Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
1. GENERALITÀ
2. IL PRIMO COLLOQUIO
1
Il mio pensiero ha iniziato a concentrarsi totalmente su queste allusioni e
ho iniziato a sospettare un complotto nei miei confronti. Tiravo avanti, scherzavo,
cercavo di non pensarci, finché un giorno, circa un anno fa, mi sono state
espresse esplicitamente da due colleghi delle domande inerenti la mia sessualità,
con allusioni circa una mia presunta omosessualità….Questo non ha fatto altro
che confermare i miei sospetti: analizzare questi fatti è molto difficile, l’unica
soluzione logica per me è quella di un complotto nei miei confronti.
Da lì sono seguite, sempre da parte di quei due colleghi, continue
battutine, riferimenti alla mia non normalità, vezzeggiativi e modalità
effemminate di rivolgersi a me….Ora tutto questo potrei, con qualche sforzo,
leggerlo su un piano scherzoso, vederlo come un loro modo di fare per sfottermi e
giocare, ma la domanda che mi pongo continuamente è: “Perché proprio a
me?”….così ho iniziato a mettermi in discussione, ad osservare il mio
comportamento, il mio modo di fare, il mio modo di parlare con gli altri,
chiedendomi se fosse stato il mio comportamento a far pensare di me queste
cose».
Alvaro racconta di essersi anche rivolto al capo-settore, per lamentarsi di
queste battute e provocazioni, ma di non aver ottenuto molto: crede che questo
abbia peggiorato la situazione e che abbia ulteriormente rivolto l’attenzione di
tutti su di sé.
«Oramai, in ditta, mi sento al centro dell’attenzione negativa di tutti….Io
vorrei scomparire, passare inosservato».
Alvaro riferisce di aver parlato della situazione, in famiglia, solo con la
moglie, ma di non essersi sentito capito: la moglie, a suo dire, è una persona molto
concreta, poco avvezza a riflessioni e a ragionamenti profondi, che quindi ha
minimizzato la situazione e lo invita continuamente a non assentarsi dal lavoro,
prospettando scenari di rivendicazione e pericolo rispetto a queste sue assenze.
Alvaro, non sentendosi capito e non sapendo più come gestire la
situazione, si rivolge al suo medico di base, che gli consiglia una visita
psichiatrica. Lo psichiatra che lo segue gli ha prescritto una cura farmacologica a
base di ansiolitici e neurolettici a basso dosaggio.
Alvaro non è soddisfatto: non vuole prendere psicofarmaci e lamenta
fastidi provocati dalla terapia che comunque assume.
Vuole accelerare i tempi e smettere con i farmaci il prima possibile.
Quando lo psichiatra gli consiglia una psicoterapia, lui è molto contento e chiama
immediatamente per un appuntamento.
Alvaro comunica di essere molto fiducioso rispetto ad un lavoro
psicologico sui suoi problemi: vuole capire, ha una gran voglia di approfondire la
conoscenza di sé e crede che questa strada possa portarlo ad una soluzione
definitiva dei propri problemi.
3. STORIA DI VITA
2
una scarsezza per quanto riguarda affetto, comprensione, dialogo: «…l’amore che
non ho mai avuto, il dialogo che mi è stato sempre negato, i complimenti che non
mi sono mai stati fatti, il senso della vita che non mi è stato fatto conoscere…
Quanto avrei voluto avere un’infanzia felice!».
Alvaro riferisce che suo padre è stato un padre molto autoritario, che ha
sempre preteso molto dai suoi figli e che non si è mai risparmiato giudizi pesanti e
aggressioni verbali. La madre, anch’essa descritta come fredda e distaccata, ha
sempre protetto il più piccolo dei suoi figli dal padre e dai fratelli ed entrambi i
genitori lo hanno escluso da responsabilità e decisioni.
«Sono sempre stato succube delle decisioni dei miei genitori: padre
“padrone” e madre “matrona”. Ricordo continui litigi tra di loro e con i miei
fratelli, mentre io ero tenuto in disparte….Escluso da ragionamenti, discussioni,
confronti in famiglia, le decisioni e le scelte che mi riguardavano venivano fatte
dai miei genitori….Protetto sempre da mia madre, la personalità forte di mio
padre mi spaventava…Io ero sempre succube, non coinvolto e protetto, non mi
sono mai ribellato…”Era tanto buono da piccolo!” mia madre ancora ripete
queste parole».
Anche con i fratelli, non ci sono mai stati buoni rapporti: «il rapporto con i
fratelli è stato molto superficiale, perché ognuno pensava per sé, ad eccezione di
una mia sorella, la più giovane delle due, che ogni tanto mi faceva qualche
regalino….Di mio fratello, 10 anni più grande di me, ho tristi ricordi, perché mi
picchiava e mi derideva in presenza dei suoi e dei miei amici: ancora non riesco a
spiegarmi questo suo comportamento che mi feriva moltissimo».
Alvaro racconta che la sua infanzia è stata dettata anche da modestissime
condizioni economiche, che hanno limitato le sue possibilità e hanno condizionato
anche i suoi rapporti con gli altri: «Ricordo che fino a 6 o 7 anni dormivo insieme
ai miei genitori, perché, avendo casa piccola e pochi soldi, non c’era posto per un
altro letto…Mi sentivo inferiore agli altri miei coetanei e guardavo loro con una
certa invidia: avrei voluto avere i giocattoli che avevano gli altri, io non ne ho
mai avuti di nuovi…tutti avevano la bicicletta, io non l’ho mai avuta».
