Sei sulla pagina 1di 9

In Italia linflusso delle teorie del Lachmann cominci a sentirsi verso la fine dell800 con Pio Rajna, editore

del DVE di Dante e Michele Barbi editore de La vita nuova. Lattivit del Barbi si inserisce, alle soglie della 2a guerra mondiale, in concomitanza con il successo del bedierismo in Francia e con legemonia culturale crociana nellambito della quale la filologia era considerata al pi unumile ancella, la cui presenza doveva passare per quasi inosservata1. In tale contesto spicca ancora di pi lopera del Barbi, quella del Pasquali e quella di Santorre Debenedetti del quale si ricorda una buona edizione critica dellOrlando Furioso proprio nellambito della collana del Croce. Lopera pi famosa del Pasquali fu Storia della tradizione e critica del testo (1934) e lascia intendere, fin dal titolo, che la tradizione oggetto di studio storico non subalterno rispetto alla critica del testo. I singoli testimoni non sono meri portatori di varianti; conoscerli meglio come individui significa non solo fare storia della cultura, ma spesso scoprire qualcosa di utile per la stessa critica testuale. Di questultima P rifiuta non il rigore, ma la rigidit, specie del lachmannismo di stretta osservanza, che viene contestato non con argomenti bdieriani, bens dichiarato inidoneo a risolvere molti problemi che deve affrontare leditore nel concreto: recensione aperta, contaminazione, varianti dautore.2 Lidea che certe varianti possano risalire non ai copisti, ma allautore stesso, su cui P si soffermato in modo particolare, ha eaperto nuovi scenari alla critica del testo. Si cominciato a pensare ad un originale stratificato o in movimento e nelle edizioni si cominciato a registrare non solo le varianti di tradizione, ma anche quelle genetiche ed evolutive. Tali sviluppi della critica del testo sono stati possibili grazie al fatto che nelle letterature moderne si conservano molte varianti dautore e spesso diverse fasi di elaborazione. Non dunque un caso se, in contemporanea rispetto agli interventi del P venivano pubblicati studi di Barbi dedicati a testi italiani nei quali lesistenza di varianti redazionali era al centro dellattenzione: basti pensare ai saggi fondamentali sul testo dei Promessi Sposi o a quelli raccolti in La nuova filologia e ledizione dei nostri scrittori da Dante a Manzoni (1938). Sia linsegnamento del Barbi sia quello del Pasquali hanno influito in sugli studiosi italiani di filologia romanza, come risulta evidente dallopera di Gianfranco Contini, di Aurelio Roncaglia e dei pi giovani Cesare Segre e Alberto Varvaro. Il Contini defin infatti la Storia della tradizione del Pasquali opera magistrale, rilevante per il romanista, non solo perch lautore adduce come termini di confronto il Milione, il Petrarca, il Boccaccio, ma specialmente perch pone raffinatissimi problemi di metodo, che hanno spesso una valenza generale. Successivamente il Contini diventato protagonista di un ritorno a Lachmann (diffusosi anche in Spagna e Portogallo restie alla critica testuale) in lavori che riguardano tra laltro La vie de saint Alexis, circa un secolo dopo il memorabile intervento del Paris. Il ritorno al Lachmann stato per un ritorno critico sia verso gli eccessi del meccanicismo del L sia verso quelli del bedierismo (anche se non sono mancati gli eccessi riformisti, come la scriteriata applicazione del nuovo principio lectio brevior lectio melior). Il Contini, pur rendendo omaggio al maestro francese, osserv che Bdier non si rese conto che conservare criticamente , tanto quanto innovare, unipotesi (resta da vedere se sia la pi economica). La critica del testo nasce quale tecnica ricostruttiva nasce nello stesso clima culturale da cui scaturirono la linguistica comparativa con la ricostruzione dellindoeuropeo e la ricerca della forma primordiale di opere come lUrnibelungenlied, su cui si ciment anche Lachmann. Notevoli sono pertanto le affinit con la linguistica comparata, sia per la comune tendenza a determinare genealogie, sia per lapproccio metodologico. Ad esempio, in linguistica, una particolare famiglia (sottoinsieme), allinterno di un insieme di lingue, si identifica sulla base di innovazioni comuni (per es. il tipo quanno, con nn<nd, caratterizza un vasto gruppo di dialetti
1

