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Lena gray

Scommessa Indecente
Questo romanzo è un’opera di fantasia, qualsiasi riferimento a fatti
storici, persone o luoghi reali è usato in maniera fittizia.
Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono puramente il frutto
dell’immaginazione dell’autore e qualunque analogia con fatti, luoghi o
persone reali, esistenti o esistite è puramente casuale.

Ogni riproduzione dell’opera, anche parziale, è vietata.


Cover: Shutterstock.com
Tutti i diritti riservati all’autore: © 2022
1
Brooke

“Guarda che roba… non è il ragazzo più fantastico che avete mai visto
in vita vostra? Un culo perfetto, due gambe lunghe e muscolose, alto uno e
novanta…”
“Sì, penso che sia il ragazzo più sexy che esista sulla faccia della terra.
Potrebbe fare un calendario hot da distribuire a scuola. Almeno potremmo
ammirarlo tutti i giorni da vicino” Sandie ridacchia, spalleggiando Lin, di
origini asiatiche, che è in pura contemplazione.
“Dateci un taglio, siamo qui solo per fare foto ai giocatori di hockey, è
un compito. Non siamo venute per sbavare loro dietro. E poi River
Anderson è un puttaniere e bastardo, lo sanno tutti” dico convinta.
La professoressa Smithson ci ha affibbiato un lavoro di gruppo, far
parlare lo sport attraverso le foto. L’impegno, lo sforzo, la costanza, lo
spirito di gruppo, tutto questo deve emergere dalle immagini.
Studio fotografia alla Northern Michigan University, ho vent’anni e
sono al secondo anno, sono brava e anche una cheerleader.
Amo studiare, ma anche divertirmi con le amiche, andare a qualche
festa universitaria, esibirmi con il gruppo delle cheerleader.
Insomma, sono bella ma non stupida. E non intendo sprecare i miei
giorni al College passando da un letto all’altro, o da una festa all’altra.
Torno a casa solo per le vacanze o i giorni di festa, con i miei genitori ci
vediamo poco, quindi voglio che siano fieri di me.
Qui ci sono parecchie ragazze che fumano erba, si sbronzano ogni
sabato sera e fanno sesso con parecchi ragazzi. Io e le mie amiche non
siamo così.
Cioè, facciamo sesso, ma solo con ragazzi che ci piacciono sul serio,
non fumiamo, né ci sballiamo. Beh, qualche sbronza ce la siamo presa pure
noi, non siamo delle sante.
Siamo molto carine e abbiamo numerosi corteggiatori.
Modestamente sono la cheerleader più famosa e ammirata. Sono la
ragazza più popolare del Campus. Molti ragazzi mi chiedono di uscire, ma
scelgo solo quelli che mi intrigano e che hanno un po' di cervello.
Non tutti ce l’hanno funzionante.
In primis River Anderson e la sua cricca. Sono dei forti giocatori della
squadra universitaria di hockey, lui, Mitch Davis e Jess Stumple.
Sono chiamati la triade d’oro.
River è un attaccante centrale, ha velocità, prestanza fisica e potenza nel
tiro, è fortissimo, gli altri due sono difensori laterali e supportano River per
andare a segno. Di solito sono imbattibili, hanno sconfitto parecchie
squadre di altre università.
Sono considerati delle celebrità qui a scuola.
E come tutte le celebrità sono spocchiosi, arroganti, se la tirano e sono
sempre circondati da nugoli di ragazze bellissime.
Un po’ come per la sottoscritta. Con la differenza che loro sono tre teste
di cazzo.
Sono dei buzzurri dai corpi statuari, sempre attorniati da ragazze
perfette, tipo bamboline tutte curve e sorriso, zero cervello.
Purtroppo, lo stereotipo dello sportivo sexy e della bella oca giuliva
esiste davvero. Molte mie compagne cheerleader sono finite a letto con lui,
e poi hanno avuto il cuore spezzato.
River e compagnia ne sono un esempio lampante.
Personalmente lo trovo belloccio, ma non mi piace. No, in realtà non lo
sopporto proprio.
È troppo arrogante, presuntuoso, pieno di sé, tronfio… un perfetto idiota
che se la tira un casino. Odio questo tipo di ragazzi, indipendentemente
dalla loro bellezza.
Sì, River è molto attraente. Alto quasi uno e novanta, fisico atletico e
prestante, capelli scuri leggermente lunghi, occhi verdi, non si può certo
dire che è brutto.
Ma ha un carattere di merda, e a volte tratta anche gli altri di merda.
So che lui e i suoi amici prendono in giro alcune ragazze, quelle non
appariscenti e che studiano e basta.
Sono pane per i loro denti. Non sono dei veri bulli, per fortuna si
limitano a fare battute cattive. Siccome sono bravi nello sport, pensano che
tutto gli sia dovuto.
Forse, dipende anche dal fatto che gli altri li mettono su un piedistallo,
compresi professori, coach, studenti… tutti.
È facile montarsi la testa, lo capisco, anche per me è così, con la
differenza che io non lo faccio, e non si dovrebbe denigrare gli altri.
Soprattutto quelli che non sono bravi nello sport ma nello studio. Imbecilli.
Sobbalzo quando un coro di urla eccitate si leva dalla pista ghiacciata, e
sollevando lo sguardo, noto River esultare con la maglia verde e gli attillati
pantaloni gialli con i parastinchi, colori del nostro College, il casco
protettivo in testa e il bastone da gioco sollevato in alto, davanti alla rete
della squadra avversaria.
Immediatamente scatto parecchie foto, a lui e agli altri che lo portano in
trionfo sulle spalle, esaltati per aver vinto di nuovo.
La nostra squadra ha battuto l’altra, e un pochino esulto anch’io, faccio
sempre pur parte dell’Università, per un attimo dimentico quant’è borioso
River, parteggiando per lui.
“Wow, quei tre sono davvero imbattibili. Secondo me finito il College,
verranno chiamati dalla National Hockey League. River di sicuro, è troppo
forte” Sandie batte le mani, eccitata, poi anche lei scatta un bel po’ di foto.
Lui è al secondo anno, come me, e purtroppo abbiamo in comune
alcune materie. Dico purtroppo, perché quando c’è lui in classe, non ci si
riesce a concentrare, gli piace essere al centro dell’attenzione, e gli altri
gliela danno, compresi i professori.
Quindi non amo particolarmente essere in classe con lui.
“Sì, non credo la NHL se li farà sfuggire. Diventeranno famosi. Anzi, lo
sono già. Ehi, cavolo, Guardate là!” Lin quasi urla, indicando la pista.
Quando mi volto, vedo River senza maglietta e casco protettivo, a torso
nudo, e rimango a bocca aperta.
Ho già visto dei ragazzi nudi con cui ho fatto sesso. Ma il corpo di
River… è dannatamente perfetto.
Bicipiti tonici, addominali da copertina, torace liscio, fianchi stretti…
non riesco a smettere di guardarlo. È fin troppo bello, in modo quasi
fastidioso.
Le mie amiche scattano foto a tutto spiano, io invece rimango a fissarlo.
Non voglio foto di lui mezzo nudo, non sono una sua fan.
E poi succede una cosa strana.
River si volta, e sembra guardare verso di noi. Sembra guardare proprio
me.
Siamo distanti dalla pista, ma non troppo, quindi riesco a capire che mi
sta guardando.
Stronzo, so che si sta solo pavoneggiando, gli piace da morire mettersi
in mostra, soprattutto se sono tre cheerleader a scattargli foto. Egomaniaco.
“Hai visto? Guardava proprio qui! Scatta, scatta… Lin si esalta, quasi
saltellando sugli spalti, dandomi pacche sulla spalla.
A lei River piace un casino e vorrebbe farci un giretto, ma lui non
sembra interessato a noi tre, con suo dispiacere.
Io e River siamo la ragazza e il ragazzo più popolari del College.
Quasi tutti davano per scontato che saremmo finiti insieme come
coppia, invece non ci sopportiamo. Non ci siamo mai nemmeno parlati.
È una cosa a pelle, senz’altro anche per lui, dato che si è sempre tenuto
alla larga dalla sottoscritta e dalle mie amiche.
Probabilmente gli darebbe fastidio non essere la primadonna nella
coppia.
Non che abbia mai avuto una storia seria. Lo sanno anche i sassi che usa
le ragazze solo per il sesso, a quell’idiota interessa solo quello che ha tra le
gambe, le donne le prende in considerazione solo per quello.
Io non scatto, non lo guarderò di nuovo, non voglio che pensi che mi
interessi, grazie. Alimenterei solo il suo ego smisurato.
Perciò dico loro che ho scattato le foto che mi servivano e me ne vado,
lasciandole tutte eccitate a riprendere River mezzo nudo.
Grazie, ma passo, ho cose più importanti da fare.
2
River
“Abbiamo vinto ancora, cazzo! Sei un fenomeno” Mitch sale sulla mia
schiena circondandomi il collo, perciò me lo scrollo di dosso, è più
muscoloso di me e pesa un sacco, cazzo.
“Li abbiamo fatti neri quegli stronzi dell’Hillsdale College, brutti idioti,
credevano di farci fuori, ma se lo scordano” Lance, il portiere, mi si para
davanti, battendo un cinque con il sottoscritto, poi mi abbraccia.
“Stasera pago io, ragazzi, ma non fate i furbi come l’altra volta dicendo
al barista di mettervi dell’alcol di nascosto nei bicchieri. Niente alcol, siete
ancora minorenni. River sei stato fantastico”
“Ma coach, non è giusto, non siamo bambini, e poi è la nostra
quindicesima vittoria, neanche una volta abbiamo perso, non ci meritiamo
un bicchierino?” Jess tenta di convincerlo, con ancora addosso il casco
protettivo.
Loro sono i due miei migliori amici, e miei angeli custodi in pista, il
loro aiuto è fondamentale, in pista ci capiamo solo con uno sguardo.
Mitch è un pochino più basso di me, biondissimo, capelli a spazzola,
occhi neri, muscoloso. Jess invece è alto quanto me, capelli neri, ricci, occhi
azzurri, fisico longilineo ma forte.
Siamo chiamati la triade d’oro, insieme siamo fortissimi e imbattibili. Il
coach ci ha informato che la NHL ci sta tenendo d’occhio, e cazzo, è il
traguardo che voglio disperatamente raggiungere.

Mio padre era un giocatore fortissimo ai tempi dell’Università, poi una


mazzata di un avversario, non voluta, sul ginocchio, ha messo fine ai suoi
sogni di gloria.
Sogni che ha trasmesso a me, suo figlio.
James Anderson è il mio più grande tifoso, è stato lui a farmi amare
questo sport. Mi ha portato ad allenarmi fin da bambino, con i coach
migliori, e ora i risultati si vedono.
Sono figlio unico, e siamo una famiglia parecchio benestante, i soldi
non sono un problema per me.
Cazzo, sono un figlio di puttana maledettamente fortunato. Ho tutto
quello che voglio.
Bellezza, carisma, fascino, soldi, amici a volontà, fan, ragazze che mi
cadono ai piedi, l’ammirazione di tutti. E la NHL che mi fa il filo. Sono il
re qui, lo sanno tutti.
E lo dimostra il rumoreggiare del pubblico sugli spalti quando il
sottoscritto tocca il disco con il bastone. Si leva un boato da stadio.
“Grazie coach, come sempre” lo prendo in giro, facendo l’occhiolino e
suscitando le risate di tutti gli altri ragazzi della squadra.
“Ma sentitelo che montato”
“Anderson abbassa la cresta”
E via dicendo. I miei compagni adorano prendermi per il culo.
“Anderson rimettiti la maglietta o ti beccherai un cazzo di raffreddore.
Esibizionista” il coach mi indica, scuotendo la testa, poi lascia la pista, con
quasi tutti i miei compagni di squadra.
Ridendo, mi infilo la maglietta della divisa e sto per andarmene anch’io,
quando Mitch mi blocca tirandomi il tessuto della maglia.
“Ehi, hai visto come ti guardava la principessa? Cazzo, ho visto che ti
sbavava addosso fin da qui quando eri a torso nudo. Fa tanto l’indifferente
ma penso che un giretto con te non le dispiacerebbe” ridacchia.
“Di chi stai parlando?” gli chiedo sollevando un sopracciglio.
Ma in realtà so a chi si sta riferendo.
Solo lei ha quel soprannome.
Brooke Carter, bellissima e stronza. Cheerleader e ragazza più popolare
del College. È la mia copia al femminile, e non la sopporto.
Beh, è carina, cazzo se lo è, ma mi ha sempre guardato con disprezzo,
come se fossi un pezzo di merda per lei. Come se non fossi al suo livello.
Ma chi si crede di essere? Solo perché studia fotografia pensa di essere
superiore. Guarda sempre il sottoscritto e i suoi amici con alterigia, con aria
di superiorità e freddezza. Brutta stronza.
So che molti ragazzi le sbavano dietro, e lei si fa desiderare, non
scegliendo quasi nessuno. Sono pochi quelli che sono riusciti ad entrare nel
suo letto.
E non erano attraenti come il sottoscritto.
Forse le piacciono bruttini per farsi dire quanto è bella lei. Che
egocentrica del cazzo. Per questo non mi piace.
“Non hai notato le tre cheerleader? Quelle che studiano fotografia?
Erano sugli spalti e scattavano foto come pazze. Anche la principessa, ho
notato che ti fissava parecchio. Sarebbe divertente farle perdere la testa”
“Ci sto. Dai River, facciamo una scommessa. Duecento testoni che te la
porti a letto entro una settimana” Jess mi batte sulle spalle, ridendo,
approvando la scommessa di Mitch.
Aspetta, ma che cazzo sta dicendo?
Dovrei farmi la stronza? Non ci penso proprio, sarebbe uno sforzo
immane.
“Io punto trecento verdoni che ci riuscirai in dieci giorni. Una settimana
è troppo poco, la principessa sembra odiarti, ma forse non è così. Allora
River, ci stai?” Mitch ride, fissandomi in attesa.
Cazzo, sanno che non riesco a resistere a una scommessa. Mi piacciono
le sfide, altrimenti non sarei uno sportivo.
Ma soprattutto mi intrigano quelle in cui c’entrano delle ragazze con cui
fare sesso. Anche se non sono il mio tipo. Anzi, anche se non le sopporto.
Solo che con lei non vorrei proprio averci a che fare.
Però sarebbe una bella sfida farle abbassare le arie con il sottoscritto,
farle sparire quel ghigno altezzoso dal viso. Spezzarle il cuore sarebbe una
vendetta perfetta per avermi sempre guardato con aria sprezzante in questi
anni.
So che mi giudica uno stronzo, ma la cosa è reciproca. Quindi, perché
no?
“Ci sto. Se riesco a portarmela a letto prima dello scadere dei dieci
giorni, dovrete raddoppiare le puntate. O così, o niente” dico loro,
accettando la sfida.
Per un attimo mi pento della mia decisione, poi ci ripenso.
Facciamo parecchie cazzate, d’altronde siamo giovani, popolari, ricchi,
chissenefrega delle regole, si vive una sola volta, cazzo. E far perdere la
testa alla ragazza più popolare, e che non mi considera, è una sfida da
accettare assolutamente.
Subito mi danno del bastardo, ma accettano, perciò sugelliamo la
scommessa battendo dei cinque a vicenda, poi lasciamo la pista con il
sorriso sulle labbra.
Sento già l’adrenalina iniziare a scorrermi in corpo, l’allettante
prospettiva della caccia.
Poveretta, avrà il cuore spezzato dal grande River Anderson, ma per me
non è un problema. Io non sarò coinvolto emotivamente, a me interessa solo
andare a segno.
Cazzo, sarà divertente farle perdere quella spocchia che ha sempre nei
miei confronti. Non vedo l’ora.
Mi svesto per fare una doccia nello spogliatoio, pensando che stasera
dopo la cena con il coach e i compagni farò una bella scopata con Marcy, la
cheerleader rossa di capelli.
È un po’ che mi gira attorno, e stanotte l’accontenterò.

“Ti piace River? Stai godendo?” Marcy ansima come una forsennata
mentre si dimena sul mio cazzo, cavalcandomi.
Siamo nella stanza del mio dormitorio, ne ho una tutta per me, dato che
ho i soldi ho potuto permettermelo. Ho deciso così perché voglio un po’ di
privacy.
Non mi va di scopare di nascosto dal mio compagno di stanza, molto
meglio farlo in tutta tranquillità. Anche se in realtà Marcy, e tutte le altre,
devono sgattaiolare qui senza farsi vedere.
Non è permesso far entrare gente in stanza dopo le undici, è la regola.
Ma come ho detto, le regole non fanno per me. E le ragazze osano sfidare la
sorte pur di farsi scopare dal sottoscritto.
Beh, a volte lo faccio dove capita, ma stasera dopo la partita ero stanco,
non mi andava di farlo in macchina o negli spogliatoi bui.
Quindi adesso stiamo scopando alla grande, anche se parla troppo per i
miei gusti.
Quindi per farla stare zitta e finire, le afferro i glutei sodi, impalandola
ancora più a fondo sul mio uccello, e lei emette un gemito strozzato,
restando finalmente zitta.
La scopo con foga, spingendo come un pazzo dentro di lei, più a fondo
che posso, sentendo l’orgasmo montare; perciò, le prendo in bocca i
capezzoli grossi, turgidi, succhiandoli come se ne andasse della mia vita, e
lei si inarca all’indietro gemendo senza ritegno, senza più alcun controllo.
La sento bagnatissima, segno che anche lei sta per venire.
Ed è allora che le rifilo due stilettate lunghe e profonde, bloccando il
mio uccello dentro di lei, ruotando il bacino con una lentezza esasperante,
cosa che la porta ad urlare per il piacere, e venire con forti spasmi attorno al
mio sesso, spingendo in fuori il grosso e perfetto seno.
Le ficco una mano sulla bocca, riprendendo a martellarla con frenesia,
facendole cavalcare selvaggiamente il mio cazzo, e vengo anch’io con un
gemito strozzato mentre lei ha un altro orgasmo.
Finalmente mi sono rilassato, perciò esco da lei, che cerca inutilmente
di trattenermi ancora dentro di sé, togliendomi il preservativo usato, mentre
ignoro le sue suppliche di farlo ancora.
Col cazzo, mi ha spompato alla grande, e dovrei metterci un po' a
ricaricarmi quindi dovrebbe rimare qui. E non è possibile.
Non mi piacciono le minestre riscaldate, e non voglio beccarmi un
richiamo per lei. Perciò le dico di rivestirsi e andarsene, mentre mi avvolgo
un asciugamano attorno ai fianchi, indossando una maglietta per
raggiungere i bagni in comune e fare una doccia.
Lei si lamenta che vuole restare. Nuda, e sfinita dal sesso, pronta a farlo
di nuovo. Lo rifarei se non fosse così rumorosa e se non me la fossi sbattuta
in tutti i modi possibili. Ma in realtà non ne ho un gran voglia di fare il bis.
Quindi le dico che non voglio trovarla quando tornerò, e Marcy mi fissa
con un broncio, ma me ne sbatto ed esco dalla stanza, già stufo di lei.
Anche se è una rompicoglioni, sa il fatto suo per quanto riguarda il
sesso.
E mi torna in mente la principessa. La scommessa.
Rido perché chissà che faccia farà appena inizierò con lei. E un brivido
inaspettato mi attraversa la schiena.
Ci sarà da divertirsi.
3
Brooke

“Si, mamma, il compito è andato bene. No, non mi do alla pazza gioia,
lo sai” rido al cellulare con mia madre.
È pomeriggio, e alle tre, tra mezz’ora circa, ho lezione di storia, poi
chimica, e per oggi ho finito. Mia madre mi sta prendendo in giro, sa che
non sono qui solo per andare a ogni festa delle varie confraternite.
Lei e mio padre gestiscono un supermarket a Madison Heigts, nella
contea di Oakland, dove sono nata e cresciuta, che non è lontanissima da
qui.
Però per me è più conveniente rimanere al Campus che fare avanti e
indietro, perderei troppo tempo e sarebbe un casino. Quindi io e i miei ci
sentiamo spesso al telefono.
Sono molto fieri di me, ho sempre avuto il pallino di fare foto, fin da
piccola. Il mio obiettivo è diventare una fotografa professionista.
I professori sono molto contenti di come lavoro, mi hanno già assicurato
un tirocinio con un fotografo importante per questa estate, e non posso
esserne più felice.
Adesso è appena iniziata la primavera, c’è ancora molto da studiare.
Tutti pensano che io provenga da una famiglia agiata, ma non è così.
Siamo una famiglia che non ha problemi economici, ma che di certo
non naviga nell’oro. Per questo non intendo sprecare i miei anni al College.
Saluto mia madre, perché devo finire di preparare la borsa con i libri e
rimettere a posto la stanza che divido con Sandie, che ora è a filosofia, che
non rientra nelle mie materie di studio.
Lin invece ha una ragazza di colore come coinquilina, un po’ troppo
festaiola per i miei gusti, ma a lei è simpatica. Beh, meglio così.
Chiudo la porta della stanza e mi avvio fuori dal dormitorio per
raggiungere l’aula di storia, che si trova nell’edificio più a sud del Campus.
Oggi cade una pioggerellina fine, ma non fa freddo, da domani è
previsto bel tempo per parecchi giorni. In realtà adoro la pioggia, ho fatto
molte foto stupende alla natura, alle persone, catturando momenti unici e
particolari.
Mi alzo il cappuccio della felpa sulla testa, non piove forte quindi non
ho portato l’ombrello dato che non c’è troppa strada da fare, e per poco non
sobbalzo quando arrivo a destinazione.
Accanto a me, all’entrata dell’edificio, c’è River Anderson, che sta
scrutando il cielo grigio.
Strano, di solito è sempre l’ultimo ad arrivare in aula, perché
naturalmente deve fare un’entrata ad effetto, il bastardo.
Quindi mi sorprende trovarlo già qui, dato che arrivo sempre per prima,
non mi piace entrare in un’aula già affollata, ti toccano sempre gli ultimi
posti a sedere accanto ai perditempo. Tipo River.
So che non gli interessa storia, nemmeno chimica, sono solo materie che
gli servono per riempire la pagella, e per scaldare la sedia. Nessun
professore osa dargli brutti voti, è troppo bravo per bocciarlo o rimandarlo.
Che si facciano favoritismi agli atleti lo sanno tutti, è così in ogni
College, e lo capisco. Però i suddetti atleti potrebbero anche impegnarsi un
minimo, visto che noi comuni mortali dobbiamo sfinirci di studio per avere
risultati decenti.
Sì, io non rientro nelle grazie di tutti i professori. Essere una cheerleader
non è lo stesso che essere un asso nello sport.
Lo osservo per un attimo.
Capelli scuri, leggermente allungati e scompigliati ad arte, felpa nera di
marca, jeans aderenti, sembra un modello invece che uno sportivo. Beh,
chissenefrega, devo andare a reclamare il posto davanti al professore, come
al solito, quindi mi volto entrando nell’atrio dell’edificio.
Voglio rimanere concentrata, e quelli che sono davvero interessati come
me si mettono nei primi banchi. A volte, parecchie, i ragazzi si mettono
accanto a me per provarci, ma anche se ne sono lusingata non do loro
troppa corda. Non voglio passare per una facile.
E poi non ho niente da spartire con lui.
Starà sicuramente aspettando una ragazza, è sempre circondato da
studentesse e cheerleader.
“Ti piace la pioggia?” lo sento chiedere, e mi blocco. Non starà
parlando con me? Ridacchio perché sarebbe impossibile.
Però mi volto lo stesso, e spalanco gli occhi sorpresa quando lo vedo
guardare proprio la sottoscritta.
Sbatto le ciglia perplessa. Perché mi sta parlando? In due anni non ci
siamo mai rivolti la parola. Come in un tacito e silenzioso accordo.
Sappiamo entrambi di stare sulle scatole l’uno all’altra.
“Ci senti bene? Ti ho chiesto se ti piace la pioggia. A me molto, tu mi
sembri una a cui piace fare foto sotto la pioggia, ci ho visto giusto?” mi
chiede, con un sorriso.
E per poco non mi do un pizzicotto per vedere se sto dormendo.
Perché neanche nei miei sogni River Anderson si fermerebbe a parlare
con me. Perché dovrebbe? Dato che non siamo mai stati seduti vicini e ci
siamo sempre ignorati finora.
Però, come fa a saperlo? Della pioggia, intendo. Beh, avrà tirato ad
indovinare.
“Ci sento benissimo. Sì, mi piace la pioggia, ma ora devo andare”
rispondo asciutta. Mi sembra troppo strano parlare con lui.
Io e River Anderson siamo come due poli opposti.
Lui ha tutto senza dover fare nessuno sforzo. A parte la stupidità, quella
è opera di madre natura.
È ricco, abita a Detroit in un grattacielo, suo padre possiede
un’importante e famosa società di import-export, è il ragazzo più popolare
del Campus, idolatrato da tutti, un idolo dell’hockey.
Io invece sono figlia di due semplici proprietari di un supermarket, e i
miei abitano nella casa sopra al negozio.
Anch’io sono popolare, ma le cose in comune si fermano qui.
Perché dovremmo parlare noi due? Di cosa? Non abbiamo niente in
comune oltre la popolarità. E in modi differenti.
“Guarda che siamo nella stessa classe, vado anch’io dove vai tu”
afferma, guardandomi con un sorrisetto. E il suo sguardo intenso mi mette a
disagio. Cosa diavolo sta facendo?
“Lo so benissimo. Solo che tu non ti siedi davanti, di solito ti limiti a
scaldare uno dei banchi in fondo” gli rispondo sostenuta, dandogli le spalle,
incamminandomi verso il corridoio che porta all’aula di storia.
Non capisco perché tutto ad un tratto mi abbia rivolto la parola. E non
mi piace.
Non mi sento a mio agio con River.
Devo fare finta che non sia mai successo. Sarebbe troppo strano se
continuassimo ad interagire. Non io e lui.
“Non puoi aspettarmi? Sono proprio dietro di te” lo sento dire in tono
divertito, avvertendo i suoi passi raggiungermi.
Dio, ma perché fa così?
“No. Smettila di seguirmi” gli intimo con un’occhiataccia.
Per fortuna arrivano altri nostri compagni e il professore, perciò mi
affretto ad entrare per prima in aula, sedendomi al solito posto.
E quasi urlo per la sorpresa quando vedo River sedersi vicino a me.
No, cavolo! Ma che vuole da me l’idiota?
Gli altri nostri compagni ci fissano sorpresi e straniti, persino il
professore, che osserva River quasi scioccato che si sia seduto nei primi
banchi.
Evito di guardarlo, so che lui mi sta fissando, percepisco il suo sguardo
addosso, e so anche che tutti ci stanno fissando; perciò, mi impongo di non
voltarmi dalla sua parte.
Perché ha deciso di parlarmi? Non penso che… poi mi torna in mente
ieri, sulla pista di hockey.
River sembrava che stesse guardando proprio me, ma credevo di
essermi sbagliata. Evidentemente no.
“Posso stare a segno con te? Ho dimenticato il libro”
La sua voce bassa, suadente e divertita, accanto al mio orecchio, mi fa
prendere un colpo.
Mi volto di scatto e lo vedo a pochi centimetri dal mio viso, che mi
guarda attentamente, e la mia testa scatta all’indietro di propria volontà.
Troppo vicino.
“Tieni, a me non serve” glielo sbatto davanti con forza, distogliendo
immediatamente lo sguardo da lui, prendendo appunti sul mio quaderno.
Forse se non gli do corda la smetterà. Devo solo ignorarlo.
Però non è facilissimo avendocelo seduto accanto.
Purtroppo, non posso fingere di non accorgermi della sua presenza. Si fa
sentire. Il suo corpo sembra emanare un calore bruciante, il suo profumo
virile mi arriva al naso, e mi sento continuamente addosso il suo sguardo.
Dio, come farò ad arrivare alla fine della lezione? Vorrei strozzarlo, ma
che gli prende a questo stupido bestione?
“Sembri provata, è stata così dura la lezione di chimica?” Sandie mi
osserva attentamente mentre ceniamo in camera, stasera non mi andava di
andare alla mensa o in uno dei bar del Campus.
Sospiro a fondo, ancora scossa e arrabbiata.
È stato un supplizio oggi pomeriggio. Dico davvero.
Stare accanto a River mi ha prostrata psicologicamente, è stato un
grosso stress. Finita l’ora di storia sono letteralmente scappata fuori
dall’aula, dimenticando il libro che gli avevo prestato… e che mi ha
riportato all’ora di chimica, entrando in aula, davanti a tutti.
Lui può permettersi di saltare alcune lezioni.
Inutile dire che siamo diventati il bersaglio principale di occhiate
incuriosite e pettegolezzi da parte di tutto il Campus. Grazie River, idiota.
Tutti si saranno chiesti perché sia venuto a riportarmi il libro,
fissandomi insistentemente davanti a tutti, senza nessuna vergogna. Per
fortuna non si è fermato alla lezione perché aveva un appuntamento con il
coach.
Mio Dio, è stato davvero imbarazzante. Anche irritante e snervante.
“Oggi River mi ha parlato e poi si è seduto accanto a me a storia” le
racconto, sospirando di nuovo.
Sandie spalanca gli occhi e la bocca, scioccata, lasciando cadere dalle
labbra un grosso pezzo di hamburger, che fortunatamente va a finire nel
piatto di carta che tiene in mano.
Siamo sedute accanto alla mia scrivania, sotto alla finestra che dà sui
giardini del Campus. Siamo state fortunate, Lin invece ha un muro di
mattoni di fronte.
“Intendi quel River? River Anderson, il re del Campus?” domanda
incredula.
La guardo e annuisco.
“Cosa… come… spiegati meglio. Cosa intendi dire?” giustamente non
capisce. Logico, nemmeno io ci capisco qualcosa.
Le spiego tutto, e alla fine è perplessa quanto me.
“Non lo so. Se fossi una delle ragazze che fanno le svenevoli con lui,
direi che ti ha puntata. Ma non lo sei, e poi si intuisce benissimo che non vi
sopportate; quindi, non capisco perché tutto ad un tratto è venuto a parlarti.
Forse vorrebbe diventarti amico?” ma subito dopo scuote vigorosamente la
testa con una smorfia, mentre io ridacchio.
“Non esiste proprio. River non ha amiche donne. Fa solo sesso con le
ragazze, lo sanno tutti. Secondo me ieri sulla pista ha notato che lo fissavo,
erroneamente avrà pensato che lo stessi ammirando. E ora vuole fare il
cretino” questa è la mia teoria.
Dopo due anni, che ci ignoriamo a vicenda, chissà per quale motivo, o
meglio credo di saperlo, ha deciso di parlarmi.
Lei mi fissa come se non avessi tutte le rotelle a posto.
“Stai scherzando, vero? Vuoi dire che River ti ha puntata? Ma, perché
adesso?” giustamente Sandie è perplessa quanto me.
“E chi lo sa cosa gli passa per la testa a quel cretino. Non mi ha puntata
sul serio, sta solo giocando. Vuole divertirsi, farmi innervosire. Boh, non lo
so” sospiro a fondo.
Appallottolo il tovagliolo unto dov’era avvolto il mio hamburger,
buttandolo dentro al cestino della carta straccia, e rifletto.
“A dire il vero è stato… gentile. Quasi amichevole, in un certo senso,
mi ha fatto venire i brividi” rabbrividisco sul serio quando ci ripenso, e
nuovamente mi viene voglia di strozzarlo per essersi interessato a me.
Non voglio la sua attenzione.
Sandie sbatte ripetutamente le ciglia, sempre più perplessa.
“Vuoi dire che River Anderson, è stato gentile con te? No, devi
spiegarmi per bene perché non ci credo” afferma, attonita.
Nemmeno io, per questo credo stia tramando qualcosa alle mie spalle.
Le racconto per filo e per segno tutto. Iniziando da quando l’ho
incontrato fuori dall’edificio di storia, per finire quando è entrato in aula di
chimica per ridarmi il libro, fissandomi in modo molto strano.
Sandie mi guarda a occhi sgranati, sconvolta, e io inizio a
preoccuparmi.
“Scusa, ma credo che tu abbia pienamente ragione. River ti ha preso di
mira, probabilmente vuole stuzzicarti, forse è convinto di piacerti dopo ieri”
si mangia le unghie, socchiudendo gli occhi.
Anche a lei River non piace, al contrario di Lin.
Sì, penso sia così. River Anderson vuole giocare con me.
Una volta, l’anno scorso, ha fatto sesso con Olivia, una nostra amica.
Aveva una cotta mostruosa per lui, noi abbiamo cercato di dissuaderla dal
non cedergli, ma è stato inutile.
Dopo aver fatto sesso con lei, River se ne è sbattuto alla grande del suo
dolore per non essere ricambiata. Anzi, l’hanno anche presa in giro per
quello, deridendola.
Dopo il passaggio di River e gli altri, si è sentita un’aliena qui al
Campus, non voluta, derisa, beffeggiata e ignorata. Quindi si è ritirata per
cambiare College, con il morale completamente a pezzi.
Quella volta ho odiato quegli stupidi più di tutte le altre volte.
A loro non importa niente di rovinare la vita di una persona, per loro è
tutto un gioco.
Si divertono, lo fanno per ammazzare il tempo. Se lo possono
permettere. Sono i ragazzi più popolari, tutti pendono dalle loro labbra,
nessuno prenderà seriamente provvedimenti contro di loro.
Si può fare male anche con le parole, anzi, a volte può essere anche
peggio, perché distruggono la reputazione, l’autostima e la fiducia in se
stessi.
Ecco perché non voglio avere niente a che fare con lui. Col cavolo che
mi farò prendere in giro.
“Ehi, perché quelle facce lunghe? Ho portato il gelato” Lin irrompe
nella nostra stanza con un barattolo di gelato al caramello, sorridente come
sempre.
Io e Sandie ci scambiamo uno sguardo d’intesa, poi lei le spiega tutto
mentre finiamo il gelato.
“Scusate, ma sinceramente a me sembra più che stia flirtando
seriamente. Questo non è il suo modus operandi. Non si comporta così
quando vuole prendere in giro qualcuno. Avrebbe già iniziato a fare battute
sarcastiche, o altro. No, credo che River sia davvero interessato a te” ci
spiega, poi batte le mani tutta entusiasta.
Invece io faccio finta di vomitare e Sandie sembra confusa.
“Scusa Lin senza offesa, ma stai delirando? Perché tutto ad un tratto
dovrebbe interessarsi a lei? Così, dal niente. Mi sembra improbabile”
Sandie non è convinta della teoria di Lin, e io nemmeno.
“Dai, Sandie. Brooke è la ragazza più popolare, quasi quanto lui, perché
River non dovrebbe provarci? Magari si è finalmente accorto di lei, io fossi
in te ci farei un giretto, cavolo, fare sesso con lui dev’essere un’esperienza
mistica. Non riesco a togliermi dalla mente l’immagine di lui a torso nudo
in pista, con gli attillati pantaloni da hockey. Era un sogno indecente…”
chiude gli occhi, con voce maliziosa.
Sandie sospira esasperata, io lecco il cucchiaio sollevando gli occhi al
cielo.
Sappiamo che ha una cotta tremenda per lui, ha sviluppato la foto di
River a torso nudo in pista e l’ha ingrandita tipo poster. Di sicuro ci farà
pensieri molto sconci di notte.
“Sì, si… ma è anche un mezzo bullo, e non credo alla tua teoria. Brooke
stai in guardia” Sandie mi guarda intensamente e io annuisco.
“Non preoccuparti, non ho la minima intenzione di avvicinarmi a lui” le
rispondo, ignorando il broncio di Lin.
“Cazzo, ma siete due suore di clausura? È evidente che ci sta provando
con Brooke, e lasciati andare perdio, cosa potrebbe succedere di male?
Faresti sesso con il sogno erotico femminile di tutto il College! E poi
sareste una coppia da sballo” Lin mi fissa esasperata.
Non sono d’accordo con lei.
Credo di più che lui mi voglia ridicolizzare, forse anche fingendo di
flirtare, così avrebbe un senso. E poi non ho nessuna voglia di finire nella
sua lista di ragazze che si è portato a letto.
Scopare me, lo farebbe diventare quasi un dio davanti agli occhi di tutti.
“Smettila di metterle in testa strane idee. Sei tu quella che vuole finire
spalmata sotto di lui, non noi” Sandie le rifila una sberla amichevole sul
braccio, e Lin ride forte.
“Oh, non solo sotto, anche sopra, di fianco, di dietr…”
“Piantala, pervertita. Piuttosto mi presti gli appunti di letteratura? Mi
manca un pezzo” le chiede, e accantoniamo il discorso River, per fortuna…
4
Brooke
Come previsto, oggi è una bella giornata soleggiata. In più, non ho
materie oltre a fotografia.
Questo capita un giorno alla settimana, il venerdì, quando la
professoressa Smithson ci fa radunare nell’aula adibita a set fotografico, per
esercitarci in modo professionale. E questo ci prende una mattinata intera.
Di solito dobbiamo riprendere oggetti, frutta, piante, anche persone.
Chissà cosa ci avrà riservato oggi.
“Spero che ci sia un bel ragazzo orgogliosamente nudo ad aspettarci”
Lin ci guarda ridendo, non si smentisce mai.
“Oppure il vecchio bidello Mortimer spaventosamente nudo” le dico in
tono drammatico. Loro scoppiano a ridere schifate.
Mortimer è il soprannome dell’ex bidello che l’anno scorso è andato in
pensione. Bidello non è la parola giusta, in realtà sarebbe un tuttofare, ora è
stato sostituito da Waine Jhonson, un uomo sui quarant’anni, alto, serio, ben
messo.
Beh, Mortimer era tutto l’opposto. Sempre pallido, magro come un
giunco, con un occhio storto.
Il pensiero di ritrarlo nudo mi fa accapponare la pelle, senza offesa per
lui, poverino.
“Che schifo, sei una pervertita? Ti piacciono i daddy?” Lory, un’altra
compagna di corso, mi batte sulla spalla ridacchiando.
“Definire daddy Mortimer, è un pochino esagerato. E poi non si dice
pervertita, ma necrofila, cioè le piacciono i cadaveri. Non ti facevo così
Brooke” Mike, un altro nostro compagno mi fissa ridendo.
Sollevo gli occhi al cielo, ma sorrido.
Mi piacciono i miei compagni del corso di fotografia, sono simpatici e
alla mano.
“Che idiota, io non…”
“Ragazzi! Entrate in aula, un ospite ci sta aspettando. Sarete contenti” la
professoressa Smithson mi interrompe, ordinandoci di entrare, in quella
grande aula che in realtà sarebbero due unite insieme, con un commento
criptico.
Siccome è allestita come un vero set fotografico, dev’essere per forza
ampia, dato che ci sono finti set, varie macchine fotografiche professionali e
altre cose.
Ad aiutare la professoressa c’è la sua assistente, la signorina Jenny, una
trentenne molto simpatica.
Tutti ci mettiamo in fila per entrare, elettrizzati, le parole della
professoressa hanno scatenato la curiosità in noi. Non vediamo l’ora di
vedere cosa dobbiamo fotografare.
Delle urla eccitate provenienti da alcune mie compagne davanti a me,
appena entrate in aula, mi sorprendono, anche le mie due migliori amiche si
voltano a guardarmi perplesse.
Sollevo le spalle, scuotendo la testa, ne so come loro.
Quando entriamo anch’io mi paralizzo. Dallo shock.
River Anderson, a torso nudo, con addosso solo i pantaloni attillati della
divisa e il casco protettivo in mano, è in piedi al fianco della professoressa e
della sua assistente. Bello come un modello.
Che diavolo…
Lin saltella eccitata, come tutte le altre ragazze, in tutto siamo quindici,
i ragazzi dieci, e non sembrano molto entusiasti.
Sandie mi pungola il fianco, richiamando la mia attenzione.
“Che ci fa lui qui?” mormora piano, fissandomi.
“E io cosa vuoi che ne sappia? Sarà il nostro modello di oggi” Dio,
perché proprio lui? Storco la bocca in una smorfia.
Dopo quello che è successo, volevo rimanergli alla larga, ma non
sembra possibile, accidenti.
“Ragazze, datemi un pizzicotto, non ci credo. Guarda che roba, sembra
un sogno erotico fatto persona” Lin sbava, come tutte le altre nostre
compagne, che senza vergogna iniziano a scattargli foto con i cellulari.
La professoressa, però, le ferma immediatamente, ordinando di metterli
via, provocando un coro di proteste mentre i maschi sbuffano infastiditi e
River sorride, come se fosse al di sopra di tutto. Pallone gonfiato.
Poi mi vede. E sorride ancora più ampiamente, fissandomi intensamente
per qualche secondo, cosa che mi fa sgranare gli occhi dalla sorpresa. Ma
che cavolo gli prende?
Guardo le mie amiche per controllare se anche loro se ne siano accorte,
ma entrambe stanno ascoltando la professoressa, che sta spiegando che oggi
River farà da modello per rappresentare lo sport al College.
Merda, forse me lo sono immaginata, magari guardava qualcuno dietro
di me. Ruoto il collo all’indietro, ma ci sono solo ragazzi, le femmine sono
tutte davanti a godersi lo spettacolo.
“Speriamo si possa anche toccare il modello, non solo guardare” Tori,
un’altra compagna, fa una battuta che viene accolta con un applauso da tutte
le ragazze, tranne me e Sandie. E i ragazzi.
Lin, invece, è completamente partita.
River ride e le fa l’occhiolino e Tori fa finta di svenire, io quasi vomito
per quanto è ridicola. Per fortuna la professoressa intima di fare silenzio e
di stare attenti, quindi le fan si danno una calmata.
Ognuno di noi raggiunge le file di banchi in fondo alla stanza e ci
sediamo nei soliti posti, io con le mie amiche a fianco, una per parte,
ascoltando.
Ci spiega che ognuno di noi dovrà ritrarre River, usando i vari set
presenti: ci sono quelli che rappresentano le varie stagioni, le città di giorno
e di notte, campi innevati o in piena estate, fiume, mare, spiaggia… c’è di
tutto.
Praticamente dobbiamo dare una nostra interpretazione personale alla
figura dello sportivo al College.
Ok, però mi chiedo perché River debba stare mezzo nudo.
Esibizionista.
“Iniziamo in ordine alfabetico, perciò Krista Allen, vieni” la
professoressa chiama la nostra compagna rossa di capelli, che dalla fretta di
raggiungere River inciampa nei suoi piedi, facendo ridacchiare tutti.
Compreso lui.
“Chissà come mai tutte le ragazze oggi sono smaniose di fare foto” la
professoressa fa una battuta che viene accolta con fischi e applausi da tutte
le mie compagne, mentre River sorride spavaldo e compiaciuto e i maschi
dietro di me borbottano.
A bassa voce, non vogliono inimicarselo.
Concordo con loro, però. River Anderson è troppo pieno di sé.
Poi la Smithson ritorna seria, e tutti osserviamo come Krista intenda
ritrarre River.
Sceglie un set con il mare e la spiaggia, poi lo allestisce aiutata da
Jenny, l’assistente. Da adesso in poi le luci sono spente, tranne i fari
professionali che servono a dare la giusta illuminazione alle immagini.
River sembra un modello navigato, si mette in posa come se avesse già
esperienza.
“Wow, guarda che muscoli tonici, che bicipiti sexy…” Lin si sporge a
sussurrarmi all’orecchio, eccitata. Io sollevo gli occhi al cielo.
Non dico niente, però ha perfettamente ragione.
Anche se considero River Anderson un pallone gonfiato con un ego
smisurato, non posso non ammettere che ha un fisico pazzesco, perfetto. E
sì… sexy. Molto.
Ma la cosa non mi tocca, non potrebbe mai essere il mio tipo, per tutti
gli ovvi motivi.
Krista è impacciata da morire, e le nostre compagne la prendono in giro,
ma alla fine riesce a fare il suo compito.
Poi tocca ad altri cinque compagni prima del mio turno e inizio a
sentirmi terribilmente nervosa.
Spero che River non faccia battute o mi ridicolizzi o farò altrettanto.
Non mi farò sminuire davanti ai miei compagni da quell’idiota.
Ho il presentimento che sia venuto per questo, facendosi scegliere dalla
professoressa. Sono un tantino prevenuta, lo so, ma chi non lo sarebbe al
mio posto?
“Non vedo l’ora che tocchi alla sottoscritta, lo renderò ancora più sexy,
gli farò abbassare i pantaloni al limite della decenza” Lin si sfrega le mani,
facendoci ridere.
Dio, è proprio una depravata.
Io invece sono nervosa non so proprio cosa farò quando…
“Brooke Carter, vieni” la professoressa mi chiama, e io mi alzo
nervosamente, di scatto. Maledetto, mi ha rovinato il mio giorno preferito.
Le mie amiche mi incitano a dare il meglio, mentre mi alzo per
raggiungere la postazione. Mi sembra di avere le gambe di piombo.
Dopo quello che è successo con lui, non ho nessuna voglia di
fotografarlo. Vorrei solo mandarlo al diavolo. Ma se voglio diventare una
brava fotografa, devo ignorare le mie emozioni, lasciando che siano le foto
a parlare, a risaltare.
Quindi respiro a fondo, imponendomi di essere concentrata.
“Ciao Brooke, sono contento di vederti” River mi saluta così, con un
tono malizioso e un sorriso scaltro che mi sorprendono.
Sento un mormorio indistinto alle mie spalle, e capisco che le mie
compagne sono sorprese. Ma mai quanto me.
Lo ignoro, e vado a scegliere il mio set, aiutata da Jenny, cercando di
non fare caso al caos che ho in testa. Non gli permetterò di farmi distrarre
da qualunque cosa stia facendo con me.
Scommetto che cercherà di sabotare le mie foto, me lo sento. Ma non ci
riuscirà.
Invece, River si rivela docile come un agnellino, comportandosi come
un consumato modello, confondendomi ancora di più… e io faccio fatica ad
ignorare il suo perfetto corpo mezzo nudo.
Gli occhi ce li ho e funzionano. Comunque, riesco a ritrarlo come avevo
in mente e quando ho finito, scappo praticamente al mio posto ignorando le
occhiate curiose delle mie compagne.