Rispetto ai rapporti con i suoi coetanei, Alvaro riferisce: «Sin da bambino
ho cercato sempre di socializzare con i miei simili, ma ho sempre avuto nei loro
confronti un senso di invidia e, nello stesso tempo, un senso di ammirazione…Nel
gioco spesso ero succube o gregario… mi sentivo inferiore. Per aggirare questo
ostacolo, spesso giocavo con bambini molto più piccoli di me, così riuscivo a
condurre il gioco e a sentirmi superiore».
Terminata la Scuola Media, a 15 anni, perché ripetente, Alvaro va subito a
lavorare. «Ancora ho impresse nella mente le parole di mio padre: “Chi non è
adatto per studiare, non è adatto nemmeno per lavorare”».
Anche nei confronti dei colleghi di lavoro, Alvaro prova invidia e si sente
inferiore: «Guardavo i colleghi di lavoro con una certa invidia, perché li vedevo
più intelligenti di me, anche perché, anche se mi impegnavo nel lavoro, più di
tanto non riuscivo a fare».
Crescendo, Alvaro inizia ad avere problemi anche nei confronti dell’altro
sesso: «Mi sentivo inferiore perché io rimanevo molto timido, specialmente con le
ragazze. I miei amici avevano un modo di fare più sicuro e spontaneo e io li
guardavo con invidia e cercavo di copiare nel possibile i loro comportamenti».
3
La timidezza di Alvaro e la sua poca esperienza con le ragazze fanno sì
che alcuni amici iniziano a prenderlo in giro, mettendo in discussione la sua
eterosessualità. Alvaro si sente sicuro rispetto alla propria eterosessualità, però
non accetta tali accenni e il fatto di non avere successo con le donne lo mette un
po’ in allarme rispetto alla propria normalità.
A 19 anni Alvaro conosce Adriana, la sua attuale moglie, e si fidanza.
Dopo aver fatto il militare, ritorna al lavoro e «cominciarono per me degli anni
felici, anche se di sacrificio. Comperai insieme alla mia fidanzata un
appartamento che, piano piano, con qualche anno, ci siamo sistemati e si
cominciava a parlare di matrimonio…la risposta positiva a quel pensiero fisso
che mi tormentava».
A 26 anni Alvaro sposa Adriana. Dopo 10 mesi nasce il primo figlio e,
dopo 3 anni, la figlia femmina. «Ora in me quei pensieri negativi erano quasi del
tutto scomparsi».
Seguono anni in cui Alvaro cambia spesso lavoro, un po’ per cause esterne
a lui, un po’ a causa del ciclico ripresentarsi di forti sensazioni negative rispetto al
dubbio che i colleghi potessero mettere in discussione la sua eterosessualità, il suo
essere uomo.
«Intanto i miei figli crescevano ed io cercavo di dare loro il meglio di me
stesso…ma mia moglie iniziava a preoccuparsi perché con tutti i miei
cambiamenti di lavoro, sentiva mancare una sicurezza, una stabilità. Così 10 anni
or sono trovai lavoro alla XXXXX, dove tuttora lavoro, con la ferma decisione di
non cambiare più».
Durante i primi anni del suo nuovo lavoro, Alvaro si trova bene. Poi, anche
lì, si ritrova ad affrontare allusioni e battute rispetto alla sua presunta
omosessualità: così va in crisi. Inizia a presentare continui certificati medici per
assentarsi dal posto di lavoro ed è a questo punto della sua vita che decide di
affrontare una volta per tutte il suo problema e chiede aiuto.
Dalla storia di vita del paziente e dai primi colloqui emergono degli
elementi che risultano essere particolarmente significativi:
4
arrivare a ipotizzare complotti, a esaminare con attenzione comportamenti,
sguardi, parole degli altri, alla ricerca di qualche segnale allusivo rivolto a lui.
Questa paura influenza anche il comportamento, nonché l’umore di
Alvaro, che evita attentamente comportamenti, frasi o gesti che possano creare
dubbi negli altri, fino ad arrivare a chiudersi in un isolamento silenzioso e
prudente, al fine di scongiurare qualsiasi possibilità di essere frainteso.
Altro elemento rilevante emerso dai colloqui con Alvaro è il suo continuo
impegno per offrire un’immagine positiva di sé agli altri.
Teme molto il giudizio altrui, soprattutto di certe persone che lui giudica
forti e decise.
Questo lo porta, sin da giovane, a costruirsi un’immagine da presentare
agli altri, finalizzata ad evitare giudizi negativi e ad eludere possibili allusioni
sulla sua sessualità.
«Per conquistare le simpatie degli altri, mi sono sempre mostrato
scherzoso, estroverso, pieno di vitalità…è un carattere costruito solo per
rapportarmi agli altri, in maniera tale che non traspaiano certe mie paure e
complessi di inferiorità…Quel comportamento scherzoso e goliardico era dato
solamente per creare un’immagine di Alvaro tale da distogliere negli altri quella
immagine di me che mi creava paure ed insicurezze».
Alvaro non si sente di aderire all’immagine che offre agli altri («Questa
immagine che mi sono costruito, non mi appartiene»), ma sente la necessità di
ottenere a tutti i costi il giudizio positivo degli altri: «Il giudizio degli altri sulla
mia persona conta moltissimo per me: se è positivo, BENE!, se è negativo,
CRISI!».
