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ECONOMIA AZIENDALE

PRIMO CAPITOLO BISOGNI E BENI Le persone perseguono molteplici fini; il perseguimento di tali fini suscita bisogni; per soddisfare tali bisogni le persone svolgono lattivit ECONOMICA, ovvero lattivit di produzione e consumo di beni economici; pertanto tale attivit svolta dalle persone per le persone. LA.E. si svolge nellambito di istituti quali la famiglia, limpresa, lo Stato e listituto non profit. Si definisce come bisogno lesigenza di un bene necessario agli scopi della vita; si manifesta come un desiderio, una sensazione e consapevolezza dellinsoddisfazione dovuta ad una mancanza. I bisogni si distinguono in: Naturali: se suscitati dalla componente biologica in quanto essere umano; esempio ne sono lalimentazione, la protezione dal freddo, il riposo, ecc. Sociali: se si riferiscono alla componente spirituale in quanto essere pensante; ne fanno parte i i bisogni etici, morali, religiosi, sociali in genere. Primari (o essenziali): voluttuari ( o secondari, superflui): sono fortemente influenzati dai processi imitativi e dimostrativi connessi al fenomeno delle mode e al formarsi di gruppi di riferimento. Pertanto non tutti i bisogni vengono soddisfatti allo stesso modo e nello stesso momento; infatti generalmente le persone percepiscono e soddisfano prima i bisogni essenziali e poi quelli secondari, passando via via a quelli maggiormente superflui. Da ci la teoria economica secondo cui i bisogni delle persone sono disposti secondo una precisa gerarchia; essi hanno quindi diversi ordini di priorit al variare dei redditi disponibili. pi il reddito basso pi rigide saranno le preferenze; pi elevato sar il reddito, maggiore sar la differenziazione e diverso lordine di priorit. Da ci unaltra caratteristica dei bisogni, il DINAMISMO: essi cambiano nel tempo, in funzione dellet della persona, alla loro posizione sociale, ma anche in funzione al reddito disponibile. Per soddisfare i bisogni generalmente si ha necessit di beni materiali. Anche questi come i bisogni si possono classificare. Economici: sono le merci ed i sevizi utili al soddisfacimento dei bisogni delle persone, ma che sono scarsi rispetto alle esigenze espresse da tutte le persone. Non economici o Liberi: sono beni non soggetti a limiti di scarsit in quanto presenti sul pianeta in quantit e qualit pi che sufficienti per il soddisfacimento dei beni di tute le persone. Primari e voluttuari, strettamente legati alla concezione di bisogni primari e bisogni voluttuari. Complementari: se uno stesso bisogno necessita della combinazione di pi beni x essere soddisfatto. Fungibili: se un bisogni pu essere soddisfatto da beni differenti ed alternativi. Differenziabili: se tali beni hanno la possibilit di essere modificabili nelle loro caratteristiche, quindi differenti a seconda dellimpresa produttrice. (Ci permette ai produttori di giocare sulle caratteristiche e non solo sul prezzo per vincere la concorrenza.) Commodities: se invece tali beni hanno una sola caratteristica, uniforme e costante che non varia al variare dellimpresa che lo produce. (i produttori possono solo abbassare il prezzo per sconfiggere la concorrenza. Ci conduce a dover ridurre i costi di produzione ed aumentare lefficienza.) Di consumo: beni utilizzabili direttamente dal consumatore finale per soddisfare il proprio bisogno. Strumentali: beni che servono a produrre beni di consumo; questi soddisfano indirettamente il bisogno del consumatore. La differenza tra i due sta anche al tipo di clientela cui sono rivolti. I primi operano un business to consumer mentre i secondi solitamente un business to business. Ad utilizzo singolo: beni utilizzabili una sola volta. Durevoli: beni riutilizzabili pi e pi volte. Di consumo individuale: se sufficienti a soddisfare i bisogni di una singola persona. Di consumo collettivo: se invece utilizzabili per bisogni collettivi (spettacoli, cinema, ristoranti) Privati Pubblici: beni che listituto pubblico (Stato) sottrae alla libera iniziativa privata e alla determinazione autonoma della domanda e dellofferta di mercato. I beni pubblici puri sono quelli che lo Stato eroga direttamente (generalmente sono servizi) in quanto sono beni che non converrebbe produrre ad un privato e che devono prevedere il principio della non escludibilit ovvero soddisfare contemporaneamente i bisogni di pi persone. Ne sono esempi lordine pubblico e la giustizia. Poi ci sono i beni prodotti dai privati ma che vengono finanziati dallo Stato come la mobilit e la sanit. Infine ci sono i beni privati puri per i quali lo Stato ha solo il compito di disciplinarne il funzionamento di mkt e controllare la concorrenza.

LE ATTIVIT ECONOMICHE DI PRODUZIONE E DI CONSUMO LA.E. consiste nelle operazioni di produzione e di consumo dei beni economici. Essa si svolge secondo una vasta gamma di operazioni, ovvero: - trasformazione tecnica che si svolgono sia per la produzione sia per il consumo in tutti gli istituti. Queste prevedono la trasformazione fisica (lavorazione e assemblaggio, confezionamento), spaziale (trasporto) e logica (apertura di crediti, risarcimenti, incasso pagamento) delle materie prime, degli impianti, dei dati e delle conoscenze. Negoziazioni che sono strettamente complementari alle attivit di trasformazione tecnica (scambi tra fornitori e clienti solitamente). Generalmente queste hanno per oggetto beni privati, ma anche disponibilit di mezzi monetari, copertura di rischi, ed anche il lavoro. Configurazione e governo dellassetto istituzionale, ovvero operazioni di organizzazione e gestione del personale, di rilevazione e di informazione. LA PRODUZIONE ECONOMICA, DI BENI E DI REDDITI Tutte le imprese svolgono attivit di produzione economica, che possono essere produzione di beni o servizi, ma anche negoziazioni. Tale attivit non il fine dellimpresa, ma la funzione caratteristica, ovvero il mezzo attraverso cui raggiungere il fine prefissatosi: la produzione di remunerazioni o redditi, riferiti al lavoro e al capitale di rischio. LE CONDIZIONI DI PRODUZIONE Lattivit economica si attua impiegando condizioni di produzione, detti anche fattori di produzione. Il complesso insieme di queste condizioni include ogni elemento che potrebbe contribuire a rendere possibile, facilitare o ostacolare la produzione economica dellimpresa. Alcuni fattori sono: materie prime, impianti ed attrezzature; lavoro operativo; terra; beni pubblici; beni liberi. Le condizioni primarie di produzione sono definite come fondamentali per limpresa, ma definite anche come condizioni le cui modalit di apporto allimpresa sono tali da suscitare nelle persone che le conferiscono interessi economici primari nei confronti dellimpresa. Queste sono: il lavoro; il capitale di risparmio. Tali condizioni fanno capo alle due categorie di persone che rappresentano i soggetti dellimpresa, ovvero coloro che vi lavorano come dipendenti e coloro che invece ci investono i propri risparmi sotto forma di capitale di rischio. LA PERSONA UMANA E LHOMO OECONOMICUS LE SCIENZE ECONOMICHE Le scienze economiche orientate allindividuazione delle alternative di modalit di svolgimento dellA.E. non si intende solo come scienza che si limita alla ricerca di uniformit relative nel comportamento economico e nei risultati dello stesso, ma deve anche tendere a spiegare le relazioni di causalit tra le alternative strutturali e tecniche ed i risultati economici; da qui il temine di scienza valutativa. Loggetto delle scienze economiche lo studio dellA.E. Leconomia politica ( obt: studiare la migliore allocazione possibile delle risorse / massimizzare lefficienza del S.E.) che studia i grandi aggregati nazionali e sovranazionali, per rappresentare lessenza economica della persona umana ha sempre utilizzato limmagine dellhomo oeconomicus quale soggetto con le seguenti caratteristiche: autonomo ed isolato; egoista; orientato esclusivamente alla massimizzazione dei propri redditi e della propria ricchezza; sempre in grado di valutare con razionalit assoluta le proprie scelte. Tali teorie permettono di semplificare drasticamente limmagine umana, con la possibilit di formulare teorie generali molto rigorose che possano spiegare molti fenomeni economici. Al contrario leconomia aziendale (obt: studiare come devono essere ridistribuite le ricchezze allinterno delle aziende e come devono essere gestite e organizzate) che studia le singole imprese, pone al centro della sua attenzione luomo inteso come persona umana. Quindi questa: svolge lA.E. come mezzo e non come fine, in quanto i suoi fini sono ben diversi; membro di gruppi di persone, di istituti, di collettivit, quindi non opera autonomamente; i fini ed i valori sono influenzati dalla condizione precedente, quindi non del tutto egoista, ma talvolta si rivela anche altruista (segue valori come la lealt e la solidariet); - opera in base a razionalit limitata. PRINCIPIO DI MASSIMIZZAZIONE DEL BENESSERE INDIVIDUALE Le persone agiscono in modo tale da massimizzare il proprio benessere individuale che non esclusivamente materiale. Il loro comportamento previdente e coerente nel tempo, poich fanno del loro meglio per prevedere le conseguenze incerte delle loro azioni (comportamento razionale). Tutte queste azioni sono soggette a vincoli di reddito, di tempo, di memoria e di capacit analitiche. Le loro scelte sono influenzate inoltre dalle loro preferenze e dai loro gusti. Le preferenze sono influenzate da:

quelli che sono i bisogni biologici; dalle caratteristiche dei beni e delle esperienze sfruttabili in un dato momento; dal capitale personale (insieme delle esperienze passate, delle abitudini e delle dipendenze individuali); dal capitale sociale (insieme dei comportamenti delle persone che compongono la rete di conoscenze e di controllo sociale della persona, inclusi i valori e le regole denominabili cultura). Questi ultimi due fattori che compongono insieme il capitale umano complessivo hanno sempre una maggiore influenza sulle scelte personali, a discapito invece dei primi due. Le scelte delle persone, il capitale umano e le preferenze sono legate da una relazione dinamica, mentre i gusti sono relativamente stabili ed uniformi. Le variazioni nelle scelte di acquisto e di esperienza delle persone sono spiegate prevalentemente dalle variazioni dei redditi disponibili e dei prezzi dei beni, non dalla variazioni dei gusti. Lattivit svolta allinterno delle famiglie e linterazione tra i membri della famiglia hanno un ruolo fondamentale nel processo di soddisfacimento dei bisogni delle singole persone, che non soddisfano i loro bisogni solo acquistando e consumando i beni, ma anche combinandoli con attivit ed esperienze di vari membri della famiglia, che permettono cos di soddisfare contemporaneamente pi bisogni. I PROCESSI DECISIONALI INDIVIDUALI: RAZIONALIT ASSOLUTA E LIMITATA Per lo studio delleconomia e delle scelte dei soggetti che svolgono A.E. possibile utilizzare diversi modelli per capire come le persone operino: il modello delle scelte individuali secondo razionalit assoluta, un modello astratto; il modello delle scelte individuali secondo razionalit limitata; il modello delle scelte a pi attori nei contesti organizzati, sempre secondo razionalit limitata. Il modello di razionalit assoluta approssimativo, ma utilizzato molto nella teoria economica. Secondo tale modello, un soggetto che debba prendere una decisione si trova in una situazione riassumibile in questi punti: perfettamente chiaro il problema affrontato e chiaro anche lobiettivo da massimizzare; sono disponibili immediatamente e gratuitamente tutte le informazioni relative alle possibili scelte alternative; sono perfettamente conosciuti tutti i possibili futuri stati del mondo; tutte le alternative sono tra loro confrontabili ed il loro confronto avviene simultaneamente; il decisore unico ed isolato; la persona sceglie lalternativa migliore. Losservazione della realt ci mostra che tutte queste ipotesi sono realizzabili solo parzialmente. Quindi le persone scelgono secondo razionalit che per non perfetta, ma limitata. Secondo Simon le decisioni scaturiscono da processi interattivi e sequenziali; secondo questa teoria la scelta finale non la migliore, ma la pi soddisfacente. Schematicamente: il decisore parte da un certo insieme di attese iniziali; una prima ricerca esplorativa porta ad individuare qualche possibile soluzione; il decisore esamina e valuta una prima possibile soluzione; confronta le caratteristiche di tale possibile soluzione con le sue attese: da ci che la prima soluzione sia nettamente inferiore o nettamente superiore alle attese; qualunque sia il caso egli opera un aggiustamento delle attese; il decisore esamina altre possibili soluzioni confrontandole con le attese che via via si modificano in base agli esiti della ricerca; le alternative vengono valutate ad una ad una in sequenza; ad un certo punto, quando stanno per scadere i tempi e la ricerca diventa troppo costosa, il soggetto sceglie la soluzione pi soddisfacente in funzione del tempo e delle alternative trovate. Inoltre molto spesso le decisioni vengono prese da persone che operano in contesti organizzati come imprese o pubbliche amministrazioni; questo d vita al modello delle scelte a pi attori in contesti organizzati. I GRUPPI SOCIALI, LE NORME E I RUOLI Per il proseguimento dei loro fini, le persone umane interagiscono tra di loro in societ umane spesso molto complesse. Per semplicit quindi prenderemo in considerazione i gruppi sociali, societ umane elementari presenti in tutte le societ umane. Il gruppo sociale: composto da un piccolo numero di componenti; si forma spontaneamente tra persone che si trovano ad interagire tra loro; composto da persone che condividono i valori di fondo; orientato al perseguimento di un obiettivo comune a tutti i membri; ha una struttura sociale interna; sviluppa norme che tutti i componenti del gruppo devono rispettare; coeso e permane nel tempo se si realizza un equilibrio tra ci che ciascun membro fornisce e ci che egli ottiene dal gruppo; decade e si scioglie quando si rompe tale equilibrio. Quando una persona fa parte di un gruppo, il suo comportamento fortemente influenzato da tale appartenenza; la persona, infatti, diventa il centro di un sistema di attese di comportamento da parte di altri soggetti: si forma il ruolo. Quindi il ruolo il sistema di attese di comportamento che convergono su una persona che occupa una certa posizione nel gruppo e che questa suscita negli altri membri. Il gruppo in equilibrio se i vari ruoli son o coerenti e complementari tra loro.

Per gran parte delle persone si trovano contemporaneamente a far parte di molte societ umane, ossia si trova in una situazione di inclusione parziale in pi gruppi. Ci comporta 2 conseguenze: il comportamento di ciascuna persona influenzato contemporaneamente da pi insiemi di attese di comportamento; frequenti e importanti tensioni di ruolo possono nascere da incoerenze o incompatibilit tra le attese dei diversi ruoli. I PROCESSI DECISIONALI COLLETTIVI: TRA CASO E STRUTTURAZIONE Le decisioni da prendere nellambito delle societ umane devono essere coordinate e coerenti tra loro, anche se sono in concorrenza. La concorrenza tra decisioni ha due origini: ogni processo decisionale richiede impegno di risorse tra le quali il tempo e lenergia della persona o delle persone che devono decidere. Tali risorse sono sempre scarse e cos mentre alcuni processi decisionali vengono avviati e conclusi, ce ne sono altri che se o vengono avviati ma poi si arenano oppure non vengono nemmeno avviati; le scelte che scaturiscono dai processi decisionali comportano anchesse limpiego di risorse e cos una scelta pu essere in concorrenza con altre perch incompatibili. Non solo le decisioni, ma anche le soluzioni sono in concorrenza tra loro, infatti ad un problema si possono trovare pi soluzioni. Quindi ci si chiede cosa fa si che alcune decisioni vengano prese ed altre no, come anche perche alcune soluzioni siano accettate ed altre scartate. A questi quesiti risponde il modello Cohen, March e Olsen. Secondo loro le decisioni si prendono in tempi e luoghi chiamati occasioni di decisioni che possono essere pi o meno codificate ed alle quali parteciperanno le persone delegate e autorizzate a prendere decisioni. Tale modello denominato garbage can model considera queste occasioni di decisione come dei contenitori nei quali confluiscono persone, problemi e soluzioni. I tre ingredienti si combinano e quando il contenitore verr svuotato ne uscir la scelta da operare. In tali occasioni le persone portano i problemi ai quali si attribuiscono differenti priorit e livelli di criticit in funzione di chi sia la persona portatrice del problema e che ruolo svolga. Ma queste portano anche le soluzioni, ossia le proposte di intervento non per forza connesse ad uno dei problemi da trattare; in questo caso si dice che nelle occasioni di decisione entrano problemi in cerca di soluzioni e soluzioni in cerca di problemi. In conclusione una scelta si compie se una soluzione viene presentata in modo compiuto e convincente come risposta al problema percepito come rilevante ed urgente. Tuttavia le strutture organizzative delle aziende sono basate su regole organizzative, procedure e routine; quindi si presuppone che seguendo tali regole, si ottengano i risultati coerenti con gli obiettivi dellazienda. Ecco perch applicando le routine, le persone riducono fortemente le loro discrezionalit: prendono poche decisioni e circoscrivono la gamma delle scelte considerate. COOPERAZIONE, OPPORTUNISMO, FIDUCIA E ALTRUISMO La ragion dessere delle societ umane e la condizione essenziale per il loro buon funzionamento la cooperazione tra le persone che ne fanno parte. Questa consente di ottenere isultati non conseguibili dai singoli operanti individualmente; la cooperazione produce una rendita che dovr essere distribuita tra tutti i partecipanti; in tal senso ciascuna persona ha interesse, ma anche lobbligo di cooperare lealmente. In teoria ogni partecipante dovrebbe ricevere una somma di rendita proporzionale ai contributi forniti. Nella realt tuttavia, n i contributi individuali, n i risultati complessivamente realizzabili sono conoscibili e ci da spazio a comportamenti opportunistici, ossia a comportamenti egoistici e attuati con astuzia che consentono alle persone di godere dei vantaggi della cooperazione senza fornire i dovuti contributi. Tali comportamenti sono al contempo causa ed effetto di relazioni di sfiducia tra le parti. La costruzione di un rapporto di fiducia richiede ladozione ripetuta di comportamenti leali e cooperativi; le transazioni tra due persone legate da rapporti di fiducia infatti sono fluidi ed efficienti. Comportamenti opportunistici invece incrinano tale rapporto di fiducia e stimolano anche laltra parte a comportarsi in modo opportunistico portando a transazioni difficoltose, costose e poco efficienti. Il formarsi ed il deteriorarsi di relazioni di fiducia si realizzano secondo un meccanismo di profezie auto verificanti: questa teoria si fonda sul fatto che i prestatori di lavoro tendono naturalmente ad applicare pratiche restrittive rispetto alle attese di comportamento espresse dallazienda. Pertanto le persone attribuirebbero al lavoro un carattere di sola strumentalit per lottenimento della remunerazione, cercando in tutti i modi di minimizzare lo sforzo per ottenerla attraverso la ricerca di difetti nellassetto organizzativo cos da poter applicare comportamenti opportunistici. Quindi non si d nessuna possibilit alle persone di auto responsabilizzarsi e di considerare il lavoro come un dovere. McGregor considera questa teoria come Teoria X. A questa egli contrappone la Teoria Y. Si ipotizza che le persone tendano spontaneamente ad assumere responsabilit, si impegnino, siano leali, si identifichino con lazienda cos da rendere possibile una forte delega sugli obiettivi. Da ci la creazione di fiducia tra le persone cos da rendere inutili norme restrittive in quanto la sola fiducia permette di raggiungere ottimi risultati sia di efficienza che di soddisfazione. Ma accanto ai comportamenti opportunistici le relazioni interpersonali fanno registrare anche comportamenti altruistici, ovvero comportamenti che producono un vantaggio ad altri con un sacrificio da parte di chi agisce. I comportamenti altruistici possono apparire come comportamenti non economici e che vanno contro il principio della massimizzazione del benessere individuale. Cos non infatti i valori, gli obiettivi ed i bisogni di una persona possono essere tali per cui il comportamento altruistico sia perfettamente funzionale per la

massimizzazione del benessere personale. Ci infatti permette di creare buone relazioni sociali, di realizzare principi di giustizia, equit e progresso sociale. LECONOMIA AZIENDALE Loggetto proprio delleconomia aziendale si identifica assumendo come centro di riferimento le attivit economiche svolte dalle aziende. Si tratta di un oggetto complesso e una sua definizione precisa non pu che derivare da unarticolata serie di proposizioni congiunte declinabili nel modo seguente: leconomia aziendale ha per oggetto lordine economico (ossia lordine degli accadimenti economici) di tutti gli istituti nei quali si svolgono significative attivit di produzione e di consumo di beni economici; si considerano particolarmente rilevanti quattro classi di istituti: le famiglie, le imprese, lo Stato che si articola in istituti della pubblica amministrazione, gli istituti non profit; ad esse corrispondono quattro classi di aziende sinteticamente denominate: aziende familiari di consumo, aziende di produzione, aziende di pubbliche amministrazioni (o aziende composte pubbliche), aziende non profit; leconomia aziendale studia lattuazione delle produzioni e dei consumi ed i connessi processi di configurazione degli assetti istituzionali, di trasformazione tecnica, di negoziazione, di organizzazione, rilevazione e informazione; il sistema degli accadimenti di azienda riconducibile ai grandi aggregati dei processi di gestione, di organizzazione, rilevazione e informazione; le operazioni di azienda si attuano con il concorso di vasti insiemi di condizioni di produzione quali il lavoro ed il capitale di risparmio cui corrispondono i prestatori di lavoro ed i conferenti di capitale di risparmio; in economia aziendale si distingue il concetto di produzione di beni da quello di produzione di redditi per la rimunerazione dei prestatori di lavoro e dei conferenti di capitali; tra i processi economici di azienda si pongono in evidenza i processi di innovazione delle modalit strutturali e tecniche di svolgimento dellattivit economica. LINNOVAZIONE ECONOMICA E LINNOVAZIONE TECNOLOGICA: IL PROGRESSO CIVILE Linnovazione economica consiste nella ricerca, nellindividuazione e nella sperimentazione di nuove e pi convenienti modalit di svolgimento delle produzioni e dei consumi. principio fondamentale delleconomia lutilizzazione massimamente efficiente delle risorse scarse, ossia dei beni economici (principio del minimo mezzo o del massimo risultato). Tale principio spesso inteso in un senso ristretto e secondo una visione statica: dati i beni scarsi e le modalit del loro impiego, si tratta di ottimizzarne le combinazioni nella produzione e nel consumo. I principi invece del minimo mezzo e del massimo risultato invece sono intesi in senso pi ampio ed in ottica dinamica: si tratta di massimizzare la disponibilit di beni, oltre che ad utilizzarli ottimamente. Ma per fare ci occorre ricercare modalit pi convenienti di svolgimento dellA.E., ossia innovare. Leconomia non solo la scienza dellimpiego ottimale delle risorse, ma anche la scienza dellinnovazione delle modalit di svolgimento dellA.E. Linnovazione economica (da non confondere con linnovazione tecnologica) fonte di progresso economico; il progresso economico una delle basi del progresso civile.