“Ma vi frequentate finalmente? Sembra di sì, perché non ce lo hai


detto?” Tori e Lory mi osservano quasi arrabbiate, probabilmente gelose
che River mi stia intorno.
Siamo fuori, nel parco attorno al Campus, è finita da poco la lezione con
la Smithson ed è pomeriggio ormai, perciò, devo ancora pranzare.
Sandie e Lin mi aspettano alla mensa, io sono trattenuta dalle mie
compagne. Pensavo volessero parlarmi della sessione fotografica.
Naturalmente, la lezione è andata per le lunghe visto che le ragazze ci
hanno messo una vita a fotografare River, tutti sappiamo che lo hanno fatto
apposta per ammirarlo per bene.
Cavolo, il mio stomaco ormai è diventato un buco nero.
“Non ci frequentiamo per niente, io e lui non…”
“Non è vero, dopo due anni stiamo imparando a conoscerci, vero
Brooke? Vieni con me un attimo” la voce di River mi coglie così di
sorpresa, che non riesco a ribattere niente.
Le mie compagne osservano a bocca aperta per lo stupore River che mi
porta distante da loro, afferrandomi per un braccio. Mi lascio trasportare
perché sono troppo sbalordita per reagire.
Quando si ferma, in un punto del parco deserto e lontano dagli edifici
del Campus, strattono via il mio braccio dalla sua presa.
Non mi piace che mi tocchi, e neanche che voglia stare solo con me,
perché non so che intenzioni abbia.
“Cosa vuoi? Perché continui a parlarmi e a seguirmi?” gli chiedo,
guardandolo storto.
Per fortuna si è rivestito, e ora indossa una maglia nera con un logo
sportivo e un paio di jeans aderenti.
Sorride, sembrando genuinamente sorpreso. Sta fingendo, lo so.
“Non posso parlarti Brooke? È vietato?” risponde divertito.
“Cosa? No. Voglio dire, perché improvvisamente ti sei accorto della mia
esistenza? In due anni ci siamo sempre ignorati, ora ti metti a fare
l’amicone. Perché?” decido di parlare chiaro.
Non sono stupida. So che c’è sotto qualcosa.
River mi osserva attentamente, come se volesse studiarmi bene, il che
mi innervosisce, ha uno sguardo piuttosto ipnotico, i suoi occhi verdi
sembrano fin troppo vividi, poi sorride, allargando le braccia.
“Per nessun motivo in particolare, mi va di farlo. Mi sono accorto in
ritardo che sei molto carina Brooke Carter, non è un delitto, vero? Hai un
ragazzo ora? Credo di no, ti vedo sempre con le tue amiche; quindi, credo
che ti darò la caccia” si abbassa a parlarmi sottovoce, proprio davanti al
viso, poi si volta e se ne va, lasciandomi qui a bocca aperta per lo shock.
Cosa… cos’ha appena detto? Caccia?
Non intenderà in quel senso, vero? Non è proprio possibile, dev’essere
uno scherzo, non c’è altra spiegazione.
Raggiungo le mie amiche in mensa, completamente confusa e
sconvolta…
5
River
“Hai lanciato l’esca? La principessa ha abboccato?” Mitch ride,
togliendosi la maglietta verde, che fa parte della divisa della squadra di
hockey, lanciandomi un’occhiata divertita.
Abbiamo appena finito gli allenamenti serali, siamo negli spogliatoi e
stiamo per fare la doccia.
“Oh sì, il pesce sta abboccando alla grande. Dovevate vederla, è
completamente andata, confusa dal mio interessamento per lei. Ma non è
stupida purtroppo, mi ha detto che lo trova strano e che ci deve essere sotto
qualcosa. Devo stare attento, non starle troppo addosso o mangerà la foglia”
gli spiego, ripensando a quello che Brooke mi ha detto oggi al parco.
“Cazzo, ecco perché odio le ragazze belle e intelligenti, non puoi
nascondere loro niente. E lei è proprio quel tipo. Sarà dura farle aprire le
gambe, eh River?” Jess mi pungola in tono di sfida, il bastardo.
Sa che così mi impunterò ancora di più nell’impresa.
“Non per me. Nessuna resiste al mio fascino, in una settimana sarà
scopata a dovere, puoi contarci” mimo l’atto di sparargli, con una risata, e i
due idioti urlano e cazzeggiano forte dandomi del bastardo, facendo finta di
picchiarmi, e come al solito monopolizziamo l’attenzione di tutta la squadra
che si unisce a noi.
Cazzo, adoro il College, giocare a hockey e scopare, studiare il meno
possibile, fare cazzate come questa… è il College che sognavo.
Non mi interessa che qualcuno rimarrà male se io e miei amici facciamo
battute, o se qualche ragazza avrà il cuore infranto, non sarà la morte di
nessuno. Dovrebbero prenderla con filosofia, onorati che io presti loro
attenzione in ogni modo possibile.
Io, River Anderson, il re del Campus. Nessuno è come me.
E Brooke Carter non avrà speranze, non potrà resistere al mio finto
corteggiamento.
Lei, la cheerleader più popolare, agognata da parecchi ragazzi, sarà mia.
Dopo due anni passati ad ignorarci, anche lei cadrà nella mia rete, e sarà
un goal spettacolare. Ne parleranno tutti, sarà un evento epico.
So che moltissimi pensavano ci saremmo messi insieme all’inizio del
College, invece è andata al contrario. Fino ad ora. Non che adesso io
spasimi per lei.
Mi sta ancora sulle palle con la sua aria altezzosa, ma è il pensiero che
la farò cadere ai miei piedi che mi eccita. Le farò perdere quella spocchia
che ha sempre nei miei confronti.
Mi sono sempre bruciate le sue occhiate sprezzanti e fredde. Ora mi
potrò rifare e dare quello che si merita a quella stronzetta.
Lascio perdere le riflessioni per andare sotto la doccia, e sorrido a
quello che mi aspetta dopo.
“Ehi River, sei bellissimo oggi, ci vediamo dopo lezione?” Shana, una
delle cheerleader con la divisa addosso, mi si struscia contro appena esco
dal mio dormitorio.
Me la sono già scopata, ma vorrebbe fare un altro giretto con il
sottoscritto.
Non mi va, non sarebbe divertente. Non due volte con la stessa ragazza.
“Non posso. Lasciami o mi farai fare tardi” le dico, allontanandola, e lei
mette il broncio.
“Sei davvero cattivo. E da quando poi ti preoccupi di arrivare in
orario?” mi chiede, sollevando un sopracciglio perfettamente disegnato.
Non ha tutti i torti. Ma lo faccio da quando devo vincere una
scommessa e incontrare la principessa, però Shana per ora non deve
saperne niente, è anche una pettegola, lo sanno tutti. E se spifferasse
qualcosa in giro, andrebbe tutto a puttane.
“Non posso? Devo chiedere il tuo permesso? Vai, ho da fare” le
rispondo brusco, voglio che si tolga dalle palle.
Mi ripete che sono un bastardo, poi se ne va pestando i piedi. come una
bambinetta capricciosa.
Sorrido perché ha pienamente ragione. Lo sono eccome, soprattutto con
le tipe appiccicose come lei.
Sospiro a fondo e poi attraverso i prati ben curati del Campus, che mi
condurranno all’aula di storia, oggi è l’ultimo giorno, domani è sabato e
non abbiamo altre lezioni fino a lunedì.
Perciò potrò dedicarmi al mio obiettivo. Devo farla impazzire, farle
perdere la testa.
Sorrido perché sarà difficile, già appare arrabbiata che io le presti
attenzione, ma così è solo più divertente. E poi ho notato come mi guardava
quando è toccato a lei ritrarmi.
Come se le piacesse quello che stava vedendo. Come a tutte le altre
ragazze. Solo che cercava di nasconderlo mostrandosi distaccata, ma l’ho
capito. Ho letto nel suo sguardo ammirazione, stupore, verso il mio corpo.
Brooke Carter non è così indifferente verso il sottoscritto.
Ignoro le occhiatine maliziose, gli ammiccamenti delle ragazze che
incontro, non devo farmi distrarre oggi.
Eccola là, sta arrivando anche lei, trafelata, dalla direzione opposta alla
mia, da dove si trovano i dormitori delle ragazze, ma non serve a un cazzo,
le ragazze di notte raggiungono le nostre camere facilmente, fregandosene
delle regole.
Non basta costruire i dormitori in due zone lontane, questo non ha mai
frenato nessuno. Correre pericoli per farsi una sana scopata rende tutto
ancora più eccitante.
Affretto il passo per raggiungerla prima che entri dentro all’edificio, e
appena mi vede solleva gli occhi al cielo, infastidita.
Io invece sorrido.
Beh, è davvero bella, su questo non ci piove. Lunghi capelli biondi,
occhi nocciola dalla forma allungata che le donano uno sguardo particolare.
Corpo perfetto… è un bel bocconcino, peccato il carattere di merda.
“Buongiorno Brooke, o meglio, buon pomeriggio, come stai?” le chiedo
affiancandola, e quasi scoppio a ridere quando mi osserva a bocca
spalancata, per poi fulminarmi con un’occhiataccia.
Le altre ragazze appena le fisso, o rivolgo loro la parola, si mettono in
mostra, fanno le smorfiose e mi adulano in ogni modo, ma lei invece appare
incazzata e sembra voler fuggire via.
La sua reazione è stimolante, stuzzicante, mi fa venire voglia di
continuare. In un certo senso è eccitante.
“Stavo meglio prima di vederti, perché sei qui?” mi chiede, fermandosi
appena dentro l’atrio dell’edificio. Ha un tono esasperato, e mi devo
trattenere dal ridere.
“Hai dimenticato che abbiamo storia in comune? Sai, sei l’unica ragazza
che si dimentica che c’è anche il sottoscritto, devo ritenermi offeso?” mi
chino verso di lei, che mi arriva all’altezza delle spalle, e i suoi occhi si
fanno enormi, la sua testa scatta all’indietro e io rido.
Mi guarda perplessa, poi scuote la testa.
“Sì. Ritieniti decisamente offeso. Smettila di seguirmi, quante volte te lo
devo ripetere?” afferma seriamente esasperata, incamminandosi di fretta
verso l’aula.
Sorrido per il suo ribattere, è divertente. Le vado dietro, mettendomi al
suo fianco, notando che i ragazzi in giro ci osservano incuriositi e
interessati.
Si spargeranno pettegolezzi su noi due in tutto il Campus, ma non me ne
frega un cazzo, sto solo giocando con Brooke, quando avrò raggiunto il mio
obiettivo la lascerò perdere subito.
Che dicano quello che vogliono, tutti sanno che non faccio sul serio con
le ragazze, penseranno di sicuro che mi voglio scopare la principessa per
divertimento.
Il che in parte è vero, ma solo per vincere la scommessa, altrimenti non
l’avrei mai avvicinata.
Quindi ignoro le occhiatine che ci lanciano e presto attenzione solo a
lei, come dovrebbe fare un bravo ragazzo. Cosa che non sono affatto.
“Per vederti, e per sedermi accanto a te” le dico, e mi trattengo dal
ridere quando inciampa nei suoi piedi per lo shock, fermandosi a fissarmi
incredula.
“Se stai giocando con me, piantala subito. Non mi va di perdere tempo
con i tuoi giochetti. Vatti a trovare un’altra ragazza, anzi, vai ad
importunare qualcun'altra. Una a cui piaci” dichiara seria, poi sorride
malignamente alle ultime parole.
Sorrido anch’io perché è una tosta, non sembrava in realtà. È una bella
sfida.
“Ehi, frena. Che stai dicendo? Non ti sto prendendo in giro, te l’ho già
spiegato al parco. Sei completamente fuori strada Brooke. Mi interessi in un
altro modo, e non è quello che credi” le rispondo in tono malizioso.
È fin troppo furba, devo stare attento.
Scuote la testa con una smorfia esasperata, e praticamente corre dentro
l’aula per allontanarsi dal sottoscritto, mentre io la seguo con il sorriso sulle
labbra.
Sì, sto iniziando a divertirmi. Brooke Carter è divertente, non l’avrei
mai detto. Almeno fingere di corteggiarla non sarà una noia mortale come
credevo.
Poi entro in aula andando a sedermi al suo fianco, sbalordendo lei e i
nostri compagni quando arrivano, sempre più confusi, persino il professore
si mostra quasi sconvolto che io sia già qui, e seduto di nuovo in prima fila.
Ma tutto questo non mi interessa, non seguo veramente la lezione, ho
già chi mi darà gli appunti. Fingo solo per vincere la scommessa, e credo
proprio che ce la farò, anche se Brooke me la rende difficile.
Ma è proprio questo che rende tutto stimolante, entusiasmante.
Mi volto verso Brooke e le sorrido, cosa che le fa distogliere
immediatamente lo sguardo infastidita, allora le prendo nuovamente il libro
come l’altra volta per fingere di stare a segno con lei, mettendolo in mezzo
a noi due.
Si rassegna, sollevando gli occhi al cielo, e fissando ostinatamente il
professore. So che lo fa apposta perché la sto guardando, è rigida come un
palo, vorrebbe piantarmi un calcio nelle palle per farmi allontanare, sarebbe
proprio da lei.
Peccato che non può e deve sopportarmi.
Sorrido di più, e sfioro il suo gomito con il mio facendola sussultare.
Dal fremito che le attraversa il braccio capisco che vorrebbe spostarsi,
ma non può, sa che vincerei io, quindi rimane ferma, a contatto con me,
stizzita.
Dio, è davvero divertente, ha delle reazioni quasi esilaranti.
Ho pietà di lei, quindi smetto di osservarla facendo finta di interessarmi
alla lezione, e posso sentire che si rilassa.
Per questo mi copro un sorriso con la mano, aumentando il tocco con
lei…
“Cosa stai facendo?” Brooke si allontana i lunghi capelli biondi dal
viso, dato che oggi tira un leggero venticello, e mi osserva perplessa mentre
la seguo verso il suo dormitorio finita la lezione di storia.
Inutile dire che quasi tutti quelli del Campus che incrociamo, ci fissano
incuriositi, lei è molto a disagio, io no.
“Ti accompagno. Non posso? Hai un ragazzo geloso? O più ragazzi
gelosi?” le chiedo, quando ci fermiamo vicino a una panchina al limitare del
parco.
Si blocca di colpo, rivolgendomi un’occhiata al vetriolo.
“Cosa? Perché dovresti accompagnarmi? E non sono affari tuoi se ho un
ragazzo o meno” il suo tono è quasi sdegnato per la mia domanda.
Cazzo, è davvero una dura, Brooke Carter mi ha stupito, la facevo più
docile.
“Senti, stasera ti va di uscire con me?” sgancio la bomba, e giuro che
faccio forza su me stesso per non scoppiare a riderle in faccia quando mi
guarda a bocca aperta.
Sembra le sia preso un colpo. Ma devo darmi una mossa, una settimana
passa in fretta.
“Cosa… stai scherzando, vero?” balbetta, sbattendo freneticamente le
ciglia, sconvolta.
“No. Sono serissimo. Ti sto proponendo un appuntamento. Ti va di
mangiare qualcosa con me? Se vuoi possiamo anche non restare al Campus,
ci fisserebbero tutti in modo strano. Conosco una pizzeria poco lontano da
qui, fanno delle pizze molto buone. Vorrei conoscerti meglio Brooke, solo
questo” le propongo una cosa semplice, che non desti sospetti.
Mi impongo anche un tono serio, da bravo e affidabile ragazzo.
Perché lei creda che io sia diverso da come sembro, deve fidarsi di me.
È rimasta senza parole, si limita a fissarmi senza espressione, attonita.
Non sa se credermi o no. Per questo la fisso intensamente, per farle
intendere che ho solo buone intenzioni.
“Neanche nei tuoi sogni River Anderson. Io non uscirò mai con…”
“Perché? Ti ho forse fatto qualcosa di male in questi due anni? È un
delitto volerti conoscere? So che non ci siamo mai piaciuti, o meglio, io non
ti sono mai piaciuto. L’ho capito da come mi hai sempre guardato. Ma giuro
che voglio solo capire chi sei. Mi incuriosisci come persona. Ti sto solo
offrendo una pizza, nient’altro. Sei così prevenuta nei miei confronti da non
accettare neanche una pizza?” la provoco.
Perché si senta in colpa per essere maldisposta nei miei confronti.
So giocare sporco quando devo, non per niente sono il miglior
attaccante della squadra di hockey del College, le finte mi riescono piuttosto
bene.

“Io… ci devo pensare. Posso darti una risposta più tardi?” ora è
parecchio confusa, come mi aspettavo.
“Wow, sei davvero la prima ragazza che mi fa penare per un
appuntamento. Per questo mi incuriosisci Brooke Carter. Dammi il tuo
cellulare, ti mando il mio numero” le sorrido, allungando una mano.
In realtà un po’ mi scoccia che non abbia accettato subito. Cazzo, devo
davvero faticare per uscire con lei, maledetta.
Le mando il mio numero, poi le restituisco il cellulare, che lei prende
come se fosse una bomba che sta per scoppiarle in mano.
“Non farmi aspettare troppo o mi arrabbierò. Ci vediamo più tardi
Brooke” la saluto allontanandomi, senza darle il tempo di ribattere
qualcosa.
Così si sentirà praticamente obbligata ad accettare. Poveretta, sta
cadendo dritta dritta nella mia trappola.
Cammino svelto verso il mio dormitorio, non vedo l’ora di raccontare
tutto ai miei amici.
Stasera riuscirò a rubarle un bacio. Non so se la cosa mi intrighi o mi
dia fastidio.
6
Brooke
Mi do dei pizzicotti per capire se sia tutto vero e non un sogno… o forse
dovrei dire incubo?
Non mi aspettavo che mi avvicinasse di nuovo a storia. Mi ha persino
toccata. Il suo tocco non era casuale, non sono un’ingenua, so che lo ha
fatto apposta per indispettirmi.
Poi… mi ha chiesto un appuntamento.
Sembrava serio, e a me si è spezzato il fiato per lo shock. A che gioco
sta giocando? Sto iniziando a pensare che forse vuole davvero solo
conoscermi.
D’altronde siamo entrambi i ragazzi più popolari.
Fisso il cellulare nelle mie mani come se bruciasse. Non so cosa fare.
Sì, una parte di me desidera accettare il suo invito per vedere cosa
succederà, l’altra parte è molto, molto scettica.
So chi è River, e ho sempre cercato di ignorarlo. Troppo tronfio, pieno
di sé, anche se ne ha tutti i motivi. A volte lui e i suoi amici li avrei voluti
picchiare.
Per via di come hanno distrutto la reputazione ad Olivia.
Deficienti.