- Scarsa autostima
5
in una sorta di stasi passiva: non so confrontarmi con gli altri e reagire di
conseguenza».
Alvaro si percepisce inadeguato, carente e deve trovare una spiegazione a
questa sensazione: o si tratta di retaggi di un’infanzia infelice, o sono gli altri che
non lo giudicano bene, o, infine, la sua inferiorità deve essere spiegata da qualche
patologia concreta.
«Ultimamente mi sto chiedendo se io non soffra di qualche deficienza
mentale dalla nascita: certo che il confronto e le mie capacità dialettiche con gli
altri non è che siano dei migliori!...Fatico molto ad accettarmi e mi chiedo spesso
se la mia è una malattia oppure se gli altri ce l’hanno con me. La mia battaglia è
su due fronti: con gli altri e con me stesso».
ASSESSMENT
1. SINTOMATOLOGIA
Dai primi colloqui svolti con Alvaro emergono chiaramente dei sintomi,
che è possibile descrivere, suddividendoli in 3 aree principali:
- Area emotiva:
6
funzionalità fisica e psichica, tanto che monitora di frequente funzioni come
memoria, concentrazione, potenza sessuale.
- Area comportamentale:
- Area cognitiva:
- rigorosa autocritica
- negazione per sé della possibilità di commettere errori
- eccesso di riflessione e tendenze ruminatorie
- visione negativa di sé
- tendenza ad interpretare in assenza di certezze.
2. ANALISI FUNZIONALE
7
Alla fine, Alvaro riesce a prendere dimestichezza con tale strumento,
anche se la produzione autonoma di analisi funzionali è limitata.
Fine
Antecedente Pensiero Emozione Azione
dell’azione
Verrà un
meccanico Valuto la
ad gravità
aggiustarlo del danno
Non funziona
Spero non e , se Evitare che
un
venga posso, venga Fabrizio e
macchinario Ansia (8)
Fabrizio, aiuto a mi prenda in
nel mio
quello che ripararlo, giro
reparto
mi fa anche se
l’occhiolino non mi
e ride di compete
me
Lo saluto
per
primo,
oppure
Un facchino faccio
Questo si
mi viene a finta di Evitare che mi
fa vedere
salutare non sfotta e
dagli altri Ansia (6)
presso la mia averlo accelerare il suo
che mi
postazione a visto, allontanamento
sfotte
lavoro oppure
taglio
corto
qualsiasi
discorso
Perché mi
Andando al
segue così
lavoro in Rallento
da vicino?
macchina, un Rabbia (8) un po’ Verificare le sue
Cerca di
collega mi è Ansia (7) per farlo intenzioni
mettermi
dietro con la passare
in
sua
imbarazzo?
Fine
Antecedente Pensiero Emozione Azione
dell’azione
8
Una collega, al Mostrare
Si sta Faccio
mio passaggio, indifferenza
rivolgendo Ansia (6) finta di
dice una frase e forza di
a me niente
volgare carattere
Cerco di
capire di
cosa
stanno
Staranno
parlando, Non essere
Più persone parlando di
se preso in giro
parlano tra di me? Lo Ansia (7)
possibile, sotto gli
loro devo
mi occhi
sapere!
avvicino o
chiedo a
qualcun
altro
Entro in
discussion Non dare
Devo stare
e adito a dubbi
attento,
Si parla di marginalm sul mio
potrei Ansia (8)
sesso ente, con conto,
mostrare le
un tono mostrarmi
mie paure
scherzoso disinvolto
Una collega
dice a voce
Si sta
alta: “Di veri Mostrarmi
rivolgendo Ansia (6) Sorrido
uomini non se indifferente
a me
ne trovano
più!”
Fine
Antecedente Pensiero Emozione Azione
dell’azione
Certe Rabbia (7) Sorrido e
9
Al parcheggio persone ce Non farmi
aziendale mi è l’hanno con vedere
stato alzato il me e sono sdrammati arrabbiato,
tergicristallo al centro zzo non cadere
posteriore delle loro nella
della macchina beffe provocazione
Continuano Evitare di
Faccio
Vengo ancora a aizzare chi
finta di
chiamato con il non mi provoca e
Rabbia (7) niente,
diminutivo rispettarmi di attirare
non
“Alvi” ea l’attenzione
rispondo
provocarmi generale
Questo mi
saluta ad
Saluto ad alta Far finta di
alta voce Imbarazzo
voce da parte niente e
per attirare (7) Rispondo
di qualche nascondere
l’attenzione Ansia (7) al saluto
collega di le mie
degli altri Rabbia (8)
lavoro emozioni
sulla mia
inferiorità
In una
discussione sul
matrimonio,
un collega dice Far finta di
È Ansia (7)
che se dovesse Non niente, non
un’allusione Imbarazzo
venir meno la interven avallare
rivolta a (7)
potenza go ipotesi su di
me Rabbia (8)
sessuale, ci me
sono altre cose
che legano la
coppia
10
Alvaro afferma che, di fronte a tale paura, quello che lo allarma di più non
è tanto la messa in discussione della sua sessualità, quanto il non capirne il
motivo.
