alle nostre latitudini è disponibile un elevato numero periore rispetto a quello italiano.
di varietà coltivate, ma anche per la presenza di filiere Come sapere quindi se la frutta che stiamo acquistan-
produttive in serra (nazionali o importate dall’estero) do è frutta cresciuta all’aria aperta e non sotto il ten-
e per la presenza di prodotti freschi conservati in at- done di una serra? È semplice, bisogna conoscerne la
mosfera controllata nelle celle frigorifere. stagionalità!
Un discorso a sé stante merita a questo punto la qua- Alcuni frutti coltivati in Italia, in particolare mele e
lità organolettica e nutrizionale della frutta che di- pere, non hanno una stagionalità particolare e pos-
pende sia dal tipo di coltura e di provenienza, sia dal sono essere acquistati lungo tutto l’arco dell’anno. In
tempo di conservazione. alcuni mesi presentano una qualità migliore perché
Il consiglio dei nutrizionisti è da sempre orientato hanno una maggiore freschezza, nella tabella 6.1 que-
verso il consumo di prodotti locali (possibilmente a sti mesi sono contrassegnati in arancione.
filiera corta), stagionali (quindi sviluppati natural- Altri frutti, come banane e ananas, possono essere in-
mente) e non conservati per lunghi periodi in celle vece acquistati durante tutto l’arco dell’anno perché
frigorifere. sono frutti di importazione che, essendo coltivati in
In mancanza di prodotti a filiera corta, è sempre consi- Paesi con climi diversi dal nostro, sono reperibili fre-
gliabile acquistare un prodotto nazionale; l’Italia van- schi in qualsiasi mese. Non tutta la frutta tuttavia è
ta infatti una serie di disciplinari produttivi rigorosi disponibile tutto l’anno. Di seguito quindi indichiamo
e focalizzati sulla tutela del consumatore, mentre al- mese per mese quali sono i frutti di stagione, tenen-
trettanto non si può dire per frutti prodotti in territori do presente che molto dipende anche dal territorio in
extracomunitari. cui ci si trova: tra Nord e Sud Italia ci sono infatti diffe-
Parallelamente, la scelta di frutta stagionale garan- renze climatiche anche considerevoli, per cui un frutto
tisce un rapporto qualità/prezzo più vantaggioso. potrebbe essere di stagione in un luogo, ma non in un
Inoltre, al di là delle caratteristiche gustative e aro- altro. Per questo motivo, al momento dell’acquisto è
matiche, anche la qualità nutrizionale (vitamine e sempre bene verificare il luogo di raccolta della frutta
antiossidanti) ne trae un discreto vantaggio. Il frut- che si sta acquistando e che troviamo indicata sull’eti-
to, infatti, è un’appendice viva della pianta, e trae chetta o sul cartello del prezzo del prodotto.
beneficio in particolar modo della presenza dei raggi GENNAIO. Non solo agrumi (arance, mandarini, pom-
solari ultravioletti; pertanto, le coltivazioni in serra pelmi e mandaranci), ma anche kiwi. Mele e pere sono
non hanno la stessa intensità metabolica di una col- di ottima qualità fino al mese di aprile.
tura naturale, e ciò è a tutto svantaggio della compo- FEBBRAIO. È l’unico mese in cui è possibile trovare le
sizione nutrizionale del raccolto. mandorle fresche italiane, oltre a tutti i frutti già citati
Inoltre, è sempre sconsigliabile abusare di frutta nel mese di gennaio. A febbraio e a marzo, mele, pere e
tropicale; sia perché non sono attuati disciplinari di banane hanno una maggiore qualità. Le banane a feb-
coltivazione sulla tutela del consumatore finale (tan- braio e marzo sono migliori.
Colture arboree pomacee      55  Capitolo 6

MARZO. Ancora arance, kiwi e mandarini e sono dispo-  6.2 L’etichetta


nibili da questo mese i limoni. Ancora freschezza garan- riportata su questa
tita per mele, banane e pere. confezione di lamponi
APRILE. È il mese in cui si iniziano a trovare le prime fra- indica chiaramente il
luogo di provenienza.
gole fresche e si può approfittare ancora di mele e pere,
perché in primavera saranno di qualità leggermente in-
feriore. Sì a limoni, kiwi e arance.
MAGGIO. Ultimo periodo per le arance (che torneranno
solo a novembre). Questo è il mese delle ciliegie, men-
tre le fragole continueranno ad essere disponibili fino ad
agosto. Nelle regioni più calde è possibile trovare le pri-
me albicocche e le prime nespole.
GIUGNO. In tutta Italia via libera ad albicocche e nespo-
le, ma anche a pesche, prugne, susine e frutti di bosco
come mirtilli, bacche di gelso, lamponi e fragoline di bo-
sco. Ancora disponibili le ciliegie e le fragole; si possono
trovare anche le amarene fino a luglio. Torna il limone.

Frutto gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic

Albicocca
Amarena
Ananas
Anguria
Arancia
Avocado
Banana
Caco
Castagna
Ciliegio
Fico
Fico d’India
Fragola
Bacche di gelso
Kiwi
Lampone
Limone
Mandarancio
Mandorla
Mela
Melograno
Mirtillo
Mora
Melone
Nespola
Noce
Pera
Pesca
Prugna
 6.1 Calendario della
stagionalità mensile. In Pompelmo
arancione è indicato il Ribes
periodo in cui la frutta Susina
presenta le migliori qua-
lità organolettiche. Uva
  56     Produzioni Vegetali Arboree

LUGLIO. È il mese dell’anguria, che sarà disponibile per OTTOBRE. Iniziano a essere disponibili i frutti tipica-
due mesi; inoltre possiamo trovare i fichi, le more, i me- mente autunnali: i primi melograni, i cachi e le casta-
loni e i ribes. Ancora albicocche, amarene, ciliegie, susi- gne. Torna anche la nespola. Ultimo mese per gustare
ne, prugne, pesche, fragole, lamponi e bacche di gelso. al meglio l’uva.
Mele e pere tornano a essere di ottima qualità. NOVEMBRE. Tornano a essere disponibili arance, man-
AGOSTO. È l’ultimo mese per gustare albicocche, angu- daranci e mandarini. È anche il mese dell’avocado, del
ria, fragole, lamponi e ribes. Sì a fichi, meloni e mirtilli, kiwi e della noce. Sì ancora a cachi, castagne, limoni,
pesche, prugne e susine. Finalmente arriva l’uva. melograni e nespole.
SETTEMBRE. Mese in cui i frutti estivi iniziano a scar- DICEMBRE. È il mese in cui troviamo l’ananas di qualità
seggiare e a diventare di consistenza farinosa. Meglio migliore. Ancora disponibili arance, avocadi, cachi, kiwi,
quindi scegliere uva e fichi d’India, la cui stagionalità si agrumi, pompelmi compresi.
limita solo a settembre.

2 Le pomacee minori
Azzeruolo (Crataegus azarolus), famiglia: bata, con 1-3 paia di lobi a seconda della varietà.
Rosaceae La pagina superiore della foglia è glabra, lucida, di
È una specie rustica, diffusa nei Paesi del bacino del colore verde-brillante; quella inferiore è, invece, più
Mediterraneo, in Asia Minore e Centrale. Di taglia mo- opaca e vira sul verde pallido-grigiastro.
desta, si propaga agamicamente per innesto; il por- Sopporta il caldo elevato e la siccità. Resiste alle tem-
tainnesto più diffuso è il biancospino. L’azzeruolo è perature invernali fino a oltre -25 °C. Il frutto è un
una pianta a crescita lenta che riesce a vegetare su pomo, di peso variabile tra 2 e 12 g, di sapore dolce
tutti i terreni, anche se preferisce quelli asciutti e di e aromatico. Si possono distinguere tre gruppi varie-
medio impasto, a reazione neutra. tali: azzeruolo giallo, bianco e rosso (spontaneo nei
La chioma ha forma arrotondata, a volte piramidale, boschi). Il frutto è destinato prevalentemente al con-
con rami più o meno tomentosi e sporadiche spine. Le sumo fresco o alla trasformazione, ma trova anche
foglie sono caduche, alterne sui rami e coriacee, hanno impiego in erboristeria per le proprietà antianemi-
un breve peduncolo e sono dotate di stipole. Nei rami che e oftalmiche grazie all’elevato contenuto di pro-
fruttiferi la lamina fogliare è arrotondata alla base, lo- vitamina A.

 6.3 Foglie e frutto di azzeruolo.


Colture arboree pomacee      57  Capitolo 6

Biancospino (Crataegus monogyna), fami-


glia Rosaceae
Talvolta è un piccolo albero, ma più spesso un arbu-
sto. Presenta fogliame deciduo; cespuglioso, con radi-
ce fascicolata; chioma globosa o allungata. L’altezza è
compresa generalmente fra 2 e 5 m, ma può raggiun-
gere anche i 12 m. Ha una crescita molto lenta e può
vivere sino a 500 anni.
Il fusto presenta una corteccia compatta e di colore
grigio. Sui rami giovani (brocche) sono presenti spine
e su di essi in primavera compaiono le gemme e i fiori.
Le foglie caduche, portate da un picciolo scanalato,
sono alterne, semplici, di colore verde brillante e luci-
de nella pagina superiore.
I fiori, profumati, di colore bianco o leggermente rosa-
to, sono riuniti in corimbi eretti, semplici o composti,
portati da peduncoli villosi.
I frutti (in realtà falsi frutti - pomi) sono riuniti in den-
si grappoli e sono costituiti da piccole drupe con dia-
metro di circa 7-10 mm, di colore rosso e carnoso a
maturità.
In alcune regioni del Nord Italia, è vietata la messa
a dimora di piante di Biancospino, perché è ritenuto
un vettore di diffusione del batterio Erwinia amylo-
vora, responsabile della malattia denominata Colpo
di fuoco batterico, che colpisce soprattutto i frutteti.  6.4 Arbusto fiorito di biancospino.
Il biancospino trova da tempo spazio in alimentazio-
ne: i suoi frutti, vengono utilizzati per preparare infusi
e sciroppi, ma anche confetture e liquori. In fitoterapia proprietà cardiotoniche, antispasmodiche, ipotensi-
i fiori, le foglie e la corteccia sono utilizzate per le loro vanti, antiaterosclerotiche.

Nespolo comune (Mespilus germanica L.), gelo invernale è alla conclusione. A causa dell’elevato
famiglia Rosaceae contenuto di tannini il frutto, può essere consumato
Specie di origine balcanico-caucasica, molto rustica e solo dopo l’ammezzimento oppure essere impiegato
longeva, viene coltivata a scopo ornamentale o come nella preparazione di confetture, gelatine, salse, be-
fruttifero per uso domestico. È un arbusto deciduo, vande alcoliche (brandy, liquori).
che può raggiungere i 4 m di altezza e produce un Nelle pratiche fitoterapiche vengono impiegati i frutti,
frutto (pomo), sferico od ovoidale, con una depressio- i noccioli, le foglie e la corteccia. Il nespolo comune
ha essenzialmente proprietà astringenti e diuretiche
ne all’apice, circondata dai cinque sepali allungati e
e si presta ad essere utilizzato soprattutto nei casi di
persistenti, di pezzatura variabile da 10 a 80 g. In na-
problemi intestinali, disturbi allo stomaco, ritenzione
tura sono presenti molti ecotipi spontanei. In Italia il
idrica, diarrea, afta e piaghe della pelle.
nespolo comune è molto diffuso allo stato spontaneo,
soprattutto nei boschi di latifoglie.
Il vivaismo italiano offre astoni sia con denominazioni
generiche (ad esempio Nespolo comune) sia con indi-
cazioni varietali specifiche, quali: Grosso di Germa-
nia, Mostruoso d’Olanda e Gigante di Castelrainero.
Si propaga mediante innesto a spacco, triangolo o
gemma dormiente. Numerose sono le specie che pos-
sono essere utilizzate come portainnesti: biancospino
(il più impiegato), nespolo, cotogno, pero, sorbo degli
uccellatori. Sopporta bene le gelate invernali e, grazie
alla fioritura tardiva, sfugge alle gelate primaverili,
per questo lo ritroviamo anche oltre i 1.000 m di quo-
ta. Si adatta a numerosi tipi di suolo, pur prediligendo
quelli freschi, ma ben drenati e fertili. I frutti, che ma-
turano in inverno, vanno colti già essiccati, quando il  6.5 Foglie e frutti di Nespolo comune.
  58     Produzioni Vegetali Arboree

Nespolo del Giappone (Eriobotrya japonica), La raccolta è manuale, dall’ultima decade di ottobre a
famiglia Rosaeae novembre, ma sempre e comunque prima dell’ammez-
È la più importante tra le pomacee minori, con una zimento della polpa, che dovrà avvenire in fruttaio.
produzione annua attorno alle 4.000 t, prevalentemen- Il Nespolo giapponese possiede proprietà benefiche,
te concentrata in Sicilia. Come specie ornamentale è non solo nei frutti che sono un’ottima fonte di vitami-
presente anche nel Nord Italia dove, soprattutto nelle na A, B e C e hanno buoni contenuti di potassio, fosfo-
zone costiere, produce abbastanza regolarmente. ro e magnesio, ma anche nelle foglie che contengono
È un piccolo albero sempreverde, con grandi foglie sostanze antiossidanti utilizzate per la salute del fe-
lanceolate, di consistenza coriacea, a margine seghet- gato e contro l’invecchiamento della pelle.
tato e cotonose nella pagina inferiore. I fiori, ermafro- La nespola, inoltre, essendo molto ricca di acqua e
diti e spesso autofertili, sono presenti in numero an- fibre è un frutto ideale per chi segue una dieta dima-
che superiore al centinaio, sono riuniti in pannocchie grante: 100 grammi possiedono solo 47 kcal.
poste all’estremità dei germogli. La fioritura è scalare Una menzione particolare merita il miele di Nespolo
e avviene tra settembre e dicembre. L’impollinazione del Giappone: si tratta di una produzione di nicchia,
è entomofila. La fioritura tardiva è molto utile per le prodotta solo in Sicilia dove le coltivazioni sono rigo-
api che, nel tardo autunno, trovano poche piante mel- gliose. È un miele disponibile solo in quantità limitate
lifere da cui attingere nettare e polline. e dipendenti dall’andamento climatico stagionale.
I frutti sono dei pomi di peso compreso tra 30 e 50 g,
con 1-5 semi piuttosto voluminosi e pesanti; la resa in
polpa risulta, quindi, piuttosto scarsa. I semi non pre-
sentano dormienza e germinano assai facilmente. Nei
frutteti si preferisce ricorrere all’innesto, prevalente-
mente a gemma, su franco o su cotogno BA29 o MA.
Gli obiettivi del miglioramento genetico sono: preco-
cità di maturazione, elevata pezzatura dei frutti, scar-
so numero di semi e resistenza ad alcune fisiopatie.
Il vivaismo europeo offre numerosissime varietà, tra
le quali in Italia si coltivano la Sanfilippara (o Gigan-
te), il Marchetto (o Marturana), il Nespolone di Trabia
(o Nostrale) e la Rossa.
La potatura di produzione consiste nell’asportazione
dei rami misti che hanno già fruttificato, per stimolare
il rinnovo vegetativo e privilegiare la produzione sui
vigorosi rami misti di 1-2 anni di età.  6.7 Foglie e fiori di Nespolo del Giappone.

Sorbo domestico (Sorbus domestica), famiglia detergenti, rinfrescanti, astringenti e tonificanti. Il le-
Rosaceae gname ricavato dal Sorbo, compatto e duro, è ricerca-
Albero deciduo, originario dell’Europa meridionale e to per lavori di tornio e di ebanisteria.
orientale, alto fino a 20-25 m, coltivato per il frutto, il
legno e come pianta ornamentale. Il falso frutto è un
pomo portato in gruppi di 4-10, di 2-3 cm di diametro,
commestibile solo dopo l’ammezzimento.
Il materiale vivaistico in commercio è molto eteroge-
neo per caratteristiche morfologiche e qualitative: si
distinguono, in base alla forma delle sorbe, cultivar a
frutto piriforme o a frutto maliforme, moltiplicate per
innesto a doppio spacco inglese o a triangolo.
I frutti si utilizzano nella preparazione di sidro, con-
fetture, liquori e salse. Dal punto di vista nutrizionale
il frutto del sorbo è una ottima fonte di vitamina C e
minerali, tra cui il magnesio, calcio, potassio e zinco.
I frutti maturi contengono importanti quantità di zuc-
cheri che nei frutti ammezzati può raggiungere addi-
rittura il 20% del peso totale. Tra gli zuccheri, il più
importante è il sorbitolo, adatto a chi soffre di diabete,
molto utilizzato nell’industria alimentare. In fitotera-
pia i frutti trovano impiego per le proprietà diuretiche,  6.7 Frutti e foglie di Sorbo domestico.
Colture arboree pomacee        59  Capitolo 6

Verifiche
QUESITI A RISPOSTA MULTIPLA
1. I veri frutti delle pomacee derivano dalla prolifera- 6. Nella fertilizzazione di fondo del meleto quale dei se-
zione di: guenti concimi non viene utilizzato perché la sua solubi-
a. ovuli fecondati lità lo porterebbe a lisciviazione?
b ovario primitivo a. azoto
c. pareti ovariche b. fosforo
c. potassio
2. In Italia, la regione maggiore produttrice di mele è:
7. Il ramo a frutto del pero lungo 10-30 cm, che presenta
a. Veneto
una gemma mista apicale e gemme laterali a legno si
b. Trentino Alto-Adige
chiama:
c. Emilia-Romagna
a. lamburda
b. brindillo
3. Il fiore del melo presenta organi sessuali maschili e fem- c. ramo misto
minili, inoltre è:
a. autosterile 8. Per il regolare comportamento vegeto-produttivo del
b. autoimmune pero è molto importante soddisfare il fabbisogno in
c. autofertile freddo, pari a circa:
a. 400-750 unità di freddo
4. La propagazione gamica del melo è utilizzata prevalen- b. 800-1.600 unità di freddo
temente nel miglioramento genetico e nella produzione c. 2.000-2.500 unità di freddo
di:
a. portinnesti clonali 9. La forma di allevamento del pero negli impianti a medio-
b. portinnesti franchi alta densità (1.500-2.500 alberi/ha) è:
c. portinnesti autocompatibili a. cordone verticale
b. fusetto
5. Il processo di differenziazione delle gemme del melo av- c. Y trasversale
viene:
10. Quando il calcare attivo del terreno supera il 5%, il pero
a. a fine maggio
innestato su cotogno manifesta spesso fenomeni di:
b. a metà giugno
a. colpo di fuoco batterico
c. a fine luglio
b. septoriosi
c. clorosi ferrica

VERO O FALSO
1. Nella cavità calicina è inserito il peduncolo V F 6. L’indice dell’amido misura il contenuto delle
2. Il melo è una specie autoincompatibile e la sostanze solubili nel succo di mela ed è
espresso in °Brix V F
fecondazione deriva dall’impollinazione in-
crociata fra due varietà intercompatibili V F 7. Una formazione caratteristica del pero è la
3. Il sistema di allevamento del melo oggi più zampa di gallo ed è formata dal complesso di
V F borse e lamburde V F
adottato è a fila singola
4. Nel periodo di scarsa produzione del meleto, 8. Le piante innestate su cotogno presentano
minore vigoria rispetto a quelle su franco V F
per il controllo di impianti troppo vigorosi è
efficace la potatura verde, attuata a febbraio V F 9. Attualmente le forme più utilizzate per l’alle-
5. Le somministrazioni idriche vanno sospese vamento del pero sono il vaso, la piramide e
la palmetta regolare V F
almeno due mesi prima della raccolta per non
deprezzare il sapore e la serbevolezza dei 10. La raccolta delle pere è ancora oggi comple-
frutti V F tamente manuale V F

ABBINAMENTI LOGICI
1.Vero frutto 5. Inerbimento interfila A. Brevetti E. Entomofila
2. Falso frutto 6. Concimazione di B. Croccantezza, gusto, F. Diametro max sezione
produzione melo succosità equatoriale
3. Club varietali 7. Caratteri organolettici C. Torsolo G. Fertirrigazione
4. Impollinazione melo 8. Calibro D. Arricchimento sostanza H. Pomo
organica

Griglia 1 ................... 2 ................... 3 .................. 4 .................. 5 ................... 6 ................... 7 ................... 8 ...................


Capitolo 7
Colture arboree
drupacee
Approfondimenti

1 Famiglia botanica Rosaceae


Caratteristiche botaniche per entomogamia, mentre la disseminazione è di va-
Le Rosacee sono piante Dicotiledoni appartenenti rio tipo.
all’ordine delle Rosales. La formula fiorale, in generale, è schematizzata come
Si tratta di una famiglia numerosa che conta oltre 3.000 segue:
specie, diffusa principalmente nelle regioni temperate
dell’emisfero boreale, che riveste grande importanza
economica poiché molte specie sono coltivate come
fruttiferi, ornamentali e medicinali.
Questa famiglia vanta una notevole varietà di forme,
con piante dal portamento arboreo, arbustivo ed erba-
ceo, ma nonostante la grande differenza morfologica,
anche gli studi recenti basati sul DNA sembrano con-
fermare l’origine monofiletica della famiglia. Le foglie
sono caduche, dotate di stipole, sparse, semplici in
alcune specie, composte in altre.
I fiori sono spesso vistosi, solitari o riuniti in infiore-
scenze di vario tipo, in genere ermafroditi, ciclici o
spirociclici.
Sono sempre pentameri con 5 (4) sepali, 5 (4-7) petali
liberi che talvolta possono anche mancare (nei generi
Alchemilla e Salvastrella), 5 (n) stami, n i carpelli for- Tale formula evidenzia le notevoli differenze all’inter-
manti un ovario generalmente seminfero, ma talvolta no della famiglia.
anche infero o supero. Tali differenze si manifestano nei vari tipi di frutto ed
Tali elementi fiorali (antofilli) sono inseriti su un ricet- è proprio sulla base della struttura e della posizione
tacolo piano o convesso,oppure nella parte superiore del gineceo e dei tipi di frutti che da questo derivano,
di un ipanzio, struttura a coppa costituita dal ricet- che la famiglia della Rosacee viene divisa in 6 sottofa-
tacolo e dalle basi dei pezzi fiorali saldate fra loro, miglie, di cui 4 fanno parte della flora italiana: Spira-
all’interno del quale può essere presente un anello eoidee, Rosoidee, Prunoidee, Pomoidee.
nettarifero. Se l’ovario è semplicemente contenuto
nell’ipanzio e presenta pareti libere, assume una po- Classificazione e interesse commerciale
sizione supera (nelle Prunoidee e nel genere Rosa) Le Spiraeoideae sono piante a portamento general-
e il fiore è perigino; se l’ipanzio si salda sulle pareti mente arbustivo. Il loro fiore possiede un ricettacolo
dell’ovario che diviene difficilmente accessibile agli quasi piano e un gineceo formato da 5 carpelli, liberi
insetti impollinatori, assume una posizione infera tra loro, contenenti ciascuno da 2 a molti ovuli. In se-
(nelle Maloidee) e i fiori sono detti ipogini. Di norma, guito alla fecondazione, gli ovuli danno origine ciascu-
sia l’impollinazione che la fecondazione avvengono no a un follicolo che a maturità si apre lungo la sutu-
Colture arboree drupacee      61  Capitolo 7

ra del carpello. Appartengono a questa sottofamiglia riproduzione sessuale con formazione dell’embrione
le piante ornamentali del genere Spiraea e le specie in assenza di meiosi e con produzione di semi e frutti
erbacee spontanee del genere Filipendula utilizzate senza fecondazione che porta alla genesi di numerose
come medicinali. popolazioni con corredi cromosomici identici e carat-
Le Rosoidee hanno un portamento arboreo, arbustivo teri morfologici costanti.
ed erbaceo. I fiori hanno un gineceo (da cui derivano Al contrario, le rose attualmente coltivate sono ibridi
frutti per lo più del tipo achenio), costituito da numerosi derivati da incroci tra specie originarie di varie parti
carpelli inseriti su un ricettacolo convesso (ovario supe- del mondo. Le cultivar più antiche come la R. centi-
ro) o racchiusi da un ricettacolo concavo (ovario infero). folia, la prima rosa coltivata a fiori doppi (la cui pre-
In seguito alle modificazioni del ricettacolo si posso- senza è documentata a partire dal V secolo a.C.) de-
no avere infruttescenze o falsi frutti, per esempio la riva dall’incrocio tra rose spontanee europee e specie
mora, formata dall’aggregazione di tante piccole dru- provenienti dall’Asia Minore e dal Medio Oriente. Le
pe presenti nel rovo (Rubus ulmifolius), il lampone rose moderne (che hanno quasi completamente sop-
(Rubus idaeus) oppure il cinorrodio, falso frutto in cui piantato le rose “antiche”) sono state create fin dal
i veri frutti, gli acheni, rimangono all’interno del ricet- 1700 dall’incrocio delle vecchie cultivar con rose pro-
tacolo ingrossato e carnoso tipico della rosa (genere venienti dalla Cina.
Rosa). Le Prunoidee sono piante legnose a portamento arbo-
Nella fragola (Fragaria vesca) è il ricettacolo conves- reo o arbustivo con foglie semplici. I fiori presentano
so e conico ad assumere consistenza carnosa e colore il gineceo costituito da un solo carpello alloggiato in
rosso, mentre i veri frutti (acheni), derivati ciascuno posizione seminifera all’interno del ricettacolo incava-
da uno dei numerosi carpelli del gineceo, sono inseriti to a coppa. Il frutto è rappresentato dalla drupa, che
a spirale sulla superficie. può essere carnosa come nel pesco (Prunus persica)
Notevole è anche l’importanza ecologica di questa o membranacea come nel mandorlo (Prunus dulcis).
sottofamiglia ricca di piante spontanee come le po- Nella flora italiana è presente un unico genere di que-
tentille (varie specie del genere Potentilla, con foglie sta sottofamiglia, il genere Prunus cui appartengono
pennato- o palmatocomposte, tra cui Potentilla rep- numerose specie coltivate come alberi da frutto.
tans, stolonifera infestante a fiori gialli), la salvastrel- Dal nome del frutto deriva il termine tecnico drupacee,
la (Sanguisorba minor), usata anche come insalata, e usato in agronomia di per indicare gli alberi da frutto
le rose spontanee. che producono una drupa come Prunus avium (ciliegio
I roseti selvatici (appartenenti al genere Rosa) sono dolce), Prunus domestica (susino), Prunus armeniaca
arbusti che colonizzano fin dalle prime fasi delle suc- (albicocco), Prunus cerasus (ciliegio acido), Prunus
cessioni, gli incolti, le radure dei boschi e il sottobosco persica (pesco), Prunus dulcis (mandorlo, di cui si man-
attraverso una propagazione vegetativa per rami ra- gia il seme, estratto dall’endocarpo legnoso).
dicanti all’apice. I generi Rosa e Rubus comprendono Nelle Prunoidee sono comprese anche specie sponta-
un numero enorme di specie, di difficile identificazio- nee non interessanti dal punto di vista frutticolo, ma
ne e classificazione poiché fra i due generi (e in altre che rivestono importanti ruoli ecologici come il pru-
Rosoidee) è diffusa l’apomissia, un tipo particolare di gnolo (Prunus spinosa), un arbusto o alberello con

 7.1 Falso frutto di cinorrodio.  7.2 Esemplare di Filipendula ulmaria.


  62     Produzioni Vegetali Arboree

rami spinescenti all’apice, caratteristico delle forma- tecnico di pomacee, usato in agronomia per indicare
zioni boschive, che colonizza prati e pascoli abbando- gli alberi da frutto che producono pomi come il melo
nati o che trova impiego come pianta ornamentale (P. (Malus domestica), il pero (Pyrus communis), il coto-
laurocerasus, sempreverde usato per le siepi) o come gno (Cydonia oblonga), il nespolo (Mespilus germani-
portainnesti (P. cerasifera, P. mahaleb). ca) e il sorbo domestico (Sorbus domestica). Anche il
Le Pomoidee o Maloidee sono specie legnose, dal Nespolo del Giappone (Eryobotrya japonica, a foglie
portamento arboreo o arbustivo, alcune delle quali di sempreverdi, coriacee e fioritura invernale) appartie-
grande importanza economica come piante da frutto. ne a questa sottofamiglia.
I fiori hanno gineceo infero formato da cinque carpelli, Le piante spontanee della sottofamiglia delle Pomoi-
con pareti saldate al ricettacolo fiorale che è profonda- dee rivestono un importante ruolo ecologico in quanto
mente incavato a coppa (ipanzio). I carpelli contengo- sono componenti dei boschi misti di latifoglie decidue,
no da uno a molti ovuli. mentre i biancospini (genere Crataegus) ricolonizza-
Dalla trasformazione e dall’ingrossamento dei tessuti no le colture abbandonate come arbusti del sottobo-
dell’ipanzio deriva, a maturità, un falso frutto (pomo), sco, delle siepi e degli arbusteti. Queste piante sono
che contiene all’interno i veri frutti a pareti indurite utilizzate in fitoterapia per le loro proprietà medicinali
o cartilaginee. Dal nome del frutto deriva il termine calmanti e toniche del cuore.

a
b  7.3 (a) Esemplare di Rubus idaeus.
(b) Frutti di Prunus domestica. (c) Pianta
di Prunus laurocerasus. (d) Frutti di
Pyrus. (e) Pianta di Crataegus.

e
Colture arboree drupacee      63  Capitolo 7

2 Il pescheto all’insegna della qualità


Per quanto riguarda il pescheto biologico occorre cessivamente, di mantenerla a questi livelli. Per fare
evitare le varietà particolarmente sensibili ad alcune questo occorre ripristinare le condizioni che permet-
malattie (monilia e bolla in particolare), inoltre non tono di conservare e possibilmente aumentare le ri-
conviene spingere la raccolta oltre il 15-20 agosto per serve di sostanza organica del suolo.
evitare l’insorgere di gravi problemi di difesa fitosa- Ammendanti:
nitaria. • letame bovino, è sempre il migliore;
Concimazione di produzione. Nel pesco in produzio- • letame di fungaia, può essere una buona alterna-
ne si consigliano i seguenti apporti: tiva al letame bovino se questo è di difficile reperi-
• compost 5,0-6,0 t/ha per mantenere il livello di hu- bilità oppure di costo eccessivo; è costituito da balle
mus nel suolo; esauste della coltivazione di funghi commestibili ed è
• pollina compostata 1,0-1,5 t/ha per eventuali appor- composto normalmente da letame di cavallo, pollina
ti azotati che si rendessero necessari a seconda della e paglia;
vigoria della pianta. • compost, è un prodotto che si ottiene dal compo-
staggio di sostanze organiche varie;
Gestione del terreno del pescheto biologico. È uno • pollina, è consigliabile utilizzare quella compostata
degli aspetti più importanti da tenere in considera- anziché quella disidratata o essiccata;
zione in quanto un adeguato stato nutrizionale della • sangue secco, un eventuale impiego potrebbe es-
pianta è la condizione essenziale per ottenere produ- sere possibile in fertirrigazione con impianti microir-
zioni di qualità e frutti più resistenti ai fattori biotici. rigui a patto che si riesca a superare il problema della
La preoccupazione fondamentale è quella di riportare non perfetta solubilità e, quindi, la compatibilità con
il tenore di sostanza organica a livelli ottimali e, suc- l’impianto irriguo stesso.

Epoche Valori di qualità Valori


di raccolta soddisfacente di qualità superiore

IR** IR** Durezza (kg/0,5 cm2)

fino al 15 luglio >= 9,5 >= 10,0 >= 4,5


dal 15 luglio al 31 luglio >= 10,0 >= 10,5 >= 4,5*
dopo il 31 luglio >= 10,5 >= 11,0 >= 4,5*
* 5 kg/0,5 cm2 è accettabile se IR>12.
** IR = indice rifrattometrico.

 7.4 Parametri di raccolta per le pesche.

 7.5 (a) Frutto di pesca colpito da bolla, un fungo molto dannoso. (b) Pesche colpite da moniliosi.
  64     Produzioni Vegetali Arboree

Verifiche
QUESITI A RISPOSTA MULTIPLA
1. Gli stami del fiore di pesco hanno antere di colore 6. La pre-refrigerazione con sistemi ad acqua e ad aria dei
rossastro e sono presenti in numero variabile: frutti di albicocca avviene a una temperatura di:
a. da 5 a 10 a. – 4-5 °C
b. da 10 a 20 b. + 4-5 °C
c. da 20 a 30 c. + 6-8 °C

2. Il portinnesto più utilizzato in Italia (e nell’area medi- 7. La propagazione per innesto a gemma vegetante del
terranea) per il pesco è: susino è, in genere, eseguita:
a. GF677 a. a fine maggio-giugno
b. P.S B2 b. a fine giugno-luglio
c. Sirio c. a fine luglio-agosto

8. Quale tra le seguenti è una cultivar europea di susino


3. Il rapporto ottimale tra residuo secco rifrattometrico e
a maturazione tardiva?
acidità delle pesche deve essere:
a. Shiro
a.< 16
b. Fortune
b. >16
c. Emperor
c. =16
9. Le ciliegie di categoria “Extra” devono avere il se-
4. Che cosa significa che l’albicocco è una specie prote- guente calibro minimo:
rante? a. 15 mm
a. i fiori sbocciano prima dell’emissione delle foglie b. 17 mm
b. i fiori sbocciano dopo l’emissione delle foglie c. 20 mm
c. i fiori sbocciano contemporaneamente all’emissione
delle foglie 10. Per l’irrigazione di un mandorleto in piena produzione
mediamente sono impiegati a stagione:
5. Per una produzione qualitativa dell’albicoccheto va a. da 900 a 1.500 m3/ha
eseguito il diradamento manuale quanti giorni dopo b. da 1.500 a 2.500 m3/ha
la fioritura? c. da 2.500 a 3.500 m3/ha
a. 5-10 giorni
b. 10-20 giorni
c. 20-30 giorni

VERO O FALSO
1. Il frutto del pesco è una drupa globosa con 7. Le susine cino-giapponesi si distinguono da
mesocarpo tomentoso o glabro V F quelle europee per la buccia molto pruinosa V F

2. La maturazione dei frutti di pesco avviene 8. La potatura invernale del susino è general-
in modo scalare V F mente completata con una potatura verde
3. I noccioli di pesca per la propagazione per per rimuovere polloni, succhioni e diradare i
frutti V F
seme si conservano a una temperatura di -2
°C per 5-10 settimane V F 9. Nei ceraseti a raccolta meccanica i sesti
4. Il metodo di propagazione più impiegato sono di 5-6 m x 5-7 m e si adotta la forma a
V F vaso V F
per l’albicocco è l’innesto a chip budding
5. Nell’albicoccheto, la pratica dell’inerbi- 10. La raccolta delle mandorle avviene quando
mento è diffusa prevalentemente nelle re- la quasi totalità dei frutti è nella fase di
gioni meridionali V F deiscenza del mallo; in genere dalla fine di
settembre a novembre V F
6. Dulcinea è una varietà di albicocca a matu-
razione tardiva V F

ABBINAMENTI LOGICI
1. Nocciolo 5. Cancro rameale susino A. Fusicoccum E. Prunus avium
2. Peduncolo foglia pesca 6. Ciliegio dolce B. Prunus cerasus F. Epicarpo e mesocarpo
3. Polpa fondente pesca 7. Ciliegio acido C. Endocarpo G. Due glandule
4. Diradamento manuale 8. Mallo D. 1-2 frutti per dardo H. Melting M
albicocche

Griglia 1 ................... 2 ................... 3 .................. 4 .................. 5 ................... 6 ................... 7 ................... 8 ...................