E infatti la collana diretta dal Croce Scrittori dItalia, pubblicava edizioni senza adeguate note giustificative della lezione e senza apparati critici, garantendo limpunit a chi avesse commesso errori anche grossolani 2 anche se, a distanza di 20 anni P not che del concetto di variante dautore si fosse spesso abusato specie laddove le condizioni della tradizione non consentivano di utilizzarlo legittimamente

centromeridionali), analogamente la parentela tra mss dimostrata dalla presenza di quelle peculiari innovazioni che sono gli errori evidenti; in entrambi i casi risultano determinanti quelle innovazioni tali da rendere inverosimili le ipotesi poligenetiche. Alcuni studiosi hanno tentato di applicare allecdotica anche la regola tratta dalla geografia linguistica secondo la quale le aree laterali conservano fasi arcaiche precedentemente diffuse in tutto il territorio, il che, tradotto in ecdotica, pu voler dire che una stessa lezione, attestata in mss lontani da centri di cultura, possa essere pi arcaica (e quindi vicina alloriginale), perch meno soggetta al lavorio di copiatura intenso nel centro di cultura, che produce innovazioni3. Anche in anni recenti vi stata unutile osmosi tra linguistica ed ecdotica, basti pensare allinflusso dello strutturalismo su Contini e Perugi, il quale, nella sua edizione di Arnaut Daniel, compie unappassionata difesa delloperato degli amanuensi sostenendo che poche furono le innovazioni meccaniche e non in proporzione, mentre pi significativo fu ladeguamento del codice linguistico del modello al codice linguistico del copista (caratterizzato da differenze solo diacroniche). Il filologo dunque dovrebbe tener conto anche della prospettiva diacronica strutturale: si pensi, scrive il Perugi, allo iato (inteso come dieresi e dialefe insieme) neutralizzato poi in vario modo dai copisti. Discutibili invece sono stati i tentativi di applicare alla critica del testo teorie di altre discipline, come la teoria degli insiemi, la teoria dei grafi, lintertestualit di Deombowski, la grammatica generativa cui si ispira ledizione del Boetius. La critica del testo resta pur sempre una forma di alto artigianato intellettuale, la cui validit si misura tutta e soltanto nelle opere. Negli ultimi anni infine un enorme impulso ha avuto la filologia dautore, con lo studio dei testi in fieri, delle varianti redazionali ecc. Molto scarso stato invece lo sviluppo in Italia della filologia dei testi a stampa, mentre in Gran Bretagna, ledizione delle opere di S ha posto in primo piano i problemi della trasmissione a stampa favorendo la nascita di una disciplina come la bibliografia testuale o analitica, che dir si voglia. LEDIZIONE CRITICA CON PIU TESTIMONI RECENSIO. La prima fase nel metodo del L data dalla recensio, ovverossia laccertamento delle dimensioni e della natura della tradizione che inizia appunto censendo i testimoni i quali tramandano in modo diretto o indiretto, per intero o in parte, lopera oggetto di studio. Se il lavoro non agevolato da studi preesistenti, occorre esplorare i cataloghi di mss e stampe cercando di individuare delle priorit evidenziando eventuali percorsi noti o prevedibili in ordine alla diffusione dei mss. Quando si raggiunge la ragionevole convinzione che sia improbabile trovare altri testimoni significativi, si pu legittimamente interrompere la ricerca. Lelenco dei testimoni deve comprendere non solo quelli reperibili, ma anche quelli irreperibili e comunque noti che potrebbero prima o poi venire scoperti. Se si individua una tradizione con moltissimi testimoni occorre procedere ad una siglatura chiara e sintetica secondo i sgg criteri.
Citazione e siglatura I mss vengono citati per esteso indicando la sede dove attualmente si trovano, il fondo particolare della biblioteca cui appartengono, la loro segnatura numerica, alfabetica, mista, ed eventualmente anche precedenti collocazioni. Di vere e proprie sigle necessario servirsi quando, nelle edizioni, necessario fare continuo riferimento a mss e stampe quali testimoni della tradizione. In filologia provenzale K Bartsch introdusse con ledizione di Peire Vidal, luso delle lettere maiuscole (A,B,C,) per i mss di pergamena e di minuscole per i cartacei. In filologia italiana questo sistema, adottato alla fine dell800 si presta ad usi molto limitati, come nel caso dei canzonieri antichi: A il Vat lat 3793, B il Laur Red 9, ecc, detti per anche V ed L, sigle pi intuitive in quanto basate sulliniziale della biblioteca attuale o di provenienza. Di fronte a tradizioni con centinaia di testimoni, conviene elaborare un sistema di cifratura breve, ma non arbitrario (Urb per il fondo Urbinate della Vaticana, Marc per i codici della marciana, con un esponente se i testimoni provenienti dalla stessa origine sono pi di uno Marc1 o M1,M2 ecc.

