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IL PROBLEMA DEL CONSENSO NEI PIU' IMPORTANTI REGIMI TOTALITARI DEL NOVECENTO Un contesto di crisi Gli studiosi e gli

storici affermano, oggi, che le pi grandi dittature moderne [fascismo, nazismo e stalinismo] hanno potuto affermarsi grazie al generale contesto di crisi chel'Europa ha dovuto subire nella prima met del Novecento. La Russia era governata ancora dagli zar, i quali si mostravano dei regnati poco attenti, e spesso crudeli, nei confronti della popolazione, la quale viveva in condizioni di terribile miseria. L'Italia viveva ancora un periodo di crisi, sia economica che sociale, dopo la sua unificazione; povert, ingiustizie e un senso di insicurezza erano il clima di quegli anni. Il fascismo, in Italia, offr la visione di una societ rassicurante per le classi alte, una societ che avrebbe consentito lo sviluppo ecnomico senza mettere a rischio i confini sociali e la tradizione nazionale. Esso si basava su una forte tradizione rivoluzionaria, alimentata dall'esaltazione della giovent e dall'esperienza bellica; offriva ai giovani la possibilit di inserirsi in un movimento non burocraticizzato. Le Germania aveva dovuto subire una pesante condanna morale e materiale, in occasione della pace di Versailles (28 giungo 1919): furono imposti limiti severi alle forze militari del paese e le riparazioni di guerra lo lasciarono senza pi risorse. Uscito dal primo conflitto mondiale, Hitler aveva una convinzione, come buona parte dei tedeschi: la sconfitta della Germania era frutto dell'incapacit dei governanti tedeschi e della congiura ebraica; inoltre, c'era il forte timore di una rivoluzione simile a quella avvenuta in Russia nel 1917, la quale avrebbe portato al comunismo. In seguito, con la crisi del '29, Hitler pot sfruttare quella scia di malcontento e paura che permeava ogni angolo di d'Europa, e a maggior ragione in Germania. senza dubbio che la popolarit dei tre leader fu commisurata alla loro capacit di rassicurare il popolo che avrebbero agito come garanti della stabilit. La figura del leader Il sociologo Emil Lederer, uno dei tanti studiosi tedeschi emigrati negli Stati Uniti dopo l'avvento del nazismo, pubblica nel 1940 Lo Stato delle masse. In questo volume l'autore individua le origini e i fondamenti dello stato totalitario. Il concetto utile per capire come e perch sia possibile che una leader instauri un regime totalitario il concetto di folla. Una folla non semplicemente un insieme di individui. L'elemento di unione presente sempre di carattere emozionale: la ragione non ha effetti, anche se fondata psicologicamente. Gli individui che appartengono ad una folla devono, poi, possedere una base culturale comune, poich questo fattore quello che determina il sentimento che ogni singolo prover all'interno di essa: esperienze storiche importanti per tutti, sentimenti religiosi, coscienza razziale, ma anche la stessa lingua. La folla pu, quindi, essere considerata un fenomeno sociale all'interno del quale pu emergere ed operare un leader. All'interno di una folla ci sono sempre leader potenziali e siccome fa parte del carattere di un leader la capacit di comprendere e approfittare di una situazione che invoca un leader, sembra quasi che sia la situazione a creare il leader. Il leader capace di accordare la folla attraverso l'espressione dei propri sentimenti. Il carisma, che ogni leader deve possedere quella caratteristica che fa sentire la folla che la sua saggezza ha un