«Il mio problema non è assolutamente quello di non credere nella mia
normalità sessuale, perché io in quella ci credo fermamente. Piuttosto il mio
problema è: perché certe persone mettono in dubbio questa mia normalità? È una
vita che mi pongo questa domanda senza ottenere risposte adeguate!».
Alvaro non accetta il fatto di non sapere la causa dei dubbi nei suoi
confronti: «Mi sono sempre comportato bene con tutti, sono leale, onesto…perché
pensano questo di me? Perché proprio io? Credevo di essermi fatto degli amici,
di potermi fidare dei miei colleghi, avevo delle certezze, ero tranquillo, non me lo
aspettavo…come posso stare tranquillo? Di chi mi posso fidare? Lo pensano tutti,
è un complotto? Oppure è un pensiero isolato che riguarda solo alcuni? Perché
lo pensano? Cosa ho fatto per farglielo pensare?»
Alvaro rimugina molto alla ricerca di qualche risposta: quello che lo mette
in crisi è l’assenza di certezze, il non sapere, la mancanza di potere su
quest’aspetto e quindi la sua imprevedibilità.
Approfondendo il discorso, allargando ad altri ambiti, si rileva la presenza
di queste componenti anche in altre situazioni: Alvaro non tollera l’assenza di
certezze.
Altre sue paure sono improntate su questo: il pensiero di aver investito
qualcuno con la macchina («come posso essere certo che non sia successo e non
me ne sia accorto?»), il continuo timore che possa accadere qualche imprevisto a
lui o alla sua famiglia o che si rompa qualcosa.
L’intolleranza delle situazioni prive di certezze giustifica anche la
tendenza di Alvaro ad interpretare: quando non sa, compensa interpretando.
Anche molti dei suoi evitamenti sembrano far capo a questa intolleranza:
«tendo sempre ad evitare situazioni in cui sia messo alla prova, dove c’è la
possibilità di sbagliare, dove si rischia, tutto deve essere prevedibile e certo.
Ecco, tutto per me deve essere prevedibile e certo!».
Approfondisco ancora, invitando il paziente ad individuare cosa viene
prima dell’allarme generato dall’esposizione alle allusioni altrui rispetto alla sua
sessualità, alla mancanza di chiarezza rispetto ai pensieri dei suoi colleghi, alla
mancanza di conoscenza e limpidezza di certe situazioni.
Alvaro risponde: «Prima della crisi, mi sentivo tranquillo, avevo
abbassato la guardia: credevo che l’ambiente di lavoro in quella ditta, oramai,
fosse sicuro. Avevo le mie certezze e pensavo di essere in grado di prevedere
possibili attacchi, che collegavo a eventuali mie precise mancanze o disattenzioni.
Il fatto di verificare che così non è, mi ha fatto ripiombare nell’incertezza più
totale, nel terrore, in una sensazione assoluta di impotenza».
11
Si deve ora capire perché, per Alvaro, è così importante che il mondo
abbia caratteristiche di prevedibilità e sicurezza. Si sa che teme l’incertezza e
l’imprevisto, ma perché li teme?
Pongo ad Alvaro una serie di domande:
- Cosa c’è di positivo in un mondo prevedibile e sicuro?
- Cosa c’è di negativo nell’incertezza?
- Se si ha la sensazione di incertezza, di dubbio, cosa va perduto?
- Se non ci sono imprevisti cosa è presente?
Alvaro risponde che un mondo prevedibile e sicuro è garanzia per lui di
controllo su di sé: se il mondo è sicuro, allora a lui non può capitare niente, allora
lui può essere tranquillo rispetto al suo benessere. L’incertezza equivale a non
tranquillità e, quindi, ad assenza di funzionamento ottimale.
Il dubbio, l’imprevisto, l’incertezza rischiano di trovarci impreparati, di
non essere in grado di poter contare su un funzionamento adeguato delle nostre
potenzialità. L’assenza di imprevisti, di pericoli fa sì che noi possiamo essere
tranquilli e possiamo contare su tutte le nostre funzioni e quindi possiamo stare
bene. La possibilità di imprevisti, di eventi inattesi e di pericoli ci costringe ad un
continuo monitoraggio delle nostre funzioni.
Alvaro vorrebbe che il mondo fosse sicuro e prevedibile, perché altrimenti
vede minacciata la sua funzionalità psichica e fisica. È alla continua ricerca di
prove rispetto a tale funzionalità: ogni segnale fisico, anche minimo, viene
considerato allarmante e mette in atto azioni di verifica e di miglioramento delle
proprie funzioni. In particolare, monitora funzioni come la memoria e la
concentrazione («ho smesso di fumare, ma non l’ho fatto perché il fumo fa male
alla salute, ma perché avevo sentito dire che il fumo offusca la memoria.
Sentendomi già in deficit da questo punto di vista, da un giorno all’altro, ho
smesso….cerco di leggere e di scrivere molto, per allenare la mia concentrazione
e per non perdere l’abitudine»), la potenza sessuale («ogni tanto, considerando
che le occasioni con mia moglie sono sempre più ridotte, devo controllare che
vada tutto bene dal punto di vista del funzionamento sessuale»). Inoltre, va a
fondo, finché non è tranquillo circa la causa sicura, di ogni sintomo fisico, anche
marginale.
Sembra plausibile ipotizzare che l’Interesse Prioritario di 4° Livello di
Alvaro sia relativo a mantenere un buon livello di FUNZIONALITÀ PSICO-
FISICA.