Nel caso in cui lesame diretto di alcuni testimoni sia arduo per la loro distanza o qualora si vogliano confrontare sinotticamente mss o stampe inamovibili dalle loro biblioteche, si possono utilizzare fotocopie, microfilm ecc, nella consapevolezza dei limiti e quindi dei rischi di tali strumenti. Terminata la recensione dei mss si procede oltre nella recensio con la collatio, ovvero si mettono a confronto parola per parola i testimoni. Si sceglie un testo
3

occorre per procedere con molta cautela, perch per il ME troppo poco sappiamo di molti contesti storico-culturali perch questi schemi si possano applicare con disinvoltura.

di collazione rispetto al quale misurare convergenze e divergenze: si pu utilizzare una edizione otto-novecentesca, anche in fotocopia, purch abbia margini sufficienti ad annotare le diverse lezioni; ma nel caso di tradizione prevalentemente ms preferibile usare la propria trascrizione del ms che sembri, ad una prima valutazione, il migliore (il fatto che poi questo ad un pi attento esame non si riveli tale non inficia la validit del risultato, purch il confronto sia stato condotto in modo rigoroso). Se si ha a che fare con molti mss si possono usare dei fogli protocollo trascrivendo nella prima riga un breve segmento dotato di senso (nelle poesie un verso) e sulle righe successive in colonna le varianti degli altri testimoni (premettendo sul margine la sigla del testimone V, L ecc) o lasciando uno spazio bianco in caso di perfetta coincidenza. Conviene in questa fase annotare eventuali macchie di umidit (cui si pu ovviare con una lampada a raggi ultravioletti, lacune, fori, cancellature)4 RAPPORTI TRA I TESTIMONI La prima cosa da verificare nellaccertare i rapporti tra i testimoni che nessuno sia copia (descriptus) di un altro, perch in tal caso sarebbe privo di interesse e per di pi potrebbe contenere anche errori propri; di tali mss conviene dunque non tenere conto ed eliminarli: tale fase della recensio si chiama appunto eliminatio codicum descriptorum. In genere il processo di eliminazione pi agevole con le stampe; ma anche qui occorre stare attenti che lautore non abbia introdotto tra una ristampa e laltra delle varianti, perch in tal caso si dovrebbe procedere con molta cautela in quanto una ristampa potrebbe dipendere da un esemplare non conservato portatore di varianti originali altrimenti irrecuperabili. Per stabilire una dipendenza diretta tra due testimoni occorre in genere industriarsi (solo di rado infatti lamanuense o il tipografo indicano lesemplare di cui si sono serviti) e trovare delle prove esterne, come uninversione accidentale di fascicoli in A e B o la trascrizione insieme al testo di glosse, sottoscrizioni ecc., e delle prove interne al testo, basate sui c.d. errori significativi o direttivi o errori-guida (terminologia di Maas) che servono a separare o a congiungere testimoni o gruppi di testimoni. A) Gli errores separativi sono quelli tali che un copista non avrebbe potuto correggerli per congettura, perci il testimone che ne privo non sar copia del testimone dove esso compare, ma indipendente. B) Gli errores coniunctivi sono invece tali da far ritenere improbabile che diversi copisti possano averlo prodotto indipendentemente uno dallaltro e perci probabile che si tratti di un errore monogenetico, per cui i testimoni che lo contengono sono collegati tra loro. Se per ipotesi ci troviamo di fronte a due soli testimoni conservati possibile che A sia copia di B AB (I) o viceversa BA (II) o che derivino entrambi da un terzo testimone non conservato (che si indica con lettere greche o latine minuscole) x<AB (III) e ciascuna di queste situazioni rappresentabile con uno stemma. Se in B vi almeno un errore separativo che manca in A allora I escluso, viceversa se in A vi almeno un errore separativo che manca in B allora II escluso. Qualora infine si riscontrino sia errori separativi di A rispetto a B sia di B rispetto ad A, sono escluse le ipotesi I e II e gli errori congiuntivi (almeno uno ma preferibile che siano pi di uno) si spiegano ammettendo III ovvero che i due testimoni discendano da un ascendente comune non conservato. Inoltre occorre stare bene attenti perch la presenza di errori separativi in A pi antico e la loro assenza in B pi recente fa escludere che B sia copia di A, ma lassenza in A pi antico non basta da sola a provare che B sia copia di A; eppure di tale prova si spesso abusato forse per la tendenza inconscia a privilegiare i codici pi antichi. In generale possono esservi errori separativi e congiuntivi insieme, ma anche solo separativi o solo congiuntivi. Per esempio una lacuna poligenetica per saut de meme au meme non prova una connessione, ma serve a separare perch un copista di norma non pu essere stato in grado da solo di
4

