Apoptosi
L’apoptosi è un processo di morte cellulare programmata. È completamente diverso dalle altre forme di
morte cellulare per l’ordine e la precisione con cui si verifica. Rappresenta il più efficace meccanismo
sviluppato dall’organismo per impedire le trasformazioni tumorali e il diffondersi degli errori genetici.
Può avere sia cause fisiologiche (distruzione dei tessuti in eccesso nello sviluppo embrionale, atrofia di tessuti
per carenza ormonale, selezione dei linfociti durante la loro maturazione) che patologiche (danno al DNA,
accumulo di proteine mal ripiegate, virus).
I cambiamenti morfologici e biochimici che si osservano in una cellula che va incontro ad apoptosi sono:
Riduzione del volume cellulare
Cromatina condensata
Dispersione del citoplasma in bolle chiamate corpi apoptotici
Fagocitosi dei detriti cellulari senza infiammazione.
Riduzione del DNA in frammenti di 200 bp.
Flip verso l’esterno dei lipidi di membrana che richiamano i fagociti ( come la fosfatidilserina).
Il macchinario dell’apoptosi è regolato dagli enzimi caspasi (c = cistein proteasi, aspasi = tagliano le proteine
a livello dei residui di acido aspartico). Esse sono normalmente presenti nella cellula, ma in una forma inattiva.
Quando gli stimoli apoptotici aumentano, alle caspasi viene tolto un frammento, chiamato dominio inibitore,
e si attivano generando gli eventi dell’apoptosi. Il taglio della regione inibitoria può essere chiamato anche
clivaggio.
Due sono i meccanismi di avvio dell’apoptosi:
Via intrinseca e via del danno
(mitocondriale): l’evento scatenante è
la mancanza di fattori di crescita o
attivazione dei sensori di danno (ATM).
Normalmente sulla membrana
mitocondriale sono presenti due
proteine chiamate BAX e BAD che
formano un canale. Questo canale di
base è chiuso dalla proteina Bcl-2.
Finchè sono presenti fattori di crescita
la molecola Bcl-2 viene prodotta, ma
quando i fattori mancano, essa viene
degradata e il canale formato da BAX e
BAD si apre. In caso di danno al DNA invece, viene aumentata la sintesi di BAX e BAD (è una via
derivante da p53) e i canali che così si formano sono in eccesso rispetto
alle molecole Bcl-2. Quindi quale che sia la causa che avvia la via
intrinseca, l’effetto principale è quello di causare la porazione della
membrana mitocondriale esterna. Questo causa la fuoriuscita del
citocromo c nel citoplasma. Il citocromo c lega una molecola chiamata
APAF, attivandola. Alcuni APAF attivati legano in gruppo la pro-caspasi 9
e ne effettuano il clivaggio. Si forma così la caspasi 9 attiva che innesca la
fase effettrice dell’apoptosi.
Via estrinseca (recettori TNF): è il metodo con cui i linfociti T inducono la
morte nelle cellule bersaglio. Essi espongono sulla loro membrana la
molecola chiamata Fas-ligando che interagisce con i recettori Fas presenti
Biologia 16 – Apoptosi ed oncogenesi 1
sulle cellule bersaglio. Il recettore Fas ha una porzione intracitoplasmatica chiamata dominio di
morte. Questa lega l’adattatore molecolare FADD che a sua volta lega la pro-caspasi 8, clivandola e
attivandola. Si forma così la caspasi 8 attiva che innesca la fase effettrice dell’apoptosi.
La via intrinseca e la via estrinseca convergono verso un’unica fase effettrice. Quindi i meccanismi che
portano alla morte cellulare sono gli stessi, ciò che cambia è solo il modo di avviarli. Nella fase effettrice, le
caspasi 8 o 9 (a seconda della via di inizio dell’aopotosi) attivano le caspasi effettrici 3 e 6. Queste a loro volta
attivano numerosi enzimi litici tra cui:
La CA-DNAsi che taglia il DNA in
frammenti di 180 bp.
Numerose proteasi che
distruggono le componenti
proteiche delle cellule.