12
T.: quali sono le conseguenze negative di una sensazione di mancanza di
funzionalità?
A.: perderei sicurezza, darei e avrei di me un’immagine di persona debole,
uscirebbero fuori tutte le mie inferiorità.
T.: Cosa prova quando ha dimostrazione di funzionalità?
A.: mi rassicuro, mi sento forte, sento di poter tirare fuori gli aspetti
migliori di me.
T.: Cosa prova quando sente di non funzionare bene?
S.: delusione, rabbia, paura di non poter esprimere le mie potenzialità.
T.: Cosa spera di ottenere attraverso un funzionamento ottimale?
A.: se è tutto a posto sono in grado di affermare me stesso, di proiettare
un’immagine di me positiva, che non faccia trapelare le mie insicurezze e lacune.
T.: Cosa cerca di evitare dunque?
A.: la dimostrazione della mia inferiorità, che questa venga fuori in come
mi presento, in quello che faccio. Se funziono bene, posso stare attento ed evitare
che questo accada.
L’indagine eziologica prosegue alla ricerca dei motivi per cui è così
importante per Alvaro ottenere la stima da parte degli altri: perché ne teme tanto il
giudizio negativo?
Cos’è che rende così desiderabile il loro apprezzamento e così
insopportabile la loro disistima?
Alvaro spiega che la stima altrui è fondamentale per poter accettare se
stesso, per potersi stimare, per poter credere di valere.
13
«Raggiungere la stima degli altri mi permette di accettare di più me
stesso, di sentirmi alla pari».
«Riuscire ad avere il giudizio positivo degli altri è per me motivo
d’orgoglio, mi crea più stima in me stesso».
«La mia crescita psicologica è stata sempre caratterizzata da questa
formula: “ALVARO È COME GLI ALTRI PENSANO CHE SIA ALVARO”.
Quindi, per poter credere di essere una persona che vale, ho sempre dovuto far
riferimento al giudizio degli altri e all’immagine di me che questo mi rimandava,
appagandomi e facendomi sentire più sicuro di me».
«La possibilità dell’assenza della stima altrui mi sconvolge, mi fa paura,
mi mette di fronte alla mia debolezza, alla mia inferiorità, a tutte le mie lacune e
anormalità».
Nelle parole di Alvaro è possibile riconoscere quale possa essere la zona di
massimo valore per lui, l’area di massimo investimento, la “causa prima”, quella
da cui muove tutta la sua Struttura Motivazionale. L’Interesse Prioritario di 1°
Livello della struttura di Alvaro è AVERE VALORE.
Interesse
Criteri Normativi Criteri Operativi
Prioritario
5° livello: Deve essere tutto Imprevisti
14
prevedibile e sicuro
Non devono
MONDO esserci imprevisti
Non devono Sorprese
PREVEDIBILE, accadere incidenti
Dubbi
CONOSCIBILE e Non devono
esserci incertezze Incidenti
SICURO Devo sapere Rotture
Non devono
esserci dubbi
Devo essere sano
Devo funzionare
Segnali fisici di
bene:
4° livello: malattia
- Devo avere buona memoria
FUNZIONALITÀ - Devo avere una buona Segnali di
capacità di concentrazione malfunzionamento
PSICOFISICA - Devo avere potenza
sessuale
Prestazioni scadenti
Devo monitorare i
miei sintomi fisici
Devo essere
simpatico
Devo avere la
risposta pronta
3° livello: Devo essere
altruista e generoso Battute
AVERE Devo essere Allusioni
UN’IMMAGINE disponibile, ascoltare
e dare consigli Provocazioni
POSITIVA Devo essere Conversazioni sul
indifferente alle sesso
provocazioni
Devo evitare
discorsi sul sesso
Devo pesare bene
le mie parole
Interesse
Criteri Normativi Criteri Operativi
Prioritario
2° livello: Devono avere un Complotti
giudizio positivo su di
15
me
Devono
considerarmi:
- devono chiedermi pareri
- devono chiedermi consigli
Devono darmi Battute
AVERE LA STIMA importanza:
Allusioni
DEGLI ALTRI - devono darmi ragione nelle
discussioni Critiche
- non devono prendermi in
giro
- non devono ridere di me
Devono farmi
partecipe dei loro
scherzi
Devo essere
stimato dagli altri
Devo essere
normale
Critiche
Devo avere
1° livello: rispetto per me Attacchi
stesso Paura
AVERE VALORE
Devo essere
Mancanza di
onesto e leale
decisione
Devo essere forte e
deciso
Devo dedicarmi
alla mia famiglia
16
Interesse Prioritario di CRITERI:
5° livello:
Non devono esserci imprevisti
MONDO
Non devono accadere
PREVEDIBILE incidenti
E SICURO
Non devono esserci incertezze
Devo sapere
CONSEGUENZE
SINTOMATOLOGICHE
ansia
tendenza ad interpretare
evitamenti
comportamenti rigidi e controllati
paure
FUNZIONALIT
À Devo essere sano
PSICOFISICA
Devo funzionare bene
sintomi fisici
CONSEGUENZE
SINTOMATOLOGICHE
ansia
comportamenti di controllo
monitoraggio funzioni psicofisiche
preoccupazioni per la salute
17
Interesse Prioritario di CRITERI:
3° livello:
Devo essere simpatico
IMMAGINE Devo avere la risposta pronta
POSITIVA Devo evitare discorsi sul sesso
Devo essere altruista e
generoso
Devo essere disponibile,
ascoltare e dare consigli
Devo essere indifferente alle
provocazioni
Devo pesare bene le mie
parole
CONSEGUENZE
SINTOMATOLOGICHE:
ansia
evitamenti