Come esempio si riporta il primo verso della canzone 32 di Guittone dArezzo O kari(chari) frati miei ke (con che ) malamente trasmessa da quattro mss: P Palatino, L Laurenziano V Vaticano latino 3793 e R Riccardiano in cui si riportano anche semplici varianti grafiche.

porvi rimedio. Invece una lacuna monogenetica come quella di O vocativo iniziale in un verso della canzone 32 di Guittone congiuntiva, ma non separativa, perch un copista attento al contesto avrebbe potuto sanarla5. LE ARTICOLAZIONI DELLO STEMMA. In rapporto ai tre casi (I) (II) (III) di rapporto tra due testimoni, lantecedente x non dunque loriginale (designato con O), in quanto si assume in generale che allautore non si possano attribuire errori monogenetici, per cui (III) si esprime pi correttamente con O--x<AB (IV), mentre, nel caso in cui A e B, essendo privi di errori congiuntivi, risalgano direttamente alloriginale, avremo O<AB (V). Si chiama Archetipo, la copia non conservata, guastata da almeno un errore di tipo congiuntivo, alla quale risale tutta la tradizione; di solito lo si designa o con x o con e, a partire da esso (o in sua assenza dalloriginale), si contano le diramazioni dello stemma, che pu essere bipartito, tripartito, esapartito ecc. Come mostra bene lesempio (VIII), bipartito, le diramazioni cui si fa riferimento per indicare il tipo di stemma sono quelle iniziali, non quelle prodottesi nei c.d. piani bassi dello stemma. Infine, come esempio di errore congiuntivo si pensi alla canzone 32 di Guittone in cui il verso 178 compare ipometro in tutti i testimoni. Il verso Capitano dArezzo Tarlato una invocazione e quindi si pu congetturare che fosse O Capitano(), anche sul modello dei versi iniziali di alcune strofe precedenti che cominciano con O vocativo. Che 4 testimoni siano caduti indipendentemente nello stesso errore quasi impossibile, mentre riesce agevole attribuirlo allarchetipo. Lo stemma non la rappresentazione dettagliata di come in concreto avvenuta la trasmissione di un testo, ma solo lo schema dei rapporti genealogici decisivi per valutare le diverse testimonianze; perci esso non fa riferimento a tutti i testimoni perduti, ma solo a quelli funzionali a tale scopo. Per esempio pu essere verosimile che C non sia stato copiato proprio da x, ma da una copia di x (o da una copia di copia); sta di fatto che leventuale presenza di copie intermedie risulta ininfluente dal punto di vista del rapporto tra x e C, per cui sarebbe inutile inserire interpositi lungo la linea che li congiunge6. Occorre invece tener conto di quei testimoni perduti la cui esistenza ha condizionato i rapporti tra i testimoni come risulta dalla collazione: dati ad esempio A B C D E F discendenti da x, se si scopre almeno un altro errore significativo comune per solo ad A e B e tale errore insieme separativo e congiuntivo, allora, per le definizioni date, si conclude che 1) in quanto separativo non risale ad x, perch altrimenti dovrebbe trovarsi anche negli altri 2) in quanto congiuntivo (e quindi non poligenetico), non pu essersi prodotto indipendentemente in A e B, ma bisogna postulare la sua monogenesi in un testimone perduto a, interpositus (intermedio) tra x e A&B. Ecco allora che a ha cambiato rispetto a (VI) esapartito i rapporti tra i testimoni conservati: A e B non sono infatti pi indipendenti tra loro come lo erano in (VI). Se si rintracciano altri erroriguida lo stemma pu ulteriormente complicarsi come in (VIII) in cui sono rappresentati sia i rapporti che intercorrono tra i testimoni, sia tra questi e gli interpositi, sia tra gli interpositi. Nel caso di specie avremo che a=A+B, c=E+F, b=C+D+c, x=a+b. SCELTE MECCANICHE Come si detto, x contiene almeno un errore congiuntivo che non pu risalire alloriginale e quindi nelledizione critica verr corretto (emendatio). Ma occorre anche affrontare tutti i casi di lezioni divergenti, impresa resa ardua dal fatto che non esistono solo lezioni manifestamente giuste o manifestamente sbagliate, ma anche varianti adiafore (o neutre o indifferenti) tutte di per s accettabili. Anche nel caso in cui una di esse sia maggioritaria, comune cio ad A e B contro C, non si pu automaticamente preferirla senza avere unidea dei rapporti tra i testimoni (se B copia di
5