Le flippasi che ribaltano sul lato
esterno della membrana i lipidi
che richiamano fagociti.
Complessi enzimatici che
frammentano in vescicole il
nucleo (cariolisi) e il citoplasma
(formando gli apoptosomi).
Malattie neoplastiche
La neoplasia è una massa abnorme di tessuto la cui crescita è scoordinata e indipendente dai fattori di
crescita. Sinonimi di neoplasia sono i termini “tumore” (volto però più ad indicare condizioni benigne) e
“cancro” (usato nel liguaggio colloquiale per indicare condizioni maligne).
La nomenclatura delle neoplasie prevede la distinzione in tumori benigni (suffisso in – oma), termine con cui
si indicano le neoplasie a crescita lenta, e tumori maligni (carcinoma se di origine epiteliale, sarcoma se di
origine connettivale), con cui si indicano le neoplasie a crescita rapida ed associate ad una prognosi molto
negativa.
Le principali caratteristiche delle masse neoplastiche sono:
Differenziazione e anaplasia: esistono tumori benigni ben differenziati (il cui aspetto è molto simile
al tessuto di origine, di solito sono benigni) e tumori maligni che variano da molto differenziati a poco
differenziati. Il fenomeno della scarsa differenziazione si chiama anaplasia e consiste nella presenza
di cellule tumorali molto simili alle staminali del tessuto di origine. L’anaplasia non è una regressione,
ma un non differenziamento delle staminali. Caratteristiche morfologiche dell’anaplasia sono:
o Pleomorfismo (diversa forma e
grandezza).
o Anomalie nucleari (nucleo ipercromatico,
grande, molti nucleoli).
o Mitosi (aumento in frequenza, fusi
anomali)
o Perdita di polarità
o Altre alterazioni (cellule giganti, necrosi
ischemica)
Tasso di crescita: la velocità di crescita di una neoplasia dipende da:
o Tempo di raddoppiamento: è il tempo che la cellula tumorale impiega per compiere un ciclo
cellulare. La fase M dura quanto quella delle cellule normali, ma l’intervallo tra mitosi è
brevissimo.
Oncogenesi
L’oncogenesi è il fenomeno mediante cui una cellula sana si trasforma in una cellula tumorale. Molti sono i
fenomeni che inducono la trasformazione neoplastica.
Oncogeni
Sono la versione mutata di geni normalmente presenti nella cellula: i proto-oncogeni. In questa categoria
rientrano tutti i geni che producono proteine necessarie per la mitosi. Quando un proto-oncogene muta, il
suo prodotto in eccesso spinge la cellula a riprodursi in modo continuativo, permettendo l’insorgenza della
neoplasia. Sono oncogeni:
Fattori di crescita: se una cellula presenta una mutazione nel gene che produce un fattore di crescita,
questa inizierà a secernere grandi quantità del fattore, causando un’iperproliferazione incontrollata.
È inteso che il fattore iperprodotto deve essere specifico per la cellula stessa. Tra i fattori di crescita
più comuni:
o EGF: che stimola la crescita delle cellule epiteliali.
o HGF: che stimola la crescita in particolare degli epatociti. Permette al fegato di rigenerarsi in
3 settimane in caso di danno o
asportazione.
o VEGF: richiama le cellule endoteliali
perchè formino nuovi vasi.
o FGF: agisce in modo particolare sui
fibroblasti.
o TGFβ: è un fattore pleiotropo.
Blocca la crescita epiteliale, ma
favorisce molto la crescita
connettivale (fibrosi).
Recettori dei fattori di crescita: la mutazione in un recettore dei fattori di crescita ha più o meno lo
stesso effetto di un’iperproduzione del fattore stesso. Spesso infatti il recettore mutato agisce come
se fosse sempre stimolato dal fattore di crescita. I 3 tipi di recettori di fattori influenzanti la crescita
sono:
o Recettori ad attività tirosin-chinasica intrinseca: quando legano il fattore dimerizzano,
dopodichè trasducono in tre possibili modi:
Utilizzando RAS che avvia la via delle MAP chinasi. Questa via porta la cellula a
dividersi.