SECONDO CAPITOLO GLI ISTITUTI LE SOCIET UMANE, IL BENE COMUNE, LE ISTITUZIONI E GLI ISTITUTI La complessiva societ umana si articola in numerose societ umane particolari che si aggregano e si intersecano secondo relazioni molteplici. Ciascuna persona partecipa contemporaneamente a pi societ umane. Le persone fanno parte di gruppi e societ umane per due ragioni: produrre risultati non attuabili con le risorse individuali; soddisfare i bisogni di socialit mediante intense e positive relazioni interpersonali. Ogni societ umana persegue il bene comune dei suoi membri. Il bene comune il prodotto della collaborazione societaria delle singole persone. Lazione coordinata in istituti che operano in contesti dinamici produce due fenomeni molto rilevanti:

la rendita organizzativa, originata dalla cooperazione intelligente tra pi persone volte allo stesso fine; tale collaborazione produce un vantaggio economico rispetto a quello ottenibile se le persone operassero isolatamente. Tale vantaggio il frutto della cooperazione di tutti e quindi tra tutti coloro che hanno cooperato deve essere ripartito; il risultato residuale ovvero il frutto della cooperazione e delincertezza; per attivare la cooperazione occorre stipulare patti che predeterminino i contributi e le ricompense di ciascuno. Tuttavia il dinamismo ambientale e i limiti di razionalit fanno si che dopo aver rimunerato tutti come da patto, si manifesti un risultato residuale (positivo o negativi) che deve essere attribuito ad uno o pi soggetti che hanno partecipato allattivit organizzata.

La vita delle persone nella societ umana caratterizzata dal sorgere e dallevolversi di istituzioni di varia natura, ossia da regole e strutture di comportamento relativamente stabili per i singoli e per i gruppi. Le societ umane che assumono caratteri di istituzioni, ossia regole e strutture di comportamento, sono denominate istituti Un istituto si presenta come complesso di elementi e di fattori, di energie e di risorse personali e materiali. Esso duraturo ed il suo permanere della specie dinamica. Come complesso ordinato secondo proprie leggi anche di varia specie. ununit per i rapporti che lo costituiscono ed rivolto ad un insieme di fini comuni. assolutamente autonomo, ma di unautonomia relativa per i nessi con le altre componenti della societ umana. Nelle scienze sociali le societ umane che denominiamo istituti sono divise in due insiemi: le famiglie, ovvero le societ umane naturali; le organizzazioni, ovvero le collettivit orientate al raggiungimento di scopo relativamente specifici e dotate di regole di comportamento che sono progettate deliberatamente e sono rese esplicite. (in questo testo parleremo di istituti intesi sia come famiglie che come organizzazioni) GLI ISTITUTI, LE AZIENDE E GLI AGGREGATI DI AZIENDE LA.E. si svolge prevalentemente in istituti e per le relazioni tra istituti. In qualunque istituto si svolge A.E. diretta alla produzione o di consumo di beni economici. Gli istituti principali sono le famiglie, le imprese, lo Stato e gli istituti non profit; mentre le imprese sono istituti tipicamente economici, le famiglie e gli istituti statali presentano caratteristiche diverse, come quelle sociali, etiche, religiose e politiche. Gli istituti non profit sono di natura molto varia: talvolta vi prevalgono contenuti economici, altre volte invece contenuti politici o sociali. Si definisce azienda lordine strettamente economico di un istituto, ossia linsieme degli accadimenti economici disposti ad unit secondo proprie leggi. Alle classi indicate sopra corrispondono quattro classi di aziende oggetto delleconomia aziendale. - famiglia = azienda familiare di consumo e di gestione patrimoniale: i fini immediati sono il soddisfacimento dei bisogni dei membri della famiglia; imprese = azienda di produzione, propria del caratteristico istituto economico-sociale impresa: i fini immediati sono la produzione di remunerazioni per i prestatori di lavoro ed i conferenti di capitale di risparmio; Stato e sue articolazioni = azienda composta pubblica per astrazione distinta dallistituto pubblico: i fini immediati sono la produzione ed il consumo di beni pubblici oltre che la produzione di rimunerazioni per i prestatori di lavoro; Istituti non profit = azienda non profit: i fini immediati sono costituiti da varie combinazioni di fini di produzione di rimunerazioni e di produzione e consumo di beni da parte dei membri dellistituto. LE AZIENDE, ORDINE ECONOMICO DEGLI ISTITUTI LE AZIENDE FAMILIARI DI CONSUMO E DI GESTIONE PATRIMONIALE La famiglia listituto primario della societ umana ed caratterizzata da finalit dominanti di ordine sociale, etico e religioso. Essa genera, alleva, educa ed assiste le persone. La famiglia anche unit economica in quanto persegue fini economici; in generale il fine economico immediato consiste nel soddisfacimento dei bisogni delle persone che la compongono. Lazienda familiare anzitutto azienda di consumo combinato con la produzione di energia di lavoro e di studio. Il patrimonio formato dai beni conferiti al momento della costituzione della famiglia, dalle eredit e dal risparmio. In relazione alla misura e alla composizione del patrimonio si attuano gestioni patrimoniali pi o meno complesse che possono includere il conferimento del capitale di risparmio alle imprese. La famiglia partecipa al finanziamento delle produzioni e dei consumi degli istituti pubblici mediante il pagamento dei tributi. Il risparmio originato principalmente dalla differenza tra il totale dei redditi percepiti, i costi di consumo ed i tributi pagati. LE AZIENDE DI PRODUZIONE Limpresa istituto economico-sociale con dominanti caratteri e finalit di tipo economico. Nei sistemi economici progrediti limpresa p listituto fondamentale per la produzione di beni economici privati. Le imprese sono parte rilevante della societ umana generale e secondo condizioni proprie partecipano al raggiungimento del bene comune della stessa. Il fine economico immediato dellimpresa la produzione di rimunerazioni monetarie e di altra specie. Gli interessi economici istituzionali fanno capo di regola ai prestatori di lavoro di ogni tipo e ai conferenti di capitale di risparmio sotto forma di capitale di rischio sotto forma di rimunerazioni di vario genere (stipendi, utili, quote di capitale). Alle imprese fanno sempre capo interessi economici non istituzionali (ossia di soggetti non membri dellistituto) molto rilevanti, come ad esempio i fornitori, i clienti, i finanziatori e lo Stato.

LE AZIENDE COMPOSTE PUBBLICHE Lo Stato lordinamento politico, sociale, giuridico ed economico che cura il perseguimento del bene comune della comunit nazionale e promuove anche il progresso morale e sociale della comunit internazionale. Lo Stato si articola in varie amministrazioni, ovvero lo Stato in quanto tale, le Regioni, le Province ed i Comuni quali istituti pubblici territoriali. Negli istituti pubblici territoriali si svolgono processi economici di grande rilievo, di conseguenza le finalit economiche sono rilevanti. La forte intersezione di finalit economiche e non si riflette anche sulla struttura degli organi di governo che comprende sia organi politici elettivi, sia organi tecnico-amministrativi. Nelle aziende pubbliche si attuano prioritariamente processi economici di produzione di beni (specialmente servizi) pubblici e di consumo degli stessi (i cittadini membri) con i connessi processi di raccolta dei tributi. La produzione di beni pubblici avviene con il concorso dellattivit dei prestatori di lavoro e di mezzi monetari raccolti in forma di tributi, di capitale di prestito ed anche per mezzo dellemissione di carta moneta di Stato. Il consumo dei beni pubblici si intende attuato in modo indifferenziato da tutti i membri. I fini economici immediati delle aziende composte pubbliche sono: - appagamento dei bisogni pubblici ci delle persone pertinenti alla collettivit politica territoriale mediante la produzione di beni pubblici ed il loro consumo; la rimunerazione dei prestatori di lavoro (qui la produzione ed il consumo di beni il fine e non il mezzo). Anche per gli istituti pubblici territoriali si manifestano rilevanti interessi economici non istituzionali; i pi importanti sono quelli che fanno capo ai fornitori ed ai conferenti del capitale di prestito. LE AZIENDE NON PROFIT Si qualificano come non profit quelli istituti che: sono di natura privata, ossia non sono parti o emanazioni dello Stato; prevedono il divieto di distribuire il risultato reddituale e il patrimonio tra le persone che esercitano il controllo sullistituto (amministratori, manager, fondatori, finanziatori). Sotto tale dizione si collocano numerosi istituti molto differenti tra loro riguardo a finalit e ad attivit economica svolta. In generale si pu dire che questi abbiano finalit di ordine sociale, morale e culturale. I tipici ambienti di attivit sono: cultura e ricreazione; istruzione e ricerca; ambientalismo; promozione e sviluppo delle comunit locali; promozione e tutela dei diritti civili; intermediari filantropici e tutela del volontariato; attivit internazionali; organizzazioni imprenditoriali, professionali e sindacali. Dal punto di vista economico ed istituzionale le grandi differenze di classi di istituti non profit nascono dallanalisi dei soggetto coinvolti e dei loro ruoli economici, ossia quali soggetti sostengono i costi necessari per produrre i beni e quali soggetti invece fruiscono dei beni stessi. In alcuni casi i costi sono sostenuti dagli stessi soggetti che fruiscono dei beni prodotti, in altri casi c una separazione totale. La componente economica degli istituti non profit ha peso vario, in quanto si va dalle piccole associazioni culturali con livelli quasi trascurabili a grandi istituti come quelli ospedalieri di rilevante importanza. Il fine economico immediato degli istituti non profit non mai quello della produzione di redditi, ma il soddisfacimento di bisogni di talune categorie di persone che possono essere gli associati, specifiche classi di persone oppure lintera collettivit. I processi caratteristici sono quelli della produzione di beni e della raccolta di contributi privati sotto forma di donazioni e di lavoro subordinato.

LE DIFFERENZIAZIONI DEGLI ISTITUTI: MODELLI ECONOMICI ALTERNATIVI 1. Perch lA.E non totalmente svolta allinterno delle societ umane elementari, ossia le famiglie? Gran parte dellA.E. di produzione non si svolge allinterno delle famiglie per via del fenomeno delle economie di specializzazione e delle dimensioni economiche delle famiglie. Infatti: a. Le persone specializzate in particolari produzioni sono pi efficienti rispetto ad unit non specializzate; b. I volumi di produzione convenientemente ottenibili da unit produttive specializzate sono tipicamente molto superiori a quelle consumabili da una famiglia. Di conseguenza conveniente per tutti che le singole persone producano grandi volumi di uno stesso bene da cedere, totalmente o il larga misura, ad altri piuttosto che produrre in piccolissimi volumi tutti e soltanto i beni per lautoconsumo individuale o familiare. Daltro canto tecnicamente sconveniente se non impossibile produrre su scala familiare gran parte dei beni per i quali serve adottare tecnologie progredite. 2. Perch le singole persone specializzate nello svolgimenti di piccole sezioni di A.E., tendono ad aggregarsi in istituti anzich operare indipendentemente scambiandosi input e output secondo le regole del mercato? Le singole persone possono operare come entit autonome scambiandosi gli input e gli output secondo meccanismi del mercato; non sempre tuttavia, i meccanismi del mercato sono particolarmente efficienti; lintegrazione attraverso il mercato comporta costi di transazione (costi sostenuti per negoziare e concludere un contratto per ciascuna operazione di scambio) e tali costi diventano particolarmente elevati quando:

3.

4.

5.

La razionalit limitata delle persone deve confrontarsi con elevati gradi di incertezza e di complessit; b. Le minacce dei comportamenti opportunistici sono particolarmente elevate ed difficile trovare partner alternativi per realizzare lo scambio; in questi casi le parti decidono di aggregarsi sotto una stessa autorit entrando a far parte dello stesso istituti cui costi di integrazione sono pi bassi rispetto a quelli di mercato. Perch lintera A.E. non si svolge nellambito di una sola grande organizzazione che suddivide, pianifica e coordina lattivit di tutti i soggetti assicurando cos lintegrazione ottimale dei singoli contributi? La capacit umana di raccogliere e di integrare la grande massa di informazioni necessarie a tal fine grandemente inferiore a quanto necessario. Ci inoltre conduce alla dispersione di enormi volumi di conoscenze e di capacit individuali e sociali, portando ad adottare soluzioni sovra semplificanti e impropriamente uniformanti, diffondendo il senso di iniquit e facendo svanire la motivazione del lavoro. Sul piano etico sociale, non meno importante di quello economico, evidente che la corrispondente straordinaria concentrazione di potere pu facilmente dar luogo a comportamenti iniqui. Perch i vai istituti esterni alle famiglie si differenziano in macroclassi quali le imprese, gli istituti pubblici, gli istituti non profit? Il formarsi, accanto alle famiglie, di tre macroclassi di istituti(imprese, Stato e istituti non profit) dovuto principalmente a: a. Lopportunit di sfruttare lefficienza e linnovativit (stimolanti della concorrenza) tipiche delle imprese che operano nei mercati; b. La necessit di interventi dello Stato quando lazione solo privata produrrebbe inefficienza o iniquit; ci accade soprattutto in caso di: beni ad uso collettivo non escludibile, per i quali le imprese private non sarebbero in grado di riscuotere un prezzo; condizioni che portano alla formazioni di monopoli naturali o di comportamenti collusivi da parte delle imprese; il manifestarsi di economie esterne ossia di vantaggi privati a spese della collettivit; c. Lopportunit di dare spazio ad attivit organizzate ispirate anche da motivazioni altruistiche, di solidariet, di proselitismo e nelle quali si combinano sia interessi di insiemi specifici di persone sia interessi della collettivit pi ampia. Perch allinterno di ciascuna macroclasse si trovano realt molto diverse tra loro? La grande variet di forme allinterno di una stessa macroclassi spiegata da una pluralit di fattori concomitanti. Ci sono 3 fattori che spingono verso la variet e altri che spingono verso luniformit. Spingono verso ladozione di forme differenti: a. Le differenti caratteristiche dei prodotti e dei mercati che danno luogo strutturalmente a differenti scelte di dimensione, di localizzazione, di integrazione verticale, e cos via; b. La ricerca di vantaggi competitivi da parte di ciascuna impresa nei confronti delle imprese sue concorrenti, lo sviluppo di competenze distintive interne e ladozione di speciali mosse strategiche danno luogo a forme aziendali differenziate; c. Linnovazione (tecnologica, organizzativa, commerciale) che fino a quando non viene replicata o imitata, d luogo a forme speciali di impresa; d. Le differenze di competenze e di propensioni di singole persone e di gruppi di persone I principali fattori che promuovono luniformit di configurazione di imprese sono: e. Limitazione delle forme innovatrice adottate da altre imprese di successo; f. Ladattamento a modelli di impresa giudicati normali e quindi affidabili e corretti; g. Luniformit e lomogeneizzazione nel tempo e nello spazio delle regole formali che influenzano le strutture e i comportamenti dellimpresa; h. Lintegrazione tecnica dei mercati mediante lo sviluppo delle fonti di energia, dei sistemi di comunicazione e di trasporto, dei mercati finanziari regolamenti. La variet, luniformit e levoluzione delle forme di impresa sono sempre frutto anche della storia e delle strutture di potere in essere. La realt ci mostra che i gradi di libert disponibili per compiere le relative scelte sono sempre ampi e nuove soluzioni sono in continua sperimentazione; pertanto obiettivi simili possono realizzarsi con configurazioni aziendali differenti (equifinalit) e che una stessa configurazione dimpresa pu essere funzionale a insiemi di obiettivi differenti (equifunzionalit). LA SPECIALIZZAZIONE ECONOMICA TRE LIVELLI DI SPECIALIZZAZIONE Una delle caratteristiche pi evidenti dei sistemi economici moderni la specializzazione. La forte specializzazione delle A.E. si manifesta a tre livelli: ad un primi livello generale si palesa la specializzazione per macroclassi di istituti: nelle imprese si svolgono prevalentemente i processi di produzione dei beni privati; nelle famiglie si attuano in particolare i consumi; gli istituti di pubblica amministrazione sono caratteristicamente dedicati alla produzione e al consumo di particolari categorie di beni detti beni pubblici; gli istituti non profit si collocano tra le prime tre macroclassi; ad un livello intermedio si ha la specializzazione nellambito di ciascuna classe di istituti e ci vale particolarmente per le imprese e per gli istituti pubblici che presentano forti gradi di specializzazione nella produzione di particolari categorie di beni destinati a specifiche categorie di clienti e nello svolgimento di particolari classi di negoziazioni; al livello di maggior dettaglio si osserva la specializzazione economica nellambito delle singole aziende ove le varie unit organizzative e le singole persone svolgono particolari compiti, utilizzando competenze e risorse.

a.

LE ECONOMIE DI SPECIALIZZAZIONE La specializzazione comporta vantaggi: le attivit si svolgono pi efficientemente, pi rapidamente, con minor fatica, con risultati di qualit migliore. Tali vantaggi in chiave economica si possono denominare economie di specializzazione, le quali derivano dalle seguenti circostanze: i processi di apprendimento che derivano dalla ripetizione di una medesima attivit o lo sviluppo di destrezza fisica;

la scoperta e linvenzione di modalit pi efficienti o efficaci per lo svolgimento dellattivit; la costruzione di un repertorio di situazioni problematiche e delle relative soluzioni, con conseguente risparmio di tempo e di energie per le decisioni; le economie di specializzazione sono tanto pi rilevanti quanto pi i compiti da svolgere sono complessi e quanto pi lunghi sono i tempo di apprendimento; i limiti e le non uniformi distribuzioni delle competenze individuali; la differenziazione degli orientamenti tecnici e manageriali: a compiti specializzati si possono fare corrispondere persone con orientamenti tecnici e manageriali particolarmente focalizzati, garantendo cos il perseguimento efficace degli obiettivi prefissati; i costi di apprestamento e di passaggio tra le fasi: se una stessa persona deve compiere pi di una fase di un certo processo produttivo, ogni volta che passa da una fase allaltra deve dedicare tempo e attenzione per preparare la nuova fase e per concentrarsi sulla stessa; questi sono detti costi di setting. Specializzandosi in ununica fase questi si annullano; le differenti performance tecniche degli impianti e delle attrezzature; ci sono infatti attrezzature generiche che possono svolgere con costi e qualit accettabili una pluralit di lavorazioni ed altre specializzate che invece svolgono una sola lavorazione con altissima efficienza e qualit. Spesso sono le scelte di specializzazione degli impianti che trascinano le scelte di specializzazione del lavoro delle persone; lidentificazione e la motivazione del lavoro: una forte specializzazione del lavoro pu produrre effetti positivi sulla motivazione individuale: la persona fortemente specializzata tende ad identificarsi con la sua attivit e gode di una certa padronanza della situazione; la maestria, la sensazione di insostituibilit e la qualit dei risultati sono funzionali al soddisfacimento dei bisogni di stima. Tuttavia per converso, la forte specializzazione pu portare a mansioni povere e demotivanti. o o

GLI SVANTAGGI DELLA SPECIALIZZAZIONE La specializzazione produce anche svantaggi ed dunque dal bilanciamento dei vantaggi e degli svantaggi che deriva il grado di specializzazione opportuno. I principali limiti e svantaggi della specializzazione sono: - i costi di coordinamento: quanto maggiore la specializzazione tanto pi numerose diventano le interfacce da gestire tra i vari soggetti che svolgono lA.E.. Inoltre tanto pi complessa la scomposizione dellattivit in molte parti tanto maggiori e gravi diventano i rischi di breakdown anche a seguito di piccoli difetti nello svolgimento di una sola di queste fasi. Tutte queste problematiche di coordinamento danno luogo a costi di coordinamento di due specie: o i costi degli strumenti di coordinamento da mettere in atto (procedure, programmi, gerarchie, meccanismi redistributivi); o i costi delle disfunzionalit residue, ossia non evitate dagli strumenti di coordinamento; i costi di rigidit e gli investimenti specifici: le persone e gli impianti fortemente specializzati sono tipicamente rigidi e per modificarli occorrono tempi e costi di cambiamento particolarmente alti. Lo stesso vale per gli investimenti specifici, che andrebbero largamente persi ove cessasse lattivit alla quale son o destinati; la demotivazione: leffetto negativo sulle persone in quanto la specializzazione porta ad attribuire alle singole persone compiti molto isolati, semplici e ripetitivi, ossia compiti che non consentono il soddisfacimento di bisogni di socialit, di stima e di realizzazione. SPECIALIZZAZIONE E DIMENSIONI CONVENIENTI Il fenomeno delle economie di specializzazione ha effetti fortissimi sui volumi convenienti di produzione dei beni e sulle dimensioni convenienti degli istituti che li producono. Quanto pi grandi sono le possibili economie di specializzazione tanto pi numerosi sono i nuclei di attivit che conviene specializzare e di conseguenza tanto maggiore la capacita produttiva che conviene istallare. In merito alla specializzazione economica delle famiglie critico il tema della distinzione tra aziende familiari (aziende di consumo e di gestione patrimoniale) e le imprese di propriet familiare,che spesso nel lignaggio comune vengono definite aziende familiari. Quando unimpresa condotta esclusivamente con il lavoro ed il patrimonio dei membri di una stessa famiglia non sempre agevole distinguere nella pratica le manifestazioni di costi, ricavi, entrate ed uscite monetarie, redditi ecc. ci non toglie rilievo alla distinzione concettuale tra i due tipi di istituti (famiglia la prima, impresa la seconda). LAMPIEZZA DEI MERCATI E DELE CONOSCENZE La storia delle economie progredite ci mostra con chiarezza che lo sviluppo economico strettamente collegato ai gradi di specializzazione economica e allaccumulo di conoscenza. I tre fattori sono interdipendenti e lanalisi economica spiega a quali condizioni la specializzazione e laccumulo di conoscenze possono continuare ad accrescere lo sviluppo economico. Una prima risposta classica fa riferimento allampiezza dei mercati: la specializzazione pu crescere tanto quanto pi i mercati sono ampi e si espandono, ossia quanto maggiori sono i volumi di produzione e di consumo dei vari beni. Una seconda spiegazione di tipo organizzativo: la crescita dimensionale delle singole aziende pu essere frenata dalle problematiche organizzative; oltre una certa dimensione pu diventare molto problematica lintegrazione delle varie parti specializzate e limpresa pu diventare ingovernabile. Per contro linvenzione di nuovi strumenti di integrazione apre la possibilit di passare a dimensioni pi ampie e di realizzare ulteriori economie di specializzazione. Introducendo la variabile conoscenza accumulata si osserva che essa correlata alle dimensioni dei mercati e delle imprese; intatti quanto maggiori sono le previste dimensioni del mercato e le potenziali economie di specializzazione, tanto maggiori sono la disponibilit di risorse e gli incentivi per investimenti in ricerca e sviluppo. A loro volta, gli investimenti in ricerca e sviluppo producendo pi ampia conoscenza, permetteranno nuove forme di specializzazione rendendo pi convenienti maggiori dimensioni delle imprese e dei mercati. Tale

circuito virtuoso pu non avviarsi quando i mercati e le imprese sono piccoli e servono invece ingenti somme per la ricerca e lo sviluppo. In questi casi diventa importante la ricerca o gli incentivi messi a disposizione da organi sovranazionali pubblici o privati.