Per questo non so cosa fare. Odio River per il ragazzo che è, cioè pieno
di sé e a volte bastardo.
Ma una parte di me è anche incuriosita da lui. Il suo ostinarsi a
inseguirmi è esasperante, ma anche in un certo senso divertente.
Se non sapessi chi è in realtà lo troverei quasi simpatico.
Sandie irrompe nella camera in fretta e furia, buttando lo zaino sul suo
letto, poi viene verso il mio afferrandomi per le spalle, con lo sguardo
allucinato.
“Dio, che c’è? Che è successo?” le chiedo, iniziando a preoccuparmi.
“Brooke, non andare fuori di testa, ma devo dirti una cosa. Ascoltami
bene” dichiara con un’espressione che non le ho mai visto.
Annuisco con il cuore in gola. Cavolo, cosa sarà successo?
“Stavo tornando e per caso, ho incrociato River e i suoi due amici
davanti alla caffetteria. Erano fuori e parlavano… di te. Mi sono nascosta
dietro al grande cartellone lì vicino per sentire cosa dicessero” Sandie
stringe le labbra e sospira a fondo.
Faccio una smorfia perché immagino già cosa voglia dirmi, brutto
bastardo, sapevo che c’era qualcosa sotto fin dall’inizio, e che non dovevo
fidarmi di lui.
“Spara, sono proprio curiosa” le dico arrabbiandomi.
Lei aggrotta le sopracciglia, poi mi lascia andare e si siede sul letto
accanto a me.
“Bene. Mitch, il suo amico biondo gli ha chiesto se tu avessi accettato il
suo invito per stasera. Ho sentito che ha fatto proprio il tuo nome, e River
ha risposto di no, ma che lo avresti fatto di sicuro. Che era certo che entro
stasera ti avrebbe baciata. Hanno parlato di una scommessa. Che River ti
porterà a letto entro una settimana. Ridevano come degli idioti, quegli
stronzi. Sapevo che stava tramando qualcosa quel bastardo” Sandie sbatte
un pugno sul mio letto, arrabbiata.
Respiro a fondo più volte per calmarmi, perché devo trattenermi dal
correre al suo dormitorio e spaccargli qualcosa in testa.
Come ha potuto? Mi ha presa in giro fino ad ora, e se gli avessi dato
corda sarei diventata il suo trofeo più importante.
“Lo ammazzo, giuro che lo faccio!” sbotto, perché sono davvero
incazzata.
Mi brucia da morire essere quasi caduta nel suo tranello.
Moltissimo.
“No. Non devi ucciderlo. Aspetta, mi è appena venuta un’idea per
vendicarti. Ascolta, perché non lo seduci e poi lo pianti sul più bello
sbattendogli in faccia che sapevi della scommessa? Molto meglio che
ucciderlo, o farti vedere da lui arrabbiata, riderebbe e basta. Se lo merita
quello stronzo. Ripagalo con la stessa moneta. Che ne dici?” Sandie mi
fissa con un sorrisetto cattivo.
Ci penso su e mi sembra sempre di più un’ottima idea.
Sì, dovrò sforzarmi moltissimo, perché vorrei ucciderlo, ma così è la
vendetta perfetta. E sarà anche un modo per ripagare Olivia per quello che
le ha fatto quel bastardo.
“Lo farò. Perderà la testa per me, e quando crederà di riuscire a portarmi
a letto… lo manderò al diavolo. Non vedo l’ora che succeda, e vedremo chi
perderà la faccia” sorrido malevolmente anch’io, battendo un cinque con
lei.
In quel momento entra Lin, che ci fissa confusa.
Viene a sedersi a terra, su un cuscino di fronte a noi, e ascolta tutta la
storia.
Ma non ha la reazione che mi aspettavo.
“Povero River, non sarà troppo per lui?” sembra più dispiaciuta per
quell’idiota che per me. Non è strano?
“Ma hai sentito quello che volevano farle?” Sandie è infastidita con lei,
e anch’io in verità. Dovrebbe essere arrabbiata come noi, dato che è mia
amica.
“Sì, ed è una cazzata tremenda, però farlo eccitare e perdere la testa per
poi dargli il due di picche, mi sembra troppo” afferma, scuotendo la testa e i
lunghi capelli neri.
È più bassa e muscolosa di noi due, e ha due occhi neri molto intensi.
Non so perché, ma ho sempre segretamente preferito Sandie a lei, c’è
qualcosa in Lin, che non me la fa sentire vicina come Sandie.
“Troppo? Stai scherzando? Far perdere la testa a me e portarmi a letto
per una stupida scommessa, allora cosa ti sembra?” non riesco a non
irritarmi con lei. Sembra parteggiare per River.
Spalanca gli occhi stupita dal mio tono, e alza le mani in alto.
“Scusa, volevo dire che per un ragazzo portarlo ad eccitarsi per niente, è
un po' una cattiveria. Certo che sono arrabbiata con lui per quello che
voleva farti, è orribile” dichiara in tono di scuse.
Non so se sia del tutto sincera, ma non mi va di litigare con lei.
So che è pazza di River, e in certo senso posso anche capirla, è triste
perché lui non le ha mai prestato attenzione, e sapere che ora la presta alla
sottoscritta, anche se per finta, deve darle fastidio.
Perciò, lascio perdere la questione, dicendo che devo chiamare River
per mettermi d’accordo per stasera, lei annuisce e sembra sollevata che non
ce l’abbia più con lei.
Sandie borbotta piano e non sento cosa dice.
Probabilmente non è d’accordo che io abbia lasciato perdere con Lin, a
volte mi sembra che non la sopporti. Ma forse mi sbaglio.
Mi allontano da loro per chiamare il bastardo e fingere di accettare il
suo invito, e al solo sentire la sua voce compiaciuta, mi viene voglia di fare
una pernacchia nel telefono.
Ma mi trattengo, facendo finta di parlare normalmente.
Ci accordiamo per incontrarci alle otto davanti alla libreria del Campus,
che si trova leggermente distante dagli alloggi.
Probabilmente non vuole attirare troppo l’attenzione stasera. Dice che
ha una Toyota sportiva blu metallizzata, che mi aspetterà in auto.
Abbiamo il coprifuoco alle undici e mezza. A quell’ora tutti gli studenti
devono essere nei loro dormitori. Un sovrintendente passa a verificare,
segnandosi i nomi. Questo per la sicurezza di noi studenti.
Accetto, trattenendomi dal salutarlo con un insulto, poi butto il cellulare
sul letto con stizza.
Ma sorrido crudelmente.
Lo farò morire dal desiderio, quello stronzo, e finalmente avrò la mia
vendetta.
“Ehi, sei quasi inquietante, smettila con quel ghigno, sembri Freddy
Krueger” Lin rabbrividisce, fissandomi, Sandie scoppia a ridere,
avvicinandosi.
“Ben detto, la sua mente malvagia è già all’opera. Adesso cerchiamo il
vestito più sexy che hai, forza” batte le mani eccitata, tirandomi verso il mio
armadio.
Anche Lin partecipa, ritornando la solita di sempre.
È già buio, le lunghe giornate estive, quando la luce del sole tramonta
tardi, sono ancora lontane. L’aria è frizzante, fredda ma non troppo. Per
questo ho indossato una giacca di jeans sopra al vestito nero, quello corto
con le maniche a palloncino e la generosa scollatura squadrata, e le scarpe
con il tacco alto.
Una scelta ben mirata, per farlo rimanere a bocca aperta.
Anche se mi sta corteggiando per finta, è pur sempre un ragazzo.
Uno di quelli che si scopa anche l’aria, se potesse. L’idiota.
“Wow, Brooke, sei stupenda stasera. Non dirmi che hai un
appuntamento. Non spezzarmi il cuore, ti prego…” Jamie, un mio fan,
carino e simpatico, ma che non è assolutamente il mio tipo, studente di
letteratura, viene a rompermi le uova nel paniere proprio adesso, accidenti.
“Grazie. Sì, ho un appuntamento, mi dispiace” gli sorrido con cautela.
Mi è anche appena venuto in mente che devo far circolare la notizia. Più
gente sa che usciamo insieme, più River ci rimarrà di merda quando gli
darò il benservito.
“Hai un ragazzo? Chi è che ti ha portato via da me?” poverino, sembra
quasi piagnucolare. So di piacergli molto, ma entrambi abbiamo già chiarito
la cosa.
Mi dispiace per lui, ma non posso farci niente se non mi attrae.
Sia chiaro, nemmeno quel pallone gonfiato di Anderson mi attrae, sto
solo fingendo che lo faccia.
“Io. C’è qualche problema?” la sua voce coglie di sorpresa me e Jamie,
facendoci sobbalzare.
Mi volto e osservo sbigottita River che torreggia su di noi,
spudoratamente bello con i capelli scuri appena bagnati dal gel, un
giubbotto di pelle nera sopra a una maglia grigia, un paio di jeans aderenti.
Se non sapessi che bastardo sia in realtà, lo troverei affascinante, sexy
addirittura, ma purtroppo lo conosco bene, quindi non esercita nessun
fascino su di me.
Jamie strabuzza gli occhi, il suo sguardo rimbalza come la pallina
impazzita di un flipper da me a River.
Sì, noi due insieme facciamo effetto.
Come ho già detto, all’inizio si aspettavano tutti che ci mettessimo
insieme, ma non è mai successo, dev’essere scioccante adesso per tutti
quanti.
“Ah, io… non lo sapevo. Beh, divertiti Brooke. Ehm, ciao Anderson”
Jamie, il poveretto, sembra in apnea, scappa letteralmente via con la coda
tra le gambe.
Beh, posso capirlo, River è alto quasi uno e novanta, con un fisico da
giocatore di hockey, nessuno vorrebbe inimicarselo.
“È un tuo ex quell’idiota? Te li scegli male, fattelo dire” River
ridacchia, guardandomi derisorio, con un’aria di superiorità.
E io vorrei piantargli due dita negli occhi per quanto è strafottente, si
crede proprio un Dio, l’idiota.
“Non è un mio ex, e poi è un bravissimo ragazzo, a cuccia Anderson”
affermo stizzita, non riesco a resistere dal fargli abbassare la cresta, e la
serata non è nemmeno iniziata.
Dio, come farò a fingere che mi piaccia?
Subito sembra voglia darmi una rispostaccia, poi sorride, facendomi
segno con la mano di andare verso la sua auto.
So che anche lui si sta trattenendo. Deve fare finta di essere pazzo di
me, devo ammettere che ha un autocontrollo di ferro. Beh, d’altronde è un
atleta, deve averlo per forza.
Ma devo ricordarmi che anch’io sto ingannandolo, quindi è meglio se
contengo il fastidio che mi provoca.
“Sai, sei molto diversa da come credevo. Sei una tosta” afferma in tono
indecifrabile.
Forse vorrebbe intendere che mi credeva un’oca giuliva come quelle
che si porta a letto di solito. Sarebbe stato più facile per lui.
Mi viene da ridere ma mi trattengo.
“Sì, lo sono, è un problema per te?” non riesco a non stuzzicarlo, ora
che so della stupida scommessa tra lui e i suoi amici, vorrei prenderlo a
calci nel sedere. Quindi, qualche stoccata maligna mi è permessa.
Sembra ponderare bene la risposta, poi mi sorride e risponde che invece
la cosa lo intriga.
Inaspettatamente mi apre la portiera dell’auto come un vero cavaliere.
Se non fosse lui, sarei piacevolmente sorpresa, ma so che sta solo
fingendo.
Tutto quello che fa o dice sono solo menzogne, con l’intento di portarmi
a letto. La sua gentilezza e premura sono maschere che indossa per
circuirmi.
E se non sapessi cosa sta tramando, sarei stata ingannata per bene.
River Anderson oltre a un bravissimo giocatore, è anche altrettanto
bravo come attore.
Saliti in auto, mi chiede se voglio ascoltare della musica, e gli rispondo
di sì, mi aiuta a rimanere lucida e calma.
River traffica con dei bottoni e una canzone pop, a basso volume
riecheggia nell’abitacolo. Ha un’auto molto tecnologica, che deve costare
una fortuna.
Ma lui può permetterselo, è un ragazzo ricco di famiglia.
Mentre usciamo dal Campus, River non parla, concentrato sulla guida, e
io butto un occhio dalla sua parte.
Stasera, vestito informale, senza le solite tenute sportive, sembra un
altro. È davvero molto attraente, ha un profumo virile ma dolce, è
ingannevolmente impeccabile e educato.
Capisco perché moltissime ragazze perdano la testa per lui. Anche se a
me risulta del tutto indifferente, perché so chi è in realtà, e non potrebbe
mai piacermi.
Usciamo dal Campus, lasciandoci alle spalle le file di querce antiche
che ne delimitano il passaggio, e i grandi edifici sullo sfondo che lo
compongono.
È una sensazione strana, perché prima di stasera, in due anni, non sono
mai uscita dal Campus se non per tornare a casa. D’altronde io e le mie
amiche non abbiamo un’auto, e i ragazzi che ho frequentato erano tutti
studenti come me; quindi, non c’è mai stato bisogno di allontanarmi da qui.
“Sembri quasi spaesata. Non hai mai lasciato il College?” River mi
distoglie dalle mie riflessioni, chiedendomelo in tono quasi incredulo.
Distolgo lo sguardo dal finestrino per riportarlo su di lui, che guida con
una mano, con una sicurezza elegante ed esperta.
“No, non posseggo un’auto, di solito quando torno a casa chiamo un
taxi per farmi portare alla fermata dell’autobus” gli spiego, trattenendomi
dal rispondergli in tono infastidito che non tutti godiamo dei privilegi che
ha lui.
Che i professori non chiuderebbero un occhio per me se tardassi e
infrangessi il coprifuoco. O che non ho dei genitori ricchi che possano
permettersi di regalarmi un’auto solo per scorrazzare fuori dal Campus
come fa lui, per divertirsi.
Si volta a lanciarmi un’occhiata sbigottita, poi scuote la testa.
“Non ci credo, tu, la principessa del Campus, che non si è mai
avventurata fuori? Credevo che tu e le tue amiche usciste tutte le sere a
folleggiare, non è così che fanno le cheerleader? O almeno quelle con cui
ho… che ho conosciuto” si corregge all’ultimo minuto.
So che intendeva dire con cui ha fatto sesso, lo sanno anche i muri del
College, e le ragazze con cui esce non sono mie amiche, troppo superficiali
e facili, che passano da un ragazzo all’altro, quasi fosse una gara a chi si
porta più a letto i ragazzi trendy del College, ce ne sono parecchie così.
Non che io le critichi, ognuna è fatta a suo modo, solo non ho niente in
comune con loro.
“No, io folleggio dentro al Campus, non c’è bisogno di andare lontano”
lascio sottintendere che per stare con qualcuno, non è necessario andare
chissà dove.
River si ferma ad un semaforo e si volta a fissarmi, io ne sostengo lo
sguardo intenso.
Un’altra al mio posto sarebbe già tutta eccitata, perché River ha uno
sguardo davvero profondo, penetrante, sfrontato. Che sembra spogliarti.
Ma con me non funziona.
Tamburella con le dita il volante, un braccio appoggiato al finestrino
chiuso, gli occhi fissi su di me.
“Ah, sì? Porti i tuoi ragazzi in camera? Come fai con la tua amica, vi
mettete d’accordo?” chiede in tono malizioso.
Pervertito, ha in mente solo una cosa.
“A volte sì, a volte no” rispondo criptica, non sono affari suoi, se lo
scorda che gli racconti le mie avventure amorose.
“Wow, sarei curioso di sapere dove fai sesso al Campus. Sai, c’è molta
curiosità su di te riguardo a questo argomento” dichiara, ripartendo
lentamente quando il semaforo è verde.
Purtroppo, devo ammettere che mi piace come guida. Ha una guida
fluida, elegante e mai troppo esagerata, credevo il contrario.
“Davvero spettegolano su dove porto i ragazzi per fare sesso? Dio, ce ne
sono di idioti al mondo” ribatto incredula, poi mi rendo conto che si è
irrigidito sentendosi di parte, dato che è uno di quegli idioti.
Siccome devo ingraziarmelo per portare a termine il mio piano, mi
sforzo di rimediare.
“Beh, li capisco in parte, perché anch’io come tanti altri a volte mi sono
chiesta dove anche tu porti le tue numerose ragazze” uso un tono
falsamente curioso.
In realtà non me ne può fregare di meno.
La sua testa scatta istantaneamente verso di me, con uno sguardo
sorpreso, e siccome gli sto sorridendo, lui fa altrettanto, gonfiando il petto.
Stupido pallone gonfiato.
“Ho una stanza tutta mia al Campus, è facile, e poi gli spogliatoi bui
sono un ottimo posto, aumentano l’eccitazione delle ragazze. Sai, scopare
con un atleta popolare nel posto in cui si spoglia nudo, è eccitante per loro,
farlo al buio, con il pericolo di venire scoperti, ancora di più. Mai provato?”
domanda, la voce bassa e carica di sottintesi.
Rabbrividisco, non so nemmeno per quale motivo, sentendomi per un
attimo a disagio.
River Anderson non ha nemmeno un briciolo di vergogna.
E resetto immediatamente dalla mia mente l’immagine che le sue parole
hanno evocato. Troppo per me.
“Guida Anderson” gli dico, evitando di rispondere, sperando che cambi
argomento. Parlare di sesso con lui non è il mio obiettivo.
Ed è anche tremendamente imbarazzante.
Lui sorride con strafottenza, alzando il volume della musica, ma di
poco, in modo che non ci sia un silenzio troppo pesante tra noi. Lo
ringrazio mentalmente, perché non ho voglia di chiacchierare ora, devo
abituarmi al fatto che sono in auto con lui, che ceneremo insieme.
È tutto troppo strano.
Non ultimo, sono arrabbiatissima con River per via della scommessa.
Come ha potuto? Come si fa a portare a letto una ragazza solo per una
stupida scommessa?
Credo sarà molto dura fingermi interessata a lui.
“Allora, com’è essere la ragazza più popolare? Quella più desiderata dai
ragazzi? È gratificante per te, quanto lo è per me?”
River mi guarda con uno sguardo malizioso, seduto di fronte a me, dopo
che ha insistito per pagare il conto lui. Abbiamo finito di cenare, e tra un
po’ ritorneremo al Campus.
Devo dire che il posto che ha scelto è carino, non troppo affollato, le
pizze erano molto buone. Non ero mai stata a cena fuori da quando
frequento l’Università. Finora abbiamo parlato solo di cose inerenti al
College.
Mi ha chiesto come sono i corsi di fotografia, come ho sviluppato
questa passione, cosa mi piace in particolare fotografare… e io gli ho
domandato dell’hockey, di cosa vuole fare dopo il College.
Come previsto ha risposto che probabilmente sarà reclutato dall’NHL,
che è il sogno della sua vita. Non gli importa di avere bei voti, il College gli
serve solo per entrare nella Lega.
Beh, non posso dargli torto, River è un giocatore fortissimo, si merita di
farne parte, peccato il suo carattere di merda, la sua boria, il suo fregarsene
dei sentimenti altrui.
Pensa solo a se stesso, gli altri non esistono.
Ma devo ammettere che finora non è stato malaccio. Fino ad ora.
E nemmeno sono sicura che gli interessasse veramente quello che mi
chiedeva, forse era solo una tattica per ingraziarsi la sottoscritta. Fa lo
stesso, io faccio altrettanto con lui.
Adesso inizia a giocare sporco, ma se crede che mi imbarazzerò o altro,
si sbaglia di grosso.
“Beh, non posso sapere quanto lo è per te, dopotutto sei il ragazzo più
ambito, il sogno erotico di ogni ragazza, lo sai anche tu. Quindi non posso
paragonarmi a te, comunque sì, è piacevole” faccio la lecchina, devo pur
iniziare con il mio piano.
Quasi rido quando lo vedo inarcare le sopracciglia, stupito dalle mie
lusinghe. Poi sorride, un sorriso tronfio, pieno di borioso orgoglio.
“Anche tu mi ritieni un sogno erotico? Non mentirmi, voglio sapere se
ti piaccio come tu piaci a me” si sporge a parlarmi sottovoce, con un tono
suadente, gli occhi verdi accesi di eccitazione che sembrano quasi
accecarmi.
Brutalmente diretto.
Wow, visto da vicino fa un certo effetto… ma è sempre lui. Non devo
farmi distrarre dalla sua avvenenza, è ingannevole.
Soprattutto perché ho capito che ha iniziato il suo piano, brutto
bastardo. Ma anch’io ho iniziato il mio.
“Sì, ti trovo interessante. Di più per ora non posso sbilanciarmi. E tu,
invece? Ti piaccio anch’io?” devo forzare le labbra per far uscire quelle
parole, fingendo di flirtare.
E River sorride in un modo che mi fa sentire strana.
Un sorriso enigmatico, ma anche predatorio, che mi provoca dei brividi
inaspettati.
“Se non mi piacessi, ti avrei ignorato come ho fatto finora. Sei molto
bella Brooke Carter, come potresti non piacermi?” sussurra a bassa voce,
guardandomi intensamente.
E se non sapessi che sta recitando, ci crederei. Ci sa fare con le ragazze,
ma con me non attacca.
Sorrido come se fossi felice del suo complimento, sbatto le ciglia
civettuola, sentendomi un’idiota.
“Grazie, anche tu lo sei. Però, come mai ti sei interessato a me proprio
ora?” butto la bomba, voglio vedere la sua reazione.
Subito sembra preso alla sprovvista, soprattutto dal mio complimento,
poi si sporge di nuovo verso di me con uno sguardo quasi incendiario.
“Non c’è un vero motivo. Ti ho vista con la divisa delle cheerleader e
mi hai colpito. Direi che mi sono svegliato tardi, ma meglio tardi che mai,
no? Che ne dici se usciamo di qua e torniamo al Campus? Per me non ci
sarebbero problemi se rientro più tardi, ma per te non ci metterei la mano
sul fuoco” la sua voce è come una carezza vellutata.
Posso trovarla seducente e sexy, ma non mi fa effetto, perché so che sta
solo fingendo. Tutto quello che dice e fa, è solo scena per portarmi a letto e
vincere la scommessa.
Scommetto che tenterà di baciarmi, il bastardo, e forse lo accontenterò,
devo fargli perdere la testa, eccitarlo fino a farlo impazzire.
Però mi costerà parecchio, ora che so cos’ha in mente lo sopporto
ancora meno di prima.
Annuisco e ci alziamo entrambi per uscire dal locale. River, da perfetto
finto gentiluomo, mi scorta fino alla porta con un tocco leggero come una
piuma sulla schiena.
Farà così anche con le altre ragazze?
Probabilmente no, dato che se le porta subito a letto. Con le altre non
deve vincere nessuna scommessa, quindi può evitare di fare il bravo
ragazzo.
Lascio che mi scorti in questo modo fino alla macchina, che mi apra la
portiera, e che poi mi guardi con falso desiderio, una volta salito in auto.
Merda, non vorrà baciarmi adesso, vero? Non voglio, non subito.
Per fortuna distoglie lo sguardo, mettendo in moto, e facendo
retromarcia per ripartire.
All’improvviso mi rendo conto in che guaio mi sono andata a ficcare.
Per un millesimo di secondo, come se una particella di tempo si fosse
congelata, vorrei disperatamente tornare indietro, e dire a River che so tutto.
Finirla qui.
Perché mi sembra un grosso casino, un’enorme stronzata, ma non posso
farlo.
So che non desisterebbe lo stesso. Non può perdere, nemmeno se
venisse scoperto.
È un combattivo nato, lo si capisce bene quando è sulla pista ghiacciata,
marca il disco con accanimento quasi ossessivo, finché riesce a farla entrare
in porta.
Per questo devo andare avanti con questa farsa. È l’unico modo per
fermarlo, e perché per una volta diventi lui quello scaricato e trattato di
merda davanti agli occhi di tutti.
Almeno saprà cosa si prova.
Olivia non è l’unica ragazza a cui River ha spezzato il cuore. Lo ha fatto
con tante altre. Ma lei è la sola ad aver sofferto moltissimo, fino ad aver
avuto bisogno dell’aiuto di uno psicologo.
Come ho detto, la sua autostima è andata in pezzi per colpa di questo
stupido ragazzo. Alla sottoscritta però non succederà di sicuro.
Quindi, anche se ho dei ripensamenti, se vorrei urlargli in faccia che so
tutto e di andare al diavolo, continuerò la recita.
Lo devo a me stessa, perché non voglio che mi faccia passare da stupida
davanti a tutti, lo devo ad Olivia e a tutte le altre. Perciò respiro a fondo,
preparandomi al peggio…
7
River
Cazzo, finalmente questa serata da incubo è finita.
Non ne posso più di fare il bravo ragazzo, mi sono annoiato a morte a
parlare di fotografia e cose inerenti allo studio. Una palla.
Brooke Carter sarà pure bella, su questo non ci piove. Quando l’ho vista
stasera, vestita così, l’ho trovata sexy, e quasi ero contento di uscire con lei.
Ma mi sono ricreduto. È una di quelle tipe troppo intelligenti per i miei
gusti, una di quelle con cui devi necessariamente parlare di tutto per ore,
una di quelle che non puoi ingannare facilmente.
Devo per forza recitare con lei, sempre. È sfiancante, cazzo.
Se non fossi così competitivo e determinato, avrei mollato. Avrei
rinunciato alla scommessa di portarmela a letto. Troppa fatica, al diavolo,
ma non posso.
River Anderson non perde mai. Sono come un panzer, vado avanti con
ferrea determinazione calpestando ogni ostacolo pur di arrivare alla meta.
Come nell’hockey.
Per questo non posso rinunciare. Non è nella mia natura.
Per fortuna almeno è bella da guardare, perché sinceramente, ho
ascoltato con un orecchio solo la litania su quanto le piace fare la fotografa
e studiare.
Devo movimentare la serata, darmi una mossa.
Se continuiamo di questo passo, la settimana sarà finita prima che io le
dia anche solo un bacio.
Merda, non ne ho nessuna voglia. Tutto il suo conversare mi ha
ammosciato, annoiato, non sono dell’umore. Credo che non la bacerò
stasera.
Mi volto e vedo che mi osserva attenta, cazzo, non posso rilassarmi un
attimo con lei.
Le sorrido, facendole l’occhiolino, lei scuote la testa e guarda avanti,
lasciandomi solo con i miei pensieri, per fortuna.
La musica riempie i nostri silenzi, abbiamo parlato anche troppo, ho
bisogno di una pausa.
Con le altre ragazze non c’è bisogno di conversare, sanno quello che
voglio da loro e me lo concedono immediatamente. Ma con Brooke è
diverso, lei non è come le altre, purtroppo.
Arriviamo al Campus mezz’ora prima che inizi il coprifuoco,
parcheggio leggermente distante dagli alloggi in modo da avere un po’ di
privacy.
Non c’è già più nessuno in giro, strano per essere sabato sera, ma forse
sono tutti a pomiciare o a scopare nascosti da qualche parte.
Tranne i secchioni, gli sfigati, e quelli che tornano a casa per il fine
settimana.
Lei si irrigidisce, con una mano già sulla maniglia della portiera, sembra
voglia scappare fuori dall’auto come se avesse paura che le salti addosso, e
riderei se potessi, perché è l’ultima cosa che vorrei fare.
“Allora, ti sei divertita? Ti piacerebbe rifarlo domani sera? Anzi, magari
potremmo vederci al pomeriggio e andare in giro in città visto che non ci
sei mai stata, poi mangiare qualcosa la sera o andare al cinema, cosa ne
pensi?” le chiedo, tamburellando le dita sul volante.
Faccio la mia parte da bravo ragazzo, senza toccarla. Non che ne abbia
voglia.
Mi fissa in modo strano, che non riesco a decifrare, poi sospira a fondo,
abbassando lo sguardo sulle ginocchia.
Cazzo, deve pure pensarci? Che stronza. Un’altra al suo posto mi
sarebbe saltata al collo tutta felice. Che lo faccia per farsi desiderare?
Non credo, però. Non mi guarda come se fosse pazza del sottoscritto,
l’ho capito. Forse non si è ancora accorta del tutto che le piaccio, ma non le
sono indifferente, altrimenti non avrebbe accettato di uscire con me.
È solo prevenuta. E fa bene.
Lei è Cappuccetto rosso e io il lupo cattivo.
“Ok, si può fare. Vediamoci fuori alle quattro, ti va bene?” risponde.
Dal suo tono sembra mi faccia una grossa concessione. Come una
regina verso un povero servo. Cretina, la prenderei a sberle.
Invece increspo leggermente le labbra in un sorriso, fingendomi
contento. Certo, come farmi estrarre un dente senza anestesia.
“Benissimo, grazie della bella serata, mi sono divertito. Sei interessante
oltre che sexy, Brooke Carter”
Cazzo, dovrebbero darmi l’Oscar per la recitazione, forse avrei dovuto
studiare arte per diventare attore.
Perché è vero che la trovo sexy, ma è interessante quanto ascoltare per
tre mesi di fila il noiosissimo professor Bells di letteratura.
Solleva le sopracciglia in un’espressione sorpresa, e per un attimo mi
sembra che si trattenga dal dire qualcosa, poi sorride anche lei, annuendo, e
mi prende alla sprovvista sporgendosi improvvisamente verso il sottoscritto.
Sbatto la nuca contro il finestrino, ritraendomi di scatto. È stata una
mossa involontaria, non me l’aspettavo.
“Sei sexy anche tu, River Anderson” sussurra, poi succede tutto in un
battito di ciglia.
Le sue labbra toccano le mie in un bacio lieve come la carezza di una
piuma, e subito dopo scompare in un lampo, scendendo svelta dall’auto
senza più voltarsi indietro, camminando veloce verso il suo dormitorio.
Rimango a fissarla scioccato.
Cazzo, mi ha baciato lei. Come dovrei interpretarlo?
Ha per caso recitato tutto il tempo con me in questi giorni, fingendosi
fredda e distante?
Le sono sempre piaciuto in questi due anni, mentre invece si mostrava
indifferente nei miei riguardi?
Scuoto la testa confuso. Non ci capisco un cazzo.
Brooke Carter è piuttosto contorta, e questo è davvero frustrante per me.
Poi, realizzo che invece ho la vittoria a portata di mano.
Perché se mi ha baciato, non le sono di certo indifferente, ora ne sono
sicuro, quindi non credo dovrò sforzarmi poi molto per portarmela a letto e
vincere la scommessa.
Praticamente ho già la vittoria in tasca.
Sorrido rimettendo in moto per tornare al mio dormitorio, sentendo uno
strano formicolio alle labbra.
“Abbassa quel bastone, Davenport! Cazzo, se stessimo giocando sul
serio avresti una penalità di cinque minuti, lo sai, vero? Correggi quel vizio,
è la seconda volta oggi. Sei un poppante per caso, che non conosci ancora le
regole dell’hockey?” il coach interrompe il nostro allenamento mattutino,
incazzato nero.
È domenica, e martedì abbiamo una partita contro i Player, squadra
abbastanza forte del Wayne State University di Detroit, mia città natale. Io
ho preferito questo College per via del coach Lancaster, il più bravo di tutto
il Michigan. Altri due studenti allenati da lui, tre anni fa, sono stati presi
nell’NHL.
Sfortunatamente l’incontro si terrà qui, altrimenti avrei potuto fare un
salto dai miei. Ma verranno a vedermi, quindi va bene lo stesso.
Mi aggiusto il casco protettivo mentre osservo Davenport che sbatte il
bastone a terra, infuriato con se stesso.
È un bravo giocatore, ma ha davvero il vizio di alzare il bastone sopra le
spalle, gesto assolutamente vietato nell’hockey.
Il coach sospende per qualche secondo l’allenamento per fare la
ramanzina a Davenport, e noi giocatori andiamo a sederci sulle panchine
attorno alla pista.
Mi slaccio il casco, togliendomelo per passarmi la mano nei capelli
umidi, e Mitch si siede accanto a me, seguito da Jess, loro invece se lo
tengono addosso.
“Ehi, non credo che durerà molto nella squadra se non la pianta di
alzare quel maledetto bastone. Per martedì il coach credo lo sostituirà con
Gomez, ma sono voci di corridoio” Mitch scuote la testa, fissando
Davenport che ascolta rigido il coach.
“Beh, sarebbe meglio, Gomez è bravo, non voglio perdere contro la
squadra di casa mia per colpa sua. Ehi, cosa fate stasera? Io sono
impegnato” mi volto a osservarli con un ghigno, e posso vedere i loro
sguardi sopresi anche da sotto il casco.
“Esci con la principessa anche stasera? Cazzo, non ce l’avevi detto
stamattina a colazione, bastardo” Jess ride, allungandosi a rifilarmi un
pugno sul braccio.
“Wow, te l’ha già data?” Mitch sembra quasi scioccato.
Rido perché sono due idioti, davvero.
“Volevo sorprendervi. E no, non ha ancora ceduto, Jess, sarebbe stato
troppo facile. Però...” Qui mi fermo per creare la giusta suspense, e loro
abboccano immediatamente.
“Però… cosa? Parla, cazzo” Mitch mi dà una leggera spallata, mentre
Jess fa segno con la mano di andare avanti a finire il discorso.
“Mi ha baciato lei” butto la bomba, con un sorrisetto compiaciuto,
mentre loro mi fissano con tanto d’occhi.
“Ti ha già baciato? Cioè, la principessa del Campus, fredda, altera e
stronza, che ti ha sempre ignorato, ti ha baciato?!” Mitch sembra davvero
sconvolto, il coglione.
“Ci stai prendendo per il culo, vero?” Jess invece scuote la testa,
