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Scommessa Indecente
Questo romanzo è un’opera di fantasia, qualsiasi riferimento a fatti
storici, persone o luoghi reali è usato in maniera fittizia.
Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono puramente il frutto
dell’immaginazione dell’autore e qualunque analogia con fatti, luoghi o
persone reali, esistenti o esistite è puramente casuale.
“Guarda che roba… non è il ragazzo più fantastico che avete mai visto
in vita vostra? Un culo perfetto, due gambe lunghe e muscolose, alto uno e
novanta…”
“Sì, penso che sia il ragazzo più sexy che esista sulla faccia della terra.
Potrebbe fare un calendario hot da distribuire a scuola. Almeno potremmo
ammirarlo tutti i giorni da vicino” Sandie ridacchia, spalleggiando Lin, di
origini asiatiche, che è in pura contemplazione.
“Dateci un taglio, siamo qui solo per fare foto ai giocatori di hockey, è
un compito. Non siamo venute per sbavare loro dietro. E poi River
Anderson è un puttaniere e bastardo, lo sanno tutti” dico convinta.
La professoressa Smithson ci ha affibbiato un lavoro di gruppo, far
parlare lo sport attraverso le foto. L’impegno, lo sforzo, la costanza, lo
spirito di gruppo, tutto questo deve emergere dalle immagini.
Studio fotografia alla Northern Michigan University, ho vent’anni e
sono al secondo anno, sono brava e anche una cheerleader.
Amo studiare, ma anche divertirmi con le amiche, andare a qualche
festa universitaria, esibirmi con il gruppo delle cheerleader.
Insomma, sono bella ma non stupida. E non intendo sprecare i miei
giorni al College passando da un letto all’altro, o da una festa all’altra.
Torno a casa solo per le vacanze o i giorni di festa, con i miei genitori ci
vediamo poco, quindi voglio che siano fieri di me.
Qui ci sono parecchie ragazze che fumano erba, si sbronzano ogni
sabato sera e fanno sesso con parecchi ragazzi. Io e le mie amiche non
siamo così.
Cioè, facciamo sesso, ma solo con ragazzi che ci piacciono sul serio,
non fumiamo, né ci sballiamo. Beh, qualche sbronza ce la siamo presa pure
noi, non siamo delle sante.
Siamo molto carine e abbiamo numerosi corteggiatori.
Modestamente sono la cheerleader più famosa e ammirata. Sono la
ragazza più popolare del Campus. Molti ragazzi mi chiedono di uscire, ma
scelgo solo quelli che mi intrigano e che hanno un po' di cervello.
Non tutti ce l’hanno funzionante.
In primis River Anderson e la sua cricca. Sono dei forti giocatori della
squadra universitaria di hockey, lui, Mitch Davis e Jess Stumple.
Sono chiamati la triade d’oro.
River è un attaccante centrale, ha velocità, prestanza fisica e potenza nel
tiro, è fortissimo, gli altri due sono difensori laterali e supportano River per
andare a segno. Di solito sono imbattibili, hanno sconfitto parecchie
squadre di altre università.
Sono considerati delle celebrità qui a scuola.
E come tutte le celebrità sono spocchiosi, arroganti, se la tirano e sono
sempre circondati da nugoli di ragazze bellissime.
Un po’ come per la sottoscritta. Con la differenza che loro sono tre teste
di cazzo.
Sono dei buzzurri dai corpi statuari, sempre attorniati da ragazze
perfette, tipo bamboline tutte curve e sorriso, zero cervello.
Purtroppo, lo stereotipo dello sportivo sexy e della bella oca giuliva
esiste davvero. Molte mie compagne cheerleader sono finite a letto con lui,
e poi hanno avuto il cuore spezzato.
River e compagnia ne sono un esempio lampante.
Personalmente lo trovo belloccio, ma non mi piace. No, in realtà non lo
sopporto proprio.
È troppo arrogante, presuntuoso, pieno di sé, tronfio… un perfetto idiota
che se la tira un casino. Odio questo tipo di ragazzi, indipendentemente
dalla loro bellezza.
Sì, River è molto attraente. Alto quasi uno e novanta, fisico atletico e
prestante, capelli scuri leggermente lunghi, occhi verdi, non si può certo
dire che è brutto.
Ma ha un carattere di merda, e a volte tratta anche gli altri di merda.
So che lui e i suoi amici prendono in giro alcune ragazze, quelle non
appariscenti e che studiano e basta.
Sono pane per i loro denti. Non sono dei veri bulli, per fortuna si
limitano a fare battute cattive. Siccome sono bravi nello sport, pensano che
tutto gli sia dovuto.
Forse, dipende anche dal fatto che gli altri li mettono su un piedistallo,
compresi professori, coach, studenti… tutti.
È facile montarsi la testa, lo capisco, anche per me è così, con la
differenza che io non lo faccio, e non si dovrebbe denigrare gli altri.
Soprattutto quelli che non sono bravi nello sport ma nello studio. Imbecilli.
Sobbalzo quando un coro di urla eccitate si leva dalla pista ghiacciata, e
sollevando lo sguardo, noto River esultare con la maglia verde e gli attillati
pantaloni gialli con i parastinchi, colori del nostro College, il casco
protettivo in testa e il bastone da gioco sollevato in alto, davanti alla rete
della squadra avversaria.
Immediatamente scatto parecchie foto, a lui e agli altri che lo portano in
trionfo sulle spalle, esaltati per aver vinto di nuovo.
La nostra squadra ha battuto l’altra, e un pochino esulto anch’io, faccio
sempre pur parte dell’Università, per un attimo dimentico quant’è borioso
River, parteggiando per lui.
“Wow, quei tre sono davvero imbattibili. Secondo me finito il College,
verranno chiamati dalla National Hockey League. River di sicuro, è troppo
forte” Sandie batte le mani, eccitata, poi anche lei scatta un bel po’ di foto.
Lui è al secondo anno, come me, e purtroppo abbiamo in comune
alcune materie. Dico purtroppo, perché quando c’è lui in classe, non ci si
riesce a concentrare, gli piace essere al centro dell’attenzione, e gli altri
gliela danno, compresi i professori.
Quindi non amo particolarmente essere in classe con lui.
“Sì, non credo la NHL se li farà sfuggire. Diventeranno famosi. Anzi, lo
sono già. Ehi, cavolo, Guardate là!” Lin quasi urla, indicando la pista.
Quando mi volto, vedo River senza maglietta e casco protettivo, a torso
nudo, e rimango a bocca aperta.
Ho già visto dei ragazzi nudi con cui ho fatto sesso. Ma il corpo di
River… è dannatamente perfetto.
Bicipiti tonici, addominali da copertina, torace liscio, fianchi stretti…
non riesco a smettere di guardarlo. È fin troppo bello, in modo quasi
fastidioso.
Le mie amiche scattano foto a tutto spiano, io invece rimango a fissarlo.
Non voglio foto di lui mezzo nudo, non sono una sua fan.
E poi succede una cosa strana.
River si volta, e sembra guardare verso di noi. Sembra guardare proprio
me.
Siamo distanti dalla pista, ma non troppo, quindi riesco a capire che mi
sta guardando.
Stronzo, so che si sta solo pavoneggiando, gli piace da morire mettersi
in mostra, soprattutto se sono tre cheerleader a scattargli foto. Egomaniaco.
“Hai visto? Guardava proprio qui! Scatta, scatta… Lin si esalta, quasi
saltellando sugli spalti, dandomi pacche sulla spalla.
A lei River piace un casino e vorrebbe farci un giretto, ma lui non
sembra interessato a noi tre, con suo dispiacere.
Io e River siamo la ragazza e il ragazzo più popolari del College.
Quasi tutti davano per scontato che saremmo finiti insieme come
coppia, invece non ci sopportiamo. Non ci siamo mai nemmeno parlati.
È una cosa a pelle, senz’altro anche per lui, dato che si è sempre tenuto
alla larga dalla sottoscritta e dalle mie amiche.
Probabilmente gli darebbe fastidio non essere la primadonna nella
coppia.
Non che abbia mai avuto una storia seria. Lo sanno anche i sassi che usa
le ragazze solo per il sesso, a quell’idiota interessa solo quello che ha tra le
gambe, le donne le prende in considerazione solo per quello.
Io non scatto, non lo guarderò di nuovo, non voglio che pensi che mi
interessi, grazie. Alimenterei solo il suo ego smisurato.
Perciò dico loro che ho scattato le foto che mi servivano e me ne vado,
lasciandole tutte eccitate a riprendere River mezzo nudo.
Grazie, ma passo, ho cose più importanti da fare.
2
River
“Abbiamo vinto ancora, cazzo! Sei un fenomeno” Mitch sale sulla mia
schiena circondandomi il collo, perciò me lo scrollo di dosso, è più
muscoloso di me e pesa un sacco, cazzo.
“Li abbiamo fatti neri quegli stronzi dell’Hillsdale College, brutti idioti,
credevano di farci fuori, ma se lo scordano” Lance, il portiere, mi si para
davanti, battendo un cinque con il sottoscritto, poi mi abbraccia.
“Stasera pago io, ragazzi, ma non fate i furbi come l’altra volta dicendo
al barista di mettervi dell’alcol di nascosto nei bicchieri. Niente alcol, siete
ancora minorenni. River sei stato fantastico”
“Ma coach, non è giusto, non siamo bambini, e poi è la nostra
quindicesima vittoria, neanche una volta abbiamo perso, non ci meritiamo
un bicchierino?” Jess tenta di convincerlo, con ancora addosso il casco
protettivo.
Loro sono i due miei migliori amici, e miei angeli custodi in pista, il
loro aiuto è fondamentale, in pista ci capiamo solo con uno sguardo.
Mitch è un pochino più basso di me, biondissimo, capelli a spazzola,
occhi neri, muscoloso. Jess invece è alto quanto me, capelli neri, ricci, occhi
azzurri, fisico longilineo ma forte.
Siamo chiamati la triade d’oro, insieme siamo fortissimi e imbattibili. Il
coach ci ha informato che la NHL ci sta tenendo d’occhio, e cazzo, è il
traguardo che voglio disperatamente raggiungere.
“Ti piace River? Stai godendo?” Marcy ansima come una forsennata
mentre si dimena sul mio cazzo, cavalcandomi.
Siamo nella stanza del mio dormitorio, ne ho una tutta per me, dato che
ho i soldi ho potuto permettermelo. Ho deciso così perché voglio un po’ di
privacy.
Non mi va di scopare di nascosto dal mio compagno di stanza, molto
meglio farlo in tutta tranquillità. Anche se in realtà Marcy, e tutte le altre,
devono sgattaiolare qui senza farsi vedere.
Non è permesso far entrare gente in stanza dopo le undici, è la regola.
Ma come ho detto, le regole non fanno per me. E le ragazze osano sfidare la
sorte pur di farsi scopare dal sottoscritto.
Beh, a volte lo faccio dove capita, ma stasera dopo la partita ero stanco,
non mi andava di farlo in macchina o negli spogliatoi bui.
Quindi adesso stiamo scopando alla grande, anche se parla troppo per i
miei gusti.
Quindi per farla stare zitta e finire, le afferro i glutei sodi, impalandola
ancora più a fondo sul mio uccello, e lei emette un gemito strozzato,
restando finalmente zitta.
La scopo con foga, spingendo come un pazzo dentro di lei, più a fondo
che posso, sentendo l’orgasmo montare; perciò, le prendo in bocca i
capezzoli grossi, turgidi, succhiandoli come se ne andasse della mia vita, e
lei si inarca all’indietro gemendo senza ritegno, senza più alcun controllo.
La sento bagnatissima, segno che anche lei sta per venire.
Ed è allora che le rifilo due stilettate lunghe e profonde, bloccando il
mio uccello dentro di lei, ruotando il bacino con una lentezza esasperante,
cosa che la porta ad urlare per il piacere, e venire con forti spasmi attorno al
mio sesso, spingendo in fuori il grosso e perfetto seno.
Le ficco una mano sulla bocca, riprendendo a martellarla con frenesia,
facendole cavalcare selvaggiamente il mio cazzo, e vengo anch’io con un
gemito strozzato mentre lei ha un altro orgasmo.
Finalmente mi sono rilassato, perciò esco da lei, che cerca inutilmente
di trattenermi ancora dentro di sé, togliendomi il preservativo usato, mentre
ignoro le sue suppliche di farlo ancora.
Col cazzo, mi ha spompato alla grande, e dovrei metterci un po' a
ricaricarmi quindi dovrebbe rimare qui. E non è possibile.
Non mi piacciono le minestre riscaldate, e non voglio beccarmi un
richiamo per lei. Perciò le dico di rivestirsi e andarsene, mentre mi avvolgo
un asciugamano attorno ai fianchi, indossando una maglietta per
raggiungere i bagni in comune e fare una doccia.
Lei si lamenta che vuole restare. Nuda, e sfinita dal sesso, pronta a farlo
di nuovo. Lo rifarei se non fosse così rumorosa e se non me la fossi sbattuta
in tutti i modi possibili. Ma in realtà non ne ho un gran voglia di fare il bis.
Quindi le dico che non voglio trovarla quando tornerò, e Marcy mi fissa
con un broncio, ma me ne sbatto ed esco dalla stanza, già stufo di lei.
Anche se è una rompicoglioni, sa il fatto suo per quanto riguarda il
sesso.
E mi torna in mente la principessa. La scommessa.
Rido perché chissà che faccia farà appena inizierò con lei. E un brivido
inaspettato mi attraversa la schiena.
Ci sarà da divertirsi.
3
Brooke
“Si, mamma, il compito è andato bene. No, non mi do alla pazza gioia,
lo sai” rido al cellulare con mia madre.
È pomeriggio, e alle tre, tra mezz’ora circa, ho lezione di storia, poi
chimica, e per oggi ho finito. Mia madre mi sta prendendo in giro, sa che
non sono qui solo per andare a ogni festa delle varie confraternite.
Lei e mio padre gestiscono un supermarket a Madison Heigts, nella
contea di Oakland, dove sono nata e cresciuta, che non è lontanissima da
qui.
Però per me è più conveniente rimanere al Campus che fare avanti e
indietro, perderei troppo tempo e sarebbe un casino. Quindi io e i miei ci
sentiamo spesso al telefono.
Sono molto fieri di me, ho sempre avuto il pallino di fare foto, fin da
piccola. Il mio obiettivo è diventare una fotografa professionista.
I professori sono molto contenti di come lavoro, mi hanno già assicurato
un tirocinio con un fotografo importante per questa estate, e non posso
esserne più felice.
Adesso è appena iniziata la primavera, c’è ancora molto da studiare.
Tutti pensano che io provenga da una famiglia agiata, ma non è così.
Siamo una famiglia che non ha problemi economici, ma che di certo
non naviga nell’oro. Per questo non intendo sprecare i miei anni al College.
Saluto mia madre, perché devo finire di preparare la borsa con i libri e
rimettere a posto la stanza che divido con Sandie, che ora è a filosofia, che
non rientra nelle mie materie di studio.
Lin invece ha una ragazza di colore come coinquilina, un po’ troppo
festaiola per i miei gusti, ma a lei è simpatica. Beh, meglio così.
Chiudo la porta della stanza e mi avvio fuori dal dormitorio per
raggiungere l’aula di storia, che si trova nell’edificio più a sud del Campus.
Oggi cade una pioggerellina fine, ma non fa freddo, da domani è
previsto bel tempo per parecchi giorni. In realtà adoro la pioggia, ho fatto
molte foto stupende alla natura, alle persone, catturando momenti unici e
particolari.
Mi alzo il cappuccio della felpa sulla testa, non piove forte quindi non
ho portato l’ombrello dato che non c’è troppa strada da fare, e per poco non
sobbalzo quando arrivo a destinazione.
Accanto a me, all’entrata dell’edificio, c’è River Anderson, che sta
scrutando il cielo grigio.
Strano, di solito è sempre l’ultimo ad arrivare in aula, perché
naturalmente deve fare un’entrata ad effetto, il bastardo.
Quindi mi sorprende trovarlo già qui, dato che arrivo sempre per prima,
non mi piace entrare in un’aula già affollata, ti toccano sempre gli ultimi
posti a sedere accanto ai perditempo. Tipo River.
So che non gli interessa storia, nemmeno chimica, sono solo materie che
gli servono per riempire la pagella, e per scaldare la sedia. Nessun
professore osa dargli brutti voti, è troppo bravo per bocciarlo o rimandarlo.
Che si facciano favoritismi agli atleti lo sanno tutti, è così in ogni
College, e lo capisco. Però i suddetti atleti potrebbero anche impegnarsi un
minimo, visto che noi comuni mortali dobbiamo sfinirci di studio per avere
risultati decenti.
Sì, io non rientro nelle grazie di tutti i professori. Essere una cheerleader
non è lo stesso che essere un asso nello sport.
Lo osservo per un attimo.
Capelli scuri, leggermente allungati e scompigliati ad arte, felpa nera di
marca, jeans aderenti, sembra un modello invece che uno sportivo. Beh,
chissenefrega, devo andare a reclamare il posto davanti al professore, come
al solito, quindi mi volto entrando nell’atrio dell’edificio.
Voglio rimanere concentrata, e quelli che sono davvero interessati come
me si mettono nei primi banchi. A volte, parecchie, i ragazzi si mettono
accanto a me per provarci, ma anche se ne sono lusingata non do loro
troppa corda. Non voglio passare per una facile.
E poi non ho niente da spartire con lui.
Starà sicuramente aspettando una ragazza, è sempre circondato da
studentesse e cheerleader.
“Ti piace la pioggia?” lo sento chiedere, e mi blocco. Non starà
parlando con me? Ridacchio perché sarebbe impossibile.
Però mi volto lo stesso, e spalanco gli occhi sorpresa quando lo vedo
guardare proprio la sottoscritta.
Sbatto le ciglia perplessa. Perché mi sta parlando? In due anni non ci
siamo mai rivolti la parola. Come in un tacito e silenzioso accordo.
Sappiamo entrambi di stare sulle scatole l’uno all’altra.
“Ci senti bene? Ti ho chiesto se ti piace la pioggia. A me molto, tu mi
sembri una a cui piace fare foto sotto la pioggia, ci ho visto giusto?” mi
chiede, con un sorriso.
E per poco non mi do un pizzicotto per vedere se sto dormendo.
Perché neanche nei miei sogni River Anderson si fermerebbe a parlare
con me. Perché dovrebbe? Dato che non siamo mai stati seduti vicini e ci
siamo sempre ignorati finora.
Però, come fa a saperlo? Della pioggia, intendo. Beh, avrà tirato ad
indovinare.
“Ci sento benissimo. Sì, mi piace la pioggia, ma ora devo andare”
rispondo asciutta. Mi sembra troppo strano parlare con lui.
Io e River Anderson siamo come due poli opposti.
Lui ha tutto senza dover fare nessuno sforzo. A parte la stupidità, quella
è opera di madre natura.
È ricco, abita a Detroit in un grattacielo, suo padre possiede
un’importante e famosa società di import-export, è il ragazzo più popolare
del Campus, idolatrato da tutti, un idolo dell’hockey.
Io invece sono figlia di due semplici proprietari di un supermarket, e i
miei abitano nella casa sopra al negozio.
Anch’io sono popolare, ma le cose in comune si fermano qui.
Perché dovremmo parlare noi due? Di cosa? Non abbiamo niente in
comune oltre la popolarità. E in modi differenti.
“Guarda che siamo nella stessa classe, vado anch’io dove vai tu”
afferma, guardandomi con un sorrisetto. E il suo sguardo intenso mi mette a
disagio. Cosa diavolo sta facendo?
“Lo so benissimo. Solo che tu non ti siedi davanti, di solito ti limiti a
scaldare uno dei banchi in fondo” gli rispondo sostenuta, dandogli le spalle,
incamminandomi verso il corridoio che porta all’aula di storia.
Non capisco perché tutto ad un tratto mi abbia rivolto la parola. E non
mi piace.
Non mi sento a mio agio con River.
Devo fare finta che non sia mai successo. Sarebbe troppo strano se
continuassimo ad interagire. Non io e lui.
“Non puoi aspettarmi? Sono proprio dietro di te” lo sento dire in tono
divertito, avvertendo i suoi passi raggiungermi.
Dio, ma perché fa così?
“No. Smettila di seguirmi” gli intimo con un’occhiataccia.
Per fortuna arrivano altri nostri compagni e il professore, perciò mi
affretto ad entrare per prima in aula, sedendomi al solito posto.
E quasi urlo per la sorpresa quando vedo River sedersi vicino a me.
No, cavolo! Ma che vuole da me l’idiota?
Gli altri nostri compagni ci fissano sorpresi e straniti, persino il
professore, che osserva River quasi scioccato che si sia seduto nei primi
banchi.
Evito di guardarlo, so che lui mi sta fissando, percepisco il suo sguardo
addosso, e so anche che tutti ci stanno fissando; perciò, mi impongo di non
voltarmi dalla sua parte.
Perché ha deciso di parlarmi? Non penso che… poi mi torna in mente
ieri, sulla pista di hockey.
River sembrava che stesse guardando proprio me, ma credevo di
essermi sbagliata. Evidentemente no.
“Posso stare a segno con te? Ho dimenticato il libro”
La sua voce bassa, suadente e divertita, accanto al mio orecchio, mi fa
prendere un colpo.
Mi volto di scatto e lo vedo a pochi centimetri dal mio viso, che mi
guarda attentamente, e la mia testa scatta all’indietro di propria volontà.
Troppo vicino.
“Tieni, a me non serve” glielo sbatto davanti con forza, distogliendo
immediatamente lo sguardo da lui, prendendo appunti sul mio quaderno.
Forse se non gli do corda la smetterà. Devo solo ignorarlo.
Però non è facilissimo avendocelo seduto accanto.
Purtroppo, non posso fingere di non accorgermi della sua presenza. Si fa
sentire. Il suo corpo sembra emanare un calore bruciante, il suo profumo
virile mi arriva al naso, e mi sento continuamente addosso il suo sguardo.
Dio, come farò ad arrivare alla fine della lezione? Vorrei strozzarlo, ma
che gli prende a questo stupido bestione?
“Sembri provata, è stata così dura la lezione di chimica?” Sandie mi
osserva attentamente mentre ceniamo in camera, stasera non mi andava di
andare alla mensa o in uno dei bar del Campus.
Sospiro a fondo, ancora scossa e arrabbiata.
È stato un supplizio oggi pomeriggio. Dico davvero.
Stare accanto a River mi ha prostrata psicologicamente, è stato un
grosso stress. Finita l’ora di storia sono letteralmente scappata fuori
dall’aula, dimenticando il libro che gli avevo prestato… e che mi ha
riportato all’ora di chimica, entrando in aula, davanti a tutti.
Lui può permettersi di saltare alcune lezioni.
Inutile dire che siamo diventati il bersaglio principale di occhiate
incuriosite e pettegolezzi da parte di tutto il Campus. Grazie River, idiota.
Tutti si saranno chiesti perché sia venuto a riportarmi il libro,
fissandomi insistentemente davanti a tutti, senza nessuna vergogna. Per
fortuna non si è fermato alla lezione perché aveva un appuntamento con il
coach.
Mio Dio, è stato davvero imbarazzante. Anche irritante e snervante.
“Oggi River mi ha parlato e poi si è seduto accanto a me a storia” le
racconto, sospirando di nuovo.
Sandie spalanca gli occhi e la bocca, scioccata, lasciando cadere dalle
labbra un grosso pezzo di hamburger, che fortunatamente va a finire nel
piatto di carta che tiene in mano.
Siamo sedute accanto alla mia scrivania, sotto alla finestra che dà sui
giardini del Campus. Siamo state fortunate, Lin invece ha un muro di
mattoni di fronte.
“Intendi quel River? River Anderson, il re del Campus?” domanda
incredula.
La guardo e annuisco.
“Cosa… come… spiegati meglio. Cosa intendi dire?” giustamente non
capisce. Logico, nemmeno io ci capisco qualcosa.
Le spiego tutto, e alla fine è perplessa quanto me.
“Non lo so. Se fossi una delle ragazze che fanno le svenevoli con lui,
direi che ti ha puntata. Ma non lo sei, e poi si intuisce benissimo che non vi
sopportate; quindi, non capisco perché tutto ad un tratto è venuto a parlarti.
Forse vorrebbe diventarti amico?” ma subito dopo scuote vigorosamente la
testa con una smorfia, mentre io ridacchio.
“Non esiste proprio. River non ha amiche donne. Fa solo sesso con le
ragazze, lo sanno tutti. Secondo me ieri sulla pista ha notato che lo fissavo,
erroneamente avrà pensato che lo stessi ammirando. E ora vuole fare il
cretino” questa è la mia teoria.
Dopo due anni, che ci ignoriamo a vicenda, chissà per quale motivo, o
meglio credo di saperlo, ha deciso di parlarmi.
Lei mi fissa come se non avessi tutte le rotelle a posto.
“Stai scherzando, vero? Vuoi dire che River ti ha puntata? Ma, perché
adesso?” giustamente Sandie è perplessa quanto me.
“E chi lo sa cosa gli passa per la testa a quel cretino. Non mi ha puntata
sul serio, sta solo giocando. Vuole divertirsi, farmi innervosire. Boh, non lo
so” sospiro a fondo.
Appallottolo il tovagliolo unto dov’era avvolto il mio hamburger,
buttandolo dentro al cestino della carta straccia, e rifletto.
“A dire il vero è stato… gentile. Quasi amichevole, in un certo senso,
mi ha fatto venire i brividi” rabbrividisco sul serio quando ci ripenso, e
nuovamente mi viene voglia di strozzarlo per essersi interessato a me.
Non voglio la sua attenzione.
Sandie sbatte ripetutamente le ciglia, sempre più perplessa.
“Vuoi dire che River Anderson, è stato gentile con te? No, devi
spiegarmi per bene perché non ci credo” afferma, attonita.
Nemmeno io, per questo credo stia tramando qualcosa alle mie spalle.
Le racconto per filo e per segno tutto. Iniziando da quando l’ho
incontrato fuori dall’edificio di storia, per finire quando è entrato in aula di
chimica per ridarmi il libro, fissandomi in modo molto strano.
Sandie mi guarda a occhi sgranati, sconvolta, e io inizio a
preoccuparmi.
“Scusa, ma credo che tu abbia pienamente ragione. River ti ha preso di
mira, probabilmente vuole stuzzicarti, forse è convinto di piacerti dopo ieri”
si mangia le unghie, socchiudendo gli occhi.
Anche a lei River non piace, al contrario di Lin.
Sì, penso sia così. River Anderson vuole giocare con me.
Una volta, l’anno scorso, ha fatto sesso con Olivia, una nostra amica.
Aveva una cotta mostruosa per lui, noi abbiamo cercato di dissuaderla dal
non cedergli, ma è stato inutile.
Dopo aver fatto sesso con lei, River se ne è sbattuto alla grande del suo
dolore per non essere ricambiata. Anzi, l’hanno anche presa in giro per
quello, deridendola.
Dopo il passaggio di River e gli altri, si è sentita un’aliena qui al
Campus, non voluta, derisa, beffeggiata e ignorata. Quindi si è ritirata per
cambiare College, con il morale completamente a pezzi.
Quella volta ho odiato quegli stupidi più di tutte le altre volte.
A loro non importa niente di rovinare la vita di una persona, per loro è
tutto un gioco.
Si divertono, lo fanno per ammazzare il tempo. Se lo possono
permettere. Sono i ragazzi più popolari, tutti pendono dalle loro labbra,
nessuno prenderà seriamente provvedimenti contro di loro.
Si può fare male anche con le parole, anzi, a volte può essere anche
peggio, perché distruggono la reputazione, l’autostima e la fiducia in se
stessi.
Ecco perché non voglio avere niente a che fare con lui. Col cavolo che
mi farò prendere in giro.
“Ehi, perché quelle facce lunghe? Ho portato il gelato” Lin irrompe
nella nostra stanza con un barattolo di gelato al caramello, sorridente come
sempre.
Io e Sandie ci scambiamo uno sguardo d’intesa, poi lei le spiega tutto
mentre finiamo il gelato.
“Scusate, ma sinceramente a me sembra più che stia flirtando
seriamente. Questo non è il suo modus operandi. Non si comporta così
quando vuole prendere in giro qualcuno. Avrebbe già iniziato a fare battute
sarcastiche, o altro. No, credo che River sia davvero interessato a te” ci
spiega, poi batte le mani tutta entusiasta.
Invece io faccio finta di vomitare e Sandie sembra confusa.
“Scusa Lin senza offesa, ma stai delirando? Perché tutto ad un tratto
dovrebbe interessarsi a lei? Così, dal niente. Mi sembra improbabile”
Sandie non è convinta della teoria di Lin, e io nemmeno.
“Dai, Sandie. Brooke è la ragazza più popolare, quasi quanto lui, perché
River non dovrebbe provarci? Magari si è finalmente accorto di lei, io fossi
in te ci farei un giretto, cavolo, fare sesso con lui dev’essere un’esperienza
mistica. Non riesco a togliermi dalla mente l’immagine di lui a torso nudo
in pista, con gli attillati pantaloni da hockey. Era un sogno indecente…”
chiude gli occhi, con voce maliziosa.
Sandie sospira esasperata, io lecco il cucchiaio sollevando gli occhi al
cielo.
Sappiamo che ha una cotta tremenda per lui, ha sviluppato la foto di
River a torso nudo in pista e l’ha ingrandita tipo poster. Di sicuro ci farà
pensieri molto sconci di notte.
“Sì, si… ma è anche un mezzo bullo, e non credo alla tua teoria. Brooke
stai in guardia” Sandie mi guarda intensamente e io annuisco.
“Non preoccuparti, non ho la minima intenzione di avvicinarmi a lui” le
rispondo, ignorando il broncio di Lin.
“Cazzo, ma siete due suore di clausura? È evidente che ci sta provando
con Brooke, e lasciati andare perdio, cosa potrebbe succedere di male?
Faresti sesso con il sogno erotico femminile di tutto il College! E poi
sareste una coppia da sballo” Lin mi fissa esasperata.
Non sono d’accordo con lei.
Credo di più che lui mi voglia ridicolizzare, forse anche fingendo di
flirtare, così avrebbe un senso. E poi non ho nessuna voglia di finire nella
sua lista di ragazze che si è portato a letto.
Scopare me, lo farebbe diventare quasi un dio davanti agli occhi di tutti.
“Smettila di metterle in testa strane idee. Sei tu quella che vuole finire
spalmata sotto di lui, non noi” Sandie le rifila una sberla amichevole sul
braccio, e Lin ride forte.
“Oh, non solo sotto, anche sopra, di fianco, di dietr…”
“Piantala, pervertita. Piuttosto mi presti gli appunti di letteratura? Mi
manca un pezzo” le chiede, e accantoniamo il discorso River, per fortuna…
4
Brooke
Come previsto, oggi è una bella giornata soleggiata. In più, non ho
materie oltre a fotografia.
Questo capita un giorno alla settimana, il venerdì, quando la
professoressa Smithson ci fa radunare nell’aula adibita a set fotografico, per
esercitarci in modo professionale. E questo ci prende una mattinata intera.
Di solito dobbiamo riprendere oggetti, frutta, piante, anche persone.
Chissà cosa ci avrà riservato oggi.
“Spero che ci sia un bel ragazzo orgogliosamente nudo ad aspettarci”
Lin ci guarda ridendo, non si smentisce mai.
“Oppure il vecchio bidello Mortimer spaventosamente nudo” le dico in
tono drammatico. Loro scoppiano a ridere schifate.
Mortimer è il soprannome dell’ex bidello che l’anno scorso è andato in
pensione. Bidello non è la parola giusta, in realtà sarebbe un tuttofare, ora è
stato sostituito da Waine Jhonson, un uomo sui quarant’anni, alto, serio, ben
messo.
Beh, Mortimer era tutto l’opposto. Sempre pallido, magro come un
giunco, con un occhio storto.
Il pensiero di ritrarlo nudo mi fa accapponare la pelle, senza offesa per
lui, poverino.
“Che schifo, sei una pervertita? Ti piacciono i daddy?” Lory, un’altra
compagna di corso, mi batte sulla spalla ridacchiando.
“Definire daddy Mortimer, è un pochino esagerato. E poi non si dice
pervertita, ma necrofila, cioè le piacciono i cadaveri. Non ti facevo così
Brooke” Mike, un altro nostro compagno mi fissa ridendo.
Sollevo gli occhi al cielo, ma sorrido.
Mi piacciono i miei compagni del corso di fotografia, sono simpatici e
alla mano.