LE COMBINAZIONI ECONOMCHE DI ISTITUTO IL SISTEMA DEGLI ACCADIMENTI E LE COMBINAZIONI ECONOMICHE LA.E essenzialmente lattivit di produzione e di consumo di beni economici; LA.E. si svolge in istituti molto diversi tra loro; Leconomia aziendale studia lA.E. che si svolge in tali istituti; Linsieme delle operazioni economiche svolte dalle persone in un istituto forma le combinazioni economiche generali dellistituto stesso. Le combinazioni economiche sono parte del sistema egli accadimenti, ossia dellinsieme di azioni e di fenomeni che si manifestano nellazienda e nel suo ambiente. Il sistema degli accadimenti un insieme molto vasto includente ad esempio: i comportamenti dei clienti, dei fornitori e dei concorrenti; le dinamiche particolari e generali dei prezzi-costo e dei prezzi-ricavo; gli interventi locali, nazionali e sovranazionali volti a regolare lA.E. dei vari ordini di istituti; le negoziazioni di acquisto e di vendita attivate dallazienda; le variazioni di dimensione e di composizione dellorganismo personale; il progresso tecnologico e le innovazioni di assetto tecnico dellazienda; i processi di rilevazione, di informazione e di controllo e cos via. Una speciale categoria di avvenimenti rappresentata dal sistema delle operazioni, ossia dal sistema delle attivit svolte dalle persone che compongono lorganismo personale dellazienda. Queste operazioni formano le combinazioni economiche; combinazioni produttive con riguardo ai processi di produzione economica e combinazioni di consumo con riguardo ai processi di consumo. LARTICOLAZIONE DELLE COMBINAZIONI ECONOMICHE DELLE IMPRESE LE COORDINAZIONI ECONOMICHE PARZIALI E LE NEGOZIAZIONI: IL QUADRO DINSIEME UNA CLASSIFICAZIONE Le combinazioni economiche generali dimpresa si articolano in coordinazioni economiche parziali ossia in insiemi di processi caratterizzati da una funzione (es. ideare e sviluppare nuovi prodotti, fabbricare i prodotto, vendere i prodotti) e da un insieme di competenze specialistiche applicate al loro svolgimento (es. competenze di progettazione, di fabbricazione, di marketing, di gestione del personale..). Spesso nel linguaggio corrente le coordinazioni parziali vengono denominate semplicemente funzioni (funzione ricerca e sviluppo, produzione, commerciale). Per tutte le imprese le coordinazioni parziali sono riconducibili alle seguenti sottoclassi: configurazione dellassetto istituzionale; gestione: o gestione caratteristica: ricerca e sviluppo; approvvigionamenti; fabbricazione; commercializzazione; logistica; o gestione finanziaria: gestione del capitale di rischio; gestione dei debiti di prestito; o gestione patrimoniale; o gestione tributaria; o gestione assicurativa; organizzazione; rilevazione. Le operazioni di configurazione dellassetto istituzionale determinano il disegno complessivo secondo il quale limpresa nasce, si trasforma e si svolge. Qui si decidono i fini, i campi dattivit, le strutture di governo, le alleanze ecc.. Configurato lassetto istituzionale lattivit dimpresa si svolge in tre grandi aree: la gestione, lorganizzazione e la rilevazione. La gestione il grande insieme di operazioni attraverso le quali limpresa attua direttamente la produzione economica: raccoglie i capitali, acquista i macchinari e le materie prime, fabbrica i prodotto e li vende, paga i tributi. Da qui discende gran parte dei costi e dei ricavi dellimpresa e il risultato reddituale della stessa. La gestione si compone di 5 sottoinsiemi: i primi 3 sono la gestione caratteristica, finanziaria e patrimoniale; gli altri 2 sono la gestione assicurativa e tributaria. La trasversalit tra queste due e le prime 3 consiste nel fatto che la gestione caratteristica, quella finanziaria e quella patrimoniale originano operazioni di gestione tributaria e assicurativa. Una buona gestione richiede lo svolgimento anche dellattivit organizzativa e di rilevazione. Le attivit di organizzazione si sostanziano nel disegnare la struttura organizzativa delle imprese, nellassegnare i compiti e le responsabilit alle persone che vi lavorano e nel gestire i sistemi di ricompensa e di sviluppo delle persone stesse (retribuzione, carriera, formazione). Le attivit di rilevazione consistono nella raccolta, elaborazione e diffusione dei dati e delle informazioni necessari per prendere buone decisioni e per informare tutti i soggetti interessati alla vita dellimpresa.

LE NEGOZIAZIONI: UNA CLASSIFICAZIONE E ALCUNI CONCETTI CHIAVE Lo svolgimento delle combinazioni economiche si attua in gran parte attraverso insiemi di operazioni interne dette operazioni di gestione interna (progettazione, fabbricazione, rilevazione) e in parte attraverso operazioni che coinvolgono soggetti esterni dette operazioni di gestione esterna; tra queste ultime ci sono le negoziazioni ossia le operazioni attraverso le quali limpresa acquisisce da terzi le condizioni di produzione e cede i propri prodotti o condizioni di produzione. Le grandi classi di negoziazioni svolte dalle imprese sono: negoziazioni di beni privati; negoziazioni di beni pubblici; negoziazioni di lavoro; negoziazioni di capitale di rischio; negoziazioni di capitale di prestito; negoziazioni di rischi particolari. Alcuni concetti chiave preliminari per la corretta analisi di tutti i tipi di negoziazioni sono: i costi di transazione; lasimmetria informativa; gli investimenti specifici; la forza contrattuale. Quando si svolge una negoziazione, ad esempio uno scambio di merci, i soggetti coinvolti, il venditore ed il compratore, sostengono costi di attivazione e di gestione della negoziazione, denominati costi di transazione. Quindi il compratore sostiene sia costi di acquisto che costi di transazione, mentre il venditore ottiene un ricavo decurtato dei costi di transazione. I costi di transazione nascono essenzialmente dal fatto che le parti coinvolte nella negoziazione operano in situazione di razionalit limitata e dispongono di spazio per comportamenti opportunistici. Le due parti coinvolte nella negoziazione si trovano sempre in una situazione di asimmetria informatica; gli insiemi di informazioni detenute sono differenti e ciascuna delle parti tende a tenere nascoste le informazioni che potrebbero danneggiarlo; lalta simmetria stimola comportamenti opportunistici; talvolta invece tale da bloccare lo svolgimento della negoziazione perch una delle parti percepisce un rischio troppo elevato di comportamenti opportunistici dallaltra parte. Spesso per attivare e mantenere relazioni di lungo periodo una delle parti indotta ad effettuare investimenti denominati investimenti specifici (es. studi, impianti, magazzini, competenze specialistiche ecc). In genere chi effettua questi tipi di investimenti lega le proprie sorti a quelle della controparte contando sui vantaggi che potrebbe contrarre ma correndo rischi molto elevati. Le due parti coinvolte in una negoziazione possono presentarsi con forza contrattuale, ossia con capacit di influenza nei confronti dellaltra parte. Un fornitore si trova sempre in una posizione di grande forza contrattuale quando non ha concorrenti, offre un prodotto critico e non sostituibile per il suo cliente, non ha effettuato investimenti specifici per servire il cliente e gode di un vantaggio informativo. Sar debole se vale lopposto, cos come queste situazioni sono speculari per il cliente.

LE ATTIVIT DI CONFIGURAZIONE DELLASSETTO ISTITUZIONALE Le operazioni di configurazione dellassetto istituzionale sono le operazioni che determinano la nascita, la configurazione di base, le trasformazioni e la cessazione dellistituto. Ne sono un esempio: la costituzione dellistituto, la definizione e la trasformazione della forma giuridica; la configurazione degli organi di governo; la trasformazione del complesso dei membri dellistituto; le acquisizioni, fusioni , scissioni; la stipulazione di alleanze e la formazione di aggregati istituzionali con altri soggetti; la liquidazione dellistituto. Per le imprese sono di primaria importanza le scelte di configurazione del capitale proprio, ossia le scelte in merito a quali soggetti apportano il capitale di rischio e in quale misura rispetto al fabbisogno monetario complessivo dellimpresa. LA GESTIONE CARATTERISTICA La gestione caratteristica composta dallinsieme delle operazioni di gestione che identificano la funzione economico-tecnica tipica di ciascuna azienda. Per le imprese agricole o manifatturiere ad esempio la gestione caratteristica include lacquisto di materie prime, di impianti, la trasformazione tecnica, la vendita, i pagamenti e le riscossioni. Per le aziende commerciali invece la g.c. composta da negoziazioni di beni in acquisto e vendita e da operazioni logistiche. Per le banche invece da negoziazioni di credito di prestito in raccolta e in impiego Le assicurazioni in vece negoziazioni di rischi particolari. La gestione caratteristica genera costi e ricavi; per differenza il risultato reddituale denominato reddito operativo della gestione caratteristica. La gestione caratteristica si articola nelle seguenti coordinazioni economico parziali: operazioni di ricerca e sviluppo: attivit mirate a configurare le caratteristiche del prodotto e le modalit di svolgimento dei processi di fabbricazione; si applicano soprattutto competenze di tipo tecnico ed ingegneristico;

operazioni di acquisto di merci e di servizi destinati alla produzione: acquisto di materie prime, impianti, servizi privati; operazioni di fabbricazione: attivit di lavorazione ed assemblaggio delle materie prime e dei componenti acquistati, attivit di controllo e programmazione, di manutenzione; operazioni di commercializzazione: si tratta di vendere i prodotto dellimpresa massimizzando la convenienza economica della stessa: analizzare la clientela, mettersi in contatto con essa, definire le condizioni di vendita, stipulare contratti, incassare. Questa funzione divisa in funzione vendite riferita alla vera e propria vendita e funzione marketing che analizza il mercato, pubblicizza il prodotto e lo promuove; operazioni di logistica: svolte per trasportare, immagazzinare, movimentare materie prime, semilavorati e prodotti finiti.

Lanalisi della gestione caratteristica per funzioni pu essere utilmente integrata con lanalisi per processi trasversali, ossia per insiemi di operazioni accomunati da un forte obiettivo comune e trasversali alle funzioni nel senso che per il loro conseguimento sono richiesti contributi critici da tutte le funzioni. Un primo esempio il processo di sviluppo di nuovi prodotti: la ricerca e sviluppo deve fornire nuove idee dal punto di vista dellinnovazione tecnologica, il marketing deve cercare di capire i bisogni dei clienti, gli acquisti devono attivare rapporti con nuovi fornitori, la produzione deve verificare la fattibilit ecc.. Un secondo esempio quello dellevasione degli ordini provenienti dai clienti: qui sono fortemente coinvolte le unit di vendita che raccolgono gli ordini, la logistica che programma le produzioni e le spedizioni, lamministrazione che emette le fatture, ecc.. La gestione caratteristica suscita vari insiemi di negoziazioni: di beni privati , di beni pubblici, di lavoro, di rischi particolari. Le negoziazioni di beni privati sono le operazioni di acquisto e di vendita di merci e servizi che sono ceduti da soggetti privati, ossia non dallo Stato. Unimpresa manifatturiera svolge negoziazioni di beni privati sia in posizione di acquirente sia in posizione di venditore. Entrambe si svolgono secondo la forma dello scambio monetario ossia mediante lo scambio di un bene a fronte di una quantit di moneta, il prezzo complessivo, che si determina moltiplicando il volume di bene scambiato per il prezzo unitario. Il prezzo complessivo pu essere pagato in un momento successivo dando origine ad un credito di regolamento per il venditore, un debito di regolamento per lacquirente. Tuttavia ci sono anche altri elementi di grande attenzione nelle negoziazioni, quali le condizioni di scambio: ne fanno parte la qualit del bene, le condizioni di consegna, le garanzie, le condizioni di assistenza tecnica pre e post-vendita, le penali a carico delle parti in caso di mancato rispetto di quanto pattuito. LA GESTIONE FINANZIARIA La gestione finanziaria quella parte dellattivit dimpresa che volta a coprire il fabbisogno finanziario, ossia il fabbisogno dei mezzi monetari necessari per avviare limpresa e per sostenerne lo sviluppo. Ci deriva dal fatto che le imprese devono sostenere costi ed effettuare pagamenti pria di poter vendere prodotti, di conseguire ricavi e di realizzare conseguenti incassi. I 4 fattori di influenza che lo rendono pi elevato sono: gli investimenti richiesti per estendere la capacit produttiva, i cicli produttivi quanto pi lunghi sono, i termini di pagamento v/fornitori quanto pi brevi sono e v/clienti quanto pi lunghi sono. Il fabbisogno finanziario per semplicit pu essere coperto ricorrendo a due fonti: il capitale proprio o capitale di rischio ed il capitale di prestito. La gestione finanziaria in senso lato linsieme di quelle operazioni volte a coprire il fabbisogno finanziario delle imprese mediante cap. proprio e di prestito. Intesa in senso stretto invece riguarda soltanto il ricorso al cap. di prestito. Questo perch al cap. proprio sono connesse decisioni di aspetto istituzionale in quanto sono collegati diritti di propriet e di governo dellimpresa. Intesa in senso lato la gestione finanziaria composta dai seguenti insiemi di attivit: previsione ed analisi del fabbisogno finanziario con particolare attenzione alle durate e alla variabilit nel tempo; valutazioni di tipo istituzionale e di tipo economico in merito alla combinazione ottimale di ricorso al capitale di rischio e al capitale di prestito nelle sue varie forme (mutui, obbligazioni, anticipazioni); pianificazione e attuazione delle negoziazioni di capitale di rischio e di capitale di prestito; gestione dei relativi contratti tra cui definizione e liquidazione dei dividendi, rimborso dei debiti di prestito, pagamento degli interessi passivi sui debiti di prestito la gestione finanziaria attuata mediante ricorso al capitale di prestito produce costo sotto forma essenzialmente di interessi passivi; gli interessi passivi sono il prezzo pagato dalla nostra impresa per poter disporre di un certo ammontare di denaro per un certo periodo di tempo. Il ricorso al capitale proprio comporta un costo rappresentato dalla rimunerazione attesa dai conferimenti di capitale di rischio. Sempre intesa in senso lato, la gestione finanziaria caratterizzata da due classi di negoziazioni: quelle di cap. proprio e quelle di cap. di prestito. Le negoziazioni di capitale proprio che derivano direttamente dalle scelte di configurazione dellassetto istituzionale, consistono nellacquisire la disponibilit di mezzi monetari a titolo di capitale proprio; i conferimenti di cap. proprio si attengono alla rimunerazione collegata al risultato reddituale dimpresa, e quindi incerta nel suo importo e nel suo segno (se utile o perdita). Ecco perch il cap. proprio denominato anche cap. di rischio. In caso di utili i conferenti di capitale proprio decidono quanta parte debba essere distribuita ai soci e quanta rimanere nellimpresa per alimentarne lo sviluppo. Per quanto riguarda il rimborso di cap. proprio questo o avviene alla cessazione della vita dellimpresa oppure il conferente pu cedere la propria quota ad altre persone prima di tale cessazione. Quando la cessione si realizza, il conferente di cap. proprio realizza un guadagno (o subisce una perdita) in conto capitale che rappresenta

una parte essenziale della rimunerazione del suo investimento. In sintesi, il conferenti si attende una rimunerazione composta da una parte di utile d una di guadagni in conto capitale. Queste hanno inoltre per oggetto: le modalit di rimunerazione periodica (distribuzione utili, copertura perdite, eventuali privilegi nella loro distribuzione), le modalit di partecipazione al governo dellimpresa, le modalit di trasferimento del cap. di rischio ad altri. Le negoziazioni di capitale di prestito hanno per oggetto lacquisizione e la cessione di mezzi monetai destinati alla copertura dei fabbisogni finanziari delle aziende. La negoziazione ha per oggetto la disponibilit di una certa quantit di mezzi monetari per un certo periodo di tempo. Il soggetto che riceve il cap. di prestito si impegna a rimborsarlo entro certi tempi e concorda di pagare un prezzo sotto forma di interessi passivi. Questi sono proporzionati alla quantit di denaro ricevuta e alla durata del prestito, nonch al rischio che il conferente attribuisce alla negoziazione (esigibilit del cliente). LA GESTIONE PATRIMONIALE Serve a coprire i deficit di mezzi monetari e solitamente tutte le imprese si trovano nella necessit di ricorrervi per finanziare la propria crescita ed i propri investimenti. Tuttavia pu accadere che limpresa abbia a disposizione risorse monetarie in eccesso che opportuno investire per trarre redditi addizionali a quelli prodotti dalla gestione caratteristica. Lattivit di investimento di tali risorse monetarie eccedenti pro tempore i fabbisogni della gestione caratteristica si denomina gestione patrimoniale. Nelle imprese tali risorse se sono in duraturo eccesso possono essere impiegate in investimenti in titoli del debito pubblico, con lacquisizione di cap. proprio di altre aziende, di immobili di reddito e da rivalutazione, eventualmente con la concessione al altre imprese o allo Stato di crediti di finanziamento. Il suo svolgimento comporta operazioni di negoziazione di beni, di credito di prestito, di riscossione e di pagamento. I tipi di negoziazione possibili sono: negoziazioni di cap. di prestito, se si decide di investire i titoli di Stato o in obbligazioni emesse da imprese; se conveniente, linvestimento rappresentato da un deposito in c/c che pure una forma di conferimento di cap. di prestito; negoziazioni di cap. di rischio se si decide di comprare azioni di altre imprese puntando sulla distribuzione di dividenti e guadagni in conto capitale; negoziazioni di beni privati, se si acquistano beni di reddito e da rivalutazione (immobili, preziosi, opere darte). In questi casi possono essere connesse anche operazioni di copertura di rischi particolari mediante stipulazione di contratti di assicurazione. Tuttavia possibile che i risultati netti di tali operazioni nella gestione patrimoniale siano negativi. LA GESTIONE ASSICURATIVA Ciascun istituto soggetto ad un rischio economico generale, ossia alla possibilit che le combinazioni economiche complessive producano utili e perdite che ne sostengono o ne minacciano la vita duratura. Tale rischio collegato allautonomia dellistituto. Ciascun istituto per connesso anche a rischi particolari (o rischi specifici) che possono essere oggetto di copertura mediante assicurazione. Si tratta di rischi di eventi sfavorevoli particolari (furti, incendi, infortuni) ossia relativi a limitati insiemi degli accadimenti economici dellistituto. Questi rischi specifici sono negoziabili (definiti come contratti di assicurazione) a fronte di pagamento di premi di assicurazione solitamente ad unimpresa di assicurazioni che svolge esclusivamente negoziazioni di questo genere. Un tipico contratto di assicurazione contiene: definizione dellevento o del danno coperto dalla polizza; elenco di eventi e danni analoghi ma esplicitamente esclusi dalla copertura; elenco di circostanze che possono invalidare la copertura (colpa o dolo dellassicurato nel causare levento dannoso); importi minimi e massimi copribili a fronte del danno; modalit di denuncia, di accertamento, di liquidazione del danno; i meccanismi di rinnovo della copertura assicurativa; il prezzo (premio) a carico dellassicurato. LA GESTIONE TRIBUTARIA La gestione tributaria deriva dal fatto che tutte le imprese sono soggette al pagamento di tributi di varia natura a fronte del diritto di fruire dei beni pubblici messi a disposizione dallo Stato. Tale gestione comporta tipicamente costi e non ricavi. Semplificando si possono distinguere: - tributi correlabili direttamente ai beni acquisiti e quindi con caratteri analoghi a quelli dei prezzi pagati ai privati (es. trasporti pubblici); tributi non correlabili direttamente alluso di particolari beni pubblici (es. imposte sul reddito e imposte indirette pagate per beni indivisibili). Questi si manifestano concretamente sotto forma di accertamenti e pagamenti di tributi. IL PROFILO REDDITUALE E MONETARIO DELLE GESTIONI Il significato economico delle 5 aree di gestione descritte si pu chiarire analizzandone il profilo reddituale ed il profilo monetario. Analizzare la gestione secondo il profilo reddituale significa indagare il formarsi dei costi e dei ricavi (componenti positivi e negativi di reddito), ovvero indagare come ciascuna delle 5 gestioni contribuisce al formarsi del risultato reddituale. Di solito gest caratteristica e patrimoniale sono attive nel senso che da esse ci si aspettano risultati positivi, mentre la gest finanziaria, assicurativa e tributaria sono passive in quanto solitamente comportano interessi passivi, premi assicurativi e tributi.