credendo che io stia scherzando.
Sbuffo, ridacchiando, mentre mi infilo di nuovo il casco, perché ormai il
coach ha finito di fare la predica a Davenport, quindi l’allenamento sta per
ricominciare.
“No, è tutto vero. Prima di scendere dall’auto mi ha detto che mi trova
sexy, poi si è sporta a darmi un bacio. Probabilmente stasera concluderemo.
Cazzo, pensavo ci volesse più tempo. Sapete, secondo me ha sempre avuto
una cotta per il sottoscritto, ma fingeva che non gli interessassi. Che
stronza” affermo con irritazione.
Se davvero le sono sempre piaciuto, non capisco perché finora mi ha
guardato quasi con ostilità. Probabilmente perché l’ho sempre snobbata.
Però il suo modo di guardarmi in questi due anni, come se fossi un
idiota in confronto a lei, non era studiato, quindi non capisco.
Perché ignorarmi e lanciarmi occhiate fredde ed ostili, quando invece
era interessata a me? Dio, le donne non le capirò mai, meno che mai Brooke
Carter, è una vera spina nel fianco.
Bella è bella, ma è troppo secchiona e indecifrabile per me, stare con lei
mi fa venire il mal di testa. Odio le donne troppo intelligenti, c’è da sudare
per portarsele a letto.
“Cazzo, non l’avrei mai detto. Ci ha sempre osservato come se fossimo
cacche di cane da evitare, e poi viene fuori che invece ha una cotta per te?
Dio, questa è bella” Jess si dà una manata sulla coscia, ridacchiando da
sotto il casco.
“Wow, è uno scoop ragazzi. E così, la principessina spasimava in
segreto per il caro River. Beh, amico, non penso dovrai faticare per farle
aprire le gambe stasera. Merda, non dovevo scommettere così tanto. Sei un
bastardo fortunato” Mitch mi rifila un pugno sul braccio, pentito.
Come me, credeva che non ci sarei riuscito, invece così lui e Jess
dovranno sborsare i soldi prima.
Rido, alzandomi in piedi insieme a loro, l’allenamento sta per
ricominciare, con la sicurezza che stasera scoperò la più bella ragazza del
Campus. Che però non sopporto.
Non so se esserne orgoglioso o infastidito, in realtà non ne ho nessuna
voglia, Brooke Carter è bella, ma è eccitante quanto un palo di legno.
Fare sesso con lei non credo sarà un’esperienza mistica, dovrò usare la
fantasia per eccitarmi, almeno all’inizio, dopo diventa una cosa meccanica.
Per dirla con parole sporche, un buco è un buco, non importa molto a
chi appartenga. Se un ragazzo è eccitato ma non è attratto dalla tipa con cui
sta facendo sesso, basta chiudere gli occhi e far agire l’uccello.
È un dato di fatto per noi uomini.
E probabilmente è quello che avverrà stasera, dovrò sforzarmi, poi sarò
finalmente libero da questa tortura. Corteggiarla è una faticaccia, più duro
dell’allenamento a cui ci sottopone il coach.
Per fortuna stasera sarà tutto finito, poi, addio Brooke Carter, tornerò
alle mie solite ragazze facili, che non aspettano altro che io le scopi e basta.
Con un sorriso ritorno in pista, più carico che mai.
“Wow, dove vai così figo?” Jerome e Pitt, due amici, mi incrociano
fuori, vicino al parcheggio. Stanno andando a rimorchiare, visto che sono in
tiro anche loro.
Non sono compagni di squadra, ma solo amici, ma non al livello di
Mitch e Jess.
“Ho un appuntamento importante” rispondo sibillino. Sgancerò la
bomba, voglio che tutti sappiano che sto per farmi la principessa, sono due
anni che tutti aspettano che succeda, ormai avevano perso le speranze.
Quello che non dirò, è che lo sto facendo per una scommessa, agli altri
non deve interessare.
Sembrano scioccati, poi ridono, come se avessi raccontato loro una
barzelletta. Idioti.
“Ci prendi per il culo, vero? Se non vi sopportate nemmeno” Jerome, un
ragazzone di colore, scuote la testa scettico.
“E poi so che a lei interessa un ragazzo dell’ultimo anno, uno che fa
atletica. Dai, dicci con chi esci seriamente” Pitt mi picchietta la spalla con
una mano, ridendo.
Cazzo, per loro è così improbabile che io esca con lei? E poi cos’è
questa storia del tipo di atletica? Non ho sentito niente del genere in giro.
“Non sto scherzando, è tutto vero. Io e Brooke Carter stasera usciremo
insieme. Se non ci credete, state a guardare, sta per arrivare” rispondo,
trattenendomi dal dare un calcio nelle palle ad entrambi.
Pensano che io non sia al suo livello, per caso? Niente è impossibile per
River Anderson, e se ne accorgeranno.
“Cazzo, questo è uno scoop memorabile, non voglio perdermelo”
“Sì, voglio vederlo con i miei occhi. Non ci credo, cazzo. Sei un mito
Anderson” Pitt ora mi sorride come se fossi il Messia, mentre Jerome
sembra parecchio eccitato della cosa.
“Adesso lo vedrete. A domani” li saluto allontanandomi, con una risata
trattenuta, sono davvero due babbei, Cristo.
Avverto i loro sguardi vigili addosso, so che resteranno per assicurarsi
che non mi sia inventato tutto, e tra poco rimarranno a bocca aperta.
Mi aggiusto la camicia nera, elegante, indossata sopra a un paio di jeans
chiari, di marca, aderenti come una seconda pelle, ho anche messo più
colonia del solito. Voglio fare colpo, farle perdere la testa in modo che me
la conceda e finisca tutto.
Giocherello con le chiavi dell’auto, appoggiato con la schiena alla
macchina, e sorrido ai due idioti in lontananza con lo sguardo fisso sul
sottoscritto. Poveri ingenui, non sanno che niente è impossibile per me.
Un leggero ticchettio mi fa voltare, e la vedo arrivare camminando sui
tacchi alti.
Wow, devo dire che è un bel bocconcino, peccato che si tratti di lei. Ha i
lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle, ondulati, indossa un abito con le
maniche lunghe, colorato, che aderisce nei punti giusti, facendo intravedere
forme perfette.
Beh, questo lo sapevo già, dato che è una cheerleader, ho notato il suo
bel fisico quando indossa la divisa, ma non ci ho fatto caso più di tanto,
dato che non mi è mai interessata.
Cazzo, se non fosse così pesante e noiosa, non sarebbe neanche
malaccio scoparsela.
“Ciao, sei bellissima” la saluto con un sorriso, squadrandola dalla testa
ai piedi, e non è una balla, lo è davvero. Su questo non devo mentire
almeno.
Spero che i due idioti ci siano rimasti di sasso, ma credo di sì, purtroppo
non posso controllare o Brooke se ne accorgerebbe.
Per un attimo mi sembra spaesata, poi mi sorride.
“Anche tu lo sei. Allora, cosa facciamo per prima cosa?” mi chiede,
lasciando che le apra lo sportello dell’auto e salendo con grazia.
Wow, mi ha fatto un altro complimento, sì, le piaccio, ne sono sicuro.
“Andremo in giro per la città, mangeremo un gelato e poi se vuoi
andremo al cinema o dove vuoi tu, infine ti porterò a cena in un posto
fantastico. Che ne dici?” ho cercato online le tecniche di corteggiamento.
Questa roba non fa per me, di solito mi basta portare le ragazze in un
posto deserto e scoparmele. Semplice e pulito. Ma con lei non posso farlo.
Sembra soppesare la mia proposta, e senza farmi notare, le rivolgo una
smorfia infastidita mentre metto in moto l’auto per uscire dal Campus.
Cristo, non le va bene? Cos’ha che non va la mia proposta? Cosa si
aspetta che le suggerisca, cena a lume di candela con un’orchestra in
sottofondo? Stronzetta.
“Ok, però al posto del cinema mi piacerebbe andare al bowling, non ci
sono mai stata, so che in città ce n’è uno, mi piacerebbe provare” si volta ad
osservarmi con un sorriso enigmatico.
Per poco non sbando mentre esco dai cancelli del College. Mi ha
spiazzato. Le lancio un’occhiata stranita e sorpresa.
Bowling? Sul serio? Non me lo sarei mai aspettato da lei, non mi
sembrava il tipo.
“Davvero? Per me va bene. Ci sono stato un paio di volte con i miei
amici, è divertente. Se riesci a sollevare la palla, si intende, è piuttosto
pesante” le spiego con un sorrisetto.
Con i tacchi alti e la sua corporatura esile, voglio proprio vederla buttare
la boccia per stendere i birilli, ci sarà da ridere. Beh, almeno non mi
annoierò.
“Perfetto, allora è deciso. Però prima il gelato, mi va proprio” annuisce
soddisfatta, mentre guarda fuori dal finestrino.
Per un momento non sembra più la stronza fredda e altera che è, ma una
ragazza genuinamente contenta, e avverto uno strano verso allo stomaco.
Probabilmente ho esagerato con l’allenamento oggi, sì, dev’essere
questo. Quindi lascio perdere ogni pensiero inopportuno e mi concentro
sulla guida, lasciando che la musica riempia i nostri silenzi…
Merda, non credevo fosse così brava, fanculo, ha già fatto tre strike,
stracciandomi. Non è possibile.
“Adesso mi dici dove hai imparato. Mi stai prendendo in giro?” le dico,
guardandola storto mentre si sgranchisce le mani prima di lanciare
nuovamente la boccia.
Mi scoccia ammetterlo, ma mi sto quasi divertendo.
Non credevo fosse così, pensavo sarebbe stata un’imbranata totale, con
un’aria annoiata. Invece è piuttosto competitiva, a volte le scappa qualche
parola colorita, mi sembra di essere fuori con Mitch o Jess.
E questo mi fa sentire strano.
Lei ride, toccandosi i capelli che ha raccolto in una coda alta con un
elastico in tessuto rosa. Mi scoccia ammettere che è bella anche con ai piedi
le scarpe da bowling.
Un’altra al suo posto, con indosso un vestito come il suo e le scarpe che
ti danno in dotazione qui, comprese le calze al polpaccio, sarebbe ridicola.
Lei no.
“Gioco a bowling da quando sono una ragazzina, mio padre portava
spesso mia madre e me a giocare, ci divertivamo molto. A volte mi
mancano quei tempi” sospira con un’aria malinconica, poi si irrigidisce,
come se avesse detto troppo, e si dedica a lanciare la boccia, zittendosi.
Sollevo le sopracciglia sorpreso, non so praticamente niente di lei, oltre
al fatto che è una specie di secchiona con la passione per la fotografia.
Tutti abbiamo dato per scontato che fosse di buona famiglia, ricca come
il sottoscritto. Per i suoi modi aristocratici di porsi con gli altri, per quella
sua aria da principessa, come l’abbiamo soprannominata.
Ma forse non è così.
“I tuoi cosa fanno?” le vado vicino con la boccia in mano, pronto a
tirare dopo di lei, osservando perplesso tutti i birilli che ha di nuovo fatto
cadere.
Cazzo, non credevo avesse tutta questa forza nelle braccia, e nemmeno
che avrei perso contro di lei. Questo deve rimanere top secret.
“Cosa? Perché lo vuoi sapere?” si sposta per farmi posto, voltandosi di
scatto a fissarmi guardinga.
Bingo. Ci ho visto giusto, non è una principessa.
“Per conoscerti meglio. Non so niente della tua vita, mentre invece
credo che tu sappia tutto di me, non sono misterioso come te” le sorrido, poi
lancio la palla con forza, buttando giù tutti i birilli anch’io.
Era ora, cazzo!
“Non sono misteriosa. Semplicemente mi faccio i fatti miei. Comunque,
i miei genitori hanno un supermarket a Madison Heigts” dichiara sostenuta,
sollevando il mento e fissandomi dritto negli occhi.
Come se mi sfidasse a dire qualcosa contro di loro.
Ma non potrei nemmeno volendo. Sono scioccato, senza parole.
Un supermarket?! Cazzo, questo vuol dire che non è di buona famiglia
come sembra, da come si comporta appare come una rampolla dell’alta
società, invece…
“Sì, sono figlia di due persone semplici, non ho amici importanti, non
sono ricca come te e i tuoi amici. Qualcosa da ridire?” mi fissa dritto negli
occhi, con una luce agguerrita nello sguardo.
Wow, fa quasi paura.
Mi verrebbe da fare una battutaccia, perché se lo meriterebbe. Se la tira
tanto per poi essere la figlia di due lavoratori comuni? Credevo vivesse in
una mega villa circondata da ogni agio possibile. È questa l’idea che dà agli
altri.
Ma non posso, rischierei di far saltare tutto, e non mi va di perdere la
scommessa, non contro i due miei migliori amici. Perciò mi tratterrò,
tralasciando il modo sprezzante con cui mi ha dato del ricco.
Come se esserlo fosse una colpa.
“Assolutamente nulla. Hai dei fratelli, sorelle, o sei figlia unica?” le
chiedo, in tono indifferente, voglio che si fidi di me.
Sembra ritornare a respirare normalmente, mentre afferra un’altra
boccia e si mette in posizione per tirare.
“No, sono figlia unica anch’io, come te, River. Adesso tocca a me farti
una domanda. Sei mai stato innamorato seriamente nella tua vita?” tira la
boccia con una precisione chirurgica, facendo di nuovo cadere tutti i birilli.
Merda, è davvero portata.
Che cavolo di domanda sarebbe? E cosa gliene frega, poi?
“Se per innamorarti intendi provare piacere, sì, parecchie volte” le
rispondo in tono divertito, decidendo di stuzzicarla.
Lei solleva gli occhi al cielo, poi si sposta per farmi posto, e io mi
concentro sui birilli.
“No, non intendevo quello. Voglio dire, hai mai perso davvero la testa
per qualcuna al punto di sentirti come se stessi impazzendo?” la sua
domanda mi blocca mentre sto per lanciare.
Mi volto a fissarla come se lei fosse impazzita. Mi sta osservando con
estrema attenzione.
“Sei seria? Non credo proprio sia possibile. Cristo, no, non esiste e non
esisterà mai una ragazza che mi faccia perdere la testa in quel modo. Sono
io che lo faccio con le ragazze” ridacchio, perché è una domanda idiota.
Crede che io sia un romanticone? Si sbaglia di grosso, povera ingenua.
Nessuna ragazza mi fa palpitare il cuore come pensa lei, ma altro.
Precisamente quel grosso uccello che ho tra le gambe.
Lancio la boccia, buttando giù quasi tutti i birilli. Colpa sua e delle sue
domande stupide.
Quando mi giro verso di lei, noto che mi sta squadrando con un’aria
innaturalmente indecifrabile. Sembra si stia trattenendo dal dirmi qualcosa.
Oh, lo so già. Che sono un bastardo, un sessista, e via dicendo… ma è
tutto vero solo in parte.
Rispetto le donne, le tratto bene, ma l’amore non fa per me. Le ragazze
le desidero solo per scoparci, non è un delitto, no? Se poi si innamorano del
sottoscritto dopo averci fatto sesso, non è colpa mia.
Sono chiaro fin dall’inizio con tutte, una sana scopata senza
complicazioni, tutto qui. Se poi si fanno dei castelli in aria, è solo colpa
loro, io non c’entro niente.
“Sei per caso arrabbiata con me perché non mi sono mai innamorato?
Tu invece, sei mai stata così persa di qualcuno?” Ora tocca a me saperlo.
Ci fronteggiamo, lasciando perdere il gioco, tanto ormai è chiaro che ha
vinto lei, la maledetta.
“In un certo senso, sì. Non ho perso la testa del tutto, ma ci sono andata
vicina. È stato bello, lui era bellissimo e fantastico” risponde con un’aria
malinconica nello sguardo.
Mi sento stranamente infastidito.
Sta dicendo al sottoscritto, che ha perso la testa per un ragazzo super?
Quando ha davanti a sé, il ragazzo più bello del Campus?
Desiderato da tutte le ragazze? Che stronza, le darei due sberle.
“Ah, sì? E chi sarebbe questo fantastico ragazzo? Frequenta il Campus
anche lui?” magari lo conosco, l’idiota. Dubito che sia al mio livello.
Mi fissa seria, poi abbassa gli occhi a terra prima di rispondermi.
“No. Kyle è morto in un incidente in moto cinque anni fa. Ci eravamo
messi insieme da poco, eravamo due ragazzini, è stato il mio primo e unico
grande amore. Era un ragazzo dolcissimo, romantico e bello. Nessuno mi ha
fatto di nuovo battere il cuore come lui” risolleva lo sguardo, ora velato, nel
mio.
Mi sento un idiota. Merda, non me l’aspettavo. Cosa dovrei dire adesso?
“Mi dispiace, non lo sapevo. Senti, che ne dici se andiamo a cena?
Paghi tu visto che mi hai stracciato, che ne dici?” le propongo, non mi va di
parlare del suo ex che è morto.
Non sono affari miei. E non sono bravo a consolare.
Lei mi fissa sorpresa dalla mia proposta, poi sorride come se si sentisse
sollevata dal cambio di argomento. Meno male.
“Ci sto. Comunque, sei una schiappa a bowling, River Anderson, non
vedo l’ora di dire a tutti che ti ho battuto” solleva un pugno in aria in segno
di vittoria. Per fortuna la malinconia le è passata subito.
“Se osi farlo, sei morta. Nessuno deve saperlo, ho la mia dignità da
macho da conservare” la minaccio scherzosamente, ma non troppo.
Cazzo, che non le venga in mente, mi sfotterebbero fino alla morte.
“Ah, ma allora c’è un pegno da pagare per il mio silenzio, caro River”
osserva con un tono furbetto, mentre si toglie l’elastico dai capelli,
lasciandoli sciolti, scuotendo la testa.
Wow, sarebbe sexy da impazzire se non fosse lei.
Mi accorgo che mi sta guardando perplessa, e mi rendo conto che la
stavo fissando troppo attentamente, perciò distolgo lo sguardo, ficcandomi
le mani nei jeans.
“E sarebbe? Non qualcosa di stupido tipo mettersi le dita nel naso, o
imitare una scimmia. Mi rifiuto di brutto” le dico deciso. L’ho visto fare a
degli amici ed erano ridicoli da morire, cazzo.
Ride forte, tenendosi la pancia, poi mi indica.
“Sei divertente Anderson, ma non è il mio piano. Aspetta e vedrai”
risponde sibillina, poi mi precede verso l’uscita, ancheggiando quasi
esageratamente.
E per un attimo mi perdo a contemplare il suo culo sodo e perfetto, poi
smetto appena sento un leggero fremito attraversarmi l’uccello.
No, non con lei. Devo restare lucido, non farmi trasportare dai sensi, è
più furba di una volpe.
Quindi ignoro il suo culo e la seguo ad occhi bassi verso il bancone per
restituire le scarpe, pensando ad altro per non sbirciare.
“Cosa? Assolutamente no, mi rifiuto” le rispondo deciso.
Col cazzo che cenerò in un locale dove probabilmente anche la tazza del
cesso avrà il pizzo rosa.
Siamo di fronte al “Pink Woman” un ristorante che nemmeno sapevo
esistesse. E il nome dice già tutto.
Un locale per sole donne, dove tutto è pieno di pizzo, soprattutto rosa:
tovaglie, tende, persino i paralumi delle lampade. E le clienti sono tutte
donne, di una certa età. Cazzo.
La stronza ride di gusto, soprattutto alla mia espressione orripilata,
mentre io le lancio un’occhiataccia. Se lo può scordare che io metta piede in
questo obbrobrio. Ho una mia dignità, e che cazzo…
“Cosa ridi? E dove sei andata a scovarlo un posto del genere? Hai detto
che non sei mai stata a Marquette, in città. Era una presa per il culo?” forse
è più stronza di quel che pensavo.
Lei ride più forte, poi mi guarda scuotendo la testa.
“Sai, Anderson, esiste una cosa chiamata Internet, ci trovi di tutto.
Dovresti provare” risponde con un’altra risata.
La incenerisco con lo sguardo e sto per darle una rispostaccia, quando
ho un’illuminazione. Merda, perché non ci sono arrivato prima? Cristo, è
davvero troppo intelligente, è quasi irritante.
“Avevi già pianificato tutto, vero? Il bowling, che io avrei perso, e
questo. Complimenti, sei veramente un genio del male. Comunque io non ci
entro lì” fingo di non esserci rimasto male, ma invece è così.
Una ragazza mi ha battuto. Volevo essere io a metterla in difficoltà
stasera, invece lo ha fatto lei, prendendomi per il culo alla grande. Brucia,
cazzo.
“Devo ammettere di essere colpevole. Andiamo, prendila con filosofia,
volevo solo mettermi un po’ in mostra con te. Sai, anch’io sono brava in
uno sport, il bowling. Questo è solo un piccolo pegno da pagare, potevo
anche chiederti di baciare un ragazzo o scoreggiare in mezzo al bowling.
Non pensi che cenare qui, sia meglio?” afferma con un sorrisone, che si
allarga quando la guardo a bocca aperta.
È pazza per caso? Questa tizia non ha tutte le rotelle a posto e… aspetta.
Ha detto che voleva mettersi in mostra? Con me?
Wow, è un’ammissione che è interessata. Cavolo, ci avevo visto giusto.
La principessina del Campus ha sempre spasimato in segreto per il
sottoscritto. Che scoop. Beh, devo ammettere che un po’mi fa piacere,
proprio nessuna donna mi resiste.
Sto per dirle di andarci da sola, quando cambio idea, se voglio farle
perdere del tutto la testa in modo che ceda, devo assecondarla.
Quindi, anche se mi strapperei le palle piuttosto che cenare in un posto
del genere, mi arrendo. Lo farò.
“E va bene, andiamo. Ma se lo dici a qualcuno non ne sarò affatto
contento” la minaccio velatamente, nessuno deve saperlo.
Lei si sfrega le mani felice, e poi ne appoggia una sul cuore.
“Giuro che non lo dirò ad anima viva. Sarà un nostro segreto River
Anderson. Ora possiamo entrare che sto morendo di fame?” dichiara
solenne, e poi mi precede dentro al locale, mentre io la fisso perplesso.
Cazzo, è strana forte… poi lascio perdere e respiro a fondo per trovare il
coraggio di entrare.
8
Brooke
Che spasso, mi sto divertendo un mondo.
A mettere River a disagio. Prima, quando ha perso, e anche ora.
Col cavolo che non lo dirò a nessuno, lo racconterò subito alle mie
amiche, e se potessi lo filmerei per rivederlo e ridere a crepapelle.
Vederlo guardarsi attorno e poi irrigidirsi quando le donne, tutte di
mezza età, lo fissano con evidente curiosità mentre lui abbassa il viso per
cercare di nascondersi, è davvero divertente.
Finalmente ha abbassato la cresta, il pallone gonfiato.
Non riesco a trattenermi dal ridere quando una signora sui sessant’anni
gli fa l’occhiolino e un’altra lo saluta con la mano, mentre lui si copre il
viso, imbarazzatissimo.
Beh, posso capirle. River è un ragazzone alto, bello e dal fisico
statutario, anche l’occhio vuole la sua parte. E poi è l’unico maschio qui
dentro.
Non è che sia vietato l’ingresso per loro, è solo che nessun uomo
desidera venirci, troppo femminile.
Infatti, l’ho scelto per questo motivo. Ha ragione lui, ho pianificato
tutto.
Sapevo di vincere, sono sempre stata un asso al bowling; quindi, ne ho
cercato uno insieme ad un ristorante particolare come punizione, e questo
mi è sembrato perfetto. E lo è.
“Dio, ma non hanno mai visto un uomo prima d’ora? E che diavolo, tra
un po' mangeranno me al posto del cibo” River allontana le dita dagli occhi,
fulminandomi con lo sguardo.
Siamo al dolce, naturalmente ho ordinato due fette di torta al cioccolato
con la glassa rosa, giusto per infierire e finire in bellezza. La forchettina da
usare, minuscola e rosa sta a malapena nella sua mano, esilarante. Sa che
non può opporsi.
È una punizione per aver perso.
Essendo un atleta, ha il senso dell’onore, non poteva rifiutarsi neanche
volendo. E lo voleva. Per questo è ancora più divertente.
“Se potessero, credo lo farebbero. Forse ti considerano un bel pezzo di
manzo” lo prendo in giro. È la verità, non posso non ammetterlo.
Per quanto lo trovi insopportabile, pieno di sé ed arrogante, River è
anche un bellissimo ragazzo, su questo non ci piove.
“Sei davvero cattiva, ci scherzi pure su. Queste vecchie mi salterebbero
addosso sul serio, se potessero. Cristo, avranno minimo trent’anni più di me
e non mi hanno tolto gli occhi di dosso una volta, che schifo. Possiamo
andarcene, per favore?” River non ne può più, è stressato da morire, io
invece sono al settimo cielo.
Ho ottenuto quello che volevo. Sminuirlo, non farlo sentire onnipotente
per una volta. Ci sono riuscita, quindi posso cedere per ora.
“Ok. Però sei crudele a privarle della tua vista, poverine” rido,
alzandomi in piedi, seguito da lui che mi lancia un’occhiata truce e si alza
come se avesse il fuoco sotto al sedere, schizzando alla cassa alla velocità
della luce, senza nemmeno aspettarmi.
Divertita, saluto con la mano le donne presenti che mi ricambiano,
sorridenti, so che lo fissavano unicamente perché è l’unico uomo che forse
sia mai entrato qui dentro, e non è un cesso. River ha travisato tutto, ma
così è stato più spassoso.
Quando lo raggiungo alla cassa, a sorpresa afferra la mia mano e mi
trascina di corsa fuori, poi respira a fondo.
“Wow, la tortura cinese sarebbe stata più semplice da sopportare. Dio,
non ne potevo più, sei veramente cattiva” mi lancia un’occhiata assassins
mentre raggiungiamo la sua auto.
Sollevo le spalle indifferente, poi anche la mia mano, che è ancora
stretta nella sua.
“Puoi lasciarmi adesso, sei al sicuro” gli dico, perché è strano,
sembriamo una vera coppia. Come quella che era accanto a noi al bowling.
River sbatte le ciglia perplesso, poi sorride. In quel modo, furbo e
scaltro, che ormai so portare guai.
“No, sto bene così, grazie. Hai le mani piccole e morbide, sono
piacevoli da stringere” ribatte divertito, serrandola ancora di più nella sua,
grande e calda.
Se fosse la mano di un altro ragazzo, mi piacerebbe un sacco.
“Smettila, non fare il romantico, non ti si addice” la mia voce esce
troppo brusca, me ne accorgo in ritardo; perciò, sorrido perché non si
accorga della mia irritazione.
E lui lo fa, con una strana espressione che non riesco a decifrare. E
nemmeno voglio farlo.
Una volta in auto, River accende la musica mentre torniamo al Campus.
Probabilmente ha intuito che voglio stare un po’ per mio conto; infatti, si
limita a guidare e basta. Meglio così.
Per un po’ mi sono scordata perché mi abbia chiesto di uscire, della sua
stupida scommessa di portarmi a letto.
Sì, devo ammettere che per quanto sia bastardo, arrogante e una testa di
cazzo con le ragazze, mi sono divertita con lui. Ed è questo a irritarmi.
Mi sono scordata che è tutto finto.
Sono tentata di finirla qui, di urlargli in faccia che so tutto e che figlio di
puttana sia, ma voglio andare fino in fondo, umiliarlo. Se lo merita, perché
non si gioca con i sentimenti degli altri.
Solo perché è il ragazzo d’oro del College, non tutto gli è permesso, è
ora che lo capisca.
Quando arriviamo, parcheggia di nuovo in un posto appartato,
leggermente distante dagli edifici. So perché l’ha fatto, e vorrei scappare via
dall’auto di corsa.
Si volta verso di me, poi mi fa segno di scendere, e io lo seguo uscendo dall'
auto. Si appoggia con il sedere alla macchina, sorridendomi.
“Lo sai di essere sexy, vero Brooke Carter?” afferma con una voce
suadente.
Lo fisso sorpresa, perché sembra sincero. Credo che mi trovi sexy sul
serio, lo capisco dal suo sguardo.
Per un attimo sento qualcosa smuoversi nel mio stomaco, come un
leggero frullio d’ali, ma lo ignoro, quindi inizio la recita.
È il momento giusto.
“Davvero lo pensi? Dimostramelo” dichiaro spavalda, anche se in realtà
vorrei scappare a gambe levate.
L’altra volta, quando l’ho baciato, poi mi sono sciacquata la bocca con il
collutorio.
Non perché mi abbia fatto schifo, no, in realtà non è stato male.
Solo che le labbra erano le sue.
Merda, non avrei dovuto trovarlo piacevole, ma la sua bocca era
attraente, morbida, calda, e sapeva di buono, maledetto. E poi non è che
River Anderson sia un rospo.
Beh, ora farò finta di baciare un altro ragazzo, così non mi sentirò
troppo a disagio con la mia coscienza.
“E’ un chiaro invito, o mi sto sbagliando?” chiede, socchiudendo gli
occhi e facendo in modo che mi trovi contro di lui, che afferra la mia mano.
Lo fisso con il cuore che si mette a battere più forte, leggermente
nervosa.
Un conto è pensare di sedurlo, un altro è farlo. Non è facile, nemmeno
restare razionali lo è.
Trovarsi davanti a lui che sta per baciarmi sul serio, mi fa venire voglia
di fuggire via, perché tutto questo è un enorme casino. Ma ormai è tardi, e
poi voglio vendetta.
Perciò annuisco, liberandomi della sua stretta, afferrandogli il viso di
sorpresa, poggiando le mie labbra sulle sue con un tocco leggero come un
battito d’ali, che però inaspettatamente mi provoca dei brividi lungo la
schiena.
River, invece, si irrigidisce, sembrando quasi che voglia sottrarsi, e penso
che lo farà dato che si allontana leggermente, non so esserne contenta
oppure offesa.
Gli faccio così schifo, da non riuscire nemmeno a fingere che gli piaccia
baciarmi? Io lo sto facendo.
Sussulto quando mi sento afferrare per il collo, e le sue labbra si
poggiano sulle mie con decisione, calde e morbide.
Non oso nemmeno respirare tanto sono scioccata e sorpresa.
Ero convinta che mi rifiutasse, merda, non me lo aspettavo.
Le sue labbra si muovono sulle mie, separandole, poi si impadronisce
della mia bocca, baciandomi sul serio.
Quando avverto la sua lingua calda intrecciarsi alla mia, rimango senza
fiato, e senza nemmeno accorgermene ricambio il suo bacio.
E non dovrei.
Perché tutto questo è un errore, un grosso casino.
Ma le mie labbra si muovono contro la mia volontà, contraccambiando i
suoi affondi nella mia bocca, sempre più intensi e audaci.
Gli afferro i capelli, piegando il viso per baciarlo meglio, respirando il
suo profumo così buono, e meravigliandomi del calore che il suo corpo
sprigiona contro il mio.
Mi sento circondare in vita, e mi accorgo a malapena che un suo braccio
mi imprigiona i fianchi, facendomi aderire contro il suo corpo possente.
La sua bocca sembra voler divorare la mia in un bacio di fuoco,
incandescente, sensuale, profondo, le nostre lingue si rincorrono e
intrecciano con frenesia sempre più crescente.
Avverto un forte fremito di eccitazione che mi spinge a premere il mio
corpo sul suo, ad attirarmelo addosso, volendo di più…
Ed è in questo momento che rinsavisco.
Non è così che doveva andare.
Cioè, si. Ma non dovevo eccitarmi. Non doveva piacermi baciarlo.
Per questo mi districo dal suo abbraccio e mi allontano da lui, che
sembra sorpreso e confuso quanto me.
Dal leggero rigonfiamento che si intravede dai jeans, capisco che anche
River si è eccitato sul serio. Che anche a lui è piaciuto fin troppo il bacio.
E questo è perfetto, fa parte del mio piano. Lui si deve eccitare, fino ad
impazzire.
Non era previsto che lo facessi anch' io.
Mi sento strana, come se non fossi in me, per questo praticamente
scappo via senza neanche salutare, ignorando il suo tentativo di fermarmi,
chiamandomi più volte.
Corro fino al dormitorio, con il cuore che batte impazzito, frastornata.
Una volta davanti alla porta chiusa della mia stanza, prima di entrare,
respiro a fondo per calmarmi.
Cavolo, non è da me agitarmi in questo modo per un semplice bacio.
River Anderson non è di certo il primo ragazzo che bacio, allora perché
io… poi ci arrivo.
È perché lui è sexy e maledettamente bravo con la bocca. Mi sono solo
lasciata andare, dimenticandomi chi stessi baciando.
Beh, è giustificabile, nessuno riuscirebbe a rimanere indifferente.
Non sono fatta di marmo. Tutto qui.
Rido da sola per quanto sono stupida.
È perfettamente normale eccitarsi se un bacio è bello,
indipendentemente da chi lo dà.
Non mi sono eccitata per River, ma per il bacio esplosivo.
Sarebbe stato lo stesso se fosse stato un altro a darmelo.
Sì, è così. Scuoto la testa dandomi dell’idiota, e ripromettendomi che
non succederà più. O di non farne una tragedia.
Se River è un gran baciatore, almeno non devo fingere che mi piaccia
baciarlo. È solo un optional in più nel mio piano.
Perfettamente calma ora, apro la porta della mia stanza pronta per fare
una doccia ed infilarmi a letto.
Domani è lunedì e mi aspetta una settimana di studio, non ho tempo da
perdere dietro al bacio di quel pallone gonfiato; quindi, entro facendo piano
perché so che Sandie è già a letto che dorme.

