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Protagonista è il diciassettenne Federico, nato e cresciuto nella Palermo

bene in una famiglia benestante. Come tutti gli adolescenti però,


nonostante la vita agiata e dal luminoso futuro già scritto per lui, è pieno di
domande sulla vita e sul mondo. Siamo nell’estate del 1993 e Federico è
coinvolto da Padre Pino Puglisi (affettuosamente soprannominato 3P) in
attività di volontariato a Brancaccio, quartiere di periferia controllato dagli
uomini di Cosa Nostra. Siamo esattamente un anno dopo le stragi di
Capaci e di via D’Amelio e durante l’ultima estate di Padre Puglisi che sarà
ucciso dalla mafia nel giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno, il 15
settembre 1993.
In questa calda estate dei primi anni ’90, Federico scopre il lato più oscuro
e crudele della sua città, buttato fuori dal guscio protettivo in cui lo
vorrebbe costretto la sua famiglia, che cerca per lui il meglio: l’istruzione
migliore, costose vacanze studio, le giuste amicizie. Nelle settimane
trascorse a Brancaccio Federico impara a conoscere le vite dei ragazzini
che frequentano il quartiere: Francesco, Maria, Dario, Giovanni, Serena e
soprattutto Lucia. Tutti bambini e ragazzi dal passato problematico e dal
difficile presente. Ciò che inferno non è è un romanzo sulla vita e su chi la
dedica al prossimo in modo gratuito, poiché se è giusto ricordare chi ha
combattuto la mafia con le armi della legge, Falcone e Borsellino prima di
tutti, è altrettanto giusto ricordare chi l’ha fatto con le armi dell’amore e con
la sola forza delle proprie braccia.

Penso che questo libro sia molto formativo e informativo, per far capire le
semplici azioni che servono, con la forza di una sola persona, per far
scappare la mafia da un quartiere. Per questi motivi è un libro che mi è
piaciuto molto.

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