Quindi il risultato reddituale positivo quando reddito operativo di gest caratteristica e patrimoniale superiore ad oneri complessivi di gest finanziaria, assicurativa e tributaria. Analizzare la gestione secondo il profilo monetario significa invece studiare i flussi di entrare e di uscita, le riscossioni ed i pagamenti, suscitati dalle varie classi di negoziazioni; ci serve a capire se e come limpresa sistematicamente in gradi di far fronte, con le entrate, alle proprie uscite. In altre parole capirne la solvibilit. Premettiamo che le entrate e le uscite sono suscitate dalle stesse negoziazioni che determinano costi e ricavi, quindi si potrebbe immaginare che i due profili coincidono. Cos non se non sul lungo periodo; la mancanza di coincidenza dovuta a tre cause: importanti entrate ed uscite non corrispondono a costi e ricavi (es. accensione di un mutuo, conferimento di capitale); molti costi, con relativi esborsi, devono essere sostenuti in anticipo rispetto al conseguimento dei ricavi e delle relative entrate; molti pagamenti e riscossioni non avvengono in contanti immediatamente, e inoltre i tempi medi di pagamenti dei debiti non necessariamente coincidono con i tempi medi di riscossione dei crediti. LE ATTIVIT DI ORGANIZZAZIONE E DI RILEVAZIONE Le operazioni di organizzazione fanno riferimento a due grandi insiemi di attivit: la progettazione dellassetto organizzativo dellimpresa e a gestione dei prestatori di lavoro. La progettazione dellassetto organizzativo consiste anzitutto nella progettazione della struttura organizzativa dellimpresa, che consiste in pratica a far si che ogni prestatore di lavoro sappia quale attivit svolgere, chi sia il suo capo ed i suoi subordinati; crea organigrammi e mansionari. Complementare a tale progettazione la progettazione dei sistemi operativi che si suddividono in: sistemi di pianificazione e di programmazione attraverso i quali si definiscono le strategie da perseguire e si assegnano a ciascun organo aziendale e a ciascuna persona gli obiettivi da realizzare e le risorse che egli ha a disposizione; sistemi di gestione del personal che definiscono le regole in merito alle modalit di ingresso delle persone, ala loro retribuzione, alla carriera e allo sviluppo delle loro competenze professionali. La gestione dei prestatori di lavoro (detta anche gestione del personale) si compone di: processi di ricerca, selezione, accoglimento e inserimento del personale, processi di analisi delle mansioni, dei carichi di lavoro, delle competenze e delle performance delle persone, processi di determinazione delle retribuzioni, di promozione e di rotazione delle persone tra le varie posizioni, processi di addestramento e di formazione. Le operazioni di organizzazione suscitano varie classi di negoziazioni; le principali sono le negoziazioni di lavoro. Queste si sostanziano in contratti che limpresa stipula con i prestatori di lavoro. Si negoziano da un lato le prestazioni di lavoro attese dallimpresa e dallaltro lato le remunerazioni, le prospettive di carriera, i programmi di addestramento e di formazione, le condizioni fisiche e sociali di lavoro e diritti vari. Con riguardo alle retribuzioni si negoziano 5 componenti: la retribuzione periodica fissa liquidata solitamente su base mensile; la retribuzione variabile legata ai risultati individuali o di gruppo che spesso liquidata per semestre o annualmente; la retribuzione variabile legata ai risultati complessivi dellimpresa, ossia la partecipazione al risultato residuale dimpresa, liquidato solitamente annualmente; - la retribuzione differita sotto forma di tfr liquidata in ununica soluzione alla cessazione del rapporto con limpresa; la retribuzione differita sotto forma di trattamento pensionistico liquidato periodicamente a partire dalla cessazione della vita di lavoro della persona. Le operazioni di rilevazione sono svolte dalle imprese per predisporre dati ed informazioni destinati a due insiemi di utilizzatori: - le persone ch operano allinterno dellimpresa e che devono prendere decisioni nelle varie aree funzionali e a vari livelli di responsabilit; - le persone e gli istituti che portano interessi nei confronti dellimpresa e che necessitano di informazioni per decidere come attivare e sviluppare i rapporti con limpresa; si tratta di fornitori, clienti, banche, Stato. Tali operazioni comportano operazioni di raccolta, di elaborazione, di rappresentazione, di conservazione e di diffusione di dati e di informazioni. Una particolare classe di operazioni strettamente legate alle operazioni di rilevazione sono quelle di rivalutazione: esse si sostanziano nella variazione di valori componenti il capitale di funzionamento dellazienda. Tali interventi si compiono quando si manifestano fenomeni che fanno cambiare il significato dei dati sulla base dei quali si configura il reddito desercizio delle aziende (es. valutazione impianti a causa di inflazione o deflazione).

LE COMBINAZIONI ECONOMICHE PARZIALI (trasversali alle coordinazioni) Sin qui si parlato di coordinazioni economiche parziali. Ora parleremo delle operazioni denominate combinazioni economiche parziali. Molte imprese, soprattutto di grandi dimensioni, attuano combinazioni economiche parziali o, come dice il linguaggio corrente, operano in pi aree daffari. Si tratta delle imprese che ne corso del loro sviluppo hanno deciso di compiere mosse di diversificazione aggiungendo alla gamma di prodotti sino a quel momento offerti una linea di prodotti molto diversa rispetto alle precedenti o entrando in un mercato con caratteristiche molto

disomogenee rispetto a quelle dei mercati in cui limpresa operava sino a quel momento. In sintesi, una combinazioni economica parziale una combinazione prodotto-mercato con propri caratteri distinti rispetto alle altre combinazioni prodotto-mercato attuate dalla stessa impresa. Le imprese che attuano contemporaneamente pi combinazioni economiche parziali sono chiamate imprese diversificate; i loro costi e ricavi, le attivit e le passivit, le entrate e le uscite, sono suscitati con caratteri propri da ciascuna delle combinazioni economiche parziali: da ci la necessit di doverle analizzare singolarmente. Spesso larticolazioni in combinazioni parziali si riflette anche sulla struttura organizzativa dellimpresa che diventa una struttura divisionale, ossia una struttura articolata per divisioni corrispondenti alle varie aree daffari; talvolta tuttavia la struttura organizzativa si articola a matrice coesistendo sia le unit organizzative che presiedano sia le coordinazioni che le combinazioni parziali. LE VARIATI PER DIVERSE CLASSI DI IMPRESE In funzione delle diverse classi di imprese, varia notevolmente il peso relativo delle varie operazioni. Schematicamente: gli acquisti di merci, la trasformazione tecnica e le vendite di merci sono operazioni tipiche delle imprese manifatturiere; le negoziazioni di acquisto e di vendita sono caratteristiche delle imprese commerciali; le negoziazioni di vendita di servizi sono tipiche delle imprese che offrono servizi come trasporti, sorveglianza, pulizia, pagamento; le negoziazioni di rischi particolari in posizioni di assunzione dei rischi sono le operazioni che caratterizzano le imprese di assicurazione; le negoziazioni di capitale di prestito in posizioni di acquisizione e di concessione sono tipiche degli intermediari finanziari, anche se possono avere notevole peso per altre categorie di imprese, e in generale per tutte le classi di istituti; le negoziazioni di conferimento di capitale di rischio sono diffuse tra tutte le imprese anche se sono tipiche di particolari imprese del settore finanziario; le operazioni di negoziazione di beni pubblici in posizione di cedenti sono tipiche dello Stato, ma possono anche riguardare imprese private che producono e cedono beni pubblici per conto dello Stato nonch istituti non profit. LARTICOLAZIONE DELLE COMBINAZIONI ECONOMICHE DELLO STATO IL RUOLO DELO STATO NELLA PRODUZIONE DEI BENI ECONOMICI Lo Stato interviene nei processi di produzione e di consumo di beni economici quando si presentano congiuntamente due condizioni: il bene economico considerato politicamente critico; lo Stato giudica che lasciando la produzione di quel bene a imprese private operanti secondo regole di mercato si otterrebbero esiti non positivi dal punto di vista politico. I beni economici politicamente critici sono quei beni che a parere dei governanti devono essere accessibili (ossia economicamente convenienti) a certe categorie di cittadini con un certo contenuto qualitativo garantito. Le 8 ragioni di tipo economico che sono evocare per spiegare lintervento dello Stato sono 1. lesistenza di beni pubblici puri, beni che presentano contemporaneamente i caratteri della non rivalit del consumo(il consumo da parte di una persona non impedisce ad un altro di utilizzarlo nello stesso momento) e della non escludibilit (non possibile escludere nessuno dal godimento di quel bene) es. difesa nazionale. Questo perch o per le imprese non conveniente produrre un bene simile oppure perch se dovesse decidere di finanziare con contributi volontari la sua produzione si verificherebbe il fenomeno del free-riding (perone che non partecipano al finanziamento del bene pubblico sapendo che ne potranno comunque fruire); se invece interviene lo Stato, che ha una forte capacit di imporre il pagamento dei tributi, allora possibile limitare questo fenomeno; 2. il formarsi di mercati non concorrenziali e in particolare di monopoli naturali. Si forma un monopolio quando le condizioni fisico-tecniche non rendono conveniente la coesistenza di pi imprese; di conseguenza il primo entrante acquisisce una posizioni di monopolio scalzabile. Le situazioni di monopolio naturale spingono limprenditore privato a fissare prezzi che massimizzano la sua redditivit ma non lutilit collettiva. Pertanto lo Stato interviene: a. subentrando direttamente nella produzione; b. lasciando che la produzione sia svolta da imprese private ma indirizzando i loro comportamenti con apposite regolamentazioni ed eventuali sussidi per garantire che il servizio sia esteso anche ad utenti non convenienti nellottica dellimpresa privata; 3. il diffuso fenomeno delle economie esterne, o esternalit. Si ha unesternalit ogniqualvolta un soggetto compie unazione che ha effetti (positivi o negativi) su un altro soggetto senza che quest ultimo pachi per tale effetto(se positivo) o riceva un indennizzo (se negativo). Quando un soggetto produce benefici per altri, e questi non ne sostengono il costo, siamo in presenza di esternalit positive; quando un soggetto produce danni a carico di altri, e questi non ne sono indennizzati, siamo in presenza di esternalit negative. Molti problemi di esternalit negative si risolvono tra le parti, mediante accordi privati, costituzioni di entit economiche come associazioni, cooperative, oppure applicando le leggi generali. Lo Stato inteviene quando: a. lestensione e la complessit delle relazioni tra le parti sono particolarmente elevate e le soluzioni private sono inefficaci; b. se si in presenza di estese e gravi esternalit negative giudicate politicamente non accettabili. In tal caso lo Stato interviene applicando multe e imposte, contributi a fronte della riduzione dellesternalit negativa e regolamentazioni progressivamente restrittive delle esternalit negative consentite (es. inquinamento ambientale).

4. 5.

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8.

lesistenza di mercati incompleti. Quando i mercati privati non offrono un bene o un servizio pur essendo il costo di produzione inferiore al prezzo che i consumatori dovrebbero pagare; le asimmetrie informative. In alcuni settori le informazioni sui prodotti sono molto critiche ma non fornite spontaneamente in maniera sufficiente oppure nonostante ci siano ma sono difficili da esplicitare, il cliente preferisce rivolgersi allo Stato; ridistribuire il reddito. Un mercato anche se efficiente pu produrre una distribuzione dei redditi non politicamente valida per lo Stato. Questo spiega ad esempio perch lo Stato intervenga nel produrre beni perfettamente privati come sanit e istruzione; egli infatti vuole garantire a tutte le persone tali beni indipendentemente dal loro reddito. Altre forme di ridistribuzione del reddito sono la distribuzione di incentivi e sussidi attraverso il sistema fiscale; imporre il consumo di beni di merito ossia di beni giudicati politicamente importanti ma che i singoli potrebbero decidere di non consumare in base alle loro preferenze individuali e in base al principio della massimizzazione del benessere individuale (es. istruzione elementare, cinture di sicurezza, medicina preventiva). ma prima dellattivit di supplente dei fallimenti dei mercati lo Stato deve garantire lefficacia del mercato, affinch questo funzioni correttamente. In questo caso il compito dello Stato definire con precisione i diritti di propriet e garantire lesecuzione dei contratti.

LE COMBINAZIONI ECONOMICHE PARZIALI Le grandi aree entro le quali opera lo Stato sono: difesa nazionale; giustizia; sicurezza pubblica; relazioni internazionali; istruzione e cultura; assistenza e previdenza; sanit ed igiene; trasporti e comunicazioni; sviluppo economico. In ognuna di esse lo Stato interviene offrendo una pluralit di prodotti (es. istruzione = vari gradi); tali prodotti sono destinati a varie categorie di cittadini in relazione alla loro et, salute, posizione lavorativa, nonch a diverse aree geografiche qualora lestensione territoriale dello Stati sia troppo ampia. LE MODALIT DI INTERVENTO DELLO STATO: LA GESTIONE CARATTERISTICA Il fatto che lo Stato intervenga o meno nei processi di produzione e di consumo dei beni non deriva solo dalla sua desiderabilit, ma anche perch egli soggetto a varie condizioni, in particolare al vincolo di scarse risorse a disposizione. Sempre lo Stato deve compiere delle scelte di priorit che lasciano scoperte alcune aree di intervento nonostante siano politicamente rilevanti. Le modalit fondamentali di intervento sono: la produzione, diretta o indiretta, dei beni; circa le oro modalit di produzione si danno varie situazioni a seconda della combinazione di questi elementi: o se lo Stato produce direttamente oppure in forma indiretta il bene (es. impresa posseduta dallo Stato, impresa che opera in concessione o comunque secondo le regole dello Stato); o le modalit di copertura dei relativi costi: i costi possono essere coperti da imposte non correlate al fatto di fruire il bene, da tasse o tariffe correlate alla fruizione del bene ma non proporzionalmente al costo e da tariffe invece proporzionate, con prezzi analoghi a quelli che potrebbero essere quelli privati. lemanazione di leggi e regolamenti, che regolano la produzione di beni pubblici da parte di soggetti privati. Quindi si fa riferimento a quella parte dellattivit di emanazione di norme pubbliche che direttamente influenza il soddisfacimento dei bisogni pubblici; in tal senso si distinguono norme che impongono divieti, autorizzazioni e regole di comportamento, e norme che impongono la produzione di beni pubblici da parte di soggetti privati; - i trasferimenti di mezzi monetari (sovvenzioni ed incentivi) in forme varie. Una parte rilevante della spesa pubblica infatti si attua tramite trasferimenti di mezzi monetari, ossia assegnando una parte dei mezzi monetari raccolti dallo Stato ad istituti che non fanno parte della pubblica amministrazione, quali famiglie ed imprese. I principi ai quali si ispirano questi trasferimenti sono schematicamente: o direttamente volti ad attuare ridistribuzioni di ricchezza. Esso solitamente rivolto alle famiglie nel campo dellassistenza, della sanit e della previdenza; o volti a finanziare attivit o ad adottare comportamenti giudicati di interesse pubblico. Esso solitamente rivolto ad imprese ed istituti privati ch svolgono attivit culturali e di ricerca scientifica. Le finalit sono quelle di favorire loccupazione in determinate aree, incentivare lindustrializzazione, promuovere ricerca in dati campi della scienza e promuovere iniziative culturali. da notare come le tre classi di operazioni che compongono la gestione caratteristica sono strettamente complementari in tutte le aree di intervento dello Stato. LA GESTIONE TRIBUTARIA Lo Stato ha la caratteristica di svolgere due gestioni tributarie: la gest tributaria passiva nella quale lo Stato come tutti gli altri istituti, paga varie categorie di tributi; la gest tributaria attiva mediante la quale lo Stato raccoglie tributi. Questa il complesso insieme di processi di determinazione, di accertamento e riscossione dei tributi che d luogo alla raccolta di mezzi monetari tipica delle aziende composte pubbliche.

Si ha la forma di prezzo quando il bene pubblico viene ceduto contro importi monetari unitari e complessivi che per modalit di determinazione e di liquidazione, e per livello, sono assimilabili ai prezzi che caratterizzano gli scambi di beni privati. Limposta dovuta in misura correlata non allintensit di uso dei beni pubblici ma alla capacit contributiva dei membri della collettivit e degli istituti di cui essi fanno parte. La gestione tributaria attiva delle aziende composte pubbliche pu essere considerata parte della gestione caratteristica delle stesse; limposizione dei tributi pu cio essere vista come la contropartita della produzione ed erogazione dei servizi pubblici. LA GESTIONE PATRIMONIALE, LA GESTIONE FINANZIARIA E LA GESTIONE ASSICURATIVA La gestione patrimoniale, cos come per le imprese, presuppone risparmio e comunque una disponibilit di risorse eccedenti le esigenze correnti della gestione caratteristica; tali condizioni si verificano raramente nelle realt dello Stato e delle sue articolazioni, che tendono piuttosto ad accumulare deficit patrimoniali. La gestione finanziaria ha grandissimo rilievo nelle combinazioni economiche delle aziende composte pubbliche per via della tendenza sistematica a deficit di gestione. Il fabbisogno finanziario delle aziende composte pubbliche coperto con varie forme di debiti di finanziamento: nel nostro Paese si ricorre allemissione di titoli di debito pubblico. Caratteristica dello Stato anche quella di poter ricorrere allemissione di moneta e a manovrare le riserve monetarie. La gestione assicurativa simile a quelle delle imprese in quanto devono essere coperte numerose classi di rischi particolari connessi alle varie coordinazioni e combinazioni parziali. LE ATTIVIT DI CONFIGURAZIONE DELLASSETTO ISTITUZIONALE, DI ORGANIZZAZIONE E DI RILEVAZIONE Lo Stato impegnato in complessi insiemi di operazioni che hanno per oggetto la configurazione dellassetto istituzionale. Di regola gli assetti istituzionali degli Stati evolvono progressivamente per aggiustamenti successivi; raramente si devono affrontare cambiamenti radicali, tuttavia le analisi e gli adattamenti sono continui, in riferimento a quesiti del tipo: in quali aree intervenire (sanit, cultura, istruzione), a favore di quali classi di cittadini e con quali strumenti; con quali forme dirette e indirette realizzare la produzione e lerogazione dei beni pubblici; se e quali parti del sistema privatizzare o nazionalizzare; con quali soggetti privati accordarsi e stipulare contratti al fine di assicurare servizi pubblici adeguati con costi accettabili; quanto interagire con le altre pubbliche amministrazioni di pari livello e di livello superiore o inferiore; come impostare il sistema fiscale affinch sia equo e corretto; quali tipi di rapporti instaurare con i conferenti di capitale di prestito; quali rapporti configurare con i prestatori di lavoro e con le loro rappresentanze sindacali; come strutturare le relazioni con i cittadini attraverso meccanismi del voto e della rappresentanza negli organi istituzionali. Per quanto riguarda le operazioni di organizzazione e di gestione del personale, lo Stato svolge operazioni molto simili a quelle delle imprese. Si tratta di impostare la struttura organizzative e i sistemi operativi in modo tale da assicurare buoni livelli di efficienza, di motivazione e di flessibilit organizzativa. Due importanti differenze rispetto alle imprese sono: - il rapporto molto speciale che si viene ad instaurare tra gli organi politici, formati da persone elette dai cittadini in base ai principi e agli interessi rappresentati, e gli organi amministrativi formati da persone assunte per le loro competenze tecniche.; il prevalere del principio della legalit (assicurare la corretta ed uniforme applicazione della legge) tipico delle amministrazioni pubbliche rispetto al principio dell0imprenditorialit tipico delle imprese. Le operazioni di rilevazione ed informazione dello Stato hanno logiche e configurazioni analoghe a quelle delle imprese con una peculiarit: i sistemi di rilevazione e di informazione devono rappresentare anche le dimensioni politiche e sociali degli obiettivi e dei risultati delle pubbliche amministrazioni, devono cio supportare i processi decisionali misurando esplicitamente anche tali aspetti.