“Che idiota, io non…”
“Ragazzi! Entrate in aula, un ospite ci sta aspettando. Sarete contenti” la
professoressa Smithson mi interrompe, ordinandoci di entrare, in quella
grande aula che in realtà sarebbero due unite insieme, con un commento
criptico.
Siccome è allestita come un vero set fotografico, dev’essere per forza
ampia, dato che ci sono finti set, varie macchine fotografiche professionali e
altre cose.
Ad aiutare la professoressa c’è la sua assistente, la signorina Jenny, una
trentenne molto simpatica.
Tutti ci mettiamo in fila per entrare, elettrizzati, le parole della
professoressa hanno scatenato la curiosità in noi. Non vediamo l’ora di
vedere cosa dobbiamo fotografare.
Delle urla eccitate provenienti da alcune mie compagne davanti a me,
appena entrate in aula, mi sorprendono, anche le mie due migliori amiche si
voltano a guardarmi perplesse.
Sollevo le spalle, scuotendo la testa, ne so come loro.
Quando entriamo anch’io mi paralizzo. Dallo shock.
River Anderson, a torso nudo, con addosso solo i pantaloni attillati della
divisa e il casco protettivo in mano, è in piedi al fianco della professoressa e
della sua assistente. Bello come un modello.
Che diavolo…
Lin saltella eccitata, come tutte le altre ragazze, in tutto siamo quindici,
i ragazzi dieci, e non sembrano molto entusiasti.
Sandie mi pungola il fianco, richiamando la mia attenzione.
“Che ci fa lui qui?” mormora piano, fissandomi.
“E io cosa vuoi che ne sappia? Sarà il nostro modello di oggi” Dio,
perché proprio lui? Storco la bocca in una smorfia.
Dopo quello che è successo, volevo rimanergli alla larga, ma non
sembra possibile, accidenti.
“Ragazze, datemi un pizzicotto, non ci credo. Guarda che roba, sembra
un sogno erotico fatto persona” Lin sbava, come tutte le altre nostre
compagne, che senza vergogna iniziano a scattargli foto con i cellulari.
La professoressa, però, le ferma immediatamente, ordinando di metterli
via, provocando un coro di proteste mentre i maschi sbuffano infastiditi e
River sorride, come se fosse al di sopra di tutto. Pallone gonfiato.
Poi mi vede. E sorride ancora più ampiamente, fissandomi intensamente
per qualche secondo, cosa che mi fa sgranare gli occhi dalla sorpresa. Ma
che cavolo gli prende?
Guardo le mie amiche per controllare se anche loro se ne siano accorte,
ma entrambe stanno ascoltando la professoressa, che sta spiegando che oggi
River farà da modello per rappresentare lo sport al College.
Merda, forse me lo sono immaginata, magari guardava qualcuno dietro
di me. Ruoto il collo all’indietro, ma ci sono solo ragazzi, le femmine sono
tutte davanti a godersi lo spettacolo.
“Speriamo si possa anche toccare il modello, non solo guardare” Tori,
un’altra compagna, fa una battuta che viene accolta con un applauso da tutte
le ragazze, tranne me e Sandie. E i ragazzi.
Lin, invece, è completamente partita.
River ride e le fa l’occhiolino e Tori fa finta di svenire, io quasi vomito
per quanto è ridicola. Per fortuna la professoressa intima di fare silenzio e
di stare attenti, quindi le fan si danno una calmata.
Ognuno di noi raggiunge le file di banchi in fondo alla stanza e ci
sediamo nei soliti posti, io con le mie amiche a fianco, una per parte,
ascoltando.
Ci spiega che ognuno di noi dovrà ritrarre River, usando i vari set
presenti: ci sono quelli che rappresentano le varie stagioni, le città di giorno
e di notte, campi innevati o in piena estate, fiume, mare, spiaggia… c’è di
tutto.
Praticamente dobbiamo dare una nostra interpretazione personale alla
figura dello sportivo al College.
Ok, però mi chiedo perché River debba stare mezzo nudo.
Esibizionista.
“Iniziamo in ordine alfabetico, perciò Krista Allen, vieni” la
professoressa chiama la nostra compagna rossa di capelli, che dalla fretta di
raggiungere River inciampa nei suoi piedi, facendo ridacchiare tutti.
Compreso lui.
“Chissà come mai tutte le ragazze oggi sono smaniose di fare foto” la
professoressa fa una battuta che viene accolta con fischi e applausi da tutte
le mie compagne, mentre River sorride spavaldo e compiaciuto e i maschi
dietro di me borbottano.
A bassa voce, non vogliono inimicarselo.
Concordo con loro, però. River Anderson è troppo pieno di sé.
Poi la Smithson ritorna seria, e tutti osserviamo come Krista intenda
ritrarre River.
Sceglie un set con il mare e la spiaggia, poi lo allestisce aiutata da
Jenny, l’assistente. Da adesso in poi le luci sono spente, tranne i fari
professionali che servono a dare la giusta illuminazione alle immagini.
River sembra un modello navigato, si mette in posa come se avesse già
esperienza.
“Wow, guarda che muscoli tonici, che bicipiti sexy…” Lin si sporge a
sussurrarmi all’orecchio, eccitata. Io sollevo gli occhi al cielo.
Non dico niente, però ha perfettamente ragione.
Anche se considero River Anderson un pallone gonfiato con un ego
smisurato, non posso non ammettere che ha un fisico pazzesco, perfetto. E
sì… sexy. Molto.
Ma la cosa non mi tocca, non potrebbe mai essere il mio tipo, per tutti
gli ovvi motivi.
Krista è impacciata da morire, e le nostre compagne la prendono in giro,
ma alla fine riesce a fare il suo compito.
Poi tocca ad altri cinque compagni prima del mio turno e inizio a
sentirmi terribilmente nervosa.
Spero che River non faccia battute o mi ridicolizzi o farò altrettanto.
Non mi farò sminuire davanti ai miei compagni da quell’idiota.
Ho il presentimento che sia venuto per questo, facendosi scegliere dalla
professoressa. Sono un tantino prevenuta, lo so, ma chi non lo sarebbe al
mio posto?
“Non vedo l’ora che tocchi alla sottoscritta, lo renderò ancora più sexy,
gli farò abbassare i pantaloni al limite della decenza” Lin si sfrega le mani,
facendoci ridere.
Dio, è proprio una depravata.
Io invece sono nervosa non so proprio cosa farò quando…
“Brooke Carter, vieni” la professoressa mi chiama, e io mi alzo
nervosamente, di scatto. Maledetto, mi ha rovinato il mio giorno preferito.
Le mie amiche mi incitano a dare il meglio, mentre mi alzo per
raggiungere la postazione. Mi sembra di avere le gambe di piombo.
Dopo quello che è successo con lui, non ho nessuna voglia di
fotografarlo. Vorrei solo mandarlo al diavolo. Ma se voglio diventare una
brava fotografa, devo ignorare le mie emozioni, lasciando che siano le foto
a parlare, a risaltare.
Quindi respiro a fondo, imponendomi di essere concentrata.
“Ciao Brooke, sono contento di vederti” River mi saluta così, con un
tono malizioso e un sorriso scaltro che mi sorprendono.
Sento un mormorio indistinto alle mie spalle, e capisco che le mie
compagne sono sorprese. Ma mai quanto me.
Lo ignoro, e vado a scegliere il mio set, aiutata da Jenny, cercando di
non fare caso al caos che ho in testa. Non gli permetterò di farmi distrarre
da qualunque cosa stia facendo con me.
Scommetto che cercherà di sabotare le mie foto, me lo sento. Ma non ci
riuscirà.
Invece, River si rivela docile come un agnellino, comportandosi come
un consumato modello, confondendomi ancora di più… e io faccio fatica ad
ignorare il suo perfetto corpo mezzo nudo.
Gli occhi ce li ho e funzionano. Comunque, riesco a ritrarlo come avevo
in mente e quando ho finito, scappo praticamente al mio posto ignorando le
occhiate curiose delle mie compagne.
“Io… ci devo pensare. Posso darti una risposta più tardi?” ora è
parecchio confusa, come mi aspettavo.
“Wow, sei davvero la prima ragazza che mi fa penare per un
appuntamento. Per questo mi incuriosisci Brooke Carter. Dammi il tuo
cellulare, ti mando il mio numero” le sorrido, allungando una mano.
In realtà un po’ mi scoccia che non abbia accettato subito. Cazzo, devo
davvero faticare per uscire con lei, maledetta.
Le mando il mio numero, poi le restituisco il cellulare, che lei prende
come se fosse una bomba che sta per scoppiarle in mano.
“Non farmi aspettare troppo o mi arrabbierò. Ci vediamo più tardi
Brooke” la saluto allontanandomi, senza darle il tempo di ribattere
qualcosa.
Così si sentirà praticamente obbligata ad accettare. Poveretta, sta
cadendo dritta dritta nella mia trappola.
Cammino svelto verso il mio dormitorio, non vedo l’ora di raccontare
tutto ai miei amici.
Stasera riuscirò a rubarle un bacio. Non so se la cosa mi intrighi o mi
dia fastidio.
6
Brooke
Mi do dei pizzicotti per capire se sia tutto vero e non un sogno… o forse
dovrei dire incubo?
Non mi aspettavo che mi avvicinasse di nuovo a storia. Mi ha persino
toccata. Il suo tocco non era casuale, non sono un’ingenua, so che lo ha
fatto apposta per indispettirmi.
Poi… mi ha chiesto un appuntamento.
Sembrava serio, e a me si è spezzato il fiato per lo shock. A che gioco
sta giocando? Sto iniziando a pensare che forse vuole davvero solo
conoscermi.
D’altronde siamo entrambi i ragazzi più popolari.
Fisso il cellulare nelle mie mani come se bruciasse. Non so cosa fare.
Sì, una parte di me desidera accettare il suo invito per vedere cosa
succederà, l’altra parte è molto, molto scettica.
So chi è River, e ho sempre cercato di ignorarlo. Troppo tronfio, pieno
di sé, anche se ne ha tutti i motivi. A volte lui e i suoi amici li avrei voluti
picchiare.
Per via di come hanno distrutto la reputazione ad Olivia.
Deficienti.
Per questo non so cosa fare. Odio River per il ragazzo che è, cioè pieno
di sé e a volte bastardo.
Ma una parte di me è anche incuriosita da lui. Il suo ostinarsi a
inseguirmi è esasperante, ma anche in un certo senso divertente.
Se non sapessi chi è in realtà lo troverei quasi simpatico.
Sandie irrompe nella camera in fretta e furia, buttando lo zaino sul suo
letto, poi viene verso il mio afferrandomi per le spalle, con lo sguardo
allucinato.
“Dio, che c’è? Che è successo?” le chiedo, iniziando a preoccuparmi.
“Brooke, non andare fuori di testa, ma devo dirti una cosa. Ascoltami
bene” dichiara con un’espressione che non le ho mai visto.
Annuisco con il cuore in gola. Cavolo, cosa sarà successo?
“Stavo tornando e per caso, ho incrociato River e i suoi due amici
davanti alla caffetteria. Erano fuori e parlavano… di te. Mi sono nascosta
dietro al grande cartellone lì vicino per sentire cosa dicessero” Sandie
stringe le labbra e sospira a fondo.
Faccio una smorfia perché immagino già cosa voglia dirmi, brutto
bastardo, sapevo che c’era qualcosa sotto fin dall’inizio, e che non dovevo
fidarmi di lui.
“Spara, sono proprio curiosa” le dico arrabbiandomi.
Lei aggrotta le sopracciglia, poi mi lascia andare e si siede sul letto
accanto a me.
“Bene. Mitch, il suo amico biondo gli ha chiesto se tu avessi accettato il
suo invito per stasera. Ho sentito che ha fatto proprio il tuo nome, e River
ha risposto di no, ma che lo avresti fatto di sicuro. Che era certo che entro
stasera ti avrebbe baciata. Hanno parlato di una scommessa. Che River ti
porterà a letto entro una settimana. Ridevano come degli idioti, quegli
stronzi. Sapevo che stava tramando qualcosa quel bastardo” Sandie sbatte
un pugno sul mio letto, arrabbiata.
Respiro a fondo più volte per calmarmi, perché devo trattenermi dal
correre al suo dormitorio e spaccargli qualcosa in testa.
Come ha potuto? Mi ha presa in giro fino ad ora, e se gli avessi dato
corda sarei diventata il suo trofeo più importante.
“Lo ammazzo, giuro che lo faccio!” sbotto, perché sono davvero
incazzata.
Mi brucia da morire essere quasi caduta nel suo tranello.
Moltissimo.
“No. Non devi ucciderlo. Aspetta, mi è appena venuta un’idea per
vendicarti. Ascolta, perché non lo seduci e poi lo pianti sul più bello
sbattendogli in faccia che sapevi della scommessa? Molto meglio che
ucciderlo, o farti vedere da lui arrabbiata, riderebbe e basta. Se lo merita
quello stronzo. Ripagalo con la stessa moneta. Che ne dici?” Sandie mi
fissa con un sorrisetto cattivo.
Ci penso su e mi sembra sempre di più un’ottima idea.
Sì, dovrò sforzarmi moltissimo, perché vorrei ucciderlo, ma così è la
vendetta perfetta. E sarà anche un modo per ripagare Olivia per quello che
le ha fatto quel bastardo.
“Lo farò. Perderà la testa per me, e quando crederà di riuscire a portarmi
a letto… lo manderò al diavolo. Non vedo l’ora che succeda, e vedremo chi
perderà la faccia” sorrido malevolmente anch’io, battendo un cinque con
lei.
In quel momento entra Lin, che ci fissa confusa.
Viene a sedersi a terra, su un cuscino di fronte a noi, e ascolta tutta la
storia.
Ma non ha la reazione che mi aspettavo.
“Povero River, non sarà troppo per lui?” sembra più dispiaciuta per
quell’idiota che per me. Non è strano?
“Ma hai sentito quello che volevano farle?” Sandie è infastidita con lei,
e anch’io in verità. Dovrebbe essere arrabbiata come noi, dato che è mia
amica.
“Sì, ed è una cazzata tremenda, però farlo eccitare e perdere la testa per
poi dargli il due di picche, mi sembra troppo” afferma, scuotendo la testa e i
lunghi capelli neri.
È più bassa e muscolosa di noi due, e ha due occhi neri molto intensi.
Non so perché, ma ho sempre segretamente preferito Sandie a lei, c’è
qualcosa in Lin, che non me la fa sentire vicina come Sandie.
“Troppo? Stai scherzando? Far perdere la testa a me e portarmi a letto
per una stupida scommessa, allora cosa ti sembra?” non riesco a non
irritarmi con lei. Sembra parteggiare per River.
Spalanca gli occhi stupita dal mio tono, e alza le mani in alto.
“Scusa, volevo dire che per un ragazzo portarlo ad eccitarsi per niente, è
un po' una cattiveria. Certo che sono arrabbiata con lui per quello che
voleva farti, è orribile” dichiara in tono di scuse.
Non so se sia del tutto sincera, ma non mi va di litigare con lei.
So che è pazza di River, e in certo senso posso anche capirla, è triste
perché lui non le ha mai prestato attenzione, e sapere che ora la presta alla
sottoscritta, anche se per finta, deve darle fastidio.
Perciò, lascio perdere la questione, dicendo che devo chiamare River
per mettermi d’accordo per stasera, lei annuisce e sembra sollevata che non
ce l’abbia più con lei.
Sandie borbotta piano e non sento cosa dice.
Probabilmente non è d’accordo che io abbia lasciato perdere con Lin, a
volte mi sembra che non la sopporti. Ma forse mi sbaglio.
Mi allontano da loro per chiamare il bastardo e fingere di accettare il
suo invito, e al solo sentire la sua voce compiaciuta, mi viene voglia di fare
una pernacchia nel telefono.
Ma mi trattengo, facendo finta di parlare normalmente.
Ci accordiamo per incontrarci alle otto davanti alla libreria del Campus,
che si trova leggermente distante dagli alloggi.
Probabilmente non vuole attirare troppo l’attenzione stasera. Dice che
ha una Toyota sportiva blu metallizzata, che mi aspetterà in auto.
Abbiamo il coprifuoco alle undici e mezza. A quell’ora tutti gli studenti
devono essere nei loro dormitori. Un sovrintendente passa a verificare,
segnandosi i nomi. Questo per la sicurezza di noi studenti.
Accetto, trattenendomi dal salutarlo con un insulto, poi butto il cellulare
sul letto con stizza.
Ma sorrido crudelmente.
Lo farò morire dal desiderio, quello stronzo, e finalmente avrò la mia
vendetta.
“Ehi, sei quasi inquietante, smettila con quel ghigno, sembri Freddy
Krueger” Lin rabbrividisce, fissandomi, Sandie scoppia a ridere,
avvicinandosi.
“Ben detto, la sua mente malvagia è già all’opera. Adesso cerchiamo il
vestito più sexy che hai, forza” batte le mani eccitata, tirandomi verso il mio
armadio.
Anche Lin partecipa, ritornando la solita di sempre.
È già buio, le lunghe giornate estive, quando la luce del sole tramonta
tardi, sono ancora lontane. L’aria è frizzante, fredda ma non troppo. Per
questo ho indossato una giacca di jeans sopra al vestito nero, quello corto
con le maniche a palloncino e la generosa scollatura squadrata, e le scarpe
con il tacco alto.
Una scelta ben mirata, per farlo rimanere a bocca aperta.
Anche se mi sta corteggiando per finta, è pur sempre un ragazzo.
Uno di quelli che si scopa anche l’aria, se potesse. L’idiota.
“Wow, Brooke, sei stupenda stasera. Non dirmi che hai un
appuntamento. Non spezzarmi il cuore, ti prego…” Jamie, un mio fan,
carino e simpatico, ma che non è assolutamente il mio tipo, studente di
letteratura, viene a rompermi le uova nel paniere proprio adesso, accidenti.
“Grazie. Sì, ho un appuntamento, mi dispiace” gli sorrido con cautela.
Mi è anche appena venuto in mente che devo far circolare la notizia. Più
gente sa che usciamo insieme, più River ci rimarrà di merda quando gli
darò il benservito.
“Hai un ragazzo? Chi è che ti ha portato via da me?” poverino, sembra
quasi piagnucolare. So di piacergli molto, ma entrambi abbiamo già chiarito
la cosa.
Mi dispiace per lui, ma non posso farci niente se non mi attrae.
Sia chiaro, nemmeno quel pallone gonfiato di Anderson mi attrae, sto
solo fingendo che lo faccia.
“Io. C’è qualche problema?” la sua voce coglie di sorpresa me e Jamie,
facendoci sobbalzare.
Mi volto e osservo sbigottita River che torreggia su di noi,
spudoratamente bello con i capelli scuri appena bagnati dal gel, un
giubbotto di pelle nera sopra a una maglia grigia, un paio di jeans aderenti.
Se non sapessi che bastardo sia in realtà, lo troverei affascinante, sexy
addirittura, ma purtroppo lo conosco bene, quindi non esercita nessun
fascino su di me.
Jamie strabuzza gli occhi, il suo sguardo rimbalza come la pallina
impazzita di un flipper da me a River.
Sì, noi due insieme facciamo effetto.
Come ho già detto, all’inizio si aspettavano tutti che ci mettessimo
insieme, ma non è mai successo, dev’essere scioccante adesso per tutti
quanti.
“Ah, io… non lo sapevo. Beh, divertiti Brooke. Ehm, ciao Anderson”
Jamie, il poveretto, sembra in apnea, scappa letteralmente via con la coda
tra le gambe.
Beh, posso capirlo, River è alto quasi uno e novanta, con un fisico da
giocatore di hockey, nessuno vorrebbe inimicarselo.
“È un tuo ex quell’idiota? Te li scegli male, fattelo dire” River
ridacchia, guardandomi derisorio, con un’aria di superiorità.
E io vorrei piantargli due dita negli occhi per quanto è strafottente, si
crede proprio un Dio, l’idiota.
“Non è un mio ex, e poi è un bravissimo ragazzo, a cuccia Anderson”
affermo stizzita, non riesco a resistere dal fargli abbassare la cresta, e la
serata non è nemmeno iniziata.
Dio, come farò a fingere che mi piaccia?
Subito sembra voglia darmi una rispostaccia, poi sorride, facendomi
segno con la mano di andare verso la sua auto.
So che anche lui si sta trattenendo. Deve fare finta di essere pazzo di
me, devo ammettere che ha un autocontrollo di ferro. Beh, d’altronde è un
atleta, deve averlo per forza.
Ma devo ricordarmi che anch’io sto ingannandolo, quindi è meglio se
contengo il fastidio che mi provoca.
“Sai, sei molto diversa da come credevo. Sei una tosta” afferma in tono
indecifrabile.
Forse vorrebbe intendere che mi credeva un’oca giuliva come quelle
che si porta a letto di solito. Sarebbe stato più facile per lui.
Mi viene da ridere ma mi trattengo.
“Sì, lo sono, è un problema per te?” non riesco a non stuzzicarlo, ora
che so della stupida scommessa tra lui e i suoi amici, vorrei prenderlo a
calci nel sedere. Quindi, qualche stoccata maligna mi è permessa.
Sembra ponderare bene la risposta, poi mi sorride e risponde che invece
la cosa lo intriga.
Inaspettatamente mi apre la portiera dell’auto come un vero cavaliere.
Se non fosse lui, sarei piacevolmente sorpresa, ma so che sta solo
fingendo.
Tutto quello che fa o dice sono solo menzogne, con l’intento di portarmi
a letto. La sua gentilezza e premura sono maschere che indossa per
circuirmi.
E se non sapessi cosa sta tramando, sarei stata ingannata per bene.
River Anderson oltre a un bravissimo giocatore, è anche altrettanto
bravo come attore.
Saliti in auto, mi chiede se voglio ascoltare della musica, e gli rispondo
di sì, mi aiuta a rimanere lucida e calma.
River traffica con dei bottoni e una canzone pop, a basso volume
riecheggia nell’abitacolo. Ha un’auto molto tecnologica, che deve costare
una fortuna.
Ma lui può permetterselo, è un ragazzo ricco di famiglia.
Mentre usciamo dal Campus, River non parla, concentrato sulla guida, e
io butto un occhio dalla sua parte.
Stasera, vestito informale, senza le solite tenute sportive, sembra un
altro. È davvero molto attraente, ha un profumo virile ma dolce, è
ingannevolmente impeccabile e educato.
Capisco perché moltissime ragazze perdano la testa per lui. Anche se a
me risulta del tutto indifferente, perché so chi è in realtà, e non potrebbe
mai piacermi.
Usciamo dal Campus, lasciandoci alle spalle le file di querce antiche
che ne delimitano il passaggio, e i grandi edifici sullo sfondo che lo
compongono.
È una sensazione strana, perché prima di stasera, in due anni, non sono
mai uscita dal Campus se non per tornare a casa. D’altronde io e le mie
amiche non abbiamo un’auto, e i ragazzi che ho frequentato erano tutti
studenti come me; quindi, non c’è mai stato bisogno di allontanarmi da qui.
“Sembri quasi spaesata. Non hai mai lasciato il College?” River mi
distoglie dalle mie riflessioni, chiedendomelo in tono quasi incredulo.
Distolgo lo sguardo dal finestrino per riportarlo su di lui, che guida con
una mano, con una sicurezza elegante ed esperta.
“No, non posseggo un’auto, di solito quando torno a casa chiamo un
taxi per farmi portare alla fermata dell’autobus” gli spiego, trattenendomi
dal rispondergli in tono infastidito che non tutti godiamo dei privilegi che
ha lui.
Che i professori non chiuderebbero un occhio per me se tardassi e
infrangessi il coprifuoco. O che non ho dei genitori ricchi che possano
permettersi di regalarmi un’auto solo per scorrazzare fuori dal Campus
come fa lui, per divertirsi.
Si volta a lanciarmi un’occhiata sbigottita, poi scuote la testa.
“Non ci credo, tu, la principessa del Campus, che non si è mai
avventurata fuori? Credevo che tu e le tue amiche usciste tutte le sere a
folleggiare, non è così che fanno le cheerleader? O almeno quelle con cui
ho… che ho conosciuto” si corregge all’ultimo minuto.
So che intendeva dire con cui ha fatto sesso, lo sanno anche i muri del
College, e le ragazze con cui esce non sono mie amiche, troppo superficiali
e facili, che passano da un ragazzo all’altro, quasi fosse una gara a chi si
porta più a letto i ragazzi trendy del College, ce ne sono parecchie così.
Non che io le critichi, ognuna è fatta a suo modo, solo non ho niente in
comune con loro.
“No, io folleggio dentro al Campus, non c’è bisogno di andare lontano”
lascio sottintendere che per stare con qualcuno, non è necessario andare
chissà dove.
River si ferma ad un semaforo e si volta a fissarmi, io ne sostengo lo
sguardo intenso.
Un’altra al mio posto sarebbe già tutta eccitata, perché River ha uno
sguardo davvero profondo, penetrante, sfrontato. Che sembra spogliarti.
Ma con me non funziona.
Tamburella con le dita il volante, un braccio appoggiato al finestrino
chiuso, gli occhi fissi su di me.
“Ah, sì? Porti i tuoi ragazzi in camera? Come fai con la tua amica, vi
mettete d’accordo?” chiede in tono malizioso.
Pervertito, ha in mente solo una cosa.
“A volte sì, a volte no” rispondo criptica, non sono affari suoi, se lo
scorda che gli racconti le mie avventure amorose.
“Wow, sarei curioso di sapere dove fai sesso al Campus. Sai, c’è molta
curiosità su di te riguardo a questo argomento” dichiara, ripartendo
lentamente quando il semaforo è verde.
Purtroppo, devo ammettere che mi piace come guida. Ha una guida
fluida, elegante e mai troppo esagerata, credevo il contrario.
“Davvero spettegolano su dove porto i ragazzi per fare sesso? Dio, ce ne
sono di idioti al mondo” ribatto incredula, poi mi rendo conto che si è
irrigidito sentendosi di parte, dato che è uno di quegli idioti.
Siccome devo ingraziarmelo per portare a termine il mio piano, mi
sforzo di rimediare.
“Beh, li capisco in parte, perché anch’io come tanti altri a volte mi sono
chiesta dove anche tu porti le tue numerose ragazze” uso un tono
falsamente curioso.
In realtà non me ne può fregare di meno.
La sua testa scatta istantaneamente verso di me, con uno sguardo
sorpreso, e siccome gli sto sorridendo, lui fa altrettanto, gonfiando il petto.
Stupido pallone gonfiato.
“Ho una stanza tutta mia al Campus, è facile, e poi gli spogliatoi bui
sono un ottimo posto, aumentano l’eccitazione delle ragazze. Sai, scopare
con un atleta popolare nel posto in cui si spoglia nudo, è eccitante per loro,
farlo al buio, con il pericolo di venire scoperti, ancora di più. Mai provato?”
domanda, la voce bassa e carica di sottintesi.
Rabbrividisco, non so nemmeno per quale motivo, sentendomi per un
attimo a disagio.
River Anderson non ha nemmeno un briciolo di vergogna.
E resetto immediatamente dalla mia mente l’immagine che le sue parole
hanno evocato. Troppo per me.
“Guida Anderson” gli dico, evitando di rispondere, sperando che cambi
argomento. Parlare di sesso con lui non è il mio obiettivo.
Ed è anche tremendamente imbarazzante.
Lui sorride con strafottenza, alzando il volume della musica, ma di
poco, in modo che non ci sia un silenzio troppo pesante tra noi. Lo
ringrazio mentalmente, perché non ho voglia di chiacchierare ora, devo
abituarmi al fatto che sono in auto con lui, che ceneremo insieme.
È tutto troppo strano.
Non ultimo, sono arrabbiatissima con River per via della scommessa.
Come ha potuto? Come si fa a portare a letto una ragazza solo per una
stupida scommessa?
Credo sarà molto dura fingermi interessata a lui.
“Allora, com’è essere la ragazza più popolare? Quella più desiderata dai
ragazzi? È gratificante per te, quanto lo è per me?”
River mi guarda con uno sguardo malizioso, seduto di fronte a me, dopo
che ha insistito per pagare il conto lui. Abbiamo finito di cenare, e tra un
po’ ritorneremo al Campus.
Devo dire che il posto che ha scelto è carino, non troppo affollato, le
pizze erano molto buone. Non ero mai stata a cena fuori da quando
frequento l’Università. Finora abbiamo parlato solo di cose inerenti al
College.
Mi ha chiesto come sono i corsi di fotografia, come ho sviluppato
questa passione, cosa mi piace in particolare fotografare… e io gli ho
domandato dell’hockey, di cosa vuole fare dopo il College.
Come previsto ha risposto che probabilmente sarà reclutato dall’NHL,
che è il sogno della sua vita. Non gli importa di avere bei voti, il College gli
serve solo per entrare nella Lega.
Beh, non posso dargli torto, River è un giocatore fortissimo, si merita di
farne parte, peccato il suo carattere di merda, la sua boria, il suo fregarsene
dei sentimenti altrui.
Pensa solo a se stesso, gli altri non esistono.
Ma devo ammettere che finora non è stato malaccio. Fino ad ora.
E nemmeno sono sicura che gli interessasse veramente quello che mi
chiedeva, forse era solo una tattica per ingraziarsi la sottoscritta. Fa lo
stesso, io faccio altrettanto con lui.
Adesso inizia a giocare sporco, ma se crede che mi imbarazzerò o altro,
si sbaglia di grosso.
“Beh, non posso sapere quanto lo è per te, dopotutto sei il ragazzo più
ambito, il sogno erotico di ogni ragazza, lo sai anche tu. Quindi non posso
paragonarmi a te, comunque sì, è piacevole” faccio la lecchina, devo pur
iniziare con il mio piano.
Quasi rido quando lo vedo inarcare le sopracciglia, stupito dalle mie
lusinghe. Poi sorride, un sorriso tronfio, pieno di borioso orgoglio.
“Anche tu mi ritieni un sogno erotico? Non mentirmi, voglio sapere se
ti piaccio come tu piaci a me” si sporge a parlarmi sottovoce, con un tono
suadente, gli occhi verdi accesi di eccitazione che sembrano quasi
accecarmi.
Brutalmente diretto.
Wow, visto da vicino fa un certo effetto… ma è sempre lui. Non devo
farmi distrarre dalla sua avvenenza, è ingannevole.
Soprattutto perché ho capito che ha iniziato il suo piano, brutto
bastardo. Ma anch’io ho iniziato il mio.
“Sì, ti trovo interessante. Di più per ora non posso sbilanciarmi. E tu,
invece? Ti piaccio anch’io?” devo forzare le labbra per far uscire quelle
parole, fingendo di flirtare.
E River sorride in un modo che mi fa sentire strana.
Un sorriso enigmatico, ma anche predatorio, che mi provoca dei brividi
inaspettati.
“Se non mi piacessi, ti avrei ignorato come ho fatto finora. Sei molto
bella Brooke Carter, come potresti non piacermi?” sussurra a bassa voce,
guardandomi intensamente.
E se non sapessi che sta recitando, ci crederei. Ci sa fare con le ragazze,
ma con me non attacca.
Sorrido come se fossi felice del suo complimento, sbatto le ciglia
civettuola, sentendomi un’idiota.
“Grazie, anche tu lo sei. Però, come mai ti sei interessato a me proprio
ora?” butto la bomba, voglio vedere la sua reazione.
Subito sembra preso alla sprovvista, soprattutto dal mio complimento,
poi si sporge di nuovo verso di me con uno sguardo quasi incendiario.
“Non c’è un vero motivo. Ti ho vista con la divisa delle cheerleader e
mi hai colpito. Direi che mi sono svegliato tardi, ma meglio tardi che mai,
no? Che ne dici se usciamo di qua e torniamo al Campus? Per me non ci
sarebbero problemi se rientro più tardi, ma per te non ci metterei la mano
sul fuoco” la sua voce è come una carezza vellutata.
Posso trovarla seducente e sexy, ma non mi fa effetto, perché so che sta
solo fingendo. Tutto quello che dice e fa, è solo scena per portarmi a letto e
vincere la scommessa.
Scommetto che tenterà di baciarmi, il bastardo, e forse lo accontenterò,
devo fargli perdere la testa, eccitarlo fino a farlo impazzire.
Però mi costerà parecchio, ora che so cos’ha in mente lo sopporto
ancora meno di prima.
Annuisco e ci alziamo entrambi per uscire dal locale. River, da perfetto
finto gentiluomo, mi scorta fino alla porta con un tocco leggero come una
piuma sulla schiena.