“Esci con me stasera?”


Fisso Oliver, un atleta dell’ultimo anno, so di piacergli, ma non è il mio
tipo.
È carino, biondo e muscoloso, ma non mi attrae per nulla.
“Non posso, ho già un impegno” mento, in realtà devo studiare per
domani, ho storia e credo che sarò interrogata.
Al pensiero che rivedrò River mi sento leggermente a disagio, ma passa
subito.
“Continui a darmi buca, ho capito l’antifona. Allora è vero che esci con
Anderson, beh, hai degli standard piuttosto alti, me l’aspettavo” Oliver ha
uno sguardo da cucciolo bastonato, poverino mi dispiace per lui ma…
aspetta.
“Cos’hai detto?” come fa a saperlo?
Solleva le sopracciglia perplesso, scuotendo la testa.
“Lo sanno tutti. Siete l’argomento principale di pettegolezzo di tutto il
Campus. Vi hanno visti andare via insieme ieri sera, e Anderson girarti
attorno da un po’. Uscite insieme veramente? Non credevo piacesse anche a
te” afferma quasi incredulo.
Sto per urlargli se è impazzito, quando mi rendo conto che quello che
dice è tutto vero. E poi far circolare la notizia era quello che volevo.
Io e River usciamo insieme, anche se entrambi per finta, quindi non
posso nemmeno smentire.
Sospiro a fondo ammettendo la verità.
“Sì, usciamo insieme, ma ci stiamo solo conoscendo, non…” mi
interrompo alla risata di Oliver, guardandolo confusa.
“Certo, lo sanno tutti come gli piace conoscere le ragazze. In un certo
senso sono deluso, ti facevo diversa Brooke, beh, divertiti con lui” dichiara
acido, poi si allontana sulla pista di atletica, raggiungendo i suoi compagni
distanti da noi.
Lo guardo allontanarsi con una smorfia. Dio, tutti gli uomini sono degli
idioti.
Ma in un certo senso Oliver ha ragione, se una ragazza esce con River è
perché se la porterà a letto, lo sanno tutti.
Per questo la pensa così.
Beh, con me non succederà, lo farò solo morire di desiderio, però
rimarrà a bocca asciutta, il bastardo.
“Ci ha provato ancora, ma gli è andata di nuovo male, poverino”
sobbalzo alla voce di Lin al mio orecchio.
Mi volto e lei mi sta sorridendo con aria sorniona, mentre Sandie
ridacchia.
“Già, adesso ha recepito il messaggio. Crede che io esca con Anderson,
quindi non si farà più avanti. Un po’ mi dispiace ingannarlo, è un bravo
ragazzo” affermo, osservando ancora Oliver che è tornato ad allenarsi in
pista.
Anche noi ci stiamo allenando con le cheerleaders, domani pomeriggio
dobbiamo supportare la squadra di football.
So che invece quelli dell’hockey giocheranno con una squadra di
Detroit.
La città di River, di sicuro si metterà in mostra con i ragazzi della
squadra avversaria, suoi concittadini.
Stranamente non abbiamo mai tifato per loro, il nostro gruppo è
assegnato alla squadra di football.
In questo college ci sono tre piccoli gruppi di cheerleaders, uno per il
football, uno per l’hockey, e l'altro per l’atletica.
Fortunatamente a noi tocca il football, sinceramente non mi andava di
tifare per River e compagnia, anche se sono bravissimi.
È solo perché lui e i suoi amici sono dei cretini.
“Ma tu esci con River, non è una menzogna” mentre lo dice, mi sembra
che il tono di Lin sia infastidito.
“Non davvero, lo sai, è solo per finta” Sandie risponde al mio posto
mentre torniamo dalle nostre compagne.
Inutile dire che appena mi hanno vista, mi hanno tempestata di domande
su River.
Per tutti io e lui siamo la coppia d’oro del College, una sorta di celebrità
locale. Cosa che mi fa ridere.
Come ho già detto, si aspettavano che ci mettessimo insieme dall’inizio.
Invece abbiamo spiazzato tutti ignorandoci.
Ed ora che è successo, anche se non è vero in realtà, siamo sulla bocca
di tutti. Siamo famosi.
Sinceramente mi dà fastidio questo interessamento generale, non sono
abituata ad essere al centro dell’attenzione, come invece è di sicuro per
River.
A lui non darà fastidio, ne sarà eccitato.
“Però i baci se li sono scambiati davvero. È davvero così bravo come
dicono?” Lin mi guarda con occhi che luccicano.
So che vorrebbe essere al mio posto, ha una cotta per River da quando
lo ha visto per la prima volta. Trovo strano che non ci abbia mai provato
con lei.
Lin è disponibile a fare sesso con lui, è carina e formosa.
Penso che sia perché è mia amica, come Sandie.
Prima della nostra farsa, tra me e lui c’è sempre stata una fredda
indifferenza, quasi ostile. Quindi River si è tenuto alla larga anche dalle mie
amiche. Saggia decisione.
Beh, anch’io vorrei che Lin fosse al mio posto.
“Niente di eccezionale, te l’ho già detto. Ed è la verità, credimi” mento
spudoratamente.
“Non ci credo per niente. River Anderson che non è un granché a
baciare? A sentire tutte le altre è l’opposto. Dici così perché ti è piaciuto e
non vuoi confessarlo, vero?” Lin mi punzecchia, con un sorrisino.
Sussulto dentro di me perché quello che ha detto è la verità, ma non
voglio ammetterlo con loro. È già stata dura accettarlo per mio conto.
Ma in fin dei conti non è che mi piaccia lui, mi piace solo come bacia.
C’è una bella differenza.
“Smettila, non è così. È stato solo un bacio, ne ho dati a decine, non è il
primo e non è stato eccezionale, quindi calmati” le mento, altrimenti mi
darebbe il tormento.
“Ricordati che Brooke sta solo fingendo che River gli piaccia, fa parte
del piano. Ora basta parlare di lui, dobbiamo iniziare gli… cosa ci fa qui?”
Sandie si interrompe, guardando sbigottita oltre le mie spalle.
Anche Lin sgrana gli occhi sorpresa, e noto che anche le nostre
compagne, poco lontano da noi volgono tutte lo sguardo stupito dietro di
me.
Mi volto anch’io e rimango di sasso.
River, con un paio di pantaloni e una felpa con cappuccio della tuta, le
mani in tasca, con i colori del nostro College, si sta avvicinando a noi, sulla
pista.
Che diavolo ci fa qui? Dovrebbe essere a lezione ora.
Una gomitata fin troppo energica di Lin mi fa quasi cadere in avanti,
mentre Sandie si schiarisce la voce e le nostre compagne emetto gridolini
d’eccitazione ridicoli.
“Ehi, cosa ci fai qui?” gli chiedo quando ci raggiunge, leggermente
infastidita.
Sinceramente non volevo vederlo fino a domani, dopo ieri sera. È
imbarazzante, cavolo.
“Brooke! Dio, lo saluti con quel tono? Ciao River” Lin mi strapazza un
braccio, poi usa la sua voce carina, cioè svenevole, con lui.
Io la guardo storto ma non mi degna di un’occhiata, mentre Sandie si
limita ad un cenno con il capo indirizzato a River.
Lui ride, poi a tradimento mi schiaccia affettuosamente una guancia.
Come se fossimo davvero una coppia.
Ignoro i mormorii eccitati dietro di noi, e anche le mie amiche. È
mostruosamente imbarazzante. Perché è lui.
“Non c’è problema, l’ho colta di sorpresa. Ho un’ora libera dato che il
professore di matematica si è dovuto assentare; perciò, ho pensato di venire
a vederti mentre ti alleni. Non l’ho mai fatto, sono curioso. Mi metto seduto
lì” indica le panchine a bordo campo, sorridendo.
Cosa?! Ma neanche morta, so che lo sta facendo apposta per sembrare
infatuato di me, un’altra tattica per portarmi a letto in fretta, il bastardo.
“Siii, resta, ti divertirai, non hai mai assistito alle nostre coreografie,
vero?” Lin risponde al mio posto, tutta eccitata, mettendosi in mostra anche
con il corpo. Io e Sandie la guardiamo perplesse.
Anche se è mia amica, trovo quasi patetico il suo flirtare così
spudoratamente per un ragazzo.
Non siamo zerbini al loro servizio. Non capisco come ci si possa ridurre
a cadere nel ridicolo per farsi notare.
Non l’ho mai fatto e mai lo farò, nemmeno per finta con River, ho una
mia dignità, e dovrebbero avercela anche tutte le altre.
Santo cielo, cosa ci sarà mai di così meraviglioso nel far capire a un
ragazzo che si è disposte a tutto pur di farsi portare a letto?
No, mai. Non succederà mai con me, e più tardi farò un discorsetto a
Lin.
Noto che River la squadra con interesse dalla testa ai piedi, poi però
torna con lo sguardo su di me.
Ci ho visto giusto, non ci ha mai provato con lei perché è mia amica, ma
da come l’ha osservata si vede che è di suo gradimento, stronzo.
“No, e non vedo l’ora” mi fissa dritto negli occhi, con intensità.
Ora… se fossi una sua fan, farei come Lin, trillerei giuliva con
mossettine al seguito, perché devo ammettere che quando River Anderson ti
guarda in un certo modo, è piuttosto carismatico e sexy.
Se non fosse il bastardo senza cuore che è in realtà, e se non sapessi che
sta solo fingendo.
È per questo che su di me non funziona il suo fascino. I ragazzi come
lui non mi piacciono, ragazzi bellissimi ma vuoti dentro.
Ragazzi che ti usano per il proprio piacere e poi ti ignorano.
Bastardi.
“Ok. Goditi lo show” so di essere troppo brusca, ma mi innervosisce.
Sì, mi sono divertita con lui ieri sera, e mi è piaciuto il bacio. È questo
che mi fa arrabbiare. È un manipolatore subdolo, se non sapessi della
scommessa, probabilmente penserei davvero che sia interessato a me.
Gli do le spalle raggiungendo le altre compagne, con le mie amiche
accanto, ignorandolo.
Mi fanno mille domande a cui non rispondo, non mi va, e il coach, una
donna, fortunatamente ci raduna per iniziare le prove.
Stringo con forza i pompon con entrambe le mani, dimenticandomi
all’istante della sua presenza.
Parte la musica e noi ragazze eseguiamo la nuova coreografia, pensando
che per fortuna non indossiamo il costume con il gonnellino corto, ma delle
tute, altrimenti il pervertito ci andrebbe a nozze.
Lascio che il mio corpo vada a ritmo con la musica, mi piace ballare,
per questo ho scelto di fare la cheerleader.
Quando mi volto per eseguire dei passi, colgo l’occhiata di River.
Quelli sfrontato mi sta fissando così intensamente che mi sento a
disagio.
“Smettila” gli mimo con le labbra, e lui solleva una mano a salutarmi,
mandandomi un bacio con le dita.
Cretino. So che lo sta facendo apposta per mettermi a disagio, fingendo
di supportarmi.
Che nervi, vorrei infilzargli il pompon in un occhio.
Lo ignoro e vado avanti con la coreografia piuttosto acrobatica, e
quando finiamo, sono sudata fradicia.
“Brave ragazze, è fatta, l’avete eseguita perfettamente. Ci vediamo
domani pomeriggio sul campo di football, mi raccomando, puntuali” il
coach ci lascia libere, e finalmente potrò tornare nello spogliatoio e farmi
una doccia.
“Wow, Siete fantastiche, specialmente tu, Brooke” la sua voce alle mie
spalle mi fa prendere un colpo, mi ero completamente scordata che ci fosse.
Naturalmente tutte accorrono come galline attorno all’unico gallo nel
pollaio, lo venerano.
Inclusa Lin, che è tutta una mossetta di qua e di là. Dio, ma come
fanno?
“Ti aspetto in palestra, nello spogliatoio, adesso ci penso io a liberarti di
queste pazze” Sandie mi sussurra all’orecchio, poi dichiara ad alta voce che
il coach darà una punizione a chi farà la doccia per ultima.
Subito si mettono a correre verso gli spogliatoi, spintonandosi a
vicenda, mentre Sandie si porta via una riluttante Lin.
Così rimaniamo soli.
Guardo il sorriso fin troppo falso e luminoso di River, e vorrei farglielo
sparire dalla faccia con una sberla.
“Ti sei alzata con il piede storto? O non hai dormito per il bacio
incandescente che ci siamo dati ieri sera?” chiede con una sfacciataggine
vergognosa.
Mi rifiuto di sentirmi in imbarazzo, anche se è dura. Maledetto.
“Ho dormito come un ghiro, e non ci ho pensato minim…”mi
interrompo perché non è così che dovrei comportarmi.
Deve sembrare che mi sia piaciuto da morire. Cioè, sì, ma non nel modo
che crede lui.
Devo fingere, continuo a scordarlo.
Tutta colpa di questo suo modo di fare borioso, mi dà sui nervi.
“Mmh… in verità ci ho ripensato molte volte, è stato un gran bacio” e
non è nemmeno una vera menzogna.
Lo è stato, che sia stato River a darmelo non è rilevante.
Socchiude gli occhi, venendomi vicino, torreggiando sopra di me, è alto
e si abbassa all’altezza del mio viso.
D’istinto ritraggo indietro la testa, è troppo vicino.
“Lo sapevo, per questo sono venuto, ho una gran voglia di ripetere
l’esperienza”.
All’improvviso mi ritrovo le sue labbra sulle mie, calde, decise ed
esigenti, mentre le sue mani mi afferrano in vita, facendomi scontrare
contro il suo corpo.
Sono così sbalordita, che subito non reagisco, anzi lascio che le sue
labbra separino le mie, che la sua lingua cerchi e si intrecci alla mia, in un
bacio profondo, sensuale, mentre sento lo stomaco contrarsi in una morsa di
eccitazione.
Solo quando mi rendo conto che gli ho allacciato le braccia al collo, e
ho il corpo premuto al suo, con il suo profumo dolce e virile che mi
incendia i sensi, ritorno bruscamente in me, allontanandolo.
Merda, River Anderson è un maledetto figlio di puttana che sa farti
perdere la testa come niente…
E ha pure uno sguardo dannatamente sexy, così perso per l’eccitazione e
confuso dal mio allontanamento.
“Che succede? Non vuoi baciarmi?” chiede quasi offeso.
Si! Vorrei rispondere, perché non dovrebbero piacermi i suoi baci, non
dovrei volerne ancora.
“Non ho detto questo, ma preferirei che non ci baciassimo in pubblico,
non mi sento a mio agio” gli rivelo solo una parte della verità, l’altra
neanche morta.
River sbatte le ciglia perplesso, poi si guarda in giro, con le mani
sprofondate nelle tasche dei pantaloni della tuta.
Per fortuna mi ha lasciata andare.
“Praticamente ci siamo solo noi, ma rispetto la tua decisione: niente
baci in pubblico. Allora dovrò dartene molti per compensare la perdita”
dichiara con aria sorniona.
Sollevo gli occhi al cielo, pensando che o è un bravissimo attore, oppure
gli piace davvero baciarmi anche se non lo attraggo sul serio. Come nel mio
caso.
Rido perché è davvero assurdo.
Due persone che quasi si odiano, che fingono di stare insieme per una
scommessa, ma a cui piace baciarsi… una barzelletta.
“Ti fa così ridere la cosa?” adesso sembra quasi arrabbiato.
Evidentemente non ci è arrivato.
Meglio così.
“No, rido perché tu e io siamo la coppia più improbabile di tutto il
College. Ma devo ammettere che baci bene River Anderson” affermo,
iniziando a tornare negli spogliatoi, con lui che mi cammina a fianco,
vicinissimo.
Devo fingere di flirtare, non devo tirarmi indietro; quindi, da ora in poi
si fa sul serio, non interromperò più i baci o i suoi tentativi di sedurmi,
altrimenti il mio piano fallirà.
E non devo dare peso al fatto che mi piace baciarlo, sarebbe stato
peggio se mi avesse fatto schifo.
Devo considerarlo come un optional in più, tutto qui.
Adesso mi sento il cuore più leggero, e pronta per vincere la mia
scommessa.
“Beh, come complimento è un po’ strano, ma la seconda parte mi piace
molto” ridacchia, gonfiando il petto.
O forse sarebbe meglio dire come un pavone che fa la ruota, che
narcisista.
“Come mai sei venuto ai nostri allenamenti?” gli chiedo, mentre
imbocchiamo la via per la mia palestra.
Deve avere un valido motivo, non credo sia solo per vedere me.
Si ferma di botto, poi mi fissa intensamente.
E per un attimo mi sento vacillare sotto quello sguardo acceso,
profondo. Per questo rivolgo lo sguardo altrove. A volte è difficile
sostenerne l’intensità.
“Ho detto la verità. Volevo vederti, e chiederti se domani verresti a
vedere la partita contro i Player, mi piacerebbe che fossi tra il pubblico a
fare il tifo per me. Che ne dici? Ti va?” chiede, e stranamente sembra
sincero.
Vuole sul serio che lo vada a vedere? Perché dovrebbe… poi ci arrivo.
Probabilmente vuole mostrare ai suoi due cretini di amici, che è a buon
punto con la scommessa. Bastardo.
“Grazie ma non posso. Dobbiamo supportare la squadra di football,
hanno una partita anche loro domani pomeriggio, per questo stavamo
provando” rispondo con grande piacere.
Benissimo, ho anche la scusa perfetta.
River solleva un sopracciglio, con aria perplessa.
“A che ora giocano?” domanda, e io mi pento di non sapere a che ora
sia la sua partita, avrei potuto affermare con sicurezza che l’ora era la
stessa. Beh, speriamo lo sia.
“Alle due, e tu?” incrocio le dita perché siano uguali.
“Alle quattro. Perfetto, così puoi venire a vedere il tuo ragazzo. Ci
conto Brooke, non deludermi. Ci vediamo domani pomeriggio, salto l’ora di
storia domani mattina, devo allenarmi. A presto… e pensami” sorride, poi
mi fa l’occhiolino e scappa via, voltandosi una volta per salutarmi con la
mano.
Io invece resto inchiodata davanti alla porta della palestra, frastornata e
confusa.
Merda, ti pareva che mi andasse bene.
Il tuo ragazzo… è pazzo? No, è solo molto furbo, e io quasi ci casco.
Cavolo, se fossi stata un’altra ragazza, ignara del suo piano, ci sarei
caduta in pieno. È davvero un manipolatore nato.
Sospiro scuotendo la testa ed entrando in palestra. Non mi resta altra
scelta che andarci, maledizione.
“Allora siete una coppia adesso?”
“Com’è successo?
“Come hai fatto a fargli perdere così la testa?”
“Da quanto state insieme?”
Mi gira la testa per tutte queste domande, ma me l’aspettavo dopo la
comparsata di River ieri, sulla pista di atletica.
Siamo fuori, nel parco, dopo la lezione di storia in cui sono stata
interrogata ed è andata bene. Le mie compagne mi hanno accalappiata
appena messo piede fuori dall’edificio.
Muoiono dalla curiosità di sapere tutto. E le capisco, ma è stressante
avercele addosso tutte quante.
“Non stiamo veramente insieme, ci stiamo solo conoscendo, e non
saprei di preciso com’è successo, River si è avvicinato a me e abbiamo
iniziato a parlare” spiego loro, ma subito mi interrompono facendomi altre
domande, più esplicite.
Cerco di rispondere normalmente, ma le manderei al diavolo, non sono
affari loro, sono pettegole da morire.
Dopo quindici minuti di interrogatorio, dichiaro che devo andare al
campo di football e riesco a sgattaiolare via. Finalmente.
Quando sono ben lontana da loro, respiro a pieni polmoni, sentendomi
libera, e mi siedo su una panchina riparata dalle lunghe fronde di un albero.
È il mio posto preferito, ci vengo spesso, a rilassarmi e a pensare.
Il tuo ragazzo…
È da ieri che queste parole mi martellano in testa.
Continuano a comparire nella mia mente più e più volte, facendomi
sentire strana.
Sentire River che lo affermava mi ha sconvolta. Sembrava dicesse sul
serio.
So che non è possibile. Che tra noi è tutta una commedia, non c’è niente
di vero, lui non sa che io sono al corrente del suo piano e che faccio apposta
a fingermi interessata a lui, ma anche se credesse di piacermi seriamente
non penserei che sia sincero.
Fingeva.
Però lo ha detto in un tono serio, come se lo pensasse. Cavolo, mi sta
confondendo da matti.
Stupida, non devo lasciarmi circuire da lui, è quello che vuole, farmi
perdere la testa e aprire le gambe.
Cretina, devo cercare di non farmi confondere, non gli piaccio davvero.
Vuole da me quello che vuole da tutte. Solo che io sono diversa dalle altre.
Sospiro, desiderando di non aver mai iniziato tutto questo, che River
Anderson non esistesse, che non mi avesse mai avvicinata.
Era tutto perfetto prima che quel bastardo decidesse che fossi la sua
prossima preda. Dio, perché non lo fai espellere, così la mia vita ritorna
come prima?
Il cielo azzurro, terso, senza una nuvola, non può rispondermi; quindi,
non mi resta che andare avanti con il piano e smetterla di dare peso a ciò
che dice quel pallone gonfiato.
Mi alzo dalla panchina, con lo zaino in spalla, per andare in mensa a
mangiare, e poi a provare la coreografia per la squadra di football.
Senza pensare a quello che verrà dopo.
9
River
“Bravissimo Anderson, hai fatto un gioco superbo e ottimo palleggio” il
coach mi rifila una pacca sul casco, mentre siamo ancora in pista, con i
pattini ai piedi.
Per palleggio si intende il continuare a condurre il puck o dischetto fino
all’area avversaria, senza riuscire a farselo scappare.
Sono un maestro in questo, come per lo slap shot, un tiro molto potente
ma piuttosto difficile da controllare, quasi nessuno ci riesce, a parte il
sottoscritto.
All’improvviso vengo assalito dai miei compagni di squadra, che si
congratulano, e per poco non rischio di cadere a terra, bastardi.
I Player, la squadra della mia città ha perso vergognosamente, e ne sono
felice. Ho dimostrato loro chi è River Anderson.
Avevo sentito dei pettegolezzi dai miei vecchi amici di Detroit, del fatto
che si erano vantati che mi avrebbero fatto il culo. Brutti stronzi, ora sono
loro che se ne tornano a casa con il culo rotto.
Appena mi libero dei miei compagni, rifilo un pugno scherzoso a Mitch,
che mi ha picchiettato sul casco, che mi tolgo. Sotto i capelli sono umidi;
perciò, me li ravvio passandoci dentro una mano.
Sposto lo sguardo verso il pubblico, cercando con lo sguardo i miei
genitori, ma è difficile trovarli, questo posto è molto grande e oggi c’è il
pienone.
Beh, ci vedremo dopo che avrò fatto la doccia, e andremo… aspetta.
Quella non è lei? Brooke Carter?
Sinceramente mi ero scordato di averle detto di venire a vedermi, e
invece eccola lì seduta sugli spalti.
Sorrido, perché ha fatto esattamente come volevo.
Oggi le presenterò i miei genitori, rimarrà così stupita che cederà
immediatamente.
Sì, sto giocando sporco, ma ne vale la pena, la settimana sta per scadere
e io non voglio perdere.
E poi a dirla tutta, bacia da Dio.
Credevo fosse mezza frigida, invece si scalda e cazzo, mi ha fatto
eccitare. Infatti, ieri ho voluto baciarla di nuovo per controllare se per caso
non fosse stato solo per la sorpresa che mi abbia baciato lei per prima.
No, non è stato quello.
Mi piace come bacia, cazzo. Non dovrebbe, perché non sono uno che
bacia sulla bocca, quasi mai. Ma a lei non potevo dirlo, devo sembrare un
bravo ragazzo ai suoi occhi.
Dimostrarle che quello che dicono di me non è vero. Anche se lo è,
eccome. Non cederebbe mai altrimenti.
Beh, anche se subito sono rimasto sorpreso, e piuttosto sconvolto perché
non mi aspettavo che prendesse l’iniziativa lei, non mi è dispiaciuto
baciarla, anzi…
È solo un piacevole extra in più nel mio piano, niente di che.
“Ehi, che stai guardando così intensamente, hai visto i tuoi?” Jess ci
raggiunge, con il casco in mano anche lui.
Siamo ancora in pista, con i pattini ai piedi e il bastone in mano, a
goderci il coro dei tifosi. È gratificante da morire.
“No, ma ho visto lei” rispondo con un sorriso, indicando con il capo gli
spalti davanti a noi.
Mi fissano confusi, poi seguono la direzione del mio sguardo e la
vedono anche loro, mettendosi a sghignazzare.
“Wow, è già cotta a puntino? Amico, stasera te la darà, garantito” Jess
mi batte sulle spalle, divertito.
“Merda, mi tocca sganciare i soldi troppo presto, sei davvero un
bastardo, ma come cazzo fai? Cadono tutte ai tuoi piedi. Credevo ci avresti
messo più tempo con lei” Mitch scuote la testa, guardandomi incredulo.
Veramente lo pensavo anch’io, supponevo fosse una tosta da sedurre,
invece non lo è. Non che mi dispiaccia, non mi andava di sudare sette
camicie per portarmela a letto.
Almeno finirà tutto presto e finalmente smetterò di fingere di essere
quello che non sono. È estenuante.
Anche se a una piccolissima parte di me dispiace che non potrò più
baciarla. Ed è assurdo, cazzo.
La detesto a volte, ma mi piace come bacia. Non nego di essermi fatto
una sega ieri notte, dopo che ci siamo lasciati. Una di quelle da record.
Ricordo bene la sensazione della sua bocca sulla mia, così arrendevole,
calda, sexy, per non parlare del suo corpo premuto sul mio, non vedo l’ora
di vederla nuda e…
“A cosa stai pensando? Hai un’espressione lasciva. Stai immaginando
come scopartela? Ehi, non è che ti piace sul serio adesso, e non vedi l’ora di
fartela?” Mitch mi riscuote dalle mie sporche fantasie con una gomitata e
una risata, e non so per quale motivo ma mi dà fastidio che dica così.
Lui non deve fantasticare su di lei, è mia, cazzo. Cioè, è una mia preda,
non sua.
“No, piantala di fare lo stronzo, non dire cazzate, andiamo, voglio farmi
una doccia e poi andare dai miei” so di rispondere da coglione, ma mi ha
dato sui nervi.
Sembra quasi che voglia farsela lui, e che cazzo.
Noto l’espressione perplessa sui loro visi al mio alterarmi, ma non mi
interessa, non devono oltrepassare certe linee, è pericoloso.
Sono spietato sulla pista ghiacciata, ma posso esserlo anche nella vita.
Quello che è mio, è mio. Come il puck. Una volta che ho preso il
controllo, nessuno riesce a togliermelo dalle mani, o dovrei dire dal
bastone.
Non mollo finché non ho raggiunto la meta, cioè la rete avversaria, e nel
farlo non mi piace avere nessuno attorno, ed è quello che voglio fare con
Brooke, quindi Mitch che stia al suo posto, lui e le sue cazzate.
Esco dalla pista con loro alle spalle, raggiungendo in fretta gli spogliatoi
per incontrare i miei.
“Voglio farvi conoscere una persona, una mia amica. Brooke, vieni” la
chiamo, e lei avanza, con fare incerto.
So di averla messa a disagio con questa mossa, ma in guerra tutto è
permesso. E poi i miei sanno che non mi piace fare sul serio con le ragazze,
penseranno solo che sia una delle tante.
Siamo nel parco attorno al College, dopo la partita, io e loro andremo a
cena da soli e più tardi mi vedrò con Brooke per andare a segno.
Stasera è la serata giusta, vincerò la scommessa e poi addio mia cara
Brooke Carter.
“Salve, sono un’amica di vostro figlio, piacere di conoscervi” si
presenta, allungando una mano ad entrambi, ed è palesemente in imbarazzo.
Probabilmente non ha mai conosciuto i genitori di una sua fiamma,
cazzo, ho fatto la mossa giusta.
“Piacere nostro, sei davvero una bella ragazza, ma come fai ad essere
amica di un dongiovanni come lui?” mio padre ride, facendomi
l’occhiolino, mentre io sorrido.
Ha perfettamente ragione, infatti è tutta una montatura, e penso che
l’abbia già capito. Mio padre è scaltro quanto me.
“A volte me lo chiedo anch’io, probabilmente è un bravo affabulatore,
ha preso dal migliore” mio padre scherza, indicando se stesso, mentre mia
madre ride, guardandolo con affetto.
Sì, i miei sono ancora innamorati come il primo giorno, e a volte mi
sono chiesto come facciano a non stufarsi l’uno dell’altro. Anche se un
figlio è meglio che certe cose non se le chieda, giusto per scaramanzia.
Infatti, non lo faccio, ne sono solo contento, ma non lo capisco.
Io non resisterei tanti anni con la stessa persona, non riesco a stare con
una ragazza nemmeno per due giorni, figuriamoci una vita intera… o quasi.
Cazzo, impossibile.
“Lei ha perfettamente ragione, River è un gran affabulatore. Ma questo
è anche il suo punto di forza, oltre ad essere un bravissimo giocatore”
Brooke sembra aver superato l’imbarazzo, e adesso è spigliata e a suo agio.
Come se li conoscesse da sempre.
Cristo se è strano.
Ma non mi dà fastidio, perché so che non vuole ingraziarseli per venire
a letto con me. È esattamente il contrario.
Rimaniamo a conversare per qualche altro minuto, e la cosa mi appare
sia inverosimile che buffa.
Io, qui con lei e i miei… sembra una commedia degli equivoci.
Con Brooke che è all’oscuro di tutto, i miei che credono che lei sia
veramente un’amica, e il sottoscritto che trama tutto questo per vincere una
scommessa. Dio, è divertente però.
“Ehi, ti sei incantato? Brooke ti sta dicendo che deve andare, salutala”
mia madre mi strappa dalle mie riflessioni e mi accorgo che mi fissano tutti
e tre perplessi.
Evidentemente mi sono perso un bel po’ di conversazione.
“Scusa, stavo ripensando alla partita, la accompagno al dormitorio e poi
sono subito da voi” le rispondo, trascinando via una sorpresa Brooke che fa
appena in tempo a salutare i miei.
So che dopo mia madre mi darà del maleducato, che le avrebbe voluto
chiedere di unirsi a noi per cena. Ma non mi va, le cose si farebbero troppo
complicate.
Dopo stasera non voglio più avere niente a che fare con lei. Questa
messinscena deve finire, non voglio tirarla per le lunghe e complicare le
cose.
Dopo che l’avrò scopata, per me Brooke Carter non esisterà più.
“Allora? Com’è andata con lei e i tuoi? Gli è piaciuta la nuora?” Mitch
mi prende per il culo prima che io raggiunga Brooke.
Sono tornato in stanza per fare un’altra doccia e cambiarmi.
Voglio essere il più sexy possibile perché ceda. Ho indossato dei
pantaloni cargo neri e una camicia scura in tessuto leggero, semitrasparente,
e ho messo più profumo del solito, non potrà resistermi.
Mitch mi ha intercettato mentre rientravo e mi ha seguito, Jess è fuori
per conto suo. Sono rientrato presto per portare a fine la mia missione, e
anche perché non volevo che i miei rientrassero tardi a casa.
Per fortuna mia madre non ha insisto troppo sul perché non abbia
invitato Brooke con noi, le ho fatto capire che è solo una compagna di
studio più amichevole delle altre, e che tra noi non c’è niente di più.
Sanno come sono fatto, e infatti non hanno insistito su di lei.
Ora sono pronto.
In realtà mi sento un filino nervoso. Lei non è esattamente come le altre
che non vedono l’ora che le scopi.
Cazzo, spero che non si tiri indietro, altrimenti la ammazzo.
Sono eccitato. Da morire.
So che lo sto facendo solo per vincere una scommessa e che non mi
importa sul serio di lei, ma… la desidero davvero, anche se mi sta sulle
palle la maggior parte delle volte.
Merda, non riesco a togliermi dalla testa il nostro bacio, il suo corpo
perfetto premuto sul mio.
Sia chiaro, è solo attrazione fisica, perché diciamocelo, Brooke Carter è
una bella ragazza. Molto. Al di là del suo essere snob e pesante, è scopabile,
parecchio.
Fare sesso non implica provare dei sentimenti.
È solo sesso. Ed è quello che intendo fare con lei stasera, poi addio cara
Brooke.
“Piantala di dire cazzate, i miei sanno che lei non è nessuno per me.
Lasciami andare, stasera riscuoterò i miei soldi” gli dico, spintonandolo
scherzosamente.
Mi dà del bastardo e finalmente usciamo dalla mia stanza, incontriamo