Capitolo 8
Colture arboree
agrumicole
Approfondimenti

1 Famiglia botanica Rutaceae


Caratteristiche botaniche I frutti possono essere di vario tipo: bacche, drupe o
“Agrumi” è un termine tecnico che indica le piante capsule, quello del genere Citrus prende il nome di
coltivate appartenenti alla famiglia delle Rutacee. esperidio ed è costituito da un pericarpo distinto in
Questa famiglia comprende circa 1.600 specie di albe- 3 strati: uno interno (endocarpo) formato dalle logge
ri o arbusti sempreverdi originari dell’India e dell’E- ovariche (spicchi), nelle quali si trovano cellule vesci-
stremo Oriente. La caratteristica che accomuna tutte colose ripiene di succo acidulo, che circondano i semi,
le specie è la presenza di ghiandole oleifere conte- uno intermedio (mesocarpo) di colore chiaro e consi-
nenti essenze fortemente aromatiche. Le foglie sono stenza spugnosa e uno superficiale (esocarpo), colora-
spiralate od opposte, senza stipole. to e ricco di ghiandole contenenti oli essenziali.
I fiori sono ermafroditi con perianzio attinomorfo o, I semi, di colore biancastro e forma ovoidale, conten-
di rado, moderatamente zigomorfi, con peduncolo gono in genere più embrioni, di cui uno ha avuto origi-
allargato in un disco basale. Il calice è dialisepalo e ne dalla fecondazione, mentre gli altri sono apomittici
la corolla dialipetala, costituiti da 5 sepali e 5 petali. e pertanto con un patrimonio cromosomico identico a
L’androceo è formato da 2 verticilli di 4-5 stami che nel quello della pianta madre.
genere Citrus sono disposti in gruppi e con i filamenti L’epoca di fioritura è alquanto variabile: da febbraio-
saldati lateralmente. Il gineceo è costituito da 5 car- marzo fino all’estate; similmente varia l’epoca di ma-
pelli (rari 4), in un ovario supero con 5-10 logge. turazione che va dall’autunno alla primavera dell’an-
La formula fiorale più ricorrente è: no successivo.
Gli agrumi hanno una certa attitudine alla rifiorenza.

Interesse frutticolo
La famiglia delle Rutaceae è molto importante dal
punto di vista economico poiché gli agrumi (apparte-
nenti al genere Citrus) sono coltivati per i frutti e per
l’estrazione degli oli essenziali, usati in profumeria e
in medicina. A questo scopo vanno ricordati l’arancio
amaro (Citrus aurantium), l’arancio dolce (C. sinen-
sis), il pompelmo (C. maxima), il pompelmo rosa o
grape fruit (C. paradisi), il limone (C. limon), il man-
darino (C. reticulata), il cedro (C. medica), il berga-
motto (C. bergamia).
Usata per scopi ornamentali e per la realizzazione di
siepi è la Poncirus trifoliata che presenta rami spi-
nosi, foglie trifogliate e frutti simili a piccoli limoni
pelosi. Anche il dittamo (Dictamnus albus) è utiliz-
zato come pianta ornamentale e medicinale ma, pur
  66     Produzioni Vegetali Arboree

essendo spontanea nella nostra flora, attualmente è b


piuttosto rara. In Italia, infatti, le rutacee spontanee
sono rappresentate da poche specie erbacee o suf-
fruticose tra cui vanno ricordate soprattutto quelle
del genere Ruta (R. chalepensis, diffusa in ambienti
piuttosto aridi).

 8.1 (a) Fiori di arancio. (b) Pianta di dittamo.

2 Trasformazioni industriali della frutta


La frutta rappresenta uno dei prodotti più utilizzati Prodotto fresco
dall’industria conserviera e i suoi derivati, dopo un’i-
niziale diffidenza, riscuotono attualmente un notevo- Ricevimento
le gradimento da parte dei consumatori anche grazie Stoccaggio
all’applicazione di mild technologies, cioè tecnologie
di conservazione o trasformazione degli alimenti con- Preparazione
servati che permettono di minimizzare i danni termici, (lavaggio, cernita,
meccanici e ossidativi, oltre alle contaminazioni chimi- calibratura, pelatura,
snocciolatura,
co-biologiche che generalmente accompagnano questi detorsolatura, ecc.)
processi.
Le conserve vegetali occupano un posto di primo pia-
no nella produzione industriale e nel gradimento dei Pretrattamento (riduzione
delle dimensioni,
consumatori tanto che la loro utilizzazione è spesso scottatura, precottura,
alternativa a quella del prodotto fresco. concentrazione, ecc.)

Frutta a granelli Mele, pere, cotogne, ecc. Confezionamento

Frutta a nocciolo Albicocche, ciliegie, pesche, Preriscaldamento


susine, prugne, ecc.
Chiusura
Frutta a bacche Fragole, mirtilli, lamponi, ri- contenitori
bes, uva, ecc.
Trattamento
termico
 8.2 Classificazione dei frutti in base alla polpa.
Raffreddamento Stoccaggio

 8.3 Schema generale di produ- Distribuzione Distribuzione


zione delle conserve vegetali.
Colture arboree agrumicole      67  Capitolo 8

La frutta è costituita da acqua, che in alcuni casi su- assimilare i principi nutritivi della frutta superando la
pera il 95%, zuccheri semplici, acidi organici e fibre. stagionalità di molti prodotti.
Il consumo di frutta fresca nella dieta alimentare per- Non tutte le varietà di una stessa specie di frutto
mette l’assunzione di vitamine e sali minerali e, ad si prestano ugualmente bene per la produzione di
eccezione della frutta oleosa, un basso valore energe- succhi, ma certamente la qualità del prodotto tra-
tico. I succhi di frutta sono molto apprezzati perché, sformato è imprescindibile dalla qualità della mate-
oltre ad avere gradevolezza di gusto, consentono di ria prima.

Frutto Parte Acqua Proteine Lipidi Zuccheri Caroteni Vitamina kcal


edibile (g) (g) (g) (g) (g) (g) C (mg)
Albicocca 94 83 1 / 9,5 1,31 8 40
Ananas 57 86 0,5 / 11,0 0,09 13 43
Arancia 72 87 0,8 / 8,6 0,2 51 36
Banana 67 76 1,2 0,2 20,9 0,2 8 85
Loto 88 82 0,7 / 15,1 1,06 4 60
Ciliegia 88 86 0,9 / 10,2 0,15 13 42
Cocomero 54 95 0,3 / 3,5 0,2 5 14
Fico 82 82 1,1 / 15,7 0,5 1 63
Fragola 97 90 0,7 0,5 6,9 0,03 38 33
Limone 64 89 0,6 0,4 2,4 / 37 15
Mandarino 70 90 0,4 / 8,1 0,2 26 60
Mela 87 85 0,2 / 12,4 / 2 46
Pera 87 85 0,4 / 10,5 0,1 4 42
Pesca 90 88 0,6 / 8,0 0,76 8 32
Pompelmo 70 91 0,6 / 6,2 / 40 26
Susina 88 85 0,5 / 12,8 0,08 3 50
Uva 88 83 0,5 / 16,8 0,04 4 62

 8.4 Composizione di varie specie di frutta.


Succo Polposo Prodotto ottenuto dai frutti con procedimento
di frutta senza polpa meccanico, fermentescibile ma non fermentato,
limpido avente il colore, l’aroma e il gusto caratteristici
del succo dei frutti da cui proviene
Succo Prodotto ottenuto dal succo di frutta me-
di frutta diante eliminazione fisica di una parte dell’ac-
concentrato qua di costituzione: se il prodotto è destinato
al consumo diretto, la concentrazione non
Frutta Albicocche, ciliegie, fragole,
deve essere inferiore al 50%
acidulo- lamponi, mele, pere, pesche,
zuccherina susine, uva, ecc. Succo Prodotto in polvere ottenuto mediante pro-
di frutta cedimento di disidratazione
Frutta Arance, bergamotto, cedri, disidratato
acidula clementine, limoni, manda-
rini, pompelmi, ecc. Nettare Con polpa Prodotto non fermentato ma fermentescibile
di frutta senza polpa ottenuto mediante aggiunta di acqua e zuc-
Frutta Ananas, banane, cachi, fichi, cheri al succo di frutta, al succo di frutta con-
zuccherina ecc. centrato o a una miscela di questi prodotti
Succo Prodotto ottenuto mediante l’aggiunta d’ac-
Frutta Castagne
ricostituito qua al succo di frutta concentrato avente
farinosa
caratteristiche organolettiche e analitiche
Frutta Arachidi, mandorle, noci, analoghe a quelle del succo di frutta da cui
oleosa nocciole, pinoli, ecc. proviene

 8.5 Classificazione bromatologica dei frutti.  8.6 Classificazione dei succhi di frutta.
  68     Produzioni Vegetali Arboree

Sono numerosi i frutti destinati alla produzione di suc- Molti agrumi sono impiegati sia per il consumo diretto
chi, ma la tecnologia di preparazione varia a seconda che per la trasformazione. Tra gli agrumi di interesse
della specie: infatti alcune fasi, facoltative per alcune industriale l’arancia e il pompelmo sono quelli desti-
lavorazioni, sono obbligatorie per altre. nati prevalentemente alla produzione di succo.

Materia prima

Preparazione

Estrazione Macinazione Spremitura

Illimpidimento
per via enzimatica Omogeneizzazione
o con sostanze per succhi torbidi
flocculanti per
succhi limpidi

Stabilizzazione
enzimatica

Standardizzazione

Correzione acidità e
tenore zuccherino

Conservazione

 8.7 Diagramma della preparazione dei succhi di frutta.

Unità Arancia Limone Mandarino Pompelmo


di misura

Parte edibile g 72 64 70 70
Acqua g 87 89 90 91
Proteine g 0,8 0,6 0,4 0,6
Lipidi g / 0,4 / /
Zuccheri g 8,6 2,4 8,1 6,2
Caroteni g 0,2 / 0,2 /
Vitamina C mg 51 37 26 40
kcal 36 15 60 26

 8.8 Composizione degli agrumi.


Colture arboree agrumicole      69  Capitolo 8

Operazioni Mela Uva Ribes Pesca Agrumi


Mirtillo Albicocca
Macinazione O - - - -
Scottatura - - - O -
Pigiatura - O O -
Diraspatura - O - - -
Torchiatura O O O - -
Taglio - - - - F
Spremitura - - - O O
Macerazione F F F - -
enzimatica
Hot-break - F O F -
Snocciolatura - F F O -
eliminazione
semi
Raffinazione F - - O O
omogeneizzante
Chiarificazione F F O - -
Centrifugazione F F - - O
Disareazione F F F F O
Precipitazione - F - - -
tartrati
Solfitazione F F - F F
Filtrazione O O F - -
Pastorizzazione - - - F F
Zuccheraggio - - - F F
Concentrazione F F F F F

O = obbligatoria; F = facoltativa.

 8.9 Operazioni per ottenere i succhi di frutta.

Il succo di arancia
La preparazione dei succhi di agrumi differisce diffuse le confetture e le gelatine di frutta costituite
sensibilmente rispetto a quella della frutta pol- essenzialmente da frutta addizionata di zuccheri, aci-
posa in quanto richiede che nel succo siano con- di organici e pectine.
tenuti tutti i possibili frammenti delle altre par- Le confetture, se ottenute da agrumi, sono denomina-
ti del frutto. Tra i prodotti trasformati solidi sono te marmellate.

Confettura Prodotto ricavato mescolando, fino a consistenza gelificata, zuccheri con polpa di una o più specie di
frutta
Confettura Prodotto ottenuto dal miscuglio, di consistenza gelificata, di zuccheri e polpa di una o più specie di frutta
extra a esclusione di mele, pere, prugne a nocciolo aderente, meloni, angurie, uve, zucche, cetrioli e pomodori
Gelatina Prodotto ottenuto mescolando, fino alla gelificazione, degli zuccheri e succo e/o estratti acquosi di uno
o più specie di frutta
Gelatina Prodotto ottenuto gelificando sufficientemente una miscela di zuccheri e di succo e/o di estratti acquosi
extra di una o più specie di frutta ad esclusione di mele, pere, prugne a nocciolo aderente, meloni, angurie,
uve, zucche, cetrioli e pomodori
Marmellata Prodotto ottenuto dal miscuglio gelificato di zuccheri e di uno o più dei seguenti prodotti ottenuti da
agrumi: polpa, purea succo, estratti acquosi e scorza
Crema Prodotto ricavato dalla mescolanza, portato a consistenza appropriata, di zuccheri e di purea di marroni
di marroni

 8.10 Classificazione delle conserve di frutta.


70 Produzioni Vegetali arboree
  70     Produzioni Vegetali Arboree
Lavaggio
Lavaggio
Cernita
Cernita

Taglio
Taglio

Pressatura
Pressatura

Setacciatura
Setacciatura
Disaerazione Concentrazione
Disaerazione
(desoliatura) Concentrazione
sotto vuoto
(desoliatura) sotto vuoto

Pastorizzazione Pastorizzazione
Pastorizzazione Congelamento
Pastorizzazione
lampo lampo Congelamento
lampo lampo

Riempimento Riempimento Riempimento


Riempimento Raffreddamento Riempimento Riempimento
Raffreddamento
asettico
asettico
Chiusura Chiusura Chiusura
Chiusura Chiusura Chiusura
Riempimento e
Riempimento e
chiusura asettici
Rafreddamento chiusura asettici Ulteriore
Rafreddamento Raffreddamento Ulteriore
Raffreddamento congelamento
congelamento

Magazzinaggio Magazzinaggio
Magazzinaggio Magazzinaggio
Magazzinaggio Magazzinaggio
T
T= +5 °C
= +5 °C TT==+0
+0°C°C
T= = -18
T -18 °C°C

8.11 Diagramma
 8.11 Diagramma delle
delle fasi
fasi operative per lala produzione
operative per produzionedel
delsucco
succod’arancia.
d’arancia.

 8.12 Vari tipi


8.12 Vari tipi di
di frutto
frutto dai
dai quali
quali ottenere
ottenere succhi
succhi didi frutta.
frutta.
Colture arboree agrumicole      71  Capitolo 8

La produzione di confetture
La produzione di confetture, marmellate e gelati- utilizzando elevate quantità di zucchero che vengono
ne è attuata, sia a livello artigianale che industriale, concentrate mediante la somministrazione di calore.

Materia prima

Lavaggio e
cernita

Denocciolatura
e/o pelatura e/o
detorsolatura

Cottura

Triturazione Setacciatura

Polpa Purea

Altre produzioni Altre produzioni

Semilavorati
congelati, pastorizzati
o solfitati

Zuccheraggio,
aggiunta di
acidificanti e gelatina

Concentrazione

Raffreddamento

Confezionamento

 8.13 Fasi operative di produzione delle confetture di frutta.


  72     Produzioni Vegetali Arboree

Verifiche
QUESITI A RISPOSTA MULTIPLA
1. Lo strato colorato della buccia che include i croma- 6. Oggi la forma di allevamento più diffusa per gli agrumi
tofori e le ghiandole oleifere si chiama: è a globo basso con sesti di impianto:
a. albedo a. 1-3 x 4-5 m
b. flavedo b. 3-4 x 5-6 m
c. polpa c. 4-5 x 6-7 m

2. Lo strato della buccia di colore bianco e struttura spu- 7. L’arancio Tarocco appartiene alla cultivar:
gnosa si chiama: a. frutto biondo ombelicato
a. albedo b. frutto biondo non ombelicato
b. flavedo c. frutto pigmentato rosso
c. polpa
8. I limoni di colore giallo-sbiadito prodotti dalla cv
Femminello tra fine maggio e i primi di giugno sono
3. Nelle clementine precoci il periodo tra allegagione e
denominati:
maturazione del frutto dura:
a. maiolini
a. 4-5 giorni
b. marzano
b. 4-5 settimane
c. codoni
c. 4-5 mesi
9. Tra i mandarini la cultivar Avana apirena appartiene al
4. In Italia agli agrumi è normalmente eseguito l’innesto gruppo:
a corona che si effettua in: a. tangerini
a. primavera b. king
b. estate c. mandarini mediterranei
c. inverno
10. Il calibro minimo per la commercializzazione delle cle-
5. Al di sotto di quale valore percentuale un calo dell’u- mentine è:
midità atmosferica durante la fioritura può provocare a. 35 mm
perdita della produzione? b. 4,5 cm
a. 25-35% c. 5,3 cm
b. 35-40%
c. 40-50%

VERO O FALSO
1. A livello mondiale il Paese leader nella pro- 7. Gli agrumi iniziano l’accrescimento di radici
duzione delle arance è il Brasile V F e germogli a una temperatura esterna su-
periore a 15,8 °C V F
2. La regione italiana maggiore produttrice di
clementine (circa il 65%) è la Sicilia V F 8. Le tendenze attuali prevedono di adottare
3. La classificazione botanica attualmente un sesto d’impianto dinamico con un investi-
mento iniziale di 571-833 piante/ha V F
più seguita per il genere Citrus è quella di
Swingle V F 9. In questi ultimi anni, in agrumicoltura si sta
4. Tra gli agrumi è facile la fecondazione inter- affermando la potatura meccanica con tagli
generica e interspecifica, che può portare che sagomano la chioma ai lati (topping) e
in alto (hedging) V F
alla formazione di ibridi come le clemen-
tine, ibrido tra arancio e pompelmo V F 10. L’uso dei diradanti chimici sugli agrumi non
5. A ogni carpello del fiore di agrumi corri- è consentito dalla legislazione italiana; per
sponde uno spicchio nel frutto V F aumentare la pezzatura si possono invece
impiegare fitoregolatori o biostimolanti V F
6. Nella maggior parte degli agrumi i semi
sono poliembrionici, quindi da ogni seme
si possono ottenere 10-15 piantine V F

ABBINAMENTI LOGICI
1. Genere Citrus 5. Cascola fisiologica A. Esperidio E. Zagara
2. Melangolo 6. Tristeza B. Marciume bruno F. Giugno
3. Fiore agrumi 7. Allupatura frutti C. Eucitrus e Papeda G. Arancio amaro
commestibile
4. Frutto agrumi 8. Mangiato d’agro
D. Virus H. Rumple

Griglia 1 ................... 2 ................... 3 .................. 4 .................. 5 ................... 6 ................... 7 ................... 8 ...................


Capitolo 9
Frutticoltura minore
e alternativa
Approfondimenti

1 Famiglie botaniche dei fruttiferi minori


Anacardiacee (Anacardiaceae) in Sicilia sull’Etna, è coltivato il pistacchio (Pistacia
vera) per il seme commestibile; il sommacco (Rhus
Caratteristiche botaniche coriaria) era coltivato in passato per ricavarne so-
La famiglia delle Anacardiacee comprende Angio- stanze tanniche di impiego industriale; il lentisco
sperme Dicotiledoni, appartenenti all’ordine delle (Pistacia lentiscus), coltivato in alcune isole della
Sapindali, diffuse soprattutto nei climi caldi e, in mi- Grecia per estrarne la resina mastice, viene usato
nor misura, in quelli temperati dell’Europa, dell’Asia in farmacia.
orientale e delle Americhe. In Italia meridionale, il falso pepe (Schinus molle) è
Fanno parte di tale famiglia 73 generi e circa 850 usato soprattutto per alberature stradali e come pian-
specie che possono essere caducifoglie o semprever- ta ornamentale in parchi e giardini; mentre nelle re-
di, con portamento arbustivo o di piccolo alberello o gioni mediterranee crescono spontaneamente il len-
erbaceo con fusti ricchi di resine e tannini. tisco, che caratterizza la macchia termo-xerofila del
Le foglie sono per lo più composte e pennate, ma an- litorale, e il terebinto (Pistacia terebinthus), legato ai
che semplici, sprovviste di stipole o con stipole pre- boschi termofili mediterranei.
cocemente caduche, generalmente con disposizione
opposta o verticillata.
Le piante sono ermafrodite monoiche o dioiche con
fiori ermafroditi o unisessuali, attinomorfi, ma con lie-
ve tendenza allo zigomorfismo.
Il perianzio è costituito da 5 sepali e 5 petali liberi,
l’androceo presenta da 5 a 10 stami, mentre l’ovario,
supero, formato da 1-3 (5) carpelli, presenta altrettan-
te logge, ciascuna con un ovulo.
I fiori sono riuniti in infiorescenze a pannocchia; la
formula fiorale è: K 5, C 5, A 5, G (1-3).
Il frutto, indeiscente, è generalmente una capsula, ma
può essere anche una drupa o un achenio.

Interesse frutticolo
La maggior parte delle piante di questa famiglia viene
coltivata in tutto il mondo, oltre che per i frutti e i semi
commestibili, anche per il legno e a scopo ornamen-
tale.
Nelle regioni calde è diffusa la coltivazione del man-
go (Mangifera indica) che fornisce drupe commesti-
bili; mentre nella regione mediterranea, soprattutto  9.1 Formula fiorale delle Anacardiacee.
  74     Produzioni Vegetali Arboree

 9.3 Pistacia vera.


 9.2 Schinus molle.

Ebenacee (Ebenaceae) La formula fiorale della famiglia è: K (4), C (4), A 4 1


4, G (4). Il frutto è una bacca.
Caratteristiche botaniche
La famiglia delle Ebenacee è costituita da piante An- Interesse commerciale
giosperme Dicotiledoni appartenenti all’ordine del- Questa famiglia comprende due generi: Diospyros ed
le Ebenales, secondo la classificazione Cronquist e Euclea. Al primo appartengono alcune specie di impor-
all’ordine delle Ericales secondo il metodo APG II. tanza economica come il kaki (Diospyros kaki), colti-
Fanno parte di questa famiglia circa 320 specie legnose vato anche in Italia come albero da frutto; il Diospyros
con portamento arboreo e raramente arbustivo, diffuse ebanum, l’ebano, originario dell’India e dello Sri Lanka,
soprattutto nelle regioni tropicali e subtropicali. molto usato in falegnameria per il legno assai pregiato
Le foglie, semplici e coriacee, presentano margine in- assieme ad altre specie affini, come D. melanoxylon, D.
tero e disposizione a spirale sul tronco. ebenaster, D. lotus, conosciuto come falso loto.
Le piante sono prevalentemente dioiche con fiori uni-
sessuali attinomorfi e a struttura tetramera. b
Nel fiore, il perianzio è costituito da un calice gamose-
palo e una corolla gamopetala. L’androceo è formato ge-
neralmente da 2 verticilli di 4 stami ciascuno, ma talvol-
ta è presente 1 solo verticillo, provvisto di molti stami
sviluppatisi per sdoppiamento. Il gineceo comprende 4
carpelli riuniti in un ovario supero pluriloculare.

 9.4 (a) Formula fiorale delle Ebenacee. (b) Fiore di Diospyrus lotus.
(c) Frutti di Diosyrus kaki.
Frutticoltura minore e alternativa      75  Capitolo 9

Ericacee (Ericaceae) Arbutoidee, presentano ovario supero, corolla ca-


duca, frutto a capsula o a bacca (per esempio il genere
Caratteristiche botaniche Arbutus);
Le Ericacee sono piante Angiosperme Dicotiledoni Vaccinioidee, con ovario infero, corolla caduca e
appartenenti all’ordine delle Ericales. Fanno parte di frutto a bacca (per esempio il genere Vaccinium);
questa famiglia numerose (1.500-2.000) specie diffuse Rhododendroidee, con ovario supero, corolla zigo-
in tutte le latitudini dell’Europa, dell’Asia e dell’Africa. morfa, caduca dopo la fioritura, frutto a capsula (per
La loro caratteristica cosmopolita deriva dalla fortuna- esempio il genere Rhododendron).
ta simbiosi con funghi micorrizici che consente loro di
vivere su terreni con scarsa disponibilità di nutrienti Interesse commerciale
(oligotrofici), come quelli a reazione fortemente acida. Il L’interesse economico per questa famiglia è dovuto
portamento di queste piante è arbustivo e cespuglioso. sia ad alcune piante utilizzate per i frutti commesti-
Le foglie sono semplici, coriacee e sempreverdi, prive bili, sia ad altre piante ornamentali, che a piante da
di stipole e con lamina ridotta; possono essere aghi- legno.
formi (dette di tipo ericoide), con tipica struttura xero- I frutti sono bacche derivate da un ovario infero che
morfa, o addirittura trasformate in squame, disposte si raccolgono da piante spontanee o coltivate come il
variamente, a spirale, opposte o in verticilli. mirtillo nero (Vaccinium myrtillus), il mirtillo rosso
I fiori, più o meno penduli, possono essere isolati o (V. vitis-idaea), specie di alta montagna diffuse sulle
riuniti in infiorescenze di vario tipo: spighe, corimbi Alpi e sull’Appennino centro-settentrionale e il cor-
o grappoli. Ogni fiore è ermafrodita e attinomorfo, an- bezzolo (Arbutus unedo), presente soprattutto nelle
che se in alcune specie del genere Rhododendron si regioni meridionali e centrali.
hanno forme lievemente zigomorfe. Le piante ornamentali coltivate per la bellezza delle
Il calice ha 5 sepali, spesso liberi e ridotti mentre la co- ricchissime fioriture sono conosciute con il nome di
rolla, di 5 petali, è gamopetala, attinomorfa, urceolata azalea o rododendro e appartengono a specie e cul-
o campanulata, talvolta persistente. tivar del genere Rhododendron, mentre quelle appar-
I petali spesso sono completamente saldati a formare tenenti al genere Erica in passato servivano per fare
un tubo o una coppa (nel genere Calluna). scope (E. scoparia) e per ricavare, dalla base dei cespi
L’androceo è costituito da 8-10 stami con antere tal- di E. arborea, il pregiato “ciocco di erica” utilizzato
volta provviste di appendici a forma di speroni o cor- per fabbricare pipe.
netti distribuiti su 2 verticilli di 4-5 stami ciascuno. Dal punto di vista agroambientale, questa famiglia
Il gineceo è formato da 5 (4-10) carpelli, riuniti in un ricopre un ruolo di notevole importanza poiché mol-
ovario pluricarpellare sincarpico, supero o raramente te Ericacee si comportano da specie indicatrici, mo-
infero (mirtilli) con uno stilo unico. strando una netta preferenza per i terreni acidi come
La formula fiorale più rappresentativa della famiglia nel caso dell’Erica arborea che costituisce formazioni
è K (5), C (5), A 5 1 5, G (5). boschive submediterranee (querceti) o mesofile con
Il frutto è una capsula loculicida, una bacca o, più ra- substrati acidi (castagneti), mentre Calluna vulgaris
ramente, una drupa. L’impollinazione avviene per en- (brugo), a fioritura estivo-autunnale, è la specie do-
tomogamia a opera di alcuni imenotteri. minante delle brughiere, arbusteti che crescono su
Una classificazione all’interno della famiglia distingue suoli acidi sciolti tipici della vegetazione atlantica.
alcune sottofamiglie o sezioni:
Ericoidee, hanno ovario supero, corolla persistente
b
e frutto a capsula o a noce (per esempio i generi Erica
e Calluna);

 9.5 (a) Vaccinium myrtillus, bacche. (b) Formula fiorale delle Ericacee.
  76     Produzioni Vegetali Arboree

L’Erica arborea e l’Arbutus unedo (corbezzolo) sono


piante caratteristiche delle prime fasi di degradazione
della vegetazione mediterranea in seguito a incendio
(macchia alta a erica e corbezzolo) e delle fasi succes-
sive (macchie basse a erica e cisti).

 9.6 Arbutus unedo, frutti e fiori.

Mirtacee (Myrtaceae) contenute in lacune del mesofillo. I fiori, molto profu-


mati, sono ermafroditi, solitari o raramente riuniti in
Caratteristiche botaniche gruppi di tre all’ascella delle foglie, come nel genere
Le Mirtacee sono una famiglia di piante Angiosper- Eucalyptus. La simmetria fiorale è raggiata, con calice
me Dicotiledoni appartenenti all’ordine delle Myrta- gamosepalo persistente e corolla dialipetala costituita
les che comprende circa 130 generi con 3.000-5.000 da cinque petali.
specie originarie delle regioni tropicali e subtropicali L’androceo è caratterizzato da ciuffi di stami, detti po-
dove sono particolarmente diffuse. liadelfi, saldati tra loro a formare più di due gruppi
In Italia sono principalmente presenti i generi Eu- visibili per i lunghi filamenti bianchi o color panna che
calyptus e Myrtus, il primo è originario dell’Oceania in genere sono numerosi.
e in Italia è diffuso al Centro e al Sud, in particolare, L’ovario infero è suddiviso in 2-5 carpelli saldati con
nell’Isola d’Elba; il secondo è una specie spontanea l’asse, ciascuno con un ovulo, e termina con uno stilo
delle regioni mediterranee, comune nella macchia semplice.
mediterranea. I frutti sono capsule legnose, che si aprono in alto at-
Si tratta di piante sempreverdi e legnose, dal porta- traverso valve (nel genere Eucalyptus), o bacche ar-
mento arboreo o arbustivo, ricche di oli aromatici. rotondate, nero-bluastre a maturità, sormontate dal
Contrariamente a quanto accade nelle altre Dicotile- calice persistente (in Myrtus communis). I semi sono
doni, il fusto delle piante di questa famiglia è caratte- generalmente senza albume.
rizzato dal fatto di avere il floema (floema intraxilare),
che si forma nella parte interna del cambio e resta in- Interesse commerciale
cluso nel legno. Le Mirtacee sono coltivate a scopo ornamentale e per
Le foglie sono persistenti, semplici, opposte le gio- l’allestimento di apprestamenti protettivi (frangiven-
vani e alterne le vecchie: quelle dell’eucalipto sono to), ma soprattutto per l’uso farmacologico e fitotera-
di colore verde intenso, possiedono margine intero e pico dell’olio essenziale che viene estratto dalle foglie
forma lanceolata falciforme, mentre quelle del mirto delle piante del genere Eucalyptus e dalle bacche del
sono ovali-acuminate. In genere, in entrambi i casi genere Myrtus da cui si produce un liquore e un olio
sono coriacee e con riserve di sostanze aromatiche essenziale.

a
b

 9.7 (a) Struttura fiorale. (b) Foglie e


bacche di Eucalyptus.  9.8 Myrtus communis.
Frutticoltura minore e alternativa      77  Capitolo 9

Moracee (Moraceae) Un’importante differenza fra le due sottofamiglie si


nota anche nei frutti, in quanto nelle Moroidee i tepali
Caratteristiche botaniche del perigonio, a maturità, divengono carnosi e avvol-
Le Moracee sono una famiglia di piante che, secondo gono piccole nucule originando una particolare infrut-
la classificazione Cronquist, appartengono all’ordi- tescenza detta mora; mentre nelle Arctocarpee, dopo
ne delle Urticales, ma che la classificazione APG ha la fecondazione, il sicono diviene un’infruttescenza
inserite nell’ordine delle Rosales in base alle affinità contenente al suo interno piccole nucule che sono i
filogenetiche. Questa famiglia comprende circa 40 veri frutti.
generi e 1.000 specie, diffuse soprattutto nelle zone Interesse commerciale
climatiche tropicali, subtropicali e, in misura minore,
Le Moracee sono quasi tutte laticifere; tra le specie
nelle zone temperate dove sono presenti piante natu-
esotiche si annoverano piante di interesse economi-
ralizzate o coltivate.
co come la venezuelana Brosimum galactodendron,
La famiglia è convenzionalmente suddivisa in 2 sotto-
albero del latte, il cui latice viene utilizzato come ali-
famiglie: le Moroidee, a cui appartiene il genere Mo-
mento, Castilla elastica e Ficus laticifera, il cui latice
rus, e le Arctocarpee, cui appartiene il genere Ficus è impiegato nella produzione di vari tipi di gomme,
con oltre 700 specie, presente anche nella nostra flora e infine Broussonetia papyrifera, originaria dell’Asia
con il fico (Ficus carica). orientale, coltivata per l’ottima cellulosa che si ricava
Le piante sono per lo più legnose con habitus arboreo, dal suo legno.
anche se esistono alcune specie tropicali con porta- In Italia, le Moracee di particolare interesse economi-
mento arbustivo, erbaceo o lianoso. Le foglie sono co non sono molte: fra esse le foglie delle due specie
spiralate e con stipole concresciute. di Morus, il gelso bianco (M. alba) e il gelso nero (M.
Le Moracee comprendono piante monoiche o, più nigra) erano largamente utilizzate in bachicoltura,
spesso, dioiche con fiori unisessuali, attinomorfi, aplo- mentre il fico (Ficus carica) viene coltivato per i frutti
clamidati, dotati di perigonio semplice e sepaloide. I commestibili. In Sicilia il fico cresce spontaneamente,
tepali e il numero degli stami sono in numero variabi- soprattutto sulle rupi, sui muri o nella vegetazione ri-
le, mentre il gineceo è costituito da 2 carpelli saldati pale dei corsi d’acqua. Coltivate a scopo ornamentale
in un ovario, per lo più supero, uniloculare, raramente sono Maclura pomifera, Ficus elastica, F. microcarpa,
biloculare. L’impollinazione è entomogama. utilizzato per le alberature stradali.
I fiori sono spesso riuniti in infiorescenze: nella sot- Va ricordato anche il Ficus religiosa, chiamato anche
tofamiglia delle Moroidee, le infiorescenze maschili e “albero della meditazione” o Bo tree, è considerato
femminili sono riunite in amenti; mentre caratteristi- sacro in India ed è presente in ogni tempio, poiché si
ca delle Arctocarpeae è la particolare infiorescenza, dice che Buddha, dopo una settimana di meditazione
il sicono, di forma sferica o piriforme con i fiori posti passata all’ombra della sua chioma, abbia trovato la
nella cavità interna. verità suprema.

 9.11 Maclura pomi-


fera, frutto.