Farà così anche con le altre ragazze?
Probabilmente no, dato che se le porta subito a letto. Con le altre non
deve vincere nessuna scommessa, quindi può evitare di fare il bravo
ragazzo.
Lascio che mi scorti in questo modo fino alla macchina, che mi apra la
portiera, e che poi mi guardi con falso desiderio, una volta salito in auto.
Merda, non vorrà baciarmi adesso, vero? Non voglio, non subito.
Per fortuna distoglie lo sguardo, mettendo in moto, e facendo
retromarcia per ripartire.
All’improvviso mi rendo conto in che guaio mi sono andata a ficcare.
Per un millesimo di secondo, come se una particella di tempo si fosse
congelata, vorrei disperatamente tornare indietro, e dire a River che so tutto.
Finirla qui.
Perché mi sembra un grosso casino, un’enorme stronzata, ma non posso
farlo.
So che non desisterebbe lo stesso. Non può perdere, nemmeno se
venisse scoperto.
È un combattivo nato, lo si capisce bene quando è sulla pista ghiacciata,
marca il disco con accanimento quasi ossessivo, finché riesce a farla entrare
in porta.
Per questo devo andare avanti con questa farsa. È l’unico modo per
fermarlo, e perché per una volta diventi lui quello scaricato e trattato di
merda davanti agli occhi di tutti.
Almeno saprà cosa si prova.
Olivia non è l’unica ragazza a cui River ha spezzato il cuore. Lo ha fatto
con tante altre. Ma lei è la sola ad aver sofferto moltissimo, fino ad aver
avuto bisogno dell’aiuto di uno psicologo.
Come ho detto, la sua autostima è andata in pezzi per colpa di questo
stupido ragazzo. Alla sottoscritta però non succederà di sicuro.
Quindi, anche se ho dei ripensamenti, se vorrei urlargli in faccia che so
tutto e di andare al diavolo, continuerò la recita.
Lo devo a me stessa, perché non voglio che mi faccia passare da stupida
davanti a tutti, lo devo ad Olivia e a tutte le altre. Perciò respiro a fondo,
preparandomi al peggio…
7
River
Cazzo, finalmente questa serata da incubo è finita.
Non ne posso più di fare il bravo ragazzo, mi sono annoiato a morte a
parlare di fotografia e cose inerenti allo studio. Una palla.
Brooke Carter sarà pure bella, su questo non ci piove. Quando l’ho vista
stasera, vestita così, l’ho trovata sexy, e quasi ero contento di uscire con lei.
Ma mi sono ricreduto. È una di quelle tipe troppo intelligenti per i miei
gusti, una di quelle con cui devi necessariamente parlare di tutto per ore,
una di quelle che non puoi ingannare facilmente.
Devo per forza recitare con lei, sempre. È sfiancante, cazzo.
Se non fossi così competitivo e determinato, avrei mollato. Avrei
rinunciato alla scommessa di portarmela a letto. Troppa fatica, al diavolo,
ma non posso.
River Anderson non perde mai. Sono come un panzer, vado avanti con
ferrea determinazione calpestando ogni ostacolo pur di arrivare alla meta.
Come nell’hockey.
Per questo non posso rinunciare. Non è nella mia natura.
Per fortuna almeno è bella da guardare, perché sinceramente, ho
ascoltato con un orecchio solo la litania su quanto le piace fare la fotografa
e studiare.
Devo movimentare la serata, darmi una mossa.
Se continuiamo di questo passo, la settimana sarà finita prima che io le
dia anche solo un bacio.
Merda, non ne ho nessuna voglia. Tutto il suo conversare mi ha
ammosciato, annoiato, non sono dell’umore. Credo che non la bacerò
stasera.
Mi volto e vedo che mi osserva attenta, cazzo, non posso rilassarmi un
attimo con lei.
Le sorrido, facendole l’occhiolino, lei scuote la testa e guarda avanti,
lasciandomi solo con i miei pensieri, per fortuna.
La musica riempie i nostri silenzi, abbiamo parlato anche troppo, ho
bisogno di una pausa.
Con le altre ragazze non c’è bisogno di conversare, sanno quello che
voglio da loro e me lo concedono immediatamente. Ma con Brooke è
diverso, lei non è come le altre, purtroppo.
Arriviamo al Campus mezz’ora prima che inizi il coprifuoco,
parcheggio leggermente distante dagli alloggi in modo da avere un po’ di
privacy.
Non c’è già più nessuno in giro, strano per essere sabato sera, ma forse
sono tutti a pomiciare o a scopare nascosti da qualche parte.
Tranne i secchioni, gli sfigati, e quelli che tornano a casa per il fine
settimana.
Lei si irrigidisce, con una mano già sulla maniglia della portiera, sembra
voglia scappare fuori dall’auto come se avesse paura che le salti addosso, e
riderei se potessi, perché è l’ultima cosa che vorrei fare.
“Allora, ti sei divertita? Ti piacerebbe rifarlo domani sera? Anzi, magari
potremmo vederci al pomeriggio e andare in giro in città visto che non ci
sei mai stata, poi mangiare qualcosa la sera o andare al cinema, cosa ne
pensi?” le chiedo, tamburellando le dita sul volante.
Faccio la mia parte da bravo ragazzo, senza toccarla. Non che ne abbia
voglia.
Mi fissa in modo strano, che non riesco a decifrare, poi sospira a fondo,
abbassando lo sguardo sulle ginocchia.
Cazzo, deve pure pensarci? Che stronza. Un’altra al suo posto mi
sarebbe saltata al collo tutta felice. Che lo faccia per farsi desiderare?
Non credo, però. Non mi guarda come se fosse pazza del sottoscritto,
l’ho capito. Forse non si è ancora accorta del tutto che le piaccio, ma non le
sono indifferente, altrimenti non avrebbe accettato di uscire con me.
È solo prevenuta. E fa bene.
Lei è Cappuccetto rosso e io il lupo cattivo.
“Ok, si può fare. Vediamoci fuori alle quattro, ti va bene?” risponde.
Dal suo tono sembra mi faccia una grossa concessione. Come una
regina verso un povero servo. Cretina, la prenderei a sberle.
Invece increspo leggermente le labbra in un sorriso, fingendomi
contento. Certo, come farmi estrarre un dente senza anestesia.
“Benissimo, grazie della bella serata, mi sono divertito. Sei interessante
oltre che sexy, Brooke Carter”
Cazzo, dovrebbero darmi l’Oscar per la recitazione, forse avrei dovuto
studiare arte per diventare attore.
Perché è vero che la trovo sexy, ma è interessante quanto ascoltare per
tre mesi di fila il noiosissimo professor Bells di letteratura.
Solleva le sopracciglia in un’espressione sorpresa, e per un attimo mi
sembra che si trattenga dal dire qualcosa, poi sorride anche lei, annuendo, e
mi prende alla sprovvista sporgendosi improvvisamente verso il sottoscritto.
Sbatto la nuca contro il finestrino, ritraendomi di scatto. È stata una
mossa involontaria, non me l’aspettavo.
“Sei sexy anche tu, River Anderson” sussurra, poi succede tutto in un
battito di ciglia.
Le sue labbra toccano le mie in un bacio lieve come la carezza di una
piuma, e subito dopo scompare in un lampo, scendendo svelta dall’auto
senza più voltarsi indietro, camminando veloce verso il suo dormitorio.
Rimango a fissarla scioccato.
Cazzo, mi ha baciato lei. Come dovrei interpretarlo?
Ha per caso recitato tutto il tempo con me in questi giorni, fingendosi
fredda e distante?
Le sono sempre piaciuto in questi due anni, mentre invece si mostrava
indifferente nei miei riguardi?
Scuoto la testa confuso. Non ci capisco un cazzo.
Brooke Carter è piuttosto contorta, e questo è davvero frustrante per me.
Poi, realizzo che invece ho la vittoria a portata di mano.
Perché se mi ha baciato, non le sono di certo indifferente, ora ne sono
sicuro, quindi non credo dovrò sforzarmi poi molto per portarmela a letto e
vincere la scommessa.
Praticamente ho già la vittoria in tasca.
Sorrido rimettendo in moto per tornare al mio dormitorio, sentendo uno
strano formicolio alle labbra.
“Abbassa quel bastone, Davenport! Cazzo, se stessimo giocando sul
serio avresti una penalità di cinque minuti, lo sai, vero? Correggi quel vizio,
è la seconda volta oggi. Sei un poppante per caso, che non conosci ancora le
regole dell’hockey?” il coach interrompe il nostro allenamento mattutino,
incazzato nero.
È domenica, e martedì abbiamo una partita contro i Player, squadra
abbastanza forte del Wayne State University di Detroit, mia città natale. Io
ho preferito questo College per via del coach Lancaster, il più bravo di tutto
il Michigan. Altri due studenti allenati da lui, tre anni fa, sono stati presi
nell’NHL.
Sfortunatamente l’incontro si terrà qui, altrimenti avrei potuto fare un
salto dai miei. Ma verranno a vedermi, quindi va bene lo stesso.
Mi aggiusto il casco protettivo mentre osservo Davenport che sbatte il
bastone a terra, infuriato con se stesso.
È un bravo giocatore, ma ha davvero il vizio di alzare il bastone sopra le
spalle, gesto assolutamente vietato nell’hockey.
Il coach sospende per qualche secondo l’allenamento per fare la
ramanzina a Davenport, e noi giocatori andiamo a sederci sulle panchine
attorno alla pista.
Mi slaccio il casco, togliendomelo per passarmi la mano nei capelli
umidi, e Mitch si siede accanto a me, seguito da Jess, loro invece se lo
tengono addosso.
“Ehi, non credo che durerà molto nella squadra se non la pianta di
alzare quel maledetto bastone. Per martedì il coach credo lo sostituirà con
Gomez, ma sono voci di corridoio” Mitch scuote la testa, fissando
Davenport che ascolta rigido il coach.
“Beh, sarebbe meglio, Gomez è bravo, non voglio perdere contro la
squadra di casa mia per colpa sua. Ehi, cosa fate stasera? Io sono
impegnato” mi volto a osservarli con un ghigno, e posso vedere i loro
sguardi sopresi anche da sotto il casco.
“Esci con la principessa anche stasera? Cazzo, non ce l’avevi detto
stamattina a colazione, bastardo” Jess ride, allungandosi a rifilarmi un
pugno sul braccio.
“Wow, te l’ha già data?” Mitch sembra quasi scioccato.
Rido perché sono due idioti, davvero.
“Volevo sorprendervi. E no, non ha ancora ceduto, Jess, sarebbe stato
troppo facile. Però...” Qui mi fermo per creare la giusta suspense, e loro
abboccano immediatamente.
“Però… cosa? Parla, cazzo” Mitch mi dà una leggera spallata, mentre
Jess fa segno con la mano di andare avanti a finire il discorso.
“Mi ha baciato lei” butto la bomba, con un sorrisetto compiaciuto,
mentre loro mi fissano con tanto d’occhi.
“Ti ha già baciato? Cioè, la principessa del Campus, fredda, altera e
stronza, che ti ha sempre ignorato, ti ha baciato?!” Mitch sembra davvero
sconvolto, il coglione.
“Ci stai prendendo per il culo, vero?” Jess invece scuote la testa,
credendo che io stia scherzando.
Sbuffo, ridacchiando, mentre mi infilo di nuovo il casco, perché ormai il
coach ha finito di fare la predica a Davenport, quindi l’allenamento sta per
ricominciare.
“No, è tutto vero. Prima di scendere dall’auto mi ha detto che mi trova
sexy, poi si è sporta a darmi un bacio. Probabilmente stasera concluderemo.
Cazzo, pensavo ci volesse più tempo. Sapete, secondo me ha sempre avuto
una cotta per il sottoscritto, ma fingeva che non gli interessassi. Che
stronza” affermo con irritazione.
Se davvero le sono sempre piaciuto, non capisco perché finora mi ha
guardato quasi con ostilità. Probabilmente perché l’ho sempre snobbata.
Però il suo modo di guardarmi in questi due anni, come se fossi un
idiota in confronto a lei, non era studiato, quindi non capisco.
Perché ignorarmi e lanciarmi occhiate fredde ed ostili, quando invece
era interessata a me? Dio, le donne non le capirò mai, meno che mai Brooke
Carter, è una vera spina nel fianco.
Bella è bella, ma è troppo secchiona e indecifrabile per me, stare con lei
mi fa venire il mal di testa. Odio le donne troppo intelligenti, c’è da sudare
per portarsele a letto.
“Cazzo, non l’avrei mai detto. Ci ha sempre osservato come se fossimo
cacche di cane da evitare, e poi viene fuori che invece ha una cotta per te?
Dio, questa è bella” Jess si dà una manata sulla coscia, ridacchiando da
sotto il casco.
“Wow, è uno scoop ragazzi. E così, la principessina spasimava in
segreto per il caro River. Beh, amico, non penso dovrai faticare per farle
aprire le gambe stasera. Merda, non dovevo scommettere così tanto. Sei un
bastardo fortunato” Mitch mi rifila un pugno sul braccio, pentito.
Come me, credeva che non ci sarei riuscito, invece così lui e Jess
dovranno sborsare i soldi prima.
Rido, alzandomi in piedi insieme a loro, l’allenamento sta per
ricominciare, con la sicurezza che stasera scoperò la più bella ragazza del
Campus. Che però non sopporto.
Non so se esserne orgoglioso o infastidito, in realtà non ne ho nessuna
voglia, Brooke Carter è bella, ma è eccitante quanto un palo di legno.
Fare sesso con lei non credo sarà un’esperienza mistica, dovrò usare la
fantasia per eccitarmi, almeno all’inizio, dopo diventa una cosa meccanica.
Per dirla con parole sporche, un buco è un buco, non importa molto a
chi appartenga. Se un ragazzo è eccitato ma non è attratto dalla tipa con cui
sta facendo sesso, basta chiudere gli occhi e far agire l’uccello.
È un dato di fatto per noi uomini.
E probabilmente è quello che avverrà stasera, dovrò sforzarmi, poi sarò
finalmente libero da questa tortura. Corteggiarla è una faticaccia, più duro
dell’allenamento a cui ci sottopone il coach.
Per fortuna stasera sarà tutto finito, poi, addio Brooke Carter, tornerò
alle mie solite ragazze facili, che non aspettano altro che io le scopi e basta.
Con un sorriso ritorno in pista, più carico che mai.
“Wow, dove vai così figo?” Jerome e Pitt, due amici, mi incrociano
fuori, vicino al parcheggio. Stanno andando a rimorchiare, visto che sono in
tiro anche loro.
Non sono compagni di squadra, ma solo amici, ma non al livello di
Mitch e Jess.
“Ho un appuntamento importante” rispondo sibillino. Sgancerò la
bomba, voglio che tutti sappiano che sto per farmi la principessa, sono due
anni che tutti aspettano che succeda, ormai avevano perso le speranze.
Quello che non dirò, è che lo sto facendo per una scommessa, agli altri
non deve interessare.
Sembrano scioccati, poi ridono, come se avessi raccontato loro una
barzelletta. Idioti.
“Ci prendi per il culo, vero? Se non vi sopportate nemmeno” Jerome, un
ragazzone di colore, scuote la testa scettico.
“E poi so che a lei interessa un ragazzo dell’ultimo anno, uno che fa
atletica. Dai, dicci con chi esci seriamente” Pitt mi picchietta la spalla con
una mano, ridendo.
Cazzo, per loro è così improbabile che io esca con lei? E poi cos’è
questa storia del tipo di atletica? Non ho sentito niente del genere in giro.
“Non sto scherzando, è tutto vero. Io e Brooke Carter stasera usciremo
insieme. Se non ci credete, state a guardare, sta per arrivare” rispondo,
trattenendomi dal dare un calcio nelle palle ad entrambi.
Pensano che io non sia al suo livello, per caso? Niente è impossibile per
River Anderson, e se ne accorgeranno.
“Cazzo, questo è uno scoop memorabile, non voglio perdermelo”
“Sì, voglio vederlo con i miei occhi. Non ci credo, cazzo. Sei un mito
Anderson” Pitt ora mi sorride come se fossi il Messia, mentre Jerome
sembra parecchio eccitato della cosa.
“Adesso lo vedrete. A domani” li saluto allontanandomi, con una risata
trattenuta, sono davvero due babbei, Cristo.
Avverto i loro sguardi vigili addosso, so che resteranno per assicurarsi
che non mi sia inventato tutto, e tra poco rimarranno a bocca aperta.
Mi aggiusto la camicia nera, elegante, indossata sopra a un paio di jeans
chiari, di marca, aderenti come una seconda pelle, ho anche messo più
colonia del solito. Voglio fare colpo, farle perdere la testa in modo che me
la conceda e finisca tutto.
Giocherello con le chiavi dell’auto, appoggiato con la schiena alla
macchina, e sorrido ai due idioti in lontananza con lo sguardo fisso sul
sottoscritto. Poveri ingenui, non sanno che niente è impossibile per me.
Un leggero ticchettio mi fa voltare, e la vedo arrivare camminando sui
tacchi alti.
Wow, devo dire che è un bel bocconcino, peccato che si tratti di lei. Ha i
lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle, ondulati, indossa un abito con le
maniche lunghe, colorato, che aderisce nei punti giusti, facendo intravedere
forme perfette.
Beh, questo lo sapevo già, dato che è una cheerleader, ho notato il suo
bel fisico quando indossa la divisa, ma non ci ho fatto caso più di tanto,
dato che non mi è mai interessata.
Cazzo, se non fosse così pesante e noiosa, non sarebbe neanche
malaccio scoparsela.
“Ciao, sei bellissima” la saluto con un sorriso, squadrandola dalla testa
ai piedi, e non è una balla, lo è davvero. Su questo non devo mentire
almeno.
Spero che i due idioti ci siano rimasti di sasso, ma credo di sì, purtroppo
non posso controllare o Brooke se ne accorgerebbe.
Per un attimo mi sembra spaesata, poi mi sorride.
“Anche tu lo sei. Allora, cosa facciamo per prima cosa?” mi chiede,
lasciando che le apra lo sportello dell’auto e salendo con grazia.
Wow, mi ha fatto un altro complimento, sì, le piaccio, ne sono sicuro.
“Andremo in giro per la città, mangeremo un gelato e poi se vuoi
andremo al cinema o dove vuoi tu, infine ti porterò a cena in un posto
fantastico. Che ne dici?” ho cercato online le tecniche di corteggiamento.
Questa roba non fa per me, di solito mi basta portare le ragazze in un
posto deserto e scoparmele. Semplice e pulito. Ma con lei non posso farlo.
Sembra soppesare la mia proposta, e senza farmi notare, le rivolgo una
smorfia infastidita mentre metto in moto l’auto per uscire dal Campus.
Cristo, non le va bene? Cos’ha che non va la mia proposta? Cosa si
aspetta che le suggerisca, cena a lume di candela con un’orchestra in
sottofondo? Stronzetta.
“Ok, però al posto del cinema mi piacerebbe andare al bowling, non ci
sono mai stata, so che in città ce n’è uno, mi piacerebbe provare” si volta ad
osservarmi con un sorriso enigmatico.
Per poco non sbando mentre esco dai cancelli del College. Mi ha
spiazzato. Le lancio un’occhiata stranita e sorpresa.
Bowling? Sul serio? Non me lo sarei mai aspettato da lei, non mi
sembrava il tipo.
“Davvero? Per me va bene. Ci sono stato un paio di volte con i miei
amici, è divertente. Se riesci a sollevare la palla, si intende, è piuttosto
pesante” le spiego con un sorrisetto.
Con i tacchi alti e la sua corporatura esile, voglio proprio vederla buttare
la boccia per stendere i birilli, ci sarà da ridere. Beh, almeno non mi
annoierò.
“Perfetto, allora è deciso. Però prima il gelato, mi va proprio” annuisce
soddisfatta, mentre guarda fuori dal finestrino.
Per un momento non sembra più la stronza fredda e altera che è, ma una
ragazza genuinamente contenta, e avverto uno strano verso allo stomaco.
Probabilmente ho esagerato con l’allenamento oggi, sì, dev’essere
questo. Quindi lascio perdere ogni pensiero inopportuno e mi concentro
sulla guida, lasciando che la musica riempia i nostri silenzi…
Merda, non credevo fosse così brava, fanculo, ha già fatto tre strike,
stracciandomi. Non è possibile.
“Adesso mi dici dove hai imparato. Mi stai prendendo in giro?” le dico,
guardandola storto mentre si sgranchisce le mani prima di lanciare
nuovamente la boccia.
Mi scoccia ammetterlo, ma mi sto quasi divertendo.
Non credevo fosse così, pensavo sarebbe stata un’imbranata totale, con
un’aria annoiata. Invece è piuttosto competitiva, a volte le scappa qualche
parola colorita, mi sembra di essere fuori con Mitch o Jess.
E questo mi fa sentire strano.
Lei ride, toccandosi i capelli che ha raccolto in una coda alta con un
elastico in tessuto rosa. Mi scoccia ammettere che è bella anche con ai piedi
le scarpe da bowling.
Un’altra al suo posto, con indosso un vestito come il suo e le scarpe che
ti danno in dotazione qui, comprese le calze al polpaccio, sarebbe ridicola.
Lei no.
“Gioco a bowling da quando sono una ragazzina, mio padre portava
spesso mia madre e me a giocare, ci divertivamo molto. A volte mi
mancano quei tempi” sospira con un’aria malinconica, poi si irrigidisce,
come se avesse detto troppo, e si dedica a lanciare la boccia, zittendosi.
Sollevo le sopracciglia sorpreso, non so praticamente niente di lei, oltre
al fatto che è una specie di secchiona con la passione per la fotografia.
Tutti abbiamo dato per scontato che fosse di buona famiglia, ricca come
il sottoscritto. Per i suoi modi aristocratici di porsi con gli altri, per quella
sua aria da principessa, come l’abbiamo soprannominata.
Ma forse non è così.
“I tuoi cosa fanno?” le vado vicino con la boccia in mano, pronto a
tirare dopo di lei, osservando perplesso tutti i birilli che ha di nuovo fatto
cadere.
Cazzo, non credevo avesse tutta questa forza nelle braccia, e nemmeno
che avrei perso contro di lei. Questo deve rimanere top secret.
“Cosa? Perché lo vuoi sapere?” si sposta per farmi posto, voltandosi di
scatto a fissarmi guardinga.
Bingo. Ci ho visto giusto, non è una principessa.
“Per conoscerti meglio. Non so niente della tua vita, mentre invece
credo che tu sappia tutto di me, non sono misterioso come te” le sorrido, poi
lancio la palla con forza, buttando giù tutti i birilli anch’io.
Era ora, cazzo!
“Non sono misteriosa. Semplicemente mi faccio i fatti miei. Comunque,
i miei genitori hanno un supermarket a Madison Heigts” dichiara sostenuta,
sollevando il mento e fissandomi dritto negli occhi.
Come se mi sfidasse a dire qualcosa contro di loro.
Ma non potrei nemmeno volendo. Sono scioccato, senza parole.
Un supermarket?! Cazzo, questo vuol dire che non è di buona famiglia
come sembra, da come si comporta appare come una rampolla dell’alta
società, invece…
“Sì, sono figlia di due persone semplici, non ho amici importanti, non
sono ricca come te e i tuoi amici. Qualcosa da ridire?” mi fissa dritto negli
occhi, con una luce agguerrita nello sguardo.
Wow, fa quasi paura.
Mi verrebbe da fare una battutaccia, perché se lo meriterebbe. Se la tira
tanto per poi essere la figlia di due lavoratori comuni? Credevo vivesse in
una mega villa circondata da ogni agio possibile. È questa l’idea che dà agli
altri.
Ma non posso, rischierei di far saltare tutto, e non mi va di perdere la
scommessa, non contro i due miei migliori amici. Perciò mi tratterrò,
tralasciando il modo sprezzante con cui mi ha dato del ricco.
Come se esserlo fosse una colpa.
“Assolutamente nulla. Hai dei fratelli, sorelle, o sei figlia unica?” le
chiedo, in tono indifferente, voglio che si fidi di me.
Sembra ritornare a respirare normalmente, mentre afferra un’altra
boccia e si mette in posizione per tirare.
“No, sono figlia unica anch’io, come te, River. Adesso tocca a me farti
una domanda. Sei mai stato innamorato seriamente nella tua vita?” tira la
boccia con una precisione chirurgica, facendo di nuovo cadere tutti i birilli.
Merda, è davvero portata.
Che cavolo di domanda sarebbe? E cosa gliene frega, poi?
“Se per innamorarti intendi provare piacere, sì, parecchie volte” le
rispondo in tono divertito, decidendo di stuzzicarla.
Lei solleva gli occhi al cielo, poi si sposta per farmi posto, e io mi
concentro sui birilli.
“No, non intendevo quello. Voglio dire, hai mai perso davvero la testa
per qualcuna al punto di sentirti come se stessi impazzendo?” la sua
domanda mi blocca mentre sto per lanciare.
Mi volto a fissarla come se lei fosse impazzita. Mi sta osservando con
estrema attenzione.
“Sei seria? Non credo proprio sia possibile. Cristo, no, non esiste e non
esisterà mai una ragazza che mi faccia perdere la testa in quel modo. Sono
io che lo faccio con le ragazze” ridacchio, perché è una domanda idiota.
Crede che io sia un romanticone? Si sbaglia di grosso, povera ingenua.
Nessuna ragazza mi fa palpitare il cuore come pensa lei, ma altro.
Precisamente quel grosso uccello che ho tra le gambe.
Lancio la boccia, buttando giù quasi tutti i birilli. Colpa sua e delle sue
domande stupide.
Quando mi giro verso di lei, noto che mi sta squadrando con un’aria
innaturalmente indecifrabile. Sembra si stia trattenendo dal dirmi qualcosa.
Oh, lo so già. Che sono un bastardo, un sessista, e via dicendo… ma è
tutto vero solo in parte.
Rispetto le donne, le tratto bene, ma l’amore non fa per me. Le ragazze
le desidero solo per scoparci, non è un delitto, no? Se poi si innamorano del
sottoscritto dopo averci fatto sesso, non è colpa mia.
Sono chiaro fin dall’inizio con tutte, una sana scopata senza
complicazioni, tutto qui. Se poi si fanno dei castelli in aria, è solo colpa
loro, io non c’entro niente.
“Sei per caso arrabbiata con me perché non mi sono mai innamorato?
Tu invece, sei mai stata così persa di qualcuno?” Ora tocca a me saperlo.
Ci fronteggiamo, lasciando perdere il gioco, tanto ormai è chiaro che ha
vinto lei, la maledetta.
“In un certo senso, sì. Non ho perso la testa del tutto, ma ci sono andata
vicina. È stato bello, lui era bellissimo e fantastico” risponde con un’aria
malinconica nello sguardo.
Mi sento stranamente infastidito.
Sta dicendo al sottoscritto, che ha perso la testa per un ragazzo super?
Quando ha davanti a sé, il ragazzo più bello del Campus?
Desiderato da tutte le ragazze? Che stronza, le darei due sberle.
“Ah, sì? E chi sarebbe questo fantastico ragazzo? Frequenta il Campus
anche lui?” magari lo conosco, l’idiota. Dubito che sia al mio livello.
Mi fissa seria, poi abbassa gli occhi a terra prima di rispondermi.
“No. Kyle è morto in un incidente in moto cinque anni fa. Ci eravamo
messi insieme da poco, eravamo due ragazzini, è stato il mio primo e unico
grande amore. Era un ragazzo dolcissimo, romantico e bello. Nessuno mi ha
fatto di nuovo battere il cuore come lui” risolleva lo sguardo, ora velato, nel
mio.
Mi sento un idiota. Merda, non me l’aspettavo. Cosa dovrei dire adesso?
“Mi dispiace, non lo sapevo. Senti, che ne dici se andiamo a cena?
Paghi tu visto che mi hai stracciato, che ne dici?” le propongo, non mi va di
parlare del suo ex che è morto.
Non sono affari miei. E non sono bravo a consolare.
Lei mi fissa sorpresa dalla mia proposta, poi sorride come se si sentisse
sollevata dal cambio di argomento. Meno male.
“Ci sto. Comunque, sei una schiappa a bowling, River Anderson, non
vedo l’ora di dire a tutti che ti ho battuto” solleva un pugno in aria in segno
di vittoria. Per fortuna la malinconia le è passata subito.
“Se osi farlo, sei morta. Nessuno deve saperlo, ho la mia dignità da
macho da conservare” la minaccio scherzosamente, ma non troppo.
Cazzo, che non le venga in mente, mi sfotterebbero fino alla morte.
“Ah, ma allora c’è un pegno da pagare per il mio silenzio, caro River”
osserva con un tono furbetto, mentre si toglie l’elastico dai capelli,
lasciandoli sciolti, scuotendo la testa.
Wow, sarebbe sexy da impazzire se non fosse lei.
Mi accorgo che mi sta guardando perplessa, e mi rendo conto che la
stavo fissando troppo attentamente, perciò distolgo lo sguardo, ficcandomi
le mani nei jeans.
“E sarebbe? Non qualcosa di stupido tipo mettersi le dita nel naso, o
imitare una scimmia. Mi rifiuto di brutto” le dico deciso. L’ho visto fare a
degli amici ed erano ridicoli da morire, cazzo.
Ride forte, tenendosi la pancia, poi mi indica.
“Sei divertente Anderson, ma non è il mio piano. Aspetta e vedrai”
risponde sibillina, poi mi precede verso l’uscita, ancheggiando quasi
esageratamente.
E per un attimo mi perdo a contemplare il suo culo sodo e perfetto, poi
smetto appena sento un leggero fremito attraversarmi l’uccello.
No, non con lei. Devo restare lucido, non farmi trasportare dai sensi, è
più furba di una volpe.
Quindi ignoro il suo culo e la seguo ad occhi bassi verso il bancone per
restituire le scarpe, pensando ad altro per non sbirciare.
“Cosa? Assolutamente no, mi rifiuto” le rispondo deciso.
Col cazzo che cenerò in un locale dove probabilmente anche la tazza del
cesso avrà il pizzo rosa.
Siamo di fronte al “Pink Woman” un ristorante che nemmeno sapevo
esistesse. E il nome dice già tutto.
Un locale per sole donne, dove tutto è pieno di pizzo, soprattutto rosa:
tovaglie, tende, persino i paralumi delle lampade. E le clienti sono tutte
donne, di una certa età. Cazzo.
La stronza ride di gusto, soprattutto alla mia espressione orripilata,
mentre io le lancio un’occhiataccia. Se lo può scordare che io metta piede in
questo obbrobrio. Ho una mia dignità, e che cazzo…
“Cosa ridi? E dove sei andata a scovarlo un posto del genere? Hai detto
che non sei mai stata a Marquette, in città. Era una presa per il culo?” forse
è più stronza di quel che pensavo.
Lei ride più forte, poi mi guarda scuotendo la testa.
“Sai, Anderson, esiste una cosa chiamata Internet, ci trovi di tutto.
Dovresti provare” risponde con un’altra risata.
La incenerisco con lo sguardo e sto per darle una rispostaccia, quando
ho un’illuminazione. Merda, perché non ci sono arrivato prima? Cristo, è
davvero troppo intelligente, è quasi irritante.
“Avevi già pianificato tutto, vero? Il bowling, che io avrei perso, e
questo. Complimenti, sei veramente un genio del male. Comunque io non ci
entro lì” fingo di non esserci rimasto male, ma invece è così.
Una ragazza mi ha battuto. Volevo essere io a metterla in difficoltà
stasera, invece lo ha fatto lei, prendendomi per il culo alla grande. Brucia,
cazzo.
“Devo ammettere di essere colpevole. Andiamo, prendila con filosofia,
volevo solo mettermi un po’ in mostra con te. Sai, anch’io sono brava in
uno sport, il bowling. Questo è solo un piccolo pegno da pagare, potevo
anche chiederti di baciare un ragazzo o scoreggiare in mezzo al bowling.
Non pensi che cenare qui, sia meglio?” afferma con un sorrisone, che si
allarga quando la guardo a bocca aperta.
È pazza per caso? Questa tizia non ha tutte le rotelle a posto e… aspetta.
Ha detto che voleva mettersi in mostra? Con me?
Wow, è un’ammissione che è interessata. Cavolo, ci avevo visto giusto.
La principessina del Campus ha sempre spasimato in segreto per il
sottoscritto. Che scoop. Beh, devo ammettere che un po’mi fa piacere,
proprio nessuna donna mi resiste.
Sto per dirle di andarci da sola, quando cambio idea, se voglio farle
perdere del tutto la testa in modo che ceda, devo assecondarla.