LARTICOLAZIONE DELLE COMBINAZIONI ECONOMICHE DELLE FAMIGLIE IL RUOLO DELLE FAMIGLIE NEI SISTEMI EOCNOMICI Le famiglie sono tra i protagonisti essenziali dellA.E.. listituto nel quale si compie gran parte dellA.E. di consumo. La famiglia per anche listituto nellambito del quale si svolgono alcune parti essenziali della produzione economica e della predisposizione delle condizioni necessarie per il soddisfacimento dei bisogni delle persone. Le famiglie tendono ad esternalizzare molte attivit di produzione che prima erano svolte direttamente dai suoi stessi membri. Restano internalizzate quelle attivit che dal punto di vista etico e sociale sono le pi critiche, come leducazione dei figli, lassistenza ecc. LA GESTIONE CARATTERISTICA E LA GESTIONE PATRIMONIALE La gest caratteristica delle aziende familiari composta essenzialmente da: attivit di produzione e di redditi mediante lavoro esterno. I beni di consumo impiegati dalle famiglie sono acquisiti in larga misura dallesterno; ci comporta lesigenza di produrre redditi. Di regola la fonte primaria rappresentata dal lavoro esterno, ossia dal lavoro prestato dai membri nelle aziende di produzione ecc.; - attivit di lavoro interno alla famiglia. Nonostante prestino lavoro esterno, tutti i membri della famiglia prestano anche lavoro interno, con rilievo almeno pari a quello esterno.

attivit di consumo che si attua con lo svolgimento di una grande variet di operazioni e di processi. Linsieme delle operazioni dette di consumo deve essere inteso come un complesso insieme di operazioni di produzione cui si applicano notevoli volumi di lavoro interno. Le principali operazioni volte al consumo sono: negoziazioni di acquisto di beni di consumo, beni che possono essere immediatamente utilizzati per il consumo o che devono essere trasformati e combinati con altri, durevoli o a ciclo unico, complementari, fungibili, deperibili, immobili, ecc; operazioni di trasformazione tecnica di beni di consumo, riferita a trasformazione tecnica di merci, produzione interna di servizi, di educazione, di assistenza, di pulizia, di manutenzione; negoziazione di beni pubblici come istruzione, sanit e trasporti; operazioni di pagamenti connesse alle precedenti.

La gest patrimoniale, ossia limpiego del risparmio in investimenti destinati a produrre redditi addizionali a quelli derivanti dal lavoro esterno una parte della gestione caratteristica poich nella natura dellazienda familiare la produzione del risparmio e il suo investimento per la produzione di redditi. Spesso nulla o quanto meno trascurabile per via della ridotta capacit di risparmio; raramente dominante, qualora sia frutto di eredit, donazioni e di risparmio. In situazioni particolari i mezzi monetari necessari per lacquisto di beni di consumo possono derivare da varie forme di assistenza e di beneficienza. La gest patrimoniale si attua come: operazioni di investimento di mezzi monetari secondo forme varie; operazioni di impiego e di amministrazione degli investimenti: stipulazioni e registrazioni di contratti di affitto, interventi di manutenzione ordinaria con acquisti di merci e di servizi connessi a investimenti immobiliari; operazioni di negoziazione di rischi particolari connessi agli investimenti; operazioni di fruizione di servizi pubblici: registrazioni, attestati, certificazioni, ecc.; - operazioni di riscossione o pagamento connesse alle precedenti. Forme particolari di congiunzione tra produzione di redditi di lavoro e produzione di redditi di gestione patrimoniale si hanno nel caso delle aziende di produzione familiare, dove il cap. proprio ed il lavoro provengono totalmente dai membri della stessa famiglia. In queste situazioni una parte del patrimonio familiare investita nellimpresa familiare e dallimpresa familiare si traggono redditi misti di lavoro e di patrimonio. Un valido governo economico della famiglia condizione di armonico sviluppo della stessa anche negli aspetti sociali, etici e religiosi. Da qui la forte interconnessione tra fenomeni economici e non economici. LA GESTIONE FINANZIARIA, TRIBUTARIA E ASSICURATIVA La gestione finanziaria delle famiglie data dalle operazioni di negoziazione di credito di prestito con la formazione di debiti di finanziamento e dai connessi pagamenti e riscossioni per rimborsi ed interessi. Essa intesa come linsieme delle operazioni che indistintamente vanno a coprire i fabbisogni monetai non coperti per altra via. La gestione tributaria delle famiglie si compone delle operazioni di accertamento, di liquidazione e di pagamento dei tributi nelle loro differenti forme; dal punto di vista logico essa si origina dal fatto che la famiglia partecipa al consumo dei beni pubblici. Per quanto riguarda la gestione assicurativa, anche nelle famiglie sono significative le operazioni legate a rischi particolari, coperti con polizze assicurative su furti, incendi, responsabilit civili per danni a terzi, infortuni e assicurazioni sulla vita. LA CONFIGURAZIONE DELLASSETTO ISTITUZIONALE, LORGANIZZAZIONE E LA RILEVAZIONE In quanto istituto naturale e primario, la famiglia non comporta scelte importanti di configurazione dellassetto istituzionale. scelte pi critiche possono proporsi in merito al regime patrimoniale in occasione del matrimonio, alle relazioni con le famiglie dei parenti e degli affini, ad eventuali adozioni o affidamenti, ad eventuali intersezioni con imprese familiari. Lo stesso vale per organizzazione e rilevazione: il numero relativamente piccolo dei suoi membri non fa mai sorgere rilevanti problemi i organizzazione n di rilevazione. LARTICOLAZIONE DELLE COMBINAZIONI ECONOMICHE DEGLI ISTITUTI NON PROFIT IL RUOLO E LA RILEVANZA DEGLI ISTITUTI NON PROFIT Pu accadere che alcuni insiemi di persone giudichino utile e doveroso che certi insiemi di persone dispongano di beni che gli istituti esistenti (famiglie, imprese e Stato) non offrono nei modi ritenuti opportuni. In altri termini, si constatano temporanei fallimenti delle famiglie, dei mercati (imprese) e degli Stati nel garantire certi beni a certe categorie di persone a certe condizioni ad allora appaiono altri tipi di istituti, tra cui la variegata classe degli istituti non profit. La teoria economica propone come origine di tali istituti queste considerazioni: gli istituti non profit agiscono come produttori privati di beni pubblici per soddisfare la domanda di beni pubblici (a consumo non competitivo e no escludibili) non coperti dallo Stato (perch interessa gruppi piccoli di persone o perch lo Stato limita il volume dellofferta); - quando gli utenti sono in difficolt nel valutare la quantit, la qualit e lappropriatezza di un bene, ossia in caso di forte asimmetria informativa dato che unimpresa privata potrebbe tentare di trarne vantaggio economico utilizzando comportamenti opportunistici; per poter godere di vantaggi normativi che di regola gli Stati concedono a questi istituti (fiscali, tariffe agevolate, lavoro flessibile, ecc);

in alcuni casi perch gli utenti preferiscono una gestione diretta in forma di istituto non profit anzich rivolgersi ad unimpresa privata. Tale fenomeno prende il nome di controllo diretto da parte del consumatore.

LA GESTIONE CARATTERISTICA E TRIBUTARIA In molti istituti non profit la gest caratteristica largamente assimilabile a quella di unimpresa, ovvero alla gest di un istituto di produzione: si acquistano input, si trasformano tecnicamente, e si cedono i prodotti ai clienti che pagano contributi simili a prezzi. Altri istituti non profit sono istituti di produzione e di consumo, dove accanto allattivit di produzione c quella di consumo in quanto i destinatari della produzione sono i membri stessi dellistituto. In altri casi ancora la gestione di pura erogazione: il caso degli enti di beneficienza dove non avvengono rilevanti processi di trasformazione tecnica, ma prevalgono i trasferimenti. Molti istituti non profit nonostante siano cos vari sono accomunati da uno stesso nucleo di attivit, che consiste nella raccolta dei contributi, delle donazioni e delle agevolazioni necessari per coprire il disequilibrio tra i costi sostenuti e i ricavi realizzati a fronte di singole prestazioni. Le principali forme di copertura di tale disequilibrio sono: i contributi degli associati conferiti indipendentemente dalla fruizione di singole prestazioni; il lavoro volontario fornito da associati e non; le donazioni di benefattori privati; condizioni favorevoli nel ricorso al cap. di prestito: tassi di interesse bassi e tempi di rimborso lunghi; i contributi statali; agevolazioni fiscali e amministrative: esenzione dai particolari tributi e obblighi amministrativi. Per il singolo istituto lideale sarebbe quello di poter contare con certezza su flussi stabili di lungo periodo e di essere perfettamente libero di destinare i contributi a differenti impieghi nellambito dei fini dellistituto: dal punto di vista dei donatori invece, si preferisce mantenere la libert di decidere se rinnovare o meno le donazioni nel tempo e per assicurarsi che il contributo sia destinato ad un impiego specifico talvolta i donatori chiedono che il loro nome sia associato allistituto o a qualche suo elemento visibile. La gestione tributaria degli istituti non profit strettamente connessa alla gestione caratteristica poich molti istituti godono di vantaggi fiscali e sono contribuiti dallo Stato. Si ricorda che i contributi forniti di benefattori sono interpretati come prezzi che essi sono disposti a pagare affinch gli istituti non profit producano ed offrano determinati beni a determinati destinatari; quindi i donatori privati scelgono, tra le alternative possibili, a quale istituto non profit offrire i propri contributi. Cos i vari istituti sono messi in concorrenza: chi gestisce al meglio la raccolta dei contributi sa che lefficacia del suo operato dipende anche dalla capacit di realizzare appropriate azioni di marketing che mettano in evidenza la desiderabilit etica e politica dellattivit svolta. LA GESTIONE PATRIMONIALE, FINANZIARIA E ASSICURATIVA Per la gran parte degli istituti non profit la gestione patrimoniale del tutto trascurabile poich non si forma risparmio e non ci sono mezzi da investire per ottenere redditi addizionali rispetto a quelli prodotti dalla gestione caratteristica. Tuttavia la gestione patrimoniale in alcuni casi diventa centrale e ci accade quando listituto non profit al momento della sua fondazione o successivamente in altre occasioni, riceve in dotazione patrimoni destinati solo alla produzione di redditi periodici a sostegno della gestione caratteristica. Anche la gestione finanziaria assume caratteri speciali. Due aspetti sono significativi: la capacit degli istituti non profit di ricorrere a cap. di prestito piuttosto limitata perch limitata la capacit di garantire puntuali rimborsi per importi significativi; gli istituti non profit possono godere di condizioni particolarmente vantaggiose da parte di finanziatori che effettuano in pratica donazioni allistituto. Anche negli istituti non profit la gestione assicurativa molto simile a quella delle imprese. Lincidenza economica di questa gestione pu essere particolarmente forte quando listituto proprietario di grandi patrimoni immobiliari e artistici e quando svolge la propria attivit nel campo medico e ospedaliero. LE ATTIVIT DI CONFIGURAZIONE DELLASSETTO ISTITUZIONALE, DI ORGANIZZAZIONE E DI RILEVAZIONE La configurazione dellassetto istituzionale particolarmente in quando i soggetti forniscono contributi e non usufruiscono dei servizi erogati dallistituto stesso diventano numerosi e disomogenei; in tal caso diventa particolarmente problematico assicurare a tali soggetti il necessario grado di controllo sulla destinazione e sul buon senso delle risorse conferite e diventano problematiche anche le scelte collettive di governo economico. Le finalit essenziali da mettere a punto sono: costruire e proteggere limmagine di affidabilit dellistituto; garantire elevati livello di autonomia per lazione dello stesso. Le operazioni relative allorganizzazione e alla gestione del personale devono essere condotte in modo tale da realizzare buoni risultati di efficienza basati su elevati livelli di motivazione delle persone; due sono le esigenze importanti in questi istituti: - tenere alta la tensione rispetto allefficienza, tensione che potrebbe allentarsi dato che mancano forti attese di produzione di risultati reddituali da distribuire; garantire nella forma e nella sostanza massima correttezza dei comportanti in modo tale da salvaguardare limmagine di affidabilit dellistituto. Le operazioni di rilevazione e informazione devono concorrere a rafforzare laffidabilit e laccountability dellistituto.

LE RELAZIONI ECONOMICHE TRA LE VARIE CLASSI DI ISTITUTI: LO SCAMBIO LE RELAZIONI TRA LE VARIE CLASSI DI ISTITUTI Le aziende un quanto ordine economico di istituti sono tra loro legate da relazioni molteplici e di varia natura. Tra tutte le classi di aziende si d una generale relazione di complementariet per il comune concorso allattuazione dei complessivi processi economici di produzione e di consumo; lattivit complementare di pi aziende sempre necessaria per la realizzazione del bene comune di insiemi di persone. Si manifestano variazioni significative dei ruoli relativi svolti dalle varie categorie di aziende: ci porta ad una complementariet di carattere dinamico delle aziende. Le strette relazioni tra insiemi di aziende sono determinate anche dalla partecipazione contemporanea di ciascuna persona alle aziende di pi istituti. Le aziende si riuniscono in aggregati variamente formalizzati; si pu intendere in pratica che le famiglie costituiscono la base di vari aggregati parziali intermedi, quali istituti pubblici locali, che a loro volta confluiscono per parti negli aggregati nazionali ed internazionali. Tali relazioni interaziendali si manifestano soprattutto in forma di: prestazioni di lavoro di membri di famiglie presso aziende di produzione, aziende composte pubbliche, aziende non profit, altre aziende familiari; corrispondenti flussi di rimunerazioni di lavoro dalle aziende di produzione, composte pubbliche e np verso le aziende familiari; apporti di cap. di risparmio di aziende familiari verso le aziende di produzione; corrispondenti flussi di rimunerazioni (quote di utili, interessi) e di rimborsi; cessioni di beni privati dalle aziende di produzione e dalle aziende np verso le aziende familiari e le aziende composte pubbliche; corrispondenti flussi monetari di pagamenti e di riscossione determinati dai prezzi unitari e dai volumi di merci o servizi scambiati; versamenti di contributi e donazioni a favore di aziende np; flussi di cap. di prestito da aziende di produzione verso az famil, az composte pubbliche e az np; corrispondenti flussi di rimunerazione e di rimborso; trasferimenti di rischi parziali da tutti i tipi di aziende verso aziende del settore dellassicurazione e rimborsi a fronte di sinistri; corrispondenti flussi di premi; pagamenti di tributi a favore di az composte pubbliche; erogazioni di beni pubblici dalle az composte pubbliche verso az famil, di produz e np. LO SCAMBIO Lo scambio origina vaste e fondamentali classi di relazioni interaziendali. Mediante lo scambio si attuano i trasferimenti di beni privati a titolo oneroso e si originano le relazioni di credito di prestito e di assicurazione. Tuttavia ci sono altre classi di relazioni interaziendali e di trasferimenti diversi dallo scambio come i trasferimenti di cap. di rischio, di lavoro e di beni pubblici, dei trasferimenti di beni privati a titolo non oneroso e dei trasferimenti impliciti. Lo scambio caratterizza le economie di mercato fondate sulla specializzazione economica e sulla propriet privata e pubblica. In tali contesti si applica lo scambio monetario, ovvero quando un corrispettivo moneta o credito monetario. Gli scambi si attuano tra aziende, non tra singole persone; ci significa che le valutazioni di convenienza economica sono riferita non ad interessi individuali, ma ad interessi ed obiettivi dazienda. I singoli scambi attuati da unazienda fanno parte delle complessive combinazioni economiche della stessa. Si producono valutazioni scorrette se lo scambio inteso come accadimento isolato nel tempo e nello spazio ed attuato da singole persone. La quantit di moneta o credito monetario ceduta allazienda venditrice definita dal prezzo, ossia dal valore monetario attribuito alle condizioni di produzione e di consumo acquisite. Si distingue prezzo complessivo da prezzo unitario; il prezzo unitario riferito allunit di misura delle condizioni di produzione e di consumo cedute ed acquistate; il valore unitario di scambio attribuito a tali condizioni; si tratta di prezzo costo per lazienda compratrice e di prezzo-ricavo per lazienda venditrice. Il prezzo unitario solo una delle condizioni di scambio; infatti ogni scambio anche condizionato da quantit di merci, disponibilit monetarie, rischi negoziati, qualit, tempi, luoghi, modalit di trasporto e di consegna, di regolamento. La teoria dello scambio strettamente connessa alla teoria della moneta. La moneta mezzo abituale di regolamento degli scambi, ossia il mezzo di pagamento accettato comunemente negli scambi. Nella costruzione del sistema di valori dellazienda (reddito desercizio e patrimonio di funzionamento) si distinguono: - valori numerari e sono tutti quei valori dellazienda che esprimono strumenti di regolamento degli scambi, mezzo cio che caratteristicamente sorgono per la funzione tipica di moneta, assumono attributo numerario (crediti, debiti, di regolamento, disponibilit di cassa); valori non numerari, ovvero tutti gli altri valori che non sono strumenti di regolamento (costi e ricavi di varia natura, debiti e crediti di prestito). Le operazioni di scambio originano varie forme di credito. Quando nello scambio le prestazioni non sono eseguite contestualmente, si ha il credito; lazienda che anticipa la propria prestazione creditrice nei confronti dellaltra che diventa debitrice. In caso di scambio monetario generalmente la prestazione differita rappresentata dal pagamento della quantit di moneta corrispondente al prezzo complessivo e cos si ha il credito monetario. Se la prestazione differita ha per oggetto un bene, si ha credito in natura. Il credito monetario, quando mezzo temporaneo di regolamento dello scambio, assume la qualificazione di credito di regolamentooppure di credito numerario. Diverso invece il credito di prestito o credito non numerario: esso sorge come corrispettivo della disponibilit di una data quantit di moneta per un determinato periodo di tempo (debito per lazienda che

acquisisce la disponibilit). Nelle negoziazioni di credito di prestito il prezzo rappresentato dallinteresse variamente determinato e regolato, riferito a durata e volume del prestito.

4 GLI ASSETTI ISTITUZIONALI UN MODELLO GENERALE Listituo visto come un insieme di soggetti che offrono contributi e che ricevono ricompense o traggono benefici. Tali soggetti formano la categoria dei portatori di interessi. Per la vita duratura di un istituo necessario un governo unitario. Esso deve essere unitario in due aspetti: i contributi di tutti i soggetti devono essere combinati ed organizzati secondo un disegno unitario perch si persegua efficacemente il bene comune; occorre che ogni portatore di interessi conosca il disegno unitario ed esegua correttamente il suo compito; la responsabilit delle decisioni ultime deve essere attribuita ad un solo organo perch si rispetti il principio dellunit di governo. Ogni istituto deve essere guidato in modo tale che tutti i portatori di interessi, i loro contributi e le relative ricompense si compongano in un sistema unitario che perduri nel tempo. Per realizzare un efficace governo occorre; decidere a quali insiemi di soggetti assegnare il diritto-dovere di governare. Si denomini come soggetto di istituto linsieme delle persone alle quali si assegna il diritto-dovere di governare direttamente o mediante rappresentanti listituto; esplicare a quali finalit ed obiettivi debba ispirarsi lazione del soggetto di istituto, quindi stabilire quali siano i fini istituzionali; configurare gli organi ed i meccanismi di governo che consentano unefficace azione di governo dellistituto, quindi individuare la struttura di governo. Combinando tali elementi si ottiene lassetto istituzionale, definito come la configurazione dei portatori di interessi nei confronti dellistituto, dei contributi che tali soggetti forniscono allazienda, delle ricompense e dei benefici che ne ottengono e della combinazione del soggetto di istituto, dei fini istituzionali e della struttura di governo. Lassetto istituzionale identifica i soggetti primari e le regole del gioco fondamentali dellistituto e dellazienda ad esso corrispondente; per tale ragione lassetto istituzionale elemento sovraordinato della struttura dellazienda. I SISTEMI DI INTERESSI CONVERGENTI NEGLI ISTITUTI facile costatare che: attorno a ciascun istituto si configura sempre una vasta gamma di interessi di varia natura: economici, morali, sociali; i vari insiemi di interessi sono parzialmente in competizione tra loro; il pieno soddisfacimento degli uni pu richiedere il sacrificio di altri. Ci pu accadere anche tra le attese del singolo soggetto;

i contributi provenienti dai vari soggetti sono complementari, ma si possono manifestare anche parziali fungibilit, con conseguente parziale fungibilit tra i soggetti; alcune relazioni sono assimilabili a scambi tra specifiche prestazioni reciproche mentre in altri casi c strutturalmente asimmetria tra ci che il soggetto d e ci che il soggetto riceve); le varie relazioni sono caratterizzate da differenti rapporti di forza; essenziale valutare la forza contrattuale dei soggetti, che dipende dal grado di concentrazione della domanda e dellofferta, dagli investimenti specifici e dalleventuale asimmetria tra le parti; molte attese dei soggetti in gioco sono attese implicite, ovvero sottintese ma non dichiarate perch ci sono per consuetudine.