Biologia 16 – Apoptosi ed oncogenesi 3
Attivando l’enzima fosfolipasi C (PLC) che scinde alcuni lipidi di membrana che
inducono un aumento del calcio intracellulare e l’attivazione dell’enzima
multifunzionale fosfolipasi C. Questa via porta la cellula a fare dei cambiamenti nel
suo metabolismo.
Attivando fosfatidil-inositolo-chinasi (PI3K) che porta alla produzione dell’anti
apoptotico Bcl-2. Questa via allontana la cellula dall’apoptosi.
o Recettori associati a JAK-STAT: legano le citochine e richiamano una chinasi dedicata (JAK)
che lega il recettore da un lato e un fattore si trascrizione (STAT) dall’altro, dopodichè
fosforila il fattore di trascrizione che migra nel nucleo e lega il DNA avviando la trascrizione
di alcuni geni. Questa via induce le cellule ad azioni ben precise, come la sintesi di anticorpi
o l’attivazione del citoscheletro.
o Recettori associati a proteine G: tipici degli ormoni. Sono molecole simili a RAS, che quando
entrano in contatto col ligando scambiano GDP e GTP attivandosi. Trasducono attraverso
due vie:
Attivando la fosfolipasi C (PLC), proprio come i recettori tirosin chinasici.
Attivando l’adenilato ciclasi, un enzima che trasforma l’ATP in AMP ciclico, il quale fa
da secondo messaggero ed attiva la protein chinasi A (PKA). Questa via porta la
cellula a modificazioni del metabolismo o alla replicazione.
Telomerasi
Normalmente all’esaurimento dei telomeri in
una cellula somatica segue il caos gentico, che
induce l’apoptosi secondo la via di p53. Ma in
molti tumori, p53 manca, quindi il caos
genetico continua senza indurre apoptosi. A
questo punto la cellula tumorale perde l
controllo della sua espressione genica. Se
casualmente riesce ad esprimere la
telomerasi, i telomeri vengono rigenerati, la
replicazione procede e si forma un clone
neoplastico immortalizzato. Esistono anche
sistemi di allungamento alternativo dei
telomeri, ma sono poco conosciuti.
Angiogenesi
È un fenomeno necessario per la
malignità (il tumore non va oltre i 2
mm senza avere dei vasi propri vasi). I
vasi tumorali sono disordinati, porosi
e dilatati. Il meccanismo che li genera
è il seguente:
1. Il tumore cresce in poco
spazio, quando raggiunge i
due millimetri il nutrimento
portato dal sangue non basta
più per tutte le cellule.
2. Comincia uno stato di ipossi
che fa soffrire le cellule.
3. La sofferenza cellulare attiva il
fattore inducibile dell’ipossia
(HIF), che sposta il
metabolismo verso i
fenomeni anaerobi per
permettere alla cellula di
ricavare energia anche senza
ossigeno.
4. Il fattore HIF induce la cellula a produrre VEGF che porta ad una nuova genesi dei vasi.
5. I nuovi vasi vascolarizzano il tumore, ma a causa dell’architettura impropria della neoplasia, sono
tortuosi e scadent
Microambiente stromale
La matrice extracellulare contiene molti fattori di crscita intrappolati nelle fibre connettivali, che vengono
liberati dall’azione degradante del tumore. Inoltre dello stroma fanno parte anche le cellule
dell’infiammazione cronica, la cui produzione di citochine ha effetti trofici sul tumore. In realtà è il tumore
stesso ad obbligare le cellule immuntarie a produrre molecole vantaggiose per la sua crescita (cancer
immunoediting.
Effetto Warburg
Si tratta di uno switch verso il metabolismo anaerobio che rimane tale anche quando il tumore ha formato i
propri vasi. Si suppone che la forma imperfetta dei vasi tumorali mantenga un costante stato di ipossia nel
tumore e che quindi sia continuamente espresso HIF. Questo perchè l’ipossia è conveniente per la
replicazione cellulare (maggior quantità di energia prodotta in tempi brevi per replicarsi velocemente).