Quindi, anche se mi strapperei le palle piuttosto che cenare in un posto
del genere, mi arrendo. Lo farò.
“E va bene, andiamo. Ma se lo dici a qualcuno non ne sarò affatto
contento” la minaccio velatamente, nessuno deve saperlo.
Lei si sfrega le mani felice, e poi ne appoggia una sul cuore.
“Giuro che non lo dirò ad anima viva. Sarà un nostro segreto River
Anderson. Ora possiamo entrare che sto morendo di fame?” dichiara
solenne, e poi mi precede dentro al locale, mentre io la fisso perplesso.
Cazzo, è strana forte… poi lascio perdere e respiro a fondo per trovare il
coraggio di entrare.
8
Brooke
Che spasso, mi sto divertendo un mondo.
A mettere River a disagio. Prima, quando ha perso, e anche ora.
Col cavolo che non lo dirò a nessuno, lo racconterò subito alle mie
amiche, e se potessi lo filmerei per rivederlo e ridere a crepapelle.
Vederlo guardarsi attorno e poi irrigidirsi quando le donne, tutte di
mezza età, lo fissano con evidente curiosità mentre lui abbassa il viso per
cercare di nascondersi, è davvero divertente.
Finalmente ha abbassato la cresta, il pallone gonfiato.
Non riesco a trattenermi dal ridere quando una signora sui sessant’anni
gli fa l’occhiolino e un’altra lo saluta con la mano, mentre lui si copre il
viso, imbarazzatissimo.
Beh, posso capirle. River è un ragazzone alto, bello e dal fisico
statutario, anche l’occhio vuole la sua parte. E poi è l’unico maschio qui
dentro.
Non è che sia vietato l’ingresso per loro, è solo che nessun uomo
desidera venirci, troppo femminile.
Infatti, l’ho scelto per questo motivo. Ha ragione lui, ho pianificato
tutto.
Sapevo di vincere, sono sempre stata un asso al bowling; quindi, ne ho
cercato uno insieme ad un ristorante particolare come punizione, e questo
mi è sembrato perfetto. E lo è.
“Dio, ma non hanno mai visto un uomo prima d’ora? E che diavolo, tra
un po' mangeranno me al posto del cibo” River allontana le dita dagli occhi,
fulminandomi con lo sguardo.
Siamo al dolce, naturalmente ho ordinato due fette di torta al cioccolato
con la glassa rosa, giusto per infierire e finire in bellezza. La forchettina da
usare, minuscola e rosa sta a malapena nella sua mano, esilarante. Sa che
non può opporsi.
È una punizione per aver perso.
Essendo un atleta, ha il senso dell’onore, non poteva rifiutarsi neanche
volendo. E lo voleva. Per questo è ancora più divertente.
“Se potessero, credo lo farebbero. Forse ti considerano un bel pezzo di
manzo” lo prendo in giro. È la verità, non posso non ammetterlo.
Per quanto lo trovi insopportabile, pieno di sé ed arrogante, River è
anche un bellissimo ragazzo, su questo non ci piove.
“Sei davvero cattiva, ci scherzi pure su. Queste vecchie mi salterebbero
addosso sul serio, se potessero. Cristo, avranno minimo trent’anni più di me
e non mi hanno tolto gli occhi di dosso una volta, che schifo. Possiamo
andarcene, per favore?” River non ne può più, è stressato da morire, io
invece sono al settimo cielo.
Ho ottenuto quello che volevo. Sminuirlo, non farlo sentire onnipotente
per una volta. Ci sono riuscita, quindi posso cedere per ora.
“Ok. Però sei crudele a privarle della tua vista, poverine” rido,
alzandomi in piedi, seguito da lui che mi lancia un’occhiata truce e si alza
come se avesse il fuoco sotto al sedere, schizzando alla cassa alla velocità
della luce, senza nemmeno aspettarmi.
Divertita, saluto con la mano le donne presenti che mi ricambiano,
sorridenti, so che lo fissavano unicamente perché è l’unico uomo che forse
sia mai entrato qui dentro, e non è un cesso. River ha travisato tutto, ma
così è stato più spassoso.
Quando lo raggiungo alla cassa, a sorpresa afferra la mia mano e mi
trascina di corsa fuori, poi respira a fondo.
“Wow, la tortura cinese sarebbe stata più semplice da sopportare. Dio,
non ne potevo più, sei veramente cattiva” mi lancia un’occhiata assassins
mentre raggiungiamo la sua auto.
Sollevo le spalle indifferente, poi anche la mia mano, che è ancora
stretta nella sua.
“Puoi lasciarmi adesso, sei al sicuro” gli dico, perché è strano,
sembriamo una vera coppia. Come quella che era accanto a noi al bowling.
River sbatte le ciglia perplesso, poi sorride. In quel modo, furbo e
scaltro, che ormai so portare guai.
“No, sto bene così, grazie. Hai le mani piccole e morbide, sono
piacevoli da stringere” ribatte divertito, serrandola ancora di più nella sua,
grande e calda.
Se fosse la mano di un altro ragazzo, mi piacerebbe un sacco.
“Smettila, non fare il romantico, non ti si addice” la mia voce esce
troppo brusca, me ne accorgo in ritardo; perciò, sorrido perché non si
accorga della mia irritazione.
E lui lo fa, con una strana espressione che non riesco a decifrare. E
nemmeno voglio farlo.
Una volta in auto, River accende la musica mentre torniamo al Campus.
Probabilmente ha intuito che voglio stare un po’ per mio conto; infatti, si
limita a guidare e basta. Meglio così.
Per un po’ mi sono scordata perché mi abbia chiesto di uscire, della sua
stupida scommessa di portarmi a letto.
Sì, devo ammettere che per quanto sia bastardo, arrogante e una testa di
cazzo con le ragazze, mi sono divertita con lui. Ed è questo a irritarmi.
Mi sono scordata che è tutto finto.
Sono tentata di finirla qui, di urlargli in faccia che so tutto e che figlio di
puttana sia, ma voglio andare fino in fondo, umiliarlo. Se lo merita, perché
non si gioca con i sentimenti degli altri.
Solo perché è il ragazzo d’oro del College, non tutto gli è permesso, è
ora che lo capisca.
Quando arriviamo, parcheggia di nuovo in un posto appartato,
leggermente distante dagli edifici. So perché l’ha fatto, e vorrei scappare via
dall’auto di corsa.
Si volta verso di me, poi mi fa segno di scendere, e io lo seguo uscendo dall'
auto. Si appoggia con il sedere alla macchina, sorridendomi.
“Lo sai di essere sexy, vero Brooke Carter?” afferma con una voce
suadente.
Lo fisso sorpresa, perché sembra sincero. Credo che mi trovi sexy sul
serio, lo capisco dal suo sguardo.
Per un attimo sento qualcosa smuoversi nel mio stomaco, come un
leggero frullio d’ali, ma lo ignoro, quindi inizio la recita.
È il momento giusto.
“Davvero lo pensi? Dimostramelo” dichiaro spavalda, anche se in realtà
vorrei scappare a gambe levate.
L’altra volta, quando l’ho baciato, poi mi sono sciacquata la bocca con il
collutorio.
Non perché mi abbia fatto schifo, no, in realtà non è stato male.
Solo che le labbra erano le sue.
Merda, non avrei dovuto trovarlo piacevole, ma la sua bocca era
attraente, morbida, calda, e sapeva di buono, maledetto. E poi non è che
River Anderson sia un rospo.
Beh, ora farò finta di baciare un altro ragazzo, così non mi sentirò
troppo a disagio con la mia coscienza.
“E’ un chiaro invito, o mi sto sbagliando?” chiede, socchiudendo gli
occhi e facendo in modo che mi trovi contro di lui, che afferra la mia mano.
Lo fisso con il cuore che si mette a battere più forte, leggermente
nervosa.
Un conto è pensare di sedurlo, un altro è farlo. Non è facile, nemmeno
restare razionali lo è.
Trovarsi davanti a lui che sta per baciarmi sul serio, mi fa venire voglia
di fuggire via, perché tutto questo è un enorme casino. Ma ormai è tardi, e
poi voglio vendetta.
Perciò annuisco, liberandomi della sua stretta, afferrandogli il viso di
sorpresa, poggiando le mie labbra sulle sue con un tocco leggero come un
battito d’ali, che però inaspettatamente mi provoca dei brividi lungo la
schiena.
River, invece, si irrigidisce, sembrando quasi che voglia sottrarsi, e penso
che lo farà dato che si allontana leggermente, non so esserne contenta
oppure offesa.
Gli faccio così schifo, da non riuscire nemmeno a fingere che gli piaccia
baciarmi? Io lo sto facendo.
Sussulto quando mi sento afferrare per il collo, e le sue labbra si
poggiano sulle mie con decisione, calde e morbide.
Non oso nemmeno respirare tanto sono scioccata e sorpresa.
Ero convinta che mi rifiutasse, merda, non me lo aspettavo.
Le sue labbra si muovono sulle mie, separandole, poi si impadronisce
della mia bocca, baciandomi sul serio.
Quando avverto la sua lingua calda intrecciarsi alla mia, rimango senza
fiato, e senza nemmeno accorgermene ricambio il suo bacio.
E non dovrei.
Perché tutto questo è un errore, un grosso casino.
Ma le mie labbra si muovono contro la mia volontà, contraccambiando i
suoi affondi nella mia bocca, sempre più intensi e audaci.
Gli afferro i capelli, piegando il viso per baciarlo meglio, respirando il
suo profumo così buono, e meravigliandomi del calore che il suo corpo
sprigiona contro il mio.
Mi sento circondare in vita, e mi accorgo a malapena che un suo braccio
mi imprigiona i fianchi, facendomi aderire contro il suo corpo possente.
La sua bocca sembra voler divorare la mia in un bacio di fuoco,
incandescente, sensuale, profondo, le nostre lingue si rincorrono e
intrecciano con frenesia sempre più crescente.
Avverto un forte fremito di eccitazione che mi spinge a premere il mio
corpo sul suo, ad attirarmelo addosso, volendo di più…
Ed è in questo momento che rinsavisco.
Non è così che doveva andare.
Cioè, si. Ma non dovevo eccitarmi. Non doveva piacermi baciarlo.
Per questo mi districo dal suo abbraccio e mi allontano da lui, che
sembra sorpreso e confuso quanto me.
Dal leggero rigonfiamento che si intravede dai jeans, capisco che anche
River si è eccitato sul serio. Che anche a lui è piaciuto fin troppo il bacio.
E questo è perfetto, fa parte del mio piano. Lui si deve eccitare, fino ad
impazzire.
Non era previsto che lo facessi anch' io.
Mi sento strana, come se non fossi in me, per questo praticamente
scappo via senza neanche salutare, ignorando il suo tentativo di fermarmi,
chiamandomi più volte.
Corro fino al dormitorio, con il cuore che batte impazzito, frastornata.
Una volta davanti alla porta chiusa della mia stanza, prima di entrare,
respiro a fondo per calmarmi.
Cavolo, non è da me agitarmi in questo modo per un semplice bacio.
River Anderson non è di certo il primo ragazzo che bacio, allora perché
io… poi ci arrivo.
È perché lui è sexy e maledettamente bravo con la bocca. Mi sono solo
lasciata andare, dimenticandomi chi stessi baciando.
Beh, è giustificabile, nessuno riuscirebbe a rimanere indifferente.
Non sono fatta di marmo. Tutto qui.
Rido da sola per quanto sono stupida.
È perfettamente normale eccitarsi se un bacio è bello,
indipendentemente da chi lo dà.
Non mi sono eccitata per River, ma per il bacio esplosivo.
Sarebbe stato lo stesso se fosse stato un altro a darmelo.
Sì, è così. Scuoto la testa dandomi dell’idiota, e ripromettendomi che
non succederà più. O di non farne una tragedia.
Se River è un gran baciatore, almeno non devo fingere che mi piaccia
baciarlo. È solo un optional in più nel mio piano.
Perfettamente calma ora, apro la porta della mia stanza pronta per fare
una doccia ed infilarmi a letto.
Domani è lunedì e mi aspetta una settimana di studio, non ho tempo da
perdere dietro al bacio di quel pallone gonfiato; quindi, entro facendo piano
perché so che Sandie è già a letto che dorme.
“Non trovate che Phil Canvas sia sempre più carino?” Sandie sbadiglia
e si stiracchia davanti al piatto a base di carne, purè e verdure, in mensa.
Sono le tredici, abbiamo finito da poco le due strazianti ore di latino e
ora stiamo per pranzare.
Ho la testa che bolle per tutte quelle parole strane. Io e il latino non
siamo molto compatibili. Per fortuna Lin è brava e aiuta me e Sandie.
Sono cattiva se ammetto che non voglio perderla come amica anche per
questo motivo? Beh, uno dei tanti.
“Quel ragazzo rosso di capelli? Non saprei, non è il mio tipo, ma non è
malaccio. Ehi, ti piace?” Lin ridacchia, portando alla bocca una forchettata
di polpettone vegetariano.
Lei al contrario di me e Sandie non tocca carne.
“Io dico di sì, da come se lo mangiava con gli occhi. Ti ho vista” la
punzecchio.
Per fortuna, dato che è passato mezzogiorno, la mensa non è troppo
affollata. Di solito preferisco andare al bar del Campus, c’è meno gente, ma
oggi era già tardi.
Sandie finge di darmi una gomitata nelle costole, poi ride a bocca
aperta, imbarazzata.
“Sì, beh. Per adesso lo trovo solo carino, non sembra il solito idiota
che… scusa Brooke” si interrompe imbarazzata, con sguardo colpevole.
Dio, no. Non voglio.
“Ehi, mettiamo in chiaro le cose. River non mi ha sedotta e
abbandonata. Sono io che l’ho fatto, per modo di dire. Nessuno dei due ha il
cuore infranto. Non sono triste per quello che voleva farmi, ma arrabbiata, e
ora che ho avuto la mia vendetta, non mi interessa più nulla di lui. Potete
parlare di bastardi finché volete, non mi tocca minimamente” le spiego,
includendo anche Lin.
Non sono Olivia, non ero innamorata di lui. Sì, mi attraeva fisicamente,
perché River Anderson è un bellissimo ragazzo, e molto sexy, su questo non
ci piove.
Ma per me la bellezza in un ragazzo non basta a farmi innamorare.
Perciò nessuna delle due deve andarci con i piedi di piombo con la
sottoscritta.
“Wow, meno male, adesso mi sento meglio, Comunque, stavo dicendo
che… Dio, no! Lo sapevo. Brooke non girarti” Sandie si interrompe,
sgranando gli occhi e fissando dietro di me l’entrata della mensa.
Sospiro, consapevole di chi possa trattarsi.
Sapevo che non sarei riuscita a sfuggirgli, non per molto, almeno.
Ma sono pronta ad affrontarlo. Essermi lasciata andare in quel modo
con lui, farò finta che non sia successo. Non voglio che mi veda in
imbarazzo, mai.
“Merda, sembra molto, molto incazzato. È solo e sta marciando verso di
noi. Lin piantala di metterti in posa, ti sembra il momento?” Sandie la
fulmina con gli occhi, e a me quasi scappa da ridere.
Sembra di essere in una soap opera.
“Mi dispiace, mi viene istintivo, non lo faccio apposta” Lin si scusa, poi
mi fissa con sguardo colpevole.
E io scoppio a ridere, perché davvero sembriamo dentro a una sitcom.
“Che hai da ridere?!”
Le voci provengono da due persone diverse. Per la precisione una
femminile, ossia una sbalordita Sandie. E una maschile, uno sgarbato e
fuori di sé, River Anderson.
Sollevo lo sguardo e incrocio gli occhi verdi, furibondi e glaciali di
River che mi stanno fissando.
Per un attimo mi manca il fiato.
Wow, essere incazzato gli dona. Sembra un vichingo sul punto di far
esplodere una guerra. Oggi indossa la tuta sportiva con il logo della squadra
e ha i capelli umidi, quindi finiti gli allenamenti dev’essere corso qui subito
dopo aver fatto la doccia.
Ecco perché non l’ho incrociato in giro, era impegnato con la squadra.
Dio sia lodato, ho avuto un po' di tempo per prepararmi mentalmente.
“Ciao River, come va?” rido, poi mi ricompongo, perché sarebbe
capacissimo di darmi uno schiaffo in mezzo a tutti. O almeno è quella
l’espressione che ha in viso.
Sandie si schiarisce la voce, trattenendo una risata, Lin stringe le labbra
indecisa se sorridere o sentirsi imbarazzata dalla sua presenza.
River socchiude gli occhi fino a ridurli a una fessura minacciosa, e devo
dire la verità, un pochino mi fa sentire nervosa.
È alto uno e novanta, bello prestante, ci metterebbe un secondo a
spazzarmi via. Dio, spero non lo faccia.
“Osi pure chiedermelo? E ridere, pure? Sei psicopatica oltre che
stronza?” ringhia. Giuro, sembra proprio quello il suono uscito dalla sua
bocca. Un leone incazzato.
Vorrei ridere a squarciagola, ma non voglio esagerare, mi sembra già
abbastanza fuori di testa.
“Senza offesa, ma sì. Perché non dovrei aver voglia di ridere, oggi è una
giornata fantastica per me. Per te invece sembra tutto il contrario, come mai
River? Ti è successo qualcosa di brutto ieri?” gli chiedo come se non lo
sapessi.
Ah, che soddisfazione la sua espressione omicida. Ci voleva qualcuno
che gli facesse abbassare le arie, stupido borioso. Sono felice di essere io
quella persona. È molto, molto gratificante.
Una risatina di Sandie attira l’occhiata truce di River, che la fulmina con
lo sguardo, poi torna a fissarmi scioccato e consapevole…
“Cazzo, non avrai fatto quello che penso, vero? Ti ammazzo se lo hai
fatto!” mi sbraita contro, tirando un pugno sul tavolo.
Sobbalzo, leggermente. So che non mi farebbe davvero del male, River
Anderson non è quel tipo di persona, ma quando è veramente arrabbiato un
po’ di soggezione la mette, in verità.
Sandie si alza in piedi per tentare di calmarlo, Lin si copre la bocca con
le mani, agitata. I ragazzi in mensa si voltano tutti verso di noi,
accorgendosi che sta succedendo qualcosa.
“Forse è meglio se prima ti calmi e poi parliamo, che ne dici di domani?
Stai dando spettacolo” lo informo, prendendolo in giro.
Wow, non credevo di avere questa vena sadica in me.
River Anderson fa venire allo scoperto i miei lati cattivi.
Spalanca gli occhi, incredulo e ancora più nero, respirando
freneticamente. Cavolo, tra un po’ esploderà.
“Non ho parole. Sei davvero pazza o fingi solo di esserlo? Cazzo! Sei
fuori di testa? Sì, lo sei, a quanto pare. E non me ne frega niente di dare
spettacolo. Vieni con me, cretina!” grida, afferrandomi per un polso e
trascinandomi fuori dalla mensa a forza, sotto gli sguardi curiosi di tutti.
A niente valgono i tentativi di fermarlo di Sandie e Lin, infatti ci
rinunciano. River è come un panzer, procede spedito senza curarsi di
nessuno.
Wow, devo dire che è stato piuttosto imbarazzante. Credo che i ragazzi
del Campus avranno di che parlare dopo la nostra uscita.
Finalmente quando siamo lontani dalla mensa, in un posto isolato in
mezzo al parco, si ferma, lasciandomi andare in malo modo il polso e
uccidendomi con lo sguardo.
Anch’io lo guardo male, brutto idiota. Non gli perdono di avermi dato
della cretina di fronte a tutti.
“Allora? Cosa cazzo ti è preso? Perché ieri sera mi hai piantato lì come
un idiota? E perché le tue amiche sembrano saperlo? Cosa gli hai detto? Sai
quanti messaggi ti ho mandato? Cristo, ma sei matta? Hai le rotelle fuori
posto?” River si scompiglia i capelli nervosamente, bombardandomi di
domande, poi si indica la tempia facendo ruotare il dito con il viso stravolto
dalla rabbia.
Scoppio a ridere perché è davvero divertente vederlo così
disperatamente arrabbiato e frustrato. Ora sa cosa si prova, bastardo.
“E ride ancora! Senti, o mi spieghi cosa ti prende oppure chiamo lo
psicologo del Campus di corsa e ti faccio dichiarare mentalmente instabile”
il tono serio che usa mi fa smettere di ridacchiare.
Sarebbe capace di farlo, stronzo com’è, e non ci tengo a farmi bollare
come pazza per lui, grazie tante.
“Ok, vuoi sapere tutto River? Ti accontenterò subito. Ti ricordi Olivia?
La ragazza innamorata persa di te, che hai sedotto e poi preso in giro con i
tuoi amici davanti a tutti costringendola a cambiare College?” voglio
proprio vedere cosa dirà.
Sgrana gli occhi, confuso, sembra non ricordarsi neppure chi sia Olivia,
l’idiota, poi ci arriva. E mi guarda scuotendo la testa.
“Cosa cazzo c’entra lei adesso? Non vedo il nesso con te. Voglio sapere
perché ieri sera mi hai piantato in asso in quel modo e non parlare di una
che mi sono scopato un anno fa!” afferma infastidito e scocciato.
Dio, è proprio un figlio di puttana.
“Wow, non ho parole per definirti. Comunque, c’entra eccome. Ieri sera
la mia è stata una vendetta anche per lei. Per come l’avete trattata, Olivia
era mia amica. E sapevo della scommessa con i tuoi amici per portarmi a
letto in una settimana, bastardo” adesso non rido più.
Tutta la rabbia e l’umiliazione che ho provato riaffiorano
prepotentemente.
Sapere quello che voleva farmi e fare finta di niente, recitare la parte di
quella attratta da lui, è stato duro da sopportare. Volevo solo dargli un
pugno e farla finita, ma era più importante fargli assaggiare la sua stessa
minestra.
E soprattutto non mi perdono di aver perso la testa proprio con lui.
Non dovevo, ma è stato più forte di me. Quello che mi fa arrabbiare è
non essere riuscita a resistergli. Sì, l’ho fatto alla fine, ma c’è mancato
davvero poco che cedessi.
Avevo perso completamente il controllo di me stessa. Questo non mi
perdono.
La sua espressione da furibonda diviene colpevole, sembra un bambino
colto in fallo dalla madre.
Stupido pallone gonfiato.
“Come diavolo facevi a saperlo? Cosa c’entra con quello che noi
due…”
“Cavolo! Sei davvero ottuso come tutti gli sportivi, vero? Nemmeno ti
scusi, Dio, non ho parole. C’entra eccome! Anch’io e le mie amiche
abbiamo scommesso su di te, dopo aver saputo cosa volevi farmi” gli dico
interrompendolo, con la voglia prepotente di tirargli un calcio nelle palle.
“Cosa? Di che cazzo parli?” chiede, con gli occhi ridotti a una fessura.
“Parlo della scommessa di farti eccitare fino a perdere la testa per me, e
poi piantarti in asso. Cosa che diligentemente ho portato a termine con
successo. Non sei l’unico in grado di giocare River, esiste qualcuno più
avanti di te. E ho avuto la mia rivincita. Ora cosa dirai con i tuoi amici? Che
smacco per un grande seduttore come te” sorrido, incapace di trattenere la
mia soddisfazione nell’averlo battuto.
Sembra di nuovo pietrificato. Come ieri sera.
Dev’essere davvero un enorme shock per un narciso ed egocentrico
come lui. Venire sconfitto al suo stesso stupido gioco da una ragazza.
Quella che voleva umiliare.
“Sei rimasto senza parole? Ti stai chiedendo come ho potuto farti una
cosa del genere? Beh, facile. Come hai fatto tu con me. Ho finto tutto il
tempo. Sì, esatto. Recitavo la parte di quella attratta da te, sempre. Anche
ieri sera. In realtà volevo solo darti due ceffoni e mandarti al diavolo. Ora
che ho compiuto la mia missione posso farlo. Vai al diavolo River, non
comparirmi mai più davanti!” esclamo a voce alta, poi gli giro le spalle e
me ne vado via in fretta.
Corro lontano da lui, non voglio più parlargli, né vederlo, se possibile.
Voglio solo dimenticare River Anderson, fare finta che non sia mai
successo nulla tra noi due.
Sì, sono scossa anche se ho finto di non esserlo.
Odio River per quello che voleva farmi. Ma ancora di più perché mi ha
fatto provare sensazioni così forti che mi hanno sconvolta.
Non doveva essere lui. No. Per questo non voglio più incrociarlo sul
mio cammino.
“Sei libera stasera?” Steve mi sorride, sicuro di sé.
È carino, alto, moro, occhi neri, pratica judo. Da quando non mi hanno
più vista insieme a River, i ragazzi hanno iniziato di nuovo a tampinarmi.
Sono lusingata, certo. Ma per un po’ non voglio più saperne di uomini.
Desidero stare sola e concentrarmi sullo studio.
La parentesi River mi ha portato via del tempo stupidamente, e segnato.
Nel senso che sono ancora scossa da quello che mi ha fatto provare. Anche
se non dovrei.
Se ripenso a quella sera, a com’era sexy e disinibito, virile… sento un
violento rimescolio dentro. Per questo evito di ripensarci, non ne viene
nulla di buono.
River Anderson non sarà mai il mio principe azzurro, né quello di
nessun’altra. È incapace di provare sentimenti oltre all’attrazione fisica.
Un cuore lui ce l’ha tra le gambe, non in mezzo al petto.
Se anche mi fossi presa una cotta per lui, non servirebbe a niente.
Probabilmente non esisterà mai la ragazza che lo farà innamorare, non
ne è capace. Le donne per lui sono solo uno strumento di piacere,
nient’altro.
Non le vede come persone, ma come oggetti fini ai suoi desideri
sessuali.
Questa è la verità.
Inutile, con me stessa non posso fingere di essere rimasta
completamente indifferente nei confronti di River. No, in un qualche
contorto modo mi piaceva passare del tempo insieme, era divertente,
elettrizzante.
Se non fosse il bastardo senza cuore che è in realtà, sarebbe il ragazzo
perfetto.
Purtroppo, sappiamo tutti chi è davvero, per questo faccio di tutto per
non incontrarlo. So che ora mi odia, che vorrebbe farmela pagare.
Non so nemmeno se i suoi amici sappiano la verità, e non mi interessa.
Anche se River Anderson mi ha scombussolata, non voglio più avere
nessun contatto con lui. Quello che è stato, è stato. Amen.
Però ho bisogno di tempo per me.
“Mi dispiace Steve, ma non posso. Devo studiare molto e mi sono
imposta niente più appuntamenti per un po’” rispondo con un sorriso.
So che penserà che sia per via di River.
Sandie mi ha riferito dei pettegolezzi che circolano su noi due, sulla
nostra rottura.
Naturalmente sono io la parte debole, quando in realtà è il contrario. Ma
mi ha anche riferito che River non sprizza gioia da tutti i pori.
Gira per il Campus con l’aria incazzata, quindi la gente non sa cosa
pensare.
Vorrei urlare ai quattro venti la verità, ma non posso.
Come ho detto, non ci tengo a creare uno scandalo ed essere sotto ai
riflettori, grazie. Non gioverebbe nemmeno alla mia carriera universitaria.
Voglio essere presa sul serio dai professori, non sono qui per
cazzeggiare come fa lui.
Il tempo che ho trascorso con River è stata solo una breve parentesi da
dimenticare. Esattamente quello che sto cercando di fare.
“Ah, ho capito. Beh, se cambi idea chiamami, ok?” mi guarda
intensamente e poi se ne va.
Cavolo, odio a morte quello sguardo comprensivo.
Come se dovesse compatirmi per via di River.
Idiota, tutti i ragazzi lo sono. Mai una volta che pensino che magari
l’anello debole sia l’uomo e non la donna.
“Ehi, allora? Esci con lui?” Sandie mi raggiunge sulla panchina a bordo
campo di atletica.
Abbiamo finito da poco gli allenamenti delle cheerleader, è pomeriggio
e non abbiamo più lezioni.
È passata una settimana dal mio ultimo incontro/scontro con River, e
sono stata attentissima a non farmi beccare in giro.
Non sono stupida né ingenua, non credo che per lui sia finita qui.
È un tipo vendicativo, basta guardarlo sulla pista da hockey, lo sanno
tutti. Non ci tengo a finire di nuovo nel suo mirino, per questo lo evito il più
possibile, in questo modo smaltirà l’umiliazione e la rabbia nei miei
confronti.
Cioè, è quello che spero.
“No ragazza, da adesso in poi farò vita da monaco. Studio e
concentrazione, niente distrazioni maschili. E tu? Hai trovato il coraggio di
avvicinare Phil il rosso?” ridacchio, stirando le braccia in alto e ammirando
il cielo blu senza uno straccio di nuvola.
Un po' di stretching è obbligatorio dopo gli allenamenti. Siamo rimasti
in pochi sulla pista per fortuna, adoro quando rimane vuota, c’è pace e
silenzio.
“Macché… è sempre circondato dai suoi amici, chi trova il coraggio? E
poi non dovrebbe essere lui a fare il primo passo? Non mi sono sfuggite le
sue occhiate interessate alle lezioni di latino, perché diavolo non si fa avanti
allora?” sbuffa, stringendo l’elastico con cui ha avvolto i capelli in una coda
alta, io invece ho uno chignon basso, è d’obbligo raccogliersi i capelli
quando proviamo, si suda parecchio.
Rido dandogli un leggero spintone. Dio, è proprio ingenua a volte.
“Forse perché appena ti guarda, tu distogli lo sguardo e ti volti dall’altra
parte? Hai mai pensato che potrebbe travisare credendo di non interessarti?
Scusa Sandie, ma quando ti piace davvero un ragazzo diventi timida in
modo patologico. Datti una mossa o lascerà perdere, poverino” le dico,
scuotendo la testa.
Sandie è forte ed estroversa, ma tende a chiudersi a riccio con la
persona che le piace sul serio.
Quando era alle superiori è stata mollata dal suo ragazzo che la tradiva a
ripetizione, è stato un trauma per lei, e l’ha leggermente segnata con i
ragazzi per cui prova forti sentimenti. Le ci vuole un po’ di tempo per
lasciarsi andare.
“Merda, dici? Allora devo darmi sul serio una mossa, oppure… che
diavolo…” si interrompe all’improvviso, guardando sconvolta dritto di
fronte a noi.
Seguo il suo sguardo e per poco non cado dalla panchina.
River, con un paio di jeans aderenti scuri e una maglietta a maniche
corte, bianca, segno che non ha allenamenti in vista per mia sfortuna, sta
avanzando con Lin al suo fianco.
Mi alzo in piedi di scatto per fuggire via, non voglio vederlo.
E odio il tuffo al cuore che provo nel rivederlo.
Ma una mano ben salda sul polso me lo impedisce, perciò abbasso lo
sguardo su Sandie, che mi sta fissando seria.
“Non farlo, è quello che si aspetta, non fargli capire che vederlo ti fa un
certo effetto. Affrontalo o la storia non finirà mai del tutto, lo sai anche tu
Brooke” mi esorta.
Cavolo, mi conosce meglio di me stessa, sapevo che è fin troppo
intelligente.
Sospiro a fondo, Sandie ha ragione, scappare ancora non servirà a
niente, River non è uno che molla, lo so, e ora vuole umiliarmi per avere la
sua rivincita.
“Ok, hai ragione. Affrontiamo il toro per le corna” le rispondo decisa.
Se cercare di evitarlo non ha funzionato, lo affronterò di nuovo a muso
duro per l’ultima volta.
“Brava. Ma che ci fa Lin attaccata al suo braccio? Non…” la sua frase
rimane incompiuta perché i due sono arrivati vicino a noi.
Mi costringo ad alzare lo sguardo e incappo in quello di River, duro e
glaciale. Mi sta osservando con una freddezza che potrebbe gelare l’intera
pista.
Wow, ce l’ha ancora a morte con me, forse più di prima.
Il suo ego deve aver subito uno smacco mortale.
Però è ancora più bello e sexy e… ma che cavolo mi viene in mente? È
brutto, brutto e cattivo.
Sì, così va molto meglio. Dio, per un attimo ho perso di nuovo il senno.
Ma è solo lo shock di rivederlo.
“Guarda chi c’è. Allora non sei morta, e non ti hanno nemmeno rapito
gli alieni. Credevo di vederti sul giornale tra le persone scomparse”
Mi saluta così. Con un tono fortemente da presa in giro, e un filino
cattivo.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Sandie si alza a sua volta, mettendosi al mio fianco, e giuro, con River e
Lin di fronte a noi sembra una scena di Mezzogiorno di fuoco.