 9.9 Ficus carica, frutto in sezione.  9.10 Morus nigra, infruttescenze.


  78     Produzioni Vegetali Arboree

Punicacee (Punicaceae) Interesse commerciale


L’unica specie presente in Italia è il melograno (Puni-
Caratteristiche botaniche ca granatum), originaria dell’Asia occidentale, coltiva-
Le Punicacee sono una piccola famiglia di piante An- ta per i frutti commestibili.
giosperme Dicotiledoni che comprende il solo genere
Punica. La classificazione filogenetica APG non la ri-
conosce come famiglia e si limita ad assegnare il ge-
nere Punica alla famiglia delle Lythracee, mentre la
classificazione Cronquist inserisce la famiglia nell’or-
dine delle Myrtales, in quanto mostra molte affinità
con le Mirtacee, dalle quali differisce soprattutto per
la mancanza di tessuti secretori e per la particolare
struttura dell’ovario.
Al genere Punica appartengono due sole specie dal
portamento legnoso con foglie spiralate e stipole ru-
dimentali.
I fiori sono ermafroditi e attinomorfi, con un calice
cuoioso di 6 sepali e una corolla di altrettanti petali
liberi. L’androceo presenta stami molto numerosi e il
gineceo molti carpelli che in Punica protopunica sono
disposti su un solo verticillo mentre in P. granatum
poggiano su 2 o più verticilli. La formula fiorale è: * K
(6), C 6, A molti, G molti.  9.12 Fiore di Punica granatum.
Il frutto è una particolare bacca con setti membrano-
si, denominata balaustio, che contiene numerosi semi
avvolti da un arillo succoso.

a b

 9.13 (a) Formula fiorale delle Punicacee. (b) Punica grana-


tum.
Frutticoltura minore e alternativa        79  Capitolo 9

Verifiche
QUESITI A RISPOSTA MULTIPLA
1. Il trapianto del cappero in pieno campo si effettua 6. Il frutto globoso del melograno, di diametro variabile
in primavera, con sesto d’impianto di: tra 7 e 15 cm, è denominato:
a. 2 x 3 m a. drupa
b. 3 x 3 m b. polidrupa
c. 3 x 4 m c. balaustio

2. Il cotogno (e le sue selezioni clonali) per le sue carat- 7. I migliori risultati nella coltivazione del mirtillo gi-
teristiche è utilizzato come portainnesto di: gante si ottengono ad altitudini superiori a:
a. pero a. 300 m
b. melo b. 700 m
c. pesco c. 1.200 m

8. Juglans regia, la sola specie autoctona di noce del


3. La seconda fioritura del fico d’India avviene tra la pri-
continente europeo, appartiene al raggruppamento:
ma decade di settembre e dicembre e i frutti sono det-
a. noci bianchi
ti:
b. noci grigi
a. fioroni
c. noci neri
b. agostani
c. scozzolati
9. La fioritura del pistacchio avviene in quale periodo?
a. aprile-maggio
4. In base all’astringenza dei frutti, la cultivar di kaki de- b. maggio-giugno
nominata Hachiya appartiene alla classe: c. giugno-luglio
a. CFNA
b. CFA 10. I frutti del corbezzolo si impiegano principalmente per
c. VFA la preparazione di:
a. distillati alcolici
5. La resa del lampone è di 0,8-1,0 tonnellate ogni: b. confetture
a. 1.000 m2 di coltivazione c. olio profumato
b. 800 m2 di coltivazione
c. 500 m2 di coltivazione

VERO O FALSO
1. Oltre al frutto, del cappero si consumano 6. L’ambiente ideale per la coltivazione del
anche i boccioli fiorali V F ribes è caratterizzato da inverni miti e as-
senza di gelate primaverili tardive V F
2. Il castagno è una specie dioica ha cioè in-
fiorescenze maschili e femminili distinte in 7. I fiori maschili del nocciolo sono corti e por-
tre tipi diversi di amenti V F tati sui rami dell’anno, quelli femminili sono
invece pendenti a grappolo (amenti) V F
3. Il cotogno è un albero di grandi dimensioni
a foglia caduca, che raggiunge i 15 m circa 8. Il noce è una specie eliofila che richiede am-
di altezza V F pie distanze di piantagione per una buona
illuminazione V F
4. Il frutto del kaki se raccolto precocemente
risulta astringente a causa dell’elevato con- 9. Una pianta di pistacchio produce media-
tenuto in tannini V F mente da 2 a 5 kg per pianta di frutto smal-
lato e asciutto V F
5. Le varietà ornamentali di melograno a fiore
doppio sono solitamente sterili V F 10. Il rovo è un arbusto annuale, molto vigo-
roso, caratterizzato da una ceppaia peren-
nante e rami annuali V F

ABBINAMENTI LOGICI
1. Erosione genetica 5. Frutto lampone A. Siconio E. Cucuncio
2. Frutto cappero 6. Seme del noce B. Polidrupa F. Baccello
3. Astaminei 7. Frutto pistacchio C. Drupa monosperma G. Rischio estinzione
4. Frutto fico 8. Frutto carrubo D. Privi di stami H. Gheriglio

Griglia 1 ................... 2 ................... 3 .................. 4 .................. 5 ................... 6 ................... 7 ................... 8 ...................


Capitolo 10
Arboricoltura da legno
e da ornamento
Approfondimenti

1 Famiglie botaniche delle specie forestali ornamentali


Aceracee (Aceraceae) Le Aceracee hanno portamento prevalentemente ar-
boreo, ma anche arbustivo con foglie decidue, oppo-
Caratteristiche botaniche ste, semplici, palminervie e senza stipole, con lamina
Le Aceracee sono piante Angiosperme Dicotiledoni lobata, a parte A. negundo che presenta foglie compo-
che, secondo il sistema Cronquist, costituiscono una ste imparipennate.
famiglia appartenente all’ordine delle Sapindales, ma I fiori sono piccoli e riuniti in infiorescenze a grappolo.
che la classificazione APG II (2003) non la riconosce Ciascun fiore è ermafrodita (raramente unisessuale),
come famiglia a sé stante, e le inserisce nella fami- attinomorfo con calice di 5 sepali e corolla di 5 petali.
glia delle Sapindacee cui sono geneticamente molto L’androceo è di 5 (10) stami e il gineceo si presenta
vicine. con 2 (3-5) carpelli, ciascuno con 2 ovuli, riuniti in un
Alle Aceracee appartengono due generi: Dipteronia ovario supero sormontato da uno stilo unico.
costituito da due sole specie cinesi e Acer con un cen- La formula fiorale è: * K 5, C 5, A 5, G (2)
tinaio di specie legnose distribuite nelle regioni tem- L’impollinazione è entomofila, mediante insetti dit-
perate dell’emisfero boreale. teri.
Il frutto è una disamara (samara doppia), costituita da
2 samare unite da ali membranacee che cadendo dalla
pianta ruotano su se stesse come un’elica e facilitano
la disseminazione che è anemocora.

Caratteristiche selvicolturali
L’interesse per il genere Acer è dovuto all’utilizzo
di molte specie per l’ottimo legno e all’importante
impiego ecologico in molti ambienti anche molto di-
versi fra loro.
All’interno della flora spontanea italiana si conosco-
no l’Acero di monte (Acer pseudo-platanus), l’Acero
campestre (Acer campestre), frequente al margine
di boschi mesofili e l’Acero d’Ungheria (Acer obtu-
satum), nei boschi di faggio e di altre essenze mon-
tane.
In America, A. saccharinum, è utilizzata per estrarre,
mediante incisione dei fusti, un liquido zuccherino
commestibile.

 10.1 Formula fiorale delle Aceracee.


Arboricoltura da legno e da ornamento      81  Capitolo 10

a b

 10.2 (a) Foglie e disamare di Acero campestre. (b) Infiorescenze di acero.

Betulacee (Betulaceae) Gli amenti maschili sono lunghi e penduli, in parte


concresciuti con una brattea ascellante e portano più
Caratteristiche botaniche frequentemente 6 stami (1-5), quelli femminili corti e
Le Betulacee sono una famiglia di piante Angiosper- rotondeggianti possiedono 1 ovario infero o supero,
me Dicotiledoni appartenenti all’ordine delle Faga- bicarpellare, con 2 stili.
les, che vivono nelle regioni temperate e fredde di La formula fiorale è: P 3 + 3, A 3 + 3 oppure 2 + 2, G
tutti i continenti (Europa, Asia, Nordafrica e nelle due (2) o (2).
Americhe). L’impollinazione è anemogama.
Questa famiglia comprende circa 150 specie legnose I frutti sono nucule contenenti un solo seme, riunite
poco longeve, a crescita rapida, di medie altezze, a a 2-3 in corrispondenza di una squama lobata che ne
portamento sia arbustivo che arboreo. favorisce la disseminazione.
Le foglie sono provviste di stipole caduche e hanno La famiglia è suddivisa in 2 sottofamiglie: le Betu-
una disposizione spiralata sui rami. leae (a cui appartengono i generi Betula e Alnus),
I fiori, unisessuali monoici, presentano un perigonio caratterizzate dal fatto di possedere fiori femminili
di 6 tepali ridottissimi e sono riuniti in amenti o ca- nudi e fiori maschili perianziati, nonché frutti se-
parati dalle brattee e dalle bratteole; e le Coryleae
polini.
(con i generi Corylus,
a
Carpinus e Ostrya), con i
b fiori femminili perianzia-
ti, quelli maschili nudi e i
frutti involucrati.

Caratteristiche
selvicolturali
L’intera famiglia riveste
un ruolo importante per
l’utilizzo selvicolturale
della maggior parte delle
specie del genere Betula
e Carpinus, fra le quali
vanno ricordati la betul-
la (Betula pendula) e la
betulla dell’Etna (Betula
aetnensis), che colonizza
i pendii lavici alle quote
più alte, fino al limite del-
la vegetazione arborea;
l’ontano (Alnus glutino-
sa), tipico costituente dei
 10.3 (a) Formula fiorale delle Fagacee. (b) boschi ripali; il carpino
Amento di Betula pendula. nero (Ostrya carpinifo-
  82     Produzioni Vegetali Arboree

lia), diffuso nei boschi mesofili submontani e mon-


tani; e il nocciolo (Corylus avellana), diffusamen-
te coltivato per i semi oleaginosi anche nelle zone
montane.

 10.4 Foglie e frutti di Corylus avellana.

Fagacee (Fagaceae) Le piante sono quasi sempre a impollinazione ane-


mofila, ma nel genere Castanea è anche entomofila.
Caratteristiche botaniche Il frutto è una noce provvista di una cupola rivestita
La famiglia delle Fagacee è costituita da piante An- da aculei o squame che deriva dal peduncolo infio-
giosperme Dicotiledoni e appartiene all’ordine delle rescenziale (cupola della ghianda, riccio della casta-
Fagales. Comprende circa 900 specie provenienti gna). La cupola può avvolgere la noce completamen-
dalle regioni temperate e tropicali dell’Eurasia e dal- te (per esempio in Castanea e in Fagus) o solo nella
le Americhe con i generi Castanea, Quercus, Fagus parte apicale (per esempio in Quercus). I frutti sono
e Nothofagus. Si tratta unicamente di piante legnose dispersi da uccelli e mammiferi, soprattutto roditori.
con portamento arboreo e arbustivo, legno duro e pe- I semi sono ricchi di riserve cotiledonari, ma privi di
sante, ricco di tannini, utilizzati in passato nell’indu- endosperma.
stria conciaria.
Le foglie sono disposte sui rami in modo spiralato e Caratteristiche selvicolturali
sono dotate di piccole foglioline alla base dette stipole Questa famiglia è di interesse prevalentemente fo-
caduche. restale e dipende dall’estensione e dalla diffusione
Le piante sono monoiche con fiori unisessuali poco delle foreste in cui le Fagacee sono le essenze do-
appariscenti, forniti di tepali in numero di 4-7 e riu- minanti.
niti in infiorescenze: quelli maschili in amenti, quelli In Italia vi sono molti boschi di importanza fitogeo-
femminili sono più spesso in infiorescenze ridotte a grafica costituiti da specie come il faggio (Fagus syl-
fascetti di 1-3 fiori. I singoli fiori maschili possiedo- vatica), che domina i boschi della fascia montana sia
no stami in numero uguale o doppio rispetto ai pezzi sulle Alpi che sugli Appennini (fascia delle faggete o
del perigonio, comunque piuttosto variabile, mentre faggete-abetine); mentre le varie specie del genere
quelli femminili possiedono un ovario infero formato Quercus caratterizzano diverse fasce pedoclimatiche.
da 3-6 carpelli saldati e fornito di 3-6 stili. In particolare, nelle fasce collinari e di pianura cresco-
La formula fiorale è la seguente: P 3 + 3, A vario, G (3) no il leccio (Q. ilex) e la quercia sempreverde; nella fa-
oppure (6) (ovario infero). scia collinare e sub-mediterranea sono diffusi il cerro

 10.5 (a) Formula fiorale delle Fagacee. (b) Fiore di Fagus sylvatica.
Arboricoltura da legno e da ornamento      83  Capitolo 10

(Q. cerris), la roverella (Q. pubescens) e la rovere (Q. si estrae il sughero. Il castagno (Castanea sativa) è
petraea); mentre nelle pianure alluvionali si trova la originario dei boschi misti mesofili delle zone collinari
farnia (Q. robur). In Sardegna e nei Paesi dell’Europa su suoli freschi e acidi, ma viene anche coltivato per
Sud-occidentale (Portogallo, Spagna) riveste una certa l’utilizzazione sia del legno (paline) che delle castagne
importanza la sughera (Q. suber) dalla cui corteccia (castagneti da frutto).

 10.6 Albero di rovere.  10.7 Tronco di Quercus suber dal quale è stato parzialmente asportato il sughero.

Pinacee (Pinaceae) Le foglie sono di due tipi: catafilli, foglie squamose,


e nomofilli, foglie aghiformi normali, dette anche aghi,
Caratteristiche botaniche disposte a spirale, inserite su due tipi di rami: i bra-
La famiglia delle Pinacee è costituita dalle Gimno- chiblasti, con internodi brevissimi, e i macroblasti, con
sperme più diffuse nel pianeta. Appartengono alla internodi più lunghi. La loro disposizione sui rami (fillo-
divisione delle Conifere o Coniferophyta, ordine tassi) costituisce un importante carattere sistematico.
delle Pinales, che comprende 11 generi con 213 spe- Le specie sono monoiche e gli organi di riproduzione
cie diffuse in tutti i territori dell’emisfero settentrio- sono portati in strutture dette strobili. Quelli maschili,
nale, dalla riva del mare fino al limite estremo della alla base dell’asse fiorale, sono provvisti di foglioline
vegetazione arborea. squamiformi al di sopra delle quali si collocano, inse-
Le piante, solitamente sempreverdi a eccezione dei riti a spirale, gli stami formati da un breve peduncolo
larici (Larix e Pseudolarix), hanno portamento arbo- e da una parte squamiforme, contenente i sacchi pol-
reo e arbustivo con fusto a ramificazione monopodiale linici. Gli strobili femminili sono formati da squame
e accrescimento secondario. copritrici sterili e squame fertili fortemente ispessite
Il legno è omoxilo, cioè formato unicamente da fibro- sulle quali si trovano 2 ovuli che, dopo la fecondazio-
tracheidi tutte uguali, e presenta canali resiniferi. ne, divengono 2 semi forniti di una membrana che
funziona da ala. Lo strobilo lignifica originando la pi-
gna che rimane chiusa fino alla maturazione dei semi.
Il seme contiene riserve amilacee od oleaginose.
a
Classificazione
Le Pinacee sono suddivise in 3 sottofamiglie: a) Pi-
noidee, con aghi inseriti solo sui brachiblasti (genere
b
Pinus); b) Abietoidee, con aghi inseriti esclusivamen-
te sui macroblasti (generi Abies, Picea, Tsuga, Pseu-
dotsuga); c) Laricoidee, con aghi inseriti sia sui ma-
croblasti che sui brachiblasti (generi Larix, Cedrus).

Caratteristiche selvicolturali
L’interesse economico per questa famiglia è notevole
 10.8 (a) Aghi di Pinus cembra; (b) pigna di Pinus pinaster. poiché vi appartengono alcune tra le più importanti e
  84     Produzioni Vegetali Arboree

utilizzate essenze forestali dell’emisfero boreale dove Le specie appartenenti al genere Abies occupano
caratterizzano il bioma taiga ed estese fasce di vege- anch’esse vasti areali: quelli delle regioni mediter-
tazione. ranee sono Abies alba, detto abete bianco, distribu-
Al genere Pinus, il più diffuso nella regione mediter- ito nell’Europa meridionale e orientale (albero mol-
ranea, appartengono diverse specie come il pino do- to importante dal punto di vista silvo-colturale, per
mestico (Pinus pinea) di cui si consumano i semi, detti la buona qualità del suo legname e per l’estrazione
pinoli, ingredienti di numerose pietanze della cucina della trementina), Abies nebrodensis, del massic-
mediterranea, il pino marittimo (Pinus pinaster) e cio delle Madonie (Sicilia), Abies cephalonica, della
il pino d’Aleppo (Pinus halepensis). Le tre specie in Grecia, Abies pinsapo, delle montagne della Spagna.
Italia sono utilizzate come piante ornamentali e per L’areale compreso tra la Russia e l’Asia orientale è
rimboschimenti in aree con clima mite, mentre altre prevalentemente popolato da Abies sibirica, mentre
specie di pino utilizzate per lo stesso scopo sono le- quello delle montagne del Nuovo Messico è occupato
gate all’ambiente montano, quali il pino nero (Pinus da Abies concolor. Con un areale molto vasto, che
nigra), il pino silvestre (Pinus sylvestris), e il P. mugo dall’Italia raggiunge la Siberia, è l’abete rosso, Pi-
con portamento prostrato, esclusivo delle Alpi. Anche cea excelsa, mentre nel Nordamerica si trova l’abete
il genere Cedrus comprende specie originarie delle Douglas (Pseudotsuga taxifolia), assai utilizzato in
regioni montuose mediterranee nonché dell’Asia cen- falegnameria.
trale e orientale. Tra le specie più note si ricordano il Al genere Larix appartengono diverse specie di cui il
cedro del Libano (Cedrus libani), il cedro dell’Atlante larice (Larix decidua), una conifera caducifoglia che
(Cedrus atlantica) e il cedro dell’Himalaya (Cedrus fornisce ottimo legname e trementina, che sulle Alpi
deodara), che vengono coltivate anche in forme glau- raggiunge il limite superiore della vegetazione arborea.
che, come ornamento di parchi e giardini di grandi di-
mensioni, trattandosi di alberi molto imponenti.

 10.10 Pigna di abete Douglas.

 10.9 Abies nebrodensis sul massiccio delle Madonie.

Salicacee (Salicaceae) Le piante del genere Populus hanno portamento ar-


boreo e raggiungono i 30 m di altezza, quelle del ge-
Caratteristiche botaniche nere Salix hanno portamento sia arboreo (fino a 18 m
Quella delle Salicacee è una famiglia di Angiosperme di altezza) che arbustivo.
Dicotiledoni appartenente all’ordine delle Salicales e, Le piante hanno foglie decidue, semplici, spiralate,
secondo la classificazione Cronquist, comprende solo disposte in modo alterno sui rami, provviste di stipole
i generi Salix e Populus, mentre secondo la classifica- e con pagine colorate in modo differente: la pagina
zione filogenetica dell’APG presenta 57 differenti ge- superiore di colore verde scuro, quella inferiore più
neri. A questa famiglia appartengono per lo più piante chiara.
legnose distribuite nelle zone temperate dell’emisfero I fiori, dioici unisessuali, hanno un perianzio nullo
boreale. o molto ridotto e sono riuniti in infiorescenze dette
Arboricoltura da legno e da ornamento      85  Capitolo 10

amenti. In Salix gli amenti maschili sono eretti, di co- crescono lungo le rive dei corsi d’acqua, dove formano
lore giallastro e lunghi 4-5 cm, quelli femminili sono dense formazioni vegetali dette ripisilve.
verdastri e corti. In Populus gli amenti sono pendenti, Tali boschi ripali seguono l’andamento dei fiumi e
quelli maschili sono lunghi 6-15 cm e sono di colore sono caratterizzati dalla dominanza di salice bianco
grigio-rosato, quelli femminili sono più piccoli. (Salix alba), pioppo nero (Populus nigra) e pioppo
Le piante sono dioiche e il numero degli stami presen- bianco (Populus alba) che formano uno strato arboreo
ti nei fiori maschili è variabile, oscillando tra 2 e 8 nel di vegetazione forestale “a galleria”, lungo molti chi-
genere Salix e tra 5 e 60 in Populus. I fiori femminili lometri, ma largo pochi metri. Diverse specie di Sali-
presentano un ovario uniloculare più o meno pedun- cacee vengono coltivate a scopo ornamentale come il
colato, provvisto di uno stilo breve con diversi stimmi salice piangente (Salix babylonica), dal portamento a
formati da 2 carpelli saldati. rami ricadenti, e il pioppo cipressino che, al contrario,
La formula fiorale è: P 0, A 2 – 60, G 2. ha forma eretta.
Nei pioppi l’impollinazione avviene esclusivamente
per anemogamia, mentre nei salici può essere anche Interesse commerciale
per entomogamia, in quanto gli insetti pronubi sono L’importanza economica delle Salicacee deriva dallo
richiamati dagli amenti eretti con stami a volte vivace- sfruttamento dei prodotti legnosi che si ricavano da
mente colorati, dai nettàrii che derivano dalla trasfor- alcune specie, soprattutto del genere Populus. Parti-
mazione del calice e dal loro profumo. colarmente interessanti per la loro notevole velocità
I frutti sono delle capsule loculicide che si aprono libe- di crescita sono le coltivazioni nella Pianura Padana di
rando molti semi privi di albume, provvisti di un ciuffo varie cultivar di pioppo canadese (Populus canaden-
di peli che ne facilitano la dispersione anemocora. sis) da cui si ricava la materia prima (pasta di legno)
In natura, nella regione mediterranea sono presenti per l’industria cartiera. Nell’artigianato locale, i rami
diverse specie di Salicacee, che si insediano su suoli di alcune specie di salice (Salix viminalis) sono usati
alluvionali sabbiosi o ghiaiosi costantemente umidi e per la fabbricazione di canestri, ceste, ecc.

 10.12 Infiorescenze maschili di


Salix.

 10.11 Infiorescenze maschili di Populus  10.13 Filare di Popu-


tremula. lus nigra.

Tiliacee (Tiliaceae) brattea (nel genere Tilia) sono riuniti in infiorescenze


cimose. Ciascuno di essi è per lo più ermafrodita, at-
Caratteristiche botaniche tinomorfo, con calice e corolla pentameri. L’androceo
Le Tiliacee sono una famiglia di piante Angiosperme può essere formato da 2 verticilli di 5 stami ciascu-
Dicotiledoni appartenenti all’ordine delle Malvales. no, oppure da numerosissimi stami liberi o riuniti alla
Comprende in prevalenza piante legnose originarie base in 5-10 fascetti (poliadelfi), come avviene nella
delle regioni tropicali o temperate che hanno porta- maggior parte delle specie.
mento arboreo, arbustivo o cespuglioso. Le foglie in- Il gineceo comprende 2-5 (talvolta molti) carpelli, sal-
tere o più o meno incise, con stipole caduche, hanno dati in un ovario supero.
disposizione spiralata sui rami. I fiori, piccoli, profu- La formula fiorale è: * K 5, C 5, A 5 1 5 oppure molti,
matissimi e spesso provvisti alla base di una lunga G (2-5).
  86     Produzioni Vegetali Arboree

L’impollinazione è entomogama. Il frutto è una cap-


sula o una noce. c
Nella flora italiana sono presenti 2 specie apparte-
nenti al genere Tilia, dette tigli (T. cordata e T. plat-
yphyllos) che occupano i boschi misti e sono impiega-
te, insieme a molti ibridi, come specie ornamentali di
parchi giardini e alberature stradali.

 10.14 (a) Schema fiorale


delle Tiliacee. (b) Alberatura
di tigli ornamentali. (c) Fiore
di Tilia.

Ulmacee (Ulmaceae) costituiscono importanti specie forestali, quali Ulmus


minor e Ulmus glabra, tipiche di boschi mesofili, Cel-
Caratteristiche botaniche tis australis, il comune bagolaro, assai usato per le al-
La famiglia delle Ulmacee è costituita da Angiosper- berature stradali.
me Dicotiledoni e appartiene, secondo la classifica-
zione Cronquist, all’ordine delle Urticales, mentre se-
condo il sistema APG, all’ordine delle Rosales.
Le specie di questa famiglia sono tipiche delle regioni
temperate e tropicali e crescono su terreni fertili in
boschi misti di latifoglie, dalle pianure fino ai 1.200
m, comprendendo tre generi: Ulmus, tipico delle re-
gioni nordiche e temperate, Celtis diffuso nelle zone
temperate e subtropicali, e Zelkova diffuso nei climi
temperati.
Si tratta di specie legnose con habitus arboreo o ar-
bustivo, decidue e caratterizzate dalla presenza di
mucillagini nei tessuti delle foglie e della scorza.
 10.15 Foglie e sa-
Le foglie sono semplici, alterne od opposte, sempre mare di Ulmus glabra.
provviste di stipole e caratterizzate dalla base asim-
metrica.
I fiori con perigonio poco appariscente, formato da
piccoli tepali erbacei, sono riuniti in infiorescenze a
glomerulo. Generalmente i singoli fiori sono attino-
morfi ed ermafroditi con androceo formato da 5 stami
e gineceo costituito da ovario, supero e uniloculare,
formato da 2 carpelli saldati. La famiglia comprende
piante e arbusti.
La formula fiorale è la seguente: P 5, A 5, G (2).
Il frutto è la samara. In Italia le Ulmacee sono pre-
senti raramente al Sud, mentre in tutto il Centro-Nord  10.16 Infiorescenza
di Ulmus minor.
Arboricoltura da legno e da ornamento      87  Capitolo 10

2 Il valore economico degli alberi ornamentali


Nella pratica estimativa il valore economico di un al- sociale, il valore ecologico e il valore educativo. Per
bero è spesso calcolato in funzione dei prodotti che questo motivo esperti arboricoltori di tutto il mondo
questo può fornire: legna da ardere, legna da falegna- hanno cercato di elaborare dei metodi e delle formule
meria, frutti, fibre vegetali, ecc. per tradurre in denaro il valore degli alberi ornamen-
Nel caso degli alberi ornamentali il problema esti- tali; ogni metodo prende in considerazione elementi
mativo è differente perché questi alberi non sono specifici di valutazione in funzione della necessità e
coltivati per la loro produttività, ma per una serie della cultura del Paese in cui è stato elaborato. Ciò
di motivazioni, estremamente varie e di importanza che accomuna questi metodi è il fatto che sono tutti
soggettiva, tali da rendere quanto mai difficile la de- di tipo comparativo e si basano sul concetto del “più
finizione di parametri descrittivi ed estimativi univo- probabile valore”, data la natura previsionale della
ci e oggettivi. valutazione.
Il valore economico di un albero ornamentale, per- La tabella seguente riassume alcuni dei metodi più
tanto, non dovrebbe essere calcolato solo sulla base applicati, pubblicati su riviste internazionali e am-
di un valore monetario, ma dovrebbe includere anche piamente utilizzati nei Paesi specifici di riferimento,
il suo valore estetico e paesaggistico, il suo valore quindi sufficientemente messi alla prova da poter es-
emotivo e di benessere, il suo valore storico, il valore sere ritenuti veritieri e autorevoli.

indici considerati C.T.L.A. Hel- Burnley S.T.E.M. Norma VAT03 C.A.V.A.T. Metodo Metodo
Method liweel Method Granada Method Method Svizzero tedesco
Method Revised Modifi-
cato

Dimensioni della X X X X X X X X X
pianta
Importanza della X X X X X X X
specie
Localizzazione X X X X X X
Stato di salute X X X X X X
Vigore vegetativo X X X X X
Aspetto X X X
complessivo
Aspettative di vita X X X X
Condizione sociale X X X X
Inserimento nel X X X X X
contesto
Special Factors X X
Età X X
Altezza X
Visibilità X
Adattamento al X
clima
Densità di X
popolazione
Accessibilità al X
luogo
Presenza di X X
eventuali
danneggiamenti
Distanza da altri X
alberi

 10.17 Metodi per la valutazione del più probabile valore di mercato delle piante ornamentali (Fonte: M. Tugnoli, 2010).
  88     Produzioni Vegetali Arboree

Metodo Svizzero Modificato Vo = (b × c × d × e) - g


Tra i metodi riportati in tabella 10.17, quello più comu-
nemente impiegato è il Metodo Svizzero Modificato. dove:
La cui prima stesura si deve all’Unione svizzera dei - b è l’Indice relativo alla specie e alla varietà. Il va-
servizi dei parchi e delle passeggiate, alla fine degli lore da prendere in considerazione è la decima parte
anni ‘60 del secolo scorso. del prezzo di vendita unitario di una pianta di circon-
Il metodo è stato successivamente studiato e legger- ferenza 10-12 cm per le latifoglie o 16-18 cm per le
mente modificato da due autori italiani (Pirani e Fabbri, conifere (altezza 2,5-3,00 m).
1988), sulla base dei risultati ottenuti sulle piante pub- - c è l’Indice secondo il valore estetico, lo stato
bliche del Comune di Milano. Attualmente, il Metodo fitosanitario e la posizione sociale. L’attribuzione
Svizzero Modificato è il procedimento di stima del valo- dell’indice relativo a ciascun albero è il risultato di
re di un albero ornamentale più impiegato in Italia ed è una valutazione delle condizioni vegetative, fitosa-
recepito nel Regolamento comunale del verde di molti nitarie e di stabilità, nonché del contesto in cui esso
comuni. Il Metodo Svizzero Modificato stima il valore si inserisce. Tale valore è desumibile dalla tabella
economico di un albero secondo la seguente formula: seguente.

10 = pianta sana, vigorosa, solitaria o esemplare


9 = pianta sana, vigorosa, facente parte di un filare
8 = pianta sana, vigorosa, in gruppo
7 = pianta sana, media vigoria, solitaria o esemplare
6 = pianta sana, media vigoria, in filare
5 = pianta sana, media vigoria in gruppo
3 = pianta poco vigorosa, a fine ciclo vegetativo, in filare
2 = pianta poco vigorosa, a fine ciclo vegetativo o malformata, in gruppo o solitaria
1 = pianta senza vigore, malata
0,5 = pianta senza alcun valore

- d è l’Indice secondo la localizzazione. L’indice si città verso la periferia, come riportato nella seguente
riduce a mano a mano che ci si allontana dal centro tabella.

10 = centro città
8 = media periferia
6 = periferia
4 = parchi esterni
2 = aree delocalizzate

- e è l’Indice secondo le dimensioni. Questo parame- dell’albero, prendendo a riferimento la circonferenza


tro esprime l’aumento di valore in funzione dell’età misurata a 1 metro dal suolo.

Crf (cm) Indice Crf (cm) Indice Crf (cm) Indice


30 1 150 15 340 27
40 1,4 160 16 360 28
50 2 170 17 380 29
60 2,8 180 18 400 30
70 3,8 190 19 420 31
80 5 200 20 440 32
90 6,4 220 21 460 33
100 8 240 22 480 34
110 9,5 260 23 500 35
120 11 280 24 600 40
130 12,5 300 25 700 45
140 14 320 26 800 50
Arboricoltura da legno e da ornamento      89  Capitolo 10

- g è il Deprezzamento. Il valore complessivo di un zione dell’entità di gravi difetti strutturali conseguen-


albero è decurtato di una percentuale variabile in fun- ti a errati interventi di manutenzione.

Danni Interventi necessari Deprezzamento


Piante con danni o ferite di modesta Potatura leggera di rami secchi 10%
entità
Piante mantenute a dimensioni ridotte Potatura intensa di branche principali 30%
Piane con ferite e cavità di rilevanti Dendrochirurgia su cavità 50%
dimensioni
Piante con ferite e cavità: presenza di Potatura intensa e dendrochirurgia 70%
capitozzature

Di seguito si riportano un paio di casi applicativi del parametro occorre visionare attentamente l’albero nel
metodo. suo complesso e in ogni sua parte. Per gli esemplari
oggetto di indagine è stato rilevato che essi manife-
CASO 1 – Valutazione del valore economico di tre stano condizioni vegetative, fitosanitarie e strutturali
esemplari arborei ai fini del calcolo della indennità buone; il valore da prendere a riferimento è quindi 9.
da esproprio. • d - Indice secondo la localizzazione. Sebbene gli
alberi siano prossimi al centro abitato, il contesto è
Quesito: il Comune periferico di una grande città da considerarsi periferico rispetto alla città, quindi il
deve procedere all’esproprio di una porzione di ter- valore di riferimento da adottare è 6 (periferia).
reno privato per la costruzione di una pista ciclabile. • e - Indice secondo le dimensioni. I tre alberi hanno
In tale area insistono tre esemplari di Quercus robur rispettivamente una circonferenza misurata a 1 m da
che dovranno essere abbattuti. La finalità della stima terra pari a 240, 204 e 215 cm. Gli indici da prendere a
è quella di determinare il più probabile valore econo- riferimento risultano 22, per l’esemplare con circonfe-
mico degli alberi da aggiungere all’indennità di espro- renza di 240 cm, e 20 per i due alberi con circonferen-
prio dell’area. za di 204 e 215 cm.
Procedimento di stima: per applicare il Metodo Sviz- • g - Deprezzamento. Gli alberi in esame manifesta-
zero Modificato occorre determinare l’entità dei sin- no tagli di contenimento parziale delle branche che
goli parametri contenuti nella formula Vo = (b × c × si estendono sul lato strada, ma nel complesso questi
d × e) – g. interventi, seppure eseguiti in modo non propriamen-
• b - Indice relativo alla specie e alla varietà. Va pre- te corretto, non sono tali da creare un danno rilevante
so a riferimento il prezzo di vendita unitario di una per l’architettura e la vitalità della pianta. Il valore del
pianta della stessa specie considerata, fornito in zolla, deprezzamento è quindi considerato pari al 10%.
con circonferenza 10-12 cm desumendolo da un prez-
ziario. In questo caso è pari a 56,50 euro. A questo punto è possibile applicare la formula molti-
• c - Indice secondo il valore estetico, lo stato fito- plicando tra loro i parametri rilevati e ottenere il valo-
sanitario e la posizione sociale. Per valutare questo re ornamentale di ciascuno:

Albero Formula Valore


economico

Quercus robur crf. 240 Vo = (5,65 x 9 x 6 x 6.041 €


cm 22) - 10%
Quercus robur crf. 204 Vo = (5,65 x 9 x 6 x 5.492 €
cm 20) - 10%
Quercus robur crf. 215 Vo = (5,65 x 9 x 6 x 5.492 €
cm 20) - 10%

 10.18 Esemplari di Quercus rubur da abbattere


per realizzare una ciclabile.
  90     Produzioni Vegetali Arboree

CASO 2 – Valutazione del valore economico del pa- economico del patrimonio arboreo si deve procedere
trimonio arboreo di un giardino ai fini della determi- anzitutto al censimento di tutti gli esemplari ritenuti
nazione del valore complessivo dell’immobile. significativi.
Nel caso in esame sono stati considerati quelli con
Quesito: nell’ambito di una causa di successione, si circonferenza superiore o uguale a 60 cm. Succes-
deve valutare il valore complessivo di un immobile sivamente, per ciascuno di essi, occorre eseguire
composto da una villa padronale con giardino privato una valutazione puntuale delle condizioni estetiche,
di circa 5.600 m2. Il giardino ospita numerosi esempla- vegetative, fitosanitarie, di manutenzione e defini-
ri arborei, appartenenti a differenti specie e con ca- re i singoli parametri per l’applicazione del Metodo
ratteristiche vegetative e fitosanitarie disomogenee. Svizzero Modificato come riportato nella tabella se-
Procedimento di stima: per determinare il valore guente.