dei nostri compagni di squadra che mi sfottono per l’eleganza con
commenti piuttosto volgari che mi fanno ridere.
Hanno ragione in pieno, scopare è proprio quello che farò stasera, e per
la precisione la principessa del Campus.
Loro se lo possono solo sognare, non sono al suo livello.
Da quanto ho potuto capire mi sembra che abbia standard molto alti,
non è una facile, e questo mi fa sentire invincibile, nessuna resiste al mio
fascino.
“Allora, vai a segno ragazzone, come direbbe il coach rendimi fiero”
Mitch mi appoggia una mano sulla spalla, guardandomi con aria divertita.
“Stronzo, certo che lo farò. Vado sempre a segno, lo sai. Adesso
lasciami andare bastardo, altrimenti la principessa scapperà nel suo castello
se non mi vede arrivare” faccio finta di rifilargli una ginocchiata nelle palle
così si sposta da davanti.
“Coglione, lo sai che sono sensibile lì, e poi anch’io stasera scoperò, per
la precisione Masha la vichinga” ride, allargando le braccia, ammiccando.
“Cazzo, quella figa stratosferica del primo anno? Che bastardo
fortunato, volevo farmela prima io, beh, te la lascio fratello, scopala anche
per me” rido, ma un po’ mi brucia.
Se non fossi stato occupato con tutta questa sceneggiata, me la sarei
fatta subito, è un gran bel bocconcino, con due tette stratosferiche.
Merda, ora non potrò più scoparla, non dopo che è stata con Mitch.
Pazienza, anche Brooke non è da buttare via.
Quindi ci salutiamo e io raggiungo il suo dormitorio, è lì che ci
incontreremo, la porterò fuori a bere qualcosa, anche se è un po’ tardi, ma
ho chiesto un permesso al preside con la scusa dei miei, lui chiude sempre
un occhio per il sottoscritto, perciò sono a posto.
Quando arrivo al dormitorio femminile, parecchie ragazze escono,
salutandomi tutte smaniose di farsi notare. Faccio un po’ il coglione con
loro mandando baci con le labbra, e ridendo quando noto che si esaltano
come se fossi una vera celebrità.
Poi arriva lei, e rimango a bocca aperta.
Cazzo, adesso non mi dispiace più non farmi Masha. Brooke non è mai
stata così sexy.
I capelli lunghi e biondi sono arricciati in onde morbide, indossa un
abito aderente verde menta e nero, che le fascia le curve al punto giusto,
mostrando un fisico perfetto, e facendo fremere il mio uccello.
Beh, non sarà poi una gran fatica portarmela a letto.
Anche lei nota come sono abbigliato e solleva un sopracciglio
perfettamente disegnato.
“Hai tirato fuori l’artiglieria pesante? E non c’è un doppio senso” mi
saluta, quando arriva di fronte a me, con aria sorpresa.
Wow, ha anche un profumo dannatamente sexy.
Rido, perché è davvero una bella battuta, non pensavo ne fosse capace.
Sembra sempre così rigida. A volte mi sorprende.
“Certo che l’ho fatto, ma quella ancora più pesante la conservo per
dopo. E nelle mie parole invece c’è il doppio senso. Comunque, anche tu
non scherzi, sei dannatamente sexy ” le dico squadrandola, e non sto
mentendo.
È molto più figa di Masha, non c’è paragone, a parte le tette grosse non
mi piace quasi niente di quella ragazza, mentre invece Brooke Carter è
perfetta in tutto. Tranne il carattere.
Ma quello non è così importante nel sesso.
Per un attimo sembra spaesata dal mio complimento, poi mi sorride,
appoggiando inaspettatamente una mano sul mio torace, e la sua mano
sembra ustionarmi la pelle e dare una scossa al mio uccello.
Wow, non la facevo così intraprendente con i ragazzi, è vero che
l’aspetto inganna. Lei sembra una santa, ma forse non è così.
“Stai dicendo delle cose molto interessanti signor Anderson, ma ora è
troppo presto, prima vorrei bere qualcosa, andiamo?” suggerisce, e nel suo
sguardo c’è un chiaro invito. Non mi sbaglio.
Cazzo, è fatta. Stasera la scoperò a morte e intascherò i soldi.
Sinceramente credevo che sarebbe stato più difficile, ma non mi
lamento di certo. Sapevo che presentarle i miei sarebbe stata la mossa giusta
per farla capitolare, non ho sbagliato.
“Sono perfettamente d’accordo con te, andiamo” le rispondo allusivo, e
intreccio le dita alle sue, ancora appoggiate sul mio torace.
Non se lo aspettava, si capisce, sussulta leggermente mentre la sua
mano ha un fremito nella mia.
Ci guardiamo intensamente, e non mi scappa la scintilla nel suo
sguardo.
Brooke Carter mi desidera quanto la desidero io.
Cristo, allora è davvero possibile che due persone che non si sopportano
possano attrarsi.
Parlo per me, perché ho capito che per lei era tutta una finzione il suo
ignorarmi e guardarmi con alterigia in questi due anni.
Probabilmente è sempre stata cotta del sottoscritto, ma il mio snobbarla
l’ha portata ad ignorarmi a sua volta.
Beh, stasera rimedieremo al tempo perso, potrà godere con il grande
River Anderson come hanno fatto in tante.
Abbasso le nostre mani ancora intrecciate, e lasciandole unite la
conduco alla mia auto, come se fossimo una vera coppia.
Cazzo, mi sembra strano da morire… ma non brutto. Anche se non fa
per me.
Non mi sfugge il suo sorrisino, le piace. Sorrido anch’io perché ho la
vittoria già in tasca.
“Adesso mi ha rotto i coglioni” mi alzo per dirgliene quattro, ma la sua
mano mi blocca al tavolino.
Siamo seduti in un locale all’aperto, appartati, e un idiota insieme alla
sua ragazza è tutta la sera che fissa la mia.
Volevo dire la mia finta ragazza. Ma mi dà sui nervi comunque.
Come ho detto, quello che è mio è mio. E ora Brooke Carter lo è finché
non avrò vinto la scommessa. È una questione di principio.
“A cuccia River. Non sta facendo niente di male, sei un tipo possessivo
a quanto vedo” ridacchia, con il mio polso imprigionato ancora nella sua
mano. Però mi siedo di nuovo.
Stasera ridacchia un sacco, mi sa che non regge molto l’alcol. Per
quanto mi riguarda è meglio, almeno si lascerà andare subito, dopo.
“Sì, lo sono, molto. E poi l’idiota è con una ragazza, perché deve
guardare quella di un altro?” le rispondo osservando in cagnesco il tipo, che
fortunatamente sembra aver recepito il messaggio, perché si alza e se ne va
insieme alla sua bella.
Era ora, cazzo.
“Evidentemente gli piaceva di più quella di un altro. Scommetto che tu
lo fai continuamente con le ragazze di altri, vero? Io dico di sì” appoggia il
mento sulla mano, sbattendo le ciglia in modo esagerato.
O sta flirtando spudoratamente oppure…
“Sì, lo faccio, ma io sono io. Ehi, sei brilla? Con solo un drink? Per caso
sei astemia?” le chiedo perplesso. Il mio è analcolico dato che devo guidare,
ma lei ha insistito per prenderne uno alcolico.
Mi fissa confusa, poi ride apertamente.
“Wow, per essere un playboy fatto e finito, non capisci quando una
ragazza vuole fare colpo su di te? Sono delusa” mette un finto broncio,
scuotendo i lunghi capelli biondi, che la fa sembrare più attraente, e…
merda, sento un gran calore all’inguine.
Mi sta facendo eccitare.
“Sai, sei molto diversa da come appari. Sembri fredda, invece sei tutto
l’opposto. Sei una vera scoperta Brooke Carter” mi sporgo a parlarle
sottovoce, guardandola intensamente negli occhi.
E non vedo l’ora di scoprirla interamente, in senso letterale. Nuda e
pronta per me.
Voglio vedere come si lascia andare, come gode quando viene.
Appoggio una mano sul mio uccello, già mezzo duro. Non sarà un gran
sacrificio scoparla.
Sorride, in modo malizioso e sexy, che mi provoca una stilettata
violenta di desiderio.
“Anche tu, sai ti ho giudicato in modo sbagliato. Mi chiedo perché ci
siamo ignorati per due anni, abbiamo perso del tempo e basta. Non sei
d’accordo?” mi rifila un’occhiata incandescente da sotto le ciglia, e per
poco non le salto addosso qui.
Wow, sa come fare eccitare un ragazzo, non lo credevo possibile.
“Più che d’accordo, ma ora recupereremo. Fai così con tutti i ragazzi
che ti corrono dietro?” voglio saperlo.
Non so perché, ma mi darebbe molto fastidio se lo facesse con tutti gli
altri, io non sono gli altri.
Anche lei si sporge in avanti, i nostri nasi quasi si sfiorano, e credo lo
abbia fatto apposta perché possa sbirciare nella sua scollatura. Cazzo, non
porta il reggiseno, si intravede la forma perfetta del seno nudo.
Devo trattenermi dal metterle una mano dentro alla scollatura, e
imprigionare quelle sfere perfettamente rotonde tra le mie dita. Ne ho una
voglia insensata e folle.
Mi sorride come se sapesse esattamente quanto mi sta facendo eccitare.
Ho sbagliato davvero a giudicarla, non è poi così tanto una brava ragazza.
Sono piacevolmente sorpreso.
È una stronza che se la tira con chi vuole, ma sotto sotto è una gran
rizza cazzi. Di quelle coi controfiocchi.
“Nah, di solito non sono così sfrontata, sei tu che mi ispiri River, sei
così virile e sexy… e poi sei stato gentile a presentarmi ai tuoi. Ora ho la
prova che stai facendo sul serio, perciò ho abbassato le difese, mi hai
conquistata Anderson” sussurra con voce suadente.
Per un attimo mi sembra quasi che stia recitando, ma non è possibile,
perché lo farebbe?
No, è davvero cotta, sapevo che si sarebbe sciolta con la mossa dei
miei. Sì, sono un gran bastardo, e un pochino mi sento in colpa, ma proprio
poco.
Ho ottenuto quello che volevo.
Fare sesso con la più bella del College, e vincere la scommessa nei
tempi prestabiliti. Ho un’immagine da preservare.
“Ne sono contento, che ne dici se torniamo e mi dimostri quanto lo
sei?” le sorrido in modo seducente, facendole l’occhiolino. È arrivata l’ora
di riscuotere, il mio povero uccello sta soffrendo come un cane a restare
buono.
Per un attimo sembra persa, presa alla sprovvista, come se volesse
fuggire via. Poi, invece, sorride afferrandomi la mano e alzandosi in piedi.
“Dico che è un’ottima idea, andiamo” mi trafigge con lo sguardo carico
di desiderio, e io penso di essermi sbagliato. Forse è solo agitata al pensiero
di fare sesso con me.
Oh, si divertirà un mondo, e si agiterà ancora di più.
Sorrido anch’io e mi alzo a mia volta, stringendo le sue dita tra le mie,
trascinandola di corsa alla cassa per pagare, non vedendo l’ora di scoparla.
La sua bocca si schiude, calda e arrendevole, e le nostre lingue si
toccano, provocando un incendio dentro di me, rendo il bacio possessivo,
carnale, mentre le nostre labbra si cercano impazzite, e la bacio come se
volessi divorarla.
Ha un sapore buonissimo e le sue labbra sono così morbide… è come
una droga, non ne ho mai abbastanza. E a me non piace baciare.
Ma baciare lei sì.
Le ficco la lingua in gola, scopandola con la bocca, mordendole il
labbro inferiore, pieno e morbido come un succo maturo. Cazzo, vorrei
davvero divorarle le labbra, e quasi lo faccio.
Le afferro la nuca, rendendo il bacio eroticamente osceno, spinto, e
quando la sento spingere il suo corpo contro il mio, perdo il controllo.
La mia bocca si incolla alla sua, le nostre lingue si cercano impazzite,
frenetiche, in un bacio senza respiro, mentre labbra e saliva si mescolano in
un turbinio di eccitazione…
La spingo giù, in basso, sul sedile, sovrastandola con il mio corpo,
spingendo contro il suo, ficcandole il mio cazzo duro in mezzo alle gambe.
Volevo portarla nella mia stanza, ma non ha voluto, ha detto che farlo in
macchina le sembrava più eccitante. E cazzo se lo è. Conosco posticini
segreti qui al Campus dove nessuno ci disturberà. Perciò, eccoci qui.
Le ho tirato su il vestito fino in vita, accarezzandole le gambe lisce,
morbide, snelle e perfette, ha una pelle che sembra di seta, senza
imperfezioni, e ora sono spalancate per me.
Merda, non sono mai stato tanto eccitato con una ragazza come adesso,
ho già quasi perso il controllo.
Brooke Carter è bella e sexy da morire, anche se a volte non la
sopporto, ma adesso non è importante…
Il mio uccello, duro come mai prima d’ora, preme contro la stoffa dei
pantaloni, e contro il suo sesso coperto da slip di pizzo nero.
Mi afferra per i capelli e mi bacia in modo urgente, spasmodico,
disperato, muovendosi con fare sensuale contro il mio cazzo, venendo
incontro alle mie spinte.
Quando siamo costretti a staccare le labbra per poter respirare ci
fissiamo storditi, nel suo sguardo stravolto dall’eccitazione leggo la mia
stessa confusione e smarrimento, entrambi travolti dal nostro stesso folle e
inaspettato desiderio.
Non è mai stato così con nessun’altra, non ho mai baciato una ragazza
in questo modo. E sono sicuro che per lei sia lo stesso.
E poi la bacio di nuovo.
Un bacio famelico, possessivo, affamato, voglio la sua bocca, il suo
respiro, il suo corpo…
Mi spingo a fondo nella sua bocca, intrecciando la sua lingua alla mia,
baciandola avidamente, mentre introduco le dita sotto ai suoi slip di pizzo,
toccandole il sesso, caldo e pulsante.
Le scappa un gemito dalle labbra e si dimena sotto le mie carezze,
inarcandosi. Merda, sono già quasi al limite, e abbiamo appena iniziato.
Che diavolo mi fai, Brooke Carter?
“Sei così sexy… ti voglio” le dico tra un bacio e l’altro.
Lei mi fissa con intensità, per un attimo sembra stranamente calma, poi
si mette a slacciarmi la camicia, togliendomela, e rimane a guardarmi con il
fiatone.
Sorrido perché sapevo di farle questo effetto, lo faccio a tutte, ma su di
lei ha una certa importanza.
“Anch’io ti voglio River” sussurra, poi fa scorrere le dita lungo le mie
braccia, accarezzandomi i bicipiti, stringendoli, poi passa al torace. Segue
con il dito la V dei miei addominali, ammirandomi, e con un sorriso
malizioso ritorna su, fino ai miei capezzoli, che stuzzica con l’unghia più
volte fino a farli diventare duri.
Sento un desiderio così violento, che non riesco a trattenermi dallo
spingere con forza il mio sesso contro il suo, gli slip sono ancora al loro
posto mentre io ho ancora i pantaloni addosso.
Geme, chiudendo gli occhi e divaricando maggiormente le gambe,
facendomi pensare a una fantastica attrice porno.
Mezza nuda, con i capelli biondi sparsi dietro di lei come un’aureola, le
guance rosse per l’eccitazione… cazzo, è ancora meglio di come la
immaginavo mentre faceva sesso.
Le afferro il davanti del vestito e lo abbasso di colpo, liberando il suo
seno, nudo, piccolo, sodo e perfetto, con i capezzoli già turgidi.
Mi lecco involontariamente le labbra, perché mi sembra già di sentirli
tra i denti, deliziosi come frutti proibiti.
Sto per avventarmici sopra, quando la vedo irrigidirsi.
Cristo, non sarà mica vergine?
“Cosa c’è? Hai paura? Per caso… è la tua prima volta?” devo
chiederglielo, non potrei scoparla morte come ho intenzione di fare. Se
fosse così, mi incazzerei, non mi va di trattenermi, non ci riuscirei ora, sono
pazzo di desiderio.
Avrebbe dovuto dirmelo prima.
Mi fissa sconvolta, poi scoppia a ridere, mentre la guardo perplesso.
“No, non sono vergine River, ho solo avuto un attimo di… imbarazzo.
Insomma, di solito non faccio sesso così presto con i ragazzi, mi sembra
strano” risponde, e posso notare quanto sembri a disagio, nuda ed esposta
per me.
Per questo è ancora più eccitante.
“Ed è una cosa positiva o negativa? Spero la prima, perché sto morendo
dalla voglia di essere dentro di te” di solito non sono così poetico, avrei
detto che morivo dalla voglia di scoparla, ma con lei devo stare attento.
Le sfioro il sesso con il mio uccello duro, coperto dalla stoffa dei
pantaloni, per farle sentire quanto ne ho voglia, e lei sussulta, come presa in
contropiede, ma vedo che si rilassa, lasciandosi di nuovo andare.
Però il suo corpo leggermente rigido tradisce il disagio che
probabilmente sta provando.
Sicuramente si sente imbarazzata a fare sesso con River Anderson.
Avrà fatto pensieri sconci sul sottoscritto per molto tempo, ed ora le
sembrerà quasi impossibile che i suoi desideri stiano per trasformarsi in
realtà.
Sorrido, il mio famoso sorriso da squalo, quello che riservo agli
avversari prima di fare centro con il puck. E ora sto per fare centro.
Mi fissa come se si sentisse disorientata, incredula del forte desiderio
che prova per me.
Posso capirla, faccio sempre questo effetto alle ragazze con cui scopo.
Sono giustamente pazze di eccitazione, il loro desiderio per me è del tutto
fuori controllo. Non è una novità.
Ma che lo sia Brooke, che mi ha sempre guardato con freddezza e
disprezzo in questi due anni, è una bella rivincita per il mio ego.
All’improvviso mi sento afferrare per i capelli e strattonare verso il
basso, poi due labbra calde e morbide come il velluto si prendono le mie,
con urgenza, e tutto diventa un cazzo di delirio, l’eccitazione sale a livelli
stratosferici.
Le ricopro il seno, sodo, perfetto, con le mie dita, e un brivido violento
mi arriva fino all’uccello. Dio, non sono mai stato così eccitato.
Il gemito quasi osceno che le esce dalla bocca riversandosi nella mia, fa
indurire così tanto il mio cazzo che credo si possa rompere, le ficco la
lingua in gola in profondità, perché voglio farla mia in tutti i modi possibili,
mentre le stuzzico il capezzolo fino a farlo indurire.
Si agita sotto di me, aggrappandosi ai miei capelli con forza, facendomi
quasi male e spalancando le gambe, spingendo il suo sesso contro il mio,
con spasmodica frenesia, e io l’accontento, scopandola con i vestiti ancora
addosso.
E in questo esatto momento la scommessa non esiste più…
Non me ne frega più un cazzo di vincerla, voglio solo possederla, con
un desiderio quasi feroce, che mi lascia quasi stordito per l’intensità.
Stacco la bocca dalla sua per respirare, godendomi la sua espressione
estatica di puro piacere. Cazzo, è davvero bella, sembra quasi una dea.
Della lussuria.
Gemo, poi mi tuffo a prendere in bocca quei bottoncini profumati, duri
come il marmo, mordendoli, leccandoli, succhiandoli senza sosta, mentre le
infilo una mano sotto gli slip neri, accarezzando il suo sesso, morbido,
caldo e bagnato per il sottoscritto.
Lei spinge il sesso contro la mia mano, aprendosi per me, sollevando il
seno verso la mia bocca, in modo che io possa impadronendomene
maggiormente.
E lo faccio, con una foga quasi animalesca, nessuna ragazza prima d’ora
mi ha fatto perdere la testa in questo modo. E che sia lei a farlo, ora non ha
più nessuna importanza.
La schiaccio con il corpo contro il sedile, tirando giù la zip dei
pantaloni, insinuando il mio uccello coperto dai boxer, ma in tiro da paura,
contro il pizzo trasparente e leggero dei suoi slip, entrando dentro di lei.
Solleva di scatto il bacino, accogliendomi, ed io emetto un suono
strozzato di pura estasi, cazzo, è come se la scopassi sul serio. Ed è
fottutamente fantastico…
Le mordo il seno facendola dimenare come una forsennata per
l’eccitazione, e lei mi afferra il sedere allargando le gambe, in modo che io
entri ancora di più dentro di lei.
È mia, non ci sono più dubbi, sono riuscito a scalfire quello scudo
glaciale e sprezzante che ha sempre avuto verso di me. Ce l’ho fatta. Ho
vinto.
“Mi vuoi dentro di te? Io sto morendo per la voglia di farlo” le sussurro
sollevando il viso dal suo seno, quelle due sfere perfettamente rotonde,
vellutate e profumate sono come una droga potente per me. Cazzo!
Apre gli occhi, e il suo sguardo allucinato dall’eccitazione, la rende
fottutamente attraente, come una dea del peccato… Dio, voglio farle di tutto
stanotte, la prenderò in ogni modo possibile.
Le sorrido, infilando il mio uccello ancora coperto dalla stoffa dei
pantaloni, più in profondità dentro di lei, trattenendo un gemito di piacere,
perché posso sentire lo stesso quanto è bollente per me.
E tra poco potrò verificarlo senza nessun impedimento. Sto impazzendo
per trattenermi dallo scoparla con furia. Ma Brooke Carter non è come le
altre ragazze, non posso fare come faccio di solito, non con lei.
Le scosto lo slip di pizzo nero, introducendo un dito dentro alla sua
fessura calda e bagnata, facendola sussultare e chiudere gli occhi per il
piacere, mentre il mio uccello ha un fremito violento.
Inizio a scoparla, abbassandomi a morderle il seno, trattenendo con i
denti quel bottoncino roseo e duro, facendola gridare di piacere.
Ed è solo l’inizio baby.
“Sì… sì, lo voglio…” mormora in un soffio, sollevando il bacino,
scopandosi il mio dito come se fosse il mio uccello, e io quasi sto per
venire.
Cristo, vederla così vogliosa del sottoscritto mi fa andare il sangue alla
testa. E anche più in basso alla velocità della luce.
Basta, è ora di fare sul serio, o andrò fuori di testa.
Lascio andare il capezzolo che stavo stuzzicando con i denti,
sollevandomi dritto e tirando giù la zip dei pantaloni, abbassandomi i boxer,
accarezzandomi l’asta durissima e bollente.
Il preservativo lo metterò dopo, prima voglio giocare senza barriere.
Mi osserva ad occhi sgranati e gambe spalancate, il seno nudo che si
solleva e si abbassa frenetico in preda all’eccitazione, pronta per me. Cazzo,
non resisterò per molto.
Sembra una visione porno… tutta mia.
“No! Non voglio. Non farò mai sesso con te, River Anderson!”
Mi spinge all’indietro, tirandosi su il vestito in fretta e furia, poi scappa
via spalancando la portiera dell’auto, lasciandomi qui mezzo nudo, eccitato
e stordito, chiedendomi cosa cazzo sia appena successo…
10
Brooke
“Hai finito di sorridere? Sei quasi inquietante. Ma sei una forza. Cavolo,
ce l’hai fatta ragazza, hai vinto. Quel coglione ha avuto quello che si merita.
Forse ora ci penserà due volte a portarsi a letto con tanta leggerezza una
ragazza. Dici che dobbiamo farlo sapere in giro?” Sandie ridacchia, mentre
finisce di rassettare il letto.
È mattina, oggi abbiamo lezione tardi, perché il professore di
matematica non c’è; quindi, abbiamo dormito un po' di più. E le ho spiegato
tutto, sapeva che ieri era la serata.
Per fortuna oggi l’orario è flessibile, non ce l’avrei fatta ad alzarmi
presto.
È stato enormemente gratificante e appagante essere riuscita a battere
River con la sua stupida scommessa, ho provato un esplosivo senso di
vittoria, un po’quello che deve provare lui quando va a segno.
E io ho segnato il punto della vittoria. Per me.
Mollarlo sul più bello, fuori di testa dall’eccitazione, mi ha ripagata
della vergogna che ho provato a lasciarmi andare. Ed è stata la vendetta
perfetta per me, per Olivia, e per tutte le ragazze a cui quel bastardo ha
infranto i cuori.
Oh, sì, ne è valsa proprio la pena.
Giuro che credevo si trasformasse in pietra per lo shock. Ora chi è che
ride dietro agli altri, eh, River? Brutto bastardo.
“Beh, vorrei davvero farlo, mi prudono le mani dall’intenzione. Sarebbe
la punizione perfetta, così saprebbe cosa si prova ad essere sedotti,
abbandonati e poi derisi da tutto il Campus.”
Sospiro a fondo, perché non è facile trattenersi.
“Ma non voglio essere al centro di uno scandalo e rovinarmi la
reputazione per lui. Lo dico soprattutto per i miei genitori, non hanno
risparmiato per mandarmi qui a fare cazzate come questa. Mi basta sapere
che l’ho ripagato con la stessa moneta, e che lui sappia di avere perso con
me. Cavolo, che gran soddisfazione, il cielo non ti sembra più blu oggi?”
sorrido, sentendomi fiera di me stessa.
Nessuno prende in giro Brooke Carter, e ora lo sa anche quel pallone
gonfiato di River Anderson.
Sandie ride, poi mi abbraccia, dicendomi che sono la ragazza che ha
fatto crollare un mito. Ed è vero.
Se ripenso a com’era sicuro che mi sarei lasciata fare tutto quello che
voleva, mi sale di nuovo una rabbia…
“Ehi, ieri sera, com’è andata?” Lin irrompe in camera nostra, con i libri
in mano e lo zaino sulle spalle, trafelata.
Lei, al contrario di noi, non aveva ore buche stamattina perché abbiamo
poche materie in comune, deve essere corsa qui tra una materia e l’altra,
sicuramente morendo di curiosità.
So che è anche preoccupata che io sia andata a fondo con River, lui le
piace e le dà fastidio che flirtasse con me, anche se era tutto finto.
A volte mi domando se in realtà Lin mi trovi antipatica, ma non credo,
dato che siamo amiche da ormai due anni. Però ci sono aspetti del suo
carattere che sono emersi col tempo, che non mi vanno proprio a genio.
Forse è così anche per lei.
Comunque è una buona amica, c’è sempre stata per me.
“Benissimo. È andata esattamente come avevamo previsto” le rispondo
con orgoglio, scambiando un’occhiata d’intesa con Sandie.
“Wow, vuoi dire che l’hai sedotto e abbandonato? Non ci credo. Hai
resistito al sex appeal di River Anderson?!” mi fissa incredula.
E anche sollevata. Probabilmente pensava che mi sarei lasciata sedurre
fino in fondo.
Cavolo, ci sono andata vicina. Mi vergogno per questo, ma poi sono
rinsavita per fortuna. Preferisco evitare di pensarci, è un segreto che mi
porterò nella tomba. Ehi, non sono fatta di marmo.
“Credici, è tutto vero. Avrei voluto immortalarlo quando sono scappata
via, la sua espressione scioccata e impietrita non ha paragoni. Che gran
smacco nella sua carriera di seduttore” gongolo.
Sì, non dovrei, perché mi sono abbassata al livello di quei trogloditi di
River e amici, ma quando ho saputo che avevano scommesso su di me,
avrei voluto ucciderli.
Ma questo è molto meglio, almeno non devo essere accusata di
omicidio.
“Hai controllato il cellulare? Ti avrà chiamata di sicuro mille volte.
Chissà come sarà incazzato, poverino” Lin sembra più preoccupata per lui
che felice della mia vittoria.
Sinceramente inizia a darmi fastidio il suo atteggiamento. Che ipocrita,
nemmeno lo nasconde.
“Ehi, piantala con la storia del poverino, questa parola dovresti
riservarla a Brooke. Lei ha dovuto fingere che le piacesse quel coglione e
farci quasi sesso per difendere il suo orgoglio. È lui ad essere in torto, non
credi?” anche Sandie sembra infastidita da Lin.
Abbasso lo sguardo imbarazzato alle sue ultime parole, perché non sono
del tutto vere.
“Ma certo che sì. Non scaldarti, sono felice per lei, cosa credi? Posso
essere anche un pochino dispiaciuta per River? Sapete che a me piace
molto, e non ero del tutto d’accordo con questo piano. Secondo me era
sbagliato fargli questa cattiveria, per un ragazzo è diverso, lo sapete”
La guardo a occhi sgranati dopo questa perla di saggezza. Sono rimasta
senza parole.
Sandie ride, mentre io respiro a fondo per impedirmi di buttarla giù
dalla finestra. Metaforicamente.
“Sei impazzita. È la stessa cosa che per una ragazza, credimi. Pensi che
Olivia, che era pazza di lui e ha fatto sesso con River, per poi venire derisa
da molti quando si è dichiarata, non era da compatire? Anche lei si è
lasciata andare, in tutti i sensi, per poi venire abbandonata. Non ti sembra la
stessa cosa? Per cosa ti dispiace? Che Anderson non abbia potuto scoparmi
ed è rimasto a bocca asciutta? Oh, poverino, c’è davvero da compatirlo. Sei
ridicola” le dico arrabbiata.
A volte Lin non riesco proprio a capirla. E a sopportarla.
Sandie mi batte sulla schiena, d’accordo con me, Lin mi guarda come se
non mi riconoscesse.
In effetti non ero mai sbottata in questo modo con lei. Ma cavolo, ti fa
perdere davvero la pazienza.
E poi, a dirla tutta, ce l’ho con me stessa più che con lei.
Sì, perché ieri sera c’è mancato un soffio che andassi fino in fondo.
Odio sul serio dover ammettere che ho perso la testa.
River Anderson, quel gran figlio di puttana, ci sa fare a letto. È un
seduttore nato, non sono mai stata tanto eccitata in vita mia. Con nessun
ragazzo prima d’ora.
Se ripenso a quello che ho fatto con lui, come mi ha fatto perdere il
controllo in un battito di ciglia… vorrei sotterrarmi. Giuro.
È stato vergognoso e umiliante. Ma anche eccitante da morire.
È questo a farmi arrabbiare.
Che sia stato quel bastardo a farmi provare quelle sensazioni esplosive.
Ma non lo dirò mai a nessuno. Ho una dignità da mantenere.
Per fortuna ho recuperato il controllo di me stessa prima che succedesse
l’irreparabile.
Ed è per questo che mi sento felice se ripenso allo shock che gli ho
procurato. Se lo merita.
“Scusa, mi dispiace. Lo sai che ho una cotta pazzesca per lui, ero un po’
gelosa che venisse dietro a te. Non con cattiveria. Però, mi infastidiva il suo
flirtare con te. So che lo faceva apposta, come anche tu con lui, però non è
facile da accettare quando il ragazzo per cui hai perso la testa fa il filo alla
tua migliore amica” Lin sospira e abbassa lo sguardo, finalmente sincera.
All’improvviso provo pena per lei.
Sì, è irritante a volte. Però la capisco.
“Scusami tu. Ma davvero, non compatirlo, non ce n’è affatto motivo.
Gli sta bene, tanto si consolerà presto con qualcun’altra. Non credo che
abbia voglia di parlarmi ancora dopo ieri sera” le dico, omettendo che ho
lasciato il cellulare sempre spento.
Per sentire i miei posso usare il telefono del Campus.
Non ho proprio nessuna voglia di riaccenderlo per oggi. O per i giorni a
venire. Non voglio sapere se mi abbia cercata.
Non voglio saperne più niente di River Anderson.
Per me è un capitolo chiuso. E da dimenticare, per tanti motivi.
Da oggi farò finta che non sia mai successo nulla tra me e lui.
Tutto è tornato come prima.
“Bene, ora che ci siamo chiarite, che ne dite di bere un caffè e poi
andare in aula? O arriveremo in ritardo. Oggi abbiamo francese e latino.
Dio, perché ci fanno studiare quella roba incomprensibile? Che senso ha?
Non parleremo mai in quel modo. Sum ius? (Ho ragione?)” Sandie solleva il
mento in alto, imitando il nostro professore di latino, piuttosto rigido e
impettito.
Io e Lin ridiamo perché è una frase che il professore ripete come un
mantra. Ti entra in testa come un tarlo.
“Wow, sembri proprio lui, sicura di non essere sua parente?” scherzo.
“Cavolo no! Nemmeno alla lontanissima. Andiamo invece di dire
stupidate, devo mettere qualcosa nello stomaco” Sandie si tocca lo stomaco,
poi mi sospinge verso la porta con decisione.
Rido perché quando ha fame non la tiene più nessuno. Lin ci segue
ridendo anche lei, la nostra piccola disputa già dimenticata.
E spero vivamente che non ce ne saranno altre.