Quattro pistoleri pronti a fronteggiarsi con le pistole. Beh, noi useremo
la bocca per farci del male.
“Beh, hai pensato male, sono in ottima forma, mai stata meglio. Cosa ci
fai qui River?” lo fronteggio, lasciando perdere i convenevoli.
Guardo malissimo Lin, come Sandie, che invece ignora le nostre
occhiatacce.
Sono giorni che scompare lasciandoci sole, ora capisco perché, ha
tramato con il bastardo.
“Wow, gentile come tuo solito, vedo. Neanche un come va? Me lo
meriterei, non credi? Dopotutto mi sembra di essermi comportato meglio di
te, dopo. Almeno io non ho evitato le lezioni in comune con la scusa del
mal di pancia. Sei ridicola e infantile, non sembra a vederti” mi lancia
un’occhiata al vetriolo, con un sorrisetto sarcastico.
Merda, ha capito che era una scusa per evitarlo, beh, non che fosse
difficile. Ma come ho detto non mi andava di incrociarlo per un po’.
“Lin, tesoro, puoi aspettarmi al bar? Devo chiarire due cose con lei, poi
sono tutto tuo” River distoglie lo sguardo dal mio, voltandosi verso la
nostra amica, che lo fissa con un sorriso sognante.
Che diavolo… tesoro?!
“Che significa? Lin, cosa stai combinando?” Sandie mi precede,
incredula e arrabbiata, fulminandola con lo sguardo.
Io invece sono troppo sconvolta per reagire, non posso crederci.
“Sono affari miei Sandie, lasciami in pace. Ci vediamo dopo River, non
metterci troppo” lancia un’occhiataccia verso di lei, poi Lin si incammina
verso l’uscita della pista, e dopo avermi sussurrato che ci vediamo più tardi,
Sandie la raggiunge, e so che la torchierà per sapere tutto.
Wow, tradite entrambe dalla nostra migliore amica. O dovrei dire ex?
Credo proprio sarà la seconda.
Riporto lo sguardo su River, che mi sta fronteggiando con le mani nelle
tasche dei jeans, un’espressione indecifrabile e decisa in viso.
Wow, è davvero risoluto a farmela pagare.
Ora capisco il soprannome mastino che gli hanno affibbiato quando è
sulla pista ghiacciata. Non molla l’osso finché non ha portato a termine la
meta che si è prefisso. Merda.
Beh, non devo mostrarmi nervosa, o se ne approfitterà.
“Cosa vuoi ancora da me, River?” cedo per prima, perché questa guerra
di sguardi mi sta dando sui nervi.
Lui sorride, consapevole di aver vinto. Stronzo.
“Quello che volevi tu da me, vendetta. Credevi davvero che te l’avrei
fatta passare liscia? Nessuno prende per il culo River Anderson e la fa
franca, tesoro. Soprattutto dopo avermi piantato in asso fuori di testa
dall’eccitazione. Sei davvero una stronza colossale, peggio di me. Almeno
io sarei andato a fondo, non ti avrei portato a perdere il controllo e poi
piantata in asso. È davvero crudele, troppo, non trovi? E per la precisione,
la tua amica Olivia era consenziente, e sapeva come la pensavo. Non ho mai
promesso a nessuna donna una storia d’amore, a lei nemmeno. Se si è fatta
dei castelli in testa, è solo colpa sua” mi parla con una voce così fredda che
mi sembra che l’intera pista si possa ghiacciare.
“E non ho mai preso in giro nessuno, dovresti prendertela con i miei
amici, sono stati loro. Sì, sono dei coglioni a volte, ma non sono il loro
padre, non posso controllare tutto quello che fanno. Nemmeno sapevo che
la tua amica venisse derisa così tanto, quindi non incolparmi ingiustamente,
idiota. Te la farò pagare, iniziando dalla tua amica Lin. È proprio cotta del
sottoscritto, non trovi? Ci divertiremo insieme” il sorriso crudele che mi
riserva mi fa incavolare a morte.
Ho capito cosa vuole fare. Flirtare con lei fino a farla innamorare e poi
piantarla in asso. Quello di cui l’ho accusato con Olivia.
“Non osare! Lin non c’entra niente con noi due, veditela con me e
basta” esclamo arrabbiata. Dio, non può lasciare solo perdere e accettare la
sconfitta?
Non credo stia mentendo su Olivia, mi sembra sincero, però una colpa
ce l’ha. Sapeva che la prendevano in giro e non è intervenuto.
Poteva farlo e Olivia non sarebbe stata così male.
Affermare che non sapeva venisse derisa così tanto, è solo una scusa
per pararsi il culo, se ne è semplicemente fregato.
Certo, non era obbligato ad erigersi a paladino per lei, ma mettere a
tacere quei coglioni dei suoi amici poteva benissimo farlo.
Per questo non posso perdonarlo.
“No. Non sarebbe divertente. Voglio fare esattamente quello di cui mi
hai accusato ingiustamente, così la tua cazzata con me avrebbe un senso.
Sono stato anche fin troppo gentile ad avvertirti. E ti avverto anche di non
aprire bocca su quello che è successo, o te la farò pagare ancora di più. I
miei amici pensano che non abbia avuto voglia di finire la scommessa;
perciò, non fiatare o finirà male” mi viene vicino guardandomi con
cattiveria.
Faccio un passo indietro perché così arrabbiato intimorisce.
Ma col cavolo che glielo lascerò capire.
“Rilassati bestione. Non ci tengo ad essere sulla bocca di tutti per colpa
tua. Era solo la mia vendetta personale. Lin è già innamorata di te, perché
non la lasci perdere, tanto starà male comunque, che gusto ci sarebbe?” gli
propongo, anche se Lin non se lo meriterebbe, ci ha tradite senza ritegno.
Oh, più tardi mi sentirà.
River solleva le sopracciglia, sorpreso. Penso di averlo convinto,
quando un sorrisetto crudele e compiaciuto gli si dipinge in volto.
Dio, non so perché ma mi sembra di essere finita in trappola.
“Forse hai ragione. Non mi divertirei con lei sapendo che è già pazza di
me. Allora ti propongo uno scambio. Lei con te” esordisce con un ghigno
scaltro.
Per un attimo non capisco. Poi ci arrivo. Che diavolo…
“Che vuoi dire?” gli chiedo, ma purtroppo penso di sapere già la
risposta. È davvero pazzo.
“Non fare la finta tonta. Hai capito benissimo. Mi sembra uno scambio
equo. Prenderai il suo posto, e io finirò quello che avevo iniziato. Me lo
devi, stronza” le sue parole sono intrise di livore, ma anche di sarcasmo.
Penso di aver capito male, oppure è uno psicopatico.
“Stai dicendo che vuoi fare sesso con me, al posto di Lin? Ma sei fuori
di testa?” quasi saltello per lo shock.
Non me l’aspettavo. Credevo volesse darmi due ceffoni, o prendermi in
giro con gli altri.
Questo non me l’aspettavo.
“No. Voglio solo portare a termine il mio compito. Sai, non puoi fare
eccitare un uomo a quei livelli e poi piantarlo in asso senza dire una parola.
Non si fa. Quindi ora finiamo quello che abbiamo iniziato. Sai che non
mollo finché non ho raggiunto la meta, lo hai visto sulla pista da hockey,
non hai scampo. O tu, o romperò il cuore alla tua amica. Mi ha detto che le
piace sperimentare, e a me vengono in mente tante belle idee” afferma in
tono quasi crudele, senza un minimo di vergogna.
Lo guardo talmente male che mi stupisco non bruci all’istante.
Brutto bastardo.
“Non puoi impormi di fare sesso con te, è una violenza!” inaudito, come
può propormi una cosa del genere? È davvero fuori di testa.
Mi scruta per vedere se sono seria, poi scoppia ridere, e ho la speranza
che sia tutto uno scherzo per vendicarsi.
“Importi? Ti sto dando una scelta Brooke. O tu, o la tua amica. Hai la
possibilità di scegliere. Non è violenza questa. È la tua punizione, è diverso.
Hai un’idea di come ci sia rimasto male quella sera? Potevi spiegarmi tutto
e poi andartene. Avrebbe avuto un senso, allora. Invece sei solo scappata
via, e io mi sono scervellato una settimana a chiedermi cos’era successo.
Eccitare un ragazzo in quel modo e poi fuggire via senza una spiegazione, è
pura cattiveria” respira a fondo come per calmarsi, passandosi la mano tra i
capelli.
“E non venirmi a dire che non è vero. Lo è eccome. Io non stavo
fingendo, non c’entrava più la scommessa, per questo sono così incazzato,
ma ho capito che per te invece era tutto solo una messinscena; quindi,
adesso se lo faremo non ci saranno scommesse tra i piedi, sarà tutto reale.
Questa è la punizione. Decidi adesso, o tu o Lin” mi viene davanti, mani in
tasca e sguardo furibondo.
Deglutisco più volte, sentendomi frastornata, arrabbiata, scioccata.
Dio, cosa dovrei fare?
So che non mollerà, non è nella sua natura. Ma come può pretendere
che io possa fare una scelta?
Per lui fare sesso con una ragazza che non sopporta non è un problema a
quanto vedo. Ma per me lo è. Enorme.
E poi, non stavo fingendo nemmeno io, ma per fortuna lui pensava di sì.
Se… se dovessimo… Dio, non riesco nemmeno a pensarci, altrimenti mi
viene un attacco di panico.
Non posso, già quella sera mi ha portata al limite, come potrei… no.
Non ce la faccio. So che mi segnerebbe per sempre.
Per River non sarei altro che un’altra tacca sulla sua lista di ragazze da
portare a letto. Ma per me sarebbe altro.
“Allora? Cos’hai deciso? Devo divertirmi con la tua amica o con te? Ti
rivelerò un segreto. Se decidi per lei, non ci andrò giù leggero. Ti ho
avvertita” un sorriso cattivo gli increspa le labbra, rendendolo perfidamente
affascinante. Bastardo.
“Non potremmo semplicemente dimenticare l’intera faccenda? Ti faccio
le mie scuse, scegli un’altra punizione. Accetterò qualunque cosa, ma non
questo. Non posso” tento di convincerlo.
È una pazzia, peggio della scommessa.
Sorride ancora. Un sorriso che non preannuncia niente di buono, per
mia sfortuna.
“Non è un mio problema. Quando prendo una decisione non torno mai
indietro. Hai tre secondi per decidere. Uno, due…”
“Va bene! Va bene, cavolo! Lascia stare Lin, mi offro al suo posto,
bastardo senza cuore. Sei davvero uno psicopatico, sei pazzo. Come puoi…
lasciamo perdere. Una volta, una sola, e poi saremo due completi estranei,
non ci rivolgeremo mai più la parola. Mi lascerai in pace fingendo di non
conoscermi, d’accordo? O così o niente” patteggio con la testa nel pallone.
Non sono lucida, non sono in me. Colpa dello shock.
Altrimenti non si spiega perché ho accettato questa cosa per salvare Lin,
che ci ha tradite.
Perché ho una maledetta coscienza, ecco perché!
Anche se sono arrabbiata da lei, delusa, non posso farle questo River ce
l’ha con me, Lin non c’entra. Non posso lasciare che si vendichi su di lei.
Anche se in parte lo meriterebbe, visto quello che ha fatto, ma non sono
così senza cuore come lo stronzo che mi sta di fronte.
Spalanca gli occhi, sorpreso. Forse non si aspettava una risposta
positiva, devo averlo spiazzato.
“Ok. Una volta, e poi io e te non ci guarderemo neppure più in faccia.
Nemmeno io ci tengo a rivederti. Sabato sera, al mio dormitorio, dopo la
mezzanotte, cerca di essere puntuale, di non farti beccare, e niente più
scherzi” mi fissa intensamente, e so a cosa si riferisce.
Distolgo lo sguardo perché è davvero vergognoso.
Mai nella mia vita avrei immaginato di finire in una situazione come
questa. Mai e poi mai.
Maledico quando ho accettato di fargliela pagare in quel modo.
Dovevo semplicemente affrontarlo a viso aperto, senza scommesse
anche da parte mia. Credevo di avere vinto, invece ho perso.
River mi ha messa all’angolo, dimostrandosi più forte e intelligente di
me. Beh, è uno sportivo con le palle, cosa mi aspettavo?
“Ok, ok… comunque non è giusto obbligarmi a una scelta, sei davvero
cattivo. E pazzo” gli dico, aggiustandomi lo chignon e afferrando la felpa
della tuta con cui ci alleniamo, poi mi incammino per andarmene via alla
svelta.
Ora che me ne accorgo siamo rimasti solo noi due in pista, e il
maledetto cielo sembra ancora più blu. Non potrebbe scoppiare un bel
temporale? Sarebbe una cornice perfetta per come mi sento in questo
momento.
Lo sento ridere alle mie spalle, e gli rivolgo il dito medio girandomi
all’indietro. Se lo merita, imbecille.
“Sei un bel tipo. Il tuo aspetto angelico trae in inganno. In realtà sei
tutto il contrario di angelica, secondo me fingi di esserlo con i ragazzi con
cui esci. La vera te stessa è questa, quando sei con me. Dispotica, cinica,
stronza e falsa. Ti salvi solo perché non sei un cesso” ride, affiancandomi
con le mani ancora in tasca.
Smetto di marciare e mi volto per fulminarlo con lo sguardo.
Ma come si permette.
“Grazie dei complimenti, te li rigiro tutti, solo che per te valgono il
doppio. Doppiamente stronzo, cinico, falso e pazzo. Non ti sopporto proprio
River Anderson, perché sei comparso nella mia vita perfetta?” urlo, devo
sfogare lo stress e lui è un ottimo bersaglio. Anche perché lo stress proviene
tutto da lui.
“Già, me lo chiedo anch’io. Purtroppo, è andata così, ora la finiremo, e
poi faremo finta di non esserci mai conosciuti e ognuno riavrà indietro la
propria vita perfetta. Finalmente non dovrò più avere a che fare con miss
puzza sotto il naso. Mi hai sempre guardato come se fossi della cacca di
cane sotto alle tue scarpe. Ti credi tanto superiore, ma non lo sei, ora lo so”
la luce perfida nel suo sguardo mi fa intuire che si sta sfogando anche con le
parole.
Wow, devo proprio aver ferito a morte il suo orgoglio quella sera.
Che narciso e pallone gonfiato. Oltre a essere psicopatico di brutto.
“Bravo, sfogati pure, avanti. Butta fuori tutto quello che ti sei tenuto
dentro questa settimana, perché sei solo tu la parte lesa, vero? No, anzi, il
tuo uccello a essere precisi. Io, che invece tu e i tuoi amici avete deciso di
prendermi di mira non devo essere offesa. Per carità, c’è solo River
Anderson a questo mondo, gli altri non contano, anche se sono feriti è lo
stesso. Hai mai preso in considerazione i sentimenti di qualcuno che non sia
tu? Non credo, perché altrimenti ti accorgeresti di come anch’io ci sia
rimasta male, umiliata e offesa da quello che voi avete architettato” mi
sfogo.
Addossa tutta la colpa me, quando sono io la vittima, sono stati loro, lui
e i suoi amici a tirarmi in ballo. E poi si comporta come se fosse tutta colpa
mia. Assurdo.
Non aspetto la sua replica, corro via, lasciandolo indietro, perché se dice
un’altra parola, giuro che lo uccido. Seriamente.
Credo che non si renda conto di quanto sia egocentrico, tutto il mondo
ruota attorno a lui, e solo a lui. Gli altri sono solo di contorno nella sua vita
dorata.
Non devono avere sentimenti propri, ma solo in relazione a lui.
Dovrebbe vedere un bravo psicologo. Uno che gli faccia capire che al
mondo non esiste solo River Anderson. Psicopatico.
Quando arrivo nello spogliatoio deserto, respiro a fondo, cercando di
calmarmi.
Dio, in cosa mi sono andata a cacciare?
Dovevo lasciare che se la prendesse con Lin, così io non dovrei…
No. Non sono così bastarda. Non sono come lui. Un cuore ce l’ho,
purtroppo. Anche se mi ha delusa, è sempre un’amica con cui ho condiviso
due anni di College, nel bene e nel male.
Non lascio gli amici nei casini per colpa mia.
Sospiro, frustrata e arrabbiata.
Non volevo più avere niente a che fare con River, e invece dovrò pure…
farci sesso.
Dio, ma perché? Allora tanto valeva andare fino in fondo quella sera.
Ho solo rimandato l’inevitabile.
Come farò?
Come farò a non perdere di nuovo il controllo del mio corpo?
Perché so che succederà. È già successo, ed eravamo solo all’inizio.
Rabbrividisco, abbracciandomi, tentando di calmarmi.
Va bene, sono stata fregata di nuovo. Ho perso e ora ne pagherò le
conseguenze.
Dovrò fare sesso con un ragazzo che odio… e che mi fa perdere il
controllo del mio corpo. Non è così grave, no?
Sì che lo è, maledizione! Lo è, lo è eccome…
Ma non ho vie d’uscita, devo cedere. Solo una volta, poi sarà tutto
finito.
Beh, se River riesce a farlo, anch’io ne sarò in grado. In fin dei conti
non dobbiamo mica sposarci o fidanzarci, sarebbe finita lì.
E poi, anche lui ha ammesso di avere perso il controllo, che non stava
fingendo che gli piacesse, e questo mi conforta un pochino, almeno non ero
l’unica.
Wow, come facciano due persone che si detestano a desiderarsi, ancora
non lo so. E non ci tengo nemmeno a saperlo.
Non è una cosa che voglio analizzare.
Dopo sabato sera, River Anderson sarà morto per me.
Sospiro, molto più calma di prima, e consapevole che dovrò affrontare
un grosso ostacolo prima di essere libera da lui. Bene, lo farò, la
considererò una pazzia dei miei anni al Campus, magari tra qualche anno ci
riderò sopra.
Più rilassata vado verso i bagni per fare una doccia veloce e cambiarmi,
poi scambierò due paroline con Lin.
“Wow, è stato così tragico dai tuoi ieri? Hai un’aria distrutta, è successo
qualcosa? O dopo hai scopato come un pazzo fino a farti cadere quasi
l’uccello?” Jess mi pungola ridacchiando, appena mettiamo piede in mensa.
Lui e Mitch mi hanno già raccontato con dovizia di particolari la loro
scopata a tre.
Cazzo, per me è roba da pervertiti.
Come fai ad eccitarti se il tuo migliore amico sta scopando accanto a te?
Grazie ma non fa per me. Per loro sì, dato che vogliono ripetere
l’esperienza presto.
Sollevo gli occhi al cielo, infastidito dai loro continui riferimenti
sessuali.
Cristo, sembrano quasi due maniaci ultimamente.
Sono sempre stati così?
“No, nessuna delle due, ho dormito male perché avevo mal di schiena,
mi sono allenato troppo” mento.
Sì, mi sono allenato fino a sfinirmi.
Dopo il mio primo orgasmo lo abbiamo fatto ancora due volte,
trasgredendo anche la regola di non fare nessun bis.
Cazzo, è stato il sesso più spettacolare della mia vita, non ne avevo mai
abbastanza. Nemmeno Brooke, è venuta sei volte.
Incredibile, non avrei mai pensato che andasse così.
Peccato che poi mi sia addormentato e quando mi sono svegliato
stamattina presto, lei non c’era più.
Cristo, lo avrei rifatto di nuovo.
Aspetta, ma che diavolo mi viene in mente? No, ho avuto quello che
volevo, ora basta.
Brooke Carter è acqua passata.
“Non ci starai diventando asessuato, vero? Dobbiamo preoccuparci?
Ehi, guarda un po' chi c’è, la santarellina. È molto bella, ma arrapante come
una patata lessa” Mitch mi rifila una gomitata ridendo, mentre stiamo per
sederci ad un tavolo con i piatti in mano.
Sollevo lo sguardo e incrocio quello di Brooke, con una sua amica,
appena entrate in mensa.
Appena mi vede si blocca sul posto, fissandomi con uno sguardo
allucinato.
So che si sente imbarazzata da morire dopo ieri sera a incontrarmi,
nemmeno lei forse pensava andasse in quel modo.
Abbiamo fatto sesso selvaggio, nel vero senso della parola, in tutti i
modi possibili, o quasi, ed è stato magnifico.
Ma era ieri.
Adesso è il giorno dopo, ed è tutto passato. Morto e sepolto per sempre.
Cazzo, perché sento che non è giusto?
Rimaniamo a fissarci intensamente, scommetto che anche lei sta
ripensando alla nostra nottata selvaggia. Da come sembra imbarazzata
penso proprio di sì.
Merda, perché mi sembra sexy da morire? Non dovrei più pensarlo,
Brooke Carter è un capitolo chiuso.
Dovrebbe…
Sto per fare una cazzata e alzarmi per raggiungerla, senza neanche
sapere perché, quando la sua amica dai capelli ramati le afferra una mano e
la trascina via, fuori dalla mensa, con mio grande disappunto.
“Ehi, perché vi fissavate in quel modo? Avete litigato ancora? Ha fatto
di nuovo la bastarda con te, quella stronza?” Jess mi risveglia dal mio stato
catatonico, e lo fisso storto.
“No, e piantala con lei, lasciala in pace” gli intimo in malo modo.
Che si fotta, non ha nessun motivo per trattarla male, che idiota.
“Calma, non sei tu quello che la odia? Perché te la prendi con noi
adesso?” Mitch difende il suo amico, e per un attimo non so cosa
rispondere.
Cazzo, ha ragione, ho detto peste e corna di lei con loro, non sanno che
abbiamo fatto sesso, per loro la odio come prima.
“Mi dispiace, è solo che non voglio più saperne di lei, per me è un
capitolo chiuso ragazzi, possiamo ignorarla d’ora in poi? Non me ne frega
più un cazzo” dico loro, perché così non le daranno il tormento, li conosco,
so che lo farebbero.
Anche a me piace prendere un po’ in giro le ragazze, ma non sono mai
offensivo, loro invece sì. Possono essere davvero cattivi se vogliono.
Come con Olivia.
So che sono stati loro a trattarla di merda fino a farla scappare dal
College. Ho tentato di farli smettere, ma hanno insistito dicendo che non era
colpa loro, e io non avevo prove.
Mi dispiace per lei, è una brava ragazza, però fin troppo appiccicosa.
Quello che non le perdono è essersi fatta un film su noi due. Sono stato
chiaro con lei, come lo sono con tutte quelle con cui scopo.
Una volta e basta, senza nessuna implicazione sentimentale. Olivia era
d’accordo, ma dopo ha iniziato a farsi trovare ovunque, a mandarmi milioni
di messaggi, tipo stalker.
Questo Brooke non lo sa, e non gliel’ho confessato perché tanto non ci
avrebbe creduto. Per lei sono solo io il bastardo cattivo.
Beh, ora non ha più importanza, io e lei non avremo più nessun contatto
d’ora in poi.
Perché allora mi sembra dannatamente sbagliato? Cazzo.
12
Brooke
“Tutto bene? Sei pallida come un lenzuolo, sei sicura che ieri notte non
ti abbia fatto niente di strano?” Sandie mi lascia andare la mano appena ci
fermiamo in mezzo al parco del Campus, osservandomi con apprensione e
chiedendomelo per la decima volta. O l’undicesima.
Stamattina le ho solo raccontato una millesima parte di verità.
E cioè che abbiamo fatto sesso una volta e basta, poi sono ritornata in
camera, che è andato tutto bene, non ero scioccata o arrabbiata, o altro.
Voleva aspettarmi sveglia perché era in ansia per me, ma poi non ce l’ha
fatta e si è addormentata, è questo che non riesce a perdonarsi.
Le ho detto di smetterla, che River Anderson non è un serial killer, ma
solo un bastardo. Che non mi ha trattata male, anzi.
Già, anzi…
Tutto il contrario.
Mi ha tratta fin troppo bene.
Dio, non oso nemmeno ripensarci. Non potrei sotterrarmi per il resto del
tempo che devo trascorrere al College?
Non so cosa mi abbia fatto, perché non mi sono mai comportata così.
Non è da me.
Sembravo preda di un violento incantesimo dei sensi. River mi ha
trasformata in un’assatanata di sesso. Che vergogna.
Sapevo che avrei perso il controllo, ma non in quel modo. Che diavolo
mi ha fatto? No, non è del tutto vero. Non è solo colpa sua.
Perché anch’io ho preso l’iniziativa più volte, lo volevo.
Desideravo River da morire, da togliere il fiato, avrei potuto rifiutarmi
di andare da lui. So che non sarebbe successo nulla di grave in verità, ma…
lo volevo.
Quella volta in auto è stato così strabiliante, che volevo ripeterlo.
E l’ho fatto. Più e più volte, in tutti i modi possibili.
Infrangendo tutte le regole che avevo imposto. È stato come prendere
una droga potentissima che ti lascia inerme, con i sensi stravolti alla
massima potenza.
Non ho mai, mai provato niente di simile.
Quando mi sono risvegliata, spossata dall’ennesimo orgasmo, ormai non
li contavo più, ero tra le braccia di River, anche lui addormentato.
Stavamo dormendo abbracciati come una coppia. E la cosa mi ha
turbata, per questo sono scappata via nel cuore della notte con il rischio di
farmi scoprire.
Volevo farmi una doccia prima di tornare nella mia stanza, mi ero
portata un piccolo borsone per l’evenienza, ma non ce l’ho fatta, mi è preso
un colpo quando mi sono risvegliata abbracciata a lui.
Io e River non potremo mai essere una coppia.
L’assurdo è che per un momento mi era piaciuto.
È stato questo a turbarmi parecchio. Non posso pensarlo.
La notte passata con lui non potrò mai dimenticarla, lo so. È stato
magico in un certo senso. Tutto il contrario di quello che mi aspettavo.
Ma è finita lì. Non ci sarà altro.
Lui ha ottenuto la sua vendetta. E l’orgoglio ricucito. Io una notte di
sesso esplosivo, un’esperienza che ricorderò per sempre.
Basta così.
River Anderson non è un ragazzo con cui fare sul serio, Dio, nemmeno
lo vorrei, siamo come cane e gatto. Tranne a letto.
Cavolo, dovremmo fare noi da cavie nel laboratorio di scienze, un caso
più unico che raro.
“Sandie, smettila di preoccuparti. Non è successo niente di particolare.
Non mi ha fatta a pezzi e buttata in una valigia come puoi vedere, abbiamo
solo fatto sesso e poi sono ritornata in stanza. Tutto qui. In mensa ero solo
sorpresa, non mi aspettavo di rivederlo subito. Ero imbarazzata, è normale.
Possiamo smetterla di parlare di River e archiviarlo per sempre? Grazie” le
dico per troncare il discorso.
Non voglio più parlare di lui, sarebbe pericoloso.
Solleva le sopracciglia, poi annuisce, sollevata.
“D’accordo, passo e chiudo. Andiamo al bar a mangiare un panino?” mi
propone, e io rido annuendo.
So che sarà difficile, ma dimenticherò River, per me sarà come se non ci
fossimo mai incontrati.
“Ehi, non è Lin quella? Adesso è nel gruppo delle vip?” indica,
guardando alla mia sinistra.
Mi volto, scorgendola con quelle ragazze ricche e stronze che ti
guardano dall’alto in basso, con disprezzo. Non noi, ma molte altre ragazze
del College. Ti fanno sentire inferiore a loro.
“Già, è passata di livello stando vicino a River. Chissà come la prenderà
quando capirà che lui ha solo finto interesse per avvicinarmi e fare sesso.
Oh, dal suo sguardo omicida credo che lo sappia già” affermo osservando
come mi trafigge da lontano.
Se avesse due pallottole al posto degli occhi, sarei già morta.
“Ben gli sta, che idiota. Crede che stare con il più figo del College
faccia diventare figa anche lei, che illusa. Non avrei mai creduto che fosse
così opportunista e arrampicatrice. Spero abbia il cuore infranto per River
per un bel pezzo, se lo merita” Sandie è molto arrabbiata con lei.
Anch’io a dire il vero.
Ci ha usate, tradite, e poi mollate appena non gli servivamo più.
Non è facile da mandare giù, anche se facciamo finta di niente.
Distolgo lo sguardo per prima, non voglio più avere nulla a che fare con
Lin.
“Ciao ragazze, vi stavo cercando. Domani sera venite alla mia festa di
compleanno? Festeggio in un locale dove si può ballare, ci sarà parecchia
gente interessante, niente di pomposo, solo una piccola riunione tra amici,
ho già chiesto il permesso per rientrare più tardi, devo solo dare i
nominativi di chi partecipa” Tori ci coglie di sorpresa, mettendoci un
braccio sulle spalle.
“Wow, mi hai fatto quasi venire un infarto… è davvero il tuo
compleanno?” le dico, mettendomi una mano sul petto.
Lei ride, poi asserisce, lasciandoci libere.
“Sì, compio vent’anni, e voglio festeggiare in grande, per modo di dire.
L’anno scorso era il primo anno, era tutto nuovo e non l’ho festeggiato,
adesso voglio farlo. Venite?” ci spiega, porgendoci un cartoncino color rosa
cipria e nero, l’invito alla festa.
“Sì, molto volentieri. Non sarà qualcosa di eccessivo, vero? Non mi
piace la confusione, lo sai” le chiedo.
Odio veramente quelle feste delle varie confraternite dove ci sono
milioni di persone, circola molto alcol e sesso. So che ogni tanto ce n’è
qualcuna di nascosto, ne ho sentito parlare, ma per fortuna non mi hanno
mai invitata.
Non sono il genere di ragazza e gli altri lo sanno.
“Scherzi? Assolutamente no, nemmeno a me, saremo in tutto una
trentina di persone, tutte normali. Vestitevi come volete” ci spiega ridendo.
“Perfetto, allora accettiamo, vero Sandie?” le chiedo e lei annuisce, ma
sembra pensierosa, sto per chiederle se magari non le va, quando solleva lo
sguardo dal cartoncino per fissare Tori dritta negli occhi.
“Senti, posso chiederti se per caso hai invitato un ragazzo rosso di
capelli che si chiama Phil?” le domanda, e io per poco non scoppio a ridere.
Deve piacerle davvero molto se ha trovato il coraggio di chiederglielo.
Tori sbatte le ciglia confusa, poi unisce le mani come se avesse avuto
un’intuizione.
“Parli di quel ragazzo carino, alto, capelli mossi, che ti guarda sempre di
nascosto? Sì, l’ho fatto” ride, battendole la mano sulla spalla.
Sandie per poco non si strozza con la saliva, imbarazzata, mentre io e
Tori ridiamo.
“Dio, pensavo non si fosse capito che io… aspetta. Cos’hai detto?” si
passa una mano sul viso, poi torna a guardarla ad occhi spalancati.
“Che ho notato che ti fissa di nascosto, gli piaci, è sicuro. Alcuni miei
amici lo conoscono, quindi gli ho chiesto se possono portarlo, hanno detto
che ha accettato, probabilmente perché sa che siamo amiche e ci saresti
stata anche tu. Domani sera dovete assolutamente parlarvi” le dice,
sorridendo.
Sandie sembra felicissima, poi subito dopo va nel panico.
“No, non posso, non ci riuscirò mai, mi piace troppo e…”
“Smettila di farti delle paranoie. Sei bella, sei una cheerleader, i ragazzi
ti ronzano attorno, casomai è lui a doversi sentire inadeguato” le dico,
purtroppo il suo trauma non è così facile da dimenticare, riaffiorano sempre
le sue antiche insicurezze.
“Ha ragione, non vedi che non riesce ad avere il coraggio di avvicinarti?
Per lui sarai una specie di dea” Tori viene in mio aiuto, e io le faccio un
occhiolino complice.
È una ragazza seria e simpatica, mi piace sempre di più.
Tutto il contrario di Lin, vorrei che prendesse il suo posto.
Ora che Lin non è più con noi, Tori ci avvicina molto più spesso, forse
non la sopportava, e adesso la capisco perfettamente.
“Basta adularmi, ho capito, se non viene lui da me, andrò io da lui,
promesso. Prima che me lo freghi qualcun’altra” Sandie fa una smorfia
omicida al pensiero, e noi la prendiamo in giro dicendole che è peggio di
una donna delle caverne.
Poi, mentre raggiungiamo il bar insieme a Tori, parliamo di cosa
potremmo indossare, e chiedendole quale regalo le piacerebbe ricevere.
Forse non sarà poi così difficile dimenticarmi di River Anderson, lo
considererò solo come una bravata dei miei anni al College.