n. Specie Circonf. b c d e g (%) Valore


economico

1 Cupressocyparys x leylandii 67 cm € 43,50 0,5 6 3,8 € 49,59


2 Cupressocyparys x leylandii 70 cm € 43,50 0,5 6 3,8 € 49,59
3 Cupressocyparys x leylandii 86 cm € 43,50 0,5 6 6,4 € 83,52
4 Quercus robur 200 cm € 52,20 6 6 20 € 3.758,40
5 Quercus robur 180 cm € 52,20 6 6 18 € 3.382,56
6 Quercus robur 140 cm € 52,20 6 6 14 € 2.630,88
7 Quercus robur 180 cm € 52,20 6 6 18 30 € 2.367,79
8 Quercus robur 130 cm € 52,20 6 6 12,5 30 € 1.644,30
9 Cupressus arizonica 114 cm € 55,50 2 6 9,5 € 632,70
10 Prunus cerasifera 'Pissardi' 60 cm € 41,30 1 6 2,8 € 69,38
11 Prunus cerasifera 'Pissardi' 74 cm € 41,30 2 6 3,8 € 188,33
12 Prunus cerasifera 'Pissardi' 74 cm € 41,30 2 6 3,8 € 188,33
13 Prunus cerasifera 57 cm € 41,30 2 6 2,8 € 138,77
14 Prunus cerasifera 'Pissardi' 96 cm € 41,30 2 6 8 € 396,48
15 Aesculus hippocastanum 120 cm € 59,80 10 6 11 € 3.946,80
16 Pinus nigra 110 cm € 184,70 5 6 9,5 10 € 4.737,56
17 Pinus nigra 90 cm € 184,70 5 6 6,4 10 € 3.191,62
18 Cupressus arizonica 110 cm € 55,50 5 6 9,5 € 1.581,75
19 Cupressus arizonica 130 cm € 55,50 5 6 12,5 € 2.081,25
20 Populus nigra 'Italica' 150 cm € 21,70 10 6 15 € 1.953,00
21 Populus nigra 'Italica' 150 cm € 21,70 10 6 15 € 1.953,00
22 Platanus orientalis 120 cm € 32,60 6 6 11 € 1.290,96
23 Populus nigra 'Italica' 230 cm € 21,70 10 6 21 € 2.734,20
24 Platanus x hispanica 85 cm € 32,60 6 6 6,4 € 751,10
25 Platanus x hispanica 120 cm € 32,60 9 6 11 € 1.936,44
26 Platanus x hispanica 65 cm € 32,60 6 6 3,8 € 445,97
27 Platanus x hispanica 95 cm € 32,60 9 6 8 € 1.408,32
28 Platanus x hispanica 100 cm € 32,60 6 6 8 30 € 657,22
29 Platanus x hispanica 95 cm € 32,60 9 6 8 € 1.408,32
30 Tilia platyphyllos 120 cm € 43,50 8 6 11 30 € 1.607,76
31 Tilia platyphyllos 120 cm € 43,50 8 6 11 30 € 1.607,76
32 Cedrus atlantica 165 cm € 125,00 7 6 17 € 8.925,00
33 Cercis siliquastrum 85 cm € 56,50 7 6 6,4 € 1.518,72
34 Cupressus arizonica 135 cm € 55,50 9 6 14 € 4.195,80
Arboricoltura da legno e da ornamento      91  Capitolo 10

n. Specie Circonf. b c d e g (%) Valore


economico

35 Cupressus arizonica 130 cm € 55,50 9 6 12,5 € 3.746,25


36 Cupressus arizonica 135 cm € 55,50 9 6 14 € 4.195,80
37 Populus nigra 'Italica' 190 cm € 21,70 10 6 19 € 2.473,80
38 Pinus nigra 72 cm € 184,70 5 6 3,8 10 € 1.895,02
39 Pinus nigra 75 cm € 184,70 5 6 5 10 € 2.493,45
40 Pinus nigra 90 cm € 184,70 5 6 6,4 10 € 3.191,62
41 Pinus nigra 75 cm € 184,70 5 6 5 10 € 2.493,45
42 Quercus robur 130 cm € 52,20 10 6 12,5 € 3.915,00
43 Cedrus atlantica 190 cm € 125,00 10 6 19 € 14.250,00
44 Populus nigra 'Italica' 130 cm € 21,70 6 6 12,5 10 € 878,85
45 Populus nigra 'Italica' 130 cm € 21,70 6 6 12,5 10 € 878,85
46 Populus nigra 'Italica' 130 cm € 21,70 6 6 12,5 10 € 878,85
47 Tilia platyphyllos 120 cm € 43,50 8 6 11 € 2.296,80
48 Aesculus hippocastanum 120 cm € 59,80 8 6 11 € 3.157,44
49 Aesculus hippocastanum 120 cm € 59,80 8 6 11 € 3.157,44
50 Cedrus atlantica 145 cm € 125,00 7 6 15 10 € 7.087,50
51 Cedrus atlantica 'Glauca' 216 cm € 141,30 10 6 21 € 17.803,80
52 Tilia platyphyllos 125 cm € 43,50 10 6 12,5 € 3.262,50
53 Quercus robur 215 cm € 52,20 6 6 21 10 € 3.551,69
54 Quercus robur 183 cm € 52,20 6 6 18 10 € 3.044,30
55 Quercus robur 165 cm € 52,20 6 6 17 10 € 2.875,18

Il valore economico complessivo del patrimonio arbo- sulta quindi pari a:


reo del parco, da sommare a quello dell’immobile, ri- 151.000 euro

 10.19
Cedrus
Cedrus Alcune
atlantica
atlanticadelle
n.32 e piante
n.32 e n.43del parco oggetto di stima.
n.43
  92     Produzioni Vegetali Arboree

Verifiche
QUESITI A RISPOSTA MULTIPLA
1. L’ISTAT considera come superficie forestale boscata 6. Lo strumento che misura lo stato interno del legno di
una superficie di terreno non inferiore a: un tronco tramite impulsi sonici emessi da specifici
a. 0,5 ha sensori si chiama:
b. 1 ha a. tomografo
c. 1,5 ha b. dendrodensimetro
c. densimetro
2. Il piano vegetazionale dei boschi misti di conifere e
faggio si trova in quale piano altitudinale? 7. Il Carpino nero è diffuso generalmente nei boschi ce-
a. collinare dui dell’orizzonte:
b. montano medio a. subalpino superiore
c. submontano b. montano inferiore
c. collinare
3. Il piano altitudinale alpino e subalpino è compreso in
8. La massa volumica del Cerro è di:
quale altitudine?
a. 570 kg/m3
a. da 800-900 m fino a 1.800 m
b. 670 kg/m3
b. dalle pendici montuose a 800-900 m
c. 770 kg/m3
c. da 1.800 m alla vetta
9. Il Ciliegio selvatico vegeta dall’orizzonte submontano
4. In Italia, le specie arboree spontanee sono circa: fino a un’altitudine di:
a. 50 a. 600-1.400 m
b. 150 b. 1.200-1.400 m
c. 300 c. 1.400-1.800 m

5. Il portamento di piante con branche principali inserite 10. Un ettaro di lariceto maturo quanto legname può con-
sul tronco, con andamento tendenzialmente orizzon- tenere?
tale è definito: a. oltre 500 m3
a. ovoidale o arrotondato b. oltre 700 m3
b. fastigiato o colonnare c. oltre 1.000 m3
c. espanso o a ombrello

VERO O FALSO
1. Il bosco è un ecosistema le cui funzioni 6. In ambiente urbano è previsto l’abbatti-
sono: produttiva, protettiva, turistico-ricre- mento di alberi solo se appartenenti alla
ativa e paesaggistica V F classe D V F

2. Nell’arco alpino settentrionale i versanti a 7. Il valore di conservazione della biodiversità


quote basse sono dominati da foreste sem- degli alberi risiede nella loro funzione di
preverdi, mentre in quello meridionale si mitigazione ambientale e di regolazione del
trovano alberi a foglie caduche V F microclima locale V F

3. L’appennino si estende longitudinalmente 8. Nella stima degli alberi le caratteristiche in-


lungo tutta la Penisola per circa 2.300 km di trinseche della specie, la diffusione e le abi-
lunghezza V F tudini locali, definiscono il pregio della specie
e ne influenzano il valore di acquisto V F
4. Il leccio è un albero di prima grandezza,
cioè a maturità può raggiungere altezze su- 9. I giovani e densi popolamenti di Abete rosso
periori a 20 m V F necessitano di sfolli e tagli di diradamento V F

5. Il Cipresso è un albero con portamento fa- 10. L’Olmo montano vegeta nei terreni fertili delle
stigiato o colonnare V F zone agricole, ai bordi di prati o coltivi abban-
donati dell’orizzonte submontano e montano V F

ABBINAMENTI LOGICI
1. Selvicoltura 5. Portamento A. Ritidoma E. Strobilo
2. Bosco 6. Stabilità meccanica degli B. Coltivazione dei boschi F. Conformazione della
alberi pianta
3. Microregione alpina 7. Corteccia Abete bianco C. Prima catena montuosa G. Analisi visiva e
italiana strumentale
4. Appennino 8. Frutto conifere
D. Ecosistema H. Accordo EUSALP

Griglia 1 ................... 2 ................... 3 .................. 4 .................. 5 ................... 6 ................... 7 ................... 8 ...................


Basi Agronomiche
Produzioni Vegetali

Volume B
Produzioni Vegetali Arboree

Mappe di Riepilogo
e
Sintesi dei Contenuti
  94     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Libro
digitale
Volume B Arboree
Mappa di riepilogo dell’Introduzione
INTRODUZIONE: AGRICOLTURA E FRUTTICOLTURA IN ITALIA
Mappa interattiva con sintesi bilingue (testo e audio MP3)
Italiano/English disponibile su Libro digitale

PRODUZIONI VEGETALI ARBOREE

1
AGRICOLTURA E FRUTTICOLTURA IN ITALIA
2 3
SENSIBILITÀ AMBIENTALE
AGRICOLTURA SOSTENIBILE
E AGRICOLTURA

4
FRUTTICOLTURA INTEGRATA

A FRUTTICOLTURA BIOLOGICA

B QUALITÀ DEI FRUTTI BIO

C CONSERVAZIONE DELLA FERTILITÀ AGRONOMICA

D LOTTA AI PARASSITI

E RESISTENZA ALLE AVVERSITÀ PARASSITARIE

F CENNI SUL DISCIPLINARE BIO

5
L’INVESTIMENTO FRUTTICOLO

A ASPETTI TECNICI ED ECONOMICI DEL FRUTTETO

6
ASPETTI BOTANICI PECULIARI

A RAMIFICAZIONE E GEMME

B LE GEMME

C DALLA GEMMA AL FRUTTO

D LA FRUTTA E LE TIPOLOGIE
Mappe
  95     Produzioni Vegetali di riepilogo       95 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo dell’Introduzione
1 - Agricoltura e frutticoltura in Italia 4A - Frutticoltura biologica
L’arboricoltura da frutto, da legno e da ornamento, ri- È caratterizzata dall’adozione, nel processo produtti-
veste un ruolo di primo ordine nella variegata realtà vo, di pratiche naturali e dall’esclusione di qualsiasi
agricola e paesaggistica italiana. prodotto originato da sintesi chimica.
4B - Qualità dei frutti bio
2 - Sensibilità ambientale e agricoltura La migliore qualità dei frutti bio dipende dal ridotto
La sensibilità ambientale è la guida che indirizza i vigore vegetazionale della pianta che induce una ma-
coltivatori a compiere azioni ecologicamente corrette turazione più lenta e una minore quantità di frutti più
durante il processo produttivo aziendale. Il danno eco- ricchi, però, di aromi, vitamine, antiossidanti e zuc-
logico consiste nell’inquinamento della falda acquife- cheri semplici.
ra dovuto al percolamento di sostanze indesiderate. Il
4C - Conservazione della fertilità agronomica
danno agronomico si riferisce alla riduzione del livello
Il Regolamento bio ammette l’impiego dei seguenti
di fertilità del suolo provocata dal dilavamento di ioni
mezzi o pratiche: concimi minerali naturali; concimi
nutritivi utili per le piante, ma non per l’acqua di falda.
organici azotati, come ad esempio il letame bovino da
Il danno economico è rappresentato dall’inutile spreco
allevamenti biologici; ammendanti organici; correttivi
di concime, acqua irrigua ed energia.
naturali; sovescio di colture erbacee a rapida crescita
appositamente seminate per arricchire il terreno con
3 - Agricoltura sostenibile abbondante sostanza organica, capace di liberare gra-
Nel settore agricolo, la produzione di tipo tradizionale
dualmente macro e microelementi nutritivi.
si caratterizza per la notevole specializzazione azien-
dale, per l’uso prevalente di mezzi chimici, per gli alti 4D - Lotta ai parassiti
consumi energetici, per gli elevati investimenti di ca- Per la difesa antiparassitaria delle piante da frutto
pitale e per il basso impiego di manodopera. ci si avvale di metodi e mezzi di lotta capaci di com-
In questi ultimi decenni si sta assistendo a una spinta pletarsi a vicenda per il raggiungimento dello stesso
decisa verso sistemi di produzione agricola sosteni- obiettivo. Tra essi ricordiamo, in particolare, gli inter-
bile, capaci di conciliare la quantità con la qualità, la venti agronomici preventivi e i mezzi curativi.
specializzazione colturale del singolo appezzamento 4E - Resistenza alle avversità parassitarie
con la biodiversità vegetale e animale del territorio Fatta eccezione per tutto il materiale vivaistico virus-
circostante, la lotta antiparassitaria con la salute am- esente, come le piante madri da cui ottenere portinne-
bientale e la sicurezza alimentare. sti e marze, questa qualità riguarda solo un ristretto
I principali sistemi agricoli alternativi a quello dell’a- numero di nuove cultivar di piante da frutto, apposi-
gricoltura tradizionale e industrializzata sono l’agri- tamente create ricorrendo alle classiche metodologie
coltura integrata e l’agricoltura biologica, due forme del miglioramento genetico (selezione, incrocio, ecc.).
di agricoltura ecocompatibile ed ecosostenibile.
4F - Cenni sul Disciplinare Bio
4 - Frutticoltura integrata Il Disciplinare relativo alla frutticoltura biologica con-
Nell’ambito della frutticoltura integrata, l’imprendi- tiene norme più complesse e rigorose rispetto a quello
tore si impegna a rispettare rigorose regole di com- relativo alla frutticoltura integrata.
portamento, soggette a verifica da parte di organismi
di controllo. Le pratiche preventive e/o curative sono 5 - L’investimento frutticolo
diversificate: l’adozione della giusta densità di im- In relazione alle situazioni pedoclimatiche e alle
pianto, la salvaguardia e/o il potenziamento delle po- strutture territoriali, occorre prima scegliere una o
polazioni di importanti organismi utili, il monitoraggio più specie e poi procedere all’identificazione delle
degli organismi dannosi, il ricorso a specifici feromoni cultivar più adatte. Si rende necessario stabilire il
e l’impiego di fitofarmaci quanto più possibile seletti- tipo d’impianto, le forme di allevamento, i tipi di
vi rispetto agli organismi da combattere. I criteri ge- potatura e il livello di meccanizzazione delle opera-
nerali relativi alle pratiche da seguire sono riportati zioni colturali. È di fondamentale importanza cono-
nei Disciplinari Regionali di Produzione Integrata. scere la sensibilità delle diverse cultivar alle condi-
  96     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo dell’Introduzione
zioni climatiche estreme, la loro suscettibilità a certi senza di quelle “normali” e gemme cieche che sono
parassiti, la loro esigenza in materia di nutrizione incapaci di svilupparsi. In relazione alla loro epoca di
minerale e di acqua in periodi particolari, la loro pro- sviluppo, le gemme si classificano in pronte, dormien-
duttività. ti e latenti. In base all’organo da cui hanno origine, vi
sono gemme a legno, gemme a fiore e gemme miste.
5A - Aspetti tecnici ed economici del frutteto
L’agricoltore deve conoscere i caratteri e le esigenze del 6C - Dalla gemma al frutto
frutteto: vocazione del territorio; disponibilità di acqua Le piante legnose appartengono alle Spermatofite
irrigua; durata e costo iniziale; scelta della varietà; tec- distinte in Gimnosperme e Angiosperme. Queste
nica colturale; difesa fitosanitaria; sbocchi commerciali. ultime, a loro volta, sono distinte in Dicotiledoni e
Monocotiledoni. La riproduzione gamica o sessuale
6 - Aspetti botanici peculiari delle piante consiste nella fecondazione dell’ovulo,
Il fusto eretto e legnoso delle piante perenni può rami-
contenuto nella parte femminile del fiore, per mez-
ficarsi a una certa distanza dal suolo oppure dipartire
zo del polline racchiuso nelle antere degli stami. I
alla base in rami provvisti di foglie: nel primo caso
frutti che derivano dalla trasformazione dell’ovario
sono detti alberi, nel secondo arbusti.
sono detti veri frutti, mentre quelli alla cui formazio-
6A - Ramificazione e gemme ne partecipano anche altre parti del fiore sono detti
Gli alberi sono più grandi degli arbusti e, in base alla falsi frutti.
disposizione del fusto e dei rami, si distinguono in: al-
6D - La frutta e le tipologie
beri a ramificazione dicotomica e alberi a ramificazio-
Il termine generico “frutta” indica l’insieme eteroge-
ne laterale, questi ultimi si suddividono in: a) a rami-
neo dei frutti commestibili prodotti da diverse specie
ficazione monopodiale; b) a ramificazione simpodiale.
botaniche. Esiste la frutta secca e quella fresca. La
6B - Le gemme frutta secca si suddivide a sua volta in: a) frutta a gu-
Possono essere poste all’apice dei rami o dei fusti scio; b) frutta essiccata o disidratata. La frutta fresca
(apicali o terminali), oppure distribuite lungo il fusto è rappresentata dai frutti carnosi o polposi nei quali il
(laterali) o all’ascella delle foglie (ascellari). Sono dette maggiore componente è l’acqua. La maturazione è il
nude o vestite se – rispettivamente – sono prive di un processo fisiologico col quale i frutti ottimizzano il loro
qualsiasi rivestimento protettivo oppure sono coperte aspetto finale in ordine alla forma, al colore, alla con-
da strutture fogliari chiamate perule. Esistono gemme sistenza e al contenuto di acqua, zuccheri, vitamine e
avventizie, gemme sostitutive che si sviluppano in as- sali minerali.
Mappe
  97     Produzioni Vegetali di riepilogo       97 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 1
CAPITOLO 1: BOTANICA, MORFOLOGIA E FISIOLOGIA
DELLE COLTURE ARBOREE
Mappa interattiva con sintesi bilingue (testo e audio MP3)
Italiano/English disponibile su Libro digitale

1
ASPETTI INTRODUTTIVI

2 3 4
IL FUSTO, I RAMI, CLASSIFICAZIONE
LA RADICE
LE GEMME DEI RAMI

I FIORI E LA FIORITURA

6
IMPOLLINAZIONE
E FECONDAZIONE

I FRUTTI

A LA MATURAZIONE DEI FRUTTI

B FATTORI LIMITANTI LO SVILUPPO


DEI FRUTTI

C ALTERNANZA DI PRODUZIONE
  98     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Libro
digitale
Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 1

1 - Aspetti introduttivi La crescita e lo sviluppo delle piante arboree è con-


Le colture arboree si differenziano dalle colture erba- dizionato dal fenomeno della dominanza apicale
cee per i seguenti aspetti: dovuta all’attività dell’ormone auxina. Le gemme
presentano organi legnosi; si possono classificare a seconda della loro destina-
hanno un ciclo di vita perenne. zione in: gemme a fiore; gemme a legno; gemme
Nelle piante arboree possiamo individuare i seguen- miste.
ti organi: radici; fusto, rami e foglie; fiori; frutti. Le Un’altra classificazione è correlata all’epoca di svi-
piante arboree hanno due differenti modalità di accre- luppo: gemme pronte; gemme dormienti; gemme
scimento: latenti.
1) accrescimento in lunghezza; Le gemme possono essere poste sulla parte apicale
2) accrescimento in larghezza. del ramo (gemme apicali), sull’ascella fogliare (gem-
me ascellari) oppure possono svilupparsi in qualsia-
2 - La radice si punto dei rami, delle branche e del tronco (gemme
La radice è l’organo della pianta che cresce al di sotto avventizie).
del terreno, in direzione opposta rispetto a quella del
fusto. Essa è destinata a svolgere le seguenti funzio- 4 - Classificazione dei rami
ni: ancorare la pianta al suolo; esplorare il suolo alla Si suddividono in rami a legno e rami a frutto. I rami
ricerca di risorse necessarie al sostentamento delle a legno sono dotati di sole gemme a legno e si distin-
piante; realizzare l’approvvigionamento di acqua e guono in: succhioni; polloni; rami anticipati.
nutrienti minerali; trasportare verso gli organi legnosi Relativamente al tipo di gemme presenti, i rami a frut-
e le foglie l’acqua e i minerali assorbiti. to si distinguono in:
Il sistema radicale delle piante arboree può raggiun-
rami misti, caratterizzati da una gemma apicale a
gere mediamente una profondità che può variare da
legno e da gemme laterali a legno e a fiore (drupacee)
40 a 150 cm.
o da gemme miste alternate a gemme a legno (poma-
cee);
3 - Il fusto, i rami, le gemme brindilli, rami corti ed esili presenti sia nelle poma-
Possiamo definire fusto (o tronco) la parte lignificata cee sia nelle drupacee; nelle pomacee sono lunghi
permanente dell’albero che, di norma, ne costituisce 15-20 cm e, a differenza dei brindilli delle drupacee,
l’asse centrale e si sviluppa sopra al terreno, in dire- presentano una gemma mista apicale e gemme a le-
zione opposta a quella della radice. Nel caso di piante gno laterali; nelle drupacee, sono caratterizzati invece
con accrescimento lianoso (ad esempio vite e actini- da gemme laterali prevalentemente a fiore e da una
dia), la parte permanente della pianta può estendersi gemma apicale a legno;
anche in orizzontale lungo il filare ed è definita cordo- lamburde, presenti nelle pomacee, caratterizzate
ne permanente. La parte del fusto che, a fior di terra, dalla presenza di una gemma terminale a legno (lam-
separa la parte aerea dalle radici si chiama colletto. burda vegetativa) o mista (lamburda fiorifera) oppure
Il fusto svolge la funzione di sostegno della pianta e da una spina (lamburda spinosa);
quella di trasporto della linfa grezza dalle radici alle dardo fiorifero o mazzetto di maggio, formazione
foglie e, viceversa, della linfa elaborata dalle foglie lunga alcuni centimetri, presente in molte drupacee,
agli altri organi della pianta. in particolare nel ciliegio.
Sul tronco sono inserite altre strutture lignificate, di 2
o più anni, che prendono il nome di branche (primarie
se partono dall’asse principale, secondarie se sono in- 5 - I fiori e la fioritura
serite su branche primarie e così via). Nelle piante superiori sono formati da: sepali, riuni-
I rami sono strutture lignificate di età inferiore a due ti nel calice; petali, riuniti nella corolla; stami, che
anni; per germogli si intendono invece le parti vege- costituiscono l’androceo; pistilli, che costituiscono il
tative in accrescimento attivo e, quindi, ancora verdi gineceo. Possono presentarsi isolati o riuniti in in-
e non lignificate. fiorescenze.
Mappe
  99     Produzioni Vegetali di riepilogo       99 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Libro
digitale
Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 1

6 - Impollinazione e fecondazione maturazione è accompagnata da notevoli mutamen-


L’impollinazione si verifica con l’arrivo del polline ti biochimici. Nella maturazione naturale si verifica
sullo stigma, la parte terminale del pistillo. Avviene l’abscissione, cioè il distacco del frutto dalla pianta
direttamente (impollinazione autogama) nei fiori er- madre.
mafroditi autofertili, oppure può essere favorita dal
7B - Fattori limitanti lo sviluppo dei frutti
vento (impollinazione anemofila) o dagli insetti (im-
La crescita dei frutti è regolata da fattori interni
pollinazione entomofila).
quali il corretto sviluppo dei semi e, in particolare,
La sterilità genetica è distinta in: sterilità morfologi-
il rapporto fra il numero di foglie e quello di frutti. Il
ca; sterilità citologica; sterilità fattoriale.
diradamento dei frutti consente di diminuire il carico
7 - I frutti produttivo delle piante e, quindi, di incrementare le
Dopo la fecondazione dell’ovulo da parte del granulo dimensioni e le caratteristiche qualitative dei frutti.
pollinico, il fiore subisce alcune importanti trasforma- L’operazione di diradamento può essere effettuata a
zioni: dall’ovario si origina il frutto, dagli ovuli i semi. mano, con prodotti chimici, o meccanicamente.
In alcune specie si verifica la formazione dei frutti 7C - Alternanza di produzione
senza fecondazione, il fenomeno è detto partenocar- L’alternanza di produzione è strettamente connessa
pia e origina frutti senza semi, cioè apireni. con i meccanismi fondamentali che riguardano, ad
7A - La maturazione dei frutti esempio, il ciclo di fruttificazione, la differenziazione
Il frutto comincia a formarsi quando la parete dell’o- delle gemme a fiore, l’allegagione, la cascola. Potreb-
vario si ingrossa in seguito alla fecondazione dell’o- be anche essere determinata da un evento di natura
vulo: tale momento è detto allegagione. La fase di ambientale e/o di natura fitosanitaria.
  100     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 2

CAPITOLO 2: VIVAISTICA E PROPAGAZIONE DEI FRUTTIFERI


Mappa interattiva con sintesi bilingue (testo e audio MP3)
Italiano/English disponibile su Libro digitale

1
ASPETTI INTRODUTTIVI

2
TALEA

A RADICAZIONE B SUBSTRATO C COLTIVAZIONE


DELLE  TALEE DI RADICAZIONE DELLE T
  ALEE

3
MARGOTTA

4
PROPAGGINE

5
INNESTO

A B C D
SCOPI E FUNZIONI ATTECCHIMENTO E PERIODO IN CUI FORZATURA DEGLI
DELL’INNESTO AFFINITÀ D’INNESTO ESEGUIRE L’INNESTO INNESTI

6
MICROPROPAGAZIONE
Mappe
  101     Produzioni Vegetali di riepilogo       101 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 2
1 - Aspetti introduttivi ta marza, oggetto, nesto o gentile e destinata a formare
Nell’impianto di un frutteto, la qualità delle piante la chioma del futuro esemplare) su un’altra pianta (che
utilizzate è un requisito fondamentale. I prerequisiti ha il compito sia di sostegno e ancoraggio sia di assor-
qualitativi delle piante sono: bire le sostanze nutritive dal terreno). Il nome marza è
l’uniformità e la rispondenza genetica; dato alla porzione superiore che costituisce la chioma, è
lo stato sanitario; detto invece portinnesto (o soggetto) la porzione inferio-
la presenza di un apparato radicale robusto e ben re al punto di innesto.
distribuito; 5A - Scopi e funzioni dell’innesto
una chioma altrettanto robusta e adeguatamente 1. Fissare una varietà.
strutturata. 2. Diffondere una varietà.
Per la propagazione delle specie arboree da frutto 3. Sostituire una varietà
possono essere impiegate tecniche di riproduzione 4. Prevenire malattie o attacchi parassitari.
(propagazione gamica o per seme) o tecniche di molti- 5. Adattare una specie o una varietà a un terreno o a
plicazione (propagazione agamica o vegetativa). un clima non idoneo.
2 - Talea 6. Indebolire la vigoria di una specie o di una varietà.
La talea è una porzione di ramo (di foglia, di germoglio 7. Ringiovanire e/o rinvigorire una pianta vecchia, am-
o di radice) dotata di gemme che, radicando, generano malata o debole.
una nuova pianta. In base alla consistenza dei tessuti, le 8. Ricostituire le branche o una parte della chioma.
talee possono essere: erbacee, semilegnose o legnose. 9. Diagnosticare le virosi.
10. Anticipare di qualche giorno l’epoca di maturazione.
2A - Radicazione delle talee
11. Ridurre il periodo improduttivo delle piante deri-
Per specie provviste di elevata capacità rizogena na-
vate da seme.
turale, le talee legnose prelevate nel periodo invernale
possono essere piantate direttamente in campo senza 5B - Attecchimento e affinità d’innesto
particolari accorgimenti. Nella maggior parte dei casi le Quando due bionti si sono saldati tra loro in modo duratu-
talee sono sottoposte a trattamenti di vario tipo per au- ro, grazie alla formazione di un callo di cicatrizzazione, si
mentare la radicazione. dice che l’innesto è attecchito. Si intende per affinità d’in-
nesto l’insieme delle condizioni che danno origine a una
2B - Substrato di radicazione
unione durevole ed efficiente nel tempo. La mancanza di
La funzione principale del substrato di radicazione è
tali condizioni provoca invece la disaffinità d’innesto.
quella di sostenere la talea in posizione verticale.
2C - Coltivazione delle talee 5C - Periodo in cui eseguire l’innesto
Le talee possono essere coltivate con due principali La stagione degli innesti va da gennaio a settembre,
metodologie: 1) tecnica del riscaldamento basale; 2) ma nelle regioni calde meridionali, in alcune anna-
tecnica della nebulizzazione. te, è ancora possibile innestare nel mese di ottobre.
5D - Forzatura degli innesti
3 - Margotta In alcuni tipi di innesto, per agevolare la formazione
La tecnica della margotta consiste in una incisione
del callo di saldatura o quando l’innesto viene eseguito
anulare su un ramo della pianta poi ricoperto da un
durante una stagione non propizia, oppure per evitare
substrato (terra, torba, ecc.) e mantenuto umido al
la legatura, si ricorre alla cosiddetta forzatura, che può
fine di stimolarne la radicazione. Un tipo particolare
essere eseguita in serra, in letto caldo o in sabbia.
di margotta è la margotta di ceppaia.
6 - Micropropagazione
4 - Propaggine Le colture in vitro, micropropagate in ambiente con-
La propaggine è un tipo di margotta che prevede l’in-
trollato e asettico, sono sempre più diffuse grazie
terramento di un ramo ancora attaccato alla pianta
alla rapidità di propagazione e alla crescita delle
madre, piegato ad arco, lasciando emergere dal ter-
piantine, che comporta anche minori costi di produ-
reno la parte apicale. La parte interrata svilupperà ra-
zione; questa tecnica garantisce inoltre l’uniformità
dici che renderanno indipendente la nuova piantina.
del materiale prodotto e la possibilità di ottenere
5 - Innesto materiale privo di infezioni (malattie) patogene ed
Consiste nel far saldare una parte viva di pianta (defini- esente da virus.
  102     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 3
CAPITOLO 3: PROGETTAZIONE, IMPIANTO E GESTIONE DEL FRUTTETO
Mappa interattiva con sintesi bilingue (testo e audio MP3)
Italiano/English disponibile su Libro digitale

1
A
ASPETTI INTRODUTTIVI

VOCAZIONALITÀ PEDOCLIMATICA

SPECIE, CULTIVAR E PORTINNESTO

A VIVAISMO B SCELTA DEL MATERIALE C CERTIFICAZIONE


FRUTTICOLO VIVAISTICO DELLE PIANTE

IMPIANTO: SISTEMAZIONE E PREPARAZIONE DEL TERRENO

A CONCIMAZIONE B EPOCA
D’IMPIANTO ED ESECUZIONE

PREDISPOSIZIONE DELL’IMPIANTO

A DISTANZA
B STRUTTURE
C PICCHETTAMENTO
E GEOMETRIA E CORREDI E MESSA A DIMORA
D’IMPIANTO D’IMPIANTO DELLE PIANTE

continua
Mappe
  103     Produzioni Vegetali di riepilogo       103 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 3
6
B
INTERVENTI DI GESTIONE DEL TERRENO

A LAVORAZIONI MECCANICHE

B INERBIMENTO

C PACCIAMATURA

D DISERBO CHIMICO

E PIRODISERBO

F GESTIONE IDRICA

G FABBISOGNO IDRICO DELLE PIANTE

H DEFICIT IDRICO CONTROLLATO

I SISTEMI IRRIGUI

CONCIMAZIONE DEL FRUTTETO

A CONCIMAZIONE B PIANO
DI PRODUZIONE DI CONCIMAZIONE

ALLEVAMENTO E POTATURA

POTATURA

A BASI FISIOLOGICHE B EPOCA


DELLA POTATURA DI POTATURA

continua
  104     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 3
10
C
DIFESA DEL FRUTTETO E RACCOLTA DELLA PRODUZIONE

A LA DIFESA INTEGRATA DEL FRUTTETO

B RACCOLTA E QUALITÀ DELLA PRODUZIONE

C IL GIUSTO MOMENTO PER LA RACCOLTA

D REQUISITI DI QUALITÀ PER LA COMMERCIALIZZAZIONE DELLA FRUTTA

E FASE DI POST-RACCOLTA DELLA FRUTTA

11

EPOCA E MODALITÀ DI RACCOLTA

A CONFERIMENTO AL CENTRO DI LAVORAZIONE

B TRATTAMENTI POST-RACCOLTA

C TECNICHE DI CONSERVAZIONE
Mappe
  105     Produzioni Vegetali di riepilogo       105 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 3
1 - Aspetti introduttivi luppo dell’apparato radicale e l’attecchimento delle
Per progettare, impiantare correttamente e gestire un piante.
frutteto occorre valutare la vocazionalità e le caratte- 4A - Concimazione di impianto
ristiche pedoclimatiche del luogo, l’uso razionale delle In occasione della lavorazione del terreno precedente
risorse ambientali, la tipologia e la qualità del prodot- l’impianto è possibile eseguire una concimazione di
to che si vuole ottenere. fondo impiegando ammendanti organici e fertilizzanti
minerali fosfatici e potassici.
2 - Vocazionalità pedoclimatica
Per vocazionalità si intende l’attitudine di un luogo a 4B - Epoca ed esecuzione
una determinata coltivazione. È importante conoscere Il periodo migliore per l’impianto varia a seconda delle
e valutare le caratteristiche climatiche, pedologiche, specie: per le caducifoglie in autunno, subito dopo la
microbiologiche, idrologiche, la profondità, la penden- caduta delle foglie in vivaio; per le specie sempreverdi
za, l’esposizione e lo stato sanitario del terreno. (olivo, agrumi) l’epoca della messa a dimora è più am-
pia e dipende dalle caratteristiche pedoclimatiche della
zona e dalla presenza o meno dell’impianto irriguo.
3 - Specie, cultivar e portinnesto
Dopo avere individuato le specie vocate all’ambiente
pedoclimatico di intervento è necessario scegliere le 5 - Predisposizione dell’impianto
cultivar e il portinnesto. La scelta del giusto abbina- 5A - Distanza e geometria d’impianto
mento nesto/portinnesto è importante. Oggi vengono Per la messa a dimora delle piantine è necessario im-
impiegati sempre più portinnesti ottenuti per molti- postare le distanze di impianto e l’orientamento dei fi-
plicazione agamica di una stessa pianta, noti con il lari. La disposizione delle piante e quindi delle buche
nome di cloni. o delle trincee avviene secondo criteri geometrici che
danno luogo ai sesti d’impianto.
3A - Vivaismo frutticolo
Il mercato attuale è orientato verso modelli di organiz- 5B - Strutture e corredi d’impianto
zazione vivaistica che permettono una valida flessibi- Dopo la sistemazione, preparazione, concimazione del
lità produttiva, associata a un elevato grado di sicu- terreno e il tracciamento dei filari, bisogna mettere in
rezza sanitaria e genetica. opera le strutture e i corredi d’impianto (impianto d’ir-
rigazione, strutture di sostegno, reti ombreggianti o
3B - Scelta del materiale vivaistico
antigrandine).
Al momento dell’acquisto, gli astoni devono avere un
buono sviluppo sia della parte aerea sia dell’apparato 5C - Picchettamento e messa a dimora delle piante
radicale. È importante verificare la qualità sanitaria Il picchettamento e la messa a dimora richiedono, ri-
del materiale vivaistico. spettivamente, di: a) fissare alla distanza prevista i
punti sull’appezzamento in cui saranno messe a dimora
3C - Certificazione delle piante
le piante; b) realizzare gli scavi d’impianto da eseguire
Il settore del materiale vivaistico relativo alla molti-
a buche oppure a trincee, impiegando trivelle o piccoli
plicazione delle piante da frutto prevede un sistema
escavatori meccanici oppure da eseguire a mano.
di certificazione comunitario che si affianca alla CAC
(Conformitas Agraria Communitatis).
6 - Interventi di gestione del terreno
4 - Impianto: sistemazione e preparazione La gestione ordinaria del frutteto prevede la program-
mazione di una serie di interventi agronomici finalizza-
del terreno
ti sia ad assicurare una sana e vigorosa crescita delle
La sistemazione del terreno ha lo scopo di assicurare
piante nel tempo sia a mantenere un idoneo equilibrio
il corretto deflusso delle acque meteoriche per evitare
vegeto-produttivo indispensabile per ottenere un rac-
il rischio di asfissia delle radici delle piante.
colto ottimale dal punto vista qualitativo e quantitativo.
Si realizza mediante un sistema di fossi e scoline,
eventualmente integrato o sostituito da reti di dre- 6A - Lavorazioni meccaniche
naggio sotterraneo. La lavorazione del terreno ha Nel frutteto, le macchine impiegate per la lavorazione
l’obiettivo di creare le migliori condizioni per lo svi- del terreno sono: erpici a dischi, fresatrici o estirpa-
  106     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


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Mappa di riepilogo del Capitolo 3
tori. Per evitare di danneggiare le piante con i mezzi 6I - Sistemi irrigui
meccanici, nella lavorazione del terreno sulla fila pos- Il sistema di irrigazione del frutteto più diffuso è quel-
sono essere impiegate apposite zappatrici o fresatrici lo per microirrrigazione sottochioma. A seconda della
interceppi munite di bracci tastatori. tipologia di erogatore impiegato si distinguono due
differenti sistemi di microirrigazione: 1) sistemi a goc-
6B - Inerbimento
cia (drip irrigation); 2) sistemi di irrigazione a spruzzo
La pratica agronomica dell’inerbimento è importante
(microjet).
nelle zone a elevata piovosità, per ridurre l’erosione
del terreno in collina e per la razionale gestione agro-
nomica del suolo. L’inerbimento del frutteto può esse- 7 - Concimazione del frutteto
re totale, se eseguito su tutta la superficie del terreno Il fabbisogno nutrizionale delle piante da frutto e la re-
oppure parziale, se presente solo nell’interfila. Per lativa tecnica di somministrazione dei nutrienti varia-
quanto riguarda la durata nel tempo, l’inerbimento è no nel tempo in rapporto sia agli stadi del ciclo vitale
detto temporaneo se viene rinnovato periodicamente sia agli stadi fenologici che si susseguono nel corso
(di norma ogni anno) oppure permanente se non viene dell’anno.
mai rinnovato. Durante il ciclo annuale la domanda di nutrienti è re-
Il manto erboso può essere: lativamente continua, sebbene più elevata nel perio-
naturale, costituito da flora spontanea; do primaverile e durante la fase di ingrossamento dei
artificiale, costituito da specie erbacee seminate. frutti.