comportamenti rigidi e controllati
paure
Devono considerarmi
CONSEGUENZE
SINTOMATOLOGICHE:
ansia
eccessivo adeguamento alle
aspettative altrui
tendenza ad isolarsi
18
Interesse Prioritario di CRITERI:
1° livello:
Devo essere stimato dagli altri
AVERE
Devo essere normale
VALORE
Devo avere rispetto per me
stesso
CONSEGUENZE
SINTOMATOLOGICHE:
umore depresso
scarsa stima di sé
autocritica
4. DIAGNOSI DMS-IV
L F K Hs D Hy Pd Mf Pa Pt Sc Ma Si
43 49 66 64 79 71 63 47 46 64 57 38 58
Dalla raccolta dei dati e dai risultati del MMPI di Alvaro è possibile
giungere alla seguente diagnosi clinica:
19
5. CONCETTUALIZZAZIONE DEL CASO
20
INFANZIA ETÀ ADULTA
Paura di essere punito
Paura di sbagliare
Esasperazione di piccoli problemi
Cercare complimenti dagli altri
Fare qualcosa di buono senza essere
gratificato
21
2) Gli eventi accaduti in ditta e le allusioni nei suoi confronti mettono
in crisi l’immagine che Alvaro si è costruito ed iniziano in lui enormi dubbi:
l’immagine non funziona e non nasconde a sufficienza le mie lacune o non mi
appartiene del tutto e quindi io sono realmente solo quello lacunoso e inferiore?
«Non comprendo se gli altri capiscono o fraintendono il mio comportamento!».
22
INTERVENTO TERAPEUTICO
Instaurata una maggiore libertà dai sintomi e intaccati i livelli superficiali della
SMM, sarà poi indispensabile porsi l’obiettivo di ristrutturare i livelli più
profondi della Struttura Motivazionale di Alvaro. Il 3°, il 2° e il 1° Livello
della SMM di Alvaro risultano essere intimamente e fortemente connessi: si
sceglie quindi di affrontarli insieme.
Questo sembra vantaggioso per due motivi:
23
di assessment, di fronte all’analisi funzionale e al lavoro sui criteri, ha
avuto delle difficoltà dovute alla parcellizzazione di concetti che lui
comprende molto bene, ma sui quali preferisce lavorare più in
generale, avendone una visione d’insieme.
Da quando sono state fatte allusioni più esplicite su di lui a lavoro, Alvaro
è entrato in crisi: si assenta frequentemente e per lunghi periodi dal lavoro e,
quando è presente in ditta, vive le ore lavorative come un vero e proprio tormento:
«Mi ritrovo ogni mattina a vivere un incubo…Mostro una reazione di indifferenza
sul piano apparente nei loro confronti, ma dentro, in ogni cosa, ho sempre una
sensazione di rabbia, di ribellione e paura che questi si inventino cose nuove nei
miei confronti per provocarmi».
Anche il suo comportamento con i colleghi ha risentito di questo:
«in me è avvenuta una chiusura caratteriale e comportamentale, per cui il
rapporto con i miei colleghi è molto marginale, basato solamente su saluti o
discorsi inerenti il lavoro…Con certe persone sto molto attento a quello che dico
e all’atteggiamento che ho, cerco di essere molto formale…Ho la tendenza a
misurare bene le parole degli altri e a scrutare i loro pensieri o allusioni, per
vedere se sono diretti a me…Quando parlo con qualcuno, ripenso sempre a
quello che ho detto per vedere se nel mio discorso sia trapelata qualche mia
lacuna o incertezza o insicurezza…Delle volte al lavoro mi dà fastidio se
qualcuno mi saluta ad alta voce, perché in questo vedo un doppio significato e mi
sento al centro dell’attenzione: preferirei passare inosservato!».
È evidente come una forte ansia, un elevato bisogno di certezze, una
pesante messa in atto di comportamenti di evitamento e protettivi imperniano la
vita di Alvaro.
Pertanto, la prima fase della terapia è stato volta a ridurre la pervasività e
la gravità della sintomatologia e a dotare il paziente di strumenti di gestione della
stessa, allo scopo di creare le condizioni che potessero meglio favorire un lavoro
più profondo e causale.
Tale fase ha compreso diverse azioni terapeutiche che possono essere
elencate come segue:
Interventi psicoeducativi
Nella prima fase della terapia è sembrato utile inserire delle conoscenze a
fini psicoeducativi, allo scopo di favorire la costruzione di un terreno comune di
confronto tra me e il paziente, in cui condividere nozioni e visioni rispetto alla
spiegazione da dare ai suoi sintomi.
Innanzitutto, è stato inserito il concetto di ansia normale e ansia
patologica: l’ansia è uno strumento o un limite a seconda dell’uso che ne
facciamo e del modo in cui la viviamo. Spiego ad Alvaro che l’ansia normale
24
consiste in una risposta fisiologica ad una sollecitazione interna o esterna. Tale
risposta è funzionale, perché informa su pericoli e minacce e rende possibile
l’attivazione di risorse nella ricerca di soluzioni adeguate. L’ansia patologica,
invece, è una risposta inappropriata, in quanto irrealistica o eccessiva, a
preoccupazioni esistenziali o relative all’ambiente. L’ansia normale amplifica le
capacità operative dell’individuo, mentre l’ansia patologica le disturba e influisce
quindi negativamente sulle prestazioni.