Tutti ne fanno prima o poi, è quasi la regola, quindi, addio River…
“Mi piace, la gente è simpatica e la musica è cool, queste sono le feste
che ci piacciono” Sandie si guarda attorno dopo che abbiamo salutato Tori e
le abbiamo dato i nostri regali.
Con così poco preavviso, siamo riuscite solo ad acquistarle un completo
intimo divertente e un paio di orecchini particolari, speriamo le piacciano.
Ci siamo intrattenute con lei per un po’, ma è la festeggiata e tutti la
vogliono, però ha promesso di venirci a cercare tra poco.
Conosciamo parecchia gente, tutti ragazzi normali per fortuna, con cui
abbiamo parlato già altre volte, ora siamo accanto al tavolo degli stuzzichini
osservando dei ragazzi che ballano.
È un locale grande, una specie di pub con uno spazio per ballare, è
carino. In realtà ci sono molte più persone di quelle che ci aveva detto Tori,
ma si sa, il passaparola è potente, e non si può mandare via tutti.
Comunque, non è male.
Prendo una specie di rosa fatta con la pasta sfoglia, voglio sapere che
gusto abbia, Sandie invece uno alle verdure. È una festa informale tra
studenti, niente di elaborato.
“Ciao, posso presentarmi?” una voce roca, piacevole, ci fa voltare di
scatto, e Sandie lascia cadere a terra lo stuzzichino che aveva in mano, io lo
guardo sorpresa.
Phil il rosso, più alto di noi di una spanna abbondante, sguardo azzurro
vivace e molto più carino che da lontano, sta sorridendo nervosamente, con
gli occhi incollati alla mia amica, che sbianca paurosamente, rigida come un
palo di legno.
“Certo che puoi. Sono Brooke, lei è Sandie, piacere di conoscerti”
intervengo, finendo di masticare a tempo record e porgendogli la mano.
Non voglio che scappi ora che ha trovato il coraggio.
“Piacere, ti conosco di fama. E tu? Non mi porgi la mano?” Phil ha
ingranato la quarta, forse si è dato un aiutino con un goccio d’alcol,
benedetto alcol, e dopo aver stretto la mia, allunga la sua a Sandie che lo sta
ancora fissando a bocca aperta.
Raccolgo da terra lo stuzzichino che le era caduto, appallottolandolo in
un tovagliolo, poi le do una gomitata sul braccio perché si dia una mossa,
che non serve a niente, allora le afferro la mano e la ficco in quella di Phil,
che sorpreso, scoppia a ridere e la tiene nella sua.
“Se non lo avessi fatto io, saremmo stati qui fino a domani mattina, vero
Sandie?” calco sul nome perché si svegli dallo shock.
E funziona, dato che scuote la testa e mi fissa truce.
“Non c’è problema, ho tutto il tempo del mondo, hai la mano molto
morbida” Phil sorride, accarezzandogliela.
Wow, ha davvero messo il turbo il ragazzo.
“Cosa? Oh, grazie… penso. Sono… sono Sandie comunque” si presenta
in ritardo, balbettando.
Sembra un albero di Natale tanto brilla di felicità, e io penso che sia ora
che mi tolga dai piedi.
“Scusate, devo assolutamente andare in bagno, vi lascio” dico,
rimettendo giù una tartina all’avocado e gamberetti.
“Adesso? Proprio adesso?” Sandie mi fissa come se volesse uccidermi,
Phil invece mi sorride grato.
So che è nel panico, ma io sono di troppo, sono entrambi nervosi, hanno
bisogno di conoscersi senza terze persone in mezzo. Più tardi mi
ringrazierà.
“Si, quando la natura chiama, chiama” affermo con una mano sulla
pancia, a cui Sandie risponde sollevando gli occhi al cielo e Phil ridendo,
poi scappo via prima che la mia migliore amica mi agguanti per rimanere a
fare da terzo incomodo.
Era ora che si dessero una mossa, tutti quegli sguardi tra loro da
lontano, e di nascosto, era snervanti. Nel senso che mi veniva voglia di
gridare ad entrambi di svegliarsi.
Cammino in mezzo alla gente che mi saluta e mi ferma per fare due
chiacchiere, e finalmente rivedo Tori, bella nel suo abito azzurro e nero, i
capelli raccolti in una coda alta.
Il mio abito invece è a maniche lunghe, viola scuro, scollato sulla
schiena, ma non troppo, e un paio di stivali neri a punta, ho lasciato i capelli
sciolti per non essere troppo in tiro.
“Allora? Com’è andata? Ho visto Phil che partiva in quarta verso di voi,
ha trovato il coraggio?” mi afferra le mani con un sorrisone d’intesa.
Rido, perché è davvero simpatica.
“Oh, sì. L’ha trovato eccome, adesso li ho lasciati soli a tubare, spero
vadano oltre alle presentazioni” scherzo, ma con Phil sono sicura di sì.
“Benissimo, e tu? Non hai visto nessuno che ti interessi, ho un amico
che vorrei…” la interrompo con la mano, so cosa sta per dire.
“No, grazie. Devo ancora riprendermi dal dopo River, adesso preferisco
rimanere single e concentrarmi sullo studio. Ma comunque grazie, e tu?
Non c’è nessuno che ti fa battere il cuore?” le chiedo, ormai siamo più che
amiche, e sono curiosa.
Tori ride, poi scuote la testa.
“Cavolo, River Anderson è davvero come uno schiacciasassi, dove
passa lui rimane solo polvere, maledetto. Beh, spero incontrerai presto un
bravo ragazzo, in quanto a me… sì, c’è. Lo vedi quel bel ragazzo biondo
abbracciato a una ragazza? Si chiama Paul, siamo amici, gioca a football e
lei è la sua ragazza, purtroppo. Merda, devo sempre innamorarmi di quelli
già impegnati, così rimango a bocca asciutta” sospira rassegnata,
osservando il ragazzone biondo tutto muscoli che balla abbracciato a una
mora carina.
Wow, non è fortunata nemmeno lei.
“Dovremmo fondare il club delle sfigate in amore, faremmo furore” lo
penso veramente dopo la mia esperienza con River, anche se non si trattava
di amore.
Tori ride come una pazza dandomi ragione, poi dei suoi amici ci
invitano a ballare e io declino, lei invece non ha scelta, però a me adesso
non va, ho bisogno davvero di andare in bagno, ho bevuto troppa soda.
Cerco il bagno e trovo l’insegna in fondo a un corridoio, poco lontano;
quindi, lo raggiungo in fretta e poi faccio quello che devo.
Quando esco dal cubicolo rimango di sasso.
Lin, con un paio di jeans aderenti come una seconda pelle, un top nero
allacciato al collo e i capelli neri sciolti sulle spalle sta asciugandosi le
mani.
Quando mi vede si irrigidisce, aggrottando le sopracciglia.
È strano, fino a pochissimo tempo fa la consideravo la mia migliore
amica dopo Sandie, ora mi sembra una totale estranea.
“Cosa ci fai qui?” mi apostrofa con tono molto scocciato, buttando con
stizza il pezzo di carta bagnato nel cestino.
Wow, è davvero incazzata a morte con me. Che idiota.
“Ho fatto pipì e ora mi lavo le mani, non posso?” la prendo in giro
insaponandomele, in tono indifferente.
Col cavolo che le farò capire quanto ci sia rimasta male per come si è
comportata con noi. Non si merita che glielo mostri.
Sbuffa, poi mi guarda malissimo, squadrandomi con astio.
“Non fare l’ingenua. Sai che volevo dire cosa ci fai in questo locale, con
chi sei?” mi chiede sospettosa.
So che vuole sapere se sono con River, se dopo la notte passata insieme
ora siamo una coppia. E so anche che River le avrà detto che abbiamo fatto
sesso e che non la vuole più tra i piedi.
Per questo ce l’ha a morte con me.
“Non credo siano affari tuoi. Non siamo più amiche, perché dovrei
dirtelo?” le rispondo duramente, asciugandomi le mani, poi mi allontano
per andarmene, non ho più niente da spartire con lei.
Ha una bella faccia tosta, non credevo.
“Sei con lui vero? Mi ha detto che avete fatto sesso e ora non mi vuole
più. E poi la colpa sarebbe mia? Non mi sembra te ne sia fregato molto dei
sentimenti della sottoscritta, volevi solo fare sesso con lui in realtà, altroché
salvarmi!” è talmente arrabbiata che quasi ringhia.
Wow, deve proprio odiarmi, quasi quasi mi pento di essere stata con
River perché non la facesse soffrire ancora di più.
Però non ci sarei riuscita, non sono il genere di persona che se sa che
qualcuno soffrirà per colpa mia, se ne lava le mani.
La capisco, anch’io ci sarei rimasta male al suo posto, ma avrei capito.
Lei invece continua solo ad accusarmi, e io ne ho abbastanza.
“Sai cosa? Hai ragione, volevo fare sesso con River, e l’ho fatto. Molte
volte, ed è stato il sesso più esplosivo della mia vita, peccato che tu non
potrai mai sperimentarlo. E con questo io e te abbiamo chiuso, non parlarmi
mai più!” le dico arrabbiata, poi esco sbattendo la porta dietro di me.
Che vada al diavolo, non è colpa mia se non piace a River, che se ne
faccia una ragione, santo cielo…
È vero che poi mi è piaciuto, ma non l’ho fatto di mia spontanea
volontà, sono stata praticamente obbligata per salvare lei, è questo che non
capisce e non accetta.
Basta, tra noi è finita per sempre.
Anche se mi dispiace perché prima eravamo unite, ma l’amicizia non
dura per sempre. Anche se fa male accettarlo.
“Cos’è successo? Sembra che vorresti uccidere qualcuno. Non è che è
arrivato lui per caso?” Sandie si materializza facendomi prendere un colpo.
“Cavolo, non fare così, vuoi farmi morire? Andiamo” le dico,
afferrandole la mano e trascinandola lontano dal bagno.
“Ehi, cosa ti prende?” mi chiede mentre raggiungiamo di corsa la sala
del pub, ora parecchio più affollata di prima.
“Wow, ma quanta gente è arrivata nel frattempo?” so che è tutta gente
del College, Tori ha affittato il pub fino a mezzanotte, per cui sono tutti
studenti.
“Molta, infatti Tori è arrabbiata, ma non può farci niente. Allora, cos’è
successo in bagno?” Sandie non molla l’osso, e so che non ho scelta. Tanto
la vedrà, dato che è qui.
“C’era Lin, e…”
“Dio, ma chi l’ha invitata? Che rompicoglioni, scommetto che ti ha
rotto le palle con River, la stronza” solleva gli occhi al cielo con una
smorfia.
“Già, era prevedibile. Le ho detto di non parlarci mai più, spero lo
faccia, ne ho abbastanza” sospiro, non voglio andare avanti all’infinito,
meglio un taglio netto.
“Hai fatto bene, non è più nostra amica, cazzo, eccola…” Sandie guarda
di fronte a sé, e io mi volto, scorgendola in mezzo alla folla.
Ha un’espressione abbattuta, ma non me ne importa più, ha sbagliato
lei.
Per fortuna vediamo che se ne va con altre due ragazze in tiro come lei,
forse questa festa non è abbastanza cool per loro. Meno male.
“Dio ti ringrazio, non volevo andarmene proprio adesso che…”
“Eccoti, ti avevo persa, vuoi ballare? Ah, ciao Brooke” Phil ricompare
accanto a noi, con un gran sorriso, e si mette al fianco di Sandie che sorride
di nascosto.
Cavolo, hanno rotto il ghiaccio finalmente, sono contentissima per loro.
“Ciao, andate pure, io penso che tornerò al College, sono un po' stanca”
e non è una balla, devo ancora riprendermi dalla nottata selvaggia.
E poi ho notato che alcuni ragazzi mi hanno puntata, e non mi va di
conoscere qualcuno, per un po' voglio essere single. Basta ragazzi.
“Cosa? Perché? Non ti stai divertendo?” Sandie è dispiaciuta, so che
una parte di lei vorrebbe venire via con me.
“Se vuoi rimanere con lei, io posso…”
Interrompo Phil alzando una mano.
“No, restate e divertitevi. Davvero, sono solo stanca dopo l’intenso
allenamento” guardo allusiva Sandie, e lei capisce al volo.
“Sì, è vero, non ci avevo pensato, vai pure. Vuoi che ti chiami un taxi?”
esclama guardando l’ora.
È ancora presto, ma sono davvero stanca, non vedo l’ora di essere a
letto.
“No, ci penso io. Saluto Tori e vado, ci vediamo più tardi Sandie, ciao
Phil” li saluto, ignorando le rimostranze della mia migliore amica a
lasciarmi andare sola, ma non sono una bambina, e loro hanno bisogno di
restare soli.
Rintraccio Tori, che è dispiaciuta e tenta di convincermi a restare, ma
poi capisce che ho davvero bisogno di riposare e ci salutiamo con un
abbraccio, ripromettendoci di vederci domani.
Quando esco ad aspettare il taxi, sollevo lo sguardo per ammirare il
cielo nero ma punteggiato di stelle.
È arrivata la primavera inoltrata e l’aria della sera si è fatta tiepida,
adoro questo periodo dell’anno, quando ancora non c’è l’afa estiva e si
possono ammirare le stelle. Dà un senso di pace, di liberazione.
È come se osservando questa distesa infinita di cielo tutto diventasse più
semplice, è sempre stato così per me. Per questo ho scattato centinaia di
foto al cielo di notte, con il brutto e il bel tempo.
Arriva il taxi e distolgo a malincuore lo sguardo, salendo in auto,
dettando l’indirizzo del College, non vedendo l’ora di essere nella mia
stanza.
Dopo aver dato il nominativo all’entrata ai due sorveglianti del Campus,
mi avvio verso il mio dormitorio.
Ci sono ancora degli studenti in giro, soprattutto nel parco, visto che
non è ancora scattato il coprifuoco, almeno non sono l’unica, sarebbe stato
un po' inquietante.
Attraverso quasi tutto il parco e raggiungo i dormitori, dove si trova la
mia stanza e quella di Sandie. Qui invece non c’è nessuno.
Per questo faccio un salto per lo spavento quando mi sento toccare la
spalla. Mi volto di scatto, rimanendo a bocca aperta per la sorpresa.
River Anderson si materializza di fronte a me, sbucando dal buio, alto,
mani nelle tasche di un paio di pantaloni cargo grigio scuro e una maglietta
nera a maniche lunghe, sportiva, ai piedi scarpe da ginnastica scure.
Potrebbe benissimo essere scambiato per un maniaco.
“Che diavolo ci fai qui?” mi scappa detto.
Non sarà… mica qui per me, vero?
Un violento spasmo alla pancia mi prende alla sprovvista, turbandomi,
per questo mi irrigidisco.
Averlo vicino, con il suo profumo ormai familiare, mi riporta alla mente
tutto di quella notte, ed è come se un fuoco divampasse dentro di me.
“Dove sei andata così in tiro? Già un altro appuntamento con un
ragazzo?” chiede, l’espressione indecifrabile, mentre mi squadra dalla testa
ai piedi.
Mi sento imbarazzata sotto il suo scrutinio, perché mi ha vista nuda e…
lasciamo perdere, è troppo vergognoso solo a pensarci.
“Non sono affari tuoi, piuttosto cosa ci fai tu qui, appostato di nascosto
nel buio come un serial killer?” gli chiedo, cercando di mostrarmi
indifferente.
Ride, scuotendo la testa, guardandomi con uno sguardo imperscrutabile.
Beh, cosa mi aspettavo? Che anche lui si sarebbe sentito a disagio nel
rincontrarmi? Non River Anderson, per lui scopare è normale routine, non è
stato speciale farlo con me.
“Bella questa. Non sono nemmeno affari tuoi. Perché sei scappata dalla
mensa? Non ti mangio, quello l’ho già fatto” sorride ambiguamente.
Il fuoco dentro di me divampa fino a diventare un incendio devastante,
mi sembra di bruciare, soprattutto d’imbarazzo, e mi schiarisco la voce per
mascherarlo.
Stronzo, ci gode proprio a farmi sentire a disagio, lui invece sembra
maledettamente calmo come un Buddha.
“Devi proprio rivangarlo? Non avevamo stabilito che dopo non ci
saremmo più rivolti la parola? Era una delle regole” gli ricordo, e benedico
che ci sia scuro, almeno non può notare che arrossisco.
Le abbiamo infrante tutte quelle maledette regole, e il solo ricordarlo mi
fa rimescolare il sangue, comunque, pensavo che questa almeno l’avremmo
rispettata. Ci speravo per la mia sanità mentale.
Ride ancora, guardandomi dalla testa ai piedi in un modo che mi
procura dei violenti brividi lungo la schiena nuda.
“Le regole che abbiamo infranto dalla prima all’ultima? Sai, ho capito
che non siamo dei tipi rispettosi delle regole, non credi? Ma non è mi è
dispiaciuto infrangerle”
Lo dice in un tono basso, vellutato, come una carezza sulla pelle.
E per un attimo mi sembra di risentire le sue labbra ovunque, calde ed
esigenti, le sue mani forti esplorarmi nuovamente il corpo in carezze
audaci… e mi manca il fiato.
Ci fissiamo intensamente, così tanto che mi sembra che tutto intorno a
noi sparisca, e rimaniamo solamente noi due, i nostri sguardi incatenati
l’uno all’altro…
“Ehi River, scusa se ti ho fatto aspettare. Oh, ciao Carter” la voce
squillante, e imbarazzata, di Arlen, una ragazza di colore che conosco solo
di vista, bella e prosperosa, spezza questo momento strano ed estraniante
tra me e River, comparendo di fronte a noi e affiancando River, che la fissa
sorridendo.
Ritorno subito in me, sentendomi una totale idiota.
Ecco spiegato il motivo per cui era qui. Non per me, ma per lei.
“Ciao, buona serata ad entrambi” butto lì, poi entro quasi correndo
dentro al dormitorio, lasciandoli soli, e sentendomi un’emerita cretina.
Cosa credevo? Che davvero fosse venuto a cercarmi? Per cosa, poi?
Per ripetere l’esperienza? Per dirmi quanto gli era piaciuto?
No, che stupida, per lui sono stata solo una delle tante, magari quando
fa sesso è così con ogni ragazza… sì, lo è dato che tutte voglio andarci a
letto.
Sbatto un po’ troppo forte la porta della stanza dietro di me, ma chi se
ne importa, sono arrabbiata e mi sento umiliata.
Pensavo davvero che anche per lui il sesso con me fosse unico,
speciale?
Lo è stato solo per me.
Io ho sentito quelle emozioni forti, totalizzanti, straordinarie.
Per River è stato solo sesso. Tutto lì.
Per questo mi sento umiliata. Quella sera ha capito di avermi stravolta,
di avermi fatto perdere completamente la testa. Pensavo fosse stato così
anche per lui. Lo sembrava.
E invece no, altrimenti non starebbe già per fare sesso con un’altra
ragazza dopo appena un giorno.
Si è solo divertito a vedermi perdere il controllo per lui, più e più volte.
Si è vendicato per bene quel bastardo.
Eppure, cos’era quello scambio di sguardi prima?
Era la stessa corrente elettrica che c’era stata tra noi quella sera.
O forse me lo sono immaginata solo io… sì, dev’essere così, che
stupida.
Non devo più dargli corda, parlargli o guardarlo. Gioca con me e basta,
ora che sa che può farmi di tutto a letto, gli piace fingere di flirtare per
mettermi in imbarazzo.
Per rimarcare che ha vinto lui su tutti i fronti.
Cavolo, stavo per cascarci di nuovo.
Se per me ha significato qualcosa quella sera, nel bene e nel male, per
River invece no.
Per lui è stato solo una scopata intensa, per dirla con le sue parole.
Perciò, devo dimenticarmi tutto, e stare lontana da lui il più possibile,
che vada al diavolo lui e la sua lista infinita di ragazze da portarsi a letto.
E con questo giusto proposito, raggiungo il bagno in comune per fare
una doccia e poi infilarmi a letto per farmi una bella dormita.
“Wow, ti aspetta già per portarti i libri?” prendo in giro Sandie, appena
noto Phil appostato fuori dal nostro dormitorio.
Lei si agita subito toccandosi i capelli, lui appena ci vede saluta
vivacemente con una mano, venendoci incontro.
“Smettila, mi fai sentire ancora di più in imbarazzo” sibila tra i denti,
con una mano sulla bocca ma nel frattempo sorridendo.
Rido perché non so proprio come faccia, io non ci riuscirei mai.
“Ehilà, come state stamattina? Volete fare colazione con me e i miei
amici?” ci propone, ma i suoi occhi corrono veloci su Sandie, che gli
sorride a trentadue denti.
Mi ha detto che si è divertita molto ieri sera con lui, è un ragazzo dolce
e gentile, rispettoso. Le ha presentato i suoi amici, bravi ragazzi anche loro.
“Va bene per me, anche per te Brooke, vero?” mi chiede aiuto, so che
non è ancora pronta per rimanere sola con lui dopo ieri sera.
“Certo, con piacere” le rispondo e sorrido a Phil che contraccambia.
Mentre ci avviamo verso la caffetteria del Campus, ci spiega che è al
secondo anno anche lui, indirizzo biochimica.
Wow, è un cervellone e non uno sportivo, mi piace sempre di più per
Sandie. Ama fare escursioni in montagna d’estate e d’inverno, e qui sono
sicura che si sposeranno presto, perché la montagna è anche una passione di
Sandie.
“Guarda un po’ chi c’è. Non sapevo avessi un debole per i nerd” la
voce derisoria mi solletica l’orecchio mentre stiamo per entrare in
caffetteria.
Mi volto già sapendo a chi appartiene.
River si risolleva dalla mia spalla, con un sorriso beffardo. Idiota.
“Non sai tante cose di me, e neanche le scoprirai mai. La smetti di
parlarmi? Non dovevamo ignorarci? Quindi fallo!” esclamo irritata.
D’improvviso ho un flash di lui accanto alla bella ragazza nera di ieri
sera, tutti sorridenti, e mi viene voglia di tirargli un pugno in faccia.
Cosa vuole ancora da me?
“Wow, sei tornata te stessa, purtroppo. Quasi quasi ci vorrebbe un’altra
punizione per ammansirti” ride, poi ancora di più quando lo guardo come se
potessi schiacciarlo sotto la scarpa.
“Penso proprio di no, dalla alla ragazza di stasera, se non è ancora la
stessa. Piantala di parlare con me” lo fulmino con un’occhiataccia,
scostandomi dalla porta d’entrata.
Che emerito coglione, osa pure dirmelo di nuovo? So che mi sta solo
prendendo in giro, questa volta non ci casco.
“Stanno ancora insieme?” la voce di Phil ci coglie alla sprovvista, River
solleva lo sguardo oltre la sottoscritta, aggrottando le sopracciglia e io mi
volto indietro.
Sandie, braccia incrociate e sguardo di fuoco è dietro di noi, accanto a
uno sbalordito Phil, che ci osservano attenti.
“No!” io e River rispondiamo simultaneamente.
“Non siamo mai stati insieme” rettifico.
“Invece sì. Vuoi che spieghi tutto al tuo nuovo amico?” afferma con un
sorriso freddo.
Non avevo dubbi che gli sarebbe stato antipatico un bravo ragazzo come
Phil, per essere suoi amici bisogna essere coglioni e boriosi come lui.
“Come ti permetti di…”
“Ci deve essere un fraintendimento. Non sono interessato a lei, ma alla
sua amica, quindi tutti calmi. Sono un tuo grande fan, non vorrei te la
prendessi con me per un malinteso” Phil interrompe gli insulti che stavo per
lanciare a River, chiarendo le cose.
Non che ce ne fosse bisogno, dato che River non c’entra niente con noi.
Sandie si copre il viso con le mani, imbarazzata ma felice, River
spalanca gli occhi, sorpreso, distendendo i lineamenti induriti del viso.
“Davvero? È un onore per me, come ti chiami?” gli chiede adesso con
un sorriso, tutto bendisposto.
Che ipocrita falso.
“Non ti deve interessare, non sei nella nostra cerchia di amici, vai dai
tuoi, ti staranno aspettando. E d’ora in avanti rispettiamo i patti, chiaro”?
esclamo prima che lui e Phil diventino così amici da frequentarsi tutti i
giorni.
So che capisce l’antifona, e crede che non abbia intuito che vuole
ingraziarselo per stare con noi, e tormentarmi ancora?
Dev’essere davvero divertente per lui.
Non mi risponde e rimane a fissarmi di nuovo con quello sguardo
indecifrabile.
Chissenefrega, io e lui non abbiamo più niente da spartire.
Perciò gli giro le spalle e marcio dentro alla caffetteria di gran passo,
con Sandie e Phil alle spalle. Lui che vada al diavolo.
“Ehi, ma cosa vuole ancora da te? Non era tutto a posto adesso?”
Sandie parla sottovoce, per non farsi sentire da Phil.
“Sì, dovrebbe. Ma siccome è uno stronzo sadico, sapevo che non
sarebbe finita lì” sospiro, grattandomi la testa nervosamente, non curandomi
se il suo quasi ragazzo mi ascolta.
Tanto ha già assistito allo show.
“Scusate se mi intrometto, ma mi sembra che lui sia abbastanza geloso
di te. Sei sicura che non ci sia niente tra voi? Quasi mi staccava la testa
quando pensava che fossi tu ad interessarmi” Phil ci guarda confuso.
Io e Sandie lo fissiamo incredule poi scoppiamo a ridere, confondendolo
ancora di più.
“Non è possibile, credimi. Io e River siamo incompatibili” gli rispondo,
anche se in realtà in qualcosa siamo fin troppo compatibili.
“Sì, fidati, non potrebbero mai stare insieme. Lui è un bastardo di prima
categoria con le ragazze. Ma sei davvero un suo fan?” Sandie sembra
delusa. E io anche.
“In realtà no, non mi piacciono molto gli sport come il football o
l’hockey, io e i miei amici seguiamo il calcio a dire il vero, ma River
Anderson mi sembra il tipo a cui piaccia essere adulato. Per carità, tutti
sanno che è un fenomeno, ma personalmente non sono un fan” ci spiega
con aria furba.
Io e Sandie tiriamo un sospirone di sollievo, e penso che Phil mi piaccia
sempre di più.
Ridiamo insieme e poi raggiungiamo la tavolata dei suoi amici, ragazzi
e ragazze normali e alla mano, con cui ci siamo in sintonia.
Dovrei trovarmi un ragazzo come Phil, lui sì che sa trattare con rispetto
la gente, al contrario di un certo stronzo.
Ma adesso non voglio nessun ragazzo, solo amicizie.
Ha ragione Tori, dove passa River rimane solo polvere. Avere a che fare
con lui ti segna per sempre. Bastardo.
Faccio colazione insieme a Phil e ai suoi amici, rilassandomi, e
ignorando se anche River è presente, non lo cercherò con lo sguardo, non
ho più niente da spartire con lui.
Sospiro sollevata, ascoltando gli altri parlare e bevendo il caffè,
pensando che poi il College non è così male se trovi la compagnia giusta.
“Non sai quanto mi dispiace tesoro, sei sicura che non ci saranno
ripercussioni?” mia madre mi guarda con il senso di colpa negli occhi.
Poverina, è milionesima volta che me lo chiede.
È passata una settimana da quel giorno in caffetteria. Finito di mangiare
con i miei amici, ho ricevuto la sua chiamata che mi diceva tra le lacrime
che papà si era fatto male, ed era stato ricoverato in ospedale.
Credo mi sia scoppiato il cuore dalla paura.
Non l’ho nemmeno fatta finire di parlare, sono corsa in segreteria a
chiedere il permesso di assentarmi per un certo periodo dal College per
problemi familiari.
Si può fare, basta seguire i corsi online, sono costosi, ma non importa,
ho dei risparmi.
Non sarei mai riuscita a rimanere là tranquilla. Gestiscono il market da
soli, con una ragazza fidata che li aiuta solo al pomeriggio, perché anche lei
deve studiare al mattino.
Quindi come potevo fare finta di niente?
E poi pensavo fosse una cosa molto grave da come piangeva mia madre
al telefono.
Fortunatamente non era così, cioè, non troppo grave. Mio padre stava
sistemando degli scatoloni pesanti in magazzino, è caduto dalla scala e si è
rotto due vertebre.
Hanno dovuto operarlo, ma adesso inizia a stare un pochino meglio,
però deve restare in ospedale ancora una settimana, perché è stata
un’operazione difficile e ha bisogno di assistenza e fisioterapia.
Sandie, poverina, era più scossa di me, soprattutto perché ora è sola in
stanza. Ho chiesto a Tori di starle vicino, e mi ha risposto che non c’era
nemmeno bisogno di chiederlo dato che siamo amiche.
E poi c’è Phil al suo fianco.
Mi ha chiamata tutti i giorni, spiegandomi che le fa da angelo custode...
e che si sono baciati. Supplicandomi di tornare il prima possibile.
Ma non credo sarà possibile, non subito almeno.
Quando mio padre tornerà a casa dovrà rimanere a riposo ancora per un
bel po’ e non fare sforzi; quindi, non so di preciso quando riuscirò a
ritornare al College.
Comunque, sono molto felice per Sandie, non poteva trovare un ragazzo
più giusto di lui.
Ma in realtà mi sento sollevata di non essere là. Dovevo cambiare aria.
Il pensiero di incontrare River tutti i giorni mi stressava da morire, avevo
bisogno di una pausa da lui.
Spero si sia già dimenticato di me e che si sia trovato un’altra con cui
sfogarsi, in tutti i sensi. Si sa, il tempo è come una medicina, cura tutti i
mali e fa dimenticare ciò che non si vuol ricordare.
Per me è così.
“Mamma, smettila di preoccuparti. Studio online, non rimarrò indietro,
e Sandie mi spedisce le cose importanti attraverso le e-mail. Non c’è
nessun problema, vai da papà che ti aspetta, io arrivo appena chiudo il
negozio” le dico perentoria. Non voglio che continui a sentirsi in colpa.
Sono le cinque e mezza del pomeriggio, tra un po’ all’ospedale è orario
di entrata per i parenti, per cui è ora che si sbrighi ad andare, tanto tra un
paio d’ore chiuderemo.
Al mattino la aiuto in negozio fino alle tredici, ora di chiusura, poi
scendo verso quest’ora del pomeriggio, dopo aver studiato, e riprendo gli
studi quando ho finito di cenare, dopo essere tornata insieme a lei
dall’ospedale.
Mi sembra di essere ritornata adolescente, quando andavo al liceo e
aiutavo i miei genitori nel negozio quando potevo.
Adesso che sono a casa mi accorgo di quanto mi mancavano i miei, al
College non ce n’è veramente il tempo, troppe cose da fare, ma ora sono
felice di stare un po’ con loro, anche se sono dispiaciuta che mio padre si
sia fatto male, poverino.
“Va bene, vieni subito dopo aver chiuso, e se avete bisogno chiamatemi,
io…”
“Mamma vai, ce la sbrighiamo benissimo da sole, lo sai, vai da papà
che ti aspetta” la sospingo scherzosamente fuori dal bancone, dove si trova
la cassa.
“Sì, stia tranquilla, ci siamo io e Brooke a mandare avanti il market, non
si preoccupi più per noi” Jinny la rassicura con un sorriso dolce.
Ha diciassette anni, lavora qui da un anno ormai, solo al pomeriggio.
Proviene da una famiglia numerosa e hanno sempre bisogno di soldi.
Ha cinque fratelli, uno più grande di lei di un anno, che lavora anche lui
part-time, e tre più piccoli, hanno perso il padre cinque anni fa in un
incidente sul lavoro, era un operaio edile, e hanno ricevuto un grosso
assegno come risarcimento che li aiuta a tirare avanti.
La madre lavora in una panetteria dalle otto del mattino fino alle due del
pomeriggio, quando i figli tornano da scuola. Insomma, se la cavano, e
Jinny è una ragazzina con la testa sulle spalle, più grande della sua età per
forza di cose.
Quando parlo con lei, a volte dimentico che è solo una liceale, mi
sembra di parlare con una mia coetanea.
“Va bene, vado, ciao ragazze” mia madre ci saluta e poi esce dal
negozio, io e Jinny ci scambiamo un’occhiata d’intesa.
“Sarà dura che le passi il senso di colpa, le dispiace proprio poverina”
afferma, stringendo le labbra, mentre sistema delle scatole di cereali sullo
scaffale.
“Già, starà meglio quando mio padre tornerà dall’ospedale, avercelo
accanto la fa sentire più tranquilla” le dico convinta, è sempre stato così.
Ho sempre ammirato e invidiato la complicità che c’è tra loro.