Infine una lacuna monogenetica di discrete dimensioni si presta ad assumere o valore congiuntivo o separativo o entrambi: dati A e B, se essa compare in uno e non nellaltro, li separa, se compare in entrambi, li congiunge secondo I o II o III. Infine tale lacuna pu insieme congiungere A e B in cui compare e separarli da un terzo testimone C, che ne privo (per cui C non copia n di A n di B n di x, perch questultimo contiene la lacuna e il copista di C non pu avervi posto rimedio) 6 tale linea , per cos dire, agnostica rispetto allesistenza e al numero di fasi intermedie tra i punti che essa congiunge

A, non si ha 2 contro 1 ma parit, perch la testimonianza di 1, 2, 10 copie derivanti da un unico testimone conta per uno (e nemmeno pensabile affidarsi a criteri estrinseci come preferire il pi antico dei tre testimoni, perch esso potrebbe essere copia di copia di copia e quindi meno corretto, donde la norma recentiores). Tutto questo vero se la derivazione procede sempre per linee verticali (nel senso che da ogni testimone si risale ad uno e solo ad uno immediatamente precedente). Se questo tipo di filiazione non subisce alterazioni, sono possibile da parte delleditore scelte meccaniche in base alla legge della maggioranza dei discendenti immediati allinterno di ciascun raggruppamento. Nel caso (VIII) si noti che i discendenti di b sono tre (C,D,c) e non quattro (CDEF) come si potrebbe erroneamente pensare; quindi laccordo di CDEF contro A+B comporta parit, perch oppone a e b, invece laccordo di E+F contro C+D minoritario, dato che E+F conta per uno, ovvero c. Attribuire a b la variante della maggioranza risponde ad un elementare ragionamento probabilistico: se tale variante era in b, due testimoni lanno trascritta esattamente e uno lha alterata dando origine ad una lectio singularis; invece meno probabile il contrario, perch C e D dovrebbero averla modificata allo stesso modo indipendentemente. Tornando a (VIII) da b partono tre diramazioni e quindi la legge della maggioranza applicabile, a meno che ciascun ramo non sia portatore di una sua propria variante. In questo caso sarebbe decisiva la concordanza con a che darebbe la lezione di x (variata negli altri rami con lectiones singulares da eliminare). Al vertice dello stemma, da x discendono a e b e quindi la legge della maggioranza non applicabile: ci troviamo i fronte ad uno stemma bipartito, situazione purtroppo molto frequente, che rende impossibili scelte meccaniche (ovviamente identica la situazione che si crea nel caso di pi rami portatori ciascuno di una propria variante): in questi ed altri casi simili si parla di recensione aperta in contrapposizione alla recensione chiusa in cui sono possibili scelte meccaniche (Pasquali). Lalta frequenza degli stemmi bipartiti limita lutilizzo del metodo del Lachmann, che resta tuttavia uno strumento prezioso, soprattutto nelle tradizioni molto folte, per leliminatio lectionum singularium cui si pu giungere solo mettendo a confronto i vari testimoni e valutandone la posizione nello stemma7. SCELTE NON MECCANICHE. Nel caso degli stemmi bipartiti o di situazioni consimili si utilizzano dei criteri sostitutivi che non arbitrari: lusus scribendi, ovvero il ricorso alla lingua e allo stile dellautore, al genere letterario ecc e il criterio della lectio difficilior. Questi criteri, come ammoniva il Pasquali, sono tanto pi efficaci quanto pi approfondita la conoscenza della lingua, dello stile dellautore e delle consuetudini linguistiche della sua epoca. Esemplare come esempio il caso della variante tremesse rispetto a temesse nel I canto dellInferno. Gli studiosi pi autorevoli tendono a preferire tremesse (dal latino tremere) come lectio difficilior, ma con argomenti solidi: linflusso dello stilnovismo (che fa tremar di chiaritate laere Cavalcanti Rime), linflusso dei classici (il terruit auras/aethera di Ovidiana memoria cfr Inf IV ne laura che trema), ai quali si aggiunga che leffetto del tremare pi ampio e pi complesso, perch accoglie in s non solo il temere, ma anche lo stupore e langoscia di quellapparizione cos carica di significati. Talvolta nessuna delle varianti attestate presenta i requisiti per essere accolta nel testo critico; conviene allora tentare di elaborare una lectio difficilior congetturale in grado di spiegare la proliferazione di lezioni banali ed errori che il Contini ha chiamato diffrazione. Contaminazione. Tutto questo valido in caso di trasmissione verticale (un padre pu avere molti figli, ma ogni figlio ha un solo padre), ben diverso invece il caso non infrequente della trasmissione orizzontale. Succede infatti che un copista, soprattutto nei centri scrittori di una certa importanza, dove erano presenti pi codici contenenti la stessa
7

allinizio del 900 il filologo francese Joseph Bdier sostenne che il gran numero di stemmi bipartiti condannava al fallimento il metodo del Lachmann; riteneva dunque che si dovesse rinunciare alla recensio per seguire il bon manuscrit.