6C - Pacciamatura 7A - Concimazione di produzione


La pacciamatura è una tecnica alternativa alle lavo- Generalmente la concimazione di produzione viene
razioni e al diserbo lungo la fila, che permette di con- frazionata in due momenti: in inverno e in primavera.
trollare le infestanti. Può essere effettuata con vari 7B - Piano di concimazione
materiali: dal compost di residui solidi urbani, all’erba Il piano di concimazione è il risultato di un bilancio tra
tagliata e lasciata lungo il filare; dai residui di cortec- i seguenti parametri: disponibilità degli elementi nu-
ce al più comune film di polietilene. tritivi nel suolo; fabbisogni nutrizionali della pianta;
perdite complessive subite dal sistema terreno-pianta
6D - Diserbo chimico
nell’anno.
Un’alternativa al diserbo meccanico, all’inerbimento e
alla pacciamatura è rappresentata dal diserbo chimico.
8 - Allevamento e potatura
6E - Pirodiserbo Per conferire alle giovani piantine la forma deside-
In agricoltura, la tecnica del pirodiserbo permette di rata si ricorre alla potatura di allevamento, riservan-
ridurre l’utilizzo di diserbanti chimici contribuendo do il termine di potatura di produzione a interven-
così a migliorare la salubrità dei frutti e la sostenibili- ti, annuali o periodici, che servono a mantenere in
tà dei processi produttivi. equilibrio vegetazionale le piante e a intensificarne
6F - Gestione idrica la produzione.
In frutticoltura, l’irrigazione ha principalmente lo Le forme di allevamento possono essere distinte in
scopo di rispondere alle esigenze idriche delle pian- due grandi gruppi: 1) forme in volume; 2) forme in
te. parete.

6G - Fabbisogno idrico delle piante


9 - Potatura
Il fabbisogno idrico delle piante cambia notevolmente
Con il termine potatura si intendono tutte le opera-
in relazione a diversi fattori: 1) la specie di apparte-
zioni di taglio, di manipolazione della parte aerea e,
nenza; 2) l’età delle piante; 3) il periodo dell’anno.
talvolta, dell’apparato radicale finalizzate a promuo-
6H - Deficit idrico controllato vere lo sviluppo della pianta, attribuire una forma di
È una tecnica di gestione dell’irrigazione che consiste allevamento, abbreviare la fase improduttiva e otte-
nell’erogare una quantità di acqua inferiore a quella nere elevate rese con costante qualità del prodotto. La
necessaria alla coltura, in modo da controllare l’attivi- potatura di allevamento è praticata su alberi giovani
tà vegetativa della pianta. per orientare lo sviluppo della pianta, impostare la
Mappe
  107     Produzioni Vegetali di riepilogo       107 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


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Mappa di riepilogo del Capitolo 3
forma voluta e renderla adatta agli impianti intensi- di piccole scale. La produttività del lavoro è influenza-
vi. La potatura di produzione, invece, è eseguita gra- ta da molti fattori tra cui: la specie, le dimensioni delle
dualmente su alberi adulti per assicurare l’equilibrio piante e la carica produttiva.
vegeto-produttivo.
10C - Il giusto momento per la raccolta
9A - Basi fisiologiche della potatura Per individuare il momento giusto per la raccolta è
La potatura di produzione serve a mantenere la pianta importante conoscere quali indici di maturazione con-
in equilibrio, a ottimizzare la produzione sia per quan- siderare per il tipo di frutta da raccogliere. Vi sono
tità che per qualità ed ad assicurare una fase produt- diversi parametri che variano a seconda della specie
tiva abbastanza duratura nel tempo. frutticola e della varietà.
9B - Epoca di potatura 10D - Requisiti di qualità per la commercializzazio-
La potatura di produzione ordinaria è eseguita di so- ne della frutta
lito durante il periodo di riposo vegetativo delle pian- La frutta destinata alla vendita allo stato fresco deve
te. Gli interventi effettuati durante la fase di attività rispettare specifiche norme di commercializzazione.
vegetativa della pianta sono detti di potatura verde.
10E - Fase di post-raccolta della frutta
Attualmente, in frutteti altamente specializzati, si può
Nelle fasi di post-raccolta, la frutta è sottoposta a una
praticare la potatura meccanizzata.
serie di lavorazioni e trattamenti che hanno lo scopo
di mantenere e migliorare la qualità del prodotto frut-
10 - Difesa del frutteto e raccolta della pro- ticolo.
duzione
La difesa della produzione dai parassiti insieme alle
11 - Epoca e modalità di raccolta
operazioni di raccolta rappresentano per l’azienda
È importante che la frutta sia stata raccolta al giusto
frutticola fattori determinanti per limitare i costi di
momento di maturazione. Una raccolta anticipata o ri-
produzione e per assicurare la migliore qualità da im-
tardata potrebbe infatti causare inconvenienti, come
mettere sul mercato.
favorire attacchi fungini durante la frigoconservazio-
10A - La difesa integrata del frutteto ne e durante la shelf-life.
La lotta integrata è un sistema di controllo degli or-
11A - Conferimento al centro di lavorazione
ganismi dannosi per una coltura, che consiste nell’u-
Per i prodotti deperibili è necessario ridurre il tempo
so razionale e ottimale di tutte le tecniche di difesa
che intercorre dal momento della raccolta a quello del-
disponibili e combinate tra loro, siano esse di natura
la lavorazione.
biologica, chimica, fisica o agronomica, al fine di man-
tenere le popolazioni di patogeni, parassiti e malerbe 11B - Trattamenti post-raccolta
al di sotto di una densità tale da non provocare un Nei centri di lavorazione, i prodotti frutticoli sono sot-
danno economico. Le tecniche di difesa alle quali si toposti ai seguenti trattamenti e operazioni: pulitura
ricorre sono: agronomiche, fisiche, meccaniche, biolo- e lavaggio, cernita, calibratura, ceratura, trattamenti
giche, biotecnologiche, chimiche. di difesa, imballaggio, pre-refrigerazione.
10B - Raccolta e qualità della produzione 11C - Tecniche di conservazione
La raccolta della frutta è uno dei principali costi di La conservazione dei prodotti frutticoli avviene in
produzione delle specie frutticole. Oggi si stanno dif- apposite celle frigorifere all’interno delle quali ven-
fondendo moderni impianti frutticoli allevati in modo gono utilizzati mezzi fisici quali: atmosfera control-
da adattarsi alla raccolta meccanizzata. La raccolta lata tradizionale e basso livello di O2, atmosfera di-
manuale è per lo più eseguita da terra o con l’ausilio namica.
  108     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

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Mappa di riepilogo del Capitolo 4
CAPITOLO 4: COLTURE ARBOREE SARMENTOSE
Mappa interattiva con sintesi bilingue (testo e audio MP3)
Italiano/English disponibile su Libro digitale

1
A
ASPETTI INTRODUTTIVI

2
VITE

A IMPORTANZA ECONOMICA E DIFFUSIONE

B CLASSIFICAZIONE BOTANICA

C VITI AMERICANE DEI CLIMI TEMPERATI

D VITI EUROPEO-ASIATICHE

E VITI ASIATICO-ORIENTALI

3
MORFOLOGIA E BIOLOGIA DELLA VITE COLTIVATA

A SISTEMA RADICALE

B FUSTO E TRALCI

C GERMOGLIO

D FOGLIE

E FIORI

F FRUTTO

continua
Mappe
  109     Produzioni Vegetali di riepilogo       109 
Erbacee

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Mappa di riepilogo del Capitolo 4
4
B
FISIOLOGIA, FENOLOGIA E COLTIVAZIONE

A B VIVAIO DI PIANTE
PORTINNESTI
MADRI

5
ESIGENZE CLIMATICHE E PEDOLOGICHE

6
IMPIANTO E ALLEVAMENTO

A POTATURA SECCA E B POTATURA


ALLEVAMENTO VERDE

7
GESTIONE DEL SUOLO

A B
FERTILIZZAZIONE IRRIGAZIONE

8
RACCOLTA DELLA PRODUZIONE

A B ASPETTI QUALITATIVI
AVVERSITÀ
PER L’UVA DA VINO

9
UVA DA TAVOLA: QUALITÀ E PRODUZIONE

10
IMPIANTO DEL TENDONE

continua
  110     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

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Mappa di riepilogo del Capitolo 4
11
C ACTINIDIA O KIWI

A IMPORTANZA ECONOMICA, DIFFUSIONE E CLASSIFICAZIONE BOTANICA

B MORFOLOGIA E BIOLOGIA

C FISIOLOGIA E FENOLOGIA

D COLTIVAZIONE DELL’ACTINIDIA

E IMPIANTO E ALLEVAMENTO

12
TECNICA COLTURALE

A CONCIMAZIONE

B GESTIONE DEL SUOLO

C IRRIGAZIONE

D DIRADAMENTO

E CULTIVAR

13
RACCOLTA E ASPETTI QUALITATIVI

14
RIFERIMENTI LEGISLATIVI PER LA COMMERCIALIZZAZIONE DELL’ACTINIDIA
Mappe
  111     Produzioni Vegetali di riepilogo       111 
Erbacee

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Mappa di riepilogo del Capitolo 4
1 - Aspetti introduttivi 3C - Germoglio
In botanica viene definita sarmentosa una pianta che Definito anche tralcio dell’anno, è l’elemento vero e
presenta rami molto flessibili, con portamento pro- proprio che costituisce la chioma della vite. Il germo-
strato, ricadente o rampicante. La vite e l’actinidia glio propriamente detto si sviluppa da una gemma
rappresentano due realtà importanti per la frutticol- ibernante inserita su un ramo di un anno. Nella vite
tura italiana. non si distinguono gemme a fiore e gemme a legno,
ma solo gemme miste. Le gemme della vite si suddi-
2 - La vite vidono in: a) gemme pronte; b) gemme ibernanti (o
dormienti); c) gemme latenti. Il germoglio di vite, se è
2A - Importanza economica e diffusione uvifero, porta diversi organi: 1) le foglie; 2) i cirri (det-
La vite è una delle piante coltivate più importanti al ti anche viticci ) o i grappoli nella stessa posizione; 3)
mondo e rappresenta uno dei simboli della nostra cul- le gemme (dormienti e pronte); 4) le femminelle.
tura agricola.
3D - Foglie
2B - Classificazione botanica Le foglie della vite sono una per nodo, opposte e al-
La vite oggi coltivata appartiene alla specie Vitis vi- terne.
nifera o Vite europea; anche altre specie di vite, in
3E - Fiori
particolare le specie americane e i loro ibridi, hanno
I fiori di vite sono riuniti in una infiorescenza a racemo
una notevole importanza in quanto utilizzate come
(o grappolo composto), inserita sul nodo in posizione
portinnesti (Vitis riparia, V. berlandieri, V. rupestris).
opposta alla foglia.
2C - Viti americane dei climi temperati
3F - Frutto
Vi appartengono specie con generale attitudine uvife-
Il frutto della vite è una bacca.
ra, più o meno resistenti al freddo invernale, alla pero-
nospora e alla fillossera.
4 - Fisiologia, fenologia e coltivazione
2D - Viti europeo-asiatiche Il ciclo inizia in primavera. Dopo circa 7-8 giorni, quan-
Sono tipiche dei climi temperati o temperato-freddi e do le gemme appaiono rigonfie, inizia il germoglia-
originarie dell’Asia. mento. Segue l’allungamento del germoglio e la com-
parsa delle foglie e dei grappolini. Allo stadio di circa
2E - Viti asiatico-orientali
16 foglie avviene la fioritura, cui segue la fecondazio-
Alcune di esse sono sensibili alla fillossera e al calca-
ne e l’allegagione. Quando i fiori non vengono fecon-
re, ma resistenti alle malattie fungine.
dati ha luogo la colatura (o cascola fiorale). Avvenuta
la fecondazione, dopo 40-50 giorni si ha l’invaiatura. Il
3 - Morfologia e biologia della vite colti- periodo aprile-settembre condiziona la maturazione.
vata
La vite è una pianta arbustiva sarmentosa in quanto i 4A - Portinnesti
fusti non sono in grado di elevarsi autonomamente e, I portinnesti della vite sono degli ibridi tra Riparia-
quindi, hanno bisogno di sostegno. Rupestris, Rupestris-Berlandieri, Riparia-Berlandieri,
inizialmente detti americani e, successivamente, ibri-
3A - Sistema radicale di europeo-americani; sono resistenti alla fillossera.
L’espansione dell’apparato radicale, oltre che dal por-
4B - Vivaio di piante madri
tinnesto, dipende dal terreno, dal clima, dalla varietà
Le piante madri (da cui ricavare i futuri soggetti da
innestata e dalla forma di allevamento.
innestare) sono allevate in appositi vivai. Esse devono
3B - Fusto e tralci formare tralci in abbondanza poiché è da essi che si
La parte aerea e lignificata della pianta di vite si ar- prelevano le talee da far radicare.
ticola in un asse principale (fusto o ceppo) dal quale
si diramano gli assi secondari (branche o branchet- 5 - Esigenze climatiche e pedologiche
te) fino ai rami di un anno (tralci), dalle cui gemme si La vite può essere coltivata nella maggior parte dei
sviluppano i germogli che portano le foglie, i fiori e i terreni grazie all’impiego di idonei portinnesti, la cui
grappoli. scelta è importante per l’adattamento della coltura
  112     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

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Mappa di riepilogo del Capitolo 4
alle diverse condizioni pedologiche. Sono da evitare i 7B - Irrigazione
suoli eccessivamente compatti e quelli salini. La vite è una pianta che tollera la siccità, tuttavia
nelle aree viticole italiane dove le precipitazioni sono
6 - Impianto e allevamento insufficienti per fare fronte alle richieste idriche del vi-
Il vigneto può essere impiantato in tutto il periodo gneto si ricorre all’irrigazione basata sull’applicazione
autunno-vernino, su suolo precedentemente prepa- di volumi irrigui contenuti, finalizzati ad evitare stress
rato, nel quale siano state presenti, di preferenza e idrici troppo prolungati.
per qualche anno, colture erbacee. La messa a dimo-
ra delle barbatelle può avvenire a fine autunno o a 8 - Raccolta della produzione
fine inverno-inizio primavera. Le densità di pianta- Il fattore qualità impone adeguate scelte in merito
gione variano moltissimo in dipendenza dalla forma all’epoca di raccolta. La raccolta meccanica si sta mol-
di allevamento e, quindi, dell’ambiente pedoclima- to diffondendo.
tico.
8A - Avversità
6A - Potatura secca e allevamento Le principali avversità vegetali della vite sono: pero-
Con la potatura è possibile attribuire alla pianta dif- nospora, oidio, muffa grigia, escoriosi, mal dell’esca;
ferenti forme di allevamento; tale pratica è eseguita tra i parassiti animali: acari, tignole e cicaline, oltre a
annualmente nel periodo di riposo vegetativo, per virus e micoplasmi.
questo viene detta potatura secca. Le forme di al-
levamento hanno l’obiettivo di stabilire e mantene- 8B - Aspetti qualitativi per l’uva da vino
re un equilibrio ottimale fra coltura e ambiente, per Il momento migliore in cui iniziare la raccolta delle uve
ottenere i migliori risultati economici e qualitativi può essere valutato mediante campionamenti periodi-
possibili. ci di alcuni importanti parametri quali: il peso della
Le forme di allevamento più diffuse in Italia sono GDC bacca, il grado zuccherino, il pH e l’acidità. La tecnica
- Geneva Double Curtain o doppia cortina, Guyot, ca- più usata è il campionamento per bacche, nel periodo
sarsa, cordone libero, Sylvoz, cordone speronato. che intercorre tra l’invaiatura e la maturazione. In fun-
zione del vitigno e del processo tecnologico adottato
6B - Potatura verde
si dovrà decidere il momento ottimale della raccolta.
Consiste in una serie di operazioni mirate al controllo
degli organi verdi della vite durante la stagione vege-
tativa in primavera-estate. È realizzata con operazioni
9 - Uva da tavola: qualità e produzione
L’uva da tavola è classificata nelle seguenti categorie:
(in gran parte meccanizzabili) le più comuni delle qua-
1) Categoria “Extra”; 2) Categoria I; 3) Categoria II.
li consistono in: spollonatura, scacchiatura, legatura e
cimatura dei germogli, sfogliatura e diradamento dei Le cultivar vengono distinte in base all’epoca di ma-
grappoli. turazione in: precocissime, precoci, di 1a epoca, di 2a
epoca, di 3a epoca, tardive.
7 - Gestione del suolo
La gestione del suolo comprende tutte pratiche agro- 10 - Impianto del tendone
nomiche finalizzate a ridurre la competizione indotta Il sistema più completo di allevamento della vite per la
dalle erbe infestanti e mantenere così il suolo in con- produzione dell’uva da tavola è il tendone a doppio impal-
dizioni ottimali alla crescita della vite. È sempre più co, predisposto per la protezione integrale dei grappoli.
frequente la pratica dell’inerbimento totale dei vigneti.
11 - Actinidia o kiwi
7A - Fertilizzazione
La concimazione di fondo si effettua prima dell’ara- 11A - Importanza economica, diffusione e classifica-
tura, per distribuire potassio, fosforo e sostanza or- zione botanica
ganica. Segue la concimazione di allevamento per il L’Italia è il primo produttore di kiwi in ambito euro-
giovane vigneto. Successivamente si passa alla conci- peo. Le coltivazioni nazionali sono concentrate nelle
mazione di produzione per favorire la fase vegeto-pro- regioni centro-settentrionali. Il genere Actinidia com-
duttiva di ciascun anno, utilizzando concimi organici, prende oltre 60 specie eduli, tra cui le più importanti
minerali e organo-minerali. sono: Actinidia deliciosa e A. chinensis.
Mappe
  113     Produzioni Vegetali di riepilogo       113 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


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Mappa di riepilogo del Capitolo 4
11B - Morfologia e biologia 12B - Gestione del suolo
L’actinidia è una pianta arbustiva, lianosa e decidua. I La tecnica migliore è l’inerbimento totale.
rami a frutto sono chiamati tralci. Le gemme possono
essere sia miste sia a legno. L’actinidia è una pianta 12C - Irrigazione
dioica. Il frutto è una bacca ovale più o meno allungata. Il metodo irriguo più adatto è quello a microjet.

11C - Fisiologia e fenologia 12D - Diradamento


A seconda degli ambienti, le piante iniziano il germo- Si consiglia di lasciare non più di quattro frutti per
gliamento dai primi di marzo alla fine dello stesso mese. germoglio fertile.
La fioritura si verifica fra maggio e la prima decade di
giugno. L’impollinazione è sia entomofila che anemofila. 12E - Cultivar
Le principali varietà coltivate sono: Hayward, Sum-
11D - Coltivazione dell’actinidia
L’actinidia preferisce terreni acidi e ricchi di sostanza or- mer 3373, Green Light, Bo-Erica, Jintao, Soreli, Hor-
ganica, ma si adatta a tutti i tipi di terreno, tranne a quelli t16A.
pesanti, caratterizzati da ristagno idrico e da contenuti
elevati di calcare attivo. Preferisce i climi temperato-caldi. 13 - Raccolta e aspetti qualitativi
11E - Impianto e allevamento La raccolta dell’actinidia avviene da settembre a no-
Le piante sono poste a dimora nel tardo autunno o alla vembre, a seconda della precocità della cultivar. Il mo-
fine dell’inverno (febbraio-marzo) a radice nuda. L’ac- mento ottimale per iniziare la raccolta è definito tra-
tinidia viene allevata generalmente a pergoletta dop-
mite la valutazione del residuo secco rifrattometrico
pia. Al Centro-Sud Italia è spesso allevata a tendone.
(RSR) e la durezza della polpa.
Nei nuovi impianti si sta sperimentando una forma di
allevamento derivata dal GDC.
14 - Riferimenti legislativi per la commer-
12 - Tecnica colturale cializzazione dell’actinidia
12A - Concimazione Le disposizioni di qualità per i kiwi e relativa commer-
L’actinidia è una coltura relativamente esigente in fat- cializzazione sono stabilite da apposita regolamenta-
to di concimazione. zione.
  114     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


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Mappa di riepilogo del Capitolo 5
CAPITOLO 5: OLIVICOLTURA
Mappa interattiva con sintesi bilingue (testo e audio MP3)
Italiano/English disponibile su Libro digitale

1
A
ASPETTI INTRODUTTIVI

2
PATRIMONIO
A IMPORTANZA PAESAGGISTICO B
CLASSIFICAZIONE
ECONOMICA
E PRODUZIONE BOTANICA
E DIFFUSIONE

3
MORFOLOGIA E BIOLOGIA

A RADICI E COLLETTO

B FUSTO

C CHIOMA

D FOGLIE

E GEMME, FIORI E INFIORESCENZE

F FRUTTO

4
FISIOLOGIA E FENOLOGIA

5
PROPAGAZIONE

continua
Mappe
  115     Produzioni Vegetali di riepilogo       115 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 5
6
B
COLTIVAZIONE DELL’OLIVO

A ESIGENZE CLIMATICHE, PEDOLOGICHE E NUTRIZIONALI

B IMPIANTO

C DISTANZE E SESTO

D TECNICA DI PIANTAGIONE

E IMPIANTI SUPERINTENSIVI A FILARE

F FORME DI ALLEVAMENTO

G POTATURA

H POTATURA DI ALLEVAMENTO

I POTATURA DI PRODUZIONE

L POTATURA MECCANICA

7
GESTIONE DEL SUOLO

A CONCIMAZIONE

B IRRIGAZIONE

8
RACCOLTA E MECCANIZZAZIONE

A RACCOLTA DEL PRODOTTO

B MANIPOLAZIONE E TRASPORTO DELLE OLIVE

9
CULTIVAR

10
AVVERSITÀ

11
ASPETTI QUALITATIVI
  116     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 5

1 - Aspetti introduttivi rescenza dell’olivo è detta mignola. È spesso neces-


L’olivo è una pianta secolare tipica del paesaggio agri- saria l’impollinazione incrociata per ottenere buone
colo del Mediterraneo. produzioni nelle varietà che manifestano problemi di
parziale o totale autoincompatibilità.
2 - Patrimonio paesaggistico e produzione 3F - Frutto
All’importanza storica ed economica dell’olivo si as- Il frutto è una drupa.
socia la valenza paesaggistica che contraddistingue
il paesaggio mediterraneo. Il patrimonio olivicolo ita- 4 - Fisiologia e fenologia
liano attualmente comprende oltre 500 cultivar, tipica Il ciclo fenologico dell’olivo inizia a fine inverno, in un
espressione delle diverse realtà territoriali. periodo variabile a seconda delle caratteristiche am-
2A - Importanza economica e diffusione bientali del luogo, dell’altitudine e della latitudine. In
La coltivazione dell’olivo è diffusa in tutto il Pianeta, genere, dalla metà di agosto i processi di sintesi e ac-
ma è concentrata soprattutto nei Paesi del bacino del cumulo dell’olio si intensificano e proseguono fino alla
Mediterraneo, tra i quali emergono la Grecia, il Porto- metà di ottobre. Nelle settimane successive il peso
gallo, la Spagna e l’Italia. della drupa continua ad aumentare ma con un ritmo
sempre più rallentato. Al termine dello sviluppo si ha
2B - Classificazione botanica
l’invaiatura, cioè il progressivo cambiamento di colore
L’olivo appartiene alla famiglia delle Oleaceae, con 31 delle drupe.
specie tra cui Olea europaea L., subspecie europaea
(= O. europaea L. var. sativa Lehr.) che comprende le
5 - Propagazione
varietà di olivo coltivate.
I metodi di propagazione agamica attualmente utiliz-
zati nel vivaismo per la moltiplicazione di cultivar e
3 - Morfologia e biologia cloni sono l’innesto e l’autoradicazione.
L’olivo è una specie arborea molto longeva, con piante
sempreverdi che possono raggiungere e superare i 10
6 - Coltivazione dell’olivo
m di altezza.
6A - Esigenze climatiche, pedologiche e nutrizionali
3A - Radici e colletto
Le zone di maggiore diffusione dell’olivo presentano
Le caratteristiche dell’apparato radicale variano in
inverni miti ed estati calde e asciutte. Predilige la colli-
funzione della natura dell’albero e delle condizioni del
na, ma prospera bene in pianura ed è esigente in fatto
suolo. L’apparato radicale raggiunge normalmente
di luce. È tollerante in fatto di suolo, rifuggendo però
1 metro di profondità, con 2 o 3 grosse radici che si
da quelli molto compatti o con ristagni idrici prolungati.
sviluppano verticalmente per favorire l’approvvigio-
namento idrico. 6B - Impianto
In un moderno oliveto la condizione primaria per un
3B - Fusto
buon risultato economico-produttivo è la meccaniz-
Nelle piante adulte il fusto è generalmente contorto,
zazione delle operazioni colturali, specialmente la
gibboso e rugoso.
raccolta. È importante che le piante siano in grado di
3C - Chioma intercettare la massima quantità di energia radiante,
La chioma è di norma globiforme e basitona. con una corretta espansione della chioma ed evitando
l’ombreggiamento reciproco.
3D - Foglie
Le foglie sono persistenti fino a 3 anni e sono portate 6C - Distanze e sesto
sul ramo in posizione opposta. Per quanto concerne la densità di piantagione si deve
tenere conto dello sviluppo finale delle piante e del
3E - Gemme, fiori e infiorescenze
loro ritmo di accrescimento.
Le gemme sono di tre tipi: apicali, ascellari e avventi-
zie. In merito all’epoca di vegetazione, le gemme si di- 6D - Tecnica di piantagione
stinguono in: ibernanti; pronte; latenti. Sono presenti Prima dell’impianto occorre eliminare i residui ve-
gemme a legno, gemme a fiore, gemme miste. L’infio- getali delle colture precedenti. Successivamente si
Mappe
  117     Produzioni Vegetali di riepilogo       117 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 5
esegue, se necessario, il livellamento del terreno. È ben drenati. La gestione del suolo può essere realiz-
importante la regimazione dell’acqua sia in superficie zata con tre differenti tecniche: 1) inerbimento, totale
sia in profondità. La concimazione di fondo e la lavo- o parziale; 2) suolo nudo con lavorazioni superficiali;
razione del terreno vanno eseguite nell’estate prece- 3) suolo nudo non lavorato e controllo delle infestanti
dente alla messa a dimora delle piante. Il periodo di con erbicidi.
piantagione per l’Italia Centrale, a inverno freddo, è
la primavera. Nelle zone in cui non c’è il pericolo di 7A - Concimazione
freddi invernali è bene eseguire la piantagione in au- Durante i primi quattro anni dell’oliveto si esegue la
tunno. Contemporaneamente alla messa a dimora può concimazione di allevamento. La concimazione di pro-
duzione viene effettuata dal momento in cui la pianta
essere installato l’impianto di irrigazione.
ha completato la prima fase di crescita (5°-6° anno).
6E - Impianti superintensivi a filare
7B - Irrigazione
Negli impianti superintensivi a filare sono utilizzate
I vantaggi dell’irrigazione nell’oliveto consistono in una
varietà a sviluppo limitato, quali Arbequina, Arbosa-
rapida crescita durante la fase di allevamento, una pre-
na, Koroneiki. Sono impianti caratterizzati da porta-
coce entrata in produzione, un aumento della produzio-
mento compatto, accrescimento contenuto e rapida
ne e una diminuzione dell’alternanza di produzione.
entrata in produzione. Le distanze raccomandate
sono di 4 x 1,5 m sulla fila. 8 - Raccolta e meccanizzazione
6F - Forme di allevamento Per individuare il periodo ottimale di raccolta delle
La forma di allevamento deve adattare la pianta alle tec- olive da olio, gli indici più affidabili sono la forza di
niche colturali compiute con mezzi meccanici, come le distacco, l’indice di invaiatura e la consistenza della
lavorazioni, la raccolta e, in parte, anche la potatura. Le polpa. La raccolta può essere eseguita manualmente
forme di allevamento, nella loro forma geometrica, sono o con mezzi meccanici. La meccanizzazione assume
distinte in: a vaso, a globo, ad asse verticale, a parete. un importante ruolo nell’olivicoltura, soprattutto per
quanto riguarda la riduzione del costo di produzione.
6G - Potatura
La potatura dell’olivo viene effettuata per ottenere 8A - Raccolta del prodotto
una buona produttività e una fruttificazione precoce, La raccolta delle olive può essere eseguita a mano,
regolare ed economica. raccogliendo i frutti tramite reti di materiale sintetico
di varia fittezza e dimensione, oppure può avvenire
6H - Potatura di allevamento con dispositivi semimeccanizzati o completamente
Viene attuata mediante varie pratiche, quali cimatura, meccanizzati.
raccorciamento, asportazione e inclinazione di germo-
gli, branchette e rami. Durante la fase di allevamento, 8B - Manipolazione e trasporto delle olive
la potatura deve essere ridotta al minimo per favorire È importante che il trasporto delle olive all’impianto
la rapida creazione di una struttura scheletrica robu- di estrazione e la successiva lavorazione avvengano
sta e funzionale. il più presto possibile, entro 24-48 ore dalla raccolta.

6I - Potatura di produzione 9 - Cultivar


Con la potatura di produzione vengono mantenute le Secondo uno studio della FAO, su 396 cultivar di olivo
dimensioni raggiunte dalla pianta, puntando a una il 18,9% sono autofertili, il 17,2% sono parzialmente
fruttificazione elevata e regolare nel tempo, nel pieno autofertili, mentre il 63,9% sono autosterili.
rispetto della forma di allevamento.
10 - Avversità
6L - Potatura meccanica Numerose sono le avversità che possono compromet-
La potatura meccanica consiste nell’impiego di mac- tere la coltura, la produzione delle olive e la qualità
chine dotate di una barra di taglio costituita da 4-5 dell’olio estratto.
dischi che ruotano ad alta velocità.
11 - Aspetti qualitativi
7 - Gestione del suolo La qualità dell’olio d’oliva trae le sue origini dalla scel-
Per ottenere i migliori risultati di coltivazione è ne- ta delle cultivar e dalle relative pratiche colturali, com-
cessario che l’impianto sia realizzato in terreni idonei, presa la difesa fitosanitaria.
  118     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


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Mappa di riepilogo del Capitolo 6
CAPITOLO 6: COLTURE ARBOREE POMACEE
Mappa interattiva con sintesi bilingue (testo e audio MP3)
Italiano/English disponibile su Libro digitale

A 1
ASPETTI
A SIGNIFICATO E B
INTRODUTTIVI SCHEDA
IMPORTANZA DEI VARIETALE
CLUB VARIETALI
2
MELO

A IMPORTANZA ECONOMICA E DIFFUSIONE

B CLASSIFICAZIONE BOTANICA

C MORFOLOGIA E BIOLOGIA

D RADICI E COLLETTO

E FUSTO, RAMI E GEMME

F FOGLIE

G FIORI

H FRUTTO

3
FISIOLOGIA
E FENOLOGIA

4
PROPAGAZIONE
E PORTINNESTI

5
COLTIVAZIONE DEL MELO

A ESIGENZE CLIMATICHE, PEDOLOGICHE E NUTRIZIONALI

B IMPIANTO

C FORME E SISTEMI DI ALLEVAMENTO

D POTATURA E DIRADAMENTO continua


Mappe
  119     Produzioni Vegetali di riepilogo       119 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 6
6
B GESTIONE DEL SUOLO

A CONCIMAZIONE DI FONDO

B CONCIMAZIONE DI ALLEVAMENTO

C CONCIMAZIONE DI PRODUZIONE

D IRRIGAZIONE

7
RACCOLTA
E CONSERVAZIONE

A AVVERSITÀ

B CULTIVAR

C ASPETTI QUALITATIVI

D CLASSIFICAZIONE

A IMPORTANZA PERO B
CLASSIFICAZIONE
ECONOMICA
BOTANICA
E DIFFUSIONE
9
MORFOLOGIA
E BIOLOGIA

A FOGLIE, GEMME E RAMI

B FIORE E FRUTTO

C PERE ASIATICHE – NASHI

10
FISIOLOGIA
E FENOLOGIA

A PROPAGAZIONE

B PORTINNESTI continua
  120     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 6
11
C COLTIVAZIONE
DEL PERO

A ESIGENZE CLIMATICHE E PEDOLOGICHE

B IMPIANTO

C FORME E SISTEMI DI ALLEVAMENTO

D POTATURA

12
GESTIONE
DEL SUOLO

A CONCIMAZIONE

B FERTIRRIGAZIONE E CONCIMAZIONE FOGLIARE

C IRRIGAZIONE

13
RACCOLTA E ASPETTI
QUALITATIVI VARIETALI

14
AVVERSITÀ

15
CULTIVAR

16
CLASSIFICAZIONE
Mappe
  121     Produzioni Vegetali di riepilogo       121 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 6
1 - Aspetti introduttivi 4 - Propagazione e portinnesti
Appartengono alle Pomacee diverse specie arboree La propagazione del melo avviene normalmente per
frutticole (azzeruolo, cotogno, melo, nashi, nespolo via agamica, attraverso l’innesto, al fine di garantire
comune, nespolo del Giappone, pero, sorbo domesti- una discendenza omogenea e identica alla pianta di
co). partenza. La propagazione gamica (per seme) si usa
nel miglioramento genetico e nella produzione di por-
1A - Significato e importanza dei Club varietali
tinnesti franchi. Alcune combinazioni tra portinnesti
Il Club varietale è uno strumento mediante il quale
e varietà possono dare luogo a fenomeni di disaffinità
viene diffusa una nuova varietà seguendo programmi
d’innesto.
ben definiti e controllati di ricerca e sviluppo, produ-
zione e commercializzazione.
5 - Coltivazione del melo
1B - Scheda varietale
5A - Esigenze climatiche, pedologiche e nutrizionali
La scheda varietale è la carta d’identità di una varietà
Il melo presenta una elevata adattabilità ai diversi
e ne riepiloga tutte le caratteristiche identificative.
ambienti di coltivazione. Predilige climi temperato-
2 - Melo freschi, resistendo al freddo anche a causa della ri-
tardata epoca di fioritura. I terreni ideali per la coltura
2A - Importanza economica e diffusione del melo sono: sciolti, di medio impasto, ben drenati,
La mela è il frutto più diffuso nelle zone temperate del mediamente ricchi di scheletro.
mondo, con una produzione in costante aumento.
5B - Impianto
2B - Classificazione botanica La lavorazione del terreno viene eseguita a varie pro-
Il melo appartiene alla famiglia Rosaceae, alla sottofa- fondità, in funzione della natura del suolo e della col-
miglia Pomoideae e al genere Malus. tura precedente.
2C - Morfologia e biologia 5C - Forme e sistemi di allevamento
Il melo è una specie arborea caducifoglia abbastanza La scelta della forma di allevamento è importante per
longeva. ottenere: buona e costante produttività, precoce en-
2D - Radici e colletto trata in produzione, adeguata qualità della frutta, ri-
Hanno uno sviluppo tendenzialmente superficiale. duzione delle ore lavorative/ha. La densità di impian-
to è in funzione della varietà, del portinnesto e delle
2E - Fusto, rami e gemme caratteristiche del terreno.
L’angolo di inserzione delle branche e dei rami non-
ché la loro vigoria determina la forma della chioma e il 5D - Potatura e diradamento
portamento della pianta. Le gemme sono a legno o mi- La pianta di melo passa attraverso quattro fasi di vita:
ste, portate da rami misti, brindilli, lamburde e borse. fase giovanile, fase di entrata in produzione, fase di
piena produzione e fase di produzione decrescente.
2F - Foglie La potatura, dunque, avviene con tecniche e moda-
Sono alterne, hanno piccioli raccorciati e lamina ovale. lità differenti a seconda dell’età della pianta. Il dira-
2G - Fiori damento dei frutti consente di ottenere produzioni di
Si sviluppano da una gemma mista che crea una infio- qualità, con buona pezzatura.
rescenza, chiamata corimbo, e un germoglio.
6 - Gestione del suolo
2H - Frutto
In genere i meleti vengono gestiti mediante l’inerbi-
Il frutto è un pomo (falso frutto).
mento parziale del terreno.
3 - Fisiologia e fenologia 6A - Concimazione di fondo
Il ciclo fenologico del melo inizia con la ripresa ve- La razionale concimazione di fondo deve essere
getativa primaverile, che per la maggior parte delle eseguita tenendo conto dell’analisi chimico-fisica
cultivar avviene al soddisfacimento di un fabbisogno del suolo e ha la funzione di portare la fertilità a
in freddo da circa 400 a circa 1.000-1.200 ore, a una livelli adeguati per un buono sviluppo futuro delle
temperatura uguale o inferiore a + 7,2 °C. piante.
  122     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