IL SISTEMA DEGLI INTERESSI CONVERGENTI NELLIMPRESA Le principali classi di soggetti che offrono contributi alle imprese e che ne ottengono ricompense sono i seguenti: i prestatori di lavoro: conferiscono lavoro quantificabile in termini di: tempo dedicato allimpresa; competenze possedute e messe a disposizione dellimpresa; impegno ed energia profusi nellattivit lavorativa; imprenditorialit e creativit espressi nello svolgimento dei compiti loro assegnati; risultati conseguiti. In cambio essi si aspettano dallimpresa: una remunerazione periodica e differita coerente con le remunerazioni offerte dalle altre imprese per mansioni, potenze e risultati analoghi; condizioni fisiche e sociali di lavoro positive; relativa stabilit del rapporto di lavoro con chiare condizioni di dimissione e di licenziamento; la possibilit di svolgere mansioni ricche di contenuto ed occasioni di apprendimento; stimoli ed iniziative di sviluppo delle competenze professionali come addestramenti; prospettive di progressione della carriera; possibilit di poter influenzare alcune classi dellimpresa mediante associazioni sindacali. Limpresa, per contro, nutre nei confronti dei prestatori di lavoro, attese di: lealt, obbedienza nellambito di quanto previsto dal contratto di lavoro; elevato impegno, disponibilit al cambiamento; orientamento sia agli obiettivi della posizione sia a quelli generali aziendali; rispetto per le leggi e le norme interne; apertura alla socializzazione con gli altri prestatori di lavoro. I rapporti di lavoro sono regolati da vari insiemi di norme di legge, regolamenti, contratti collettivi, contratti aziendali e contratti individuali. Tali contratti espliciti regolano numerosi aspetti del rapporto di lavoro e prevedono attese reciproche in merito allintensit dellimpiego nel lavoro, alla qualit del contesto sociale, ai tempi di carriera, ecc. molto importante anche il dibattito circa il merito al se e al come il risultato reddituale residuale delle imprese capitalistiche debba essere totalmente assegnato ai conferenti del cap. di rischio o in parte anche ai prestatori di lavoro, distribuzione che potrebbe essere sia esplicita che implicita. I conferenti di capitale di rischio: conferiscono mezzi monetari a titolo di cap. proprio soggetto al rischio generale dimpresa. I conferenti hanno diritto agli utili via via prodotti dallimpresa e possono cedere liberamente i loro diritti vendendo le proprie quote di cap. di rischio; in caso di cessazione dellattivit dellazienda e di liquidazione della stessa, ciascun conferente di cap. di rischio ha diritto ad una quota del patrimonio che residua dopo aver soddisfatto tutti gli obblighi nei confronti della altre parti. Essi si aspettano una remunerazione composta da due parti: la liquidazione periodica degli utili (in toto o in parte) conseguiti dallimpresa; un guadagno in conto capitale rappresentato dalla differenza tra quanto conferito e quanto realizzato al momento della cessione delle proprie quote o al momento della liquidazione dellimpresa. Naturalmente tale remunerazione incerta e potrebbe anche essere rappresentata da una perdita. I conferenti di cap. di rischio sono coloro che hanno il diritto-dovere di governare economicamente limpresa. Schematicamente le attese dei conferenti di cap. di rischio sono: una remunerazione del cap. di rischio soddisfacente rispetto a quella ottenibile cono investimenti alternativi tenuto conto del livello di liquidit e del rischio; un adeguato livello di liquidit dellinvestimento, ossia la possibilit di cedere le proprie quote in tempi e condizioni convenienti; la possibilit di influenzare e controllare efficacemente i comportamenti delle persone che esercitano il governo dellimpresa. Tuttavia esistono diverse categorie di conferenti di cap. di rischio in funzione di alcune differenze: negoziabilit delle quote di capitale, se queste sono acquistabili e vendibili in ogni momento oppure se ci si trova in imprese a cap. chiuso dove molto difficile acquistarle o venderle; numerosit dei conferenti, se vi una pluralit di conferenti oppure se questo unico cos da detenere un forte controllo sullimpresa; natura giuridica dei conferenti (famiglie, imprese, Statoecc); partecipazione diretta o indiretta dei conferenti al governo economico dellimpresa; grado di concentrazione del rischio del soggetto; eventuale appartenenza dellimpresa ad un gruppo di imprese dove questa una controllata o una controllante. I fornitori apportano allimpresa condizioni di produzione di varia natura (impianti, mp, servizi) secondo una pluralit di condizioni di scambio; la qualit dei beni, i volumi, i prezzi unitari e complessivi, i tempi e i modi di consegna e di pagamento. I rapporti tra impresa e fornitori pu essere riferito ad uno o rari scambi oppure a

continui e frequenti scambi. Le relazioni stabili tendono a produrre alti livelli di conoscenza e ci conduce alla riduzione dei costi di transazione che sono molto rilevanti in questi scambi. Le attese dellimpresa cliente sono; qualit del bene corrispondente alle proprie esigenze; prezzo contenuto e tempi di pagamento non troppo brevi; consegna pronta e tempestiva; garanzie ampie e durature; le attese dellimpresa fornitrice invece sono: conoscenza anticipata e bassa variabilit della qualit, dei tempi e dei volumi di beni richiesti dal cliente; continuit del rapporto di fornitura; prezzi e altre condizioni economiche sufficientemente remunerative. Ci sono casi particolari nei rapporti tra clienti e fornitori come: esistenza di monopoli o oligopoli dove i rapporti di forza sono molto sbilanciati; presenza di investimenti specifici da una delle due parti, quindi il rischio di perdere tutto in caso di fallimento del rapporto o comunque presenza di una situazione di maggiore debolezza dovuta al timore; forte asimmetria informativa. I conferenti di capitale di prestito apportano mezzi monetari che sono messi a disposizione dellimpresa per un dato periodo di tempo a fronte dellimpegno di rimborso del cap. e del pagamento di interessi nella misura e nei tempi prestabiliti. Le attese delle imprese che ricorrono al cap. di prestito sono: condizioni generali ( tassi di interesse, tempi di rimborso, garanzie, provvigioni) favorevoli e allineate a quelle di mercato; variet e flessibilit delle modalit di finanziamento in relazione alle proprie esigenze specifiche; supporto tecnico per la scelta delle forme di finanziamento pi convenienti; disponibilit da parte dei finanziatori ad una relazione duratura e di sostegno sia nelle fasi di rapida crescita che in quelle di difficolt. Le attese dei finanziatori sono principalmente: trasparenza dellimpresa finanziata, sua solidit patrimoniale e redditivit tali da garantire il rimborso della quota prestata. Il rapporto tra impresa e conferente di cap. di prestito speciale in due circostanze: quando il finanziatore ha investito una quota molto rilevante delle proprie disponibilit nellimpresa di riferimento e questa si trova in situazioni di tensione reddituale o monetaria. In tal caso il finanziatore chieder di partecipare direttamente alle scelte di governo dellimpresa; quando la forma tecnica del finanziamento prevede la possibilit che il prestito si trasformi in cap. di rischio; il caso dei prestiti obbligazionari convertibili. Le imprese di assicurazione coprono rischi particolari (furti, incendi) delle imprese clienti a fronte di premi. Il contenuto del rapporto tra assicurato e assicuratore varia notevolmente in relazione al grado di prevedibilit dei possibili sinistri; inoltre abbiamo dei rischi standard con casi molto omogenei e dei rischi speciali per i quali difficile prevedere anticipatamente la probabilit del verificarsi del sinistro e valutare posticipatamente lentit dello stesso. In queste situazioni di incertezza ci sono due comportamenti opportunistici: - da una parte la selezione avversa per cui i soggetti che hanno elevati rischi tendono ad assicurarsi pagando premi standard; - dallaltra il fenomeno dellazzardo morale per cui in caso di sinistro lassicurato esagera nella valutazione del danno per ottenere un rimborso pi elevato. I clienti acquistano i beni prodotti dallimpresa e gestiscono il loro rapporto secondo molteplici condizioni dello scambio (valgono le stesse cose del fornitore). Gli alleati istituzionali sono le imprese partner in aggregati quali i gruppi di imprese, i consorzi, le joint ventures, i cartelli, le reti di franchising. I flussi di contributi e di ricompense sono molto vari in relazione al tipo di alleanza. Ad esempio si pensi a controllate e controllanti; le relazioni sono molto intense e complesse a tal punto da esserci relazioni di fornitura. Comunque tra questi tipi di soggetti le relazioni sono tantissime a tal punto da renderle molto complesse; si ricordi infatti che: moltissime imprese fanno parte di una molteplicit di alleanze e quindi devono gestire molteplici relazioni con diversi alleati istituzionali; queste relazioni hanno un peso determinante nelle scelte strategiche delle imprese. I concorrenti attuali (e potenziali) sono le imprese che offrono (o potrebbero offrire) prodotti analoghi a quelli della nostra impresa in mercati nei quali essa opera (o potrebbe operare). Si potrebbe pensare che tra concorrenti ci sia unaspra rivalit; in realt tante imprese concorrono tenendo presente che: la competizione deve essere leale; ci sono molti casi in cui ai concorrenti conviene allearsi per realizzare specifici obiettivi o specifici progetti attraverso ad esempio la formazione di un consorzio; spesso per tutelare il consumatore lo Stato ad intervenire regolando direttamente lo specifico settore. Lo Stato sempre legato alle imprese da una moltitudine di rapporti che danno luogo a differenti insiemi di contributi, di ricompense e di attese. Un vari rapporti dello Stato con le imprese sono: produttore ed erogatore di beni pubblici; precettore equo e corretto di tributi; regolatore del comportamento delle imprese mediante lemanazione di norme e la gestione delle autorizzazioni;

dispensatore di incentivi finanziari e fiscali; cliente con rapporti molto delicati, trasparenti e corretti.

Le collettivit locali istaurano relazioni particolarmente significative con le imprese che hanno un ruolo economico, talvolta dominante, nelle stesse. Ad esempio se limpresa da lavoro ad una quota rilevante di abitanti di una certa area geografica; la collettivit si aspetta benessere inteso come posti di lavoro disponibili, sostegno ed iniziative culturali, religiose e sociali. Limpresa si attende livelli particolarmente elevati di impegno e fedelt delle persone che vi lavorano. IL SISTEMA DEGLI INTERESSI CONVERGENTI NELLA FAMIGLIA I primi portatori di interessi di una famiglia sono i membri della famiglia stessa, con attese complesse e di varia natura. Se prendiamo le attese economiche, esse consistono nellattuazione di consumi di beni privati e pubblici secondo intensit, tempi e modalit giudicati soddisfacenti dai membri della famiglia. naturale che i consumi attuati in un certo tempo sono soddisfacenti se percepiti come progresso significativo rispetto allesperienza del tempo passato e se allineati a quelli delle famiglie analoghe per origine e per configurazione. Il fine immediato dei consumi strettamente connesso al conseguimento di redditi di lavoro e di gestione patrimoniale atti a coprire i consumi e i tributi dellesercizio e tali da consentire un risparmio da destinare alla conservazione e allincremento del patrimonio de reddito e da rivalutazione. La formazione di risparmio indicatore significativo, ma anchesso relativo cos come per i livelli di consumo; le possibilit e le attese variano significativamente a seconda che la famiglia sia stata costituita recentemente oppure da molti anni, che abbia un grosso patrimonio disponibile al momento della sua formazione o che sia stato acquisito successivamente per eredit o donazione. Spesso anche lassetto istituzionale pu essere qualificato da forme di relazioni interaziendali come ad esempio relazioni derivanti da rapporti di parentela. Speciali relazioni tra istituti si danno nel caso in cui i membri di una stessa famiglia siano i prestatori di lavoro ed i conferenti di capitale esclusivi o quasi di unazienda di produzione (impresa familiare); le strutture e le scelte dellazienda familiare in se e dellimpresa familiare sono congiunte. Molte famiglie ricorrono anche alla collaborazioni di prestatori di lavoro per lo svolgimento di lavori domestici ma anche per attivit di assistenza e di educazione dei membri della famiglia, nonch per il supporto ala gestione patrimoniale. IL SISTEMA DEGLI INTERESSI CONVERGENTI NELLO STATO I portatori primari di attese sono i cittadini che, in generale, si aspettano di poter disporre di beni pubblici (difesa, giustizia, sanit istruzione) atti, per volume e qualit, a soddisfare i loro bisogni. Per contro, lo Stato si aspetta che tutti i cittadini contribuiscano ala copertura dei costi di produzione dei beni pubblici rispettando lealmente le norme del sistema tributario. Varie categorie (famiglie, imprese, inp) inoltre si attendono sussidi e incentivi di varia specie oltre che allemanazione di leggi favorevoli al soddisfacimento dei loro bisogni. La gestione da parte dello Stato di questo sistema di attese problematica poich: differenti categorie di cittadini hanno differenti attese non sempre compatibili tra loro; i vari servizi pubblici sono in competizione tra loro poich risorse investire in uno di essi sono sottratte agli altri; la propensione dei cittadini allelusione e allevasione fiscale ancora molto diffusa anche nei Paesi progrediti. Tra lo Stato e i cittadini si instaurano importanti relazioni economiche anche per quanto riguarda i conferimenti di capitale di prestito; infatti tutte le amministrazioni statali fanno ricorso al debito pubblico per coprire i deficit e rilevanti quote dei risparmi dei cittadini sono investite in forma di conferimenti di capitale di prestito allo Stato. Questo rapporto si distingue per lipotesi che lo Stato non garantisce una solvibilit assoluta. Tutti gli Stati impiegano numerosi prestatori di lavoro: le attese sono simili a quelle rivolte alle imprese, ma con accentuazioni sulla stabilit del posto di lavoro, sullintensit dellimpegno richiesto e sui livelli retributivi. Altro sistema di attese quello che lega lo Stato alle numerosissime entit parziali e locali nelle quali esso si articola, e alle numerose organizzazioni politiche e sopranazionali (ONU, UE). Tali relazioni sono particolarmente critiche perch: tra tutti questi enti si muovono ingenti flussi di mezzi monetari; praticamente tutti gli interventi pubblici si possono realizzare solo con il consenso e il contributo di numerosi soggetti pubblici. Ed una cattiva integrazione di queste reti di rapporti pu produrre gravi sprechi di risorse e altrettanto gravi blocchi decisionali. Gli Stati possono anche decidere di produrre beni privati attraverso imprese delle quali detengono la totalit o la maggioranza del capitale di rischio: le imprese pubbliche. Lo Stato si aspetta che tali imprese siano efficienti ed operino secondo economicit, mentre queste si aspettano adeguati volumi di capitale di rischio ed ambiti di manovra coerenti con gli obiettivi di economicit. IL SISTEMA DEGLI INTERESSI CONVERGENTI NEGLI INP Le principali classi di soggetti che offrono contributi ad un inp e che ne ottengono ricompense sono i seguenti: i soci fondatori ed i principali finanziatori che sentono con particolare intensit il bisogno di tutelare certe parti del patrimonio artistico e ambientale e per soddisfare tale bisogno sono disposti a conferire mezzi monetari ed energie personali. Si aspettano che linp riesca a compiere interventi importanti per la tutela del patrimonio e si aspettano che tali interventi risultino visibili e siano apprezzati da insiemi di persone pi ampi possibile. La collettivit in generale valuta positivamente gli interventi realizzati e programmati dal nostro inp. Lo Stato si fa interprete di tale apprezzamento e fornisce contributi in forme varie. Ovvio che sia lo Stato che la collettivit in generale si aspettano che tali risorse siano utilizzate esclusivamente per le finalit dichiarate, con massima efficienza e trasparenza. I cittadini che decidono di fornire direttamente i propri contributi sotto forma di mezzi monetari o di lavoro volontario. Tra laltro sia i cittadini che lo Stato si aspettano anche che si possano affiancare ai fondatori nel governo dellistituto se diventano i principali fornitore di contributi.

Gli inp concorrenti che svolgono attivit analoghe allinp preso in considerazione sia per finalit che per risorse. LINTEGRAZIONE DEI CONTRIBUTI: IL SOGGETTO ECONOMICO LINTEGRAZIONE DINAMICA DEI CONTRIBUTI Affinch gli istituti possano avere una vita economica duratura occorre che tra tutti i soggetti si istaurino relazioni di cooperazione; solo per tale via i contributi dei vari soggetti si rendono disponibili in forme atte a produrre ricompese adeguate per tutti i portatori di interessi. Lintegrazione dinamica dei contributi una condizione di economicit. La cooperazione, lintegrazione armonica dei soggetti, dei contributi e delle ricompense sono condizioni essenziali di efficienza, ma che non si attuano n spontaneamente, n agevolmente. I vantaggi dellintegrazione, che vede tutti i soggetti istaurare relazioni trasparenti di fiducia e cooperazione, senza che si manifestino comportamenti opportunistici, producono la riduzione dei costi aziendali, incrementi dei valori degli output e solide basi per lo sviluppo futuro. Pi in dettaglio, un assetto di alta integrazione produce: bassi costi di transazione con soggetti esterni; bassi costi di coordinamento interno; bassi prezzi-costo degli input; i conferenti di contributi effettuano senza remore investimenti specifici e trasferiscono al nostro istituto parte dei risparmi nei loro costi di transazione; migliori qualit, personalizzazioni e flessibilit degli input; elevato impegno di tutti i soggetti; maggiore soddisfazione dei bisogni di socialit delle persone e maggiore motivazione; processi di apprendimento collettivo allinterno dellazienda pi estesi e pi efficienti. Ma per realizzare un buon livello di integrazione occorre anche superare vai ostacoli, in particolare: - in generale il fenomeno della specializzazione economica fa si che gli istituti operino con il contributo di una pluralit di soggetti, ciascuno dei quali apporta proprie risorse e competenze e svolge un certo insieme di attivit; queste risorse, competenze e attivit sono complementari, ma i vari soggetti hanno obiettivi differenti e quindi differenti ipotesi in merito alla combinazione ottimale dei vali elementi. necessario quindi un disegno complessivo che ne assicuri la coerenza ed indispensabile che i soggetti aderiscano al disegno complessivo. - Le attese di rimunerazione dei soggetti che apportano contributi sottostanno, nel loro insieme, al vincolo delle risorse limitate; i vari soggetti sono dunque in competizione nellottenimento delle rimunerazioni; - Sempre si opera in condizioni di informazione incompleta e di incertezza circa il futuro; quindi ladesione dei vari soggetti al disegno complessivo condizionata da: o Il fatto che tale disegno ex ante, quindi il frutto della miglior previsione possibile di chi governa listituto, ma nessuno pu garantire che sia il disegno complessivo migliore in assoluto; o Non sempre e non tutti i contributi e le ricompense sono misurabili oggettivamente; o In considerazione dellincertezza, le persone possono prendersi delle cautele, applicare delle astuzie e mettere in atto comportamenti opportunistici; o La realt ex post sar parzialmente diversa da quella prevista dal disegno complessivo; - Gran parte dei risultati ottenuti da un istituto ha la natura di risultati congiunti derivanti dal lavoro di squadra; non logicamente o praticamente possibile determinare univocamente il valore dei contributi dei singoli soggetti e quindi le eque retribuzioni spettanti a ciascuno di loro; - Il lavoro di gruppo e lincertezza producono sempre un risultato residuale (positivo o negativo) ed sempre problematico decidere quali soggetti ed in quali forme debbano godere o patire di tali risultati; I vari soggetti che partecipano alla vita dellistituto hanno differenti propensioni al rischio e sopportano diversi livelli di rischio; pertanto i soggetti hanno in gioco una parte pi o meno grande dei propri interessi e sono legati allistituto da investimenti specifici pi o meno elevati. Per cercare di realizzare lobiettivo dellintegrazione si agisce su vari insiemi di leve, come: - lassegnazione del diritto-dovere di governo dellistituto ad un insieme di soggetti; si formano cos gli organi massimi di governo degli istituti che fissano le linee guida, prendono le decisioni di fondo, guidano il comportamento delle persone coinvolte, risolvono gli eventuali conflitti tra le parti; - lassegnazione ad un insieme di soggetti del diritto-dovere di percepire risultati residuali dellistituto, positivi o negativi che siano; - la progettazione e lattuazione dellassetto organizzativo per guidare il comportamento delle persone interne allistituto, in particolare dei prestatori di lavoro; si tratta di: o definire e condividere i fini, le strategie e le politiche distituto; o progettare la struttura organizzativa quindi definire i compiti assegnati a ciascuna persona integrandoli attraverso una gerarchia di capi; o mettere in atto un sistema retributivo (in senso lato) che correli i contributi forniti dai prestatori di lavoro alle rispettive rimunerazioni (in senso lato); o favorire mediante opportuni interventi la socializzazione delle persone che lavorano nellistituto; o impostare le strutture ed i meccanismi di rappresentanza dei prestatori di lavoro in modo tale che si attivino i necessari processi di influenza e di controllo sugli organi massimi di governo dellistituto. - La scelta e la messa in atto dei meccanismi di integrazione con i soggetti esterni allistituto, in particolare di: o Contratti con le clausole volte a minimizzare il rischio di comportamenti opportunistici;

o o o o

Sistemi di comunicazione esterna destinati a rendere noto e credibile listituto agli occhi degli interlocutori esterni; Sistemi di controllo da parte dellistituto dei confronti dei soggetti esterni (es. controllo delle qualit delle merci in arrivo); Stipulazione di alleanze; aggregandosi i vari istituti infatti condividono in parte gli stessi rischi e cos si riduce la tendenza a comportamenti opportunistici; La formazione di meccanismi e strutture attraverso i quali i soggetti esterni possono influenzare e controllare il comportamento degli organi massimi di governo dellistituto.