Spiego altresì ad Alvaro che la risposta, nell’ansia patologica, è
inappropriata se analizzata da un punto di vista quantitativo e se confrontata alla
reazione che sarebbe normale avere vista la stimolazione. In realtà,
approfondendo il sistema di valutazioni che sottostà alla reazione emotiva,
possiamo vedere la totale congruità di quella reazione con la valutazione che si è
fatta dello stimolo. Infatti, le nostre reazioni e la loro intensità non sono casuali,
ma sono in tutto e per tutto giustificate dalla valutazione cognitiva degli stimoli ai
quali esse seguono.
Tali conoscenze sono inserite allo scopo di correggere la convinzione di
Alvaro circa la sua ansia: egli associa la presenza di forte ansia a sue incapacità di
reagire positivamente agli eventi. L’informazione fornita lo spinge invece a
ricercare le cause delle sue reazioni emotive in una errata modalità di valutare gli
stimoli che lo toccano: l’ansia diminuisce, non imparando a reagire con più forza
alle stimolazioni, ma discriminando con maggiore correttezza gli stimoli
allarmanti da quelli che in realtà non lo sono.
Seguendo su questa strada, inserisco un’altra importante informazione a
scopo psicoeducativo: i sintomi ansiosi sono alimentati dalle valutazioni
negative sui sintomi stessi: più si valuta negativamente la presenza di ansia e
delle manifestazioni fisiologiche associate, più questa valutazione aumenterà sia
la probabilità di presenza delle stesse sia la loro intensità. Alvaro ritiene che
manifestare questi sintomi sia imbarazzante, inadeguato, ma in particolar modo
teme che sentirsi in difficoltà possa essere causa di scherno e critica. Pertanto,
cerca di tenere sotto controllo tali sintomi e, soprattutto, le loro manifestazioni: gli
spiego che questo non fa altro che aggravare la sua sintomatologia.
Per di più, oltre al controllo diretto sulla manifestazione dei suoi sintomi,
Alvaro mette in atto una serie di evitamenti e di comportamenti protettivi che gli
forniscono la sensazione di essere al sicuro, proteggendo lo scopo primario
dell’immagine positiva: Alvaro parla poco, sta attento a quello che dice, sta in
disparte, si assenta. Spiego ad Alvaro che, in realtà, gli evitamenti e i
comportamenti protettivi volti alla difesa della propria immagine positiva
alimentano la valutazione negativa di sé e quindi l’ansia associata. Questo
aspetto sarà ulteriormente approfondito nella fase più prettamente terapeutica: lo
scopo di inserire questa informazione a questo livello è quello di mettere in
discussione la sensazione di Alvaro circa l’irrinunciabilità dei meccanismi
protettivi che mette in atto, al fine di favorire in lui l’accoglienza positiva di
tecniche volte a ridurre la pervasività e la gravità della sintomatologia.
25
La sintomatologia di Alvaro è attiva quando entra in contatto con
l’incertezza: quando incontra degli stimoli che giudica minacciosi rispetto al suo
mondo prevedibile e sicuro, scattano dei pensieri automatici che non riesce a
controllare con la ragione. Tali pensieri automatici producono una forte ansia, che
Alvaro deve assolutamente attenuare attraverso evitamenti o comportamenti
protettivi.
Sembra quindi utile inserire degli strumenti che gli consentano:
4) di gestire l’ansia.
26
Antecedente Pensiero Emozione Azione Fine
dell’azione
Saluto ad alta Imbarazzo (7) Rispondo al Far finta di
voce da parte di Questo mi saluta Ansia (7) saluto niente e
qualche collega ad alta voce per Rabbia (8) nascondere le
di lavoro attirare mie emozioni
l’attenzione degli
altri sulla mia
inferiorità
PENSIERO
ALTERNATIVO:
Mi saluta perché
mi rispetta e ci
tiene a salutarmi
PENSIERO
ALTERNATIVO:
Facciamo la
stessa strada per
andare al lavoro:
può capitare di
incontrarsi
27
Alvaro prende dimestichezza con questo esercizio e produce molti pensieri
alternativi più funzionali dei precedenti, cercando di basare le sue alternative su
valutazioni razionali e distaccate delle situazioni che man mano gli si presentano.
Non sempre è in grado di anticipare le conseguenze e di ricercare prove
alternative, ma si allena frequentemente e con costanza e ciò produce effetti
significativi sulla gestione delle situazioni per lui ansiogene e sulla diminuzione
della risposta ansiosa.
28
Alvaro impara ad utilizzare tale tecnica e a praticarla allo scopo di gestire i
suoi sintomi ansiosi.
Da rilevare che, una volta raggiunta una buona capacità di rilassamento,
Alvaro, per un periodo, ha intensi dolori muscolari: consultato uno specialista,
scopre che i dolori sono l’effetto del raggiunto rilassamento dopo anni di forte
tensione. I dolori passano presto e Alvaro può finalmente concedere un po’ di
riposo alla sua muscolatura.
29
Il lavoro di ristrutturazione parte quindi dal primo raggruppamento: quello
che comprende i livelli 5 e 4.