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Mappa di riepilogo del Capitolo 6
6B - Concimazione di allevamento 8B - Classificazione botanica
In questa fase, si deve favorire lo sviluppo delle gio- Il pero appartiene alla famiglia Rosaceae, alla sottofa-
vani piante che devono completare rapidamente la miglia Pomoideae e al genere Pyrus, che comprende
struttura scheletrica contenendo, però, l’eccessiva at- specie sia da frutto sia ornamentali.
tività vegetativa dei germogli.
9 - Morfologia e biologia
6C - Concimazione di produzione
Il pero ha un portamento assurgente (caratterizzato
Per una produzione di 35-40 t/ha di mele si apportano da acrotonia), forma tendenzialmente piramidale (che
ogni anno circa 80-120 kg/ha di N, 40-60 kg/ha di P2O5, diventa globosa in età adulta).
130-160 kg/ha di K2O, 15-20 kg/ha di MgO.
9A - Foglie, gemme e rami
6D - Irrigazione Le foglie hanno forma ovale, sono glabre e lucenti, con
A seconda delle zone di coltivazione, l’irrigazione ri- un lungo picciolo alla cui base si trovano due stipole
veste una importanza più o meno rilevante. In gene- caduche. Le gemme sono distinte in gemme a legno e
rale, un corretto apporto idrico permette di migliorare miste. I rami a frutto del pero sono il brindillo, la lam-
sia la resa dal punto di vista quantitativo e qualitativo, burda, la borsa e il ramo misto.
sia i caratteri organolettici del frutto.
9B - Fiore e frutto
7 - Raccolta e conservazione Le infiorescenze (corimbi) sono formate da 7-10 fio-
L’epoca ottimale di raccolta delle mele è un compro- ri singoli e si caratterizzano per la tipica colorazione
messo tra due requisiti importanti: la qualità orga- biancastra. Il frutto è un pomo (falso frutto).
nolettica, che aumenta progressivamente con l’avan- 9C - Pere asiatiche - Nashi
zamento della maturazione, e l’idoneità alla lunga I frutti sono generalmente globosi, talora molto gros-
conservazione. si e provvisti di un lungo peduncolo. L’epidermide è
7A - Avversità generalmente rugginosa. La polpa è molto croccante
Il melo è soggetto a numerose avversità di natura biotica e succosa.
e abiotica che possono colpire non solo la pianta e i frutti
in campo, ma anche le mele in fase di conservazione. 10 - Fisiologia e fenologia
Il pero è una specie caducifoglia, che entra in riposo
7B - Cultivar vegetativo al sopraggiungere dell’inverno. Particolar-
L’assortimento varietale è in continuo adattamento mente importante per il suo regolare comportamento
rispetto alla domanda dei mercati, in parte per sosti- vegeto-produttivo è il soddisfacimento del fabbisogno
tuire le cultivar di interesse decrescente e in parte per in freddo, pari a circa 800-1.600 unità di freddo.
incentivare la domanda di un nuovo prodotto.
10A - Propagazione
7C - Aspetti qualitativi La propagazione del pero avviene normalmente per
Attualmente il consumatore attribuisce alla “quali- via agamica, attraverso l’innesto. La propagazione ga-
tà” numerosi valori che riguardano non solo l’aspetto mica (per seme) si usa nel miglioramento genetico e
esterno (calibro, colore, buccia intatta) e i caratteri or- nella produzione di portinnesti franchi.
ganolettici del frutto (croccantezza, succosità, gusto),
10B - Portinnesti
ma anche gli aspetti relativi al metodo di produzione,
La scelta del portinnesto assume una notevole impor-
all’impiego di agrofarmaci, al valore nutrizionale e al
tanza poiché permette di contenere la vigoria delle
marchio.
piante e, quindi, di adottare elevate densità di im-
7D - Classificazione pianto e di estendere la coltivazione del pero a diversi
Le mele sono classificate nelle tre categorie: Extra, I e II. ambienti pedoclimatici.

8 - Pero 11 - Coltivazione del pero


8A - Importanza economica e diffusione 11A - Esigenze climatiche e pedologiche
Il pero rappresenta, dopo il melo, l’albero da frutto più Il pero predilige climi temperato-freschi, capaci di
coltivato nei Paesi a clima temperato. soddisfare il suo fabbisogno in freddo. È una specie
Mappe
  123     Produzioni Vegetali di riepilogo       123 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 6
in grado di sopportare temperature invernali piutto- 12B - Fertirrigazione e concimazione fogliare
sto rigide. Il pero predilige terreni di media tessitura, Nei nuovi impianti di pero dotati di sistemi di irriga-
moderatamente fine, con buon drenaggio e bassa per- zione localizzata è utile attuare la tecnica della fertir-
centuale di calcare attivo. rigazione che permette di frazionare in piccole dosi gli
apporti di elementi nutritivi ogni volta che si distribu-
11B - Impianto
isce l’acqua.
Prima di programmare e preparare il terreno all’im-
pianto, occorre valutare la vocazionalità dell’area e 12C - Irrigazione
scegliere le varietà più adatte alle condizioni pedocli- I volumi di adacquamento e i turni irrigui vanno sta-
matiche della zona. Le lavorazioni pre-impianto sono biliti sulla base di diversi fattori: tipo di impianto irri-
oggi improntate a un ridotto consumo energetico, guo, caratteristiche del terreno, andamento climatico
riducendo per esempio la profondità di aratura e ri- e periodo vegetativo.
correndo alla lavorazione a due strati. Le concimazio-
ni di fondo devono essere valutate in relazione agli
13 - Raccolta e aspetti qualitativi varietali
Le pere vengono raccolte in anticipo rispetto alla loro
esiti delle analisi del terreno. Per la scelta del sesto
maturazione fisiologica poiché, diversamente, il rapido
d’impianto è importante considerare la varietà, il por-
imbrunimento della polpa ne impedirebbe la commer-
tinnesto, la forma di allevamento e le caratteristiche
cializzazione. L’individuazione dell’epoca ottimale di
pedo-climatiche.
raccolta avviene valutando, su un campione rappresen-
11C - Forme e sistemi di allevamento tativo di frutti, uno o più indici di maturazione.
Il pero si adatta molto bene a diverse forme di alle-
vamento. Quelle oggi più diffuse sono il fusetto e la 14 - Avversità
palmetta anticipata, nonché, per elevate densità di Il pero è soggetto a numerose avversità biotiche e
impianto, i cordoni verticali. abiotiche in grado di colpire tutti gli organi della pian-
ta in campo, ma anche i frutti in fase di conservazione.
11D - Potatura Adottare adeguate e corrette tecniche di coltivazione,
In base alla fase evolutiva dell’albero e all’epoca d’in- di raccolta e di conservazione è fondamentale per ri-
tervento, si distinguono due tipologie di potatura: po- durre i rischi di infezione. Una razionale difesa fitosa-
tatura di allevamento e potatura di produzione. nitaria in campo si basa sull’applicazione dei principi
della lotta integrata.
12 - Gestione del suolo
Mira a un ottimale controllo delle infestanti, a miglio- 15 - Cultivar
rare l’efficacia degli elementi fertilizzanti, a ridurre le La cultivar di pero più coltivata in Italia è l’Abate Fe-
perdite di nutrienti per lisciviazione e a prevenire il tel, che rappresenta circa il 43% della produzione to-
ruscellamento. tale, seguita da William, Conference, Kaiser, Coscia,
Decana del Comizio, Max Red Bartlett.
12A - Concimazione
Distinguiamo tre tipologie di concimazione: di fondo; 16 - Classificazione
di allevamento; di produzione. Le pere sono classificate nelle tre categorie: Extra, I e II.
  124     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


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Mappa di riepilogo del Capitolo 7
CAPITOLO 7: COLTURE ARBOREE DRUPACEE
Mappa interattiva con sintesi bilingue (testo e audio MP3)
Italiano/English disponibile su Libro digitale

1
A
ASPETTI INTRODUTTIVI

2
PESCO

A IMPORTANZA ECONOMICA E DIFFUSIONE E FOGLIE

B BOTANICA, MORFOLOGIA E BIOLOGIA F FIORI

C RADICI G FRUTTO

D FUSTO E RAMI H FISIOLOGIA, FENOLOGIA, PROPAGAZIONE

3
COLTIVAZIONE DEL PESCO

A ESIGENZE CLIMATICHE, PEDOLOGICHE G CONCIMAZIONE

B IMPIANTO H CONCIMAZIONE DI FONDO

C FORME E SISTEMI DI ALLEVAMENTO I CONCIMAZIONE DI ALLEVAMENTO

D POTATURA L CONCIMAZIONE DI PRODUZIONE

E DIRADAMENTO DEI FRUTTI M IRRIGAZIONE

F GESTIONE DEL SUOLO N TECNICHE SPECIALI DI COLTIVAZIONE

4
RACCOLTA, CONSERVAZIONE E ASPETTI QUALITATIVI

A CULTIVAR

B MIGLIORAMENTO GENETICO

C ASPETTI QUALITATIVI

D CLASSIFICAZIONE MERCEOLOGICA

continua
Mappe
  125     Produzioni Vegetali di riepilogo       125 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 7
5
B
ALBICOCCO

A IMPORTANZA ECONOMICA E DIFFUSIONE E FIORI

B BOTANICA, MORFOLOGIA E BIOLOGIA F FRUTTO

C RADICI G PROPAGAZIONE E PORTINNESTI

D FOGLIE

6
COLTIVAZIONE DELL’ALBICOCCO

A ESIGENZE CLIMATICHE E PEDOLOGICHE E GESTIONE DEL SUOLO

B FORME E SISTEMI DI ALLEVAMENTO F CONCIMAZIONE

C POTATURA G IRRIGAZIONE

D DIRADAMENTO DEI FRUTTI

7
RACCOLTA, CONSERVAZIONE E QUALITÀ

A OPERAZIONI POST-RACCOLTA C MIGLIORAMENTO GENETICO

B CULTIVAR D ASPETTI QUALITATIVI

8
SUSINO

A IMPORTANZA ECONOMICA E DIFFUSIONE E FIORI

B MORFOLOGIA, BIOLOGIA E FISIOLOGIA F FRUTTO

C RADICI, FUSTO E RAMI G FISIOLOGIA E FENOLOGIA

D FOGLIE H PROPAGAZIONE E PORTINNESTI

continua
  126     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 7
9
C
COLTIVAZIONE E GESTIONE DELLA COLTURA

A ESIGENZE CLIMATICHE E PEDOLOGICHE E GESTIONE DEL SUOLO

B FORME E SISTEMI DI ALLEVAMENTO F CONCIMAZIONE

C POTATURA G IRRIGAZIONE

D DIRADAMENTO DEI FRUTTI

10
RACCOLTA E CONSERVAZIONE

A OPERAZIONI POST-RACCOLTA C MIGLIORAMENTO GENETICO

B CULTIVAR D ASPETTI QUALITATIVI

11
CILIEGIO

A IMPORTANZA ECONOMICA, DIFFUSIONE E FIORI


E CLASSIFICAZIONE BOTANICA
F FRUTTO
B MORFOLOGIA E BIOLOGIA
G FISIOLOGIA E FENOLOGIA
C FUSTO E RAMI
H PROPAGAZIONE E PORTINNESTI
D FOGLIE

12
COLTIVAZIONE DEL CILIEGIO

A ESIGENZE CLIMATICHE E PEDOLOGICHE D GESTIONE DEL SUOLO

B FORME E SISTEMI DI ALLEVAMENTO E CONCIMAZIONE

C POTATURA F IRRIGAZIONE

continua
Mappe
  127     Produzioni Vegetali di riepilogo       127 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 7
13
D RACCOLTA E CONSERVAZIONE

A MIGLIORAMENTO GENETICO

B CULTIVAR

C ASPETTI QUALITATIVI

14
MANDORLO

A IMPORTANZA ECONOMICA, DIFFUSIONE F PROPAGAZIONE E PORTINNESTI


E CLASSIFICAZIONE BOTANICA
G FORME E SISTEMI DI ALLEVAMENTO
B MORFOLOGIA E BIOLOGIA
H POTATURA
C FUSTO, RAMI E FOGLIE
I GESTIONE DEL SUOLO
D FIORI
L CONCIMAZIONE
E FRUTTO
M IRRIGAZIONE

15
RACCOLTA E CONSERVAZIONE

A AVVERSITÀ

B CULTIVAR E MIGLIORAMENTO GENETICO


  128     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 7
1 - Aspetti introduttivi timale è quello di medio impasto tendente allo sciolto,
Il termine drupacee fa riferimento a un insieme di spe- ben provvisto di sostanza organica, profondo, fresco,
cie frutticole comprese nella famiglia delle Rosacee, con sottosuolo permeabile, a reazione neutra.
ma relative alla sottofamiglia Prunoidee, fra le quali
3B - Impianto
troviamo pesco, albicocco, susino, ciliegio, mandorlo
L’impianto del pescheto viene di norma eseguito con
e altre specie selvatiche come il mirabolano o il pru-
piante a radice nuda durante il periodo di riposo vege-
gnolo.
tativo. È preferibile eseguire l’impianto con piante in-
2 - Pesco nestate.
2A - Importanza economica e diffusione 3C - Forme e sistemi di allevamento
Il pesco è la drupacea più diffusa nel nostro Paese, se- Il pesco può essere allevato in forme molto diverse in
guita da albicocco, susino, ciliegio e mandorlo. relazione alle caratteristiche della combinazione nesto-
portinnesto e alle condizioni ambientali del luogo di col-
2B - Botanica, morfologia e biologia
tivazione. Le forme di allevamento si suddividono in tre
Il pesco appartiene alla famiglia delle Rosaceae, sezio-
gruppi: in volume, a parete verticale, a parete inclinata.
ne Prunoideae, genere Prunus, specie persica.
3D - Potatura
2C - Radici La potatura di allevamento varia a seconda della forma
Hanno un tipico colore aranciato, con lenticelle ben evi- di allevamento adottata e ha lo scopo di conferire alla
denti. pianta la forma voluta affinché entri in produzione nel
2D - Fusto e rami più breve tempo possibile. Lo scopo della potatura di
Il fusto del pesco, raggiunta la maturità, ha una tipica produzione è invece quello di mantenere l’equilibrio tra
colorazione rossastra. I rami delle drupacee, a differen- attività vegetativa e produttiva.
za di quelli delle pomacee, producono gemme specializ- 3E - Diradamento dei frutti
zate, che sono inserite sui nodi all’ascella delle foglie, in Consente di ottenere una maggiore pezzatura, una più
modo isolato o riunite in gruppi di due o tre per nodo. I intensa colorazione e valide caratteristiche organoletti-
rami fruttiferi sono distinti in: rami misti, brindilli dardi, che dei frutti.
o mazzetti di maggio.
3F - Gestione del suolo
2E - Foglie La gestione del suolo ha lo scopo di conservare al me-
Sono alterne, di colore verde chiaro. glio le riserve idriche e di eliminare o controllare le erbe
2F - Fiori infestanti. In caso di pendenze superiori all’8-10% e di
I fiori del pesco sono ermafroditi. terreni sciolti, la pratica dell’inerbimento è il mezzo più
efficace per contrastare il ruscellamento e l’erosione.
2G - Frutto
È una drupa globosa con esocarpo tomentoso o glabro 3G - Concimazione
(nettarine). Per una razionale concimazione del pescheto si deve te-
ner conto di vari fattori: natura del terreno, contenuto
2H - Fisiologia, fenologia e propagazione in elementi minerali, clima, caratteristiche della pianta
Il pesco è una pianta caducifoglia. L’epoca di fioritura e tecnica colturale adottata.
dipende dal fabbisogno in freddo e dall’andamento cli-
matico. È autofertile. La propagazione avviene quasi 3H - Concimazione di fondo
esclusivamente per innesto, anche se è possibile l’uti- Prima dell’impianto è utile l’apporto di sostanza organi-
lizzazione di piante autoradicate in vitro. I tipi di inne- ca. Per quanto riguarda la concimazione minerale, con
sto più utilizzati sono a pezza, ad anello e a chip bud- la concimazione di fondo bisogna apportare principal-
ding. Altri innesti sono il triangolo e lo spacco. mente fosforo e potassio.
3I - Concimazione di allevamento
3 - Coltivazione del pesco Al fine di garantire un favorevole sviluppo delle piante
3A - Esigenze climatiche, pedologiche si apporta: 1° anno N 40 kg/ha; P2O5 15 kg/ha; K2O 20
Il pesco è una pianta delicata ed esigente. Il terreno ot- kg/ha; 2° anno N 60 kg/ha, P2O5 25 kg/ha; K2O 40 kg/ha.
Mappe
  129     Produzioni Vegetali di riepilogo       129 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


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Mappa di riepilogo del Capitolo 7
3L - Concimazione di produzione 5C - Radici
Indicativamente si apportano ogni anno circa 100-150 L’albicocco possiede radici profonde, pertanto richiede
kg/ha di N, 50-70 kg/ha di P2O5, 100-150 kg/ha di K2O. un franco di coltivazione di almeno 80-100 cm.
3M - Irrigazione 5D - Foglie
Si tratta di una coltura che richiede costanti apporti idri- Sono disposte in modo alterno sui rami. Il colore è verde
ci mediante appropriati sistemi di irrigazione. con alcune sfumature rossastre.
3N - Tecniche speciali di coltivazione 5E - Fiori
La semiforzatura in serra fredda coperta da film plastici I fiori, uno per gemma, hanno sepali rossi e petali bian-
è impiegata per anticipare la maturazione dei frutti. chi, talvolta lievemente rosati.
5F - Frutto
4 - Raccolta, conservazione e aspetti quali-
È una drupa di colore giallo-arancione, con tonalità ed
tativi
eventuali sfumature rossastre, diverse a seconda della
Il momento ottimale per la raccolta dei frutti dipende
cultivar.
da: cultivar, vigoria della pianta, età, portinnesto, anda-
mento stagionale, tecnica di coltivazione, destinazione 5G - Fisiologia e fenologia
del prodotto, periodo di commercializzazione. L’albicocco ha un ciclo fenologico simile a quello del
pesco. Anch’esso è una specie proterante, quindi i fiori
4A - Cultivar
sbocciano prima dell’emissione delle foglie.
La selezione varietale oggi si è notevolmente evoluta
rendendo disponibili innumerevoli varietà con carat- 5H - Propagazione e portinnesti
teristiche quali: bassissimo fabbisogno in freddo; pre- Il metodo di propagazione più impiegato per l’albicoc-
cocità; intensa colorazione rossa della buccia; frutti a co è l’innesto a gemma dormiente. La scelta del portin-
buccia chiara; con sapore subacido; elevato contenuto nesto da utilizzare deve essere fatta tenendo conto sia
zuccherino; a forma piatta; polpa a elevata consisten- delle caratteristiche pedoclimatiche dell’area nella qua-
za (stony hard); a polpa rossa; tolleranti/resistenti alla le viene realizzato il frutteto sia delle varietà prescelte.
Sharka (una virosi) e ad altri parassiti.
6 - Coltivazione dell’albicocco
4B - Miglioramento genetico
Da alcuni anni il miglioramento genetico pone partico- 6A - Esigenze climatiche e pedologiche
lare attenzione a caratteri quali la resistenza ai paras- L’albicocco preferisce l’ambiente di collina, con buona
siti, il controllo genetico della vigoria delle piante e il esposizione alla luce e all’aria, terreni ciottolosi, sciol-
recupero di alcuni caratteri particolari per aumentare la ti, senza problemi di ristagno idrico. Le gelate tardive
diversificazione varietale. sono molto dannose.

4C - Aspetti qualitativi 6B - Forme e sistemi di allevamento


Gli aspetti qualitativi delle pesche sono molteplici e va- Le tendenze di allevamento attuali sono orientate verso
riano in relazione alla cultivar e all’espressione del suo impianti a più elevata densità, con forme di allevamento
corredo genetico. più libere che consentono una più rapida entrata in pro-
duzione, ma che prevedono un ciclo produttivo più breve.
4D - Classificazione merceologica
Le pesche e le nettarine sono classificate nelle tre cate- 6C - Potatura
gorie: Extra, I e II. Le cultivar di albicocco presentano una gamma di
habitus vegetativi molto diversificati, da portamen-
5 - Albicocco ti assurgenti ad altri aperti ed espansi. La potatura di
5A - Importanza economica e diffusione produzione è fondamentale per assicurare una minore
L’albicocco è coltivato prevalentemente nelle zone me- alternanza produttiva, tipica di questa specie, e consen-
diterranee. tire il rinnovo delle strutture produttive.
5B - Botanica, morfologia e biologia 6D - Diradamento dei frutti
L’albicocco (Prunus armeniaca L.) appartiene alla fami- L’epoca ottimale d’intervento è variabile a seconda del-
glia Rosaceae. la cultivar, ma deve precedere la fase di indurimento
del nocciolo.
  130     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 7
6E - Gestione del suolo 8C - Radici, fusto e rami
La pratica dell’inerbimento, in alternativa alle lavorazio- Il susino ha un apparato radicale piuttosto superficiale.
ni, si va diffondendo prevalentemente nelle regioni set- Il susino europeo fruttifica prevalentemente su dardi
tentrionali dove c’è una maggiore disponibilità idrica. fioriferi, in minor misura su rami misti e brindilli. Il susi-
no cino-giapponese, invece, produce prevalentemente
6F - Concimazione
su rami misti, ma anche su dardi e brindilli.
Prima dell’impianto è utile un apporto di sostanza or-
ganica. Per quanto riguarda la concimazione minerale, 8D - Foglie
con la concimazione di fondo bisogna apportare princi- Le foglie del susino europeo hanno una lamina estesa,
palmente fosforo e potassio. piuttosto spessa.
6G - Irrigazione 8E - Fiori
Diverse esperienze hanno accertato che l’insufficienza Sui rami sono distribuiti in modo isolato nel susino
idrica è in buona parte responsabile dell’alternanza pro- europeo oppure riuniti a gruppi di 2-3 nel susino cino-
duttiva, della maggiore sensibilità alle malattie e della giapponese.
modesta pezzatura dei frutti. 8F - Frutto
7 - Raccolta, conservazione e qualità È una drupa.
Per individuare il momento più opportuno per la raccol- 8G - Fisiologia e fenologia
ta bisogna fare riferimento agli indici di maturazione. Il susino ha un ciclo fenologico analogo a quello delle
7A - Operazioni post-raccolta altre drupacee.
Considerata la notevole deperibilità delle albicocche, è 8H - Propagazione e portinnesti
necessario ridurre al minimo il tempo intercorrente tra L’innesto è il metodo principale per la propagazione del-
la raccolta e la consegna allo stabilimento di lavorazio- le cultivar di susino.
ne presso cui è utile effettuare la pre-refrigerazione dei
frutti. 9 - Coltivazione e gestione della coltura
7B - Cultivar 9A - Esigenze climatiche e pedologiche
Le cultivar più idonee alla coltivazione sul nostro terri- I terreni più idonei alla coltura del susino sono quelli
torio sono quelle di origine italiana. mediamente profondi, ben drenati, con tessitura di
medio impasto. Le cultivar di susino europeo sono re-
7C - Miglioramento genetico sistenti al freddo.
I principali obiettivi del miglioramento genetico sono:
adattabilità all’ambiente e produttività, estensione del 9B - Forme e sistemi di allevamento
calendario di maturazione, resistenza alle avversità, I recenti indirizzi di coltivazione sono orientati verso l’in-
qualità del frutto. tensificazione colturale con impianti più densi e con mi-
nori interventi di potatura di allevamento nei primi anni.
7D - Aspetti qualitativi
Le albicocche sono classificate nelle tre categorie: Ex- 9C - Potatura
tra, I e II. Sulle piante in produzione la potatura è realizzata con-
siderando la diversa presenza dei rami fruttiferi preva-
8 - Susino lenti.
8A - Importanza economica e diffusione 9D - Diradamento dei frutti
In Italia si coltivano sia i susini cino-giapponesi (con Il diradamento è consigliabile per la maggior parte delle
frutti maggiormente adatti al consumo fresco), sia i su- cultivar cino-giapponesi. Per le europee il diradamento è
sini europei (con drupe idonee all’essiccazione e alla meno intenso e in alcune cultivar non è necessario.
trasformazione industriale).
9E - Gestione del suolo
8B - Morfologia, biologia e fisiologia La tecnica di gestione del suolo più diffusa prevede l’i-
Il susino europeo è un albero a portamento assurgente. nerbimento degli interfilari; il controllo delle malerbe
Il susino cino-giapponese, invece, ha un portamento più lungo la fila può essere realizzato mediante diserbo op-
espanso. pure lavorazioni meccaniche.
Mappe
  131     Produzioni Vegetali di riepilogo       131 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 7
9F - Concimazione 11C - Fusto e rami
Nella concimazione di fondo è utile un apporto di so- Il fusto ha una corteccia liscia con lenticelle allungate
stanza organica. Per quanto riguarda la concimazione orizzontalmente, più rossicce nel Prunus avium, grigio-
minerale, con la concimazione di fondo bisogna ap- scure nel P. cerasus. Nel ciliegio dolce sono prevalente-
portare principalmente fosforo e potassio. Per quanto mente i dardi a fruttificare, mentre in quello acido sono
riguarda la concimazione di allevamento si apportano: i rami misti e i brindilli.
al 1° anno 40 kg/ha di N; 15 kg/ha di P2O5; 20 kg/ha
11D - Foglie
di K2O; al 2° anno 60 kg/ha N, 25 kg/ha P2O5, 40 kg/ha
Le foglie di entrambe le specie sono grandi, ovali, con
K2O. Nella concimazione di produzione indicativamente
margine seghettato.
si apportano ogni anno circa: 100-120 kg/ha di N; 50-70
kg/ha di P2O5; 150-170 kg/ha di K2O. 11E - Fiori
Sono ermafroditi, bianchi, peduncolati e odorosi, riuniti
9G - Irrigazione
in corimbi.
Il sistema migliore di irrigazione è mediante impianti
microirrigui. 11F - Frutto
È una drupa.
10 - Raccolta e conservazione
La raccolta delle susine avviene in modo scalare da giu- 11G - Fisiologia e fenologia
gno a fine settembre, a seconda delle cultivar. L’epoca Il ciliegio ha un ciclo fenologico simile a quello delle altre
di raccolta influenza la qualità complessiva e la serbe- drupacee. La maggior parte delle cultivar è autosterile.
volezza del prodotto. 11H - Propagazione e portinnesti
10A - Operazioni post-raccolta Le cultivar sono propagate nella generalità dei casi per in-
Considerata la notevole deperibilità delle albicocche, è nesto; di solito si pratica l’innesto a gemma dormiente e il
necessario ridurre al minimo il tempo intercorrente tra chip budding in estate e l’innesto a triangolo a fine inverno.
la raccolta e la consegna allo stabilimento di lavorazione
12 - Coltivazione del ciliegio
presso cui è utile effettuare la pre-refrigerazione dei frutti.
12A - Esigenze climatiche e pedologiche
10B - Cultivar Il ciliegio si adegua a una vasta gamma di suoli (anche
Le cultivar di susino coltivate sono organizzate in due grazie a vari portinnesti), prediligendo quelli di medio
raggruppamenti: a) cino-giapponesi; b) europee. impasto, tendenzialmente sciolti, profondi, freschi, fer-
10C - Miglioramento genetico tili. Le cultivar di ciliegio dolce temono maggiormente i
Tende a sviluppare nuove cultivar cino-giapponesi di freddi primaverili e i forti calori estivi.
origine italiana, con maturazione precoce e con caratte- 12B - Forme e sistemi di allevamento
ri pomologici di pregio. I ceraseti tradizionali sono estensivi o promiscui, han-
10D - Aspetti qualitativi no sesti d’impianto ampi e gli alberi sono caratterizzati
Le susine sono classificate nelle tre categorie: Extra, I da taglia elevata e allevamento in forma libera, come il
e II. vaso alto e la palmetta. Con l’introduzione di portinne-
sti semi-nanizzanti e nanizzanti, di opportuni sistemi di
11 - Ciliegio allevamento e di gestione del frutteto, sono stati realiz-
11A - Importanza economica, diffusione e classifica- zati ceraseti specializzati semi-intensivi e intensivi.
zione botanica 12C - Potatura
Nell’Unione Europea il ciliegio dolce è distribuito uni- La potatura di allevamento permette il raggiungimen-
formemente, anche se tende a prevalere nell’area me- to della forma desiderata. Sulle piante in produzione la
diterranea. Il ciliegio dolce (Prunus avium) e il ciliegio potatura è indispensabile per assicurare l’equilibrio ve-
acido (P. cerasus) sono specie autoctone dell’Europa. geto-produttivo e il rinnovo delle strutture produttive.
11B - Morfologia e biologia 12D - Gestione del suolo
La pianta raggiunge buoni sviluppi, con chiara domi- Attualmente sono preferite soluzioni miste in cui l’inter-
nanza apicale; se non viene potata è in grado di rag- filare è inerbito e il filare può essere lavorato, diserbato
giungere i 10-15 m di altezza. o più raramente pacciamato.
  132     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


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Mappa di riepilogo del Capitolo 7
12E - Concimazione 14C - Fusto, rami e foglie
Nella concimazione di fondo, prima dell’impianto è uti- Il fusto ha una corteccia screpolata di colore scuro,
le un apporto di sostanza organica. Per quanto riguarda mentre i rami assumono colore grigio-brunastro. Le
la concimazione minerale, con la concimazione di fondo foglie sono alterne con il margine seghettato. Alcu-
bisogna apportare principalmente fosforo e potassio. La ne cultivar fruttificano prevalentemente sui dardi,
concimazione di allevamento garantisce un favorevole mentre altre producono per lo più su rami misti e
sviluppo delle piante. brindilli.
Nella concimazione di produzione si apportano ogni
14D - Fiori
anno circa 80 kg/ha di N, 30-40 kg/ha di P2O5, 80-100 kg/
Sono bianchi o rosati, ermafroditi.
ha di K2O.
12F - Irrigazione 14E - Frutto
È un fattore produttivo determinante, che diviene indi- È una drupa di forma ovoidale o allungata.
spensabile negli impianti intensivi, poiché il ciliegio ha 14F - Propagazione e portinnesti
elevate esigenze idriche. La modalità di propagazione più utilizzata per il man-
13 - Raccolta e conservazione dorlo è l’innesto, eseguito a gemma o a spacco. La pro-
Durante il periodo della maturazione e della raccolta, la pagazione dei portinnesti avviene per seme, autoradi-
pioggia può causare la spaccatura dei frutti e la diffu- cazione e micropropagazione.
sione di marciumi. Per stabilire l’epoca di raccolta delle 14G - Forme e sistemi di allevamento
ciliegie destinate alla trasformazione industriale si pos- La forma di allevamento più diffusa è il vaso a 3-4
sono considerare parametri quali la pezzatura, il grado branche, impalcato a circa 70-80 cm da terra, per favo-
zuccherino e l’acidità. rire la raccolta meccanica mediante scuotimento del
13A - Miglioramento genetico tronco; nei nuovi impianti le distanze più utilizzate
La metodologia maggiormente impiegata è l’incrocio sono 5-6 x 4-6 m, a seconda della natura, giacitura e
controllato, intraspecifico per l’ottenimento di nuove fertilità del terreno.
cultivar e interspecifico per i portinnesti. 14H - Potatura
13B - Cultivar Nei primi tre anni dall’impianto gli interventi di po-
Negli ultimi anni l’assortimento varietale del ciliegio si tatura mirano a ottenere un veloce raggiungimento
è molto rinnovato affiancando alle tradizionali cultivar della forma di allevamento. La potatura di produzio-
locali nuove selezioni, sia provenienti da altri Paesi (Ca- ne è finalizzata a mantenere un corretto equilibrio
nada, Francia, Repubblica Ceca) sia costituite in Italia. vegeto-produttivo.