IL SOGGETTO DI ISTITUTO, IL SOGGETTO ECONOMICO E I FINI ISTITUZIONALI Le prime due scelte che definiscono lassetto di governo sono: identificazione del soggetto di istituto; definizione dei fini istituzionali. Potremmo immaginare che la soluzione universale sarebbe quella di far partecipare tutti i portatori di interessi mediante i propri rappresentanti; tuttavia la numerosit di questi, la disomogeneit ed il loro continuo mutamento potrebbero portare a sostenere costi eccessivi di governo e a non poter raggiungere, per motivi di tempo decisionale, gli obiettivi prefissati. Nel concreto quindi gli istituti operano seguendo questa logica: una sola categoria di portatori di interesse (talvolta due) nomina i membri dellorgano massimo di governo dellistituto; tutte le altre categorie di portatori di interessi utilizzano o attivano speciali strutture di influenza e controllo della condotta dellorgano di governo. Quindi in sostanza partecipano tutti alla guida dellistituto, ma alcuni lo fanno direttamente formando lorgano massimo, altri invece indirettamente attraverso strutture e meccanismi di influenza e controllo. Al soggetto di istituto fanno capo due insiemi fondamentali di diritti-doveri; il diritto-dovere di governare, ossia di guidare listituto e di prendere e decisioni ultime; il diritto di godere dei risultati residuali positivi (utili dopo aver rimunerato tutti gli altri portatori di interessi) dellistituto e il dovere di farsi carico di eventuali risultati residuali negativi. Questi due diritti sono denominati diritti di propriet. La scelta del soggetto distituto pi o meno problematica a seconda della natura dellist. e della sua complessit in quanto tale soggetto deve massimizzare la probabilit che listituto perduri nel tempo in condizioni di autonomia. pertanto opportuno assegnare tali diritti di propriet: alle persone il cui benessere dipende massimamente dallesistenza e dallo sviluppo dellist. in soggetto; alle persone che hanno effettuato rilevanti investimenti specifici nellist. e che dunque subirebbero gravi danni dal suo cattivo governo; alle persone disposte ad assumersi una quota consistente del rischio generale dellist. alle persone che solo governando direttamente si sentirebbero sufficientemente protette nei loro interessi; ad un insieme di persone che per numero (piccolo) ed omogeneit (alta) di interessi pu governare limpresa senza sostenere alti costi di governo; alle persone i cui contributi sono molto critici per list. ma scarsamente definibili ex ante e scarsamente controllabili ex post. In generale per i diversi istituti la scelta da luogo ai seguenti esiti: per la famiglia il soggetto distituto sempre linsieme di tutti i membri della famiglia stessa; per lo Stato linsieme di tutti i cittadini; per le imprese sono solitamente i conferenti di cap. di rischio e dei prestatori di lavoro, ma talvolta anche i fornitori, i conferenti di cap. di prestito, i clienti e le collettivit locali; per gli inp tutti i soggetti che si sono associati per soddisfare i bisogni comuni e di coloro che forniscono contributi allist. senza per trarne ricompense; possono essere rilevanti talvolta anche i prestatori di lavoro. I fini istituzionali coincidono con le attese primarie delle persone che compongono il soggetto dist.; si denominano anche interessi istituzionali, mentre quelli degli altri soggetti si definiscono interessi non istituzionali. Ci per non esclude il fatto che il soggetto dist. debba soddisfare anche gli interessi non istituzionali, affinch limpresa possa perdurare nel tempo. In tutti gli istituti convergono interessi economici ed interessi non economici anche se nel caso delle imprese prevalgono quelli economici. Gli interessi istituzionali economici sono quelli che fanno capo ai membri del soggetto dist.. Quindi in sintesi abbiamo 4 classi di interessi convergenti negli istituti: int. istituzionali economici; int. istituzionali non economici; int. non istituzionali economici; int. non istituzionali non economici. Linsieme delle persone che portano interessi istituzionali (economici e non) forma il soggetto distituto; linsieme delle persone che portano gli interessi istituzionali economici forma il soggetto economico. Il soggetto dist. linsieme delle persone che si associano per la realizzazione di un bene comune. Ciascun istituto nella sua essenza identificato da un bene comune e da una societ di persone costituita per il suo raggiungimento. Il fine immediato dellazienda il soddisfacimento degli interessi economici istituzionali

attraverso lo svolgimento dellazienda inteso come bene comune, ovvero il mezzo di soddisfazione dei diversi interessi. Gli interessi istituzionali sono fine immediato dellazienda; gli interessi non istituzionali sono condizioni di svolgimento dellazienda, vincoli intesi in senso ampio. LE PREROGATIVE, I PRINCIPI E LE STRUTTURE DI GOVERNO ECONOMICO Il soggetto economico esercita le prerogative di governo economico che essenzialmente consistono nel dirittodovere di: fissare gli obiettivi, le strategie e le politiche dist.; scegliere i soggetti che contribuiranno alla vita economica dellist. (conferenti cap. di rischio, prestatori di lavoro) e stipulare con gli stessi gli opportuni patti e contratti; progettare e mettere in atto le strutture di governo e di controllo dellistituto; sorvegliare il funzionamento dellist., verificare i risultati e compiere i necessari interventi correttivi. Siccome molto spesso il soggetto dist. e il soggetto economico sono formati da un grandissimo numero di componenti con differenti competenze ed interessi, necessario configurare strutture e meccanismi che da un lato rappresentino adeguatamente gli interessi di tutti i membri del soggetto economico, e dallaltro diano luogo a processi decisionali efficienti. La soluzione di base nella quale il soggetto economico composto da una sola categoria di portatori di interessi la seguente: si costituiscono 3 organi: o organo composto da tutti i membri del soggetto economico che si riunisce periodicamente in assemblea; o organo decisionale di governo economico composto da una sola o poche persone con specifiche competenze tecniche e manageriali; o un organo di controllo che verifichi loperato dellorgano decisionale; lassemblea della generalit dei membri del soggetto economico detta le linee di indirizzo generale e nomina, con mandato a termine, sia i membri dellorgano decisionale di governo economico,sia i membri dellorgano di controllo; lorgano decisionale di governo economico configura e indirizza lattivit della struttura organizzativa composta dagli organi direttivi ed esecutivi (es. direttore generale, direttori delle funzioni, capi uffici); tutte le categorie di portatori di interessi che non fanno parte di questi due utilizzano strutture e meccanismi esterni per esercitare, al di l di quanto pattuito nei singoli contratti, le loro legittime pressioni di indirizzo e di controllo sugli organi di governo dellistituto (es. sindacati). Rispetto a questa soluzione base, ci sono 2 importanti varianti: nel caso dello Stato e delle sue articolazioni, di regola i cittadini nominano i loro rappresentanti che formano gli organi di assemblea rappresentativa (parlamento, consiglio regionale) e questi nominano gli organi decisionali (governo, giunta) e di controllo; nel caso delle imprese e degli inp il cui soggetto composto da due o pi categorie di portatori di interesse (es. conferenti cap. di rischio e prestatori di lavoro) occorre configurare due o pi assemblee, una per ciascuna categoria di portatori di interessi, che nominano i membri di un organo intermedio rappresentativo delle due categorie e che, a sua volta, nomina organi di direzione e di controllo. Il governo economico deve ispirarsi ad alcuni principi generali, ovvero leconomicit (ossia della vita duratura economica) ed il principio del contemperamento degli interessi che si attua adottando strutture e processi, ma anche comportamenti ed atteggiamenti, volti alla partecipazione e al confronto. GLI ASSETTI DI GOVERNI DEGLI ISTITUTI (vedi copie diapositive)

CAPITOLO 5: LECONOMICIT LECONOMICIT COME PRINCIPIO E COME OBIETTIVO Lequilibrio istituzionale e lequilibrio economico Leconomicit o equilibrio di un istituto, una delle condizioni fondamentali dellequilibrio istituzionale. Si ha equilibrio istituzionale quando tutti i membri del soggetto distituto: condividono i valori e gli obiettivi che ispirano la vita dellistituto, le sue strutture e modalit di governo, le logiche organizzative; ricevono ricompense e benefici (di ogni genere) giudicati equi rispetto ai contributi forniti. La mancanza di condizioni di equilibrio istituzionale si rende manifesta quando membri rilevanti dellist. escono e list. non pi in grado di attrarre altre persone che detengano risorse critiche per la sua esistenza. Da ci il principio che gli istituti sono societ umane relativamente aperte ovvero societ umane che possono acquisire nuovi membri e perderne altri perdurando tuttavia nel tempo. Lequilibrio istituzionale un equilibrio di lungo periodo; gli istituti presentano il carattere di continuit e durabilit, che deve essere rispettato in tre aspetti: le persone che partecipano alla vita degli istituti si attendono che list. perduri nel tempo; i fondatori e i membri dellist. spesso si attendono che list. perduri a tempo indeterminato, al di la della durata della loro vita; gli ist. nel tempo accumulano patrimoni di relazioni e di competenze che sono relativamente indipendenti dalle persone e che hanno un valore nel tempo. Inoltre tale principio si deve apprezzare ricordando il fenomeno dellinclusione parziale per cui ciascuna persona persegue una pluralit di fini e partecipa contemporaneamente a pi istituti; per certi versi i vari istituti sono tra

loro in concorrenza per attrarre le persone o le persone sono relativamente libere di scegliere linsieme degli istituti attraverso cui realizzare il proprio equilibrio complessivo di contributi e ricompense. L equilibrio istituzionale vita duratura, ma anche vita autonoma, dove autonomia sta per sostanziale libert di scegliere i propri fini e le proprie modalit di governo senza sottostare alla volont degli altri istituti, fatte salve le norme e le leggi concordate quando si formano aggregati come i gruppi di imprese. Ma si ha anche un equilibrio economico, ossia economicit, quando list. nel suo insieme in grado di attrarre risorse sufficienti per rimunerare tutte le condizioni di produzione e di consumo utilizzate per svolgere le proprie combinazioni economiche. In altre parole leconomicit la capacit dellist. di operare senza accumulare perdite. Equilibrio istituzionale ed equilibrio economico sono interconnessi tra loro, ma non sincroni; infatti si pu manifestare equilibrio istituzionale, ma contemporaneamente registrare perdite. Tuttavia quando le perdite si accumulano per importi e tempi troppo estesi, lequilibrio istituzionale viene compromesso, dando vita a 3 possibili conseguenze: list. cessa di vivere; un altro ist. acquisisce e ingloba list. in disequilibrio economico; uno o pi soggetti si rendono disponibili a ripianare sistematicamente le perdite future; list. resta fondamentalmente in vita, ma perde la sua autonomia sostanziale poich i proprietari diventano coloro che si accollano le perdite. Ecco perch leconomicit fondamentale per lautonomia di un istituto. Infine possiamo dire che leconomicit allo stesso momento un principio ed un obiettivo fondamentale di buon governo degli istituti. DURABILIT ED AUTONOMIA I caratteri di durabilit ed autonomia si riflettono sul concetto di azienda e di economicit. Lazienda per essere ordine economico di istituto deve essere duratura, cio svolgersi secondo condizioni di vita e di funzionamento tali da consentire di durare nel tempo in un ambiente mutevole. La durabilit dellist. va al di la del permanere delle persone che in un dato momento compongono list. stesso. Connesso al carattere di durabilit, c lautonomia; infatti non sufficiente che lazienda duri nel tempo, ma occorre che non si manifesti un sistematico ricorso a interventi di sostegno o di copertura delle perdite da parte di altri istituti. Infatti in numerosi esempi in cui la durabilit non sostenuta dallautonomia, spesso si riscontrano situazioni patologiche per lo stesso funzionamento dellist. Nellaccertare lautonomia di unazienda vanno naturalmente considerati anche le coperture di perdite e gli interventi di sostegno realizzati per via indiretta, come alcune forme di esenzione fiscale, le protezioni goduta dalle imprese, le manovre di debito pubblico a sostegno del disavanzo degli enti pubblici. I FINI E LE CONDIZIONI DI SVOLGIMENTO DELLE AZIENDE Il principio di economicit si declina in due forme complementari: - come perseguimento di fini economici istituzionali; - come rispetto simultaneo di un insieme di condizioni di svolgimento dellattivit economica. Se si ragiona in termini di fini economici istituzionali, leconomicit espressa dal grado di raggiungimento dei fini del cap. 2, ossia: per le imprese: la produzione di rimunerazioni monetarie e di altra specie in particolare per i prestatori di lavoro e per i conferenti di cap. di rischio; per le famiglie: lappagamento dei bisogni delle persone che le compongono: per lo Stato: lappagamento dei bisogni di beni pubblici dei cittadini e la rimunerazione dei prestatori di lavoro; per gli inp: lappagamento dei bisogni di varie categorie di associati e fruitori e rimunerazione dei prestatori di lavoro. Se si ragionai in termini di condizioni di svolgimento dellazienda si fa riferimento a: equilibrio reddituale; efficienza e flessibilit; congruenza delle rimunerazioni; capacit di risparmio; equilibrio monetario. Declinare il principio delleconomicit in un modo o nellaltro non cambia il significato sostanziale, in quanto esiste un rapporto tra le due espressioni. I fini economici possono essere intesi infatti come una regola di funzionamento, cos come le condizioni possono concretamente realizzarsi con la definizione dei fini da perseguire. Tuttavia il perseguimento dei fini concentra lattenzione sui fini economici, mentre il rispetto di condizioni pone laccento sullazienda come astrazione, come strumento di istituto e sulle regole che devono presiedere al suo corretto funzionamento. Leconomicit una regola di condotta che trova proprio nel perseguimento dei fini economici o nel rispetto delle condizioni di funzionamento la sua concreta traduzione: come regola di condotta aziendale, come perseguimento dei fini economici, come rispetto delle condizioni di svolgimento duraturo e autonomo, come verifica delle condizioni di equilibrio reddituale e di congiunto equilibrio finanziario e monetario, e vale per qualsiasi classe di istituti che debbano raggiungere anche fini di natura economica.

LECONOMICIT DELLE IMPRESE Lequilibrio reddituale Nellazienda di produzione si svolge una serie di accadimenti, tra i quali vengono ad assumere particolare rilievo quelli di scambio con terze economie. Da questi scaturiscono infatti componenti positivi e negativi di reddito (ricavi e costi) connessi allacquisizione di fattori produttivi e l collocamento nel mercato dei beni. Ma poich nelle aziende di produzione i costi sono sostenuti in via anticipata rispetto ai ricavi, si manifesta un fabbisogno di capitale, la cui copertura con opportue fonti di finanziamento determina a suo volta cnr (oneri passivi). Solo se il fluire dei cpr copre i cnr risulta assicurata la continuit dellazienda (prima condizione fondamentale). Questa condizione viene chiamata equilibrio reddituale (equilibrio tra cnr e cpr) ed esprime lattitudine della gestione di rimunerare, con i cpr, alle condizioni di mercato, tutti i fattori produttivi compresi il cap. di prestito e quello di rischio. Tale condizione tuttavia non sufficiente; infatti necessario definire alcune qualificazioni e affiancare allequilibrio reddituale altre condizioni che devono essere rispettate simultaneamente. - La prima qualificazione riguarda il tempo a cui riferire lequilibrio; ovvio che tale equilibrio debba essere di lungo periodo. - La seconda qualificazione riguarda loggetto di riferimento. Lequilibrio reddituale pu infatti fare riferimento, oltre che alla singola azienda, al gruppo aziendale. Nel primo caso si parla di equilibrio aziendale, mentre nel secondo caso si parla di equilibrio superaziendale o di gruppo. Tale equilibrio pu essere inteso in due diversi modi: o Il primo che lazienda si dice economica in funzione del gruppo perch solo entro il gruppo essa riesce ad essere autosufficiente; se operasse indipendentemente avrebbe problemi di sopravvivenza. (es. lazienda svolge una specifica coordinazione particolare come finanza, R&S ecc; se produce un componente che pu essere fornito solo alle altre aziende del gruppo che provvedono poi ad assemblarlo; se lazienda autosufficiente dal punto di vista reddituale, ma perch ha accesso a materie prime, prodotte nel gruppo, a prezzi pi favorevoli); o Il secondo significato che prevede lazienda come economica in funzione del gruppo che, pur non avendo equilibrio reddituale, questa viene mantenuta in vita perch offre particolari opportunit o vantaggi alle altre aziende del gruppo senza che questi si manifestino in cpr per lazienda che li fornisce. (es. aziende che svolgono attivit di promozione culturale, immagine e formazione del personale). Lefficienza, le rendite monopolistiche e le economie esterne, la flessibilit Una seconda condizione da rispettare simultaneamente allequilibrio reddituale il mantenimento accettabile di efficienza, espressa in termini di rendimento fisico-tecnico dei processi produttivi. Lazienda, autosufficiente dal punto di vista reddituale, pu non rispettare pienamente il principio di economicit se le sue operazioni e i suoi processi si svolgono con gravi inefficienze o con palesi errori gestionali e organizzativi. Potrebbero esserci particolari condizioni dei mercati di vendita o di approvvigionamento che consentono che tali inefficienze siano trasferite allesterno, senza danneggiare lequilibrio reddituale aziendale. I casi rilevanti sono: le posizioni di monopolio o monopsonio nel quali limpresa sfrutta la forza contrattuale particolarmente elevata in posizione di venditore o di compratore; lo scarico sulla collettivit di oneri come quelli prodotto dallinquinamento realizzando economie esterne. Queste condizioni per penalizzano leconomicit delle altre aziende, determinando una ridotta economicit in misura della sua dimensione, a livello di sistema economico di Paese. Il termine efficienza significa relazione che intercorre tra i risultati conseguiti ed i mezzi impiegati. I risultati e i mezzi possono essere considerati sotto il profilo qualitativo, quantitativo o del valore. Una particolare espressione di efficienza sono i rendimenti fisico-tecnici intesi come sinonimo di produttivit. Si persegue lefficienza anche applicando metodi di lavoro che consentono di svolgere le operazioni senza sprechi di risorse e di tempi, ma anche di rimanere nel mercato senza rischiare di dover chiudere lesercizio a causa della concorrenza, grazie allinnovazione dei processi. Ne sono importanti esempi il just in time e la total quality management. Allefficienza dovrebbe essere anche collegata la flessibilit in un mondo sempre pi dinamico e mutevole. Lazienda durevole quella che ricerca efficienza ma anche flessibilit, intendendo con questa la predisposizione di strutture e di combinazioni produttive efficienti in grado di adeguarsi prontamente allambiente. La congruit delle rimunerazioni Una terza condizione da perseguire (assieme a eq. reddituale e efficienza) la congruit dei prezzi-costi sostenuti e dei prezzi-ricavi conseguiti ed in particolare la congruit delle rimunerazioni del capitalerisparmio e del lavoro. Infatti se non ci fosse congruit di prezzi e rimunerazioni, la contemporanea presenza di equilibrio reddituale e di livelli accettabili di efficienza non consente di esprimere un giudizio di piena economicit. (es. aziende che usano il lavoro sottopagato o che sono monopoliste, e chi evade il fisco) Il giudizio di adeguatezza o di congruit dei prezzi-costo e dei prezzi-ricavo comporta un esame delle condizioni di ambiente che caratterizzano i diversi mercati in cui le imprese operano. Per quanto riguarda in particolare le retribuzioni e le rimunerazioni di cap. proprio, oggetto di attenzione devono essere le strutture della domanda e dellofferta di lavoro e capitale. Si tratta di valutare se le retribuzioni corrisposte al personale di tutti i livelli e delle varie funzioni risultino coerenti con le retribuzioni negoziabili nellambiente.