“Non trovate che Phil Canvas sia sempre più carino?” Sandie sbadiglia
e si stiracchia davanti al piatto a base di carne, purè e verdure, in mensa.
Sono le tredici, abbiamo finito da poco le due strazianti ore di latino e
ora stiamo per pranzare.
Ho la testa che bolle per tutte quelle parole strane. Io e il latino non
siamo molto compatibili. Per fortuna Lin è brava e aiuta me e Sandie.
Sono cattiva se ammetto che non voglio perderla come amica anche per
questo motivo? Beh, uno dei tanti.
“Quel ragazzo rosso di capelli? Non saprei, non è il mio tipo, ma non è
malaccio. Ehi, ti piace?” Lin ridacchia, portando alla bocca una forchettata
di polpettone vegetariano.
Lei al contrario di me e Sandie non tocca carne.
“Io dico di sì, da come se lo mangiava con gli occhi. Ti ho vista” la
punzecchio.
Per fortuna, dato che è passato mezzogiorno, la mensa non è troppo
affollata. Di solito preferisco andare al bar del Campus, c’è meno gente, ma
oggi era già tardi.
Sandie finge di darmi una gomitata nelle costole, poi ride a bocca
aperta, imbarazzata.
“Sì, beh. Per adesso lo trovo solo carino, non sembra il solito idiota
che… scusa Brooke” si interrompe imbarazzata, con sguardo colpevole.
Dio, no. Non voglio.
“Ehi, mettiamo in chiaro le cose. River non mi ha sedotta e
abbandonata. Sono io che l’ho fatto, per modo di dire. Nessuno dei due ha il
cuore infranto. Non sono triste per quello che voleva farmi, ma arrabbiata, e
ora che ho avuto la mia vendetta, non mi interessa più nulla di lui. Potete
parlare di bastardi finché volete, non mi tocca minimamente” le spiego,
includendo anche Lin.
Non sono Olivia, non ero innamorata di lui. Sì, mi attraeva fisicamente,
perché River Anderson è un bellissimo ragazzo, e molto sexy, su questo non
ci piove.
Ma per me la bellezza in un ragazzo non basta a farmi innamorare.
Perciò nessuna delle due deve andarci con i piedi di piombo con la
sottoscritta.
“Wow, meno male, adesso mi sento meglio, Comunque, stavo dicendo
che… Dio, no! Lo sapevo. Brooke non girarti” Sandie si interrompe,
sgranando gli occhi e fissando dietro di me l’entrata della mensa.
Sospiro, consapevole di chi possa trattarsi.
Sapevo che non sarei riuscita a sfuggirgli, non per molto, almeno.
Ma sono pronta ad affrontarlo. Essermi lasciata andare in quel modo
con lui, farò finta che non sia successo. Non voglio che mi veda in
imbarazzo, mai.
“Merda, sembra molto, molto incazzato. È solo e sta marciando verso di
noi. Lin piantala di metterti in posa, ti sembra il momento?” Sandie la
fulmina con gli occhi, e a me quasi scappa da ridere.
Sembra di essere in una soap opera.
“Mi dispiace, mi viene istintivo, non lo faccio apposta” Lin si scusa, poi
mi fissa con sguardo colpevole.
E io scoppio a ridere, perché davvero sembriamo dentro a una sitcom.
“Che hai da ridere?!”
Le voci provengono da due persone diverse. Per la precisione una
femminile, ossia una sbalordita Sandie. E una maschile, uno sgarbato e
fuori di sé, River Anderson.
Sollevo lo sguardo e incrocio gli occhi verdi, furibondi e glaciali di
River che mi stanno fissando.
Per un attimo mi manca il fiato.
Wow, essere incazzato gli dona. Sembra un vichingo sul punto di far
esplodere una guerra. Oggi indossa la tuta sportiva con il logo della squadra
e ha i capelli umidi, quindi finiti gli allenamenti dev’essere corso qui subito
dopo aver fatto la doccia.
Ecco perché non l’ho incrociato in giro, era impegnato con la squadra.
Dio sia lodato, ho avuto un po' di tempo per prepararmi mentalmente.
“Ciao River, come va?” rido, poi mi ricompongo, perché sarebbe
capacissimo di darmi uno schiaffo in mezzo a tutti. O almeno è quella
l’espressione che ha in viso.
Sandie si schiarisce la voce, trattenendo una risata, Lin stringe le labbra
indecisa se sorridere o sentirsi imbarazzata dalla sua presenza.
River socchiude gli occhi fino a ridurli a una fessura minacciosa, e devo
dire la verità, un pochino mi fa sentire nervosa.
È alto uno e novanta, bello prestante, ci metterebbe un secondo a
spazzarmi via. Dio, spero non lo faccia.
“Osi pure chiedermelo? E ridere, pure? Sei psicopatica oltre che
stronza?” ringhia. Giuro, sembra proprio quello il suono uscito dalla sua
bocca. Un leone incazzato.
Vorrei ridere a squarciagola, ma non voglio esagerare, mi sembra già
abbastanza fuori di testa.
“Senza offesa, ma sì. Perché non dovrei aver voglia di ridere, oggi è una
giornata fantastica per me. Per te invece sembra tutto il contrario, come mai
River? Ti è successo qualcosa di brutto ieri?” gli chiedo come se non lo
sapessi.
Ah, che soddisfazione la sua espressione omicida. Ci voleva qualcuno
che gli facesse abbassare le arie, stupido borioso. Sono felice di essere io
quella persona. È molto, molto gratificante.
Una risatina di Sandie attira l’occhiata truce di River, che la fulmina con
lo sguardo, poi torna a fissarmi scioccato e consapevole…
“Cazzo, non avrai fatto quello che penso, vero? Ti ammazzo se lo hai
fatto!” mi sbraita contro, tirando un pugno sul tavolo.
Sobbalzo, leggermente. So che non mi farebbe davvero del male, River
Anderson non è quel tipo di persona, ma quando è veramente arrabbiato un
po’ di soggezione la mette, in verità.
Sandie si alza in piedi per tentare di calmarlo, Lin si copre la bocca con
le mani, agitata. I ragazzi in mensa si voltano tutti verso di noi,
accorgendosi che sta succedendo qualcosa.
“Forse è meglio se prima ti calmi e poi parliamo, che ne dici di domani?
Stai dando spettacolo” lo informo, prendendolo in giro.
Wow, non credevo di avere questa vena sadica in me.
River Anderson fa venire allo scoperto i miei lati cattivi.
Spalanca gli occhi, incredulo e ancora più nero, respirando
freneticamente. Cavolo, tra un po’ esploderà.
“Non ho parole. Sei davvero pazza o fingi solo di esserlo? Cazzo! Sei
fuori di testa? Sì, lo sei, a quanto pare. E non me ne frega niente di dare
spettacolo. Vieni con me, cretina!” grida, afferrandomi per un polso e
trascinandomi fuori dalla mensa a forza, sotto gli sguardi curiosi di tutti.
A niente valgono i tentativi di fermarlo di Sandie e Lin, infatti ci
rinunciano. River è come un panzer, procede spedito senza curarsi di
nessuno.
Wow, devo dire che è stato piuttosto imbarazzante. Credo che i ragazzi
del Campus avranno di che parlare dopo la nostra uscita.
Finalmente quando siamo lontani dalla mensa, in un posto isolato in
mezzo al parco, si ferma, lasciandomi andare in malo modo il polso e
uccidendomi con lo sguardo.
Anch’io lo guardo male, brutto idiota. Non gli perdono di avermi dato
della cretina di fronte a tutti.
“Allora? Cosa cazzo ti è preso? Perché ieri sera mi hai piantato lì come
un idiota? E perché le tue amiche sembrano saperlo? Cosa gli hai detto? Sai
quanti messaggi ti ho mandato? Cristo, ma sei matta? Hai le rotelle fuori
posto?” River si scompiglia i capelli nervosamente, bombardandomi di
domande, poi si indica la tempia facendo ruotare il dito con il viso stravolto
dalla rabbia.
Scoppio a ridere perché è davvero divertente vederlo così
disperatamente arrabbiato e frustrato. Ora sa cosa si prova, bastardo.
“E ride ancora! Senti, o mi spieghi cosa ti prende oppure chiamo lo
psicologo del Campus di corsa e ti faccio dichiarare mentalmente instabile”
il tono serio che usa mi fa smettere di ridacchiare.
Sarebbe capace di farlo, stronzo com’è, e non ci tengo a farmi bollare
come pazza per lui, grazie tante.
“Ok, vuoi sapere tutto River? Ti accontenterò subito. Ti ricordi Olivia?
La ragazza innamorata persa di te, che hai sedotto e poi preso in giro con i
tuoi amici davanti a tutti costringendola a cambiare College?” voglio
proprio vedere cosa dirà.
Sgrana gli occhi, confuso, sembra non ricordarsi neppure chi sia Olivia,
l’idiota, poi ci arriva. E mi guarda scuotendo la testa.
“Cosa cazzo c’entra lei adesso? Non vedo il nesso con te. Voglio sapere
perché ieri sera mi hai piantato in asso in quel modo e non parlare di una
che mi sono scopato un anno fa!” afferma infastidito e scocciato.
Dio, è proprio un figlio di puttana.
“Wow, non ho parole per definirti. Comunque, c’entra eccome. Ieri sera
la mia è stata una vendetta anche per lei. Per come l’avete trattata, Olivia
era mia amica. E sapevo della scommessa con i tuoi amici per portarmi a
letto in una settimana, bastardo” adesso non rido più.
Tutta la rabbia e l’umiliazione che ho provato riaffiorano
prepotentemente.
Sapere quello che voleva farmi e fare finta di niente, recitare la parte di
quella attratta da lui, è stato duro da sopportare. Volevo solo dargli un
pugno e farla finita, ma era più importante fargli assaggiare la sua stessa
minestra.
E soprattutto non mi perdono di aver perso la testa proprio con lui.
Non dovevo, ma è stato più forte di me. Quello che mi fa arrabbiare è
non essere riuscita a resistergli. Sì, l’ho fatto alla fine, ma c’è mancato
davvero poco che cedessi.
Avevo perso completamente il controllo di me stessa. Questo non mi
perdono.
La sua espressione da furibonda diviene colpevole, sembra un bambino
colto in fallo dalla madre.
Stupido pallone gonfiato.
“Come diavolo facevi a saperlo? Cosa c’entra con quello che noi
due…”
“Cavolo! Sei davvero ottuso come tutti gli sportivi, vero? Nemmeno ti
scusi, Dio, non ho parole. C’entra eccome! Anch’io e le mie amiche
abbiamo scommesso su di te, dopo aver saputo cosa volevi farmi” gli dico
interrompendolo, con la voglia prepotente di tirargli un calcio nelle palle.
“Cosa? Di che cazzo parli?” chiede, con gli occhi ridotti a una fessura.
“Parlo della scommessa di farti eccitare fino a perdere la testa per me, e
poi piantarti in asso. Cosa che diligentemente ho portato a termine con
successo. Non sei l’unico in grado di giocare River, esiste qualcuno più
avanti di te. E ho avuto la mia rivincita. Ora cosa dirai con i tuoi amici? Che
smacco per un grande seduttore come te” sorrido, incapace di trattenere la
mia soddisfazione nell’averlo battuto.
Sembra di nuovo pietrificato. Come ieri sera.
Dev’essere davvero un enorme shock per un narciso ed egocentrico
come lui. Venire sconfitto al suo stesso stupido gioco da una ragazza.
Quella che voleva umiliare.
“Sei rimasto senza parole? Ti stai chiedendo come ho potuto farti una
cosa del genere? Beh, facile. Come hai fatto tu con me. Ho finto tutto il
tempo. Sì, esatto. Recitavo la parte di quella attratta da te, sempre. Anche
ieri sera. In realtà volevo solo darti due ceffoni e mandarti al diavolo. Ora
che ho compiuto la mia missione posso farlo. Vai al diavolo River, non
comparirmi mai più davanti!” esclamo a voce alta, poi gli giro le spalle e
me ne vado via in fretta.
Corro lontano da lui, non voglio più parlargli, né vederlo, se possibile.
Voglio solo dimenticare River Anderson, fare finta che non sia mai
successo nulla tra noi due.
Sì, sono scossa anche se ho finto di non esserlo.
Odio River per quello che voleva farmi. Ma ancora di più perché mi ha
fatto provare sensazioni così forti che mi hanno sconvolta.
Non doveva essere lui. No. Per questo non voglio più incrociarlo sul
mio cammino.
“Sei libera stasera?” Steve mi sorride, sicuro di sé.
È carino, alto, moro, occhi neri, pratica judo. Da quando non mi hanno
più vista insieme a River, i ragazzi hanno iniziato di nuovo a tampinarmi.
Sono lusingata, certo. Ma per un po’ non voglio più saperne di uomini.
Desidero stare sola e concentrarmi sullo studio.
La parentesi River mi ha portato via del tempo stupidamente, e segnato.
Nel senso che sono ancora scossa da quello che mi ha fatto provare. Anche
se non dovrei.
Se ripenso a quella sera, a com’era sexy e disinibito, virile… sento un
violento rimescolio dentro. Per questo evito di ripensarci, non ne viene
nulla di buono.
River Anderson non sarà mai il mio principe azzurro, né quello di
nessun’altra. È incapace di provare sentimenti oltre all’attrazione fisica.
Un cuore lui ce l’ha tra le gambe, non in mezzo al petto.
Se anche mi fossi presa una cotta per lui, non servirebbe a niente.
Probabilmente non esisterà mai la ragazza che lo farà innamorare, non
ne è capace. Le donne per lui sono solo uno strumento di piacere,
nient’altro.
Non le vede come persone, ma come oggetti fini ai suoi desideri
sessuali.
Questa è la verità.
Inutile, con me stessa non posso fingere di essere rimasta
completamente indifferente nei confronti di River. No, in un qualche
contorto modo mi piaceva passare del tempo insieme, era divertente,
elettrizzante.
Se non fosse il bastardo senza cuore che è in realtà, sarebbe il ragazzo
perfetto.
Purtroppo, sappiamo tutti chi è davvero, per questo faccio di tutto per
non incontrarlo. So che ora mi odia, che vorrebbe farmela pagare.
Non so nemmeno se i suoi amici sappiano la verità, e non mi interessa.
Anche se River Anderson mi ha scombussolata, non voglio più avere
nessun contatto con lui. Quello che è stato, è stato. Amen.
Però ho bisogno di tempo per me.
“Mi dispiace Steve, ma non posso. Devo studiare molto e mi sono
imposta niente più appuntamenti per un po’” rispondo con un sorriso.
So che penserà che sia per via di River.
Sandie mi ha riferito dei pettegolezzi che circolano su noi due, sulla
nostra rottura.
Naturalmente sono io la parte debole, quando in realtà è il contrario. Ma
mi ha anche riferito che River non sprizza gioia da tutti i pori.
Gira per il Campus con l’aria incazzata, quindi la gente non sa cosa
pensare.
Vorrei urlare ai quattro venti la verità, ma non posso.
Come ho detto, non ci tengo a creare uno scandalo ed essere sotto ai
riflettori, grazie. Non gioverebbe nemmeno alla mia carriera universitaria.
Voglio essere presa sul serio dai professori, non sono qui per
cazzeggiare come fa lui.
Il tempo che ho trascorso con River è stata solo una breve parentesi da
dimenticare. Esattamente quello che sto cercando di fare.
“Ah, ho capito. Beh, se cambi idea chiamami, ok?” mi guarda
intensamente e poi se ne va.
Cavolo, odio a morte quello sguardo comprensivo.
Come se dovesse compatirmi per via di River.
Idiota, tutti i ragazzi lo sono. Mai una volta che pensino che magari
l’anello debole sia l’uomo e non la donna.
“Ehi, allora? Esci con lui?” Sandie mi raggiunge sulla panchina a bordo
campo di atletica.
Abbiamo finito da poco gli allenamenti delle cheerleader, è pomeriggio
e non abbiamo più lezioni.
È passata una settimana dal mio ultimo incontro/scontro con River, e
sono stata attentissima a non farmi beccare in giro.
Non sono stupida né ingenua, non credo che per lui sia finita qui.
È un tipo vendicativo, basta guardarlo sulla pista da hockey, lo sanno
tutti. Non ci tengo a finire di nuovo nel suo mirino, per questo lo evito il più
possibile, in questo modo smaltirà l’umiliazione e la rabbia nei miei
confronti.
Cioè, è quello che spero.
“No ragazza, da adesso in poi farò vita da monaco. Studio e
concentrazione, niente distrazioni maschili. E tu? Hai trovato il coraggio di
avvicinare Phil il rosso?” ridacchio, stirando le braccia in alto e ammirando
il cielo blu senza uno straccio di nuvola.
Un po' di stretching è obbligatorio dopo gli allenamenti. Siamo rimasti
in pochi sulla pista per fortuna, adoro quando rimane vuota, c’è pace e
silenzio.
“Macché… è sempre circondato dai suoi amici, chi trova il coraggio? E
poi non dovrebbe essere lui a fare il primo passo? Non mi sono sfuggite le
sue occhiate interessate alle lezioni di latino, perché diavolo non si fa avanti
allora?” sbuffa, stringendo l’elastico con cui ha avvolto i capelli in una coda
alta, io invece ho uno chignon basso, è d’obbligo raccogliersi i capelli
quando proviamo, si suda parecchio.
Rido dandogli un leggero spintone. Dio, è proprio ingenua a volte.
“Forse perché appena ti guarda, tu distogli lo sguardo e ti volti dall’altra
parte? Hai mai pensato che potrebbe travisare credendo di non interessarti?
Scusa Sandie, ma quando ti piace davvero un ragazzo diventi timida in
modo patologico. Datti una mossa o lascerà perdere, poverino” le dico,
scuotendo la testa.
Sandie è forte ed estroversa, ma tende a chiudersi a riccio con la
persona che le piace sul serio.
Quando era alle superiori è stata mollata dal suo ragazzo che la tradiva a
ripetizione, è stato un trauma per lei, e l’ha leggermente segnata con i
ragazzi per cui prova forti sentimenti. Le ci vuole un po’ di tempo per
lasciarsi andare.
“Merda, dici? Allora devo darmi sul serio una mossa, oppure… che
diavolo…” si interrompe all’improvviso, guardando sconvolta dritto di
fronte a noi.
Seguo il suo sguardo e per poco non cado dalla panchina.
River, con un paio di jeans aderenti scuri e una maglietta a maniche
corte, bianca, segno che non ha allenamenti in vista per mia sfortuna, sta
avanzando con Lin al suo fianco.
Mi alzo in piedi di scatto per fuggire via, non voglio vederlo.
E odio il tuffo al cuore che provo nel rivederlo.
Ma una mano ben salda sul polso me lo impedisce, perciò abbasso lo
sguardo su Sandie, che mi sta fissando seria.
“Non farlo, è quello che si aspetta, non fargli capire che vederlo ti fa un
certo effetto. Affrontalo o la storia non finirà mai del tutto, lo sai anche tu
Brooke” mi esorta.
Cavolo, mi conosce meglio di me stessa, sapevo che è fin troppo
intelligente.
Sospiro a fondo, Sandie ha ragione, scappare ancora non servirà a
niente, River non è uno che molla, lo so, e ora vuole umiliarmi per avere la
sua rivincita.
“Ok, hai ragione. Affrontiamo il toro per le corna” le rispondo decisa.
Se cercare di evitarlo non ha funzionato, lo affronterò di nuovo a muso
duro per l’ultima volta.
“Brava. Ma che ci fa Lin attaccata al suo braccio? Non…” la sua frase
rimane incompiuta perché i due sono arrivati vicino a noi.
Mi costringo ad alzare lo sguardo e incappo in quello di River, duro e
glaciale. Mi sta osservando con una freddezza che potrebbe gelare l’intera
pista.
Wow, ce l’ha ancora a morte con me, forse più di prima.
Il suo ego deve aver subito uno smacco mortale.
Però è ancora più bello e sexy e… ma che cavolo mi viene in mente? È
brutto, brutto e cattivo.
Sì, così va molto meglio. Dio, per un attimo ho perso di nuovo il senno.
Ma è solo lo shock di rivederlo.
“Guarda chi c’è. Allora non sei morta, e non ti hanno nemmeno rapito
gli alieni. Credevo di vederti sul giornale tra le persone scomparse”
Mi saluta così. Con un tono fortemente da presa in giro, e un filino
cattivo.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio.
Sandie si alza a sua volta, mettendosi al mio fianco, e giuro, con River e
Lin di fronte a noi sembra una scena di Mezzogiorno di fuoco.
Quattro pistoleri pronti a fronteggiarsi con le pistole. Beh, noi useremo
la bocca per farci del male.
“Beh, hai pensato male, sono in ottima forma, mai stata meglio. Cosa ci
fai qui River?” lo fronteggio, lasciando perdere i convenevoli.
Guardo malissimo Lin, come Sandie, che invece ignora le nostre
occhiatacce.
Sono giorni che scompare lasciandoci sole, ora capisco perché, ha
tramato con il bastardo.
“Wow, gentile come tuo solito, vedo. Neanche un come va? Me lo
meriterei, non credi? Dopotutto mi sembra di essermi comportato meglio di
te, dopo. Almeno io non ho evitato le lezioni in comune con la scusa del
mal di pancia. Sei ridicola e infantile, non sembra a vederti” mi lancia
un’occhiata al vetriolo, con un sorrisetto sarcastico.
Merda, ha capito che era una scusa per evitarlo, beh, non che fosse
difficile. Ma come ho detto non mi andava di incrociarlo per un po’.
“Lin, tesoro, puoi aspettarmi al bar? Devo chiarire due cose con lei, poi
sono tutto tuo” River distoglie lo sguardo dal mio, voltandosi verso la
nostra amica, che lo fissa con un sorriso sognante.
Che diavolo… tesoro?!
“Che significa? Lin, cosa stai combinando?” Sandie mi precede,
incredula e arrabbiata, fulminandola con lo sguardo.
Io invece sono troppo sconvolta per reagire, non posso crederci.
“Sono affari miei Sandie, lasciami in pace. Ci vediamo dopo River, non
metterci troppo” lancia un’occhiataccia verso di lei, poi Lin si incammina
verso l’uscita della pista, e dopo avermi sussurrato che ci vediamo più tardi,
Sandie la raggiunge, e so che la torchierà per sapere tutto.
Wow, tradite entrambe dalla nostra migliore amica. O dovrei dire ex?
Credo proprio sarà la seconda.
Riporto lo sguardo su River, che mi sta fronteggiando con le mani nelle
tasche dei jeans, un’espressione indecifrabile e decisa in viso.
Wow, è davvero risoluto a farmela pagare.
Ora capisco il soprannome mastino che gli hanno affibbiato quando è
sulla pista ghiacciata. Non molla l’osso finché non ha portato a termine la
meta che si è prefisso. Merda.
Beh, non devo mostrarmi nervosa, o se ne approfitterà.
“Cosa vuoi ancora da me, River?” cedo per prima, perché questa guerra
di sguardi mi sta dando sui nervi.
Lui sorride, consapevole di aver vinto. Stronzo.
“Quello che volevi tu da me, vendetta. Credevi davvero che te l’avrei
fatta passare liscia? Nessuno prende per il culo River Anderson e la fa
franca, tesoro. Soprattutto dopo avermi piantato in asso fuori di testa
dall’eccitazione. Sei davvero una stronza colossale, peggio di me. Almeno
io sarei andato a fondo, non ti avrei portato a perdere il controllo e poi
piantata in asso. È davvero crudele, troppo, non trovi? E per la precisione,
la tua amica Olivia era consenziente, e sapeva come la pensavo. Non ho mai
promesso a nessuna donna una storia d’amore, a lei nemmeno. Se si è fatta
dei castelli in testa, è solo colpa sua” mi parla con una voce così fredda che
mi sembra che l’intera pista si possa ghiacciare.
“E non ho mai preso in giro nessuno, dovresti prendertela con i miei
amici, sono stati loro. Sì, sono dei coglioni a volte, ma non sono il loro
padre, non posso controllare tutto quello che fanno. Nemmeno sapevo che
la tua amica venisse derisa così tanto, quindi non incolparmi ingiustamente,
idiota. Te la farò pagare, iniziando dalla tua amica Lin. È proprio cotta del
sottoscritto, non trovi? Ci divertiremo insieme” il sorriso crudele che mi
riserva mi fa incavolare a morte.
Ho capito cosa vuole fare. Flirtare con lei fino a farla innamorare e poi
piantarla in asso. Quello di cui l’ho accusato con Olivia.
“Non osare! Lin non c’entra niente con noi due, veditela con me e
basta” esclamo arrabbiata. Dio, non può lasciare solo perdere e accettare la
sconfitta?
Non credo stia mentendo su Olivia, mi sembra sincero, però una colpa
ce l’ha. Sapeva che la prendevano in giro e non è intervenuto.
Poteva farlo e Olivia non sarebbe stata così male.
Affermare che non sapeva venisse derisa così tanto, è solo una scusa
per pararsi il culo, se ne è semplicemente fregato.
Certo, non era obbligato ad erigersi a paladino per lei, ma mettere a
tacere quei coglioni dei suoi amici poteva benissimo farlo.
Per questo non posso perdonarlo.
“No. Non sarebbe divertente. Voglio fare esattamente quello di cui mi
hai accusato ingiustamente, così la tua cazzata con me avrebbe un senso.
Sono stato anche fin troppo gentile ad avvertirti. E ti avverto anche di non
aprire bocca su quello che è successo, o te la farò pagare ancora di più. I
miei amici pensano che non abbia avuto voglia di finire la scommessa;
perciò, non fiatare o finirà male” mi viene vicino guardandomi con
cattiveria.
Faccio un passo indietro perché così arrabbiato intimorisce.
Ma col cavolo che glielo lascerò capire.
“Rilassati bestione. Non ci tengo ad essere sulla bocca di tutti per colpa
tua. Era solo la mia vendetta personale. Lin è già innamorata di te, perché
non la lasci perdere, tanto starà male comunque, che gusto ci sarebbe?” gli
propongo, anche se Lin non se lo meriterebbe, ci ha tradite senza ritegno.
Oh, più tardi mi sentirà.
River solleva le sopracciglia, sorpreso. Penso di averlo convinto,
quando un sorrisetto crudele e compiaciuto gli si dipinge in volto.
Dio, non so perché ma mi sembra di essere finita in trappola.
“Forse hai ragione. Non mi divertirei con lei sapendo che è già pazza di
me. Allora ti propongo uno scambio. Lei con te” esordisce con un ghigno
scaltro.
Per un attimo non capisco. Poi ci arrivo. Che diavolo…
“Che vuoi dire?” gli chiedo, ma purtroppo penso di sapere già la
risposta. È davvero pazzo.
“Non fare la finta tonta. Hai capito benissimo. Mi sembra uno scambio
equo. Prenderai il suo posto, e io finirò quello che avevo iniziato. Me lo
devi, stronza” le sue parole sono intrise di livore, ma anche di sarcasmo.
Penso di aver capito male, oppure è uno psicopatico.
“Stai dicendo che vuoi fare sesso con me, al posto di Lin? Ma sei fuori
di testa?” quasi saltello per lo shock.
Non me l’aspettavo. Credevo volesse darmi due ceffoni, o prendermi in
giro con gli altri.
Questo non me l’aspettavo.
“No. Voglio solo portare a termine il mio compito. Sai, non puoi fare
eccitare un uomo a quei livelli e poi piantarlo in asso senza dire una parola.
Non si fa. Quindi ora finiamo quello che abbiamo iniziato. Sai che non
mollo finché non ho raggiunto la meta, lo hai visto sulla pista da hockey,
non hai scampo. O tu, o romperò il cuore alla tua amica. Mi ha detto che le
piace sperimentare, e a me vengono in mente tante belle idee” afferma in
tono quasi crudele, senza un minimo di vergogna.
Lo guardo talmente male che mi stupisco non bruci all’istante.
Brutto bastardo.
“Non puoi impormi di fare sesso con te, è una violenza!” inaudito, come
può propormi una cosa del genere? È davvero fuori di testa.
Mi scruta per vedere se sono seria, poi scoppia ridere, e ho la speranza
che sia tutto uno scherzo per vendicarsi.
“Importi? Ti sto dando una scelta Brooke. O tu, o la tua amica. Hai la
possibilità di scegliere. Non è violenza questa. È la tua punizione, è diverso.
Hai un’idea di come ci sia rimasto male quella sera? Potevi spiegarmi tutto
e poi andartene. Avrebbe avuto un senso, allora. Invece sei solo scappata
via, e io mi sono scervellato una settimana a chiedermi cos’era successo.
Eccitare un ragazzo in quel modo e poi fuggire via senza una spiegazione, è
pura cattiveria” respira a fondo come per calmarsi, passandosi la mano tra i
capelli.
“E non venirmi a dire che non è vero. Lo è eccome. Io non stavo
fingendo, non c’entrava più la scommessa, per questo sono così incazzato,
ma ho capito che per te invece era tutto solo una messinscena; quindi,
adesso se lo faremo non ci saranno scommesse tra i piedi, sarà tutto reale.
Questa è la punizione. Decidi adesso, o tu o Lin” mi viene davanti, mani in
tasca e sguardo furibondo.
Deglutisco più volte, sentendomi frastornata, arrabbiata, scioccata.
Dio, cosa dovrei fare?
So che non mollerà, non è nella sua natura. Ma come può pretendere
che io possa fare una scelta?
Per lui fare sesso con una ragazza che non sopporta non è un problema a
quanto vedo. Ma per me lo è. Enorme.
E poi, non stavo fingendo nemmeno io, ma per fortuna lui pensava di sì.
Se… se dovessimo… Dio, non riesco nemmeno a pensarci, altrimenti mi
viene un attacco di panico.
Non posso, già quella sera mi ha portata al limite, come potrei… no.
Non ce la faccio. So che mi segnerebbe per sempre.
Per River non sarei altro che un’altra tacca sulla sua lista di ragazze da
portare a letto. Ma per me sarebbe altro.
“Allora? Cos’hai deciso? Devo divertirmi con la tua amica o con te? Ti
rivelerò un segreto. Se decidi per lei, non ci andrò giù leggero. Ti ho
avvertita” un sorriso cattivo gli increspa le labbra, rendendolo perfidamente
affascinante. Bastardo.
“Non potremmo semplicemente dimenticare l’intera faccenda? Ti faccio
le mie scuse, scegli un’altra punizione. Accetterò qualunque cosa, ma non
questo. Non posso” tento di convincerlo.
È una pazzia, peggio della scommessa.
Sorride ancora. Un sorriso che non preannuncia niente di buono, per
mia sfortuna.
“Non è un mio problema. Quando prendo una decisione non torno mai
indietro. Hai tre secondi per decidere. Uno, due…”
“Va bene! Va bene, cavolo! Lascia stare Lin, mi offro al suo posto,
bastardo senza cuore. Sei davvero uno psicopatico, sei pazzo. Come puoi…
lasciamo perdere. Una volta, una sola, e poi saremo due completi estranei,
non ci rivolgeremo mai più la parola. Mi lascerai in pace fingendo di non
conoscermi, d’accordo? O così o niente” patteggio con la testa nel pallone.
Non sono lucida, non sono in me. Colpa dello shock.
Altrimenti non si spiega perché ho accettato questa cosa per salvare Lin,
che ci ha tradite.
Perché ho una maledetta coscienza, ecco perché!
Anche se sono arrabbiata da lei, delusa, non posso farle questo River ce
l’ha con me, Lin non c’entra. Non posso lasciare che si vendichi su di lei.
Anche se in parte lo meriterebbe, visto quello che ha fatto, ma non sono
così senza cuore come lo stronzo che mi sta di fronte.
Spalanca gli occhi, sorpreso. Forse non si aspettava una risposta
positiva, devo averlo spiazzato.
“Ok. Una volta, e poi io e te non ci guarderemo neppure più in faccia.
Nemmeno io ci tengo a rivederti. Sabato sera, al mio dormitorio, dopo la
mezzanotte, cerca di essere puntuale, di non farti beccare, e niente più
scherzi” mi fissa intensamente, e so a cosa si riferisce.
Distolgo lo sguardo perché è davvero vergognoso.
Mai nella mia vita avrei immaginato di finire in una situazione come
questa. Mai e poi mai.
Maledico quando ho accettato di fargliela pagare in quel modo.
Dovevo semplicemente affrontarlo a viso aperto, senza scommesse
anche da parte mia. Credevo di avere vinto, invece ho perso.
River mi ha messa all’angolo, dimostrandosi più forte e intelligente di
me. Beh, è uno sportivo con le palle, cosa mi aspettavo?
“Ok, ok… comunque non è giusto obbligarmi a una scelta, sei davvero
cattivo. E pazzo” gli dico, aggiustandomi lo chignon e afferrando la felpa
della tuta con cui ci alleniamo, poi mi incammino per andarmene via alla
svelta.
Ora che me ne accorgo siamo rimasti solo noi due in pista, e il
maledetto cielo sembra ancora più blu. Non potrebbe scoppiare un bel
temporale? Sarebbe una cornice perfetta per come mi sento in questo
momento.
Lo sento ridere alle mie spalle, e gli rivolgo il dito medio girandomi
all’indietro. Se lo merita, imbecille.
“Sei un bel tipo. Il tuo aspetto angelico trae in inganno. In realtà sei
tutto il contrario di angelica, secondo me fingi di esserlo con i ragazzi con
cui esci. La vera te stessa è questa, quando sei con me. Dispotica, cinica,
stronza e falsa. Ti salvi solo perché non sei un cesso” ride, affiancandomi
con le mani ancora in tasca.
Smetto di marciare e mi volto per fulminarlo con lo sguardo.
Ma come si permette.
“Grazie dei complimenti, te li rigiro tutti, solo che per te valgono il
doppio. Doppiamente stronzo, cinico, falso e pazzo. Non ti sopporto proprio
River Anderson, perché sei comparso nella mia vita perfetta?” urlo, devo
sfogare lo stress e lui è un ottimo bersaglio. Anche perché lo stress proviene
tutto da lui.
“Già, me lo chiedo anch’io. Purtroppo, è andata così, ora la finiremo, e
poi faremo finta di non esserci mai conosciuti e ognuno riavrà indietro la
propria vita perfetta. Finalmente non dovrò più avere a che fare con miss
puzza sotto il naso. Mi hai sempre guardato come se fossi della cacca di
cane sotto alle tue scarpe. Ti credi tanto superiore, ma non lo sei, ora lo so”
la luce perfida nel suo sguardo mi fa intuire che si sta sfogando anche con le
parole.
Wow, devo proprio aver ferito a morte il suo orgoglio quella sera.
Che narciso e pallone gonfiato. Oltre a essere psicopatico di brutto.
“Bravo, sfogati pure, avanti. Butta fuori tutto quello che ti sei tenuto
dentro questa settimana, perché sei solo tu la parte lesa, vero? No, anzi, il
tuo uccello a essere precisi. Io, che invece tu e i tuoi amici avete deciso di
prendermi di mira non devo essere offesa. Per carità, c’è solo River
Anderson a questo mondo, gli altri non contano, anche se sono feriti è lo
stesso. Hai mai preso in considerazione i sentimenti di qualcuno che non sia
tu? Non credo, perché altrimenti ti accorgeresti di come anch’io ci sia
rimasta male, umiliata e offesa da quello che voi avete architettato” mi
sfogo.
Addossa tutta la colpa me, quando sono io la vittima, sono stati loro, lui
e i suoi amici a tirarmi in ballo. E poi si comporta come se fosse tutta colpa
mia. Assurdo.
Non aspetto la sua replica, corro via, lasciandolo indietro, perché se dice
un’altra parola, giuro che lo uccido. Seriamente.
Credo che non si renda conto di quanto sia egocentrico, tutto il mondo
ruota attorno a lui, e solo a lui. Gli altri sono solo di contorno nella sua vita
dorata.
Non devono avere sentimenti propri, ma solo in relazione a lui.
Dovrebbe vedere un bravo psicologo. Uno che gli faccia capire che al
mondo non esiste solo River Anderson. Psicopatico.
Quando arrivo nello spogliatoio deserto, respiro a fondo, cercando di
calmarmi.
Dio, in cosa mi sono andata a cacciare?
Dovevo lasciare che se la prendesse con Lin, così io non dovrei…
No. Non sono così bastarda. Non sono come lui. Un cuore ce l’ho,
purtroppo. Anche se mi ha delusa, è sempre un’amica con cui ho condiviso
due anni di College, nel bene e nel male.
Non lascio gli amici nei casini per colpa mia.
Sospiro, frustrata e arrabbiata.
Non volevo più avere niente a che fare con River, e invece dovrò pure…
farci sesso.
Dio, ma perché? Allora tanto valeva andare fino in fondo quella sera.
Ho solo rimandato l’inevitabile.
Come farò?
Come farò a non perdere di nuovo il controllo del mio corpo?
Perché so che succederà. È già successo, ed eravamo solo all’inizio.
Rabbrividisco, abbracciandomi, tentando di calmarmi.
Va bene, sono stata fregata di nuovo. Ho perso e ora ne pagherò le
conseguenze.
Dovrò fare sesso con un ragazzo che odio… e che mi fa perdere il
controllo del mio corpo. Non è così grave, no?
Sì che lo è, maledizione! Lo è, lo è eccome…
Ma non ho vie d’uscita, devo cedere. Solo una volta, poi sarà tutto
finito.
Beh, se River riesce a farlo, anch’io ne sarò in grado. In fin dei conti
non dobbiamo mica sposarci o fidanzarci, sarebbe finita lì.
E poi, anche lui ha ammesso di avere perso il controllo, che non stava
fingendo che gli piacesse, e questo mi conforta un pochino, almeno non ero
l’unica.
Wow, come facciano due persone che si detestano a desiderarsi, ancora
non lo so. E non ci tengo nemmeno a saperlo.
Non è una cosa che voglio analizzare.
Dopo sabato sera, River Anderson sarà morto per me.
Sospiro, molto più calma di prima, e consapevole che dovrò affrontare
un grosso ostacolo prima di essere libera da lui. Bene, lo farò, la
considererò una pazzia dei miei anni al Campus, magari tra qualche anno ci
riderò sopra.
Più rilassata vado verso i bagni per fare una doccia veloce e cambiarmi,
poi scambierò due paroline con Lin.