fondamento che trascende la scienza o l'esperienza. La fiducia che la folla prova in lui illimitata. Perch se anche commette un errore alla fine sar sempre raggiunto l'obbiettivo finale. Quando una folla si propone un'obbiettivo (in campo religioso, politco o sociale) il modo in cui la sua energia si realizzer rimane incerto; qui nasce l'opportunit per un leader di affermare il suo controllo, attraverso la capacit di indirizzare nel modo pi ottimale quella energia. Propaganda e mass media La figura del leader, sopratutto nelle dittature del Novecento, non ebbe la sua grande diffusione per caso: ampio utilizzo ebbero gli strumenti mediatici come radio, cinema, giornali, riviste, arte... non vero, infatti, che i regimi furono costruiti solo su terrore e violenza. Il consenso poggi su elementi positivi, primo fra tutti il culto del capo. Il culto di Stalin, ad esempio, in Russia, deve la sua fortuna agli intellettuali e artisti che giurarono fedelt al partito. Stalin doveva essere da loro dipinto come colui che, dopo aver gettato al vento le utopie trotztkiste sulla rivoluzione mondiale, stava ora, guidando con realismo e mano ferma la Russia, dimostrando che era possible costruire il socialismo in un unico paese. Gli storici dovevano presentarlo come l'unico fedele continuatore dell'opera di Lenin (da ricordare la spettacolarit con cui Stalin organizz i funerali del defunto capo). In Germania, Hitler, affidando il compito a Goebbles, aveva preso il controllo di ogni mezzo d'informazione; la cultura vieniva selezionata (nei teatrri, nei libri, nei cinema...) in modo da esaltare il valore e la purezza della razza ariana, della forza dei giovani, che volevano risollevare la propria patria e la sacra funzione che il Hitler svolgeva governando il paese. Anche in Italia. durante il regime fascista, il culto del duce e la spettacolarizzazione della vita politica erano alla base della strategia di governo per mettere in piedi una fabbrica del consenso. Il duce non perse mai l'occasione per valorizzarsi davanti a fotografi e cineoperatori: mostrandosi ora nei discorsi al popolo, ora a torso nudo per le fatiche della mietitura, imbracciando il piccone per l'edificazione della nuova Roma, giocando con i figli come un padre modello o nuotando intrepido nel Mediterraneo. Soppressi nel 1926 tutti gli organi di informazione di opposizione, Mussolini fece in modo che i grandi quotidiani nazionali fossero mantenuti in vita, ma con redazioni a lui fedeli. Anche la radio ed il cinema svolsero una precisa funzione nella fabbrica del consenso. Molte pellicole vennero censurate e determinante fu il ruolo svolto dall'Istituto Luce, nato nel 1923, il quale trasmetteva, nel grande schermo, l'immagine idealizzata del regime, del duce e degli italiani. In Italia furono attuate manovre economiche volte alla prosperit della popolazione, attraverso assegni familiari, assunzioni privilegiate per i padri di famiglia, tasse sui celibi, propaganda intensa a favore del matrimonio. Il piano anticrisi varato dal fascismo dimostrava una grande generosit da parte dello stato e un forte interesse per l'aspetto sociale, che gli permise la sopravvivenza e la prosperit nonostante la sua natura liberticida, violenta e repressiva. L'importanza dell'educazione in un regime totalitario Una delle prime manovre che ogni regime totalitario deve fare assicurarsi il controllo sull'educazione dei giovani: solo cos si pu garantire la sopravvivenza delle ideologie di quel regime. L'educazione comunista, durante lo Stalinismo, si differenziava fondamentalmente dall'educazione borghese in quanto legata al progresso della coscienza politica e della cultura generale e al miglioramento del livello intellettuale delle masse. Le attenzioni che lo stato aveva nei confronti del

popolo ebbe grande impatto; l'educazione oper, quindi, per la fedelt dei russi all'ideologia comunista e a Stalin. Allo stesso modo, il Terzo Reich , si preoccup di organizzare al meglio il progetto educativo, assicurandosi, cos, non solo il futuro, ma anche l'interpretazione del passato. Tutta la storia del popolo tedesco vennero visti attraverso il messaggio slavifico del naziosmo, unica forza in grado di sconfiggere il pericoloso marxismo e l'influenza dell'ebraismo nel mondo. La Giovent Hitleriana avrebbe dovuto eccellere, secondo gli standard del nazismo, nel fisico, piuttosto che nell'anima: il loro compito sarebbe stato quello di essere fedeli all'ideologia, attivi nella politica del partito e bravi lavoratori nel paese. Il sistema scolastico tedesco era uno dei migliori e dei pi duri d'Europa; i maestri e professori erano in maggioranza di convinzioni nazionaliste e conservatrici e non pochi erano convinti anitsemiti. La scuola, di conseguanza, si rivel un terreno fertile per la propaganda nazista. Uno dei primi meccanismi avviati nel regime fascista riguardava il mondo della cultura e della scuola, che doveva allevare i nuovi cittadini italiani, trasformandoli in buoni fascisti. L'inquadramento della societ partiva gi dalla pi tenera et: c'erano i figli della lupa, bambini dai zero agli otto anni, i balilla dagli otto ai diciotto, in ultimo gli avanguardisti. In seguito si aderiva ai Fasci giovanili e chi voleva continuare le scuole doveva aggregarsi ai Gruppi universitari fascisti (Guf), dove continuava l'educazione della giovent, con un po' di addestramento premilitare e qualche nozione di dottrina fascista. La pi importante riforma in campo educativo fu la riforma Gentile (1923), i cui punti essenziali erano rivolti alla giusta formazione dello spirito: centralit della formazione classica, l'insegnamento religioso, la funzione autoritaria e guidante dei capi d'istituto.

Agostini Giulia

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