Una totale connessione, si capiscono anche con un solo sguardo, è
molto difficile che due persone siano così unite in tutti i sensi.
Di sicuro io non sarò così fortunata… e subito il mio pensiero corre a
quel bastardo di River Anderson.
No, decisamente non lo sono.
Entrano parecchi clienti e per un po’siamo impegnate a servire, io alla
cassa e al banco, lei agli scaffali e al banco, al bisogno.
Quando mancano dieci minuti alla chiusura, abbiamo già sistemato tutto
e fatto il più grosso delle pulizie per domani, tra un cliente e l’altro.
Così è più comodo, perché finito l’orario di lavoro, devo praticamente
solo chiudere il negozio, e anche Jinny può tornare a casa prima.
Quando invece ci sono i miei genitori, lei è libera alle sette, le pulizie le
fanno loro.
“Se vuoi puoi andare, chiudo io” le dico, quando finisco di pulire il
bancone, e lei i vetri.
“No, preferisco…” si interrompe perché la campanella sopra la porta
tintinna, segno che è entrato l’ultimo cliente ritardatario.
Però quando sollevo lo sguardo dal bancone, il sorriso mi muore sulle
labbra.
“Oh, wow, che bel ragazzo, cavolo” Jinny mi sussurra vicino
all’orecchio, ma sono troppo scioccata per risponderle.
Rimango a fissarlo a bocca aperta con lo strofinaccio in mano.
“Allora non sei morta, pensavo di dover venire al tuo funerale; invece, ti
sei rintanata qui”
River Anderson, si allontana dalla porta, guardandosi intorno, poi punta
lo sguardo su di me. Maledettamente attraente con dei jeans neri aderenti e
una polo chiara. Sembra un bravo ragazzo.
Cosa che non sarà mai.
“Vi conoscete? È un tuo amico dell’Università?” Jinny me lo chiede a
bassa voce, eccitata dalla presenza di River.
Non avevo il minimo dubbio, sarebbe in grado di traviare anche
un’ottantenne, il maledetto.
“Assolutamente no. Che cosa… che diavolo ci fai qui? Come hai avuto
l’indirizzo di casa mia?” butto con foga lo strofinaccio sul ripiano del
bancone, infastidita.
Avevo appena finito di sentirmi rilassata senza avercelo tra i piedi.
River raggiunge il bancone, guardando Jinny e riservandole un sorriso
gentile, cosa che la manda su di giri, dato che si mette a tormentare lo
straccio che ha in mano.
“Tua sorella? È più carina di te, devo ammetterlo. Ciao, sono River, un
suo amico, non ascoltarla, a volte è scorbutica” River si presenta a Jinny,
che sembra le escano le orbite dagli occhi per l’agitazione.
Sollevo gli occhi al cielo, è sempre il solito coglione.
“Smettila, ha solo diciassette anni, mi aiuta in negozio, lasciala in pace,
ti avverto” senza pensarci gli punto contro il coltello dei salumi, accanto a
me.
“Brooke, ma che fai? È un ragazzo pericoloso?” Jinny parla a bassa
voce, nervosa.
Merda, non volevo spaventarla, è stato istintivo con River in giro.
E anche perché sono piuttosto scioccata di ritrovarmelo qui.
“Scusa. No, è solo pericoloso se non sei più minorenne, vai a casa, è
meglio” le dico, rimettendo giù il coltello.
River mi fissa in modo strano, poi sorride.
“Sapevo che non mi avresti deluso. Sai Brooke Carter, mi sei mancata”
appoggia le braccia sopra al bancone guardandomi dritta negli occhi.
“Wow, che bella dichiarazione” Jinny travisa tutto, accecata
dall’avvenenza di River, che le fa l’occhiolino.
“Sei matta? Io e lui non potremmo mai… lascia perdere, non c’è
nessuna implicazione sentimentale tra noi, è solo…”
“Non è del tutto vero. C’è stata, o non ti ricordi già più? Devo
rinfrescarti la memoria davanti a questa simpatica ragazza?” dice, tornando
a guardarmi.
Mio malgrado mi sento arrossire, io che non arrossisco mai, ma lui è
troppo svergognato.
“Se osi dire una sola parola, giuro che ti faccio vedere come so usare il
coltello” lo minaccio.
Dio, non sarà così sfrontato da dire sconcezze davanti a una ragazzina,
vero?
River scoppia a ridere, facendo l’occhiolino a Jinny, che quasi saltella
per la contentezza.
“Ecco perché mi sei mancata, sei troppo divertente. Mai pensato di fare
la comica invece che la fotografa?” mi stuzzica in tono derisorio.
Dio, perché devo avercelo ancora tra i piedi?
Sbatto con forza lo strofinaccio sul banco, e Jinny sobbalza sorpresa,
mentre River sorride in quel suo modo irriverente che mi fa girare le
scatole.
“Senti, tu non mi sei mancato per niente. Anzi, stavo benissimo prima di
rivederti. Cosa sei venuto a fare? Non penso per fare la spesa, quindi perché
non te ne vai?” mi sfogo.
Cinque minuti con lui e mi sento già stressata, cavolo.
“Scusate, io andrei. Ci vediamo domani Brooke, chiudo io la porta
d’entrata. Ehm, ciao River. Sei molto carino e simpatico” Jinny, capisce che
è meglio darsela a gambe; perciò, si toglie il grembiule e ci saluta, uscendo
dal bancone, con River che le dice che anche lei è molto simpatica, più di
me.
La sento ridacchiare felice mentre esce dal negozio, abbassando la
serranda da fuori, e chiudendoci dentro.
Non ho bisogno di uscire, dato che casa nostra si trova sopra al negozio,
ma c’è un’uscita sul retro, dove c’è il magazzino, per quando dobbiamo
uscire con il negozio chiuso.
Ed è da lì che sbatterò fuori River.
“Siamo chiusi dentro, cosa potremmo fare?” mi fissa con uno sguardo
sornione.
Sta ancora prendendomi in giro, ma che diavolo vuole da me?
Mi tolgo il grembiule, uscendo da dietro il bancone e River mi segue,
poi spengo le luci del negozio andando verso il retro, raggiungendo la porta
blindata di uscita.
“Niente, perché adesso te ne vai, io ho un appuntamento importante” gli
indico la porta e faccio per aprirla, ma River mi blocca la mano con la sua.
Lo fulmino con un’occhiataccia, e mi lascia andare.
“Perché ti sei ritirata dal College? È per causa mia?” mi chiede, e per
una volta è serio. Niente più espressioni maliziose o derisorie.
Non l’ho mai visto così, è la prima volta
Ma come può pensare che io…
Aspetta, allora non conosce il motivo, pensa che io abbia lasciato
definitivamente l’Università. E non può chiedere a nessuno, non ha
confidenza con Sandie e sa di non piacerle, Lin non è più mia amica, e Tori
non parlerebbe neanche sotto tortura.
Nessuno oltre a loro sa perché mi sono presa un periodo di pausa, esiste
la privacy per fortuna, e in segreteria ho firmato un modulo perché non si
venga a sapere. Sono solo fatti miei, odio i pettegolezzi su di me.
“Cosa? Davvero tu pensi che io…” scoppio a ridere, perché è assurdo
che immagini una cosa del genere.
“Cosa dovrei pensare, ti sei ritirata all’improvviso dopo che abbiamo
fatto sesso. Magari stavi soffrendo parecchio e…”
Rido ancora più forte, scuotendo la testa, mentre lui aggrotta le
sopracciglia.
“Wow, credi davvero di essere al centro del mondo. Ho solo preso un
periodo di pausa perché mio padre si è fatto male, e devo aiutare mia madre
con il market, tu non c’entri niente. E non stavo soffrendo affatto, credimi.
Anzi, senza vederti stavo benissimo. Ma come hai fatto ad avere questo
indirizzo?” gli spiego, trattenendomi dal rifilargli un calcio nel sedere,
soffrire per lui un corno.
River mi riserva un’occhiata come se non ci arrivassi.
“Sai, esiste una cosa chiamata internet, basta digitare il tuo nome,
cognome, e saltano fuori i risultati. Sapevo che eri di Madison Heigts, non è
stato difficile. Volevo assicurarmi che non avessi lasciato il College a causa
mia, come mi hai incolpato per la tua amica” afferma in tono acido.
So che pensa che non sia colpa sua per Olivia, ma lo è invece, è più
facile lavarsi la coscienza fingendo che non lo sia. E siccome io non sono
docile come Olivia, probabilmente aveva paura di qualche ripercussione su
di lui.
“Lasciamo stare questo argomento. Non è così, quindi ritorna pure al
College sollevato, e non venire più qui. Non abbiamo più niente da dirci.
Ora puoi andare? Devo raggiungere mia madre in ospedale” gli dico,
aprendo la porta blindata perché se ne vada.
Avere di nuovo a che fare con lui è snervante.
E non mi piace sentirmi così scossa nell’averlo rivisto. Perché River
Anderson mi scombussola sempre? Maledetto.
“Tuo padre come sta, cosa gli è successo?” di nuovo mi spiazza con la
sua aria seria.
È troppo strano non vederlo con la solita espressione maliziosa o
sarcastica. Non sembra lui e mi fa sentire a disagio.
“Meglio, si è rotto due costole, lo hanno operato e ora si sta
riprendendo. Mia madre però ha bisogno di me” non so nemmeno perché
gli stia raccontando tutto, mi sono uscite le parole di bocca senza volerlo.
“Quando pensi di tornare?” mi chiede, con un piede fuori dalla porta,
fissandomi intensamente.
Distolgo lo sguardo perché noi due qui, che parliamo quasi civilmente, è
troppo strano.
“Non lo so, dipende dal recupero di mio padre, ma sicuramente tra un
mese o due” di nuovo rispondo normalmente contro la mia volontà.
“Cazzo, è un sacco di tempo. Merda, beh, ci si vede” esclama quasi
incredulo, poi esce e mi lascia qui, confusa.
Che diavolo… era un saluto quello?
Scuoto la testa frastornata, chiudendo a doppia mandata, devo prima
salire e fare una doccia veloce prima di andare in ospedale.
Mentre spengo tutte le luci del negozio e chiudo la porta che divide il
negozio dalle scale per salire in casa, cerco di non sentirmi troppo scossa
dalla visita a sorpresa di River.
Ma non ci riesco.
Sono scioccata dall’essermelo trovata davanti in negozio. È stato
davvero un trauma quando l’ho visto entrare.
Ho sentito il mio cuore perdere alcuni battiti. E non mi piace.
Mi infastidisce quello che River Anderson mi fa provare. Mi fa sentire
sempre nervosa quando mi guarda in quel modo.
Non saprei neanche definirlo, è uno sguardo fin troppo intenso ma allo
stesso tempo indecifrabile, che mi confonde non poco.
Agita le mie emozioni, e non mi piace.
Spero che sia stata l’ultima volta che… rido da sola per quanto sono
idiota. Stavo davvero per pensare che potrebbe ritornare?!
Non succederà mai, ed è meglio così. Meno ho a che fare con lui,
meglio è per la mia sanità mentale.
Quindi evito di pensare a River e salgo a fare la doccia.
“Hai dimenticato l’ombrello, ti bagnerai così” Sandra, la negoziante che
vende gioielli di bigiotteria qualche metro più in là del nostro negozio, mi
viene incontro porgendomene uno mentre tento di ripararmi sotto la tenda
del suo negozio.
Oggi in realtà il meteo aveva messo soleggiato, ma è solo un piccolo
temporale primaverile, di quelli che durano poco. Però non ho portato
l’ombrello con me e adesso piove a dirotto.
Sono di ritorno da una commissione in banca, per depositare l’incasso
della settimana appena passata. È lunedì.
Ed è anche passata una settimana da quando River ha fatto la sua
comparsa in negozio, fortunatamente non si è più fatto vedere.
Con grande dispiacere di Jinny.
Naturalmente ha preso una mezza cotta platonica per lui. Le ho detto di
smetterla subito, che non è un bravo ragazzo. È bellissimo ma un bastardo
totale.
Ho riso come una pazza quando mi ha detto che saremmo una coppia
bellissima, e che secondo lei abbiamo un feeling molto forte.
Davvero, ho riso fino alle lacrime.
Deve aver guardato troppi drama. Io e River non ne stiamo girando uno,
non siamo segretamente innamorati l’uno dell’altra mentre lo mascheriamo
battibeccando.
Questo non succede nella realtà.
Nella vita reale non ci si sopporta e basta. Come nel nostro caso.
Anche se c’è stata dell’attrazione tra noi, non significa niente. I
sentimenti sono una cosa, l’attrazione fisica un’altra.
Quindi, le ho intimato di non parlarmi più di River, e di non farne parola
con mia madre.
Se sapesse che un ragazzo come lui ha a che fare con sua figlia, non
sarebbe troppo contenta. Anche lei sa che gli atleti popolari e
sciupafemmine, non sono un bel partito, non è ingenua.
“Grazie, ormai ero rassegnata a fare una doccia” le dico con un sorriso
di ringraziamento.
“Ma figurati. Senti, posso chiederti se vuoi venire a pranzare con noi
negozianti tra un po’? Porta anche tua madre, così non siete sempre sole,
sai, lei e tuo padre lo fanno spesso” mi propone.
Apro l’ombrello e la guardo sorpresa, non ne sapevo niente, ma mi
piace l’idea.
“D’accordo, glielo chiederò” le dico. È bello che tra noi negozianti ci
sia un rapporto di amicizia, è un po' come essere una famiglia.
“Ottimo, informo gli altri, allora ci vediamo dopo, ciao Brooke” mi
saluta, correndo via sotto l’acqua.
Sorrido perché mi piace sempre di più essere tornata a casa. A volte
occorre prendersi una pausa da tutto per rigenerarsi.
Sto per allontanarmi da sotto la tenda con l’ombrello aperto, quando mi
squilla il cellulare.
Lo afferro da dentro la borsa e vedo che è una chiamata di Sandie.
Strano, lei non mi chiama mai di mattina, fino a pomeriggio inoltrato ci
sono lezioni.
Rispondo immediatamente, preoccupata, non le sarà successo qualcosa
di brutto, spero.
“Ciao, cosa c’è?” le chiedo immediatamente.
Lei mi saluta e ride, mentre io tiro un sospiro di sollievo. Se ride non
deve stare male.
“Niente di grave, rilassati. Ti ho chiamato perché sono appena venuta a
sapere che Lin ha cambiato College. Non ti avevo detto che lei e River
hanno avuto una grossa lite, non volevo turbarti, ma adesso posso dirtelo.
Sono strana se un po’ mi dispiace? Non so, sono triste se penso a com’era
prima, ma felice che se ne sia andata per com’era adesso” mi spiega.
Rimango di sasso. Non me lo sarei mai aspettata.
“Wow, sono scioccata, davvero. È come perdere una parte di noi,
intendo anch’io quando era ancora normale. Sono combattuta, ti capisco
benissimo. In un certo senso mi mancherà. Ma, per quale motivo lei e River
hanno litigato? Lo sai?” le chiedo, sono curiosa.
La sento sospirare a fondo, mettendomi sull’attenti, ho capito che
c’entro io.
“Eravamo in caffetteria, e River è entrato da solo, con addosso la tuta
dell’allenamento, per fortuna non c’era troppa gente dato che era
pomeriggio tardi. Io e Tori stavamo ripassando insieme e bevendo qualcosa,
quando abbiamo sentito delle urla. Lin ha accusato River di essere un
traditore e di rovinare la reputazione delle ragazze” si ferma un attimo per
poi riprendere immediatamente a parlare.
Sono troppo sorpresa per interromperla.
“Gli ha urlato che l’ha solo usata per arrivare a te, che sei una falsa e
una puttana, e che lui dovrebbe essere denunciato. Gli ha rifilato un casino
di insulti pesantissimi, era fuori di testa di brutto. Credo che fosse molto più
presa da lui di quello che credevamo. River subito non ha reagito, poi è
andato fuori di testa quando Lin ti ha nominata. Stranamente ha preso le tue
difese, dicendo che tu non c’entravi niente con la decisione di avvicinarsi a
lei, che doveva smetterla di incolparti. Posso affermare che mi ha scioccato
più questo della loro lite?” racconta, e di nuovo il mio cuore perde dei
battiti.
Anch’io sono scioccata, molto.
Cosa significa? Perché River ha preso le mie parti?
Era il momento buono per diffamarmi con lei, sarebbe stato da lui.
“Ehi, stai bene?” mi chiede, quando Sandie nota che non apro bocca.
“Sì, io… ma perché? Voglio dire, non lo capisco proprio, anche il fatto
che sia venuto…” mi interrompo quando mi accorgo di quello che ho
appena detto.
Cavolo, non volevo farla preoccupare, per questo non le ho detto che
River è stato qui.
“Venuto? River è venuto fin lì da te?! Non ha senso” è giustamente
scioccata, come lo ero io quando me lo ero trovata davanti in negozio.
“Scusa se non te l’ho detto, non volevo ti preoccupassi. Sì, è vero, è
venuto la settimana scorsa. Quando l’ho visto entrare non riuscivo a
crederci. Sì, hai ragione, non ha alcun senso” le spiego.
E ancora mi sembra impossibile se ci ripenso.
“Ma cosa… cosa voleva? Ti ha insultata o trattata male quel bastardo?”
chiede con rabbia.
Rido perché Sandie mi manca davvero moltissimo. Adesso dovremmo
parlare faccia a faccia, non per telefono. Mi allontano dalla tenda, al riparo
sotto l’ombrello, per fortuna non piove più così forte.
“In realtà no. Mi ha chiesto se mi fossi ritirata per colpa sua. Credeva
che avessi fatto come Olivia. Gli ho riso in faccia e gli ho spiegato di mio
padre. Ma lui… era stranamente serio, non so, non era sbruffone come al
solito quando abbiamo parlato di questo, e anche quando si è informato di
come stava mio padre. Mi ha confusa” le dico sinceramente.
Per qualche minuto Sandie non dice niente, poi sospira di nuovo.
“Non so, se fosse un altro ragazzo, direi che gli interessi seriamente per
venire fino a lì, e difenderti con Lin, ma è River Anderson, quindi è
praticamente impossibile. Forse, ha una coscienza, ben nascosta, che gli ha
suggerito che obbligarti a fare sesso con lui è stato troppo” mi chiarisce la
sua teoria.
La prima parte del discorso non regge proprio, la seconda potrebbe
essere giusta.
“Non gli interesso, fidati, temeva solo che mi fossi ritirata a causa sua e
che avrei potuto causargli dei problemi. Quindi hai ragione sulla coscienza.
Ma non è stato cattivo, era piuttosto normale. Per fortuna non è più tornato”
dico, perché che mi scombussola, non uscirà mai dalla mia bocca.
Non voglio che Sandie o qualcun altro lo capisca.
Non mi capisco nemmeno io. Attraverso per raggiungere l’altro
marciapiedi, dove si trova il nostro negozio.
Come ho già detto River agita le mie emozioni, mi fa sentire strana, a
volte vulnerabile, mi fa incazzare come pochi, e poi… non riesco a
dimenticare quello che ho provato facendo sesso con lui.
Per quanto ci tenti, quelle sensazioni violente ed esplosive, quel piacere
oltre ogni misura che mi ha procurato, non vogliono andarsene dalla mia
testa.
Continuo a ripensarci, per poi maledirmi perché l’ho fatto.
E se voglio essere sincera fino in fondo con me stessa, anche se mi costa
moltissimo, quando fingevamo di uscire insieme, mi sono divertita con lui,
mi è piaciuto.
Se River non fosse il puttaniere che è, potrebbe essere il mio ragazzo
ideale.
Bello, forte, atletico, arguto, sarcastico e pungente. Non mi piacciono i
ragazzi che mi danno sempre ragione, non è divertente.
Ha un carisma innato, è un fortissimo giocatore, sa destreggiarsi in ogni
occasione, e… a letto è una bomba sexy.
Peccato che non abbia un cuore, che sia un playboy da strapazzo, che
non consideri i sentimenti di una donna ma solo quello che ha tra le gambe,
e che sia un egocentrico del cazzo.
Per questo voglio avere a che fare con lui il meno possibile. È
pericoloso.
“Già, adesso che sa che non farai problemi, non ha motivo di venire
ancora lì. Ora che ci penso, l’ho visto due o tre volte gironzolare attorno al
nostro dormitorio la settimana scorsa. Forse credeva di incontrarti per
parlare di questo e…”
“No, l’ho visto con Arlen, magari gli è piaciuto fare sesso con lei e ha
ripetuto l’esperienza” e nel dirlo sento una fitta di delusione.
Che stronzo, ha paura di rimanere in astinenza da sesso?
Sandie sospira, dicendo che il lupo perde il pelo ma non il vizio, poi mi
chiede di mio padre e se sto bene.
Le confermo che è tutto ok, e se tra lei e Phil è tutto a posto.
Ridacchia rispondendo che va alla grande, che stasera andranno al
cinema.
Ci salutiamo ripromettendoci di sentirci domani sera, e le auguro di
divertirsi. Quando riattacco e metto via il cellulare, non posso fare a meno
di sentirmi un pochino invidiosa, ma in senso buono.
Piacerebbe anche a me avere un ragazzo che… no!
Nessun ragazzo, non ho tempo e ho la testa incasinata, perciò smetto di
fantasticare e rientro in negozio, lasciando l’ombrello bagnato fuori dalla
porta.
“Kate, hai la figlia più bella di tutto il mondo, non ha un fidanzato?”
Ruth, la proprietaria del negozio di frutta e verdura, sovrappeso e simpatica,
mi osserva con un sorrisone, facendomi andare un pezzo di bistecca di
traverso. Non sta esagerando con i complimenti?
Siamo una decina, tutti negozianti della stessa via, alcuni sono marito e
moglie, e capisco che devono essere molto amici dei miei.
Ci troviamo nel ristorante a conduzione familiare di Michael e Nora,
una coppia sui cinquant’anni, che fanno parte della tavolata, oggi il
ristorante è aperto solo per noi, per due ore.
“Non lo so, non mi dice niente. Ma non penso, è troppo concentrata
sullo studio. Non hai un ragazzo, vero?” mia madre risponde a Nora, poi mi
guarda interrogativa.
Finisco di tossire, poi sollevo gli occhi al cielo.
“Mamma, ti sembra una domanda da fare adesso? E comunque no, non
c’è nessun ragazzo” rispondo a lei e a tutti gli altri.
Cos’è questo improvviso interesse per la mia vita amorosa?
“Ah, beh, me lo aspettavo da te. Va bene” risponde con un sorriso, ma
sembra delusa, o mi sbaglio?
“No, non va bene per niente. Alla sua età non può studiare e basta,
diventerà una secchiona tutta libri e gatti” Sandra scuote la testa,
indicandomi con la forchetta.
“Beh, dipende, magari le piacciono i cani. Però Sandra ha ragione,
studiare è giusto, ma bisogna anche divertirsi nella vita. Quando ero al
College non c’era donna che mi resisteva, adesso non ci crederete perché
sono calvo, ma allora ero un figone. Però ero bravo anche a studiare. Si
possono fare entrambe le cose, vero Ursula?” Paul, fa l’occhiolino a sua
moglie, una bella donna sui sessant’anni dalle lontane origini russe.
Lei ride e annuisce, affermando che era questo che l’ha fatta innamorare
di lui, che era spregiudicato, ma anche serio, posato.
Dio, mi sento in imbarazzo da morire, ma che gli prende a tutti?
“Anche George era un libertino, io una nerd, ma l’ho fatto capitolare,
non è romantico?” Vera sorride con affetto a suo marito, sono titolari di un
negozio di ferramenta.
Mia madre ride, dandomi di gomito, perfettamente a suo agio, io invece
non so cosa pensare.
“Che ne dite se le facciamo conoscere Noah, il ragazzo che consegna i
giornali al mattino presto? È un bel ragazzone, simpatico, studia anche lui,
veterinaria. Ti piacciono gli animali?” mi chiede Ruth.
Tutta la tavolata è concentrata su di me, compresa mia mamma, e io
capisco di essere in trappola.
Mio Dio, sono convinti che io non faccia altro che studiare e basta, mia
madre compresa. Ecco perché sembrava così dispiaciuta per me quando mio
padre si è fatto male, e io sono ritornata a casa.
Aveva la speranza che al College mi sarei fidanzata.
Sono tutti preoccupati per me… mi conoscono da quando ero piccola, e
siccome sono sempre stata una ragazza con la testa sulle spalle, che non hai
mai fatto bravate, credono erroneamente che nessuno mi voglia, anche se
non sono un cesso. O che mi trasformi in una ragazza tutto studio e niente
uomini.
Se sapessero cos’ho fatto con River, non mi considererebbero più così
pura e casta.
Dio, non voglio conoscere nessun Noah, o altri Noah.
Da come mi fissano determinati, comprendo che non molleranno l’osso.
Se rifiuto troveranno qualcun altro al suo posto.
Devo essere furba e inventarmi qualcosa.
“Ecco, vi ringrazio, ma io…”
“Brooke, non dire subito di no, dai un’opportunità a Noah, anche tuo
padre è d’accordo. Siamo in ansia per te. Non ti abbiamo mai visto con un
ragazzo dopo il liceo, sei bella, simpatica, non ti manca niente, non capisco
perché nessuno…”
“Ho un ragazzo!” interrompo le sue parole mortalmente imbarazzanti su
di me. Mi è uscito di getto, dettato dalla vergogna.
Dovevamo proprio affrontare questo argomento davanti a tutte queste
persone che mi conoscono da una vita? Non potevamo farlo da sole in casa
nostra? Dio, che vergogna.
Tutti mi fissano senza fiatare, colti alla sprovvista, scioccati, poi
sorridono battendo le mani. Mia madre mi guarda con tanto d’occhi, a
bocca aperta.
“Hai un ragazzo? E da quando? Perché non mi hai detto niente?” non so
se è più scossa per la notizia o più sollevata.
Forse pensava che non mi sarei mai interessata ai ragazzi, che sarei
diventata una secchiona senza amici o fidanzati dopo Kyle.
Mio Dio, non ne avevo idea.
Pensavo fossero contenti di avere come figlia una ragazza assennata.
Ma vedo che non lo sono poi tanto. Magari era meglio se mi fossi aperta
con lei sui miei filarini, non saremmo arrivati a questo punto.
E adesso che diavolo mi invento? Che casino.
“Non mi piace parlarne, sono riservata, lo sai. Non è… non siamo
fidanzati, ci stiamo conoscendo per adesso” butto lì, almeno non insisterà
troppo.
“E com’è questo ragazzo? È bello? Come si chiama?” Vera si sporge a
guardarmi, curiosa, insieme a tutte le altre donne presenti.
Anche mi mamma mi osserva attenta, felice di sapere che sua figlia non
è strana.
Cavolo, cosa dico? Chi devo… aspetta, mi è venuta un’idea.
“Sì, è molto bello e…” un coro di versi entusiastici femminili
interrompe la descrizione del mio finto ragazzo.
“Sii più precisa ragazza, vogliamo i particolari” Ruth parla a nome di
tutte le donne, inclusa mia mamma che annuisce. Gli uomini invece
sembrano rassegnati all’interrogatorio delle loro donne.
Sto per descrivere Phil, il primo che mi è venuto in mente, ma invece le
parole mi escono di bocca senza rifletterci.
“Beh, è alto quasi uno e novanta, capelli leggermente lunghi, scuri,
occhi verdi, gioca nella squadra di hockey, è un attaccante molto forte, si
chiama… Phil” appena finisco di descrivere il mio fantomatico ragazzo, mi
prenderei a sberle. Per fortuna almeno il nome non ho detto il suo.
Perché ho descritto quel bastardo? Cos’ho in testa? Stupida.
“Wow, sembra proprio un ragazzo bello e popolare, vero Kate? Beh,
d’altronde è bella e popolare anche lei, c’era da aspettarselo” Nora regala
un occhiolino a mia madre, che sorride a trentadue denti.
“Come vi siete conosciuti è da molto che uscite?” Sandra è la più diretta
tra tutte, gli uomini ormai parlano solo tra loro, esclusi dalle donne.
Mio Dio, forse sarebbe stato meglio accettare di uscire con Noah,
almeno non avrei dovuto inventarmi una finta storia d’amore.
“Mmh… un mese, più o meno, ma per ora siamo solo più che amici,
siamo usciti solo qualche volta, perché molto impegnati entrambi” le
rispondo, ripensando alle mie uscite con River.
Omettendo che abbiamo fatto sesso selvaggio, ovviamente.
Aspetta, perché continuo a prenderlo come metro di paragone per il mio
ragazzo immaginario? Beh, ormai non posso ritrattare, devo andare avanti
con lui, purtroppo.
Per fortuna però nessuno lo incontrerà mai per davvero. Prima che
insistano perché lo porti a casa, inventerò la storia che abbiamo rotto. Non è
così tragico, no?
Più rinfrancata, mi rilasso, rispondendo alle varie domande su Phil,
inventandomi di sana pianta alcune risposte, per altre attingo il vero da
River.
Cosa può andare storto? Nessuno di loro verrà mai a trovarmi al
College, nemmeno i miei genitori ora; quindi, ho fatto bene a trovarmi un
finto ragazzo invece che uscire per davvero con Noah.
Non me la sento di incontrare dei ragazzi, non adesso, sono ancora nella
fase post River. Ho bisogno di tempo per me stessa e basta.
Per fortuna sembrano tutti più rilassati, e spostano finalmente
l’attenzione dalla sottoscritta ad altre cose. Dio, l’ho scampata bella, però
ora potrò studiare e aiutare mia madre in pace. E lei non sembrerà più
preoccupata per me.
Quindi riprendo a mangiare molto più rianimata di qualche minuto fa.
13
River
“Ehi Anderson, che ti succede? È qualche giorno che non sei al
massimo come rendimento, non stai bene?” il coach mi avvicina appena
finito l’allenamento, in pista.
Cazzo, ha ragione.
Non ci sono con la testa, e si vede.
“No, sto bene, solo qualche pensiero, non mi è andata molto bene una
tesi” mento, togliendomi il casco protettivo.
In realtà non so nemmeno io cosa mi prenda. Sono apatico, svogliato,
nervoso, non riesco a concentrarmi su nulla.
E cosa molto preoccupante, non faccio più sesso. Non mi va, non ne ho
voglia.
È cominciato dopo aver scopato con Brooke. Da allora il mio uccello
non ne vuole sapere di mettersi in tiro per altre ragazze.
Ci ho provato.
Con Arlen, subito dopo essere stato con Brooke. Volevo vedere se anche
con questa ragazza avrei fatto il sesso più sconvolgente della mia vita.
Sì, cazzo, non è mai stato così con nessuna prima di lei.
Mi sono detto che forse era perché c’era di mezzo la storia della
scommessa, e il fatto che Brooke mi aveva piantato in asso eccitato da
morire. Magari era solo frustrazione sessuale repressa.
Per questo avevo fatto sesso come mai prima d’ora con Brooke.
Pensavo fosse così.
Ma con Arlen… non sono nemmeno riuscito a farmelo diventare duro.
Baciarla poi era fuori discussione.
Cristo, continuava a venirmi in mente il sesso con Brooke, come in un
loop mentale.
Sono stato un bastardo e ho piantato in asso Arlen dopo averla fatta
eccitare. Lei, non il sottoscritto.
Sono tornato di corsa al dormitorio di Brooke, magari l’avrei rivista e…
e poi cosa?
Le avrei chiesto se facevamo di nuovo sesso? Perché era in tiro quella
sera? Che mi faceva incazzare l’idea che fosse già uscita con un altro?
Cosa che ho fatto anch’io peraltro.
Quindi me ne sono tornato nella mia stanza con la testa in fiamme, e un
qualcosa che mi rodeva dentro, qualcosa che non saprei definire.
Quando l’ho vista fuori dalla mensa, il giorno dopo, ho provato
un’emozione violenta, strana. Era come se avessimo una connessione
profonda. Mai provato una sensazione del genere con un’altra ragazza
prima d’ora.
Vederla insieme a quel ragazzo rosso di capelli mi aveva fatto andare il
sangue alla testa. Meno male che poi era interessato alla sua amica.
E cosa dire di quanto sono rimasto scioccato quando ho sentito che si
era ritirata. Cazzo, è stato come ricevere il puck sulla testa, un colpo del
genere.
Non me l’aspettavo, è stato… come se la terra mi franasse sotto i piedi.
Sapere che non sarebbe più stata in questo College, che non l’avrei più
potuta tormentare, mi ha tolto il fiato.
E non mi piace. Non è da me.
Come non è da me essere andato da lei, a Madison Heigts, nel suo
market. Appena l’ho vista, mi sono sentito stranamente meglio.
