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Il lavoro del parrucchiere ha origini preistoriche, nasce infatti nel Paleolitico,

quando i capelli lunghi simboleggiavano l'accumularsi di energie negative,


per questo era necessario tagliarli.

Anche nell’antica Roma i capelli avevano un ruolo importante per il rango e il


riconoscimento sociale. Stando a Plinio il Vecchio, il primo cittadino romano
illustre che adottò la rasatura come segno distintivo fu Scipione l’Africano,
generale dell’esercito romano e console.

Durante il medioevo avvenne una rivoluzione: in Europa si diffuse infatti la


pratica dei barbieri-chirurghi. Oltre a occuparsi dei capelli, i barbieri
potevano curare mali minori ed effettuare pratiche come i salassi.

Nel Seicento e nel Settecento i parrucchieri tornano a occuparsi solo dei


capelli, anzi: delle parrucche! Questo è infatti il periodo dei parrucconi
incipriati, vere e proprie sculture di capelli usate dall’aristocrazia europea.
D’ora in avanti i parrucchieri entrano nell’immaginario comune come veri
artisti del capello, grazie anche a opere come Il barbiere di Siviglia del
compositore ottocentesco Gioacchino Rossini.
Nel 1906 viene brevettata la “nonna” della permanente dal parrucchiere
tedesco Karl Ludwig Nessler, meglio conosciuto con lo pseudonimo francese
Charles Nestlè.
La tecnica venne sperimentata prima a Parigi su una donna, Katharina Laible,
a cui Nessler bruciò due volte i capelli e il cuoio capelluto. Nonostante questo,
i due si sposarono, quando si dice l’amore!
Proseguendo nella storia, negli anni ’20 e ’30 ci fu l’invenzione del primo
asciugacapelli manuale e, per fortuna, si migliorarono le macchine per la
permanente.

Da allora in poi, come sai, la tecnologia si è sviluppata e il lavoro del


parrucchiere si è specializzato sempre di più per venire incontro alle esigenze
della clientela.

Dagli anni 2000 in poi infatti non basta più essere un bravo parrucchiere a
livello tecnico: per distinguersi è necessario sviluppare capacità gestionali
avanzate e nuove competenze comunicative.

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