Considerazioni analoghe valgono per laccertamento della congruit della rimunerazione del cap. di rischi conferito, di quel cap. cio che sopporta il rischio economico generale dellimpresa; rischio che si manifesta in 3 specie fondamentali: rischio di non ottenere rimunerazioni adeguate al capitale; rischio di non poter smobilizzare tempestivamente ed economicamente il capitale investito nellazienda; rischio di perdita parziale o totale del capitale conferito a seguito di risultati negativi della gestione. In questo caso occorre valutare il costo-opportunit, cio il costo figurativo che esprime il mancato rendimento che il conferente di cap. di rischio sopporta dopo aver investito nellazienda, invece che in altri investimenti patrimoniali alternativi aventi lo stesso grado di rischio aziendale. (tale costo-opportunit si ottiene aggiungendo al rendimento di investimenti patrimoniali a rischio 0, un compenso per il rischio dimpresa) Lequilibrio monetario Esiste anche una quarta condizione da soddisfare contemporaneamente alle prime 3: il vincolo dellequilibrio monetario. Lazienda opera secondo equilibrio tra cpr e cnr, ma deve contemporaneamente essere sempre in grado, momento per momento, di far fronte agli impegni di pagamento. La gestione finanziaria gioca cos da volano, da cuscinetto tra la dinamica reddituale e la dinamica monetaria, compensando i periodi in cui si determinano squilibri monetari con quelli in cui si manifestano eccedenze di cassa. quindi il fluire del tempo lelemento cruciale che determina e giustifica la necessit di considerare attentamente il rispetto dellequilibrio monetario. Naturalmente tale vincolo va considerando attentamente i suoi riflessi sullequilibrio reddituale, in quanto un eccessivo indebitamento potrebbe mettere in pericolo lequilibrio reddituale e la stessa sopravvivenza dellimpresa. La massimizzazione del profitto Lassidua e attenta osservazione della realt che il metodo impiegato dalleconomia aziendale conferma come il principio di massimizzazione dei profitti non sia adeguabile al principio di economicit. Le imprese infatti sono istituti economici in cui convergono molteplici interessi, da quelli istituzionali a quelli condizionanti, e quindi non possibile considerare la massimizzazione dei profitti. Questo perch il principio di economicit non si identifica assolutamente con un criterio massimizzante, limitato e rivolto esclusivamente ad una classe di soggetti, quelli conferenti di cap. proprio. Esso in realt si traduce nel rispetto simultaneo delle condizioni favorevoli al durevole mantenimento e allo sviluppo dellazienda, intesa come mezzo per conseguire i complessi fini di istituto. Anche gli stessi conferenti di cap. proprio pi che degli altri profitti sono attratti da prospettive di rimunerazioni durevoli e di solidi e interessanti sviluppi. La massimizzazione quindi sono uno schema semplificato della condotta delle imprese, ma che lec. aziendale non pu pienamente accogliere. Essa pu essere unapprossimazione, un punto di partenza dato che se le imprese non producono profitti sono costrette a chiudere, ma non lunico fine ultimo. Leconomicit delle famiglie Nelle aziende familiari leconomicit viene conseguita se la produzione di redditi da lavoro e da gestione patrimoniale (al netto dei tributi da versare allo Stato) consentono i consumi in misura adeguata alla posizione sociale e al progresso del tenore di vita della famiglia; non solo, questa produzione di redditi dovrebbe anche generare risparmio in grado di alimentare un conveniente patrimonio. Questa unespressione dellequilibrio reddituale. Ci comporta il richiamo a successive considerazioni attinenti al contesto sociale ed economico in cui vive lazienda, ai principi etici che engono accolti nella societ e che permeano il funzionamento della famiglia stessa. (es. famiglie che usufruendo di servizi sociali messi a disposizione dallo Stato, vedono meno pressante la raccolta di risparmio oppure famiglie che preferiscono consumare in maniere rilevante a danno dei risparmi). La valutazione delleconomicit non va quindi ristretta secondo unottica particolare dellazienda in esame, ma deve estendersi anche alle altre aziende che entrano in contatto con essa e in particolare allazienda composta pubblica. Nello svolgimento dellazienda familiare anche le congiunte condizioni di equilibrio monetario possono giocare un ruolo importante, anche se esse si risolvono spesso con la creazione di un fondo di mezzi liquidi sufficiente a fronteggiare le uscite monetarie concentrate in particolari periodi dellanno (festivit, vacanze, scadenza ei tributi). Leconomicit dello Stato e degli istituti pubblici le combinazioni economiche di aziende di ist. pubblici territoriali si svolgono secondo economicit se rispettano i seguenti punti: la produzione ed il consumo di beni pubblici che vengano giudicati soddisfacenti per il funzionamento e lo sviluppo sociale ed economico di una collettivit; la corresponsione di rimunerazioni adeguate ai collaboratori e ai finanziatori; lelevata efficienza delle combinazioni economiche realizzata mediante ladozione di tecniche progredite di gestione, di organizzazione e di rilevazione sia nella produzione di beni pubblici, sia nella gestione dei tributi; limposizione dei tributi che siano ripartiti secondo criteri di equit, condivisi dalla collettivit e che non servano a coprire inefficienze e spese inutili; lattuazione di una gestione patrimoniale che produca redditi convenienti; la realizzazione di un risultato sintetico di risparmio o un disavanzo contenuto in misura tale che non sia compromessa, nel lungo periodo, la stabilit del S.E. nazionale o dello stesso sistema politico e sociale.

Se tali principi non si rispettano, le conseguenze saranno uno stato di disservizio e di spreco; e in questo momento che le aziende composte pubbliche fanno ricorso alla gestione finanziaria, causando per un crescente squilibrio nei conti dello Stato che viene coperto sistematicamente dal ricorso allindebitamento nel mercato finanziario, creando un circolo vizioso dal quale difficilissimo venir fuori. Leconomicit degli inp In generale per gli inp vale quanto detto per le imprese anche se, naturalmente, importanti varianti derivano dal fatto che gli inp non operano cedendo prodotti a condizioni di mercato e non devono (non possono) distribuire i risultati reddituali residuali. Lequilibrio reddituale negli inp non si realizza come equilibrio tra costi e ricavi; lequilibrio reddituale si realizza facendo conto su elargizioni volontarie, donazioni, lasciti, quote associative, lavoro volontario, ecc., provenienti sia da privati che da istituti pubblici. Lelemento critico la stabilit di tali flussi di contributi nel tempo. Due modelli ideali garantiscono una buona stabilit e sono: 1. il modello di associazione chiusa nella quale ciascuno degli associati riceve chiari benefici dallappartenenza allist. e la fruizione di tali benefici subordinata al versamento di quote associative e di contributi; 2. il modello della fondazione costituita con lapporto di un patrimonio da reddito sufficientemente grande da garantire con i suoi frutti la copertura di gran parte, se non della totalit, dei costi correnti dellist. quando i flussi destinati allattivit dellinp diventano insufficienti, si aprono 3 alternative possibili: la cessazione dellattivit dellist.; la rifondazione dellist. con lingresso di un nuovo soggetto privato e leventuale ridimensionamento del raggio dazione; il passaggio dellist. nella sfera dello Stato con la conseguente perdita dello status formale di inp. Il difficile equilibrio reddituale rende molto spesso fragile anche lequilibrio monetario, mettendo a repentaglio la vita e lautonomia dellist.. In particolare, ogni occasione di crisi pu condurre alla formazione di soggetti economici impropri o lalterazione della natura privatistica dellinp, se ripianati dallo Stato. In molti ist. ci sono grossi problemi anche legati alla valutazione dellefficienza e del grado di soddisfazione degli utenti. Questo perch lobiettivo che si produca con efficienza ed efficacia in contesti che non corrispondono alle normali leggi di mercato e nei quali ci sono forti asimmetrie tra coloro che forniscono i contribuiti e coloro che ne ottengono benefici. Lobiettivo tipico delle imprese, la massimizzazione dei profitti, nel campo degli inp sostituito dalla massimizzazione della qualit del bene prodotto o del numero di beneficiari degli interventi dellinp. Un altro problema che spesso contribuenti e beneficiari non coincidono, quindi c una minor tendenza al rispetto del principio della minimizzazione dei costi. Gli inp mostrano una notevole inerzia nel rispondere alla crescente domanda di beni da loro offerti in quanto mancano gli incentivi connessi al profitto, ma anche per le difficolt strutturali di raccolta di finanziamenti sotto forma di donazioni e cap. di prestito. Le donazioni, che non devono essere viste sempre e solo come sussidi, ma anche come prezzo: il prezzo che i donatori sono disposti a pagare per beni che saranno goduti da altri, come fosse una campagna di promozione per il prodotto stesso.

CAPITOLO 6: I MODELLI DI RAPPRESENTAZIONE DELLECONOMICIT DELLE IMPRESE CONOSCERE PER DECIDERE Lesigenza di conoscere: i sistemi informativi Lesigenza di conoscere quali sono i risultati e le prospettive in termini di economicit condivisa da tutti i soggetti che forniscono e che si attendono ricompense, ovvero: i prestatori di lavoro vogliono essere informati sulle prospettive di redditivit e sviluppo e la dinamica dellimpresa, cos da poter programmare gli sviluppi retributivi e di carriera; i conferenti di cap. di rischio che vogliono conoscere la redditivit prospettica dellimpresa, i livelli di rischio, gli eventuali progetti di aumento di cap. sociale e gli andamenti della borsa; i fornitori che sono interessati a sapere se limpresa in grado di far fronte ai propri impegni e se i volumi di fornitura aumenteranno o diminuiranno; i clienti che vogliono sapere se limpresa fornitrice offre prodotti affidabili e di alta qualit, se in grado di assicurare flussi continui di fornitura e se ha le strutture necessarie per lassistenza post-vendita per far fronte alle garanzie prestate; lo Stato che vuol disporre di informazioni relative allimpresa per poter applicare efficaci politiche fiscali e di incentivo di sviluppo economico. Naturalmente linteresse particolarmente elevato per i soggetti le cui economie sono strettamente legate allimpresa, ossia le persone che compongono il soggetto economico, ma anche a chi esercita il governo economico dellimpresa e pi in generale a tutti coloro che devono prendere decisioni, come ad esempio: gli amministratori che devono conoscere i potenziali di sviluppo dellimpresa e le condizioni prospettiche dei mercati finanziari per decidere se e come ricorrere a immissioni di cap. di rischio e di prestito, come distribuire i dividendi, se attivare acquisizioni o fusioni;

il direttore commerciale che per decidere a quali prezzi offrire i prodotti deve conoscere i relativi costi di produzione e distribuzione, quali sono i prezzi applicati dai concorrenti e lelasticit della domanda del prodotto in funzione di prezzo, pi che di marchio o pubblicit; il direttore di produzione e il direttore acquisti che necessitano di previsioni di vendita, di stime della capacit produttiva disponibile e di dati in merito alle scorte di magazzino per poter programmare gli approvvigionamenti e gli ordini di lavorazione; il direttore amministrativo che deve analizzare gli acquisti e le vendite dellimpresa e i mercati dei cambi per decidere se e quali operazioni di copertura dei rischi mettere in atto, se modificare tempi di riscossione e di pagamento, se ricorrere o meno a nuove fonti di approvvigionamento.

Per far fronte alle esigenze di conoscenze, le imprese costruiscono e gestiscono sistemi informativi, ossia le strutture e le procedure che raccolgono, osservano, elaborano e distribuiscono i dati e le informazioni aziendali. La pluralit dei modelli di rappresentazione delleconomicit: la centralit del bilancio desercizio Leconomicit pu essere rappresentata secondo varie prospettive, quindi pu essere rappresentata ricorrendo a pi modelli; si considerino le seguenti rappresentazioni sintetiche delleconomicit: - il modello dellequilibrio reddituale, o della redditivit: la capacit di coprire i costi con i ricavi; - il modello dellequilibrio monetario e della connessa gestione finanziaria: la capacit di rispettare tutti gli impegni di pagamento; - il modello dellequilibrio istituzionale: il livello di soddisfazione e di consenso nei confronti dellazienda da parte di tutti i soggetti interessati; - il modello dello competitivit: la capacit dellimpresa di soddisfare le esigenze attese dei clienti proponendo sistemi di prodotto che presentano vantaggi rispetto a quelli offerti da imprese concorrenti; - il modello delle competenze e delle risorse: la ricchezza del patrimonio dellimpresa in termini di gamma e di qualit delle condizioni produttive, materiali, immateriali e finanziarie; - il modello del valore del patrimonio (detto anche valore del cap. economico o valore dellimpresa) che il valore attuale dei flussi di reddito prospettici e sul piano pratico indicatore del prezzo al quale possono essere scambiate le quote di capitale di rischio (eventuali guadagni o perdite in c/capitale). Gli amministratori delle imprese li usano tutti in quanto complementari per ladeguato svolgimento del ruolo di governo economico. Un modello di assoluto rilievo per la rappresentazione delleconomicit il modello del bilancio desercizio. Il modello del bilancio desercizio Il bilancio desercizio si compone di due sezioni complementari: il reddito desercizio (Conto Economico) ed il capitale di funzionamento (Stato Patrimoniale). Lipotesi generale che limpresa abbia una vita duratura senza limiti temporali predeterminati e comunque una vita pluriennale. necessario per misurare periodicamente le performance dellimpresa: ci implica la suddivisione dellesercizio generale (insieme di operazioni dallinizio alla cessazione dellattivit dellimpresa) in intervalli di tempo pi brevi, solitamente in esercizi annuali. Da ci dunque che il reddito rappresentato in un bilancio il reddito desercizio. Ma individuare un periodo amministrativo standard, che solitamente coincide con lanno solare, si scontra con la continuit dei processi economici aziendali: quindi trovare il reddito desercizio significa spezzare il flusso continuo della vita aziendale, quindi i cicli temporali che possono essere di breve, ma anche di media-lunga durata, essendo di competenza di pi esercizi annuali. Il frazionamento di valori comuni a pi esercizi e lattribuzione dei valori risultanti implica lapplicazione del principio della competenza secondo cui nel C.E. debbano essere rappresentati solo i valori degli output e degli input riferiti allesercizio. Nel reddito desercizio (da non confondere con risultato reddituale = utile o perdita desercizio) rientrano tutti i componenti negativi e positivi di reddito, che non coincidono esattamente con costi e ricavi. Gli input tipici sono: materie prime e servizi, ovvero acquisto di beni e servizi ad unico utilizzo; quote di ammortamento riferite a immobilizzazioni materiali ed immateriali, ovvero quote di costo pluriennale dellimmobilizzazione riferite al grado di utilit nel singolo esercizio ( solitamente tutte uguali); fitti passivi; stipendi, contributi e quote tfr relativi ai prestatori di lavoro; interessi passivi, originati da concessioni di cap. di prestito; tributi vari ed imposte desercizio, relative a beni pubblici utilizzati; premi assicurativi, relativi a coperture di particolari rischi; rimanenze iniziali, ovvero gli output dellesercizio n 1 che non hanno ancora completato il loro ciclo tecnico-economico e che diventano input per lesercizio n (materie prime, semilavorati, prodotti finiti). Gli output tipici sono: ricavi di vendita; rimanenze finali; interessi attivi; fitti attivi; dividendi e plusvalenze della gestione patrimoniale; dividendi e plusvalenze delle partecipazioni.

Il valore residuale il risultato reddituale, ovvero lutile o la perdita che teoricamente sarebbe il costo per la rimunerazione del cap. di rischio.

Il capitale di funzionamento Con lo Stato Patrimoniale capiamo quali sono i beni e i diritti posseduti dallazienda, e quali le obbligazioni e gli impegni nei confronti dei vari soggetti. In questo schema inseriamo da un lato linsieme delle condizioni di produzione di propriet dellimpresa in un certo momento (le attivit). Dallaltro invece linsieme delle obbligazioni e degli impegni nei confronti dei vari soggetti che hanno fornito i contributi (le passivit). Molti di questi sono debiti i quali formano il capitale di terzi, ma ci sono anche i conferimenti di cap. di rischio, che costituiscono il capitale netto o capitale proprio. Linsieme delle attivit deve sempre essere uguale alla somma delle passivit + il capitale proprio. Le tipiche attivit sono: - disponibilit monetarie, di cassa o sotto forma di c/c attivo (gestione patrimoniale) che sono liquidit immediate; - crediti di regolamento verso clienti (gestione caratteristica) che nascono dallo scambio monetario con regolamento differito e vantati dallimpresa nei confronti dei clienti; - rimanenze finali (gestione caratteristica) come materie prime, semilavorati, prodotti finiti che per prassi vengono valutati al costo; - immobilizzazioni materiali (gestione caratteristica) come terreni, fabbricati, macchinari che danno la loro utilit per pi esercizi; - immobilizzazioni immateriali (gestione caratteristica) come brevetti e marchi, anchessi sottoposti al processo di ammortamento; - crediti di prestito; - quote di cap. di rischio di altre imprese; - partecipazioni detenute ai fini di controllo (gestione caratteristica) che sono le quote di cap. di rischio detenute in altee imprese con lobiettivo di esercitare qualche forma di controllo sul governo delle stesse e di realizzare per tale via vantaggi alla propria impresa (solitamente di lungo periodo)(es. aiutare lo sviluppo di imprese che commercializzano il nostro prodotto, attivit di ricerca, joint venture per lapertura di un nuovo stabilimento); - ratei attivi (per regolamenti posticipati) (gestione patrimoniale) (es. interessi attivi); - risconti attivi (per regolamenti anticipati) (gestione caratteristica) che si formano quando si verificano alcune condizioni produttive che danno luogo a ricavi che si pongono a cavallo di pi esercizi (es. fitti attivi, interessi attivi e premi assicurativi); le tipiche passivit sono: - debiti di regolamento verso fornitori che sono debiti di regolamento; - debiti di finanziamento; - obblighi nei confronti dei prestatori di lavoro per retribuzioni differite (fondo TFR) pari alla quota totale che limpresa dovrebbe liquidare in quel momento se cessassero tutti i rapporti di lavoro con i dipendenti; - debiti verso lo Stato come debiti verso Erario che comprendono imposte e tributi; - ratei passivi (gestione finanziaria) (es. interessi passivi non ancora liquidati); i tipici componenti del cap. netto sono: - cap. sociale, ossia la quota appartenente ai conferenti di cap. di rischio; - utili maturati ma non distribuiti che formano le riserve. Gli impegno nei confronti dei vari soggetti possono essere letti come le fonti dei mezzi liquidi disponibili per realizzare gli impieghi rappresentati dalle attivit.

Per giungere a redigere efficientemente il bilancio desercizio occorre selezionare gli accadimenti rilevanti e registrare periodicamente e a fine periodo i relativi valori applicando opportune logiche e tecniche. Il sistema di accadimenti linsieme di azioni e fenomeni che si manifestano nellazienda e nel suo ambiente; azioni e fenomeni considerati rilevanti per lanalisi economica. Come ad esempio la dinamica dei prezzi-costo e dei prezzi-ricavo, le negoziazioni, i comportamenti dei fornitori, dei clienti e dei concorrenti. Una particolare categoria di accadimenti e costituita dal sistema delle operazioni denominato combinazioni economiche, formato dalle attivit di produzione economica svolte dalle persone che compongono lorganismo personale dellazienda. Tale sistema nella sua espressione quantitativa da luogo alle quantit economiche che sono grandezze certe in quanto espressione di fenomeni (es. prezzi-costo, prezzi-ricavo, saggi di interesse, retribuzioni, crediti e debiti di regolamento e di finanziamento, num. dei dipendenti). Lutilizzazione delle quantit economiche e i calcoli che spesso comporta danno origine a: - stime di quantit economiche ovvero approssimazioni del vero, ad un fenomeno che non si conosce ancora in modo definito; le quantit pertanto sono determinazioni approssimate di quantit economiche; - congetture fondate su quantit economiche che un immaginato, frutto di un calcolo che si fonda sia su ipotesi-finzione coerente con le esigenze di investigazione o di operare economico che su ipotesi di approssimazione al vero, ma senza che queste abbiamo possibilit di verifica. (Es. quote di

ammortamento: il costo pluriennale una quantit certa, le previsioni circa la durata del bene sono stime, gli importi da attribuire ad ogni singolo esercizio sono dati congetturati in quanto sono calcolati in maniera logica, ma non esistono dati concreti in assoluto ai quali ci si deve approssimare). Le quantit economiche daziende e le connesse quantit stimate e congetturate sono il fondamento di tutte le misurazioni, calcoli e previsioni che si compiono in azienda. In questo grande sistema, si possono individuare dei sotto sistemi di cui uno particolarmente importante per impostare modelli di valutazioni e rappresentazione delleconomicit: il sistema dei valori di azienda, che usa la moneta come espressione del valore e che ha origine nelle operazioni di scambio che limpresa intrattiene con i terzi. Lazienda infatti persegue la produzione economica attraverso lintrecciarsi di questi scambi; e su queste si riflettono le operazioni interne, dal momento che limpresa ha ragione di vita solo se entra in contatto con il mercato, conseguendo reddito e affermando il suo successo. Il divenire economico complessivo dellimpresa si manifesta sia con valori riferiti ad un istante (quantit-fondo) sia con valori riferiti ad un lasso di tempo (quantit-flusso). Dalle combinazioni economiche, vista la loro dinamicit, scaturiscono le quantit-flusso, mentre quando si intende accertare le condizioni produttive a disposizione in un certo momento si determinano le quantit-fondo. Il C.E. si compone di quantit flusso, mentre lo S.P. si compone di quantit fondo. Pertanto le due sono collegate: le operazioni che via via si svolgono risentono delle condizioni statiche preesistenti e a loro volta condizionano le successive. Tutti i valori che esprimo strumenti di regolamento degli scambi si denominano valori numerari, ovvero tutti i mezzi monetari liquidi, debiti e crediti di regolamento; tutti gli altri sono non monetari. Solo i valori numerari danno origine alle variazioni numerarie che se il regolamento avviene in contanti unuscita di cassa, se invece avviene per compensazione di crediti preesistenti, la variazione corrisponde ad una diminuzione di crediti. Queste possono essere di 3 tipi: variazioni numerarie positive e negative (es. regolamento dellacquisto con debito di regolam. o cassa); variazioni non numerarie, positive e negative che hanno significato sia di variazioni di condizioni di produzione che di componenti positivi e negativi di reddito (es. acquisto implica variaz. num negativa, ovvero laumento dei debiti di regolam. ed una non numeraria che significa sia aumento di materie prime disponibili nello S.P., che costo delle materie prime inteso come cnr); variazioni non numerarie che hanno solo il significato di variazioni di condizioni di produzione. Per quanto riguarda ai tempi in cui determinare i valori, si adotta il momento in cui si manifestano le variazioni numerarie, ovvero al momento in cui si emette o si riceve la fattura. Questo sia per avere la certezza che i valori siano ceti, sia per avere la possibilit di fare un riscontro certo e rapido in tempi brevi. Inoltre ci permette di poter inserire simultaneamente i due valori con segno opposto, scaturiti dalla stessa operazioni.

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