Anche se era bizzarro vederla in mezzo ad un negozio, con il grembiule
addosso. Non sembrava nemmeno lei.
Per fare uno stupido eufemismo, rivederla è stato come se fosse
ritornata la luce dopo che la corrente era saltata.
È stupido, insensato, ma è così.
Quando poi mi ha detto che per uno o due mesi non sarebbe ritornata,
beh, mi è preso un colpo. Mi è sembrato un tempo infinitamente lungo.
Perché ora il College sembra così noioso e palloso?
Nemmeno giocare a hockey non mi sembra più così divertente. E si
vede. Ho sbagliato due assist di fila, oggi.
Ho la testa nel completo caos, mi sembra che mi manchi qualcosa ma
non so bene cosa…
“Non preoccuparti troppo, recupererai, non è grave. Concentrati
Anderson, domenica abbiamo una partita importante fuori casa, non
possiamo perdere, sai che conto su di te, ragazzo” il coach sorride, poi mi
appoggia una mano sulla spalla con fare bonario.
So che in realtà è teso, non ho mai fatto così schifo prima d’ora, e
giustamente ha paura che perderemo.
Beh, se continuo a giocare di merda in questo modo, succederà di
sicuro.
Devo piantarla di farmi delle paranoie mentali.
Brooke Carter è stata solo una botta e via, come tante altre, se il sesso
con lei è stato fantastico, meglio. Ma deve finire lì.
Perché il mio stupido cervello non recepisce il messaggio? Cazzo!
“Certo coach, sarò pronto come al solito” dico incrociando le dita.
“Bravo, ora vado, devo fare alcune telefonate” mi saluta, poi esce dalla
pista, mentre io invece mi siedo sulla panca per togliermi i pattini.
“Ehi, ti ha fatto il culo?” Gomez si siede accanto a me, anche lui con i
capelli corti umidi per il sudore dell’allenamento.
“Più o meno. Ma ha ragione, gioco da schifo” sospiro frustrato, finendo
di slacciare i pattini.
“Hai scopato troppo? Ti fa male l’uccello?” Jess ci raggiunge, con i
pattini ancora addosso.
E ti pareva che non facesse una battuta volgare, e che cazzo.
“No, coglione. Ci sono altre cose nella vita oltre a scopare, lo sapete tu e
quella testa di cazzo di Mitch?” mi esce di getto, lasciando di stucco me
stesso e gli altri.
Jess aggrotta le sopracciglia, poi scuote la testa, Gomez mi osserva
sorpreso. Mai quanto me, come hanno fatto ad uscire dalla mia bocca
queste parole?
“Il coach ha ragione, non stai bene. Devi farti visitare, non sei più tu
ultimamente, vaffanculo Anderson!” Jess mi regala il dito medio ed esce
dalla pista con i pattini ancora addosso, infuriato.
Scommetto che andrà da Mitch a sparlare del sottoscritto.
Merda, sono stato troppo duro, ma non ne posso più di quei due, questa
è la verità.
“L’ho fatto incazzare di brutto. Cristo, mi dispiace, ma mi hanno rotto i
coglioni. Sempre dietro a fare battute sconce e a fare gli stronzi, non ne
posso più. Cazzo Gomez, anch’io sono come loro?” chiedo al mio
compagno di squadra.
Perché ora mi sembra di essere lontano anni luce dai miei forse ex
migliori amici.
Gomez ride, poi mi picchietta sulla spalla.
“Sì, caro Anderson, eri come loro. Ma adesso sembra che ti stia
ravvedendo. Per fortuna, mi sei sempre piaciuto ma eri perennemente
insieme a quelle due teste di cazzo. Mi sono sempre chiesto cosa ci trovavi
in loro, dato che eravate culo e camicia. Ma sapevo che in fondo eri diverso,
e non mi hai deluso. Finalmente ti sei accorto che razza di coglioni sono, li
sopporto solo perché sono bravi a giocare e a supportarti sulla pista” mi
spiega.
E all’improvviso mi rendo conto che ha ragione.
Ero davvero come loro, sempre a parlare e a fare sesso, incurante di
altro se non scopare e vincere. Fregandomene degli altri.
Perché adesso sono cambiato? È successo tutto quando…
“Ehi, ti va se stasera ti offro da bere? Ho bisogno di un amico, uno
vero” chiedo a Gomez.
Ho un’altra Epifania, violenta e scioccante.
Non ho nessun vero amico qui al College, tranne Jess e Mitch. Ma loro
non sono mai stati tali.
Cioè, ho un casino di amici, di ammiratori, di fan. Ma un amico sincero,
che non sia interessato a me come al ragazzo d’oro del College, che vada al
di là della mia fama, e con cui parlare di tutto e a cui rivolgersi quando si è
in difficoltà… non ne ho.
Ma forse l’ho trovato ora.
“Molto volentieri, vediamoci al parcheggio alle sei, offro io” Gomez
sorride, alzandosi in piedi con il casco protettivo sottobraccio,
allungandomi la mano.
Capisco che è un modo per suggellare la nascita della nostra amicizia, e
ci sto.
Mi alzo anch’io e gliela stringo in modo deciso, con un sorriso, poi
entrambi rientriamo nello spogliatoio per farci una doccia.
“E dai, River, possiamo vederci dopo? Ho voglia di giocare con te”
Emma, una ragazza molto appariscente, del primo anno, struscia il seno
contro il mio braccio, sorridendo maliziosa.
Siamo vicini al parcheggio, e stavo per raggiungere la mia Toyota dove
mi aspetta Gomez, ma lei mi ha intercettato prima.
Che stronza, chi le ha dato il permesso di strusciarsi addosso al
sottoscritto?
Beh, cazzo, qualche settimana fa non ci avrei pensato due volte a
portarla in qualche posto e a scoparla a morte.
Ma ora mi dà fastidio.
Sì, mi infastidisce che mi tocchi senza il mio permesso. E non mi eccita
per niente.
Ecco, è questo che trovo preoccupante. Perché?
Forse sono davvero malato, Cristo, non è che starò diventando
impotente?
No, non è possibile. Tutte le volte che ripenso a quella sera, la mano mi
fa male per la foga con la quale mi masturbo, e penso di battere tutti i
record per gli orgasmi più violenti e duraturi della storia.
Allora che diavolo mi sta succedendo?
Perché non provo più interesse a fare sesso?
“No. Io non ho voglia di giocare con te, lasciami andare, mi stai facendo
fare tardi” le rispondo in tono scocciato, allontanandola dal mio corpo.
Mi lancia un’occhiata incredula e delusa. Mi dispiace ma non sono il
suo toy boy, che si trovi un altro con cui trastullarsi, non ci sono solo io al
College con cui fare sesso.
“Va bene, mi dispiace, vai, vai. Che stronzo” dice tra i denti,
allontanandosi imbarazzata.
E che cazzo, non pretenderà che mi scusi anche? Idiota.
Raggiungo il parcheggio in fretta e scorgo Gomez appoggiato con il
culo alla mia auto, intento a fissare il cellulare.
“Ehi, stai messaggiando con la tua ragazza?” lo saluto, lui sorride e
annuisce, mettendo via il cellulare nella tasca dei pantaloni.
So che ce l’ha, lo sanno tutti.
Prima a volte lo trovavo irritante, perché non guardava mai altre
ragazze. Mi chiedevo se avesse qualcosa che non andasse.
Come si fa a trovarsi al College e non approfittare di tutto il ben di Dio
che ti si butta addosso? Ma ora inizio a comprenderlo.
“Si, mi manca molto, non vedo l’ora che arrivi sabato pomeriggio, la
vedrò e poi andremo in campeggio al lago. A lei piace molto” risponde con
un sorriso mentre saliamo in auto.
“Sembrate andare parecchio d’accordo. Vi conoscete da molto?” gli
chiedo mentre metto in moto, sono curioso.
Gomez è un tipo riservato, si fa i cazzi suoi; perciò non si sa quasi nulla
su di lui. Cioè, sappiamo solo quello che lui vuole che si sappia.
“Tre anni, ci siamo conosciuti al liceo. Prima eravamo amici, poi
l’amicizia è sfociata in altro. Amber studia arte in un College parecchio
distante dal nostro, per questo non possiamo vederci spesso” spiega,
aprendosi con me.
“Mi stai dicendo che da amici siete diventati una coppia? Può succedere
una cosa del genere?” sono abbastanza scettico.
Per me non esiste l’amicizia tra un uomo e una donna. Io le donne le
scopo, non ci faccio amicizia con loro.
All’improvviso mi viene in mente Brooke.
Con lei oltre a fare sesso, siamo usciti, siamo stati parecchio insieme. E
devo dire che non è stato male. Sì, le volte che sono stato con lei prima di
scoparla, mi sono stranamente divertito.
Gomez scoppia a ridere fragorosamente, scuotendo la testa.
“Certo che è possibile. Non hai mai avuto un’amica donna? Dio River,
non dirmi che anche da ragazzino a scuola, non avevi amiche femmine”
Gomez sembra sconvolto.
Ma è così.
Le ragazzine alle medie e poi al liceo, mi avvicinavano solo per poter
uscire con me e baciarmi. Beh, questo alle medie, al liceo facevamo altro.
Non ho mai interagito con loro oltre a flirtare e a scoparle. Non saprei
neanche come si fa ad essere amico di una donna. Mi viene da ridere solo al
pensiero.
“No, mai avute. Le ragazzine, e adesso le ragazze, mi avvicinano solo
per una cosa. Tutti sanno per quale motivo” rispondo con una risata.
Ma un po’ mi dà fastidio che mi faccia sentire quasi in difetto.
“Beh, sì, lo so. Ma ho notato che tu e la Carter… ecco, sembravate
affiatati. Non per farmi gli affari tuoi, sia chiaro” afferma, sollevando le
mani in alto.
So che non vuole impicciarsi, è solo una domanda di chiarimento.
Ci penso su un attimo.
Brooke Carter è la sola ragazza con cui ho parlato, scherzato, litigato,
oltre a farci sesso. Si potrebbe considerare un’amica?
Sospiro a fondo, passandomi la mano tra i capelli, mentre riparto
quando il semaforo diventa verde.
“Già, ed è proprio lei la causa di tutto il caos che ho in testa, cazzo” mi
sfogo, lanciandogli un’occhiata di sbieco.
Gomez sgrana gli occhi, sorpreso, poi sorride, dandomi una pacca sulla
spalla.
“Guida Anderson, abbiamo molto di cui parlare” risponde criptico, poi
si volta a fissare fuori con un sorrisetto, ignorandomi fino a quando
arrivuiamo al paese vicino, in un pub.
Dopo aver bevuto due birre, lui normali e io analcoliche perché devo
guidare, gli ho praticamente raccontato tutto dall’inizio alla fine, cioè da
quando Mitch e Jess hanno lanciato la scommessa su di lei, fino a quando
sono andato a Madison Heigts al suo negozio.
Gomez non mi ha mai interrotto, ascoltandomi seriamente e
attentamente.
Bevo la mia terza birra, perché ne ho dannatamente bisogno. Non mi
sono mai aperto così con nessuno prima d’ora. Nemmeno i miei migliori
amici sanno la verità.
“Quindi ricapitolando, l’hai avvicinata per la scommessa di portartela a
letto in una settimana, poi sul più bello lei ti lascia a bocca asciutta e si
scopre che ha fatto una scommessa a sua volta con le amiche, di farti
proprio quello. Poi però tu hai voluto vendicarti portandotela a letto e hai
fatto del sesso sconvolgente con lei, che ti ha segnato. E ora non riesci più
ad avvicinarti a nessuna” Gomez riassume perfettamente quello che è
successo.
Sembra piuttosto pensieroso, non scoppia a ridere o fa battutacce come
avrebbero invece fatto Mitch e Jess. Per questo mi piace parlare con lui.
“Non riesco a capire. Voglio fare sesso, ma quando sto per farlo, non ci
riesco. Anche prima con Emma, lei voleva, ma l’ho mandata via perché mi
ha infastidito. Non so cosa cazzo mi stia succedendo. E poi, perché diavolo
ultimamente mi sembra tutto monotono, piatto, anche giocare a hockey non
mi entusiasma più come prima. Capisci che cazzo di caos ho in testa?” mi
sfogo, finendo la birra in un colpo solo.
“River, c’è solo un motivo perché ti senti così, io l’ho capito subito”
afferma con un sorriso.
Gomez mi piace, ma quel suo sorriso del cazzo in questo momento per
niente. Che ha da sorridere?
Sto per incazzarmi quando parla, spiazzandomi di brutto.
“Lei ti piace sul serio. Ti piace e ti manca a tal punto da spingerti ad
andare fino là, e la sua mancanza ti fa sembrare tutto grigio, spento. Quello
che prima trovavi divertente: fare cazzate con i tuoi amici, fare sesso a
destra e manca, giocare al tuo sport preferito, non hanno più attrattiva. Non
dire che sono cazzate, ci sono passato anch’io appena ho iniziato il College,
quando io e Amber ci siamo dovuti allontanare. È stato un periodo di
merda, poi l’abbiamo superata insieme trovando i nostri spazi”
Queste sue parole sembrano scavarmi dentro.
Piacere? Non è come pensa lui.
“Certo che mi piace, ho fatto del sesso strabiliante con lei, tutto qua. Io
e Brooke non siamo come tu e…”
“Davvero River? Vuoi ancora negare a te stesso che ti manca? Che
vorresti rivederla anche solo per discuterci insieme? Che dopo di lei non ti
interessa più nessuna perché Brooke ti piace seriamente? Che il College non
ti sembra più lo stesso perché sai che non puoi più incontrarla da nessuna
parte? Avanti, negalo se ci riesci” ora Gomez è serio come non l’ho mai
visto.
E sto per mandarlo a fare in culo, perché non è assolutamente come dice
lui, e che cazzo.
Ma non posso.
La fottuta voce non mi esce. Non vuole uscire la dannata.
Perché dentro di me so che Gomez ha ragione.
Ora tutto ha un senso.
“Merda, che diavolo dovrei fare ora? Lei mi odia, non mi crederebbe
mai se le dicessi che mi piace davvero” esclamo frustrato, poi mi
irrigidisco, rendendomi conto di quello che ho appena detto.
Gomez ride, dandomi una spallata, mentre cerco di riordinare il casino
che ho in testa e in mezzo al petto.
“Visto che non era così difficile ammetterlo, River?” mi prende in giro.
No, invece è stato tremendamente difficile per me.
Sono sempre stato abituato a scopare e basta con le ragazze. Non ho mai
provato sentimenti per nessuna oltre all’attrazione fisica.
Quando sei bello, ricco, popolare, bravo negli sport, fin da piccolo, e le
ragazzine, e poi quelle più grandi fanno la fila per venire a letto con te, e
tutte ti adulano per arrivare a metterti le mani nei pantaloni, beh, non è
semplice imparare cosa siano i sentimenti.
Il mio rapporto con le donne è sempre stato carnale, erotico, mai
platonico.
Che cazzo ne so di sentimenti?
Come potevo capire da solo che mi sentivo in quel modo perché Brooke
mi piace sul serio.
Credevo solo che mi mancasse fare sesso con lei, e non potendo più
farlo mi sentissi molto frustrato. Ma Gomez ha ragione.
S fosse stato solo quello il motivo, sarei riuscito a scopare con altre
ugualmente. Invece non posso perché tutte le volte mi torna in mente lei.
E mi sembra sbagliato farlo con altre ragazze, e neanche ne ho voglia a
dire la verità.
È come se tutte avessero perso attrattiva ai miei occhi. Nessuna mi
appare più eccitante o interessante.
E Gomez ha di nuovo ragione, non è stato solo sesso, mi sono divertito,
mi è piaciuto uscire con Brooke. Mi sentivo a mio agio, come… con un
amico, ma donna, e in più mi attraeva.
Non mi era mai successo prima.
Per questo mi sentivo come se mi avessero passato al frullatore dopo
che se n’era andata.
Mi è mancato tutto questo, e anche lei.
Altrimenti non sarei andato a cercarla fino a casa sua. Devo tirare fuori
la testa dal culo ed essere onesto con me stesso.
“Mi piace Brooke Carter” ammetto ad alta voce. È strano ma anche una
liberazione dirlo.
Lo ripeto ancora due volte, perché è stranamente esaltante dirlo ad alta
voce, e lo fa diventare reale.
“Adesso basta, non sei ad una riunione degli alcolisti anonimi” mi
prende in giro ridendo, e io gli rifilo un pugno scherzoso sul braccio.
Poi si fa improvvisamente serio.
“So che per te è uno shock River, ma cerca di non dare di matto quando
ritornerai in stanza da solo. Non è così brutto stare con una sola donna, anzi,
vedrai che è anche meglio che cazzeggiare in giro con ogni ragazza
possibile. Le emozioni che provi sono forti, reali e sincere, e non effimere
dettate solo dall’amplesso, quelle durano solo qualche attimo. Devi decidere
se conquistarla o andare avanti e conoscere un’altra ragazza che…”
“No! Non voglio conoscere nessun’altra ragazza. Adesso che ho fatto
chiarezza dentro me stesso, grazie a te, voglio conquistarla. Nessuna è come
lei, le altre non mi attirano più, sono noiose, prevedibili e monotone”
ammetto, perché l’idea che non possa essere lei, mi fa ammattire.
Di Brooke Carter ce n’è una sola, la maledetta.
“Bravo, ora devi solo darti da fare” Gomez mi picchietta sulla spalla,
tutto contento.
Gli lancio un’occhiataccia.
“Solo? Credi che sarà una cosa facile? Si vede che non conosci Brooke
Carter, niente con lei è facile. E poi mi odia dopo che l’ho praticamente
costretta a fare sesso con me. Non che le sia dispiaciuto, però” affermo con
una smorfia.
Non crederà mai che sia sincero. Non dopo Olivia, e non dopo la mia
vendetta. Penserà che la stia prendendo in giro.
Nemmeno io mi crederei, cazzo.
Gomez solleva le sopracciglia, sorpreso, poi scuote la testa con un
sospiro. Ops, questa parte non l’avevo menzionata.
“Cristo River, sei un dannato figlio di puttana, ma ci lavoreremo su.
Credo che avrai bisogno del mio aiuto, hai ragione, non sarà facile, ma lo
sai, non mi do mai per vinto” mi fa l’occhiolino, e io scoppio a ridere.
In questo io e lui siamo simili in pista, ed è per questo che ci troviamo
in sintonia.
“D’accordo, facciamolo. Cazzo, non posso credere a quello che ho
detto” davvero, non mi riconosco più.
Brooke Carter, che diavolo mi hai fatto? Batto il pugno con Gomez che
ride, e poi ordina altre due birre…
“Mi hai spompato, se lo facessimo tutti i giorni, non avrei l’energia per
giocare a hockey” River ridacchia, abbracciato a me, entrambi sfiniti dagli
orgasmi potenti che abbiamo avuto.
Lo abbiamo rifatto altre due volte, e adesso siamo tutti e due stanchi e
assonnati. Ma felici.
Ora non mi spaventa più restare a dormire abbracciata a lui, lo trovo
giusto e indispensabile.
“Wow, non sei così forte come credevo. Ti basta poco per spomparti” lo
prendo in giro, in realtà è il contrario.
Mi pizzica il fianco nudo, e io lo faccio a lui, poi ci guardiamo e
scoppiamo a ridere. Non c’è più imbarazzo tra noi, ora.
Mi sembra di stare con lui da sempre, e un po’ lo trovo ancora strano,
devo abituarmici.
“Ecco perché mi piaci così tanto Brooke Carter. Sai tenermi testa. E poi
sembri un angelo, bionda, dolce e gentile, anche se fredda a volte. Invece
sei un bel tipino, una con le palle. È questo che mi ha fatto capitolare” ride,
facendomi voltare verso di lui, dandomi un leggero bacio sulle labbra.
“Davvero? Invece tu mi piaci perché non sei un damerino, non mi porti
sul palmo della mano come fanno tutti i ragazzi. E non me lo sarei mai
aspettata, prima non mi piacevano i tipi così” penso a Kyle, così diverso da
River in tutto.
So che vorrebbe chiedermi di lui, ma aspetta i miei tempi, e lo ringrazio
per questo, un giorno o l’altro lo farò, adesso voglio godermi solamente il
mio ragazzo.
“Cazzo, e mi davi del troglodita dicendo che mi odiavi. Ti piacciono i
trogloditi in realtà. Sei una vera scoperta, e mi piaci sempre di più” mi
guarda intensamente, e io mi sento un filino imbarazzata, è tutto nuovo
adesso tra noi.
“Non diventare troppo romantico River Anderson, mi sembrerebbe
strano” scherzo, e sbadiglio, anch’io sono spompata.
River ride, stringendomi a sé, e invece non mi sembra per niente strano
dormire nudi e abbracciati, è come se lo facessimo da sempre.
“Dormi, o tua madre domani se ti vede con le occhiaie e l’aria distrutta
mangerà la foglia, e non voglio che se la prenda con me. Mi piacciono i tuoi
genitori. Più avanti ti farò conoscere i miei” dice a bassa voce, come se
fosse una ninna nanna.
Annuisco mezza addormentata, poi riapro di colpo gli occhi, sveglia.
“Cosa? Perché?” gli chiedo, nervosa.
Non sono ancora pronta…
River ride, schiacciandomi una guancia.
“Perché signorina Carter, sei l’unica ragazza che mi ha rapito il cuore,
credo che anche i miei debbano saperlo, ora dormi, c’è tempo” mi dice,
facendomi ritornare ancora tra le sue braccia, con la testa sul suo petto.
Sospiro, agitata ma felice.
Vuole presentarmi ai suoi, e questa è la prova più tangibile di quanto ci
tiene a me. Sono la sua prima ragazza, a volte lo dimentico, e aver fatto
capitolare River Anderson è una specie di miracolo.
Sbadiglio al settimo cielo, chiudendo gli occhi e stringendolo forte, poi
mi addormento con le sue carezze ai miei capelli, leggere e gentili.
Epilogo
“River oggi è più in forma che mai, se fossi un suo avversario in pista
avrei quasi paura” Phil guarda con ammirazione il mio ragazzo che ha
appena segnato il punto decisivo della vittoria.
Sì, devo ammettere che è davvero bravissimo, so che appena finito il
College sarà convocato all’NHL, hanno già contattato il coach, tengono gli
occhi puntati su lui e Gomez.
Quando entrerà nella lega so che resteremo lontani ogni tanto, ma River
ha detto che penserà a una soluzione. E so che quando si intestardisce ci
mette l’anima finché non ottiene ciò che vuole.
Per questo sono tranquilla.
“Cavolo, se ripenso a lui l’anno scorso, prima che ti conoscesse, sono
incredula che sia cambiato così tanto. Prima era un cazzone arrogante, non
lo sopportavo, ma ora mi piace” Sandie mi batte una mano sulla spalla, con
una risata.
“Spero meno del sottoscritto” Phil la guarda con un finto broncio, e lei
gli dà un bacio sulla guancia.
Stanno insieme ufficialmente da un anno, e sono innamoratissimi, sono
davvero felice per Sandie, dopo quello che ha passato si merita un ragazzo
come lui.
“C’è bisogno di chiederlo? Stupidino” ridacchia, e lui pure.
Già, a volte sono un filino troppo melensi, ma va bene così.
Siamo al terzo anno, ora.
River non so come abbia fatto, ma ha ottenuto che anche Phil abbia una
stanza singola, così lui e Sandie possono stare da soli in pace, come io e
River.
Siamo insieme praticamente tutte le notti, poi al mattino presto
sgattaiolo fuori dalla sua stanza. Mi stupisco che nessuno se ne sia ancora
accorto, penso ci sia di mezzo lo zampino di River.
Non lo so e non chiedo.
Ora siamo un bel gruppetto, io, River, Sandie e Phil, Tori e Adam, il suo
ragazzo, un atleta simpatico e divertente, poi Gomez e Williams, che hanno
le ragazze in altri College.
È così diverso dall’anno scorso, quando io e River non ci eravamo
ancora parlati e lui stava sempre con i suoi due ex amici, facendo il cazzone
arrogante in giro.
Mitch e Jess si sono dovuti ritirare per andare in un altro College, per
via delle pesanti offese fatte a dei professori quando erano ubriachi. È stata
la loro punizione.
A River è dispiaciuto, erano suoi amici prima, e lo supportavano in
pista, ma non gli piacevano più, non si sono nemmeno salutati quando se ne
sono andati via.
A volte l’amicizia, se non è veramente tale finisce. Ma possono nascere
altre amicizie più forti, come è successo a lui con Gomez e Williams.
E li preferisco di gran lunga agli altri due, sono ragazzi seri, con la testa
sulle spalle, non lo porteranno su una cattiva strada, come ha rischiato di
fare con Mitch e Jess.
Ho anche conosciuto i suoi genitori.
Quando mi ha portata a casa da loro, per presentarmi dopo qualche
mese che ci eravamo messi insieme, sono rimasti scioccati che fosse vero.
Sapevano com’era River, e non riuscivano a credere che ora avesse sul serio
una ragazza.
Per questo mi avevano accolto quasi con scetticismo, e io c’ero rimasta
male. Però River aveva ragione, dovevano solo abituarsi a me, al fatto che
lui era cambiato.
Avevano timore ad affezionarsi a una ragazza, pensavano non sarebbe
durata, visti i precedenti di River.
Ma ora va tutto bene, sono molto gentili con me, anche se con loro mi
sento sempre un pochino a disagio. Sono diversi dai miei genitori, di
un’altra classe, abitano in un grattacielo, in un grandissimo appartamento
lussuoso.
A volte dimentico che River proviene da una ricca famiglia, così diversa
dalla mia.
Invece lui con i miei si trova benissimo, vanno molto d’accordo, ormai
è uno di famiglia, a volte dà una mano al market insieme a me quando i
miei hanno degli impegni, e una volta al mese ceniamo con tutti i nostri
amici negozianti e i miei genitori.
Hanno adottato anche lui oltre alla sottoscritta, stravedono per River,
ma non avevo alcun dubbio, come ho detto è pur sempre un gran
affabulatore.
River è diventato più maturo, è cresciuto dall’anno scorso, ma è ancora
egocentrico, narcisista, accentratore… e sono tutti punti di forza del suo
carattere.
Che lo rendono quello che è, un fortissimo giocatore e un ragazzo molto
sicuro di sé nella vita e in tutto. Adoro che sia così.
Prima di conoscerlo invece questo suo modo di essere mi irritava da
morire, lo trovavo insopportabile. Beh, per certi versi lo era, non mi aveva
ancora conosciuto e affrontato il cambiamento.
Sì, anch’io ho un ruolo in questo, glielo rinfaccio sempre, River ride e
mi dice che deve sopportare questo fardello…
“Ehi, sta venendo qui, è proprio cotto, non riesce a restarti lontano
nemmeno quando è in pista” Adam scherza, guardandomi, e io provo un
tuffo al cuore mentre lo vedo pattinare verso di noi, con la tuta, il bastone e
il casco in testa.
Sì, River mi fa ancora questo effetto, lo farà sempre.
“Smettila” rido, ma sono emozionata, anche perché ci sta fissando tutto
lo stadio della scuola.
Quando arriva davanti a noi, che siamo nelle prime file, si ferma davanti
a me, sollevando la parte movibile del casco, e i suoi occhi verdi mi
puntano.
Wow, è sempre stato così dannatamente sexy?
“Allora, sono stato bravo? Non mi merito un premio?” posso vedere dai
suoi occhi che sorride, allunga le mani per farsi abbracciare, incurante che
ci stia fissando tutto lo stadio.
River è così.
I miei amici ridono e lo supportano con applausi, mentre anche Gomez
e Williams ci raggiungono, anche loro con il casco in testa.
“Cazzo, come faremmo se non venissi a tutte le partite? Dovremmo
consolarlo noi, e sarebbe dura” lo prendono in giro, battendo entrambi il
bastone a terra.
Rido alzandomi, fregandomene anch’io di tutti gli sguardi puntati
addosso, e mi allungo ad abbracciarlo stretto, sobbalzando quando lo stadio
esplode in un applauso.
Anche se non è facile abbracciarlo con il casco e le spalle imbottite.
River mi sussurra ti amo all’orecchio, da sotto il casco, e io faccio
altrettanto, poi mi lascia andare mandandomi un bacio con le dita,
allontanandosi con i suoi amici e compagni che ci salutano con la mano,
devono rientrare nello spogliatoio per cambiarsi, dopo andremo a cena tutti
insieme.
“Sembri già la moglie di un giocatore professionista” Phil, mi sorride,
imbarazzandomi a morte mentre gli altri annuiscono ridendo.
“Sei pazzo? Cosa dici?” lo trafiggo con lo sguardo, imbarazzata.
Ma in un certo senso è vero, e mi piace da impazzire l’idea. Fosse per
River ci saremmo già sposati, me lo ha chiesto tre volte.
Gli ho risposto che lo faremo finito il College, dobbiamo laurearci e
studiare sodo prima, altrimenti non riusciremmo a concentrarci.
So che c’è rimasto male, e anche se lo desidero anch’io da morire,
perché ho capito che è l’uomo della mia vita, non voglio affrettare i tempi.
E lo ha capito anche lui.
Abbiamo tutta la vita per stare insieme, ora non è il momento di
sposarci, ma tra un anno, finito il College ci sposeremo con una grande
festa e tutti i nostri amici e genitori accanto.
“Però ti piace l’idea” Tori mi stuzzica ridendo, faccio finta di darle una
sberla, poi rido e dico di sì, perché mi piace eccome.
“Sapete, se guardo il River di adesso con quello di un anno fa, mi
sembra impossibile che sia lo stesso ragazzo. Sinceramente lo trovavo
piuttosto antipatico allora” Phil mi osserva serio.
“Sì, con i suoi due ex amici erano un trio di deficienti, so che però erano
stati solo loro due a ferire Olivia” Sandie mi ha raccontato che River le
aveva detto che non c’entrava niente con quella storia, poi a me ha
confessato che con lui, lei si è comportata da stalker, per quello le restava
alla larga. E che lui non ha mai fatto battute cattive su nessuno, anche se
non diceva niente quando i suoi amici le facevano. Ha detto che era inutile
con loro.
Avevo travisato tutto senza saperlo, incolpandolo ingiustamente.
Ma anch’io allora non lo sopportavo, ed è facile prendersela con
qualcuno che non sopporti. Mi sono scusata per questo.
Però non è che River fosse un santo, anzi…
“Ehi, guarda là” Adam mi indica la pista e io sollevo lo sguardo,
arrabbiandomi.
Il bastardo lo ha fatto ancora.
Osservo i suoi compagni di squadra che applaudono a un River che si
toglie la maglietta, rimanendo a torso nudo, bellissimo e statuario, poi la
butta sugli spalti, dove le ragazze urlano e si accapigliano per afferrarla
mentre lo stadio rumoreggia forte.
So che è un rito portafortuna per lui, lo faceva anche prima, ma ora non
mi va che mostri il suo corpo mezzo nudo a tutti, appartiene solo a me.
Molte ragazze ce l’hanno con la sottoscritta e posso capirle, sarei
risentita anch’io al loro posto, ma così River non fa altro che fomentarle di
più.
Quando lo rimprovero, il bastardo ride, dicendo che gli piace che io sia
gelosa, anche i nostri amici dicono che fare così lo rende ancora più
popolare e carismatico. Penso che lo faccia apposta per vedermi gelosa.
Infatti, ridono delle mie occhiate truci.
“Se lo fai ancora sei morto!” urlo, e spero mi senta, quelli seduti vicino
a noi ridono, ormai ci conoscono tutti qui al College, sanno come siamo.
Credo mi abbia sentito, perché si volta dalla mia parte salutandomi con
la mano, poi rientra nello spogliatoio con i suoi compagni.
Scuoto la testa ma sorrido, perché River è il mio amore folle, pazzo.
Ho letto che l’amore se non è follia non è vero amore.
Ed è esattamente così.
L’ho amato ancora prima di saperlo. E penso che per lui sia stato lo
stesso.
Ci siamo studiati da lontano per due anni, credendoci diversi da
com’eravamo, ma ci siamo sempre tenuti inconsapevolmente d’occhio.
Ora so che eravamo destinati a stare insieme, solo che ancora non lo
sapevamo.
La mia anima ha riconosciuto la sua, anche se i miei occhi non volevano
guardare la realtà. Non era ancora giunto il momento.
Adesso quel momento è arrivato, e durerà tutta la vita, perché River è
tutto quello che ho sempre cercato, anche quando non sapevo ancora cosa
cercare.