13C - Aspetti qualitativi 14I - Gestione del suolo


Le ciliegie sono classificabili nelle categorie Extra, I e II In genere, si mantiene il cotico erboso nell’interfila e si
per quanto riguarda la pezzatura; in nere, rosse e bian- esegue il diserbo chimico sul filare.
co-rosse per quanto riguarda il colore.
14L - Concimazione
14 - Mandorlo La concimazione di fondo dovrebbe apportare ele-
menti nutritivi minerali in base ai risultati di una
14A - Importanza economica, diffusione e classifica-
preliminare analisi chimica fatta al terreno. Apporti
zione botanica
orientativi sono 200-250 kg/ha di P2O5 e 250-300 kg/
Il mandorlo è una specie sensibile al freddo. La colti-
ha di K2O, oltre a letame maturo. Con la concimazio-
vazione è compresa principalmente in Italia, Spagna,
ne di allevamento, si apportano: al 1° anno 15 kg/ha
Portogallo, Francia del Sud e Grecia. Il mandorlo appar-
di N, 15 kg/ha di P2O5 e 20 kg/ha di K2O; al 2° anno
tiene all’ordine Rosales, famiglia Rosaceae, genere Pru-
30 kg/ha di N; 25 kg/ha di P2O5 e 40 kg/ha di K2O;
nus, specie Prunus dulcis.
dal 3° al 6° anno solo 50 kg/ha di N. La concimazione
14B - Morfologia e biologia di produzione consiste nella distribuzione di 80-100
Il mandorlo è una pianta a medio sviluppo, dal portamen- kg/ha di N, 40-60 kg/ha di P2O5 e 100-120 kg/ha di
to assurgente e capace di raggiungere 7-8 m di altezza. K2O.
Mappe
  133     Produzioni Vegetali di riepilogo       133 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


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Mappa di riepilogo del Capitolo 7
14M - Irrigazione 15A - Avversità
Tradizionalmente il mandorlo è una coltura non ir- Principale nemico del mandorlo è il clima: freddi umidi
rigua, tuttavia è stato verificato che la disponibilità insistenti all’epoca della fioritura, lunghi periodi siccito-
di acqua è positivamente correlata a un aumento si primaverili-estivi in zone calcaree possono provocare
produttivo. gravi perdite di produzione.
15B - Cultivar e miglioramento genetico
Le varietà vengono distinte in base all’epoca della fiori-
15 - Raccolta e conservazione tura, che va dalla terza decade di gennaio alla metà di
La raccolta delle mandorle avviene quando la quasi to- marzo; oppure in base alla forma del guscio, che può es-
talità dei frutti è nella fase di deiscenza (ossia apertura sere sferoide, cilindroide, amigdaloide. Esistono diverse
naturale) del mallo. Il mandorlo si presta alla raccolta varietà autoincompatibili, mentre si sono rivelate auto-
meccanizzata. compatibili quelle pugliesi.
  134     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


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Mappa di riepilogo del Capitolo 8
CAPITOLO 8: COLTURE ARBOREE AGRUMICOLE
Mappa interattiva con sintesi bilingue (testo e audio MP3)
Italiano/English disponibile su Libro digitale

1
A
ASPETTI INTRODUTTIVI

A IMPORTANZA B
AGRUMI CLASSIFICAZIONE
ECONOMICA
BOTANICA
E DIFFUSIONE

3
MORFOLOGIA E BIOLOGIA

A RADICI C FIORI

B RAMI E FOGLIE D FRUTTO

4
FISIOLOGIA E FENOLOGIA

5
PROPAGAZIONE E PORTINNESTI

6
COLTIVAZIONE DEGLI AGRUMI

A ESIGENZE CLIMATICHE, PEDOLOGICHE C IMPIANTO DINAMICO

B FORME E SISTEMI DI ALLEVAMENTO D POTATURA

continua
Mappe
  135     Produzioni Vegetali di riepilogo       135 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


Volume B Arboree
Mappa di riepilogo del Capitolo 8
7
B
GESTIONE DEL SUOLO

A CONCIMAZIONE

B IRRIGAZIONE

C FORZATURA DEI LIMONI

8
RACCOLTA E CONSERVAZIONE

9
SPECIE E CULTIVAR

A ARANCIO E LIME E LIMETTE

B ARANCIO AMARO, CHINOTTO, F MANDARINO E MANDARINO-SIMILI


BERGAMOTTO
G IBRIDI DI MANDARINO
C CEDRO
H POMELO O PUMMELO
D LIMONE
I POMPELMO

10
MIGLIORAMENTO GENETICO

A ASPETTI QUALITATIVI B CLASSIFICAZIONE MERCEOLOGICA


  136     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


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Mappa di riepilogo del Capitolo 8
1 - Aspetti introduttivi ne che mantiene una discreta vitalità anche in inverno.
La filiera agrumicola italiana è oggetto di profondi Il periodo che intercorre tra allegagione e maturazione
cambiamenti in termini sia di offerta che di domanda. del frutto è assai variabile, per esempio è compreso tra
4-5 mesi in satsuma e clementine precoci e tra 11-13
2 - Agrumi mesi nelle arance Ovale calabrese e Valencia.
2A - Importanza economica e diffusione 5 - Propagazione e portinnesti
Il termine “agrumi” comprende numerose specie dif- Le cultivar di agrumi si propagano per innesto mentre
ferenti, coltivate diffusamente in tutto il mondo: aran- i portinnesti per seme.
ce, limoni, mandarini, pompelmi, ma anche specie
esotiche come il satsuma, il lime e i pomeli. Nel nostro 6 - Coltivazione degli agrumi
Paese, le Regioni vocate alle produzioni agrumicole
6A - Esigenze climatiche, pedologiche
sono quelle meridionali-insulari.
Le condizioni ambientali ottimali per la coltivazione
2B - Classificazione botanica degli agrumi sono quelle vicine alle condizioni tipiche
Gli agrumi appartengono alla famiglia delle Rutaceae, dei rispettivi areali di origine, per lo più caratterizzate
sottofamiglia Aurantioideae. Tra i numerosi generi da elevate medie termiche, forte piovosità ed elevata
esistenti, quelli che raggruppano le specie coltivate umidità atmosferica. La temperatura, in particolare
sono solo tre: Poncirus, Fortunella e Citrus. Del ge- la minima termica, è il principale elemento climati-
nere Citrus, sottogenere Eucitrus: il C. sinensis è l’a- co che influisce sul successo dell’agrumeto. Un altro
rancio dolce; il C. aurantium l’arancio amaro o melan- parametro ambientale molto importante per la produ-
golo; il C. limon il limone; il C. medica, il cedro; il C. zione è l’umidità atmosferica. Per quanto riguarda il
bergamia, il bergamotto; il C. paradisi, il pompelmo; suolo, pur preferendo terre profonde, fertili e fresche,
il C. reticulata, il mandarino. si adattano, con opportuni portinnesti, a diverse si-
tuazioni.
3 - Morfologia e biologia
6B - Forme e sistemi di allevamento
Gli agrumi sono per lo più piante arboree semprever-
di, di medio sviluppo, con chioma espansa. La forma di allevamento più adatta per la coltivazione
degli agrumi è il globo. Oggi la forma di allevamento
3A - Radici più diffusa è a globo basso con il punto d’innesto a
Il sistema radicale è formato da una radice principale circa 50 cm di altezza e i sesti di impianto 4-5 x 6-7 m.
fittonante e da un insieme di radici secondarie fasci-
colate. 6C - Impianto dinamico
Le attuali tendenze sono quelle di adottare un se-
3B - Rami e foglie sto d’impianto dinamico temporaneo che, a seconda
I rami sono generalmente spigolosi e spinosi, con fo- dell’agrume coltivato, può variare da 4-5 m (sulla fila)
glie sempreverdi e unilaminari, tranne che nel Pon- x 3-3,5 m (tra le file), con un investimento iniziale di
cirus e nei suoi ibridi, in cui sono caduche (o parzial- 571-833 piante/ha.
mente caduche) e composte.
6D - Potatura
3C - Fiori Con la potatura di allevamento si deve prima definire
Il fiore degli agrumi, chiamato zagara, è molto profu- l’altezza dell’impalcatura della pianta e poi imposta-
mato, ha una colorazione bianco-violacea nel limone e re la crescita di 3-4 branche principali che costitui-
in alcuni cedri, bianca nelle altre specie. ranno lo scheletro della chioma della pianta adulta.
3D - Frutto La potatura di produzione delle piante adulte deve
È un esperidio. mirare principalmente ad alleggerire l’interno della
chioma, per consentire il passaggio dell’aria. In que-
4 - Fisiologia e fenologia sti ultimi anni, in varie parti del mondo, si è affer-
Gli agrumi, come tutte le specie arboree sempreverdi, mata la potatura meccanica. Il diradamento dei frutti
nel periodo stagionale sfavorevole non entrano in uno è poco praticato negli agrumi; esso interessa più il
stato di dormienza vero e proprio, ma rallentano note- mandarino, soprattutto le varietà soggette ad alter-
volmente la loro attività vegetativa. Fa eccezione il limo- nanza produttiva.
Mappe
  137     Produzioni Vegetali di riepilogo       137 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


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Mappa di riepilogo del Capitolo 8
7 - Gestione del suolo 9B - Arancio amaro (Citrus aurantium), chinotto,
Attualmente, la pratica più diffusa di gestione del bergamotto
suolo è quella dell’inerbimento stagionale, che evita L’arancio amaro produce frutti a polpa acido-amara,
la presenza del cotico erboso durante l’estate, al fine impiegati per produrre marmellate e per l’estrazione
di ridurre il consumo idrico della coltivazione. dei semi da cui ottenere piante portinnesto. All’aran-
cio amaro appartengono due sottospecie: Citrus au-
7A - Concimazione
rantium myrtifolia (chinotto) e Citrus aurantium ber-
Per impostare correttamente il piano di concimazione
gamia (bergamotto).
annuale occorre conoscere le caratteristiche chimico-fi-
siche del terreno, la sua dotazione in elementi nutritivi 9C - Cedro (Citrus medica)
e i fabbisogni delle piante sia per le fasi di crescita sia Il cedro oggi è consumato candito.
per le fasi fenologiche annuali. I fabbisogni dipendono 9D - Limone (Citrus limon)
principalmente dalla specie, dalla cultivar, dal portin- In Italia le cultivar dominanti sono tre: Femminello,
nesto, dall’età del frutteto e dal suo livello produttivo. Interdonato e Monachello.
Con la concimazione di produzione annuale è necessa- 9E - Lime e limette (Citrus aurantifolia)
rio restituire al terreno quanto meno le quantità perdu- I lime sono gli equivalenti del limone nelle zone tropi-
te. È particolarmente importante, nella concimazione cali e si distinguono in tre gruppi: 1) a frutto piccolo e
dell’agrumeto, l’apporto di sostanza organica. acido; 2) a frutto grosso (quanto un limone) e acido; 3)
a frutto dolciastro e a bassa acidità.
7B - Irrigazione
Gli agrumi sono essenze con notevole fabbisogno idri- 9F - Mandarino e mandarino-simili
co; nelle zone caldo-asciutte devono essere necessa- Citrus reticulata è una specie molto eterogenea.
riamente irrigati. 9G - Ibridi di mandarino
Tra gli ibridi naturali di mandarino ve ne sono alcuni,
7C - Forzatura dei limoni
abbastanza noti, di difficile identificazione genetica.
Questa pratica serve a ottimizzare la produzione di
“verdelli” e consiste nel sospendere le irrigazioni a 9H - Pomelo o pummelo (Citrus grandis = C. maxi-
fine primavera-inizio estate ponendo le piante in si- ma)
tuazione di vera e propria crisi idrica. Il pomelo produce il frutto più grosso tra tutti gli agrumi.
9I - Pompelmo (Citrus paradisi)
8 - Raccolta e conservazione È un agrume di recente costituzione che comprende
I frutti degli agrumi, una volta raggiunta la matura- due gruppi: il pompelmo a polpa chiara e il pompelmo
zione, sono in grado di persistere sull’albero, senza a polpa rosa.
perdere in qualità, per tempi più o meno lunghi, a se-
conda della specie e della cultivar. Il parametro di nor-
10 - Miglioramento genetico
ma impiegato per esprimere la qualità gustativa della
Per quanto riguarda gli agrumi, il mercato è molto esi-
polpa e, quindi, individuare il momento ottimale per
gente in fatto di pezzatura, aspetto esteriore e relativo
la raccolta, è l’SS/A, ossia il rapporto tra la percentua-
colore, caratteristiche organolettiche e praticità fun-
le di solidi solubili del succo e la percentuale di acidi
zionale al momento del consumo (frutti easy peeling,
totali dosati come acido citrico. Un altro parametro,
facili da sbucciare e con spicchi che si staccano facil-
più facile da valutare anche in campo, è il contenuto
mente). Inoltre sono sempre più considerate le pro-
minimo di succo.
prietà salutistiche associate ai contenuti nutrizionali
e vitaminici.
9 - Specie e cultivar
Nel mondo sono coltivate molte specie e varietà di 10A - Aspetti qualitativi
agrumi: in ordine di importanza troviamo l’arancio, il La qualità che gli agrumi devono possedere è indicata
mandarino e la clementina, il limone e il lime, il pom- da specifiche norme della UE.
pelmo, il cedro, il chinotto e il bergamotto.
10B - Classificazione merceologica
9A - Arancio (Citrus sinensis) Sulla base dei requisiti minimi, gli agrumi sono suddi-
È l’agrume più diffuso al mondo. visi nelle seguenti categorie commerciali: Extra, I e II.
  138     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

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Mappa di riepilogo del Capitolo 9
CAPITOLO 9: FRUTTICOLTURA MINORE E ALTERNATIVA
Mappa interattiva con sintesi bilingue (testo e audio MP3)
Italiano/English disponibile su Libro digitale

ASPETTI INTRODUTTIVI DELLE SPECIE MINORI

SPECIE FRUTTICOLE PIÙ COLTIVATE

3 4

CAPPERO CASTAGNO

5 6

COTOGNO FICO

7 8

KAKI LAMPONE

9 10

MELOGRANO MIRTILLO GIGANTE

11 12

NOCCIOLO NOCE

13 14

PISTACCHIO ROVO
Mappe
  139     Produzioni Vegetali di riepilogo       139 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


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Mappa di riepilogo del Capitolo 9

1 - Aspetti introduttivi delle specie minori 5 - Cotogno


I fruttiferi minori svolgono da sempre un ruolo im- 5A - Caratteristiche botaniche, colturali e produttive
portante negli agroecosistemi, in quanto presentano È un albero di modeste dimensioni a foglia caduca. La
peculiarità agronomiche e pomologiche molto diversi- polpa del frutto è consistente. Il cotogno (e le sue se-
ficate, spesso associate a eccezionali proprietà nutra- lezioni clonali) è utilizzato come portinnesto del pero.
ceutiche e salutistiche. 5B - Esigenze pedoclimatiche
Assai rustico, vegeta bene in ogni tipo di terreno. Le
2 - Specie frutticole più coltivate gelate tardive possono danneggiare la produzione.
Le caratteristiche salienti delle specie minori sono ri- Teme la siccità estiva.
epilogate di seguito. 5C - Varietà
3 - Cappero Vi sono cultivar maliformi e piriformi.
3A - Caratteristiche botaniche, colturali e produttive 5D - Raccolta e utilizzazione
Il cappero è un piccolo arbusto del quale si consuma- La raccolta si effettua in settembre-ottobre. I frutti
no i boccioli fiorali, più raramente i frutti. sono utilizzati per la preparazione di gelatine, compo-
3B - Esigenze pedoclimatiche ste e distillati.
Il cappero è una specie autoctona in tutto il bacino del
Mediterraneo. Cresce spontaneo su substrati calcarei
6 - Fico
6A - Caratteristiche botaniche, colturali e produttive
e poveri. In Italia è coltivato prevalentemente in Sicilia
Può raggiungere i 7-8 m d’altezza. Il frutto è chiamato
e nelle sue isole (Pantelleria, Lampedusa ed Eolie). Si
siconio.
propaga per seme o per talea.
6B - Esigenze pedoclimatiche
3C - Varietà
Teme le gelate e le brinate primaverili. Non sopporta
La varietà di capperi più nota è quella di Pantelleria
i ristagni idrici. Preferisce terreni freschi, profondi e
che ha ottenuto l’indicazione geografica (IGP).
ben dotati di sostanza organica.
3D - Raccolta e utilizzazione
6C - Varietà
I boccioli fiorali del cappero si raccolgono ancora chiu-
Le varietà bifere forniscono una doppia produzione
si e si conservano macerandoli sotto sale o sotto aceto
(fioroni e forniti). Le cultivar unifere non producono
per poi essere impiegati e consumati tal quali o per
i fioroni. In alcune zone caratterizzate da clima au-
aromatizzare varie pietanze. Si raccoglie e si consuma
tunnale mite, le cultivar trifere fruttificano tre volte
anche il frutto.
nell’annata.
4 - Castagno 6D - Raccolta e utilizzazione
4A - Caratteristiche botaniche, colturali e produttive La raccolta avviene da giugno a settembre-ottobre a
Il Castagno europeo è un albero vigoroso e longevo. È seconda della varietà e dell’ambiente di coltivazione.
una specie monoica. Il frutto è un achenio. Il fico viene consumato fresco o conservato essiccato
4B - Esigenze pedoclimatiche oppure trasformato in confettura.
Il castagno è una specie mesotermica. Predilige suo-
li mediamente profondi, leggeri e fertili, acidi e ben 7 - Kaki
drenanti. 7A - Caratteristiche botaniche, colturali e produttive
4C - Varietà L’albero può raggiungere i 12 m di altezza, specie in
In Italia sono coltivate prevalentemente cultivar di terreni molto fertili. Il frutto è una bacca di colore gial-
Castagno europeo, ma sono disponibili anche varietà lastro, arancio o rossastro a maturazione.
cinesi, giapponesi e ibridi eurogiapponesi. 7B - Esigenze pedoclimatiche
4D - Raccolta e utilizzazione È abbastanza resistente alle basse temperature. Non
La maggior parte dei raccolti è destinata al mercato fre- sopporta le gelate tardive. Preferisce terreni sciolti e
sco con una domanda crescente dall’inizio della raccolta ben drenati.
(settembre) fino a novembre. Una limitata parte del rac- 7C - Varietà
colto (15-20%) è indirizzata alla trasformazione e com- Le cultivar si possono classificare in base alle caratte-
mercializzata come semilavorato o prodotto finito. ristiche di astringenza dei frutti.
  140     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

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Mappa di riepilogo del Capitolo 9
7D - Raccolta e utilizzazione 10B - Esigenze pedoclimatiche
I frutti maturano fra l’inizio di ottobre e la metà di no- Si adatta a un’ampia varietà di condizioni pedoclimati-
vembre. che. I migliori risultati si ottengono a circa 700 m s.l.m.
I kaki possono essere consumati freschi o per realiz- Richiede suoli acidi (pH 5-5,5) e una idonea irrigazione.
zare confetture. 10C- Varietà
Blue Crop, Brigitta, Duke, Spartan, Berkeley, Patriot,
8 - Lampone Bluecrop, Brigitta blue.
8A - Caratteristiche botaniche, colturali e produttive 10D - Raccolta e utilizzazione
È un arbusto deciduo, a portamento cespuglioso, di Si raccoglie da giugno ad agosto, a seconda della va-
altezza variabile da 1 a 3 m circa. Il frutto è una poli- rietà e dell’ambiente di coltivazione. Oltre al consumo
drupa che matura nel periodo di luglio-agosto in fun- fresco, l’utilizzazione è del tutto simile a quella di lam-
zione di cultivar e altitudine. Le varietà coltivate sono pone e ribes.
generalmente autofertili.
8B - Esigenze pedoclimatiche 11 - Nocciolo
La pianta si adatta agli ambienti più diversi, pur pre- 11A - Caratteristiche botaniche, colturali e produttive
ferendo terreni leggeri e aerati, ricchi di sostanza or- È un arbusto dalla corteccia marrone-grigiastra con
ganica, leggermente acidi e ben drenati. È sensibile lenticelle, alto fino a 4 m. Si moltiplica per polloni di
al ristagno idrico. 1-2 anni oppure per propaggine in terra o anche per
8C - Varietà margotta.
Vi sono cultivar unifere e bifere (o rifiorenti). 11B - Esigenze pedoclimatiche
8D - Raccolta e utilizzazione Preferisce un clima mite e piovoso, terreni tendenzial-
A seconda dell’ambiente di coltivazione, per le varietà mente sciolti. Teme le gelate primaverili.
unifere la raccolta va dalla seconda decade di giugno 11C - Varietà
a fine luglio-agosto, mentre per le bifere dalla fine di La scelta della cultivar dipende principalmente dalla
luglio a novembre. Oltre al prodotto fresco o surgela- destinazione d’uso.
to (utilizzato fuori stagione in pasticceria), i lamponi 11D - Raccolta e utilizzazione
sono trasformati in succhi, confetture oppure disidra- La maturazione dei frutti ha inizio nella seconda metà
tati o essiccati. di agosto e si protrae per circa un mese. La raccolta
può essere eseguita a mano, con macchine aspira-
9 - Melograno trici o con macchine raccattatrici. La maggior parte
9A - Caratteristiche botaniche, colturali e produttive della produzione è destinata all’industria dolciaria.
Può raggiungere l’altezza di 3-4 m. Il frutto è il balaustio. Grazie all’elevato contenuto di grassi, dalle nocciole
9B - Esigenze pedoclimatiche si estrae anche un olio utilizzato per usi alimentari o
Il melograno predilige ambienti temperato-caldi e non industriali.
viene danneggiato dalle gelate tardive. Preferisce ter-
reni fertili, ricchi di sostanza organica e permeabili. 12 - Noce
9C - Varietà 12A - Caratteristiche botaniche, colturali e produttive
Dente di cavallo, Tondo verde, Wonderful One, Hicaz, Il Noce comune, o Juglans regia, è la sola specie au-
Hollar de helche. toctona del continente europeo e la più importante per
9D - Raccolta e utilizzazione la produzione di frutti e legno. Il frutto è una drupa.
Si raccoglie in ottobre e novembre. Si consuma preva- 12B - Esigenze pedoclimatiche
lentemente fresco, per spremute e succhi. Il noce è una specie mesofila ed eliofila. I terreni mi-
gliori sono quelli di medio impasto o sciolti, profondi,
10 - Mirtillo gigante freschi, ma ben drenati.
10A - Caratteristiche botaniche, colturali e produttive 12C - Varietà
È un arbusto perenne che può raggiungere i 2,5 m di In Italia la cultivar più coltivata è la Noce di Sorrento.
altezza. Il frutto è una bacca, violacea, che raggiunge 12D - Raccolta e utilizzazione
la piena maturazione tra giugno e settembre a secon- Il noce è importante economicamente sia per la pro-
da della varietà e dell’altitudine. duzione del frutto sia per quella del legno.
Mappe
  141     Produzioni Vegetali di riepilogo       141 
Erbacee

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Mappa di riepilogo del Capitolo 9
13 - Pistacchio forme: sgusciato, non sgusciato, in granella, farina, in
13A - Caratteristiche botaniche, colturali e produttive bastoncini, affettato o come pasta di pistacchio.
È un arbusto che raggiunge mediamente un’altezza di
circa 4-5 m. Il frutto è una drupa monosperma. 14 - Rovo
14A - Caratteristiche botaniche, colturali e produttive
13B - Esigenze pedoclimatiche
Arbusto perenne, assai vigoroso. La fioritura avviene
È molto resistente alla siccità e al freddo, ma teme
in maggio. Il frutto è costituito da drupeole nere e lu-
le gelate primaverili. Preferisce le esposizioni a mez-
cide che maturano di solito verso la fine dell’estate.
zogiorno. Si adatta ai terreni rocciosi e calcarei, ma
14B - Esigenze pedoclimatiche
anche alle lave vulcaniche.
Predilige terreni di medio impasto, con un livello me-
13C - Varietà
dio di sostanza organica, poveri di calcare, a reazione
La principale varietà è la Bianca (o Napoletana). La subacida e ben drenati. Può essere coltivato fino a una
varietà maschile più diffusa, usata come impollinato- quota di 800-900 m s.l.m.
re, è la M10. 14C - Varietà
13D - Raccolta e conservazione Black Satin, Dirksen Thornless, Hull Thornless, Thorn-
In Italia è coltivato quasi esclusivamente in Sicilia, free, Navaho, Chester, Loch Ness.
prevalentemente nelle province di Catania, Agrigento 14D - Raccolta e utilizzazione
e Caltanissetta. Le operazioni di raccolta si effettuano La raccolta è effettuata dalla metà di luglio fino a fine
in genere dalla seconda decade di agosto alla prima di settembre-ottobre, a seconda dell’ambiente di coltiva-
ottobre. Il pistacchio viene commercializzato in varie zione.
  142     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

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Mappa di riepilogo del Capitolo 10
CAPITOLO 10: ARBORICOLTURA DA LEGNO E DA ORNAMENTO
Mappa interattiva con sintesi bilingue (testo e audio MP3)
Italiano/English disponibile su Libro digitale

A 1

A SELVICOLTURA B CATENA
CATENA FORESTALE
E AREE FORESTALI APPENNINICA
ALPINA
E INSULARE

2
ARBORICOLTURA FUNZIONALE E ORNAMENTALE

A PIANTA GIUSTA AL POSTO GIUSTO E STABILITÀ DEGLI ALBERI

B DIMENSIONE DELLA PIANTA F GESTIONE DEGLI ALBERI NEI CANTIERI

C PORTAMENTO G STIMA DEL VALORE ORNAMENTALE

D CARATTERI ORNAMENTALI

3
SPECIE ARBOREE FORESTALI ORNAMENTALI

4 5
ABETE BIANCO ACERI

6 7
BAGOLARO CARPINO NERO

8 9
CASTAGNO CERRO

10 11
CILIEGIO SELVATICO FAGGIO

12 13
FRASSINO MAGGIORE LARICE
E ORNIELLO

continua
Mappe
  143     Produzioni Vegetali di riepilogo       143 
Erbacee

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Mappa di riepilogo del Capitolo 10

14 15
B OLMO CAMPESTRE
NOCE
E OLMO MONTANO

16 17
ONTANO BIANCO PINO NERO
E ONTANO NERO

18 19
PINO SILVESTRE PIOPPO BIANCO

20 21
PIOPPO TREMOLO ROVERE

22 23
ROVERELLA TIGLIO
  144     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

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Mappa di riepilogo del Capitolo 10
1 - Selvicoltura e aree forestali 2B - Dimensione della pianta
La selvicoltura si interessa della coltivazione dei bo- È uno degli aspetti più importanti per evitare inter-
schi attraverso l’applicazione dei principi dell'ecologia ferenze e conflitti con i manufatti antropici. Ciascuna
forestale: impianto, rinnovamento e interventi attuati specie manifesta un proprio potenziale di crescita in-
per condizionare la struttura e la composizione speci- dotto da fattori genetici; pertanto, è importante docu-
fica dei popolamenti forestali. mentarsi adeguatamente per scegliere la specie o la
cultivar più idonea, in relazione allo spazio, radicale e
1A - Catena forestale alpina
aereo, che essa avrà a disposizione.
Le Alpi sono tra le catene montuose più alte d’Europa.
L’arco alpino è lungo 1.200 km e largo 200 km; è il punto 2C - Portamento
di transizione tra il clima mediterraneo a Sud e quello È la conformazione generale della pianta, che differi-
più temperato a Nord. Oltre il 50% delle Alpi è ricoper- sce da specie a specie a seconda della struttura (for-
to da foreste. Verso settentrione, i versanti a quote più ma, dimensione, posizione dei rami e delle foglie). Il
basse sono dominati da alberi a foglie caduche, mentre portamento delle piante ornamentali è un elemento di
a Sud si trovano le foreste sempreverdi. Alle quote più grande importanza a livello progettuale.
alte e nelle aree più aride prevalgono le conifere. I prati
2D - Caratteri ornamentali
e pascoli montani rappresentano il 25% della vegetazio-
Sono caratteri, quali la persistenza del fogliame, il co-
ne alpina. Lungo le Alpi si trovano 84 tipologie di habi-
lore delle foglie durante le stagioni, la produzione di
tat ed è presente il 40% circa della flora europea.
fiori o di frutti. Questi aspetti sono molto importanti
1B - Catena appenninica e insulare dal punto di vista progettuale perché consentono di
L’appennino rappresenta uno degli elementi caratteri- definire l’atmosfera di un luogo e caratterizzare il pro-
stici del territorio italiano. È la prima catena montuosa getto.
italiana, caratterizzata da una superficie di 9.437.500
2E - Stabilità degli alberi
ettari, pari al 31% della superficie nazionale. La Re-
Negli ambienti urbanizzati la gestione degli alberi
gione climatica più diffusa in appennino è quella tem-
perata. Lungo l’appennino si possono individuare ben deve consentire la conservazione nel tempo del patri-
32 diversi ecosistemi, per la maggior parte forestali, monio arboreo, gestendo e curando le eventuali fito-
arbustivi o erbacei. patie, ma allo stesso tempo, deve assicurare un buon
livello di sicurezza nei confronti di eventuali cedimen-
2 - Arboricoltura funzionale e ornamentale ti degli alberi o di loro parti. La verifica della stabili-
Gli alberi, veri protagonisti del paesaggio, ne hanno tà meccanica degli alberi si effettua ricorrendo a una
da sempre rappresentato l’elemento caratterizzante, metodologia, riconosciuta a livello internazionale,
fino a diventarne il simbolo. In Italia, le specie arboree che si articola in due fasi: 1. analisi visiva dell’albero
spontanee sono circa 150, ma se si sommano quelle (chiamata anche VTA - Visual Tree Assessment); 2.
introdotte dall’uomo a scopo ornamentale o produtti- analisi strumentali.
vo, si raggiungono le 2.000 specie. L’uso ornamenta- 2F - Gestione degli alberi nei cantieri
le degli alberi nei contesti antropizzati (viali strada- Ogni intervento edile eseguito in prossimità degli
li, parcheggi, parchi pubblici o giardini privati) deve alberi è causa di stress fisiologico per le piante. Il
essere il frutto di una conoscenza approfondita che danneggiamento delle radici causa alterazioni più
va dal riconoscimento botanico, alla conoscenza delle o meno evidenti e gravi al sistema pianta, in rela-
esigenze e dei caratteri ornamentali, alle corrette tec- zione al tipo di radici danneggiate. Si può verificare
niche di impianto e gestione nel tempo. anche una riduzione della sicurezza biomeccanica
2A - Pianta giusta al posto giusto e quindi della stabilità dell’albero. Tutti gli inter-
Qualunque sia la tipologia di verde da realizzare, la venti con mezzi meccanici devono essere eseguiti
scelta degli alberi da porre a dimora deve basarsi, per a distanza dalla base della pianta e con modalità
prima cosa, sui presupposti emersi dallo studio am- adeguate per evitare di arrecare danno ai vari orga-
bientale; è prioritario definire quali specie si adattano ni, in particolar modo agli apparati radicali. La di-
meglio al clima, al terreno nonché al contesto paesag- stanza di sicurezza dal fusto, all’interno della quale
gistico e naturalistico esistente. è opportuno evitare ogni danneggiamento o inter-
Mappe
  145     Produzioni Vegetali di riepilogo       145 
Erbacee

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Mappa di riepilogo del Capitolo 10
ferenza con il sistema radicale, è chiamata zona di 6B - Caratteristiche selvicolturali
protezione dell’albero. Preferisce le posizioni soleggiate e calde, si adatta
molto bene ai terreni poveri.
2G - Stima del valore ornamentale
6C - Caratteristiche del legno
Gli alberi possiedono anche un valore economico, per-
Il legno è di colore chiaro, duro e molto resistente. Viene
tanto contribuiscono ad aumentare il valore dei beni
impiegato in falegnameria e nella fabbricazione di og-
immobili e delle aree verdi. La stima del valore degli
getti.
alberi ornamentali è assai complessa, a causa della ne-
cessità di quantificare con la stima anche gli innumere-
7 - Carpino nero
voli valori (estetico, paesaggistico, emotivo e di benes-
7A - Caratteristiche botaniche, ambientali e produt-
sere, storico, sociale, ecc.) che ciascun albero mostra in
tive
relazione al contesto in cui è inserito. Per questa ragio-
È molto indicato nella costituzione di boschi cedui.
ne esistono diversi procedimenti di stima per tradurre
7B - Caratteristiche selvicolturali
in denaro il valore degli alberi ornamentali.
L’utilizzazione principale del legno è come combu-
stibile.
3 - Specie arboree forestali ornamentali
4 - Abete bianco 8 - Castagno
8A - Caratteristiche botaniche, ambientali e produt-
4A - Caratteristiche botaniche, ambientali e produttive
tive
È una conifera sempreverde che può raggiungere i 35-
Albero di notevoli dimensioni, assai longevo.
40 m di altezza.
8B - Caratteristiche selvicolturali
4B - Caratteristiche selvicolturali
Vegeta in versanti sia ombrosi che assolati, fino ai
Si trova bene sui versanti ombrosi, con clima molto
1.000 m di quota. Richiede terreni freschi per poter
piovoso. Si rinnova esclusivamente tramite i semi.
crescere bene.
4C - Caratteristiche del legno
8C - Caratteristiche del legno
Il legno è di colore biancastro e trova impiego in fale-
Dai segati si ottiene legname per mobili, infissi e do-
gnameria.
ghe per botti; i tronchi migliori possono anche essere
5 - Aceri (Acero di monte; Acero riccio; tranciati.
Acero campestre)
5A - Caratteristiche botaniche, ambientali e produttive
9 - Cerro
9A - Caratteristiche botaniche, ambientali e produt-
L’Acero di monte e l’Acero riccio sono alberi che pos-
tive
sono raggiungere i 30 m di altezza. L’Acero campestre
Raggiunge altezze intorno ai 30 m.
è un piccolo albero a crescita lenta. I frutti sono sama-
9B - Caratteristiche selvicolturali
re doppie.
È una specie mesofila ed eliofila.
5B - Caratteristiche selvicolturali
9C - Caratteristiche del legno
Per ottenere fusti con pochi nodi, occorre mantenere
Il legno è utilizzato soprattutto come legna da ardere.
un certo grado di copertura che favorisca l’accresci-
mento in altezza e il raccoglimento della chioma in alto.
10 - Ciliegio selvatico
5C - Caratteristiche del legno
10A - Caratteristiche botaniche, ambientali e pro-
Il legno è biancastro, presenta un buon grado di la-
duttive
vorabilità e ha valide caratteristiche meccaniche. Il
Può superare i 20 m di altezza.
legno viene utilizzato nella costruzione di mobili e
10B - Caratteristiche selvicolturali
strumenti musicali.
Il rinnovo avviene prevalentemente da seme. Si ripro-
duce anche per polloni radicali. È molto resistente al
6 - Bagolaro
freddo.
6A - Caratteristiche botaniche, ambientali e produt-
10C - Caratteristiche del legno
tive
Il tronco è utilizzato per tranciatura o sfogliatura.
Raggiunge i 20-25 m di altezza e può vivere qualche
secolo.
  146     Produzioni Vegetali A
Erbacee
rboree

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11 - Faggio 15 - Olmo campestre e Olmo montano
11A - Caratteristiche botaniche, ambientali e pro- 15A - Caratteristiche botaniche, ambientali e pro-
duttive duttive
Assai longevo (può vivere fino a 300 anni), il tronco Essenze longeve, che possono raggiungere notevoli
può raggiungere oltre 1 metro di diametro. dimensioni.
11B - Caratteristiche selvicolturali 15B - Caratteristiche selvicolturali
Durante il taglio è opportuno lasciare alcuni polloni L’Olmo campestre vegeta nei terreni fertili delle zone
per mantenere alta la vitalità delle ceppaie. agricole e ai bordi dei prati. L’Olmo montano è una
11C - Caratteristiche del legno essenza tipicamente forestale.
Il legno è facilmente deperibile all’aperto. Si ricava le- 15C - Caratteristiche del legno
gname da lavoro, destinato alla produzione di mobili e Può essere impiegato per la fabbricazione di mobili e
oggetti vari. Il legno proveniente dai cedui costituisce di liste da pavimento.
un’ottima legna da ardere.
16 - Ontano bianco e Ontano nero
12 - Frassino maggiore e Orniello 16A - Caratteristiche botaniche, ambientali e pro-
12A - Caratteristiche botaniche, ambientali e pro- duttive
duttive L’Ontano bianco è un albero di modeste dimensioni non
Il Frassino maggiore può raggiungere un’altezza di molto longevo. L’Ontano nero può raggiungere dimen-
40 m. È molto resistente alle basse temperature. L’Or- sioni lievemente superiori, ma è anch’esso poco longevo.
niello è un albero di modeste dimensioni; predilige 16B - Caratteristiche selvicolturali
esposizioni luminose e tollera i terreni con poca di- L’Ontano bianco è presente nei boschi di latifoglie e
sponibilità idrica. di conifere in areali umidi e freschi. È molto resistente
12B - Caratteristiche del legno al freddo. L’Ontano nero vegeta bene lungo i fossi e
Il legno di Frassino maggiore è adatto alla costruzione nelle aree con ristagno idrico.
di mobili e pavimenti. 16C - Caratteristiche del legno
Il legno si presta per la fabbricazione di piccoli oggetti
13 - Larice
domestici e per la produzione di segati per falegnameria.
13A - Caratteristiche botaniche, ambientali e pro-
duttive
17 - Pino nero
Può raggiungere i 40 m di altezza ed è assai longevo.
17A - Caratteristiche botaniche, ambientali e pro-
È l’unica conifera caducifoglia presente sull’arco alpino.
duttive
13B - Caratteristiche selvicolturali
Può raggiungere altezze di oltre 25 m.
Predilige le esposizioni luminose. È molto resistente
17B - Caratteristiche selvicolturali
al freddo.
È adatto a terreni poveri, calcarei, anche poco profondi,
13C - Caratteristiche del legno
inoltre è resistente alla siccità e alle basse temperature.
È impiegato per la realizzazione di pavimenti, rivesti-
17C - Caratteristiche del legno
menti, infissi, mobili.
Il legno è adatto per la carpenteria.
14 - Noce
14A - Caratteristiche botaniche, ambientali e pro- 18 - Pino silvestre
duttive 18A - Caratteristiche botaniche, ambientali e pro-
Presenta una chioma globosa ed espansa. Può rag- duttive
giungere i 30 m di altezza. Conifera sempreverde che può raggiungere i 40 m di
14B - Caratteristiche selvicolturali altezza e 1 m di diametro.
È sensibile alle gelate primaverili. Predilige terreni 18B - Caratteristiche selvicolturali
freschi e sciolti. Tollera abbastanza i periodi siccitosi. È molto resi-
14C - Caratteristiche del legno stente al freddo.
Il legno è impiegato per realizzare mobili di pregio e 18C - Caratteristiche del legno
liste da pavimento. È impiegato per la fabbricazione di serramenti, mobili
e rivestimenti interni.
Mappe
  147     Produzioni Vegetali di riepilogo       147 
Erbacee