opera8, attingesse spesso da altri codici per migliorare o correggere il testo in singoli punti. Ora la situazione controllabile laddove le parti di diversa provenienza siano delimitabili in modo sicuro (met tratta da un codice, laltra met da un altro), diventa invece incontrollabile in caso contrario. Risulta infatti compromessa la regolare distribuzione delle varianti e degli errori con conseguenze inquietanti sullo stemma codicum. Se ad esempio, nel caso (VIII) ipotizziamo che C sia stato copiato da b con un ricorso saltuario ad a e tale contaminazione ha aggiunto errori, senza eliminarne, il filologo si trova davanti a concordanze C+D+E+F (che confermano la precedente genealogia), ma anche di fronte a concordanze C+A+B che richiedono uno stemma diverso in cui la famiglia a diventa tripartita e la b bipartita (IX); inutile dire che se il numero di testimoni coinvolti nella contaminazione aumenta, viene meno ogni possibilit di effettuare scelte meccaniche. Ma sono assai negative anche le conseguenze della contaminazione che abbia corretto degli errori. Sempre riprendendo lesempio (VIII), se C, usando a, ha corretto gli errori peculiari di b (che avrebbe dovuto ereditare) viene occultata la prova del rapporto b-C e C viene fatto risalire direttamente a x in uno stemma che diventato (ma solo apparentemente) tripartito (X). In tutti questi casi si possono utilizzare criteri di buon senso: ad esempio una lacuna evidente non sar stata trasmessa per contaminazione perch improbabile che un copista labbia cercata altrove; altrettanto inverosimile che risalgano a contaminazione concordanze in varianti minime, troppo modeste per aver prodotto uno spostamento dellasse verticale del processo di copiatura. Tenendo conto di questi criteri possibile allora disegnare un unico stemma, distinguendo con linee continue la trasmissione verticale e con linee tratteggiate la contaminazione (XI). Se la tradizione contaminata in modo endemico pu essere impossibile disegnare uno stemma e converr ricorrere a criteri non meccanici, quali lusus scribendi e la lectio difficilior come nel caso del bipartitismo. Tra le due situazioni (bipartitismo e contaminazione) in cui il metodo del L entra in crisi c probabilmente un nesso, nel senso che molti stemmi sarebbero tripartiti, ma sembrano bipartiti a causa della contaminazione. Ipotizziamo ad esempio che x sia stato copiato tre volte in tempi diversi dando luogo prima ad A poi a B e infine a C, ciascuno dei quali ha ereditato errori significativi di x e ne ha aggiunto di propri (XII). Se il copista di C ha avuto a disposizione non solo x, ma anche B e per qualche ragione se ne sia servito traendone un errore congiuntivo, il filologo, che ignaro di ci, trova un rapporto tra B e C e postula un testimone y perduto, giungendo ad uno stemma bipartito (XIII). Analogo problema si pone nel caso di copisti molto abili nel correggere: data la situazione (XII), se il copista di C fosse riuscito a correggere un errore congiuntivo presente in x, questo stesso errore, trasmessosi invece in A e B, farebbe credere al filologo che A e B discendono da un y perduto (XIV). Analogo problema si pone fidandosi di lacune molto consistenti: se da x derivato dapprima A e poi, caduto un fascicolo, B e C, questi ultimi due presentano una grossa lacuna che porta a postulare un intermediario y secondo il solito schema bipartito (XV) EMENDATIO Ricostruita dunque con criteri meccanici e col iudicium la lezione delloriginale il passo successivo consiste nel correggerne gli errori per ottenere la lezione delloriginale. Pu succedere che il lavoro di correzione cominci gi durante la recensio, ma in generale lemendatio resta un fase ben distinta nel metodo del L, definita come correzione solo congetturale (ope ingenii); che non sia opportuno ricorrervi prima della conclusione della recensio stato dimostrato dagli studi condotti su opere con tradizione vastissima come il NT, dove qualsiasi congettura corre il rischio di essere realmente attestata e quindi di non essere pi tale9. Una buona congettura dovr dunque innanzi tutto essere coerente da ogni punto di vista col contesto in cui si inserisce. Occorrono
8

Si ritiene che talvolta fossero allestiti anche dei collettori di varianti (editio variorum), cio un ms dove nei margini o nellinterlinea si trovavano annotate diverse lezioni presenti in altri mss. 9 Della c.d. emendatio ope codicum, praticata anche in antico (Poliziano) non il caso di parlare, in quanto comporta ricorso non sistematico alla tradizione, essa esclusa dallidea stessa di recensio.