Essi hanno in comune lo strumento del controllo, volto a garantirsi delle
certezze: la certezza di un mondo prevedibile, conoscibile e sicuro e quindi la
certezza della propria funzionalità psichica e fisica.
Si sceglie quindi di lavorare sulla ristrutturazione dell’INTERESSE alla
CERTEZZA.
Si invita Alvaro a considerare che tutta la sua sintomatologia:
evitamenti
tendenza ad interpretare
paura di non avere una funzionalità ottimale
preoccupazione per la propria salute
paura che gli altri lo credano omosessuale
non è retta dalla certezza delle sue convinzioni circa le sue paure, ma è
retta dall’intolleranza dell’incertezza:
evita situazioni in cui non può avere certezze
interpreta quando non conosce
ha paura di non funzionare, non perché ha segnali di mal funzionamento, ma
perché non ha la certezza del funzionamento
si preoccupa per la propria salute, non perché è malato, ma perché non ha la
certezza di non esserlo
ha paura del giudizio altrui, perché pretende la certezza di essere giudicato
come desidera
30
Alvaro risponde non a minacce dirette, ma alla mancanza di certezza circa
l’assenza di minacce, quindi le sue reazioni non sono legate alla concretezza di un
pericolo, o lo sono solo accidentalmente.
31
rimuginio, perché funzionali a proteggerlo. Spiego ad Alvaro che i
processi di pensiero, così condizionati, lo tranquillizzano solo
apparentemente, quietando in lui l’esigenza di comprendere e di non
distogliere l’attenzione dal problema. In realtà, non fanno altro che
sequestrare le sue capacità cognitive in ruminazioni fine a se stesse, che
non portano da nessuna parte.
Abbiamo già visto come sia impossibile raggiungere tale certezza e come
sia illusoria la sensazione di controllo che ne deriva. Aggiungo che non è possibile
avere assenza di sintomi e prove certe di funzionalità.
32
Pertanto invito Alvaro a ridefinire tale interesse in virtù delle nuove
acquisizioni. Non ritengo fondamentale ritoccare eccessivamente la definizione
dell’interesse: mantenere un buon livello di funzionalità psichica e fisica è un
interesse legittimo.
Il lavoro si è concentrato quindi, come già descritto, sul rapporto causale
che tale livello ha con quello sovrastante, ossia con l’interesse ad avere la garanzia
di un mondo prevedibile e sicuro e sull’obiettivo di ridurre la spinta alla
realizzazione dell’interesse, attraverso anche l’attenuazione della rigidità dei
criteri.
Alvaro accetta di buon grado tale lavoro, che lo porta a importanti
considerazioni:
33
Data questa definizione, invito il paziente a riconoscere in sé alcune
caratteristiche che sono tipiche in presenza di un’autovalutazione negativa.
Insieme ad Alvaro individuiamo le seguenti:
AUTOVALUTAZIONE NEGATIVA
“Ho scarso potere interno rispetto ai miei scopi”
34
Consiglio ad Alvaro di riflettere, infatti, sul fatto che l’evitamento delle
frustrazioni e delle valutazioni negative non può essere raggiunto sempre,
quindi avrà comunque un risultato negativo agli occhi degli altri.
Spiego al paziente che tale risultato negativo avviene per dei motivi ben
precisi:
AUTOVALUTAZIONE NEGATIVA
Ricerca
dell’approvazione altrui
Valutazioni negative
degli altri
Comportamenti compiacenti
Evitamenti
35
Superficialità
Invito Alvaro a ridefinire tali interessi, seguendo tre percorsi fondamentali:
Invito Alvaro a riflettere sul fatto che la sua valutazione di sé, la sua
autostima sono assolutamente in disequilibrio rispetto all’importanza assegnata al
giudizio altrui.
Infatti, facendo dipendere la propria autostima dalla stima degli altri, si
sminuisce il valore conoscitivo apportato dalle proprie valutazioni su di sé.
Per di più, pilotando la stima altrui attraverso la costruzione di
un’immagine da far valutare, è ostacolata la possibilità di confrontare le
proprie valutazioni con quelle degli altri.
36
Incoraggio Alvaro a considerare la valutazione degli altri per il suo
fondamentale contributo nel fornire dati esterni e, dunque, non soggetti alle
strategie di perseguimento dei propri scopi.
La stima altrui ha un importante valore informativo e critico, che ci
protegge dal rischio di distorsioni e autoinganni.
Pertanto, la valutazione degli altri va assolutamente considerata, ma
bilanciandola equamente con la valutazione di sé derivante dall’attività ideativa
interna.
37
Maggiore tolleranza dell’incertezza con conseguente attenuazione di
evitamenti e comportamenti protettivi
Il rapporto con gli altri è vissuto più alla pari e con minore
preoccupazione
Aumento di autostima
Capacità di espressione di sé
LA DOTTORESSA
Ci sta ‘na dottoressa tanto vraa
de quelle che…non te vatte lu martellu,
no je ‘nteressa lu core o lu rispiru
però, a la fine, tu camini drittu!
38
li ragghi, le lastre, non te li segna mai.
Essa te li fa…e tu non te reddai!
Te fa lu vistitellu su misura
Jornu per jornu te se lu ‘mbastisce
le paure tue più lontano vidi, cunisci te stesso
e Essa piano piano te lu finisce!
39