Basi agronomiche/Produzioni vegetali


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Mappa di riepilogo del Capitolo 10
19 - Pioppo bianco 21C - Caratteristiche del legno
19A - Caratteristiche botaniche, ambientali e pro- Il legno è un ottimo combustibile. È anche utilizzato
duttive per la fabbricazione di mobili, liste da pavimento e per
Può raggiungere 35-40 m di altezza. la costruzione di imbarcazioni e doghe per botti deno-
19B - Caratteristiche selvicolturali minate barriques.
La specie vegeta in terreni umidi e lungo i corsi d’ac-
qua fino a circa 1.000 m.
22 - Roverella
22A - Caratteristiche botaniche, ambientali e pro-
19C - Caratteristiche del legno
duttive
Il legno è usato in falegnameria, per la produzione di
Raggiunge altezze non superiori a 25 m.
pasta di cellulosa e per il consolidamento di argini e
22B - Caratteristiche selvicolturali
scarpate.
È una specie eliofila e termoxerofila.
20 - Pioppo tremolo 22C - Caratteristiche del legno
20A - Caratteristiche botaniche, ambientali e pro- Il legname è impiegato nei cantieri navali e come le-
duttive gna da ardere.
È una essenza poco longeva.
20B - Caratteristiche selvicolturali
23 - Tiglio
Si moltiplica per seme, talea e polloni radicali.
23A - Caratteristiche botaniche, ambientali e pro-
20C - Caratteristiche del legno
duttive
È impiegato per la produzione di imballaggi.
Può raggiungere 20-30 m di altezza ed è assai longe-
vo.
21 - Rovere
23B - Caratteristiche selvicolturali
21A - Caratteristiche botaniche, ambientali e pro-
Predilige terreni freschi e fertili.
duttive
23C - Caratteristiche del legno
Può raggiungere elevate dimensioni e superare i due
È impiegato per la realizzazione di oggetti torniti, la-
secoli di età.
vori di intaglio, sculture e per la produzione di segati
21B - Caratteristiche selvicolturali
per la falegnameria fine e la liuteria.
Si trova sia sui versanti soleggiati, sia su quelli ombrosi.
  148     Produzioni Vegetali Arboree

Rubrica ››› PREPARO L’ESAME (Digitale)


 A. Traccia d’esame (anno 2018)
Il candidato svolga la prima parte della prova e risponda a due tra i quesiti proposti nella seconda parte.
Parte prima  La gestione della chioma, è fattore indispensabile per rispettare i vincoli imposti dal disciplinare
di produzione e per ridurre l’incidenza delle crittogame, nonché per ottenere un prodotto di qualità nel rispetto
della salute del consumatore. Il candidato, in riferimento ad un ecosistema viticolo a lui noto, ad uno specifico
vitigno e ad una forma di allevamento idonea, tutti opportunamente descritti, tratti dei diversi interventi di
gestione della chioma necessari per raggiungere gli obiettivi evidenziati in premessa.
Parte seconda  1) L’incidenza della cimatura sulla fisiologia della pianta ed in particolare sull’accumulo
delle sostanze zuccherine all’interno; il candidato inquadri la problematica e la inserisca nel contesto descritto
nella prima parte. 2) Il candidato, anche alla luce di eventuali esperienze extra-scolastiche, tratti della pratica
della defogliazione, soffermandosi su diverse modalità di esecuzione e analizzando le ripercussioni sullo
stato sanitario e sulla maturazione del grappolo. 3) Con riferimento alla situazione e al contesto descritti
nella prima parte, il candidato illustri il ruolo della concimazione fogliare nel contenimento delle carenze
minerali. 4) Le fasi di produzione delle barbatelle innestate: il candidato, traendo spunto anche da esperienze
svolte in ambito extra-scolastico (alternanza scuola-lavoro, stage, tirocini, visite aziendali), ne descriva le
caratteristiche, inquadrandole in una giusta successione cronologica

 B. Traccia d’esame (anno 2017)


Parte prima  Il candidato, dopo aver individuato e descritto, dal punto di vista agronomico e paesaggistico,
un’area territoriale di sua conoscenza, ne descriva le potenzialità produttive. Illustri quindi gli aspetti da
analizzare e le valutazioni necessarie, in vista di una riconversione delle attività agricole presenti, in un’ottica
di basso impatto ambientale e valorizzazione dei prodotti tipici locali. Indichi, dove opportuno, i necessari
riferimenti alle vigenti norme regionali, nazionali o comunitarie.
Parte seconda  1) Il candidato illustri i criteri adottabili nella classificazione di un territorio, sviluppando
poi un esempio relativo ad un’area di sua conoscenza. 2) Anche alla luce di eventuali esperienze personali,
il candidato descriva la valutazione del livello di qualità dell’aria mediante l’impiego di bioindicatori.
3) Le tecnologie utilizzate e gli ambiti di intervento dell’ingegneria naturalistica: il candidato, dopo aver
inquadrato la tematica, esponga qualche esempio in territori di sua conoscenza. 4) Il candidato spieghi ed
illustri, facendo eventualmente ricorso anche ad esperienze formative extra-scolastiche (stage, tirocini, altre
esperienze scuola-azienda), il concetto di sostenibilità applicato alle attività agricole e/o zootecniche.

 C. Traccia d’esame (anno 2016)


Parte prima  Dopo aver individuato e descritto un contesto ambientale di propria conoscenza e in coerenza
con gli obiettivi di sostenibilità che la moderna agricoltura deve perseguire, il candidato, facendo riferimento a
tale territorio, affronti gli elementi di non sostenibilità presenti nell’agricoltura convenzionale e proponga delle
soluzioni alternative a basso impatto ambientale, descrivendone gli obiettivi ed i vantaggi ottenibili.
Parte seconda  1) Ipotizzare per un’azienda agraria inserita nel contesto territoriale descritto nella prima
parte un percorso di multifunzionalità. 2) Cosa si intende per “condizionalità”, alla luce dei regolamenti europei
e della legislazione nazionale? 3) Illustrare il ruolo che l’azienda agraria può svolgere nel mantenimento del
paesaggio agrario locale, tenendo eventualmente conto delle esperienze extra-scolastiche svolte (es. stage,
tirocini, altre esperienze scuola-azienda, ecc.). 4) Illustrare le normative di riferimento nazionali e locali riferite
al contesto ambientale.

 D. Traccia d’esame (anno 2016)


Parte prima  Il candidato, dopo aver identificato e descritto, in un territorio di propria conoscenza, le
caratteristiche significative del contesto ed averne esaminato le potenzialità ambientali e produttive, illustri,
sulla base di indicatori ritenuti utili e da esplicitare con chiarezza, le possibilità di valorizzazione di tale
territorio e dei suoi prodotti nell’ottica di uno sviluppo sostenibile, partendo dal ruolo che può svolgere il
settore agricolo.
Rubrica ››› PREPARO L’ESAME (Digitale)    149 

Parte seconda  1) Facendo riferimento al territorio preso in considerazione nella prima parte, il candidato
individui quali sono gli strumenti di governo del territorio e in quale modo possono essere utilizzati per declinare
le possibilità di sviluppo. 2) Si illustrino gli obiettivi dei piani di sviluppo rurale. 3) L’importanza dei sistemi
informativi territoriali nella pianificazione dell’area presa in considerazione nella prima parte. 4) Illustrare le
procedure per la Valutazione dell’Impatto Ambientale, facendo eventuale riferimento ad esperienze formative
extra-scolastiche (es. stage, tirocini, altre esperienze scuola-azienda, ecc.).

 E. Traccia d’esame (anno 2016)

Parte prima  L’individuazione delle diverse attitudini territoriali risulta fondamentale per una corretta
gestione ambientale. Il candidato prenda in esame un territorio di sua conoscenza, descrivendone le
caratteristiche con riferimento a tutti gli indicatori che riterrà utili per tale analisi, e ne individui le potenzialità
ambientali e produttive. Elabori poi un programma di attività promozionali per la valorizzazione dei prodotti
alimentari collegati alle caratteristiche territoriali.

Parte seconda  1) La tracciabilità e la sicurezza delle attività trasformative: il candidato, prendendo spunto
anche da eventuali esperienze di alternanza scuola-lavoro, stage e tirocinio in azienda, illustri l’importanza
della tracciabilità e focalizzi l’attenzione sui principali interventi finalizzati ad assicurare la sicurezza. 2) Cosa
si intende con biodiversità? E quali potrebbero essere i principali interventi per difendere la biodiversità
in relazione al territorio preso in esame nella prima parte? 3) Le norme regionali, nazionali e comunitarie
inerenti l’attività agricola: il candidato, dopo aver elaborato un quadro sintetico delle principali norme, illustri
in modo analitico una normativa a sua scelta, indicando anche l’impatto che essa produce. 4) Con riferimento
al territorio preso in esame nella prima parte, il candidato individui possibili soluzioni in tema di riduzione di
impatto ambientale, con particolare attenzione alla vulnerabilità dei suoli e delle acque.

 F. Traccia d’esame (anno 2016)

Parte prima  L’impianto rappresenta un momento di fondamentale importanza per la futura e corretta
gestione del vigneto. Il candidato, in riferimento ad una varietà di rilevante incidenza territoriale in un’area di
sua conoscenza, tratti delle operazioni inerenti l’impianto. In particolare, con specifico riferimento al contesto
individuato, approfondisca e motivi le scelte operate concernenti il portinnesto, il sesto d’impianto e la forma
di allevamento. Tratti inoltre dell’individuazione dei materiali più idonei alla realizzazione della struttura
portante del vigneto anche in funzione del grado di meccanizzazione aziendale.

Parte seconda  1) Evidenziare i danni prodotti da una crittogama e impostare un corretto piano di di-
fesa, anche con riferimento ad eventuali esperienze formative extra-scolastiche (es. stage, tirocini, esperien-
ze scuola-azienda, etc). 2) Il candidato, utilizzando le proprie conoscenze in merito alle tecniche di controllo
delle infestanti del vigneto, organizzi un efficace programma di interventi, rispettoso della sicurezza e della
tutela ambientale, nel contesto descritto nello sviluppo della prima parte della traccia. 3) Evoluzione dei
principali componenti dell’acino durante la fase di accrescimento e maturazione. 4) Illustrare, in successione
cronologica, le fasi fenologiche del ciclo annuale della vite.

 G. Traccia d’esame (anno 2015)

Parte prima  In coerenza con gli obiettivi di una moderna agricoltura, risulta evidente l’importanza di
progettare attività produttive ecocompatibili e di gestire tali attività valorizzando gli aspetti qualitativi dei
prodotti e assicurando tracciabilità e sicurezza. Il candidato, identificata una zona di sua conoscenza, ne
individui le criticità di natura ambientale analizzando poi le coltivazioni e le associazioni vegetali presenti.
Rediga quindi una proposta di riconversione con metodi a basso impatto ambientale, descrivendo gli obiettivi
dell’intervento e i vantaggi ottenibili.

Parte seconda  1) Ipotizzare una filiera di distribuzione o sistemi alternativi di vendita. 2) Partendo anche
da eventuali esperienze operative extra-scolastiche, indicare i possibili effetti positivi sull’ambiente della
riconversione a coltura biologica. 3) Illustrare le tipologie di intervento pubblico e le modalità di accesso ai
contributi previsti. 4) Cosa si intende per “greening” e come incide sulla nuova PAC.
  150     Produzioni Vegetali Arboree

 H. Traccia d’esame (anno 2015)


Parte prima  La corretta gestione ambientale non può prescindere dalla individuazione delle diverse
attitudini territoriali e dalla capacità di pianificare attività produttive eco-compatibili, valorizzando nel
contempo gli aspetti qualitativi dei prodotti e prestando la massima attenzione agli interventi atti a
garantire tracciabilità e sicurezza. Il candidato esamini le potenzialità ambientali e produttive di un
territorio di sua conoscenza, in relazione agli indicatori che riterrà utili per tale analisi. Valorizzi poi la
vocazione dello stesso in un’ottica di tutela paesaggistica e ambientale.

Parte seconda  1) Come assicurare tracciabilità e sicurezza nelle attività produttive e/o trasformative,
anche alla luce di eventuali esperienze extra-scolastiche. 2) Descrivere cosa si intende con biodiversità. 3) Le
principali norme regionali, nazionali e comunitarie inerenti l’attività agricola. 4) Indicare possibili soluzioni in
tema di riduzione di impatto ambientale, con particolare riferimento alla vulnerabilità dei suoli e delle acque.

 I. Traccia d’esame (anno 2015)


Parte prima  Nell’ambito di un’azienda agraria ove si vogliano applicare corrette tecniche di produzione,
al fine di organizzare attività produttive eco-compatibili e di valorizzare gli aspetti qualitativi, l’impianto di
un arboreto rappresenta un momento di fondamentale importanza, con rilevanti ripercussioni sulla sua futura
gestione. Il candidato, facendo riferimento ad una coltura arborea di propria scelta, dopo aver descritto le
caratteristiche pedoclimatiche della zona presa a riferimento, tratti delle problematiche inerenti l’impianto,
dalla scelta varietale all’individuazione dei sesti e dei materiali più idonei ad una gestione meccanizzata degli
interventi colturali.

Parte seconda  1) La potatura di allevamento e di produzione: principi fisiologici e obiettivi. 2) Il


contenimento delle erbe infestanti alla luce di una produzione eco-compatibile anche in riferimento a
eventuali esperienze operative del candidato. 3) Con riferimento alla specie prescelta, motivare la scelta del
portainnesto individuato in relazione alle caratteristiche pedoclimatiche della zona. 4) Modalità e criteri per
impostare una difesa fitosanitaria corretta nell’arboreto preso a riferimento.

 L. Traccia d’esame (anno 2015)

Parte prima  Al fine di gestire in modo adeguato il processo produttivo, identificando ed applicando le
corrette metodologie colturali e valorizzando gli aspetti qualitativi, la concimazione rappresenta un momento
di fondamentale importanza per garantire un adeguato ed equilibrato sviluppo della pianta e migliorare
efficienza produttiva e qualità del prodotto. Il candidato, dopo aver scelto una coltura arborea o arbustiva
di propria conoscenza, tratti i principi alla base di una corretta concimazione, individuando le tipologie, gli
elementi principali, le epoche di somministrazione e le possibili alternative alla concimazione tradizionale.

Parte seconda  1) La pratica della concimazione nelle produzioni biologiche. 2) Tempi e scopi della
potatura verde. 3) Si definiscano gli interventi necessari per una corretta gestione del suolo nel caso preso in
esame nella prima parte, anche alla luce di esperienze extra-scolastiche del candidato. 4) La meccanizzazione
dell’arboreto.

 M. Traccia d’esame (anno 2015)

Parte prima  La gestione di un’azienda agraria ad indirizzo arboricolo richiede la programmazione,


l’organizzazione e la realizzazione di un piano di interventi di difesa rispettosi dell’ambiente e della qualità
del prodotto. Il candidato, facendo riferimento ad una zona di propria conoscenza e ad una coltura arborea
di propria scelta, tratti delle problematiche inerenti la difesa antiparassitaria, individuando altresì il giusto
rapporto tra le tecniche colturali e l’efficacia di tali interventi.

Parte seconda  1) Metodi e tecniche di lotta biologica ed integrata. 2) L’utilizzo del concetto di soglia di
intervento per un uso razionale degli antiparassitari. 3) Con riferimento alla specie di cui si è trattato nella
prima parte e ad eventuali esperienze operative del candidato, individuare i criteri di scelta della/e cultivar
più adatte al contesto pedoclimatico. 4) La meccanizzazione dell’arboreto e la scelta dei sesti di impianto.
Rubrica ››› PREPARO L’ESAME (Digitale)    151 

 N. Traccia d’esame (anno 2015)

Parte prima  Il candidato, dopo aver descritto le caratteristiche pedoclimatiche di una zona di propria
conoscenza, identificata una coltura arborea o arbustiva di rilevante importanza economica, ne descriva la
forma di allevamento più idonea e la tecnica colturale, con particolare riferimento alla gestione della chioma
anche in vista di una produzione ecocompatibile.

Parte seconda  1) Con riferimento alla specie prescelta, indicare le principali malattie fungine e il relativo
controllo. 2) Illustrare i principi generali della concimazione con sostanza organica. 3) Importanza della scelta
dei portinnesti, facendo opportuni esempi, in funzione della qualità del prodotto, anche in relazione ad
eventuali esperienze operative. 4) Illustrare i criteri di valutazione della qualità dei prodotti.
152  
   152   Produzioni
     P
  P roduzioni
roduzioni VVegetali
egetali A
A
Erboree
vegetali arboree
rboree
rbacee

Griglie di correzione
Soluzioni delle Verifiche presenti nel Volume
Introduzione - Agricoltura e frutticoltura rile; laminare. 9. genoma; cellula. 10. maturazione;
in Italia abscissione; epinastia; semi.
Quesiti a risposta multipla 1. b; 2. a; 3. c; 4. b; 5. a;
Capitolo 3 - Progettazione, impianto
6. c; 7. a; 8. c; 9. b; 10. c.
e gestione del frutteto
Vero o falso 1. v; 2. f; 3. v; 4. f; 5. f; 6. f; 7. f; 8. v; 9.
f; 10. v. Quesiti a risposta multipla 1. c; 2. a; 3. b; 4. a; 5. b;
Completa le parole mancanti 6. c; 7. a; 8. b; 9. c; 10. b; 11. a; 12. c.
1. falda acquifera; fertilità del suolo; ioni nutritivi; Vero o falso 1. f; 2. v; 3. f; 4. v; 5. v; 6. f; 7. v; 8. f; 9.
acqua di falda; concime; energia. 2. vegetazionale; f; 10. f; 11. v; 12. f; 13. v; 14. f; 15. v; 16. f; 17. f; 18.
chimici; azoto; minore; vitamine; zuccheri semplici. f; 19. v; 20. v.
3. climatiche; parassiti; minerale; potatura. 4. mer- Completa le parole mancanti
cato; frigoconservazione; imballaggi; trasporti. 5. 1. storici; temperatura; primaverili; gelate. 2. terreno;
poliennale; pescheto; superfitti; melo; susino; cilie- fisico-chimici; organica; anomalie. 3. pianta; biotici;
gio; 1.000-2.500. 6. raccolta; cultivar; incrociata. 7. fisiologiche. 4. acque meteoriche; asfissia; scoline;
sesto d’impianto; fertilità; allevamento; portinnesto. drenaggio; falda. 5. periodiche; superficie; dischi;
8. meristematico; foglie; laterali; foglie; fiori. 9. Sper- estirpatori. 6. protezione; terreno; totale; parziale. 7.
matofite; Gimnosperme; Angiosperme; Dicotiledoni; infestanti; compost; filare; cortecce; polietilene. 8. pa-
Monocotiledoni. 10. frutti semplici; frutti aggregati o rassiti; anno; erbacee. 9. isolamento; carattere; vege-
composti; infruttescenze. tative. 10. idriche; radici; idrologiche; irriguo. 11. bas-
sa; idrico; localizzati; umidità; stress. 12. sottochioma;
Capitolo 1 - Botanica, morfologia e fila; ravvicinati; costanti; secchi; umidi. 13. nutrizione;
fisiologia delle colture arboree radici; foglie; carenza; vegetali. 14. quota di asporta-
zione; concimi; ammendanti; primavera. 15. organi-
Quesiti a risposta multipla 1. a; 2. c; 3. b; 4. b; 5. b;
smi; difesa; chimica; agronomica; patogeni; malerbe.
6. a; 7. c; 8. b; 9. a; 10. b.
Vero o falso 1. f; 2. v; 3. f; 4. v; 5. f; 6. f; 7. v; 8. v; 9.
Capitolo 4 - Colture arboree sarmentose
f; 10. f; 11. f; 12. v; 13. f; 14. v; 15. f; 16. v; 17. v; 18. v.
Completa le parole mancanti Quesiti a risposta multipla 1. b; 2. c; 3. a; 4. c; 5.
1. geotropico; 40 a 150 cm. 2. annuale; temperature; a; 6. c; 7. b; 8. c; 9. a; 10. b; 11. c; 12. a; 13. b; 14. c.
30 °C; estate. 3. inverno; primavera; estate; primave- Vero o falso 1. f; 2. v; 3. f; 4. f; 5. v; 6. v; 7. f; 8. v; 9.
ra. 4. gemme; pezzatura; anticipo. 5. lamburda; gem- f; 10. f; 11. v; 12. f; 13. f; 14. v; 15. f; 16. f; 17. v; 18. v;
ma mista; quattro. 6. maschio; stami; pistilli; antere; 19. f; 20. v; 21. f; 22. v; 23. f; 24. v; 25. f.
corolla. 7. temperatura; sterilità. 8. polline; germina- Completa le parole mancanti
bilità; fioritura. 9. granulo pollinico; frutto;semi. 10. 1. età; portainnesto; clima; varietà; allevamento. 2.
animali; semi. fusto; ceppo; assi; branche; tralci; germogli; grap-
poli. 3. gemma ibernante; un anno; dormienza. 4.
Capitolo 2 - Vivaistica e propagazione grappoli; gemma; reale; potenziale. 5. tralci; scuro;
dei fruttiferi consistenza; corticale. 6. peduncolo; rachide; racimo-
li; pedicelli. 7. rigonfio; becco; calaza; rafe. 8. matura-
Quesiti a risposta multipla 1. b; 2. c; 3. a; 4. a; 5. c;
zione; fabbisogno di caldo; maturità; qualità. 9. casse
6. b; 7. a; 8. b; 9. c; 10. b.
di forzatura; segatura; forzatura; 15-20 giorni; 80%.
Vero o falso 1. v; 2. f; 3. v; 4. f; 5. v; 6. f; 7. f; 8. f; 9.
10. carica produttiva; gemme; tralcio. 11. infiorescen-
f; 10. v; 11. f; 12. v; 13. v; 14. v; 15. f; 16. v; 17. f; 18.
ze; ascella; foglie; tralci; dioica; sessi. 12. marzo; le-
v; 19. v; 20. f.
gno; miste; germoglio; infiorescenze; 1-3; 3. 13. aci-
Completa le parole mancanti
di; organica; pesanti; idrico; calcare attivo. 14. filo;
1. tecniche; gamica; seme; moltiplicazione; agamica.
170-180; permanente; laterali; filo centrale. 15. iner-
2. talea; verticale; nebulizzazione; perlite. 3. incisio-
bimento totale; pacciamatura; organici ; film plastici.
ne anulare; substrato; umido; radicazione. 4. bionti;
bimembre; alimentazione; individualità. 5. condizio-
ni; -fisiologico; produttivo; disaffinità. 6. gennaio a
Capitolo 5 - Olivicoltura
settembre; lungo; breve. 7. saldatura; legatura; for- Quesiti a risposta multipla 1. b; 2. c; 3. a; 4. b; 5.
zatura; serra; sabbia. 8. madre; mezzo di coltura; ste- b; 6. a; 7. b; 8. a; 9. b; 10. c; 11. c; 12. a; 13. b; 14. b.
Griglie di correzione       153 

Vero o falso 1. f; 2. v; 3. v; 4. f; 5. f; 6. v; 7. v; 8. f; 9. brindilli; rami misti; dardi. 11. tronco; 70-80; branche
v; 10. f; 11. v; 12. v; 13. f; 14. f; 15. f; 16. v; 17. f; 18. primarie; secondarie;vigoria. 12. ermafroditi; corimbi;
v; 19. f; 20. v. foglie; antesi; entomofila. 13. gemma dormiente; chip
Completa le parole mancanti budding; a triangolo; inverno; frutto; albero; densità.
1. fiori; allegagione; incrociata. 2. inverno; ambien- 14. drupa; mallo; maturità; mandorle; olio. 15. dei-
tali; altitudine. 3. rami; lignificati; 15 cm; nodi; api- scenza; mallo; agosto; settembre.
cali. 4. mese; temperature; 16; gemme. 5. radicali;
chioma; fruttificazione; prodotto. 6. semilegnosa; Capitolo 8 - Colture arboree agrumicole
ramo; foglie; radici; piantina autonoma; barbatella.
7. chioma; vigore; pedoclimatiche; spaziale; foglia- Quesiti a risposta multipla 1. c; 2. b; 3. a; 4. c; 5. a;
6. c; 7. b; 8. c; 9. a; 10. c; 11. a; 12. c.
re; solare. 8. germogli; fruttificazione; rami, branche;
Vero o falso 1. v; 2. f; 3. f; 4. v; 5. v; 6. f; 7. f; 8. v; 9.
gestione. 9. dimensioni; fruttificazione; tempo; alle-
v; 10. v; 11. f; 12. f.
vamento. 10. idonei; drenati; Verticillium; terreni;
Completa le parole mancanti
ortaggi. 11. foglie; chimici; efficace; azoto. 12. produ-
1. interspecifica; ibridi; originarie; arancio. 2. sem-
zione; 50-80%.
preverdi; dormienza; vegetativa; inverno. 3. flavedo;
ghiandole; albedo; bianco; spugnosa. 4. a corona;
Capitolo 6 - Colture arboree pomacee
primavera; marze; 14-15; mesi; picciolo. 5. chioma;
Quesiti a risposta multipla 1. b; 2. a; 3. b; 4. c; 5. a; allupatura; Phytophthora. 6. decremento ; 50%; po-
6. b; 7. c; 8. a; 9. c; 10. b. tatura. 7. inerbimento; cotico erboso; idrico; inverno;
Vero o falso 1. v; 2. f; 3. v; 4. f; 5. v; 6. f; 7. v; 8. f; 9. terreno. 8. a fine inverno; azoto; fioritura. 9. ripresa
f; 10. v; 11. f; 12. f; 13. v; 14. f; 15. v; 16. v; 17. f; 18. vegetativa; allegagione; colatura; cascola. 11. SS/A*;
f; 19. f; 20. v. succo; acidi totali; acido. 12. 30-40 t/ha; inferiori; Mal
Completa le parole mancanti secco.
1. frutto; ricettacolo fiorale; fecondazione; frutto; tor-
solo. 2. Rosaceae; Pomoideae; Malus; ornamentali. Capitolo 9 - Frutticoltura minore
3. agamica; discendenza; pianta; seme; genetico; e alternativa
franchi. 4. disaffinità; bionti; attecchimento; d’inne-
Quesiti a risposta multipla 1. b; 2. b; 3. a; 4. b; 5.
sto; precoce. 5. gemme; nutrizionali; solare; auxine;
c; 6. c.
gibberelline. 6. erbacee; residui; radicali; posizione; Vero o falso 1. f; 2. v; 3. f; 4. v; 5. f; 6. v; 7. f; 8. f; 9.
portinnesti; stanchezza. 7. acrotonia; piramidale; v; 10. f.
medio-elevata; 8-10; rugosa; fenditure. 8. agamica; Completa le parole mancanti
innesto; seme; genetico; franchi; clonali; cotogno. 9. 1. agroecosistemi; pomologiche; nutraceutiche. 2.
residui colturali; portinnesti; ristoppio; ridotta. 10. arbusto; perennante; biennali; anno; produzione. 3.
fine inverno; allegagione; ingrossamento; estate- alimentari; cioccolato; bestiame. 4. orniello; 5-10; in-
inizio autunno; autunno; inverno. cisioni; coltello.

Capitolo 7 - Colture arboree drupacee Capitolo 10 - Arboricoltura da legno


e da ornamento
Quesiti a risposta multipla 1. b; 2. a; 3. c; 4. b; 5.
a; 6. b; 7. c; 8. b; 9. b; 10. a; 11. b; 12. c; 13. c; 14. a; Quesiti a risposta multipla 1. b; 2. a; 3. c; 4. b; 5. c;
15. c. 6. a; 7. c; 8. b; 9. b; 10. c.
Vero o falso 1. f; 2. v; 3. v; 4. f; 5. v; 6. f; 7. v; 8. v; 9. Vero o falso 1. v; 2. f; 3. f; 4. v; 5. v; 6. f; 7. v; 8. f; 9.
f; 10. v; 11. v; 12. f; 13. f; 14. v; 15. f; 16. f; 17. v; 18. v; 10. f; 11. v; 12. f; 13. f; 14. v; 15. v.
f; 19. v; 20. f. Completa le parole mancanti
Completa le parole mancanti 1. ecosistema; produttiva; turistico-; paesaggi-
1. buccia; mesocarpo ;commestibile; nocciolo; seme. stica. 2. mediterranea; temperata; di transizione;
2. specializzate; nodi; foglie; isolato; nodo; legno; fio- temperata; ecosistemi; forestali; erbacei. 3. stu-
re. 3. nuda; vegetativo; contenitori; innestate; inizio dio ambientale; spontanea; vocazioni; pedocli-
primavera; vegetazione. 4. rami misti; grandi; brindil- matiche; paesaggistico; esistente. 4. visiva; VTA
li; mazzetti; rami misti. 5. controllato; interfila; filare; - Visual Tree Assesment; strumentali. 5. vegeta-
controllato; sostanza organica;alcalinità; clorosi ferri- tiva; fotosintetica; sicurezza; stabilità. 6. pregio;
ca. 6. stress idrico; rallentamento; germogli; frutti. 7. maggiore;specie; inferiori. 7. soleggiate; poveri;
di fioritura; malattie; moniliosi; corineo; produzione. cittadine; ristretti; inquinamento atmosferico. 8.
8. fertili; pezzatura; misti; tardiva; produttività. 9. de- cedui; selve; slanciati; rami; taglio; polloni. 9. “sul
peribili; alterazioni; parassitarie; pre-refrigerazione; nuovo”; ceppaia; polloni; rinnovo naturale. 10. 500
+4-5; aria. 10. superficiale; profondi; dardi fioriferi; m3; 80; 120-150.
  154     Produzioni Vegetali Arboree

Soluzioni delle Verifiche presenti nella Guida

Introduzione - Agricoltura e frutticoltura Vero o falso 1. f; 2. v; 3. f; 4. f; 5. v; 6. v; 7. f; 8. v; 9.


in Italia v; 10. v.
Abbinamenti logici 1. F; 2. D; 3. C; 4. G; 5. H; 6. B;
Quesiti a risposta multipla 1. b; 2. a; 3. c; 4. b; 5. a;
7. A; 8. E.
6. c; 7. a; 8. c; 9. b; 10. c.
Vero o falso 1. v; 2. f; 3. v; 4. f; 5. f; 6. f; 7. f; 8. v; 9.
f; 10. v. Capitolo 6 - Colture arboree pomacee
Abbinamenti logici 1. H; 2. C; 3. G; 4. A; 5. D; 6. F; Quesiti a risposta multipla 1. c; 2. b; 3. a; 4. b; 5. c;
7. B; 8. E. 6. a; 7. b; 8. b; 9. b; 10. c.
Vero o falso 1. f; 2. v; 3. v; 4. f; 5. f; 6. f; 7. v; 8. v; 9.
Capitolo 1 - Botanica, morfologia f; 10. v.
e fisiologia delle colture arboree
Abbinamenti logici 1. C; 2. H; 3. A; 4. E; 5. D; 6. G;
Quesiti a risposta multipla 1. b; 2. a; 3. a; 4. c; 5. b; 7. B; 8. F.
6. a; 7. c; 8. b; 9. a; 10. c.
Vero o falso 1. f; 2. f; 3. v; 4. f; 5. v; 6. v; 7. f; 8. v; 9. Capitolo 7 - Colture arboree drupacee
f; 10. v. Quesiti a risposta multipla 1. c; 2. a; 3. b; 4. a; 5. c;
Abbinamenti logici 1. D; 2. H; 3. F; 4. B; 5. E; 6. A; 6. b; 7. a; 8. c; 9. c; 10. b.
7. C; 8. G. Vero o falso 1. f; 2. v; 3. f; 4. f; 5. f; 6. v; 7. v; 8. v; 9.
v; 10. f.
Capitolo 2 - Vivaistica e propagazione Abbinamenti logici 1. C; 2. G; 3. H; 4. D; 5. A; 6. E;
dei fruttiferi
7. B; 8. F.
Quesiti a risposta multipla 1. c; 2. b; 3. c; 4. a; 5. b;
6. a; 7. a; 8. c; 9. b; 10. c. Capitolo 8 - Colture arboree agrumicole
Vero o falso 1. v; 2. f; 3. f; 4. v; 5. f; 6. v; 7. f; 8. v; 9. Quesiti a risposta multipla 1. b; 2. a; 3. c; 4. a; 5. b;
f; 10. v. 6. c; 7. c; 8. a; 9. c; 10. a.
Abbinamenti logici 1. F; 2. C; 3. D; 4. B; 5. G; 6. H; Vero o falso 1. v; 2. f; 3. v; 4. f; 5. v; 6. f; 7. f; 8. v; 9.
7. A; 8. E. f; 10. v.
Abbinamenti logici 1. C; 2. G; 3. E; 4. A; 5. F; 6. D;
Capitolo 3 - Progettazione, impianto 7. B; 8. H.
e gestione del frutteto

Quesiti a risposta multipla 1. b; 2. c; 3. b; 4. a; 5. c; Capitolo 9 - Frutticoltura minore


6. b; 7. c; 8. b; 9. a; 10. b. e alternativa
Vero o falso 1. f; 2. v; 3. v; 4. f; 5. f; 6. v; 7. f; 8. v; 9. Quesiti a risposta multipla 1. b; 2. a; 3. c; 4. b; 5. a;
v; 10. f. 6. c; 7. b; 8. a; 9. a; 10. b.
Abbinamenti logici 1. F; 2. G; 3. A; 4. D; 5. C; 6. B; Vero o falso 1. v; 2. f; 3. f; 4. v; 5. v; 6. f; 7. f; 8. v; 9.
7. E; 8. H. f; 10. f.
Abbinamenti logici 1. G; 2. E; 3. D; 4. A; 5. B; 6. H;
Capitolo 4 - Colture arboree sarmentose 7. C; 8. F.
Quesiti a risposta multipla 1. b; 2. c; 3. a; 4. c; 5. a;
6. c; 7. a; 8. b; 9. c; 10. a. Capitolo 10 - Arboricoltura da legno
Vero o falso 1. v; 2. f; 3. f; 4. v; 5. v; 6. f; 7. v; 8. f; 9. e da ornamento
v; 10. v. Quesiti a risposta multipla 1. a; 2. b; 3. c; 4. b; 5. c;
Abbinamenti logici 1. C; 2. H; 3. G; 4. D; 5. B; 6. A; 6. a; 7. b; 8. c; 9. b; 10. a.
7. B; 8. F. Vero o falso 1. v; 2. f; 3. f; 4. f; 5. v; 6. v; 7. f; 8. v; 9.
v; 10. f.
Capitolo 5 - Olivicoltura Abbinamenti logici 1. B; 2. D; 3. H; 4. C; 5. F; 6. G;
7. A; 8. E.
Quesiti a risposta multipla 1. b; 2. a; 3. c; 4. b; 5. c;
6. a; 7. b; 8. c; 9. a; 10. b.

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