“No!” le voci alterate di Lin e Sandie si sovrappongono, in un unico


forte grido.
“Cavolo, mi farete infiammare le orecchie, abbassate la voce o volete
che ci senta tutto il Campus?” affermo tappandomele per un attimo.
Siamo nella mia stanza, e ho appena finito di spiegare cosa voleva River
da me.
Ovviamente le reazioni sono state diverse e contrastanti.
Sandie è scioccata, Lin furiosa.
“Ti sei bevuta il cervello? Non farlo, che vada al diavolo, e che lei si
arrangi!” Sandie lancia un’occhiata al vetriolo alla nostra ormai ex amica,
che invece mi guarda come se mi volesse uccidere.
“Sì. Lascia perdere, non c’è bisogno che ti offri al mio posto. Io non mi
sento obbligata a stare con River. Adesso io e lui usciamo insieme, perché ti
sei intromessa?” esclama furiosa come un toro.
Dio, osa pure prendersela con me? Non ho parole.
“Ma sentila, non hai un minimo di vergogna?” Sandie si volta indignata
verso di lei, mentre a me prudono le mani per la voglia di darle una sberla.
Cretina, se la meriterebbe.
“Cosa? Io? Non ho fatto niente di male, ho solo accettato di uscire con
lui. Non erano mica fidanzati, no? Era tutta una finta, quindi a chi farei del
male io? Lo sapevate da un pezzo che ero cotta di River, e che non ero
d’accordo con il vostro piano, ma avete fatto come volevate, ignorandomi.
Perché adesso sarei una traditrice? Non capisco. E lei allora? Che vuole fare
sesso con River al mio posto? E lo odia pure, poi sono io quella che
dovrebbe provare vergogna? Assurdo…” Lin scuote la testa, con gli occhi
sgranati dalla rabbia.
Sandie emette un verso strozzato, contenendosi dal riempirla di insulti,
io per un attimo mi chiedo se Lin non abbia ragione.
Per un certo verso ce l’ha, ma ha anche torto marcio.
“Ehi, chiariamo un po’ di cose. Non voglio fare sesso con lui, mi
costringe. Mi ha detto chiaro e tondo che fa così con te per punirmi. Vuole
solo prenderti in giro Lin, a te sta bene? E pesantemente, a quanto mi ha
detto. Come posso permettere che ti trasformi in un’altra Olivia? Vuoi
essere presa in giro da tutto il Campus e avere la reputazione distrutta? Ne
vale la pena solo per una notte di sesso con lui?” le chiarisco il concetto,
trattenendomi dall’urlarle che è fuori di testa.
Sbatte le ciglia, incapace di ribattere, sembra scioccata dalle mie crude
parole. Ma è la verità, se pensa che riuscirà a far innamorare River, si
sbaglia di grosso.
“Appunto, ma io non sarei così buona” Sandie incrocia le braccia,
arrabbiatissima con lei.
Lo sono anch’io, e mi sento delusa e ferita da quella che credevo la mia
migliore amica.
“Beh, cosa vuoi? River non è affare tuo. E nemmeno suo. Adesso vuole
uscire con la sottoscritta, come faccio a sapere che non ti sei inventata tutto
solo per vendicarti? Perché mi sono avvicinata a lui senza dirvi niente. Non
ero obbligata, non siete niente l’uno per l’altra, non porto via il ragazzo a
nessuno, non capisco perché ce l’abbiate tanto con me” asserisce offesa.
Come se fossimo state noi a tradire la sua fiducia, non il contrario.
Che ipocrita, se la racconta a suo favore per alleggerirsi la coscienza.
Neanche uno straccio di scuse.
“Sei brava a rigirartela a tuo piacimento. Sei sleale. Sapevi quello che
River e amici volevano farmi, sai che razza di stronzo sia, come ci sia
rimasta male per la loro scommessa. Pensi che sia stato facile per me
fingere che mi piacesse? Dopo che ho saputo quello che voleva farmi?
Pensi che mi sia divertita? Non ti è dispiaciuto minimamente per me?
Oppure eri triste solo per lui, poverino?” non ce la faccio a essere
indifferente, mi fa arrabbiare il suo vittimismo del cavolo.
Mi fissa come se all’improvviso si rendesse conto di quanto sia
menefreghista, un senso di colpa dipinto sul viso, poi scuote la testa,
sollevando il mento.
“Certo che mi è dispiaciuto, ovvio. Però non è che ti abbia bullizzato o
roba del genere. Ti ha solo corteggiata per finta, e…”
“Chiudi quella bocca! Come ti permetti… lo ha fatto eccome. Sei così
infatuata di lui da non vedere quanto è grave che abbia cospirato contro una
ragazza, cercando di portarsela a letto con l’inganno? Non ti sembra
deplorevole e imperdonabile? Oppure visto che lo ha fatto River Anderson,
è adorabile?” la fronteggio con la voglia prepotente di urlarle che è
totalmente pazza.
Sbuffa dal naso, sul serio, come i tori quando stanno per caricare, e
riderei se non fossi arrabbiata da morire.
“Non ti permettere di mettermi in bocca cose che non dico! Certo che lo
trovo deplorevole, ma non siete andati fino in fondo, no? Quindi non ha
fatto chissà cosa, a parte qualche bacio, è quello che ci hai detto, oppure
non è vero? Sì, ha sbagliato a fare quella scommessa con i suoi amici, però
tu hai fatto lo stesso con lui, eppure non ti ritieni minimamente colpevole.
Dal mio punto di vista avete fatto lo stesso” mi tiene testa, affondando il
coltello nella piaga.
Merda, mi ero dimenticata di aver raccontato loro che ci eravamo
fermati ai baci piuttosto hot. Non avrei mai potuto confessare la verità.
Troppo vergognoso.
Certo che ci sa fare a farti sentire in colpa.
“Ma sentila, che ipocrita” Sandie è sul punto di esplodere, e io decido di
finirla qui, tanto è tutto inutile. Il fascino maledetto di River l’ha
soggiogata, completamente.
“Ok. Hai ragione. Sono al suo stesso livello, contenta ora? Puoi
andartene per favore? È meglio se non ci vediamo per un po’, ti chiedo solo
di restare lontana da lui, ti scotterai” le dico frustrata.
“E chissenefrega, è grande e vaccinata, affari suoi” Sandie la saluta così,
poi le gira le spalle sedendosi sul letto.
Lin ci squadra con aria oltraggiata, poi si volta uscendo dalla nostra
stanza e sbattendo la porta, mentre Sandie sobbalza per il rumore.
“Stronza” le dice alle spalle, guardandomi esasperata.
La raggiungo sul letto con un sospiro profondo.
“Già, lo è, ma non posso farle questo, lo sai, vero?” esclamo rassegnata.
Per quanto lo voglia, perché se lo meriterebbe, non posso.
Come ho detto posseggo una coscienza, e la bastarda non mi darebbe
tregua, mi conosco. Preferisco perdere la mia dignità per una notte,
piuttosto che vedere rovinata la sua reputazione in questo College a causa
mia.
“Io lo farei, senza offesa, lei non mi sembra si sia fatta molti scrupoli a
correre dal ragazzo che ti ha presa di mira. Il suo ragionamento aveva anche
una logica, ma non quando si applica alla tua migliore amica. Io non avrei
mai potuto farti una cosa del genere. Non ci sono scuse” Sandie è
categorica. E ha ragione.
“Lo so. Pensi che anch’io non vorrei fregarmene e dirle di arrangiarsi?
Ma non so cosa potrebbe farle River, parlo in termini di derisione, o peggio,
di umiliazione di fronte a tutti. E la colpa sarebbe mia, lo sappiamo
entrambe. Come potrei fregarmene? In fin dei conti non ne va della mia
vita, una notte di sesso non è una tragedia” minimizzo per calmarla.
Sandie è una che se la lega al dito, so che forse non perdonerà mai Lin,
e sarebbe capacissima di fargliela pagare in qualche modo.
Però nemmeno io sono disposta a perdonarla, non a breve termine,
perché mi ha ferita, e molto. Le vere amiche non si comportano così, ha
ragione Sandie, non fosse altro che per solidarietà femminile.
In realtà una notte di sesso con lui mi costa tutta la mia dignità.
Ma è meglio una morte con dignità che una vita umiliata.
L’ho letto da qualche parte su internet, e mi trova pienamente d’accordo.
La morte in questo caso è rappresentata dalla resa a quel bastardo.
La vita umiliata è quella di Lin.
A volte vorrei essere nata senza una coscienza, la vita sarebbe molto più
facile e semplice.
“Non sono d’accordo. Se sei decisa a farlo, bene, fallo. Ma non hai il
mio benestare. Lin non se lo merita, piuttosto le starebbe bene essere
mortificata davanti a tutti, diventerebbe più umile e meno spocchiosa.
Abbasserebbe le arie, ultimamente non mi piaceva più, era cambiata, con
noi era sempre altezzosa, ci trattava come se fosse superiore. Per quanto mi
riguarda non è una gran perdita non averla più come amica. Io non mi
offrirei al suo posto, ma la decisione spetta a te, e la rispetto. Ti prego, non
farlo se all’ultimo minuto cambi idea, Lin non ne vale la pena” mi guarda
dritta negli occhi, seria.
I rimpianti sono una sofferenza che ci portiamo dietro per tutta la vita.
Non c’è soluzione. Fa parte di noi.
Alcune persone non ne hanno, poche, credo.
Però, io sono una di quelle che sarebbe perseguitata dal rimpianto fino
alla fine della propria esistenza.
Quando è morto il mio primo ragazzo, non ho fatto in tempo a dirgli che
era la persona più importante della mia vita, e quanto fosse dolcissimo. Ora
non potrà più saperlo.
Questo rimpianto non mi abbandonerà mai. È come un fantasma silente
che mi rimarrà accanto per sempre, non se ne andrà mai.
Per questo non voglio avere anche il rimpianto di avere rovinato la
reputazione di un’altra persona. Non posso.
“Te lo prometto. Adesso cambiamo argomento. Che ne dici se andiamo
a fare un tuffo in piscina e poi a mangiare?” le propongo, perché non mi va
di mentirle.
Se anche cambierò idea, non mi tirerò indietro. Voglio farla finita una
volta per tutte.
“Dico che è un’ottima proposta. Chissà se troveremo anche Phil” mi fa
l’occhiolino, anche lei desiderosa di passare oltre, e io rido dandole una
spallata.
“Wow, pensavo non steste più insieme. Da come ti sta fissando, tanto
intensamente che potrebbe fare un solco in terra, non direi. Qual è la
verità?” Tori, una nostra amica che condivide la materia di fotografia e
chimica con me, mi guarda titubante.
So che nessuno osa fiatare su noi due. River Anderson è intoccabile.
Tutti sanno ma fanno finta di niente.
Pensano che abbiamo rotto, e naturalmente quella ad essere stata
mollata sono io. So che è la teoria che circola in tutto il Campus.
Non mi sono sfuggite le numerose occhiate fin troppo incuriosite
appena entro in un’aula, o quando vado in giro per il College.
Ora che io e River ci troviamo nella stessa aula di chimica, tutti gli
sguardi sono su di noi, nessuno sta seguendo il professore alla lavagna.
So che avrebbe voluto sedersi vicino a me per tormentarmi, ma è
rimasto fregato. L’ha fatto prima Tori, lui è due file dietro, dal lato opposto.
In quest’aula si segue la teoria, per la pratica ne usiamo un’altra più
grande.
“La verità è che nessuno dei due ha mollato l’altro. Non ci stavamo
frequentando sul serio, era solo… flirtare. Ma non siamo andati oltre. In
realtà non so perché continua a fissarmi, io…” mi blocco, sollevando lo
sguardo, e sobbalzando quando scorgo il fisico statuario di River che
incombe su di noi.
“Anderson, cosa sta facendo?” il professore si volta, beccandolo, e a me
scappa da ridere, mentre Tori ci osserva confusa.
“Non vedo bene la lavagna dov’ero, posso spostarmi qui?” con
un’incredibile faccia da schiaffi, River circuisce il professore con una balla.
“Ah, certo, certo, si metta accanto alla Carter, lei Tori vada al posto di
Anderson” il professore ci casca in pieno, e a me girano le scatole.
Mi alzo in piedi, prendendo alla sprovvista tutti.
“Professore, mi offro io per andare dietro, ho una vista eccezionale”
affermo sollevando una mano.
River mi fissa come se volesse uccidermi, il professore e Tori spiazzati,
e in tutta la classe non si sente volare una mosca.
“Ehm, no, preferisco che lei stia davanti, praticamente è l’unica che
capisce cosa dico, e può aiutare il suo compagno. Avanti, Anderson prenda
posto e ricominciamo. Piantatela ragazzi” il professore emette il verdetto
contro di me, Tori si sposta dietro, River sorride soddisfatto appoggiando il
sedere sulla sedia accanto a me, e il professore smorza il piccolo applauso
dei maschi verso River. Idioti.
“Che cavolo hai in mente?” sibilo con un’occhiataccia al bastardo.
Che risponde con uno stupido sorrisetto tronfio.
“Niente, perché sei così prevenuta? Davvero non ci vedevo bene, o
pensi che l’abbia fatto per stare vicino a te? Non sei al centro del mondo,
come mi hai urlato contro” mi prende in giro.
Poi si volta a fissare la lavagna come se niente fosse.
Wow, la mia sfuriata sulla pista di atletica deve averlo infastidito
parecchio. Bene, almeno sembra che io lo abbia punto nell’orgoglio,
stupido borioso.
Ignoro la forte sensazione di essere osservata. Da tutta la classe, che
vadano al diavolo, pettegoli.
Appoggio la testa su una mano, piegandola, i capelli mi scendono sul
viso in modo da nasconderlo in parte a lui.
Cerco di concentrarmi sulle formule chimiche che il professore sta
scrivendo, ma avendo River vicino, non riesco a prestargli troppa
attenzione.
“Sei pronta per sabato?” si volta a sussurrarmi pianissimo, e a me
scappa il quaderno a terra per lo shock.
Dio, deve proprio parlarne? Qui? Adesso?
Sorride, facendo finta di niente quando il professore si volta a
guardarmi, per poi riprendere a scrivere sulla lavagna, mentre lui continua a
fissarmi.
Mi risollevo per mettere di nuovo il quaderno sul banco, le guance
leggermente calde. Maledetto, lo sta facendo apposta, sapevo che non mi
avrebbe lasciata in pace.
“Smettila. Cambierò idea se continui a tormentarmi” ringhio a denti
stretti, rifilandogli un bel calcio nella caviglia, pronta a ripetere il bis.
“Cazzo… sei pazza? Merda, che male. Tu non sei normale. Sei pure
violenta? Wow, soffri di doppia personalità? Se mi colpisci di nuovo non
potrò giocare la partita domani sera, e avrai sulla coscienza l’intera
squadra” mi avverte, accorgendosi che stavo per dargliene un altro.
Che stress, non posso nemmeno sfogarmi.
“Stronzo. Cosa vuoi?” sussurro, non mi va di essere ripresa di fronte
alla classe per colpa sua.
Per fortuna ora sembrano tutti impegnati a trascrivere le formule.
Tranne la sottoscritta e il coglione.
Mi farò dare gli appunti da Tori, più tardi. Per colpa di questo stupido
bestione non riesco nemmeno a seguire la lezione. Sapevo che sarebbe
finita così.
“Tormentarti. Credevi davvero di non vedermi più fino a dopodomani?
Povera illusa” ridacchia piano, senza farsi notare.
Lo guardo come se potessi incenerirlo con lo sguardo. Perché non
succede davvero come nei film di azione?
Maledizione, è già giovedì, mancano solo due giorni.
“Piantala di ricordarmelo. Oppure non vedi l’ora? Io no” lo guardo con
una smorfia.
Secondo me neppure lui, è solo orgoglio ferito, e io ne pago le
conseguenze dato che ne sono l’artefice.
River Anderson mi sta trasformando in una stupida ragazza lontana anni
luce da come sono in realtà. Come ho già detto, tira fuori il peggio di me.
Sono sempre stata grintosa, so farmi valere, non sono timida.
Ma non mi piace stare al centro dell’attenzione, mi mette a disagio, e
invece da quando mi ha avvicinata ci sono costantemente.
E poi non ho mai interagito con un ragazzo in questo modo. Di solito
sono dolce, accomodante, perché i ragazzi, non molti, che ho avuto e con
cui sono uscita, erano sempre gentili e educati.
Tutto il contrario di River.
Neanche nei miei incubi avrei mai pensato di comportarmi così, di
trascurare lo studio per una bravata neanche iniziata da me, e in un certo
modo costretta a fare sesso con il ragazzo d’oro del College.
Che di oro ha solo l’apparenza. In sostanza è senza cuore e
menefreghista ai massimi livelli.
“Io invece sì, non vedo l’ora. Qualche problema al riguardo?” mi
spiazza con un sorriso indecifrabile e uno sguardo tagliente.
Resto a fissarlo sconvolta, per una volta incapace di ribattere, mentre lui
si volta verso la lavagna, ignorandomi.
Che cosa… ma non dice sul serio, vero?
Da come lo ha detto non sembrava proprio. Ma allora, perché lui ha
detto che… scuoto la testa, pensando che sono andata a ficcarmi in un
casino ancora più grande di prima.
11
River
Tolgo il casco protettivo, passandomi una mano in mezzo ai capelli
umidi di sudore, a partita finita.
Abbiamo vinto con facilità, e come sempre sono stato il protagonista
indiscusso. Tutti i miei compagni di squadra vengono a congratularsi con il
sottoscritto, ma anche loro sono stati straordinari.
Il coach ci dà grandi pacche sulle spalle, felice, affermando che pagherà
di nuovo la cena a tutti, ormai dev’essere quasi senza soldi dato che
vinciamo sempre.
“Cazzo, è stata una partita fin troppo facile, e per una volta con nessuna
penalità. Ragazzi cosa fate dopo cena? Usciamo a bere?” Jess raggiunge
me, Mitch e Ortiz, il portiere, sulla pista ghiacciata.
Tutti concordano tranne il sottoscritto. Non voglio ubriacarmi, niente
sbronze.
Domani voglio essere lucido.
“Cosa? Perché? Hai un appuntamento?” Jess mi osserva sorpreso, poi si
tocca pesantemente il pacco alla parola appuntamento.
Cristo, è sempre stato così volgare, o sono io che me accorgo solo ora?
Da quando ho finto di aver fatto sesso con Brooke, non fa altro che dire
porcate. Inizia a darmi sui nervi. Anche Mitch, in realtà non come lui, ma ci
si avvicina.
Tra noi ragazzi fare e dire sconcezze è d’obbligo, ma dev’esserci un
limite, cazzo.
E ho dovuto mentire per forza.
Come avrei fatto a confessare a questi due che Brooke mi ha fatto
eccitare come un dannato pazzo per poi mollarmi in auto con il cazzo di
fuori, duro come il marmo?
Neanche sotto tortura, grazie.
Ho una reputazione da difendere, ed è un segreto che mi porterò nella
tomba. Ho detto loro che ho fatto sesso con lei ma che non è stato un
granché, che non mi andava di parlarne troppo, non ne valeva la pena. Ho
intascato i soldi della scommessa anche se non era giusto e loro mi
considerano un eroe. Chissenefrega.
Fortunatamente ci hanno creduto, e come potrebbe essere il contrario,
nessuna ragazza mi resiste.
Tranne Brooke Carter. Però sto per fargliela pagare.
Se credeva di avere vinto la scommessa quella cretina, si sbaglia di
grosso.
Hai perso di brutto, idiota.
Non è ancora nata la persona che riesce a infinocchiarmi.
Figuriamoci una come lei, non ha scampo contro di me.
“No, domani devo vedere i miei, mi aspettano a pranzo, non mi va di
sbronzarmi. Stasera finita la cena torno in stanza” mento, così non li avrò
tra i piedi per tutto il giorno.
Voglio restare solo, concentrarmi e pregustare la vittoria su Brooke.
Cazzo, è stata una completa stronza.
Dopo, è sparita per giorni, senza farsi trovare e non rispondendo a
nessuno dei miei messaggi. Sicuramente aveva bloccato il mio numero.
Ma se Maometto non va alla montagna…
Ho pure dovuto fingere di essere interessato a quella sua scialba amica
di origini orientali per stanarla.
Lan… Lin… non ricordo mai il suo dannato nome.
Una ragazza insulsa, logorroica, appiccicosa. Non è il mio tipo
nemmeno lontanamente.
Purtroppo, io sono il suo. Ma non c’è stato niente tra noi due. In realtà
non mi attira neanche un po’.
E poi, a dirla tutta, ora non ho in mente che scopare a morte quella
stronza. Le altre ragazze non le guardo nemmeno.
Adesso il mio obiettivo è lei, Brooke Carter.
Cristo, quella sera ero fuori di me di brutto. Nessuna ragazza prima
d’ora mi ha mai fatto perdere il controllo così in fretta.
Dannata.
Non si trattava più di vincere una scommessa. Non ce l’avevo nemmeno
più in mente dopo qualche minuto solo con lei.
Perché?
Perché mi ha fatto eccitare in quel modo?
Era per l’adrenalina della scommessa in palio? O per scopare la ragazza
più bella del College che mi ha sempre guardato dall’alto in basso? Oppure
per la curiosità di vedere com’era quando faceva sesso? Ha un’aria da
brava ragazza, ma sotto sotto non lo è così tanto.
Per questo le ho proposto di fare sesso sul serio. No, in realtà l’ho
obbligata.
So che non è giusto, ma nemmeno quello che mi ha fatto lei lo è.
Io l’avrei scopata davvero quella sera, sarei andato fino in fondo.
Piantare in asso un ragazzo in quel modo, come ho detto, è una vera
crudeltà.
Voglio fare sesso con lei per vendicarmi, e in parte perché non mi do
pace.
Voglio capire se a farmi perdere violentemente il controllo quella sera,
come mai mi è capitato prima d’ora, sono stati tutti i motivi che ho
elencato, oppure…
Beh, domani sera lo verificherò. Per questo voglio essere lucido.
“No, cazzo, senza di te non è così divertente. E dai River, poi andiamo a
rimorchiare, che ne dici?” Jess tenta di nuovo, ma non mi va per niente.
“Te l’ho detto, non ho voglia di sbronzarmi, e poi devo finire una
relazione, sono indietro” mento di nuovo.
Cristo, perché deve essere così insistente? Non sa rimorchiare da solo?
“Ehi, non è che si è trovato una ragazza e non vuole dircelo, vero? Eh,
River? Oppure tu e la Carter uscite di nascosto?” Ortiz scherza, tutti sanno
che io e lei flirtavamo, ma che ora è finita.
Per un momento mi prende un colpo, lo osservo per capire se sappia
qualcosa. Impossibile.
Infatti, il suo sguardo non tradisce nessun doppio senso o malizia.
Cazzo, pensavo di essere stato scoperto.
Non voglio che i miei amici capiscano quello che ho in mente.
Sono solo cazzi miei, loro devono rimanerne fuori, specialmente in
questo periodo, ultimamente mi danno sui nervi.
“Non penso proprio. Il gioco non valeva la candela, se mi capisci”
Mitch occhieggia a Ortiz che ride, sorpreso.
“Sì, la bella del Campus non è un granché a letto, vero campione?” quel
coglione di Jess rincara la dose, e a me girano i coglioni, non so per quale
motivo, ma è così.
“Piantatela, non sono affari vostri, e lasciatela in pace, cazzo!” me la
prendo con loro, poi li pianto in asso e pattino fino all’uscita della pista,
sbattendo il bastone a terra.
So che è irragionevole e stupido.
Io per primo non sopporto Brooke Carter.
Ma sentirla prendere in giro da quei due idioti mi fa incazzare a morte.
Anche perché non è vero, è tutto il contrario in realtà.
Che diavolo gliene frega, che sparlino delle ragazze con cui fanno sesso,
non della mia.
Mi blocco appena comprendo quello che ho pensato.
Merda, volevo dire che lascino in pace la ragazza con cui devo scopare
e vendicarmi.
Brooke Carter è solo affare mio, e di nessun altro. Ed è ora che lo
capiscano e la piantino con battutine del cazzo. Mi hanno stancato.
“Ehi, sembra che tu stia per commettere un omicidio. Che succede?”
Gomez, un mio compagno di squadra, un attaccante forte, mi affianca prima
dell’entrata nello spogliatoio.
Mi piace Gomez, è un tipo tranquillo, ha la ragazza e si fa sempre gli
affari suoi, tutto il contrario di quei due deficienti.
“Niente, a volte Jess e Mitch sono duri da sopportare” mi sfogo.
Non avrei mai creduto di dirlo, però è la verità, sono i miei migliori
amici, ma mi stanno stancando.
“Parole sante amico. Personalmente tu mi piaci molto, loro due no.
Sono esagerati in tutto, specialmente quando prendono in giro le ragazze. I
loro commenti volgari e sessisti mi danno sui nervi, per questo mantengo le
distanze. Però se ti andasse, qualche volta potremmo andare a bere io e te
da soli, o a giocare a qualcosa” afferma, dandomi una pacca sulla schiena,
sorridente.
Capisco che vuole approfondire l’amicizia con il sottoscritto, e prima
avrei declinato, perché Gomez non rientra nei miei standard di amicizia,
troppo serio.
Però mi piace, e mi andrebbe come amico.
“Ci sto, quando vuoi” rispondo sincero.
Gomez ride, contento, poi mi spintona dentro allo spogliatoio,
affermando di darmi una mossa che ha fame.
Rido anch’io, perché Gomez mi piace sempre di più, mentre Mitch e
Jess sempre di meno…
“Sei sicuro che non vuoi venire con noi stasera? Ti perdi una notte di
sesso infuocata. Io e Mitch scoperemo la stessa ragazza a turno. Non vuoi
contribuire anche tu? Samantha ha un buco bello grande” Jess scambia
un’occhiata complice con Mitch che usa la lingua in modo volgare.
“E che cazzo ragazzi, datevi una calmata. Cristo, sembra che non
abbiate mai visto una donna” sono incazzato perché sono venuti a rompermi
i coglioni alle nove del mattino.
Loro hanno il turno di pulizie nella palestra, io no.
Devono proprio essere così volgari?
“Che ti succede amico? È da un po’ che sei strano. Non è per caso che
stai passando all’altra sponda?” Jess mi fissa intensamente.
“No, coglione. Ho solo sonno, non devo pulire le palestre io. E non è
che devo essere arrapato tutto il tempo come voi due. Forza, smammate che
ho sonno” li butto fuori dalla mia stanza ridendo.
Ma dentro di me sono infastidito.
Addirittura un rapporto a tre? Cazzo, vogliono davvero sperimentare
tutto qui al College, che pervertiti.
Grazie ma passo. Mostrare il mio uccello ad un altro ragazzo mentre
scopo una donna, proprio non mi va.
Un rapporto a tre, dove io sono l’unico uomo mi starebbe anche bene,
ma in questo modo no. E farlo con un amico sarebbe ancora peggio.
Li saluto dicendo loro che ci vediamo domani pomeriggio per allenarci,
e finalmente rimango solo.
Mi butto sul letto con le braccia sotto la testa, pensando che forse Jess
non ha tutti i torti.
Ultimamente sono strano.
Prima non li ho mai trovati eccessivi, perché ora sì? Da quando è
cambiato il mio rapporto con loro?
Siamo sempre stati come fratelli, abbiamo fatto un sacco di cazzate
insieme. Ma da un po' di tempo mi irritano.
Cazzo, non so cosa mi stia succedendo, ma è così.
Sospiro, rinunciando a trovare la risposta e subito penso a stasera.
Se quella stronza non si presenta, giuro che la faccio nera.
Non può lasciarmi in bianco due volte, col cazzo. Se non viene lei, vado
io a sequestrarla al suo alloggio. Giuro che lo faccio.
Mi infilo una mano sotto la cintura dei pantaloncini, toccandomi il
cazzo. Wow, solo a pensare a quello che le farò, me lo fa diventare duro.
Inizio a strofinarlo pigramente e lentamente, ripensando a quando l’ho
scopata con le dita, calda e bagnata per me, a come gemeva senza ritegno ai
miei assalti…
Le mie dita prendono a stringere e accarezzare con foga l’uccello
sempre più duro.
Sento ancora il sapore del suo seno profumato sulle labbra, la durezza
dei suoi capezzoli, come ciliegie mature, proibite e paradisiache da
succhiare fino allo svenimento.
E il suo viso, così peccaminosamente bello mentre godeva.
Vengo a sorpresa, così forte che per un attimo ho le vertigini.
Cazzo, non sono mai stato così rapido. Respiro affannosamente,
afferrando la scatola dei fazzolettini che tengo sul comodino, asciugandomi,
e poi buttandoli nel cestino accanto.
Wow, se il risultato è questo solo pensando di scoparla, come sarà
quando lo farò davvero?
Rido perché è assurdo, quasi grottesco.
Come si fa a desiderare disperatamente una persona che non si
sopporta? Beh, il fatto che sia molto bella e che quando fa sesso è sexy da
paura, potrebbe essere una motivazione valida.
E forse anche il fatto che mi tenga testa.
Le altre ragazze sono troppo svenevoli o appiccicose. Non c’è quasi
gusto nel farlo con loro. Manca l’adrenalina della caccia.
Sono già pronte per me.
Invece Brooke Carter me la fa sudare, e mi risponde a tono.
E inaspettatamente la cosa mi intriga, mi stuzzica. Nessuna ragazza mi
ha mai respinto prima di lei. Forse è anche questo a incuriosirmi.
È un motivo per cui non riesco a lasciarla perdere. E anche perché
voglio vendetta. Non si fa questo ad un uomo, cretina.
È mezzanotte passata e lei non è ancora arrivata. Se mi ha dato buca la
uccido, giuro.
Apro la porta del corridoio ma è deserta, solo le deboli luci che lasciano
accese di notte.
Tiro una ciocca di capelli con fare nervoso, chiedendomi se non dovrei
andare fino al suo dormitorio.
Sto per chiudere la porta, quando sento un sospiro leggero come una
piuma provenire dal fondo del corridoio, e aspetto.
La vedo materializzarsi con un piccolo borsone in mano, i lunghi
capelli biondi sparsi sulle spalle nude.
Indossa un abito con le spalline sottili, lungo e scuro, ai piedi degli
infradito neri.
Cazzo, perché la trovo dannatamente sexy?
Appena mi vede si blocca, incerta se raggiungermi o darsela a gambe.
Col cazzo.
Mi scosto appena dall’uscio facendole segno di darsi una mossa.
Lei sospira e solleva gli occhi al cielo, ma cammina svelta fino a
raggiungermi senza dire una parola, poi prima di entrare mi lancia
un’occhiataccia.
Rido ed entro subito dopo di lei, richiudendo la porta a chiave.
Non viene nessuno senza il mio permesso, ma non si sa mai.
Stasera non voglio ospiti indesiderati a rompermi le palle. Solo io e lei.
“Perché chiudi a chiave? Hai paura che scappi di nuovo?” afferma,
guardandosi intorno.
Sì, oggi ho sistemato un po’ la stanza, ma non per lei, perché era
veramente in disordine. La camera di uno studente maschio al College,
soprattutto di un atleta, non sempre è in ordine. È normale.
“No, perché non arriveresti neanche fuori dalla porta. Solo non mi va
che qualcuno arrivi a rompere i coglioni” le dico squadrandola.
Cazzo, è davvero bella, ha un corpo atletico e sinuoso, un viso angelico,
peccato il carattere di merda, altrimenti sarebbe perfetta.
Mi fissa truce, poi sbatte il piccolo borsone viola sulla sedia girevole
della scrivania, e torna a guardarmi.
Anche lei mi osserva dalla testa ai piedi.
Non mi sono messo in ghingheri per lei, ci mancherebbe, indosso un
paio di pantaloncini al ginocchio grigio scuro e una maglietta nera con il
logo di una squadra di hockey famosa, a piedi scalzi.
I vestiti serviranno a poco stasera.
“Vedo che non hai faticato per metterti elegante, potevi sforzarti un po’
di più visto che mi stai obbligando” esclama con un broncio.
Ma posso scorgere una luce di ammirazione nel suo sguardo.
Anche lei mi trova attraente nonostante non mi sopporti. Cristo,
incredibile…
Rido perché in certo senso è divertente interagire con lei. Almeno non
c’è da annoiarsi.
“Devi proprio continuare a dirlo? Questa è la punizione che ti meriti. Un
altro ragazzo sarebbe stato più cattivo di me, fidati. E perché avrei dovuto
mettermi elegante se tra poco saremo senza vestiti addosso?” le rispondo
sarcastico.
Si mette a tossire all’improvviso, puntandomi un dito contro.
“Dio, perché sei così esplicito? Non sai cos’è il tatto? Non posso
crederci, non mi offri nemmeno qualcosa da bere?” afferma, scuotendo i
lunghi capelli biondi.
So che sta prendendo tempo per rimandare l’inevitabile, la furba.
“Devo proprio? Non siamo a un appuntamento galante. Sei qui solo per
fare sesso” decido di essere stronzo fino in fondo, mi diverte vederla
infuriarsi e che rispostacce mi darà.
Spalanca gli occhi e la bocca, scioccata.
Rido forte perché me lo aspettavo.
“Wow, sei… sei… non so nemmeno come definirti. Mi obblighi a
venire al tuo alloggio, e mi dà molto fastidio, tra l’altro, che tu abbia una
camera singola e due volte più grande della nostra, comunque… mi hai
fatto litigare con Lin che ora mi odia, mi costringi a fare sesso con te per
punirmi e ti rifiuti pure di essere almeno un filino gentile? Che stronzo
bastardo”
Sorrido come se mi avesse fatto un complimento, per nascondere il
fastidio che mi procurano le sue parole. Perché c’è un fondo di verità, la sto
costringendo, ma ho i miei buoni motivi.
E non è che la prenderò con la forza. Se dovessi constatare che è troppo
forzato per lei, mi fermerò. Non sono così stronzo e bastardo, ma a lei non
lo dico.
“Hai pienamente ragione, non sono un cavaliere dall’armatura
scintillante, sono un ragazzo che vuole scopare per vendetta. Perché fingere
di essere quello che non sono? E la tua amica non è una vera amica. Gli
amici sinceri non ti pugnalano alle spalle, e lei lo ha fatto con te. C’è
mancato poco che mi saltasse addosso. Non mi piace, e se ne farà una
ragione, ora ho ottenuto quello che volevo e lei non mi interessa più”
affermo con decisione, andandole incontro.
Brooke si fa indietro, sbattendo contro la scrivania dietro di lei,
mettendosi in trappola da sola.
“Smettila di dire cattiverie, e cosa… cosa stai facendo?” esclama
nervosa, tirando indietro la testa.
Davvero me lo sta chiedendo? Dovrebbe saperlo.
“Sto per riscuotere il mio premio, la mia vendetta. Perché tirarla per le
lunghe? Sei qui per questo, non per fare conversazione. Finiamola di parlare
e iniziamo” mi sfilo la maglietta, rimanendo a torso nudo di fronte a lei, che
quasi batte la nuca contro la parete tanto si sporge all’indietro.
Riderei se non fossi così eccitato.
Averla qui mi fa ricordare quella sera, il suo corpo levigato e perfetto
sotto il mio, le sue espressioni languide dettate dall’eccitazione, cazzo, sto
morendo dalla voglia di toccarla.
Da giorni.
Che sia giusto o sbagliato, o perché la voglio così disperatamente, non
me lo chiedo nemmeno, chissenefrega, è così e basta.
“Wow, aspetta, aspetta… non stiamo correndo trop…” la interrompo
afferrandole le braccia e tirandomela contro, voglio sentirla addosso.
Naturalmente si irrigidisce immediatamente. Sembra un palo di legno,
dritto e rigido, ma me lo aspettavo.
“Rilassati Carter, non sono il lupo cattivo. Ti piacerà, lasciati andare.
Solo una volta, non è così che abbiamo concordato? Poi torneremo ad
ignorarci come abbiamo sempre fatto. Avanti, prima inizieremo, prima
finiremo” le sussurro all’orecchio.
La sento sospirare a fondo, poi il suo corpo rilassarsi leggermente, e ho
capito di avere vinto.
“Cavolo, sembra di essere dal dentista. Via il dente via il dolore.
Davvero galante, santo cielo…” sbuffa, ma non si ritrae.
Sorrido tra i suoi capelli, inspirando l’odore dolce dello shampoo.
“Beh, ormai l’avrai capito che non sono un gentiluomo. Sono un
giocatore con le palle, essere gentile non fa parte della mia natura, ottengo
quello che voglio con ogni mezzo. Toccami” sussurro, perché voglio che lo
faccia.
Desidero sentire le sue mani su di me. Un desiderio violento.
“Cosa? Perché dovrei…”
“Fallo e basta, voglio sentirti” le dico a bassa voce, e quasi cado
all’indietro quando mi rifila uno spintone che mi fa vacillare.
“Ehi, non sono la tua ragazza. Non sono qui perché lo voglio e non mi
va di soddisfare i tuoi desideri. Farò quello che voglio io alle mie regole”
afferma a testa alta, mani sui fianchi.
Scuoto la testa pensando che forse veramente gli manca una rotella.
Ma mi intriga anche questo lato selvaggio del suo carattere, il suo
aspetto suggerisce una ragazza dolce, invece a volte è tutta fuoco.
Cazzo, perché lo trovo seducente? Forse anch’io non ho tutte le rotelle a
posto. Ma in questo momento non mi interessa, voglio solo il suo corpo.
Quindi che faccia quello che vuole.
“Sentiamo, detta le tue regole, poi io detto le mie” non transigo, è lei a
doversi far perdonare questa volta, non io. La stronza ha anche ignorato
tutti i miei messaggi e chiamate.
Cristo, non ho mai avuto bisogno di cercare una ragazza prima di lei,
per poi venire snobbato.
Sembra sul punto di ribattere, di contraddirmi, poi ci rinuncia, sa che è
tempo perso con me.
“E va bene, bastardo. Allora, niente baci sulla bocca, non siamo intimi
e non mi va. Niente posizioni strane, niente sesso estremo, niente bis, e
dopo ci ignoreremo per sempre… sono a posto” guarda dubbiosa le cinque
dita sollevate, come se non fosse sicura di avere finito.
Mi trattengo dal ridere, perché sarà lei a pregarmi di farlo estremo.
Tempo al tempo.
“Ok. Niente baci, anche a me non va. Niente interruzioni, niente
lamentele su quello che farò, e nessuno deve fiatare. Solo sesso” abbiamo
parlato anche troppo per i miei gusti, anche se mi diverto a stuzzicarla
sadicamente.
Deglutisce pesantemente, nervosa, ma non si tira indietro.
“Va bene, cominciamo” afferma con un cenno della testa, poi
all’improvviso si sfila il vestito, rimanendo in intimo rosa chiaro.
Cazzo… vuole farmi morire d’infarto la stronza? Anche se non posso
negare che sia bellissima e sexy.
Poi mi spiazza di nuovo venendomi accanto, guardandomi dritto negli
occhi con una luce che non saprei descrivere.
Con un gesto elegante si slaccia il reggiseno buttandolo a terra,
rimanendo mezza nuda.
Merda, non me l’aspettavo, credevo facesse più resistenza.
“Avanti River, o sei improvvisamente diventato timido?” mi prende in
giro, e capisco che sta solo provocandomi. Vuole farmi incazzare.
Stronza sexy.
Per un attimo rimango a fissare il capolavoro che è il suo seno.
Non troppo grande, eretto e sodo. Cristo, ho quasi un orgasmo solo a
guardarlo.
“Vuoi toccarlo? Prenderlo in bocca?” afferma sollevandolo più in alto,
fiera e spregiudicata.
So che non è se stessa, che sta solo fingendo di essere così disinvolta, lo
capisco da com’è rigido il suo corpo.
Sta solo recitando, perché non vuole farmi capire quanto è a disagio.
Vorrebbe scappare via, lo so, ma non può.
“Stai infrangendo la mia regola numero tre: non parlare” le faccio
segno di stare zitta, sembra indispettirsi ma rimane in silenzio. Bene.
La ammiro per qualche secondo, perché cazzo, il suo corpo è un
capolavoro di perfezione, e lei guarda altrove, imbarazzata a morte.
Non è così spavalda come vuol farmi credere, e questo mi eccita.
Poi mi abbasso a baciarle il seno e la sento trattenere il fiato, ma non
importa, presto si lascerà andare.
La sua pelle ha un profumo buonissimo, è liscia, levigata, e il mio cazzo
è già duro. Wow, è come una miccia per me, le basta poco per accendermi.
Che a farlo sia lei è assurdo e sconcertante, ma in questo momento non
me ne può fregare di meno.
Ha un seno perfetto, che sta nella mia mano, lo accarezzo, lo venero con
le dita, stuzzicandole i capezzoli eretti, duri, e un leggero gemito le scappa
di bocca.
Sollevo lo sguardo e la vedo a occhi chiusi, la testa reclinata
all’indietro. Beh, anche per lei vale lo stesso che per me, a quanto vedo.
Desidera il mio tocco quanto io il suo.
Sorrido e poi mi chino a prendere in bocca quelle due sfere perfette, le
succhio, le lecco fino a farla gemere sul serio, poi mi sento agguantare per i
capelli mentre le afferro il sedere tra le mani, divorandole il seno.
Le prendo in bocca i capezzoli, succhiandoli con avidità, strattonandoli
con i denti, cazzo mi fanno impazzire, potrei farlo per sempre.
Tasto con le dita la compattezza del suo sedere, sodo e rotondo, e la
presa sui miei capelli aumenta di colpo, quasi dolorosamente, mentre
Brooke mugola sotto i miei assalti al suo meraviglioso seno.
Ma non sta opponendo resistenza, né si lamenta.
Le piace tanto quanto al sottoscritto. Sapevo che sarebbe andata così,
che si sarebbe lasciata andare. Anche quella sera lo ha fatto.
Per poco.
Dopo, i giorni successivi, credevo avesse finto piacere, pensavo di sì,
ma ora sono sicuro di no. Non c’è nessuna scommessa in palio e lei sta
godendo sul serio.
Scendo con le labbra a baciarle e a morderle il ventre piatto,
introducendo un dito dentro di lei, da dietro, che la fa irrigidire.
Sto per fermarmi per controllare che sia d’accordo, perché non sono
così bastardo, ma sporge il sedere all’infuori, offrendomelo.
Cazzo, mi farà diventare matto.
Con la mano libera le sfilo gli slip rosa e lei non si oppone, rimanendo
magnificamente nuda, poi mi slaccio i pantaloncini, lasciandoli scivolare a
terra, abbassandomi i boxer fino ai piedi, calciandoli via.
Ora siamo entrambi nudi, e io non sono mai stato così eccitato.
La mia bocca raggiunge il suo sesso, e con la lingua lo esploro, prima
esternamente perché la sto penetrando con un dito, le stuzzico il sesso caldo
e già bagnato, ruotando il dito raggiungo il clitoride, gonfio e umido,
iniziando a penetrarla.
Il mio uccello sobbalza per le stilettate di puro piacere, più duro che
mai, mentre Brooke spinge il sedere contro la mia mano, scopandosi il mio
dito, le sue mani che artigliano le mie spalle nude.
E sono passati solo pochi minuti da quando è arrivata… cazzo, lo vuole
quanto me.
E di nuovo mi stupisco di come possano due persone che si detestano o
mal si sopportano, desiderarsi in questo modo.
Dovrebbero studiarci al microscopio.
Mordo il suo sesso profumato, poi introduco anche la lingua all’interno,
scopandola in due modi, con la bocca e con il dito, facendola gemere forte.
Sporge all’indietro il sedere e io afferro quei glutei sodi, tonici, con una
mano, godendomi il tocco vellutato della sua pelle, poi inizio a scoparla
con foga, voglio farla venire tante di quelle volte da sfinirla.
I suoi gemiti incontrollati, erotici, mi fanno quasi esplodere, e
intensifico la doppia penetrazione trattenendomi con forza dal masturbarmi,
se lo facessi verrei immediatamente.
All’improvviso mi afferra il viso, allontanandomi dal suo sesso, poi si
china a baciarmi, violando una delle regole appena stabilite, infrangendola.
E io glielo lascio fare, lo voglio nonostante abbia detto il contrario.
Le sue labbra piene, morbide, si impossessano con forza delle mie, in un
bacio quasi brutale, affamato di desiderio, di eccitazione, rubandomi il
respiro, le nostre lingue si intrecciano, e i gemiti di entrambi si mischiano
insieme, in un crescendo spasmodico, carnale.
Il suo corpo spinge freneticamente contro il mio, impalandosi sul mio
dito, scopandosi da sola, ed è eccitante da morire… come sentire per la
prima volta i nostri corpi nudi l’uno contro l’altro, il piacere divampa
generando un incendio dei sensi. Cazzo.
Mi stacco dalla sua bocca seducente per morderle l’orecchio, leccarlo,
poi mi abbasso di nuovo a succhiarle con forza i capezzoli gonfi, la mia
ossessione, mentre struscio il sesso contro il suo, spingendoglielo in mezzo
alle cosce più e più volte.
Le sue mani mi afferrano il sedere appiccicando il mio corpo al suo, il
seno contro il mio torace mi procura un violento spasmo di desiderio, così
forte che devo fare violenza su me stesso per non penetrarla all’istante
senza niente.
Cristo, non ho mai perso il controllo tanto in fretta.
Una sua gamba si avvinghia al mio fianco, spingendo il sedere contro la
mia mano, prendendomi ancora di più dentro di sé, circondandomi il collo
con le braccia, mentre rimaniamo a fissarci stravolti e increduli.
Nessuno dei due probabilmente si aspettava che andasse così, non sul
serio.
Poi interrompo i nostri sguardi intensi con un bacio possessivo, a bocca
aperta, bagnato e osceno, come il mio desiderio per lei. E Brooke ricambia
in pieno, con passione, strusciandosi contro di me come una sensuale gatta
in calore.
Cristo, vuole farmi impazzire sul serio? È la sua vendetta? Beh, ci sta
riuscendo in pieno, e non potrebbe importarmene di meno.
Ci stacchiamo per poter respirare, ancora in piedi, contro la scrivania, le
sfilo il dito da dentro e lei si contorce dal piacere, abbracciandomi stretto,
sfregando il seno contro il mio torace, allargando le gambe perché le infili il
cazzo in mezzo.
Ci scambiamo un’occhiata intensa, penetrante, senza dire una parola.
Questa è la regola che non trasgrediremo, le altre le infrangeremo tutte…
La bacio di nuovo avidamente mentre le afferro le gambe sollevandola e
raggiungendo la parete dietro di noi, facendole appoggiare la schiena al
muro, mentre si sostiene attaccata al mio collo con le braccia.
La bacio con rabbia perché ormai ho perso del tutto il controllo, la bacio
come se volessi farla mia anche in questo modo, non ho mai desiderato
un’altra ragazza così violentemente.
E lei non si ritrae, anzi, risponde con foga, accarezzandomi con
possesso i muscoli della schiena quasi graffiandomi con le unghie, ed è
erotico da morire.
Le struscio il sesso freneticamente contro il sedere, lasciando una scia
bollente e bagnata con il mio uccello, mentre lei si solleva continuamente
sotto i miei affondi, venendomi incontro, il suo seno sobbalza a ogni spinta
ustionandomi il petto, e io non ci vedo più…
La faccio scendere e girare di schiena, con le mani appoggiate alla
scrivania e le gambe divaricate, rimanendo ad osservarla con il cazzo
dolorante.
Cristo, è più sexy di una pornostar, è perfetta, cazzo.
Respira a fondo convulsamente, segno che anche lei ha oltrepassato il
limite, ma si lascia guardare, non si ribella come invece mi aspettavo.
Mi tocco il sesso durissimo e bollente, dando qualche carezza parecchio
decisa, anche se vorrei strattonarlo fino a venire, poi la raggiungo e lei
geme senza che neanche l’abbia toccata.
Sorrido, perché è davvero meglio di una pornostar, anche i suoi gemiti,
non si rende nemmeno conto di quanto sia peccaminosamente sexy.
Mi appoggio contro di lei, il cazzo in mezzo alle gambe a sfiorarle il
sesso, il mio torace contro la sua schiena e la mia bocca sull’orecchio che
mordo e lecco, facendole emettere un gemito strozzato e sollevare la testa
all’indietro per facilitarmi il compito mentre con una mano le circondo il
seno, imprigionandolo, e con l’altra la penetro infilandole un dito dentro al
sesso caldo e bagnato.
Urla di piacere, e io le mordo forte l’orecchio per impedirle di farci
scoprire.
Rabbrividisce di piacere, e mugola piano spingendosi all’indietro contro
il mio sesso e stringendo le gambe per tenermi dentro di sé, e questa volta il
forte gemito proviene dalla mia bocca, perché sono così eccitato che potrei
venire per ore, cazzo!
Le scopo le cosce furiosamente, senza controllo, spingendola con il
corpo ripetutamente contro il ripiano della scrivania, e le strizzo il
capezzolo così forte da farle quasi male, ma deve piacerle visto che geme, e
lo rifaccio più volte mentre il mio dito stuzzica con foga il suo clitoride,
bollente e umido, mandando al limite entrambi.
“Basta, scopami River” la voce le esce disperatamente roca, flebile per
la folle eccitazione, identica alla mia.
E queste saranno le uniche parole pronunciate in questa stanza stanotte.
Mi blocco immediatamente, il mio corpo premuto sul suo, i nostri
respiri affannosi per il piacere, e il cazzo così duro da far male.
Non me lo faccio ripetere, allungo una mano ad aprire il cassetto della
scrivania dove tengo una scorta di preservativi, in fretta e furia ne infilo uno
e la penetro in un colpo solo, il piacere è così grande che gridiamo
entrambi…
I miei affondi non sono gentili, ma frenetici, convulsi, fuori controllo, e
provo un assurdo senso di benessere, come se finalmente avessi trovato ciò
che cercavo da tempo e ora ne stessi godendo al massimo.
Spingo nel suo sesso bollente, bagnato, pulsante, e ogni spinta è come
se fosse dilatata, ampliata al massimo, i nostri corpi, i respiri, i gemiti
intensi si fondono in una cosa sola.
È un’unione carnale, primitiva, follemente selvaggia di due corpi
frementi di desiderio, di sesso.
Brooke spinge come un’ossessa contro di me, afferrandomi i glutei per
prendermi ancora più a fondo dentro di lei, ma non è possibile, sono tutto
dentro, anche se non è abbastanza, la sto schiacciando contro il tavolo,
sovrastandola con la mia stazza, scopandola furiosamente.
Spingo più che posso dentro di lei, rimanendo poi immobile,
impedendomi di venire, non voglio che tutto finisca, non ancora, perché so
che appena verrò, se ne andrà.
Mi sento stritolare il sesso, e la odo gemere con il viso contro il ripiano,
accorgendomi che sta avendo un orgasmo pazzesco, le lascio qualche
minuto per sfogarsi, e il pulsare impazzito del suo sesso attorno al mio
innesca il mio orgasmo.
Merda, non ora.
Mi sfilo velocemente da quella cavità calda e accogliente per
schiacciarmi il cazzo e impedirmi di venire, mentre respiro a fondo per
calmarmi. Cristo, non durerò ancora molto.
Lei cerca di respirare normalmente, ancora oscenamente sdraiata di
pancia e bellissima. Poi volta il viso e mi osserva stravolta per l’orgasmo
violento.
Cazzo, è davvero bella.
Velocemente mi infilo un altro preservativo buttando quello usato nel
cestino, poi le afferro i fianchi sollevandola e girandola di fronte a me,
baciandola febbrilmente, stringendomela contro, mentre avanziamo verso il
letto.
Brooke si avvinghia ai miei bicipiti, contraccambiando i miei baci
disperati, profondi, mentre atterriamo sul letto, io di schiena e lei sopra di
me.
Apro gli occhi e la guardo.
Capelli biondi scompigliati attorno al viso bellissimo, a un centimetro
dal mio, i nostri corpi sudati spalmati l’uno sull’altro, e il mio cazzo che
ormai sta per esplodere…
Brooke si abbassa a mordermi la spalla, poi il petto, prende in bocca i
miei capezzoli mordicchiandoli e leccandoli varie volte, facendomi gemere
intensamente, mentre si mette a cavalcioni, il suo sesso che sfiora il mio,
durissimo, facendo avanti e indietro sul mio cazzo come se fosse un’esperta
geisha.
I suoi capezzoli bollenti e gonfi pungono il mio torace, provocandomi
milioni di brividi di piacere lungo l’uccello, è una deliziosa tortura che
vorrei durasse per sempre.
Le afferro i fianchi in una presa decisa, voglio scoparla così,
guardandola in viso.
Ma lei invece scuote i fianchi per liberarsi del mio tocco e sto per
rimettervi le mani, quando mi appoggia le sue sul torace, sollevando il
sedere, abbassandosi poi di colpo sul mio sesso, prendendolo tutto in una
volta sola, buttando la testa all’indietro ad occhi chiusi per il piacere.
Trattengo un gemito osceno, iniziando a spingere verso l’alto,
scopandola di brutto. Ma in realtà è lei a impalarsi su di me; perciò, lascio
che si scopi il mio uccello mentre io la seguo.
Non è più solo sesso, è qualcosa di più primitivo, intimo, primordiale.
Non ho mai provato delle sensazioni del genere con una ragazza.
È come se facessi sesso per la prima volta, ed è estraniante, scioccante,
ma anche piacevole da morire…
Brooke mi afferra i muscoli delle braccia per darsi un sostegno,
sollevandosi e abbassandosi sul mio sesso ad un ritmo disperato, io le
spingo dentro l’uccello più a fondo che riesco, tenendola per il sedere.
Il suo seno fantastico sobbalza ad ogni spinta, e io gemo ipnotizzato da
questa vista indecentemente fantastica.
Mi sporgo in avanti per prendere in bocca quei frutti maturi,
succhiandoli con avidità, e intensificando le spinte in modo incontrollato,
lei si abbassa a concedermi il seno con un gemito gutturale, gli occhi chiusi
per il piacere lasciandosi scopare follemente, e di nuovo sento il suo sesso
pulsare impazzito attorno al mio.
È venuta di nuovo, e il mio sesso sta davvero per esplodere.
Sento montare l’orgasmo più potente che abbia mai avuto, perciò la
ribalto con la schiena sul letto, senza uscire da lei, aprendole le gambe e
penetrandola di nuovo fino in fondo.
Mi circonda la vita con le gambe sollevando il sedere per prendermi più
che può, e io affondo dentro di lei convulsamente, disperatamente, la mente
in bianco, i sensi a mille, la pelle ricoperta di milioni di brividi di piacere.
Affondo quasi con forza quasi brutale dentro di lei, con stilettate
potenti, facendola urlare di piacere e venire per la terza volta, poi mi chino
a rubarle la bocca mentre ho un orgasmo stellare…

“Wow, è stato così tragico dai tuoi ieri? Hai un’aria distrutta, è successo
qualcosa? O dopo hai scopato come un pazzo fino a farti cadere quasi
l’uccello?” Jess mi pungola ridacchiando, appena mettiamo piede in mensa.
Lui e Mitch mi hanno già raccontato con dovizia di particolari la loro