dunque requisiti di senso e di stile, ma unimportante conferma pu venire dalla probabilit paleografica della congettura quando questa in grado di spiegare come il copista sia caduto in errore leggendo loriginale; ma un dato di fatto che le corruttele sono provocate non solo da scritture che si prestino ad equivoci, ma anche da involontari fraintendimenti psicolinguistici (lapsus). Non tutto si riesce ad emendare; qualora si desista opportuno indicare lentit probabile della lacuna con puntini tra parentesi quadre [] oppure, se si tratta di intere pagine, avvertendo in nota. Anche parole senza senso possono condurre alla resa: in tal caso il segmento non emendabile sar preceduto da un obelus o crux desperationis. VARIANTI FORMALI Il metodo del L consente ragionevoli opzioni tra varianti sostanziali: resta aperto il problema delle varianti formali (grafiche, fonetiche, morfologiche) che la stessa parola a volte presenta nei diversi mss. E evidente che, in questi casi, non si pu applicare la legge della maggioranza, perch si correrebbe il rischio di attribuire alloriginale un colorito linguistico piuttosto che un altro solo perch la tradizione, nei suoi piani alti, ha subito linflusso prevalente di una certa cultura grafica e linguistica, magari molto diversa da quella dellautore. Nel caso dei classici latini, poich i testimoni - anche i pi antichi - sono comunque troppo distanti dalloriginale, si adoperata nelle edizioni critiche una veste grafico-fonetica per lo pi standardizzata. Il critico del testo volgare invece tenuto molto pi del filologo classico a sviluppare caso per caso una speciale metodologia volta a fissare o ricostruire la veste linguistica pi vicina alloriginale 10. Emblematico il caso della scuola poetica siciliana, nota quasi soltanto attraverso copie toscanizzate e quindi infedeli dal punto di vista linguistico. Grave errore sarebbe, come stato fatto, ritradurli in siciliano, perch mancano informazioni precise circa le caratteristiche duecentesche del dialetto. Un criterio pu essere quello di presentare i testi nella veste tradizionale al massimo della sicilianit attestata direttamente nei codici. Un criterio del genere consente di almeno di presentare un qualcosa che per forma si avvicini a qualcosa che effettivamente circol presso lettori e imitatori coevi o pi tardi. Un altro valido criterio editoriale, per le varianti formali, consiste nel seguire un testimone a preferenza di altri qualora esso si avvicini molto alloriginale dal punto di vista linguistico. Fino a che punto sia possibile e conveniente adottare un tale criterio si deve valutare di volta in volta alla luce di unattenta collazione. Negli ultimi decenni prevale la ricerca di soluzioni motivate caso per caso e gli interventi editoriali riguardano in genere solo ladeguamento della grafia ad alcune moderne convenzioni compatibili con la presunta realt fonetica delloriginale. Pertanto si introdurranno nei testi da una parte caratteristiche spesso non presenti nei mss antichi e a lungo anche nelle stampe, come maiuscole, minuscole, interpunzione, apostrofi, accenti, separazione delle parole, dallaltra si interverr sulla grafia delle parole per ricondurla ad uniformit: a) distinzione tra u e v b) solo m davanti a labiale invece dellalternanza m/n c) solo i invece dellalternanza i j y d) i diacritica secondo luso moderno e quindi cielo non celo e) h come nelluso moderno e quindi non chredo chasa ecc f) riduzione o eliminazione delle grafie latineggianti: e non et fatto non facto esercito non exercito g) regolarizzazione del rapporto tra consonanti scempie e doppie, anche nel caso particolare dei tipi folglia e dengno. APPARATO CRITICO Lapparato critico serve, unitamente ad una accurata introduzione, per consentire allutilizzatore delledizione critica di poter conoscere senza difficolt i criteri seguiti per curare ledizione; lapparato critico, in particolare, specie se posto a pie di pagina, consente di confrontare rapidamente la lezione scelta con quelle scartate. Si distingue un apparato negativo, in cui sono indicati solo i testimoni portatori di lezioni divergenti, e apparato positivo, in cui sono riportati anche i testimoni della lezione
10

Questo perch nelle lingue moderne, specie prima della normativa ortografica e grammaticale, la trascrizione dei testi volgari era ampiamente influenzabile dallambiente linguistico in cui si svolgeva, arrivando ad ibridismi spesso indecifrabili.

accettata. Lapparato negativo scientificamente valido perch pi snello e risparmia carta, pur restando rigoroso, ma ha linconveniente di risultare scomodo qualora ci si trovi di fronte a molti testimoni. In generale resta valido il giudizio del La Penna: lapparato sar positivo o negativo a seconda che la chiarezza lo esiga. Se un editore usa dieci codici e due hanno la lezione giusta, riporter in apparato la lezione giusta e metter accanto la lezione errata seguita da cett. (=ceteri); ma se cinque hanno la lezione giusta e cinque quella sbagliata, sar pi comodo per il lettore avere sotto gli occhi le sigle di ambedue i gruppi. Le lezioni accolte nel testo critico si possono citare in apparato ad esempio tra [] perch possano immediatamente essere identificate. In generale conveniente eliminare in blocco le varianti formali, riservando ad esse una apposita trattazione nelle pagine introduttive. E bene infine che lapparato sia stringato e pertanto eventuali spiegazioni e giustificazioni si possono collocare nella stessa pagina, ma separati. Qualora si debbano indicare varianti dautore, bene distinguerle con segni tipografici o dedicando ad esse una seconda fascia di apparato. Il Caretti ha proposto di chiamare sincronico il primo e diacronico il secondo11. EDIZIONE DATO UN UNICO TESTIMONE Si lavora su un unico testimone o perch esso unico di fatto o perch si decide di trattarlo come tale, quando ad esempio non interessi ricostruire loriginale, ma far conoscere la forma particolare, inclusi errori e varianti, che un certo testo assunse nella sua diffusione concreta in un contesto ben determinato. Il caso pi lineare (cui gli altri sono assimilabili) comunque quello di una copia ms o a stampa unica in assoluto o in seguito alla eliminatio codicum descriptorum. Da un punto di vista teorico si distinguono tre tipi di edizioni applicabili al codex unicus: ledizione diplomatica, ledizione interpretativa e ledizione critica, anche se in genere tra le ultime due non vi uno stacco netto. Edizione diplomatica. Riproduce il testo in maniera accurata e fedele, nei limiti consentiti dai moderni caratteri a stampa. Tale consuetudine risale alla seconda met del XVII allorch si form una disciplina volta a fornire giudizi di autenticit sui documenti medievali, tra cui i solenni diplomata, da cui il nome di Res diplomatica o Diplomatica. Non sempre per le edizioni diplomatiche riescono perfette, specie quelle di grande mole, e conviene quindi servirsene senza tralasciare il ms, il che vale anche per le riproduzioni fotografiche. Per lappunto da quando diventato facile procurarsi riproduzioni fotografiche ledizione diplomatica ha perso gran parte della sua ragione di esistere. Edizione interpretativa. Consiste nel fornire una interpretazione del testo senza modificarne la sostanza grafico-fonetica, con mezzi semplicissimi. Di norma tale edizione adatta a testi antichi di carattere pratico e documentario per i quali o sicuro che si tratti di originali (lettere private, libri di conto) o irrilevante la distinzione tra originale e copia, per lo pi unica (testamenti, registri cancellereschi), tutti testi rilevanti dal punto di vista storico-culturale, ma spesso anche linguistico-dialettale. Occorre quindi attenersi a criteri molto rigidi come i sgg: a) divisione delle parole, maiuscole e minuscole, punteggiatura secondo luso moderno b) accenti ed apostrofi secondo luso moderno c) distinzione tra u e v e unica forma di i ove sia certo che j sia una mera variante grafica; conservazione di y d) parentesi tonde per lo scioglimento delle abbreviazioni e parentesi quadre per le lacune meccaniche [], parentesi aguzze per le singole parole cancellate e) corsivo per lintegrazione di lettere mancanti per errore di scrittura f) riproduzione con barre degli a capo del ms al quale si fa riferimento univoco nel citare brani ecc g) punto in alto per indicare lassenza legittima di consonante finale (es ne. nel contro ne nei). Edizione critica. Le edizioni critiche basate su codex unicus sono state spesso pi conservative di quelle su codices plurimi, poich si spesso segnalato, pur riconoscendo
11

Si pu distinguere inoltre lapparato diacronico in genetico ed evolutivo nel senso che, fissato un testo base, nel primo si indicheranno le varianti ad esso antecedenti, che riguardano cio la sua genesi, nel secondo le varianti ad esso posteriori, che riguardano cio la sua evoluzione.

gli indubbi vantaggi di un apparato critico assai agile, che un unico testimone rende leditore vulnerabile, privo di termini di confronto nel caso di varianti neutre. E per anche vero che spesso anche codices plurimi possono offrire compatti la stessa ingannevole variante.

Potrebbero piacerti anche